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Vita Carmelitana

Periodico della Famiglia Carmelitana Provincia Napoletana Anno 74 - N. 1 Gennaio / Febbraio 2012

Direttore Responsabile: Angelo Renna Direttore Editoriale: P. Enrico Ronzini

Redazione: Fr. Francesco M. Ciaccia Carlo Fasano Floriana Grassi Fiorenza Ingrosso Carmela Marzico Salvatore Schirone Maria Teresa Surace Nicoletta Zampogna

Direzione e Amministrazione: Corso Benedetto Croce, 180 70125 Bari Tel. 080.5424484 fax 080 5562741 e-mail: vitacarmelitana@gmail.com Abbonamento annuo: Ordinario: Euro 9,00 Sostenitore: Euro 15,00 Amico: Euro 30,00

ccp n. 15270705 intestato a: Provincia Napoletana dei Carmelitani Corso Benedetto Croce, 180 70125 BARI

Autorizzazione del Tribunale di Bari N. 282 del 29/01/1965 Spedizione in regime agevolato (Tabella C)

RIVISTA ASSOCIATA ALL’USPI

Editoriale

I n q u e st o n u m e ro

Alzati e mangia La parola di Dio

Sale della terra

Il Vangelo nel quotidiano

Fuoco che trasforma

di p. James Swetnam

Educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, nell’orizzonte proprio della fede

pag. 7

Giustizia e pace “Ardentemente credente, al servizio del popolo filippino”: padre Fausto Tentorio

pag. 10

di Mariateresa Surace

La spiritualità carmelitana La cristallina fonte. La fede come più efficace mediazione per giungere all’unione con Dio: san Giovanni della Croce pag. 13 di Nicoletta Zampogna

Rubrica

Proposte di lettura Essere Laici oggi

Rubrica

Profili del Carmelo Il venerabile Miguel de la Fuente

La tua bellezza sia la mia I giovani

Insieme come fratelli Notizie di cronaca

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Il sacrificio di Isacco da parte di Abramo Gn 22,1-8 pag. 4

di p. Riccardo Brandi

Rubrica

pag. 3

IN COPERTINA: foto di ?????

di Salvatore Schirone

pag. 16

di p. Mario Alfarano

pag. 17

Giovani e fede di Floriana Grassi

pag. 19

Messaggio finale della congregazione generale pag. Un solo corpo, un solo spirito pag. Terz’ordine carmelitano, giornata di apertura, anno pastorale 2011-12 pag. 25° di sacerdozio di p. Enrico Ronzini pag. Sedicina in ricordo del miracolo mariano pag. La mia vocazione al Carmelo pag. Commissione di animazione alla Provincia pag.

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C

arissimi lettori,

Editoriale

vi giunga un caro saluto in questo nuovo anno. Saremo di nuovo insieme per compiere un tratto di strada, nell’ascolto orante della Parola di Dio, e nella contemplazione delle meraviglie che il Signore compie nella nostra vita. La redazione propone alla vostra attenzione il seguente tema: “Educazione: un cammino teologale” in continuità con il Progetto Pastorale della Chiesa Italiana per i prossimi 10 anni “Educarsi alla vita buona del Vangelo”. In particolare la riflessione sulla virtù teologale della fede aiuterà e sosterrà la nostra crescita. Le virtù teologali sono innanzitutto un dono. Non si tratta di qualità o facoltà presenti nella natura umana, ma di disposizioni che non si hanno, né si possono avere, se non si vive nella grazia. Il loro obiettivo è quello di rendere possibile in noi la vita di Cristo. La vita cristiana altro non è che la vita di Cristo che fluisce in noi come una seconda natura. L’Apostolo Paolo descrive questa realtà come un vivere in Cristo, che equivale al fatto che Cristo vive in noi. Insomma, la vita del singolo battezzato è una vita cristificata, come la vita della comunità cristiana è una vita trinitaria. Con la parola “fede” nella teologia si intendono due cose diverse: fede è l’insieme delle verità rivelate, fede è pure l’atteggiamento individuale del credente (fides qua creditur). Questa è la fede come “virtù teologale”. Il Santo Padre Benedetto XVI, al termine di una messa riservata ai partecipanti a un incontro promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha annunciato l’apertura di un “anno della fede”. Così, nella Lettera apostoliPORTA FIDEI”, ha motivato tale scelta: “Per dare rinnovaca in forma di Motu Propriu “P to impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza”. l’Anno della Fede avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel 50o anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’Universo. Viviamo intensamente questi giorni di quaresima, quale tempo favorevole perché attraverso la preghiera, il digiuno e la carità si compia la nostra convesione e la nostra vita, rinnovata in Cristo, sia sempre più corroborata dalla sua Risurrezione. Alla redazione il mio personale ringraziamento per l’impegno e la disponibilità e a tutti voi il grazie per il sostegno e la collaborazione. In occasione delle prossime feste pasquali vi porgo i migliori auguri a voi e le vostre famiglie, la Risurrezione di Gesù ci rinnovi e ci permetta di essere suoi discepoli e suoi testimoni.

P. ENRICO RONZINI Priore Provinciale

GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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Il

S

Alzati e mangia

acrificio di Isacco da parte di Abramo (Gn 22, 1-8)

P. James Swetnam, s.j. Dalla conferenza tenuta al Pontificio Istituto Biblico dal R. P. James Swetnam, s.j., il 5 novembre 2003 a conclusione della sua attivitĂ di insegnamento accademico testo canonico. Genesi 22,1 afferma che Genesi 22,1-18 Il sacrificio di Isacco da parte di Dio “mette alla provaâ€? (ebr.:nsh, gr.: peiAbramo è stato un vero e proprio pomo razein) Abramo. Cioè, Dio prepara una della discordia nella storia recente della prova per verificare se il suo figlio è “fedeleâ€? (ebr.: n’mn, gr. pistos). Il testo ricerca biblica. Con l’Illuminismo il sacrificio di di Genesi 22 è il culmine di una proIsacco è stato spesso visto come azione gressione che consiste in una chiamaimmorale. Ma tale giudizio negativo era ta, una promessa, e un’alleanza con giuramento. per lo piĂš basato su interpreLa chiamata si trova in tazioni del sacrificio di AbraGenesi 12,1-3, ed è compomo che non tengono conto sta di tre elementi che comdel contesto. Nel modo in cui portano ciascuno una beneGenesi 22 viene interpretato dizione: 1) una benedizione come parte del testo canonico che riguarda una terra e una dell’Antico Testamento solnazione (12,1-2a), 2) una betanto o dell’Antico e Nuovo nedizione che riguarda una Testamento insieme, in varie dinastia (12,2b), e 3) una tradizioni religiose, i versi benedizione che riguarda il non presentano a questo promondo intero (12,3 insieme posito alcun problema insocon 12,2). Queste tre lubile. Il sacrificio d'Isacco Ci sono tre categorie genebenedizioni sem bra no corriRembrandt rali la cui pertinenza sembra spondere ai tre episodi di San Pietroburgo, Ermita essere utile in una breve disalleanza nei capitoli 15, 17 e cussione sulle implicazioni di Genesi 22 della Genesi. In Genesi 15 l’episodio 22,1-18 nel testo canonico dell’Antico con la divisione degli animali indica Testamento: 1) l’alleanza; 2) il sacrifi- un’alleanza nella quale i discendenti di cio; 3) la fede. Prese insieme, queste tre Abramo vivranno come nazione in una categorie permettono di entrare nel terra stabilita. In Genesi 17 l’enfasi testo in modo appropriato. viene posta sul “nomeâ€? di Abramo che sarĂ reso grande: si tratta cioè di una A. L’alleanza dinastia. E in Genesi 22,16-18, il punto Per capire bene il sacrificio di Isacco culminante, si tratta di una benedizioda parte di Abramo è molto importante ne per tutte le nazioni. Genesi 22,1-18 tener conto del ruolo dell’alleanza nel può essere quindi visto come il punto 4

VITA CARMELITANA - ANNO 74, N. 1


culminante della vita di Abramo, così come viene presentata nel testo canonico della Sacra Scrittura. Dopo questo episodio, Abramo compare nella narrazione soltanto in relazione alla morte di Sara (Genesi 23) e al matrimonio di Isacco (Genesi 24). La sua vita e il suo destino considerati nei suoi rapporti con Dio, sono delineati in Genesi 22. Il giuramento di Dio fatto ad Abramo in Genesi 22 può essere considerato il punto culminante e conclusivo di tutta questa serie di episodi che toccano l’alleanza. Il giuramento, incorpora, per così dire, il risultato positivo della prova di Abramo nella benedizione data a tutte le nazioni, in modo tale che la fede di Abramo ormai fa parte del destino della sua discendenza. Il contesto di alleanza in Genesi 22 è fondamentale per capire il significato del brano. Si tratta, cioè, della prova della fede di Abramo nel Dio dell’alleanza e nella fedeltà di questo Dio nel concedere le benedizioni promesse, nonostante l’evidente contraddizione fra queste promesse e l’ordine di uccidere Isacco. Inoltre, Abramo era sicuramente consapevole che si trattava di una prova, che si trovava di fronte a un dilemma cruciale in cui era secondario il suo affetto filiale. Ad essere in gioco era il senso di un’esistenza centrata su Dio non soltanto per Abramo stesso, ma anche per Isacco e per tutti coloro che dovevano dipendere da lui nei loro rapporti con Dio. In altre parole: il comando di Dio ad Abramo di sacrificare il figlio Isacco era una questione della massima importanza, sia per Abramo sia per Dio stesso. Che il comando di Dio ad Abramo GENNAIO / FEBBRAIO 2012

Sacrificio di Isacco, Caravaggio

fosse una questione seria per Dio stesso così come per Abramo non è stato forse notato abbastanza. Quando infatti Dio dà il comando ad Abramo, implicitamente mette a rischio tutto il progetto della sua alleanza con lui. Dal punto di vista narrativo Dio sta aspettando il risultato della reazione libera di Abramo a tale prova: un rifiuto di Abramo di sacrificare Isacco avrebbe indicato che Abramo non aveva superato la prova della sua fede. Di conseguenza, il progetto di alleanza e tutti gli aspetti connessi erano presumibilmente destinati al fallimento, e la storia della salvezza avrebbe dovuto subire una svolta radicale.

B. Il sacrificio Una seconda grande prospettiva a partire dalla quale Genesi 22 deve essere interpretato è quella del sacrificio. C’è qui una connessione tra sacrificio e il luogo in cui si svolge l’azione di Genesi 22. C’è fondato motivo di identificare il luogo (ebr.:mryh – “Moria”) menzionato nel versetto 2 con Gerusalemme. Se quest’interpretazione è vera, allora Genesi 22 diventa il testo fondamentale dell’Antico Testamento per capire il sacrificio di animali come praticato nel tempio di Gerusalemme. 5


Inoltre, questo spiegherebbe perché il Pentateuco parli così poco del significato di tali sacrifici. Il tipo principale di sacrificio indicato nei libri del Levitico e del Deuteronomio è l’olocausto (ebr.: ‘lh, gr.: olokaustôma, olokauston). Questo tipo di sacrificio è precisamente quello che Dio chiede ad Abramo per Isacco, e quello che Abramo effettivamente compie con l’ariete alla fine del racconto (Genesi 22,2.13). La categoria del sacrificio nell’interpretazione di Genesi 22 non ha sempre ricevuto la rilevanza che merita. Questa mancanza d’attenzione all’aspetto di sacrificio distorce l’esegesi del capitolo che deve aver guidato generazioni di fedeli lettori israeliti. Inoltre, questa mancanza distorce la possibile pertinenza che Genesi 22 deve avere per il lettore contemporaneo del testo canonico. Mostrando esattamente come il sacrificio possa avere influenza sull’esistenza umana come personificata in Abramo, Genesi 22 è di cruciale importanza per capire la rivelazione di Dio nella Bibbia.

C. La fede Le prospettive riguardanti alleanza e sacrificio indicano la centralità della fede nella risposta di Abramo a Dio. Alleanza e sacrificio trovano il loro centro in Dio così come egli si manifesta ad Abramo (alleanza) e come Abramo risponde al comando di Dio (sacrificio). Ciò che motiva Abramo è la fede. Aver fede significa considerare Dio come affidabile (ebr.: h’myn, gr.: pisteuein), avere fiducia in lui, credere che egli manterrà i suoi impegni e onorerà i suoi doveri. Siccome la fede di Abramo era basata sulla sua alleanza con Dio, egli era consapevole di ciò che era in gioco, e sapeva non soltanto ciò che Dio si aspettava da lui (ubbidienza) ma anche ciò che Dio si aspettava da se stesso (compimento delle promesse): la sua fede era una specie di conoscenza. Ciascuno dei due conosceva i doveri di se stesso e dell’altro. È grazie a questa conoscenza che Abramo poteva resiste6

re alla prova che Dio aveva preparato per lui: Abramo sapeva che Dio in qualche maniera avrebbe provveduto alla soluzione di quello che, al di fuori del contesto di fede, era un problema insolubile. In altre parole, le parole di Genesi 22,8 (“Dio stesso provvederà un agnello per l’olocausto”) devono essere intese non come quelle ansiose di un padre sconvolto, indirizzate ad un figlio perplesso, ma come espressione di una certezza basata sulla fede. Quindi nel ricercare la pertinenza di Genesi 22 per il lettore di oggi, la fede è l’elemento più importante. Essa fornisce le basi per il significato religioso del testo originale e per l’importanza di quel testo per il lettore di oggi – o per il lettore di ogni tempo. Di conseguenza, qualsiasi tentativo di interpretare Genesi 22, se vuole affrontare la pertinenza del testo per il mondo contemporaneo, deve basarsi sulla fede di Abramo. Ci sono però due possibili modi di approccio alla fede di Abramo da parte del lettore contemporaneo. Il lettore può mettersi di fronte al testo nella prospettiva di fede di Abramo, o al di fuori di essa. Può cioè condividere in quanto possibile la fede di Abramo, vivendo con lui gli avvenimenti di Genesi 22, o può rimanere come spettatore di questi avvenimenti. La sfida ermeneutica di Genesi 22 sta proprio qui. Non c’è niente nel testo che costringa il lettore a scegliere di partecipare alla fede di Abramo, a incorporare (per così dire) la fede di Abramo nella propria fede. L’atteggiamento assunto dipende dalla libera scelta del lettore. La libertà di Dio nel chiamare Abramo e nel metterlo alla prova, la libertà di Abramo nel rispondere a questa chiamata e a questa prova, vengono rispecchiate nella libertà del lettore di fronte al testo, nella sua forma attuale. Ovviamente questo non riguarda solo Genesi 22; è una scelta che si presenta ad ogni lettore della Bibbia di fronte a qualsiasi testo. Ma in Genesi 22 questa scelta si presenta con una immediatezza quasi VITA CARMELITANA - ANNO 74, N. 1


Sale della terra

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Educare al usto dell’autentica bellezza della vita, nell’orizzonte proprio della fede P. Riccardo Brandi, O. Carm.

ÂŤTra i compiti affidati dal Maestro alla Chiesa c’è la cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente. Ciò comporta la specifica responsabilitĂ di educare al gusto dell’autentica bellezza della vita, sia nell’orizzonte proprio della fede, che matura nel dono pasquale della vita nuova, sia come prospettiva pedagogica e culturale (‌) Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabileÂť1.

Una definizione e un itinerario di fede Il capitolo 11 della lettera agli Ebrei ci offre una definizione e un itinerario di fede: ÂŤLa fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vedeÂť (EB 11,1). In questa fede, dice l’epistola, i “padriâ€? hanno vissuto il loro rapporto con Dio, essa ci parla della Parola creatrice di tutte le cose. La fede dei primi “giustiâ€?: Abramo ed Enoc, fece sĂŹ che fossero graditi a Dio; ÂŤsenza la fede è impossibile essergli graditiÂť (Eb 11,6). La fede di Noè e di Abramo fece sĂŹ che essi vedessero cose ancora “invisibiliâ€?. Abramo, ancora, per fede diventa pellegrino, nell’attesa del compimento della promessa divina. CosĂŹ Sara, sua moglie, ritenne degno di fede Dio che le aveva promesso una maternitĂ che sarebbe andata contro ogni logica umana. Questo stesso figlio doveva essere poi offerto in sacrificio, e anche qui Abramo credette che ÂŤDio è capace di far risorgere anche dai morti: per queGENNAIO / FEBBRAIO 2012

Don Giussani alla lavagna durante una lezione

sto lo riebbe (Eb 11,17.19). Quest’itinerario di fede continua a illuminare la storia della salvezza in tutto il capitolo 11 della lettera agli Ebrei, presentandoci la figura di una moltitudine di altri testimoni.

Una testimonianza Nella festa liturgica della Cattedra di san Pietro, festa che ha come significato ÂŤil fondamento e l’unitĂ della dottrina che poggia sopra l’apostoloÂť, si è svolto il 7° anniversario del ritorno al Padre di Don Luigi Giussani, teologo ed educatore (Desio, 15 ottobre 1922 – Milano, 22 febbraio 2005). Per grazia di Dio non sono mai mancati, e non mancheranno, alla sua Chiesa figure di grandi santi e di semplici fedeli che nella loro quotidianitĂ , testimoniano la fedeltĂ al suo Regno e al Vangelo. Se ci soffermiamo a lungo sulla testi7


monianza di Don Giussani, è per il va- totale del cuore. «Nella musica, nel pasto ed evidente riscontro tra la sua pro- norama della natura, nel sogno notturposta educativa, nei contenuti e nel no, è a qualcosa d’altro che l’uomo rende omaggio», così scrive Giussani il metodo, e il tema dell’articolo. «Don Giussani era cresciuto in una suo commento all’Aspasia, inno a casa – come disse lui – povera di pane, quella bellezza che si nasconde nel ma ricca di musica, e così sin dall’inizio volto di una donna, ma che è anche era toccato, anzi ferito, dal desiderio presentimento di Dio. Tutta la ricerca della bellezza, non si accontentava di della bellezza è allora il segno potente di una bellezza qualunque, di una bellez- un’attesa infinita. In questo sta tutta za banale: cercava la la speranza del criBellezza stessa, la stiano, e don Bellezza infinita; così Giussani lo ricordava ha trovato Cristo, in continuamente, Cristo la vera bellezprendendo da san za, la strada della Tommaso d’Aquino vita, la vera gioia»2. l’idea di bellezza Nelle testimoniancome splendore del ze dei suoi giovani, vero: «la bellezza è la oggi adulti, continua corrispondenza ultia vivere il ricordo di ma con un attesa che un’educazione alla abbiamo, con fede in cui erano aiuNell’ammirazione della bellezza emerge il rimando a un compimento totale del cuore un’attesa del cuore, tati a vedere la bello splendore della lezza dei luoghi: le tante località delle Dolomiti, durante le verità». «La ragione per cui io seguo Cristo è vacanze comunitarie in cui li accompagnava, e il silenzio a cui li richiamava perché seguire Cristo è bello. Bello non perché potessero gustare di più la bel- soltanto dal punto di vista estetico; il lezza di quei luoghi: si andava in mon- bello - come definivano gli antichi - è lo tagna in silenzio, si faceva la via crucis splendore del vero, è il vero in quanto ti in silenzio per quattro ore col vento, e la affascina, è il vero in quanto ti colpisce pioggia che sferzava dietro quella nuda e ti attira. Un bello che non fosse vero croce di legno. Ma la bellezza era anche, sarebbe triste; tanto più triste quanto e innanzitutto, nella musica: educati a più bello. Triste perché sarebbe effimeessere attenti e a cogliere la straordina- ro: Tutto, Signore, tranne l’eterno, al mondo è vano» (don Giussani). ria bellezza di quelle melodie. «Nell’inno Alla sua donna Leopardi lo E poi i grandi autori, i grandi poeti e letterati, italiani e stranieri: Charles Pe- dice esplicitamente: la bellezza dal viso guy, Ada Negri, Clemente Rebora, Do- muliebre, la bellezza del panorama delstoeskij, Montale. Tutti geni dell’umano la natura, la bellezza della musica sono che lui avvicinava con tale intensità segno di qualcosa d’altro; non nel loro emotiva da sentirli amici. Li sentiva circuito sta la soluzione, non posso vicini, li sentiva amici perché a tutti si chiederla a loro, è a qualcosa d’altro accostava per ciò che di più vero può che mi rimandano. E l’uomo attende unire gli uomini. Proprio per questo questo qualcosa d’altro» (don Giussani). Nell’educare i suoi giovani, don Giusinsegnava la vita e le opere di Leopardi in un modo sorprendente. Attraverso il sani fa spesso riferimento alle sue espepoeta di Recanati, affermava che pro- rienze, alla sua stessa formazione, alle prio nell’ammirazione della bellezza sue intuizioni, alle sue scoperte. Mentre frequentava la prima liceo emerge il rimando a un compimento 8

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creare, della sua diclassico, in seminario, gnità» (Stefano Zecchi). durante una lezione di In occasione del setcanto, udì da un disco timo anniversario della la voce del tenore Tito morte, il 22 febbraio Schipa cantare un’aria 2012 è stato dato del quarto atto de La l’annuncio della formaFavorita di Donizetti: le richiesta di Nihil “Spirto gentil de’ sogni obstat alla Santa Sede miei, brillasti un dì ma ti per dare inizio alla fase perdei. Fuggi dal cor diocesana del processo lontana speme, larve per la causa di beatifid’amor fuggite insieme”. cazione e canonizzazio«Dalla prima nota a me ne di don Luigi Giusè venuto un brivido: il sani. Una volta ottenubrivido di qualcosa che to il Nihil obstat si pomancava. Qualcosa che trà chiamare don mancava non al canto Con Maria verso la pienezza di vita di verità Giussani servo di Dio. bellissimo della e di bellezza romanza di Donizetti, ma alla mia vita; qualcosa che manca- Nel Carmelo va e che non avrebbe trovato soddisfaLa spiritualità carmelitana ci offre zione, appoggio, compiutezza, risposta, una mirabile sintesi dei temi qui trattada nessuna parte» (don Giussani). ti; e con lo sguardo riconoscente, attratInsegnava che il rapporto col vero ti dalla bellezza, ci lasciamo guidare da genera – sempre più quanto più si Maria santissima, verso la pienezza di matura – un’esperienza di bellezza, e la vita, di verità e di bellezza: verso la bellezza è la corrispondenza ultima con santa montagna, Cristo Signore. un’attesa del cuore: lo splendore della «La sacra Scrittura esalta la bellezza verità. Bellezza, splendore della verità. del monte Carmelo, là dove il profeta «Amare la bellezza: non si tratta di un Elia difendeva la purezza della fede semplice sentimento di un moto d’Israele nel Dio vivente». d’animo incline allo stupore per la bel«In un mondo così spesso oscuro, la lezza della natura e sensibile alla mera- bellezza della Vergine può sollevare i viglia delle opere d’arte, non si tratta di nostri cuori e condurci a un atteggiaun momento pur rilevante della vita, mento di radicale ottimismo nei conma di qualcosa di più profondo e origi- fronti della natura umana e del suo nale, che dà vita a questi sentimenti. destino. Di fronte alla durezza della Amare la bellezza significava per don società contemporanea e all’impegnatiGiussani, e significa per me oggi, amare vo messaggio cristiano della Croce, la una verità che costruisce. Significa figura di Maria dona riposo e pace. Le impegnarsi nella totalità delle proprie sue feste sono momenti di ripresa spiriazioni per un progetto che permetta, a tuale nel corso dell’anno liturgico. La ciò che già c’è, di crescere e continuare figura di Maria, come è vista e amata a manifestarsi e insieme di creare qual- dal Carmelo, è un dono e una consolacosa che prima non c’era, di dare vita a zione per il nostro tempo» (Christopher qualcosa di nuovo. Senza bellezza entra O’Donnell, O. Carm.). in crisi la possibilità stessa per l’uomo di esprimere se stesso e la sua identità, 1 CEI, Educare alla vita buona del vangelo, 5 2 di pensare un mondo che possa ospitaCard. Ratzinger, inviato personale del Pare ciascun individuo nel rispetto della pa Giovanni Paolo II, nell’omelia ai funerali di sua individualità, della sua voglia di don Giussani GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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giustizia e pace

“ rdentemente credente, al servizio del popolo filippino�: Padre Fausto Tentorio Mariateresa Surace

Colpito a morte da un killer nella na, ma studiarne un’altra, completaparrocchia di Arakan (Filippine), il mis- mente diversa, a scuola. Vi era anche sionario del Pontificio Istituto Missioni un’altra difficoltĂ , ossia la disciplina da Estere (PIME) di 59 anni era giĂ scam- rispettare nel contesto scolastico, il che pato a un altro agguato. Chi era padre per dei bambini abituati a scorrazzare Fausto Tentorio e perchè i missionari liberi per i campi era un po’ difficoltoso, e le spese scolastidel PIME donano la che che non tutti vita per il vangelo a p o t e v a n o Mindanao1? permettersi di soPadre Fausto era stenere. nato il 7 gennaio Parecchi problemi, 1952 a Santa Maria quindi, causavano di Rovagnate, piccoun blocco dell’istrula provincia del zione e come si sa, la comasco, e cresciuto mancanza di istruin Santa Maria Hoe’, zione va a danno del Lecco. Ordinato nel progresso di un po1977 era partito per polo. Si fece ricorso le Filippine l’anno allora ad uno seguente. Prima delMINDANAO Territorio di Padre Fausto Tentorio strumento semplila missione in Arakan aveva lavorato in quella di Colum- cissimo, la formazione prescolastica, la bio, altra cittĂ a sud delle Filippine, abi- quale divenne fondamentale. Si costruitata da cristiani, musulmani e indigeni rono piccoli asili con circa 15-20 bambini massimo, visto che nella zona sono (B’lang). In una intervista fatta poco tempo dislocati piccoli villaggi, in questo prima della sua morte, padre Fausto ambiente si cominciò ad impartire racconta della situazione della popola- l’amore per la scuola, perchĂŠ potessero zione di Midanao, e del progetto che da vivere meglio la successiva formazione. I cambiamenti sociali non tardarono anni stava portando avanti con i Manobo (popolazione locale). La popolazio- ad arrivare, l’opera del sacerdote mine prima dell’arrivo del sacerdote aveva gliorò la vita di questa popolazione, un altissimo tasso di analfabetismo aprendo l’orizzonte dello sviluppo. L’aladdirittura dell’ 80-90%, come lui stes- fabetizzazione delle popolazioni tribali so ha affermato, e viveva gravi disagi di Midanao, è stata causa di una vittosociali. Questo fenomeno era causato ria morale da parte delle popolazioni loda varie situazioni: primo fra tutti la cali contro coloro i quali volevano pribarriera linguistica, per cui i bambini varli dei propri possedimenti. Le popodopo pochi mesi abbandonavano la lazioni locali sono costituite da gente scuola, trovandosi nella situazione di povera, che vive nella miseria e nell’iparlare una lingua nella vita quotidia- gnoranza, si tratta di gente semplice ed 10

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giustizia e pace

accogliente. Padre Fausto parlava con semplicità e tenerezza di quei popoli, stava al fianco della sua gente, viveva con loro, mangiava con loro, dialogava con loro, formava in loro una coscienza critica per aiutarli a difendersi, a determinare il loro futuro. È stato un vero difensore dei poveri in lotta contro l’oppressione. Trovandosi a Milano, e celebrando la Messa con i Filippini della Comunità Santo Niño, che avevano adottato a distanza alcuni bambini, disse ai presenti che anche la Chiesa di Milano – di cui era figlio – deve dire a tutti che il Padre ci vuole vedere fratelli, camminando con pazienza l’uno accanto all’altro, denunciando con coraggio ogni abuso e menzogna. Ecco però arrivare un triste giorno: lunedì 17 ottobre 2011, padre Fausto è pronto per uscire di casa, il killer in motocicletta lo attende per freddarlo. Sono solo pochi attimi e colpi di pistola, l’assassino fugge. È sgomento al momento dell’annuncio della sua morte, i tribali del luogo che per tanto tempo lo avevano avuto accanto come pastore e come amico, piangono l’infelice morte di colui che per 30 anni si era impegnato a far splendere un sole nuovo in questa parte del mondo. I parrocchiani e gli indigeni di Arakan, hanno passato la notte nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso, pregando e anche dormendo accanto alla bara che custodiva le spoglie del missionario assassinato. Hanno pianto accanto alla salma del sacerdote cui è stato subito attribuito il martirio.

I missionari delle Filippine e non solo, lo ricordano... Nel suo testamento ha scritto di voler essere seppellito nel legno di un albero GENNAIO / FEBBRAIO 2012

di mogano, che lui stesso ha piantato, ha insegnato anche ai tribali a piantare questo legno pregiato, per migliorare le loro condizioni economiche. Per la tomba, lui ha scelto la frase del profeta Michea: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mic 6,8). In un documento che padre Tentorio aveva inviato ai superiori, scriveva: «Riconoscente a Dio per il grande dono della vocazione missionaria, sono cosciente che essa comporta la possibi-

P. Fausto Tentorio nelle Filippine

lità di trovarmi coinvolto in situazioni di grave rischio per la mia salute ed incolumità personale, a causa di epidemie, rapimenti, assalti e guerre, fino all’eventualità di una morte violenta. Tutto accetto con fiducia dalle mani di Dio, e offro la mia vita per Cristo e la diffusione del suo Regno». Mons. Quevedo, arcivescovo di Cotabato, il giorno dei funerali lo definisce umile, prudente ma coraggioso nel suo apostolato fra i poveri e gli emarginati, e chiese che gli autori del delitto fossero consegnati alla giustizia2. Il missionario, come apostolo di Dio Un missionario è per definizione, co-

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giustizia e pace

lui che si impegna a diffondere una reli- dia i suoi, la missione non è cosa facile! gione in aree in cui non è ancora diffu- Non dobbiamo dimenticare che il male sa, ma ovviamente questa semplice tenta sempre di contrastare l’opera saldefinizione è per noi un punto di par- vifica di Dio, non dobbiamo cullarci sulla falsa certezza di essere accolti betenza. Le splendide parole di Giovanni Paolo ne ovunque e da tutti, senza dimenticaII, pronunciate il 7 maggio 2000 a re che la nostra forza è nell’amore di Roma, in occasione della commemora- Cristo (Cfr. Mc 13,9-11). Chi ha conosciuto Cristo, e almeno zione ecumenica dei martiri del XX secolo, sottolineano la forza spirituale una volta ha fatto una forte esperienza del suo amore, non di chi muore per può tacere né amore di Cristo e rimanere nell’omdella sua parola: bra. Per essere ve«Tanti hanno rifiuramente missionatato di piegarsi al ri occorre una cosa culto degli idoli del fondamentale usciXX secolo e sono re da sé stessi ed stati sacrificati dal essere distaccati comunismo, dal da tutto, luoghi, nazismo, dall’idopersone, cose, inlatria dello Stato o teressi personali, della razza. Molti come ha fatto la altri sono caduti Madonna. Questo nel corso di guerre Uomo ti è stato insegnato ciò che è buono fratello missionario etniche o tribali, e ciò che richiede il Signore da te praticare la giustizia, la sapeva lunga perché avevano amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio sull’argomento. Il rifiutato una logisuo esempio è ca estranea al Vangelo di Cristo. Alcuni hanno cono- molto importante perché ci aiuta a sciuto la morte perché, sul modello del riflettere su noi stessi e sulla nostra Buon Pastore, hanno voluto restare con vita spirituale, su quanto nella nostra i loro fedeli, nonostante le minacce. In quotidianità sappiamo testimoniare ogni continente e lungo l’intero Nove- Cristo e il suo amore in maniera concento c’è stato chi ha preferito farsi creta. Guardare a noi stessi non deve uccidere, piuttosto che venir meno alla essere però motivo di tristezza ma al contrario motivo di gioia, perché il propria missione»3. La Chiesa cattolica «per sua natura è passo decisivo verso la crescita è commissionaria, in quanto essa trae origine prendere di essere miseri e peccatori e dalla missione del Figlio e dalla missio- fare il buon proposito di impegnarsi ad ne dello Spirito Santo»4, «essa esiste per essere migliori, e desiderare di crescere evangelizzare»5. L‘annuncio della parola spiritualmente e amare di più. d’amore che salva è una richiesta espli- Testimoni in spirito e verità (Cfr. Gv cita di Gesù ai suoi, Egli è in prima per- 4,23). 1 sona missionario. Gesù chiede all’uomo È la seconda isola in ordine di grandezza di continuare a portare l’amore al delle Filippine. 2 I funerali del missionario si sono svolti il mondo intero perché gli uomini possa25 ottobre 2011 nella cattedrale di Kidapawan. no essere salvi, e questo comprende an3 Giovanni Paolo II, Omelia, 7 maggio 2000, che la libertà dall’oppressione del male n. 4. nelle sue diverse forme, è il mandato 4 Concilio Ecumenico Vaticano II, Ad Genpieno e chiaro di Cristo (Cfr. Mc 16,15- tes, 1965, n. 2. 5 18). Il Signore da subito mette in guarPaolo VI, Evangelii Nuntiandi, 1975, n. 14. 12

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L

Fuoco che trasforma

a cristallina fonte1. La fede come piÚ efficace mediazione per giungere all’unione con Dio: San Giovanni della Croce Nicoletta Zampogna

San Giovanni della Croce, uno dei massima dello sforzo dell’anima in piĂš grandi santi della tradizione carme- ricerca dell’unione perfetta con Dio. litana, non era uno scrittore di mestiere, non ha mai scritto in vista della La fede nel Cantico Spirituale: pubblicazione, nĂŠ ha mai visto stampa- le mistiche ferite d’amore Nel Cantico Spirituale, che potrebbe re una sola riga delle sue opere, ma quando guidato dallo Spirito scriveva, il essere visto come una libera versione in suo pensiero era rivolto a tutte quelle lingua spagnola del Cantico dei Cananime desiderose di trovare Dio e a tici in un’epoca in cui era proibito tradurre il testo della Bibcome poterle aiutare in bia in lingua volgare, vi questo importante perè una forte simbologia corso. Leggendo con in cui la “sposaâ€? (che attenzione i suoi scritti rappresenta l’anima) rinon è difficile accorgersi cerca lo “sposoâ€? (che che questo grande mirappresenta GesĂš Cristico, nella semplicitĂ sto), ed è angosciata per delle sue parole, ci ha averlo perso. In questa lasciato una ricca e pretormentata ricerca la ziosa ereditĂ nel farci fede diviene il mezzo pricapire che la fede è la vilegiato mediante il piĂš efficace mediazione quale amiamo Dio, pur per giungere all’unione senza comprenderlo. con Dio. L’autore descrive tre Tra i suoi scritti, quelSan Giovanni della Croce dipinto anonimo del XVI secolo forme di sofferenza proli che piĂš trattarono il cammino spirituale dell’anima verso vocate dall’amore per l’Amato, a seconDio e in Dio mediante la fede, sono i tre da delle tre forme di conoscenza che si trattati di teologia mistica: il Cantico possono avere di lui: la prima si chiama spirituale, la Notte oscura e la Salita del ferita. Ăˆ la piĂš superficiale e guarisce Monte Carmelo. Essi, insieme agli scrit- piĂš in fretta perchĂŠ nasce dalla conoti di santa Teresa d’Avila, sono conside- scenza di Dio che l’anima riceve dalle rati tra le piĂš importanti opere mistiche creature. Di questa ferita, che si può in lingua spagnola, ed hanno influenza- anche chiamare malattia, parla la spoto molti scrittori spirituali successivi, in sa del Cantico dei Cantici, quando dice: quanto rappresentano l’espressione ÂŤIo vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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perché in realtà non esise trovate il mio Diletto, ste altro mezzo per arriditegli che sono malata vare alla vera unione con d’amore!» (Ct 5,8). Per Dio, una fede che questo figlie di Gerusalemme grande mistico definisce s’intende, appunto, le “fonte cristallina” anzitutcreature. La fede nella notte oscura to perché è di Cristo suo La seconda forma di Sposo, poi perché ha le sofferenza si chiama piaga: penetra nell’anima più della feri- proprietà del cristallo (pura nella verità, ta e per questo dura di più e causa forte e luminosa, limpida da errori e da maggior dolore. Questa piaga si forma forme naturali), inoltre da essa scaturinell’anima attraverso la conoscenza scono per l’anima le acque di tutti i beni delle opere dell’incarnazione del Verbo e spirituali2. i misteri della fede. Sono queste le opere maggiori di Dio le quali, rispetto La fede nella Notte Oscura: La Notte oscura, narra il viaggio delalle creature, racchiudono in sé un amore più grande e, come tali, produ- l’anima dalla propria sede corporea cono nell’anima un effetto più profondo verso l’unione con Dio. Esso avviene d’amore. La loro qualità è tale che, se la durante la “notte”, che rappresenta le prima forma è come una ferita, questa “avversità” e gli “ostacoli” che ella seconda è come una piaga aperta, che incontra nello staccarsi dal “mondo dura a lungo. Parlando di essa, lo sposo sensibile” per raggiungere la “luce” deldel Cantico dei Cantici dice all’anima: l’unione con il Creatore. Vi sono diversi Tu mi hai piagato il cuore, sorella mia, gradi in questa notte: in un primo sposa, tu mi hai piagato il cuore, con un momento Dio introduce l’anima nella solo tuo sguardo, con un solo capello del notte dei sensi al fine di purificarli, tuo collo! (Ct 4,9). adattarli, assoggettarli e unirli allo spiLa terza forma di sofferenza per rito, immergendoli nelle tenebre e metamore è uguale al morire ed è come tendo fine ai loro ragionamenti. In avere una piaga incancrenita nell’ani- seguito, per purificare lo spirito e unirma. Divenuta tutta una piaga purulen- lo a sé, lo introduce nella notte spirita, l’anima vive morendo fino a quando tuale in modo che l’anima, anche se l’amore, uccidendola, la farà vivere non le sembra, ottiene così tanti vandella vita d’amore, trasformandola in taggi che ritiene sorte fortunata3 essere amore. Questo morire d’amore avviene sfuggita ai lacci e alla presa dei sensi nell’anima mediante un tocco di somma prima di tutto perché è una grande vitconoscenza della Divinità, questo tocco toria aver spento le passioni e gli affetti non è continuo né intenso, perché altri- che la inclinavano alle cose create anzimenti l’anima si separerebbe dal corpo, ché a Dio; in secondo luogo, perché ma è brevissimo. In questo modo sono pochissimi coloro che soffrono e l’anima è sempre sul punto di morire, e perseverano nel passare per questa tanto più muore d’amore quanto più si porta stretta e seguire la via angusta accorge di non morire. Questo si chia- che conduce alla vita (Cfr. Mt 7,14). È ma amore impaziente, lo stesso amore dunque attraverso questa seconda di cui si parla nella Genesi, dove la notte che l’anima avanza verso Dio, soScrittura dice che era tale il desiderio stenuta solo dalla fede, che è il mezzo che Rachele aveva di concepire, da dire con cui si unisce a Dio. al suo sposo Giacobbe: “Dammi dei figli, se no io muoio!” (Gn 6,8.9 Volg.). La fede nella Salita del monte Tuttavia ciò che può colmare questo Carmelo: le tre notti desiderio d’amore risiede nella fede, Il terzo trattato è essenzialmente un 14

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inno all’amore: quello di Dio per l’anima e quello dell’anima che incontra Dio, da Lui irresistibilmente attratta, si consuma fino al congiungimento con l’Amato. In questo itinerario, in cui la meta ambita è arrivare sulla vetta all’unione con Dio, l’anima passa attraverso un progressivo denudamento in cui tutto e nulla, luci e tenebre, aridità e desiderio, sono gli atteggiamenti interiori ricorrenti4. Anche in quest’opera ricorre la simbologia della notte, descritta attraverso tre dimensioni che «ci permettono di comprendere ciò che ogni anima, che vuole salire questo “monte”, deve compiere per fare di sé un altare sul quale offrire a Dio un sacrificio di amore puro, di lode e di profonda adorazione»5. La prima notte (quella dei sensi), corrisponde al calar delle tenebre, quando non si ha più la percezione delle cose circostanti ciò vuol dire che si devono respingere tutti gli dei stranieri, cioè tutti gli affetti e gli attaccamenti estranei a Dio. La seconda notte (quella della fede), può essere paragonata alla mezzanotte, quando l’oscurità è profonda. Questa notte rappresenta la purificazione, dalle scorie lasciate in essa dagli appetiti suddetti, mortificandoli e pentendosene abitualmente: questo diventa possibile per mezzo della fede. La terza notte (che è Dio), corrisponde all’alba che precede la luce del giorno e consiste nel cambiare gli abiti, i costumi. «Una volta adempiute le prime due condizioni, sarà Dio stesso a sostituirli con “abiti” nuovi. Egli, infatti, infonderà nell’anima un nuovo modo di conoscerlo e di amarlo, com’egli è in se stesso, facendole accantonare il modo di comprendere dell’uomo vecchio, dopo aver liberato la volontà da tutti gli antichi affetti e seduzioni umane. Egli, inoltre, stabilirà l’anima in nuove conoscenze, perché ormai sono state bandite tutte le altre e con esse, i ricordi del passato. Metterà fine a tutto ciò che appartiene GENNAIO / FEBBRAIO 2012

all’uomo vecchio, cioè le sue capacità naturali, e la rivestirà, secondo le sue potenze, di nuove attitudini soprannaturali. Così il modo di operare dell’anima non sarà più umano, ma divino. Ecco ciò che si raggiunge nello stato di unione. Ivi l’anima serve solo da altare, dove Dio viene adorato in pura lode e amore e dove egli abita solo. Per questo motivo Dio aveva ingiunto che l’altare sul quale dovevano essergli offerti i sacrifici fosse vuoto all’interno (cfr. Es 27,8). Egli voleva far capire all’anima che la vuole libera da tutte le cose create, per essere degno altare di sua Maestà. Egli non permetteva mai che su quell’altare bruciasse un fuoco illegittimo né che vi mancasse quello sacro (cfr. Lv 6,1213). Perciò, quando Nadab e Abiu, figli del sommo sacerdote Aronne, offrirono un Monte Carmelo fuoco illegittimo, il Signore, irritato, li colpì a morte proprio lì, davanti all’altare (cfr. Lv 10,1-2). Da tutto ciò possiamo comprendere che l’anima, per essere un altare degno di Dio, non deve trovarsi priva dell’amore di Dio, né tanto meno deve permettere che a questo si mescoli un amore profano»6. 1 S. Giovanni della Croce, Cantico spirituale (B), strofa 12, in S. Giovanni della Croce, a cura di L. Borriello (OCD). G. della Croce (OCD), Opere complete, San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2001, p. 568 2 Cfr. Ivi. 3 Cfr. S. Giovanni della Croce, Notte oscura, strofa 1, in S. Giovanni della Croce, a cura di L. Borriello (OCD). G. della Croce (OCD), op. cit., p. 409 4 Cfr. S. Giovanni della Croce, Salita del monte Carmelo, libro I, capitolo 13, paragrafo 11, in Ibid., p. 190 5 Ibid., libro I, capitolo 5, paragrafo 7, in Ibid., p. 168 6 Ivi.

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proposte di lettura

Annalisa Caputo

Essere laici oggi, Edizioni CVS, Roma, 2011

Il libro è il testo della relazione tenuta dalla proff.ssa Annalisa Caputo il 28 aprile 2011 all’apertura del III Convegno Ecclesiale Regionale Pugliese su “I laici nella Chiesa e nella società pugliese oggi”, arricchito con fittissime note di commentato e un apparato bibliografico enciclopedico che rivelano lo spessore e la serietà degli studi che sorreggevano l’insolita – e stilistica16

mente sorprendente – relazione che ha affascinato i 350 delegati delle 19 diocesi pugliesi convenuti a San Giovanni Rotondo. La relazione della Caputo, infatti, era articolata su suggestive immagini e musiche presentate in powerpoint che arrivavano al cuore oltre che alla mente. Il presente testo, ora, ci svela tutti i “congegni” che c’erano dietro le quinte della “rappresentazione teatrale”. Vengono citati i più significativi pensatori moderni, artisti e poeti, in un confronto serrato di opinioni e correnti filosofiche, criticamente e compitamente esposti alla luce della dottrina della Chiesa; il tutto filtrato dall’intelligente sensibilità di una donna, laica, credente. Un testo sul laicato decisamente diverso, che non finirà sugli scaffali polverosi degli ormai innumerevoli testi sul tema. I lettori vi troveranno innanzitutto una accattivante lezione ad ampio respiro in cui emerge tutto il dibattito attuale nella Chiesa italiana circa la vocazione e la missione dei laici, in un testo semplice e scorrevole. Ma anche un prezioso sussidio ampiamente documentato per approfondire ogni singola tematica nello studio personale e comunitario, nelle diverse coordinate: antropologiche, etiche, sociolo-

giche e teologiche. Le cinque parole del tema del convegno costituiscono l’ossatura di un percorso in cui temi quali Laicità, Società e Chiesa sono attraversati e saggiamente incastellati nel quadro spazio-temporale che fa da cornice: la Puglia di Oggi. Il volume si chiude con la presentazione di Maria quale modello laicale della Chiesa e con l’invito alla preghiera, in un’appendice contenente schemi di adorazione e lectio divina. SALVATORE SCHIRONE

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profili del carmelo

Il venerabile Miguel de la Fuente P. Mario Alfarano, O. Carm. Due carmelitani spagnoli, Balbino Velasco e Pablo Garrido, hanno portato alla ribalta, con i loro studi, una grande figura della spiritualitĂ carmelitana che con il tempo era caduta in oblio. Si tratta di Miguel de la Fuente, vissuto a cavallo tra il cinquecento e il seicento, in quel lasso di tempo che concludeva il cosiddetto secolo d’oro della spiritualitĂ spagnola, a motivo dei suoi eccellenti autori come Giovanni d’Avila, Ignazio di Loyola, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, per citare i maggiori, e apriva quel periodo di decadenza contrassegnato dalla ridondanza tipica del barocco. Chi si accosta a Miguel de la Fuente ha subito l’impressione non solo di trovarsi davanti a un santo, ma di avere a che fare con un personaggio attualissimo per la sua capacitĂ di saper tradurre la sua profonda vita contemplativa in un fecondissimo apostolato precorrendo su alcuni aspetti i passi della Chiesa e contribuendo, nello stesso tempo, allo sviluppo del laicato carmelitano. Il tempo della “gestazioneâ€? Abbiamo molte notizie sulla vita di fra’ Miguel grazie alle biografie scritte subito dopo la sua morte, avvenuta il 27 novembre 1625, e grazie alle numerose deposizioni rilasciate durante il processo di beatificazione che si concluse a Toledo giĂ nel 1635 e che, purtroppo, si arrestò alla fase diocesana. Ma la testimonianza piĂš preziosa ci è giunta attraverso il sermone che il nipote omonimo, anch’egli carmelitano, tenne ai funerali dello zio. La vita e l’opera di Miguel de la Fuente sono espressione di quel fervore religioso e di quel rinnovamento ecclesiale propri degli anni successivi al Concilio di Trento. Tra gli

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artefici di questa nuova stagione della Chiesa vi furono i gesuiti con il loro impulso culturale. Presso il loro prestigioso Collegio Imperiale di S. Isidoro, a Madrid, il giovane Miguel studiò grammatica e retorica. Qui si trasferĂŹ dal vicino paesino di Valdelaguna dove nacque il 2 marzo 1573 e dove frequentò la scuola popolare. A Madrid conobbe i carmelitani e scelse di entrare da loro, non solo seguendo l’esempio di suo fratello maggiore Juan, ma soprattutto perchĂŠ rimase attratto dalla loro semplicitĂ di vita, dalla preghiera e dal raccoglimento, dalla cura delle celebrazioni liturgiche e, in particolar modo, dalla devozione alla Vergine Maria. In molte comunitĂ della Castiglia si stava attuando una vera rinascita della vita carmelitana grazie alla riforma voluta dal priore generale, Giovan Battista Rossi, sulla base dei decreti di S. Pio V. Anche la casa di noviziato di Valdemoro seguiva la strettissima osservanza sotto la guida del priore p. Alonso, nelle cui mani Miguel fece la professione religiosa il 29 maggio 1594. Dopo il noviziato fu trasferito per gli studi di teologia al collegio di Salamanca, dove prima di lui abitò S. Giovanni della Croce. Durante questo tempo visse una sorta di smarrimento spirituale. Il nipote disse nella predica funebre che “si distolse per un certo periodo a causa di cattive compagnie cadendo in alcuni difetti e peccati, e non mi vergogno a dirlo perchĂŠ capisco che gli faccio piacere nel manifestarlo visto che prima di morire diceva che lo avrebbe reso pubblico nella piazza di Zocodoverâ€?. In realtĂ non sappiamo cosa sia effettivamente accaduto. Quello che è certo è che questo periodo raggiunse il culmine a Valladolid, dove fu inviato nel 1600 dopo gli studi. Miguel era giĂ sacerdote dal 1597 e qui si diede alla predi17


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cazione, ma questa si rivelò per lui un gran due casi di presunte estasi ed insegnamenfiasco. Quest’esperienza fallimentare fu ti spirituali di religiose ritenute sante, egli si vista da Miguel come un evento provviden- espresse negativamente. Alla scuola di S. ziale perché lo spinse a rivedere tutta la sua Teresa, era convinto che la preghiera non vita. Attraverso una preghiera più intensa, può essere sterile né solo speculativa né la solitudine della cella, e pratiche peniten- tantomeno emotiva, ma deve manifestarsi ziali, forse per alcuni aspetti eccessive, egli nelle opere ed essere sostenuta dalla mortiritrovò l’entusiasmo degli inizi. Dalla lettura ficazione e dalla penitenza. Miguel scrisse per il Terz’Ordine Cardei manuali filosofici e teologici passò alla melitano una Regola y modo de lettura dei Padri della Chiesa e vida che contribuì molto allo svidegli autori più rappresentativi luppo della fisionomia di questa della spiritualità cristiana. realtà. Basandosi sulla bolla Il cambiamento verificatosi in pontificia Dum attenta meditatioMiguel fu notato dai superiori ne di papa Sisto IV (1476), che attribuendolo alle Miguel aprì le porte del conseguenze psicologiche per Terz’Ordine non solo alle donne, l’insuccesso sperimentato, lo che fino a quel momento inviarono alla Moraleja, una picvivevano alla maniera dei frati, cola parrocchia di campagna ma anche agli uomini e ai coniudove egli poté dedicarsi alla soligati. Queste novità furono inseritudine e al raccoglimento e nello Miguel de la Fuente te nella legislazione che il priore stesso tempo all’apostolato. Dopo generale, Teodoro Straccio, diede pochi anni lo ritroviamo nel convento di Segovia con il compito di predicato- a tutto il Terz’Ordine. Miguel si adoperò anche nella creazione re e di maestro dei novizi, ma anche qui vi rimase poco più di un anno perché nel di congreghe del Carmine, ispirandosi alle 1609, con la divisione della sua provincia in congreghe mariane dei gesuiti, ma, a diffedue, Nuova Castiglia e Vecchia Castiglia, renza di questi, oltre alle congreghe per soli uomini, come era costume a quel tempo, ne passò definitivamente a Toledo. fondò anche per sole donne, anticipando così il permesso che diede papa Benedetto Un instancabile apostolo La permanenza a Segovia segnò XIV nel 1750. Le sue congreghe furono l’orientamento apostolico che Miguel diede numerose: alcuni testimoni parlano di 30 al resto dei suoi giorni passati a Toledo: la gruppi altri di 40. Le troviamo addirittura in predicazione, la fondazione di congreghe, e zone montuose e irraggiungibili dove era difl’accompagnamento spirituale non solo dei ficile garantire la presenza di un prete e, di novizi e dei giovani frati, ma anche delle re- conseguenza, l’insegnamento cristiano. Per ligiose e dei laici di ogni età e condizione queste congreghe scrisse delle Costituzioni sociale. Tra le religiose ritroviamo le carme- con le quali richiedeva ai laici una vita di litane scalze toledane, come la beata Maria preghiera e di impegno spirituale molto esidi Gesù, per anni al fianco di S. Teresa genti. La parte centrale, però, era destinata d’Avila, e Cristina della Croce, le quali de- alle opere di carità verso i più bisognosi. Miguel ebbe un’attenzione particolare nei porranno al suo processo di beatificazione; tra i laici, invece, le terziarie Inés di Gesù, confronti delle prostitute. Con molta audaritenuta la sua figlia spirituale prediletta, e cia si spese perché cambiassero condotta di Maria del Águila y Canales di cui fu scritta vita, provvedendo al loro sostentamento o procurando loro un onesto mestiere o, addiuna biografia. Miguel era apprezzato come “gran mae- rittura, inducendo alcune, attratte dalla sua stro spirituale”, dotato del dono del discer- santità, ad abbracciare la vita religiosa. Per il suo incredibile apostolato Miguel de nimento, prezioso in un’epoca in cui i fenomeni estatici abbondavano. Consultato su la Fuente fu chiamato dal nipote, nel ser18

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La tua bellezza sia la mia iovani e fede

Floriana Grassi

ÂŤOsate cambiare, cercate nuove stra- fiducioso che sia quella giusta. Strumento fertile di riflessione, a tal de!Âť Giunge un tempo in cui ciò che proposito, è la lettera “Cerca e troveraiâ€? abbiamo costruito fino al momento pre- che l’Arcivescovo di Bari-Bitonto Fransente non è piĂš sufficiente a dare senso cesco Cacucci rivolge alla Chiesa locale, al nostro vivere. Un tempo in cui le in occasione del IV centenario del risposte che diamo alle nostre nuove Seminario diocesano. Citando T. S. domande suonano vecchie, ormai sto- Eliot, il quale in una sua poesia paranate, perchĂŠ noi stiamo diventando nuovi e percepiamo l’inquietudine del rinnovamento. Sentiamo il bisogno di ricercare qualcosa di diverso, anche se non sappiamo bene cosa. ÂŤE nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherĂ gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!Âť (Mc 2,22) Nel noto film “L’attimo fuggenteâ€? il professor Keating rivolgendosi ai suoi studenti dice: ÂŤFiglioli dovete combattere per trovare la Figlioli dovete combattere per trovare la vostra voce, piĂš tardi cominciate a farlo piĂš grosso è il rischio di non trovarla affatto vostra voce, piĂš tardi cominciate a farlo piĂš grosso è il rischio di non trovarla affatto. gona il viaggio dei Magi a quello della Thoreau dice: ‘molti uomini hanno vita vita umana, scrive che ÂŤin quel viaggio di quieta disperazione’, non vi rasse- vi scopriamo riflessa l’immagine della gnate a questo, ribellatevi! Non affoga- nostra inquietudine: il cercare, il muotevi nella pigrizia mentale, guardatevi versi per scoprire la gioia e la novitĂ di intorno. [‌] Osate cambiare, cercate cui il nostro cuore ha inevitabilmente nuove strade!Âť. Questo “combattere per bisogno. Ăˆ il pellegrinaggio della vita, trovareâ€? la nostra voce, esorta alla ricer- ma è anche il pellegrinaggio della fede. ca della nostra vocazione. Ognuno di [‌] Vivere la strada che ci porta ad noi ha un’idea piĂš o meno chiara essere consapevoli e felici significa viveriguardo i propri desideri, inclinazioni e re una scelta. [‌] Scegliere ci porterĂ risorse e su questa base cerca di sce- ad “una morteâ€?, ma anche e soprattutgliere una strada e si mette in cammino to ad “una nascitaâ€?. La nascita, forse, GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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meglio nell’umaper la prima nità. Si può arrivolta a noi stesvare ad aver si. La chiamata fiducia nella della Vita alla famiglia, negli vita: vocazione. amici che si con‘È anche il pellesiderano veri, grinaggio della nel fidanzato; fede’ perché per nelle persone, scegliere e moricioè, che si re e nascere a crede di cononoi stessi abbiascere. In più, i mo bisogno di fatti di cronaca fede: perché chi Mons. Cacucci in visita alla scuola media statale Dante Alighieri che inondano i vuole salvare la a Modugno (Bari) giornali ci indupropria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita cono a credere di dover intimamente per causa mia e del Vangelo, la salverà diffidare anche delle persone vicine, ci insegnano a fidarci solo di noi stessi, a (Mc 8,35)»1. diffidare di tutto il resto. Quanta angoFede in Dio, nell’uomo, nella vita, scia c’è in questa sostanziale negazione della libertà dell’esistere, dell’ uscir nell’amore Vorrei poter trovare un diverso inca- fuori noi stessi per incontrare l’altro. Ci stro di parole per esprimere più o meno si sente soli, privi di relazioni e quindi bene la fede di noi giovani. Cristiani e di legami d’amore; figuriamoci se non. Bisognerebbe ascoltare molti e proiettati ‘fino alla fine’. Può sembrare diversi giovani per capire la visione di una visione pessimistica per occhi crifede o in chi e in cosa abbiamo fiducia. stiani e certamente un po’ lo è, ma si A me vengono in mente queste ‘solite’ tratta di un sottofondo che esiste nel parole per rappresentare la fede: «li amò pensiero comune. sino alla fine» (Gv 13,1). Già la parola amore può apparire inesplicabile e così La verità ci farà liberi! Quanta fiducia Lui ripone in noi. La anche la fine in cui si preferisce evitare di proiettarsi. Gesù Cristo ci ha amati tradiamo così spesso che non possiamo fino alla fine della sua vita mortale, poi aspettarci di più gli uni dagli altri. Ma è risorto per continuare a farlo all’in- diventiamo per un attimo sognatori e finito. La mia fede è che possiamo fare pensiamo a come sarebbe bello parlare con gli altri così come parliamo con Dio. altrettanto. Nella nostra parrocchia Santa Con la stessa apertura e certezza che Maria delle Vittorie si sta discutendo non saremo traditi, che siamo ascoltati sul documento “Educare alla vita e compresi, corretti con verità e amore buona del Vangelo” nel gruppo giovani. e mai presi in giro anche se diciamo Una volta ci è stato domandato se ab- sciocchezze. Potremo avere fede nell’uobiamo fede nella vita e nell’uomo. Ecco mo finché non avremo questa bella cerche forse la prima domanda da fare non tezza? No, perché la fede non ha certezè se abbiamo fede in Dio, ma se ze, altrimenti negherebbe se stessa. In l’abbiamo nella vita e nell’uomo. Do- virtù di questa incertezza il Maestro manda che si può porre a chiunque. La insegna a donarsi gratuitamente anche maggior parte ha risposto che può aver se si vien presi in giro e sputati in facfede nella vita, nelle proprie capacità di cia, insegna che il dono di sé rende libebuona riuscita e nella Provvidenza che ri, che la verità ci farà liberi! Questa liqualcosa farà, ma non fede nell’uomo, o bertà possiamo percepire nella nostra 20

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vita quando ci confidiamo coi nostri amici, mostrando loro anche le più orride brutture del nostro essere. Questo è anche il senso del sacramento della confessione: mostrarsi a sé stessi nudi per sentirci più liberi. Di questo respiro noi giovani sentiamo il bisogno, sono essenziali gli amici proprio per questo. E forse di questo avrebbe bisogno ognuno.

È il desiderio che ci porta da Lui Ma è sicuro il nostro Dio che ne siamo capaci? Mi servo di queste parole di F. Dostoevskij prese dal dialogo tra Gesù Cristo e il grande inquisitore de “I Fratelli Karamazov” per descrivere ciò che spesso viene rimproverato a Dio, le responsabilità che questa libertà donataci comporta, questa libera scelta che è la fede e che fatichiamo a sopportare, come anche Gesù quando trascina le nostre croci per glorificare il suo amore per noi. «“Tu vuoi andare nel mondo, e ci vai con le mani vuote, con non so quale promessa di libertà, che quelli, nella loro semplicità e nella loro ingenita sregolatezza, non possono neppur concepire, e ne hanno timore e spavento giacche nulla mai fu per l’uomo e per la società umana più insopportabile della libertà! Ma vedi codeste pietre, per questo nudo e rovente deserto? Convertile in pani, e dietro a Te l’umanità correrà come un branco di pecore, dignitosa e obbediente, se anche in continua trepidazione che Tu ritragga la mano Tua e vengan sospesi loro i Tuoi pani”. Ma Tu non hai voluto privar l’uomo della libertà, e hai rifiutato la proposta: giacché, dove sarebbe la libertà (hai ragionato Tu), se il consenso fosse comperato col pane? […]. Sai Tu che passeranno i secoli e l’umanità proclamerà, per bocca della sua sapienza e della sua scienza, che le male azioni non esistono, e quindi non esiste peccato, ma ci sono affamati e basta? Prima sfamateli, e poi chiedete loro la virtù»2. Davanti al discorso del grande inquiGENNAIO / FEBBRAIO 2012

sitore, di cui questo è solo un estratto, Gesù risponde col silenzio e con un bacio. Gesù ascolta e ama, fino alla fine. Anche davanti alle accuse del sinedrio restava in silenzio, accettando la sua condanna anche se ingiusta: «E mentre i sommi sacerdoti e gli anziani lo accusavano, egli non rispondeva nulla» (Mt 27,12). Accetta anche le nostre condanne e ascolta tutto quello che abbiamo da dire, lode e bestemmia, Lui ci lascia crescere, ci lascia cercare, fare le nostre scoperte, maturare a poco a poco la nostra fede, ci lascia liberi a costo di essere rinnegato anche dai discepoli più fidati. Si comporta da vero fratello maggiore e vero Maestro. A volte il suo silenzio ci infastidisce, ma la sua grandezza ci affascina, ci innamora e ne siamo attratti perché anche noi ci sentiamo chiamati a questo. È il desiderio che ci porta da Lui e se oggi il suo messaggio di amore e di bene ci appare così perfetto da essere irraggiungibile è giusto così. Il desiderio infatti morirebbe se non fosse ostacolato! Ma a darci forza e senso, a rendere gioiosa la nostra vita nonostante il male che ci portiamo addosso è la presenza degli altri, senza i quali perderemmo noi stessi. Ecco che se il bene è il nostro desiderio, lontano quanto una stella, la fede è quella forza di volontà che continuamente ci scambiamo con le persone che insieme a noi si mettono in cammino. «Io sono in ricerca, non pretendo di fare affermazioni; ma tu, mio Dio, veglia sui miei passi e guidami»3. «Come devo cercarti, Signore? Quando cerco te, mio Dio, io cerco la felicità della vita. Ti cercherò finché vive l’anima mia»4. «Insegnami, o Padre, a cercarti»5. 1 Cfr. F. Cacucci, Cerca e troverai. Per un impegno educativo vocazionale, EDB, 2012. 2 F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamàzov, BUR, 2003. 3 S. Agostino, Le confessioni, Libro XI, 17.22 4 Ibid., Libro X, 20.29. 5 S. Agostino, Soliloqui, Libro I, 1.5.

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Insieme come fratelli

MESSAGGIO FINALE DELLA CONGREGAZIONE GENERALE

“Qualiter respondendum sit quaerentibus? ” Che cosa risponderemo a chi ci chiede?

A tutti i membri della Famiglia carmelitana: Pace e bene nel Signore. “Come dunque avete accolto Cristo Gesù, il Signore, in lui camminate, radicati e costruiti su di lui, saldi nella fede come vi è stato insegnato, sovrabbondando nel rendimento di grazie ” (Col 2, 6-7). Con queste parole dell’Apostolo S. Paolo, il Priore Generale, P. Fernando Millán Romeral, durante l’Eucarestia del primo giorno, ha inaugurato la Congregazione Generale del 2011 chiedendo a Dio la saggezza del Spirito Santo.

1. Dal 5 al 15 Settembre 2011 si è celebrata nel Mount Carmel Spiritual Center di Niagara Falls la Congregazione Generale dal titolo “Qualiter respondendum sit quaerentibus?” (che cosa risponderemo a chi ci chiede?). Queste sono anche le parole iniziali della cosiddetta “Rubrica prima” delle Costituzioni del 1281, le più antiche che abbiamo. Sicuramente Antica Regola Carmelitana questo documento può risalire, in un certo modo, al 1247, quando l’Ordine, venuto in Europa, adottò uno stile di vita mendicante. La Formula Vitae e la nostra Regola presentavano già un’ecclesiologia implicita. Anche la Rubrica prima, da un 22

Foto di gruppo dei partecipanti alla Congregazione

punto di vista ecclesiologico, era la risposta ufficiale a chi ci chiedeva sull’origine del nostro Ordine. La domanda di oggi, certamente, non vuole rispondere a come siamo nati e quali sono state le nostre origini, ma continua a sfidarci nel chiederci “chi siamo?”, “che facciamo qui?” (Cfr. 1 Re, 19, 10) e “perché facciamo ciò che facciamo nella Chiesa? ”.

2. Seguendo gli orientamenti del Consiglio Generale abbiamo affrontato la seconda parte della riflessione iniziata già nel Capitolo Generale del 2007: In obsequio Jesu Christi. Comunità oranti e profetiche in un mondo che cambia . La prima parte “Comunità oranti e profetiche” è stata trattata nel Consiglio delle Provincie (S. Felice del Benaco, 2009) e durante questi giorni, con un criterio fondamentalmente ecclesiologico, ci siamo soffermati sulla seconda

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parte “in un mondo mondo. Non dimentiche cambia”. Per chiamolo – ci ricorquesto, tre esperti – dano i nostri mistici da diverse prospetti–: è l’amore che dà ve – ci hanno aiutato valore alle nostre ad approfondire la opere e “ Dio guarda nostra identità carsolo all’amore col melitana: P. Richard quale fai ciò che fai ” Rohr OFM, come (S. Teresa di Gesù). Logo della Congregazione Generale 2011 religioso francescaLa vocazione del conno, ci ha presentato templativo è l’amore: alcuni spunti su ciò che la vita religiosa “amare e lasciarti amare” (S. Teresa di può offrire alla Chiesa e al mondo; la Lisieux ). Prof.ssa Marí a Dolores López Guzmán 4. Qual è lo specifico della vita reli– dal punto di vista di una donna laica giosa carmelitana? La vita religiosa in impegnata nella Chiesa – ci ha descrit- se stessa è già un riferimento che parla to la speranza della vita religiosa in dia- della bontà del Signore e, visibilmente, logo con gli altri stati di vita; e P. offre al mondo un messaggio chiaro: Michael Plattig, O.Carm., ha esposto “solo Dio basta” (S. Teresa di Gesù). alcuni spunti ed esempi pratici di ciò Non si deve fare nulla di speciale perche la nostra spiritualità carmelitana ché sia così, poiché “la dignità della può offrire alla Chiesa. vocazione religiosa ha un valore intrinseco all’interno della Chiesa, al di là di 3. In questi giorni abbiamo ricordato qualunque vincolo con un ministero o come nella nostra storia, e con l’avallo servizio” (Cfr. RIVC 112). La migliore della nostra tradizione spirituale, la icona della vita religiosa è la presenza contemplazione non è solo il cuore del stessa della persona consacrata. La vita carisma carmelitano, ma anche il consacrata, come afferma la LG 44, miglior dono, il tesoro nascosto, la perla invita noi carmelitani a vivere il nostro preziosa (Cfr. Mt. 13, 44 -46) che pos- atteggiamento contemplativo imitando siamo offrire al mondo ed alla Chiesa. “più da vicino” (pressius) quella forma di Si è contemplativi là dove l’amore si fa vita che il Figlio dell’uomo ha scelto attivo. La contemplazione è un proces- venendo al mondo . Il termine comparaso di trasformazione graduale dal falso tivo “pressius” tradotto nelle lingue io (l’uomo vecchio) all’io vero (l’uomo moderne come “più da vicino” perde nuovo) nascosto in Cristo (Cfr. Col. 3,3) l’intensità del termine latino. “Pressius” e realizzato in noi dallo Spirito Santo viene d al verbo latino “presso” che indifino a raggiungere l’unione con Dio nel- ca molto bene “pressare”, “premere”, l’amore (Cfr. RIVC 1). È l’amore che tra- “unire molto strettamente”. A partire da sforma le nostre opere, i nostri pensieri questa immagine la nostra consacrazioed i nostri sentimenti (Cfr. Cost. 17; ne ci “conforma” di più allo stile di vita RIVC 23): l’amore che procede da Dio e di Gesù di Nazareth. Sappiamo meglio l’amore col quale serviamo l’umanità. E’ chi siamo quando entriamo in dialogo l’amore che purifica i nostri pensieri, permanente con gli altri stati di vita sana le nostre ferite, che ci unisce ai ecclesiali, perché nessuna vocazione fratelli, ci solleva nelle sofferenze, nella Chiesa esaurisce la profondità del denuncia l’ingiustizia, apre strade d i mistero di Cristo. “Il Carmelo intende la riconciliazione… In definitiva, è l’amore vita secondo i consigli evangelici come il che cambia e trasforma il nostro modo più appropriato per camminare GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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verso la piena trasformazione in Cristo” “Ci saranno molti che cominceranno e (RIVC 7, 9,19c; 25) e “verso la libertà” non arriveranno mai a nulla. Credo che (RIVC 16). Per questo l’ esercizio dei questo avviene perché non si abbraccia consigli evangelici “più che una rinun- la croce fin dall’inizio” (S. Teresa di cia” o mezzo di perfezionismo morale “è Gesù). Il nostro motto “Zelo zelatus sum un mezzo per crescere nell’amore e per pro Domino Deo exercituum” non è un giungere alla pienezza di vita in Dio” grido trionfale del profeta Elia ma è (RIVC 25). Così ci convertiamo in un l’inizio di una “preghiera di lamento” nel dono per Dio (“in obsequio Jesu Christi quale il profeta riconosce la sua impovivere debeat”, Reg. 1) e per tutti, facen- tenza e mani festa la sua crisi e i suoi do della vita un impegno. dubbi avendo come suo interlocutore 5. La domanda che in questi giorni ci diretto Dio. Le nostre povertà e i nostri siamo posti non è tanto: che cosa noi limiti non dovrebbero essere considerasperiamo? Quanto piuttosto: che cosa ti come una disgrazia né un motivo di Dio spera da rassegnazione, noi? La nostra ma dovrebbero speranza e la costituire una nostra gioia si vera scuola di basa no su Gesù trasformazione Cristo, principio e di e fine di tutta la contemplazione. realtà. Il presenInoltre, riconote, anche se scere la nostra pieno di fatiche, debolezza è si può vivere con imprescindibile entusiasmo se è per conoscere orientato verso chi è Dio e per uno scopo e se lasciarci salvare questa meta è da Lui (cfr. 2Cor Mount Carmel Falls (Canada) Spiritual Center di Niagara tanto grande che 12,9). Il Dio giustifichi lo sforzo del cammino (cfr. della rivelazione, che si è manifestato Spes salvi 1). La speranza cristiana è potente nella creazione, si è voluto teologale. L’apostolo san Paolo ci ricor- manifestare debole e piccolo nella da che la comunità di Efeso era senza redenzione. E solo così è nostro speranza perché viveva in questo Redentore e nostra Speranza. mondo come “senza Di” (Ef 2,12). Arrivare a conoscere Dio, il Dio vero 6. L’esperienza di Dio vissuta in fra(cfr. 1Re 18), e a conoscere il Crocifisso ternità ci spinge a fare nostra “la mische è Risuscitato (cfr. Lc 24,5 -6): è qui sione di Cristo”: essere profeti di speche è radicata la nostra speranza. Tra ranza. Il vero contemplativo è portatore le cose da sperare, anche se all’inizio della luce di Cristo risuscitato in mezzo non ci è facile, c’è anche la croce del alle notti dell’umanità. Vi sono molti Signore. Solo se siamo amici della croce tipi di deserto in mezzo alla notte: il del Signore (cfr. F il 3,18-19) vivremo deserto della povertà e dell’abbandono, felici e potremo essere speranza per i il deserto della solitudine e dell’amore deboli. La causa principale che non ci infranto. C’è anche il deserto dell’oscufa crescere nella vita spirituale, come ci rità di Dio, quello del la dimenticanza ricordano i nostri santi, è che a volte della dignità dell’uomo. I deserti estesiamo nemici della croce del Signore: riori si moltiplicano nel mondo perché 24

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si sono allungate nostro stile di vita le notti dei deserti mendicante sono interiori. La lievito che feconda nostra missione la Chiesa e il non consiste nelnostro mondo, e ci l’aspettare passioffrono spunti di vamente, ma nelriflessione per la l’accelerare la nostra pastorale. venuta del Regno Siamo consapevoli di Dio (cfr. 2Pt di essere ricchi L'esperienza di Dio vissunta nella preghiera nella fraternità 3,12). Tutto ciò quanto a tradizioe nel discernimento che abbiamo ricene e a modelli teovuto dal nostro logici, però carisma carmelitano , dalla storia e abbiamo, forse, bisogno di rivitalizzare dalla spiritualità, per la stessa logica percorsi mistagogici che, in pratica, del dono, non ci appartiene perché servano a trasmettere agli altri la ricl’abbiamo ricevuto “per darlo”, e “darlo chezza del Carmelo e la bellezza di aver nello stesso modo come ci è stato dato” visto il Signore. Il carmelitano in mezzo (cfr. S. Giovanni del la Croce). Tutto ciò al mondo è a servizio della coltivazione ci è stato dato gratuitamente, in una del giardino di Dio, il Carmelo, creando misura ben pigiata, scossa e abbondan- luoghi sacri e spazi mistici dove Dio te (cfr. Lc 6,38). Benedetto XVI nel col- possa risplendere. La nostra pastorale loqui o avuto col nostro Priore ci deve portare a rifarci una serie di Generale, P. Fernando Millán Romeral, domande: nell’agosto del 2010 durante il La nostra predicazione rispetta e prePellegrinaggio della Speranza, a Castel- suppone la maturità dei fedeli? Ci limigandolfo, ci ricordava: “Voi Carmelitani tiamo a raccomandare ciò che devono o siete coloro che ci insegnano a pregare”. non devono fare? Qualunque apostolato e missione carIl lavoro per la giustizia e la pace scamelitana ci devono insegnare non a turisce veramente dal la nostra dimenmoltiplicare preghiere trasformando le sione contemplativa? Siamo politici o devozioni in superstizione e magia, o in profeti e uomini di Dio? semplice collezionismo, ma a pregare, Come sono le nostre celebrazioni vale a dire, a creare una relazione ma- eucaristiche? Sono solo un precetto tura con Dio e con gli altri. Le espres- della Chiesa e un momento per istruire sioni usate dai mistici per parlare della la gente? Sono un servizio che facciamo relazione con Dio sono per lo più di una a Dio o piuttosto un servizio che Dio fa freschezza e semplicità tali che, proprio al suo popolo? per questo, congiungono fortemente al Nell’accompagnamento spirituale cuore di Dio e alle cose essenziali della orientiamo le persone verso il perfeziovita. nismo morale o verso la libertà spirituale? 7. In questi giorni abbiamo ricordato Il carmelitano lavora senza approcome la pratica d i vivere alla presenza priarsi del risultato delle sue opere. di Dio (cfr. 1Re 17,1), il mistero di Deve diminuire perché Dio cresca (cfr. lasciare che Dio sia Dio, la riscoperta Gv 3,30). Illumina senza eclissare della spiritualità della cella, l’equilibrio l’azione di Dio, cosciente che se nella tra silenzio e parola, la solitudine, il missione sminuiamo Dio, sminuiamo “vacare Deo”, la “notte oscura” e il noi stessi. Non annunziamo al mondo GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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ll carmelitano lavora senza appropriarsi del risultato del suo lavoro

una spiritualità dell’efficacia, del risultato e della produttività, ma una spiritualità del la piccolezza evangelica, dove la nostra fiducia è sempre posta in Dio.

8. Il Beato Tito Brandsma in questo stesso posto, nel 1935, durante il suo giro nell’America del Nord (Washington, Chicago, New York, Allentown, ecc.) , rimase sorpreso davanti allo spettacolo delle cascate del Niagara. Scriveva nel suo diario: “Sto contemplando le impressionanti cascate del Niagara. Dall’alto le vedo scorrere … Ciò che più mi sorprende è la meravigliosa combinazione delle acque… Vedo Dio nell’opera delle sue mani e i segni del suo amore in ogni cosa visibile. Mi sento pervaso da una suprema gioia che è al di sopra di tutte le gioie”. Tuttavia P. Tito non ha ridotto la contemplazione a mero autocompiacimento privato e narcisista, ma si è sen-

tito solidale con gli uomini e le donne del suo tempo. Difatti nel suo famoso discorso per l’investitura a Rettore Magnifico dell’Università Cattolica di Nimega (17 ottobre 1932) si chiedeva: “Perché l’immagine di Dio si è oscurata fino al punto che a molti non dice nulla … Tra le molte domande che mi pongo nessuna mi preoccupa più dell’enigma del perché tante persone colte, orgogliose e tronfie per il progresso si allontanano da Dio”. Anche noi condividiamo i dubbi e le preoccupazioni degli uomini del nostro tempo. 9. Noi carmelitani salutiamo Maria, la Madre di Dio, come “Stella del mare”. La vita è come un viaggio nel mare della storia nel quale Maria ci indica la rotta. Santa Maria, madre della Speranza, insegna ci a credere, sperare e amare. Ave Mari s Stella, illuminaci e guidaci nel nostro cammino.

Uno dei gruppi di studio e discernimento

Oasi dei Trulli Martina Franca (TA)

Casa di accoglienza dei Carmelitani situata nella Valle d’Itria, dotata di 50 posti letto; ideale per ritiri, esercizi spirituali e campi scuola in autogestione.

Per informazioni: tel. 080.5424484 (Carmelitani di Bari) 26

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“UN SOLO CORPO E UN SOLO SPIRITO”

“Un solo corpo e un solo spirito, come stato l’incontro con i giovani e giovanisuna sola è la speranza alla quale siete simi della comunità, in cui abbiamo stati chiamati, quella della vostra voca- riscoperto il vescovo “padre” e “compazione; un solo Signore, una sola fede, un gno di viaggio”, capace di guardare al solo battesimo. Un solo Dio e Padre di mondo dei giovani dall’esterno, ma al tutti, che è al di sopra di tutti, opera per tempo stesso scevro dal desiderio di mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef giudicarlo. Egli si è infatti posto come “fratello”, condividendo con i giovani i 4,4-6). Con questo spirito di unità e fraterni- loro dubbi sul futuro, le loro perplessità si è da poco conclusa la visita pasto- tà sull’essere cristiani in un mondo che rale di Mons. Francesco Cacucci presso sembra remare loro contro e sulla la comunità di Santa Maria delle necessità di “non conformarci alla menVittorie in Bari, che ha chiamato a rac- talità di questo secolo, ma trasformarci rinnovando la nostra colta tutti i suoi fedeli mente” (Cfr. Rm 12,2). per vivere con pienezza Significativo è stato questa esperienza all’inl’invito del vescovo a essesegna della condivisione re giovani “impegnati” e del confronto. nella società come nella La visita, tenutasi dal comunità, capaci di tra19 al 23 ottobre, si è artismettere i valori della colata attraverso una Parola a chi ci circonda, serie di incontri dedicati rimanendo coerenti con alle diverse fasce d’età essa nelle scelte di vita di presenti nella nostra tutti i giorni. Abbiamo comunità e ha coinvolto scoperto che per cammitutti i componenti dei nare insieme è necessario gruppi di catechesi e di La parrocchia carmelitana come che ognuno di noi porga approfondimento della Famiglia di famiglie la mano tesa all’altro, Parola. In particolare, durante l’ultimo giorno di permanenza, donando “il suo talento” per la crescita il vescovo ha incontrato le famiglie e i comune e al tempo stesso attendendo ragazzi dell’iniziazione cristiana e ha con impazienza di riceverne un altro. Il presieduto la veglia missionaria, che si camminare insieme agli altri è ciò che è rivelata occasione di confronto e fa di una comunità una famiglia, procomunione anche con i fratelli apparte- prio per questo mons. Cacucci nella nenti a culture apparentemente lontane sua lettera ha definito la nostra comudalla nostra. Questo desiderio di aper- nità “Famiglia di famiglie”, in seguito tura e confronto è emerso anche duran- all’incontro tenutosi con i ragazzi e i te gli incontri, impostati non sul mero genitori dell’iniziazione cristiana. La visita si è conclusa con un invito indottrinamento ma, al contrario, sullo scambio di esperienze, opinioni, per- ad aprirsi con ogni membro della comuplessità. Ogni componente della comu- nità, eliminando le barriere di età, di nità ha aperto il suo cuore agli altri professione e delle differenze degli stili mettendo in comune le proprie espe- di vita, perché “in parrocchia ci si sente rienze di vita e le proprie domande ed una sola famiglia, se ci si conosce di più ha trovato infine, grazie alle parole del e si prova la gioia di collaborare nella vescovo, ma anche grazie agli interven- vita e nella missione della comunità”. ti degli altri partecipanti, risposta ai propri dubbi. Particolarmente denso è SONIA LISCO GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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TERZ’ORDINE CARMELITANO, GIORNATA DI APERTURA, ANNO PASTORALE 2011-2012

Il 23 ottobre 2011, i TOC della Provincia Napoletana, si sono riuniti per l’apertura dell’anno pastorale, in numero di circa 450 partecipanti. Al Getsemani di Paestum il delegato provinciale per il Terz’Ordine, p. Antonio Calvieri e la presidente Marisa Fotia hanno dato il benvenuto al relatore p. Pious Kandathil Pauolse, vice parroco della comunità di Caivano, con un augurio particolare al Provinciale, p. Enrico Ronzini, che non è potuto intervenire a causa di problemi di salute. La relazione esposta ha avuto come titolo: “Maria, in quest’epoca di cambiamenti. Modello e testimone di una nuova immagine di Dio e del suo Regno”. Egli ha presentato la Vergine di Nazaret come donna da imitare, come sorella, amica, madre e religiosa. Come sorella, lei aspetta, sorregge e guida. Come amica, capisce, conosce, dà nuova forza,

aiuta e sostiene. Come madre, dà la vita, protegge, offre rifugio. Come religiosa, prega, offre sacrifici. Dopo questa profonda relazione intercalata da storielle-simbolo dell’India, paese del relatore, essendo molto calda e serena la giornata, si è pregato con un’intensa Via Crucis all’esterno del santuario, fra il verde delle piante e il rosa dei ciclamini. Terminato il lauto pranzo, preparato dal giuseppino p. Lino, priore del santuario, si è celebrata l’Eucaristia all’eremo della Madonna del granato, a Capaccio, accolti con gioia da p. Domenico Fiore, carmelitano. Durante la Messa, si sono raccolte le offerte per le missioni carmelitane, per un ammontare di 1.086 euro, e al termine di essa, dopo i fraterni saluti, i membri delle varie comunità sono tornati ognuno nelle proprie case, carichi di nuove esperienze ed entusiasti per la bella giornata. RITA IRRERA

25° DI SACERDOZIO DI PADRE ENRICO RONZINI

Il primo ottobre 2011 Padre Enrico M. Ronzini, Priore Provinciale, ha festeggiato i suoi 25 anni di presbiterato. Tale ricorrenza, celebrata con l’Eucarestia in unione spirituale con tutta la provincia carmelitana, ha contribuito a sostenere l’impegno interiore e il rinnovamento del vivere il dono del sacerdozio ministeriale nella sequela di Cristo, buon pastore, per una più forte ed incisiva testimonianza evangelica nella missione a lui affidata sia di pastore che di priore. “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”, come usava dire il Santo Curato d’Ars”, ci permette di sottolineare l’immenso dono che i sacerdoti ordinati costituiscono non solo per la Chiesa, ma anche per la stessa umanità. P. Enrico ha offerto e continua ad offrire ai fedeli l’umile e quotidiana proposta delle parole e dei gesti di Cristo, aderenti a Lui con i pensieri, la volontà, i sentimenti e lo stile di tutta la propria esistenza. P. Enrico nel suo servizio quotidiano conserva la 28

semplicità del “sì” di Maria per servire Cristo affinché sia conosciuto attraverso la sua testimonianza al Vangelo. L’affetto, il pensiero, la grat i t u d i n e , l’amicizia, la simpatia che accompagnano sempre P. Enrico sono i segni tangibili della sua adesione al disegno di Dio sulla sua vita. 25 anni di sacerdozio p. Enrico 1-10-2011 La comunità tutta della Provincia Napoletana Gli augura, con l’aiuto della nostra Madre Maria, di continuare nella semplicità di cuore l’impegno verso la Chiesa ed il popolo di Dio. CARLO FASANO

VITA CARMELITANA - ANNO 74, N. 1


SEDICINA IN RICORDO DEL MIRACOLO MARIANO Santuario del Carmine di Palmi

Come sempre, anche quest’anno, la sedicina in preparazione alla memoria del miracolo che la Santa Vergine del Carmelo ha elargito ai palmesi il 16 novembre 1894, è stata caratterizzata da importanti momenti di preghiera. L’inizio della sedicina è stato preceduto dalla tradizionale “calata” della statua, che dalla sua nicchia sull’abside, grazie ad un movimento meccanico, scende davanti all’altare mentre tutta l’assemblea si unisce nella preghiera dell’Angelus intercalato dall’ascolto della Parola, meditazioni carmelitane e canti. Dal 31 ottobre al 15 novembre la comunità si è riunita nei giorni feriali: al mattino per le Lodi Mattutine, a mezzogiorno per l’Angelus, l’Ora Media e l’Ufficio delle Letture, la sera per i Vespri, che venerdì 4 sono stati preceduti dall’adorazione eucaristica, animata dal Terz’ordine per poi concludersi con la benedizione eucaristica. La recita del rosario ha preceduto le Messa vespertine e il primo giovedì del mese è stato meditato in tutti i suoi misteri e guidato dal Terz’Ordine Carmelitano. Incontri molto belli sono stati anche quelli serali, curati egregiamente da fra’ Francesco M. Ciaccia quali: la preghiera mariana su “la visitazione” durante la quale si è meditato sul mistero gaudioso a partire dalla Parola di Dio e dall’approfondimento di un autore carmelitano, intervallati da bellissimi filmati che ritraevano la visitazione della Madonna a Santa Elisabetta, e la Lectio Divina sulla Liturgia della Parola della domenica. I momenti cruciali di tutta la sedicina sono stati però quelli del triduo. Durante la messa vespertina di sabato 12 ci sono stati: l’ingresso al noviziato di due nuove consorelle (una delle quali di soli 17 anni), due professioni temporanee, due perpetue e il rinnovo delle promesse di tutto il Terz’Ordine, inoltre al termine GENNAIO / FEBBRAIO 2012

La ricostituita Congrega del Carmine

della celebrazione c’è stata la presentazione e la benedizione della piccola statua della Madonna del Carmine di palazzo Mezzatesta dopo l’intervento di restauro (ricollocata la mattina successiva nell’antica edicola votiva). La sera seguente, sempre durante la celebrazione eucaristica, ci sono stati invece numerosi nuovi ingressi nella congrega e il rinnovo dell’impegno di quanti già ne facevano parte. Lunedì 14 (festa di tutti i santi carmelitani), durante la messa delle 18, il Priore Provinciale, p. Enrico M. Ronzini ha conferito i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato a fra’ Francesco, la sera successiva (commemorazione di tutti i defunti carmelitani) invece la celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Giuseppe Demasi (Vicario Generale), è stata celebrata in suffragio di tutti i palmesi defunti e la stessa sera alle 20.30 c’è stata la veglia ma-riana di preghiera durante la quale, grazie all’aiuto di numerose testimonianze, abbiamo potuto rivivere il prodigioso evento e ringraziare ancora una volta la Santa Vergine del Carmelo per la grazia elargita su Palmi. Il giorno della commemorazione del miracolo è stato scandito dalla celebrazione di cinque messe: quattro al mattino ed una vespertina, la supplica alla Madonna del Carmine, la preghiera del rosario perpetuo guidato dal Terz’Ordine Carmelitano e la tradizionale processione e rievocazione storica con sosta sul luogo del miracolo e saluto di mons. Silvio Mesiti. NICOLETTA ZAMPOGNA

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LA MIA VOCAZIONE AL CARMELO

La sera del 12 novembre, durante la S. Messa vespertina, alla presenza di p. Enrico Ronzini, p. Carmelo Silvaggio, Marisa Fotia, e tutta l’assemblea, ho espresso la mia professione temporanea nel Terz’Ordine carmelitano di Palmi. Con tanta emozione ho indossato per la prima volta l’abito marrone, che io stessa ho confezionato, abito che contraddistingue i terziari della mia città, e con altrettanta emozione ho ricevuto lo scapolare. La notte della vigilia, ho stentato a prendere sonno: l’emozione e l’ansia, per quello che la sera dopo, grazie a Dio, avrei vissuto era La mia vocazione al Carmelo Liliana Cutrupi inginocchiata abbraccia la terziatanta. E come spesso mi capita, ria piu giovane della Provincia Nicoletta Zampogna quando non riesco a dormire, comincio a pensare: ho ripercorso tutte le tappe che mi hanno portato a bivo il vangelo con intense emozioni. Tornata a Palmi, a volte, le stesse senquella vigilia. Mi sono rivista ragazzina sazioni le vivo grazie a p. Carmelo. Ho iniche vedendo passare la processione della ziato a fare il cammino spirituale nel Madonna del Carmine, osservavo sfilare Carmelo, perché volevo conoscere di più quelle signore (oggi mie consorelle) che Dio. Ho conosciuto i carmelitani durante precedevano la statua della Vergine vestiun pellegrinaggio, mi è subito piaciuta la te con quell’abito marrone e l’immagine della Madonna sul petto (ancora non serenità e riservatezza della presidente sapevo che si chiamasse scapolare), pen- locale, oggi provinciale, Marisa Fotia e savo che quelle dovessero essere delle delle persone a lei più vicine. Così ho persone speciali e privilegiate e ricordo deciso che anch’io avrei fatto parte della che le guardavo con ammirazione e famiglia carmelitana. Ormai sono 5 anni rispetto. Quei pensieri poi, mi hanno che frequento il santuario e sempre più riportato a un brutto periodo della mia mi sento come a casa, in famiglia. Mi vita. Per diverse cause ho provato cosa auguro di continuare il cammino di fede significa soffrire. Gli anni della mia giovi- che ho intrapreso con la stessa gioia e lo nezza, che avrebbero dovuto essere i più stesso entusiasmo che sento oggi. Ho fatto voto a Dio di castità e obbebelli, sono stati, invece, anni di pura dienza, non è così facile nella vita di tutti disperazione. Non ne vedevo una via i giorni, le tentazioni sono tante, ma sono d’uscita: imploravo l’aiuto di Dio e della certa che l’aiuto che chiedo sempre a Dio Madonna delle Grazie, capivo che da sola e alla Beata Vergine del Carmelo, non mi non ce l’avrei mai fatta. Grazie a Dio le mancherà mai. Da qualche mese al mie preghiere sono arrivate in cielo. Per tanti anni, ho vissuto con la mia famiglia nostro santuario è arrivato un sole radioa Latina. Lì frequentavo una parrocchia so e gioioso nella persona di frate Frandove il parroco, don Mario, focolarino, cesco Ciaccia. Siamo tutti felici della sua aveva un particolare carisma nel procla- presenza, speriamo poterne godere a mare la Parola di Dio. Durante l’omelia lungo. sembrava che Dio mi parlasse e io assor-

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LILIANA CUTRUPI

VITA CARMELITANA - ANNO 74, N. 1


COMMISSIONE DI ANIMAZIONE DELLA PROVINCIA

“Libro della vita” con Lo scorso 11 nola possibilità per le vembre 2012 si è comunità vicine di riunita nella comuriunirsi in una nità di Bari la Comforma intercomunimissione di Anitaria per studiare e mazione della Proriflettere sul tema vincia, per discutere teresiano, inoltre il del tema scelto per TOC proporrà alla quest’anno che sarà: comunità un appro«Rilettura Dinamica fondimento su S. e spirituale delle Teresa. Opere di S. Teresa di Animazione Avila». pastorale: donare ai All’incontro hanno giovani il libro della partecipato: P. EnVita, in qualche rico Ronzini in qualicomunità organiztà di Priore zare un recital sul Provinciale, P. An“Libro della Vita” di tonio Calvieri per il S. Teresa, pensare di settore TOC, P. Ricrealizzare un filmino cardo Brandi per il Santa Teresa d’Avila su DVD e condivisettore giovani, P. Angelo De Florio per il settore pastora- derlo con le altre comunità. Inoltre le, P. Cosimo Pagliara per la formazione sarebbe auspicabile la realizzazione di permanente e il progetto culturale, Aldo una mostra itinerante sulla vita di S. Teresa ed infine inviare una lettera cirSemitaio per il settore TOC. La commissione ha accolto la propo- colare ai giovani a sfondo vocazionale. Animazione culturale: la proposta è sta di animazione della Provincia seguendo l’invito del Priore Generale, P. stata di realizzare in maggio o giugno Fernando Millán a prepararsi al cente- un incontro tra i Carmelitani (O.carm) e nario della nascita di S. Teresa di Gesù i Carmelitani (Ocd) sul “Libro della Vita” che sarà celebrato nel 2015. Per noi o su un tema teresiano, aperto alla DioCarmelitani tale evento va visto come cesi di Bari, ai Frati, agli operatori pa«un segno per il Carmelo del XXI°» e storali delle nostre comunità, al TOC «una magnifica occasione per avvicinar- ecc. Tale incontro potrebbe articolarsi ci nuovamente a Teresa, rileggere il suo in due giornate da tenersi in BARI, al messaggio (sempre ricco di ispirazione, fine di dare una visibilità ecclesiale a di suggestione, di vita e rinnovare la questa preparazione del Centenario: una prima giornata potrebbe aversi nostra vita religiosa carmelitana». Il Percorso scelto dalla Commissione nella nostra Comunità di S. Maria delle ci porterà alla rilettura di alcuni testi Vittorie e una seconda giornata nella della santa, per il 2011-2012 il “Libro Comunità parrocchiale di S. Maria del della vita”, per il 2012-2013 il “Cam- Carmelo (in via Napoli). Ulteriori suggerimenti: i membri mino di Perfezione”, per il 2013-2014 il della Commissione hanno suggerito di “Castello interiore” Nei vari ambiti i suggerimenti propo- allargare la partecipazione ad altri operatori pastorali impegnati nelle nostre sti sono stati i seguenti: Animazione comunitaria: dedicare comunità. un incontro mensile della Comunità al GENNAIO / FEBBRAIO 2012

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Le Comunità Carmelitane della Provincia Napoletana BARI – 70125 Curia Provinciale Corso Benedetto Croce, 180 tel/fax 080.5562741 vitacarmelitana@gmail.com

BARI – 70125 Parrocchia S. Maria delle Vittorie C.so B. Croce, 180 Conv. 080.5424484 - Parr. 080.5425149 smariavittorie@email.it

CAIVANO (NA) – 80023 Santuario S. Maria di Campiglione Via Campiglione, 58 - tel/fax 081.8354124 santuariocampiglione@libero.com CAPACCIO (SA) – 84047 Santuario Madonna del Granato Eremo Carmelitano – tel. 0828.723611 www.madonnadelgranato.it

SUORE FOGGIA – 71122 Discepole di S. Teresa del Bambin Gesú Scuola S. Maria del Carmine Via G.L. Radice, 5 – tel. 0881.636175

MONACHE

OSTUNI (BR) – 72017 Monastero S. Maria Maddalena di Firenze Contrada Campanile - tel/fax 0831.301293 www.carmelitaneostuni.it

FOGGIA – 71122 Parrocchia Maria SS. del Carmine Viale Primo Maggio, 37 tel/fax 0881.635444 parrocchiacarminefg@alice.it

MESAGNE (BR) – 72023 Basilica Santuario Vergine SS. del Carmelo P.le S. Michele Arcangelo, 3 Conv. 0831.776785 – Parr. 0831.771081 www.basilicacarminemesagne.it PALMI (RC) – 89015 Santuario S. Maria del Carmine Piazza del Carmine – tel/fax 0966.45851 http://digilander.libero.it/fraternita.palmi

TARANTO – 74123 Parrocchia SS. Crocifisso Via G. De Cesare, 37 - tel/fax 099.4521685 www.sscrocifisso.ilbello.com TORRE S. SUSANNA (BR) – 72028 Convento Maria Immacolata Piazza Convento, 3 - tel. 0831.746026 http://carmelotorre.beepworld.it/

sito della Provincia Napoletana: www.vitacarmelitana.org siti dell’Ordine Carmelitano: www.ocarm.org

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB BA

FRATI CARMELITANI


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