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Vitalpina Hotels S端dtirol Piazza della Parrocchia, 11 39100 Bolzano tel. 0471 999 980 fax 0471 999 995 info@vitalpina.info www.vitalpina.info
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Natura & Trekking Hotel Rainer *** s Vitalpina Hotel Waldhof **** Hotel Cristallo **** Hotel Bella Vista *** Hotel Drumlerhof **** Alpenwellness Hotel St. Veit **** Alpenhotel Rainell **** Berghotel & Residence Tirol **** Vitalpina Hotel Dosses ****
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Sporthotel & Residence Paradies **** Hotel Vernago al lago **** Alphotel Stocker ***s Hotel Lärchenhof **** Tauber’s Bio Vitalhotel **** Idillio Alpino Tratterhof **** Erlebnishotel Waltershof **** Hotel Schwarzschmied **** Wander Vital Hotel Magdalenahof ****
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19 Hotel Zirmerhof *** s 20 Hotel Golserhof ****s 21 Aktiv & Vitalhotel Taubers Unterwirt **** 22 Wellness Residence Schgaguler **** 23 Naturhotel Lüsnerhof **** 24 Alpin Panorama Hotel Hubertus **** s 25 Hotel Valserhof **** 26 Hotel Resort Tolder ****s 27 Hotel Icaro ***s
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Marica Hotel & Sport **** Vitalpina Hotel Passo Monte Croce **** Landhotel Sand **** Hotel Schönblick Belvedere ***s Hotel Pfösl **** Hotel Cyprianerhof ****s Bella Vista Hotel Emma ****s Vitalpina Wanderhotel Europa ****
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Una vacanza attiva nella natura Gli uomini delle montagne
Fantastiche vette dolomitiche e distese di ghiacciai eterni digradano verso alpeggi circondati da fitti boschi di conifere e boschi cedui, che a loro volta gradualmente lasciano il paesaggio a frutteti e vigneti. Solo l’8% della superficie dell’Alto Adige è antropizzato, ma tra queste valli il rapporto uomo-montagna è inciso nel DNA delle popolazioni che da sempre hanno imparato a convivere e rendere produttivo un territorio spesso impervio, a volte anche ostile; gli scoscesi pendii delle valli glaciali sono diventati, nel corso di infinite generazioni, pascoli e magnifici prati, che a volte paiono quasi giardini, “inventati” dall’ingegno umano che ha saputo costruire attrezzi, utensili e opere di irrigazione idonee a coltivare terreni verticali. Culture antiche
Quasi 800 castelli testimoniano tradizioni che si perdono nelle storie antiche delle genti di montagna; in Alto Adige, tre lingue – tedesco, italiano e ladino – testimoniano altrettante culture che mischiano insieme caratteristiche alpine e atmosfere mediterranee, in una fusione unica e irripetibile che ha dato vita ad una delle aree più affascinanti e caratteristiche dell’intero arco alpino, favorita da un ambiente con caratteristiche straordinarie per varietà e biodiversità. A esaltare le bellezze naturali di questo territorio è intervenuto l’uomo, che in quest’area ha sviluppato un eccellente sistema di aree protette nell’intento di conservare e promuovere non solo un ambiente montano straordinario, ma anche i segni di antiche tradizioni conta-
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dine che tra queste valli si sono sviluppate e hanno saputo conservare una genuinità culturale altrove quasi ovunque scomparsa. La rete dei Parchi
L’Alto Adige si distingue per il suo magnifico territorio, dominato dalle grandi montagne e da un sistema di parchi naturali che tutelano ampie zone, ognuna con caratteristiche particolari. Alpi di Sarentino - La strada che collega la Val Sarentino alla piana di Bolzano superando la gola impervia e spesso inondata
dalle piene del torrente Talvera fu tracciata solo nel 1852, e soltanto con la dinamite, nel 1935, si riuscì a collegare senza interruzioni Sarentino con il “resto del mondo”; fino ad allora l’altipiano, “nascosto” per secoli, si raggiungeva solo percorrendo ripide mulattiere che si inerpicavano sul fianco impervio dei monti che lo circondano. È stato questo isolamento a conservare l’integrità del paesaggio e delle culture locali, e i suoi territori di alta montagna, la sua economia contadina e i suoi costumi oggi costituiscono un pregio inestimabile
Estremo lembo orientale di quest’area affacciato sulla Valle Isarco, che da Bolzano sale verso il passo del Brennero, l’altipiano del Renon, in parte compreso nel Parco Naturale, è un altro gioiello naturalistico e culturale, che trova la sua espressione più eclatante nelle Piramidi di Terra; superando altezze di venti metri, sono ritenute le più interessanti formazioni geologiche di questo tipo in Europa. Parco Naturale del Gruppo di Tessa - È il più grande dei parchi altoatesini e comprende un territorio in gran parte selvaggio e di alta montagna, anche se è caratterizzato da ambienti naturali estremamente diversi tra loro. “Dalle vigne ai ghiacciai” e “dal ramarro allo stambecco” sono slogan che identificano solo in parte la grande varietà ambientale di questa zona estesa per oltre 33.000 ettari dai campi coltivati a frutteto che circondano i paesi venostani fino alle cime imponenti di ghiaccio e roccia che, superando oltre tremila metri di dislivello, dominano il versante settentrionale della Val Venosta. Alla creazione del parco nel 1976, particolare attenzione fu posta nel non imporre limitazioni all’utilizzo agricolo e forestale da parte dei contadini di montagna, considerando l’attività agraria tradizionale come fattore positivo e importante per il mantenimento delle principali caratteristiche ambientali al punto da non dover essere limitata da regole e misure di tutela. Il parco comprende tutto il crinale alpino
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caratterizzato dal confine italo-austriaco che da Merano arriva fino ai confini nord-occidentali dell’Alto Adige, delimitato dalla bassa Val Venosta, dalla Val Passiria e dalla Val Senales; fanno parte del parco, dominato dalla imponente mole di marmo candido della Palla Bianca - 3278 metri - anche i crinali dell’Ötztal e una piccola parte delle Alpi dello Stubaital. Trenta bacini lacustri punteggiano il territorio del Gruppo di Tessa e il luogo più suggestivo è sicuramente la zona dove, in contatto uno con l’altro tra i 2157 e 2589 metri di quota, brillano i Laghi di Sopranes. Fin dai tempi di Ötzi, l’Uomo del Similaun, questi territori selvaggi di alta quota sono stati importanti punti di passaggio negli spostamenti umani dalle vallate meridionali, abitate già in epoca precristiana, a quelle austriache, e ancora oggi in tutto il territorio del parco viene praticata un’economia di alpeggio che ha “plasmato” il paesaggio; non a caso, in Val Senales e dintorni si trovano i masi abitati stabilmente più alti, oltre i duemila metri di quota. Ai masi di Finale, a 1953 metri, si coltivano e producono i cereali più alti delle Alpi Orientali. Parco Nazionale dello Stelvio - Compie settanta anni questa straordinaria area protetta d’Italia, istituita nel 1935: 130.000 ettari di montagne, ghiacciai, valli ma anche centri abitati e masi isolati, aree selvagge e stazioni per gli sport www.vitalpina.info
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invernali. È uno dei quattro parchi storici d’Italia; in anni recenti l’area, confinando con il parco trentino AdamelloBrenta a sud e con il parco svizzero dell’Engadina a nord, è divenuta il più grande territorio protetto delle Alpi con una superficie complessiva di oltre 260.000 ettari di straordinarietà paesaggistiche e ambientali: l’autentico cuore naturale d’Europa. La parte altoatesina dominata dalla mole dei massicci alpini dell’Ortles, del Cevedale, del Gran Zebrù, occupa oggi il 40% del parco, comprendendo diversi ecosistemi che dai 600 metri del fondovalle venostano coltivato a frutteti arrivano ai ghiacci delle cime più alte, che sfiorano i 4000 metri; un autentico paradiso naturalistico dove il gipeto, uno dei più grandi rapaci del pianeta, è tornato da qualche anno a nidificare. Parco Naturale Vedrette di Ries/Aurina Nel territorio del Parco, situato nella parte nord-orientale dell’Alto Adige, si trovano i comuni di Campo Tures, Gais, Perca, Rasun - Anterselva, Valle Aurina e Predoi. Tra i parchi naturali altoatesini è quello che presenta il maggior numero di ghiacciai, anche se quelli degni di nota sono limitati ai soli versanti settentrionali. Il progressivo ritiro dei ghiacci eterni consente di osservare “dal vivo” esempi significativi della geomorfologia glaciale, come ad esempio i diversi tipi di morene, i massi erratici, i laghi glaciali e l’attività erosiva delle acque.
Il Parco Naturale Vedrette di Ries Aurina confina con il vicino Parco Nazionale degli Alti Tauri, che si estende nel Tirolo e nel Salisburghese. La creazione di un vasto complesso protetto transfrontaliero offre la possibilità di conservare vaste superfici di territorio ancora intatte. Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità Parlano da soli, con le loro scenografie che paiono uscite da un libro di fiabe, i Parchi Naturali dello Sciliar-Catinaccio, Puez-Odle, Monte Corno, Fanes-SenesBraies, Dolomiti di Sesto; coi loro profili di rocce verticali, guglie che graffiano il cielo, pareti imponenti che precipitano per centinaia di metri fino ai pascoli di alta quota, i panorami delle Dolomiti sono uno degli scenari naturali più affascinanti del pianeta, e non ci sono parole sufficienti a descriverli. Bisogna viverli! Montagna a 360°
Escursioni di ogni livello e difficoltà, trekking plurigiornalieri favoriti da una rete complessa e articolata di rifugi che offrono la miglior ospitalità altoatesina, magnifiche vie ferrate che consentono di vivere l’emozione dei grandi arrampicatori, e poi mountain bike, sci nei più bei comprensori del mondo e racchette da neve per scoprire la magia dell’inverno, passeggiate a cavallo, canoa e rafting su fiumi e torrenti ricchi di acque selvagge… tutto questo, e molto altro, per una vacanza attiva in Alto Adige/Südtirol.
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Itinerari Descrizione: dal passo Gardena (m 2121), ci muoviamo sul sentiero nr. 666 in direzione SudEst attraverso i pendii e le dorsali erbose fino alla val Setus. Arrivati, si scala la ferrata (ripida ma facile) fino al rifugio Cavazza al Pisciadù (m 2587; rifugio gestito, dal passo Gardena circa 1.30 ore). Saliamo ancora sul sentiero nr. 666 verso Sud, attraversando pendii posti in sicurezza con cavi di ferro e la conca della val de Tita, fino a raggiungere un altipiano. Avanzando a Sud oltrepassiamo una biforcazione e continuiamo sul vicino Coburger Weg (assicurato con una cavo d’acciaio) fino al rifugio Boé (m 2871). Sul sentiero roccioso nr. 627 si prosegue verso Sud-Ovest per circa 45 minuti fino al rifugio Forcella Pordoi (m 2829) e al passo Pordoi,
Salita al Piz Boè Località di partenza e arrivo Impianto di risalita del Vallon, Corvara (m 1550) Difficoltà EE Dislivello 620 metri Lunghezza del percorso 8 chilometri circa Tempo di percorrenza 4 ore
Un itinerario straordinario dal punto di vista paesaggistico che ci porta sulla più alta cima del gruppo del Sella, ma riservato ai più esperti. In inverno infatti alcuni tratti ancora innevati possono rendere più difficoltosa la risalita. È importante munirsi d'attrezzatura da montagna adatta alla situazione e tenere sotto controllo le condizioni meteorologiche: partire solo se queste sono buone. Descrizione: da Corvara (m 1550) dove si giunge con il bus escursionistico prendiamo l'impianto di risalita del Boè fino al rifugio Boè (m 2198), da dove proseguiamo in seggiovia fino al massiccio del Vallon (m 2537). Da qui ci incamminiamo fino al rifugio Franz Kostner (m 2541) e proseguiamo poi sul sentiero nr. 638 fino alla biforcazione del Lichtenfelserweg. Proseguiamo ancora sul sentiero restando sotto le imponenti rocce in direzione Sud fino a raggiungere una gola, alla cui destra si trova la Risa di Pigulerz, una
piccola grotta naturale. Risaliamo quindi questa sezione ciottolosa per raggiungere la piana che si trova al di sopra. Nelle vicinanze, verso Nord, si trova un piccolo lago ghiacciato. Da qui proseguiamo ad est sulle lastre di pietra verso il pendio roccioso, fino a raggiungere in breve la cima del Piz Boè con la Capanna Fassa, un piccolo rifugio con un grande ripetitore telefonico (m 3152, dal Vallonkar 2.30 ore). Da qui si gode di un’ottima vista sulle cime circostanti. Ritorniamo sui nostri passi seguendo lo stesso sentiero fino al punto di partenza.
Il Gruppo del Sella, le montagne dei ladini Località di partenza Passo Gardena (m 2121)
Località di arrivo Sas Pordoi (m 2950) Difficoltà EE Dislivello 829 metri Lunghezza del percorso 8 chilometri Tempo di percorrenza 4.30 ore
Una grande traversata che conduce fino a 3000 metri, con tratti molto esposti, nei quali è necessario utilizzare le via ferrata. Per questo l’escursione è indicata solo a scalatori esperti e con passo sicuro. Fate attenzione alle condizioni meteorologiche.
per giungere 20 minuti più tardi da Ovest al Sas Pordoi con la stazione a monte della funivia (m 2950, albergo). Con la funivia si scende fino al passo Pordoi e alla strada delle Dolomiti (m 2239). Da qui con autobus fino ad Ortisei. Cartine geografiche: Kompass, foglio 59 (gruppo del Sella).
Tra le leggende delle Dolomiti Località di partenza e arrivo Parcheggio Val Fiscalina (m 1454) Difficoltà EE
Dislivello 1158 metri Lunghezza del percorso 13 chilometri Tempo di percorrenza 7.30 ore
Un itinerario d’alta quota che unisce i rifugi Zsigmondy Comici e Locatelli, con panorama fantastico in particolare sulla parete nord del Picco Tre Signori. A metà strada il rifugio Plan di Cengia offre ristoro agli escursionisti. Il monte Paterno, che si incontra lungo il cammino, divenne famoso durante la prima guerra mondiale per l’impresa dell’eroe Sepp Innerkoflers. Descrizione: con l’autobus o l’auto raggiungiamo la valle Fiscalina e il posteggio del Dolomitenhof (m 1454 ). Da qui proseguiamo in piano fino al Cap Turistico (m 1548) e poi sul sentiero nr.102 / 103 nella val Sasso Vecchio fino alla biforcazione, dove prendiamo il sentiero nr. 103 fino al rifugio Zsiygmondy-Comici (m 2235; splendida vista su Cima Undici e Dodici). Continuiamo in leggera salita sul sentiero nr. 101 fino al Oberbachernjoch e poi a destra fino al rifugio Plan di Cengia (m 2528). Procediamo verso la forcella Pian di Cengia (m 2522) per scendere, prima ripidamente e poi nel piano verso Nord attraverso il tratto ghiaioso fino al rifugio Locatelli sul Oblinger Riedl (m 2438) dove si gode una splendida vista sulla Punta Tre Scarperi. Dalla baita si scende sul sentiero nr. 102 attraverso il romantico paesaggio della val Sasso Vecchio, cinta a sud dall’imponente Cima Uno, fino alla Cap Turistica nella valle Fiscalina. Cartine geografiche: Kompass, foglio 58 (Dolomiti di Sesto).
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Itinerari La foresta e il labirinto del Latemar Località di partenza e arrivo Lago di Carezza, parcheggio Difficoltà E Dislivello 400 metri Tempo di percorrenza 3.30 ore circa
Un bellissimo itinerario tra gli alberi: la foresta del Latemar è infatti considerata una delle più belle foreste di abete rosso delle Alpi Orientali, con esemplari maestosi e colonnari, noti per il cosiddetto “legno di risonanza”. La destinazione è il labirinto di passaggi creati dai massi giganteschi franati dal massiccio. Descrizione: proprio nei pressi del margine ovest del lago di Carezza troviamo una strada forestale numerata con segnavia nr. 11 che si addentra nella foresta puntando direttamente alle pareti del Latemar. La imbocchiamo e la percorriamo fino a giungere ad un bivio. Entrambe le strade che si aprono di fronte a noi conducono al Mitterleger: quella alla nostra destra vi arriva attraverso un percorso più lungo mentre quella alla nostra sinistra attraverso un percorso più breve ma più ripido, anche se non impossibile. Scelto uno dei due percorsi si giunge finalmente alla baita forestale del Mitterleger dove si trovano presto i cartelli segnavia nr. 20 che conducono al Labirinto. Oltrepassando alcune
quinte di larici entriamo nella grande frana che forma il Labirinto, attraverso il quale si scende verso una conca che all’inizio dell’estate ospita uno stagno. La segnaletica ci offre qui le due opzioni possibili: il ritorno al lago di Carezza o il proseguimento verso il passo di Costalunga.
La traversata del Sassolungo Località di partenza Rifugio Passo Sella (m 2180) Località di arrivo Santa Cristina Difficoltà EE Dislivello 1200 metri Lunghezza del percorso 12 chilometri Tempo di percorrenza 5.30 ore
L’itinerario si sviluppa solo in discesa e in piano, ma è davvero un’esperienza straordinaria, perché il tour alpino d’alta quota ci porta sulle elevate vette del gruppo del Sassolungo, da dove si possono ammirare la val Gardena e le Dolomiti in un’ottica diversa; un vero spettacolo della natura! Descrizione: prendiamo l’autobus che da Santa Cristina conduce al rifugio Passo Sella. Da qui risaliamo con la funivia verso il rifugio Toni-Demetz,
L’itinerario richiede passo sicuro ed esperienza in ambiente alpino, oltre ad un clima meteorologico adatto. L’escursione offre una visuale impareggiabile dei giganti della montagna che si ergono sul versante opposto: Ortlers, Gran Zebrù e il monte Zebrù. È probabilmente la più bella escursione che si possa fare da Solda. Descrizione: da Solda (m 1845) si risale dal versante est con la seggiovia, che giunge a Il Pulpito (m 2348). Da qui si prende il sentiero nr.12 in direzione Nord che, attraversando ripidi pendii (circa 1.30 ore) giunge al rifugio Serristori (m 2721, gestito da inizio luglio fino a metà settembre, nonché dal 20 febbraio al 20 aprile, letti e materassi).
Da qui si sale ripidamente su sentiero ghiaioso e roccioso (messo in sicurezza) in direzione Ovest fino al Dosso Bello di Dentro (m 3128; dal rifugio Serristori circa 1.30 ore). Scendiamo dunque dalla cresta sul sentiero nr.18 in direzione Sud-Ovest verso il Dosso Bello di Fuori (m 2908); rimanendo sul sentiero si continua a scendere attraverso le libere scarpate montane in direzione della malga dei Vitelli (m 2248) per prendere, sulla successiva strada commerciale, la via verso Sud fino a Solda (dal Dosso Bello di Dentro altre 2.30 ore). Cartine geografiche: Freytag & Berndt, foglio S2 (Val Venosta - Alpi del Ötztal meridionali); Kompass, foglio 52 (Val Venosta).
Panorami sull’Ortles Località di partenza e arrivo Solda (m 1845) Difficoltà EEA Dislivello 1283 metri Lunghezza del percorso 10 chilometri Tempo di percorrenza 5 ore
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posizionato accanto alla Forcella Sassolungo (m 2680). Scendiamo quindi (attenzione, è ripido, a volte c’è il pericolo di scivolare) fino al rifugio Vicenza (m 2250; baita gestita), dove ci godiamo il meritato pranzo. Sul Hüttenweg (traduzione via delle baite) si scende sul sentiero nr.527 in direzione Ovest sotto il versante nord del Sassopiatto fino a Piz da Uridl (m 2101) e la Murmeltier Hütte (m 2132; ristoro); da qui si scende dunque al rifugio Zallinger e infine alla Williams Hütte (m 2100). Con la seggiovia si prosegue in seguito fino a Saltiria (m 1675; alberghi). Sul largo sentiero nr.18 ci incamminiamo attraverso il Jendertal. Mentre camminiamo ci lasciamo incantare dal paesaggio fiabesco della valle, per raggiungere, dopo il villaggio di Soplases, nuovamente Santa Cristina (da Saltiria 2 ore). Cartine geografiche: Kompass, foglio 59 (gruppo del Sella).
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Itinerari Attraverso la Val di Fosse Località di partenza e arrivo Casera di Fuori (m 1693) Difficoltà EE Dislivello 1202 metri Lunghezza del percorso 20 chilometri Tempo di percorrenza 8 ore
L’itinerario è lungo ma non difficile, assolutamente affascinante per le meravigliosa visuali che offre. Attenzione all’equipaggiamento: è importante munirsi di attrezzatura da montagna adatta a rovesci e gelate. Descrizione: la nostra escursione inizia al maso Casera di Fuori nella val di Fosse, costruito nel XIII secolo con stile tradizionale. Da qui proseguiamo su un largo ma leggermente ripido sentiero per giungere prima a Casera di Mezzo (m 1954), poi a Rableid (m 2004) e infine al maso Gelato (m 2070). Queste malghe sono aperte solo d'estate. Dopo il maso Gelato si prosegue sul sentiero, inizialmente in modo pianeggiante e poi a tornanti, salendo alla vicina malga Cave di Vernago (m 2506, non più gestita). Qui un'insegna di bronzo ci ricorda che sono state trovate delle pietre focaie dei cacciatori dell'età della pietra. Alle Fosse e sul Gurgler Eisjoch (m 3152) invece, fino all'estate di po-
chi anni fa, si poteva assistere al passaggio delle mandrie di pecore verso la Börgurgl. Seguendo ancora l'itinerario principale raggiungiamo il passo Gelato (m 2895) con il suo bellissimo panorama e infine il rifugio Petrarca all'Altissima (m 2875), una baita in splendida posizione aperta solo d'estate. Dopo esserci riposati riprendiamo lo stesso sentiero per il ritorno. Cartine geografiche: Freytag & Berndt, foglio S 2 (Val Venosta - Alpi del Ötztal meridionali); Kompass, foglio 52 (Val Venosta)
Sulle tracce della mummia di Similaun Località di partenza e arrivo Vernago (m 1711) Difficoltà EE Dislivello 1500 metri Lunghezza del percorso 15 chilometri Tempo di percorrenza 8 - 9 ore
Nonostante l’ottima segnaletica e la messa in sicurezza dei luoghi più pericolosi, l’itinerario è da consigliare solo agli scalatori esperti. Equipaggiamento: capi che proteggono dal gelo, scarponi con suola antiscivolo. Descrizione: da Vernago (m 1711) raggiungiamo il
Salita al Rifugio Roma
Difficoltà EE Dislivello 840 metri Lunghezza del percorso 14 chilometri Tempo di percorrenza 7 ore
Località di partenza e arrivo Riva di Tures (m 1598)
Uno spettacolare sentiero alpino che circonda i pendii del Bachertales. L’itinerario offre splendidi
l’anno 1859 si evince che il sentiero, che in tempi antichi univa Madonna di Senales con Vent nell’Ötztal, si sviluppava proprio attraverso il luogo di ritrovamento della mummia. Il ritorno riprende il sentiero al contrario. Cartine geografiche: Kompass, foglio 52 (Val Venosta).
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Maso Tisa (m 1814.) all’entrata dell’omonima valle. Seguiamo quindi il corso dello scrosciante torrente montano che affianca il sentiero nr 2. In breve giungiamo ad un’icona di S. Martino, il santo protettore delle mandrie, e a due costruzioni in pietra, probabilmente abitazioni di pastori: la prima viene chiamata “Labrinth” perché è costituita da una struttura a spirale. Proseguiamo su una ripida e ghiaiosa scalinatura scolpita nella roccia e giungiamo dunque al rifugio Similaun al Giogo Basso (m 3019) da dove godiamo di una splendida vista sul Similaun (m 3600) e i suoi ghiacciai. Dopo una breve sosta percorriamo per circa un’ora il roccioso crinale su un sentiero messo in sicurezza con corde, per arrivare al Giogo di Tisa (m 3210) con le sue alti piramidi di pietra, nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento della famosa mummia del Similaun. Da una lettera del-
scorci sulla valle di Riva di Tures, le cime delle Vedrette di Ries ed il gruppo del Dura. Sconsigliato a chi soffre di vertigini. Descrizione: da Riva di Tures (m 1598) seguiamo la strada della valle dei Dossi per 1,5 chilometri verso l’interno fino ai parcheggi. Qui svoltiamo a destra per percorrere il sentiero nr 8A lungo la via d’accesso dei masi e attraversiamo il fiume Knuttenbach. Oltrepassiamo l’Ebnerhof, camminiamo nella penombra del bosco fino a giungere all’Unteren Kofleralm e, dopo un altro bosco, giungiamo ad un piano su cui si trova l’Oberen Kofleralm (m 2192, da Riva di Tures il percorso richiede 2 ore): da qui inizia la pianeggiante via d’alta montagna. Attraversando diversi alpeggi e malghe, si prosegue in direzione Est fino all’Ursprungsalm (m 2396) tra scroscianti torrenti. Dopo aver attraversato il fiumiciattolo proveniente dal ghiacciaio del Sasso Lungo, si giunge ad una dorsale rocciosa con estese lingue ghiacciate. Prendiamo l’Arthur-Hartdegen-Weg (segnaletica nr. 8). Aggiriamo i ripidi pendii rocciosi del Riesernock e raggiungiamo il maestoso anfiteatro roccioso sotto il Collalto. Attraversiamo le murene per arrivare al rifugio Roma (Hochgall Hütte, m 2276). Da qui prendiamo l’Hüttenweg (segnaletica nr. 1) attraverso il bosco, e continuiamo per un'altra ora e mezza nel fondovalle di Riva di Tures (m 1536). Cartine geografiche: Kompass, foglio 82 (Valli di Tures e Aurina).
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Emozioni a tavola Burro, formaggio &…
La zona delle malghe dell’Alto Adige, una striscia di territorio che nelle varie vallate si estende tra i 1.500 e i 2.000 metri d’altitudine, è un mondo del tutto particolare, dove leggende e storie si intrecciano e la vita segue i ritmi della natura. Sono ben 2.000 le mucche da latte che d’estate godono dei benefici dell’alpeggio. Il risultato sono ottimi formaggi di malga, che fino a settembre/ottobre gli escursionisti possono gustare direttamente negli alpeggi. Cucina d’autore in alta quota
Salendo oltre la zona delle malghe, si arriva all’alta montagna, il mondo delle vette, delle cime, dai 2.000 metri d’altitudine in su. Una superficie immensa di quasi 300.000 ettari, che corrisponde al 40% della superficie complessiva dell’Alto Adige stesso. È questo il regno dei rifugi di montagna. In Alto Adige ce ne sono quasi 100 (alcuni privati, altri di proprietà del CAI e dell’AVS) situati talvolta in luoghi che sembrano accessibili solo alle aquile e agli stambecchi. Eppure proprio in queste situazioni estreme, sono punti d’appoggio fondamentali per escursionisti e scalatori. Un’esperienza appagante, quando dopo ore di cammino, si arriva al rifugio e si possono gustare i piatti genuini, rustici e tradizionali che di norma vengono serviti, come i “Knödel”, i canederli, o il tipico piatto di patate arrostite con speck e uova all’occhio di bue. Alcuni rifugi propongono il “Südtiroler Schutzhüttenbrettl”, tipico tagliere di affettati altoatesino, solo con prodotti del marchio “Südtirol”. Si possono gustare lo speck Alto Adige IGP e il formaggio
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Stelvio DOP. Compreso nel prezzo è il fantastico panorama delle montagne altoatesine. Erbe aromatiche con marchio di qualità “Südtirol”
Devono crescere sopra ai 500 metri, secondo i metodi dell’agricoltura biologica o integrata e non intensiva (non più di 250 kg di piante fresche per 1.000 mq di superficie), vengono essiccate in appositi impianti che ne conservano i principi attivi, e questi sono solo alcuni dei criteri ai quali devono attenersi i coltivatori di piante officinali e aromatiche per poter apporre il marchio di qualità “Südtirol”
sui propri prodotti. Queste erbe dell’Alto Adige non vengono soltanto utilizzate per infusi e decotti, ma si trovano anche in alcuni dei trattamenti proposti dalle strutture ricettive specializzate. I vini delle “Terre Alte”, vini da oscar
Tra valli e montagne dell’Alto Adige dai tempi antichi la cultura dell’uva è parte integrante delle tradizioni locali. Un’attività spesso impegnativa, su terreni “difficili”, che offre però alcuni dei vini italiani più pregiati. Il vino è il miglior ambasciatore della zona dalla quale proviene. È la terra dalla quale trae nutrimento che lo
plasma e lo forma, e i vini dell’Alto Adige hanno nella loro anima l’essenza delle grandi vette, l’armonia dei ritmi valligiani, i colori di una natura che qui, molto più che in altre zone, è ancora padrona indiscussa del paesaggio. Tre vitigni autoctoni Lagrein, Gewürztraminer, Vernatsch e vini esclusivi quali Santa Maddalena, Sylvaner, Müller Thurgau, Gewürztraminer, Kerner, Ruländer, Veltliner, Pinot bianco, Chardonnay, Pinot grigio, Sauvignon, Riesling, Moscato giallo e rosa, Schiava, Pinot nero, Merlot, Cabernet, Malvasia... l’Alto Adige mantiene un primato nazionale difficilmente eguagliabile, con ben il 98% della superficie vitata coltivata con
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pregiati vini DOC. Le varietà che vengono coltivate sono scelte accuratamente in base al terreno, al clima e al luogo di coltivazione. Una tradizione ultra-millenaria è alla base del successo: risale, infatti, al 500 a.C. un vaso di terracotta contenente vinaccioli ritrovato a Bressanone. Profumi e atmosfere dell’Abbazia di Novacella
Dobbiamo risalire lontano nel tempo per cercare le origini dell’Abbazia di Novacella, gioiello architettonico medioevale che sorge nella parte settentrionale della conca di Bressanone, all’incrocio tra due importanti strade di collegamento, antiche vie di pellegrinaggio. Ad ovest la strada porta al Brennero e verso il Nord Europa, mentre a est dell’Abbazia la Val Pusteria si immette nella Valle Isarco. Qui il vescovo Hartmann nel 1142 fondò la struttura religiosa agostiniana, una “nova cella” per l’appunto. Attorno al complesso monastico da molti secoli crescono in ottima posizione soprattutto uve bianche, che nella rinomata cantina dell’Abbazia diventano vini eccellenti. Vitigni come Sylvaner, Müller Thurgau, Gewürztraminer, Kerner, Ruländer e Veltliner sono alcune delle varietà pregiate strettamente legate all’Abbazia, che grazie alle sue proprietà terriere e con la produzione di vini di qualità riesce a garantire il mantenimento delle varie attività sociali e culturali sviluppate al suo interno. www.vitalpina.info
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I vini della Valle Isarco
In questa valle, apparentemente impervia e fredda, troviamo vigneti solo sui pendii più ripidi e più soleggiati tra Campodazzo a sud e Novacella a nord. Questa zona vitivinicola non è solo la più settentrionale d´Italia, ma anche la più alta in assoluto, sviluppandosi tra 450 e 850 metri di quota. Non è impresa facile fare dell’ottimo vino in tali condizioni, eppure qui la viticoltura ha una lunga tradizione. L’esperienza secolare permette di produrre vini bianchi molto fruttati, freschi, ma al contempo ricchi ed anche di buona durata, sfruttando la terra ricca di minerali, il clima piuttosto secco, gli sbalzi notevoli di temperatura durante il giorno e la notte proprio nel periodo in cui maturano le uve. Merano, oasi “mediterranea”
La zona del Meranese, terra di castelli e ottimi vini, gode di un microclima con temperature particolarmente miti, insolite a queste latitudini, e precipitazioni regolari, ideale per lo sviluppo delle viti. Da non perdere in autunno la grande “Festa dell’uva” con carri allegorici ed una sfilata di bande musicali e gruppi folcloristici provenienti da tutto l’Alto Adige. Fino a 800 metri di altitudine si trovano coltivazioni di vino anche in Val Venosta, una produzione soprattutto di vini bianchi molto particolare, dovuta alla configurazione geomorfologica e a condizioni climatiche molto favorevoli.
Bolzano e il “Giardino del Sudtirolo”
Il capoluogo dell’Alto Adige è una delle poche città che all’interno del perimetro urbano conserva e custodisce gelosamente zone vitate di grande pregio e valore. Nella conca di Bolzano, e solo qui, crescono due vini autoctoni, il Lagrein e il Santa Maddalena. Il primo è un tipico vino di fondovalle, mentre il Santa Maddalena cresce soprattutto sulle colline omonime a nord di Bolzano. Ma la zona più famosa dell’Alto Adige per la
cultura della vite e del vino si trova a sud di Bolzano e arriva fino ai confini meridionali della provincia: da Appiano al lago di Caldaro e fino alla piana atesina tra Egna e Salorno è un infinito susseguirsi di suggestioni legate indissolubilmente all’arte vinicola. La “Strada del Vino”, lunga 35 chilometri, attraversa sette comuni, che producono quasi due terzi del vino di tutto l’Alto Adige: un concentrato di aziende agricole, cantine ed enoteche.
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Itinerari Il mistero delle buche di ghiaccio
Il fascino dei masi
Il sentiero delle malghe
Località di partenza e arrivo San Michele, Appiano (m 420) Difficoltà T Dislivello 200 metri Lunghezza del percorso 4 chilometri Tempo di percorrenza 2 ore
Località di partenza e arrivo Rifiano (m 500) Difficoltà E Dislivello 900 metri Lunghezza del percorso 10 chilometri circa Tempo di percorrenza 5 ore
Località di partenza e arrivo Wannser Hof (m 1410) Difficoltà E Dislivello 565 metri Lunghezza del percorso 9 chilometri Tempo di percorrenza 5 ore
Da San Michele si imbocca il sentiero ecologico (segnavia ST) che si snoda tra vigneti e frutteti e macchie di bosco termofilo. Raggiunto il ristoro Steinegger (m 614) ci si trova al margine della foresta ai piedi del monte Penegal, ricca di faggi e abeti, nonché numerose latifoglie di bassa quota, come castagni, roverelle, carpini. Una traversata in leggera discesa conduce verso le buche di ghiaccio (m 550), la cui peculiarità climatica è apprezzabile soprattutto nella stagione calda, quando si può nettamente avvertire la differenza di temperatura nelle conche. Alcuni cartelli spiegano le particolarità geologiche e botaniche di questo strano luogo. Con i sentieri nr. 15 e 17, si passa nei pressi di Castel Englar (m 500) e, riprendendo il sentiero ecologico, si ritorna a San Michele.
Questa facile escursione, anche se non corta, ci porta verso i due solitari insediamenti montani di Gaveis e Vernurio e verso le secolari vie, parzialmente pavimentate, che da tempo immemorabile costituiscono la via d’accesso verso la valle. Per questo motivo raccontano ancora oggi della vita e degli stenti dei contadini d’alta montagna. Descrizione: partendo da Rifiano, risaliamo un frutteto fino al Waalweg di Rifiano (il Waalweg è una via che segue un Waal, antico canale di irrigazione o fiumiciattolo). Da qui proseguiamo in direzione Caines sul sentiero nr. 21 A, che conduce attraverso il bosco su una salita mediamente ripida fino al villaggio di Gaveis; da Rifiano circa 2 ore. Continuiamo sull’Alta Via di Merano nr. 24, attraverso il bosco e i prati per circa 20 minuti fino al Walde-Hof a 1310 metri d’altezza. Da qui saliamo – passando accanto ad un maso – lungo il sentiero nr. 24 A, fin nel
Escursione mediamente difficile; non si consiglia la percorrenza dopo precipitazioni, poiché il rischio di poter scivolare è molto forte, anche se lo Jägersteig è stato messo in sicurezza! È preferibile dotarsi di completa attrezzatura da montagna, con tanto di protezione solare e capi impermeabili, scarpe da montagna alte, succhi di frutta o thè ed un binocolo per osservare i camosci. Descrizione: dal Wannser Hof (m 1410) si segue il ghiaioso sentiero nr. 12 in leggera salita fino alla solitaria Sailertal. Qui fioriscono le prime rose alpine. Dopo circa 20 minuti si prosegue a sinistra verso la seguente biforcazione da cui, varcando il fiume, si arriva all’idilliaca Seebergalm (ristoro). Giunti qui si prosegue fino al Seeberg-See (lago) per rilassarsi un attimo. Godetevi il silenzio in mezzo alle rose alpine e alle mucche pascolanti. Davanti a noi si erge la Cima del Lago. Da qui si
bosco e ai due Obersthöfen, i più alti masi del villaggio montano di Vernurio (m 1387, possibilità di ristoro). Da qui godiamo, come del resto in molti altri luoghi lungo l’itinerario, di una bellissima visuale che comprende l’arco dalla Val Passiria al Passo Giove, Merano e Lana, con sullo sfondo il monte Lucio e il monte Macaion. Ad est si vedono il picco Ivigno (m 2581), il Pulpito (m 2673), Hönigspitze (m 2695) e picco Cervina (m 2712). La
nostra discesa porta dal sentiero nr. 5, sul pittoresco Kirchsteig (sentiero delle chiese) e, attraverso i masi Hienderer e Rünster (m 1279), verso la chiesa di Vernurio situata più in basso (m 1100). Da qui si prosegue ancora sul sentiero nr.5 in una lunga discesa attraverso il bosco ed i prati, accanto al Bucherguthof fino al Rösslsteig ed il Köstenholz, per giungere infine al punto di partenza. Cartine geografiche: Kompass, foglio 53 (Merano)
prosegue in direzione nord oltre la dorsale del bosco verso lo Jägersteig (sentiero nr.14), il quale, più avanti, scende con molti scalini verso la Wannser Alm (m 1641), dove potrete gustarvi il buonissimo Graukäse (formaggio grigio) e il latte fresco delle mucche. Da qui si raggiunge, su una comoda strada, la pittoresca Moseralm (m 1865, ristoro), la quale si affaccia da una terrazza rocciosa sul Wannser Tal, con splendida vista sulla Valle di Valtina, il passo Giove e le Alpi dello Ötztal. Dalla malga, per tornare al punto di partenza, grazie ad un sentiero abbastanza accessibile, si raggiunge il Wannser Tal e poi, su un sentiero più largo, il Wannser Hof. Cartine geografiche: Kompass, foglio 53 (Merano).
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Itinerari Il sentiero delle Castagne Località di partenza Lago di Varna (m 687) Località di arrivo Castel Roncolo, (m 361) presso Bolzano Difficoltà E Dislivello 1271 1633 Lunghezza del percorso 58 chilometri Tempo di percorrenza 3 - 4 giorni, tempo complessivo 19 - 20 ore
chiesa di San Cirillo (m 827, 2 ore). Seguiamo ancora il sentiero nr. 2 fino al borgo di Pinzago, e dopo l’hotel Alpenrose proseguiamo sulla destra lungo la strada, poi per prati e campi fino ai masi Rittner, salendo poi al maso Saderhof e quindi, seguendo la strada asfaltata, al maso Gfaderhof presso l’abitato di Tecceling (m 920, 1 ora). Da qui il sentiero nr. 11 (bianco/blu e poi bianco/rosso) conduce fino al maso Wöhrmann, presso Velturno (m 890, 40 minuti). In falsopiano e poi in discesa si supera Velturno, costeggiando le chiesette di San Lorenzo e Sant’Antonio, seguendo il segnavia nr. 12 (rosso/bianco), attraverso castagneti e bosco misto, si arriva al maso Moar zu Viersch (m 863, 1.20 ore) e maso Huber. In discesa, superato il convento di Sabiona si raggiunge l’abitato di Chiusa.
Trekking plurigiornaliero che percorre la Valle Isarco lungo il Sentiero delle Castagne, da Bressanone a Bolzano, con possibilità di pernottamento in strutture ricettive lungo il percorso 1a tappa Lago di Varna – Chiusa Dal lago di Varna, il sentiero nr.1 (rosso/bianco) attraversa un magnifico castagneto fino a Varna; superato il paese, dalla chiesa parrocchiale si segue Via Salern fino al primo tornante, dove si imbocca il sentiero nr. 2 (rosso/bianco) in direzione Bressanone. Alla prima biforcazione, si segue a destra la via San Cirillo superando i masi Burgerhof e Oberebnerhof fino alla
2a tappa Chiusa – Rotwand A Chiusa, dopo il ponte Tinne si segue a destra la strada in leggera salita per Lazfons e dopo 600 metri si svolta a sinistra, dietro il maso Muttnerhof, seguendo il ripido sentiero nr. 3A (blu/bianco) superando le rovine di un altro maso, fino alla biforcazione che si imbocca a destra, sull’antico itinerario utilizzato dai minatori di Fundres. Dopo un caratteristico menhir di 3 metri si raggiunge maso Moar in Ums (m 1010, 1.30 ore). Da qui la strada asfaltata scende in direzione Villandro fino a Castel Gravetsch, poi il sentiero nr. 4 A ( blu/bianco), in saliscendi, ci permettere di raggiungere il paese (m 880, 0.45 ore), che attraversiamo sulla strada comunale scendendo poi al maso Unterheimerhof. Da qui un sentiero in discesa -
segnavia nr. 14 (blu/bianco) - conduce al paesino di San Maurizio (m 780, 0.15 ore). Raggiungiamo il rio Zargenbach (m 770, 25 minuti) sul sentiero nr.17 (blu/bianco), che continua in direzione Barbiano fino a incrociare la strada comunale; si segue l’asfalto superando i masi Palwitt fino alla zona sportiva, e da qui un sentiero segnalato (blu/bianco) supera un’abetaia fino al maso Kopp in Bach, dove il sentiero nr.3 (rosso/bianco) consente di raggiungere Barbiano (m 830, 1ora). Quindi, in ripida discesa, si tocca il fondovalle a Colma (m 485, 30 minuti). Dal centro del paese il sentiero nr. 8 (rosso/bianco) in continua salita riporta in quota fino a Rotwand (m 790, 1.20 ore). 3a tappa Rotwand – Auna di Sotto Il segnavia nr. 8, che poi diventa nr. 35 (blu/bianco) supera la chiesetta di San Verena, i masi Penzlhof e Braunhof fino all’albergo Zuner (m 805, 1.15 ore). Da qui un sentiero, non numerato (rosso/bianco),
oltrepassato maso Franknerhof conduce al fosso Finsterbach e in falsopiano al maso Rielingerhof (m 776, 2.10 ore). Superate le rovine di Castel Stein lungo la valle delle salamandre si sale fino ad Auna di Sotto (m 899, 1.20 ore). Da non mancare una visita alle straordinarie piramidi di terra. 4a tappa Auna di Sotto – Castel Roncolo Tutta in discesa, l’ultima tappa ci porta lungo il sentiero nr. 31 (blu/bianco) verso il pittoresco paesino di Signato (m 848, ore 1) e poi, seguendo prima il segnavia nr. 2 (blu/bianco), poi il nr. 23 (blu/bianco) e quindi il nr. 6 (rosso/bianco) si tuffa nella conca di Bolzano. Presso maso Ebnicherhof (m 832, 55 minuti) il sentiero nr. 2 (rosso/bianco) scende alla trattoria Peter Ploner e attraverso i vigneti fino all’hotel Hanny di San Pietro, poi ancora fino alla centrale elettrica da dove un’ultima, breve salita conduce al traguardo di Castel Roncolo (m 361, ore 1.30).
Al mulino Maleng Località di partenza e arrivo Telfen (m 1081, tra Siusi e Castelrotto) Difficoltà T Dislivello 250 metri Lunghezza del percorso 7 chilometri circa Tempo di percorrenza 3 - 4 ore
Non un’attrazione turistica, ma un vero mulino, fonte di sostentamento per una famiglia, importantissimo pezzo di storia di queste valli. Trattandosi di un maso, non esiste un servizio di ristoro presso il mulino, ma la squisitezza e la gentilezza del mugnaio saranno sufficienti per vivere un indimenticabile momento di storia contadina. Descrizione: da Telfen si segue inizialmente la strada asfaltata che porta agli ultimi masi della collina di Laranza. Appena raggiunto l’inizio della strada forestale in terra battuta, si incontra il segnavia nr. 5 che indica la discesa verso San Osvaldo e segue uno dei più antichi sentieri d’accesso all’altipiano dello Sciliar. Si entra nel bosco fitto di abeti rossi e pini silvestri e in breve ha inizio una ripida discesa su un antico lastricato sconnesso di porfido. Usciti dal bosco si costeggiano masi e campi e si ritorna su strada asfaltata. Subito dopo il maso Trock (m 897) si trova un piccolo segnavia che invita a lasciare la strada verso valle (svoltare a destra) attraverso un prato in direzione Pflegerhof, il maso delle erbe medicinali, nei pressi del quale si ammirano anche i suggestivi ruderi del castello Aichach (m 786). Presso il maso si ritorna nuovamente su strada asfaltata e la si segue fino quasi alla chiesetta di San Vigilio. Su una strada sterrata si raggiunge in breve il mulino (m 844) e subito dopo l’abitazione del mugnaio. Dal mulino si sale, con il sentiero nr. 7 A, verso Siusi attraverso lembi di bosco e prati. Da Siusi lungo la strada per Castelrotto si ritorna a Telfen.
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Itinerari L’altipiano delle mele Località di partenza Luson, Hotel Lßsnerhof (m 1160) Località di arrivo Novacella (m 595) Difficoltà E Dislivello 587 metri 306 metri Lunghezza del percorso 11 chilometri Tempo di percorrenza 5 - 6 ore
Dall’Hotel LĂźsnerhof (m 1160) ci muoviamo sul sentiero nr. 2 attraverso i prati fino al paese (m 972) per proseguire, accanto al bar Plaickner, sulla strada principale fino al primo tornante sulla sinistra. Si svolta ora a destra, si attraversa il soleggiato pendio ed i masi dello sparso insediamento di Masi e si prosegue sul sentiero nr. 1 verso il villaggio di Luson-Croce fino all’ultimo maso, il Niederst (m 821, ristoro). Da qui si scende su un buon sentiero attraverso i ripidi pendii boschivi fino alla Rienzschlucht (m 587), dove si supera un ponte, per proseguire oltre grazie al sentiero nr. 4 fino al MĂźllerhof e il paese di Naz (m 893) con il suo splendido altipiano (per le piantagioni di mele l’altipiano stesso viene chiamato in tedesco “Apfelplateauâ€?).
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Mela Alto Adige IGP Una perfetta simbiosi tra territorio e qualitĂ
Da questo luogo si scende leggermente in direzione ovest attraverso i vigneti fino all’albergo Pacher e al frequentatissimo monastero di Novacella (m 595) con la sua bellissima chiesa, il chiostro ed i rustici alberghi dei dintorni. Ăˆ possibile tornare al punto di partenza con la linea di autobus da Bressanone. Cartine geografiche: Kompass, foglio 56, Bressanone (attenzione, alcune vie e ponti nella Rienzschlucht a volte non appaiano su alcune cartine).
Lungo il “Waalâ€? fino a Castel Juval LocalitĂ di partenza Rattisio Vecchia, parcheggio Walchhof (m 844, Val Senales) LocalitĂ di arrivo Ciardes DifficoltĂ T Dislivello 83 metri 200 metri Tempo di percorrenza 2.30 ore
Dal parcheggio raggiungiamo, al terminare dei prati, il Waalweg di Senales che seguiamo sul sentiero nr. 3 quasi pianeggiante, lungo il versante destro della valle. Costruito per le esigenze del custode dei canali, consente di uscire dalla valle stes-
Golden Delicious Mela succosa e croccante, dal sapore fresco H GROFH PROWR DSSUH]]DWD ÀQ GDO 6XD caratteristica particolare è la faccetta rossa, WLSLFD GHOOH PHOH GL PRQWDJQD
,QGLFD]LRQH JHRJUDĂ€FD SURWHWWD il riconoscimento di una qualitĂ garantita.
sa. Dopo circa 1.30 ore di cammino si arriva in vista dei prati di Castel Juval, residenza estiva di Reinold Messner dal 1983, che raggiungiamo abbandonando il sentiero lungo il canale e iniziando a salire seguendo le numerose indicazioni per il castello. Ăˆ possibile visitare gli interni e l’importante collezione di oggetti artistici, per poi proseguire tra gli edifici del cortile, grazie ad un sentiero lastricato che conduce al ristoro Sonnenhof. Ritroviamo qui, il sentiero nr. 3 lungo il canale e lo seguiamo per raggiungere tra soleggiati pendii in direzione ovest, la cappella dedicata alla Madonna. Lasciamo nuovamente il canale dopo alcune centinaia di metri e scendiamo comodamente in un bel bosco di castagni fino a Ciardes. Cartine geografiche: Kompass, foglio 52, 72 (1:50000); 052 (1:40000); 051, 069 (1:35000)
Tutti coloro che le assaggiano sono d’accordo: OH 0HOH $OWR $GLJH ,*3 KDQQR XQ VDSRUH XQLFR Anche dall’Unione Europea le particolari caratteristiche di queste mele hanno ricevuto il massimo ULFRQRVFLPHQWR QHO EHQ TXDOLWj GL 0HOH Alto Adige IGP commercializzate con i marchi MarleneŽ e Val VenostaŽ sono state premiate FRQ LO SUHVWLJLRVR PDUFKLR GL TXDOLWj HXURSHD Š,*3ª Queste mele rientrano quindi nell’Indicazione *HRJUDÀFD 3URWHWWD FKH VLJQLÀFD RULJLQH JDUDQWLWD originalità nella coltivazione e massima qualità GHL SURGRWWL
Red Delicious 4XHVWD PXWD]LRQH GHOOD 'HOLFLRXV q QDWD QHO Di un rosso intenso, croccante, succosa, con un DURPD GROFH WLSLFR GHOOD YDULHWj Gala Incrocio neozelandese tra Kidd’s Orange e *ROGHQ 'HOLFLRXV FUHDWR QHO /D SROSD VXFFRVD H FURFFDQWH q GROFHPHQWH DURPDWLFD Fuji Incrocio tra Rall’s Janet e Delicious nato in GiapSRQH QHO +D XQD IRUPD OHJJHUPHQWH DOOXQgata e un elevato contenuto zuccherino che la rende aromatica, croccante e succosa
OD )26 $VVRFLD]LRQH GL SURPR]LRQH GHOOH DVWH IUXWWD LQ $OWR $GLJH ,O &RQVRU]LR 0HOD $OWR $GLJH XQLVFH FD D]LHQGH DJULFROH a gestione familiare che effettuano la coltivazione e la raccolta delle mele nel rispetto di antiche WUDGL]LRQL H GL VHYHUH QRUPH GL TXDOLWj 6X XQD VXSHUĂ€FLH FROWLYDWD WRWDOH GL HWWDUL YHQJRQR UDFFROWH RJQL DQQR EHQ WRQQHOODWH GL PHOH FKH UDSSUHVHQWDQR LO GHOOD SURGX]LRQH HXURSHD
www.vitalpina.info Da allora Golden Delicious, Red Delicious, Gala, :LQHVDS *UDQQ\ 6PLWK )XML %UDHEXUQ 0RUJHQduft, Jonagold, Elstar e Idared possono portare il marchio IGP che le protegge in tutta l’UnioQH (XURSHD GD LPLWD]LRQL
6SHWWD DO &RQVRU]LR FKH OH 0HOH $OWR $GLJH IGP conservino in maniera ottimale il loro sapore inconfondibile attraverso un sistema GL FRQWUROOR GHOO¡LQWHUD ÀOLHUD ² GDOO¡DOEHUR ÀQR DOOD ERUVD GHOOD VSHVD ,O PDUFKLR Š,*3ª garantisce a commercianti e consumatori di acquistare solo le mele migliori: qualità controllata, origine garantita ed un aroma, naturalmente, HFFHOOHQWH
/H 0HOH $OWR $GLJH ,*3 una perfetta simbiosi tra territorio e qualitĂ . &RQVRU]LR 0HOD $OWR $GLJH il garante del buon sapore.
Della qualità delle Mele Alto Adige IGP ci si può ÀGDUH /D JDUDQWLVFH GD VHPSUH LO &RQVRU]LR 0HOD Alto Adige, che rappresenta il VOG (Consorzio delle Cooperative Orto-frutticole dell’Alto AdiJH OD 9, 3 $VVRFLD]LRQH 3URGXWWRUL 2UWRIUXWWLFROL GHOOD 9DO 9HQRVWD OD )UXWWXQLRQ $VVRFLD]LRne del Commercio ortofrutticolo all’ingrosso) e
Nel cuore dell’Alto Adige, sul versante meridioQDOH GHOOH $OSL DG DOWLWXGLQL WUD H PHWUL F¡q XQ FOLPD LGHDOH SHU OD IUXWWLFROWXUD 4XL OH PHOH YHQJRQR YL]LDWH FRQ WDQWR VROH ² EHQ RUH DOO¡DQQR ,QROWUH O¡DOWHU QDQ]D WUD JLRUQDWH FDOGH e notti fresche aiuta a creare quell’aroma unico QHO VXR JHQHUH WLSLFR GHOOH 0HOH $OWR $GLJH ,*3
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Granny Smith 6HPHQ]DOH ULQYHQXWR FDVXDOPHQWH QHO Colore verde vivace, polpa fresca e succosa FRQ XQD GHOLFDWD DFLGLWj Morgenduft 0XWD]LRQH GHOOD 5RPH %HDXW\ QDWD QHO ha una polpa compatta e un sapore fresco, DJURGROFH
Braeburn &ROWLYDWD GDO SUHVHQWD VIXPDWXUH URVVR VFDUODWWR VX EXFFLD JLDOOD +D XQ VDSRUH DJURGROFH HG q SDUWLFRODUPHQWH FURFFDQWH H VXFFRVD Idared 1DWD QHO GD XQ LQFURFLR WUD -RQDWKDQ H :DJQHU +D XQ VDSRUH DJURGROFH SROSD ELDQFD H VXFFRVD FRORUH URVVR YLYDFH Jonagold 9DULDQWH QDWD QHO GD XQ LQFURFLR WUD *ROGHQ 'HOLFLRXV H -RQDWKDQ Ă‹ VXFFRVD GHFLVDPHQWH DURPDWLFD H DJURGROFH Elstar Incrocio tra Golden Delicious e Ingrid 0DULH +D XQD SROSD PROWR VXFFRVD FRQ XQD QRWD DJUR DURPDWLFD H XQD EXFFLD VRWWLOH Winesap 6HPHQ]DOH ULQYHQXWR FDVXDOPHQWH GD :LQWHU :LQHVDS QHO *LDOOD YHUGH con venature rosse e una polpa molto succosa che unisce una piacevole dolFH]]D DG XQD GHOLFDWD DFLGLWj
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Vivere bene made in “Südtirol”
L’Alto Adige, con oltre 250 strutture alberghiere ed extra-alberghiere dotate di beautyfarm, è da considerarsi leader del settore, anche secondo la Guida Rossa Michelin 2009: dei 314 hotel segnalati con centro attrezzato per il benessere e il relax 118 sono in Alto Adige (30 in Trentino e 166 nelle altre regioni)! Tradizione, territorio e tipicità sono elementi fondamentali per il mondo del benessere in Alto Adige. A questo si aggiunge un altro elemento che nell’industria alimentare è legge: la tracciabilità. Il benessere in Alto Adige è dunque tutto all’insegna dei prodotti tipici del territorio, legati alla stagionalità, autentici e genuini, e con la possibilità di ripercorrere l’intera filiera dall’origine. Un prodotto per ogni mese e tracciabilità garantita in Alto Adige
Ecologia, chilometri 0 e tracciabilità sono tre criteri fondamentali per i centri benessere altoatesini. Partiamo dalla primavera: marzo è tempo di pane con la paneterapia. Ad aprile nascono le prime erbe aromatiche di montagna per i bagni. Maggio è il momento del latte di cavalla “Haflinger”, equino dalla criniera bionda caratteristico di queste valli; il suo latte è disponibile solo in quantità limitata ed esclusivamente durante il periodo dell’allattamento dei puledri. A giugno pelle morbidissima grazie alle creme alla stella alpina e soprattutto al peeling al marmo. E che marmo! Quello di Lasa, proveniente dalla cava più alta d’Europa, bianchissimo e resistente alle intemperie, perciò molto utilizzato per esterni. La polvere di marmo assieme a gusci di mandorle ha potere esfoliante, mentre la
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aperta. Dopo un’escursione a piedi di qualche ora o un trekking plurigiornaliero da rifugio a rifugio, dopo una gita con le racchette da neve, una discesa mozzafiato sulle piste perfette delle stazioni sciistiche o la scoperta dell’inverno con gli sci da fondo, la calda accoglienza dei Vitalpina Hotels è fatta di saune, bagni turchi, calidarium, sale massaggio, affidate a mani esperte capaci di valorizzare al meglio i prodotti locali. Il connubio sport/benessere è uno dei principali obiettivi perseguiti dalla filosofia Vitalpina; per l’attività fisico-ricreativa la scelta, quasi infinita, è lo straordinario ambiente naturale delle valli altoatesine, dalle Dolomiti ai ghiacci eterni delle Alpi Aurine e Retiche, dove “inventare” ogni genere di movimento per tonificare il corpo. A piedi, in bicicletta, a cavallo, in canoa, con il parapendio, correndo nei prati, cercando funghi, scoprendo lentamente, col passo ritmato del camminatore, atmosfere, profumi e sapori della tradizione. Una palestra “integrata” tra Natura e servizi di eccellenza
crema di calendula aiuta la pelle a “riprendersi”. A luglio la fienagione avvia la stagione dei più classici bagni contadini, quelli al fieno. Il fieno per essere curativo deve contenere almeno 50 erbe e piante per metro quadrato, provenire da terreni biologici, non trattati, essere preferibilmente tagliato a mano e fatto asciugare nelle baite di alta montagna.
Un vero toccasana per chi soffre di reumatismi. Agosto è il tempo delle albicocche, con impacchi e massaggi, per arrivare poi a settembre, il mese delle mele. A ottobre c’è il “ben-törggelen”, con vino e castagne protagonisti anche nelle beauty-farm. Novembre e i primi freddi si combattono con bagni alla lana, mentre a dicembre è il pino mugo
a farla da padrone per la bellezza. A gennaio il benessere è targato “birra” e a febbraio San Valentino si festeggia con le rose e la rosa canina. Un “dopo sport” da ricordare
Le strutture e i centri benessere dei Vitalpina Hotel sono pensati e realizzati su misura per gli appassionati di sport all’aria
È questa l’unicità dell’offerta turistica altoatesina; favorita da un lato dalle straordinarie peculiarità dell’ambiente naturale, e dall’altro dalla innata predisposizione al benessere che caratterizza la vita e le abitudini dei suoi abitanti. Caratteristiche che nel protocollo seguito dai Vitalpina Hotels diventano quotidianità offerta ad ogni ospite. Tutta la filiera
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delle proposte, a partire dalle strutture e dalla competenza dei gestori, primi appassionati di sport e profondi conoscitori del proprio territorio, per arrivare alla scelta delle escursioni e ai prodotti da utilizzare per la cucina e i trattamenti benessere, segue questo principio, semplice ma efficace e fondamentale per differenziare e rendere unica la vacanza in queste strutture: sfruttare armonicamente e valorizzare quello che offre il proprio territorio! L’Alto Adige, il posto del Nordic Walking
Nulla a che vedere con l’escursionismo, però questa disciplina, che porta all’aperto tecniche e filosofie della palestra, è sicuramente un punto di partenza interessante per imparare a frequentare l’ambiente naturale con lo spirito di “prendere” da questo tutte le sue ricchezze. Starà poi alla sensibilità di ognuno la capacità di evolvere il semplice gesto fisico fine a se stesso in passione e interesse per lo straordinario palcoscenico rappresentato dalla natura montana. In quest’ottica, il “camminare coi bastoncini” non poteva mancare nelle proposte dei Vitalpina Hotels; partendo dalle tecniche di base dello sci di fondo, con l’utilizzo di appositi bastoni d’appoggio, il Nordic Walking é infatti una camminata a passo sostenuto, che coinvolge praticamente il 80% dei muscoli del corpo mano, e rappresenta un ottimo “allenamento” a escursioni e passeggiate più impegnative. www.vitalpina.info
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Dal punto di vista del benessere fisico, la pratica del Nordic Walking può essere considerata un'attività fitness (termine che caratterizza tutte le attività solitamente praticate in palestra) completa, in quanto coinvolge contemporaneamente gli arti superiori e inferiori, apportando notevoli benefici a tutto il corpo: alleggerisce infatti il carico, distribuendolo in modo equilibrato su anche, ginocchia e schiena; contribuisce inoltre a sciogliere le contratture muscolari nella zona dorsale e cervicale, aumentandone la mobilità e migliorando la postura. La tecnica è facilissima e molto naturale: si tratta del tipico passo con spinta dello sci di fondo, accompagnato dal movimento alternato tra gambe e braccia con l’utilizzo degli appositi bastoncini muniti di passanti. Questo perché il movimento delle braccia si conclude con uno slancio leggero indietro aprendo le dita. L’attrezzatura per il Nordic Walking è costituita fondamentalmente dai bastoncini leggeri, resistenti e muniti di passanti (in commercio se ne trovano anche quelli telescopici) e da scarpe da jogging (per l’allenamento base). Il Nordic Walking è un modo allegro per muoversi in compagnia, ma non solo…a chi ha problemi di peso interesserà sapere che il Nordic Walking porta a bruciare ben il 20% in più di calorie rispetto al jogging… un aiuto non indifferente per dimagrire in modo sano! Inoltre è adatto a tutte le età e coniuga meravigliosamente attività fisica e contatto con la natura.
Nuovo membro 2010
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Itinerari Val Martello: Cevedale, Piramide Bianca Località di partenza Lago Gioveretto (Laces) Località di arrivo Cevedale vetta (m 3700) Difficoltà EEA Dislivello 1750 metri Tempo di percorrenza 5 – 6 ore
Il Cevedale, grande piramide di ghiaccio che domina la val Martello a Nord-Est, la val di Pejo sul versante meridionale trentino e la valle dei Forni sul versante occidentale lombardo, è la cima più facile, eccezionalmente panoramica, tra le grandi vette del gruppo Ortles-Cevedale. Una vera e propria salita alpinistica su neve e ghiaccio senza i pericoli oggettivi di altre montagne, adatta a escursionisti allenati che abbiano un minimo di familiarità con i ramponi. Da fare solitamente in due giorni con pernottamento al rifugio Casati. Descrizione: poco oltre il lago Gioveretto, a quota 2060 si lascia l’auto. Seguendo il sentiero nr.150, superato dopo mezz’ora il rifugio Corsi, si prosegue in direzione di una stretta valletta rocciosa e dopo averla superata si attraversano verso sinistra alcuni dossi raggiungendo la diga di sassi sul rio Plima. Il sentiero si stacca dal fondovalle salendo il fianco della montagna, con indicazioni per il rifu-
gio Casati; ai piedi delle morene, sopra un gradino roccioso a quota 2700 metri, si lascia la traccia per seguire il filo della morena penetrando nella Vedretta Lunga. Si segue, al centro, il ghiacciaio, evitando numerosi crepacci, poi, oltre una zona più ripida ci si avvicina alla cresta settentrionale della cima di Solda raggiungendo, in lieve salita e con percorso circolare verso sinistra, il rifugio Casati al passo Cevedale (m 3254). Il secondo giorno si segue l’ampio spallone glaciale che si apre sulla grande parete nevosa settentrionale del Cevedale, generalmente tracciato, per piegare a destra quando il pendio si fa più ripido guadagnando uno scalino glaciale. Da qui ci si dirige direttamente verso la cresta su terreno ripido e ghiacciato, raggiungendo l’esile filo di neve che tocca la cima del Cevedale (m 3700), magnifico balcone sulle Alpi Centrali e Orientali dominate dai dirupi rocciosi dell’Ortles e del Gran Zebrù. Cartine geografiche: Kompass, foglio 072 Parco Nazionale dello Stelvio.
Il conclave dei patriarchi Località di partenza e arrivo Asten/Laste (m 1541) Difficoltà E Dislivello 500 Tempo di percorrenza 2.30 ore
Pur senza raggiungere i primati dei larici della val d'Ultimo, anche i pini cembri della val Tramin possono vantare un millennio di battaglie con il vento e con gli inverni di questo luogo, tra i più suggestivi dell'Alto Adige. Se ne stanno orgogliosi sui loro blocchi di porfido, sfidando il tempo, oltre il limite della vegetazione, e sembrano idealmente riuniti in perenne assemblea a discutere eventi che noi non possiamo immaginare. Nessun altro albero potrebbe spingersi fin lassù, oltre i 2000 metri di quota. Il bosco curato dall'uomo si ferma più in basso: questa è una zona "autogestita" dalla popolazione locale che da secoli sfrutta e tutela in modo armonico il prezioso tesoro del legno. Tra le rocce e i radi ciuffi di rododendro, il Conclave dei Patriarchi è uno spettacolo irripetibile che vale la pena di conoscere. Descrizione: superato il paese di Sarentino, la valle cambia nome e diventa val di Pennes; si sale verso il passo omonimo a 2215 metri, aperto solo d'estate, che collega Bolzano a Vipiteno, e al paese di Pennes si prende a destra la strada secondaria che costeggiando il fiume Talvera raggiunge la frazione di Asten/Laste (m 1541). Si segue la strada fino al divieto di transito, poco oltre gli ultimi masi, dove si lascia l'auto. A piedi si segue inizialmente la strada forestale, e alla prima marcata curva verso sinistra parte il sentiero nr. 13, che su terreno ripido tra boschi di abeti e poi di larici raggiunge la malga Tramin/Alpenhütte (m 1970, 1.20 ore). Il sentiero, ben tenuto, è stato ripristinato di recente; la malga si può raggiungere anche seguen-
do la strada forestale, più lunga ma con dislivello più dolce. Dall'alpeggio le magre praterie d'alta quota si arrampicano sui versanti della conca di origine glaciale che la circonda, e già si intravedono i secolari Patriarchi che vale la pena di raggiungere e ammirare da vicino, sparpagliati sugli impervi fianchi della conca intorno ai duemila metri di quota.
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Itinerari Bletterbach, un viaggio nella preistoria Località di partenza e arrivo Redagno (m 1556) Difficoltà E Dislivello 400 metri Tempo di percorrenza 3.30 – 4 ore
A pochi chilometri dai vigneti della Bassa Atesina, tra Egna e Salorno, si trova un luogo unico al mondo, il canyon del Bletterbach; percorso dal rio omonimo, è dominato dal Corno Bianco (Weisshorn), un anfiteatro naturale di strati rossastri che si perdono nel candore delle dolomie. La gola del Bletterbach rappresenta il più importante giacimento mondiale di tracce di animali di un lontano periodo che i geologi chiamano Permiano (circa 260 milioni di anni fa). Descrizione: da Redagno di Sopra (m 1556), con il sentiero nr.3 si raggiunge la baita Lahneralm (m 1583), e da qui ci si inoltra nella gola del Bletterbach. Si risale il torrente in uno scenario irreale che ci porta ai tempi in cui i grandi rettili dominavano il mondo, poi, utilizzando un sentiero attrezzato artificialmente, si supera un salto di roccia caratterizzato da una caduta d’acqua. La parte sopra la cascata prende il nome di Butterloch, per gli
strati rocciosi di gesso, candidi e friabili, che lo contraddistinguono. Si risale ancora il rio tra ammassi detritici fino alla conca che caratterizza il grande bacino di erosione creato dal corso d'acqua e "chiude" verso l'alto la valle. Lo spettacolo è grandioso, ma ancora più interessante è fermarsi, in ogni punto del percorso, per "scoprire" impronte, tracce e testimonianze della vita di grandi sauri e anfibi risalenti a 250 milioni di anni fa.
La valle della primavera Località di partenza e arrivo San Michele, Lago di Caldaro Difficoltà E Dislivello 330 metri Tempo di percorrenza 2 ore
Una stretta valletta, apparentemente senza identità, nasconde un sorprendente microclima che consente, all’aria calda del lago di Caldaro di risalire lungo le sue coste. Questo mondo incantato, si trasforma in un tappeto di fiori davvero in anticipo: le violette, le primule e l’Hepatica sbocciano, protette dal tepore della val Primavera, offrendo anche d’inverno i
colori e i profumi della stagione calda. Descrizione: sulla riva Nord-Est del lago di Caldaro, poco prima dell’abitato di Klughammer/Campi al Lago, parcheggiare l’automobile nei pressi di una bella stradina sterrata, che un cartello indica come strada forestale Unterberg; poco più avanti si incontra l’indicazione Kasterneien, e una palina segnaletica indica Frühlingstal 20. In leggera salita il sentiero ascende sul fianco della collina e si inoltra in direzione dei laghi di Monticolo, costeggiando un ruscello, il rio Angel. Il percorso è ben tracciato, con panchine per riposarsi e pannelli che identificano il luogo come biotopo protetto. A lato del tracciato, soprattutto nella parte medio alta, a seconda della stagione si possono ammirare le belle fioriture che caratterizzano il luogo. Verso la sommità si incontra un’ampia strada sterrata che dopo l’attraversamento di un bel boschetto costeggia i canneti a sud del lago Grande di Monticolo (m 620).
Panorami sul Vajolet Località di partenza Passo Nigra (m 1690) Località di arrivo Alpeggio Plafec Difficoltà E
Dislivello 850 metri Lunghezza del percorso 10 chilometri circa Tempo di percorrenza 4 - 5 ore
Questo tour, d'indubbio interesse paesaggistico, si sviluppa fra boschi e malghe ai piedi del famoso Catinaccio, richiede un passo sicuro ed una certa abitudine a camminare in montagna. Si possono ammirare da vicino il Laurino e le Torri del Vajolet, nonché una rara flora alpina e maestosi larici. Descrizione: da Tires ci spostiamo con l'autobus escursionistico sul passo Nigra (m 1690 ) e da qui proseguiamo sempre sul sentiero forestale nr.7, fino alla malga Bauman (m 1826), l’antica malga del Baumannshofes (maso) del castello Prösels. Attraversando il Tscheinwald (bosco) e una serie di fossati raggiungiamo, su facile sentiero in direzione Nord, le Angelwiesen (prati) con affascinante vista sul Laurino e sulla cima del Catinaccio. Dall'alpeggio si sale ancora verso la privata Berglerhütte (m 2020); un incredibile luogo panoramico da cui si vedono il Catinaccio, il versante nord delle Torri del Vajolet, ma anche i ghiacciai più ad ovest. Dal lato nord si scende brevemente verso l'accogliente malga Costa (m 1905). Il sentiero nr. 7 perde quota in seguito attraverso i boschi di larici e i pascoli alpini fino all'alpeggio Plafec (m 1560). Cartine geografiche: Kompass, foglio 54 (Bolzano).
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Itinerari Il sentiero degli orsi / Alta Via della Val Badia Località di partenza e arrivo La Villa in Badia Difficoltà EE Dislivello 4380 metri 3910 metri Tempo di percorrenza 6 giorni; 5 - 6 ore al giorno
Dal piazzale vicino alla chiesa di La Villa (m 1477) si imbocca il sentiero nr.11 arrivando fino ai piedi della montagna, che si risale a zigzag sulla sinistra in un solco ripido e profondo. Superato un bosco di larici si raggiunge Ütia Gardenacia (m 2050), poi si sale verso Forcela de Gardenacia (m 2548) attraversando l'altipiano carsico fino al rifugio Puez (m 2475)
Di recentissima realizzazione, questa nuova Alta Via che vi presentiamo in anteprima conduce nel mondo incantato dei gruppi dolomitici del Sella, Puez e Fanes. Una settimana di avventura senza mai scendere a valle, da rifugio a rifugio; per i più esperti c’è la possibilità, lungo il percorso, di affrontare alcune delle più entusiasmanti vie ferrate delle Alpi. Per questa escursione plurigiornaliera in quota sono necessari attrezzatura e abbigliamento adeguati.
2a tappa Rifugio Puez – Passo Gardena – Rifugio Pisciadù Dislivello 400 500 metri Tempo di percorrenza 5 ore + 1 per la variante
Punti di appoggio Rifugio Cavazza al Pisciadù (m 2587) Tel. 0471.836292 / 106 posti letto
Dal rifugio si attraversa l'altipiano Crespëina e valicata la forcella Cir (m 2469) si scende fino a passo Gardena (m 2121), quindi si risalgono i ripidi pendii fino al Col de Frea e si penetra nella selvaggia val Setus sbucando nel pianoro dove sorge il rifugio Cavazza al Pisciadù (m 2587). Variante: dal Passo Gardena si può raggiungere il rifugio salendo l'omonima, impegnativa ferrata, una delle più belle delle Dolomiti che termina con uno spettacolare ponte sospeso 3a tappa Rifugio Pisciadù – Piz Boè – Rifugio Kostner
1a tappa La Villa – Rifugio Puez
Dislivello 600 650 metri Tempo di percorrenza 5 ore + 2 per la variante Punti di appoggio Rifugio Franz Kostner (m 2517) Tel. 368.277954 / 33 posti letto
Dislivello 1100 metri Tempo di percorrenza 5 ore Punto di appoggio Rifugio Puez (m 2475) Tel. 0471.795365 / 94 posti letto
Dal rifugio si costeggia il lago Pisciadù, successivamente lungo la val de Tita si sale all'altipiano delle Mëisules e, su un sentiero attrezzato con fune metallica, si raggiunge il rifugio Boè (m 2871), per poi risalire i ghiaioni del lato ovest del Piz Boè fino sulla cima (m 3152). Dalla cresta Strenta si scende al Piz Lech Dlacè (m 3009), poi prose-
4a tappa Rifugio Kostner – Campolongo – Pralongià – Rifugio Valparola Dislivello 1050 700 metri Tempo di percorrenza 6.30 ore Punti di appoggio Rifugio Valparola / Tel. 0436.866556
Dal rifugio si scende verso il lago Boè (m 2255) poi al passo Campolongo (m 1875). Sul versante opposto si risale al Pralongià (m 2571), e tenendosi sul lato Nord si gira attorno il gruppo del Setsass, raggiungendo il rifugio Valparola (m 2168) 5a tappa Rifugio Valparola – Piccolo Lagazuoi – Passo del Limo – Rifugio La Varella Dislivello 610 740 metri Tempo di percorrenza 6 ore
Punti di appoggio Rifugio La Varella (m 2042) Tel. 0474.501079 / 53 posti letto
Dal rifugio si sale fino al Piccolo Lagazuoi (m 2778) proseguendo in direzione degli impianti di risalita, quindi si scende fino al lago Lagazuoi (m 2182), risalendo poi verso i prati di Fanes lungo un vecchio sentiero di guerra e, superato il passo del Limo (m 2172), si raggiungono i rifugi Fanes e La Varella (m 2042) 6a tappa Rifugio La Varella – Sasso Croce – Pedraces Dislivello 870 1070 metri Tempo di percorrenza 5.30 ore
Dal rifugio si prende il sentiero nr.7 fino all'incrocio con il segnavia nr.12, qui si prosegue in salita raggiungendo prima la forcella (m 2612) e quindi la cima del Sasso Croce/Sass d'la Crusc (m 2907). Si scende dalla forcella verso i prati attorno al santuario di Santa Croce (m 2045) proseguendo lungo la via crucis fino alla stazione a monte degli impianti di Pedraces (m 1840). Variante: proseguendo sul sentiero nr.12 si evita la salita alla cima e si raggiunge direttamente La Villa attraverso la Val Medesc (4.30 ore dal rifugio La Varella).
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guendo ai piedi delle Pizes dl Valun si raggiunge, su una piccola altura, il rifugio Franz Kostner (m 2517). Variante: dal rifugio un'impegnativa ferrata sulla parete sud raggiunge il Boèseekofel (m 2911)
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