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Biblioteca Queriniana:
270 anni di “pubblico servizio e utilità”
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Il primo di aprile 2020 la Biblioteca Queriniana ha festeggiato il suo 270esimo anniversario. Fu voluta dal vescovo di Brescia, il cardinale Angelo Maria Querini, specificatamente “a pubblico beneficio e utilità”, tanto che la donò alla città con atto liberale e non, quindi, acquisita in seguito a lascito testamentario.
Come tutte le grandi biblioteche storiche, anche la Queriniana conserva degli autentici tesori bibliografici. La memoria corre subito ad alcuni straordinari manoscritti (uno su tutti l’Evangeliario Purpureo o Codex Brixianus); all’unico esemplare noto in Italia di un’edizione cinquecentesca delle opere di Pietro Aretino; Bibbie poliglotte (edizioni antiche rarissime in diverse lingue, dal greco all’arabo, all’aramaico, al copto); libri perlopiù eterodossi d’origine germanica quasi sempre posti all’indice e di cui era espressamente proibita la circolazione in Italia (ragion per cui il trovarne raccolti molti esemplari in un solo luogo, indifferenti alla censura, offre molte piste di ricerca agli studiosi della cultura, civile ed ecclesiastica, del Secolo dei Lumi). Non mancano ovviamente manoscritti miniati (2.250), antiche pergamene (1.620), manoscritti musicali (1.107), incunaboli (1.158) e 8.386 “cinquecentine” (libri stampati nel XVI sec.). Come detto la biblioteca prende il nome dal vescovo Angelo Maria Querini che, tra il 1746 ed il 1749, la fece erigere nel complesso del Palazzo Vescovile di Brescia affidandone il progetto all'architetto Giovan Battista Marchetti. Successivamente venne donata all’amministrazione cittadina e, nel 1750 venne aperta al pubblico, diventando in tal modo una delle prime biblioteche pubbliche della Lombardia.
Nel suo complesso comprende 451.000 documenti e, in quanto biblioteca del capoluogo, è depositaria di un esemplare di ogni atto ufficiale pubblicato nella provincia di Brescia.