Teresa di Lisieux, Lettere

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Teresa di Lisieux

Lettere Fonte: http://www.carmelitaniroma.it/Santi%20e%20Beati%20Carmelitani/Teresa%20di%20Ges %C3%B9%20Bambino%20S%20-%201%20ottobre/lettere.aspx


1884 - 1885 – 1886 1 - ALLA SORELLA MADRE AGNESE DI GESU’ La ringrazia per un libriccino di preparazione alla prima Comunione. Febbraio 1884 Mia cara Paolina. Tante volte ho avuto in mente di scriverti per ringraziarti del tuo delizioso libriccino, ma credevo che non fosse permesso durante la quaresima. Anche se in ritardo, ora che so che è permesso, ti ringrazio di tutto cuore. Non puoi immaginarti la mia gioia quando Maria mi ha portato il tuo grazioso libriccino. Mi è sembrato meraviglioso, la cosa più bella che mai avessi visto e non mi stancavo di guardarlo e riguardarlo. Che belle preghierine vi erano da principio! Le ho recitate con tutto il cuore al Bambino Gesù. Tutti i giorni cerco di fare più pratiche di pietà che posso, e sto attentissima a non lasciarmi sfuggire la minima occasione. Mi piace dire e ripetere ogni momento, nel più profondo del cuore, le piccole preghiere che hanno il profumo delle rose. Che bella raffigurazione vi è all'inizio del libro! E’ una colombina che offre il suo cuore al Bambino Gesù. Oh! sì, anch'io voglio adornarlo di tutti i fiori più belli che riuscirò a trovare per offrirlo al Bambino Gesù nel giorno della mia prima Comunione e voglio davvero, come dice la prima preghiera, che il Bambino Gesù si trovi così bene nel mio cuore da non pensare più a tornare in cielo... Ringrazia tanto da parte mia suor Teresa di sant’Agostino della graziosa coroncina di preghiere, e di tutti i ricami che ha fatto sulla bella copertina del mio libro. Abbraccia per me la cara madre Maria di Gonzaga dille che la sua figliolina le vuole un bene immenso. Leonia e Celina ti abbracciano forte forte. Addio, cara Paolinetta. Ti abbraccio con tutto il cuore. La tua figliolina che ti vuol tanto bene. Teresina 2 - ALLA ZIA SIGNORA CELINA GUERIN Brevi notizie personali Maggio 1885 Cara zia, Mi ha detto di scriverle per darle qualche notizia sulla mia salute. Sto meglio di domenica, però ho sempre tanto mal di testa. Spero che lei stia bene come pure Giovanna e che Maria sia ormai prossima alla completa guarigione. Penso molto spesso a lei e mi ricordo quanto è stata buona con me. Non dimentico neppure le care cuginette e la prego di dire a Maria che non le scrivo oggi, ma le scriverò la prossima volta per avere più cose da raccontarle. Entro in ritiro domenica sera perché la prima Comunione resta sempre fissata per il 21; è ormai cosa certa che non sarà rimandata. Addio, zia cara, abbracci forte per me Giovanna e Maria e tenga per sé un bel bacione. Teresa (f.dei santi Angeli) 3 - AL BABBO SIGNOR L. MARTIN che si trovava allora in viaggio nell'Europa centrale. Ricevette la lettera a Vienna (Austria). Auguri per l'onomastico. Reseda colta nel mio giardino 25 agosto 1885 Papà caro, Se tu fossi a Lisieux, oggi avremmo dovuto farti gli auguri del tuo onomastico, ma poiché non ci sei, voglio augurarti lo stesso, e più di sempre, tanta felicità e soprattutto un viaggio delizioso. Spero, Babbino caro, che tu ti diverta molto e provi un gran piacere nel viaggiare. Penso continuamente a te e prego il buon Dio che ti faccia esser contento e che ritorni presto in ottima salute. Caro Papà, Paolina aveva composto dei graziosi versi perché te li recitassi nel giorno della tua festa, ma poiché questo non mi è possibile, te li mando per lettera: Gli auguri di una reginetta per la festa del suo Papá-Re. Se fossi una colombina, immagini, Papà, dove vorrei volare? Al nido del tuo cuore e in quest'asilo per sempre dimorare. Se fossi una rondinella verrei tante volte, con questo bel sole,


a riposare le mie ali all'ombra del tuo amore. Se fossi un piccolo pettirosso resterei nel tuo giardino e un granello d'orzo dalla tua mano mi parrebbe un vero festino. Se fossi un usignolo selvatico dal bosco fuggirei via per venire tra i freschi cespugli a cantarti ogni mia melodia. E se fossi una stellina vorrei la sera esser sempre lassù. Oh! per te, quando il giorno si oscura, no, non verrebbe buio mai più. Vorrei brillare, attraverso la tua finestra, luminosa come un vulcano e mai tramontare, senza parlarti un poco, del cielo lontano. E se fossi nella falange dei cherubini dall'ali d'oro, papà, se fossi un angioletto, verso di te spiccherei il volo. Ti mostrerei la mia patria in un sogno misterioso. Ti direi: «Dopo la vita, ecco il tuo trono luminoso». Se tu volessi due bianche ali, dal cielo te le porterei e insieme con te, verso l'eterne rive per sempre me ne volerei. Ma sono una pallida aurora, sono soltanto un boccio di fiore: il raggio che mi fa sbocciare, babbino, vien dal tuo cuore. Crescendo vedo la tua anima tutta piena di Dio. Infiammata dal tuo esempio santo voglio seguirti anch'io. Voglio diventare sulla terra la gioia più grande del mio re, voglio imitarti, babbino, amare il Signore come te. Avrei tante cose da dire ma ormai devo chiudere in fretta. Dona, papà, un sorriso, un bacio alla tua reginetta. Arrivederci, Papà mio caro, la tua reginetta che t'ama con tutto il cuore. Teresa 4 - ALLA CUGINA MARIA GUERIN Risponde ad una lettera, dando alcune informazioni. Dai Buissonnets, sabato 26 giugno 1886 Mia cara Marietta, Ti ringrazio tanto d'essere stata così buona da non prendertela a male se non ti ho scritto: così mi affretto a rispondere alla tua deliziosa letterina che mi ha fatto un piacere immenso. Sono quanto mai contenta che tu stia meglio e ti diverta molto. A Lisieux, nulla di nuovo ch'io sappia. So solo che stiamo tutti bene. Mi chiedi nella lettera di darti notizie sulla signora Papineau: sta molto bene e domanda spesso della tua salute. Riguardo alle lezioni, sono diventate più frequenti da qualche tempo ed è perciò che non ti ho potuto scrivere domenica. Sono molto contenta perché domani sarò tutta vestita di bianco per la processione, Maria mi ha provato gli abiti e mi stanno a perfezione. Cara Marietta, t'incarico d'abbracciare forte forte per me la buona zia e la mia amata Giovannina.


Arrivederci, cara cuginetta, scusami di questa lettera disordinata e scritta male. Ho voluto far troppo in fretta così non ho avuto il tempo di buttar giù la brutta copia. Celina m'incarica di abbracciarti tanto insieme con Giovanna e la zia. La tua cuginetta che t'ama con tutto il cuore. Teresa 5 - A MARIA GUERIN S'interessa alla sua salute e le dà qualche notizia personale. Dai Buissonnets, giovedì 15 luglio 1886 Cara Maria, Ti ringrazio di avermi scritto, la tua lettera mi ha fatto molto piacere. Sono davvero contenta che tu faccia delle belle passeggiate come quella che mi hai raccontato, veramente interessante. Noi siamo andate ieri a passare il pomeriggio dalla signora Maudelonde e mi sono divertita un mondo con Celina ed Elena. La signora Papineau mi ha concesso una vacanza per domani in omaggio alla festa di Nostra Signora del Monte Carmelo, perché possa assistere alla predica. Come vedi, Maria, non ho cose molto interessanti da raccontarti. Non ho fatto una splendida passeggiata come la tua, su cui poterti ragguagliare, ma spero che, nonostante tutto, la mia povera letterina ti recherà un briciolo di gioia. Arrivederci, cara Marietta, abbraccia forte per me la zia e Giovanna. La tua sorellina che t'ama tanto, tanto. Teresa 6 - ALLA SORELLA MARIA In viaggio col signor Martin, loro Padre, a Calais e a Douvres, per ricevere il r.p. Pichon S.J., di ritorno dal Canada. In seguito ad un malinteso tornò senza averlo potuto incontrare. Preoccupazione in famiglia e nostalgia della sorella lontana. Sabato, 2 ottobre 1886, ore 6 pomeridiane, festa degli angeli custodi Mia cara Marietta, Abbiamo appena ricevuto il tuo telegramma e ne sono felice perché credo che questo voglia dire che hai veduto il padre a Douvres. Ti ha spedito una lettera mercoledì dove ti diceva di andare ad incontrarlo oggi. Non puoi immaginarti quanto ci siamo preoccupati; Celina ha mandato lettere a Douvres e a Calais, fermo in posta. Tutti i giorni abbiamo messo una candela alla Madonna ed io non ho fatto che pregare e supplicare la santa Vergine. Non riuscivo a convincermi che tu non sapessi che il padre tornava oggi. Il signor Pichon ha anche scritto una lettera al Babbo. Noi non avevamo il coraggio di aprirla, ma Paolina ci ha detto che era meglio farlo perché vi poteva essere qualcosa d'urgente. C'era solo che il signor Pichon non sapeva ancora il giorno in cui il padre doveva tornare e che intendeva scrivere al superiore per avere notizie. Cara Mariuccia, se tu sapessi come ora capisco quello che dicevi, che cioè il buon Dio ci abitua male, ma non puoi immaginarti che cosa significa essere lontani da una persona che si ama come io ti amo. Vorrei che tu vedessi tutto quello che ho nell'anima, ma ora non te lo posso dire, è troppo tardi e anche la lettera m'è venuta tutta a sghimbescio perché non ci vedevo. Madrina cara, ho chiesto a Paolina se le bottigliette di porporina servivano per la pittura ad acquarello. Mi ha detto di no, servono solo per dorare le statue: perciò, non me le comprare come ricordo. Te ne scongiuro non portarmi nulla, mi daresti un gran dispiacere. Leonia ti abbraccia e abbraccia pure Papà. Addio, Mariuccia cara, abbraccia forte forte per me il mio diletto Babbino. La tua devota figliolina che t'ama quanto si può amare. Teresa Mi raccomando, non dimenticare le nostre commissioni e il panchetto per la zia. Felicita ti saluta tanto tanto, è di un umore delizioso da quando sei partita. Tante cose care anche da parte dello zio, della zia e di Maria e Giovanna. Non abbiamo ancora portato il telegramma al Carmelo. 1887 7 - A MARIA GUERIN Ansie per la salute della cugina e brevi notizie personali. Dai Buissonnets, lunedì 27 giugno 1887 Mia cara malatina, come ti senti oggi? Hai dormito bene questa notte? Ti fa ancora male il dente? Ecco, Mariuccia, tutte le domande che mi vo facendo stamattina; ma ahimé! nessuno può darmi una risposta e sono costretta a risolverle da sola. Così seguo quello che mi dice il cuore e ti vedo camminare a gran passi verso la guarigione. Ora mi tocca voltar pagina


perché mi sono accorta di aver scritto tutto di traverso. E’ tanto tempo che non prendo la penna in mano e questa cosa mi fa proprio ridere. Sono stata al Carmelo e ho detto a Maria e a Paolina di tutte le tue sofferenze. Non mancheranno di pregare il buon Dio che ti guarisca e tu possa goderti il soggiorno a Trouville. Avrei ancora molte cose da dirti, ma non ho tempo perché voglio scrivere una parola a Giovanna e poi ho anche paura di rovinarti gli occhi con questa lettera che è un vero pasticcio. Non so chi mi dia il coraggio di mandartela in queste condizioni. Ti lascio e ti abbraccio stringendoti forte forte, non sulle gote per paura di farti male ai denti, ma sulla tua fronte graziosa. Teresa P.S. - Raccomando soprattutto al mio caro piccolo Loulou che non si dia da fare per scrivermi, gli manderò lo stesso le mie lettere il più spesso possibile. Bisogna che il mio piccolo Loulou faccia onore al suo nome e mangi come un vero lupo. 8 - A MARIA GUERIN La rimprovera scherzosamente di essersi fatta rovinare la faccia da quello «scalpellino» del dentista, e le dà notizie di sé e delle sorelle. Dai Buissonnets, 14 luglio 1887 Mariuccia tesoro mio, Ho ricevuto proprio ora la tua letterina e non riesco a frenare le risa pensando a tutto quello che mi racconti. Anzitutto, bisogna che ti faccia una bella sgridata: ma perché hai voluto riportare la tua bella faccina da quello «scalpellino»? Te l'ha conciata bene davvero! ... Son rimasta proprio male a sentire che le tue povere gotine avevano preso un'altra volta la «forma di un pallone»; credo che l'esperienza avrebbe dovuto ammaestrarti; ne avevi abbastanza, mi pare, della prima volta! Sono tanto contenta che la buona zia stia meglio, le notizie del suo male mi avevano gettato nella costernazione. Il buon Dio non vi risparmia davvero le prove quest'anno! Questa settimana non è allegra neppure ai Buissonnets, è l'ultima che la nostra cara Leonia passa con noi e i giorni volano addirittura. Non le restano che due giorni da stare con noi. Ma in fondo, cosa vuoi, mia cara, insieme col tormento provo anche una certa gioia, sono contenta di vedere finalmente la mia cara Leonia nel suo centro; sì, credo che soltanto là sarà felice, alla Visitazione troverà tutto ciò che le manca nel mondo. Celina è in lutto per i suoi due uccellini azzurri, il maschio è andato a raggiungere la sua compagna la mattina del giorno dopo, le spoglie mortali sono ora presso l'imbalsamatore. Ti auguro, mia cara, che la fine del tuo soggiorno a Trouville sia più lieta del principio. Spero che il buon Dio dopo avervi tanto provato, vi conceda ora una grande serenità. Celina è desolata di non poter scrivere a Giovanna, ma è tanto presa dalle cose di Leonia che non le è assolutamente possibile. Di' a Giovanna che Leonia è rimasta commossa della sua lettera, come anche della tua. Vi abbraccia con tutto il cuore insieme con la cara zietta. Abbraccia tanto Giovanna anche da parte mia e di' alla zietta tutto il mio amore e serba per te la parte migliore dei miei baci. (Ho sentito parlare della lettera del Carmelo, pare che fosse assai divertente). Papà vi manda tutto il suo affetto, in particolare alla sua cara figlioccia. Teresa 9 - ALLA CUGINA GIOVANNA GUERIN Annunzia il decesso di 8 bachi da seta. Mia cara Giovannina, Dato che non avevo a portata di mano l'artista Darel per farmi disegnare una nave e volendo in tutti i modi metterne una in cima alla lettera, mi son vista obbligata a tentare di scarabocchiarla io stessa. Cara Giovanna, vengo a darti noia per qualche momento spero che l'emicrania sia del tutto passata. Ora che quella persona... è partita, ti sentirai più tranquilla, sicura che tutti si comporteranno molto meglio. Penso che sarai ben contenta di non dover più ascoltare i miei sermoni sulla morte, di non veder più i miei occhi che ti «stregavano», che non ci sia più chi ti dà le spinte, quando vai dalle signorine Pigeon. Devo annunziarvi la morte di otto dei miei cari bachi da a seta: ora me ne rimangono solo quattro. Celina ha prodigato loro tante cure che ha finito per farmeli morire quasi tutti di crepacuore o di apoplessia fulminante. Temo non poco che anche ai quattro sopravvissuti si sia attaccato il germe della stessa malattia che ha portato alla tomba i loro fratelli e che li seguiranno presto nel regno dei più. Mi pare quasi un sogno di ritrovarmi ai Buissonnets. Stamattina ero tutta sorpresa di vedermi accanto a Celina. Abbiamo parlato a Papà della gentile proposta fattaci dalla zia, ma è assolutamente impossibile perché il Babbo parte mercoledì e si fermerà pochissimo questa volta ad Alençon. Addio, Giovanna cara, ti amo sempre con tutto il cuore. Teresa f.M.


10 - A MARIA GUERIN La rimprovera scherzosamente di essersi ammalata. Dai Buissonnets, 18 agosto 1887 Mia cara Mariuccia, Lo zio mi ha detto proprio ora che sei malata. Brutta cattivella! Era venuto il momento di stare un po' bene e tu ti affretti ad ammalarti. Buon per te che sono così lontana, altrimenti, puoi star tranquilla, dovresti fare i conti con me... E la cara zia come sta? Sempre meglio, spero. Ahimé! le cose vanno sempre al contrario di quello ci si aspetta! Io ti vedevo di lontano correre spensieratamente attraverso il parco, contemplare i pesci, divertirti in tutti i modi in compagnia di Giovanna; insomma, ti vedevo condurre una vita da castellana. E invece, eccoti là a fare una vita di malata! Ah! mia povera cara Mariuccia, ti compiango con tutto il cuore, ma non devi scoraggiarti, hai ancora il tempo di fare delle passeggiate e di svagarti, basta che ti decida a lasciare al più presto la tua camera. Per quanto bella e dorata, è pur sempre una gabbia per l'uccellino che vorrebbe saltellare libero al sole! Sì, cara sorellina, hai tanto bisogno dell'aria aperta del parco, come gli uccellini. Quando ritornerai tra noi, ti vogliamo vedere bella e fresca come una rosa appena sbocciata. Oh! mia cara, parlando di rose, mi viene una gran voglia di stringerti nelle tue guance deliziose. E vero che non sono rosa, ma sai bene che io amo una bella rosa bianca non meno di una rosa rossa. Cerca di far diventare meno bianche le tue gotine e prega Giovanna di baciarle per me, dille che penso a lei come a te e le mando un bacio dal fondo del cuore. Mia cara Maria, ho lasciato che la penna corresse ed essa ha scritto cose che non sono davvero facili a leggersi; di questo devi prendertela solo con lei, ma quello che non devi attribuirle affatto, è il grande amore che ha per te la tua sorellina. Abbraccia forte forte per me la cara zia che amo con tutto il cuore. Addio, sorellina cara, t'invio un bel bacio con la raccomandazione di far presto a guarire per spassartela un poco. La tua sorella che ti ama Teresa f.M. 11 - ALLA SORELLA MADRE AGNESE DI GESU’ Le riferisce il colloquio avuto col loro zio e tutore sig. Guérin a cui aveva chiesto il permesso d'entrare al Carmelo. Mia cara sorellina, E’ da mercoledì che cerco l'occasione di parlare allo zio; stamattina mi si è presentata. Lo zio è stato molto buono. Essendo di sabato, il giorno in cui è più occupato, temevo di contrariarlo. Invece, appena gli ho fatto cenno di venire, ha interrotto subito la sua lettura, dimostrandosi tutto premuroso. Mi ha detto che s'era accorto già da un certo tempo che gli volevo parlare; poi, come mi aspettavo, mi ha fatto una predichina molto affettuosa: mi ha detto che era sicurissimo della mia vocazione e che non era affatto questo che gl’impediva di lasciarmi partire. Credo che l'unico ostacolo venga dal mondo: sarebbe un vero scandalo pubblico vedere entrare al Carmelo una bambina; sarei la sola in tutta la Francia, ecc. Tuttavia, se il buon Dio lo vuole, a lui non mancano i mezzi. Intanto, ha detto ancora lo zio, stando alla regola della sapienza umana, bisogna che io non m'illuda di poter entrare prima dei diciassette o dei diciotto anni. E anche allora, sarà sempre troppo presto. Lo zio ha aggiunto tant'altre cose di questo genere, ma sarebbe troppo lungo riferirtele. Naturalmente, io non ho parlato di nessuna data. Mia cara Paolina, sono davvero contenta, che lo zio non trovi altro ostacolo che il mondo. Penso che il buon Dio non si trovi in difficoltà, quando lo voglia, a mostrare allo zio che non è certo il mondo a impedirgli di prendermi al Carmelo. Puoi immaginare, sorellina cara, tutte le altre cose affettuose che lo zio mi ha detto, ma mi basta averti accennato solo agli ostacoli che ha trovato. Fortunatamente, simili ostacoli non esistono per il buon Dio. Mia cara Paolina, non sono capace di dirti oggi tutte le cose di cui ho pieno il cuore, non riesco a raccogliere tutte le mie idee. Nonostante tutto, mi sento piena di coraggio, sono sicurissima che il buon Dio non mi abbandonerà. Ora, come mi diceva lo zio, comincerà per me il tempo della prova. Oh! prega per me, prega per la tua Teresina; tu sai quanto bene ti vuole, sei la sola sua confidente. Avrei tanto bisogno di vederti, ma devo fare anche questo sacrificio a Gesù. Oh, sì, non voglio rifiutargli nulla; anche quando mi sento triste e sola sulla terra, egli mi è sempre vicino; non ha forse detto santa Teresa: Dio solo basta...? Perdonami, Paolina cara, se ti mando questa lettera o piuttosto questo scarabocchio pieno d'idee disordinate. Non so neppure se sarai capace di leggerla tanto è scritta male, ma il cuore aveva troppe cose da dirti perché la penna potesse seguirlo. Di' alla mia cara madrina che penso molto a lei durante il suo ritiro e che non dimentichi la sua figlioccia. A presto, sorellina cara, ti prego ancora una volta di non avertela troppo a male se t'invio questa lettera. Non ho il coraggio di ricominciarla da capo. La tua Teresina (Di' alla cara madre che la sua Teresina l'ama con tutto il cuore. Ti spedisco il tuo piccolo porta- penne). 12 - A P. ALMIRE PICHON, S. J. Lo prega di accettarla come figlia spirituale.


Reverendo Padre, Ho pensato, poiché si occupa delle mie sorelle, che non avesse difficoltà a prendere anche la più piccolina. Vorrei che mi potesse conoscere, ma non sono come le mie sorelle, non so esprimere in una lettera tutto quello che provo. Nonostante tutto, sono persuasa, padre, che saprà capirmi lo stesso. Quando verrà a Lisieux, spero di vederla al Carmelo per aprirle il mio cuore. Caro padre, il buon Dio mi ha concesso una grande grazia. Da molto tempo desidero entrare al Carmelo e credo che ora sia giunto il momento. Papà è contento che entri a Natale. Oh, padre, com'è buono il Bambino Gesù a prendermi così giovane! Non so come ringraziarlo. Lo zio mi trova troppo giovane, ma ieri mi ha detto che voleva fare la volontà di Dio. Le domando, padre, di pregare tanto per la sua ultima figlia. Ritorno ora dal Carmelo, dove le mie sorelle mi hanno detto che potevo scriverle per manifestarle con tutta semplicità quello che ho nel cuore. Come vede, padre, l'ho fatto sperando che non rifiuterà di accogliermi come sua figliolina. Benedica il suo secondo agnellino. Teresa 13 - ALLE SORELLE CARMELITANE MARIA DEL SACRO CUORE E AGNESE DI GESU’ Comunica le sue impressioni alla prima sosta del viaggio in Italia Parigi, Hotel de Mulhouse, 6 novembre 1887 Mie care sorelline, Celina non ha voluto che vi scrivessi ieri, tuttavia non voglio che riceviate una lettera da lei senza una parola della vostra piccola Teresa. M'accorgo di scrivere peggio di un gattino, ma spero che non ve n'avrete a male, perché sono estremamente stanca: tutto mi gira d'intorno. Domani non saremo più in Francia. Sono rintontita da tutto quello che vedo; abbiamo visto delle belle cose a Parigi, ma tutto ciò non è la felicità. Celina vi dirà, se vuole, le meraviglie di Parigi, io voglio dirvi soltanto che penso spessissimo a voi; le belle cose di Parigi non hanno per nulla il potere di conquistare il mio cuore. Sono un po' come la mia cara madrina, ho sempre paura di essere schiacciata: ad ogni istante mi trovo circondata dalle vetture... Care sorelline, tutte queste belle cose che vedo non mi danno la felicità, l'avrò soltanto quando sarò dove voi siete... Ho provato una vera felicità in N.S. delle Vittorie : ho pregato molto per voi e per la mia madre diletta. Vorrei scrivere alle cuginette, ma sarà per un'altra volta, perché devo ancora scrivere a Leonia. Che fa la mia cara Leonia? Vi prego di dire alle cugine che penso molto a loro. Ho chiesto la grazia per Giovanna al Sacro Cuore di Montmartre. Penso che capirà. Non dimenticate neppure l'ottimo zio e la cara zia. Addio, mia cara Madrina, addio mia piccola prediletta «confidente», pregate per la vostra Teresina Spero non dimenticherete che ho scritto la lettera di sera e stanca morta, se no, non avrei il coraggio d'inviarvela. Abbracciate per me la mia cara Madre. 14 - A MARIA GUERIN Bellezze di Venezia e d'Italia. Venezia, giovedì 10 (sera) Mariuccia cara, Finalmente è arrivato il momento in cui ti posso scrivere. Stasera non andremo a spasso ed io ho preferito venire a distendermi un pochino accanto a te. Ti prego di dire alla cara zietta che non può immaginarsi quanto mi ha commosso la sua lettera; vorrei scriverle per ringraziarla, ma spero che vorrà scusare la sua figliolina e indovinerà quello che il mio cuore vorrebbe dirle. D'altra parte, ho ben poco tempo a disposizione, perché Celina non vuole che vegli troppo. Non puoi farti un'idea, cara sorellina, di tutto ciò che vediamo: è davvero meraviglioso. Non avrei mai immaginato che avremmo visto cose tanto belle; ce ne sono tante che devo rinunciare a raccontartele; lo farò con più comodità quando sarò nella mia piccola cara Lisieux che tutte le bellezze dell' Italia non potrebbero farmi dimenticare. Sorellina cara, come stai, come state tutti voi? Bene, spero. Sei sempre allegra come quando siamo partiti? Se tu sapessi, Maria, quanto spesso penso a tutti voi! Mi ricordo di voi nelle belle chiese che visitiamo. Ho pensato a voi anche davanti alle meraviglie della natura, accanto alle montagne della Svizzera che abbiamo attraversato. Si prega così bene in quei momenti, si avverte la presenza di Dio. Come mi sentivo piccina davanti a quelle montagne gigantesche! L'Italia è un paese bellissimo; in questi giorni ci stiamo godendo il suo bel cielo azzurro. Oggi nel pomeriggio abbiamo visitato i monumenti di Venezia, in gondola: è un incanto! Mi sembra una cosa davvero strana sentir parlare intorno a noi la lingua dell'Italia. E’ molto bella, molto armoniosa. All'Hotel mi chiamano signorella. E’ l'unica parola che riesco a capire e che vuol dire signorinella.


Vorrei scrivere spesso, ma le nostre giornate sono incredibilmente piene e non si ha tempo per scrivere fuorché la sera, molto tardi. Muoio di vergogna per questa lettera che ho scritto così alla tiravia e senza ordine logico; mi accorgo di non avere ancora incominciato a dirti quello che avrei voluto... Ho tante cose da raccontartil Tante domande da farti!... Se dessi retta al cuore, continuerei chi sa quanto, ma Celina non mi lascerebbe finire. Mi ha detto chiaramente che devo fare al più presto. Ringrazia lo zio delle buone parole che ci ha inviato e che hanno fatto tanto piacere a tutti. Abbraccialo forte per me. Non dimenticare la mia Giovannina. Penso spesso spesso a lei. Addio, sorellina cara! Pensa qualche volta alla tua Teresina che pensa così spesso a te. (Tu lo sai bene, non ho dimenticato quello che hai fatto per me una domenica). La tua Teresina Papà sta bene e vi saluta tutti con molto affetto. Saluti a Maria e a Marcellina!... Lunedì 14 Cara sorellina, Tu vedi la data della mia lettera. Credevo che Celina l'avesse spedita; credevo che tu l'avessi già ricevuta da molto tempo! ... Finirai davvero per credere che ti ho dimenticata! Mia cara sorellina! che piacere m'ha fatto la tua letteral Vi ho ritrovato la mia Mariuccia. Grazie! ... Addio, ti mando questa vecchia lettera. Pensa che doveva essere partita da quattro giorni! 15 - ALLE SORELLE CARMELITANE MARIA DEL SACRO CUORE E AGNESE DI GESU’ Ringrazia delle dolci lettere e supplica aiuto di preghiere per poter parlare al Papa. Roma, 14 novembre 1887 Mia cara madrina, Hai fatto un giudizio temerario vero e proprio pensando che avrei letto la lettera di Paolina prima della tua. E’ avvenuto esattamente il contrario... Oh sì! Maria, ti sei spiegata abbastanza nel discorsino di questa sera. Il mio cuore ha capito tutto... Quanto piacere mi hanno fatto quelle tue parole! Quando leggo le lettere che mi mandate, sento una strana dolcezza invadermi il cuore. Babbo sta bene; è contentissimo delle vostre lettere. Ho chiesto ad alcuni frati se potevo avere qualche reliquia di sant'Agnese. E’ una cosa impossibile. La tua Teresina che t'ama con tutto il cuore. Paolina cara, Veramente non posso fare a meno di ringraziarti per tutto ciò che fai per me. Ti supplico, prega il buon Dio per me, perché Monsignore continua a dire di no. Ormai non ho altra speranza che quella di parlare al Papa, ma bisogna che questo sia possibile, bisogna che il Bambino Gesù disponga tutto lui, perché la sua pallina rotoli solo dove lui vuole. Se tu sapessi che piacere mi ha fatto e quanto mi ha consolato quello dicevi nella lettera di Loreto! Continua a proteggermi, Paolina, sono così lontana da te! Non riesco a dirti tutto quel che penso, è impossibile... Il giocattolino di Gesù, Teresina 16 - ALLA ZIA, SIGNORA GUERIN L'udienza del Papa: timori e speranze. Lunedì, 14 novembre 1887 (sera) Mia cara zietta, se sapesse quanto sarebbe felice la sua figliolina di essere vicino a lei per poterle fare gli auguri della sua festa! Poiché questa gioia le è negata vuole che almeno una parolina voli dal cuore al di là dei monti, a rappresentarla. Povere mie parole, come sono insufficienti per dire alla cara zia tutto l'affetto che ho per lei! Che contentezza abbiamo avuto questa mattina ricevendo le vostre care lettere. Zietta mia, quanto è grande la sua bontà! ... Abbiamo ricevuto tutte le lettere del Carmelo, nessuna è andata smarrita. Farò quanto mi dice Paolina nella sua Lettera (Hótel di Milano ). Non so proprio come fare per parlare al Papa; veramente, se non se n'incarica il buon Dio, non vedo come potrò cavarmela, ma ho tanta fiducia in lui che non potrà abbandonarmi; rimetto tutto nelle sue mani. Non sappiamo ancora il giorno dell'udienza. Sembra che il Santo Padre passi davanti ai fedeli per poter parlare a tutti, ma non credo che si fermi; nonostante tutto, sono fermamente decisa a parlargli. Ci pensavo anche prima che mi scrivesse Paolina, ma mi dicevo che se il buon Dio avesse voluto che parlassi al Papa, me l'avrebbe fatto conoscere senz'altro... Cara zia, vorrei che potesse leggere nel mio cuore: vi vedrebbe, meglio che nella lettera tutto ciò che le auguro per la sua festa. Sono lontana, tanto lontana da lei zietta cara, ma è incredibile quanto stasera mi sembra di esserle vicina. Vorrei dirle quanto l'amo e quanto penso a lei, ma ci sono cose che non si dicono, si possono solo intuire.


Cara zia, la prego di ringraziare tanto la mia cara Mariuccia per la sua smagliante e affettuosa letterina: mi ha fatto un piacere estremo. Grazie pure alla mia Giovannina che non mi dimentica mai. Addio, zietta, la prego di abbracciare per me il caro zio. Le mando, zietta cara, i migliori auguri che mai le abbia inviato, perché è proprio quando si è separati da quelli che si ama che si sente tutto l'affetto che si ha per loro. La sua figliolina Teresa 17 - A MARIA GUERIN Trepidazione alla vigilia dell'udienza del Papa. L'Italia paese dell'arte. Roma, sabato 19 novembre 1887 Cara Mariuccia, Domani, domenica, parlerò al Papa. Quando riceverai la mia lettera l'udienza sarà già passata. A mio avviso, la posta non corre abbastanza rapidamente, perché quando riceverai la mia lettera, non saprai nulla... Stasera non scriverò al Carmelo, ma comunicherò domani quello che mi avrà detto il Santo Padre. Mia cara sorellina, se tu sapessi come mi batte forte il cuore quando penso a domani! Non puoi immaginare tutti i pensieri che ho stasera! Vorrei poterteli dire, ma mi è impossibile. Vedo la penna di Celina che corre sul suo foglio, la mia si ferma: troppo da dire... Mariuccia mia, non so che cosa penserai della tua povera Teresa, ma stasera non può proprio raccontarti il suo viaggio, lascia questo compito a Celina. Spero che tu stia bene e che continui a fare della buona musica. In Italia se ne sente molta: sai bene che è il paese degli artisti. Tu potresti giudicare meglio di me di ciò che è bello, perché io non sono un artista. Giovanna troverebbe dei bellissimi quadri. Come vedi, sorellina mia, non c'è nulla per me a Roma! Tutto è per gli artisti! Potessi almeno avere una parola del Papa! Di tutto il resto non m'importa nulla. Oggi è la festa della cara zia: penso tante volte a lei e spero che abbia ricevuto le nostre lettere. Sorellina cara, abbraccia forte per me tutti quelli che amo. Penso spesso alla mia cara Giovannina. Grazie della lettera che mi ha procurato un piacere immenso. E’ arrivata proprio come un raggio di gioia. Arrivederci, sorellina, prega per me. La tua Teresina 18 - ALLA SORELLA, MADRE AGNESE DI GESU’ Le racconta l'udienza del Papa. 20 novembre 1887 Mia cara Paolina, Il buon Dio non mi risparmia le prove prima di aprirmi le porte del Carmelo. Ti racconterò ora come si è svolta l'udienza pontificia. Cara Paolina, se tu avessi potuto leggere nel mio cuore, vi avresti veduto una grande serenità. Credo di aver fatto ciò che il buon Dio voleva da me; ora non mi resta altro che pregare. Il vescovo non era presente, lo sostituiva mons. Révérony. Per poterti fare un'idea dell'udienza, avresti dovuto essere là. Il Papa stava seduto su una poltrona alta; accanto a lui c'era mons. Révérony: egli seguiva con lo sguardo i pellegrini che passavano davanti al Papa dopo avergli baciato il piede, e via via diceva qualche cosa dell'uno o dell'altro. Puoi bene immaginare come mi battesse forte il cuore man mano che s'avvicinava il mio turno, ma non volevo ritornare senza aver parlato al Papa. Ho parlato, ma non ho potuto dir tutto perché mons. Révérony non me n'ha dato il tempo; mi ha interrotto subito dicendo: «Beatissimo Padre, è una bambina che vuole entrare al Carmelo a quindici anni, ma della cosa se ne stanno già interessando i suoi superiori...». Avrei voluto spiegare la mia faccenda, ma non è stato possibile. Il Santo Padre mi ha detto semplicemente: «Se il buon Dio lo vuole, vi entrerai». Dopo mi hanno fatto passare in un'altra sala. Non so dirti, Paolina, ciò che ho provato. Ero come annientata, mi sentivo abbandonata, così sola e lontana. Avrei tanta voglia di piangere mentre ti sto scrivendo, il cuore non regge più. Eppure ho la certezza che il buon Dio non può darmi delle prove superiori alle mie forze. Mi ha dato il coraggio di sopportare questa prova. E’ tanto grande, credimi, Paolina, ma sono sempre la pallina del Bambino Gesù; se vuole spezzare il suo giocattolo, è padrone di farlo. Sì, io voglio solo quello che lui vuole. Non ho scritto nulla di quello che avrei voluto scrivere; sono cose che ti potrei dire solo a voce. Per di più, so che dovranno passare tre giorni prima che tu legga la mia lettera. Sono sola col buon Dio, non mi resta che lui! Addio, cara Paolina, non posso trattenermi più a lungo con te. Non vorrei che arrivasse il babbo e mi chiedesse di leggere la lettera. Prega per la tua figliolina Teresa Avevo un gran desiderio di scrivere alla mia diletta madre, ma questa sera è impossibile. Dille di pregare tanto per la sua povera Teresina. Abbraccia forte per me la mia cara Maria. Ho scritto questa lettera anche per lei, ma preferisco rivolgermi ad una sola persona; sono certa che mi capirà.


Non ho tempo di rileggere la lettera che sarà piena zeppa di errori; scusami. La tua Teresina 19 - A MARIA GUERIN Sulla via del ritorno. Lascia senza rimpianti l'Italia e le sue meraviglie e non vede l'ora di riunirsi a lei e a tutte le altre persone più care. Cara Mariuccia, Ancora qualche giorno e saremo di nuovo insieme. Fra otto giorni, spero, ci ritroveremo con voi. Ti posso assicurate che lascerò senza rimpianti tutte le meraviglie dell'Italia. E’ tutto bellissimo, ma io non posso dimenticare quelli che ho lasciato a Lisieux. C'è come una calamita che mi attira là. Così, sarà un piacere il ritorno, una grande gioia. Non so dirti quanta contentezza ho provato leggendo la tua lettera! Ti sono particolarmente grata delle notizie sulla festa della cara zia. Anch'io ero con voi in ispirito. In quei momenti non c'erano più distanze fra Roma e Lisieux. Hai fatto bene a dirmi il regalo che hai ricevuto dalla zia perché da me non l'avrei mai potuto indovinare. Che bella sorpresa! Non ti dico nulla della mia visita al Sommo Pontefice, penso che ne abbiate avuto notizie attraverso il Carmelo; le prove non sono mancate davvero, ma poiché questa è la volontà del buon Dio!... Spero, mia cara sorellina, che non ti stancherai di pregare per me, ho tanta fiducia nelle tue preghiere! Mi sembra che il buon Dio non possa rifiutarti nulla. Ti lamentavi della tua lettera, che era scritta male. Veramente, se sei così difficile, non avrò più il coraggio di mandarti le mie che sono dei veri scarabocchi. Penso spessissimo a te, a tutti voi, tanto spesso che vi sogno anche la notte, vorrei essere già con voi. E’ un bel pezzo ormai che non abbiamo più notizie del Carmelo; penso che la posta sia andata smarrita. Ieri siamo stati ad Assisi; ritornando da una chiesa, mi son ritrovata sola sola e senza vettura. C'era rimasta solo quella di mons. Révérony che mi ha fatto salire con sé; era pieno di delicatezze e non ha voluto che pagassi il mio posto... Ringrazia la zia della lettera che non so dire quanto mi ha commosso. Abbraccia per me tutti quelli che amo. Addio, sorellina cara, arrivederci a presto. Teresa 20 - A SUA ECCELLENZA MONSIGNOR HUGONIN VESCOVO DI BAYEUX E LISIEUX Implora il permesso di entrare finalmente al Carmelo. Monsignore, vengo a domandare all'Eccellenza Vostra che si compiaccia di darmi la risposta che desidero ormai da tanto tempo, Monsignore, spero tutto dalla sua paterna bontà. Credo che Gesù vorrà servirsi di lei per realizzare la sua promessa. Si dice, Monsignore, che le prove sono un segno di vocazione; sì, veramente, Ella lo sa, il buon Dio non me l'ha risparmiate, ma sentivo di soffrire per Gesù e non ho cessato un solo istante di sperare. Il bambino Gesù m'ha fatto capire tanto bene che mi voleva per Natale, che non posso resistere alla grazia che mi fa. E’ vero che sono giovanissima, ma, Monsignore, dal momento che Dio mi chiama e anche il Babbo è contento... Spero che mons. Révérony abbia avuto occasione di parlare di me a Vostra Eccellenza; me l'aveva promesso durante il viaggio a Roma. Non potrò mai dimenticare la sua bontá verso di me. Monsignore, il Natale è vicino, ma io aspetto la sua risposta con grande fiducia. Non dimenticherò mai di esser debitrice all'Eccellenza Vostra se la volontà di Dio si avvera. Voglia benedire la sua bambina, Monsignore. La più piccola delle sue figlie, piena di riconoscenza. Teresa Martin 20 bis - A SUA ECCELLENZA MONS. HUGONIN VESCOVO Di BAYEUX E LISIEUX Insiste nel chiedere l'autorizzazione di entrare al Carmelo. 16 dicembre 1887 Monsignore, Torno umilmente a ricordare all'Eccellenza Vostra la domanda di autorizzazione ad entrare al Carmelo, che già ho avuto l'onore di presentarle. Attendo con fiducia, Monsignore, questa insigne grazia dalla sua paterna bontà. Credo che Gesù si servirà di lei per realizzare la sua promessa. Si dice che le prove sono un segno di vocazione. Sa bene, Monsignore, che il buon Dio non me l'ha risparmiate, ma io sentivo di soffrir per Gesù e non ho cessato un istante di sperare.


Il bambino Gesù mi ha fatto capire così chiaramente che mi voleva a Natale, che non posso più resistere alla sua dolce violenza. E’ vero che sono giovanissima, ma, Monsignore, dal momento che il buon Dio mi chiama e il Babbo è contento! … Tutte le distrazioni del mio viaggio a Roma e le belle cose che ho ammirato non hanno potuto cacciare un solo istante dal mio spirito il desiderio ardente che ho di unirmi a Gesù. Posso sperare che i frequenti contatti avuti durante il viaggio con mons. Révérony, che mi hanno permesso di apprezzare la sua bontà, siano stati per lui l'occasione di giudicare della verità della mia vocazione e un motivo per perorare la mia causa davanti all'Eccellenza Vostra? Il Natale si avvicina, Monsignore, ed io attendo con grande fiducia perché penso alla promessa che Gesù mi ha fatto nel fondo del cuore. Non dimenticherò mai che sarò debitrice all'Eccellenza Vostra dell'avverarsi dei disegni di Dio sulla sua piccola serva. Tuttavia non temo di affermare che, qualunque possa essere il dolore che mi procurerebbe un rifiuto, l'accetterò con la più completa sottomissione, come se mi venisse direttamente da Dio. Oso professarmi, Monsignore, la figlia più piccola e la serva più obbediente dell'Eccellenza Vostra, Teresa Martin 21 - A MONS REVERONY VICARIO GENERALE DI BAYEUX Sollecita ardentemente il suo intervento per ottenere il permesso di entrare al Carmelo. Lisieux, 16 dicembre 1887 Monsignor Vicario Generale, ho appena scritto a sua Eccellenza Mons. Vescovo. Il Babbo e lo zio mi hanno dato il permesso. Sono sempre in attesa del «sì» del Bambino Gesù. Non ci sono ormai che otto giorni di qui al Natale! Ma, più il tempo passa, più cresce la mia speranza. Forse è una cosa temeraria, eppure mi sembra che sia proprio Gesù a parlare dentro di me. Tutte le distrazioni del viaggio a Roma, non hanno potuto cacciare un solo istante dal mio spirito il desiderio ardente di unirmi a Gesù. Ah! perché chiamarmi così forte, se vuole farmi languire lontano da lui? Monsignore, spero che abbia perorato la mia causa presso il Vescovo, come mi aveva promesso. Se Gesù mi ha consolato delle mie prove, è stato grazie al suo intervento, e se entro al Carmelo per Natale, so che lo dovrò a lei. Ma non sono ingrata e me ne ricorderò tutta la vita, Le domando umilmente, Mons. Vicario Generale, la sua benedizione. La sua rispettosissima e riconoscentissima figliolina Teresa Martin.

1888 22 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE Facendole gli auguri per il compleanno le racconta di un agnellino ricevuto in dono dal Babbo. Martedì, 23 febbraio 1888 Mia cara madrina, Non ho dimenticato che domani è il tuo compleanno. Ci penso già da tanto tempo. Sarei ben lieta di poterti vedere per farti a voce gli auguri del tuo ventottesimo compleanno, ma, poiché siamo in quaresima, bisogna pur fare dei sacrifici. Cara Mariuccia, il mercoledì delle ceneri, Papà mi ha fatto un regalo. Sono sicura che non riusciresti a indovinarlo, neppure se ti ci provassi per cento, per mille volte. Immagina, Maria cara, in fondo al sacco grande di Papà un agnellino delizioso, tutto ricciuto. Questo caro babbo, nel donarmelo, mi ha detto che voleva farmi gustare la gioia di possedere un agnellino, prima che entrassi al Carmelo. Tutti erano contenti, Celina era estasiata a vedere che avevamo un agnellino di un giorno. lo ero soprattutto commossa per la bontà del Babbo che aveva pensato a un tal regalo, e poi un agnello è così simbolico! Mi ricordava Paolina... Fin qui tutto va bene, tutto è bello e meraviglioso, ma bisogna aspettare la fine. Facevamo già i nostri castelli in aria con l'agnellino; al termine di due o tre giorni ci aspettavamo ancora di vederlo saltellare intorno a noi. Ma ahimé! la cara bestiolina è morta nel pomeriggio. Aveva patito troppo freddo dentro il carro in cui era venuta al mondo. Povera creaturina! Appena nata, s’è trovata a soffrire, poi è morta. L'agnellino era così dolce e mite, aveva un'aria tanto innocente che Celina gli ha fatto il ritratto sopra una piccola tela; poi, Papà ha scavato una fossetta nella quale è stato deposto l'agnellino che pareva addormentato. Non ho voluto che fosse ricoperto di terra: gli abbiamo gettato sopra della neve e così tutto è finito. Non puoi immaginare quanto mi ha fatto riflettere la morte di questa bestiola, mia cara madrina. Oh! sì, è proprio vero, sulla terra non bisogna attaccarsi a nulla, neppure alle cose più semplici e innocenti, perché ci vengono a mancare quando meno ci si pensa. Non c'è che l'eterno che ci può contentare. M'avvedo, mia cara Maria, che ho perso tutto il tempo a parlarti solo dell'agnellino e ora Leonia vuole che le lasci un po' di spazio della mia lettera. Domani offrirò la comunione per la mia cara madrina.


Abbraccia forte per me la mia diletta madre, come pure Paolina; dille che sto bene. Ho pregato tanto per il signor de Virville. Addio dunque, mia cara madrina. La tua figliolina ti ama più di quanto puoi immaginare o pensare. Teresina 23 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Spera di essere ormai vicina al porto del Carmelo, desiderosa d'immolarsi tutta all'amore di Gesù e delle anime. Marzo 1888 Mia cara Paolinetta, Avrei voluto rispondere immediatamente alla tua lettere per ringraziarti tanto, ma non mi è stato possibile e ho dovuto aspettare fino ad oggi. E’ proprio vero, Paolina, che una goccia di fiele si mescola sempre alle nostre gioie, ma m'accorgo pure che le prove ci aiutano molto a staccarci dalla terra. Ci fanno guardare più in alto, al di là di questo mondo. Quaggiù nulla ci può soddisfare. Non si può gustare un po' di riposo fuorché nell'essere pronti a fare la volontà del buon Dio. La mia piccola navicella deve faticare non poco per arrivare al porto. Da tanto tempo scorgo la riva e mi trovo sempre così lontana; ma è Gesù che guida la mia fragile imbarcazione e sono sicura che il giorno ch'egli vorrà, la farà giungere felicemente in porto. Credimi, Paolina, quando Gesù mi avrà deposto sulla riva benedetta del Carmelo, voglio donarmi tutt'intera a lui, non voglio vivere più che per lui. Oh! no, i suoi colpi non mi faranno paura perché, anche quando le sofferenze sono più amare, si sente sempre che è la sua dolce mano che colpisce. L'ho sperimentato bene a Roma nel momento in cui tutto mi avrebbe fatto credere che la terra fosse lì lì per sparire sotto i miei piedi. Non bramo che una cosa quando sarò al Carmelo, di soffrire sempre per Gesù. La vita passa così presto che veramente vale di più avere una corona bellissima e un po' di patire, che averne una ordinaria, senza patire. Che cos'è una piccola sofferenza sopportata con gioia, quando penso che per tutta l'eternità si potrà amare più perfettamente il buon Dio! Inoltre, soffrendo, si possono salvare le anime. Ah! Paolina, quanto sarei felice se al momento della mia morte potessi avere un'anima da offrire a Gesù! Sarebbe un'anima di più strappata al fuoco dell'inferno per benedire Dio tutta l'eternità... Mia cara sorellina, vedo che non ti ho parlato ancora della tua lettera, che pure m'ha procurato tanto piacere. Sono così felice, Paolina, che il buon Dio mi abbia dato una sorella come te. Spero che tu pregherai per la tua povera figliolina, affinché corrisponda alle grazie che Gesù ama farle così generosamente. Ha tanto bisogno del tuo aiuto: è così lontana dall'essere ciò che vorrebbe. Di' alla mia cara madrina che penso spessissimo a lei. Vorremmo sapere quando farà la sua professione nell'interno. Celina ti abbraccia tanto. Questa povera sorellina ha male ad un piede e credo che non potrà recarsi ai vespri. Quasi tutti sono malati a casa dello zio. La vita è proprio piena di guai, come vedi, e non è facile che il cuore ci s'attacchi. Addio, Paolina cara, mia confidente. Arrivederci al lunedì di Pasqua, ma soprattutto al 9 aprile! .. Abbraccia per me nostra Madre. Teresa 24 - A MADRE AGNESE DI GESU’ La ringrazia di un'immaginetta e dichiara la sua volontà di farsi santa. Martedì, 27 marzo 1888 Cara sorellina, Ho appena spedito a Mons. Vescovo la lettera che tu mi hai consigliato di scrivere. Ti ringrazio tanto. Com'è bella la tua immaginetta! una meraviglia... Ti mando in fretta due righe per sapere se sei contenta che dica a casa dello zio che tu hai fatto un'immaginetta e che io ho scritto... Dirò pure loro che è per il 9. Siccome andremo dallo zio giovedì, avrei tanto desiderio che tu lasciassi un biglietto alla ruota. Lo verrebbe a ritirare il Babbo domani mattina. Oh! sì, Paolina, voglio essere sempre un granellino di sabbia... Quanto bene mi ha fatto la tua lettera! Se tu sapessi come l'ho sentita fino in fondo al cuore! Vorrei dire tante cose a proposito del granellino di sabbia, ma non ho tempo... Voglio farmi santa. L'altro giorno ho letto delle parole che mi piacciono molto, non ricordo più il santo che l'ha dette. Erano queste: «Non sono perfetto, ma voglio diventarlo». Perdonami, sorellina cara, tutte queste parole sconnesse, devo scrivere in furia. Al 9 aprile! Teresina 25 - AL SIGNOR MARTIN Lo ringrazia dei continui regali e gli parla del cielo dove solo potrà conoscere un giorno tutto l'amore della sua «reginetta». J.M.J.T.


Carmelo, domenica 29 aprile 1888 Gesù Babbino caro, Quanto sei buono con la tua Reginetta! Non passa quasi giorno ch'essa non riceva qualche regalo dal suo Re! Grazie di tutto, Babbino caro. Sapessi quanto ti ama la tua orfanella della Beresina! Ma no, non potrai saperlo che in cielo. Lassù sì che vedremo delle belle estatues sopra dei bei cornichons. Allora entreremo davvero in estasaison. E poi, che guida avremo per farci visitare le meraviglie del cielo! Penso che molti santi avranno nella loro aureola una croce bizantina. Soltanto i sarcofaghi saranno sottratti al nostro sguardo, perché in cielo non ci saranno più tombe. Babbino caro, vedo che è tardi, bisogna che ti lasci, ma prima t'abbraccio da lontano con tutto il mio cuore. Ti abbraccia forte forte la tua piccola Perla fine. Oh! Papà, se sapessi quant'è preziosa la tua piccola Perla fine. Anche il tuo Diamante radioso, la tua zingarella ti abbraccia con tutto il cuore. Addio e grazie, Babbino, la tua Reginetta che è finalmente «tolta di sotto la carretta». Teresa del Bambino Gesù post. carm. ind. 26 - ALLA SORELLA CELINA Le chiede il favore di un lavoretto a macchina e le parla della sua felicità, nella nuova vita del Carmelo. J. M. J. T. 8 maggio 1888 Ti mando, mia cara Celina, due piccole tovaglie da farvi il giornino alla macchina. So che hai tanto da fare, ma sono sicura che non rifiuterai questo servizio alla tua piccola Teresa. Penso che due giornini andrebbero bene. Ce n'è già uno, ma è troppo basso. Occorre fare il secondo giornino più distaccato. Desidererei che fossero pronte, al più tardi domani dopo cena perché giovedì è l'Ascensione. Oggi sono quattro anni che ho fatto la prima comunione, ci pensi?... Quante grazie da allora mi ha fatto il buon Dio! Mia cara Celina, ci sono dei momenti nei quali mi domando se è proprio vero che sono al Carmelo; qualche volta mi pare quasi impossibile. Ahimé! Che cosa ho fatto per il buon Dio perché mi ricolmi di tante grazie? Domani sarà un mese che sono lontana da te, ma mi sembra che non siamo separate. Che importa il luogo dove ci troviamo!... Se anche ci separasse l'oceano, resteremmo unite perché i nostri desideri sono gli stessi e i nostri cuori battono all'unisono... Sono sicura che mi comprendi. «Che importa dopo tutto che la vita sia allegra o triste, arriveremo ugualmente al termine della nostra vita quaggiù». Una giornata di carmelitana passata senza sofferenza è una giornata perduta; per te, è la stessa cosa, perché tu sei una carmelitana nell'anima. Abbraccia Leonia per me. La tua Teresina del Bambino Gesù 27 - AL SIGNOR MARTIN Lo ringrazia dei doni che le fa di continuo da buon «fattore di Gesù». J. M. J. T. Carmelo, 8 maggio 1888 Gesù Mio caro Babbino, Le tue belle candeline m'hanno fatto tanto piacere che non posso fare a meno di scriverti due righe per ringraziarti. Il fattore di Gesù non può non esser capace di fornire alla sua Reginetta i mezzi per fare delle magnifiche illuminazioni .La Regina pensa continuamente al suo Re. D'altronde il fattore del buon Gesù viene così spesso a recare dei messaggi che non lo si può dimenticare. Babbino caro, son quasi d'avviso che ti stia avviando verso la rovina e ti stupirò se ti dico che non ne sono poi tanto preoccupata. Hai tante risorse che non puoi trovarti inguaiato... nemmeno la carestia ti farebbe paura. Ti ricordi quando mi dicevi: «Si mangerà questa cosa o quell'altra al tempo della carestia», oppure: «Si farà a questo modo quando saremo rovinati». Con simili disposizioni nessuna avversità può far paura! Grazie del pesce, Babbino amato. Grazie, grazie! Ci dai tante cose che mi sento obbligata a ringraziarti di tutto in generale, ma ogni singolo dono porta con sé il suo proprio piacere. Addio, mio re diletto, il tuo Diamante e la tua Perla ti dicono grazie insieme con la tua Regina. Teresa del Bambino Gesù 28 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE La ringrazia di una letterina e si raccomanda alle sue preghiere, durante il ritiro di professione.


Maggio 1888 La solitaria del Cuore di Gesù ha procurato una dolcissima gioia alla sua figliolina. Ha letto nel suo cuore!... E’ dunque vero che Gesù parla quando si è in ritiro? Sono talmente immersa nel profumo della sua parolina e del modo affascinante con cui mi è stata presentata che non posso fare a meno di darle una risposta questa sera stessa. A momenti suonerà la campana, suo... Ho interrotto questo mio bigliettino di risposta proprio nel momento in cui avrei voluto dire tante cose... La vita è piena di sacrifici, è vero! Ma quale onore! Non è forse meglio che la nostra vita, la quale è «una notte passata in una triste locanda» trascorra in un albergo pessimo, piuttosto che in un altro che è cattivo solo a metà?... Se sapesse quanto l'amo! Quando l'incontro mi sembra d'incontrare un angelo... Lei che è un'aquila, chiamata a librarsi nelle altezze e a fissare il sole, preghi per la piccola canna sperduta nel fondo della valle e tanto fragile che il minimo soffio la fa piegare. Oh! preghi per lei il giorno della sua professione. Domandi che la sua figliolina resti sempre un granellino di sabbia avvolto nell'oscurità e ben nascosto agli occhi di tutti, così che Gesù solo lo possa vedere. Che diventi ognora più piccolo, che sia ridotto a nulla... Mi perdoni tutte le pene che le ho procurato. Sapesse quanto mi pento di averle detto che mi chiamava troppo spesso. Oh! dopo la sua professione non le darò mai più dispiaceri. Addio, mi perdoni. Preghi per la sua figliolina che le appartiene tutta. Ho fatto seccare e conservo come cosa preziosa la violetta. 29 - A MARIA GUERIN Scherzosamente, sullo stesso tono d'una sua lettera esilarante, le augura piena guarigione dal male ai piedi, per opera dello Spirito Santo J. M. J. T. Domenica, 13 maggio 1888 Mia cara sorellina, Se tu hai «il mal di Pott sulla punta della lingua», non l’hai sicuramente nello spirito e meno che mai sulla punta delle dita. Che lettera esilarante! Se volevi farmi ridere, non hai certo perduto il tuo tempo! Piccola birba, dunque sei malata al piede. Ma è una cosa davvero straordinaria. I tuoi piedi sono tanto minuscoli che non vi può essere posto per il male. Buon per te che tra poco è Pentecoste. Lo Spirito Santo riparerà certamente una grave dimenticanza che ha fatto il giorno della tua confermazione. Ti ha dato tutti i suoi doni, ma, sfortunatamente, ne ha dimenticato uno che ti sarebbe molto utile. Indovini quale? Lo pregherò tanto durante il mio ritiro che il giorno della Pentecoste tu sarai forte come un piccolo Sansone. Questa notte non ho fatto che sognare in Gianna. E’ strano. Da quando sono al Carmelo non fo che sognarmela. Abbracciala forte forte per la sua piccola Teresa. Che bel tempo abbiamo! Il sole è raggiante, veramente più luminoso di quello disegnato sulla tua lettera, che riusciva a malapena a rischiarare la terra. Se oggi avessimo un solicino come quello, sarei costretta a servirmi della lampada che mi hai regalato. A presto, spero, sorella cara, abbraccia per me il caro zio, digli che non dimenticheremo la sua raccomandazione. Mille baci alla zia. (Bisogna che la tua forza risieda nel piede, non nei capelli). T'abbraccio con tutto il cuore. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù La nostra sorella maggiore si trova in ritiro per, professione, ha il velo bianco abbassato, si direbbe un gelo. Non mancherà di pregare per la sua Mariuccia. 30 - AL SIGNOR MARTIN Lo ringrazia dei suoi numerosi doni. J. M. J. T. Mio amato Re, So che il Diamante t'ha mandato un bigliettino e perciò io non starò a dirti tante cose. La tua povera Regina rimarrebbe eclissata dallo splendore del Diamante. Grazie, Babbino caro, per tutto quello che mi dai: la bella palla e tutto quel che segue..., ecc., ecc... Ti ricordi, Papà, quando a Genova pedinavamo da lontano il sig. X e gli altri? Quanto ci siamo divertiti! il ricordo di questo bel viaggio fatto col mio caro Babbino non lo dimenticherò più. Ti abbraccio, amato mio Re. La tua Regina di Francia e di Navarra Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 31 - A CELINA


Le chiede alcune cose e si rallegra con lei d'una grande grazia ricevuta. J. M. J. T. Domenica 17 giugno 1888 Mia cara Celina, Abbi la bontà d'inviarmi al più presto possibile la stoffa che hai comprato per farti un grembiule... Mandami tutti i nastri bianchi che trovi in casa. Ce n'è uno che avevo intorno al capo il giorno della prima comunione... Tutto ciò deve servire per rappresentare sant'Agnese... Sorellina cara, com'è buono con te il buon Dio! Se tu potessi vedere che grazia hai ricevuto venerdì! Tu mi dicevi, ricordi: ma io, io non ho ricevuto nessuna grazia decisiva. Ne sono convinta, questa è la grazia che aspettavi. Ora devi essere tutta di Gesù. Egli ti appartiene ora più che mai. Ti ha già messo al dito l'anello misterioso del fidanzamento. Vuol'essere l'unico padrone della tua anima. Cara sorella, siamo veramente sorelle, nel pieno senso della parola. Addio, da lontano il mio cuore legge nel tuo cuore. Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. Abbraccia a nome mio il mio incomparabile «Re». 32 - A CELINA Le parla della comune vocazione alla purezza assoluta e alla passione di Gesù. J. M. J. T. Carmelo, lunedì 23 luglio 1888 Gesù solo Cara sorella§, La tua Teresa ha compreso tutta la tua anima. Vi ha letto più a fondo ancora di quello che non dicessero le tue parole. Ho compreso la tua tristezza di domenica, ho sentito tutto nel cuore... Mi pareva, leggendo, che fossimo animate dalla stessa anima. Nelle nostre anime c'è qualcosa di così sensibile che si rassomiglia tanto! Siamo sempre state insieme, le nostre gioie, le nostre pene, tutto è stato in comune. Sì, io sento che continua ad essere così anche al Carmelo. Mai saremo separate, mai. Lo sai bene, non c'è che il giglio giallo che avrebbe potuto allontanarci un po'. Te lo dico perché sono sicura che la tua sorte sarà sempre un Giglio bianco, poiché tu l'hai scelto ed egli per primo ha scelto te. Comprendi i gigli?... Mi sono chiesta qualche volta perché Gesù mi avesse presa per prima. Ora ho capito: sai, la tua anima è un giglio semprevivo, Gesù può farne tutto ciò che vuole. Importa poco che sia in un luogo o in un altro. Esso sarà: semprevivo. La tempesta non può far cadere il giallo degli stami sul suo bianco calice profumato. E’ Gesù che l'ha fatto così. Egli è libero e nessuno ha il diritto di domandargli perché dà le sue grazie ad un'anima invece che ad un'altra. Accanto a questo giglio, Gesù ne ha collocato un altro, il suo compagno fedele. Sono cresciuti insieme, ma uno era semprevivo, l'altro no ed è stato necessario che Gesù prendesse il suo giglio prima che il fiore sbocciasse, perché i due gigli fossero per lui... Uno era debole e l'altro era forte. Gesù ha preso quello debole. L'altro lo ha lasciato perché s'accrescesse la sua bellezza e il suo splendore... Gesù chiede tutto ai suoi due gigli. Non vuole lasciar loro altro che la loro veste candida... Tutto; hai capito, giglio semprevivo, la tua sorellina?... La vita spesso è pesante. Quanta amarezza e insieme quanta dolcezza! Sì, la vita costa. E’ penoso cominciare una giornata, di fatica. Lo sa il povero boccio, lo sa il giglio splendido... Sì, sarebbe facile fare tutto per Gesù, se almeno facesse sentire la sua presenza... ma egli sembra lontano, lontano le mille miglia, e noi siamo sole con noi stesse. 0 noiosa compagnia, quando non c'è più Gesù! Ma che fa dunque questo dolce amico? Non vede la nostra angoscia, il peso che ci opprime? Dov'è? Perché non viene a consolarci, dal momento che non abbiamo altro amico che lui? Egli non è lontano, è lì accanto che ci guarda, che va mendicando la nostra tristezza, la nostra agonia. Ne ha bisogno per le anime, per la nostra anima. Vuol darci una ricompensa tanto bella! Le sue ambizioni per noi sono così grandi! Ma come potrà dire: «E’ la mia volta!» se la nostra non c'è stata, se non gli abbiamo dato nulla? Ahimé! Gli costa farci bere fino in fondo il calice della tristezza, ma sa che è l'unico modo per prepararci a «conoscerlo come egli si conosce, diventare noi stesse degli dei». Che mirabile destino! Quant'è grande la nostra anima! Eleviamoci al di sopra di ciò che passa, teniamoci a distanza dalla terra. Più in alto l'aria è pura! Gesù si nasconde, ma si sa che non è lontano… Versando le nostre lacrime si asciugano le sue e la santa Vergine sorride. Povera Madre! Ha patito tante pene per causa nostra! E’ giusto che la consoliamo un po' piangendo e soffrendo con lei... Ho letto stamattina un passo del Vangelo dov'è detto: «Non sono venuto a portare la pace, ma la spada». Non ci resta dunque che combattere. Quando non ne abbiamo più la forza, allora è Gesù che combatte per noi. Mettiamo insieme la scure alla radice dell'albero... Che guazzabuglio ho scritto, povera me! Che lettera! Che confusione! Ma se Teresa avesse potuto dire tutto ciò che pensa, povera Celina! Non avresti mai finito di leggere...


Gesù è buono: ci ha fatto incontrare una madre come quella che abbiamo! Che tesoro! Tu l'avessi vista stamattina alle sei, con che premura mi ha portato la tua lettera... Son rimasta commossa. Gesù ti domanda tutto, tutto, tutto, come ai più grandi santi... La tua povera sorellina Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 33 - AL SIGNOR MARTIN Lo ringrazia del dono di un grosso pesce che ha fatto apparire la cucina del monastero migliore della «suntuosa cucina italiana». J. M. J. T. Carmelo, 31 luglio 1888 Amato mio Re, Non puoi immaginarti che piacere ci ha fatto la tua carpa, quel tuo mostro che ha fatto ritardare la cena di una mezz'ora. Maria del Sacro Cuore ha preparato la salsa. Era davvero delizioso, sapeva di una cucina del mondo. Era ancora più buono della suntuosa cucina italiana, ed è tutto dire! Ti ricordi, Babbino, che lauti pranzi... e che compagnia!... Ma non è sempre questo che dà l'appetito, almeno per me. Non ho mai mangiato tanto come da quando sono al Carmelo. M'accorgo d'essere proprio nel mio centro. Se ci fosse la signorina Paolina, direbbe che ho trovato la mia via. Quando penso che fra otto giorni saranno quattro mesi che mi trovo al Carmelo, stento quasi a crederlo! Mi sembra d'esserci sempre stata e, d'altra parte, mi sembra di essere entrata appena ieri. Come tutto passa!... E’ proprio vero quello che ci dicevi tante volte: «Vanità delle vanità, tutto è vanità». Vanità della vita che passa. Più vado avanti, più trovo vero che tutto è vanità sulla terra. E più vado avanti, mio Babbino caro, e più ti amo. Non so come questo avvenga, ma è la verità. Mi domando che cosa sarà alla fine della mia vita... Quando penso a te, Babbino, penso naturalmente al buon Dio, perché mi sembra impossibile trovare qualcuno più santo di te sulla terra. Sì, certamente sei santo quanto san Luigi stesso ed io ho bisogno di ripeterti che t'amo come se non lo sapessi ancora. Oh! come sono fiera di essere la tua Regina... Spero di meritare sempre questo titolo. Gesù, il re del cielo, prendendomi per sé, non mi ha tolta al mio santo re della terra. Sempre, se il mio amato Babbino lo vuole e se non mi troverà indegna ai suoi occhi, resterò la Regina di Papà! Sì, resterò sempre la tua «reginetta» e mi sforzerò di costituire la tua gloria diventando una grande santa. Il tuo «Diamante» non ti può scrivere perché è occupata nel bucato grande, ma ciò non gl'impedisce di pensare a te, Babbino caro. Essa ti abbraccia con tutto il cuore. Tu sai che non è piccolo il cuore della tua grande! La Perla fine ti abbraccia forte forte. Addio e a presto, Papà caro. La tua reginetta Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 34 - AL SIGNOR GUERIN Vicina alle sue sofferenze con l'affetto e soprattutto con la preghiera, gli ricorda che in cielo l'attende la corona di gloria riservata ai giusti J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 22 agosto 1888 Mio caro zio, Abbiamo appena ricevuto una lettera della zia dove ci diceva tutti i vostri dolori. Sebbene lontana, la nipotina partecipa vivamente alle sue pene. Vorrebbe essere accanto al caro zio per consolarlo, ma ahimé! che potrebbe fare? No, è preferibile che sia al Carmelo. Là, almeno, può pregare quanto vuole colui che solo può donare la consolazione, di riversarla abbondantemente nel cuore del suo amato zio. Le condizioni del signor David ci rattristano molto. Comprendo, caro zio, tutto il suo dolore, perché non c'è cosa più penosa che veder soffrire le persone amate. Tuttavia ringrazio Dio con tutta l'anima per la grande grazia che ha voluto accordare a questa bell'anima. Che ottime disposizioni per comparire davanti a lui! E’ una cosa mirabile. Tutto ciò che la nostra cara zia ci ha raccontato, mi ha profondamente commosso. Era, impossibile che Dio non le concedesse questa consolazione dopo tutto quello che lei fa per la sua gloria. Caro zio, sono certa che è tanto bella la corona che l'attende in cielo! Non può essere diversamente, perché la sua vita è tutta una croce e Dio agisce così solo coi grandi santi. Che felicità pensare che lassù saremo uniti e staremo insieme per sempre! Senza questa speranza, la vita non sarebbe sopportabile... Non so che cosa penserà della povera nipotina che lascia correre la sua penna senza quasi rendersi conto di ciò che dice. Il suo cuore, se potesse scrivere, avrebbe ben altre cose da dire, ma è costretto ad affidarsi a questa fredda penna che non sa tradurre i suoi moti più nascosti.


M'affido al mio buon angelo e penso che un messaggero celeste saprà ben adempiere la mia commissione. Lo mando presso il mio caro zio per versare nel suo cuore tanta consolazione quanta ne può contenere la nostra anima in questa valle di esilio... Addio, zio, la prego di non dimenticarmi presso la signora Fournet. Le sono tanto vicina nel suo dolore. A lei, caro zio, mando tutto ciò che di tenerezza racchiude il mio cuore e continuerò a pregare senza sosta per il signor David. La nipotina che vorrebbe diminuire un pochino la sua sofferenza, Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 35 - ALLA SIGNORA GUERIN Partecipa al suo dolore per la morte del signor David e insieme l'invita a rallegrarsi con tutto il cielo arricchito di un nuovo eletto. J. M. J. T. Gesù Carmelo, 23 agosto 1888, ore sei Cara zia, Abbiamo appreso ieri sera la morte del signor David. Sebbene ci aspettassimo da un momento all'altro l'arrivo della triste notizia, di fronte alla realtà ho provato una grande emozione. Prego perché Dio accolga nel suo paradiso quest'anima tanto bella. Forse vi è già, perché avendo disposizioni così perfette si può andare diritti al cielo. Chiedo al buon Dio di effondere nella sua anima la consolazione, mia cara zia. Egli è stato già tanto buono esaudendo tutte le preghiere che avevate fatto per donargli l'anima del vostro caro parente. Se, dal fondo della sua solitudine, la sua figliolina potesse sperare di avervi avuto una piccola parte, ne sarebbe davvero felice. Penso che nei momenti di grande tristezza si ha bisogno di guardare il cielo dove, invece di piangere, tutti sono nella gioia. Nostro Signore possiede un eletto di più, un nuovo sole rischiara della sua luce il firmamento eterno. Tutti sono nel rapimento dell'estasi divina. Si stupiscono che noi possiamo chiamare morte il principio della vita. Per loro, noi ci troviamo in un'angusta tomba, mentre la loro anima può passare da un'estremità all'altra di «plaghe eteree, di orizzonti infiniti». Zia cara, quando si guarda alla morte del giusto, non si può fare a meno d'invidiare la sua sorte. Per lui il tempo dell'esilio è finito, c'è solo Dio, nient'altro che Dio. Quante cose avrebbe da dirle la sua figliolina col cuore traboccante di mille pensieri! Stamattina la sua anima è tutta perduta nel pensiero della morte dei santi, ma non ho il tempo per ultimare questo mio scartafaccio. Bisogna che mi fermi. Il suono della campana è venuto a dirmi che devo finire. Offro questo piccolo sacrificio a Gesù affinché si degni consolarla con la sua divina dolcezza. La sua figliolina che mai si allontana col cuore da lei e dalle sue care sorelline. Teresa del Bambino Gesù p. c. ind 36 - AL SIGNOR MARTIN Rivendica i suoi diritti di reginetta per fare al suo re gli auguri di rito nel giorno della sua festa. J. M. J. T. Gesù Carmelo, 25 agosto 1888 Mio caro Babbino, Finalmente è arrivato il giorno nel quale la tua Regina può inviarti dal Carmelo gli auguri per la tua festa e presentarteli con tutte le formalità, perché essa al Carmelo si trova in compagnia dei tuoi gioielli: il Diamante e la Perla fine. Povera Reginetta! A onor del vero, dovrebbe ritirarsi e lasciare tutto il posto agli splendidi tesori del suo re, ma non vi si può proprio rassegnare. Ha il suo titolo anche lei e può dimostrarlo a chiunque lo voglia vedere. E’ segnato dalla mano stessa del suo Re: Regina di Francia e di Navarra. Non ha altro, ma mi sembra che questo sia sufficiente per farla ammettere al suo cospetto. D'altronde nessuno può aver l'ardire di contestarle il suo diritto. E’ conosciuto perfino all'estero. In Italia, a Roma si sapeva che quella era la Regina! Amato mio Re, la tua Reginetta vorrebbe avere dei magnifici doni da offrirti, ma non ha nulla. D'altra parte non si contenterebbe facilmente. Per il suo Re, tutti i palazzi del Vaticano carichi di regali non sarebbero belli abbastanza. Essa sogna qualcos'altro di più regale, ha bisogno di tesori sconfinati, d'orizzonti infiniti. Ciò che vorrebbe donare al suo Re non si trova sulla terra. Lo possiede soltanto Gesù ed essa lo pregherà che colmi il suo Re di celesti consolazioni. Per un padre che non è della terra, tutto ciò che è terrestre non potrebbe soddisfarlo. Vedi bene, mio caro Babbino, che sebbene in apparenza non t'offra nulla, in realtà ti faccio un regalo magnifico. Se non affascina i tuoi occhi, lo sentirà il tuo cuore, perché spero che il buon Dio esaudirà la mia preghiera.


Tuttavia, Babbo diletto, pur dicendo che desidero solo affascinare il tuo cuore, ti offro in dono un'immaginetta dipinta dalla tua Regina. Spero che, nonostante il mio poco talento, ti farà piacere. La Perla fine mi è stata larga dei suoi consigli d'artista e ha tracciato di sua mano il disegno meraviglioso, ma ha voluto che a dipingerla fossi soltanto io. Il merito è piccolo, ma tanto grande è la mia incapacità e tanto indulgente il mio Re che spero di dargli un po' di gioia regalandogli questa immaginetta. A presto, mio Papà diletto, se la Regina non si trova oggi accanto a te, vi è però realmente col pensiero e col cuore e ti augura la migliore delle feste che mai abbia avuto in tutta la tua vita e t'abbraccia con tutta l'anima. La tua Reginetta Gesù Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 37 - A MARIA GUERIN Si rammarica di non riuscire a comunicare con lei come vorrebbe, e le racconta un’insolita visita che ha ricevuto al Carmelo. Giovedì, settembre 1888 Gesù Sorellina cara, Avevo cominciato a scriverti martedì sera e solo ora ho rimesso mano alla lettera, ma le cose che ti dicevo allora non sono più quelle che voglio dirti oggi. Perciò ho preferito ricominciare da capo. Grazie della tua bellissima lettera; se m'avesse scritto la signora de Sévigné, è certo che non avrei provato altrettanto piacere. Se la mia cuginetta pensa spesso a me, anch'io sono quasi sempre accanto a lei in ispirito, ho bisogno di sentir parlare molto di lei e soprattutto di parlarne io stessa. Appago il mio desiderio intrattenendomi col buon Dio a conversare intorno alla mia cara sorellina. Non ho affatto paura di annoiarlo, perché sono sicura che la mia Mariuccia è penetrata molto addentro nel suo cuore. Quante cose da dirti, ma il tempo scappa via veloce, passa senza che me n'accorga, con una rapidità impressionante. E’ tardi e scrivo al chiarore della tua cara piccola lampada. Lo vedi dalla mia scrittura che risente di questa fretta. La pena che provo a vedere che scrivo così male si attenua solo al pensiero che in paradiso non ci sarà più bisogno d'un mezzo come questo per comunicare i nostri pensieri. E’ davvero una gran fortuna per me! Ieri ho ricevuto una visita. Ti do il tempo che vuoi per indovinare... Una bella dama del mondo, coi suo bravo marito, una signorina di sedici anni, un signore di quattordici... Ci sei?... La signora X. Era accompagnata dalla nipote e dal nipote. E’ proprio così il mondo. Tu l'avessi vista in parlatorio! Vedendomi al di là della grata, cantava in sordina: «Quanta pena ha il mio cuore, quanta pena ha il mio cuor». E’ tempo ormai che finisca di chiacchierare, sebbene non abbia detto ancora nulla d'interessante alla mia cara cuginetta. Ma che cosa ci si può aspettare da una persona come me che scrive senz'avvedersi che il suo foglio si riempie di banalità mentre ha tante cose serie da dire. Scusami, cara! Termino, cara Mariuccia, chiedendoti un favore. Mi faresti una grande gentilezza se, passeggiando per il tuo bel parco, potessi raccogliermi un po' di muschio secco, della scorza d'albero, ecc. Mi servirebbe per fare dei lavoretti come piccole culle, per esempio. Ma se ti scomoda, non farne nulla è lo stesso. Solo se trovi qualcosa così, mentre passeggi. Sono davvero dispiacente che la cara zia sia malata. Penso spesso a lei e prego continuamente per la sua guarigione. Abbracciala forte per la sua figliolina, ma, mi raccomando, senza farle male! Abbraccia per me anche la mia cara Giovannina, Celina ed Elena Maudelonde. Per loro che non sono malate non avere pietà e ti prego di abbracciarle più forte che puoi. Vedo, mia cara Mariuccia, che non la finisco più con tutti questi baci. Ma non ho ancora terminato perché non ne ho dati ancora a te che sei incaricata di tutta la distribuzione. Per rimediare, prego tutte le persone care dalle quali ti recherai, di rendertene tanti quanti potranno. Dubito che la mia domanda sia esaudita e perciò t'abbraccio con tutto il cuore, ma forte forte, tanto forte che se tu avessi una ghiandola, ti scoppierebbe come avvenne prima del viaggio a Roma. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù 38 - AL SIGNOR MARTIN Lo ringrazia dei copiosi doni offerti con magnificenza regale alla sua «reginetta». J. M. J. T. Carmelo, 30 settembre 1888 Amato mio Re, La tua Reginetta è schiacciata sotto il peso e la magnificenza dei tuoi regali. Son proprio i doni di un Re alla sua Regina. Il primo che mi son vista arrivare è il punto d'Alençon, una cosa veramente regale. Non so come ringraziarti di così splendidi doni. Dov'è ormai il tempo nel quale la tua Reginetta saltava di gioia davanti a una cosa da nulla che il suo Re le donava? Il suo cuore sarebbe ancora contento come allora, ma quello del Re ha bisogno di donare di più e perciò offre alla sua Regina del merletto degno della Regina di Francia e di Navarra.


E’ ben vero, Babbino mio caro, che se la tua Regina è indegna di tante ricchezze, esse non sono abbastanza belle per lo Sposo divino a cui l’hai donata. Per questo sarò felice d'indossarle, altrimenti non oserei davvero, perché sono ancora soltanto I' «orfanella della Beresina». Non c'è che il giorno della mia Vestizione che meriterò di portare il mio titolo di Regina. Ho un'altra dolce missione da adempiere, quella di ringraziarti a nome mio di Regina e a nome del Diamante e della Perla fine, d'una valanga di pere, di cipolle, di prugne, di mele uscite dalla ruota del parlatorio come da un corno dell'abbondanza. Donde proveniva tutto ciò? Un vecchio buon uomo ha detto che si trattava di un signore che dimorava dalla parte del giardino dell'Etoile. Non potevi essere che te. E cosi la larga provvista è stata subito accettata le hanno fatto una buona accoglienza senza tanti complimenti. Vedi che caso strano: ha avuto meno difficoltà ad entrare della tua Regina, che è stata costretta ad andare a Roma per farsi aprire la porta ... Quell'enormi cipolle m'hanno soIlevato lo spirito, m'hanno fatto pensare a quelle d'Egitto. Noi non avremo bisogno rimpiangerle come fecero gl'Israeliti. Ho pensato anche a quelle di Lione che costano 0,50 centesimi e sono così grosse. Infine, mio Re, credo che la tua Regina incominci ad annoiarti con tante sue chiacchiere, ma è cosi contenta che non può fare a meno di fartelo sapere. Ti ringrazia di tutto e ti abbraccia con tutto il cuore. Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 39 - A CELINA Le fa gli auguri per l'onomastico e le offre come regalo... i tesori infiniti nascosti nella più piccola sofferenza. J. M. J. T. Carmelo, 20 ottobre 1888 Gesù Mia cara Celina, Domani, allora, è il giorno della tua festa. Come vorrei essere la prima a farti gli auguri! Ma se ciò non è possibile, posso farlo almeno col cuore. Che cosa vuoi che offra per la tua festa? Se ascoltassi me stessa, domanderei a Gesù d'inviare a me tutte le pene, tutte le tristezze e le noie della vita della mia cara Celina, ma non c'è pericolo che ascolti me stessa. Avrei paura che Gesù mi dicesse che sono un'egoista: vorrei che mi desse tutto ciò che vi è di meglio, senza lasciarne una briciola alla sua piccola fidanzata che ama tanto. Se le fa provare l'amaro della separazione, è per mettere alla prova il suo amore. Perciò non posso domandare questo a Gesù. E poi è tanto ricco, tanto ricco che può facilmente arricchirci tutt'e due... Pensa un po': se Dio ci regalasse l'intero universo con tutti i suoi tesori, tutto ciò non sarebbe paragonabile alla più leggera sofferenza! Che grazia quando al mattino non ci sentiamo un briciolo di coraggio, un briciolo di forza per praticare la virtù! Allora è il momento di mettere la scure alla radice dell'albero. Invece di perdere il tempo a racimolare qualche povera pagliuzza, affondiamo le mani nei diamanti! Che abbondante raccolta alla fine della giornata!... E’ vero che qualche volta ci succede che non ci curiamo, per alcuni istanti, di accumulare i nostri tesori. Quello è il momento difficile e si è tentati di lasciar perdere tutto, ma basta un atto d'amore, sia pure non sentito, e tutto è riparato e migliore di prima. Gesù sorride, ci aiuta senza che ce n'accorgiamo e le lacrime che gli fanno versare i cattivi, sono asciugate per mezzo del nostro povero e piccolo atto d'amore. L'amore può fare tutto: le cose più impossibili non rappresentano per esso nessuna difficoltà. Gesù non guarda tanto alla grandezza delle azioni, e neppure alla loro difficoltà, quanto all'amore da cui esse scaturiscono... Ho trovato tempo fa una parola molto bella. Eccola, credo che farà piacere anche a te: «La rassegnazione è ancora distinta dalla volontà di Dio, c'è la medesima differenza che esiste fra l'unione e l'unità: nell'unione si è ancora due, nell'unità non si è più che una cosa sola». Oh! sì, non siamo più che una cosa sola con Gesù. Disprezziamo tutto ciò che passa. I nostri pensieri devono indirizzarsi verso il cielo, perché è là che dimora Gesù. Ho pensato, l'altro giorno, che noi non dovremmo attaccarci a ciò che ci circonda, perché potremmo essere in un altro luogo diverso da quello dove siamo e i nostri affetti e i nostri desideri non sarebbero allora più gli stessi... Non so spiegarti il mio pensiero, son troppo tonta per questo, ma quando verrai te lo spiegherò. Ma perché t'ho detto tutte queste cose che sai molto meglio di me? Avevo ancora bisogno d'intrattenermi con te come una volta, ma quel tempo non è passato, siamo sempre un'anima sola e i nostri pensieri sono sempre gli stessi di quando eravamo alle finestre del belvedere... Gioisco pensando al giorno in cui ti festeggeremo nella città celeste. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù Com'è triste pensare che il padre Pichon partirà per il Canadà, ma ci resta Gesù. 40 - AL SIGNOR MARTIN Felice per la sua guarigione, gli raccomanda di lasciarsi curare dalla sorella Celina. J. M. J. T.


15 novembre 1888 Amato mio Re, Quanto è stato buono il buon Dio a farti guarire! Ti assicuro che la tua Reginetta ha subito un bel tormento e non senza ragione, perché sei stato veramente grave. Tutto il Carmelo era in preghiera. Il buon Dio ha finito per ascoltare, tutti quei sospiri e mi ha reso il mio Re! Caro Babbino, ora che il buon Dio ha fatto ciò che desideravamo, devi fare la tua parte e renderci pienamente felici. Perciò l'orfanella della Beresina viene a chiederti di accettare tutte le cure che saranno necessarie. Sai bene che l'Intrepida numero 2 è molto esperta in materia. Abbi quindi riguardo al suo titolo (datogli dal Re stesso) per farti curare a dovere. La tua Reginetta ti è sempre vicina col cuore. Come potrebbe dimenticare il suo ottimo Re? E poi mi sembra che l'affetto sia ancora più grande, se questo è possibile, quando si è tanto sofferto!... Arrivederci, mio caro Re e, mi raccomando, riguardati più che puoi per far piacere alla tua Regina. Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. 41 - ALLA SIGNORA GUERIN Le fa gli auguri per la sua festa e la ringrazia di una torta che ha ricevuto da lei per l'occasione. J. M. J. T. 18 novembre 1888 Cara zia, Permetta alla sua figliolina che le offra anche lei i suoi modesti auguri. Le appariranno una ben piccola cosa in confronto a quelli che ha già ricevuto, ma non importa, il suo cuore non può fare a meno di dire alla sua cara zia quanto le vuol bene. Stamattina nella santa Comunione ho pregato molto Gesù perché la ricolmasse delle sue gioie... Ahimé! Da qualche tempo non è proprio quello che ci manda. E’ la croce, la croce sola che ci dà per rinfrancarci... Mia cara zia, se fossi sola a patire, non sarebbe nulla per me, ma so quanta parte prende alla nostra prova. In occasione della sua festa vorrei sollevarla da ogni peso, prendere su di me tutte le sue pene. E’ proprio quello che pochi minuti fa domandavo a Colui il cui Cuore batteva all'unisono col mio. Ho sentito allora che tutto quello che ci poteva dare di meglio era la sofferenza, quella sofferenza che dona solo ai suoi amici d'elezione. Ho capito bene che, se non mi esaudiva, era perché ama troppo la mia buona zia per toglierle la croce!... Le sono riconoscente della sua delicatezza, per la bella torta che ci ha mandato. Invece di essere noi a festeggiarla, è lei a festeggiare noi. Ma questo è troppo davvero! Non ho altro da offrire alla mia cara zia che una povera immagietta, ma spero che apprezzerà l'intenzione della sua figliolina. Addio, cara zia, mi sembra che nel tempo della prova sia ancora più vicina alla sua figliolina. Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. La lettera di suor Maria del Sacro Cuore era già terminata quando abbiamo ricevuto la torta. Essa m'incarica di ringraziarla tanto. 42 - AL SIGNOR MARTIN La prova è il segno dell'amore di Dio che ci vuol preparare alla felicità eterna. J. M. J. T. Carmelo, 25 novembre 1888 Mio caro Babbino, La tua Regina pensa continuamente a te e prega tutto il giorno per te. Sono felicissima nel dolce nido del Carmelo e non desidero altro sulla terra fuorché di vedere il mio Babbino completamente guarito, ma so bene perché il buon Dio ci manda questa prova. Per guadagnare il paradiso. Sa che il nostro caro Papà è ciò che amiamo di più sulla terra, ma sa pure che bisogna patire per guadagnare la vita eterna ed è per questo che ci prova in quello che abbiamo di più caro. So pure che il buon Dio vuol dare al mio Re, nel regno dei cieli, un magnifico trono, tanto bello e tanto elevato al di sopra di tutti i pensieri umani, che si può dire con san Paolo: «L'occhio dell'uomo non ha veduto, il suo orecchio non ha udito e il suo cuore non può comprendere ciò che Dio riserba a quelli che ama». Vi è forse qualcuno che Dio ama di più sulla terra del mio caro Papà?... Veramente non lo posso credere. Oggi, del resto, ci dà la testimonianza che non m'inganno perché Dio mette alla prova sempre quelli che ama. Sono sicura che Dio fa così soffrire sulla terra perché il cielo appaia migliore ai suoi eletti. Egli dice che «nell'ultimo giorno asciugherà tutte le lacrime dai loro occhi». E senza dubbio, più vi saranno lacrime da asciugare, più la consolazione sarà grande. Addio, mio amato Re, la tua Regina si riempie di gioia pensando al giorno in cui regnerà con te nel fulgido e solo vero regno, quello dei cieli! Teresa del Bambino Gesù p. c. ind..


43 - A MARIA GUERIN Le chiede il favore di mandarle un paio di scarpe foderate e le parla delle delicate premure da cui è circondata al Carmelo. J. M. J. T. Non so resistere al desiderio di ringraziarti della tua lettera, tanto piacere mi ha fatto. Non puoi immaginarti quanto penso a te. Sempre mi ritorna al pensiero la mia Mariuccia e se anche volessi dimenticare le mie care cuginette, non sarei capace. Mi fa tanta luce quella graziosa lampadina! Teresa viene a domandarti un altro favore. Suor Agnese dice che mi occorre un paio di scarpe foderate come quelle che ti ho visto tante volte ai piedi durante l'inverno. Se la zia avesse la bontà di comprarmele, sarei molto contenta. Potrebbe provarsele la Giovanna che ha il piede identico al mio. Ho tant'altre cose da dirti, ma stanno aspettando questa mia letterina e bisogna che ti lasci, sarà per giovedì. In attesa, abbraccio forte la mia cara zia, il caro zio e la mia Giovannina. Quanto al mio Loulou, mi è impossibile dirgli quanto l'amo, il mio cuore è troppo pieno d'affetto per lui. Sarei molto contenta se potessi avere le scarpe questo pomeriggio. Non puoi immaginarti da quante cure si è circondate continuamente al Carmelo. Bisogna sempre che mangi e che tenga i piedi caldi. A giovedì, piccola mia. Sono tanto, tanto felice, al colmo dei miei desideri. Teresa del Bambino Gesù Penso spesso alla mia cara Marcellina. 44 - AL SIGNOR MARTIN Ringrazia il «fattore di Gesù» che ha pensato per lei al vino e agli uccelli. J. M. J. T. Il fattore del piccolo Gesù è sempre pieno di bontà ed io gli mando tutta la mia tenerezza ed i miei baci. Prenderò di buon grado il vino che mi regala, pensando che viene dalla cantina del Bambino Gesù. Mio caro Papà, lo so bene che tu sei il fattore di Gesù. Grazie, grazie, come sei buono con me! Sì, resterò sempre la tua Reginetta e farò di tutto per essere la tua gloria diventando una grande santa. Teresa del Bambino Gesù, il radioso Diamante e la Perla fine ti abbracciano affettuosamente. Proprio in questo momento mi hanno mostrato i tuoi uccelli. Quanto sei buono, Babbino caro! Ce n'è uno per il Diamante, uno per la Perla fine e uno per la Reginetta del suo Papà. Essa farà tutto il possibile per assomigliare un poco al suo Re. 45 - A MADRE SAN PLACIDO Rievoca con filiale riconoscenza il tempo trascorso nella congregazione delle figlie di Maria. J. M. J. T. Gesù Carmelo, dicembre 1888 Mia cara Maestra, Sono veramente commossa per la sua amabile attenzione con vero piacere e riconoscenza che ho ricevuto la circolare delle figlie di Maria. Certamente non mancherò di esser presente con lo spirito a questa bella festa. Non è forse in questa cappella benedetta che la santa Vergine ha voluto adottarmi per sua figlia, nel bel giorno della prima Comunione e in quello del mio ingresso nella congregazione delle Figlie di Maria? Non posso dimenticare, mia cara Maestra, quanto è stata buona con me al momento di queste date solenni della mia vita e non posso dubitare che la grazia immensa della azione religiosa abbia avuto il suo primo germe quel giorno felice in cui, circondata dalle mie buone Maestre, ho fatto a Maria la consacrazione di me stessa ai piedi del suo altare scegliendola particolarmente per Madre, dopoché al mattino avevo ricevuto Gesù per la prima volta. Sono ben convinta che essa non ha guardato allora alla mia indegnità, ma ha voluto tener conto solo della virtù di quelle care Maestre che avevano preparato con tanta cura il mio cuore a ricevere il suo Figlio divino. Amo credere che sia per questa ragione che ha voluto farmi diventare più perfettamente sua figlia facendomi la grazia di condurmi al Carmelo. Penso, mia cara Maestra, che abbia saputo della malattia del mio caro Papà. Ho temuto per alcuni giorni che il buon Dio lo strappasse alla mia tenerezza, ma Gesù si è degnato di farmi la grazia di vederlo ristabilito in salute per il momento della mia Vestizione. Ogni giorno contavo di scriverle per comunicarle la mia ammissione da parte del Capitolo, ma non sapendo il momento che S. Eccellenza avrebbe stabilito, sono rimasta in continua attesa. Spero, mia cara Maestra, che non avrà preso questo mio ritardo per indifferenza. Oh! no, il mio cuore è sempre lo stesso. Credo anzi che dopo la mia entrata al Carmelo sia diventato ancora più tenero e sensibile. Così penso spesso a tutte le mie buone Maestre e mi piace ricordarle una per una a Gesù durante le ore benedette che passo ai suoi piedi. Oso pregarla, cara Maestra, di farsi mia interprete presso di loro e di farmi presente al loro devoto ricordo, specialmente a quello della madre Priora, per la quale conservo il più filiale e riconoscente affetto. Voglia altresì ricordarmi presso le mie allegre compagne, delle quali resto sempre la sorellina in Maria.


Addio, mia cara Maestra, spero che non dimenticherà nelle sue sante preghiere colei che è e sarà sempre la sua bambina riconoscente. Suor Teresa del Bambino Gesù post. carm. ind. 46 - ALLA SIGNORA GUERIN Le augura il buon anno, che risveglia nel suo animo il senso del tempo che passa e della necessità di lavorare senza posa per il Signore. J. M. J. T. Gesù 28 dicembre 1888 Zietta cara, Sono molto mortificata perché ieri sera, non sapendo che le mie sorelle le stavano scrivendo, ho dormito come una fannullona! E stamattina ho ben poco tempo a disposizione... Mia cara zia, vorrei essere la prima ad augurarle un buon anno per il 1889. Quando penso che tra poco saranno nove mesi che la sua figliolina si trova al Carmelo, non so capacitarmi. Mi sembra ieri che ero ancora presso di lei. Come passa svelta la vita! Sedici anni già che sono sulla terra. Un attimo ancora e saremo tutti riuniti in cielo. Mi piace tanto quella frase dei salmi: «Mille anni davanti agli occhi del Signore sono come il giorno di ieri che è già passato». Quale rapidità! Sì, io voglio lavorare con tutte le mie forze finché il giorno della vita risplende ancora, perché dopo verrà la notte quando non potrò fare più nulla. Cara zia, preghi per la sua figliolina affinché non abusi delle grazie che il buon Dio le prodiga nella fertile valle del Carmelo. Non posso trattenermi dal ridere guardando la mia lettera. Non è davvero una lettera di buon anno, ma, zietta cara, sono con lei come una bambina che lascia andare il suo cuore senza preoccuparsi di quello che deve dire! Sapesse, cara zia, tutte le cose che domanderò per lei e per lo zio il giorno di Capodanno!... No, non le sa e non voglio nemmeno provarmi a dirgliele, perché non la finirei più e lei si annoierebbe. E le mie cuginette, le mie care sorelline? Come pregherò per loro! Arrivederci, cara zia, la prego di dire allo zio che l'amo tanto. Avrei dovuto scrivere anche a lui nello stesso tempo che scrivevo a lei, ma, cara zia, ho troppo poca testa per parlare a due persone insieme... Lo prego di perdonarmi e invio a tutte due il miglior bacio della vostra più piccola beniamina. Teresa del Bambino Gesù p. c. ind. Mi viene in mente ora che non ho ringraziato la zia della corona che mi vuol regalare per la mia Vestizione. Oh se sapesse quanto le sono riconoscente e quanto questo ricordo sarà caro al cuore della sua figliolina! 47 - AL SIGNOR MARTIN Gli augura il buon anno e lo ringrazia di averla fidanzata, da vero padre e vero re, al Re del cielo. J. M. J. T. Gesù 30 dicembre 1888 Amato mio Re, Che gioia poterti inviare questa volta i miei auguri di buon anno dal regno del Carmelo! Mai la tua Reginetta ti ha potuto dichiarare il suo amore con maggiore gaudio. Essa si sente così vicina al suo Re, così vicina che nulla al mondo la potrebbe allontanare... I re della terra sono tutti contenti quando sono riusciti a combinare dei nobili partiti per le loro figlie, e quale riconoscenza non hanno queste principesse per i loro genitori! Per la tua Reginetta è una cosa ben diversa. Tu, da vero Padre e vero Re, non l'hai voluta affidare ad altri che al Re del cielo, a Gesù in persona. Da orfanella della Beresina è passata al titolo nobilissimo di Carmelitana. Come devo amare un Padre che ha fatto di tutto per procurarmi una felicità così grande, e quanto lo amo!... Se fosse qui la guida di Roma, potrebbe dire: «Messieurs les Abbés, farò vedere a lorsignori un padre quale non hanno veduto mai, un padre tale da farli cadere in émerveillaison». Non è forse vero, mio caro Babbino, che tu non potevi fare di più per la tua Reginetta?! Se non è una santa, non può essere che per sua colpa, perché con un Padre come te, non le mancano i mezzi per diventarlo!... Caro Babbo, il giorno se ne va, è tempo che ti lasci, ma per ritrovarti accanto a Gesù, al tuo vero posto. Ben presto risplenderà per noi il giorno senza ombre e allora non interromperemo mai più il nostro colloquio! Buon anno, amato mio Re, grazie di tante delicatezze che ci hai usato in questa settimana e nel corso di tutto l'anno! Che Gesù ti ricolmi delle sue benedizioni, che ti dia come ha promesso, il centuplo in questa vita e il suo bel cielo nell'altra. Ecco l'augurio della tua Reginetta che ti ama come nessuna regina mai ha amato il suo re. Suor Teresa del Bambino Gesù post. carm. ind.


1889 48 - AL SIGNOR MARTIN Si rivolge a lui per inviare una lettera a Leonia J. M. J. T. Carmelo, gennaio 1889 Gesù Caro Babbino, Vorrei scriverti una lunga lettera, ma mi trovo in ritiro; ora è impossibile. Tu non sai quanto ti ama la tua Teresina!... Avendo bisogno d'inviare una lettera alla figlia del Re, la principessa Leonia, ho pensato di non poterle far pervenire il mio messaggio se non attraverso questo Re in persona, ed è per questo motivo che mi rivolgo a Sua Maestà il Re di Francia e di Navarra. Se la sua dignità non si manifesta davanti agli occhi degli uomini, so bene, io, che in cielo si mostrerà davanti agli occhi di Dio. Allora, il minimo degli eletti sarà come il capo di un popolo numeroso. Qual posto allora ti sarà riservato, o mio Re!... La tua Reginetta Teresa del Bambino Gesù 49 - ALLA SIGNORA GUERIN La ringrazia del dono inviatole per la sua Vestizione. 2 gennaio 1889 J. M. J. T. Gesù Mia cara zia, La sua figliolina è al colmo della gioia!... Quant'è buona con me! E’ veramente troppo... Come la posso ringraziare? Ma una mamma non sa forse leggere nel cuore della sua figliolina? Perciò non ho motivo di essere turbata, sono sicura che indovinerà la mia riconoscenza. I gigli sono splendidi, si direbbe che sono appena colti. Che bel pensiero quello delle cuginette, di volermeli offrire con le loro stesse mani! Sarà una grande gioia per me, il giorno della mia Vestizione, pensare che sono loro che mi hanno abbigliato per l'incontro col divino Fidanzato. Questi fiori parleranno da sé a Gesù che, sono certa, le colmerà delle sue grazie insieme con lei, zia cara. Sapesse come sono stata felice di offrire tutto quello zucchero di mele a nostra Madre! Ho riconosciuto anche in questo la mia cara zia che cerca sempre ciò che può fare più piacere alla sua figliolina. Non meno grande è stata la mia gioia a vedere il bel pacco di panforte, ed ero tutta gongolante quando al refettorio nostra Madre ha detto alla comunità che era lei a farci quel regalo in onore dei miei sedici anni. Grazie, mia cara zia, sapesse quanto la trovo buona! Il giorno della mia Vestizione pregherò tanto per lei, come pure per il caro zio che ringrazio con tutto il cuore, perché so che lui pure mi ha fatto tutti i bei doni che ho ricevuto stasera. La nostra Madre ha trovato bellissima la corona dei fiori, e così pure tutta la comunità. Non avevo mai visto fiori che mi piacessero tanto. E’ così puro il giglio! Vorrei che tutta la mia anima ne fosse ricoperta per comparire davanti a Gesù, perché non basta portarli solo nei capelli. E’ il cuore che guarda sempre l'occhio di Gesù! Arrivederci e grazie, zia cara. Preghi perché la sua figliolina sia tutta bene agghindata all'interno, non meno che all'esterno... Suor Teresa del Bambino Gesù post. carm. ind. 50 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Le confida il rinnovato proposito di amare solo Gesù e nessun'altra cosa al mondo. J. M. J. T. Gesù Stamattina ho sofferto assai da parte di suor X... Me ne sono andata col cuore infranto. Che cos'è questa grande attrattiva che la mia anima sente verso di lei? Non può immaginare quanto mi costa ogni volta il non poterle parlare... Riesce a comprendere qualche cosa nella condotta di Gesù? Le ho detto altre volte che i bambini non sanno ciò che vogliono. Gesù agisce così con la sua «pallina»... Senza dubbio egli ha trovato la data del 9 troppo affascinante! Egli non vuole nulla di affascinante per lei!... So bene perché. Lui solo è affascinante in tutta la forza del termine e vuol mostrare


alla sua «pallina» che s'ingannerebbe se cercasse altrove un'ombra di bellezza correndo il pericolo di scambiarla per la Bellezza vera. Com'è buono colui che sarà ben presto il mio Fidanzato, com'è divinamente amabile a non volermi permettere di attaccarmi ad alcuna cosa creata! Sa bene che se mi desse anche solo un'ombra di felicità, mi ci attaccherei con tutta l'energia, con tutta la forza del mio cuore. Quest'ombra egli me la rifiuta!... Preferisce lasciarmi nelle tenebre piuttosto che darmi un falso bagliore che non sarebbe lui! Poiché non posso trovare nessuna creatura che mi contenti, voglio donare tutto a Gesù, non voglio dare alla creatura neppure un atomo del mio amore. Possa Gesù farmi sempre comprendere che lui solo è la felicità perfetta, anche quando sembra essere assente!... Oggi più di ieri, se questo è possibile, sono stata priva di ogni consolazione. Ringrazio Gesù che trova buono questo per la mia anima. Forse, se mi consolasse, mi fermerei alle sue dolcezze, ma egli vuole che tutto sia per lui. Ebbene, sì, tutto sarà per lui, tutto! Anche quando sentirò di non aver nulla da potergli offrire, allora come stasera, gli offrirò questo nulla!... Se Gesù non mi dà nessuna consolazione, mi dà una pace profonda che mi fa più bene. E la lettera del padre? E’ qualche cosa di celeste per me, ci trovo tante cose belle, ma la felicità?... No, la felicità no... la felicità è solo nella sofferenza e nella sofferenza senza alcuna consolazione! Cara sorellina, mia vera mamma, che penserà di me, della sua figliolina? Mi creda, se non fosse stata lei, non avrei osato inviare a nessuno questi miei pensieri, i più intimi della mia anima. La prego tanto, stracci questi fogli dopo averli letti! Preghi perché la sua figliolina non rifiuti a Gesù neppure un atomo del suo cuore. Teresa del Bambino Gesù 51 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Tra le spine che la feriscono ad ogni passo, cresce il suo amore alla sofferenza e al distacco. J. M. J. T. Amato Agnellino di Gesù, grazie!... Sapesse che piacere mi ha fatto la sua letterina! Chieda a Gesù che sia tanto generosa durante il ritiro. Egli mi crivella di punture di spillo. La povera pallina non ne può più. E’ coperta da tutte le parti di tante minuscole ferite che la fanno soffrire più che se avesse una grande ferita sola!... Da parte di Gesù, nulla. Aridità! Sonno!... Ma, perlomeno, è il silenzio! E il silenzio fa bene all'anima ... Ma le creature, ohi le creature!... La pallina freme tutta! ... Lei capisce il giocattolo di Gesù. Quando è lui, il dolce Amico, che punge la sua pallina, la sofferenza è dolcezza, la sua mano è così soave!... Ma le creature!... Quelle che mi circondano son veramente buone, ma, non so, c è qualcosa che mi ripugna!... Non so darle una spiegazione, ma lei comprende la sua figliolina, la sua piccola anima. Tuttavia sono tanto felice, felice di soffrire ciò che Gesù vuole che soffra. Se non è lui a pungere la sua pallina, è pur sempre lui che guida la mano che la punge!... Poiché Gesù vuole dormire, perché dovrei impedirglielo? Sono anche troppo felice che non si disturbi per me. Mi dimostra che non sono un'estranea trattandomi così, poiché le assicuro che non si dà da fare per tenermi conversazione!... Sapesse quanto desidero essere indifferente alle cose della terra! Che m'importa di tutte le bellezze create! Sarei tanto infelice se le possedessi, il mio cuore sarebbe così vuoto!... E’ incredibile come mi appare grande il mio cuore quando considero i tesori della terra, poiché tutti insieme non potrebbero contentarlo. Invece, come mi pare piccolo quando considero Gesù!... Vorrei amarlo tanto!... Amarlo più di quanto sia stato amato mai!... Il mio solo desiderio è di fare sempre la volontà di Gesù, d'asciugare le lacrime che gli fanno versare i peccatori... Oh! non voglio che Gesù abbia la più piccola pena nel giorno dei miei sponsali, vorrei convertire tutti i peccatori della terra e salvare tutte le anime del purgatorio! L'Agnello di Gesù sorriderà a vedere questo desiderio del granellino di sabbia! ... So che si tratta d'una follia, nondimeno vorrei che fosse così affinché Gesù non avesse più neppure una lacrima da versare. Preghi che il granello di sabbia diventi un atomo, visibile solo agli occhi di Gesù! Teresa del Bambino Gesù post. carm. ind. 52 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE Il suo cuore è assetato di felicità, ma non può dissetarsi che alla sorgente di Gesù: la croce. J. M. J. T. Gesù Sorella cara di Gesù, l'agnellino ha un estremo bisogno di attingere da lei un po' di forza e di coraggio, quel coraggio che fa superare ogni ostacolo. Il povero agnellino non può dire nulla a Gesù e soprattutto Gesù non gli dice assolutamente nulla. Preghi per lui affinché il suo ritiro piaccia ugualmente al Cuore di colui che solo legge nel più profondo dell'anima. Perché andare in cerca di felicità sulla terra? Le confesso che il mio cuore ne ha una sete ardente, ma vede bene, questo povero cuore, che nessuna creatura è capace di placare la sua sete. Al contrario, più si abbevera a questa sorgente ingannevole, più la sua sete diventa bruciante.


Conosco un'altra sorgente. E’ quella «dove, dopo aver bevuto, si ha sete ancora», ma d'una sete che non tormenta, anzi, al contrario, è piena di dolcezza perché ha sempre di che soddisfarsi. Questa sorgente è la sofferenza conosciuta da Gesù solo!... Sorella cara, ho tante cose da dirle, ma il tempo mi manca. Legga nel cuore della sua figliolina, come sa fare così bene!.. Teresa del Bambino Gesù post.- carm. ind. 53 - AL SIGNOR MARTIN Lo ringrazia delle sorprese che le ha fatto con i regali per la prossima festa. J. M. J. T. Gesù Carmelo, 8 gennaio 1889 Mio incomparabile Re, Non t'immagini quanto sono commossa della tua bontà!... un melone!... dello champagne!... Mi verrebbe una gran voglia di piangere davanti a tutta questa roba, se non cercassi di frenarmi. Ma, mi freno e mi riempio di gioia pensando alla bella festa di giovedì. Ordinariamente le nozze di una regina si celebrano con grandi manifestazioni di giubilo. E’ senza dubbio per questo che la Regina di Francia e di Navarra avrà i fuochi d'artifizio. E’ il Re che s'incarica delle spese per la Regina ed è un maestro in fatto di sorprese! Al maggiolino biondo non resta che ringraziarlo! Se, giovedì, vi sarà una bella festa sulla terra, penso che sarà più magnifica ancora in cielo. Gli angeli saranno tutti presi d'ammirazione vedendo un Padre così accetto a Dio e Gesù preparerà una corona da aggiungere a tutte quelle già accumulate da questo Padre incomparabile. No, le feste della terra non saranno mai così splendide come quelle del cielo! Ciò nonostante, mi sembra, che sia impossibile trovare una festa più celeste di quella che si va preparando. Eppure io non ho fatto nulla per essere degna d'una tale grazia. Il buon Dio non ha guardato ad altro che ai meriti del mio diletto Babbo. E’ per questo che mi accorda un favore così segnalato. Attualmente mi trovo in ritiro e durante il ritiro non è permesso scrivere, ma la nostra Madre mi ha permesso di spedirti questo bigliettino per ringraziarti. Sei tanto buono con la tua Regina! D'altra parte, se è proibito scrivere, è senza dubbio per non turbare il silenzio del ritiro. Ma si può mai turbare la propria pace scrivendo ad un santo? A giovedì, caro Papà la tua Reginetta t'abbraccia col cuore in attesa di poterlo fare realmente. Teresa del Bambino Gesù post. carm. Ind 54 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Gesù la conduce in mezzo alle tenebre, ma la sua gioia è di essere senza gioia. J .M .J .T . Gesù Non ho veduto l'Agnello della giornata, ma so che ha tanto mal di testa! Ciò è motivo di pena per l'agnellino perché ha una gran paura che Gesù faccia spuntare le ali al suo Agnello... Che righe estasianti mi ha scritto!... C’è qualcosa d’etereo, che sa di Paradiso!... L'Agnello s'inganna se crede che il giocattolo di Gesù non sia nelle tenebre, vi è immerso completamente. Forse, e l'agnellino ne conviene, queste tenebre sono tenebre luminose, ma, tutto sommato, sono sempre tenebre... La sua sola consolazione è una forza e una pace grandissima. E poi, spera di essere come Gesù vuole. Questa è la sua gioia perché, del resto, tutto è tristezza. Presso nostra Madre sono continuamente disturbata. Quando ho un momento per andare da lei, non riesco a dirle ciò che passa nella mia anima. Me ne riparto senza gioia, dopo essere entrata senza gioia! Credo che il lavoro di Gesù durante questo ritiro sia di staccarmi da tutto ciò che non è lui... Sapesse quanto è grande la mia gioia di essere senza gioia, per far piacere a Gesù!... E’ una gioia sottile e raffinata, ma per nulla sentita. Agnello caro, non mi manca che un giorno per essere fidanzata di Gesù!... Non muoia troppo presto. Aspetti che l'agnellino abbia le ali per poterla seguire... Teresa del Bambino Gesù, giocattolino di Gesù post. carm. ind. Le chiederei, per favore, queste tre cose: 1) il suo inchiostro di china e un po' di porporina; 2) se per le immaginette della Vestizione sono adatte le risposte di sant' Agnese: 3) di aprirmi un pochino la porta alle ore sei, se vi sarà, altrimenti mi sveglierò da me. Se tutte queste cose la disturbano, non si preoccupi affatto, posso farne a meno senza difficoltà. 55 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE La ringrazia di un bigliettino col cuore pieno di gioia alla vigilia della sua Vestizione. J. M. J. T.


Gesù Cara sorella, il suo bigliettino ha fatto molto piacere alla sua figliolina!... Grazie!... Quanto è buona e quanto vorrei somigliarle! Ma il giocattolo di Gesù è la debolezza in persona e se non è Gesù stesso a portare o a lanciare la sua pallina, essa resterà là, inerte, ferma allo stesso posto. Ancora un giorno e sarò la fidanzata di Gesù. Che grazia!... Che fare per ringraziarlo, per rendermi meno indegna di un tale favore? Oh! «la Patria... la Patria!...». Ho tanta sete del cielo dove si amerà Gesù senza riserve! Ma bisogna patire e piangere per arrivarvi. Ebbene, sì, voglio soffrire tutto ciò che piacerà a Gesù, lasciarlo fare tutto ciò che vuole della sua pallina. Teresa del Bambino Gesù post. carm. ind. 56 - A SUOR MARTA DI GESU’ Le invia il santino-ricordo della sua Vestizione. 10 gennaio 1889 Ricordo della mia Vestizione offerto alla mia cara sorellina. Presto il divino Fidanzato di Teresa del Bambino Gesù, sarà anche quello di Marta di Gesù! Domandi a Gesù che diventi una grande santa. Domanderò anch'io la stessa grazia per la mia cara piccola compagna! Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 57 - A CELINA L'incoraggia a sopportare la propria debolezza sotto il peso della croce pensando a Gesù sulla via del Calvario. J. M. J. T. Gennaio 1889 Gesù e la sua croce!... Sorella cara, Sì, tesoro mio, Gesù è accanto con la sua croce! Privilegiata del suo amore, ti vuole rendere simile a sé. Perché spaventarsi di non poter portare questa croce senza sentire la propria debolezza? Gesù sulla via del Calvario è caduto ben tre volte e tu, povera piccola, non vorresti essere simile al tuo Sposo, non vorresti cadere cento volte, se è necessario, per provargli il tuo amore, rialzandoti dalla caduta con più forza di prima!... Celina... bisogna proprio che Gesù t'ami d'un amore particolare per provarti così. Lo sai che io ne son quasi gelosa? A quelli che amano di più, dona di più, a quelli che amano meno, dona meno... Ma tu non senti l'amore per lo Sposo, vorresti che il tuo cuore fosse una fiamma che sale verso di lui senza la più leggera nuvola di fumo... Fai bene attenzione che il fumo che ti circonda è solo per te, per toglierti tutta la vista del tuo amore per Gesù. La fiamma non è veduta che da lui solo ed è allora che arriva tutt'intera a lui. Infatti, quando ce ne mostra un po', subito interviene l'amor proprio a spegnere tutto come un vento fatale!... Mi fai, in questo momento, l'effetto d'una persona che è circondata da immense ricchezze la cui vista si perde all'orizzonte. Questa persona vuole voltar loro le spalle perché, essa dice, troppe ricchezze le sarebbero d'impaccio, non saprebbe che farsene. Meglio lasciarle perdere o permettere che siano prese da altri!... Questi altri non verranno perché quelle ricchezze sono state preparate per la fidanzata di Gesù e soltanto per lei!... «Dio butterebbe all'aria il mondo per trovare la sofferenza e donarla ad un'anima sulla quale il suo sguardo divino si è posato con un amore indicibile». Che possono importare a noi le cose di questa terra? Sarebbe forse la nostra Patria questo fango, così poco degno di un'anima immortale? E che c'importa a noi che degli uomini miserabili vadano mietendo le muffe che spuntano su questo fango. Quanto più il nostro cuore abita in cielo, tanto meno sentiamo tutte queste punture di spillo. Ma non credere che il sentirle non sia una grazia e una grande grazia, perché allora la nostra vita è un martirio e un giorno Gesù ci darà la palma. «Soffrire ed essere disprezzato»! Quale amarezza ma anche quale gloria! Ecco la divisa del «gigliosemprevivo». Nessun'altra gli si potrebbe adattare. Il mio cuore ti segue nel nobile compito che Gesù ti ha affidato. Tu non sei un soldato, sei un generale! Soffrire ancora e sempre... Ma tutto passa. 58 - A CELINA Sentendosi in pieno accordo con la sua anima gemella, ringrazia Gesù di averle fatte degne di patire con lui. J. M. J. T. Febbraio 1889 Gesù


Mia cara Celina, Non so dirti quanto piacere mi ha fatto la tua cara letterina!... Ora sei davvero il giglio-semprevivo di Gesù. Come è contento del suo giglio, con quanta tenerezza guarda il suo fiore prediletto che non vuole che lui solo, che non ha altro desiderio che quello di consolarlo... Ogni nuova sofferenza, ogni angoscia dell'anima è come un leggero zeffiro che reca a Gesù il profumo del suo giglio. Egli sorride con amore e subito prepara una nuova amarezza, riempie il calice fino all'orlo, pensando che più il suo giglio cresce nell'amore, più deve crescere anche nella sofferenza! Che privilegio ci ha concesso Gesù inviandoci un dolore così grande! Ah! l'eternità non sarà lunga abbastanza per ringraziarlo. Ci colma dei suoi favori come ha fatto coi più grandi santi. Perché tanta predilezione? E’ un segreto che ci rivelerà nella nostra Patria, il giorno in cui «asciugherà tutte le lacrime dai nostri occhi». Bisogna proprio che sia alla mia anima che parlo così perché altrimenti, non sarei compresa. Ma sì, è a lei che mi rivolgo, a lei che ha già preceduto tutti i miei pensieri. Forse però c'è qualcosa che ignora, l'amore che Gesù le porta, quell‘amore che domanda tutto. Per lui non c'è nulla d'impossibile e non vuole mettere limiti alla santità del suo giglio... Il suo limite è quello d'essere senza limite! Come potrebbe averne? Noi siamo più grandi dell'intero universo. Un giorno avremo, noi stessi, un'esistenza divina... Oh! come sono riconoscente a Gesù d'aver collocato un simile giglio accanto al nostro amato Papà un giglio che non si spaventa di nulla, un giglio che vuol piuttosto morire anziché abbandonare il campo glorioso dove l'amore di Gesù, l'ha posto! Ormai, noi non abbiamo più nulla da sperare sulla terra, più nulla fuorché la sofferenza. Quando saremo giunti al termine, la sofferenza sarà ancora là a tenderci le braccia. Che sorte invidiabile... I cherubini nel cielo invidiano la nostra felicità. Non è per questo che ho scritto alla mia cara Celina, per dirle di avvertire la signorina Paolina della disgrazia che ci ha colpito per la malattia del Babbo. Ridi quanto vuoi della tua povera Teresa che affronta l'argomento principale alla fine della sua lettera! Povera Leonia le voglio un gran bene, perché è meno fortunata di noi, Gesù le ha dato meno. Ma a quelle a cui ha dato di più, sarà domandato di più. La tua sorellina Teresa del Bambin Gesù nov. Carm. Ind. 59 - A CELINA Invidia il suo destino di sofferenza, segno infallibile della predilezione di Gesù. J . M. J. T. Carmelo, 28 febbraio 1889 Gesù Mia cara Celina, E’ possibile che debba scriverti a Caen? Mi sto domandando se sogno o sono desta... Ma no è la realtà!... Forse ti stupirò, sorellina cara, se ti dico che son ben lontana dal compiangerti, anzi, a dirti il vero, trovo la tua sorte degna d'invidia. Gesù ha sopra di te dei disegni d'amore indicibile. Vuole che il suo «giglio-semprevivo» sia tutto per sé, e lui stesso s'incarica di fargli fare il suo primo noviziato. La sua mano divina adorna la sua sposa per il giorno delle nozze, ma quella mano delicata non si lascia ingannare dallo sfarzo delle vesti... Gesù è uno «sposo di sangue». Vuole per sé tutto il sangue del cuore. Oh! come ci costa donare a Gesù ciò che domanda! Eppure, che grande fortuna che costi tanto! Che gioia ineffabile portare le nostre croci esperimendo la nostra debolezza! Il «giglio-semprevivo» arriva a capire questo povero granello di sabbia?... Il tuo noviziato è quello del dolore. Che privilegio inesplicabile! Ah!, sorellina cara, lungi dal lamentarmi con Gesù della croce che ci manda, non arrivo a comprendere l'amore infinito che l'ha portato a trattarci così. Bisogna che il nostro diletto Babbo sia davvero molto amato da Gesù per dover tanto soffrire! Ma non trovi che la disgrazia che lo colpisce non è altro che il coronamento della sua vita meravigliosa? lo sento, mio piccolo «giglio-semprevivo», che ti sto dicendo delle vere pazzie, ma non importa. Penso ancora molte altre cose sull'amore di Gesù, che sono forse assai più forti ancora... Che grande fortuna essere umiliati! E’ la sola strada che conduce alla santità!... Possiamo ora dubitare della volontà di Dio sulle nostre anime?... La vita non è che un sogno, presto ci sveglieremo con un grido di gioia... Più grandi sono le nostre sofferenze, più sconfinata sarà la nostra gloria... Oh! non perdiamo la prova che Gesù ci manda, è una miniera d'oro da sfruttare. Mancheremo all'occasione?... Il granello di sabbia vuol mettersi all'opera senza gioia, senza coraggio, senza forza, e tutte queste prerogative gli faciliteranno l'impresa. Vuol lavorare per amore. E’ il martirio che comincia. Scendiamo insieme nell'arena, se il «giglio-semprevivo» non sdegna la compagnia del suo povero granello di sabbia. 60 - ALLA SIGNORA GUERIN La ringrazia con affettuosa riconoscenza del denaro che le ha mandato. J.M.J.T. Gesù


Carmelo, 12 marzo 1889 Zietta cara, Mi vedo nell’impossibilità di obbedirle, perché sarebbe troppo difficile per me non dirle grazie. Queste cinque lettere ben piccola cosa per esprimerle tutta la mia riconoscenza, ma, mia cara zia, cerchi lei di comprendere, la prego, anche quello che la sua figliolina non riesce a dirle. 0 zia, quant'è buona! Voglio pregare tanto per lei! E’ vero, ahimé! che sono incapace di fare qualcosa di buono. Invece di guadagnare del denaro, non fo che sciuparne. Così la delicata premura della mia cara zietta m'ha riempito di commozione. Non riuscivo a credere di essere diventata di colpo tanto ricca, senza avere fatto nulla per guadagnare tutti quei soldi! Non posso trattenermi dal ridere pensando che, grazie ai miei buoni zii, sarò proprio io a procurare il pesce alla comunità tutta intera! Spero, mia cara zia, che non si vorrà dimenticare di ringraziare per me il caro zio e di dirgli tutta la mia gratitudine. Cara zia, bisogna davvero che il buon Dio l'ami di un amore speciale per farla tanto soffrire. L'assicuro che, se ascoltasse le mie suppliche, sarebbe bell'e guarita e non si ammalerebbe mai più, perché sarei felice ch'egli mandasse a me tutte le pene riservate a lei. Ahimé, zia cara, questa lettera è così incapace di esprimere i sentimenti del mio cuore! Vorrei poterle mostrare tutta la mia riconoscenza. Com'è buono Gesù a lasciarci, nella crudele prova che c'invia, la consolazione di vedere il nostro dolore diviso e compreso dai nostri buoni parenti! Abbraccio con tutto il cuore la mia Giovannina ed anche la padroncina di casa. Addio, zietta cara, ringrazio ancora tanto lei e lo zio e vi abbraccio con la più grande tenerezza. La sua figliolina piena di riconoscenza. Suor Teresa del Bambino Gesù nov. carm. ind. 61 - A CELINA Effonde la sua anima avida di distacco e tutta rapita dalle cose del cielo. J. M. J. T. Carmelo, 12 marzo 1889 «Viva Gesù! Che dolcezza votarsi a lui e sacrificarsi per suo amore». Celina!... Questo caro nome risuona con tanta soavità nel fondo del mio cuore!... I nostri due cuori non son l'uno l'immagine dell'altro? Stasera ho bisogno di venire dalla mia Celina a gettarmi nell'infinito... Ho bisogno di dimenticare la terra. Quaggiù tutto mi stanca, tutto mi è di peso, non trovo che una gioia quella di soffrire per Gesù... e questa gioia non sentita supera ogni gioia. La vita passa... l'eternità s'avanza a grandi passi... presto vivremo della vita stessa di Gesù. Dopo essere state abbeverate alla sorgente di tutte le amarezze, saremo deificate alla sorgente stessa di tutte le gioie, di tutte le delizie... Presto, sorellina, potremo comprendere, con un solo sguardo, ciò che passa nell'intimo del nostro essere!... «Passa la scena di questo mondo». Presto vedremo cieli nuovi, «un sole più radioso rischiarerà dei suoi splendori mari eterei ed orizzonti infiniti...». L'immensità sarà il nostro dominio... non saremo più prigioniere in questa terra d'esilio, tutto sarà passato! Insieme con lo Sposo celeste vogheremo sull'onda di laghi senza rive!... «L'infinito non ha confini, né fondo, né rive!...». «Coraggio, Gesù ode fin l'eco più lontana del nostro dolore». Le nostre arpe sono sospese in questo momento ai salici che costeggiano il fiume di Babilonia, ma il giorno della nostra liberazione, quali armonie faranno ascoltare! Con quale gioia faremo vibrare tutte le corde dei nostri strumenti!... L'amore di Gesù per Celina non potrebbe essere compreso che da Gesù!... Gesù ha fatto pazzie per Celina... Che anche Celina faccia delle pazzie per Gesù... L'amore si paga solo con l'amore e le piaghe dell'amore si guariscono solo con l'amore. Offriamo tutte le nostre sofferenze a Gesù per salvare le anime. Povere anime!... Esse hanno meno grazie di noi e tuttavia il sangue di un Dio è stato versato per salvarle... Gesù è disposto a far dipendere la loro salvezza da un sospiro del nostro cuore... Che mistero!... Se un sospiro può salvare un'anima, che cosa non possono fare delle sofferenze come le nostre?... Non rifiutiamo niente a Gesù!... La campana suona e non ho ancora scritto alla mia povera Leonia: comunicale le mie raccomandazioni, abbracciala e dille che l'amo. Che sia fedelissima alla grazia e Gesù la benedirà. Chieda a Gesù ciò che le voglio dire. lo incarico lui delle mie commissioni. A presto!... Oh! il cielo, il cielo! Quando vi saremo? Il granellino di sabbia di Gesù 62 - A CELINA Le augura di diventare la piccola ombra di Gesù J. M. J. T. Gesù 15 marzo 1889 Grazie della lettera così gradita al tuo granellino di sabbia. In una delle tue ultime lettere dicevi che sei la mia ombra. Ahimé! sarebbe ben triste se fosse così. Che cos'è l'ombra d'un povero granellino di sabbia?


Ho pensato qualcosa di meglio per la mia cara Celina. Quest'idea dell'ombra mi è piaciuta, e mi son detta che in realtà la mia Celina doveva essere l'ombra di qualcosa. Ma di che? Non riesco a trovare nulla nel creato che contenga l'idea di quella realtà della quale io penso che la mia Celina dev'essere l'ombra fedele. Gesù! Ecco chi dev'essere questa divina realtà. Sì, Celina dev'essere la piccola ombra di Gesù. Che titolo umile e glorioso ad un tempo! Che cos'è infatti un'ombra?... Ma essere l'ombra di Gesù, che gloria!... Quante cose avrei da dire a questo proposito alla piccola ombra di Gesù, ma ho troppo poco tempo e non posso farlo. Il sogno della mia Celina non potrebbe essere più attraente, forse un giorno sarà realizzato... Intanto, nell'attesa, cominciamo il nostro martirio, lasciamo che Gesù ci strappi quanto abbiamo di più caro e non rifiutiamogli niente. Prima di morire troncate dalla spada, facciamoci uccidere a colpi di spillo... Mi capisce, la mia Celina?... Il granellino di sabbia si unisce nella sofferenza alla piccola ombra di Gesù. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 63 - A CELINA Rattristata dalle notizie sulle condizioni del babbo, l'esorta a non respingere l'amaro calice di Gesù. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 4 aprile 1889 Mia cara sorellina, La tua lettera ha lasciato una grande tristezza nella mia anima!... Povero Babbino!... No, i pensieri di Gesù non sono i nostri pensieri... le sue vie non sono le nostre vie... Egli ci presenta un calice così amaro che la nostra debole natura si ritrae spaventata. Non ritiriamo le nostre labbra da questo calice preparato dalla mano di Gesù. Guardiamo la vita alla luce della realtà... E’ un attimo fra due eternità. Soffriamo in pace. Confesso che questa parola «pace» mi sembrava un po' forte, ma, l'altro giorno, riflettendoci a fondo, ho scoperto il segreto di soffrire in pace. Chi dice pace, non dice gioia, o perlomeno gioia sentita. Per soffrire in pace, basta solo volere tutto ciò che Gesù vuole. Per essere la sposa di Gesù bisogna somigliare a Gesù, e Gesù è tutto sanguinante, coronato di spine!... «Mille anni davanti ai vostri occhi, Signore, sono come il giorno d'ieri che è “passato”» «Sulle sponde dei fiumi di Babilonia ci siamo seduti e abbiamo pianto, ricordandoci di Sion... Abbiamo appeso le nostre arpe ai salici di quella terra... Quelli che ci avevano condotti prigionieri ci hanno detto: "Cantateci un inno dei cantici di Sion...". Come potremmo cantare il cantico del Signore in terra straniera?». No, non cantiamo alle creature i cantici del cielo... ma, come Cecilia, cantiamo nel nostro cuore un cantico melodioso al nostro Prediletto!... Il cantico della nostra sofferenza unita alle sue sofferenze è ciò che più rapisce il suo cuore... Gesù brucia d'amore per noi... Contempla il suo volto adorabile! Contempla i suoi occhi spenti e abbassati!... Contempla le sue piaghe... Contempla Gesù nel suo Volto... Là vedrai quanto ci ama. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 64 - A MARIA GUERIN La prega d'inviarle un libro avuto in regalo nel giorno della prima comunione. J. M. J. T. Gesù Mercoledì, 24 aprile 1889 Mia cara sorellina, Ti chiedo un favore e mi rivolgo a te, perché so che i Buissonnets, che ora, ahimé! sono deserti, erano un tempo il tuo regno. Rammenti quel libro che la signora Tifenne mi aveva regalato il giorno della mia prima Comunione? Era intitolato: «Il florilegio della fanciulla». Questo libro dev'essere in uno dei cassetti del cassettone del nostro povero Papà. Sarei molto contenta se lo potessi avere il più presto possibile insieme ad un altro libretto che m'avevano regalato le signorine Primois. Quest'ultimo è scuro con una decorazione in oro ai bordi. Credo che siano delle meditazioni sull'Eucaristia. Si trova sopra una traversa dell'armadio a muro nella camera di Celina (quello dal lato della porta). Sorellina cara, perdonami se ti procuro questo fastidio. Se fosse possibile, potresti spiegare tutto in qualche modo alla domestica, senza doverti recare tu stessa ai Buissonnets. E’ incredibile come si sono ora rinsaldati i nostri legami. Mi sembra che dopo la nostra terribile prova, siamo ancora più sorelle di prima... Sapessi quanto ti voglio bene e come penso spesso a tutti voi. E’ una grande consolazione, quando si soffre, avere dei cuori amici capaci di dividere con noi tutto il nostro dolore!... Come ringrazio Dio di averci dato altri genitori così buoni, delle sorelline tanto sensibili. Le nostre povere sorelline, che sono


laggiù lontane, non si stancavano l'altro giorno di dirci tutte le delicatezze che avete usato nei loro confronti. Ho visto che il cuore della mia Mariuccia aveva toccato il cuore della mia Celina e questa è stata una grande gioia per il mio povero cuore, perché sento tanto affetto per la mia cara Maria. Tutti gli elogi che si possono fare di lei saranno sempre inferiori a ciò che ne penso io stessa. Sto scrivendo in fretta senza pensare che questa povera penna non riesce per nulla ad accordarsi col cuore e che, senza dubbio, mi toccherà la confusione di non potere essere letta. SoreIlina cara, abbraccia a nome mio tutti coloro che amo tanto e ringraziali più che puoi. Ci abituano male davvero con tutta quella delizia di cioccolato e di pesce che ci hanno regalato per Pasqua! ... Oh, non posso pensare al pesce... Quel giorno lo zio aveva qualche cosa di tanto paterno, qualcosa di straordinario. Non dimenticherò mai quell'incontro in parlatorio. La tua sorellina che ti vuol bene Suor Teresa del Bambino Gesù 65 - A CELINA Compiendo, Celina, venti anni, Teresa è portata a riflettere sulla misteriosa predilezione di Gesù. J. M. J. T. Gesù Carmelo, 26 aprile 1889 E’ Gesù stesso che s'incarica di augurare il buon compleanno alla sua fidanzata che compie venti anni... Che ventesimo anno fecondo di sofferenze, di grazie speciali! Venti anni! Età piena d'illusioni... dimmi, che illusione lasci nel cuore della mia Celina?... Quanti ricordi fra di noi!... E’ tutto un mondo... Sì, Gesù ha le sue preferenze. Ci sono dei frutti nel suo giardino che il sole del suo amore fa maturare quasi in un batter d'occhio... Perché siamo anche noi di questo numero? E’ un interrogativo pieno di misteri... Quale ragione ce ne può dare Gesù?... Una ragione senza ragione... Celina!... Approfittiamo della preferenza di Gesù che ci ha insegnato tante cose in pochi anni, non trascuriamo nulla di ciò che può fargli piacere... Sì, lasciamoci indorare dal sole del suo amore... questo sole bruciante... consumiamoci d'amore!... San Francesco di Sales dice:«Quando il fuoco dell’amore entra nella stanza del cuore, tutti i mobili volano via dalle finestre». Oh! non lasciamo niente nel nostro cuore, niente all'infuori di Gesù! Non c'illudiamo di poter amare senza soffrire, senza soffrire molto. Tale è la nostra povera natura e non per nulla! E’ la nostra ricchezza, il nostro guadagno d'ogni giorno! E’ così preziosa che Gesù è venuto sulla terra apposta per questo, per possederla. Soffriamo con amarezza, cioè senza coraggio!... «Gesù ha sofferto con tristezza; ma senza tristezza vi sarebbe vera sofferenza per l'anima?». E noi vorremmo soffrire fortemente, eroicamente... Celina!... Quale illusione!... Potremmo pretendere di non cadere mai? - Che importa, Gesù, se cado ad ogni istante? Vedo così la mia debolezza e questo è per me un grande guadagno. Voi vedete in questo modo ciò che posso fare e sarete più spinto in avvenire a portarmi tra le vostre braccia... Se non lo fate, è perché vi compiacete di vedermi per terra... Allora non voglio più inquietarmi, ma continuerò a tendere verso di voi le mie braccia supplicanti e piene d'amore! Non posso credere di essere da voi abbandonata!... «I santi, proprio nel momento in cui si trovavano ai piedi del Signore, incontravano la croce». Celina cara, dolce eco della mia anima!... Se tu conoscessi la mia miseria... Oh! se tu la sapessi davvero! La santità non consiste nel dire delle belle cose, neppure nel pensarle o nel sentirle. Sta tutta nella volontà di soffrire «La santità! Bisogna conquistarla con la punta della spada, bisogna soffrire... agonizzare!...». Verrà un giorno in cui le ombre spariranno. Allora non resterà più che la gioia, l'ebbrezza... Approfittiamo del nostro unico momento di sofferenza, badiamo solo all'attimo che passa. Un attimo, è un tesoro... Un solo atto d'amore ci farà conoscere più a fondo Gesù, ci avvicinerà a lui per tutta l'eternità!... Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. Ind 66 - A CELINA Auguri di compleanno accompagnati da un mazzetto di fiori da parte di Bambino Gesù. J. M. J. T. Per il 28 aprile 1889 Voglio dire ancora una volta buon compleanno alla mia cara Celina e le invio un mazzetto di fiori da parte del Bambino Gesù che la ringrazia dei tanti fiori stupendi da lei ricevuti. Ahímé! questi fiori non sono affatto splendenti. Il Bambino Gesù del Carmelo è povero, ma in cielo ci mostrerà le sue ricchezze e ci ricolmerà di tutti i suoi beni... Domani riceverò Gesù e gli parlerò tanto della mia cara Celina, di quest'altra me stessa. Avrò molte cose da dirgli, ma non mi sarà difficile. Un sospiro solo gli rivelerà tutto.


Che pasticcetto questa lettera! ma scrivo così alla svelta che devi scusarmi. Vorrei che il mio cuore e tutto ciò che esso racchiude per te ti fosse svelato, ma sono di quelle cose che non si possono scrivere e che solo il cuore comprende. (Il mazzetto di Gesù ha passato parecchie ore davanti a lui, in un vaso ancora più povero di lui!...). Celina cara, un giorno andremo in cielo per sempre. Allora non vi sarà più né giorno né notte come su questa terra... Oh! che gioia! Camminiamo in pace guardando il cielo, l'unica meta di tutte le nostre fatiche. S'avvicina l'ora del riposo. Abbraccia forte forte per me la mia Leonia che amo tanto. Non dimenticherò il giorno del suo ventiseiesimo compleanno. Dopo che sono al Carmelo, ho una memoria speciale per le date. A presto, Celina cara, «giglio-semprevivo» di Gesù... Ti amo più di quanto riesco a dirti. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù 67 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Vuole seguirla sulla via dell'annientamento, assetata d'eternità. J. M. J. T. La voce del caro Agnello di Gesù è giunta agli orecchi dell'agnellino come una dolce musica!... Dove dunque l'Agnello ha imparato la melodia di Cecilia? L'eternità!... oh! l'agnellino vi s'è tutto immerso. Tenta di lanciarsi saltellando dietro le orme dell'Agnello, ma bisogna che questo gli segni la strada con la dolce musica del suo richiamo. Il granello di sabbia, nonostante la sua piccolezza, vuole prepararsi una bella eternità, vuol fare altrettanto per le anime dei peccatori, ma ahimé! non è ancora abbastanza piccolo né abbastanza leggero. Per l'Agnello e per l'agnellino occorre la palma di Agnese, non attraverso il sangue, ma attraverso l'amore... Ecco il sogno del granello di sabbia! Gesù solo!... Nient'altro che lui! Il granello di sabbia tanto piccolo che se volesse mettere qualcos'altro nel suo cuore, non ci sarebbe più posto per Gesù... Preghi il candido Agnello per l'oscuro granello di sabbia affinché diventi nell'eternità splendente e luminoso. La piccola canna di Gesù 68 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Non teme le angosce e le tempeste pur di conquistare la palma. Grazie al mio caro Agnello d'aver fatto nuovamente udire all'agnellino la musica del cielo. Il soave venticello ha scosso, dolcemente la piccola canna... Erano le nove quando la canna ha scorto la preziosa letterina. Non aveva un raggio di luce, ma il suo cuore, prima ancora dei suoi occhi, ha riconosciuto al volo la musica di santa Cecilia. Non ne ha perduta nemmeno una nota!... Sì, bramo queste angosce del cuore, questi colpi di spillo di cui parla l'Agnello. Che importa alla piccola canna se deve piegarsi? Non ha paura di rompersi perché è stata piantata in riva alle acque. Invece di andare a toccare la terra, quando si piega, non incontra altro che un'onda salutare che la fortifica e suscita in lei il desiderio di nuove tempeste. E’ la sua debolezza che costituisce tutta la sua forza. Non potrebbe spezzarsi mai perché, qualunque cosa le accada, non vuol vedere altro che la dolce mano del suo Gesù. Talvolta, i piccoli colpi di vento sono più difficili a superarsi per la fragile canna delle grandi tempeste perché allora, mentre vorrebbe immergersi di nuovo nell'amato torrente, i colpi di vento non sono forti abbastanza per piegarla così in basso. Sono queste le punture di spillo... Ma nessuna sofferenza è troppo grande per conquistare la palma... 69 - A MADRE AGNESE DI GESU’ La supplica di restare ancora sulla terra a farle da guida verso il cielo. Che gioia rivedere domani il dolce volto dell'Agnello! Ma l'agnellino supplica l'Agnello di rimandare ancora il suo gran salto verso il cielo! Se il suo posto è già pronto, pensi al povero agnellino, aspetti un po' finché si fortifichi e sia capace anch'esso di saltare. Allora se n'andranno tutti e due nella loro patria. Il loro cuore, che non si è mai saziato sulla terra, andrà ad abbeverarsi alla sorgente dell'amore. Oh! l'eterno delizioso convito! Che gioia vedere Dio, «essere giudicati da colui che avremo amato al di sopra d tutte le cose». Ho sognato che l'Agnello se n'andrà presto nella patria ma spero che resterà ancora un po' nell'esilio per guidare il povero agnellino. 70 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE


Ricorda con gratitudine il tempo in cui insegnava ad ammassare tesori per il cielo J. M. J. T. Gesù Sorella cara, grazie, grazie!... Che vuole che le dica il vero agnellino? Non è stato istruito da lei? Rammenta il tempo in cui, assisa sulla sedia grande, tenendomi sulle ginocchia, mi parlava del cielo?... La sento ancora dirmi: «Guarda i commercianti quanto si danno da fare per guadagnare il denaro. E pensare che noi abbiamo la possibilità di ammassare tesori per il cielo. Ad ogni istante non abbiamo da fare altro che raccogliere diamanti col rastrello». Io me ne andavo col cuore pieno di gioia e armato dei migliori propositi. Forse, senza di lei, non sarei al Carmelo!... Tanto tempo è passato da quei fortunati momenti vissuti nel nostro dolce nido. Gesù è venuto a visitarci... Ci ha trovate degne di passare attraverso il crogiolo della sofferenza. Prima della mia entrata al Carmelo il nostro incomparabile papà diceva, donandomi al buon Dio: «Vorrei avere qualcosa di meglio da offrire a Dio». Gesù ha ascoltato la sua preghiera... questo qualcosa di meglio era lui stesso!... Quale gioia per un attimo di sofferenza... E’ il Signore che ha fatto questo... e il Signore ama il nostro Papà immensamente più di quanto l'amiamo noi. Papà è il bambino del buon Dio. Il buon Dio, per risparmiargli grandi sofferenze, vuole che soffriamo noi per lui!... E noi abbiamo l'obbligo di ringraziarlo! Sorella cara, la vita passerà molto in fretta. In cielo osserveremo con indifferenza che le reliquie dei Buissonnets sono state sballottate qua e là. Che importa la terra?... La sua figliolina cresciuta alla sua scuola! Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 71 - A MARIA GUERIN La incoraggia a fare la comunione nonostante i suoi scrupoli. J. M. J. T. Gesù Giovedì, 30 maggio 1889 Mia cara sorellina, Hai fatto bene a scrivermi. Ho capito tutto, tutto, tutto!... Non hai commesso la minima ombra di male. Conosco tanto bene questa sorta di tentazioni che te lo posso assicurare senza paura d'ingannarmi. Del resto, è Gesù stesso che me lo dice in fondo al cuore... Bisogna disprezzare tutte queste tentazioni, non degnarle nemmeno d'uno sguardo. Ti devo confidare una cosa che m'ha fatto davvero molta pena? Che la mia Mariuccia abbia lasciato le sue Comunioni il giorno dell'Ascensione e l'ultimo giorno del mese di Maria... Oh! quanto è dispiaciuto questo a Gesù!... Dev'essere veramente astuto il demonio per ingannare così un'anima!... ma sai bene, mia cara, che questo è lo scopo ultimo di tutte le sue mire. Non ignora certo, il perfido, che non può far peccare un'anima decisa ad essere tutta di Gesù. Non gli resta allora che farle credere il contrario. E’ già molto per lui mettere il turbamento in quest'anima, ma per soddisfare la sua rabbia non si ferma qui. Vuole privare Gesù d'un tabernacolo amato. Non potendo entrare in questo santuario, vuole almeno che rimanga vuoto e senza padrone!... Ahimé! che cosa diventerà questo povero cuore?... Quando il diavolo è riuscito ad allontanare un'anima dalla santa Comunione, ha raggiunto il suo scopo... E Gesù piange!... 0 mia cara, pensa dunque che Gesù è là nel tabernacolo espressamente per te, per te sola, e brucia dal desiderio d'entrare nel tuo cuore... non ascoltare il demonio, burlati di lui e va' senza paura a ricevere il Gesù della pace e dell'amore!... Ma sento che dici: «Teresa parla così perché non sa... e poi io non mi posso comunicare perché credo di fare un sacrilegio, ecc...». Sì, la tua povera Teresina conosce molto bene queste cose, ti ripeto che essa ha capito tutto; ti assicura che puoi andare senza timore a ricevere il tuo solo vero Amico. Anche lei è passata attraverso il martirio dello scrupolo, ma Gesù le ha fatto la grazia di comunicarsi anche quando, perfino allora, credeva di aver commesso delle colpe gravi... Ebbene! Essa ha riconosciuto, te l'assicuro, che quello era il solo mezzo per sbarazzarsi del demonio. Quando vede che perde tempo, ti lascia tranquilla!... No, è impossibile che un cuore «che trova riposo solo nel tabernacolo» offenda Gesù al punto da non poterlo ricevere. Ciò che offende Gesù, ciò che lo ferisce al cuore, è la mancanza di fiducia!... Sorellina, prima di ricevere la tua lettera, presentivo le tue angosce, il mio cuore era unito al tuo. Stanotte ho sognato che cercavo di consolarti, ma ahimé! tutti i miei tentativi fallivano!... Non sarò certo più fortunata oggi a meno che Gesù e la santa Vergine non vengano in mio aiuto. Spero che il mio desiderio si realizzerà e che l'ultimo giorno del suo mese, la santa Vergine guarirà la mia sorellina amata. Ma per questo bisogna pregare, pregare molto. Se tu potessi accendere un cero a Nostra Signora delle Vittorie!... ho tanta fiducia in lei!...


Il tuo cuore è fatto per amare Gesù, per amarlo appassionatamente. Prega tanto affinché gli anni più belli della vita non trascorrano in mezzo a paure chimeriche. Non abbiamo che questi brevi attimi di vita per amare Gesù. Il diavolo lo sa molto bene e per questo cerca tutte le vie per farceli perdere in un vano logorio... Sorellina cara, comunicati spesso...Ecco l’unico rimedio se vuoi guarire. Non per nulla Gesù ha messo questa attrattiva nella tua anima; (credo che sarebbe contento se tu potessi ricuperare le due comunioni tralasciate, perché allora la vittoria del demonio sarebbe meno grande essendo fallito nel suo intento di allontanare Gesù dal tuo cuore). Non temere di amare troppo la santa Vergine. Non l'amerai mai abbastanza, e Gesù ne sarà ben contento, perché la santa Vergine è sua Madre. Addio sorellina, perdonami questo scarabocchio che non posso neppure rileggere perché non ho tempo. Abbraccia per me tutti i miei. Suor Teresa del Bambino Gesù n.c.i. 72 - A MARIA GUERIN La esorta a liberarsi da vani scrupoli e a sopportare come una prova le aridità. Gesù Domenica, 14 luglio 1889 Mia cara sorellina, Poiché hai l’umiltà di chiedere consigli alla tua Teresina, essa non te li può rifiutare, ma, povera novizietta senza esperienza, da sola avrebbe paura d’ingannarsi e tu stessa potresti aver dei dubbi su ciò che ti dice. Oggi però, non temere, è la risposta stessa di Gesù che ti porto Oh! quanto sono contenta di farti questa ambasciata... Stamattina ho domandato alla nostra buona Madre che cosa dovevo risponderti a proposito di ciò che hai detto a Celina. Facendo ciò che mi ha detto per te questa cara Madre, non devi temere d'ingannarti, perché Dio ha messo nel suo cuore una profonda conoscenza delle anime e di tutte le loro miserie. Essa sa tutto di te, non è all'oscuro di nulla, la conosce la tua anima in modo perfetto. Ecco quello che mi ha detto di dirti da parte di Gesù: «Hai fatto bene a dir tutto a Celina, tuttavia è cosa migliore non fermarsi a discorrere di queste cose, non badarvi neppure perché la nostra Madre è sicura che tu non fai nulla di male». Allora, ti senti rasserenata? Mi sembra che al tuo posto, se m'avessero parlato con tanta chiarezza, sarei guarita subito e mi sarei lasciata condurre ciecamente. Infatti è il solo mezzo per vivere in pace e soprattutto per far piacere a Gesù. Anche se tu fossi sicura di fare del male, non vi è alcun pericolo, perché nostra Madre che ha (penso) più esperienza di te, ti dice che non è affatto vero. Oh! Maria, quanto sei fortunata d'avere un cuore capace di amare così... Ringrazia Gesù d'averti fatto un dono così prezioso e donagli il tuo cuore interamente. Le creature son troppo piccole per riempire il vuoto immenso che Gesù ha scavato in te. Non ci dev'essere spazio alcuno per loro nella tua anima... Il buon Dio non ti prenderà nelle sue reti perché ci sei già dentro prigioniera... Sì, è tanto vero che il nostro amore non appartiene alla terra. E’ troppo forte per questo e neppure la morte sarebbe capace d’infrangerlo... Non t'affliggere per il fatto che non provi nessuna consolazione nelle tue comunioni. E’ una prova che bisogna sopportare con amore. Non perderne neppure una delle spine che incontri ogni giorno. Con una sola di esse puoi salvare un'anima!... Ah! se tu sapessi come il buon Dio è offeso! La tua anima è fatta apposta per consolarlo... Amalo fino alla follia per tutti quelli che non l'amano!... Sorellina, dopo la sua folle corsa, è necessario che la mia penna si fermi. Oggi, ho cinque lettere da scrivere, ma ho voluto cominciare dalla mia Mariuccia. L'amo tanto così poco naturalmente! Abbraccia per me lo zio, la zia e la mia cara Giovanna e di' loro che li porto nel cuore. Tu, piccola privilegiata di Gesù, prega affinché la tua indegna sorellina sia capace d'amare al pari di te, se ciò è possibile. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 73 - A CELINA Il dolore è breve, la gioia sarà eterna. Immoliamoci per la salvezza delle anime, soprattutto per i sacerdoti. J. M. J. T. Gesù Carmelo, 14 luglio 1889 Mia cara Celina, La mia anima non t'abbandona. Soffre l'esilio insieme con te!... Oh! quanto costa vivere, restare su questa terra d’amarezza e d'angoscia... Ma domani... un'ora, e saremo in porto. Che felicità! Come sarà bello contemplare Gesù faccia a faccia per tutta l'eternità! Sempre, sempre più amore, sempre gioie più inebrianti... una felicità senza nubi...


Come ha fatto dunque Gesù per staccare così le nostre anime da tutto il creato? Ha vibrato un grande colpo, ma è un colpo d'amore... Dio è ammirevole, ma soprattutto è amabile... amiamolo dunque... amiamolo fino al punto da soffrire per lui tutto ciò che vorrà, anche le pene dell'anima, le aridità, le angosce, le freddezze apparenti. E’ veramente un grande amore l'amare Gesù senza sentire nessuna dolcezza. E’ un martirio... Ebbene! moriamo martiri! Oh! Celina mia... dolce eco della mia anima, mi comprendi?... il martirio ignorato, noto a Dio solo, ignorato dalla creatura, martirio senza onore, senza trionfo... Ecco l'amore spinto fino all'eroismo. Ma un giorno «il Dio della riconoscenza griderà: Ora è la mia volta». Oh! che cosa vedremo allora? Che sarà mai quella vita che non avrà più fine?... Dio sarà l'anima della nostra anima. Mistero insondabile! «L'occhio dell'uomo non ha mai veduto la luce increata, il suo orecchio non ha mai udito le celesti armonie, e il suo cuore non può presentire ciò che Dio riserva a coloro che egli ama». E tutto questo accadrà presto, sì, molto presto. Affrettiamoci a preparare la nostra corona, tendiamo la mano per cogliere la palma. Se amiamo molto, se amiamo Gesù con passione, egli non sarà tanto crudele da lasciarci ancora a lungo su questa terra d'esilio!... Celina, nei brevi istanti che ci restano, non perdiamo il nostro tempo... salviamo le anime... le anime. «Esse si perdono come fiocchi di neve» e Gesù piange, e noi... noi pensiamo ai nostri dolori senza consolare il nostro Fidanzato! Celina mia, viviamo per le anime, siamo apostoli, salviamo soprattutto le anime dei sacerdoti, queste anime che dovrebbero essere più trasparenti del cristallo... Ahimé! quanti cattivi sacerdoti, quanti sacerdoti che non sono santi abbastanza! Preghiamo, soffriamo per loro e nel giorno finale Gesù ci mostrerà la sua riconoscenza. Noi gli porteremo in dono le anime!... Celina, comprendi il grido del mio cuore? Insieme, sempre insieme, Celina e Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. P.S. - Suor Maria del Sacro Cuore non può scriverti perché la lettera peserebbe troppo. 74 - A CELINA La ringrazia di un dono e la esorta ancora a immolarsi per le anime, soprattutto per i sacerdoti. J. M. J. T. 15 ottobre 1889 Gesù Celina cara, Sapessi come hai toccato il cuore della tua Teresa...I tuoi vasetti sono incantevoli. Non immagini il piacere che mi hai fatto!... Celina, la tua lettera mi ha riempito di gioia. Ho capito quanto le nostre anime sono fatte per comprendersi, per fare la stessa strada... La vita... sì, è vero, per noi la vita non ha più attrattiva. Ma no, m'inganno, è vero che le attrattive del mondo sono svanite per noi, ma è tutto fumo... e a noi resta la realtà. La vita diventa così un autentico tesoro... ogni istante è un'eternità, un'eternità di gioia per il cielo, un'eternità... vedere Dio faccia a faccia, essere una sola cosa con lui... Solamente Gesù è: tutto il resto non è... Amiamolo, dunque, fino alla follia, salviamogli le anime. Ah! Celina, io sento che Gesù domanda a noi due di estinguere la sua sete dandogli delle anime, soprattutto anime di sacerdoti. Sento che Gesù vuole che ti dica queste cose, perché la nostra missione è quella di dimenticarci, di annientarci... Siamo così poca cosa... e tuttavia Gesù vuole che la salvezza delle anime dipenda dai nostri sacrifici, dal nostro amore. Egli viene da noi a mendicare delle anime... Sappiamo capire il suo sguardo! Tanto pochi lo capiscono. Gesù ci fa la grazia straordinaria di ammaestrarci lui stesso, di mostrarci una luce nascosta. Celina, la vita è breve, l'eternità è senza fine... Facciamo della nostra vita un continuo sacrificio, un martirio d'amore, per consolare Gesù. Egli non vuole che uno sguardo, un sospiro, ma uno sguardo e un sospiro che siano per lui solo!... Che tutti gl'istanti della nostra vita siano per lui solo. Che tutte le creature ci sfiorino appena... Non c'è che una cosa da fare nella notte di questa vita, l'unica notte che non ritorna più, quella d'amare, amare Gesù con tutta la forza del nostro cuore e salvargli le anime perché sia amato... Oh! fare amare Gesù! Celina! come mi è facile parlare con te... E’ come se parlassi alla mia anima... Mi sembra che a te posso dire tutto... (Grazie ancora dei tuoi graziosi vasetti. Il Bambino Gesù ha un'aria radiosa in mezzo a tanti ornamenti). Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 75 - ALLA SIGNORA GUERIN La ringrazia dei doni ricevuti in occasione della sua festa. 15 ottobre1889 J. M. J. T, Gesù Mia cara zia,


Non so dirle tutta la commozione che ho provato davanti a tanti suoi doni. Non mi resta che ricorrere alla mia santa Patrona e pregarla che la ringrazi lei ricolmandola delle sue grazie insieme al mio caro zio. La incarico di ringraziare per me le mie amate sorelline Giovanna e Maria dei loro graziosi mazzetti e dell'uva deliziosa. La mia lettera è stata interrotta dall'arrivo di un nuovo regalo: due magnifiche piante per il Bambino Gesù. Veramente è troppo per me e ne sarei confusa se non sapessi che tutto ciò è per abbellire l'altare del Bambino Gesù. E’ lui senza dubbio che si prende l'incarico di pagare il mio debito presso i miei cari parenti. Ignoro il nome della persona che fa questo dono prezioso al Gesù di Teresa. Se la conosce, cara zia, la prego di testimoniarle la mia gratitudine! Con quanto fervore prego oggi santa Teresa di renderle il centuplo di tutto ciò che ha fatto per noi! Celina, nella lettera che mi ha mandato per la mia festa, mi parlava di tutte le bontà che ha usato con lei. Sono rimasta molto commossa, ma non mi ha sorpreso, perché conosco tutte le sollecitudini materne che ha avuto per noi. Mia cara zia, ho il cuore traboccante di tante cose belle che vorrei poterle comunicare, ma devo lasciarla per andare ai vespri. Invio a lei, allo zio, e alle mie quattro sorelline i miei migliori baci. La sua figliolina molto riconoscente. Suor Teresa del Bambino Gesù nov. carm. ind. 76 - A CELINA Addolorata per aver dimenticato la data della sua festa, le invia un'immaginetta del Volto Santo. J.M.J.T. Gesù Dal Carmelo, 22 ottobre 1889 Mia cara Celina, Tu sapessi la pena che ho!... quando penso che ho lasciato passare il 21 senza fare gli auguri alla mia Celina nel giorno della sua festa!... Ma può aver dubitato Celina del cuore della sua Teresa?... Eppure era tanto tempo che pensava a questa cara ricorrenza, ma la vita del Carmelo è così eremitica che la povera piccola solitaria non sa mai che data sia. Celina, questa dimenticanza mi ha ferito il cuore, ma, vedi, io penso che quest'anno Gesù ha voluto far cadere la nostra festa nel medesimo giorno. Non è forse oggi l'ottava di santa Teresa? Sì, Celina, santa Teresa è anche la tua patrona, perché tu sei già la sua figlia diletta. Sono certa che la pena che ho oggi nel cuore l'ha voluta Gesù, che ama seminare di tante piccole pene la nostra vita... Ti mando una bella immagine del Volto Santo. Me l'ha regalata nostra Madre qualche tempo fa. Mi pare che si adatti così bene a Maria del Volto Santo che non posso tenerla per me. E tanto che pensavo di farne un presente alla mia Celina, a Celina che è tutta mia. Possa Maria del Volto Santo essere un'altra Veronica che asciuga tutto il sangue e tutte le lacrime di Gesù, l'unico suo Prediletto! Che sappia guadagnargli delle anime, soprattutto le anime da lei amate! Che non tema di sfidare i soldati, cioè il mondo, pur di arrivare fino a lui... Oh! come sarà felice quando potrà un giorno contemplare nella gloria la misteriosa bevanda con la quale avrà dissetato il suo Fidanzato celeste; quando vedrà aprirsi le sue labbra, già tanto riarse, per dirle l'unica ed eterna parola dell'Amore! il grazie che non avrà fine... A presto, mia piccola Veronica, domani indubbiamente il nostro Diletto chiederà un nuovo sacrificio, un altro sollievo alla sua sete. Ma che importa? «Moriamo con lui». Buona festa, Celina cara... La tua povera sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. P. S. - (Non dimenticare di cogliere un «fiorellino Celina». Te l'offre il mio cuore). 77 - ALLA SIGNORA GUERIN Le fa molti auguri per la sua festa con la gioia di sempre. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 18 novembre 1889 Mia cara zietta, Come passa il tempo! Sono già due anni che le inviai da Roma i miei auguri per la sua festa e mi sembra ieri. Durante questi due anni sono successe tante cose. Il buon Dio mi ha accordato grandi grazie. Ci ha visitato, è vero, con la sua croce, ma nel medesimo tempo ci ha rivelato tutta la tenerezza che aveva messo nel cuore della nostra cara zia. Quanti ricordi per me in questa data del 19 novembre! Che gioia quando vedevo arrivare questo momento! E’ sempre con la stessa gioia che torno a ridire alla mia cara zia tutti gli auguri che formulo per lei. Ma m'inganno, non perderò il mio tempo ad enumerarli, perché credo che un volume intero non basterebbe.


Sapesse, zietta cara, quanto la sua figliolina vuole pregare per lei il giorno della sua festa! Ahimé! sono così imperfetta che le mie povere preghiere non hanno certamente molto valore, ma vi sono dei mendicanti che, a forza d'importunare, ottengono quel che vogliono. Farò come loro e il buon Dio non potrà rimandarmi a mani vuote... Sento che suonano le quattro e bisogna che la lasci, mia cara zia, ma le assicuro che il mio cuore resta vicino a lei. La prego, zia diletta, di ricordarmi presso la signora Fourner perché non mi dimentico che questa è pure la sua festa. Naturalmente abbraccio con tutto il cuore il mio caro zio le mie care sorelline. A lei, mia cara zia, invio i migliori baci da parte della piccola delle sue sette figlioline. Suor Teresa del Bambino Gesù nov. carm. ind. 78 - AL SIGNOR E SIGNORA GUERIN Auguri di buon anno J. M. J. T. Gesù 30 dicembre 1889 Cari zii, La vostra beniamina viene puntualmente ad augurarvi il buon anno. Come ogni giorno ha la sua ultima ora, così ogni anno vede arrivare la sua ultima sera. Ed è alla sera di questo anno che mi sento portata a gettare uno sguardo passato e sull'avvenire. Considerando il tempo ormai trascorso, ringrazio il buon Dio perché, se la sua mano ci ha presentato un calice amaro, il suo Cuore divino ha saputo sostenerci nella prova e ci ha dato la forza necessaria per bere il suo calice fino alla feccia. Che cosa ci riserba per l'anno che sta per aprirsi? Non mi è concesso di penetrare questo mistero, ma prego il buon Dio di ricompensare al centuplo i miei cari zii d tutte le commoventi premure che hanno avuto per noi. Il primo giorno dell'anno è per me un mondo di ricordi... Vedo ancora Papà ricolmarci delle sue carezze. Era così buono! Ma perché riandare a questi ricordi? Questo caro Padre ha ricevuto la ricompensa delle sue virtù. Dio gli ha inviato una prova degna di lui. Suonano già le nove e mi tocca terminare la lettera senza aver detto nulla di quello che avrei dovuto... ma spero che i miei cari zii vorranno scusare la loro Teresina e soprattutto perdonare la scrittura che non è leggibile. Buon anno alle mie care sorelline! Soprattutto che Maria guarisca al più presto. Sarei adirata contro di lei se l'influenza le impedisse di venirci a trovare. Arrivederci, caro zio e cara zia, la vostra figliolina vi augura tante volte buon anno e vi abbraccia con tutto il cuore. Suor Teresa del Bambino Gesù nov. carm. Ind 79 - A CELINA A lei l'ultimo addio dell'anno e la gioia di vedere che la notte del tempo passa e s'avvicina l'alba eterna. J. M. J. T. Gesù 31 dicembre 1889 Mia cara Celina, E per te il mio ultimo addio di quest'anno!... Tra qualche ora sarà passato per sempre... Sarà nell'eternità! Poiché a quest'ora la mia Celina è nel suo «lettuccio», è mio dovere andarla a trovare per augurarle buon anno... Ti ricordi d'una volta? L'anno che sta per scadere è stato buono. Sì, è stato prezioso per il cielo. Possa quello che seguirà rassomigliargli!... Celina, non sono meravigliata di vederti nel letto dopo un anno simile! Al termine di un giorno come quello, c'è ben motivo di riposarsi!... Comprendi?... Chi sa, l'anno che sta per incominciare potrebbe essere l'ultimo!... Sfruttiamo, sfruttiamo i più brevi momenti, facciamo come gli avari, siamo gelose delle minime cose per amore del Diletto!... L'ultimo giorno dell'anno è per noi ben triste quest'anno... Non farò altro che vegliare, il cuore inondato di ricordi, mentre aspetto mezzanotte... Mi torna alla mente tutto... ora siamo delle orfanelle, ma possiamo dire con amore: «Padre nostro che sei nei cieli». Sì, ci resta ancora l'unico tutto delle nostre anime!... Celina, un anno di più appartiene al passato. E’ passato, è passato e mai ritornerà! Come quest'anno è passato, passerà anche la nostra vita e tra poco diremo: «E’ passata». Non sciupiamo il nostro tempo, presto spunterà per noi la luce dell'eternità!... Celina, se vuoi, ci possiamo mettere a convertire le anime, bisogna che quest'anno formiamo molti sacerdoti che sappiano amare Gesù! Che lo tocchino con la stessa delicatezza con cui lo toccava Maria nella culla. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù del Santo Volto nov. carm. ind.


P.S. - Auguro un buon anno a Lolò, ma sono certa che la vedrò senz'altro. Ringrazia molto lo zio e la zia di' loro che sono tanto commossa per tutti i loro regali. Ringrazia pure tanto Giovanna e Maria. Sono davvero troppo gentili.

1890 80 - A CELINA Auguri di compleanno. J. M. J. T. Gesù 26 aprile 1890 Mia cara Celina, Ero tutta contenta perché pensavo di scriverti una lunga lettera per il tuo ventunesimo compleanno, ed ecco che dispongo appena di qualche istante!... Celina, credevi forse che la tua Teresa potesse dimenticare il 28 aprile?... Celina, il mio cuore è affollato di ricordi... mi sembra di amarti da secoli e invece non sono ancora ventun anni. Ma ora ho l'eternità davanti a me... Celina, la lira del mio cuore canterà per te il 28 e il tuo nome risuonerà spesso alle amate orecchie del mio Gesù. Oh! sì, poiché il nostro cuore è un cuore solo, doniamolo tutto intero a Gesù. Bisogna che andiamo di pari passo perché Gesù non può abitare in un mezzo cuore!... Chiedi che la tua Teresa non resti indietro... Guardando l'immagine del Santo Volto, mi sono venute le lacrime agli occhi. Non è questo il simbolo della nostra famiglia? Sì, la nostra famiglia è un mazzo di gigli e vi sta in mezzo il Giglio senza nome. Egli vi sta da re e ci associa agli onori della sua regalità: il suo sangue divino irrora le nostre corolle e le sue spine, nel momento in cui lacerano, lasciano esalare il profumo del nostro amore. Addio, Celina, sono costretta a interrompere il nostro colloquio. Capiscimi fino in fondo. Teresa 81 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Il granellino di sabbia, desideroso di essere dimenticato, attende luce e forza dalle preghiere della sorella. J. M. J. T. Gesù Lodoletta leggera, il mio cuore la segue nella solitudine e a qualunque altezza s'innalzi dovrà tirarsi dietro il suo fardello. Ma un granello di sabbia non è pesante, e poi diventerà più leggero ancora se lo chiederà a Gesù Oh! quanto desidera essere ridotto a zero, sconosciuto da tutte le creature. Non desidera più nulla, povero, piccolo, nulla fuorché di essere dimenticato. Non i disprezzi non le ingiurie: sarebbe troppo glorioso per un grano di sabbia. Per poterlo disprezzare, bisognerebbe almeno vederlo. Non vuole che la dimenticanza!... Sì, desidero essere dimenticata e non soltanto dalle creature, ma anche da me stessa. Vorrei essere ridotta a nulla fino al punto da non avere più alcun desiderio... La gloria del mio Gesù, ecco tutto! Per la mia, l'abbandono a lui e se pare che mi dimentichi, non importa. E’ libero di farlo, perché non appartengo più a me stessa, ma a lui. Si stancherà prima lui di farmi aspettare che io di aspettare!... Mi comprende, amato mio Agnello? Cerchi di capire tutto, anche quello che il mio cuore non sa esprimere. Lei che è la luminosa fiaccola che Gesù mi ha dato per rischiarare i miei passi nei sentieri tenebrosi dell'esilio, abbia pietà della mia debolezza, mi nasconda sotto il suo velo affinché goda della sua luce. Dica a Gesù di rivolgere il suo sguardo verso di me, che le «belle di notte» penetrino coi loro raggi luminosi nel cuore del granello di sabbia e, se non è troppo, domandi pure che il «Fiore dei fiori» dischiuda la sua corolla, e la melodia che da essa promana faccia vibrare nel mio cuore i suoi misteriosi insegnamenti... Agnello caro, non dimentichi il granello di sabbia!... 82 - A MADRE AGNESE DI GESU’ La ringrazia d'una lettera e le dà alcune notizie di famiglia. Grazie della sua lettera, oh! grazie!... Non mi stupisce che non abbia consolazioni. Gesù e così poco consolato che è felice di trovare un'anima nella quale possa riposarsi senza tante cerimonie... Come sono fiera di essere la sua sorella! Ed anche la sua figliolina, perché è lei che m'ha insegnato ad amare Gesù, a non cercare che lui!... Celina ci ha parlato del nostro povero Babbino e ci ha fatto notare che è stato proprio sabato, il giorno dell'Invenzione della santa Croce, che anche noi abbiamo ritrovato la nostra croce. Leonia era presente. Spera di essere guarita dal Santo Volto o a Lourdes. Scenderà nella piscina. Povera Leonia, era tanto buona e voleva privarsi dei suoi colloqui in parlatorio per


piacere a Celina. Siccome erano suonati i vespri, son dovuta partire. Non so quando saranno a Tours, ma credo che saranno a Lourdes la settimana prossima. Bisogna scrivere lunedì o martedì prima di mezzogiorno perché la lettera arrivi sabato. Oh! che esilio è la terra!... Non c'è nulla a cui appoggiarsi all'infuori di Gesù. Lui solo è immutabile. Che felicità pensare che non può cambiare! Che gioia per il nostro cuore pensare che la nostra famigliola ama tanto teneramente Gesù! E’ sempre questa la mia consolazione. Non è forse la nostra famiglia una famiglia verginale, una famiglia di gigli? Domandi a Gesù che il più piccolo, l'ultimo di essi, non sia l'ultimo ad amare con tutte le sue forze! 83 - A CELINA La segue col cuore nel suo viaggio e le ricorda che è una grazia vedere tanti luoghi sacri e bellezze della natura. Maggio 1890 J. M. J. T. Gesù Mia cara Celina, Sei contenta del tuo viaggio? Spero che la santa Vergine ti ricolmi delle sue grazie. Se non sono grazie di consolazione, sono senza dubbio grazie di luce! E il Volto Santo! Lo sai, Celina, che è una grazia grande visitare tutti questi luoghi benedetti... Il mio cuore vorrebbe seguirti dappertutto, ma ahimé! non conosco l'itinerario del viaggio. Credevo addirittura che non avreste potuto arrivare a Lourdes prima della prossima settimana. Celina, devi essere ben contenta di poter contemplare le bellezze della natura, le montagne, i fiumi d'argento. E’ tutto così grandioso, così atto ad elevare le nostre anime... Cara sorellina, stacchiamoci dalla terra, voliamo sulle montagne dell'amore dove si trova il bel giglio delle nostre anime. Stacchiamoci dalle consolazioni di Gesù per attaccarci soltanto a lui! E la santa Vergine? Celina, nasconditi bene all'ombra del suo manto verginale perché essa ti verginizzi!... La purezza è tanto bella, tanto candida! Felici i cuori puri, perché vedranno Dio. Sì, lo vedranno perfino sulla terra dove nulla è puro, ma dove tutte le creature diventano limpide quando sono vedute attraverso la Faccia del più bello e del più bianco dei gigli!... Celina, i cuori puri sono spesso circondati di spine, sono spesso nelle tenebre e allora i gigli credono d'aver perduto il loro candore, pensano che le spine che li circondano siano arrivate a lacerare la loro corolla! Capisci, Celina? I gigli in mezzo alle spine sono i prediletti di Gesù. E’ in mezzo a loro che trova le sue delizie! «Beato colui che è stato trovato degno di soffrire la tentazione!». Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo P.S. - Avrei voluto scrivere alla mia cara Leonia, ma non mi è stato possibile per mancanza di tempo. Dille che prego tanto per lei e penso molto alla mia amata madrina. Contavo pure di scrivere alla Mariuccia, ma non Posso. Prego assai perché la santa Vergine ne faccia un piccolo giglio, che pensa molto a Gesù e dimentica se stessa e rimette tutte le sue miserie nelle mani dell'obbedienza. Ricordo sempre, la mia Giovanna. Non abbiamo ricevuto nulla dal Canadà. Suor Agnese di Gesù non può scrivere a causa del suo ritiro. Se non hai acquistato nulla per la nostra Madre potresti portare una Madonnina di Lourdes non colorita, del prezzo di 4,5 franchi. 84 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Vuole sfogare la sua anima sempre più assetata d'immolazione e di anime. J .M .J .T . Gesù Mio caro Agnello, lasci belare un po' il suo povero agnellino... L'Agnello mi ha fatto del bene domenica! C'è soprattutto una frase della sua lettera che è stata per me luminosa. Diceva: «Tratteniamo una parola che potrebbe sollevarci».E’ vero, bisogna conservare tutto per Gesù con cura gelosa... Agnello caro, quanto fa bene all'anima lavorare per Gesù solo, esclusivamente per lui! Oh! come è soddisfatto allora il cuore, come ci si sente leggeri... Agnello di Gesù, preghi per il povero granellino di sabbia. Che rimanga sempre al suo posto, cioè sotto i piedi di tutti. Che nessuno pensi a lui; che la sua esistenza sia, per così dire, ignorata... il granello di sabbia non desidera essere umiliato: ciò è ancora troppo glorioso, perché richiederebbe che ci si occupasse di lui. Non desidera che una cosa: «essere dimenticato e non contato per nulla!...». Ma desidera essere veduto da Gesù. Gli sguardi delle creature non possono abbassarsi fino a lui. Che almeno si volga verso di lui il volto insanguinato di Gesù... Non brama che uno sguardo, uno sguardo solo! Se fosse possibile ad un granello di sabbia consolare Gesù, asciugare le sue lacrime, oh, ce n'è uno che lo vorrebbe fare... Che Gesù prenda il povero granello di sabbia e lo faccia sparire nel suo Volto adorabile... là il povero atomo non avrà più nulla a temere, sarà sicuro di non più peccare!... Il granello di sabbia vuole a tutti i costi salvare le anime... bisogna che Gesù gli accordi questa grazia. Piccola Veronica, la chieda al Volto luminoso di Gesù!... Sì, il Volto di Gesù è luminoso, ma se è già così bello tutto ricoperto di ferite e di lacrime, che sarà mai quando lo vedremo nel cielo?... Oh! il cielo... il cielo! Sì, per vedere un giorno il Volto di Gesù, per contemplare eternamente la meravigliosa bontà di Gesù, il povero granello di sabbia desidera essere disprezzato sulla terra... Mio caro Agnello, chieda a Gesù che il suo granello di sabbia si adoperi a salvare molte anime in breve tempo, per volare più presto verso il suo Volto adorato...


Soffro tanto!... Ma la speranza della patria m'infonde coraggio: presto saremo in cielo... Allora non ci sarà più né giorno né notte, ma il Volto di Gesù farà regnare una luce senza uguale!... Agnello caro, cerchi di capire il granello di sabbia che non sa ciò che dice stasera. Sicuramente non aveva l'intenzione di scrivere una sola parola di tutto quello che ha scarabocchiato. 85 - A MADRE AGNESE DI GESU’ E’ felice per la fine del suo ritiro annuale. J. M. J. T. Gesù Agnello caro, un giorno ancora e ritornerà a combattere nella pianura!... Il povero agnellino ritroverà finalmente la mamma. Come sono felice di essere per sempre prigioniera al Carmelo. Non ho nessuna voglia di andare a Lourdes per avere delle estasi. Preferisco la monotonia del sacrificio! Che felicità essere così ben nascosti che nessuno pensi a noi!... Essere sconosciuti perfino alle persone che vivono con noi ... Agnello caro, quanto ringrazio Gesù di avermi affidato a lei, che le faccia capire così bene la mia anima... Non riesco a dirle tutto ciò che penso... Oh! il cielo!!!... Allora, un solo sguardo e tutto sarà detto e compreso!... Il silenzio, ecco il linguaggio che solo può dirle tutto ciò che passa nella mia anima. 86 - A CELINA Soffrire per Gesù è il nostro grande privilegio sulla terra. J. M. J. T. Maggio 1890 Gesù Mia cara Celinetta, Mi hanno incaricato di scriverti due righe per dirti di non venire a portarci le notizie del Babbo durante il ritiro della Pentecoste. Saresti molto gentile se volessi inviarci un bigliettino e poi venire a farci visita lunedì. Celina cara, sono felice che mi abbiano incaricato di questa commissione, perché ho bisogno di dirti quanto sono convinta che il buon Dio ti ama e ti tratta come una privilegiata. Puoi ben dire che la tua ricompensa è grande nei cieli, perché egli ha detto: «Felici voi, quando vi perseguiteranno e diranno falsamente di voi ogni sorta di male». Allora, rallegrati ed esulta di gioia!... Celina, che privilegio essere misconosciuti sulla terra. I pensieri del buon Dio non sono i nostri pensieri. Se lo fossero, la nostra vita non sarebbe che un inno di riconoscenza... Celina, pensi davvero che santa Teresa abbia ricevuto più grazie di te?... Per me, io non ti dirò di mirare alla sua santità serafica, ma di essere perfetta come è perfetto il tuo Padre celeste! Ah! Celina i nostri desideri infiniti non sono né sogni né chimere, perché Gesù stesso ci ha dato questo comandamento! Celina, non sei persuasa che a noi, qui sulla terra, non resta più niente?! Gesù vuol farci bere il suo calice fino alla feccia lasciando laggiù il nostro amato Babbino. No, non rifiutiamo nulla a Gesù. Ha tanto bisogno d'amore ed è così riarso dalla sete che attende da noi la goccia d'acqua che deve rinfrescarlo. Doniamo senza calcoli. Un giorno ci dirà: «Ora è la mia volta». Ringrazia tanto la mia cara Mariuccia del suo incantevole mazzolino. Dille che l'offro a Gesù da parte sua e gli chiedo come contraccambio di adornare la sua anima di tante virtù quanti sono i bocci di rosa. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. Ind 87 - A MARIA GUERIN La incoraggia col proprio esempio a fidarsi di Gesù, senza guardare alle sue debolezze. J. M. J. T. Dal Carmelo, luglio 1890 Gesù Mia cara Mariuccia, Ringrazia tanto il buon Dio di tutte le grazie che ti fa e non essere così ingrata da non riconoscerle. Mi fai l'effetto d'una contadinella che un re potente venisse a chiedere in sposa e lei non osasse accettare col pretesto che non è abbastanza ricca, né abbastanza preparata agli usi di corte, senza riflettere che il suo regale fidanzato conosce la sua povertà e la sua debolezza molto meglio di quanto non la conosca lei stessa... Maria, se tu sei niente, non dimenticare che Gesù è tutto. Devi dunque perdere il tuo piccolo nulla nel suo infinito tutto e non pensare più che a questo tutto unicamente amabile... Non devi desiderare neppure di vedere il frutto dei tuoi sforzi. Gesù si compiace di riserbare per sé questi piccoli


nulla che lo consolano... T'inganni, mia cara, se credi che la tua Teresina cammini sempre con ardore per la via della virtù. Essa è debole, tanto debole. Tutti i giorni è costretta a farne di nuovo l'esperienza, ma, Maria, Gesù si compiace d'insegnarle come a san Paolo, la scienza di gloriarsi nelle sue infermità. E’ una grande grazia questa e prego Gesù d'insegnartela perché è solo qui che si trova la pace e il riposo del cuore. Quando ci si vede così miserabili, non si ha più voglia di fermarsi a considerare se stessi. Non si guarda che all'unico Diletto!... Mia cara Mariuccia, per me, io non conosco altro mezzo per giungere alla perfezione fuorché l'amore... Amare! E’ per questo che è fatto il nostro cuore... Qualche volta cerco un'altra parola per esprimere l'amore, ma in questa terra di esilio le parole sono impotenti a rendere tutte le vibrazioni dell'anima. Così è giocoforza attenersi a quest'unica parola: Amare!... Ma a chi il nostro povero cuore affamato d'Amore prodigherà il suo amore? Chi sarà abbastanza grande per questo?... Un essere umano potrà comprenderlo... e soprattutto saprà ricambiarlo?... Maria, non c'è che un Essere che possa i comprendere la profondità di questa parola: amare!... Non c'è che il nostro Gesù che sappia ricambiarci infinitamente ciò che noi gli diamo... Maria del Santissimo Sacramento, il tuo nome ti dice la tua missione. Consolare Gesù, farlo amare dalle anime... Gesù è malato d'amore, e bisogna tener presente che la malattia dell'amore non si guarisce che con l'amore... Maria, dona generosamente tutto il tuo cuore a Gesù. Ne ha sete, ne ha fame. Il tuo cuore, ecco ciò che ambisce di possedere fino al punto che per averlo è disposto a restare in un bugigattolo tanto oscuro e lurido... Come non amare un Amico che si riduce a vivere in questa estrema indigenza, come osare di richiamarsi ancora alla propria povertà, quando Gesù si rende così simile alla sua fidanzata?... Era ricco e si è fatto povero per unire la sua povertà alla povertà di Maria del Santissimo Sacramento... Che mistero d'amore! ... Tutti i miei saluti affettuosi alla cara colonia. Il mio cuore è sempre con Maria del Santissimo Sacramento. Il tabernacolo è la casa d'amore dove le nostre due anime sono racchiuse... La tua sorellina che ti domanda di non dimenticarla nelle tue preghiere. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo nov. carm. ind. 88 - A CELINA L'immagine del Cristo sfigurato impressa nel testo d'Isaia allegato alla lettera la inebria tutta della follia della croce. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 18 luglio 1890 Celina cara, Tu sapessi ciò che la tua lettera ha detto alla mia anima!... Ah! la gioia inondava il mio cuore come un oceano sconfinato!... Celina, tutto quello che ho da dirti tu lo sai, perché tu ed io siamo la stessa cosa... Ti mando un foglio, che ha detto tante cose alla mia anima e sono certa che la tua vi s'immergerà tutta con la medesima voluttà. Celina, sono trascorsi tanti secoli... e già allora l'anima del profeta Isaia s'immergeva come la nostra nelle bellezze nascoste di Gesù... Ah! Celina, quando leggo queste cose mi domando che cosa è il tempo... Il tempo non è che un miraggio, un sogno. Già fin d'ora Dio ci vede nella gloria e gioisce della nostra beatitudine eterna.... Quanto bene mi fa all'anima questo pensiero. Capisco allora perché ci tratta senza riguardo... Sente che noi lo comprendiamo e ci tratta da amici, da spose carissime... Celina, poiché Gesù «è stato solo a spremere il vino» che ci offre da bere, non ci rifiutiamo a nostra volta di portare delle vesti tinte di sangue. Spremiamo per Gesù un vino nuovo che lo disseti, che gli renda amore per amore. Ah! non perdiamo una sola goccia del vino che possiamo dargli... Allora, «guardando intorno a sé» vedrà che noi veniamo per aiutarlo!... «Il suo volto era come nascosto»!.. Celina, lo è ancora oggi... perché, chi comprende le lacrime di Gesù? Celina cara, facciamo nel nostro cuore un piccolo tabernacolo dove Gesù possa rifugiarsi. Allora sarà consolato e dimenticherà ciò che noi non possiamo dimenticare: l'ingratitudine delle anime che l'abbandonano in un tabernacolo deserto! «Aprimi, sorella mia, sposa mia, perché la mia faccia è piena di rugiada e i miei capelli delle goccie della notte». Ecco ciò che Gesù ci dice quando è abbandonato e dimenticato!... Celina, la dimenticanza mi sembra sia la cosa che più lo affligge! Il Papà!... Ah! Celina, non posso dirti tutto quello che mi passa per la mente. Sarebbe troppo lungo e non riuscirei a dirti delle cose che il pensiero stesso sa appena tradurre, delle profondità che sono negli abissi più intimi dell'anima... Gesù ci ha inviato la croce più raffinata che potesse escogitare nel suo immenso amore... Come lamentarsi quando lui stesso è stato considerato come un uomo colpito da Dio e umiliato? Il «divino incanto» ha affascinato la mia anima e la consola meravigliosamente ad ogni istante del giorno. Ah! le lacrime di Gesù, quali sorrisi!... Abbraccia tutti per me e di' loro tutto ciò che vorrai. Penso molto alla mia cara Leonia, la mia piccola visitandina. Di' a Maria del Santissimo Sacramento che Gesù chiede a lei amore, vuole da lei la riparazione delle freddezze che riceve, bisogna che il suo cuore sia un braciere dove Gesù possa riscaldarsi... Bisogna che si dimentichi interamente per non pensare che a lui solo...


Celina, preghiamo per i sacerdoti. Sì, preghiamo per loro e consacriamo loro la nostra vita. Gesù mi fa sentire ogni giorno che vuole questo da noi due. C. T. Dal profeta Isaia (cap. 53) «Chi ha creduto a quel che ha udito da noi? e il braccio del Signore a chi è stato rivelato? E crescerà come rampollo dinanzi a lui, come radice dall'arida terra; non ha bellezza alcuna né splendore; noi l'abbiamo visto e non aveva alcuna apparenza che attirasse i nostri sguardi. Abbietto, l'ultimo degli uomini, l'uomo dei dolori, che conosce la sofferenza, e quasi cerca di nascondersi la faccia: così abbietto che non ne abbiamo fatto alcun conto. Veramente delle nostre infermità egli si è caricato e si è addossati i nostri dolori: e noi l'abbiamo riputato come un lebbroso e percosso da Dio e umiliato. Ma egli è stato trafitto per le nostre iniquità, è stato maltrattato per le nostre colpe: il castigo per la nostra rappacificazione fu addossato a lui, e per le sue piaghe siamo stati risanati». Capitolo 63 «Chi è questi che viene da Edom, tinto le vesti da Bosra, leggiadro nel suo paludamento, che incede con passo possente? Sono io che parlo giustizia, che procuro la salvezza. - Perché dunque il tuo paludamento è rosso ed il tuo vestito come quello di coloro che pigiano nello strettoio? - Da me solo ho spremuto il torchio e delle genti nessuno è con me. - Girai lo sguardo e nessuno prestò soccorso, cercai e non vi fu chi desse aiuto». «Questi che indossan le bianche vesti, chi sono e donde sono venuti? Son quelli che vengono dalla gran tribolazione, e ben han lavato le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'agnello. Perciò son davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte». «Una borsettina di mirra è il mio diletto per me: sul mio petto riposa. - Il mio diletto è bianco e vermiglio... la chioma dei tuo capo, come porpora di re». - «Il mio diletto è tutto amabile, il suo volto ispira l’amore la sua faccia reclinata mi spinge a rendergli amore per amore». “Giacqui e mi obliai, il volto sul Diletto reclinato; tutto cessò e posai, ogni pensier lasciato in mezzo ai gigli perdersi obliato». (Frammento d'un Cantico del nostro Padre san Giovanni della Croce) 89 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Le parla del suo ritiro spirituale e delle tenebre che avvolgono il suo animo. J. M. J. T. Lunedì Gesù Le passo la lettera che ho scritto per Papà. Se le sembrerà che non vada bene, la prego di farmi lei un piccolo abbozzo. Ma credo proprio che egli non sarà più in grado di comprendere... Ah! che mistero è l'amore di Dio sulla nostra famiglia! Che mistero le lacrime e l'amore di questo «Sposo di sangue»! Domani vado a trovare don Youf. Mi ha detto di fargli un piccolo resoconto solamente da quando mi trovo al Carmelo. Preghi tanto perché Gesù mi lasci la pace che mi ha dato. Ero felicissima di ricevere l'assoluzione sabato. Ma non capisco il ritiro che faccio, non penso a nulla, in una parola sono in un sotterraneo pieno d'oscurità!... Oh! domandi a Gesù, lei che è la mia luce, di non permettere che le anime siano private, per causa mia, della luce di cui hanno bisogno, ma che le mie tenebre servano a rischiararle. Gli chieda pure che faccia un buon ritiro e che egli sia contento di me quanto lo può essere. Allora anch'io sarò contenta e accetterò, se questa è la sua volontà, di camminare tutta la mia vita per la via oscura che sto percorrendo, pur di arrivare un giorno al termine della montagna dell'amore. Ma credo che questo non avverrà mai quaggiù. 90 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Sotto il velo d'una parabola le descrive e l'itinerario della sua anima. J .M .J .T . Gesù Mammina mia cara, grazie, oh! grazie... Sapesse ciò che la sua lettera dice alla mia anima! Ma bisogna che la piccola solitaria le dica l'itinerario del suo viaggio. Eccolo: Prima di partire le è sembrato che il suo Fidanzato le chiedesse in che paese voleva viaggiare, quale strada desiderava seguire... La piccola fidanzata ha risposto che non aveva altro desiderio che quello di pervenire fino alla cima del monte dell'amore. Per giungere fin là tante strade si offrivano davanti a lei. Ce n'erano tante e così perfette che si vedeva nell'incapacità di scegliere. Allora ha detto alla sua Guida divina: «Tu sai dove desidero giungere, sai per chi voglio salire il monte, per chi voglio arrivare al termine, sai chi è colui che amo, colui che voglio contentare unicamente.


E’ per lui solo che intraprendo questo viaggio, conducimi dunque attraverso i sentieri ch'egli ama percorrere; purché egli sia contento, io sarò al colmo della gioia». Gesù allora m'ha preso per mano e m'ha fatto entrare in un sotterraneo dove non fa né freddo né caldo, dove il sole non risplende né cade la pioggia né tira il vento; un sotterraneo dove non scorgo altro che un indistinto chiarore, quel chiarore che spandono intorno a sé gli occhi abbassati del volto del mio Fidanzato. Il mio Fidanzato non mi dice niente e io non gli dico nulla neppure io. Gli dico solo che l'amo più di me stessa e sento in fondo al cuore che è vero, perché appartengo più a lui che a me!... Non vedo che ci avanziamo verso la montagna, perché il nostro viaggio avviene sotto terra, ma tuttavia mi sembra che ci avviciniamo ad essa, senza sapere come. La strada che sto facendo non è di alcuna consolazione per me e tuttavia mi riempie di tutte le consolazioni, perché è Gesù che l'ha scelta ed è lui solo, lui solo che desidero consolare!... Ah! è proprio vero che gli offro dell'uva del mio cuore, è fra il B e l'A... perché non ci capisco nulla io stessa. Le raccomando tanto, non dimentichi di prendere regolarmente il suo vinetto. Prendendolo penserà alla sua figliolina che, stia sicura, non beve neppure lei del buon vino d'Engaddi dolce come lo zucchero... Domandi che sappia darne al suo Sposo salvando le anime e questo solo la consolerà... Sarà bene scrivere al p. Lepelletier e a mons. Révèrony per informarli della mia professione? 91 -A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE Gesù tace, si nasconde, ma nella terribile prova l'anima gioisce perché il suo amore cresce e si purifica. Mia cara madrina, Sapesse come il suo canto del cielo ha rapito l'anima della sua figliolina!... Le assicuro che essa è ben lontana dall'ascoltare le armonie celesti! Il suo viaggio di nozze non potrebbe essere più arido! E’ vero che il suo Fidanzato le fa percorrere dei paesi fertili e meravigliosi, ma la notte le impedisce di ammirare qualsiasi oggetto e soprattutto di godere di tutte queste meraviglie. Crede forse che essa se ne affligga? Ma no, al contrario. E’ felice di seguire il suo Fidanzato per amore di lui solo e non a causa dei suoi doni... Lui solo. E’ così bello! così attraente! Anche quando tace... anche quando si nasconde!... Comprende la sua figliolina? E’ così stanca delle consolazioni della terra! Non vuole altro che il suo Diletto e lui solo... Non dimentichi di pregare tanto per la figliolina che ha educato e che le appartiene. 92 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Le parla di alcune cose pratiche e manifesta la sua preoccupazione per la salute di Celina. J. M. J. T. Gesù Mio amato Agnello, sì, per noi le gioie, saranno sempre mescolate alla sofferenza. La grazia di ieri esigeva un coronamento e Gesù l'ha dato a lei e poi a me nello stesso tempo, perché tutto ciò che la fa soffrire mi ferisce profondamente!... Desidererei sapere se la nostra Madre l'ha consolata e se ha ancora della pena nell'animo. Mi sembra che bisognerebbe ringraziare il «santo vecchio Simeone» e dirgli che la sua lettera è arrivata. Che ne pensa? Le passo un bigliettino di suor X... me l'ha scritto questa mattina. Devo farle tutto questo lavoro?... Mi mancano i modelli e poi credo che la biancheria e la «Madonna» siano cose più urgenti, ma sono pronta a fare quello che lei mi dirà. Pensa davvero che Celina sia in pericolo di vita?... Le ho promesso ieri di fare la Professione per me e per lei insieme, ma non avrò il coraggio di domandare a Gesù che la lasci sulla terra se questa non è la sua volontà. Mi sembra che l'amore possa supplire ad una lunga vita. Gesù non guarda al tempo, che in cielo non esiste più. Non deve guardare che all'amore. Gli chieda di darne molto anche a me. Non desidero l'amore sensibile, ma solo quello sentito da Gesù. Oh! amarlo e farlo amare, che dolcezza! Gli dica di prendermi il giorno della mia Professione se dovessi offenderlo ancora, perché vorrei portare in cielo senza macchia alcuna la candida veste del mio secondo battesimo. Ma mi sembra che Gesù possa senz'altro farmi la grazia di non offenderlo più o almeno fare solo delle mancanze che non l’offendano, ma umiliano soltanto e rendono l'amore più forte. Sapesse quante cose vorrei dirle se avessi le parole per esprimere ciò che penso o piuttosto che non penso, ma sento! La vita è davvero misteriosa! E’ un deserto e un esilio... Ma nel fondo dell'anima si sente che vi saranno un giorno delle lontananze infinite, lontananze che faranno dimenticare per sempre le tristezze del deserto e dell'esilio. Il granellino di sabbia Il rev. Padre Domin non sa che faccio la Professione. Sarà bene avvertirlo? Mi sembra che se nostra Madre non ha ancora scritto all'abbazia, potrebbe dire a quelle religiose di dargli questa notizia. 108 - A CELINA Le fornisce particolari sulla vita di un'anima perduta, la cui conversione era allora oggetto delle loro preghiere.


J. M. J. T. 8 luglio 1891 Gesù Mia cara Celina, La tua letterina ha illuminato molto la mia anima, è stata per me come un'eco fedele che ripete tutti i miei pensieri... La nostra cara Madre è ancora molto sofferente; è triste veder soffrire così quelli che si amano. Tuttavia, non affliggerti troppo; per quanto Gesù abbia gran desiderio di godere in cielo della presenza della nostra diletta Madre, non si potrà rifiutare di lasciarci ancora sulla terra colei la cui mano materna sa guidarci così bene e consolarci nell'esilio della vita... Oh! che grande esilio l'esilio della terra, soprattutto in quelle ore in cui tutto sembra abbandonarci!... Ma è allora che è prezioso, è allora che risplendono i giorni della salvezza. Sì, Celina, solo la sofferenza può generare anime a Gesù... C'è da stupirsi che siamo servite così bene, noi il cui unico desiderio è quello di salvare un'anima che sembra perduta per sempre?... I particolari mi hanno interessato molto, anche se mi hanno fatto battere il cuore forte forte... Ma io voglio fornirtene altri ancora, che non sono più consolanti. L'infelice prodigo s'è recato a Coutances dove ha ricominciato le conferenze di Caen. Pare addirittura che abbia in animo di percorrere così tutta la Francia... Celina... E con questo, è facile vedere, si aggiunge, che lo consuma il rimorso. Va di chiesa in chiesa con un grande crocifisso e sembra che faccia delle grandi adorazioni... Sua moglie lo segue dappertutto. Celina cara è davvero colpevole, più colpevole forse di quanto sia mai stato un peccatore convertito, ma non può forse Gesù fare quello che non ha mai fatto fin qui? Se non lo desiderasse, avrebbe messo nel cuore delle sue povere piccole spose un desiderio irrealizzabile?... No, è certo che desidera più di noi ricondurre all'ovile questa povera pecorella smarrita. Verrà un giorno in cui i suoi occhi si riapriranno e allora chi sa che la Francia non sia da lui percorsa con uno scopo ben diverso da quello che ha ora! Non ci stanchiamo di pregare. La fiducia compie miracoli. e Gesù ha detto alla beata Margherita Maria: «Un'anima giusta ha tanto potere sul mio cuore che può ottenere il perdono per mille criminali». Nessuno sa se è giusto o peccatore, ma, Celina, Gesù ci fa la grazia di sentire in fondo al cuore che preferiremmo morire piuttosto che offenderlo. D'altronde non sono i nostri meriti ma quelli del nostro Sposo, e perciò nostri, che noi offriamo al Padre che sta nei cieli affinché il nostro fratello, un figlio della santa Vergine, torni vinto a gettarsi sotto il manto della più misericordiosa delle madri... Celina cara, sono costretta a terminare. Il resto indovinalo tu, ce ne sarebbero volumi e volumi!... Abbraccia tutti per me e di' loro tutto ciò che vorrai da parte mia. Sono certa che non ti sbagli. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 109 - A CELINA Un tale ha chiesto la mano di Celina. Poveretto! Non sapeva che è sposa di Gesù. Celina e Teresa devono restare per sempre i suoi gigli. J. M. J. T. Gesù Dal Caemelo, 23 luglio 1891 Mia cara Celina, Sono ancora io incaricata di risponderti. Madre Genoveffa è rimasta commossa della tua lettera e ha pregato tanto per la sua Celinetta. Che grazia aver le preghiere di una tale santa ed essere amata da lei!... La festa di ieri è stata stupenda, un vero pregustamento del cielo. Tutti i regali ci hanno fatto grande piacere: il pesce, le ciliegie, i dolci. Ringrazia tanto la zia e dille tutte le parole più gentili che sai. Celina cara, le tue due lettere sono penetrate ben a fondo nella mia anima, mi hanno strappato le lacrime... La dichiarazione mi ha fatto ridere di cuore. Bisogna dichiarare che ha avuto un bel coraggio quello per venire a cercare la fidanzata del Re del cielo. Ma il pover'uomo non ha visto «il segno che lo Sposo ha posto sulla tua fronte», il segno misterioso che Gesù solo contempla e anche gli angeli che formano la sua corte regale... Celina, perché questo privilegio straordinario, perché?... Ah! che grazia essere vergine, essere la sposa di Gesù! Bisogna che si tratti di una cosa davvero bella, davvero sublime se la più pura, la più intelligente di tutte le creature ha preferito rimanere Vergine piuttosto che diventare la Madre di un Dio... Ed è questa grazia che ci accorda Gesù. Vuole che siamo sue spose e poi, secondo la sua promessa, anche sua madre e sue sorelle, perché dice nel Vangelo: «Chi fa la volontà del Padre mio, quello è mia madre, mio fratello e mia sorella». Sì, colui che ama Gesù è tutta la sua famiglia. Egli trova in questo cuore unico, che non ha l'uguale, tutto ciò che desidera. Vi trova il suo cielo!... Celina cara, restiamo sempre i gigli di Gesù. La grazia che io gli chiedo è di toglierli da questo mondo prima che il vento pernicioso della terra abbia staccato un granello solo della polvere dei loro stami, di quella polvere che potrebbe ingiallire un po' la bianchezza e lo splendore del giglio. Bisogna che Gesù possa trovare nei suoi gigli tutto ciò che desidera, trovarvi quella purezza che non cerca che lui e non si riposa che in lui...


Ahimé! Non c'è nulla così facile ad offuscarsi come il giglio... Ebbene! sì, io sono sicura che se Gesù ha detto di Maddalena che «ama di più colui al quale è stato perdonato di più», lo si può dire con più ragione ancora quando Gesù ha rimesso in anticipo i peccati! Capisci, Celina? E poi, quando «le lacrime di Gesù sono il sorriso di un'anima», che cosa ha da temere? lo penso che queste perle misteriose hanno il potere d'imbiancare i gigli, di conservare il loro splendore... Cara Celina, la figura di questo mondo passa, l'ombre declinano. Presto saremo nella nostra terra natale. Presto le gioie della nostra infanzia, le serate della domenica, le nostre conversazioni segrete... tutto ciò ci sarà restituito per sempre e con gl'interessi per giunta. Gesù ci renderà le gioie di cui ci ha privato per un istante!... Allora dalla testa raggiante del nostro caro Papà vedremo scaturire fiotti di luce e ciascuno dei suoi capelli bianchi sarà come un sole che ci colmerà di gioia e di felicità!... La vita è dunque un sogno? E dire che questo sogno ci permette di salvare le anime!... Ah! Celina, non dimentichiamo le anime, dimentichiamoci per loro e un giorno Gesù dirà rivolto verso di noi: «Com'è bella la casta generazione delle anime vergini!». Abbraccio forte forte la mia Mariuccia, Leonia e tutti, Per te, Celina, tu sai dov'è il tuo posto nel mio cuore!... 110 - ALLA SIGNORA LA NEELE La ringrazia dei suoi doni e le assicura il contraccambio della preghiera per tutti i problemi della sua famiglia. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 17 ottobre 1891 Mia cara Giovannina, Non so come ringraziarti di tanta tua premurosa delicatezza. E’ stata una lieta sorpresa vedere che il nome di Francesco accompagnava quello di Giovanna nel farmi gli auguri e così mi sento obbligata ad inviare a tutti e due i miei ringraziamenti. Per saldare il mio debito, non mi resta che affidarmi al mio Sposo divino. Poiché sono povera a causa di lui, è ben giusto che non mi neghi ciò che gli chiedo per coloro che amo. T'assicuro, mia cara Giovanna, che se tu non dimentichi la più piccola delle tue sorelle, anch'essa pensa molto spesso a te; e tu sai che, per una carmelitana ricordare e soprattutto amare significa pregare. Le mie povere preghiere non valgono certamente gran che, ma spero nondimeno che Gesù le esaudirà, e che invece di badare a colei che gliele rivolge, fermerà il suo sguardo su coloro che ne sono l'oggetto, e così sarà costretto ad accogliere tutte le mie richieste. Spero che ben presto il buon Dio manderà un piccolo Isidoro perfetto come il suo papà, oppure una Giovannina che sia tutto il ritratto della sua mamma... Chiedo pure che la farmacia venga finalmente venduta. Vorrei che non mancasse nulla alla perfetta felicità della mia cara sorellina e a quella del mio buon cugino. Ma sulla terra vi sarà sempre qualche piccola nube perché la vita non può trascorrere senza questo. Solo in cielo la gioia sarà perfetta. Ma io desidero che il buon Dio, per quanto è possibile risparmi a coloro che amo le sofferenze inevitabili della vita, salvo a prendere su di me, se occorre, le prove che sono riservate a loro. Suor Maria del Sacro Cuore m'incarica di ringraziarti tanto di ciò che hai inviato per il cofanetto. E stato troppo gentile da parte tua, tanto più che nostra Madre era felice di poterti offrire questo lavoretto. Non mi resta più spazio se non per dirti di nuovo grazie a nome mio e delle mie sorelle, ed inviare a te come al nostro caro cugino, l'assicurazione dell'affetto dell'ultima delle tue sorelle, che non è la più piccola nella tenerezza che ha per te... Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 111 - A CELINA Auguri di onomastico. Fiore-Celina è sbocciato prima del tempo, dopo il rigido inverno della sofferenza. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 20 ottobre 1891 Mia cara Celina, Per la quarta volta vengo a farti gli auguri di buon onomastico dopo che sono al Carmelo!... Mi sembra che questi quattro anni abbiano rinsaldato ancora di più i vincoli che ci univano così strettamente. Più avanziamo nella vita, più cresce il nostro amore per Gesù, e poiché ci amiamo in lui, la nostra affezione diviene così forte che è piuttosto l'unità che l'unione che esiste fra le nostre due anime!... Celina, che cosa ti devo dire, non sai già tutto? Sì, ma ti voglio dire perché le celine sono fiorite più presto quest'anno. Gesù me l'ha fatto sentire questa mattina per la tua festa. Hai senza dubbio osservato come l'inverno mai era stato così rigido come l'ultimo anno. Per conseguenza tutti i fiori sono sbocciati con ritardo. Era una cosa tanto naturale e nessuno ha pensato di meravigliarsene. Ma c'è un fiorellino misterioso che Gesù si è riservato per istruire le nostre anime. Questo fiore è il fiore-Celina... Esso, contrariamente agli altri, è sbocciato un mese prima dell'epoca della fioritura... Celina, comprendi il linguaggio del mio fiorellino prediletto, il


fiore della mia infanzia, il fiore dei ricordi?!!! Le brine, i ghiacci, i rigori dell'inverno, anziché ostacolarlo, l'hanno fatto spuntare e fiorire. Nessuno vi ha fatto attenzione: è un fiore così piccolo, così poco smagliante. Soltanto le api conoscono il tesoro racchiuso nel suo calice misterioso, composto d'una moltitudine di piccoli calici così succosi, uno più dell'altro. Teresa, come le api, ha capito questo mistero. L’inverno è la sofferenza, la sofferenza incompresa, misconosciuta, considerata come inutile dagli occhi dei profani, ma feconda e potente allo sguardo di Gesù e degli angeli i quali, a somiglianza delle api vigilanti, sanno raccogliere il miele contenuto nei misteriosi e multipli calici, che raffigurano le anime o piuttosto i figli generati dal fiorellino verginale... Celina, mi ci vorrebbero dei volumi per scrivere tutto ciò che penso intorno al mio fiorellino. Per me è l'immagine perfetta della tua anima! Sì, Gesù ha fatto passare su di lei le brine e i ghiacci, invece del caldo sole delle sue consolazioni, ma il risultato a cui egli mirava, è stato raggiunto. La pianticina è cresciuta ed è fiorita quasi di punto in bianco... Celina, quando un fiore è sbocciato, non resta che coglierlo. Ma quando e come Gesù coglierà il suo fiorellino? Forse il color rosa della sua corolla indica che questo avverrà mediante il martirio!... Sì, sento rinascere in me i miei desideri più grandi. Forse Gesù, dopo averci chiesto, per così dire, amore per amore, si deciderà a domandarci sangue per sangue e vita per vita... Nell'attesa, dobbiamo lasciare che le api attingano tutto il miele dei piccoli calici, non trattenere nulla a Gesù e poi alla fine «diremo, come il fiore, alla sera della nostra vita: la sera, ecco la sera». Allora tutto sarà finito... Alle brine ed ai ghiacci succederanno i dolci raggi del sole, alle lacrime di Gesù i sorrisi eterni... Ah! non ci rifiutiamo di piangere con lui per un giorno, poiché gioiremo della sua gloria per tutta l'eternità!... Fiorellino prediletto, comprendi la tua Teresa? 112 - ALLA SIGNORA GUERIN Auguri per l'onomastico, accompagnati dal dono di una ciocca di capelli per colei che è stata sempre la sua seconda mamma. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 16 novembre 1891 Mia cara zia, E un piacere ben grande per la più piccola delle sue figlie venire a farle gli auguri insieme con le sorelle maggiori. Ogni anno vedo tornare con gioia la data del 19 novembre, e se è piena per me di dolci ricordi, è anche ricca di speranza per l'avvenire. Più m'inoltro nella vita, più gusto tutta la soavità della festa di una mamma. Ahimé! Fino dall'infanzia era sembrato che il buon Dio mi volesse rapire per sempre una gioia che non avevo mai sperimentata. Ma, dall'alto del cielo, colei che non poteva prodigarmi le sue carezze, ispirò ad un cuore materno, che le era tanto caro, la tenerezza d'una mamma per la sua povera figliolina. Da allora in poi, ha potuto gustare anch'essa le dolci gioie che si provano festeggiando una mamma amata. Mia cara zietta, dopo che si trova sulla montagna del Carmelo, la sua piccola Teresa sente ancora di più, se fosse possibile, l'affetto che nutre per lei. Più impara ad amare Gesù, più diventa grande la sua tenerezza verso i suoi diletti parenti. Il regaluccio, che la nostra buona Madre è stata felice di far preparare con cura per la sua festa, le dirà meglio di me, cara zia, ciò che sono incapace di dirle, il mio cuore è pieno di commozione guardando questi poveri capelli che senza dubbio non hanno altro valore eccetto il delicato lavoro e la grazia della loro sistemazione. E tuttavia erano amati da colui che il buon Dio ci ha rapito . Mi comprende, zietta cara? Sono felice di vedere questi capelli che il mio amato Papà avrebbe ricevuti con immenso piacere offerti alla persona più cara nella vita dopo di lui! Carissima zia, questa lettera somiglia ben poco ad una lettera di festa in cui si deve parlare solo di gioia e di felicità. Ma io, lo sa, non so parlare altro che col cuore. E’ il cuore soltanto che guida la penna e sono sicura che il cuore materno al quale mi rivolgo, saprà capire ed anche intuire quello che non riesco ad esprimere. Cara zia, devo chiudere la mia lettera, ma prima le voglio inviare tutti i miei baci e la prego di dire alle sue figlioline che incarico loro di darglieli. Sono certa che saranno entusiaste della missione che affido loro e che sapranno adempierla in modo perfetto. La sua figliolina le invia di nuovo tutti i suoi voti e la prega, zietta cara, di credere alla profonda tenerezza del suo cuore di figlia Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind.

1892 113 - A CELINA Auguri di compleanno. Unite per sempre nell'unico amore di Gesù come due margheritine del prato.


J. M. J. T. Gesù 26 aprile 1891 Mia cara Celina Il prato del Carmelo mi fornisce quest'anno un regalo simbolico che sono felice di offrirti per il tuo ventitreesimo compleanno, Un giorno, in mezzo all'erbetta tutta imbiancata di umili margheritine, mi parve di vederne una dallo stelo slanciato che superava in bellezza tutte le altre. Essendomi avvicinata, m'accorsi con sorpresa che invece d'una sola margheritina erano due ben distinte. Due steli così strettamente uniti mi fecero subito pensare ai misteri delle nostre anime...Capii che se, nella natura, Gesù si compiace di seminare sotto i nostri passi delle meraviglie così incantevoli, è solo per aiutarci a penetrare misteri più nascosti e d'un ordine superiore che egli opera talvolta nelle anime... Celina, sento che hai già capito la tua Teresa. Hai intuito ciò che avviene in quest'altro cuore al quale il tuo è così strettamente unito che li alimenta la stessa identica linfa!... Tuttavia, ti voglio parlare di qualcuno dei misteri nascosti nel mio fiorellino. Gesù ha creato, per rallegrare la nostra vista e istruire le nostre anime, una moltitudine di umili margheritine. Vedo con stupore che, al mattino, la loro corolla color rosa è rivolta dalla parte dell'aurora. Esse aspettano il sorgere del sole. Appena l'astro radioso ha inviato verso di loro uno dei suoi tiepidi raggi, i timidi fioretti incominciano a dischiudere i loro calici e le piccole foglie formano una specie di corona che lascia scoperti i loro cuoricini gialli dando a questi fiori una grande rassomiglianza con l’astro che li ha investiti della sua luce. Durante tutta la giornata, le margheritine non cessano di fissare il sole e girano come lui fino alla sera. Poi, quando è scomparso, richiudono alla svelta le loro corolle, le quali mutano di nuovo il colore bianco in color rosa... Gesù è il sole divino e le margheritine sono le sue spose, le vergini. Quando Gesù rivolge il suo sguardo verso una anima, subito le comunica la sua rassomiglianza, ma bisogna che quest'anima continui a tenere fissi su di lui i suoi sguardi. Per sviluppare i misteri delle margheritine dovrei scrivere un volume, ma la mia Celina comprende tutto, e quindi ora le voglio parlare delle fantasie di Gesù... Nel suo prato Gesù ha molte margheritine, ma sono separate tra loro e ciascuna riceve per suo conto i raggi del sole. Un giorno lo Sposo delle vergini s'è chinato verso la terra ed ha unito strettamente due piccoli bocci appena dischiusi. I loro steli si sono fusi in un solo ed un solo sguardo li ha fatti crescere. Insieme questi fioretti, divenuti un unico fiore, si sono aperti ed ora la duplice margherita, fissando lo sguardo verso il Sole divino, adempie la sua missione che è unica... Celina, tu sola puoi capire il mio linguaggio. Agli sguardi delle creature la nostra vita sembra tanto diversa, addirittura separata, ma io so che Gesù ha unito i nostri cuori in modo così meraviglioso che tutto ciò che fa battere l'uno, fa trasalire anche l'altro... «Dov'è il vostro tesoro, là è il vostro cuore». Il nostro tesoro è Gesù e i nostri cuori non fanno che un cuore solo in lui. Il medesimo sguardo ha rapito le nostre anime, quello sguardo velato di lacrime che la duplice margheritina è decisa ad asciugare. La sua umile e bianca corolla sarà il calice dove i preziosi diamanti saranno raccolti per essere poi versati su altri fiori i quali, meno privilegiati, non avranno fissato su Gesù i primi sguardi dei loro cuori... Forse alla sera della vita, la margheritina presenterà allo Sposo divino la sua corolla divenuta color rosa... Addio, Celina cara, il fiorellino che t'invio è una reliquia perché ha riposato fra le mani della nostra santa madre Genoveffa che ha benedetto Celina e Teresa... Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 114 - A CELINA La vera vocazione di Celina e di Teresa è quella di Mosè sulla montagna: salvare le anime con la preghiera. J. M. J. T. Gesù Mia cara Celina, Non posso lasciar partire la lettera senza aggiungervi due parole. Per questo sono costretta a rubare qualche momento a Gesù, ma non se n'ha a male perché è sempre di lui che si parla quando siamo insieme. Senza di lui ogni discorso è privo di attrattive per i nostri cuori... Celina! le vaste solitudini, gli orizzonti stupendi che si aprono davanti a te, devono parlare tanto a fondo alla tua anima. lo non vedo tutto questo, ma dico con san Giovanni della Croce: L'Amato è le montagne, le valli solitarie e ricche d'ombra... E questo Amato istruisce la mia anima, le parla nel silenzio, nelle tenebre... Ultimamente m'è venuto un pensiero che ho bisogno di dire alla mia Celina. Un giorno pensavo a ciò che potevo fare per salvare le anime; una parola del Vangelo mi s'è rivelata piena di viva luce: una volta Gesù diceva ai suoi discepoli, mostrando loro i campi pieni di grano maturo: «Alzate gli occhi e guardate come le campagne già biondeggiano per la messe», e un po' dopo: «In verità vi dico, la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi; domandate dunque al Padrone della messe di mandare operai». Che mistero! Gesù non è l'onnipotente? Le creature non sono forse di colui che le ha fatte? Perché dunque Gesù dice: «Domandate al Padrone della messe di mandare operai?...» Perché?... Ah! l'unica ragione è che Gesù ha per noi un amore così incomprensibile che vuol farci partecipare insieme con lui alla salvezza delle anime. Non vuol fare nulla senza di noi.


Il Creatore dell'universo aspetta la preghiera di una povera piccola anima per salvare altre anime riscattate come lei a prezzo di tutto il suo sangue. La nostra vocazione non è quella di andare a mietere nei campi di grano maturo; Gesù non dice a noi: «Abbassate gli occhi, guardate le campagne e andate a mietere»; la nostra missione è ancora più sublime. Ecco le parole di Gesù: «Alzate gli occhi e guardate...». Guardate come nel cielo vi sono dei posti vuoti; spetta a voi riempirli... voi siete i miei Mosè in preghiera sulla montagna; domandatemi operai ed io ve ne manderò. Non aspetto che una preghiera, un sospiro del vostro cuore! L'apostolato della preghiera non è forse, per così dire, più elevato che quello della parola? La nostra missione, come carmelitane, è di formare degli operai evangelici che salveranno milioni di anime delle quali noi saremo le madri... Celina, se non fossero le parole stesse di Gesù, chi oserebbe credervi?... Io trovo che la nostra parte è veramente tanto bella!... Che cosa abbiamo da invidiare ai sacerdoti? Come vorrei poterti dire tutto quello che penso, ma il tempo mi manca. Tu comprendi tutto ciò che io non posso scrivere!... Il giorno dell'onomastico di Giovanna, ricordati di farle gli auguri per noi con un mazzetto di fiori. La regola non ci permette di farlo personalmente, ma dille che penseremo ancora di più a lei. Abbraccia tutti a nome mio e di' loro tutto ciò che riuscirai a trovare di più gentile. La tua piccola Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. Se tu potessi trovare dell'erica, mi faresti un grande piacere. 115 - A MARIA GUERIN La ringrazia dei doni ricevuti in occasione del suo onomastico. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 16 ottobre 1892 Cara Mariuccia, Poiché hai avuto tu l'incarico di presentarmi gli auguri per l'onomastico da parte di tutta la famiglia, penso che devo affidare a te la missione di ringraziare anzitutto la mia cara zia, in primo luogo per la sua letterina e il grosso pacco di cioccolata che ha rallegrato non poco la nostra piccola dispensiera, poi per la deliziosa crema al caffè, infine per la cara ed amabile letterina della sua infermiera la quale, non c'è dubbio, riuscirà ben presto a restituire la salute alla mia amata zietta. Prego pure il piccolo Dottore della Via dell' Oratorio di offrire i miei ringraziamenti al Dottore grande e alla sua carissima Giovannina la quale, nonostante la convalescenza, ha pensato al mio onomastico. E questo mi ha commosso. La piccola ricaduta che, fortunatamente, non ha avuto conseguenze per la salute di Giovanna, m'ha fatto venire un pensiero che mi piace confidare al mio caro «dottorino». Mi sembrava che la buona sant'Anna fosse convinta di essere ora un po' dimenticata, e così ha trovato il modo di farsi ricordare. T'assicuro che ormai il ricordo di lei è sempre presente. Quando mi trovo col pensiero vicino alla mia cara sorellina di Caen, subito mi torna alla memoria la buona sant'Anna ed io le affido colei che amo. Vedo con piacere, cara Maria, che l'aria della città Caen non ti porta affatto alla malinconia. La tua vivacità non ne dubito, (più ancora che la tua scienza di dottore) ridarà presto la piena salute alle nostre due care malate. Le «bocche di dama» fatte da un pasticciere di primo ordine quale sei tu, mi sembrano un piatto eccessivamente delicato per delle carmelitane. Ma non potresti esercitare il tuo talento nel preparare dei pasticcini tanto leggeri che Giovanna li potesse non solo divorare con gli occhi, ma anche mangiare senza risentirne alcun male? Termino, mio caro Dottorino, pregandoti di scusare la mia brutta scrittura. Abbraccia forte forte per me tutta la famiglia e ringraziala dei doni inviati con tale abbondanza che temo di averne dimenticato qualcuno. Di' alla cara zia di deporre un gran bacio sulle tue guancette e credi alla tenerezza della tua sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 116 - A CELINA Auguri Per l'onomastico. Alla dolce serenità dell'infanzia è succeduta la realtà della vita e l'unità profonda in Maria e Gesù. J. M. J. T. Dal Carmelo, 19 ottobre1892 Gesù Mia cara Celina, Un tempo, ai giorni della nostra infanzia, ci riempiva di gioia la ricorrenza della nostra festa, per via dei regalucci che ci scambiavamo a vicenda. Il più piccolo oggetto aveva allora ai nostri occhi un valore senza pari... Ben presto la scena è mutata. Essendo spuntate le ali al più giovane degli uccellini, se n'è volato via lontano dal dolce nido della sua infanzia, e allora tutte le illusioni sono svanite! Alla primavera è succeduta l'estate, ai sogni della giovinezza la realtà della vita...


Celina, non è forse a partire da questo momento decisivo che si sono rinsaldati i legami che stringevano i nostri cuori? Sì, la separazione ci ha unito in un modo che il linguaggio non sa esprimere. La nostra tenerezza infantile si è cambiata in unione di sentimenti, in unità d'anime e di pensieri. Chi dunque ha potuto compiere questa cosa meravigliosa?... Ah! è colui che ha rapito i nostri cuori. «Questo Diletto scelto tra mille... la fragranza sola dei suoi profumi basta a trascinare al suo seguito. Seguendo le sue tracce, le giovinette percorrono lievemente la via» (Cantico dei Cantici). Gesù ci ha attirate insieme, sebbene per strade diverse, insieme ci ha elevato al di sopra di tutte le cose fragili di questo mondo la cui figura passa. Egli ha messo, per così dire, tutte le cose sotto i nostri piedi. Con Zaccheo, siamo salite su un albero per vedere Gesù... Perciò possiamo dire con san Giovanni della Croce: «Tutto è mio, tutto è per me; la terra è mia, i cieli sono miei, Dio è mio e mia è la Madre del mio Dio». A proposito della santa Vergine, bisogna che ti confidi uno dei modi semplici che uso con lei. Qualche volta mi sorprendo a dirle: «Devo riconoscere, mia santa Vergine, di essere più fortunata di voi, perché io ho voi per Madre, mentre voi non avete una Madonna da amare... E’ vero che siete la Madre di Gesù, ma questo Gesù l'avete dato a me interamente.. e lui, sulla croce, vi ha dato a noi per Madre. Così noi siamo più ricchi di voi: possediamo Gesù e anche voi ci appartenete! Un tempo, nella vostra umiltà, vi auguravate di essere un giorno la piccola serva della vergine fortunata che avrebbe avuto l'onore di essere la Madre di Dio, ed ecco che io ora, non solo sono la vostra serva, ma la vostra figlia. Voi siete la Madre di Gesù e al tempo stesso la mia Madre!». Senza dubbio, la santa Vergine deve sorridere della mia ingenuità, e tuttavia ciò che le dico è tanto vero! Celina, che mistero la nostra grandezza in Gesù! Ecco tutto ciò che Gesù ci ha mostrato facendoci salire sull'albero simbolico di cui ti parlavo poco fa! E ora, quale scienza vorrà insegnarci? Non ci ha ormai istruito in tutto? Ascoltiamo quello che ci dice: «Affrettatevi a scendere, perché oggi devo rimanere a casa vostra». Ma come! Gesù ci dice di scendere! Dove dunque dobbiamo andare? Celina, lo sai meglio di me, ma lascia tuttavia che io ti dica dove dobbiamo ora seguire Gesù. Un giorno i giudei domandarono al nostro divino Salvatore: «Maestro, dov'è la tua casa?», ed egli rispose: «Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi; ma io non ho dove posare il capo», ecco dove dobbiamo discendere per servire da abitazione a Gesù: essere così povere da non sapere ove posare il capo. Ecco, mia cara Celina, quello che ha fatto Gesù nella mia anima durante il ritiro... Si tratta, lo capisci bene, di cose interiori. Quelle esteriori sono state ormai annientate dalla prova così dolorosa di Caen... Nel nostro amato Padre, Gesù ci ha colpito nella parte esteriore più sensibile del nostro cuore. Ora lasciamolo fare. Egli saprà compiere la sua opera nelle nostre anime... Gesù desidera che lo riceviamo nei nostri cuori. Senza dubbio, sono già liberi dalle creature, ma ahimé! sento che il mio non è affatto libero da me stessa ed è per questo che Gesù mi dice di scendere... Lui, il re dei re, s'è umiliato in tal modo che il suo volto era nascosto e nessuno lo riconosceva... Sì, anch'io voglio nascondere il mio volto, voglio che solo il mio Diletto possa vederlo, che sia lui solo a contare le mie lacrime... che nel mio cuore, almeno lì, possa riposare il suo capo amato e sentire che vi è conosciuto e compreso!... Celina, non riesco a dirti ciò che vorrei, la mia anima è impotente... Ah! se lo potessi! Ma no, questo è superiore alle mie forze... Del resto, perché dovrei rattristarmi? I tuoi pensieri corrispondono sempre ai miei e tutto ciò che non ti dico, lo indovini; Gesù te lo fa sentire nel cuore dove ha stabilito la sua dimora per consolarsi dei delitti dei peccatori. Sì, è lì, nel segreto rifugio dell'anima, che egli ci istruisce insieme e dove ci mostrerà il giorno che non avrà più tramonto! Tanti auguri! Come sarà dolce un giorno alla tua Teresa festeggiarti in cielo!... 117 - ALLA SIGNORA GUERIN Auguri Per l'onomastico, accompagnati da tanto affetto e filiale riconoscenza J. M. J, T. Dal Carmelo, 17 novembre 1892 Gesù Mia cara zia, La più piccola delle sue figlie si sente incapace di esprimerle nuovamente il suo affetto e tutti gli auguri che formula per lei, ma il cuore d'una mamma indovina facilmente quello che passa nell’anima della sua bambina. Così, zietta cara, non mi proverò neppure a tradurre dei sentimenti che conosce da tanto tempo. Quest'anno il buon Dio ha riempito il mio cuore d'una dolcissima consolazione richiamando dall'esilio il mio caro Babbino. Riandando nel mio spirito i dolorosi anni appena trascorsi, l'anima trabocca di riconoscenza. Non posso rammaricarmi di pene ormai passate, e che hanno completato ed abbellito quella corona che Dio deporrà ben presto sulla fronte venerabile di colui che l'ha tanto amato e così fedelmente servito... E poi, queste pene mi hanno insegnato a conoscere meglio le tenerezze nascoste nel cuore dei cari parenti che il buon Dio mi ha dato. «Il più bel capolavoro del cuore di Dio è il cuore di una madre». Sento com'è vera questa frase e ringrazio il Signore di avermene fatto fare la dolce esperienza. Cara zietta, le assicuro che se lei ha per noi un cuore materno, la sua figliolina ne ha uno davvero filiale. Così essa domanda a Gesù di ricolmarla di tutti i favori che un cuore di figlia può sognare per la sua madre diletta. Spesso, il silenzio soltanto è capace di esprimere la mia preghiera, ma I' Ospite divino del tabernacolo comprende tutto: anche il silenzio d'un' anima filiale piena di riconoscenza!...


Se non sono presente il giorno della festa della mia cara zia, il mio cuore le sarà tanto vicino e nessuno più di me la colmerà di tenerezza. La prego, cara zia, di abbracciare per me lo zio e le amate sorelline. Ora devo lasciarla, ma le resto unitissima come lo è una figlia alla madre. La sua bambina che l'ama Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carni. ind. 118 - AL SIGNOR E SIGNORA GUERIN Auguri per il nuovo anno. Cari ricordi d'infanzia. J. M. J. T. Dal Carmelo, 30 dicembre 1892 Gesù Caro zio e cara zia, E’ una gioia ben grande per la vostra piccola beniamina venire ad offrirvi i suoi voti per il nuovo anno che sta per cominciare. Non voglio provarmi nemmeno, a dire qui tutti gli auguri che formulo per i miei diletti parenti. Sarebbe troppo lungo e poi il cuore ha spesso delle aspirazioni che la parola è incapace di esprimere. Vi sono dei desideri che il buon Dio soltanto può comprendere o piuttosto indovinare. E’ perciò a lui che voglio affidare i voti del mio cuore per coloro che mi sono cari. Tante volte, quando mi trovo ai piedi di Nostro Signore sento la mia anima traboccare di riconoscenza pensando alla grazia che egli mi ha fatto dandomi dei parenti come quelli che ho la fortuna di avere. Non dimentico che il due gennaio ricorre il compleanno del mio caro zio. Sono fiera di essere nata il medesimo giorno di lui e spero che egli non dimenticherà la sua Teresina che tra poco sarà una matura ragazza di vent'anni. Come passa il tempo!... Mi sembra ieri che lo zio mi faceva saltare sulle sue ginocchia cantandomi la romanza di Barba-Blù dagli occhi terribili che mi facevano quasi morire di paura. Mi andava più a genio l'«arietta di Mirlitir». Quando mi ricordo di questa canzone, mi viene ancora da ridere. Vedete bene, caro zio e cara zia, che il peso degli anni non ha tolto ancora la memoria alla vostra figliolina. Al contrario! Alla sua età i ricordi della giovinezza hanno un fascino particolare. Vi prego, miei cari zii di presentare tutti i miei voti a coloro che amo. Non nomino nessuno perché lo spazio di carta che mi rimane non sarebbe sufficiente, ma ogni nome è impresso nel mio cuore e vi occupa tanto posto. La vostra vecchia nipote che vi ama con tutto il cuore. Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind.

1893 119 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Gioia profonda per l’elezione del suo«angelo custode», della sua «sorella» a priora del Carmelo di Lisieux. J. M. J. T. 20 febbraio 1893 Gesù Mia diletta Madre, Quanto mi è dolce poterla chiamare con questo nome!... Da molto tempo già era mia Madre, ma solo nel segreto del cuore davo questo dolce nome a colei che era, ad un tempo, mio angelo custode e mia sorella. Oggi il buon Dio l'ha consacrata... Ora è veramente mia Madre e lo sarà per tutta l'eternità. Com'è bello questo giorno per la sua figliuola! Il velo che Gesù ha gettato su questa giornata, la rende più luminosa ancora ai miei occhi. E’ il sigillo del Volto adorabile, è il profumo del «mazzetto misterioso» che si è sparso su di lei. Senza dubbio, sarà sempre così: «Colui il cui volto era nascosto», Colui che è ancora nascosto nella sua piccola ostia bianca e non si comunica alle anime se non velato, saprà distendere sull'intera vita dell'apostolo diletto del suo Volto divino un velo misterioso, che lui solo potrà penetrare!... Sì, lo spirito di madre Genoveffa risiede tutto in lei e la sua parola profetica si è realizzata. A trent'anni, ha cominciato la sua vita pubblica. Non è forse lei che ha procurato a tutti i Carmeli e a tante anime pie la consolazione di conoscere gli episodi commoventi e poetici della nostra santa Fondatrice? Ma Gesù aveva già gettato sulla mia diletta Madre uno sguardo velato e non ha permesso che fosse riconosciuta, perché il suo viso era nascosto... Se questo giorno è già tanto bello sulla terra, che sarà in cielo? Mi sembra di vedere la nostra Mammina cara che guarda piena di felicità la sua Paolina, (quella che amava, che era la pupilla dei suoi occhi). La vede divenuta Madre a sua volta, Madre di tante vergini, in mezzo alle quali si trovano le sue sorelle! Che mistero!


Ora andrà penetrando nel santuario delle anime, andrà spandendo su di loro i tesori di grazie di cui Gesù l'ha ricolmata. Senza dubbio non le mancheranno le sofferenze... I vasi saranno troppo piccoli per contenere il prezioso profumo che vorrà depositarvi, ma lo stesso Gesù non dispone che di piccoli e poveri strumenti musicali per suonare la sua melodia d'amore. E tuttavia egli sa servirsi di tutti quelli che gli si presentano. Lei sarà come Gesù!... Sorellina mia, diletta Madre, cuore del mio cuore, il cuore della sua figlia è una minuscola lira. Quando sarà stanca di far vibrare le arpe, verrà a prendere la sua minuscola lira, e appena l'avrà toccata, essa produrrà i suoni che le saranno graditi... Al solo tocco delle sue dita materne essa capirà, e la sua tenue melodia si mescolerà al canto del cuore suo... 0 Madre mia, quante cose le vorrei dire! Ma no, lei sa tutto... Un giorno quando le ombre saranno passate, riposerò sul suo cuore e ripeterò questo dolce nome: Madre mia. 120 - A CELINA Il carattere distintivo del suo cuore è la semplicità, la sua vocazione è quella di essere una «goccia di rugiada» nascosta nella corolla del «Giglio delle convalli». J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 25 aprile 1893 Mia cara Celina, Ho voglia di dirti un pensiero che m'è venuto questa mattina, o piuttosto di metterti a parte dei desideri di Gesù sulla tua anima. Quando penso a te presso l'unico Amico delle nostre anime, è sempre la semplicità che si presenta a me come carattere distintivo del tuo cuore... Celina!... semplice fiorellino Celina, non invidiare i fiori dei giardini. Gesù non ci ha detto: «lo sono il fiore dei giardini, la rosa coltivata», ma: «Io sono il fiore dei campi e il giglio delle convalli». Ebbene! stamattina, accanto al tabernacolo, ho pensato che la mia Celina, il fiorellino di Gesù, doveva essere e restare sempre una goccia di rugiada nascosta nella divina corolla del bel Giglio delle vallate... Una goccia di rugiada: che cosa vi è di più semplice di più puro? Non sono le nuvole che l'hanno formata, perché la rugiada discende sui fiori quando l 'azzurro del cielo è stellato. Essa non è paragonabile alla pioggia e la vince per la sua bellezza e freschezza. La rugiada non esiste che la notte. Appena il sole diffonde i suoi caldi raggi, fa distillare quelle perle meravigliose che brillano ai margini dei fili d'erba del prato e la rugiada si muta in un vapore leggero. Celina è una goccia di rugiada che non è stata formata dalle nubi, ma è scesa dal cielo luminoso, la sua patria. Durante la notte della vita, la sua missione è quella di nascondersi nel cuore del Fiore dei campi. Nessuno sguardo umano, deve scoprirla; il solo calice che la possiede conoscerà la piccola goccia e tutta la sua freschezza. Fortunata gocciolina di rugiada, conosciuta solo da Gesù, non fermarti a considerare il corso fragoroso dei fiumi che costituiscono l'ammirazione delle creature, non invidiare neppure il limpido ruscello che serpeggia nel prato. Senza dubbio, il suo mormorio è tanto soave, ma può giungere agli orecchi delle creature, e poi il calice dei Fiore dei campi non lo potrebbe contenere. Non può essere solo per Gesù. Per appartenere a lui, bisogna essere piccoli, piccoli come una goccia di rugiada! Oh! come sono poche le anime che aspirano ad essere piccole così. «Ma, esse dicono, il fiume e il ruscello non sono più utili della goccia di rugiada? Che fa questa? Non è buona a nulla, fuorché a rinfrescare per qualche istante un fiore campestre che oggi è e domani sarà bell'e sparito». Sicuramente queste persone hanno ragione, la goccia di rugiada non è buona ad altro che a questo, ma dimostrano di non conoscere il Fiore campestre che ha voluto abitare sulla nostra terra d'esilio e restarvi durante la breve notte della vita. Se lo conoscessero, capirebbero il rimprovero che Gesù ha fatto un giorno a Marta. Il nostro Diletto non ha bisogno dei nostri pensieri originali, delle nostre opere strepitose; se vuole pensieri sublimi, non ci sono i suoi angeli, le sue legioni di spiriti celesti, la cui scienza sorpassa infinitamente quella dei più grandi geni della nostra miserabile terra? Non è dunque l'ingegno e i talenti che Gesù è venuto a cercare quaggiù. Non si è fatto Fiore dei campi se non per dimostrare a noi quanto predilige la semplicità. Il Giglio delle convalli non brama altro che una gocciolina di rugiada... Ed è per questo che ne ha creata una che si chiama Celina!... Durante la notte della vita, essa dovrà rimanere nascosta ad ogni sguardo umano, ma quando le ombre cominceranno a declinare, quando il Fiore dei campi sarà divenuto il Sole di giustizia, quando verrà per compiere la sua corsa di gigante, potrà forse dimenticarsi della sua gocciolina di rugiada?... Oh no! appena apparirà nella sua gloria, anche la compagna del suo esilio apparirà con lui. Il divino Sole fermerà su di lei uno dei suoi raggi d'amore e subito si manifesterà allo sguardo abbagliato degli angeli e dei santi la povera gocciolina di rugiada, che brillerà come un diamante prezioso il quale, riflettendo il Sole di giustizia, sarà diventato simile a lui. L'Astro divino volgendosi verso la sua goccia di rugiada, l'attirerà a sé. Essa salirà come un vapore leggero ed andrà a stabilirsi per l'eternità nel braciere ardente dell'Amore increato e sarà unita a lui per sempre. Allo stesso modo che, sulla terra, fu la compagna fedele del suo esilio, dei suoi disprezzi, così in cielo dividerà eternamente la gloria del suo regno. In quale stupore cadranno allora coloro che, in questo mondo, avevano considerato come inutile la gocciolina di rugiada! Certamente, avranno una scusa: non era stato loro rivelato il dono di Dio; non avevano accostato il loro cuore a quello del Fiore dei campi, e non avevano inteso le parole travolgenti: «Dammi da bere». Gesù non chiama tutte le anime ad essere delle gocce di rugiada. Vuole che vi siano dei liquori preziosi che le creature apprezzano, capaci di sollevarle nelle loro necessità, ma per sé, egli si riserva una goccia di rugiada. Ecco tutta la sua ambizione. Che privilegio essere chiamata


ad una missione così alta! ... Ma per corrispondervi, come bisogna restare semplice ... Gesù sa bene che sulla terra, è difficile conservarsi puri; per questo vuole che le sue gocce di rugiada s'ignorino esse stesse. Egli si compiace a contemplarle, ma le guarda lui solo, ed esse, non conoscendo il proprio valore, si ritengono al di sotto delle altre creature... Ecco ciò che desidera il Giglio delle valli. La gocciolina di rugiada, Celina, ha compreso... Questo è il fine per il quale Gesù l'ha creata, ma non deve dimenticare la sua povera sorellina. Bisogna che le ottenga la grazia di realizzare quello che Gesù le fa comprendere, affinché un giorno, il medesimo raggio d'amore faccia distillare le due goccioline di rugiada. Così, dopo essere state una cosa sola sulla terra, potranno rimanere unite per tutta l'eternità in seno al Sole divino. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo 121 - A CELINA La perfezione consiste solo nel fare la volontà di Dio, cioè nell'amore. Gesù J. M. J. T. Dal Carmelo, 6 luglio 1893 Cara Celina, Le tue due lettere sono state come una dolce melodia per il mio cuore... Sono felice di vedere la predilezione di Gesù verso Celina. Come l'ama, con quanta tenerezza la guarda!... Ora, eccoci tutt'e cinque nella nostra via. Che gioia poter dire: «Sono sicura di fare la volontà di Dio». Questa volontà santa si è manifestata chiaramente a proposito della mia Celina. E’ lei che Gesù ha scelta fra tutte per essere la corona, la ricompensa del santo patriarca che ha deliziato il cielo con la sua fedeltà. Come puoi dire che sei stata dimenticata, meno amata delle altre? Io ti dico che sei stata scelta per privilegio, e la tua missione è tanto più bella in quanto, pur restando l'angelo visibile del nostro caro Papà, sei al tempo stesso la sposa di Gesù. «Questo è vero, pensa forse la mia Celina, ma in fin dei conti io faccio meno delle altre per il buon Dio, ho tante più consolazioni e per conseguenza meno meriti». «I miei pensieri non sono i vostri pensieri», dice il Signore. Il merito non consiste nel fare o nel dare molto, ma piuttosto nel ricevere, nell'amare molto. Sta scritto che è molto più dolce dare che ricevere, ed è vero, ma allora quando Gesù vuole riservare a sé la dolcezza del dare, non sarebbe cortesia rifiutare. Lasciamolo prendere e dare tutto ciò che vorrà. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, e l'anima che s'abbandona interamente a lui è chiamata da Gesù stesso «sua madre, sua sorella», e tutta la sua famiglia. E altrove: «Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola (cioè, farà la mia volontà) e il Padre mio l'amerà, e verremo da lui e stabiliremo in lui la nostra dimora». 0 Celina! Com'è facile piacere a Gesù, rapire il suo cuore! Non c'è che da amarlo, senza badare a se stessi, senza troppo esaminare i propri difetti... La tua Teresa non spazia sulle cime in questo momento, ma Gesù le insegna a trar profitto da tutto, dal bene e dal male che trova in sé. Le insegna a giocare alla banca dell'amore, o piuttosto no, è lui che gioca per lei, senza dirle come fa, perché questo è affare suo e non di Teresa; a lei spetta il compito di abbandonarsi, di darsi senza nulla riserbare per sé, neppure la soddisfazione di sapere qual'è la sua situazione in banca. Ma dopo tutto, essa non è il figliol prodigo e non è perciò il caso che Gesù le faccia un banchetto, perché è sempre con lui? Nostro Signore vuol lasciare «le pecorelle fedeli nel deserto». Come sono significative per me queste parole!... Egli è sicuro di loro ed esse non sarebbero più capaci di smarrirsi perché sono prigioniere dell'amore. Così Gesù toglie loro la sua presenza sensibile per elargire le sue consolazioni ai peccatori, o se anche le conduce sul Tabor, è solo per pochi istanti; le valli sono quasi sempre il luogo del suo riposo: «e là che prende il suo riposo sul meriggio». Il mattino della nostra vita è trascorso, su di noi è passata la carezza delle brezze profumate dell'aurora. Allora tutto ci sorrideva. Gesù ci faceva sentire la sua dolce presenza; ma quando il sole è cresciuto di forza, il Diletto «ci ha condotte nel suo giardino, ci ha fatto raccogliere la mirra» della prova separandoci da tutto e da lui stesso. La collina della mirra ci ha fortificate coi suoi amari profumi e così Gesù ci ha fatto scendere al basso ed ora camminiamo nella valle. Egli ci ha condotte soavemente lungo le acque... Celina cara, non so bene ciò che ti sto dicendo, ma ho l'impressione che tu mi capirai e riuscirai a indovinare quello che ti vorrei dire. Ah! siamo sempre la goccia di rugiada di Gesù! E’ lì la felicità, la perfezione... Per fortuna queste cose le dico a te, perché altre persone non sarebbero in grado di capire il nostro linguaggio, e confesso che vale solo per un numero molto ristretto di anime. In realtà, i direttori di spirito portano avanti nella perfezione facendo fare un gran numero di atti di virtù, e hanno ragione; ma il mio direttore, che è Gesù, non m'insegna a contare gli atti, m'insegna a fare tutto per amore, a non rifiutargli nulla, ad essere contenta quando mi da un'occasione di dimostrargli che lo amo, ma tutto questo nella pace, nell'abbandono. E’ Gesù che fa tutto, io non faccio niente. Mi sento unitissima alla mia Celina e credo che il buon Dio non abbia fatto spesso due anime che si comprendono così bene: mai una nota discordante. La mano di Gesù che tocca una delle lire, fa vibrare nel medesimo tempo l'altra... Rimaniamo sempre nascoste nel nostro divino Fiore dei campi fino a che declinino le ombre; lasciamo che siano apprezzate dalle creature le gocce di liquore. Poiché facciamo piacere al nostro Giglio, restiamo con gioia la sua goccia, la sua indivisibile goccia di rugiada... E per questa goccia che l'avrà consolato durante l'esilio, che cosa non ci darà nella patria!... Ce lo dice lui stesso: «Colui che ha sete venga a me e beva»: Gesù è e sarà il nostro oceano... Come il cervo assetato, noi sospiriamo quest'acqua che ci è promessa, ma grande è la nostra consolazione di essere, noi pure, l'oceano di Gesù, l'oceano del Giglio delle convalli!...


Solamente il tuo cuore sarà capace di leggere questa lettera, perché io duro fatica a decifrarla... Non ho più inchiostro, m'è toccato «sputare» nel calamaio per farne un pochino... C'è proprio da ridere!... Abbraccio tutta la famiglia, ma soprattutto il mio amato Re che riceverà un bacio da Celina a nome della sua regina. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 122 - A CELINA Nell'ora delle tenebre e dell'aridità dello spirito, tener vivo il fuoco dell'amore... J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 18 luglio 1893 Mia cara Celina, Non contavo di rispondere questa volta alla tua lettera, ma nostra Madre vuole che aggiunga due righe alla sua. Quante cose avrei da dirti! Ma poiché ho solo pochi minuti, devo subito assicurare alla «gocciolina di rugiada» che la sua Teresa la comprende... Dopo aver letto la tua lettera, mi sono recata all'orazione. Prendendo il Vangelo, ho chiesto a Gesù di farmi trovare un passo per te ed ecco quello che mi è venuto sotto gli occhi: “Considerate il fico e le altre piante. Quando cominciano a germogliare voi giudicate che l'estate è vicina. Così, allorché vedrete accadere queste cose, sappiate che è vicino il regno di Dio». Mi è bastato e ho chiuso il libro. In realtà «queste cose» che accadono nell'anima della mia Celina provano che in essa si è stabilito il regno di Dio... Ora voglio dirti ciò che avviene nella mia anima e vedrai che si tratta della stessa cosa. Hai detto la verità, Celina, i freschi mattini sono passati per noi, non ci sono più fiori da cogliere; Gesù li ha voluti per sé. Forse un giorno ne farà sbocciare dei nuovi, ma, nel frattempo, che dobbiamo fare? Celina, il buon Dio non mi chiede più nulla... Da principio mi domandava una infinità di cose. Per un po' di tempo ho pensato che ora, dato che Gesù non mi domandava nulla, bisognava procedere con calma nella pace e nell'amore, facendo semplicemente quello che mi chiedeva prima. In seguito, m'è venuta un'illuminazione. Santa Teresa dice che occorre tenere vivo l'amore. La legna non è più a portata di mano quando siamo nelle tenebre, nelle aridità, ma non siamo almeno tenute a gettar nella fiamma delle pagliuzze? Gesù è certo abbastanza potente per tener vivo il fuoco da solo, e tuttavia è contento di vederci mettere un po' d'alimento. E’ una delicatezza che gli fa piacere, e allora butta sul fuoco tanta legna. Noi non lo vediamo, ma sentiamo la forza e il calore dell'amore. Io n'ho fatta l'esperienza. Quando non sento nulla, quando sono incapace di pregare, di praticare la virtù, è quello il momento di cercare delle piccole occasioni, dei nonnulla che piacciono a Gesù più che l'impero del mondo, più del martirio sofferto eroicamente. Per esempio, un sorriso, una parola amabile quando avrei voglia solo di tacere o di avere un'aria annoiata, ecc... ecc... Mi capisci, Celina cara? Non è per fare una corona, per guadagnare dei meriti, è soltanto per far piacere a Gesù...Quando non mi capita nessuna occasione, gli voglio almeno dire tante volte che l'amo. Non è una cosa difficile e serve a tener vivo il fuoco; anche nel caso mi sembrasse spento, questo fuoco d'amore, vi vorrei gettare qualcosa lo stesso, e sono sicura che Gesù lo ravviverebbe subito. Celina, ho paura di non aver detto il più necessario, forse penserai che faccia sempre quello che dico. Oh! no, non sono sempre fedele, ma non mi scoraggio mai. M'abbandono nelle braccia di Gesù. La «gocciolina di rugiada» cala più a fondo nel calice del Fiore dei campi e là ritrova tutto quello che ha perduto e molto di più ancora. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto santo rel. carm. ind. 123 - A CELINA E’ come un bambino solo e sperduto nel mare con la sua barchetta in preda ai venti e alle tempeste, nell'oscurità della notte. Non deve temere Gesù è con lei. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 23 luglio 1893 Mia cara Celinetta, Non mi sorprende che tu non comprenda nulla di ciò che avviene nella tua anima. Un bambino, solo, sul mare, in una barchetta sperduta in mezzo alle onde in tempesta, come potrebbe sapere se è vicino o lontano dal porto? Finché il suo sguardo contempla ancora la riva da cui è partito, sa quanto cammino ha fatto; vedendo la terra allontanarsi, la sua gioia infantile non ha limiti. Oh! dice, tra poco sono al termine del mio viaggio. Ma più la spiaggia si allontana, più anche l'oceano sembra vasto... Allora, tutta la scienza del bambino è ridotta a nulla e non sa più dove va la sua barchetta. Non conoscendo in che modo manovrare il timone, l'unica cosa da fare è di abbandonarsi alle onde, lasciando la sua vela in balia del vento...


Celina, la bambina di Gesù, si trova sola in una piccola barca. La terra è scomparsa ai suoi occhi, non sa più dove va, se avanti o indietro... Teresa invece lo sa molto bene. E’ sicura che la sua Celina è in pieno mare e la navicella che la porta voga a vele spiegate verso il porto. Il timone, che Celina non è in grado neppure di scorgere, non è senza pilota. Gesù è lì che dorme come un giorno sulla barca dei pescatori di Galilea. Dorme... e Celina non lo vede, perché la notte è scesa sulla navicella... Celina non sente la voce di Gesù... Il vento soffia... Essa lo sente... vede le tenebre... e Gesù dorme sempre. Eppure, se si svegliasse un istante solo, non avrebbe che «da comandare al vento e al mare e si farebbe una grande bonaccia»; la notte diverrebbe più chiara del giorno. Celina vedrebbe il divino sguardo di Gesù e la sua anima sarebbe consolata... Ma così Gesù non dormirebbe più, ed è tanto stanco...I suoi piedi divini si sono stancati andando in cerca dei peccatori, e nella navicella di Celina Gesù riposa così comodamente. Gli apostoli gli avevano dato un guanciale. Il Vangelo ci riferisce questo particolare. Nella barchetta della sua Sposa diletta trova un altro guanciale molto più morbido: è il cuore di Celina. Lì dimentica tutto, è a casa sua... Non è una pietra che sostiene il suo capo divino, quella pietra che sospirava durante la sua vita mortale? E’ un cuore di figlia, un cuore di sposa. Ah! com'è felice Gesù! Ma come può essere felice mentre la sua sposa soffre e veglia nel tempo che lui dorme così dolcemente? Non sa che Celina non vede altro che la notte e il suo Volto divino gli rimane nascosto... e, talvolta, il peso che sente sul suo cuore le pare tanto grave?... Che mistero! Gesù, il bambinello di Betlemme, che Maria portava come «un peso leggero», diviene pesante, così pesante che san Cristoforo se ne stupisce... La sposa dei Cantici, sì, anche lei dice che «il suo Diletto è un mazzetto di mirra e riposa sul suo seno». La mirra è la sofferenza ed è in questo modo che Gesù riposa sul cuore di Celina. E nondimeno Gesù è felice di vederla nella sofferenza. E’ felice di ricevere tutto da lei durante la notte... Egli attende l'aurora, e allora, oh allora, che risveglio sarà quello di Gesù!!! Sii ben sicura, Celina cara, che la tua barca è in pieno mare, forse già molto vicina al porto. Il vento di dolori che la spinge è un vento d'amore e questo vento è più rapido del lampo. Come mi ha commosso il vedere che Gesù ti aveva ispirato l'idea dei piccoli sacrifici! Glielo avevo domandato, non pensando di scriverti così presto. Finora Nostro Signore non mi ha mai rifiutato di ispirarti ciò che l'avevo pregato di dirti. Ci fa sempre le stesse grazie insieme. Sono perfino costretta ad avere una coroncina per i sacrifici. L'ho fatta per carità ad una delle mie compagne. Ti dirò tutto in particolare, è piuttosto divertente... Sono presa dentro certe reti che non mi vanno molto a genio, ma che mi sono utilissime nella condizione d'anima in cui mi trovo. 124 - A CELINA Gesù si nasconde, si avvolge di tenebre e di silenzio, si fa povero... per i pochi amici. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 2 agosto 1893 Mia cara Celinetta, La tua lettera mi ha riempito di consolazione. La strada per la quale cammini è una strada regale; non è un cammino battuto, ma è un sentiero che è stato tracciato da Gesù stesso. La sposa dei cantici dice che, non avendo trovato nel proprio letto il suo Amato, si alzò per cercarlo nella città, ma invano; dopo essere uscita dalla città, trovò Colui che la sua anima amava!... Gesù non vuole che troviamo nel riposo la sua presenza adorabile. Egli si nasconde, si avvolge di tenebre. Non è così che agiva nei confronti della folla dei Giudei, perché vediamo nel Vangelo «che il popolo era rapito quando egli parlava». Gesù affascinava le anime deboli con le sue parole divine. Cercava di renderle forti per il giorno della prova... Ma come fu piccolo il numero degli amici di Nostro Signore quando taceva davanti ai suoi giudici!... Oh! che melodia per il mio cuore quel silenzio di Gesù... Egli si fa povero perché possiamo fargli la carità. Ci tende la mano come un mendicante, affinché nel giorno radioso del giudizio, quando comparirà nella sua gloria, possa farci udire queste dolci parole: «Venite, benedetti del Padre mio; perché avevo fame e mi deste da mangiare; avevo sete e mi deste da bere; non sapevo dove trovare un alloggio e mi offriste asilo; ero in prigione, ero malato e mi soccorreste». E’ Gesù stesso che ha pronunciato queste parole, è lui, che vuole il nostro amore, che lo va mendicando... Si abbandona, per così dire, alla nostra mercé. Non vuole prendere nulla senza che glielo diamo e la più piccola cosa è preziosa ai suoi occhi divini... Mia cara Celina, rallegriamoci della nostra parte. E’ così bella! Diamo, diamo a Gesù, siamo avare per gli altri, ma prodighe per lui! Gesù è un tesoro nascosto, un bene inestimabile che poche anime sanno trovare, perché è nascosto e il mondo ama ciò che risplende. Ah! se Gesù avesse voluto mostrarsi a tutte le anime con i suoi doni ineffabili, senza dubbio non ce n'è una sola che l'avrebbe rifiutato. Ma egli non vuole che l'amiamo per i suoi doni. E’ lui stesso che deve essere la nostra ricompensa. Per trovare una cosa nascosta, bisogna nascondersi anche noi. La nostra vita deve dunque essere un mistero! Dobbiamo rassomigliare a Gesù il cui volto era nascosto «Volete imparare qualcosa che vi serva? Dice I'Imitazione, amate essere ignorati e contati per nulla...». E altrove: «Dopo aver lasciato tutto, bisogna lasciare se stessi; si glori pure questi di una cosa l’altro di un’altra, per quanto riguarda voi, non riponete la vostra gioia che nel disprezzo di voi stessi». Quanta pace danno all'anima queste parole, Celina mia! Tu le conosci, ma non sai già tutto quello che vorrei dirti?... Gesù ti ama d'un amore così grande che se lo vedessi, saresti in un'estasi di felicità che ti darebbe la morte. Ma non lo vedi e soffri. Presto Gesù «si leverà per salvare tutti i miti e gli umili della terra!...».


125 - ALLA SIGNORA GUERIN S'interessa affettuosamente a tutta la vita della famiglia ed è felice che il suo caro papà si trovi in mezzo a loro. J. M. J. T. Dal Carmelo, 10 agosto 1893 Gesù Mia cara zia, Vedo con piacere che sa indovinare il cuore della sua figliolina. Non voglio tuttavia che la mia bella scrittura perda l'onore di essere ammirata al castello della Musse. Così sono stata contentissima quando la nostra buona Madre mi ha affidato la dolce missione di rispondere alla sua lettera. Oh! zia! Ognuna delle righe da lei tracciate mi rivela il suo cuore, che è quello della più tenera delle madri. Ma anche quello della sua Teresina è un cuore di figlia pieno d'amore e di riconoscenza. Chiedo al Signore di guarire il caro zio. Veramente mi sembra che questa preghiera non possa fare a meno di essere esaudita, poiché Nostro Signore è interessato personalmente a questa guarigione. Non è forse per la sua gloria che il braccio dello zio non cessa di logorarsi a scrivere delle pagine ammirabili che debbono salvare le anime e far tremare i demoni? Spero che siamo già state esaudite e vi godiate in pace gli ultimi giorni che vi restano da passare nel vostro bel castello. Come dev'essere felice Giovanna di poter godere a suo agio della presenza di Francesco, lei che ne sentiva tanto la mancanza a Caen!! Ho pregato assai perché quella brutta storia sparisse completamente, perché dev'essere stata una grossa nube nel cielo azzurro di Giovanna. Penso anche alla mia sorellina Maria. Mi sembra che da quando ha stabilito la sua dimora sulle altezze degli alberi, io debba apparire ai suoi occhi ben piccola e disprezzabile; avvicinandosi ai cieli si scoprono delle meraviglie che non s'incontrano nella bassezza delle valli! Dirà senza dubbio che sono cattiva, ma questo non m'impedirà di fare la comunione per sua Altezza il giorno del suo onomastico. Non so dirle, cara zia, la felicità che provo pensando che il mio caro Babbino è in mezzo a voi, ricolmato di tenerezza e di premure. Il buon Dio ha fatto per lui la stessa cosa che per il suo servo Giobbe: dopo averlo umiliato, lo colma dei suoi favori ed è per mezzo di voi che gli vengono elargiti tutti questi beni e questo affetto. Zietta cara, ho ancora tante cose da dirle, ma mi manca lo spazio e non è rispettoso terminare una lettera così di traverso. Mi perdoni, cara zia, e comprenda tutte le cose che vorrei scrivere a lei come a tutta la famiglia. Madre Maria di Gonzaga e nostra Madre le inviano tutto il loro affetto. Son felici al pensiero che la signora di Virville farà la sua conoscenza. L'abbraccio con tutto il cuore, mia cara zia, e sono sempre La sua rispettosa figliolina Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 126 - A LEONIA Tanta gioia e un po' d'amarezza per il suo ingresso nel monastero della Visitazione. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 13 agosto 1893 Mia cara Leonia, Pensi forse che la tua Teresina si dimentichi di te? Oh! no, conosci troppo bene il suo cuore per poterlo pensare. Avrei voluto scriverti insieme a nostra Madre e a suor Maria del Sacro Cuore, ma c'è stato un malinteso e la loro lettera è partita prima di quanto credevo. Oggi mi prendo la rivincita e vengo a passare qualche momento con te. Tu sapessi, cara sorellina, quanti ringraziamenti invio al cielo per il favore che il buon Dio ti ha accordato! Finalmente i tuoi voti sono soddisfatti. Come la colomba uscita dall'arca, non potevi trovare, sulla terra del mondo, dove posare il piede, ed hai volato per tanto tempo cercando di rientrare nella dimora benedetta dove il tuo cuore aveva fissato il suo rifugio per sempre. Gesù si è fatto attendere, ma alla fine i gemiti della sua colomba l'hanno commosso: Ha steso la sua mano divina e, prendendo la sua fidanzata, l'ha posta sul suo cuore, nel tabernacolo del suo amore. Si è dunque avverata, ora, la predizione della nostra santa zia. La figlia della beata Margherita Maria si trova alla Visitazione e per sempre sarà la sposa di Nostro Signore. Ah! senza dubbio, la mia gioia è tutta spirituale, perché ormai non dovrò rivederti più sulla terra, mia cara Leonia. Non potrò più ascoltare la tua voce né effondere il mio cuore nel tuo. Ma so che la terra è il luogo del nostro esilio, e noi siamo delle viandanti che camminiamo verso la nostra patria. Che importa se la strada da noi seguita non è la stessa, dal momento che il cielo è la nostra unica meta e lì saremo riunite per non lasciarci mai più? E’ lassù che gusteremo in eterno le gioie della famiglia. Ritroveremo il nostro amato Papà, circondato di gloria e d'onore in premio della sua fedeltà perfetta, e soprattutto per le umiliazioni di cui è stato saziato. Vedremo la nostra buona Mamma, la quale si rallegrerà delle prove che


furono la nostra eredità durante l'esilio della vita, e noi gioiremo della sua felicità nel contemplare le sue cinque figlie religiose. Formeremo, insieme con i quattro angioletti che ci attendono in Paradiso, una corona che cingerà per sempre la fronte dei nostri diletti genitori. Vedi, sorellina cara la parte che prendo alla tua gioia. So che questa è tanto grande, ma so pure che i sacrifici non mancheranno di accompagnarla; senza di essi, potrebbe essere meritoria la vita religiosa? No, certamente! Sono anzi le piccole croci che costituiscono tutta la nostra gioia. Esse sono più frequenti delle grandi e preparano il nostro cuore a ricevere queste quando tale è la volontà del Maestro buono. Ti prego, cara Leonia, di voler presentare il mio rispettoso ricordo alla reverenda Madre, per la quale ho conservato una filiale affezione, dal giorno in cui ebbi l'onore di conoscerla; non sono un po' anch'io della sua famiglia, ora che sei sua figlia ed io la tua indegna sorellina? La madre Maria di Gonzaga e suor Maria del Sacro Cuore presentano anch'esse i loro devoti ossequi alla Superiora, e inviano alla loro cara Leonia i migliori auguri di felicità. Non dimenticare nelle tue preghiere, cara sorella, la più piccola delle carmelitane che ti è unita nel cuore della santa Vergine. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 127 - A CELINA Se le sue letterine le fanno bene, non da stupire: Dio si serve di tutte le creature come strumenti del proprio amore J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 13 agosto 1893 Mia cara Celinetta, Tutte le noie che hai con la tua domestica ci hanno addolorato. Nostra Madre non contava di scriverti prima del tuo ritorno. Ma è tanto buona, ama talmente il suo «Celinino» che, sapendolo nella tristezza, vuole dargli una piccola consolazione permettendo alla tua Teresa di mandarti due righe. Noi non sappiamo quel che devi fare a proposito della casa ed è bene che tu ti rivolga allo zio. Per noi andrà bene ciò che lui deciderà. Comunque, di questo te ne parleremo a viva voce. La tua povera domestica è sfortunata davvero se ha un difetto così brutto, soprattutto se è falsa, ma forse riuscirai a convertirla come suo marito? Ogni peccato merita misericordia e il buon Dio è abbastanza potente per dare della sostanza anche alle persone che non ne hanno. Pregherò tanto per questa persona: forse al suo posto sarei stata ancora meno buona di lei, e lei, forse, sarebbe già una gran santa se avesse ricevuto la metà delle grazie di cui il buon Dio mi ha ricolmata. Riconosco che Gesù è veramente buono a permettere che le mie povere letterine ti facciano un po' di bene, ma ti assicuro che non mi voglio ingannare pensando che io c'entri in qualche modo... «Se non è il Signore stesso a costruire la casa, invano si affaticano quelli che la costruiscono». Tutti i discorsi più belli dei più grandi santi sarebbero incapaci a far scaturire un solo atto d'amore da un cuore che Gesù non avesse in suo possesso. E’ lui soltanto che sa servirsi della sua lira e nessun altro può far vibrare le sue corde armoniose. Ma Gesù si serve di tutti i mezzi, le creature sono tutte al suo servizio ed egli ama utilizzarle durante la notte della vita allo scopo di nascondere la sua presenza adorabile; tuttavia non si nasconde a tal punto da non farsi intravedere. In realtà sento bene che, spesso, mi dà delle luci non per me ma per la colombina esiliata, la sua sposa prediletta. Tutto questo è proprio vero, se n'ha l'esempio nella natura stessa. Prendi una bella pesca matura, tutta colorita e così dolce che neppure il più bravo confettiere del mondo saprebbe immaginare un sapore tanto squisito. Dimmi un po', Celina mia, è forse per la pesca che il buon Dio ha creato quel suo delicato colore di rosa, tutto vellutato e tanto delizioso a vedersi e a toccarsi? Ti pare che abbia preparata per lei la sua polpa zuccherina?... Ma no, è per noi, non per lei. Ciò che le appartiene, che costituisce l'essenza della sua vita, è il nocciolo; possiamo portarle via tutta la sua bellezza senza strapparle il suo essere. Allo stesso modo Gesù si compiace di prodigare i suoi doni ad alcune delle sue creature, ma molto spesso è per attirare a sé altri cuori e poi, quando il suo scopo è raggiunto, fa sparire questi doni esteriori e spoglia completamente le anime che gli sono più care. Vedendosi ridotte a tanta miseria, queste povere piccole anime si spaventano, hanno l'impressione di non essere buone a nulla perché ricevono tutto dagli altri e non sono in grado di dare nulla. Ma non è così, il nocciolo del loro essere lavora in segreto. Gesù forma in loro il germe destinato a svilupparsi lassù, nei giardini del cielo. Egli preferisce mostrare loro il loro nulla e la sua potenza. Si serve per arrivare a loro, degli strumenti più meschini affinché si persuadano che è lui solo, ad operare. Si affretta a perfezionare l'opera sua per il giorno nel quale, svanite ormai le ombre, non si servirà più d'intermediari, ma di un eterno faccia a faccia!... (Nostra Madre e madre Maria di Gonzaga ringraziano Maria della sua letterina; ne sono entusiaste). Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 128 - A CELINA Auguri Per l'onomastico. Il cammino della di Gesù è l'aspro sentiero dell'amore puro, accompagnato da una melodia celeste.


J. M. J. T. Gesù 1893 Mia cara Celina, Affido a Gesù l'incarico di festeggiare per me la piccola Suor Maria del Volto Santo... Gesù dev'essere il vincolo divino della nostra unione. Lui solo ha il diritto di penetrare nel santuario del cuore della sua sposa... Oh! sì lui solo ode la nostra voce quando nessuno ci risponde. Lui solo dispone gli avvenimenti della nostra vita d'esilio e ci presenta in qualche momento, il calice amaro. Ma noi non lo vediamo. Egli si nasconde, vela la sua mano divina e noi non scorgiamo che le creature. Allora soffriamo perché la voce del nostro Diletto non si fa udire e quella delle creature sembra piena d'incomprensione... Sì, la pena più amara è quella di non essere compresi... Ma questa pena non sarà mai quella di Celina e di Teresa. Mai, perché i loro occhi guardano più in alto della terra. S'innalzano al di sopra del creato; più Gesù si nasconde, e più sentono che Gesù è vicino a loro. Nella sua squisita delicatezza, cammina avanti a loro buttando da parte le pietre della strada, allontanando i serpenti. E non è tutto: fa risuonare alle nostre orecchie delle voci amiche, e queste voci amiche ci ammoniscono a non camminare con troppa sicurezza... Perché? Non è Gesù stesso che ha tracciato il nostro cammino? Non è lui che c'illumina e si rivela alle nostre anime?... Tutto ci porta verso di lui. I fiori che crescono ai margini della via non seducono i nostri cuori. Li ammiriamo, li amiamo, perché ci parlano di Gesù, della sua potenza, del suo amore, ma le nostre anime rimangono libere. Perché turbare la nostra dolce pace? Perché temere la tempesta quando il cielo è sereno?... 0 Celina! Celina cara... non sono i precipizi che dobbiamo evitare, siamo nelle braccia di Gesù, e se anche voci amiche ci consigliano di temere, è il nostro Diletto che vuole così. Sai perché?... Ah! nel suo amore, sceglie per le sue spose lo stesso sentiero che ha scelto per sé... Egli vuole che le gioie più pure si cambino in sofferenze affinché, non avendo, per così dire, neppure il tempo di respirare a nostro agio, il nostro cuore si volga verso di lui, soltanto verso di lui che è il nostro sole e la nostra gioia... I fiori lungo la via sono i piaceri puri della vita, e non c'è male alcuno a goderli, ma Gesù è geloso delle nostre anime. Egli desidera che tutti i piaceri siano per noi intrisi d'amarezza... E’ vero, anche i fiori della via conducono al Diletto, ma è una strada traversa, come la lastra o lo specchio che riflette il sole, ma non è il sole stesso. M'accorgo di non dire alla mia Celina ciò che le vorrei dire. Mi spiego così male. Forse capirà a volo. E’ così abile Gesù nell'eseguire le commissioni della sua povera Teresa!... Ho trovato un passo nel Cantico dei cantici che s'adatta perfettamente a Celinetta esiliata. Eccolo: «Che mai vedete nella sposa, se non cori musicali in un campo d'armati?». Oh! sì, la vita della mia Celina è proprio un campo di battaglia... Povera colombina, geme sulla sponda dei fiumi di Babilonia, e come potrebbe cantare i cantici del Signore in una terra straniera?... E tuttavia bisogna che canti, bisogna che la sua vita sia una melodia, «un coro musicale». E’ Gesù che la tiene prigioniera, ma rimane al suo fianco... Celina è la piccola lira di Gesù... Può essere completo un concerto se nessuno canta? Quando il motivo sarà triste, ebbene! canterà il cantico dell'esilio, e quando il motivo sarà allegro, la sua voce farà risuonare gli accenti della patria... Tutto ciò che accadrà, tutti gli avvenimenti della vita, non saranno altro che lontani rumori e non faranno vibrare le corde della piccola lira. Gesù solo ha il diritto di posarvi sopra le sue dita divine. Le creature sono dei gradini, degli strumenti, ma è la mano di Gesù che dirige tutto. Non bisogna vedere altro che lui in tutto... Non posso pensare senza rapimento dell'anima alla cara amabile santa Cecilia: che modello per la piccola lira di Gesù!... In mezzo al mondo, esposta a tutti i pericoli, nel momento di unirsi ad un giovane pagano avido solo di amore profano, mi sembra che Cecilia avrebbe dovuto tremare e piangere... ma no; udendo il suono degli strumenti che celebravano le sue nozze, Cecilia cantava nel suo cuore... Quale abbandono! Udiva senza dubbio altre melodie, diverse da quelle della terra. Il suo sposo divino cantava anche lui e gli angeli facevano risuonare nel cuore di Cecilia i loro celesti concerti... Cantavano, come un giorno vicino alla culla di Gesù: «Gloria a Dio nel cielo e pace sulla terra alle anime di buona volontà!». La gloria di Dio! Oh! Cecilia capiva che lo Sposo divino aveva sete di anime ed ella agognava già quella del giovane romano che pensava solo alla gloria della terra. Presto ne farà un martire e una moltitudine di anime camminerà sulle sue orme... Non ha paura, perché gli angeli hanno cantato: «Pace alle anime di buona volontà», sa che Gesù è tenuto a salvaguardarla, a proteggere la sua verginità. E così, quale ricompensa!... Sì, è bella, la casta generazione delle anime vergini. La Chiesa lo canta spesso e queste parole sono vere ancor oggi come al tempo della vergine Cecilia... Mia cara Celina, quanto piacere trae Gesù dalla sua piccola lira! Ne trova così poco nel mondo, lascialo riposare vicino a te, non ti stancar di cantare, perché Gesù non si stanca mai di suonare... Un giorno, lassù nella patria, vedrai i frutti delle tue fatiche... Dopo aver sorriso a Gesù in mezzo alle lacrime, godrai dei raggianti splendori del suo Volto divino ed egli suonerà ancora sulla sua piccola lira. Suonerà per tutta l'eternità dei motivi nuovi che nessuno saprà cantare, eccetto Celina!... 129 - ALLA SIGNORA LA NEELE La ringrazia dei doni ricevuti per il suo onomastico. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 22 ottobre 1893


Mia cara Giovanna, Tocca a me ora di farti le mie scuse per essere tanto in ritardo nel ringraziarti di tutti i tuoi squisiti regali, ma avevo una piccola speranza di poterti dire a voce la mia riconoscenza ed è questa la ragione per la quale non ti ho scritto prima. No, credimi, non ho avuto il cattivo pensiero che la mia sorellina mi avesse dimenticata, ma trovavo del tutto naturale che si contentasse di fare una preghiera per la sua piccola Teresa, ed è così che sono rimasta commossa più di quanto non saprei dire, ricevendo la tua amabile lettera. Anche gli auguri del mio cugino mi sono stati particolarmente graditi. Infine i vasi di marmellata sono venuti a mettere il colmo a tutte le vostre delicatezze per me. La nostra madre santa Teresa era molto riconoscente e diceva in tono scherzoso «che bastava una sardina per rubarle il cuore». Che cosa avrebbe detto se avesse conosciuto Francesco e Giovanna? Ma il cielo non è così lontano dalla terra che non li possa vedere e benedire. Ho anzi la persuasione che voglia particolarmente bene alla mia cara Giovanna. Anche la nostra santa Madre aveva una sorella di nome Giovanna e sono rimasta molto commossa, leggendo la sua vita nel vedere con quanta tenerezza vigilava sui suoi nipotini. Così, senza metter da parte la buona sant'Anna, mi rivolgo a santa Teresa per ottenere, mediante la sua intercessione, di diventare zia anch'io. Sono sicura che mi esaudirà inviando alla mia cara Giovannina una famiglia benedetta che darà alla Chiesa grandi santi e sante. Il ritardo non mi scoraggia per nulla, perché so che ci vuole molto tempo alla corte di Roma per fare i Santi, e non posso prendermela col buon Dio se usa tutte le sue cure e il suo amore nella preparazione delle animuccie che affiderà un giorno alla mia Giovanna. Te ne supplico, sorellina mia, rivolgi una preghiera a santa Teresa. Sono sicura che sant'Anna ne sarà felice. L'unione fa la forza e tutt'e due insieme otterranno la grazia che sollecitiamo. Ti prego, cara Giovanna, di essere la mia interprete presso Francesco per ringraziarlo dei suoi auguri, e t'abbraccio di cuore con tutta la tenerezza di una sorellina. Nostra Madre e suor Maria del Sacro Cuore vi mandano mille affettuosità e non cessano di pregare affinché i desideri della loro cara Giovannina siano pienamente esauditi. Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 130 - A LEONIA Le comunica un pensiero sui vantaggi della vita religiosa appreso durante il ritiro predicato alla comunità. J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 5 novembre 1893 Mia cara Leonia, Sono piena di gioia per la tua felicità. Le tue belle letterine mi fanno sempre un grande piacere e vedo ormai senza poterne dubitare che ti trovi al tuo posto, là dove Dio ti vuole. Quanto buono è stato il Signore per la nostra famiglia! Non ha permesso che un mortale divenisse lo sposo di una sola di noi. Qui abbiamo appena finito un bel ritiro spirituale che ci ha preparato alla festa della nostra Santa Madre. Il buon padre ci ha parlato soprattutto dell'unione con Gesù e della bellezza della nostra vocazione. Ci ha mostrato tutti i vantaggi della vita religiosa, in particolare della vita contemplativa. Ci ha portato un paragone che mi ha incantato: «Vedete - ci diceva - le querce delle nostre campagne, come si espandono tutte dai lati: gettano rami a destra, a sinistra e nulla le arresta. In questo modo non arrivano mai ad una grande altezza. Guardate invece le querce delle foreste che sono premute da tutti i lati. Non vedono altra luce che quella che scende dall'alto. Perciò il loro tronco è privo di tutti quei rami irregolari che gli sottraggono la linfa necessaria per elevarsi. Non vede che il cielo e così tutta la sua forza si volge in questa direzione e rapidamente arriva ad un'altezza prodigiosa. Nella vita religiosa, l'anima, a somiglianza di una giovane quercia, è premuta da tutti i lati dalla sua regola. Tutti i suoi movimenti sono ostacolati, fermati dagli alberi della foresta... Ma essa trova la sua luce quando guarda il cielo, soltanto lassù può riposare la sua vista. In questa direzione, mai deve aver paura di spingersi troppo avanti...». Cara sorellina, credo di farti piacere parlandoti di queste cose. La nostra unica felicità è di parlare degli affari dell'anima, d'immergere i nostri cuori nell'infinito... Perdonami se t'invio delle lettere scritte così male, ma vedi, sorellina cara, preferisco lasciar correre la penna sotto l’impressione del cuore, piuttosto che star lì ad arrotondare la frase e spedirti una pagina di calligrafia. Ti prego di presentare i miei rispettosi ossequi alla madre Superiora. Non dimenticarmi nelle tue preghiere. Pensa a me, quando sei vicina a Gesù, come io penso a te. Ti lascio, cara Leonia, restandoti unitissima nel cuore del nostro Sposo divino. La tua indegna sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 131 - ALLA SIGNORA GUERIN 132


Auguri per il suo onomastico, con lo stesso amore di sempre. J. M. J. T. Gesù Carmelo, 17 novembre 1893 Mia cara zia, Com'è dolce per la sua Teresina ritornare ogni anno a farle gli auguri per la ricorrenza del suo onomastico! Eppure, non ho nulla di nuovo da dirle. Da molto tempo sa quanto le voglio bene. Cara zietta, sebbene debba ripetere sempre la stessa cosa non ho paura di annoiarla, ed ecco la ragione che mi fa pensare così. Quando sono davanti al tabernacolo, non so dire altro che queste parole: «Mio Dio, voi sapete che vi amo!». E sento che la mia preghiera non stanca Gesù, Conoscendo l'impotenza della sua povera piccola sposa Si contenta della sua buona volontà. So pure che il buon Dio ha riversato qualcosa di quell'amore di cui trabocca il suo cuore, nel cuore delle mamme... E quella a cui mi rivolgo ha ricevuto in così larga misura l'amore materno che non posso temere di essere incompresa... D'altronde, la mia impotenza non durerà eternamente: nella patria celeste potrò dire alla zietta amata, molte cose che non si possono esprimere con parole umane. Nell'attesa, chiedo a Nostro Signore di lasciare tanto, tanto tempo ancora sulla terra colei che sa lavorare così bene per la sua gloria, e desidero che veda...«i figli dei suoi nipoti!». Forse la mia sorellina Giovanna sorriderebbe se leggesse queste righe, ma io ho molto più fiducia di lei e aspetto il «gran santo» e il «grande pontefice» seguito da un grande numero di angioletti. Cara zia, domani farò la Comunione per lei ed anche per la signora Fournet, alla quale penso spesso e prego Nostro Signore di conservargliela per molto tempo ancora. La prego di abbracciare per me lo zio ed incarico lui e le mie sorelline di ricolmarla da parte mia delle più tenere carezze. Il suo piccolo Beniamino che è fiero del suo titolo Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 133 - A LEONIA Auguri per il nuovo anno J. M. J. T. Dal Carmelo, 27 dicembre 1893 Gesù Mia cara Leonia, Sono felice di venire ad offrirti miei voti per il 94. L'augurio che formulo presso la culla di Gesù è di vederti presto rivestita della santa livrea della Visitazione. Ho detto presto vederti, ma so che soltanto in cielo avrò questa gioia. Che felicità allora ritrovarci insieme dopo l’esilio della vita! Quante cose da dirci! Quaggiù la parola è impotente, ma lassù basterà un solo sguardo per comprenderci e credo che la nostra felicità sarà ancora più grande che se non fossimo state separate. La tua cara letterina mi ha fatto un grande piacere. Vedo che sei veramente contenta e non dubito che il buon Dio ti faccia la grazia di restare per sempre nell'arca santa... Noi leggiamo in refettorio la vita di santa Chantal: è una vera gioia per me ascoltarla, e questo mi ravvicina ancora di più alla Visitazione a cui sono tanto affezionata. Vedo inoltre che c'è stata sempre un'intima unione col Carmelo, il che mi fa benedire il buon Dio di avere scelto questi due Ordini per la nostra famiglia. La santa Vergine è davvero nostra Madre, poiché i nostri monasteri le sono particolarmente dedicati. Cara sorellina, non ti dimenticare di pregare per me durante il mese del caro piccolo Gesù. Domandagli che resti sempre piccola, tanto piccola... Gli farò la stessa preghiera per te, perché conosco i tuoi desideri e so che l'umiltà è la tua virtù preferita. Non dimenticare, cara Leonia, di presentare i miei rispettosi ossequi alla tua venerata Madre e credi al sincero affetto dell'ultima e della più piccola delle tue sorelle. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 133 - AL SIGNOR E SIGNORA GUERIN Auguri di buon anno J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 29 dicembre 1893 Caro zio e cara zia, Ho solo qualche minuto per farvi i miei auguri di buon anno: nostra Madre mi ha detto ora che la lettera dev'essere recapitata domani mattina. Ma non ho bisogno di molto tempo per ridire ai miei cari parenti i voti che il mio cuore formula per la loro felicità. Vorrei, se ciò fosse possibile, che il nuovo anno non riserbasse loro altro che consolazioni.


Ma, ahimé! il buon Dio, che conosce le ricompense riservate ai suoi amici, ama spesso far guadagnare loro i suoi tesori a prezzo di sacrifici. La nostra santa madre Teresa diceva, sorridendo, a Nostro Signore queste parole tanto vere: «Mio Dio, non mi meraviglio che abbiate così pochi amici: li trattate così male». Ciò nonostante, pur in mezzo alle prove che ci manda, Dio è pieno di delicatezza. La malattia del mio caro Babbino ne è per me una prova evidente. Questa croce era la più grande che potessi immaginare, ma, dopo avercene fatto gustare l'amarezza, Nostro Signore è venuto ad addolcire, per le mani dei nostri amati zii, il calice amaro che ci aveva offerto e che io mi aspettavo di bere fino alla feccia... Oh caro zio e cara zia, sapeste quanto il cuore della vostra Teresina è colmo d'amore e di riconoscenza! Non posso dirvi tutto ciò che vorrei. E l'ora di Mattutino. Perdonatemi il disordine di questa lettera e non badate se scrivo come un gatto. Guardate solo il cuore della vostra figlia. Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. P.S. - Prego di presentare alla signora Fournet i voti più sinceri da parte della sua nipotina. 134 - AL SIGNOR GUERIN Lo informa sulle condizioni di salute di madre Agnese di Gesù. Mio caro zio, Nostra Madre va molto meglio, ma è molto debole anche se lei dice di no. Grazie, grazie di tutte le premure che le ha prodigato e che le prodiga. Spero che sarà obbediente, perché sarebbe un vero peccato non obbedire ad uno zio così paterno... Madre Maria di Gonzaga è commossa delle sue attenzioni e la ringrazia dedicando le sue cure materne alla cara priora. Mi perdoni, caro zio, scrivo tanto in fretta che non so quello che le dico, ma spero che indovinerà la nostra riconoscenza. Preghiamo tanto per la signora Fournet. L'abbraccio insieme alla zia a nome delle loro tre piccole carmelitane. Suor Teresa del Bambino Gesù rei. carm. Ind.

1894 135 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Spiega il significato di un quadro da lei dipinto, rappresentante il «sogno del Bambino Gesù», di cui le fa omaggio in occasione della sua prima festa di «priora». J. M. J. T. 21 gennaio 1894 Il sogno del Bambino Gesù Mentre si diverte con i fiori che la sua sposa diletta gli ha portato al presepio, Gesù pensa a ciò che farà per ringraziarla... Lassù, nei giardini celesti, gli angeli, servitori del divino Infante, intrecciano già le corone che il suo cuore ha riservato alla sua prediletta. Frattanto, è calata la notte. La luna manda i suoi raggi d'argento e il dolce bambino Gesù s'addormenta... La sua manina non lascia andare i fiori che l'hanno rallegrato durante il giorno e il suo cuore continua a sognare la felicità della sua sposa diletta. Ad un tratto, ecco apparirgli nella lontananza degli oggetti strani, che non rassomigliano per nulla ai bei fiori primaverili. Una croce!... Una lancia!... Una corona di spine! E tuttavia il divino Fanciullo non trema. E’ proprio quello che ha scelto per mostrare alla sua sposa tutto il suo amore!... Ma non è ancora tutto. Il suo volto infantile, così bello, lo vede sfigurato, sanguinante!... irriconoscibile!... Gesù sa bene che tutti l'abbandoneranno, eppure il Fanciullo divino sorride davanti a quella figura insanguinata. Sorride ancora davanti al calice colmo del vino che fa germogliare i vergini. Sa che nell'Eucaristia gl’ingrati lo lasceranno solo, ma Gesù pensa all'amore della sua sposa, alle sue delicatezze. Vede i fiori delle sue virtù profumare il santuario e il bambino Gesù continua a sognare dolcemente... Aspetta che le ombre declinino... che la notte della vita ceda il posto al giorno radioso dell'eternità!... Allora Gesù restituirà alla sua sposa diletta i fiori che gli ha regalato per consolarlo sulla terra... Allora abbasserà verso di lei il suo Volto divino tutto raggiante di gloria e farà gustare eternamente alla sua sposa la dolcezza ineffabile del suo bacio divino!!!... Madre mia diletta,


Le ho descritto il sogno che la sua figliuola intendeva riprodurre per la sua festa. Ma, ahimé! solo il suo pennello d'artista avrebbe potuto dipingere questo soave mistero! Spero che vorrà guardare soltanto alla buona volontà di chi sarebbe tanto felice di farle piacere. E’ lei, Madre mia, sono le sue virtù che ho voluto rappresentare nei fiori che Gesù stringe sul suo cuore. Quei fiori sono per Gesù, per lui solo! Sì, le virtù della mia Madre diletta resteranno sempre nascoste col piccolo Gesù del presepio; tuttavia, nonostante l'umiltà che le vorrebbe coprire di un velo, il profumo misterioso che si sprigiona da questi fiori mi fa già pregustare le meraviglie che vedrò un giorno nella patria eterna, quando mi sarà consentito di contemplare i tesori di tenerezza che lei prodiga ora a Gesù. 0 Madre mia! lo sa, mai potrò dirle tutta la mia riconoscenza per avermi guidata, come un angelo dei cieli, in mezzo ai sentieri della vita; è lei che m'ha insegnato a conoscere Gesù, ad amarlo. Ora che è doppiamente mia Madre, la prego, mi conduca sempre verso il mio Diletto, m'insegni a praticare la virtù, affinché in cielo non mi tocchi un posto troppo lontano dal suo e lei possa riconoscermi per sua figlia e sua sorellina. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 136 - A LEONIA Gioia per la sua Vestizione. «Alle tristi giornate d'inverno si sono succeduti per te i giorni radiosi della primavera...». J. M. J. T. Gesù Mia cara Leonia, Non ti so dire la mia gioia nell'apprendere che sei stata ammessa alla Vestizione... Comprendo quanto devi essere contenta e partecipo largamente alla tua felicità. Cara sorellina, come il buon Dio ha ben ricompensato i tuoi sforzi! Ricordo quello che mi dicevi in parlatorio, prima di entrare nell'arca santa. Non t'importava nulla di rimanere sempre l'ultima, di prendere l'abito senza cerimonie. Era Gesù solo che cercavi e per lui rinunziavi ad ogni consolazione. Ma, come ci ripeteva spesso il nostro caro Papà, il buon Dio non si lascia mai vincere in generosità; così egli non ha voluto che tu fossi privata della gioia di diventare pubblicamente la sua fidanzata, in attesa di essere la sua sposa. Mi sembra che gli anni d'esilio che hai passato nel mondo, siano serviti a rivestire splendidamente la tua anima di una veste preziosa per il giorno del tuo fidanzamento. Alle tristi giornate d'inverno si sono succeduti per te i giorni radiosi della primavera, Gesù ti dice come alla sposa dei cantici: «L'inverno è passato, le piogge sono sparite. Alzati, mia diletta, mia colomba, e vieni... ecco, io sono alla porta, aprimi, sorella mia, amica mia, perché il mio capo è coperto di rugiada e i miei capelli delle gocce della notte». Da tanto tempo stavi sospirando la visita di Gesù e gli dicevi come la sposa: «Chi mi concederà, mio Diletto, di trovarti fuori solo affinché possa darti un bacio e in avvenire nessuno mi disprezzi?». Eccolo finalmente questo giorno tanto desiderato. Non l'avevi ancora incontrato, sorellina cara, Gesù in faccia al mondo, ma, dopo averlo cercato con ogni cura, eccolo finalmente venire lui stesso da te... Ti contentavi di trovarlo solo, fuori, ma lui desidera darti un bacio davanti a tutti, affinché nessuno ignori che ha posto il suo sigillo sulla tua fronte e che non avrai mai altro amante che Lui. Mia cara Leonia, dimenticavo di ringraziarti della tua lettera. Avrei dovuto cominciare di qui, ma tu capisci, ne sono certa, che è stata soltanto la gioia che provo per la tua felicità che mi ha fatto commettere questa dimenticanza. Spero che i tuoi voti siano ben presto esauditi e il vostro buon cappellano si possa rimettere prontamente. Ti prego, mia cara sorellina, di presentare i miei rispettosi ossequi alla tua buona e venerata Madre. Sono, come te, tanto contenta che sia lei a darti il santo abito. Ti lascio restandoti unitissima nel cuore divino di Gesù. La tua indegna sorellina Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 137 - A CELINA Gesù sembra essersi dimenticato della sua povera Celina... J. M. J. T. Le «codfiches» hanno fatto tanto piacere a nostra Madre, la quale vorrebbe scrivere un biglietto per ringraziare il suo caro «Celino», ma non le è possibile. E‘ stata anche tanto contenta della lettera di Maria. Vorrei che la piccola esiliata fosse triste senza essere triste, perché, se le tenerezze delle creature non sono concentrate su di lei, è tutt'intera concentrata su di lei la tenerezza di Gesù. Ora che Celina è senza un asilo, Gesù, lui sì, è ben alloggiato. E’ contento di veder andare errando la sua sposa diletta. Gli piace questo! Perché mai?... lo non ne so niente... E’ il segreto di Gesù, ma credo che stia preparando gran belle cose nella sua casetta... Ha tanto da lavorare che sembra essersi dimenticato della sua povera Celina... Ma no: senza essere veduto, la guarda attraverso la finestra... Si compiace di vederla nel deserto «senz'altro ufficio che quello d'amare», soffrendo senza nemmeno sentire che ama!... Gesù sa bene che la vita non è che un sogno, e così è felice di vedere la sua sposa piangere sulla sponda del fiume di Babilonia. Presto verrà il giorno in cui Gesù prenderà per mano la sua Celina e la farà entrare nella sua casetta che sarà divenuta un palazzo eterno... Allora dirà: «Questa è la mia volta». Tu mi hai dato sulla terra il solo asilo al quale nessun


cuore umano vuol rinunziare, cioè te stessa, ed ora io ti do la mia sostanza eterna, cioè «Me stesso». Ecco la tua casa per l'eternità. Durante la notte della vita sei stata errante e solitaria, ma ora avrai un compagno, e sono io, Gesù, il tuo sposo, il tuo amico al quale hai sacrificato tutto. lo sarò questo compagno che deve colmarti di gioia nei secoli dei secoli!... 138 - ALLA SIGNORINA CELINA MAUDELONDE Partecipa alla gioia della sua compagna d'infanzia, ormai prossima al matrimonio. J. M. J. T. Dal Carmelo, 26 marzo 1894 Cara Celinetta, Avrei voluto poter rispondere prima alla sua lettera che m'ha recato tanta gioia; la quaresima me l'ha impedito, ma è venuto finalmente il tempo pasquale, e ora posso dire alla cara cuginetta quanto vivamente partecipo alla sua felicità. La grande pace che prova è per me un segno manifestissimo della volontà del buon Dio, perché è lui solo che può riversarla nella sua anima e la gioia che gusta sotto il suo sguardo divino non può venire che da lui. Cara Celina, non posso testimoniarle il mio affetto come farei se fossi ancora nel mondo, ma non è per questo meno vivo; anzi, sento che nella solitudine, le sarò più utile che se avessi la consolazione di esserle vicina. Le grate del Carmelo non sono fatte per separare i cuori che si amano in Gesù; servono piuttosto a rendere più forti i vincoli che li uniscono. Mentre lei seguirà il sentiero che il buon Dio le ha tracciato, io pregherò per Celina, la compagna della mia infanzia, e chiederò che tutte le sue gioie siano così pure da poterle sempre gustare sotto lo sguardo di Dio. Gli domanderò soprattutto che abbia la gioia incomparabile di ricondurre un'anima a Nostro Signore e che quest'anima sia quella che deve tra poco formare una cosa sola con la sua. Non dubito che questa grazia non le venga accordata al più presto, e sarei felice se le mie deboli preghiere vi avessero un po' contribuito. Spero che la mia cara piccola Elena sia ora guarita: avrebbe scelto un cattivo momento per essere malata! La prego di abbracciarla forte forte per me, e scelgo lei per dare alla cara Celina tutti i miei più teneri baci. Sono più che certa che non potrei fare una scelta migliore per adempiere questa dolce missione... Madre Maria di Gonzaga è tutt’uno con le sue tre cugine del Carmelo per gioire della sua felicità; esse la pregano, cara Celina, di presentare il loro rispettoso ricordo al signore Maudelonde e signora. La lascio, cara Celina, restandole unitissima col cuore. La sua cuginetta, che l'amerà tutta la vita e non cesserà di pregare per la sua felicità. Suor Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. P.S. - Poiché la madre Priora del Carmelo di Saigon ci ha mandato un gran numero di oggetti cinesi, tra cui un delizioso mobiletto da sala, nostra Madre ha pensato di fare una lotteria a vantaggio della nostra comunità. I biglietti costano 0,50 fr. Li offriamo a tutte le persone amiche del Carmelo. Se ne desidera qualcuno, saremo liete d'inviarglieli. 139 - A SUOR MARIA ALOYSIA VALLEE Le racconta alcuni particolari circa il quadro da lei dipinto, rappresentante il sogno del Bambino Gesù. Gesù J. M. J. T. 3 aprile 1894 Cara Suora, Mi sento incapace di dirle quanto mi ha commosso la sua amabile lettera. Era già una grande gioia per me sapere che le era piaciuto il quadro del Bambino Gesù e mi vedevo ricompensata al di là delle mie speranze. Cara zia, mi permetta di chiamarla con questo nome, è proprio a lei che pensavo meditando il quadro che volevo offrire alla nostra reverenda Madre per la sua prima festa di Priora. Sapevo infatti che sarebbe stata contenta d'inviarle un ricordino, e per questo ci misi tutto il mio cuore a comporre «il sogno del Bambino Gesù»; ma, ahimé! non avendo potuto il mio povero pennello riprodurre quello che l'anima aveva sognato, ho bagnato di lacrime la veste candida del piccolo Gesù, la qual cosa non ha fatto certo discendere un raggio celeste sul suo visetto... Allora, immersa nel mio dispiacere, mi sono ripromessa di non dir nulla del pensiero che m'aveva fatto intraprendere quel lavoro. In realtà fu solo in seguito all'indulgenza di nostra Madre che mi decisi di confidarle il mio piccolo segreto, e lei ha voluto tener conto solo del cuore e dell'intenzione, piuttosto che dell'arte della sua figliuola. Così, con mia grande gioia, il piccolo Gesù è andato in vece mia a fare la conoscenza della mia buona zia di Le Mans. Ho dipinto l'Infante divino in modo da mostrare come si comporta nei miei confronti... Difatti dorme quasi sempre... ll Gesù della povera Teresa non l'accarezza come accarezzava la sua Santa Madre. Ed è ben naturale: la figlia è così indegna della Madre!... Tuttavia quegli occhietti chiusi di Gesù sono tanto eloquenti per la mia anima e, dal momento che non mi accarezza, cerco io di piacergli il più possibile. So bene che il suo cuore è sempre desto e che, nella patria dei cieli, si degnerà aprire i suoi occhi divini. Sarà allora che, vedendo Gesù, avrò anche la gioia di contemplare accanto a lui le mie


buone Madri della Visitazione. Spero che vorranno riconoscere in me la loro figlia. In fondo, non sono mie Madri quelle che hanno formato il cuore dei due angeli visibili, che mi hanno fatto da vere madri?... Mi ricordo perfettamente del mio viaggio alla Visitazione di Le Mans all'età di tre anni. L'ho rievocato tante volte nel mio cuore, e la grata del Carmelo non è un ostacolo che m'impedisca di fare spesso una visita alla mia cara Zia e a tutte le Madri venerate che hanno tanto amore, pur senza conoscerla, per la piccola Teresa del Bambino Gesù. La prego, buona zia, di pagare il debito di riconoscenza della sua nipotina, ringraziando per lei la sua reverenda Madre e tutte le sue care consorelle, in particolare suor Giuseppa di Sales, il cui affettuoso ricordo mi ha toccato il cuore. Carissima zia, vorrei parlarle ancora a lungo, ma sono alla fine del foglio e perciò costretta a lasciarla, chiedendole scusa!... Suor Teresa del Bambino Gesù sua indegna nipotina. 140 - A CELINA In occasione del suo venticinquesimo compleanno. «Non temere le tempeste della terra... Il tuo angelo custode ti copre con le sue ali...». J. M. J. T. Gesù 26 aprile 1894 Cara piccola lira di Gesù, Per cantare i tuoi venticinque anni, ti mando una poesiola che ho composto pensando a te! Celina! Sono sicura che riuscirai a capire tutto ciò che il mio cantico vorrebbe dirti. Ahimé! Ci vorrebbe un'altra lingua, diversa da quella della terra, per esprimere la bellezza dell'abbandono di una anima nelle mani di Gesù. Il mio cuore ha potuto appena balbettare quello che sente... Celina, la storia di Cecilia (la santa dell'abbandono) è anche la tua storia! Gesù ha messo accanto a te un Angelo del cielo che vigila sempre su di te, e ti porta tra le braccia affinché il tuo piede non abbia ad inciampare contro la pietra, tu non lo vedi e, tuttavia, è lui che in questi venticinque anni ha preservato la tua anima, che le ha conservato il suo candore verginale; è lui che allontana da te le occasioni di peccato... E’ lui che si è mostrato a te in quel sogno misterioso che ti ha mandato nella tua infanzia. Vedevi un Angelo che portava una fiaccola accesa e camminava davanti al nostro amato Papà. Senza dubbio voleva farti comprendere la missione che avresti dovuto adempiere più tardi. Ora sei tu l'angelo visibile di colui che andrà ben presto ad unirsi agli Angeli della città celeste!... Celina, non temere le tempeste della terra... Il tuo Angelo custode ti copre con le sue ali e nel tuo cuore riposa Gesù, la purezza dei vergini. Tu non vedi i tuoi tesori: Gesù sonnecchia e l'Angelo resta nel suo misterioso silenzio. Eppure essi sono lì, insieme con Maria, la quale ti nasconde, anch'essa, sotto il suo velo! Non aver paura, mia cara Celina, finché la tua lira non cesserà di cantare per Gesù, non si romperà mai... Indubbiamente è fragile, più fragile del cristallo; se tu la consegnassi ad un musico inesperto, si spezzerebbe da un momento all'altro, ma è Gesù che fa vibrare la lira del tuo cuore... Egli è felice che tu senta la tua debolezza; è lui che esprime nella tua anima sentimenti di sfiducia verso te stessa. Ringrazia Gesù che ti colma delle sue grazie più elette. Se rimani sempre fedele al proposito di piacergli nelle piccole cose, egli si troverà obbligato ad aiutarti nelle grandi. Gli apostoli senza Nostro Signore lavorarono tutta la notte e non presero neppure un pesce ma la loro fatica era accetta a Gesù. Voleva mostrare loro che lui soltanto ci può dare qualche cosa. Voleva che gli apostoli si umiliassero... «Figliuoli, dice loro, avete nulla da mangiare?» - Signore, rispose san Pietro, abbiamo pescato tutta la notte senza prendere nulla». Forse, se avessero preso qualche pesciolino, Gesù non avrebbe fatto il miracolo, ma non avevano nulla, e così Gesù riempì subito la loro rete in modo da farla quasi rompere. Ecco qual'è il carattere di Gesù: dona da Dio ma vuole l'umiltà del cuore. «Tutta la terra è davanti a lui come un granello di sabbia che dà appena la minima inclinazione alla bilancia come una goccia di rugiada del mattino che cade sulla terra». (Sap., c. 11). (Celina cara, se ce la fai a leggermi, è un fatto davvero straordinario, ma non ho il tempo di rivedere quello che ti ho scritto... ). Il tempo passa come un'ombra, tra poco saremo riunite lassù. Non ha detto Gesù durante la sua passione: «Anzi vi dico che vedrete presto il Figlio dell'uomo assiso alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo... ? Noi ci saremo!... Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 141 - A CELINA Per il 28 aprile, sopra una busta contenente una minuscola immagine Teresa scrisse: Piccola immagine dipinta dalla piccola Teresa per i 25 anni della piccola Celina col permesso della piccola Madre Priora. 142 - A LEONIA


Gioia per la sua Vestizione avvenuta alla Visitazione di Caen il mese precedente. J. M. J. T. Domenica, 20 maggio1894 Gesù Cara piccola suor Teresa, Quanta gioia m'ha dato la tua lettera!... Non posso ringraziare abbastanza il buon Dio per tutte le grazie di cui ti ricolma. Celina ci ha riferito fino ai minimi dettagli la bella festa del 6 aprile. Come doveva essere contenta quel giorno la nostra Mammina, lassù nel cielo! E con quanto amore la zia di Le Mans doveva tener fisso lo sguardo su di te! Sono felicissima che la mia santa madre Teresa sia divenuta ora la tua madre. E’ un nuovo legame, mi sembra, che ci unisce l'una all'altra più strettamente ancora. Non sono capace, cara sorellina, di dirti tutto ciò che vorrei; il mio cuore non riesce ad esprimere i suoi sentimenti profondi col freddo linguaggio della terra... Ma un giorno in cielo, nella nostra bella patria, ti guarderò e, nel mio sguardo, vedrai tutto quello che vorrei dirti, perché il silenzio è il linguaggio dei felici abitatori del cielo. Intanto, bisogna che ce la guadagniamo, la patria dei cieli!... Bisogna soffrire, combattere... Oh! te ne supplico, prega per la tua Teresina affinché profitti dell'esilio della terra e dei mezzi copiosi che ha per meritare il cielo. Celina ci ha riferito il risultato delle vostre elezioni. Ho sofferto vedendoti lasciare una Madre che amavi, ma mi sono consolata pensando che le succede un'altra non meno degna e santa, e sono sicurissima che ora hai, per guidarti verso Gesù, due Madri che meritano questo dolce nome. Ti lascio, cara sorellina, senza mai allontanarmi da te col cuore e ti prego di presentare i miei affettuosi ossequi alle tue buone Madri. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 143 - A LEONIA Teresa sente che Gesù è tanto contento della sorella. Invito ad aiutarsi vicendevolmente per essergli fedeli in tutto. J. M. J. T. Gesù 22 maggio 1894 Cara sorellina, Il mio biglietto di domenica t'arriverà insieme con questo e vedrai che ero già tutta contenta per la tua felicità... Grazie della tua letterina che mi procura tanto, tanto piacere... Sei fortunata, cara sorellina, che Gesù sia così geloso del tuo cuore. Egli ti dice come alla sposa dei Cantici: «Hai ferito il mio cuore, sorella mia, mia sposa, con uno dei tuoi occhi e con uno solo dei capelli che ondeggiano sul tuo collo». Gesù è tanto contento di te, lo sento; se ti lascia ancora vedere delle infedeltà nel tuo cuore, sono sicurissima che gli atti d'amore che vi raccoglie sono più numerosi. Quale delle due Terese sarà la più fervente? Quella che sarà la più umile, la più unita a Gesù, la più fedele a compiere tutte le sue azioni per amore. Ah! preghiamo l'una per l'altra per essere egualmente fedeli. «Feriamo» Gesù col «nostro occhio e con un solo capello», cioè con la cosa più grande e con la più piccola. Non rifiutiamogli il minimo sacrificio. E’ tutto così grande nella vita religiosa... Raccattare una spilla per amore può convertire un'anima! Che mistero! Ah! E’ Gesù solo che può dare un tale valore alle nostre azioni; amiamolo dunque con tutte le nostre forze. La tua sorellina che t'ama Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 144 - A CELINA La terribile prova, l’aridità dell'anima, alla luce di un passo del Cantico dei cantici e delle parole di Gesù. 144 - A CELINA La terribile prova, l’aridità dell'anima, alla luce di un passo del Cantico dei cantici e delle parole di Gesù. J. M. J. T. 7 luglio 1894 Gesù Mia cara Celina, La lettera di Leonia ci ha turbato assai. Ah! che sfortuna per lei se dovesse ritornare nel mondo! Ma, te lo confesso, spero che si tratti solo d'una tentazione. Bisogna pregare molto. Il buon Dio può darle facilmente quanto le manca.


Nostra Madre sta facendo il ritiro, e per questo non ti scrive, ma pensa a te e a Maria, e non mancherà di pregare tanto per le sue due figlioline. Non so se ti trovi ancora nella stessa disposizione di spirito dell'altro giorno, ma voglio citarti lo stesso un passo del Cantico dei cantici che esprime perfettamente lo stato di un'anima piombata nell'aridità e che nulla può più rallegrare né consolare: «Sono scesa nell'orto delle noci per vedere i frutti della valle, ed osservare se la vigna fosse fiorita e i melograni avessero germogliato. Non sapevo più dove fossi; la mia anima era tutta sconvolta a causa dei carri di Aminadab» (Cap. VI, v. 101 11). Ecco la vera immagine delle nostre anime. Spesso scendiamo nelle fertili valli dove il nostro cuore ama cercare il suo pascolo, il vasto campo della Scrittura che tante volte s'era aperto davanti a noi per offrirci tutta la ricchezza dei suoi tesori, questo vasto campo ci appare ad un tratto un deserto arido e senz'acqua: non sappiamo più neppure dove ci troviamo: al posto della pace, della luce, non troviamo che turbamento o tenebre... Ma, come la sposa, conosciamo la causa della nostra prova; «La nostra anima è sconvolta a causa dei carri di Aminadab...». Non siamo ancora nella patria e la prova ci deve purificare come l'oro nel crogiolo. Ci sono momenti in cui ci crediamo abbandonate: ahimè! quei carri, quei vani rumori che ci tormentano, sono in noi o fuori di noi? Noi non lo sappiamo, ma Gesù lo sa bene. Egli vede la nostra tristezza e all'improvviso si fa udire la sua dolce voce, più dolce che l'alito della primavera: “Ritorna, ritorna, o Sulamite; ritorna, ritorna, affinché possiamo mirarti!». (Cant., cap. VI, v. 12 ). Che misterioso richiamo è quello dello Sposol Noi non osavamo più rivolgere uno sguardo su noi stesse, tanto eravamo convinte di essere prive di ogni splendore e di ogni ornamento, e Gesù ci chiama. Egli vuole mirarci a suo agio, ma non è solo: insieme con lui le altre due Persone della Trinità santa vengono a prendere possesso della nostra anima... Gesù I’aveva promesso altra volta, quando stava per risalire al Padre suo e Padre nostro. Diceva con ineffabile tenerezza: «Se qualcuno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio l'amerà, e verremo a lui e porremo in lui la nostra dimora». Osservare la parola di Gesù, ecco l'unica condizione della nostra felicità, la prova del nostro amore per lui. Ma che cos'è mai questa parola?... Mi sembra che la parola di Gesù sia lui stesso, lui Gesù, il Verbo, la Parola di Dio!... Ce lo dice più avanti, nel medesimo Vangelo di san Giovanni. Pregando il Padre per i suoi discepoli, si esprime così: «Santificali mediante la tua parola; la tua parola è la verità...». E altrove Gesù ci ricorda che lui è la Via, la Verità, la Vita. Sappiamo dunque qual'è la Parola che dobbiamo osservare, e non domanderemo a Gesù come Pilato: «Che cos'è la verità?». Noi la possediamo, la Verità, noi custodiamo Gesù nel nostro cuore!... Spesso, come la sposa dei Cantici, possiamo dire che il nostro «Diletto è un mazzetto di mirra, che è per noi uno Sposo di sangue», ma come sarà dolce per noi udire un giorno questa parola soave uscita dalle labbra stesse del nostro Gesù: «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove, ed io vi ho preparato il mio regno, come il Padre mio l'ha preparato per me!» (Vangelo). Che mistero le prove di Gesù! Anch'egli dunque, Gesù, ha delle prove! Sì, le ha, e spesso è «solo a spremere il vino nello strettoio. Cerca dei consolatori e non riesce a trovarne...». Molti servono Gesù quando li consola, ma pochi sono disposti a tener compagnia a Gesù che dorme, in mezzo ai marosi o che soffre nell'orto dell'agonia!... Chi dunque vorrà servire Gesù per Gesù solo? Ah! saremo noi... Celina e Teresa s'uniranno tra loro sempre più strettamente, fino a realizzare la preghiera di Gesù: «Padre, che essi siano uno, come noi siamo Uno». Sì, Gesù ci prepara già il suo regno come il Padre l'ha preparato a lui. Ce lo prepara lasciandoci nella prova. Vuole che il nostro volto sia veduto, sì, dalle creature, ma rimanga come nascosto, affinché nessuno ci riconosca all'infuori di lui... Quale felicità pensare che il buon Dio, la Trinità tutta intera ci guarda, è in noi, e si compiace a rimirarci. Ma che cosa vede nel nostro cuore, se non «cori di musica in un campo di battaglia?» (Cant., c. VII, v. 1). «Come dunque potremo cantare i cantici del Signore in una terra straniera? Da tanto tempo le nostre arpe sono appese ai salici delle rive», noi non sapremmo adoperarle... il nostro Dio, l’Ospite del nostro cuore, lo sa bene per questo viene in noi con l'intenzione di trovare una tenda vuota, in mezzo al campo di battaglia della terra. Non chiede altro che questo e lui stesso è il musico divino che s'incarica del concerto. Ah! se udissimo questa ineffabile armonia, se una sola vibrazione giungesse alle nostre orecchie! «Noi non sappiamo chiedere nulla nel modo dovuto, ma lo Spirito domanda in noi con gemiti inesprimibili» (San Paolo). Non ci rimane dunque che dare la nostra anima, abbandonarla al nostro grande Iddio. Che importa allora sé è senza doni che splendano al di fuori, quando dentro splende il Re dei re in tutta la sua gloria?... Come dev'essere grande un'anima per contenere un Dio! E tuttavia l'anima del bambino di un giorno è per lui un paradiso di delizie. Che sarà allora delle nostre anime che hanno lottato, sofferto per rapire il cuore del loro Diletto?... Mia cara Celina, t'assicuro che non so quello che ti dico; il discorso dev'essere interrotto qui, ma il cuore mi dice che capirai lo stesso... Vorrei dirti tante cose!... Non mi rispondere con una lettera lunga per parlarmi della tua anima; mi basteranno poche righe. Preferisco che tu scriva una lettera molto divertente per tutte le altre. Il buon Dio vuole che mi dimentichi per far piacere. Abbraccia lo zio, la cara zia e la mia sorellina. Al caro Papà, sorrido e lo assisto per mezzo del suo angelo visibile, al quale sono così intimamente unita da fare una cosa sola!... Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 145 - ALLA SIGNORA POTTIER Partecipa alla sua gioia per il ritorno del marito alle pratiche religiose.


J. M. J. T. Gesù Dal Carmelo, 16 luglio 1894 Cara Celina, La sua lettera m'ha dato una grande gioia; è meraviglioso vedere come la santa Vergine è venuta incontro a tutti i suoi desideri. Prima ancora del matrimonio, ha disposto che l'anima, alla quale doveva essere unita, formasse una sola cosa con la sua per l'identità dei sentimenti. Che grazia per lei sentirsi compresa tanto bene! E soprattutto sapere che la sua unione sarà immortale, che dopo la vita potrà ancora amare lo sposo che le è sì caro!... Ormai sono passati per noi due i giorni benedetti della nostra infanzia! Ci troviamo ora in mezzo alla serietà della vita; la strada che percorriamo è molto diversa, ma la meta è la stessa. Non dobbiamo avere tutt'e due che un solo obbiettivo: farci sante nella via che il buon Dio ci ha tracciato. Sento, cara amichetta, di poterle parlare liberamente. Lei capisce il linguaggio della fede meglio di quello del mondo, e il Gesù della sua prima comunione è rimasto il vero padrone dei suo cuore; è in lui che ama la bella anima divenuta ormai una cosa sola con la sua; è per via di lui che il suo amore è così tenero e forte. Oh! com'è bella la nostra religione! Invece d'inaridire i cuori (come crede il mondo), li sublima e li rende capaci d'amare, d'amare d'un amore quasi infinito, perché deve continuare dopo questa vita mortale, che ci è data unicamente per conquistare la patria dei cieli, dove ritroveremo le persone care che avremo amate sulla terra. Avevo domandato per lei, mia cara Celina, a nostra Signora del Monte Carmelo la grazia che ha ottenuto a Lourdes. Come sono contenta che sia rivestita del santo Scapolare! E’ un segno sicuro di predestinazione, e d'altra parte, non è così unita più intimamente ancora alle sue sorelline del Carmelo? Mi raccomanda, cara cuginetta, di pregare per il suo caro sposo: pensa forse che potrei non farlo? No, non potrei più separarvi nelle mie deboli preghiere. Domando a Nostro Signore di essere tanto generoso nei vostri riguardi quanto lo fu un giorno con gli sposi delle nozze di Cana. Possa egli cambiare sempre l'acqua in vino! Continuare cioè a renderla felice e per di più addolcire, per quanto è possibile, le prove che s'incontrano nella vita. Le prove! Come ho potuto scrivere questa parola in una lettera destinata a voi in un momento nel quale, lo so bene, tutto è felicità? Mi perdoni, amichetta cara, e goda in pace la gioia che il buon Dio le dà, senza preoccupazione per l'avvenire. Sono sicura che egli le riserba nuove grazie e numerose consolazioni. La nostra buona madre Maria di Gonzaga è felice del ricordo che conserva di lei; da parte sua, non dimentica la sua cara Celinetta. Nostra Madre e suor Maria del Sacro Cuore partecipano vivamente alla sua felicità e m'incaricano di assicurarla del loro affetto. Mi permetto di pregarla, cara cuginetta, di presentare i miei rispettosi ossequi al signor Pottier che devo ormai considerare come cugino. La lascio, mia cara Celina, restandole sempre unitissima nel cuore, e sarò felice tutta la vita di dirmi La sua sorellina in Gesù Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 146 - A CELINA E’ l'ora della prova, l’ora in cui Dio opera l'ultimo taglio nella sua anima. Il suo posto sarà al Carmelo di Lisieux. J. M. J. T. Gesù 18 luglio 1894 Mia cara Celina, Non sono sorpresa delle tue prove; ci sono passata anch'io lo scorso anno e so di che si tratta!... Il buon Dio ha voluto che facessi il mio sacrificio. L'ho fatto e poi, come te, ho sentito ritornare la calma in mezzo alla sofferenza. Ma ho sentito anche un'altra cosa: spesso il buon Dio non vuole che la nostra volontà. Egli domanda tutto e se gli rifiutiamo la minima cosa, ci ama troppo per cedere al nostro volere. Ma quando la nostra volontà si conforma alla sua, quando vede che è lui solo che cerchiamo, allora si comporta con noi come si comportò un tempo con Abramo... Ecco quello che Gesù mi fa sentire nell'intimo e penso che sei nella prova, è l'ora nella quale si opera quel taglio di cui senti il bisogno... «Ora Gesù spezza la tua natura, ti dà la croce e la tribolazione». Più vado avanti, più ho la certezza intima che un giorno verrai qui. Madre Maria di Gonzaga mi raccomanda di dirtelo. Era tutta sorridente mentre leggeva la tua lettera: ti saresti commossa a vederla!... Non aver paura: qui, più che in qualsiasi altro posto, troverai la croce e il martirio!... Soffriremo insieme, come nei primi tempi quando i cristiani si univano per farsi coraggio a vicenda nel momento della prova... E poi, Gesù verrà, prenderà qualcuna di noi e le altre resteranno per un po' di tempo ancora nell'esilio e nelle lacrime... Dimmi, Celina sarebbe grande così la nostra sofferenza se fossimo l'una a Lisieux, l'altra a Gerusalemme?... Avrebbe tanto sofferto la santa Vergine se non fosse stata ai piedi della croce del suo Gesù?... Credi tu forse che non ti capisca? T’assicuro che leggo nella tua anima... Vi leggo che sei fedele a Gesù non volendo che la sua volontà, non cercando che il suo amore; non devi aver paura di nulla. Nella prova presente, il buon Dio va purificando ciò che vi potrebbe essere di troppo sensibile nel nostro affetto, ma il fondo stesso di questo affetto è troppo puro perché lo voglia spezzare. Ascolta bene quel che ti sto per dire. Mai, mai Gesù ci separerà. Se muoio prima di te non credere che m'allontanerò dalla tua anima. Mai saremo state più unite! E’ forse questo che Gesù vuol farti sentire parlandoti di


separazione? Mi raccomando, non t'impensierire affatto: non sono malata; anzi ho una salute di ferro, ma Dio può spezzare il ferro come l'argilla... Queste son tutte puerilità, non pensiamo all'avvenire; (è di me che parlo, e non considero davvero una puerilità la prova che visita l'anima della mia amata Celina). Le croci esteriori, che sono mai?... Potremmo allontanarci l'una dall'altra senza soffrire, se Gesù consolasse le nostre anime... Il vero, autentico martirio è il martirio del cuore, la sofferenza intima dell'anima, quella che nessuno vede e che noi potremo portare senza separarci mai. So molto bene che quanto ti dico e nulla sono assolutamente la stessa cosa. La tua prova interiore non cesserà che il giorno segnato da Gesù, ma poiché vuole servirsi qualche volta di me per fare del bene alla tua anima, forse chi sa che le mie parole non siano l'espressione della sua volontà... E’ incredibile come le nostre prove siano sempre le stesse! Un po' prima o un po' dopo, bisogna che beviamo alla stessa coppa. Quando la tempesta s'abbatte violenta sulla terra, tutti dicono: «Non c'è più nulla da temere per i vascelli, perché ora la tempesta non infuria più sul mare». Ebbene! lo dico a te, Celina: la tempesta è passata sulla mia anima; ora visita la tua, ma non temere, presto la calma rinascerà e una grande bonaccia succederà alla tempesta». Vuoi sapere notizie della mia figlia? Ebbene, credo che rimarrà... è buona... mi vuol bene, ma cerco di non toccarla se non con «guanti di seta bianca». Ho un titolo che mi procura molto da fare: sono «un piccolo cane da caccia», e tocca a me correre tutto il giorno dietro la selvaggina. Sai bene che i cacciatori (le maestre delle novizie e le priore ) son troppo grandi per potersi nascondere dentro i cespugli, mentre un cagnolino... ha il fiuto fine, poi s'infila dappertutto!... così tengo d'occhio la «mia figlia» da vicino e «i cacciatori» non sono scontenti del loro cagnolino... non vogliono fare del male al mio «coniglietto». Ma lo lecco dicendogli, con un tono di compassione, che il suo pelo non è abbastanza liscio, che il suo sguardo somiglia troppo a quello di un coniglio selvatico; insomma mi sforzo di renderla tale quale la desiderano i miei cacciatori: un coniglietto semplice semplice, che s'occupa solo dell'erbolina che deve brucare. Sto scherzando, ma dentro di me penso che il coniglio vale più del cagnolino. Al suo posto, mi sarei già perduto nella vasta foresta del mondo... Ti ringrazio delle due piccole fotografie. Sono meravigliose. Teresa del Bambino Gesù P. S. - Ti prego di dire mille cose amabili da parte mia a tutti i cari ospiti che vi rallegrano di continuo lassù. Comprendo ciò che mi dici a proposito di quei giovani, ma è un momento passeggero. Un giorno non ne vedrai molti, consolati! Ti mando due piccoli cantici che ho composto. Mostrali alla cara Mariuccia e dille che le voglio bene e prego per lei… Oh! come la sofferenza fa crescere la sua anima e l'avvicina alla meta!... Madre Maria di Gonzaga non le scrive perché la lettera è indirizzata alla zia. Sarà per la prossima volta. Chiedi alla zia «Il mio canto d'oggi»: Suor Maria del Sacro Cuore l'ha voluto indirizzare a lei. 147 - A CELINA Pianto di gioia al Carmelo per il suo ormai prossimo ingresso. J. M. J. T. Gesù Agosto 1894 Mia cara Celina, La tua lettera è meravigliosa e ci ha fatto versare tante lacrime di gioia!... Non temere, Gesù non t'ingannerà; se tu sapessi come lo incanta la tua docilità, il tuo candore di bimba!... lo ho il cuore straziato... Ho patito tanto per te che spero di non essere un ostacolo alla tua vocazione. Del resto, non è stato purificato il nostro affetto come l'oro nel crogiolo?... «Abbiamo sparso piangendo la nostra semente ed ora torneremo presto insieme portando i covoni nelle nostre mani». Non scriverò al Padre oggi; credo sia meglio aspettare la sua lettera per vedere che cosa dirà. Se preferisci che scriva per giustificarti, dimmelo quando vorrai, e non sarò per nulla imbarazzata!... Ho un gran peso sul cuore!... Ma ringrazio il buon Dio di questa prova che lui stesso ha voluto, ne sono sicura, perché è impossibile che Gesù inganni una bambinina come te. Noi tutt'e tre ti amiamo più di prima, se fosse possibile: il tuo sguardo ci ha detto tante cose! Se tu sentissi suor Maria del Sacro Cuore, t'assicuro che rimarresti stupita... Non esita ad affermare che il suo caro Padre si è sbagliato... Ma non è stato altro che lo strumento docile di Gesù e perciò la tua Teresina non può prendersela con lui!... Ringrazio tanto la zia della sua lettera. Se sa che ti ho scritto, dille che siamo profondamente commosse. (Anche madre Maria di Gonzaga ha pianto molto leggendo la tua lettera; povera Madre, lei non sa nulla di nulla, e di qui puoi vedere quanto siamo riservate!) 148 - A CELINA E’ l'ultima volta che ti scrivo nel mondo. Che gioia passare come pazze agli occhi del mondo! Ma anche Gesù fu giudicato pazzo. Ride bene chi ride l'ultimo... J. M. J. T.


Gesù 19 agosto 1894 Mia cara sorellina, E dunque per l'ultima volta che sono obbligata a scriverti nel mondo! ... Non sapevo di dire così esattamente la verità nella lettera che t'ho inviato a La Musse, promettendoti che saresti stata presto al Carmelo. Non sono per nulla stupita della tempesta che s'è scatenata a Caen. F. e G. hanno scelto una strada così diversa dalla nostra che non possono capire la sublimità della nostra vocazione... Ma ride bene chi ride l'ultimo... Dopo questa vita d'un giorno, capiranno chi di noi è stato più privilegiato... La tua pesca miracolosa ci ha commosso fino al cuore. Come ci fanno sentire queste piccole delicatezze che il nostro amato Papà è vicino a noi! Dopo una morte di cinque anni, che gioia ritrovarlo sempre uguale, sempre intento, come ai bei tempi passati, a cercare il modo di farci piacere. Oh! come ripagherà a Celina tutte le cure che gli ha prodigate!... E’ lui che ha condotto in porto così rapidamente la tua vocazione. Ora che è diventato un puro spirito, è cosa da nulla per lui andare a trovare i sacerdoti e i vescovi e così non ha avuto per la sua cara Celina tutti i guai che gli procurò la sua povera reginetta! Sono assai felice, mia cara sorellina, che tu non provi nessuna attrattiva sensibile venendo al Carmelo; è una delicatezza di Gesù che vuole ricevere un presente da te. Egli sa che è molto più dolce dare che ricevere. Noi non abbiamo che i brevi momenti della vita per dare al buon Dio... ed egli si prepara già a dire: «Ora è la mia volta»...Che gioia soffrire per colui che ci ama fino alla pazzia e passare per pazze agli occhi del mondo! Si giudicano gli altri da se stessi, e poiché il mondo è insensato, pensa naturalmente che gl'insensati siamo noi!... Ma dopo tutto, non siamo le prime! Il solo delitto rimproverato a Gesù da Erode fu quello di essere pazzo... e io la penso come lui!... Sì, c'era della follia nel cercare quelle povere cose che sono i cuori dei mortali e farsene il proprio trono, lui, il Re della gloria, che è assiso al di sopra dei Cherubini! Lui la cui presenza non può essere contenuta nei cieli! Era pazzo il nostro Diletto a venir sulla terra a cercare dei peccatori per farne i suoi amici, i suoi intimi, i suoi simili, lui che era perfettamente felice con le altre adorabili due Persone della Trinità!... Noi non potremo mai fare per lui le pazzie che egli ha fatto per noi, e le nostre azioni non meritano questo appellativo, perché sono degli atti quanto mai razionali e immensamente al di sotto di ciò che il nostro amore vorrebbe compiere. E’ dunque il mondo che è insensato, perché ignora quello che Gesù ha fatto per salvarlo, è lui l'accaparratore che seduce le anime e le mena alle fontane senz'acqua... Non siamo neppure delle fannullone, delle prodighe. Gesù ci ha difese nella persona della Maddalena. Era a tavola, Marta serviva, Lazzaro mangiava insieme con Gesù e i discepoli. Quanto a Maria, non pensava a prendere il cibo, ma a far piacere a Colui che amava. Così prese un vaso d'alabastro riempito di un profumo di grande valore e, spezzato il vaso, glielo versò sul capo. Allora tutta la casa si riempì di quel profumo, ma gli apostoli mormoravano contro Maddalena... E’ la stessa cosa che accade a noi, i cittadini più perfetti, i sacerdoti, trovano che siamo esagerate, che dovremmo servire con Marta, invece di consacrare a Gesù i vasi delle nostre vite con i profumi che vi sono racchiusi... E tuttavia, che importa se i nostri vasi si spezzano, dal momento che Gesù è consolato e il mondo è costretto a sentire, suo malgrado, i profumi che esalano e che servono a purificare l’aria avvelenata che non cessa di respirare. L’infermiera sarebbe molto contenta se tu trovassi a Caen un mezzo flacone di acqua di Tisserand, fr. 2,50. Se vi sono soltanto flaconi interi, non li prendere, ce ne sono anche qui a Lisieux. Suor Maria del Sacro Cuore vorrebbe sette o otto schiaccianocciole. 149 - A LEONIA La consola della morte del padre e della partenza di Celina. J. M. J. T. 20 agosto 1894 Gesù Cara sorellina, Vorrei scriverti una lunga lettera, ma dispongo solo di pochi minuti; stanno aspettando la mia letterina per portarla alla posta. Penso più che mai a te, dopo che il nostro caro Papà è salito al cielo. Credo che tu abbia le nostre stesse impressioni. La morte del Babbo non mi fa l'effetto d'una morte ma di una vera vita. Lo ritrovo dopo sei anni d'assenza lo sento intorno a me, che mi guarda e mi protegge... Cara sorellina, non siamo forse più unite, ora che volgiamo lo sguardo ai cieli per scoprirvi un Padre e una Madre che ci hanno offerte a Gesù?... Tra poco i loro desideri saranno appagati e tutti i figli che il buon Dio ha dato loro si uniranno a lui per sempre... Comprendo il vuoto che ti causerà la partenza di Celina, ma so quanto sei generosa con Nostro Signore, e poi la vita passerà così presto... Dopo, saremo riunite per non separarci più e saremo felici di aver sofferto per Gesù... Cara sorellina, perdonami questa brutta lettera, guarda solo il cuore della tua Teresa che vorrebbe dirti tante cose, e non sa trovare le parole... Presenta, ti prego, i miei rispetti alla madre Superiora, alla tua cara Maestra. Desidererei tanto che tu consegnassi la lettera a Celina quando verrà a trovarti, il più presto possibile. Addio, cara sorellina, non dimenticare di pregare per la più piccola e la più indegna delle tue sorelle Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind.


150 - A LEONIA La incoraggia ad essere forte nella prova che passerà... lasciando il posto alla gioia. J. M. J. T. Gesù 11 ottobre 1894 Cara sorellina, Come sono contenta che la tua festa si trovi ora nello Stesso giorno della mia! Sono sicura che santa Teresa ti ricolmerà delle sue grazie il 15. lo pregherò tanto per te santa Teresa e la beata Margherita Maria... Tu sapessi quanto preghiamo per te, sorellina cara! E soprattutto, se tu conoscessi tutti i sacrifici che offriamo per te, credo che rimarresti molto commossa... Da quando abbiamo saputo delle tue prove, è cresciuto tanto il nostro fervore, te l'assicuro, e tutti i nostri pensieri e le nostre preghiere sono per te. Ho una grande fiducia che la mia cara Visitandina uscirà vittoriosa da tutte le sue grandi prove e che sarà un giorno una religiosa modello. Il buon Dio le ha già accordato tante grazie; potrebbe abbandonarla ora che sembra essere arrivata in porto? No certo, Gesù si è addormentato mentre la sua povera sposa lotta contro le onde infuriate della tentazione, ma noi lo chiameremo con tanta tenerezza «che presto si risveglierà, e comanderà ai venti e alle tempeste, e si farà una grande bonaccia...». Sorellina cara, vedrai che la gioia succederà alla prova e, più tardi, sarai felice di avere sofferto; d'altronde il buon Dio ti sostiene visibilmente nelle persone delle tue buone Madri, che non cessano di prodigarti le loro cure e i loro consigli affettuosi e materni. Ti prego, sorellina cara, di raccomandarmi alle loro preghiere e tu, mia cara Teresa, credi alla tenerezza sempre crescente della tua sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 151 - ALLA SIGNORA GUERIN Le fa gli auguri per l'onomastico, felice di appartenere alla sua famiglia divenuta una nuova Betania. J. M. J. T. Gesù 17 novembre 1894 Cara zia, Vengo a farle gli auguri per il suo onomastico con l'anima ancora tutta profumata della bella lettera scritta dallo zio a suor Maria Maddalena. Zietta mia cara! Sapesse quanto sono fiera di avere dei parenti come voi!... Sono felice di vedere il buon Dio così ben servito da coloro che amo, e mi domando per qual motivo mi ha fatto la grazia di appartenere ad una famiglia tanto bella. Mi sembra che Gesù venga a riposarsi deliziosamente nella vostra casa come faceva una volta a Betania. E’ pur sempre lui, «il divino Mendicante d'amore» che chiede ospitalità e che dice: «Grazie», domandando sempre di più a proporzione dei doni che riceve. Egli sente che i cuori ai quali si rivolge comprendono «che il più grande onore che Dio possa fare ad un'anima non è quello di darle molto, ma di chiederle molto». Così, quanto sarà dolce per lei un giorno sentire Gesù stesso darle il nome di madre!... Sí, è veramente sua madre. Gliel'assicura nel Vangelo con queste parole: «Colui che fa la volontà del Padre mio, questi è mia madre». E lei non solo ha fatto la sua volontà, ma gli dà sei delle sue figlie per essere sue spose!... Perciò lei è sei volte sua madre e gli angeli del cielo potrebbero rivolgerle queste belle parole: «Quanto a te, ti rallegrerai nei tuoi figli perché tutti saranno benedetti e uniti per sempre al Signore». Sì, tutti sono benedetti e, nel cielo, mia cara zia, la sua corona sarà composta di rose e di gigli. Le due rose che vi splenderanno nel mezzo non ne saranno l'ornamento meno bello. Sono quelle che, sulla terra, avranno copiato le sue virtù per spargerne il profumo su questo triste mondo. Possa Dio trovare ancora quaggiù dei fiori come questi, capaci di rapire il suo cuore, e di trattenere il suo braccio già alzato per punire i malvagi. Cara zietta, volevo dirle tante cose, ma vengono a prendere la lettera ed ho appena il tempo di assicurarla di tutta la mia tenerezza. Penso anche alla festa della nostra cara nonnina, e la prego di abbracciarla affettuosamente per me. La sua figliolina Teresa del Bambino Gesù rel. carm: ind. 152 - A SUOR MARTA DI GESU’ La incoraggia. Vedere tutto nero è una grande prova, ma è la prova necessaria del nostro amore quaggiù.


Sorellina cara, sì, ho capito tutto... Prego Gesù di far brillare sulla sua anima il sole della grazia. Ah! non abbia paura di dirgli che l'ama anche se non sente nulla; è il mezzo per forzare Gesù a correre in suo aiuto, a portarla come un bimbo ancora troppo debole per camminare. E’ una grande prova vedere tutto nero, ma questo non dipende esclusivamente da lei, faccia quello che può. Stacchi il cuore dalle preoccupazioni della terra e soprattutto dalle creature, poi stia tranquilla che Gesù farà il resto. Egli non potrà permettere che precipiti nel baratro da lei temuto. Si consoli, sorellina cara, in cielo non vedrà più tutto nero, ma tutto bianco... Sì, tutto sarà rivestito della divina bianchezza del nostro Sposo, il giglio delle valli. Lo seguiremo insieme dovunque andrà... Ah! approfittiamo dei rapidi istanti della vita... cerchiamo insieme di piacere a Gesù, salviamogli le anime mediante i nostri sacrifici... soprattutto, siamo piccole, tanto piccole che tutti possano metterci sotto i piedi, senza aver l'aria di chi si risente e soffre... A presto, sorellina cara, sono lieta di rivederla...

1895 153 - A LEONIA Auguri di buon anno. Che gioia pensare che corriamo verso l'eternità dove ci attende il babbo e metà della nostra famiglia! J. M. J. T. Gesù Cara sorellina, Con grande gioia vengo ad offrirti i miei voti al principio di questo nuovo anno. Quello appena trascorso è stato molto fruttuoso per il cielo. Il nostro caro Papà ha visto ormai ciò che «l'occhio dell'uomo non può contemplare»; ha udito le armonie degli angeli... e il suo «cuore comprende», l'anima sua gode quelle ricompense che «Dio ha preparato a coloro che l'amano»!... Verrà anche il nostro turno... Forse non vedremo finire l'anno che incomincia! Forse l'una o l'altra di noi sentirà presto la chiamata di Gesù!... Oh! com'è dolce pensare che voghiamo verso l'eterne rive!... Cara sorellina, non pensi anche tu come me, che la partenza del nostro amato Papà ci ha avvicinato ai cieli? Più della metà della famiglia gode ora della vista di Dio, e le cinque esiliate della terra non tarderanno a volarsene via verso la loro patria. Questo pensiero della brevità della vita m'infonde coraggio, mi aiuta a sopportare le fatiche del cammino. Che importa (dice I'Imitazione) un po' di travaglio sulla terra?... Siamo di passaggio e non abbiamo affatto qui la nostra dimora permanente. Gesù è andato avanti, a prepararci un posto nella casa del Padre suo, e poi tornerà e ci prenderà con sé, affinché là dov'è lui, siamo anche noi... Attendiamo, soffriamo in pace, l'ora del riposo s'avvicina, le «lievi tribolazioni di questa vita d'un momento producono in noi un peso eterno di gloria». Cara sorellina, quanto piacere mi hanno fatto le tue lettere, e soprattutto, quanto bene all'anima! Gioisco a vedere quanto il buon Dio ti ama e ti colma delle sue grazie... Ti trova degna di soffrire per suo amore ed è questa la più grande prova di tenerezza che ti possa dare, poiché è la sofferenza che ci rende simili a lui... 0 mia amata sorellina, non dimenticare l'ultima, la più povera delle tue sorelle, domanda a Gesù che sia tanto fedele; che sia, come te, felice d'essere sempre la più piccola, l'ultima!... Ti prego di presentare i miei voti alle tue buone Madri e di assicurarle che sono loro unitissima nel cuore di Gesù. La tua povera sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. Ind 154 Parole scritte dalla Santa sopra un pezzettino di carta e consegnate da lei stessa alla sorella Celina a cui avevano cambiato il nome: da suor Maria del Volto Santo a suor Genoveffa di Santa Teresa. Più tardi, riprese l’appellativo “del Volto Santo”. SUOR GENOVEFFA DI SANTA TERESA la piccola Teresa che l'ha scritto per prima!... 155 - A LEONIA Un saluto, prima della quaresima. Unite nella preghiera, poi canteranno insieme l'alleluia... J. M. J. T. Gesù 24 febbraio 1895


Mia cara Leonia, Sono stata contentissima di ricevere tue notizie. Spero che tu continui a star bene e che le tue care consorelle siano in via di guarigione. Non ho che pochissimo tempo da dedicarti, ma voglio raccomandarmi alle tue preghiere prima della quaresima e prometterti che, da parte mia, penserò a te ancora di più, se ciò è possibile; e poi verrò a cantare a lungo l'Alleluia con te, per compensarmi di non averlo potuto fare oggi... Intendo dire dopo Pasqua, ma mi spiego così male che tu potresti credere che mi preparo a cantar l'Alleluia in quaresima... Oh! no, mi contenterò di seguire Gesù nella sua via dolorosa, sospenderò la mia arpa ai salici sulle sponde dei fiumi di Babilonia. Ma dopo la Risurrezione, riprenderò la mia arpa, dimenticando per un momento che sono esiliata; con te canterò la felicità di servire Gesù e d'abitare nella sua casa, la felicità di essere la sua sposa per il tempo e per l'eternità!... Cara sorellina, presenta, ti prego, i miei devoti rispetti alle tue buone Madri e credi alla mia grande tenerezza. La tua piccolissima sorella Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. P.S. - Quando mi scriverai, dimmi, per favore, l'anno della tua prima Comunione. ù 156 - A LEONIA La conforta a non preoccuparsi per il ritardo della sua Professione, raccontandole come si è comportata lei nelle stesse circostanze. J. M. J. T. Gesù 28 aprile 1895 Mia cara sorellina, Avrei voluto ringraziarti prima della lettera che mi fatto tanto piacere, ma poiché Nostra Madre ti ha risposto subito, non ho potuto scriverti nello stesso tempo di lei. Cara sorellina, sono intimamente persuasa che sei nella tua vocazione, non solo come Visitandina, ma anche come Visitandina di Caen. Il buon Dio ce ne ha dato tante prove che non è permesso dubitarne. Io considero il pensiero di andare a Le Mans come una tentazione e prego Gesù di liberartene. Oh! come comprendo che il ritardo della tua Professione dev'essere una prova per te! Ma è una grazia così grande che più si ha tempo per prepararvisi, più bisogna rallegrarsene. Ricordo con piacere quanto è successo nella mia anima, qualche mese prima della mia Professione. Vedevo il mio anno di noviziato ormai trascorso, e nessuno si occupava di me (a causa del nostro padre Superiore, che mi trovava troppo giovane). T'assicuro che avevo una gran pena, ma un giorno il buon Dio mi ha fatto comprendere che in questo desiderio di pronunziare i santi voti, c'era una grande ricerca di me stessa. Allora mi son detta: «Per la Vestizione, mi hanno rivestito di una bella veste bianca guarnita di ricami e di fiori, ma chi ha pensato a darmene una per le mie nozze? Questa veste sono io stessa che devo procurarmela, da sola; Gesù vuole che nessuno m'aiuti, eccetto lui. Sicura dunque del suo soccorso, mi metterò all'opera, lavorerò con ardore. Le creature non vedranno i miei sforzi, i quali resteranno nascosti nel mio cuore. Facendo di tutto per farmi dimenticare, non cercherò altro sguardo che quello di Gesù... Che importa se apparirò povera e sprovvista d'ingegno e di talento?... Voglio mettere in pratica questo consiglio dell'Imitazione: “Si glori pure questo di una cosa, quello di un'altra; tu non porre la tua gioia in altro che nel disprezzo di te stesso, nella mia volontà e nella mia gloria”, oppure: “ Vuoi imparare qualcosa che ti serva? Desidera di essere ignorato e contato per nulla!». Pensando a tutto questo, ho sentito una grande pace nella mia anima, ho sentito che era la verità e la pace!... Non mi sono più preoccupata riguardo alla data della mia Professione, pensando che dal giorno in cui la mia veste di nozze fosse stata ultimata, Gesù avrebbe cominciato a cercare la sua povera piccola sposa... Cara sorellina, non mi sono ingannata per nulla e Gesù stesso si è contentato dei miei desideri, del mio abbandono totale; si è degnato di unirmi a sé molto prima di quanto osassi sperate... Ora il buon Dio mi conduce per la stessa via ed io non ho che un desiderio, quello di fare la sua volontà. Forse ti ricordi che una volta mi piaceva chiamarmi «il giocattolino di Gesù». Ora, sono sempre felice di esserlo, soltanto ho pensato che il divino Infante aveva tant'altre anime piene di virtù sublimi le quali si dicevano «suoi giocattoli». Ho pensato allora che esse erano i suoi giocattoli preziosi e la mia povera anima non era che il giocattolino senza valore. Per consolarmi, mi sono detta che spesso i bambini si divertono più con giocattolini senza valore, che possono lasciare o prendere, rompere o baciare a loro capriccio, anziché con altri di maggior valore che osano appena toccare. Allora mi son sentita contenta d'essere povera, ho desiderato di diventarlo ogni giorno di più, affinché ogni giorno, Gesù provi maggior piacere nel giocare con me. Cara sorellina, ora che ti ho fatto da direttore spirituale, prega tanto per me, affinché metta in pratica i lumi che Gesù mi dà. Presenta, ti prego, il mio rispettoso ricordo alle tue buone Madri. La tua piccolissima sorella che ti vuol bene Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 157 - ALLA SIGNORA GUERIN


Colpita ed edificata dall'esempio di fede e di virtù dello zio e della cugina Maria, le parla della sua famiglia come d'una famiglia di santi. J. M. J. T. 20 luglio 1895 Gesù Mia cara zietta, Mi ha commosso tanto vedere che pensava alla sua Teresina. Anch'essa pensa molto a lei, e se non ha ancora scritto alla sua amata zia, non è per indifferenza, ma perché il suo cuore è così colmo di tenerezza e di venerazione che non sa come esprimere i suoi pensieri. Eppure bisogna che mi provi, a costo di dire alla mia zietta delle cose che le dispiaceranno. Non è forse vero che «la verità esce dalla bocca dei bambini?». Allora mi si deve perdonare se dico la verità, io che sono e voglio sempre restare una bambina... Le farò la mia lezioncina spirituale mostrandole come il buon Dio è buono con me. Mi piace molto la lettura della vita dei santi, e il racconto delle loro azioni eroiche infiamma il mio coraggio e mi porta ad imitarli, ma confesso che qualche volta mi è successo d'invidiare la felice sorte dei loro parenti che hanno avuto la fortuna di vivere in loro compagnia di godere delle loro sante conversazioni. Ora però non ho nulla da invidiare perché mi trovo in condizione di contemplare da vicino le azioni dei santi, di vedere le loro lotte e la generosità con la quale si sottomettono alla volontà del buon Dio. Mia cara zietta, so bene che le farei non poco dispiacere se le dicessi che è una santa, e tuttavia ne ho tanta voglia... ma se non mi è permesso di dirle questo, posso dirle una altra cosa che non mi è lecito dire allo zio, altrimenti non mi vorrebbe più bene. Questa cosa la conosce meglio di me, ed è che lo zio è un santo come ve ne sono pochi sulla terra e che la sua fede può essere paragonata a quella di Abramo...Ah! se sapesse di quale dolce emozione si è riempita ieri la mia anima vedendo lo zio con la sua angelica Mariuccia! Eravamo immerse in un grande dolore a causa della nostra povera Leonia. Era per noi una vera e propria agonia. Il buon Dio, che voleva provare la nostra fede, non ci concedeva la più piccola consolazione, e, quanto a me, non potevo fare altra preghiera che quella di Nostro Signore sulla croce: «Mio Dio, mio Dio, perché ci hai abbandonato?», o l'altra nell'orto dell'agonia: «Mio Dio, sia fatta la tua volontà, e non la nostra». Finalmente, per consolarci, il nostro divin Salvatore non ci ha inviato l'angelo che lo confortò nel Gethsemani, ma uno dei suoi santi pellegrini sulla terra e tutto pieno della sua forza divina... Vedendo la sua calma, la sua rassegnazione, le nostre angosce si sono dissipate, abbiamo sentito l'appoggio di una mano paterna... 0 zietta cara! Come son grandi le misericordie del buon Dio per i suoi figli!... Sapesse quante dolci lacrime ho versato ascoltando la conversazione celeste del mio santo zio!... Mi appariva già trasfigurato: il linguaggio non era più quello della fede che spera, ma dell'amore che possiede. Nel momento in cui la prova e l'umiliazione venivano a visitarlo, sembrava dimenticare ogni cosa per non pensare che a benedire la mano divina che gli rapiva il suo tesoro, e per di più lo provava come un santo. Santa Teresa aveva ben ragione di dire a Nostro Signore, che la schiacciava sotto il peso della croce proprio quando intraprendeva delle grandi fatiche per lui: «Ah! Signore, non mi sorprende che abbiate così pochi amici; li trattate tanto male!». E un'altra volta disse che Dio, alle anime che ama d'un amore di predilezione, non risparmia le sue croci come il segno più sicuro della sua tenerezza... 21 luglio Ieri avevo lasciata interrotta la mia lettera, perché era arrivata Maria con Leonia: abbiamo provato una grande emozione a vederla, non potevamo farle dire una parola, tanto piangeva; poi ha finito per rivolgere lo sguardo verso di noi e tutto è andato bene. Non le riferisco altri particolari, perché li saprà tutti da Maria che è stata una vera donna forte nella dolorosa circostanza ormai passata. Gliel'abbiamo detto, ma ho capito subito che questo complimento non le andava a genio.. Allora l'ho chiamata «angioletto», e lei sorridendo m'ha risposto che questo le piaceva più della «donna forte». Ha una vivacità da far ridere le pietre e così distrae la sua povera compagna. Le abbiamo servite in piatti di terracotta come le Carmelitane, la qual cosa le ha divertite non poco. Ah! com'è virtuosa la sua Mariuccia! E’ straordinario il dominio che ha di se stessa. Non è certo l'energia che le manca per diventare santa, e questa è la virtù più necessaria: con l'energia si può arrivare facilmente al vertice della perfezione. Se potesse darne un po' a Leonia, il suo «angioletto» ne avrebbe ancora abbastanza, e non farebbe davvero male a quest'ultima... Cara zietta, m'accorgo che le mie frasi son piuttosto confuse, ma devo sbrigarmi per consegnare la lettera a Maria, la quale non voleva che le scrivessi dicendo che avrebbe fatto lei tutte le mie commissioni, oppure mi avrebbe dato tre soldi per comprare il francobollo. Ma io non ho voluto aspettare più a lungo, e non ero contenta d'inviare ad una zia tanto cara, uno sguardo soltanto, sia pure espressivo al massimo, perché non l'avrebbe potuto vedere da così lontano! Volevo parlarle di Giovanna e di Francesco, ma non ho avuto il tempo. Tutto ciò che posso dire è che li metto nel numero dei santi che mi è consentito di contemplare da vicino sulla terra, e che mi allieta il pensiero di vederli presto in cielo in compagnia dei loro figli, le cui fulgide corone aumenteranno la gloria degli stessi genitori. Mia amata zietta, se non riesce a leggermi, la colpa è di Maria. La rimproveri tanto abbracciandola da parte mia e le dica di abbracciarla fortemente per me. La sua piccolissima figlia Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 158 - A MARIA GUERIN


Nell'imminenza del suo ingresso al Carmelo, invia un affettuoso saluto a lei ed ai cari zii assicurandoli di pregare molto per loro. Alla sorellina cara, da parte della piccola Teresa che pensa molto a lei!... E che soprattutto spera (tremando) che la cara Maria mantenga le sue promesse restando tranquilla come una bambina tra le braccia della mamma... Prego molto per te, amata sorellina, e per tutti i cari abitanti di La Musse, i quali devono fare in questo momento rapidi progressi nella perfezione, dato che accettano così generosamente il sacrificio del distacco. Prego per il caro zio e la diletta zia, e li amo sempre di più. Amo... Di questo passo non so dove arriverò, poiché la mia tenerezza cresce di giorno in giorno!... 159 - ALLA SIGNORA LA NEELE Dopo averle parlato di quel «folletto» di Maria, che sta contagiando del suo brio e della sua virtù tutta la comunità del Carmelo, le chiede come dono per la sua festa, dei modelli di fiori. J. M. J. T. Gesù 14, 15 e 17 ottobre 1895 Cara Giovanna, Mi sembra di vederti e di udire la tua voce leggendo la tua lettera; mi fa un grandissimo piacere constatare l'amabile malattia che lo zio e la zia sono venuti a portarti da Lisieux, e spero che tu non sia ancora guarita dalla tua «crisi d'allegria»!... E’ probabile, poiché il celebre membro della facoltà, nonostante la sua scienza universale, non riesce a trovare un rimedio per la sua cara Giovannina. Se per caso riuscisse a scoprirne qualcuno, lo prego di non dimenticare il nostro Carmelo; tutto il noviziato è colpito dal contagio. E’ una grande consolazione per me, vecchia decana del noviziato, vedermi circondata da tanta allegria nei miei ultimi giorni; è una cosa che mi fa ringiovanire e, nonostante i miei sette anni e mezzo di vita religiosa, mi vien meno spesso la gravità, in presenza di quel «folletto» incantevole che rallegra tutta la comunità. Se tu l'avessi vista l'altro giorno con la tua fotografia e quella di Francesco, ti saresti divertita un mondo! Nostra Madre le aveva portate a ricreazione e le faceva passare da una suora all'altra. Quando venne il turno di suor Maria dell' Eucaristia, prese in mano le fotografie una dopo l'altra facendo loro i suoi più graziosi sorrisi!... Tutte le carmelitane sono veramente contente di avere una postulante tanto carina. La sua bella voce è la gioia e l'incanto delle nostre ricreazioni. Ma ciò che soprattutto rallegra il mio cuore, assai più di tutti i talenti e le qualità esteriori del nostro caro angelo, sono le sue disposizioni alla virtù. E’ tanto grande, cara Giovanna, il sacrificio che il buon Dio ti ha domandato ultimamente; ma non ha forse promesso, «a chi lascia per lui il padre, la madre, o la sorella, il centuplo in questa vita?». Ebbene! Per lui, non hai esitato a separarti da una sorella che ti è cara più di quanto è possibile dire o immaginare. Ah! Gesù sarà obbligato a mantenere la sua promessa. So bene che ordinariamente queste parole vengono applicate alle persone religiose; tuttavia, sento nel fondo del cuore che sono state pronunziate per i generosi genitori e parenti che fanno sacrificio a Dio dei figli e delle persone più care. Non l'hai già ricevuto il centuplo promesso?... Sì, la dolce pace e la felicità della tua Mariuccia hanno già varcato le grate del monastero per riversarsi nella tua anima. Ben presto, ne ho l’intima convinzione, riceverai un centuplo più abbondante: un angioletto verrà a rallegrare la tua casa e a ricevere i tuoi baci materni... Cara sorellina, avrei dovuto cominciare col ringraziarti del dono che desideri offrirmi in occasione della mia festa sono molto commossa, te l'assicuro, ma perdonami se ti dico con semplicità le mie preferenze. Poiché vuoi farmi in tutti i modi questo regalo, preferirei, al posto del pesce, un modello di fiori. Penserai che sono un'egoista ma vedi, lo zio è pieno di premure per le sue care carmelitane e non c'è pericolo che muoiano di fame... La piccola Teresa, che non ha mai amato la roba da mangiare, tuttavia ama molto le cose utili alla sua comunità, e sa che con questi modelli, si guadagna del denaro e col denaro si compra il pesce. E’ un po' come la storia di Matilde e della sua ricottina, non ti pare? Infine, sarei contenta davvero se tu mi regalassi un ramo di rose canine o, in mancanza di queste, delle pervinche o dei bottoni d'oro o qualsiasi altro fiore dei più comuni. Tutti mi farebbero piacere. Ho paura d'aver peccato d'indelicatezza; se è così non fare attenzione alla mia richiesta e sarò quanto mai riconoscente del pesce che mi regalerai, soprattutto se sei tanto buona da aggiungervi le perle di cui mi parlavi l'altro giorno. Come vedi, mia cara Giovanna, mi sono convertita e lungi dal mantenere il silenzio, chiacchiero quanto una gazza e avanzo le richieste più audaci. E’ difficile conservare la giusta misura!... Fortunatamente una sorella perdona tutto, anche le noiose indiscrezioni d'un piccolo Beniamino. Ho interrotto tante volte questa lettera che manca d'ogni filo logico. Avevo nel pensiero delle cose tanto belle a proposito del centuplo di cui ti parlavo al principio, ma sono costretta a tenermi le belle cose nascoste nel cuore e a pregare il buon Dio affinché le realizzi a tuo vantaggio, perché non ho il tempo di dirtele tutte. Devo recarmi «al lavatoio» ad ascoltare, via via che stropiccio i panni, quel caro piccolo «folletto» che non mancherà di cantare: «Questo lavar - condur ci deve a riva schivando la tempesta!».


Le nostre due buone Madri e tutte le tue sorelline ti mandano mille cose affettuose, come pure a Francesco. Non dimentico che domani si celebra la festa di san Luca, uno dei suoi patroni, e così farò la santa comunione per lui e domanderò a Gesù di ricompensarlo di tutte le sue premure per trovarmi dei rimedi. T'abbraccio con tutto il cuore, cara Giovannina, e t'assicuro dell'affetto e della riconoscenza della tua piccolissima sorella Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 160 - ALLA SIGNORA LA NEELE Due righe di ringraziamento aggiunte a una lettera§di suor Maria dell'Eucaristia. Fine ottobre 1895 Nostra Madre non ha il tempo per scrivere alla sua cara Giovannina. La ringrazia molto della lettera e dei graziosi modelli. La piccola Teresa invia tutte le sue tenerezze ai cari viaggiatori!... 161 - ALLA SIGNORA GUERIN Auguri per la ricorrenza dell'onomastico. J. M. J. T. 16 novembre 1895 Gesù Cara zia, La sua figliolina viene ad unire la debole voce al meraviglioso concerto che le sue sorelle maggiori fanno risuonare nell'occasione della sua festa. Che mi resta più da augurare alla mia amata zia?... Sento che dopo tutti gli auguri che le sono stati presentati, non ho che da dire con tutto il cuore: «Così sia». Glielo ripeto tutti gli anni. Sulla terra non trovo parole capaci di esprimere i sentimenti della mia anima, e così sono felice di unirmi alle tre sorelle maggiori e soprattutto al nostro prediletto Beniamino per offrirle i miei voti. Non ho il tempo per scriverle più a lungo, amata Zietta, ma sono ben certa che saprà indovinare tutti i sentimenti di tenerezza che traboccano dal mio cuore. Il giorno della sua festa offrirò la mia comunione per lei e per la nostra cara nonnina. La prego, cara zia, di coprire di baci tutti quelli che amo, in particolare il caro zio che incarico di darle mille baci ancora per la sua figliolina. Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 162 - A SUOR GENOVEFFA Sopra un'immagine rappresentante il Bambino Gesú che falcia dei gigli: «In verità vi dico: se due di voi si mettono d'accordo sulla terra a domandare qualsiasi cosa, l'otterranno dal Padre mio che sta nei cieli, perché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. (S. Matteo, XVIII, 19-20) Mio Dio, noi vi chiediamo che i nostri due gigli non siano mai separati sulla terra. Che insieme essi vi consoli del poco amore che trovate in questa valle di lacrime, e che, durante l'eternità, le loro corolle risplendano del medesimo splendore e diffondano lo stesso profumo quando si volgeranno verso di voi!... Celina e Teresa Ricordo della notte di Natale 1895

1896 163 IL 23 febbraio, vigilia della sua professione, suor Genoveffa trovò nella sua cella una grande busta timbrata con l'effige del Volto Santo e recante questo indirizzo: Messaggio del Cavaliere Gesù. ALLA MIA SPOSA PREDILETTA GENOVEFFA DI SANTA TERESA che vive d'amore sul Monte Carmelo. TERRA D'ESILIO Nell'interno della busta c'era un foglio tipo pergamena con sopra due blasoni in fine miniatura, il motto di suor Genoveffa: CHI PERDE VINCE, e il testo seguente scritto e decorato artisticamente: CONTRATTO NUZIALE FRA GESU’ E CELINA


I0 GESU’, VERBO ETERNO, FIGLIO UNICO DI DIO E DELLA VERGINE MARIA, sposo oggi CELINA, principessa esiliata, povera e senza titoli. Mi do a lei sotto il nome di CAVALIERE DELL'AMORE, della SOFFERENZA e del DISPREZZO. Non è mia intenzione, per il momento, restituire alla mia Diletta la sua patria, i suoi titoli e le sue ricchezze. Voglio che partecipi alla sorte che mi è piaciuto scegliere e far mia sulla terra... Quaggiù, il mio volto è nascosto, ma lei sa riconoscermi, allorché gli altri mi disprezzano; in cambio, pongo oggi sul suo capo l'elmo della salvezza e della grazia, affinché il suo volto sia nascosto come il mio... Voglio che nasconda i doni che riceve da me, lasciando che io glieli dia e glieli tolga come mi piacerà, non attaccandosi a nessuno di essi e dimenticando perfino ciò che può ingrandirla ai suoi occhi, come a quelli delle creature. La mia Diletta si chiamerà d'ora in poi GENOVEFFA DI SANTA TERESA (il suo titolo più glorioso, quello di MARIA DEL VOLTO SANTO, rimarrà nascosto sulla terra affinché possa brillare in cielo d'uno splendore incomparabile). Sarà pastora dell'unico Agnello che diviene suo Sposo. La nostra unione genererà anime più numerose che le stelle del firmamento e la famiglia della serafica Teresa si rallegrerà del nuovo splendore che riceverà. Genoveffa sopporterà pazientemente l'assenza del suo Cavaliere, lasciando che combatta da solo, affinché lui solo abbia l'onore della vittoria; lei si contenterà di maneggiare la spada dell'Amore. Come una dolce melodia, la sua voce sarà la mia delizia in mezzo al campo di battaglia. Il più tenue dei suoi sospiri d'amore infiammerà d'un nuovo, inatteso ardore le mie milizie scelte. Io, Fiore dei campi, Giglio delle convalli, voglio dare per nutrimento alla mia Diletta il Frumento degli eletti, il Vino che germina i vergini... Riceverà questo nutrimento dalle mani dell'umile e gloriosa Vergine Maria, nostra comune Madre... Voglio vivere nella mia Diletta e come pegno di questa vita le do il mio nome, e questo suggello regale sarà il segno della sua onnipotenza sul mio cuore. DOMANI, GIORNO DELL'ETERNITA’, alzerò il mio elmo... La mia Diletta vedrà lo splendore del mio volto adorabile... Udrà il NOME NUOVO che le ho riservato... Riceverà come sua Grande Ricompensa, la BEATA TRINITA’!... Dopo aver condiviso la stessa vita nascosta, gioiremo nel Nostro Regno della stessa GLORIA, dello stesso TRONO, della stessa PALMA e della stessa CORONA. I nostri cuori, uniti per l'eternità si ameranno dello stesso ETERNO AMORE!... Dato sul monte Carmelo sotto la nostra firma e il sigillo delle nostre armi, nella festa della mia Agonia, addì ventiquattro febbraio, l'anno di grazia mille ottocento novantasei. T. del Bambino Gesù, Editore del Cavaliere Divino 164 - A SUOR GENOVEFFA Le offre come dono per la sua Professione l'Ultima lacrima versata, prima di morire, dalla venerata madre Genoveffa di Santa Teresa, e finge che sia quest'ultima a farle questo dono. 4 febbraio 1896 A te, mia diletta figlia, offro come dono di nozze l'ultima lacrima che ho versato su questa terra d'esilio. Portala sul tuo cuore e ricordati che è solo attraverso la sofferenza che una suor Genoveffa di santa Teresa può arrivare alla santità. Non troverai difficoltà a prediligere la croce e le lacrime di Gesù, se penserai spesso a queste parole: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me!». 165 - A SUOR GENOVEFFA Per la Professione e la Velazione Suor Teresa del Bambino Gesù le aveva regalato un'immagine intitolata: «La scelta divina», rappresentante la santa Vergine col Bambino Gesù ritto sulle sue ginocchia, il quale con una mano regge un fascio di gigli, e con l'altra traccia una croce sulla fronte di un bimbo che stringe sul suo cuore una corona di spine. Quattro angioletti contemplano la scena. La santa vi aveva scritto sul davanti: POSUIT SIGNUM IN FACIEM MEAM! (Santa Agnese, v.m.) e dietro all'immagine: Ricordo del giorno più bello... Del giorno che racchiude in sè e conferma tutte le grazie di cui Gesù e Maria hanno ricolmato la loro prediletta Celina... Per amore, Celina stringerà d'ora in poi sul suo cuore le spine della sofferenza e del disprezzo, ma non ha paura, sapendo per esperienza che Maria può cambiare in latte il sangue che cola dalle ferite fatte dall'amore... Con la mano sinistra, Celina stringe le spine, ma con la destra tiene sempre abbracciato Gesù, il divino mazzetto di mirra che riposa sul suo cuore. E’ solo per mezzo di lui che Celina genererà le anime. Essa irrorerà delle sue lacrime la semente e Gesù sarà sempre radioso di gioia portando tra le sue braccia fasci di gigli... I quattro piccoli cherubini le cui ali hanno appena sfiorato la terra, accorrono e contemplano la loro diletta sorella, e sperano, avvicinandosi a lei, di partecipare ai meriti delle sue sofferenze. In compenso, fanno risplendere su di lei il raggiante candore dell'innocenza e di tutti i doni che il Signore ha loro gratuitamente prodigato. 24 febbraio - 17 marzo 1896


Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 166 - A LEONIA In occasione dell'onomastico. Le dice tutto il suo amore nel cuore del comune Sposo celeste. J. M. J. T. 10 aprile 1896 Mia cara Leonia, La tua sorellina non può fare a meno di venire a dirti ancora una volta quanto ti ama e pensa a te, soprattutto in questo giorno del tuo onomastico. Non ho nulla da offrirti, nemmeno un'immaginetta; ma no, non è vero, t'offrirò domani la divina Realtà, Gesù-Ostia, tuo e mio sposo. Cara sorellina, quant'è dolce poter chiamare, tutt'e cinque, Gesù «nostro Diletto»! Ma che cosa sarà quando lo vedremo in cielo e lo seguiremo dovunque, cantando il medesimo cantico che non è permesso cantare che ai vergini?... Allora comprenderemo il valore della sofferenza e della prova, e ripeteremo le parole di Gesù: «Veramente era necessario che la sofferenza ci mettesse alla prova e ci facesse pervenire alla gloria». Mia cara sorellina, non sono capace di dirti tutto quello che il mio cuore racchiude di pensieri profondi che si riferiscono a te; la sola cosa che voglio ripeterti è questa: ti amo mille volte più teneramente di quanto si amino delle sorelle comuni, perché posso amarti col cuore del nostro Sposo celeste. E’ in lui che viviamo della stessa vita e che io resterò per l'eternità La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 167 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ Nel giorno della sua Professione le offre dei fiori miosotidi. 30 aprile 1896 Cara sorellina, Vorrei avere dei fiori immortali da offrirle in ricordo questo bel giorno, ma solo in cielo ci sono fiori che non appassiscono mai... Questi miosotidi le diranno almeno che, nel cuore della sua sorellina, resterà sempre impresso il ricordo del giorno nel quale Gesù le ha dato quel bacio di unione destinato a terminare, o, meglio, a diventare perfetto nei cieli! 168 - A P. ROULLAND, DELLE MISSIONI ESTERE Esprime tutta la sua gioia per essere stata associata al suo lavoro apostolico, attuando così la sua vocazione missionaria, con l'amore e la penitenza. Gesù J. M. J. T. Carmelo di Lisieux, 23 giugno 1896 Reverendo Padre, Ho pensato di fare cosa gradita alla nostra buona Madre offrendole, il 21 giugno, per la sua festa, un corporale e un purificatoio con una palla, perché avesse il piacere di spedirglieli per il 29. E’ a questa Madre venerata che devo l'intima felicità di essere unita a lei coi legami apostolici della preghiera e della mortificazione, e per questo la supplico, reverendo Padre, di aiutarmi, al santo altare, a pagarle il mio debito di riconoscenza. Mi sento quanto mai indegna di essere associata in modo così particolare ad uno dei Missionari del nostro adorabile Gesù, ma poiché l'obbedienza m'affida questo dolce incarico, sono sicura che il mio Sposo celeste supplirà ai miei deboli meriti (sui quali non faccio assegnamento alcuno) e che esaudirà i desideri della mia anima fecondando il suo apostolato. Sarei veramente felice di lavorare insieme a lei alla salvezza delle anime. E’ per questo scopo che mi sono fatta carmelitana, e non potendo essere missionaria d'azione, ho voluto essere missionaria d'amore e di penitenza come santa Teresa, mia serafica Madre. La supplico, reverendo Padre, domandi per me a Gesù il giorno nel quale si degnerà scendere per la prima volta dal cielo chiamato dalla sua voce, gli domandi d'infiammarmi del fuoco del suo amore affinché possa poi aiutarla ad accenderlo nei cuori. Da tanto tempo desideravo conoscere un Apostolo che fosse lieto di pronunciare il mio nome al santo altare, il giorno della sua prima Messa... Desideravo preparargli io stessa la biancheria sacra e la candida ostia destinata a nascondere sotto il suo velo il Re dei re... Questo Dio di bontà ha voluto realizzare il mio sogno e mostrarmi una volta di più quanto è pronto ad assecondare i desideri delle anime che non cercano altro che lui.


Se non temessi di essere indiscreta, le domanderei ancora, reverendo Padre, d'avere ogni giorno, al santo altare, un ricordo per me... Quando l'oceano la separerà dalla Francia, si ricorderà, guardando la palla che ho dipinto con tanta gioia, che sul monte Carmelo un'anima prega senza posa il divino Prigioniero d'amore per il successo della sua gloriosa conquista. Desidero, reverendo Padre, che la nostra unione apostolica non sia conosciuta da nessuno, fuorché da Gesù, e rivendico una delle sue prime benedizioni per colei che sarà felice di dirsi eternamente La sua indegna sorellina in Gesù Ostia. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 169 - ALLA SIGNORA GUERIN Solo un ringraziamento e un saluto aggiunti a una lettera di suor Maria dell'Eucaristia. 29 giugno 1896 Grazie, zietta cara, della sua lettera che m'ha fatto tanto piacere. A quanto pare, non c'è posto per me oggi, ed è per questo che sono ridotta a nascondermi in questo angolino della lettera del nostro beniamino. Abbraccio lo zio e tutte le persone amate a La Musse. 170 - A MADRE MARIA DI GONZAGA Attraverso il velo di una deliziosa leggenda scaturita tutta dal suo amore, cerca di consolare la diletta Madre, amareggiata per la sua elezione avvenuta solo al settimo scrutinio. J. M. J. T. 29 giugno 1896 LEGGENDA DI UN TENERO AGNELLINO In una ridente e fertile prateria, viveva felice una Pastorella; essa amava il suo gregge con tutta la tenerezza del cuore, e pecore ed agnelli facevano a gara nel rispondere all'amore della loro Pastora. ... Ma la felicità perfetta non si trova in questa valle di lacrime; un giorno il bel cielo blu della prateria si coprì di nuvole, e la Pastora diventò triste. Non provava più nessuna gioia a badare il suo gregge e, incredibile a dirsi!, le saltò in mente perfino il pensiero di allontanarsene per sempre... Fortunatamente c'era ancora un tenero agnellino che era tutto il suo amore: lo prendeva spesso tra le sue braccia, l'accarezzava e, come se l'agnellino fosse stato una creatura umana come lei, la Pastora gli confidava le sue pene e qualche volta piangeva insieme con lui... Vedendo piangere la sua Pastora il povero piccolo si affliggeva e cercava invano, nel suo minuscolo cuore, i mezzo per consolare colei che amava più di se stesso... Una sera l'agnellino s'addormentò ai piedi della sua Pastora; allora, la prateria... le nuvole... tutto scomparve ai suo occhi, e si trovò all'improvviso in una campagna infinitamente più vasta e più bella. In mezzo ad un gregge più bianco, della neve, scorse un Pastore risplendente di gloria e di dolce maestà... Il povero agnello non osava avvicinarsi, ma venendo verso di lui il buono, il divino Pastore, lo prese sulle sue ginocchia, lo baciò, come faceva la sua dolce Pastora, poi gli disse: «Come mai, agnellino, vedo le lacrime brillare nei tuoi occhi, e come mai la tua Pastora che io amo, versa tante lacrime? Parla. lo vi voglio consolare tutt'e due». «Se io piango, rispose l'agnello, è soltanto perché vedo piangere la mia cara Pastora; ascolta, divino Pastore il motivo delle sue lacrime: una volta, ella si credeva amata dal suo caro gregge ed avrebbe dato la vita per farlo felice. Or avvenne che per tuo ordine dovette assentarsi per alcuni anni. Al suo ritorno le sembrò di non riconoscere più nelle sue pecorelle lo stesso spirito che prima aveva tanto amato in loro. Lo sai, Signore: è al gregge che tu hai dato il potere e la libertà di scegliere la sua Pastora. Ora, invece di vedersi scelta all'unanimità, come in passato, fu soltanto dopo aver deliberato sette volte che si decisero a porre il vincastro nelle sue mani... Tu che un tempo hai pianto sulla terra, non comprendi quanto deve soffrire il cuore della mia cara Pastora?». (Il buon Pastore sorride e chinandosi verso l'agnellino): «Sì, dice, comprendo... ma dì pure alla tua Pastora che si consoli; sono io che ho, non dico permesso, ma voluto la grande prova che la fa tanto soffrire». «E’ mai possibile, Gesù», riprese l'agnellino, «Credevo che fossi tanto buono, tanto dolce... Non potevi allora dare il vincastro ad un'altra, come desiderava la mia Madre diletta, oppure, se volevi a tutti i costi metterlo un'altra volta nelle sue mani, perché non farlo subito, dopo la prima deliberazione?». «Perché, agnellino? Ma è perché io amo la tua Pastora! Per tutta la vita le sono stato vicino con cura gelosa; aveva già tanto sofferto per me, nella sua anima, nel suo cuore; ma le mancava la prova decisiva, quella che le ho inviato ultimamente, dopo averla preparata da tutta l'eternità». «Ah! Signore, ora vedo bene che non conosci il vero, grande tormento della mia Pastora... oppure non me lo vuoi confidare! Anche tu sei convinto che lo spirito primitivo del nostro gregge si va perdendo... Ahimè! Come potrebbe non essere questa la preoccupazione della mia Pastora? C'è un numero così grande di pastore che deplorano lo stesso disastro nei loro ovili...». «E’ vero», rispose Gesù, «lo spirito del mondo s'insinua poco per volta anche in mezzo alle più


remote praterie, ma è facile ingannarsi nel discernimento delle intenzioni. Io che vedo tutto, che conosco i pensieri più segreti, te l'assicuro: il gregge della tua Pastora mi è caro fra tutti, e mi è servito solo come strumento per compiere la mia opera di santificazione nell'anima della tua Madre diletta». «Ah! Signore, ti assicuro che la mia Pastora non comprende affatto tutto ciò che mi dici... E come potrebbe comprenderlo se non c'è nessuno che giudica le cose nella maniera in cui tu me le mostri?... Conosco delle pecore che fanno molto male alla mia Pastora con i loro ragionamenti terra terra... Gesù, perché non dici a queste pecorelle i segreti che confidi a me, perché non parli al cuore della mia Pastora?». «Se io le parlassi, la sua prova sparirebbe, il suo cuore si riempirebbe di una gioia così grande che il suo vincastro non le sarebbe mai sembrato tanto leggero... Ma io non voglio toglierle la sua prova. Voglio solamente che essa comprenda la verità, e riconosca che la sua croce le viene dal cielo, non dalla terra». «Signore, allora, parla alla mia Pastora; come vuoi che comprenda la verità, dal momento che non ode intorno a sé altro che menzogne...». «Agnellino, non sei tu il preferito della tua Pastora?... Ebbene! Ripetile le parole che io ho detto al tuo cuore». «Gesù, io lo farò, ma preferirei che dessi quest'incarico ad una delle pecore i cui ragionamenti sono terra terra... Io sono tanto piccino... la mia voce è tanto debole; come potrebbe la mia Pastora credere a me?». «La tua Pastora sa bene che amo nascondere i miei segreti ai sapienti ed ai prudenti, sa che li rivelo ai più piccoli, ai semplici agnelli la cui bianca lana non si è sporcata per nulla alla polvere della strada... Ella ti crederà… e se le lacrime coleranno ancora dai suoi occhi, non avranno più la stessa amarezza, ma abbelliranno la sua anima dell'austero splendore della sofferenza amata e ricevuta con gratitudine». «Ti capisco, Gesù, ma c'è ancora un mistero che vorrei approfondire: dimmi, te ne supplico, perché hai scelto le amate pecorelle della mia Pastora per metterla alla prova? Se avessi preso delle pecore forestiere, la prova sarebbe stata più blanda». Allora, mostrando all'agnello i suoi piedi, le sue mani e il suo cuore, adornati di luminose ferite, il buon Pastore rispose: «Guarda queste piaghe; sono quelle che ho ricevuto nella casa di coloro che mi amavano!... E’ per questo che sono così belle, così gloriose, e per tutta l'eternità il loro splendore rapirà di gioia gli angeli e i santi. «La tua Pastora si chiede che cosa ha fatto di male per allontanare da sé le sue pecorelle. E io, che male avevo fatto al mio popolo? In che cosa l'avevo contristato? Bisogna dunque che la tua diletta Madre sia contenta di partecipare ai miei dolori... Se le sottraggo gli appoggi umani, è per riempire da solo il suo cuore così acceso d'amore! Felice colui che colloca in me il suo appoggio. Egli dispone nel suo cuore dei gradini per elevarsi fino al cielo. Nota bene, agnellino, io non dico di separarsi completamente dalle creature, di disprezzare il loro amore, le loro premure, ma al contrario di accettare queste cose per piacere a me, di servirsene come di altrettanti gradini, perché, allontanarsi dalle creature non servirebbe ad altro che a camminare e a smarrirsi nei sentieri della terra... Per elevarsi, occorre posare il piede sui gradini delle creature e attaccarsi a me solo... Capisci bene, agnellino?». «Signore, io lo credo, ma soprattutto sento che le tue parole sono la verità, perché danno la pace, infondono la gioia nel mio piccolo cuore. Oh! potessero penetrare dolcemente nel cuore così grande della mia Pastora!...». «Gesù, prima di ritornare da lei, ho una preghiera da farti. Non ci lasciar languire lungo tempo sulla terra d'esilio, chiamaci alle gioie della prateria celeste, dove guiderai il nostro caro piccolo gregge attraverso i sentieri fioriti». «Caro agnellino, (riprese il buon Pastore) esaudirò presto la tua domanda. Sì molto presto prenderò la Pastora e il suo agnello. Allora, per tutta l'eternità, benedirete la beata sofferenza che vi avrà meritato tanta felicità, e io stesso asciugherò tutte le lacrime dai vostri occhi! ...». 171 - A LEONIA Camminare per la via dell'amore, che è la legge di Gesù, il nuovo Testamento, offrendo allo Sposo divino i piccoli sacrifici e le piccole gioie: ecco la piccola via dell'infanzia spirituale... J. M. J. T. Gesù 12 luglio 1896 Cara piccola Leonia, Avrei risposto domenica scorsa alla tua lettera meravigliosa, se me l'avessero consegnata; ma siamo cinque e tu sai che io sono la più piccola... Tocca quindi a me correre il rischio di vedere le tue lettere molto in ritardo rispetto alle altre, se pure riesco a vederle... Non prima di venerdì la tua lettera è arrivata nelle mie mani. Perciò, cara sorellina, non è colpa mia se ti scrivo soltanto ora... Sono oltremodo contenta di vederti in così buone disposizioni... Non mi meraviglio che ti sorrida il pensiero della morte, dal momento che non sei attaccata più a nulla sulla terra. T'assicuro che il buon Dio è assai migliore di quanto credi. Si contenta d'uno sguardo, d'un sospiro d'amore... Per conto mio, trovo la perfezione molto facile a praticarsi, perché ho compreso che non c'è da fare che una cosa: prendere Gesù dalla parte del cuore. Osserva un bambino che ha recato dispiacere alla mamma facendo le bizze e disobbedendo. Se va a rifugiarsi in un cantuccio tutto imbronciato e strilla per la paura d'essere castigato, sta pur tranquilla che la mamma non gli perdonerà la sua mancanza. Se, invece, corre da lei e le butta al collo le sue braccine sorridendo e dicendo: «Abbracciami, mamma, non lo farò più», ti pare che la mamma non lo stringa subito sul suo cuore con tenerezza,


dimenticando tutto ciò che ha fatto?... Naturalmente lei sa che il suo caro piccino farà lo stesso alla prima occasione, ma questo non conta nulla. Se egli la prenderà ancora dalla parte del cuore, eviterà sempre il castigo... Al tempo della legge del timore, prima della venuta di Gesù il profeta Isaia diceva già, parlando a nome del Re dei cieli: «Può forse una madre dimenticare il suo bambino? Ebbene! Anche se una mamma si dimenticasse del suo bambino, io non mi dimenticherò di voi». Che inebriante promessa! Ah! Come non approfittare delle amorose proposte che ci fa il nostro Sposo, noi che viviamo sotto la legge dell'amore? Come temere colui che si lascia incatenare da un capello che ondeggia sul nostro collo? Sappiamo dunque tener prigioniero questo Dio che si fa il mendicante del nostro amore. Dicendoci che basta un capello per operare questo prodigio, egli ci dimostra che le più piccole azioni, fatte per amore, sono quelle che affascinano il suo cuore. Ah! Se fosse necessario fare delle grandi cose, come saremmo da compiangere! Invece, siamo immensamente fortunate, perché Gesù si lascia cattivare dalle più piccole!... Non sono i piccoli sacrifici che ti mancano, mia cara Leonia. Non costituiscono in fondo tutta la tua vita? Mi rallegro tutta vedendoti di fronte ad un simile tesoro, soprattutto pensando che ne sai approfittare, non solo per te, ma anche per le anime. E’ così dolce aiutare Gesù per mezzo dei nostri tenui sacrifici, aiutarlo a salvare le anime che ha riscattato a prezzo del suo sangue e che aspettano solo il nostro aiuto per non precipitare nell'abisso... Mi sembra che se i nostri sacrifici sono dei capelli che hanno il potere di cattivare Gesù, si debba dire altrettanto delle nostre gioie. Basta per questo non rinchiudersi in una felicità egoistica, ma offrire al nostro Sposo le piccole gioie che sparge sul cammino della vita, per attirare le nostre anime ed elevarle fino a sé... Contavo di scrivere alla zia oggi, ma non ho tempo. Sarà per la prossima domenica. Ti prego di dire a lei e al caro zio che li amo tanto. Penso molto spesso anche a Giovanna e Francesco. Mi chiedi notizie della mia salute. Ebbene! cara sorellina, non tossisco più per nulla. Sei contenta? Ciò non impedirà al buon Dio di prendermi quando vorrà. Poiché faccio tutti i miei sforzi per essere come un bambino, piccina piccina, non mi restano altri preparativi da fare. Tocca a Gesù fare tutte le spese del viaggio e pagare il biglietto d'ingresso in paradiso! Addio, sorellina cara, ti amo, mi sembra, sempre di più. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. Suor Genoveffa è contentissima della tua lettera e ti risponderà la prossima volta che ti scriveremo. Ti abbracciamo tutt'e cinque. 172 - ALLA SIGNORA GUERIN La informa sulla sua salute. Tutto va bene secondo i medici, ma il cielo è ormai vicino... J. m. J. T. 16 luglio 1896 Gesù Cara zia, Avrei voluto venire io per prima da lei, ma ormai non mi resta che il dolce ed amabile dovere di ringraziarla per la bella lettera che ho ricevuto. Quant'è buona. zia cara, a pensare alla sua Teresina! Ah! sì, gliel'assicuro, non ha da fare con una ingrata. Vorrei raccontarle qualche cosa di nuovo, ma è inutile che stia lì a lambiccarmi il cervello. Non riesco a ricavarne assolutamente nulla fuorché tenero affetto per i miei amati zii... e questa cosa è ben lontana dall'essere una novità, perché è vecchia quanto me. Mi chiede, cara zia, di darle notizie sulla mia salute, come ad una mamma, e lo farò volentieri. Se le dico che sto benissimo, sono certo che non mi crederà, e allora lascerò la parola al celebre dottore de Cornière, al quale ho avuto l'insigne onore di essere presentata ieri in parlatorio. Questo illustre personaggio, dopo avermi onorata di uno sguardo, ha dichiarato che «avevo una buona cera!». La quale dichiarazione non m'ha impedito di pensare che mi sarà presto permesso di andare in cielo con gli angioletti, non per via della salute, ma a motivo d'un'altra dichiarazione fatta oggi nella cappella del Carmelo dal reverendo Lechéne... Dopo averci mostrato le illustri origini dei nostro santo Ordine, averci paragonato al profeta Elia che lotta contro i sacerdoti di Baal, ha dichiarato «che sarebbero ritornati tempi simili a quelli della persecuzione di Achab». Ci sembrava già di volare al martirio... Che gioia, zietta cara, se tutta la nostra famiglia andasse in cielo lo stesso giorno! Mi pare di vederla sorridere, e forse pensa che quest'onore non è riserbato a noi. Quello che è certo, è che tutti insieme, o l'uno dopo l'altro, lasceremo un giorno l'esilio per la patria, e allora ci rallegremo di tutte queste cose delle quali «sarà premio il cielo!»... Avevo desiderato scrivere tante cose alla mia zietta che amo tanto. Per fortuna suor Maria dell'Eucaristia supplirà alla mia miseria: è l'unica consolazione nella mia estrema indigenza. Siamo sempre insieme al lavoro e c'intendiamo benissimo. Le assicuro che né l'una né l'altra fa venire Ia malinconia. Dobbiamo stare molto attente a non dire deIle parole inutili, perché dopo ogni frase utile, ci viene sempre in mente qualche piccolo ritornello scherzoso che si deve tenere in serbo per la ricreazione. Mia cara zia, la prego di fare i miei più cordiali saluti a tutti i cari abitanti di La Musse, in particolare allo zio che incarico di abbracciarla forte forte per me. La sua figliolina che l'ama


Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 173 - A PADRE ROULLAND Alla vigilia della partenza per le Missioni, gli assicura tutta la sua collaborazione, come una sorella creata apposta da Dio per aiutarlo a salvare le anime. J. M. J. T. Carmelo di Lisieux, 20 luglio 1896 Gesù Fratello mio, Sono sicura che mi permetterà di non chiamarlo ormai con altro nome, dal momento che Gesù si è degnato unirci con i vincoli dell'apostolato. Mi dà tanta gioia pensare che da tutta l'eternità Nostro Signore ha formato questa unione destinata a salvargli le anime, e che sono stata creata per essere la sua sorella... Ieri abbiamo ricevuto le sue lettere e la nostra buona Madre è stata felice di aprirle la porta della clausura. Ella mi dà il permesso di conservare la fotografia del mio fratello con un privilegio specialissimo: una carmelitana non può tenere neppure il ritratto dei suoi parenti più stretti, ma Nostra Madre sa bene che il suo, lungi dal rammentarmi il mondo e le affezioni della terra, innalzerà il mio spirito fino alle più alte cime, in modo da dimenticarsi di se stesso per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Così, fratello mio, lei resterà qui, vicino a me, ben nascosto nella nostra povera cella, mentre io attraverso il mare in sua compagnia... Tutto quello che mi circonda è pieno del suo ricordo. Alla parete della stanza dove lavoro, ho attaccato la carta di Su -Tchuen e il santino che m'ha regalato riposa sempre sul mio cuore nel libro dei Vangeli che non mi lascia mai. Mettendolo fra le pagine così a caso, ecco su quale passo è caduto:«Colui che avrà lasciato tutto per seguire me, riceverà il centuplo in questo mondo e la vita eterna nel secolo futuro». Le parole di Gesù si sono già avverate per lei, poiché mi dice: «Parto contento». Mi rendo conto che questa gioia dev'essere tutta spirituale: è impossibile lasciare il padre, la madre, la patria, senza sentire lo strappo doloroso della separazione... 0 fratello mio! soffro con lei, con lei offro il grande sacrificio, e supplico Gesù di spandere le sue abbondanti consolazioni sopra i suoi cari genitori, in attesa della unione celeste nella quale li vedremo gioire della sua gloria che, asciugando per sempre le loro lacrime, li colmerà di gaudio per la beata eternità. Stasera, durante l'orazione, ho meditato dei brani di Isaia che mi son parsi talmente appropriati a lei da non poter fare a meno di ricopiarglieli: «Prendi uno spazio più largo per innalzare la tua tenda...Ti estenderai a destra e a sinistra, la tua discendenza avrà le nazioni come sua eredità, ripopolerà le città deserte... AIza gli occhi e guarda in giro: tutti costoro si sono raccolti attorno a te, sono venuti a te. I figli tuoi verranno da lontano e le tue figlie sorgeranno da ogni lato. Allora guarderai e per l'affluire della gente, resterà meravigliato e si dilaterà il tuo cuore; quando a te si rivolgerà la moltitudine d'oltre mare e la schiera delle nazioni a te sarà venuta». Non è questo il centuplo promesso? E non può anche lei esclamare a sua volta:«Lo Spirito del Signore sopra di me, perché il Signore mi ha unto. Mi ha mandato ad annunziare la sua parola, a guarire i contriti di cuore, a rendere la libertà a quelli che sono in catene e consolare coloro che piangono...». «Mi rallegrerò nel Signore perché mi ha rivestito della veste della salvezza e ornato del manto della giustizia. Come la terra la germogliare la semente, così per mio mezzo il Signore Dio farà germogliare la sua giustizia e la sua gloria in mezzo alle nazioni. Il mio popolo sarà un popolo di giusti, saranno polloni che ho piantato... Mi recherò nelle isole più remote verso coloro che non hanno mai udito parlare del Signore. Annunzierò la sua gloria alle nazioni e le offrirò in dono al mio Dio». Se volessi copiare tutti i passi che mi hanno maggiormente colpito, mi occorrerebbe troppo tempo. Termino, ma prima ho ancora una domanda da farle. Quando ha un momento libero, desidererei tanto che mi scrivesse le date più importanti della sua vita. Così potrei unirmi a lei in modo tutto particolare per ringraziare il buon Dio delle grazie che le ha fatto. A Dio, fratello... la distanza non potrà mai separare le nostre anime, perfino la morte servirà a rendere più intima la nostra unione. Se andrò presto in cielo, domanderò a Gesù il permesso di venirla a trovare a Su -Tchuen per continuare insieme il nostro apostolato. Nell'attesa, le sarò sempre unita mediante la preghiera e domando a Nostro Signore di non lasciarmi mai nella gioia quando lei sarà nel dolore. Vorrei anzi che il mio fratello avesse sempre le consolazioni ed io le prove. E’ egoismo questo?... Ma no, perché la mia sola arma è l'amore e la sofferenza, mentre la sua spada è quella della parola e delle fatiche apostoliche. Ancora una volta, a Dio, fratello mio; si degni benedire colei che Gesù le ha dato come sorella. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. Alla quarta pagina di questa lettera, madre Maria di Gonzaga aveva scritto le righe seguenti: Caro figlio§, L'uomo propone e Dio dispone; volevo scriverle una lunga lettera ed ecco che Gesù mi manda una piccola sofferenza la quale mi mette in condizione da non poter scrivere. Ormai non sono altro che una vecchia carcassa e il cuore mi gioca dei brutti tiri di tanto in tanto, ma voglio offrire tutto per guadagnare le anime che il nostro caro apostolo si accinge ad evangelizzare. Ha un'ausiliaria piena di fervore, che non trascurerà nulla per la salvezza delle anime. La cara piccola è tutta di Dio!...


Noi la seguiamo, l'oceano non separerà le nostre anime. Se passasse da Saigon, non dimentichi il Carmelo e dica alla reverenda madre Priora e a suor Anna del Sacro Cuore che i nostri cuori sono sempre con loro. A Dio in Dio, l'arrivederci per il cielo e l'unione delle anime per questa terra d'esilio. 174 - A SUOR GENOVEFFA Risponde garbatamente alle voci secondo le quali sarebbe partita per un Carmelo dell'estremo Oriente. Questa volta era proprio cascata in trappola, lasciandosi sfuggire il suo segreto... Si tratta di un biglietto familiare scritto a matita. Santa Teresa del Bambino Gesù si esprime nel linguaggio della sua infanzia quando, riferendosi ad una storia ben nota sia a lei che a Celina, si chiamava, per scherzo, «il signor Totò», e la sorella «la signorina Lilì». Quest'ultima poi era designata anche col soprannome «povera, povera», da un ritornello che si cantava spesso ai Buissonnets. «Povera, povera», non bisogna poi prendersela tanto se il S. T. è stato preso in trappola!... Quando disporrà delle ali, avranno voglia di tendergli dei trabocchetti, non ci cascherà. E non ci cascherai neppure tu, povera S. Egli ti tenderà la mano, ti attaccherà due aluccie bianche, e tutt'e due voleremo via, alto alto, lontano lontano, e ci spingeremo, col battere delle nostre aluccie d'argento, fino a Saigon... E’ tutto ciò che potremo fare di meglio per Gesù, perché è lui che ci vuole due cherubini e non due fondatrici. Al momento presente, questo è certo. Se cambierà idea, cambieremo anche noi: ecco tutto! 175 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE Suor Maria del Sacro Cuore aveva chiesto a suor Teresa del Bambino Gesù di metterle per iscritto «tutti i sentimenti del suo cuore» e ciò che chiamava la sua «piccola dottrina». La Santa, col permesso della madre Priora, stese, il 14 e il 15 settembre 1896 durante le ore di tempo libero, le pagine che costituirono la ispirata risposta al pio desiderio della sorella e che più tardi, ritoccate alquanto, formarono il capitolo XI della primitiva edizione di Storia di un'Anima. Poiché questa sublime effusione dello spirito di Teresa è riprodotta per intero, nel testo originale tradotto, quale Manoscritto autobiografico B, è sembrato inutile riprodurla qui nuovamente. Se la ricordiamo a questo punto, è perché merita di essere designata come Lettera a suor Maria del Sacro Cuore e per conservare la numerazione ormai in uso delle Lettere della Santa. 176 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE Suor Maria del Sacro Cuore, dopo aver preso conoscenza della lunga «LETTERA» sopra ricordata (n. 175), scrisse a suor Teresa del Bambino Gesú: 16 settembre 1896 Gesù Cara sorellina, Ho letto le sue pagine brucianti d'amore per Gesù. La sua Mariuccia è felicissima di possedere questo tesoro e quanto mai riconoscente verso la sua diletta figliolina che le ha svelato così i segreti della sua anima. Oh! quante cose avrei da dirle su queste righe segnate dal sigillo dell'Amore!... Una parola sola che mi riguarda: come il giovane del Vangelo, mi ha assalito un certo sentimento di tristezza di fronte ai suoi straordinari desideri del martirio. Ecco la prova lampante del suo amore. Sì, lei lo possiede l'amore, ma io, no! Mai mi farà credere che io possa raggiungere questa meta bramata, perché io temo tutto quello che lei ama. Ecco una prova sicura che non amo Gesù come lei. Ah! lei dice di non fare nulla, di essere un povero uccellino insignificante, ma i suoi desideri non li tiene in conto di nulla? Il buon Dio li vede, lui, come altrettante opere. Non posso dilungarmi di più; ho cominciato questo biglietto stamani e non ho avuto un momento di tempo per finirlo. Sono le cinque. Desidererei tanto che dicesse per iscritto alla sua piccola madrina se può amare Gesù come lei. Ma due parole soltanto, perché quello che ho basta alla mia gioia e al mio tormento. Alla mia gioia, vedendo fino a che punto è amata e privilegiata; al mio tormento, ben intuendo quanto desiderio ha Gesù di cogliere il suo amato fiorellino. Oh! Avrei tanta voglia di piangere leggendo queste righe che non sono della terra, ma un eco del cuore di Dio... Vuole che glielo dica? Ebbene! lei è posseduta dal buon Dio, ma posseduta, come suol dirsi... assolutamente, come i perversi sono posseduti dal maligno. Vorrei davvero essere anch'io posseduta così dal buon Gesù, ma le voglio tanto bene, che mi rallegro, dopo tutto, di vederla più privilegiata di me. Due righe per la sua piccola madrina. Santa Teresa del Bambino Gesù le rispose con la seguente lettera:


I segni del vero amore di Dio non sono i grandi desideri, ma l'amore del proprio nulla e la cieca fiducia nella misericordia infinita... J. M. J. T. 17 settembre1896 Gesù Mia cara sorella, Non mi trovo per nulla imbarazzata a darle una risposta... Come può chiedermi se può amare il buon Dio come me?... Se avesse capito la storia del mio uccellino, non mi farebbe una simile domanda. I miei desideri di martirio sono un bel nulla e non è di qui che nasce quella fiducia illimitata che sento nel cuore. A dir la verità, son proprio ricchezze spirituali che rendono ingiusti, quando ci si appoggia ad esse con compiacenza e si crede che siano qualcosa di grande. Questi desideri sono una consolazione che Gesù concede talvolta alle anime deboli come la mia (e queste anime sono numerose), ma quando non dà questa consolazione, è una grazia di privilegio. Si ricordi delle parole del padre: «I martiri hanno sofferto con gioia e il Re dei martiri ha sofferto con tristezza». Sì, Gesù ha detto: «Padre, allontana da me questo calice!». Dopo tutto ciò, come può dire, sorella cara, che i miei desideri sono il segno del mio amore? Ah! sento bene non è affatto questo che piace al buon Dio nella mia piccola anima. Quello che piace a lui, è di vedermi amare la mia piccolezza e la mia povertà, è la speranza cieca che ho nella sua misericordia. Ecco il mio solo tesoro, madrina cara. Perché questo tesoro non potrebbe essere il suo?... Non è forse pronta a soffrire tutto ciò che il buon Dio vorrà? Sì, certamente. Allora, se desidera sentire della gioia, provare dell'attrattiva per la sofferenza, è la sua consolazione che cerca, perché quando si ama una cosa, la pena sparisce. Le assicuro che se andassimo insieme al martirio con le disposizioni che abbiamo ora, lei avrebbe un grande merito ed io non avrei merito alcuno, a meno che non piacesse a Gesù cambiare le mie disposizioni. 0 mia sorella diletta, comprenda, la prego, la sua figliolina, comprenda che per amare Gesù, essere la sua vittima d'amore, più si è deboli, senza desideri ne virtù, più si è adatti alle operazioni di quest'amore consumante e trasformante. Il solo desiderio di essere vittima basta, ma bisogna consentire a restare sempre povere e senza forza, e qui sta la difficoltà, perché «dove trovarlo, il vero povero di spirito?». «Bisogna cercarlo molto lontano», dice il salmista. Non dice che bisogna cercarlo in mezzo alle grandi anime, ma «molto lontano», cioè nella bassezza, nel nulla. Ah! restiamo il più lontano possibile da tutto ciò che brilla, amiamo la nostra piccolezza, desideriamo di non sentire nulla. Allora saremo povere di spirito, e Gesù verrà a cercarci, per quanto lontane ci troviamo, e ci trasformerà in fiamme d'amore... Oh! come vorrei poterle far capire quello che sento!... E’ la confidenza, e nient'altro che la confidenza che deve condurci all'amore... Il timore non conduce forse alla giustizia? Poiché vediamo la via, corriamo insieme. Sì, lo sento, vuol farci le medesime grazie, vuol darci gratuitamente il suo cielo. Amata sorellina, se non mi capisce vuol dire che lei è un'anima troppo grande... o piuttosto, che io non so spiegarmi, perché sono sicura che il buon Dio non le darebbe il desiderio di essere posseduta da lui, dal suo amore misericordioso se non le riservasse questo favore; o meglio ancora, gliel’ha già accordato, poiché si è data tutta a lui, poiché desidera essere consumata da lui: il buon Dio non dà mai desideri che non possa realizzare... Suonano le ore 9 e devo lasciarla. Quante cose le vorrei dire! Ma Gesù le farà sentire tutto ciò che io non posso scrivere... L'amo con tutta la tenerezza del mio piccolo cuore di bimba RICONOSCENTE. Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. Conduce alla giustizia severa quale si rappresenta ai peccatori, ma non è questa la giustizia che Gesù avrà per coloro che l'amano. 177 - AL CHIERICO BELLIERE Si congratula con lui per avere superato vittoriosamente la crisi della vocazione, e spera cbe Gesù realizzi i suoi grandi desideri di apostolato missionario. J. M. J. T. Carmelo di Lisieux, 21 ottobre 1896 Gesù Reverendo Chierico, La nostra reverenda Madre, essendo malata, m'ha affidato la missione di rispondere alla sua lettera. Mi dispiace che sia privato delle sante parole che questa buona Madre le avrebbe inviato, ma sono felice di essere la sua interprete e di dirle la sua gioia nell'apprendere quanto Gesù ha ultimamente compiuto nella sua anima. E continuerà a pregare affinché egli termini in lei la sua opera divina. Credo sia superfluo dirle, Reverendo, quanto vivamente ho preso parte alla felicità di nostra Madre. La sua lettera di luglio mi aveva tanto addolorato, perché attribuivo alla mia mancanza di fervore le due battaglie alle quali era rimasto esposto. Non cessavo d'implorare per lei l'assistenza materna della dolce Regina degli Apostoli, e così ho provato una grande consolazione nel ricevere, come regalo per il mio onomastico, l'assicurazione che le mie povere preghiere erano state esaudite…


Ora che la tempesta è passata, ringrazio il buon Dio di avergliela fatta attraversare, perché leggiamo nei nostri Libri santi queste parole: «Beato l'uomo che ha sofferto la tentazioni», e ancora: «Che cosa sa colui che non è stato tentato?». In realtà quando Gesù chiama un'anima a dirigere, a salvare una moltitudine di altre anime, è necessario che le faccia sperimentare le tentazioni e le prove della vita. Poiché le ha accordato la grazia di uscire vittorioso dalla lotta, spero, Reverendo, che il nostro dolce Gesù realizzerà i suoi grandi desideri. lo gli chiedo che lo faccia diventare, non solo un buon missionario, ma un santo, tutto incendiato dall'amore di Dio e delle anime. La supplico di ottenere anche a me quest'amore, perché possa aiutarla nella sua opera apostolica. Lo sa bene, una carmelitana che non fosse apostolo, s'allontanerebbe dallo scopo della sua vocazione e cesserebbe di essere figlia della serafica santa Teresa, che desiderava dare mille vite per salvare una sola anima. Non dubito, Reverendo, che vorrà pure unire le sue preghiere alle mie affinché Nostro Signore guarisca la nostra venerata Madre. Nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria, sarò sempre felice di dirmi La sua indegna sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 178 - A PADRE ROULLAND Non c’è dubbio, è Gesù che ha voluto unirli per la salvezza delle anime, come provano misteriose coincidenze in date decisive della loro vita. Sapendo che si è fatto cinese coi cinesi, adottandone le vesti e facendosi il codino, gli chiede una ciocca dei capelli che si è tagliato, come anticipata reliquia del futuro santo a cui augura la gloria del martirio. Incidentalmente, con la piena intimità di una sorella, gli racconta le lotte sostenute per entrare al Carmelo. Carmelo di Lisieux, 1 novembre1896 Gesù Fratello mio, La sua interessante missiva, giunta sotto il patrocinio di tutti i Santi, mi causa una grande gioia. La ringrazio di trattarmi come una vera sorella; con la grazia di Gesù, spero di rendermi degna di questo titolo che mi è tanto caro. La ringrazio pure di avermi mandato L'anima di un Missionario. Questo libro m'ha vivamente interessato, m'ha permesso di seguirla nel suo lungo viaggio. La vita del p. Nempon non poteva avere un titolo più appropriato. E’ proprio «l'anima di un missionario» che ci rivela, o meglio l'anima di tutti gli apostoli veramente degni di questo nome. Mi domanda (nella lettera scritta da Marsiglia) di pregare Nostro Signore che allontani da lei la croce di essere nominato rettore in un seminario, o anche quella di ritornare in Francia. Capisco che questa prospettiva non le vada a genio, e con tutto il cuore chiedo a Gesù che si degni lasciarle compiere quell'apostolato laborioso che la sua anima ha sempre sognato. Tuttavia aggiungo, insieme con lei: «Sia fatta la volontà del buon Dio». E’ soltanto lì che si trova il riposo; al di fuori di questa amabile volontà, non faremo nulla, né per Gesù, né per le anime. Non posso dirle, fratello mio, quanto sono felice di vederlo abbandonato così completamente nelle mani dei suoi superiori. Questa mi sembra la prova sicura che un giorno i suoi desideri saranno realizzati, vale a dire che sarà un grande santo. Mi permetta di confidarle un segreto, che mi è stato appena rivelato dal foglio dove sono scritte le date indimenticabili della sua vita. L' 8 settembre 1890, la sua vocazione di missionario fu salvata da Maria, la Regina degli apostoli e dei martiri; in quello stesso giorno una piccola carmelitana divenne la sposa del Re dei cieli. Dicendo al mondo un eterno addio, il suo unico scopo era quello di salvare le anime, soprattutto anime d'apostoli. A Gesù, suo sposo divino, chiese come dono particolare un'anima apostolica; non potendo essere sacerdote, voleva che al posto suo un sacerdote ricevesse le grazie del Signore, che avesse le sue stesse aspirazioni, i suoi stessi desideri... Fratello mio, lei conosce l'indegna carmelitana che fece questa preghiera. Non pensa anche lei, come me, che la nostra unione, confermata il giorno della sua ordinazione sacerdotale, cominciò l' 8 settembre? Credevo di non incontrare che in cielo l'apostolo, il fratello che avevo chiesto a Gesù, ma il nostro diletto Salvatore, levando un po' il velo misterioso che nasconde i segreti dell'eternità, si è degnato di darmi, fin dall'esilio, la consolazione di conoscere il fratello della mia anima, di lavorare con lui per la salvezza dei poveri infedeli. Oh! quanto è grande la mia riconoscenza allorché considero le delicatezze di Gesù! Che cosa ci riserba in cielo se, fin da questo mondo, il suo amore ci procura simili deliziose sorprese? Ora più che mai comprendo che i più piccoli avvenimenti della nostra vita sono diretti da Dio. E’ lui che ci fa desiderare e che adempie i nostri desideri... Quando la nostra buona Madre mi propose di diventare la sua ausiliaria, le confesso, fratello, che restai esitante. Considerando le virtù delle sante carmelitane che mi circondano, mi pareva che la Madre avrebbe provvisto meglio ai suoi interessi spirituali scegliendo per lei un'altra suora invece di me; solo il pensiero che Gesù non avrebbe badato tanto alle mie opere imperfette quanto alla mia buona volorità, mi fece accettare l'onore di partecipare alle sue fatiche apostoliche. Non sapevo allora che era stato lui stesso, Nostro Signore, a scegliermi, lui che si serve degli strumenti più inetti per compiere le sue meraviglie. Non sapevo che, già da sei anni, avevo un fratello che si preparava a diventare missionario. Ora che questo fratello è davvero il suo apostolo, Gesù mi rivela questo mistero, allo scopo, senza dubbio, di aumentare ancora nel mio cuore il desiderio di amarLo e di farlo amare.


Sa, fratello mio, che se il Signore continua ad esaudire la mia preghiera, otterrà un favore che la sua umiltà le impedisce di sollecitare? Questo favore incomparabile, l'ha già intuito, è il martirio... Sì, questa è la mia speranza, dopo lunghi anni passati tra le fatiche apostoliche, dopo aver dato a Gesù amore per amore, vita per vita, gli darà anche sangue per sangue. Scrivendo queste righe, mi viene in mente che le arriveranno nel mese di gennaio, il mese durante il quale ci si scambiano auguri di felicità. Sono ben convinta che quelli della sua sorellina saranno gli unici nel loro genere... A dire il vero, il mondo taccerebbe di follia auguri come questi, ma per noi il mondo non esiste più e «la nostra conversazione è già nei cieli»; nostro unico desiderio è di somigliare al nostro Maestro adorabile, che il mondo non ha voluto riconoscere perché si è annientato perndendo la forma e la natura di schiavo. O fratello mio, che fortuna per lei seguire così da vicino l’esempio di Gesù! Pensando che ha indossato l’abito cinese, penso naturalmente al Salvatore che si è rivestito della nostra povera umanità ed è divenuto simile a noi al fine di riscattare le nostre anime per l’eternità. Forse troverà che sono proprio una bambina, ma non importa: le confesso che ho commesso un peccato di desiderio leggendo che i suoi capelli stavano per essere tagliati e sostituiti con un codino cinese. Non è quest’ultimo che m’ha fatto gola, ma semplicemente un piccolo ciuffo dei capelli diventati inutili.Mi chiederà senza dubbio, non senza sorridere, che cosa ne voglio fare. Le rispondo subito, è molto semplice: questi capelli saranno per una reliquia quando lei si troverà in cielo con la palma del martirio in mano. Dirà, ne sono sicura, che non perdo tempo davvero, ma io so che questo è l’unico mezzo per arrivare allo scopo, perché la sua sorellina (riconosciuta come tale soltanto da Gesù) sarà certamente dimenticata nella distribuzione delle sue reliquie. Sono certa che ride di me, ma questo non mi preoccupa affatto. Purchè acconsenta a pagare la piccola ricreazione che le procuro, con «i capelli di un futuro martire», mi riterrò più che soddisfatta! Il 25 dicembre non mancherò d'inviare il mio Angelo a deporre le mie intenzioni accanto all'ostia che sarà da lei consacrata. La ringrazio dal più profondo del cuore di voler offrire per nostra Madre e per me la sua Messa dell'aurora; nel tempo che sarà all'altare, noi canteremo il mattutino di Natale, che precede immediatamente la Messa di mezzanotte. Non si è ingannato, fratello mio, dicendo che le mie intenzioni sarebbero state sicuramente quelle di «ringraziare Gesù del giorno fra tutti ripieno di grazia». Ma non è questo il giorno in cui ho ricevuto la vocazione religiosa: Nostro Signore, volendo per sé solo il mio primo sguardo, si degnò di chiedermi il cuore fin dalla culla, se posso esprimermi così. La notte di Natale del 1886 fu, è vero, decisiva per la mia vocazione, ma, per essere più esatta, devo chiamarla: la notte della mia conversione. In questa notte benedetta, della quale è scritto che rischiara le delizie stesse di Dio, Gesù che si faceva bambino per amore mio, si degnò di farmi uscire dalle fasce e dalle imperfezioni dell'infanzia. Mi trasformò in modo tale da non riconoscermi più. Senza questo cambiamento, sarei dovuta restare ancora chi sa quanti anni nel mondo. Santa Teresa, la quale diceva alle sue figlie: «Voglio che non siate donne in nulla, ma uguali in tutto ad uomini forti», santa Teresa non avrebbe voluto riconoscermi per sua figlia, se il Signore non m'avesse rivestito della prova, non faceva altro che adempiere la volontà di Dio, sua forza divina, se non m'avesse armata lui stesso per la guerra. Le prometto, fratello mio, di raccomandare a Gesù in maniera tutta particolare la giovinetta di cui mi parla e che incontra ostacoli alla sua vocazione. Compatisco sinceramente la sua pena sapendo, per esperienza, com'è amaro il non poter rispondere subito all'appello di Dio. Le auguro di non essere obbligata, come me, a recarsi fino a Roma... Ma già, lei ignora che la sua sorella ha avuto l'audacia di parlare al Papa?... Eppure è così, e se non avessi avuto quest'audacia, forse sarei ancora nel mondo. Gesù ha detto che «il regno dei cieli patisce violenza e solo i violenti lo rapiscono». E’ stato lo stesso per me riguardo al regno del Carmelo. Prima di essere prigioniera di Gesù, m'è toccato viaggiare un bel po’ per rapire la prigione che preferivo a tutti i palazzi della terra. E dire che non avevo nessuna voglia di fare un viaggio per il mio gusto personale, tanto che, quando il mio incomparabile Papà mi fece la proposta di condurmi a Gerusalemme, se ero disposta a ritardare di due o tre mesi la mia entrata al Carmelo, non esitai affatto (nonostante l'attrattiva naturale che mi portava a visitare i luoghi santificati dalla vita del Salvatore), a scegliere il riposo all'ombra di colui che avevo desiderato. Comprendevo che, veramente, un giorno solo passato nella casa del Signore val più di mille in qualunque altro luogo. Forse, fratello mio, desidera sapere quali ostacoli si frapponevano al compimento della mia vocazione. Non c'era altro ostacolo che la mia giovinezza. Il nostro buon padre Superiore rifiutò categoricamente di accogliermi prima di ventun’anni, dicendo che una ragazzina di quindici anni non era in grado di sapere a che cosa andava incontro. La sua condotta era prudente e sono sicura che, mettendomi alla prova, non faceva altro che adempiere la volontà di Dio, il quale voleva farmi conquistare la fortezza del Carmelo con la spada in pugno. Forse può anche darsi che Gesù permettesse al demonio d'intralciare una vocazione che non doveva, credo, rientrare nei gusti di quel perverso privo d’amore, come lo chiamava la nostra santa madre Teresa. Fortunatamente, tutte le mene tornarono a suo scorno, e non servirono che a rendere più strepitosa la vittoria di una bambina. Se dovessi descriverle tutti i particolari della battaglia che ebbi a sostenere, ce ne vorrebbe assai di tempo, di inchiostro e di carta! Questi dettagli, raccontati da una penna esperta, sarebbero, credo, interessanti per lei, ma non è la mia che può comunicare del fascino ad un lungo racconto, e anzi le chiedo perdono di averla forse già annoiata. Mi permetto, fratello mio, ricordarle di ripetere ogni mattina al santo altare:«Mio Dio, infiammate la mia sorella del vostro amore». Glie ne sono profondamente riconoscente e non ho difficoltà ad assicurarla che le sue condizioni sono e saranno sempre accettate. Tutto ciò che chiedo a Gesù per me, lo chiedo anche per lei, e quando offro il mio debole amore al mio Diletto, mi permetto di offrire al tempo stesso anche il suo. Come Giosuè, lei combatte nel piano, ed io sono il suo piccolo Mosè col cuore incessantemente elevato verso il cielo per ottenere la vittoria. 0 fratello mio! come sarebbe da compiangere, se Gesù stesso non sorreggesse le braccia del «suo Mosè»! Ma, col soccorso della preghiera che lei rivolgerà tutti i giorni per me al «divino Prigioniero d'amore”, spero che


non sarà mai da compiangere, e che dopo questa vita, durante la quale avremo insieme seminato tra le lacrime, ci ritroveremo esultanti di gioia, portando i covoni nelle nostre mani. Mi è piaciuto molto il sermoncino che ha indirizzato alla nostra buona Madre per esortarla a restare ancora sulla terra. Non è lungo, ma, come lei dice, non fa una grinza. Vedo bene che non durerà molta fatica a convincere i suoi uditori quando predicherà e spero che possa raccogliere e offrire al Signore un'abbondante messe di anime. M'accorgo di avere ormai finito il foglio e sono perciò costretta a terminare i miei scarabocchi. Voglio dirle tuttavia che tutti i suoi compleanni saranno da me regolarmente festeggiati. Mi sarà particolarmente caro il 3 luglio perché in quel giorno lei ha ricevuto Gesù per la prima volta ed io, in quella medesima data ho ricevuto Gesù dalle sue mani e ho assistito alla sua prima Messa al Carmelo. Benedica, fratello mio, la sua indegna sorella Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. Raccomando alle sue preghiere un giovane seminarista che vorrebbe essere missionario; la sua vocazione è stata scossa ultimamente dal servizio militare. 179 - ALLA SIGNORA GUERIN Auguri per l'onomastico. Quaggiù sulla terra non ci sono parole capaci di esprimere i sentimenti del cuore... Gesù J. M. J. T. 16 novembre 1896 Mia cara zia, E’ assai triste per la sua figliolina dover sempre ricorrere a questa penna insensibile per esprimere i sentimenti del suo cuore... Forse mi dirà sorridendo: «Ma, Teresina, credi che sapresti esprimerli più facilmente con le parole?». No, zia cara, ha ragione, bisogna che le confessi: non trovo espressioni adeguate alle aspirazioni del cuore. Il poeta che ha osato dire: Quando il concetto è nitido, si esprime chiaramente e le parole adatte giungono agevolmente, questo poeta non sentiva certamente quello che sento io in fondo all'anima!... Fortunatamente mi viene in aiuto il profondo padre Faber; egli capiva che «le parole e le frasi di quaggiù non sono capaci di esprimere i sentimenti del cuore, e i cuori pieni sono quelli che si rinchiudono maggiormente in se stessi». Cara zia, finirò per annoiarla con le mie citazioni, tanto più che le lettere delle mie quattro amabili sorelle sono là per dare una smentita alle mie parole. Eppure, zia diletta, può star sicura che, nonostante tutta la loro eloquenza, non le vogliono più bene di me, anche se non so dirglielo in termini scelti... Se ora non mi crede, un giorno, quando saremo tutti riuniti nel bel cielo, dovrà per forza constatare che la più piccola delle sue figlie non era la più piccola per l'affetto e la riconoscenza, ma solo per l'età e la sapienza. La prego, zia cara, chieda al buon Dio che mi faccia crescere in sapienza come il divino fanciullo Gesù. Sono tanto indietro, glie l'assicuro... Lo domandi alla nostra piccola Maria dell'Eucaristia. Le dirà che non mento. Eppure, tra poco sono nove anni che vivo nella perfezione, mentre mi trovo ancora ai primi gradini della scala. Tutto ciò non mi scoraggia e conservo l'allegrezza della cicala, cantando sempre come fa essa e sperando alla fine della vita di partecipare alle ricchezze delle mie sorelle che sono assai più generose della formica! Spero anche, mia cara zia, che mi tocchi un bel posto nel convito celeste; e sa perché? Quando gli angeli e i santi sapranno che ho l'onore di essere la sua figliolina, non vorranno darmi il dispiacere di mettermi lontana da lei. Così godrò i beni eterni, grazie alle sue virtù. Ah! sono nata davvero sotto una buona stella e il mio cuore si strugge di riconoscenza verso il buon Dio che mi ha dato dei parenti come non se ne trovano più sulla terra. Poiché, zietta cara, sono una povera cicala che non ha altro che i suoi canti (e per di più deve cantare in sordina, in fondo al cuore, dato che la sua voce è poco melodiosa), canterò il mio motivo più bello nel giorno della sua festa, e mi sforzerò di dargli un tono così toccante che tutti i santi, mossi a compassione dalla mia miseria, mi elargiranno tesori di grazie che sarò felice e beata di offrire a lei. Non dimenticherò neppure di festeggiare, con le ricchezze dei santi, la diletta nonnina. Essi saranno tanto generosi che il mio cuore non avrà nulla di più da desiderare, e le assicuro, zia, che è tutto dire, perché i miei desideri sono ben grandi. Prego il caro zio di abbracciarla con tanta tenerezza a nome mio. Se Francesco, Giovanna e Leonia volessero fare altrettanto, canterò un motivetto per ringraziarli; (inutile dire che lo zio non sarà dimenticato nella mia gaia canzone). Perdoni, zia cara, se le dico un sacco di cose che non hanno né capo né coda e creda all'amore sconfinato che ho per lei. Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 180 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Poche righe piene di delicato affetto.


J. M. J. T. 4 dicembre 1896 La mia piccola Madre si mette un po' troppo in disparte!... Se essa non sa ciò che è, io lo so bene e I' Amo!... Oh! Ma il mio affetto è puro!... è quello d'una bambina che ammira l'umiltà della sua madre. Lei mi fa più bene che tutti i libri del mondo!... 181 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Scherza amabilmente sulla sua umiltà. Madre Agnese, a motivo dei molteplici impegni della sua carica di «depositaria», si era chiamata da se stessa l’«asinello» e la «servetta» della Sacra Famiglia ad imitazione di suor Maria di san Pietro, del Carmelo di Tours. J. M. J. T. 18 dicembre 1896 La santa Vergine è così contenta di avere un «asinello» e una «servetta» che li fa correre a destra e a sinistra a suo piacimento, cosicché non c'è da stupirsi se qualche volta la piccola Madre vada a finire per terra... Sì, ma però!.... quando il piccolo Gesù sarà grande, e non avrà più bisogno d'imparare «il piccolo mestiere della bottega», preparerà un piccolo posto alla piccola Madre nel suo regno che non è di questo mondo, e poi andrà e verrà pe servirla. Come dovranno tutti alzarsi per guardare colei che non ebbe altra ambizione che quella di essere l'asino del piccolo Gesù! 182 - A SUOR GENOVEFFA La incoraggia, fingendo che le parli Madonna, a sopportare in pace la prova di vedersi tanto imperfetta. Sulla busta: Messaggio della santa Vergine, Alla mia figlia diletta senza asilo sulla terra straniera. Dentro la busta, il bigliettino seguente: Natale 1896 Mia figliolina diletta, Se tu sapessi come allieti il mio cuore e quello del piccolo Gesù, oh! quanto saresti felice!... Ma tu non sai, non vedi, e la tua anima è nella tristezza. Vorrei poterti consolare. Se non lo faccio è perché conosco il valore della sofferenza e dell'angoscia del cuore, o mia figlia prediletta! Se tu sapessi come la mia anima era immersa nell'amarezza quando vedevo il mio tenero sposo san Giuseppe ritornare tristemente verso di me senza aver trovato un albergo! Se sopporterai in pace la prova di non essere contenta di te stessa, mi preparerai un dolce asilo. E’ vero che soffrirai trovandoti come fuori porta di casa tua, ma non temere: più sarai povera, più Gesù t'amerà. Se qualche volta ti accadrà di smarrirti, verrà a cercarti lontano, superando ogni distanza. Preferisce vederti urtare nella notte contro le pietre della strada, piuttosto che vederti camminare in pieno giorno sopra una via smaltata di fiori, che potrebbero ritardare il tuo cammino. Ti amo, o mia Celina, ti amo più di quanto potresti comprendere... Mi riempie di gioia il vederti desiderare cose grandi, ed io te ne preparo di più grandi ancora... Un giorno verrai nel bel cielo con la tua Teresa e ti siederai sulle ginocchia del mio diletto Gesù e anch'io ti stringerò tra le mie braccia e ti ricolmerò di carezze, perché sono la tua Madre. La tua Mamma diletta Maria, la regina dei piccoli Angeli. 183 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ Finge che le parli Gesù e le dica che il suo gioco dei birilli ha incantato la corte degli angeli, ma ora dev'essere la sua trottola... Poiché avevo un temperamento molto vivace - confida Suor Maria della Trinità nei «Ricordi» pubblicati anonimi in appendice alle antiche edizioni di Storia di un'Anima - il Bambino Gesù, per aiutarmi a praticare la virtù, mi fece nascere nel cuore il desiderio di divertirmi con lui. Scelsi il gioco dei birilli. Cercai d'immaginarne di tutte le grandezze e di tutti i colori, perché rappresentassero le varie anime che volevo prendere di mira. La palla del gioco era il mio amore. Nel mese di dicembre del 1896, le novizie ricevettero, a favore delle missioni, diversi gingilli per un albero di Natale. In fondo a quella scatola magica apparve, caso strano, un oggetto che capita assai raramente al Carmelo: una trottola! Le mie compagne dissero: «Questo poi è brutto davvero! Che ne Facciamo?». Io invece, che conoscevo il gioco molto bene, acciuffai la trottola gridando: «Ma è divertentissimo! Questo oggetto qui può continuare a girare una giornata intera senza fermarsi, basta dargli delle belle sferzate!». Detto ciò, mi sentii in dovere di darne loro la prova, facendole andare in visibilio.


Suor Teresa del Bambino Gesù mi stava osservando senza dire nulla e, a Natale, dopo la Messa di mezzanotte, trovai nella cena la famosa trottola con la seguente lettera: Sulla busta: Personale Alla mia piccola Sposa diletta Giocatrice di Birilli sul Monte Carmelo. Nella busta, questa missiva: Notte di Natale 1896 Mia piccola Sposa diletta, Oh! come sono contento di te... Tutto l'anno mi hai molto divertito giocando ai birilli. Ne ho provato tanto piacere che la corte degli angeli era tutta sorpresa e incantata e ci sono stati dei piccoli cherubini che mi hanno chiesto perché non li avessi fatti nascere bambini... più d'uno m'ha domandato perfino se il suono della sua arpa lo gradissi meno del tuo riso gioioso quando fai cadere un birillo con la palla del tuo amore. Ho risposto ai miei piccoli cherubini che non dovevano rattristarsi per il fatto di non essere dei bambini, perché un giorno avrebbero potuto giocare con te nelle praterie del cielo. Ho poi detto loro che certamente il tuo sorriso era per me più dolce delle loro melodie, in quanto tu non potevi giocare e sorridere senza soffrire, senza dimenticare te stessa. Mia piccola sposa diletta, ho qualche cosa da chiederti, posso contare su di te?... Oh! sì, mi ami troppo per rispondermi con un rifiuto. Ebbene! devo dirti chiaramente che vorrei passare ad un altro gioco; i birilli non mi divertono più, vorrei invece giocare alla trottola e, se vuoi, tu stessa sarai la mia trottola. Guarda, te ne do una come modello: non è bella certamente, e chiunque non sa usarla la butterà via con un calcio, ma un bambino salterà dalla gioia a vederla e griderà: «Ah! Com’è divertente, è capace di girare per una giornata intera senza fermarsi». lo, Gesù Bambino, ti amo tanto, anche se non hai attrattive e ti scongiuro di girare sempre per divertirmi... Ma per far girare la trottola, bisogna sferzarla senza pietà... Forza dunque! Lascia che le tue consorelle ti rendano questo servizio e sii riconoscente verso quelle che saranno le più assidue a non permetterti di rallentare la tua corsa. Quando mi sarò divertito abbastanza con te, ti porterò lassù, dove potremo giocare senza soffrire. Il tuo fratellino Gesù 184 - AL CHIERICO BELLIERE Invito a bere insieme, senza paura, l'amaro calice di Gesù, per la salvezza delle anime... Dopo, seguirà la gioia eterna. J. M. J. T. Carmelo di Lisieux, 26 dicembre 1896 Gesù Reverendo Chierico, Avrei voluto risponderle prima, ma la regola del Carmelo non m'ha permesso di scrivere né di ricevere lettere durante il tempo dell'Avvento; tuttavia la nostra Venerata Madre mi ha concesso, in via eccezionale, di leggere la sua, comprendendo che aveva particolare bisogno di essere sostenuto mediante la preghiera. Le assicuro, signor Chierico, che faccio tutto quanto dipende da me per ottenerle le grazie che le sono necessarie, e queste grazie, sicuramente, le saranno accordate, poiché Nostro Signore non ci domanda mai dei sacrifici superiori alle nostre forze. Certe volte, è vero, questo divino Salvatore ci fa sentire tutta l'amarezza del calice che presenta alla nostra anima. Quando chiede il sacrificio di tutto ciò che vi è di più caro in questo mondo, è impossibile, a meno d'una grazia specialissima, non gridare come lui nel giardino dell'agonia: «Padre, allontana da me questo calice... Sia fatta però la tua volontà, non la mia». E’ quanto mai consolante pensare che Gesù, il Dio forte, ha conosciuto le nostre debolezze, che ha tremato alla vista del calice amaro, quel calice che prima aveva desiderato così ardentemente di bere. La sua parte, Reverendo, è veramente bella, perché è la parte che Gesù ha scelto per sé e lui per primo ha accostate le labbra alla coppa che ora offre a lei. Un Santo ha detto: «Il più grande onore che Dio possa fare ad un'anima, non è quello di darle molto, ma di chiederle molto!». Gesù la tratta dunque da privilegiato. Vuole che incominci già la sua missione salvando le anime mediante la sofferenza. Non è forse soffrendo, morendo, che lui stesso ha riscattato il mondo? So che lei aspira all'onore di sacrificare la vita per il divino Maestro, ma il martirio del cuore non è meno fecondo dell'effusione del sangue, e a partire da questo momento, il suo martirio è questo. Ho perciò tanta ragione di dire che la sua parte è bella, che è degna d'un apostolo del Cristo. Signor Chierico, è venuto a cercare consolazione presso colei che Gesù le ha dato come sorella, e ne ha tutto il diritto. Poiché la nostra reverenda Madre mi permette di scriverle, vorrei corrispondere alla dolce missione che mi è stata affidata, ma sento che il mezzo più sicuro per arrivare a questo scopo, è quello di pregare e di soffrire... Lavoriamo insieme alla salvezza delle anime! Non abbiamo che un giorno, l'unico giorno di questa vita per salvarle e dare così al Signore la prova del nostro amore. Il domani di questo giorno sarà l'eternità; allora Gesù le renderà centuplicate le gioie così dolci e così legittime che ora sacrifica a lui. Egli conosce la portata del suo sacrificio; sa che il sacrificio di coloro che le son cari aumenta il suo. Ma anche lui ha sofferto questo martirio per salvare le nostre anime; ha abbandonato la Madre, ha visto la Vergine Immacolata in piedi presso la croce, col cuore trafitto da una spada di dolore; spero così che il nostro divino Salvatore consolerà la sua buona mamma, ed io glielo chiedo con insistenza. Ah! se il divino Maestro lasciasse intravedere


a coloro che lei è pronto ad abbandonare per suo amore la gloria che le riserba e la moltitudine di anime che formeranno il suo corteggio in cielo, sarebbero già ricompensati del grande sacríficio che costituirà per loro la sua partenza. Nostra Madre è ancora sofferente, sebbene da qualche giorno si senta un po' meglio. Spero che il divino infante Gesù le ridarà poco per volta le forze che devono servire alla sua gloria. Questa venerata Madre le invia l'immagine di san Francesco d'Assisi perché le insegni il mezzo di trovare la gioia in mezzo alle prove e alle lotte della vita. Spero, signor Chierico, che vorrà continuare a pregare per me che non sono un angelo come lei ha l'aria di credere, ma una povera piccola carmelitana assai imperfetta, la quale però, nonostante la sua povertà, ha, come lei, il desiderio di lavorare per la gloria del buon Dio. Restiamo uniti attraverso la preghiera e la sofferenza presso la culla di Gesù. La sua indegna sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 1897 185 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Spera di andare presto in cielo e di poterla finalmente ripagare di tanto amore. J. M. J. T. Gesù 9 gennaio 1897 Mammina mia cara, sapesse come sono commossa nel vedere fino a che punto mi ama! Oh! mai potrò testimoniarle quaggiù la mia riconoscenza... Spero di andare presto lassù. Allora sarò ricca, perché avrò tutti i tesori del buon Dio e lui stesso sarà il mio bene, e così potrò renderle al cento per uno tutto ciò che le devo. Che gioia mi procura questo pensiero!... E’ tanto penoso per me ricevere sempre senza mai dare... La via della piccola Madre sembra (alla piccola Teresa) simile a quella che Gesù ha scelto per sé quando era pellegrino sulla terra d'esilio... Allora il suo volto era come nascosto, nessuno lo riconosceva, era oggetto di disprezzo. La mia piccola Madre non è oggetto di disprezzo, ma appena la riconoscono dopo che Gesù ha nascosto il suo Volto!... 0 Madre mia, com'è bella la sua parte! E’ veramente di lei, la privilegiata della nostra famiglia, di lei che ci mostra la via, come quella piccola rondinella che si vede sempre alla testa delle sue compagne e che segna nell'aria il cammino che le deve condurre alla loro nuova patria. Oh! comprenda l'affetto della sua figliolina che vorrebbe dirle tante, tante cose!... 186 - A FRATEL SIMEONE Lo ringrazia di un nuovo prezioso favore ottenuto al Carmelo e si augura che Gesù lo lasci ancora a lungo sulla terra per la sua gloria e il bene delle anime. Gesù Carmelo di Lisieux, 27 gennaio 1897 Signor Direttore, Sono felice di unirmi a suor Genoveffa per ringraziarla del prezioso favore che ha ottenuto al nostro monastero. Non sapendo come esprimerle la mia riconoscenza, non mi resta che inginocchiarmi davanti a Nostro Signore e mostrarle, per mezzo delle mie povere preghiere, quanto sono commossa per la sua bontà verso di noi... Un sentimento di tristezza ha oscurato la mia gioia nell'apprendere che non stava molto bene in salute. Con tutto il cuore chiedo a Gesù di prolungare il più possibile la sua vita così preziosa per la Chiesa. So bene che questo divino Maestro deve avere fretta di darle la corona e il premio eterno, ma spero che lo lascerà ancora nell'esilio, affinché, lavorando per la sua gloria, come ha fatto fin dalla giovinezza, il peso immenso dei suoi meriti basti anche per altre anime, le quali si presenteranno davanti a Dio a mani vuote. Oso sperare, carissimo fratello, che sarò anch'io nel numero di quelle anime fortunate che parteciperanno ai suoi meriti. Credo che la mia corsa quaggiù non sarà lunga ormai... Quando comparirò davanti al mio Sposo diletto, non avrò da offrirgli altro che i miei desideri, ma se lei mi avrà preceduto nella patria, spero che mi verrà incontro e offrirà per me il merito delle sue opere così feconde... Vede bene che le sue piccole carmelitane non sono capaci di scriverle senza domandare qualche favore e senza fare appello alla sua generosità!... Signor Direttore, lei è così potente per noi sulla terra, ci ha già ottenuto tante volte la benedizione del nostro Santo Padre Leone XIII, che non posso fare a meno di pensare che in cielo il buon Dio le darà una potenza molto grande sul suo cuore. La prego di non dimenticarmi presso di lui se avrà la felicità di vederlo prima di me... La sola cosa che la prego di chiedere per la mia anima è la grazia di amare Gesù e di farlo amare quanto mi è possibile. Se sono io la prima che Gesù verrà a cercare, le prometto di pregare secondo le sue intenzioni e per tutte le persone che le sono care. Del resto, non aspetto il cielo per fare questa preghiera. Fin da ora sono felice di poterle mostrare in questo modo la mia profonda gratitudine.


Nel Sacro Cuore di Gesù, sarò sempre felice di dirmi, signor Direttore, La sua piccola carmelitana riconoscente Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 187 - AL CHIERICO BELLIERE Felice di essere la sorella spirituale di un apostolo e missionario, lo assicura che questa unione benedetta voluta da Dio per la salvezza delle anime, continuerà nel cielo, per lei non più tanto lontano J. M. J. T. Gesù Carmelo di Lisieux, mercoledì sera, 24 febbraio 1897 Reverendo Signore, Prima d'entrare nel silenzio della santa quaresima, voglio aggiungere alcune righe alla lettera della nostra venerata Madre, per ringraziarla di quella che lei m'ha inviata il mese scorso. Se prova una certa consolazione pensando che al Carmelo ha una sorella che prega incessantemente per lei, non meno grande della sua è la mia riconoscenza verso nostro Signore che m'ha dato un fratellino destinato a divenire suo sacerdote e suo apostolo. Veramente, non lo saprà che in cielo quanto mi è caro. Sento che le nostre anime sono fatte per comprendersi. La sua prosa, considerata da lei «rude e concisa», mi rivela che Gesù ha messo nel suo cuore delle aspirazioni che non concede se non alle anime chiamate alla più alta santità. Poiché lui stesso m'ha scelto per essere la sua sorella, spero che egli non guarderà alla mia debolezza, o meglio che si servirà di questa stessa debolezza per cormpiere l'opera sua, perché il Dio forte ama mostrare la sua potenza servendosi del nulla. Unite in lui, le nostre anime potranno salvarne molte altre, perché questo dolce Gesù ha detto: «Se due di voi si mettono d'accordo fra loro, qualunque cosa domandano al Padre mio, sarà loro concesso». Ah! ciò che noi gli domandiamo è di lavorare per la sua gloria, di amarlo e di farlo amare! Come potrebbero non essere benedette la nostra unione e la nostra preghiera? Signor Chierico, visto che il cantico sull'Amore le ha fatto piacere, la nostra buona Madre mi ha detto di ricopiargliene diversi altri, ma non li riceverà prima di qualche settimana, perché ho pochi momenti liberi, compresa la domenica, a causa del mio ufficio di sagrestana. Queste povere poesie le riveleranno non quello che sono, ma quello che vorrei e dovrei essere... Componendole ho guardato più alla sostanza che alla forma e così non sono state sempre rispettate le regole della versificazione. Il mio scopo era quello di esprimere i miei sentimenti (o meglio i sentimenti della carmelitana) per rispondere ai desideri delle mie consorelle. Questi versi si adattano più ad una religiosa che ad un seminarista. Spero tuttavia che le faranno piacere. Non è forse la sua anima la fidanzata dell'Agnello divino, e non diventerà presto la sua sposa, il giorno benedetto della sua ordinazione a suddiacono? La ringrazio, reverendo, di avermi scelta per madrina del primo bambino che avrà la gioia di battezzare. Spetta quindi a me scegliere il nome del mio futuro figlioccio. Desidero dargli per protettori la santa Vergine, san Giuseppe e san Maurizio, patrono del mio caro fratellino. Senza dubbio, questo bambino esiste per ora soltanto nel pensiero di Dio, ma io prego già per lui e adempio in anticipo i miei doveri di madrina. Prego pure per tutte le anime che le saranno affidate, e soprattutto supplico Gesù d'abbellire la sua di tutte le virtù particolarmente del suo amore. Mi dice che prega molto spesso per la sua sorella. Poiché mi usa questa carità, sarei felicissima se, ogni giorno, prendesse l'impegno di fare per lei questa preghiera che racchiude tutti i suoi desideri: «Padre misericordioso, in nome del nostro dolce Gesù, della Vergine Maria e dei Santi, vi domando d'infiammare la mia sorella del vostro spirito d'Amore e di concederle la grazia di farvi molto amare». Mi ha promesso di pregare per me tutta la sua vita. Sicuramente, essa sarà più lunga della mia, e a lei non sarà permesso come a me di cantare: «Questa è la mia speranza, il mio esilio sarà breve!», ma non le è permesso neppure di dimenticare la sua promessa. Se il Signore mi prende presto con sé, le chiedo di continuare ogni giorno per me la stessa preghierina, perché in cielo desidererò la stessa cosa che ho desiderato sulla terra: amare Gesù e farlo amare. Lei deve trovarmi molto strana, reverendo: forse si rammarica di avere una sorella che sembra impaziente di andare a godere del riposo eterno e non le importa di lasciarlo solo a lavorare... Ma si rassicuri: la sola cosa che desidero è di fare la volontà del buon Dio e confesso che se in cielo non potessi più lavorare per la sua gloria, preferirei l'esilio alla patria. Non conosco l'avvenire; però, se Gesù realizza i miei presentimenti, le prometto di rimanere anche lassù la sua sorellina. La nostra unione, lungi dall'essere spezzata, diventerà più intima. Allora non vi saranno più né clausure né grate e la mia anima potrà volare con lei nelle lontane Missioni. Il nostro ruolo non cambierà: a lei le armi apostoliche, a me la preghiera e l'amore. M'accorgo, signor chierico, di essermi distratta: è tardi, fra qualche minuto suonerà la campana dell'ufficio divino, e tuttavia ho ancora una domanda da farle. Avrei gran desiderio che mi scrivesse le date più importanti della sua vita per potermi unire a lei in un modo tutto particolare e ringrazia il nostro dolce Salvatore delle grazie che le ha accordato. Nel cuore sacrosanto di Gesù Ostia, che sarà esposto tra breve alla nostra adorazione, sono felice di dirmi per sempre: La sua piccolissima e indegna sorella Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind.


188 - A SUOR MARIA DEL SACRO CUORE Il buon Gesù l'ama con tutto il suo cuore, ed io pure, mia diletta madrina!!!... Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 189 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Accenna alla sua futura missione, dopo la morte. 19 marzo 1897 Grazie, Mammina. Oh! sì, Gesù l'ama... E l'amo anch'io! Gesù glie ne dà la prova tutti i giorni, io no... è vero, ma sarò lassù, il mio piccolo braccio si allungherà smisuratamente e la mia mammina ne saprà qualche cosa... 190 - A PADRE ROULLAND Al missionario, sfuggito a un gravissimo pericolo, ricorda cbe Dio lo vuole ancora sulla terra a soffrire per le anime. Dopo essersi divertita un mondo a leggere, nella sua briosa lettera, gli aneddoti del suo cuoco cinese, gli racconta, con fine umorismo, la storia di un povero pesce malcapitato nella cucina del monastero. Gli rivela in fine la sua volontà di trasferirsi nel monastero di Hanoi, sebbene si accorga che ormai, date le sue condizioni di salute, non è altro che un sogno. Gesù Carmelo di Lisieux, 19 marzo 1897 Fratello mio, La nostra buona Madre mi ha appena consegnato le sue lettere, nonostante il tempo di quaresima (durante il quale non si scrive al Carmelo). Essa non ha difficoltà a permettermi di risponderle oggi stesso, tanto più in quanto temiamo che la nostra lettera del novembre sia andata ad esplorare le profondità del fiume azzurro. Le sue, datate da settembre, hanno fatto una felice traversata e sono venute a riempire di gioia la Madre e la sorellina il giorno di tutti i Santi; quella del 20 gennaio ci arriva sotto il patrocinio di san Giuseppe. Poiché prende l'esempio da me per scrivermi su tutte le righe, non voglio perdere questa buona abitudine, sebbene renda ancora più difficile da decifrare la mia brutta scrittura. Ah! quanto sospiro il giorno in cui non avremo più bisogno di carta e d'inchiostro per comunicarci i nostri pensieri! Lei è stato lì lì per andarlo a visitare questo paese incantato dove ci si può far capire senza scrivere e perfino senza parlare. Con tutto il cuore ringrazio il buon Dio di averlo lasciato ancora sul campo di battaglia, affinché possa riportare per lui numerose vittorie. Certamente, le sue sofferenze hanno già salvato tante anime. San Giovanni della Croce ha detto: «Il più piccolo atto di puro amore è più utile alla Chiesa di tutte le opere messe insieme». Se è così, quanto proficue devono essere per la Chiesa le sue pene e le sue prove, dal momento che le affronta con gioia, per il solo amore di Gesù! Non posso davvero compiangerlo, fratello mio, poiché in lei si avverano le parole dell'Imitazione: «Quando troverete dolce la sofferenza e l'amerete per l'amore di Gesù Cristo, avrete trovato il paradiso in terra». Questo paradiso è proprio quello del missionario e della carmelitana. La gioia, che i mondani cercano ansiosamente in mezzo ai piaceri, non è altro che un'ombra fugace, mentre la nostra gioia, cercata e gustata tra le fatiche e le sofferenze, è una dolcissima realtà, un pregustamento della felicità del cielo. La sua lettera, tutta permeata di santa allegrezza, m'è piaciuta tanto. Così ho seguito il suo esempio e ho riso di cuore alle spalle del suo cuoco: mi par di vederlo, occupato a sfondare la sua pentola... Il suo biglietto da visita, poi, mi ha divertita un mondo. Non so neppure da che parte rigirarlo, proprio come un bambino che vuol leggere in un libro prendendolo alla rovescia. Ma, per tornare al suo cuoco, lo sa che anche noi, qui al Carmelo, abbiamo certe volte delle avventure davvero divertenti? Il Carmelo, come il Su-Tchuen, è un paese fuori del mondo dove si perde il senso delle cose più semplici ed elementari. Le cito un piccolo esempio. Una persona caritatevole ci ha mandato in dono ultimamente un piccolo gambero di mare saldamente legato dentro un cestino. Indubbiamente, era molto tempo che non si vedeva nel monastero una meraviglia simile. Ciò nonostante, la nostra cara suora cuciniera si rammentò che bisognava mettere nell'acqua la bestiola per farla cuocere, e ce la mise prontamente, pur gemendo in cuor suo per essere costretta ad esercitare una tale crudeltà sopra un'innocente creatura. L'innocente creatura pareva immersa nel sonno e si lasciava maneggiare senza risentirsi per nulla; ma, appena avvertì il calore dell'acqua, subito la sua mansuetudine si cambiò in furia e, forte della sua innocenza, non domandò il permesso a nessuno per saltare di colpo in mezzo alla cucina, dato che il suo pietoso carnefice non aveva ancora messo il coperchio alla pentola. Immediatamente la povera suora s'arma delle sue molle e corre dietro il gambero che salta qua e là come un disperato. La lotta si protrae a lungo; alla fine la cuciniera, ormai stremata di forze, ma impugnando sempre le sue molle, corre da nostra Madre per dirle che si tratta sicuramente di un gambero indemoniato. Il suo aspetto lo diceva anche più chiaramente delle


parole (povera creaturina fino a un momento fa così mansueta e innocente, eccoti divenuta di punto in bianco indemoniata: è proprio vero che non bisogna credere ai complimenti delle «creature»!). Nostra Madre non poté trattenersi dal ridere udendo le dichiarazioni del giudice che reclamava giustizia, si recò subito in cucina e, acciuffato il gambero, che, non avendo fatto voto d'obbedienza, oppose una certa resistenza, lo rimise nella sua prigione. Poi se n'andò, dopo aver ben chiuso la porta, cioè il coperchio. La sera, durante la ricreazione, tutta la comunità si sbellicò dalle risa a causa del piccolo «gambero indemoniato», e l'indomani ognuna delle suore poté gustarne un boccone. La persona che intendeva farci un regalo, non fallì il suo scopo perché il famoso gambero, o piuttosto la sua storia, ci servirà più d'una volta di vero festino, non al refettorio, ma alla ricreazione. La mia storiella non le sembrerà forse abbastanza divertente, eppure le posso assicurare che se avesse assistito a quello spettacolo, non sarebbe stato capace di mantenersi serio... In ogni modo, se l'avessi annoiato, la prego di perdonarmi. Ora parlerò con più serietà. Dopo la sua partenza, ho letto la vita di diversi missionari (nella lettera che forse non ha ricevuto, la ringraziavo della vita del p. Nempon). Tra le altre, ho letto quella di Teofano Vénard che ho trovato particolarmente interessante e commovente, tanto che, sotto l'impressione di questa lettura, ho composto alcune strofe a scopo esclusivamente personale? Tuttavia, gliele mando: la nostra buona Madre pensa, mi ha detto, che quesi versi piaceranno anche al mio fratello di Su-Tchuen. La penultima strofa richiede qualche spiegazione, là dove affermo che partirei con gioia per il Tonchino... Sì! non è affatto un sogno e posso assicurarle che, se Gesù non viene presto a prendermi per il Carmelo del cielo, partirò un queIlo di Hanoi, perché ora vi è un Carmelo in questa città. L'ha fondato recentemente il Carmelo di Saigon. Lei ha visitato quest'ultimo e sa che in Cocincina un Ordine come il nostro non può reggersi senza elementi fancesi, ma, ahimè! le vocazioni sono assai rare e spesso le Superiore non vogliono lasciar partire delle suore che ritengono capaci di rendere servizio alla loro comunità. Per gli stessi motivi, la nostra buona Madre non poté recarsi, nella sua giovinezza, a sostenere il Carmelo di Saigon, trattenuta dalla volontà del suo Superiore. Non tocca certo a me rammaricarmi di questo, anzi ringrazio il buon Dio d'avere ispirato cosi bene il suo rappresentante, ma rammento che i desideri delle madri si realizzano spesso nei figli, e non sarei sorpresa di dovermi recare sulla sponda infedele a pregare e soffrire come avrebbe voluto fare nostra Madre... Bisogna confessare che le notizie che ci giungono dal Tonchino sono tutt'altro che rassicuranti: alla fine dell'anno scorso, i ladri sono penetrati nel povero monastero e sono entrati nella cella della superiora senza che questa si svegliasse. Al mattino, non ha più trovato il crocifisso al suo fianco (durante la notte, il crocifisso d'una carmelitana riposa sempre accosto al suo capo, attaccato al guanciale), un armadietto era stato forzato e quel po' di denaro che costituiva tutto il tesoro materiale della comunità era sparito. I Carmeli di Francia, commossi dalla miseria di quello di Hanoi, si sono uniti allo scopo di procurargli i mezzi necessari alla costruzione di un muro di cinta abbastanza alto da impedire che i ladri si possano introdurre nel monastero. Vuol forse sapere che cosa pensa nostra Madre del mio desiderio di andare nel Tonchino? Ella crede alla mia vocazione (a dir la verità si tratta di una vocazione speciale e non tutte le carmelitane si sentono chiamate ad espatriare), ma è convinta che la mia vocazione non si possa ormai più attuare. Bisognerebbe per questo che il fodero fosse solido al pari della spada e forse (nostra Madre è di questo parere) il fodero sarebbe gettato in mare prima d'arrivare al Tonchino... E’ un inconveniente vero e proprio essere composti di un corpo e d'un'anima! Questo miserabile fratello asino, come lo chiamava san Francesco d'Assisi, è spesso d'impaccio alla sua nobile sorella e le impedisce di lanciarsi là dov'essa vorrebbe... In fin dei conti, nonostante i suoi difetti, non mi sento di maledirlo. E’ pur sempre utile a qualche cosa, perché fa guadagnare il cielo alla sua compagna e lo guadagna anche per sé. Non mi turbo per nulla per quanto riguarda l'avvenire, sono sicura che il buon Dio farà la sua volontà: è la sola grazia che desidero. Non bisogna essere più realisti del Re.... Gesù non ha bisogno di nessuno per compiere la sua opera e se m'accettasse, sarebbe unicamente per la sua bontà, ma, a dirle la verità, fratello mio, credo piuttosto che Gesù mi tratterà come una poltroncella; cosa che io non desidero, perché sarei ben felice di lavorare e di soffrire lungo tempo per lui. Gli chiedo perciò che agisca pure liberarnente nei miei confronti, senza badare per niente ai miei desideri, sia d'amarlo soffrendo, sia d'andarlo a godere in cielo. Voglio sperare, fratello mio, che se lascerò l'esilio, non dimenticherà la sua promessa di pregare per me. Ha sempre accolto le mie domande con tanta bontà che oso fargliene ancora una: non desidero che chieda a Dio di liberarmi dalle fiamme del purgatorio. Santa Teresa diceva alle sue figlie, quando volevano pregare per loro stesse: «Che m'importa restare in purgatorio fino alla fine del mondo, se per mezzo delle mie preghiere salvo anche un'anima sola?». Queste parole trovano un'eco nel mio cuore: vorrei salvare le anime e dimenticarmi per esse; vorrei salvarne anche dopo la mia morte. Per questo sarei felice se, invece della preghierina che fa per me e che sarà attuata per sempre, dicesse allora così: «Mio Dio, permettete alla mia sorella di farvi amare ancora». Se Gesù l'esaudisce, troverò il modo di testimoniarle la mia riconoscenza. Mi chiede di scegliere fra i due nomi, Maria e Teresa, per una delle bambinette che battezzerà. Siccome i cinesi preferiscono una sola protettrice invece di due, è giusto assegnare loro la più potente; la precedenza spetta quindi alla santa Vergine. In seguito, quando avrà da battezzare parecchi bambini, farebbe un gran piacere alla mia sorella (carmelitana come me) dando a due sorelline i nomi di Celina e Teresa. Sono i nomi che portavamo nel mondo. Celina, maggiore di me di quasi quattro anni, è venuta a raggiungermi dopo aver chiuso gli occhi al nostro amato Papà. Questa cara sorella non conosce gli intimi rapporti che ho con lei; ma siccome parliamo spesso a ricreazione del missionario di nostra Madre (è questo il nome con cui è conosciuto al Carmelo di Lisieux), mi diceva ultimamente il suo desiderio che Celina e Teresa possano, per mezzo di lei, rivivere in Cina. Voglia scusare, fratello mio, tante mie richieste e queste chiacchiere interminabili, e si degni benedire la sua indegna sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo


rel. carm. ind. 191 - A SUOR MARIA DI SAN GIUSEPPE La complimenta per il suo talento poetico e la sua bella voce di fringuello. J. M. J. T. Deliziose davvero le sue strofette!... E’ una vergogna, andare a mendicare alla porta degli altri quando si ha la propria borsa piena sonante! Ma non è invece vergogna dormire, essere gentile e allegra. E’ «il piccolo mestiere della bottega» che non deve chiudere mai, neppure la domenica e le altre feste, vale a dire i giorni che Gesù riserva a sé per saggiare le nostre anime. Canti pure come un fringuello i suoi graziosi ritornelli, mentre io, come un povero passerottino, sto a gemere nel mio cantuccio, cantando come l'ebreo errante: «La morte a me non viene, ormai lo vedo bene!». Non sento più parlare della famosa tovaglia, che cosa n'è stato? 192 - ALLA STESSA La dissuade dal vegliare per non esporsi al pericolo... del suo male. J. M. J. T. Vegliare, birba d'un «fratellino»? No, mille volte no!... Non mi fanno meraviglia le lotte del f. ma solamente che disperda la sua piccola riserva di forze consegnando le armi al primo caporale che incontra per via, e addirittura che gli corra dietro per le scale della caserma per costringerlo a spogliarlo pezzo per pezzo di tutta la sua armatura. Fatto questo, che c'è di strano se un bel colpo di sole (sopportato con prodezza in condizioni normali) piombando sul soldatino inerme, lo brucia fino a dargli la febbre?... Per punizione, il f. lo condanna a rinchiudersi nella prigione dell'amore e a dormirsela beatamente... altrimenti, sarà un grosso dispiacere. (Soprattutto, non vegliare! Domani saremo a dimenare le braccia insieme!...). 193 - ALLA STESSA Elogia la bravura del suo soldatino J. M. J. T. Tutto in ordine: il Bambino è un prode che merita le spalline d'oro. Ma, mi raccomando, non s'abbassi mai più a lottare con delle pietruzze. E’ indegno di lui... La sua arma dev'essere «la carità». Anche il resto procede bene, poiché il Bambino si beffa di messer Satana, e m'auguro che continui sempre a dormire sul cuore del Generale in capo... A contatto col suo cuore, s'impara il valore e soprattutto la confidenza. Il crepitio della mitraglia, il rombo del cannone, che cos'è mai tutto ciò quando si è portati dal Generale?... 194 - ALLA STESSA Nel libro della vita, il nostro nome figura accanto a quello dei missionari, dei martiri. J. M. J. T. Il fratellino la pensa come il Bambino... Il martirio più doloroso, il più ricco d'amore, è il nostro, perché Gesù solo lo vede. Non sarà mai rivelato alle creature sulla terra, ma quando l'Agnello aprirà il libro della vita, che stupore per la corte celeste sentire proclamare, insieme con quello dei missionari e dei martiri, il nome di povere bambinette che non avranno mai compiuto azioni strepitose! Continuo a curare i soggoli assai malati. 195 - ALLA STESSA La vocazione del fanciullino e la sua silenziosa efficacia. Gesù Resto incantata di fronte al Bambino, e più incantato ancora è Colui che lo porta tra le sue braccia... Ah! come è bella la vocazione del Bambino. Non è solo una missione che deve evangelizzare, ma tutte le missioni. E come può farlo? Amando, dormendo, gettando fiori a Gesù quando sonnecchia. Allora Gesù prenderà questi fiori, e comunicando loro un valore inestimabile, li getterà a sua volta, li farà volare in ogni direzione, oltre ogni confine, e salverà le anime coi fiori, con l'amore del Bambino, il quale non vedrà nulla, ma sorriderà sempre, anche attraverso le lacrime... (Che meraviglia un bambino missionario e guerriero!).


196 - ALLA STESSA Si addormenti come un fanciullino, sul cuore di Gesù, nel buio della notte... Che peccato trascorrere il tempo a morire di freddo e di paura, invece di addormentarsi sul cuore di Gesù! Se la notte fa paura al Bambino, se si lamenta di non vedere Colui che lo porta, chiuda gli occhi: faccia volentieri il sacrificio che gli vien domandato, e attenda poi l'arrivo del sonno... Tenendosi così tranquillo, la notte non potrà spaventarlo perché non ci penserà più e ben presto rinascerà nel suo cuore la calma, se non la gioia. E’ troppo chiedergli di chiudere gli occhi? Di non lottare contro le chimere della notte? No, non è troppo, e poco per volta il bambino s'abbandonerà a Gesù, persuaso di essere portato da lui, consentirà a non vederlo e si libererà decisamente dallo sterile timore di essere infedele (timore che non s'addice ad un Bambino). Firmato: un ambasciatore 197 - ALLA STESSA Tutto per Gesù Il piccolo Ambasciatore non ha intenzione di saltare fuori della navicella, ma resta là a mostrare il cielo al Bambino: vuole che tutti i suoi sguardi, tutte le sue delicatezze siano per Gesù. Pertanto, sarebbe assai contento di vedere il Bambino privarsi di consolazioni un po' troppo infantili e indegne di un missionario e di un guerriero... Amo molto il mio Bambino... e Gesù l'ama di più ancora. 198 - ALLA STESSA Come l'uccello, siamo fatti per volare... J. M. J. T. Spero che suor Genoveffa l'abbia consolata: il pensiero che non soffra più, fa sparire anche il mio dolore! Ah! come saremo felici in cielo! Allora parteciperemo alle perfezioni divine e potremo dare a tutti senza essere obbligati a privare i nostri più cari amici... Ha fatto bene il buon Dio a non darci questa potenza sulla terra, dalla quale forse non avremmo voluto staccarci. E poi fa tanto bene all'anima riconoscere che lui solo è perfetto, che lui solo ci deve bastare, quando a lui piace rimuovere il ramo che sosteneva l'uccellino! L'uccello ha le ali, è fatto per volare! 199 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Non può sapere quanto l'ama. J. M. J. T. 5 aprile 1897 Ho paura d'avere causato un dolore alla mia piccola madre. Eppure l'amo, eh! sì; ma non posso dirle tutto quello che penso, bisogna che l'indovini lei stessa. 200 - A DON BELLIERE Paragona l’unione delle loro anime a quella del venerabile padre de la Colombiere e della beata Margherita Maria. Ben consapevole della sua distanza da quest’ultima, lo prega di non illudersi sulla sua virtù. Non è una grande anima. E’ un fiorellino modesto che Gesù si è degnato far sbocciare sulla montagna del Carmelo in mezzo alle rose più splendide. Alleluia 25 aprile 1897 Caro fratellino, La mia penna o piuttosto il mio cuore si rifiuta orma di chiamarla « Reverendo » e la nostra buona Madre mi ha detto che potevo servirmi, scrivendole, del nome che uso sempre quando parlo di lei a Gesù. Mi sembra che, questo divin Salvatore si sia degnato di unire le nostre anime per la salvezza dei peccatori, come un giorno unì quelle del venerabile padre de la Colombière e della beata Margherita Maria. Leggevo ultimamente nella vita di questa santa: «Un giorno che m'avvicinavo a Nostro Signore per riceverlo nella santa comunione, egli mi mostrò il suo Sacro Cuore come una fornace ardente e altri due cuori (il suo e quello del padre de la Colombière) che vi s'inabissavano e si univano tra loro, dicendomi: «E’ così che il mio puro amore unisce questi tre cuori per sempre. Inoltre, mi fece capire che questa unione era tutta per la sua gloria, e perciò voleva che fossimo come fratello e sorella, con una uguale ripartizione dei beni spirituali. Dopo di che, facendo presente a nostro Signore la mia povertà e la disparità esistente fra un sacerdote di tanta virtù e una povera peccatrice come me, mi disse: Le ricchezze infinite del mio Cuore suppliranno a tutto e pareggeranno tutto».


Forse, fratello mio, il paragone non le pare giusto. E’ vero che lei non è ancora un padre de la Colombière, ma non dubito che un giorno sarà, come lui, un vero apostolo del Cristo. Per me, non mi passa neppure per l'anticamera del cervello di paragonarmi alla beata Margherita Maria. Mi limito a constatare che Gesù m'ha scelto per essere la sorella di uno dei suoi apostoli, e le parole che la santa amante del suo Cuore gli rivolgeva per umiltà, gliele ripeto, io personalmente, per solo amore alla verità. Spero quindi che le sue ricchezze infinite suppliranno a tutto ciò che manca per compiere l'opera ch'egli mi affida. Sono veramente felice che il Signore si sia servito dei miei poveri versi per farle un po' di bene. Mi sarei vergognata a inviarglieli se non mi fossi ricordata che una sorella non deve avere nulla di nascosto per il proprio fratello. Egli, è proprio con un cuore fraterno che lei li ha accolti e giudicati. Sarà rimasto sorpreso, immagino, di avervi ritrovato fra gli altri, quelli intitolati «Viver d'amore». Non era mia intenzione inviarglieli due volte. Avevo incominciato a ricopiarli, quando m'è tornato in mente che li aveva di già, ed era troppo tardi per non continuare. Mio caro fratello, devo confessarle che, nella sua lettera c'è una cosa che m'ha fatto un certo dispiacere, il vedere cioè che lei non mi conosce per quella che sono in realtà. E’ vero che per trovare delle grandi anime bisogna venire al Carmelo: come nelle foreste vergini, vi sbocciano fiori d'un profumo e d'uno splendore ignoti al mondo. Gesù, nella sua misericordia, ha voluto che, in mezzo a questi fiori, ne crescano altri più piccoli. Non potrò ringraziarlo mai abbastanza, perché è grazie a questa condiscendenza che io, povero fiore senza fascino, mi trovo nella stessa aiuola delle rose mie sorelle. 0 fratello mio! Mi creda, la prego, il buon Dio non le ha dato una grande anima per sorella, ma un'anima piccolissima e imperfettissima. Non creda che sia l'umiltà ad impedirmi di riconosce i doni del buon Dio. So che egli ha fatto in me gran cose, e lo canto ogni giorno con gioia. Mi ricordo pure che « deve amare maggiormente quegli a cui è stato perdonato di più » e per questo cerco che la mia vita sia un atto d'amore. Non mi turba il fatto di essere una piccola anima anzi me ne rallegro. Ecco perché oso sperare che «il mi esilio sarà breve»; non perché sono preparata: sento che non lo sarò mai se il Signore non si degna trasformami lui stesso. Egli può farlo in un istante; dopo tutte le grazie delle quali mi ha ricolmata, attendo anche questa dalla sua misericodia infinita. Mi dice, fratello mio, di domandare per lei la grazia del martirio. Questa grazia, l'ho sollecitata tante volte per me, ma non ne sono degna, e si può dire veramente con S. Paolo: «Non è di chi vuole, né di chi corre, ma di Dio che la misericordia». Poiché sembra che il Signore voglia accordarmi soltanto il martirio dell'amore, spero che mi permetterà, per suo tramite, di cogliere l'altra palma da noi agognata. Vedo con piacere che il buon Dio ci ha dato le stesse inclinazioni, gli stessi desideri. L'ho fatto sorridere, caro fratellino, cantando «Le mie armi», eppure, voglio farlo sorridere ancora dicendole che, nella mia infanzia, ho sognato di combattere sui campi di battaglia. Quando cominciai ad imparare la storia della Francia, il racconto delle imprese di santa Giovanna d'Arco mi riempiva d'entusiasmo; sentivo nel mio cuore il desiderio e il coraggio d'imitarla; mi sembrava che il Signore mi destinasse, come lei, a grandi cose. Non m’ingannavo, ma, invece di udire le Voci del cielo invitanti al combattimento, sentii nel profondo dell'anima una voce più dolce e più forte ancora, la voce dello Sposo delle vergini che mi chiamava ad altre imprese, a conquiste più gloriose, e nella solitudine del Carmelo ho compreso che la mia missione non è quella di far incoronare un re mortale, ma di far amare il Re del cielo, di assoggettargli il regno dei cuori. E’ tempo ormai di finire e, tuttavia, devo ancora ringraziarla delle date che m'ha inviato; vorrei che avesse la bontà di aggiungere gli anni, perché non so la sua età. Perché mi perdoni la mia semplicità, le mando le date memorabili della mia vita: così possiamo stare particolarmente uniti in quei giorni benedetti mediante la preghiera e la riconoscenza. Se il buon Dio mi dà una piccola figlioccia, sarò felicissima di aderire al suo desiderio assegnandole come protettori la santa Vergine, san Giuseppe e la mia santa Patrona. Infine, caro fratellino, termino pregandolo di scusare questi miei lunghi scarabocchi e sconnessi. Nel Sacro Cuore di Gesù sono, per l'eternità, la sua indegna sorellina. Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. La Santa aveva aggiunto in margine: I nostri rapporti, s'intende, devono restare segreti. Nessuno, eccetto il suo direttore, deve sapere l'unione che Gesù ha formato tra le nostre anime. 201 – A SUOR ANNA DEL SACRO CUORE Felice di poterle scrivere per affermarle che si ricorda sempre di lei, la prega di ottenerle da Gesù un po’ dell'amore della sua anima, più ardente del sole di Saigon. J. M. J. T. 2 maggio, festa del buon Pastore 1897 Gesù Carissima sorella, Senza dubbio sarà per lei una grande sorpresa ricevere una lettera da parte mia. Affinché mi perdoni se so venuta a turbare il silenzio della sua solitudine, le dirò come è avvenuto che ho il piacere di scriverle. L'ultima volta che sono stata in


direzione con la nostra buona Madre, abbiamo parlato di lei e del caro Carmelo di Saigon. Nostra Madre m’ha detto che mi permetteva di scriverle, se ciò mi faceva piacere. Ho accettato con gioia questa proposta e approfitto della licenza del Buon Pastore per venire ad intrattenermi qualche istante con lei. Spero, cara sorella, che non si sia dimenticata di me. Le assicuro che io penso molto spesso a lei e ricordo con gioia gli anni che ho trascorso in sua compagnia: per una carmelitana, lo sa bene, pensare ad una persona che si ama, significa pregare per lei. Chiedo al buon Dio di ricolmarla delle sue grazie e di accrescerle ogni giorno nel cuore il suo santo amore, pur sapendo naturalmente che quest'amore lo possiede già in grado eminente. L'ardente sole di Saigon è nulla in confronto col fuoco che brucia nella sua anima. 0 sorella mia, chieda a Gesù, la prego, che anch'io lo ami e lo faccia amare: vorrei amarlo, non d'un amore ordinario, ma come i santi, i quali facevano per lui delle pazzie. Ahimè! come sono lontana da rassomigliare a loro!... Domandi ancora a Gesù che faccia sempre la sua volontà. Per questo son pronta a percorrere il mondo intero... e sono disposta anche a morire! Il silenzio sta per finire e bisogna che termini la mia lettera, sebbene m'accorga di non averle detto ancora nulla d'interessante. Fortunatamente ci sono le lettere delle nostre Madri a darle notizie del nostro Carmelo. La nostra licenza è stata assai breve, ma se non le do fastidio, verrò un'altra volta a intrattenermi più a lungo con lei. Abbia la bontà, cara sorella, di presentare i miei rispettosi e filiali ossequi alla sua reverenda Madre. Non mi conosce, ma io sento spesso parlare di lei da nostra Madre l'amo e prego Gesù di consolarla nelle sue prove. La lascio, cara sorella, restandole unitissima nel cuore di Gesù, nel quale son felice di dirmi per sempre La sua piccolissima suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carni. ind. 202 - A PADRE ROULLAND Allo scopo di disperdere i suoi timori circa il giudizio di Dio dopo la morte, esalta il sacrificio del missionario, martire dello spirito, ed espone il suo pensiero sulla giustizia divina concepita come la piùconsolante garanzia dell’amore del Padre celeste. E’ ancora la piccola via dell’infanzia spirituale, l’unica linea da lei seguita sulla scorta della Scrittura. Gli assicura infine la preghiera per i suoi genitori che sono ancora sulla terra, mentre lo ringrazia di ricordare quelli di lei già in cielo, nella santa Messa. J. M. J. T. Carmelo di Lisieux, 9 maggio 1897 Fratello mio, Ho ricevuto con gioia, o meglio con emozione, la reliquia che ha avuto la bontà d'inviarmi. La sua è quasi una lettera d'arrivederci per il cielo. Mi pareva, leggendola di ascoltare il racconto delle prove dei suoi predecessori nell'apostolato. Su questa terra dove tutto cambia, una sola cosa resta immutabile, ed è la condotta del Re dei cieli in rapporto ai suoi amici; da quando ha innalzato lo stendardo della croce, tutti devono combattere e riportare vittoria alla sua ombra. «Ogni vita di missionario è dominata dalla croce», diceva Teofano Vériard, e ancora: «La vera felicità sta nel soffrire e per vivere bisogna morire». Fratello mio, gli inizi del suo apostolato sono segnati col sigillo della croce, il Signore lo tratta come un privilegiato: Dio vuole affermare il suo regno sulle anime tramite la persecuzione e la sofferenza, più che attraverso brillanti predicazioni. Lei dice: « Sono ancora un bambino che non sa parlare». Il p. Mazel, che fu ordinato sacerdote lo stesso giorno di lei, non sapeva parlare nemmeno lui, eppure ha già colto la palma... Oh! come i pensieri divini sono al di sopra dei nostri! Nell'apprendere la morte di questo giovane missionario che udivo rammentare per la prima volta, mi sono sentita portare ad invocarlo, mi sembrava di vederlo in cielo nel glorioso coro dei martiri. Lo so, agli occhi degli uomini il suo martirio non porta questo nome, ma allo sguardo del buon Dio questo sacrificio senza gloria non è meno fecondo di quello dei primi cristiani che confessarono la loro fede dinanzi ai tribunali. La persecuzione ha cambiato forma, gli apostoli di Cristo non hanno cambiato i loro sentimenti e così neppure il loro divino Maestro saprebbe cambiare le sue ricompense, a meno che non sia per accrescerle in compenso della gloria che vien loro negata quaggiù. Non riesco a comprendere, fratello mio, come possa dubitare, a quanto sembra, di andare direttamente in cielo, nel caso che gl'infedeli le togliessero la vita. So che è necessario essere tanto puri per comparire davanti al Dio di ogni santità, ma so pure che il Signore è infinitamente giusto, e proprio questa giustizia, che spaventa un gran numero di anime, costituisce il motivo della mia gioia e della mia fiducia. Essere giusto non vuol dire soltanto esercitare la severità nel punire i colpevoli, vuol dire anche riconoscere le rette intenzioni e ricompensare la virtù. Ho tanta speranza nella giustizia del buon Dio, quanta nella sua misericordia. Appunto perché giusto, «egli è compassionevole e pieno di dolcezza, lento a punire e ricco di misericordia. Perché conosce la nostra fragilità. Si ricorda che non siamo che polvere. Come un padre è pieno di tenerezza per i suoi figli, così il Signore ha compassione di noi!...». Fratello mio sentendo queste parole del re profeta, come dubitare che il buon Dio non possa aprite le porte del suo regno a quei figli che l'hanno amato fino a sacrificare tutto per lui, che non solamente hanno abbandonato la famiglia e la patria per farlo conoscere ed amare, ma desiderano inoltre dare la vita per Colui che amano... Aveva ben ragione Gesù di dire che non c'è amore più grande di questo! Come dunque potrebbe lasciarsi vincere in generosità? Come potrebbe purificare nelle fiamme del purgatorio delle anime consumate dal fuoco dell'amore divino? E’ vero che nessuna vita umana è esente da colpe. Soltanto la Vergine Immacolata si presenta assolutamente pura davanti alla maestà di Dio. Quale gioia pensare che questa Vergine è nostra madre! Dal momento che ella ci ama e conosce la nostra debolezza,


che cosa abbiamo da temere? Sto moltiplicando le frasi per esprimere il mio pensiero, o piuttosto per non arrivare a farlo. Volevo semplicemente dire che tutti i missionari, mi sembra, sono martiri a causa del desiderio e della volontà e che, per conseguenza, nessuno di loro dovrebbe andare in purgatorio. Se nelle loro anime, al momento di presentarsi di fronte a Dio, resta qualche traccia della debolezza umana, la santa Vergine ottiene ad loro la grazia di fare un atto d'amore perfetto e poi dà loro la palma e la corona che hanno ben meritate. Ecco, fratello mio, ciò che penso della giustizia di Dio. La mia vita è fatta tutta di confidenza e d'amore e non capisco le anime che hanno paura d'un così tenero Amico. Qualche volta, quando leggo certi trattati spirituali nei quali la perfezione viene presentata attraverso tante intricate difficoltà, circondata da una folla d’illusioni, il mio povero piccolo spirito non tarda a stancarsi. Chiudo il libro dei sapienti che manda in pezzi la mia testa e dissecca il mio cuore, e prendo in mano la sacra Scrittura. Allora tutto mi diventa luminoso, una sola parola dischiude alla mia anima orizzonti infiniti e la perfezione mi sembra facile: vedo che basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino nelle braccia del buon Dio. Lasciando alle anime grandi, ai grandi spiriti, i bei libri che non sono capace di comprendere, e meno ancora, di mettere in pratica, ringrazio Dio d'essere piccola, poiché solo fanciulli e coloro che li rassomigliano saranno ammessi al banchetto celeste. Provo un'immensa gioia pensando che vi sono molte dimore nel regno di Dio, perché, se vi fosse soltanto quella la cui descrizione e il cui cammino mi appaiono incomprensibili, non vi potrei entrare. Tuttavia, mi piacerebbe tanto di non trovarmi troppo lontano dalla sua dimora. in considerazione dei suoi meriti, spero che il buon Dio mi farà la grazia di partecipare alla sua gloria, allo stesso modo che sulla terra la sorella di un conquistatore, per quanto sprovvista di doni di natura, partecipa, nonostante la sua povertà, agli onori resi al fratello. Il primo atto del suo ministero in Cina m'è parso meraviglioso. La piccola anima, della quale ha benedetto le spoglie mortali, doveva, in realtà, sorriderle e promettere la sua protezione sia a lei che ai suoi. Come la ringrazio di considerarmi tra questi ultimi! Sono anche profondamente commossa e riconoscente che si ricordi durante la santa Messa dei miei amati genitori. Spero che siano ora in possesso del cielo, verso il quale tendevano tutte le loro azioni e i loro desideri. Questo però non m'impedisce di pregare per loro, perché mi sembra che le anime beate debbano ricevere una grande gloria dalle preghiere che vengono fatte per loro e di cui possono disporre a favore di altre anime sofferenti. Se, come credo, mio Padre e mia Madre sono in cielo, devono vedere e benedire il fratello che Gesù m'ha dato. Avevano desiderato tanto un figlio missionario! Mi hanno raccontato che, prima della mia nascita, i miei genitori speravano che i loro voti, finalmente, fossero vicini a realizzarsi. Se avessero potuto penetrare il velo dell'avvenire, avrebbero veduto che in realtà era per mezzo mio che il loro desiderio sarebbe stato soddisfatto. Poiché un missionario è diventato mio fratello, è anche loro figlio e, nelle loro preghiere, non possono separare il fratello dalla sua indegna sorella. Lei prega, fratello mio, per i miei genitori che sono in cielo, ed io, a mia volta prego per i suoi che sono ancora sulla terra. E’ questo per me un impegno dolcissimo e le prometto che sarò sempre fedele nel mantenerlo, anche se dovessi lasciare l'esilio, anzi allora di più, perché conoscerei meglio le grazie di cui hanno bisogno, e poi, quando sarà finito il corso della loro vita quaggiù, verrò a cercarli a nome suo e li introdurrò nel cielo. Come sarà dolce la vita di famiglia di cui godremo per tutta l'eternità! In attesa di questa beata eternità, la quale non tarderà molto ad aprirsi per noi, poiché la vita non è che un giorno, lavoriamo insieme all'opera della salvezza delle anime. lo posso fare ben poco, o piuttosto assolutamente nulla da sola ma mi conforta il pensiero che al suo fianco, posso servire a qualche cosa. Infatti, lo zero, per se stesso, non vale nulla; se però si mette vicino all'uno, diventa potente, purché s'intende, si collochi al posto giusto, dopo e non prima!... E’ proprio là che Gesù m'ha collocato e spero di rimanervi sempre, seguendola da lontano con la preghiera e il sacrificio. Se ascoltassi il cuore, non arriverei a terminare la mia lettera oggi, ma sta per suonare la fine del silenzio e devo portare la lettera alla nostra buona Madre che l'aspetta. La prego dunque, fratello mio, di voler inviare la sua benedizione al piccolo zero che il buon Dio ha collocato accanto a lei. Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 203 - A MADRE AGNESE DI GESU’ La Madre le aveva scritto a matita sopra un pezzettino di carta. “Non posso dirle tutto ciò che passa nella mia anima a suo riguardo, è qualcosa d’ineffabile! Non sarà dunque possibile, nonostante le sue passeggiate senza meta, parlarle per un quarticello d’ora?”. La Santa scrivendo sul rovescio del medesimo pezzo di carta e a matita, rispose: lo devo «camminar fino all'ultimo momento - quello che porrà fine al mio tormento -» come il povero ebreo errante. 204 - A SUOR GENOVEFFA Per l'anniversario della sua prima Comunione. 13 maggio 1897 Gesù è contento della sua piccola Celina alla quale si è dato, per la prima volta, diciassette anni or sono. E’ più fiero di ciò che ha fatto nella sua anima, della sua piccolezza, della sua povertà, di quanto non lo sia per aver creato i milioni di soli e la distesa dei cieli...


205 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Teme di averla addolorata, mentre vorrebbe essere la sua gioia. Ma presto lo sarà, per sempre, dal cielo. 23 maggio 1897 Ho tanta paura d'aver procurato un dolore alla mia piccola Madre. oh! io che vorrei essere la sua piccola gioia sento bene che sono invece la sua piccola pena... Sì, ma! Quando sarò lontana da questa triste terra dove i fiori appassiscono, dove gli uccelli volano via, sarò vicinissima alla mia diletta Madre, all'angelo che Gesù ha inviato davanti me a prepararmi la via, la via che conduce al cielo, l'ascensore che doveva sollevarmi senza fatica verso le regioni infinite dell'amore... Sì, le sarò tanto vicina, e senza lasciare la patria, perché non sarò io che discenderò, sarà la mia piccola Madre che salirà là dove mi troverò. Oh! se sapessi come lei esprimere quello che penso, se sapessi dirle come il mio cuore trabocca di riconoscenza e d'affetto per lei, credo che sarei già la sua piccola gioia, anche prima di essere lontano dalla triste terra. Mia cara piccola Madre, il bene che ha fatto alla mia anima, l'ha fatto a Gesù poiché egli ha detto: «Ciò che farete al più piccolo dei miei, l'avrete fatto a me». Ed io, sono la più piccola!... 205 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Lacrime di pentimento e di riconoscenza... Quel giorno, mentre santa Teresa del Bambino Gesù soffriva di un forte attacco di febbre, una suora venne a chiedere il suo aiuto immediato per un lavoro di pittura difficile ad eseguirsi. Per un istante, il suo viso tradì la lotta interiore, cosa di cui siaccorse la madre Agnese di Gesù che era presente. La sera Teresa le scrisse questa lettera: 28 maggio 1897 J. M. J. T. Madre diletta, La sua figliolina ha versato nuovamente dolci lacrime in questi ultimi giorni. Lacrime di pentimento, ma più ancora di riconoscenza e d'amore. Ah! stasera le ho mostrato la mia virtù, i miei tesori di pazienza! Proprio io, che predico così bene alle altre! Sono contenta che abbia visto la mia imperfezione. Quanto mi fa bene l'essere stata cattiva! Lei non ha sgridato la sua figliolina, sebbene se lo meritasse. Ma la sua figliolina c'è abituata: la sua dolcezza è per lei più eloquente di tutte le parole severe. E’ proprio l'immagine della misericordia del buon Dio. Sì, ma suor.... al contrario, è ordinariamente l'immagine della severità del buon Dio. Neppure a farlo apposta, ho incontrata poco fa. Invece di passarmi accanto freddamente, m'ha abbracciata dicendomi, (assolutamente come se fossi stata la bambina più amata e accarezzata del mondo): «Povera sorellina, mi ha fatto pietà! Non intendo affatto stancarla, ho avuto torto, ecc.». Io che mi sentivo nel cuore la contrizione perfetta, non riuscivo a raccapezzarmi perché non mi facesse nessun rimprovero. So bene che in definitiva deve trovarmi assai imperfetta; m'ha parlato così unicamente perché crede che sia vicino a morire. Ma non importa, io ho sentito uscire dalla sua bocca solo parole dolci e tenere, e ho pensato che lei era tanto buona ed io tanto cattiva! Rientrando in cella, mi sono chiesta che cosa pensasse Gesù di me. Subito, mi sono venute in mente le parole che egli rivolse un giorno alla donna adultera: «Nessuno ti ha condannata?». Ed io, con gli occhi pieni di lacrime, gli ho risposto: «Nessuno, Signore... né la mia piccola Madre, immagine della vostra tenerezza né la mia consorella... immagine della vostra giustizia; e io sento che posso andarmene in pace, perché neppure voi mi condannerete!». Madre mia, perché dunque Gesù è così dolce verso di me? Perché non mi rimprovera mai?... Ah! veramente, c'è di che morire di riconoscenza e d'amore! Sono molto più contenta di essere stata imperfetta che se fossi stata, sostenuta dalla grazia, un modello di dolcezza... Mi fa tanto bene vedere che Gesù è sempre così dolce, così tenero verso di me!.., Ah! sì, me n'accorgo fin d’ora, tutte le mie speranze si avvereranno... sì, il Signore opererà per noi meraviglie che sorpasseranno infinitamente i nostri immensi desideri!... Mammina mia, Gesù fa bene a nascondersi, a non parlarmi che di tanto in tanto e solo «attraverso le sbarre» (Cant. dei Cant.), perché sento bene che non potrei sopportare più di così; il mio cuore si spezzerebbe, incapace di contenere tanta felicità... Lei, che è l'eco soave della mia anima, comprenderà che questa sera la piena della misericordia divina s'è riversata sopra di me!... Comprenderà che è stata e sarà sempre l'angelo incaricato di guidarmi e di annunziarmi le misericordie del Signore!... La sua piccolissima figlia Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carme. ind. 207 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Se le ha nascosto un angolino della busta (il corpo), non le ha nascosto mai neppure una riga della lettera (l’anima).


Poiché santa Teresa del Bambino Gesù non aveva ricevuto il permesso da madre Maria di Gonzaga, allora priora, di parlare alle sorelle della sua emottisi del venerdì santo 3 aprile 1896, madre Agnese di Gesù l'aveva saputo solo ultimamente e s'affliggeva di averlo ignorato per tanto tempo, pur essendo a conoscenza che la sua giovane sorella era malata. La santa la consola. J. M. J. T. 30 maggio 1897 Non s'addolori, Madre mia diletta, se è sembrato che la sua figliolina le nascondesse qualcosa; dico sembrato, perché, lo sa bene, se le ha nascosto un angolino della busta non le ha nascosto mai neppure una riga della lettera. E chi mai conosce meglio di lei questa letterina che ama tanto? Alle altre si può facilmente mostrare la busta da tutti i lati, perché non possono vedere altro che questo, ma a lei! h! Madre, ora sa che è stato nel giorno del venerdì santo che Gesù ha cominciato a lacerare un po' la busta della sua letterina. Non è contenta che egli si prepari a leggerla, questa lettera che lei scrive da ventiquattro anni? Ah!…come essa saprà dire a Gesù il suo amore per tutta l'eternità! 208 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Le invia questo secondo bigliettino per assicurarla che non ha mai mancato di fiducia in lei... J. M. J. T. 30 maggio 1897 Ho messo il mio primo bigliettino nelle mani di suor Genoveffa mentre essa mi consegnava il suo, e ora «sono dolente» d'averlo dato «alla posta»; ma sono disposta a fare doppia spesa per dirle che mi rendo ben conto della sua pena. Desideravo anch'io, forse più di lei, di non nasconderle nulla, ma mi sembrava che fosse necessario aspettare. Se ho fatto male, mi perdoni e creda che mai ho mancato di fiducia in lei!... Ah! l'amo troppo per comportarmi diversamente. Non ricordo d'aver nascosto altro della busta alla mia cara Madre, e la supplico di non credere dopo la mia morte, a quello che possono dirle in proposito. La lettera appartiene a lei, Madre mia diletta, e la prego di continuare a scriverla fino al giorno nel quale Gesù lacererà la bustina che le ha causato tanto dolore da quando venne al mondo!... 209 - A MADRE AGNESE DI GESU’ La ringrazia d'un suo bigliettino. Primo giugno 1897 J. M. J. T Quanta commozione, quanta soave melodia!... Preferisco tacere piuttosto che tentare invano di esprimere tutto ciò che avviene nella mia piccola anima!... Grazie, Madre mia. 210 - A MADRE AGNESE DI GESU’ Non la lascerà mai... 2 giugno 1897 No, la piccola colomba non vuole lasciare la piccola Madre, ma vuole sempre volare e riposarsi nel piccolo mondo delizioso del suo cuore. Domani dirò grazie alla mia Mammina. Non le dico niente stasera per non ferire il suo cuore e perché è troppo tardi. La piccola deve andare a nanna. 211 - A SUOR MARIA DELL'EUCARISTIA Dal velo candido della prima Comunione, a quello scuro della sposa di Gesù… J. M. J. T. In occasione della Velazione di suor Maria dell'Eucaristia santa Teresa del Bambino Gesú le regalò un'immagine del Bambino Gesù che aveva tenuto per lungo tempo nel suo breviario. Vi aveva scritto dietro: Ricordo del bel giorno della Velazione della mia Sorellina diletta: 2 giugno 1897. Il piccolo Gesù di Teresa accarezzi sempre Maria dell'Eucaristia. L'immagine era accompagnata dal seguente biglietto: J. M. J. T. 2 giugno 1897 Alla mia cara Sorellina, a ricordo del bel giorno nel quale lo Sposo della sua anima si degna porre il suo segno sulla fronte, che si prepara a incoronare, un giorno, davanti a tutti gli Eletti…


Altra volta, il 2 giugno, tutto il cielo si riunì per contemplare questo mistero d'amore: Gesù, il dolce Gesù dell'Eucaristia, che si donava per la prima volta a Maria. E anche oggi è qui, questo bel cielo composto degli Angeli e dei Santi, a contemplare estatico: Maria che si dona a Gesù davanti al mondo preso da stupore per un sacrificio che non comprende. Ah! se avesse compreso lo sguardo che Gesù rivolse su Maria il giorno della sua prima visita, comprenderebbe anche il segno misterioso che lei vuol ricevere oggi da Colui che l'ha ferita del suo amore... Non è più il grazioso velo dalle lunghe pieghe candide come la neve che deve avvolgere Maria dell'Eucaristia. E’ un velo scuro che ricorda alla sposa di Gesù la terra d'esilio, le ricorda che il suo Sposo non viene per condurla a feste e a divertimenti, ma sul monte Calvario. D'ora in poi, Maria non deve guardare più nulla quaggiù. Nulla fuorché il Dio della misericordia, il Gesù dell'Eucaristia!... La piccola suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 212 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ Soffre con lei! 2 giugno 1897 li buon Dio vuole che sopporti da sola la sua prova. Ce lo dimostra in tanti modi... Ma... io soffro con lei! e l'amo tanto... Non si preoccupi, troverò qualche minuto per lei domani mattina, e il giorno dopo il bucato verrò con lei alle ostie (ufficio ove suor Maria della Trinità faceva le ostie). 213 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ La malattia le impedisce di parlare, ma non di amare. L'amore, non la malattia, la porterà presto in cielo. 6 giugno 1897 Gesù Cara sorellina, La sua vivace letterina mi ha ricreato lo spirito; vedo bene che non mi sono ingannata pensando che il buon Dio la chiama ad essere una grande santa, pur rimanendo piccola, e divenendolo ogni giorno di più. Comprendo benissimo la sua pena per non potermi parlare, ma le assicuro che soffro tanto anch'io di questa mia impotenza e che mai ho sentito così profondamente che lei occupa un posto immenso nel mio cuore! Mi fa piacere il constatare che la tristezza non le impedisce di essere di buon umore; non ho potuto frenarmi dal ridere leggendo la fine della sua lettera. Ah! è così che si burla di me! E chi mai le ha parlato dei miei scritti? A quali grossi in folio intende alludere? Vede bene che ricorre alla finzione per sapere la verità. Ebbene! un giorno la saprà; se non quaggiù sulla terra, sicuramente in cielo. Ma allora queste cose non l'interesseranno più. Avremo ben altro da pensare... Vuol sapere se sono contenta d'andare in paradiso? Lo sarei tanto se vi andassi davvero, ma... non conto sulla malattia che mi conduce con troppa lentezza. Non conto che sull'amore, ormai. Chieda al buon Dio che tutte le preghiere fatte per me servano ad aumentare il fuoco che mi deve consumare. Credo che non potrà leggere: «sono dolente», ma non avevo che pochi minuti. 214 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ Apri la tua corolla, fiore miosotide, ad accogliere il Pane degli angeli... La suora voleva privarsi della Comunione in seguito ad una imperfezione di cui era pentita. Fiorellino prediletto di Gesù, ho capito tutto benissimo. Sappia che non è necessario dirmi tante cose; il piccolo occhio che si trova nel suo calice, m'indica chiaramente ciò che devo pensare dell'intero fiorellino... Sono oltremodo contenta e consolata, ma non occorre più avere fame di nutrimento terreno. Bisogna che il miosotide dischiuda o piuttosto innalzi la sua corolla affinché il Pane degli angeli scenda come una rugiada divina a fortificarlo e a dargli tutto ciò che gli manca... Buona sera, povero fiorellino, e creda che l'amo più di quanto suppone!... 215 - A SUOR GENOVEFFA Umiliarsi e sopportare con dolcezza le proprie imperfezioni: ecco la vera santità. La sorella le aveva espresso la propria ammirazione per la pazienza con la quale aveva sopportato di posare, per delle fotografie, per un tratto di tempo lungo ed estenuante, e il suo timore di non poter imitare un esempio così perfetto. J. M. J. T. 7 giugno 1897


Sorellina prediletta, non andiamo mai in cerca di ciò che sembra grande agli occhi delle creature. Salomone, il re più sapiente che mai sia esistito sulla terra, avendo considerato le differenti occupazioni nelle quali si affaticano gli uomini sotto il sole: la pittura, la scultura, tutte le arti, capì che tutte queste cose sono soggette all'invidia, ed esclamò che esse non sono altro che «vanità e afflizione di spirito». L'unica cosa che non sia esposta all'invidia, è l'ultimo posto; non c'è che quest'ultimo posto che non sia per nulla vanità e afflizione di spirito. Ciò nonostante, la via dell'uomo non è in suo potere, e talvolta ci sorprendiamo a desiderare ciò che attira per il suo splendore. In quei momenti, mettiamoci subito con umiltà tra la folla degl'imperfetti, e stimiamoci delle piccole anime bisognose ad ogni istante di essere sostenute dal buon Dio. Appena egli ci vede convinte del nostro nulla, ci tende la mano. Se vogliamo ancora tentare di far qualcosa di grande, sia pure sotto il pretesto dello zelo, il buon Gesù ci lascia sole. «Ma, da quando ho detto: Il mio piede vacilla, la vostra misericordia, Signore, mi ha sorretto». Sì basta umiliarsi, sopportare con dolcezza le proprie imperfezioni: ecco la vera santità. Prendiamoci per mano, sorellina amata, e corriamo ad occupare l'ultimo posto: nessuno verra a contendercelo. 216 - A DON BELLIERE Estremo saluto. L'unica cosa necessaria è lavorare solamente per lui… Il 9 giugno, la Santa essendosi sentita peggio del solito, aveva scritto questo biglietto, che poi non fu inviato. 9 giugno 1897 Gesù Caro fratellino, Ho ricevuto la sua lettera questa mattina e approfitto di un momento in cui l'infermiera è assente per scriverle un’ultima parola d'addio; quando la riceverà avrò lasciato l’esilio. Per sempre, la sua sorellina sarà unita a Gesù, e allora sì, che potrà ottenerle tante grazie e volare insieme con lei nelle lontane Missioni. Oh! fratello mio, come sono felice di morire!... Sì, sono felice, non perché sarò libera dalle sofferenze (la sofferenza, anzi mi sembra l'unica cosa desiderabile in questa valle di lacrime), ma perché sento bene che tale è la volontà del buon Dio. La nostra buona Madre vorrebbe trattenermi sulla terra; in questo momento si fa per me una novena di Messe a nostra Signora delle Vittorie. Essa mi ha già guarita nella mia infanzia, ma credo che l'unico miracolo che farà, sarà quello di consolare la Madre che mi ama tanto teneramente. Caro fratellino, al momento di comparire dinanzi a Dio, comprendo più che mai che una cosa sola è necessaria quella di lavorare unicamente per lui e non fare nulla per sé, né per le creature. Gesù vuole possedere interamente il suo cuore, vuole che sia un gran santo. Per questo bisognerà che soffra molto, ma quale gioia inonderà la sua anima quando sarà arrivato il momento felice del suo ingresso nella vita eterna!... Fratello mio, tra poco andrò ad offrire il suo amore a tutti i suoi amici del cielo, a pregarli di proteggerlo. Vorrei dirle un'infinità di cose che mi appaiono in piena luce, ora che sono alla porta dell'eternità; ma non muoio, entro nella vita, e tutto ciò che non le posso dire quaggiù, glielo farò comprendere dall'alto dei cieli. A Dio, preghi per la sua sorellina che le dice: a presto, arrivederci in cielo! Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 217 - AI SIGNORI GUERIN Manda in dono a tutti i membri della famiglia dei fiori effimeri della terra, ma vorrebbe insieme inviar loro i frutti dello Spirito Santo. J. M. J. T. La piccola Teresa ringrazia molto la sua cara zia della graziosa letterina che le ha inviato, ringrazia anche il caro zio del desiderio che aveva di scriverle, e la sua sorellina Leonia che la incanta col suo abbandono e col suo vero affetto. La piccola Teresa invia dei regali a tutti i suoi (ahimè! sono semplicemente dei fiori effimeri come lei…). (Spiegazioni quanto mai importanti sulla distribuzione dei fiori). C'è una viola del pensiero per lo zio e un'altra viola del pensiero per la zia (senza contare tutte quelle che sbocciano per loro nel piccolo giardino del mio cuore). I due bocci di rosa sono per Giovanna e Francesco, l'altro che è solo è per Leonia. Insieme coi fiori, la piccola Teresa vorrebbe inviare ai suoi cari parenti tutti i frutti dello Spirito Santo, specialmente quello della «Gioia»! 218- -A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ Auguri scritti dietro un' immaginetta rappresentante il Bambino Gesù. (13 giugno 1897)


«Che il divin pargolo Gesù trovi nella sua anima una dimora tutta profumata dalle rose dell'amore; che vi trovi pure la lampada ardente della carità fraterna, la quale riscalderà le sue piccole membra intirizzite e riempirà di gioia il suo cuoricino facendogli dimenticare l'ingratitudine delle anime che non l'amano abbastanza». Suor Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 219 - ALLE SUE SORELLE MADRE AGNESE DI GESU’ SUOR MARIA DEL SACRO CUORE E SUOR GENOVEFFA Il canto divino del cigno. Giugno 1897 Intorno ad un'immagine rappresentante il Bambino Gesù che lalcia dei gigli, fissata su un cartone leggero, la Santa scrisse queste parole: In alto: Non piangete su di me, perché sono in cielo con l'Agnello e le sacre vergini!... Intorno all'immagine:Il più piccolo atto di puro amore è più utile alla Chiesa di tutte le altre opere messe insieme. E’ perciò della massima importanza che l'anima si eserciti nell'amore affinché, consumandosi rapidamente, non si arresti quaggiù e arrivi prontamente a vedere faccia a faccia il suo Dio (san Giovanni della Croce). In basso: Vedo ciò che ho creduto. Possiedo ciò ch ho sperato. Sono unita a Colui che ho amato con tutta la forza del mio amore. Sul rovescio, copiò qualche brano delle ultime lettere scritte dal martire Teofano Vénard. Parlando di questi estratti, la Santa diceva: «Sono i miei stessi pensieri, la mia anima rassomiglia alla sua». Non trovo nulla sulla terra che mi renda felice; il mio cuore è troppo grande; nulla di ciò che in questo mondo si chiama felicità può soddisfarlo. Il mio pensiero vola verso l'eternità, il tempo sta per finire.Il mio cuore è calmo come un lago tranquillo o come un cielo sereno; non ho rimpianti per la vita di questo mondo; il mio cuore ha sete delle acque della vita eterna... Ancora un poco e l'anima mia lascierà la terra, finirà il suo esilio, terminerà il suo combattimento... Salgo al cielo... Tocco la patria, colgo la palma della vittoria!... Fra poco entrerò nel soggiorno degli eletti, contemplerò bellezze che l'occhio dell'uomo non ha veduto mai, udrò armonie che l'orecchio mai udì, godrò gioie che il cuore non ha gustato mai... Eccomi giunta a quell'ora che ognuna di noi ha tanto bramato! E’ vero, è vero che il Signore sceglie i piccoli per confondere i grandi di questo mondo. Io non fo assegnamento sulle mie proprie forze, ma sulla forza di Colui che sulla croce ha vinto le potenze dell'inferno. Sono un fiore primaverile che il Giardiniere coglie a suo piacere. Tutti siamo fiori piantati su questa terra e che Dio coglie a suo tempo: un po' prima, un po' dopo... lo, fiorellino effimero, me ne vado per prirna. Un giorno ci ritroveremo in paradiso e godremo della vera felicità… Teresa del Bambino Gesù facendo sue le parole dell'angelico martire Teofano Vénard. 220 - A DON BELLIERE Con l'esempio dei grandi peccatori convertiti, sant'Agostino, santa Maria Maddalena e col suo stesso esempio, lo incoraggia ad abbandonarsi senza riserve alla misericordia di Dio. J. M. J. T. Gesù Caro fratellino, Ringrazio insieme con lei nostro Signore della grazia segnalata che si è degnato accordarle il giorno della Pentecoste. E’ proprio nel giorno di questa bella festa (dieci anni orsono) che ho ottenuto anch'io, non dal mio direttore, ma dal Babbo, il permesso di farmi apostolo al Carmelo. E’ una coincidenza che unisce ancora di più le nostre anime. Fratello mio, non le venga mai in mente il pensiero di «annoiarmi o di distrarmi» parlandomi a lungo di sé. Sarà mai possibile che una sorella non abbia interesse per tutto ciò che tocca il proprio fratello? Quanto al distrarmi, non deve avere nessun timore: le sue lettere, al contrario mi uniscono maggiormente al buon Dio facendomi contemplare vicino le meraviglie della sua misericordia e del suo amore. Qualche volta Gesù si compiace di «rivelare i suoi segreti ai più piccoli». Ne ho la riprova, perché, dopo ave letto la sua lettera del 15 ottobre 1895, ho pensato la stessa cosa del suo direttore: lei non può essere santo a metà; bisognerà che lo sia del tutto, o non lo sarà affatto. Ho capito che doveva avere un'anima piena d'energia, e per questo fui felice di divenire sua sorella. Non creda di spaventarmi parlandomi dei «suoi begli anni perduti». Per parte mia, ringrazio Gesù che l'ha guardato con uno sguardo d' amore, come il giovane del Vangelo. Più fortunato di lui, ha risposto ha lasciato tutto per seguirlo, nell'età più bella, a diciotto anni... Ah! fratello mio, può cantare come me le misericordie del Signore, che si manifestano in lei in tutto il loro splendore!... Lei ama sant'Agostino, santa Maddalena, queste anime alle quali «molti peccati sono stati perdonati percbé banno molto amato». Anch'io li amo, amo il loro pentimento e soprattutto... l'audacia del loro amore! Quando vedo la Maddalena avanzarsi alla presenza dei numerosi invitati, bagnare delle sue lacrime i piedi del Maestro adorato che tocca per la prima volta, sento che il suo cuore ha compreso gli abissi d'amore e di misericordia del Cuore di Gesù, e che, per quanto peccatrice ella sia, quel Cuore


traboccante d'amore è, non solamente disposto a perdonarla, ma anche a prodigarle i tesori della sua intimità divina, ad elevarla fino ai più alti vertici della contemplazione. Mio caro fratellino, da quando è stato concesso, anche a me, di comprendere l'amore del Cuore di Gesù, confesso che l'amore ha cacciato dal mio cuore ogni timore! Il ricordo delle mie colpe mi umilia, mi porta a non appoggiarmi più sulla mia forza che è solo debolezza. Ma più ancora questo ricordo mi parla di misericordia e di amore. Quando si gettano le proprie colpe, con fiducia tutta filiale, nel braciere divorante dell'Amore, come potrebbero non essere consumate per sempre? So che vi sono Santi i quali trascorsero la loro vita a praticare incredibili mortificazioni per espiare i loro peccati, ma, cosa vuole, «vi sono molte dimore nella casa del Padre celeste». Gesù l'ha detto ed è per questo che io seguo la via tracciatami da lui. Mi sforzo di non occuparmi più di me stessa in nessuna cosa, e tutto ciò che Gesù si degna di operare nella mia anima, lo abbandono a lui, perché non ho scelto una vita austera per espiare le mie colpe, ma quelle degli altri. Ho riletto ora la mia letterina e mi sto chiedendo se arriverà a comprendermi, dato che mi sono espressa così male. Non creda che io biasimi il pentimento che prova delle sue colpe e il suo desiderio di espiarle. Oh! no, non ci mancherebbe altro! Ma vede, ora siamo in due, la cosa si può fare più rapidamente (e io, con la mia maniera, farò anche più di lei), e così spero che un giorno Gesù la farà camminare per la stessa strada per la quale cammino io. Perdono, fratello mio, non so che cosa ho oggi, perché dico proprio ciò che non vorrei dire. Non ho più spazio per rispondere alla sua lettera. Lo farò un'altra volta. Grazie per le sue date. Ho già festeggiato il suo ventitreesimo compleanno. Prego per i suoi cari genitori che §Dio ha richiamato a sé da questo mondo e non dimentico la mamma che ama tanto. La sua indegna sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 221 - A SUOR MARTA DI GESU’ Dimenticarsi, è il segreto per vincere ogni tristezza… J. M. J. T. Non c'è motivo di essere triste per la piccola sposa d Gesù che non vuole rattristare il suo Sposo divino. Deve cantare sempre nel suo cuore il cantico dell'amore. Bisogna che dimentichi le sue piccole pene per consolare le grandi pene di lui... Sorellina amata, non sia una bambina triste perché s'accorge di non essere compresa, di essere giudicata male, di essere dimenticata. Ma metta tutti nel sacco cercando di fare come le altre, o meglio comportandosi verso se stessa come le altre si comportano verso di lei, dimenticare cioè tutto ciò che non è Gesù, dimenticarsi per amore di lui!... Sorellina cara, non dica che è difficile; se parlo così, è per colpa sua, perché lei mi ha detto che ama molto Gesù e nulla sembra impossibile all'anima che ama. Mi creda, la sua letterina mi è «piaciuta» tanto. 222 - A SUOR GENOVEFFA La consola del dispiacere di doverla lasciare spesso per correre, come infermiera, da altre malate... J. M. J. T. Non si preoccupi, povera «signorina», se è costretta a portare le sue tazzine a destra e a sinistra. Un giorno Gesù «andrà e verrà per servirla», e questo giorno verrà presto. 223 - A MADRE AGNESE DI GESU’ 13 giugno 189 L'amo tanto, Mammina mia. Presto lo vedrà!... Oh! Sì 224 - A DON BELLIERE Forse questa è l'ultima volta che le scrivo sulla terra... J. M. J. T. 13 luglio 1897 Gesù Caro fratellino, Forse quando leggerà questa mia letterina, non sarò più sulla terra, ma in seno alle delizie eterne! Non conosco l'avvenire, tuttavia posso dirle con certezza che lo Sposo è alla porta. Ci vorrebbe un miracolo per trattenermi ancora nell'esilio, ma non penso che Gesù voglia fare questo miracolo inutile.


Oh! fratello mio, come sono felice di morire! Sì, son felice, non d'essere liberata dalle sofferenze di quaggiù (anzi la sofferenza unita all'amore è l'unica cosa che mi sembri desiderabile in questa valle di lacrime). Sono felice di morire perché sento che questa è la volontà del buon Dio e che molto più d'ora, potrò essere utile alle anime che mi so care, in modo tutto particolare alla sua. Nella sua ultima lettera, chiedeva a nostra Madre che le scrivessi spesso durante le vacanze. Se il Signore vuole prolungare ancora di qualche settimana il mio pellegrinaggio terreno e la nostra buona Madre lo consente, potrò buttarle giù delle letterine come questa, così come sono, ma è assai probabile che farò molto di più che scrivere, per il mio caro fratellino. Più che parlargli nel linguaggio pesante della terra starò di continuo accanto a lui, vedrò tutto quello che gli è necessario e non darò pace al buon Dio finché non mi avrà dato quanto desidero! Quando il mio caro fratellino partirà per l'Africa, lo seguirò, e non solo col pensiero; mediante la preghiera, la mia anima sara sempre con lui e la sua fede non tarderà a scoprire la presenza di una sorellina regalatagli da Gesù, non per essere il suo sostegno nel corso di due anni appena, ma fino all'ultima sera della sua vita. Tutte queste promesse, fratellino mio, le parranno forse alquanto fantastiche, tuttavia deve sapere fino da questo momento che Gesù mi ha sempre trattata come un bambino viziato. E’ vero che la sua croce m'ha seguita fin dalla culla, ma questa croce Gesù me l'ha fatta amare con passione. M'ha sempre fatto desiderare quello che aveva intenzione di darmi. Comincerà forse in cielo a non soddisfare più i miei desideri? Veramente, non lo posso credere, e le dico: «Presto, fratellino mio, sarò accanto a lei». Ah! la scongiuro, preghi molto per me, le preghiere mi sono tanto necessarie in questo momento; ma soprattutto, preghi per nostra Madre. Essa vorrebbe trattenermi quaggiù per molto tempo ancora. Per ottenerlo, questa venerata Madre ha fatto celebrare una novena di Messe a nostra Signora delle Vittorie, la quale mi ha già guarita nella mia infanzia; ma io, sentendo che il miracolo, non avrà luogo, ho chiesto e ottenuto dalla santa Vergine che consoli un po' il cuore della mia Madre, o piuttosto la convinca a dare il suo consenso a Gesù, perché mi porti via con sé in cielo. A Dio, fratellino, a presto, arrivederci nel bel cielo! Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 225 - A PADRE ROULLAND Gli dice addio per sempre sulla terra, ma dal cielo comincerà una collaborazione ben più efficace al suo lavoro apostolico per la Chiesa e la salvezza delle anime. Carmelo di Lisieux, 14 luglio 1897 Gesù Fratello mio, Nella sua ultima lettera (che mi ha procurato un grande piacere) mi dice: «Sono un bambino che incomincia appena a parlare». Ebbene! Da cinque o sei settimane è lo stesso di me: sono un bambino che vive solo di latte, ma presto andrò ad assidermi al banchetto celeste, a dissetarmi alle acque della vita eterna! Quando riceverà questa lettera, sicuramente avrò lasciato la terra. Il Signore, nella sua infinita misericordia, mi avrà aperto il suo regno e potrò attingere ai suoi tesori per prodigarli alle anime che mi son care. Sia pur certo, fratello mio, che la sua sorellina manterrà le sue promesse, e la sua anima, liberata dal peso dell'involucro mortale, volerà felice verso le lontane regioni da lei evangelizzate. Ah! fratellino mio, lo sento bene, le sarò molto più utile in cielo che sulla terra ed è per questo che vengo ad annunziarle con tanta gioia il mio prossimo ingresso nella città beata, sicura che parteciperà alla mia gioia e ringrazierà il Signore di offrirmi così il mezzo per aiutarla più efficacemente nelle sue opere apostoliche. Conto molto di non restare inattiva in cielo; il mio desiderio è di lavorare ancora per la Chiesa e per le anime. E’ quello che domando al buon Dio e sono sicura che egli mi esaudirà. Forse che gli Angeli non si occupano continuamente di noi senza cessare mai di contemplare il volto di Dio, di perdersi nell'oceano senza rive dell'Amore? Perché Gesù non mi dovrebbe permettere d'imitarli? Vede bene, fratello mio, che se lascio il campo di battaglia, non lo faccio per il desiderio egoistico di riposarmi; il pensiero della beatitudine eterna fa appena trasalire il mio cuore. Da tanto tempo ormai la sofferenza è divenuta il mio cielo quaggiù e stento ad immaginare come potrò acclimatarmi in un Paese dove la gioia regna senza mescolanza alcuna di tristezza. Bisognerà che Gesù trasformi la mia anima e le dia la capacità di godere, altrimenti non saprei sopportare le delizie eterne. Ciò che m'attira verso la patria dei cieli, è la chiamata del Signore, è la speranza di amarlo finalmente come ho tanto desiderato e il pensiero che potrò farlo amare da una moltitudine di anime che lo benediranno in eterno. Non avrà il tempo, fratello mio, d'inviarmi le sue commissioni per il cielo, ma me le immagino facilmente. Del resto basta che me le accenni appena: capirò a volo e porterò fedelmente i suoi messaggi a nostro Signore, alla nostra Madre Immacolata, agli Angeli, ai suoi Santi preferiti. Domanderò per lei la palma del martirio e le sarò vicino, a reggere la sua mano perché possa cogliere senza sforzo questa palma gloriosa. Poi voleremo insieme felici verso la patria celeste, circondati da tutte le anime che saranno la sua conquista. Arrivederci, fratello mio, preghi molto per sua sorella; preghi per nostra Madre il cui cuore sensibile e materno non sa rassegnarsi al pensiero della mia partenza. Conto su di lei per consolarla. Sono, per l'eternità, la sua sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo


rel. carm. ind. 226 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ La rimprovera con severa… dolcezza. La suora, addetta all'infermeria, ne era stata allontanata a causa del pericolo di contagio - proprio nel momento in cui santa Teresa del Bambino Gesù vi entrava come malata. Grande fu il dolore della novizia nel vedersi così privata della consolazione di assistere la sua giovane maestra, e un giorno si sfogò con un'altra suora. La Santa la rimproverò e la sera le scrisse questo biglietto: Mia cara sorellina, Ho pietà della sua debolezza... Con lei è bene dire subito quel che si pensa. Non voglio che sia triste; sa bene quale perfezione io sogno per la sua anima. Ecco perché le ho parlato severamente. Avrei capito la sua lotta interiore e l'avrei consolata dolcemente se non l'avesse manifestata, e l’avesse tenuta nascosta nel cuore per tutto il tempo voluto da Dio.Non mi resta che ricordarle che il nostro affetto, d'ora poi, deve rimanere segreto... Addio povera piccola... Bisognerà che la porti presto con me in cielo. 227 - AL SIGNOR E SIGNORA GUERIN Farà presto piovere dal cielo tante grazie su tutta la loro famiglia!... J. M. J. T. 16 luglio 1897 Gesù Caro zio e mia cara zia, Sono felicissima di potervi dimostrare che la vostra piccola Teresa non ha ancora lasciato l'esilio, perché so che questo vi farà piacere. Mi sembra tuttavia, amati zii, che la vostra gioia sarà molto più grande quando, invece di leggere qualche riga tracciata con mano tremante, sentirete la mia anima vicino alla vostra. Sì, ne sono certa, il buon Dio mi permetterà di spargere a piene mani le sue grazie su di voi, sulla mia sorellina Giovanna e il suo caro Francesco: sceglierò per loro il più bel cherubino del cielo e chiederò al buon Dio di darlo a Giovanna perché divenga «un grande pontefice e un grande santo». Se non sarò esaudita, allora sarà proprio necessario che la mia cara sorellina non abbia più il desiderio di essere mamma quaggiù, ma potrà rallegrarsi lo stesso pensando che in cielo «il Signore le darà la gioia di vedersi madre di numerosi figli», come ha promesso lo Spirito Santo, cantando per bocca del re profeta. Questi figli saranno le anime che il suo sacrificio, ben accetto a Dio, farà nascere alla vita della grazia. Ma io spero tanto di ottenere il mio cherubino, cioè un'animuccia che sia la sua copia fedele, perché, ahimè! nessun cherubino se la sentirebbe di venire in esilio sulla terra, neppure per ricevere le dolci carezze di una mamma!... M'accorgo che, nella mia lettera, non riesco mai a trovare lo spazio per dire tutto ciò che vorrei. Desideravo parlarvi, miei cari zii, in modo particolareggiato, della mia comunione di questa mattina che voi avete resa così commovente, o meglio così trionfante, coi vostri mazzi di fiori. Lascio alla mia cara sorellina Maria dell'Eucaristia il compito di raccontarvi tutti i dettagli. Voglio soltanto dirvi che essa ha cantato, prima della comunione, una strofetta da me composta per questa occasione. Quando poi Gesù è venuto nel mio cuore, ha cantato ancora una strofa della poesia: «Viver d'amore», che dice: Morir d'amore è un ben dolce martirio... Non so dirvi com'era vibrante e bella la sua voce; m'aveva promesso di non piangere per farmi piacere. La realtà ha superato di gran lunga le mie speranze. Il buon Gesù deve avere udito e compreso perfettamente ciò che mi aspetto da lui. Era esattamente quello che volevo!... Le mie sorelle, lo so, vi hanno parlato del mio buon umore. E’ vero, sono sempre allegra come un fringuello, eccetto quando ho la febbre. Fortunatamente, mi viene di solito soltanto la sera, nell'ora in cui i fringuelli si addormentano con la testa nascosta sotto l'ala. Non sarei così allegra come sono se il buon Dio non mi mostrasse che l'unica gioia esistente sulla terra è quella di fare la sua volontà. Un giorno mi par d'essere alla porta del cielo, osservando la faccia seria e allarmata del signor de Cornière. L'indomani, se ne va tutto lieto e sorridente, dicendo: «Siamo sulla via della guarigione». Per quanto ne capisco io (povero bebè lattante), non c'è possibilità di guarigione, ma potrei trascinarmi così per molto tempo ancora. A Dio, miei cari zii, solo in cielo potrò dirvi tutto il mio affetto; finché mi trascinerò sulla terra, la mia penna non sarà capace di esprimerlo. La vostra figliolina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 228 - A LEONIA Dio vuol prolungare ancora un po' l'esilio: sia fatta solo la sua volontà! J M. J. T.


17 luglio 1897 Gesù Mia cara Leonia, Sono davvero felice di potermi intrattenere ancora con te; appena qualche giorno fa, pensavo che non avrei avuto più questa consolazione sulla terra, ma il buon Dio sembra che voglia prolungare un po' il mio esilio. lo non me ne preoccupo affatto, perché non vorrei entrare in cielo neppure un minuto prima del termine stabilito, di mia propria volontà. L'unica felicità sulla terra consiste nell'applicarsi a trovar deliziosa la parte che ci assegna Gesù. La tua è bellissima, mia cara sorellina. Se vuoi essere una santa, ti sarà facile, perché, nel segreto del cuore, il mondo non è più nulla per te. Puoi dunque al pari di noi occuparti dell'«unica cosa necessaria». Voglio dire che, pur dedicandoti con impegno alle cose esteriori, il tuo scopo può e deve essere unico: far piacere a Gesù, unirti più intimamente a lui. Mi chiedi che in cielo preghi per te il Sacro Cuore: stai sicura che non dimenticherò di fargli le tue commissioni e di reclamare tutto ciò che ti sarà necessario per diventare una grande santa. A Dio, diletta sorellina, vorrei che il pensiero del mio ingresso in cielo ti riempisse di allegrezza, perché ti potrò amare ancora di più. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù Ti scriverò più a lungo un'altra volta, ora non posso. 229 - A DON BELLIERE Quando sarà in porto, gli insegnerà come dovrà navigare sul mare tempestoso del mondo: con l'abbandono e l'amore d'un bambino che sa che il Padre lo ama e non può lasciarlo solo nell'ora del pericolo. J.M.J.T. 18 luglio 1897 Gesù Mio povero e caro fratellino, Il suo dolore mi tocca profondamente: ma vede com'è buono Gesù. Permette che possa ancora scriverle per tentare di consolarlo, e, senza dubbio, non sarà l'ultima volta; questo dolce Salvatore ode i suoi lamenti e le sue preghiere: è per questo che mi lascia ancora sulla terra. Non creda che me ne dispiaccia. Oh! no, mio caro fratellino, al contrario perché vedo in questa condotta di Gesù quanto lo ama!... Sicuramente mi sono spiegata male nella mia ultima letterina, dal momento che mi dice «di non chiederle quella gioia che io provo all'avvicinarsi della felicità.». Ah! se potessi per qualche istante leggere nella mia anima, come rimarrebbe sorpreso! Il pensiero della felicità celeste, non solo non cagiona alcuna gioia, ma mi domando addirittura, molte volte come potrò essere felice senza soffrire. Gesù cambierà, senza dubbio, la mia natura, altrimenti dovrei rimpiangere la sofferenza e la valle delle lacrime. Mai ho chiesto al buon Dio di morire giovane; una cosa come questa mi sarebbe.parsa viltà ma lui, fin dalla mia infanzia, si è degnato darmi l'intima persuasione che la mia corsa quaggiù sarebbe stata breve.E’ quindi il solo pensiero di adempiere la volontà del Signor che costituisce tutta la mia gioia. Fratello mio! come vorrei poter versare nel suo cuore il balsamo della consolazione! Non posso fare altro che servirmi delle parole dette da Gesù nell'ultima Cena. Certamente egli non se n'offenderà, perché sono la sua piccola sposa e, per conseguenza, i suoi beni appartengono anche a me. Le dico perciò quello che lui diceva ai suoi intimi: «Vado dal Padre mi...ma perché vi ho detto questo, avete il cuore pieno di tristezza. Eppure, vi dico la verità: è bene per voi che me ne vada. Ora siete nella tristezza, ma io vi rivedrò e il vostro cuore sarà nella gioia e nessuno vi toglierà la vostra gioia». Sì, sono sicura, dopo la mia entrata nella vita, la tristezza del mio caro fratellino si cambierà in una gioia serena, che nessuna creatura potrà rapirgli. Noi, lo sento, dobbiamo andare al cielo per la stessa strada: la sofferenza unita all'amore. Quando sarò in porto, le insegnerò, caro fratellino della mia anima, come dovrà navigare sul mare tempestoso del mondo: con l'abbandono e l'amore di un bambino che sa che il Padre lo ama e non potrebbe lasciarlo solo nell'ora del pericolo. Ah! come vorrei farle comprendere la tenerezza del Cuore di Gesù; ciò che aspetta da lei! Nella sua lettera del 14, mi ha detto cose che hanno fatto trasalire dolcemente il mio cuore. Ho capito più che mai fino a qual punto la sua anima è sorella della mia, poiché è chiamata ad elevarsi verso Dio mediante l'ascensore dell'amore e non salendo faticosamente la rude scala del timore. Non mi stupisce che la pratica della familiarità con Gesù le sembri un po' difficile da attuare. Non vi si può arrivare in un giorno, ma, sono certa, l'aiuterò molto più a camminare per questa via deliziosa, quando sarò libera dal mio involucro mortale, e ben presto dirà come sant'Agostino: «L'amore è il peso che mi trascina». Vorrei tentare di farle comprendere, per mezzo di un paragone semplicissimo, quanto Gesù ama le anime, anche imperfette, che confidano in lui. Supponga che un padre abbia due figli sventati e disobbedienti e che, sul punto di punirli, veda uno di loro che trema e s'allontana da lui con terrore, pur avendo dentro di sé il sentimento profondo di meritare il castigo, mentre invece il fratello si getta tra le braccia del padre dicendo che si pente del dolore che gli ha arrecato, che gli vuol bene e che d'ora in avanti metterà giudizio. Se poi questo fanciullo domanda addirittura a suo padre di punirlo con un bacio, non credo che il cuore di quel padre fortunato possa resistere alla confidenza filiale del figlio del quale conosce la sincerità e l'amore. Egli non ignora, tuttavia, che il figlio ricadrà più d'una volta nelle stesse mancanze, ma è disposto a perdonargli sempre, se sempre il figlio lo prenderà dalla parte del cuore... Dell'altro figlio, caro fratellino, non le dico nulla. Lei stesso deve capire se il padre lo può amare nella stessa misura e trattarlo con la stessa indulgenza usata col fratello.


Ma perché parlarle della vita di confidenza e d'amore? Riesco a spiegarmi così male che devo aspettare il cielo per poterla intrattenere su questa vita felice. Il mio scopo oggi era soltanto quello di consolarla. Come sarei felice se lei accettasse la mia morte come l'accetta madre Agnese di Gesù. Lei naturalmente non sa che essa mi è due volte sorella e che mi ha fatto da mamma nella mia infanzia. La nostra buona Madre aveva una gran paura che la sua natura sensibile e il suo grande affetto per me le rendessero troppo amara la mia partenza. E’ avvenuto il contrario. Ella parla della mia morte come d'una festa, ed è questa per me una grande consolazione. La prego, mio caro fratellino, cerchi anche lei di fare così e di persuadersi che, invece di perdermi, mi troverà, ed io non la lascerò più. Chieda la stessa grazia per la Madre che ama tanto, ed io amo ancora di più, perché è il mio Gesù visibile. Le darei volentieri quello che mi chiede, se non avessi fatto il voto di povertà, ma, a causa di questo, non posso disporre neppure d'un'immaginetta. E’ solo nostra Madre che può venirle incontro e so che vorrà soddisfare i suoi desideri. A questo proposito, in vista della mia prossima morte, una suora mi ha fatto la fotografia per la festa della Madre. Le novizie, a vederla, hanno detto tutte che avevo assunto un aspetto troppo solenne; pare che di solito sia più sorridente, ma, mi creda, fratellino mio, se anche non le sorride la mia fotografia, la mia anima non cesserà di sorriderle, quando le sarà accanto. A Dio, mio caro fratellino, sia sicuro che sarò per l'eternità la sua vera sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 230 - A SUOR GENOVEFFA Vale la pena accettare le mortificazioni che ci procurano le anime buone, per ottenere la conversione dei peccatori. J.M.J.T. 22 luglio 1897, Festa di santa M. Maddalena Gesù «Mi castighi il giusto per compassione verso il peccatore. Ma l'olio, di cui questi si profuma il capo, non bagni il mio». Io non posso essere castigata e sottoposta alla prova se non da parte dei giusti, perché tutte le mie consorelle sono accette a Dio. E’ cosa meno amara essere colpiti da un peccatore che da un giusto; ma, per compassione verso i peccatori, per ottenere la loro conversione, vi domando, mio Dio, d'essere colpita dalle anime giuste che mi circondano. Vi chiedo pure che l'olio delle lodi, così dolce alla natura, non bagni il mio capo, vale a dire il mio spirito, facendomi credere di possedere delle virtù, che ho praticato appena alcune volte. 0 Gesù! «il vostro nome è come un olio sparso»; in questo divino profumo voglio bagnarmi tutta intera, lontano dallo sguardo delle creature. 231 - A DON BELLIERE Dopo la sua partenza per l'eternità, gli promette una tale intimità fraterna da incantare gli angeli. Lo esorta intanto a seguirla nella via dell'amore filiale verso Dio. In risposta ad una sua gli racconta la storia della sua famiglia. J. M. J. T. 26 luglio 18 Gesù Caro fratellino, Quanto piacere mi ha fatto la sua lettera! Se Gesù ha ascoltato le sue preghiere ed ha prolungato il mio esilio a causa di esse, devo dirle che egli, nel suo amore, ha esaudito anche le mie, perché lei, secondo quanto mi ha scritto, si è rassegnato a perdere «la mia presenza, la mia azione sensibile». Ah! lasci che glielo dica, fratello mio: il buon Dio riserva alla sua anima assai dolci sorprese! Essa è «poco abituata alle cose soprannaturali», secondo le sue stesse parole, ed io che non per nulla sono la sua sorellina, le prometto di farle gustare, dopo la mia partenza per la vita eterna, tutta la felicità che si può provare a sentirsi vicina un'anima amica. Non si tratterà più di una corrispondenza come questa, più o meno rara, sempre molto incompleta, che lei sembra rimpiangere, ma un colloquio fraterno che incanterà gli angeli, un'intimità che le creature non potranno biasimare, perché resterà nascosta ai loro occhi. Ah! come mi sembrerà bello essere liberata da questa spoglia mortale, la quale, nel caso impossibile che mi trovassi alla presenza del mio caro fratellino insieme ad altre persone mi costringerebbe a guardarlo come uno straniero, uno sconosciuto qualsiasi!... La prego, fratello mio, non sia come gli ebrei che rimpiangevano le «cipolle d'Egitto». Da qualche tempo non ho fatto altro che servirle, fino alla sazietà, di questi legumi che fanno lacrimare, quando s'avvicinano agli occhi senza essere cotti. Ora invece il mio sogno è di dividere con lei «la manna nascosta» (Apocalisse), che l'onnipotente ha promesso di dare «ai vincitori». E’ solo per il fatto di essere nascosta che questa manna celeste attira meno delle «cipolle d' Egitto», ma, sicuramente, quando mi sarà consentito di presentarle un nutrimento tutto spirituale, non rimpiangerà più quello che le avrei dato se fossi rimasta ancora a lungo sulla terra.


Ah! la sua anima è troppo grande per attaccarsi a qualche consolazione di quaggiù! è nel cielo che deve incominciare a vivere fin d'ora, poiché sta scritto: «Là dove è il vostro tesoro, ivi è anche il vostro cuore». Non è Gesù il suo unico tesoro? Poiché egli è in cielo, è là che deve abitare il suo cuore. Glielo dico con tutta semplicità, caro fratellino, mi sembra che le sarà più facile vivere con Gesù, quando io sarò accanto a lui per sempre. Bisogna proprio che mi conosca male per aver paura che il racconto dettagliato delle sue mancanze possa diminuire la tenerezza che ho per la sua anima. 0 fratello mio! stia pur certo, non avrò bisogno, di «mettere la mano sulla bocca di Gesù». Egli ha dimenticato da un pezzo le sue infedeltà; solo i suoi desideri di perfezione sono lì a rallegrare il suo cuore. La supplico, non si «trascini più ai suoi piedi»; segua quel «primo slancio che lo porta tra le sue braccia».E’ questo il suo posto ed ho constatato, più ancora che nelle altre sue lettere, che le è vietato andare in cielo per un'altra via, diversa da quella della sua povera sorellina. Sono completamente del suo avviso, «il Cuore divino è più rattristato dalle mille piccole indelicatezze dei suoi amici che dalle colpe, anche gravi, che commettono le persone del mondo». Tuttavia, mio caro fratellino, mi pare che avvenga solo quando i suoi, non accorgendosi delle loro continue indelicatezze, se ne fanno una abitudine e non gliene domandano perdono, che Gesù può pronunziare quelle parole commoventi che la Chiesa gli mette in bocca durante la settimana santa: «Queste piaghe che vedete in mezzo alle mie mani le ho ricevute nella casa di coloro che mi amavano». Per quelli che l'amano e vengono, dopo ogni indelicatezza, a domandargli perdono gettandosi nelle sue braccia, Gesù sussulta di gioia. Egli dice ai suoi angeli ciò che il Padre del figliol prodigo diceva ai suoi servitori: «Rivestitelo della sua veste di prima, mettetegli l'anello al dito, rallegriamoci tutti». Ah! fratello mio, come sono poco conosciuti la bontà e l'amore misericordioso di Gesù!... E’ vero, per godere dei suoi tesori, bisogna umiliarsi, riconoscere il proprio nulla, ed è questo che molte anime non vogliono fare, ma non è così che lei si comporta, fratellino mio, e perciò la via della confidenza semplice ed amorosa è proprio fatta per lei. Vorrei che fosse semplice col buon Dio, ma anche... con me. Si meraviglia della mia frase? Vede fratellino mio, lei mi chiede scusa della «sua indiscrezione», che consiste nel desiderio di sapere se, nel mondo, la sua sorella si chiamava Genoveffa; una simile domanda per me è del tutto naturale. Per dimostrarglielo, le fornirò alcuni particolari riguardanti la mia famiglia intorno alla quale non ha avuto informazioni abbastanza precise. Il buon Dio mi ha dato un padre e una madre più degni del cielo che della terra. Essi chiesero a Dio di dar loro molti figli e di prenderli per sé. Questo desiderio fu esaudito. Quattro angioletti se ne volarono al cielo, e le cinque figlie rimaste nell'arena presero come sposo Gesù. Dimostrò un coraggio eroico mio Padre, il quale salì tre volte, novello Abramo, il monte Carmelo per immolare a Dio quello che aveva di più caro. Dapprima furono le due maggiori; poi la terza delle sue figlie, dietro consiglio del suo direttore spirituale e condotta sempre dal nostro incomparabile Babbo, fece un tentativo in un convento della Visitazione. (Il buon Dio si accontentò dell'accettazione. Più tardi, essa ritornò nel mondo dove vive come se fosse nel chiostro). Non restavano più che due figlie all'eletto di Dio, una di diciotto anni, l'altra di quattordici. Quest'ultima, la «piccola Teresa», gli chiese di spiccare il volo verso il Carmelo. Cosa che essa ottenne senza difficoltà dall'ottimo Padre, il quale spinse la sua accondiscendenza fino a condurla dapprima a Bayeux, in seguito a Roma, allo scopo di eliminare gli ostacoli che ritardavano l'immolazione di quella ch'egli chiamava la sua regina. Quando l'ebbe condotta in porto, disse all'unica figlia che gli rimaneva: «Se vuoi seguire l'esempio delle tue sorelle, ti do il mio consenso, non ti preoccupare per me». L'angelo che doveva sostenere la vecchiaia di un tal santo, gli rispose che dopo la sua partenza per il cielo, avrebbe preso anche lei il volo verso il chiostro; e ciò riempì di gioia colui che viveva solo per Iddio. Ma una vita così bella doveva essere coronata da una prova degna di tanta virtù. Poco tempo dopo la mia partenza, il Babbo che noi amavamo come giustamente si meritava, fu colpito da un attacco di paralisi alle gambe, che si ripeté parecchie volte, ma essa non poteva fissarsi là; troppo tenue sarebbe stata la prova, dal momento che l'eroico patriarca s'era offerto a Dio come vittima. Così la paralisi, cambiando il suo corso, si fissò nel capo venerabile della vittima che il Signore aveva accettato. Non ho più spazio per raccontarle particolari commoventi. Voglio dirle soltanto che ci fu necessario bere l'amaro calice fino alla feccia e separarci per la durata di tre anni dal nostro venerato Babbo, affidandolo a mani pie, ma estranee. Egli accettò questa prova, di cui comprendeva tutta l'umiliazione, e spinse il suo eroismo fino a non volere che si chiedesse la sua guarigione. A Dio, mio caro fratellino, spero di poterle scrivere ancora, se non aumenta il tremito della mano, che mi ha costretta a scrivere questa lettera a più riprese. La sua sorellina, non Genoveffa, ma «Teresa» del Bambino Gesù del Volto Santo 232 - A SUOR MARTA DI GESU’ Auguri di compleanno. J. M. J. T. Mia cara sorellina, Mi ricordo in questo momento di non averle fatto gli auguri per il suo compleanno? Ah! mi creda, è una dimenticanza che mi lacera il cuore: attendevo questa occasione con grande gioia e volevo offrirle la preghiera sull'umiltà; non è ancora finita di copiare, ma gliela farò avere quanto prima. La sua piccola gemella che non potrebbe dormire se non le inviasse questo bigliettino.


Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 233 - A SUOR GENOVEFFA 3 agosto 1897 In un momento di grande angoscia, Teresa, molto malata, chiese un pezzettino di carta e vi scrisse sopra a matita queste righe: Mio Dio, quanto siete dolce per la piccola vittima del vostro Amore misericordioso! Neppure ora che unite la sofferenza esteriore alle prove interiori, posso dire: «Mi circondarono angosce di morte», ma esclamo nella mia riconoscenza: «Sono discesa nella valle dell'ombra della morte, ma non temo alcun male, perché voi siete con me, o Signore!». 234 - A PADRE PICHON, S. J. Sul suo letto di morte, santa Teresa del Bambino Gesù inviò al Reverendo p. Pichon una lunga lettera nella quale gli diceva tutto ciò che il buon Dio aveva fatto per lei, tutto quello che pensava del suo Amore e della sua Misericordia. Sottoponeva pure al reverendo Padre le sue speranze e specialmente il suo desiderio di fare del bene sulla terra. Per questo, si riferiva di continuo, come commento, al salmo XXII, che non sarà forse fuori luogo riferire qui in quanto esso fu allora oggetto delle meditazioni della Santa. Il Signore è il mio pastore e non mancherò di nulla. Egli mi fa riposare in pascoli graditi e fertili. Mi conduce dolcemente lungo le acque. Conduce la mia anima senza stancarla: mi fa camminare nei sentieri della giustizia per la gloria del suo nome. Ma quand'anche discenderò nella valle dell'ombra della morte, non temerò alcun male, perché voi sarete con me, Signore: il vostro bastone e il vostro vincastro saranno il mio sostegno e la mia consolazione. Preparate un convito magnifico dinanzi a me, in faccia ai miei nemici; profumerete il mio capo con olio squisito; riempirete la mia coppa d'un eccellente liquore. Sì, certamente, la vostra bontà e la vostra misericordia mi accompagneranno tutti i giorni della mia vita, ed abiterò eternamente nella casa del Signore. Si parlò, per un momento, di riprendere il testo di questa lettera, ma il corriere partì prima che la cosa fosse fatta. Quando santa Teresa del Bambino Gesù lo seppe, disse semplicemente: «Vi era tutta la mia anima», e le consorelle compresero che sarebbe stata felice di lasciare loro questo testamento spirituale. Sfortunatamente, anche questa, come tutte le altre lettere di direzione indirizzate a p. Pichon, è andata perduta. 235 - A DON BELLIERE E’ pronta per la partenza, ha ricevuto l'estrema unzione e il viatico: gli invia l'estremo saluto. E’ felice di lasciargli in eredità il piccolo crocifisso che l’ha accompagnata sempre dall' età di tredici anni, consumato dai suoi baci... Carmelo di Lisieux, 10 agosto 1897 Gesù Caro fratellino, Ora, sono pronta davvero per la partenza. Ho ricevuto il mio passaporto per il cielo ed è stato il mio amato Babbo ad ottenermi questa grazia; il 29, mi ha dato la garanzia che andrò presto a raggiungerlo; l'indomani il medico, stupito dei progressi che la malattia aveva fatto in due giorni, disse alla nostra buona Madre che ormai era tempo di soddisfare i miei desideri facendomi ricevere l'estrema Unzione. Perciò il 30 ho avuto questa gioia, insieme a quella di vedere Gesù Ostia lasciare per me il suo tabernacolo e di riceverlo come Viatico del mio lungo viaggio. Questo Pane del cielo mi ha fortificata. Come vede, il mio pellegrinaggio sembra che non voglia finire. Lungi dal lamentarmene, sono felice che il buon Dio mi permetta di soffrire ancora per suo amore. Com'è dolce abbandonarsi tra le sue braccia senza timore né desideri! Le confesso, fratello mio, che noi non intendiamo il cielo nello stesso modo. A lei sembra che, partecipando alla giustizia e alla santità di Dio, non potrò più scusare come sulla terra le sue mancanze. Dimentica dunque che parteciperò anche alla misericordia infinita del Signore? lo credo che i beati hanno una grande compassione delle nostre miserie; si ricordano che, essendo fragili e mortali come noi, hanno commesso le medesime colpe, hanno sostenuto le stesse lotte, e la loro tenerezza fraterna diventa ancora più grande di quello che non fosse sulla terra. Per questo, non cessano di proteggerci e di pregare per noi. Ora, mio caro fratellino, bisogna che le parli dell'eredità che potrà raccogliere dopo la mia morte. Ecco la parte che la nostra buona Madre ha deciso di riservarle: 1. - Il reliquiario che ho ricevuto il giorno della mia Vestizione e che, in seguito, non m'ha lasciata mai più. 2. - Un piccolo crocifisso che mi è incomparabilmente più caro di quello grande, in quanto quest'ultimo non è più il primo che mi era stato dato. Al Carmelo si scambiano qualche volta gli oggetti di pietà: è un buon mezzo per impedire che ci si attacchi il cuore.


Ritorno al piccolo crocifisso. Non è bello; la figura del Cristo è quasi scomparsa. Non se ne meraviglierà se pensa che dall'età di tredici anni questo ricordo di una delle mie sorelle m'ha seguito dovunque. Soprattutto durante il mio viaggio in Italia questo crocifisso m'è diventato prezioso. L'ho accostato a tutte le reliquie insigni che ho avuto la fortuna di venerare: enumerarle tutte sarebbe impossibile. Inoltre, è stato benedetto dal Santo Padre. Da quando sono malata, tengo quasi sempre tra le mie mani questo caro piccolo crocifisso. Guardandolo, penso con gioia che dopo aver ricevuto i miei baci, andrà a reclamare quelli del mio fratellino. Ecco dunque in che cosa consiste la sua eredità. Infine, nostra Madre le darà l’ultima immagine che ho dipinto. Terminerò la mia lettera al punto dal quale avrei dovuto incominciarla, ringraziandola del grande piacere che mi ha fatto inviandomi la sua fotografia. Mi congratulo con lei della sua nuova dignità: il 25, giorno nel quale festeggio il mio caro Papà, avrò pure la gioia di festeggiare mio fratello Luigi di Francia. A Dio, fratello mio! Che egli ci faccia la grazia di amarlo e di salvargli delle anime. E’ il voto che formula la sua indegna sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo rel. carm. ind. 236 - A LEONIA La ringrazia di tutta la sua premura... J. M. J. T. Mia cara piccola Leonia Sono commossa fino all'ultimo per tutte le tue premure e delicatezze. Ti ringrazio con tutto il cuore. Mi piace immensamente la piccola coperta che mi hai fatto. E’ proprio come la desideravo... Domani farò la comunione per te... Ti amo e t'abbraccio. La tua sorellina Teresa del Bambino Gesù rel. carm. ind. 237 - A SUOR MARIA DELLA TRINITA’ La Santa scrisse le righe seguenti sul rovescio d'un'immaginetta della santa Famiglia. Alla mia cara sorellina, a ricordo dei suoi 23 anni. - 12 agosto 1897. La sua vita sia fatta tutta di umiltà e di amore, affinché possa venire al più presto dove vado io, tra le braccia di Gesù!... La sua sorellina Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo 238 - LLA SANTISSIMA VERGINE MARIA Ultimo autografo di santa Teresa del Bambino Gesù Il giorno di Pentecoste 29 maggio 1887, Teresa Martin chiese al Babbo diletto il consenso per entrare nel Carmelo di Lisieux all'età di quindici anni. In quella circostanza, con un gesto altamente simbolico, il signor Martin colse nel giardino di casa un fiorellino bianco e lo porse alla figlia, spiegandole «con quanta cura il buon Dio l'aveva fatto nascere e l'aveva custodito fino a quel giorno». La Santa, profondamente commossa, ricevette il fiorellino e lo conservò con cura, ingommato ad una immagine di nostra Signora delle Vittorie. A tergo di questa immagine, l'8 settembre 1897, tre settimane prima di lasciare l'esilio terreno, santa Teresa tracciò a penna le parole seguenti: O Maria se io fossi la Regina del cielo e voi foste Teresa, vorrei essere Teresa, affinché voi foste la Regina del cielo. 8 settembre 1897


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