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ANNIVERSARIO 1820 - 2020

Giacomo Zanella BICENTENARIO DELLA NASCITA DEL GRANDE POETA VICENTINO

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Quest’anno ricorre il bicentenario della nascita di Giacomo Zanella, poeta, sacerdote, educatore, patriota nato a Chiampo (VI) il 9 settembre 1820 e morto a Cavazzale-Monticello Conte Otto (VI) il 17 maggio 1888. Fu una delle figure più rappresentative della cultura italiana a Vicenza, che non confuse mai come esibizione intellettualistica, ma con umiltà propose a quanti lo avvicinavano e a coloro che conobbero la sua opera. Autore di molte composizioni poetiche che riguardavano sia gli affetti familiari, sia la natura, ma anche la storia e, in particolare, il progresso scientifico-tecnico dell’epoca ha avuto nell’ultimo scorcio della sua vita la capacità di definire la poesia come quella della “piccole cose”, della quotidianità vissuta però con chiaro significato della loro importanza.

Tomba di Giacomo Zanella, Chiesa di San Lorenzo G iacomo Zanella nasce a Chiampo il 9 settembre 1820, proprio nella via che oggi porta il suo nome. Dopo le scuole elementari, il padre, intuite le doti del figlio, inscrive Giacomo nel Ginnasio Comunale di Vicenza. Ma successivamente, Giacomo sente il bisogno di coltivare il presentimento di una vocazione e di saggiarne l’autenticità. Entra così nel Seminario vescovile. In questi anni inizia i suoi approcci con la poesia, che ha come tema avvenimenti limitati all’ambiente in cui il poeta vive, soprattutto di natura politica. Viene poi ordinato sacerdote il 6 agosto 1843. Ai dieci anni trascorsi come alunno nel Seminario, se ne aggiungono altri dieci come insegnante di lettere e filosofia. Nel frattempo segue gli studi universitari presso Padova, conseguendo con lode nel 1847 la laurea in filosofia. D’estate torna a Chiampo, dove incontra con don Paolo Mistrorigo, anche lui di Chiampo, professore nel Liceo di Vicenza. I due si dilettano in disquisizioni letterarie, poetiche e politiche. Condividono il comune convincimento che la soluzione al problema dell’occupazione austriaca coincida con quella di una guerra combattuta sotto la monarchia sabauda. Nel 1850 la polizia austriaca inizia la sua azione inquisitrice, e cerca i testi delle prediche tenute da Zanella nella chiesa di S. Caterina, senza riuscire a trovarli. Ma ricorre comunque a qualsiasi mezzo per disturbare la sua attività di insegnante. Alla fine, Giacomo abbandona il Seminario per non coinvolgere nella persecuzione politica altri insegnanti. Nel 1864 compone due delle più famose poesie, mostrando il suo talento artistico: La conchiglia e La veglia. Nel 1866 il Veneto è annesso al Regno d’Italia, e il 1° ottobre anche a Chiampo si celebra l’avvenimento. Non può certo mancare Giacomo, «il più illustre cittadino, il patriota impavido». Viva è però l’assenza di un personaggio che tanto ha operato per vedere la riunificazione italiana: don Paolo Mistrorigo, mancato quindici anni prima.

Zanella diviene poi professore ordinario di lettere italiane alla facoltà di Lettere di Padova, dove viene innalzato più tardi alla dignità di rettore magnifico. Nel 1870 vende la casa natale per comprare un palazzo di fine 1700 a Vicenza. Il 9 gennaio 1878 si spegne Vittorio Emanuele II. A lui vanno i versi In morte del Re d’Italia, pubblicati nella Nuova Antologia. Il 17 febbraio 1878 viene a mancare anche Pio IX, per il quale compone In morte di Pio IX, esprimendo i suoi sentimenti di devoto cristiano e sacerdote, nel momento in cui muore un pontefice esemplare per aver difeso e custodito gli interessi della Chiesa. Oscilla fra l’ammirazione dei nuovi mezzi, visti come dimostrazione dell’ingegno che Dio dà all’uomo, e perciò motivo di elevazione dell’uomo a Dio, e il timore che il progresso non divengafonte di orgoglio e causa di ateismo. Questi sentimenti contrastanti emergono nella sua prima raccolta di Versi (1868). Nel 1880 incontra a Roma Giosuè Carducci, che in passato lo ha elogiato. Trascorre gli ultimi dieci anni della sua vita tra la villetta di Cavazzale e la casa in città a Vicenza, componendo nuove poesie e assolvendo ai suoi incarichi pastorali, tra il compiacimento dei fedeli per poter ascoltare un predicatore d’eccezione. All’inizio del 1888, Giacomo è assalito da una congestione cerebrale. Il suo corpo ormai stanco si spegne la sera del 17 maggio 1888. Sulla tomba si leggono i seguento versi tratti dalla poesia La Veglia, nel 1868, certo che la morte non fosse la fine, bensì l’inizio di tutto.

Cadrò; ma con le chiavi D’un avvenire meraviglioso. Il nulla A più veggenti savi. Io nella tomba troverò la culla

Nel 1920 è inaugurata a Chiampo una lapide dello scultore Spazzi dedicata a Giacomo Zanella, ora esposta su quella che fu la sua casa a Vicenza, in Contrà Zanella. (dal sito www.giacomozanella.it)

HASHTAG FRAMMENTI

#giacomozanella SITI WEB, SOCIAL, GIORNALI E RIVISTE

Con l’avvento dei social web l’informazione culturale si frammenta nei “post”, le letterine di avvertimento che invitano a partecipare e prendere nota di ciò che è interessante vedere e conoscere attraverso brevi sintesi descrittive che stimolano la curiosità. “Hashtag” è un aggregatore tematico in cui i vari frammenti del discorso collettivo vengono raccolti in una “visione panoramica” tramite un collegamento ipertestuale. “Blogger” raccoglie gli articoli scritti per essere pubblicati nei blog in rete e rappresenta una modalità di esplorazione dei contenuti alternativa alle rubriche dei giornali e delle riviste specializzate. “Events” sintetizza a posteriori l’eco di un evento com immagini fotografiche scattate da spettatori, organizzatori e protagonisti.

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LA CASA DI GIACOMO ZANELLA Giacomo Zanella nacque a Chiampo il 9 settembre 1820 nell’allora Contrà Nobile (strada che ora che prende il nome del poeta) in una caratteristica casa padronale. Visse nella cittadina d’origine fino all’età di 9 anni, trasferendosi in seguito nel capoluogo berico per continuare gli studi. Oggi vi proponiamo una sua poesia dedicata a Chiampo.

[A un amico d’infanzia] Dove il Chiampo le pure onde sonore Fra gelsi e praterie volve alla china Giovinetti crescemmo e candide ore Ci sorrisero a piè della collina. Dai lari aviti e dal materno amore Quindi il ciel ne divise, e pellegrina La nostra vela in dïuturno errore Degli studi solcò l’ampia marina. Un sol già volse che io toccava il porto Assai beato, se non quanto al petto M’era dolor che tu tardassi ancora. Ma l’astro della gioia alfine è sorto: Vieni al lido tu pur, vieni o diletto, E corona di fior la stanca prora.

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IL “VILLERECCIO RITIRO” DI ZANELLA A CAVAZZALE Nell’ultima parte della sua vita Giacomo Zanella trascorse i suoi giorni fra la casa di Vicenza e una villa a due piani fattasi costruire nel 1878 a Cavazzale ai piedi dell’Astichello, luogo di romitaggio, ispiratore dell’omonima raccolta di sonetti. Come ricorda Fedele Lampertico, il villino campestre, in stile neoclassico, ricalcava nel suo disegno il “palazzino, che sorge in Vicenza sulla piazza dell’Isola […] di fronte al Palazzo del Museo” costruito nel 1776 da Ottavio Bertotti Scamozzi per la famiglia Muzzi.

Una villetta fabbricai, che appena Quindici metri si dilata in fronte, Ricca, più che di suol, d’aria serena E di largo, poetico orizzonte. Quinci dell’Alpi la nevosa schiena Che vien di monte degradando in monte; Quindi il cheto Astichel d’argentea vena, E tinto in rosso sovra l’acque il ponte. Datur hora quieti in bronzo impresso Sta sul frontone. È di Virgilio il verso Là nell’Eneide, ove dal Sonno oppresso Palinuro ne mostra in mar sommerso. Naufrago anch’io del mondo e di me stesso Possa qui ber l’obblio dell’universo! (G. Zanella, da Astichello)

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GIACOMO ZANELLA E RECOARO Meta di villeggiatura fra le più ambite nell’Ottocento, Recoaro e le sue famose acque ospitarono in vari momenti anche Giacomo Zanella che, nei mesi più caldi dell’anno, vi si recava alla ricerca di frescura e quiete. Alla città termale egli dedicò anche alcune composizioni poetiche fra cui Ora meridiana a Recoaro (1872) che qui si riproduce:

Dalla fonda vallea D’ardui castagni giovane foresta Al Sol drizza la testa Che d’una pioggia d’oro li ricrea. Una farfalla danza Presso un rosaio: sulle lunghe sete Della dadalea rete Gambuto ragno ghermitor s’avanza. Son mute l’auree; è muto Il flauto del pastor; di quando in quando Odo passar cantando Fra i verdi colonnati un merlo arguto, E fatuo re mi sembra Da tutti abbandonato, che passeggia Per l’immensa sua reggia E d’ascoltarlo alcun non si rimembra.

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ZANELLA E LA SCUOLA L’insegnamento - privato o pubblico che fosse - fu per Giacomo Zanella una vera e propria missione di vita, praticato con passione e dedizione non solo sulle cattedre che lo videro per molti anni competente didatta (Ginnasio e Liceo seminariale di Vicenza, Liceo S. Caterina di Venezia, Liceo Tito Livio di Padova e, dal 1867, Università di Padova) ma anche per mezzo di antologie e scritti, dai quali emerge evidente l’entusiasmo dell’educatore per il suo ruolo e per i destinatari di queste attenzioni, i giovani. Fra le numerose carte d’archivio zanelliane conservate in Bertoliana ecco qui segnalata un’Antologia ad uso delle Scuole pratiche e speciali di agricoltura nel Regno d’Italia, manoscritto autografo di quasi 300 carte, di cui si propone una parte dell’avvertenza premessa all’opera.

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GIACOMO ZANELLA E ALESSANDRO ROSSI Forse non tutti sanno che uno stretto vincolo di parentela univa l’abate-poeta e l’industriale scledense: i due infatti erano cugini di primo grado in quanto figli rispettivamente delle sorelle Laura e Teresa Beretta. L’ammirazione sincera di Zanella per Alessandro Rossi, di lui poco più vecchio (essendo nato il 21 novembre del 1819), è espressa pienamente nella più celebre ode L’industria (1868), volta ad elogiare l’esaltante ascesa imprenditoriale del cugino. Ma vi sono altri (e meno conosciuti) omaggi poetici offerti da Giacomo ad Alessandro: è il caso, ad esempio, di questa inedita poesia datata 1 aprile 1856 e conservata fra le carte Zanella custodite in Bertoliana.

#BIBLIOTECABERTOLIANA LA STATUA DEL 1893

Il 9 settembre, come si sa, ricorrono i 200 anni dalla nascita di Giacomo Zanella. Lo stesso giorno del 1893, Vicenza si apprestava a celebrare solennemente la medesima ricorrenza inaugurando il monumento che ancora oggi domina Piazza S. Lorenzo. Autore dell’opera fu lo scultore veronese Carlo Spazzi, che si aggiudicò il concorso istituito dal Comitato promotore, sbaragliando la concorrenza di altri 24 artisti. Il costo dell’opera fu di lire 15.000, somma raccolta interamente tramite sottoscrizione pubblica nazionale. Il monumento, alto complessivamente circa 8 metri, è costituito da un piedistallo in marmo di Chiampo, decorato alla base, e dalla statua, in marmo di Carrara, raffigurante il poeta “in atto di meditare alcuno di quei mirabili versi, ch’egli sapeva dettare”.

BLOGGER L’APPROFONDIMENTO

Zanella magnifico rettore testo di Italo Francesco Baldo / La Voce del Sileno

Fin dal 1222 il motto “Universa in relazione al Trivio e al Quadrivio. universis patavina libertas”, caDalla seconda metà del XVIII secoratterizza l’Università di Padova, lo, invece, i Rettori furono professori il suo spirito di ricerca culturale e il vadello Studio e sempre eletti dagli altri lore che la libertà come deliberazione docenti. al bene ha nella formazione di uomiL’Università di Padova possiede l’eni capaci nei diversi ambiti in cui essi lenco degli oltre 100 Magnifici rettori esercitano la loro professione, dopo i dal 1806, quando fu istituito il ruolo lodati studi, che rendono le famiglie e del Rettore unico. gli stati degni. Molti furono i Rettori ad avere lo L’università, non solo quella di Pastato clericale. Dal primo Daniele Ritratti dei rettori dal 1866 ad oggi – Giusepdova, ha nel tempo subito diverse traFrancescon (1806-07) fino all’ultimo di pe Santomaso detto Bepi Sanso, 1907/1990 sformazioni, ma queste hanno cercato cui diremo nel 1872. Il Rettore fino al – Rettirato Università degli Studi di Padova di rispettare il proprio indirizzo e se le 1900 durava in carica un anno accade– Giacomo Zanella è il secondo da destra in istituzioni anche organizzative interne mico e si occupava di coordinare tutte alto (più in basso il dettaglio del ritratto). sono mutate, non per questo è mutato le attività dello Studio, in particolare lo spirito. dello svolgimento degli insegnamenti, L’università, che ha il suo antenato dato che qualche professore cercava di illustre nella Schola Palatina, voluta da non impegnarsi troppo. Carlo Magno e organizzata da Alcuino Alcuni Rettori ebbero origine vidi York (735-804) si è, a partire dal XIII centina, come l’asiaghese Giambattisecolo, dopo la fondazione dell’Alma sta Pertile (Asiago, 1º gennaio 1811 mater studiorum, ossia la Scuola bo– Padova, 18 marzo 1884), giurista o lognese, diffusa in tutta Europa, e poi stretti rapporti con Vicenza come Gionei secoli successivi in tutto il mondo, vanni Giuseppe Cappellari che fu per tanto che proprio il nome “università” due volte Rettore: 1817-18 e 1830-31. è rintracciabile in tutte le lingue. È notabile questo personaggio (RiLungo sarebbe anche solo raccontagolato, 14 dicembre 1772 – Vicenza, 7 re la storia di questa istituzione, ci lifebbraio 1860), professore al seminamiteremo a quella di Padova nell’Ottorio di Udine, fu nel 1815 docente di Tecento nella sua massima carica, quella ologia morale all’Università di Padova, di Magnifico Rettore, che ancor oggi è dove divenne anche docente di Diritto il vertice dell’organizzazione degli stuCanonico ed ebbe come allievo anche di universitari a Padova. il giovane Antonio Rosmini, il grande Esisteva la carica di Rettore fin dai filosofo cattolico. Il 5 gennaio 1832 fu G. Zanella Rettore Magnifico (1871-1872) primi tempi. I Rettori sono stati stunominato, secondo l’uso dell’epoca, Giuseppe Santomaso detto Bepi Sanso – denti dello Studio, uno per l’università dall’autorità imperiale asburgica a veTerracotta/ pittura a fresco. Rettorato Univergiurista e uno per l’università artista, scovo di Vicenza, che fu poi confermasità degli Studi di Padova. ossia quella che si occupava delle Arti: ta da papa Gregorio XVI, suo parente. medicina, filosofia, aritmetica, astroA Vicenza rimase quasi trent’anni e nomia, logica, retorica e grammatica, fu l’edificatore del Seminario vescovile variamente articolate nelle università che ancor oggi è il luogo di preparazio

Università di Padova - foto Maila Bertoli

ne dei futuri sacerdoti. Non solo l’edifico, ma il vescovo Cappellari curò l’insegnamento.

Fioriva in quei tempi a Vicenza una cultura classica e scientifica notevole con docenti di grande livello, un elenco lunghissimo e molti di essi era anche stati docenti nel Liceo vicentino. In quell’epoca molti erano i seminaristi, tra i quali Giovanni, Alessandro e Gaetano Rossi; anche il cugino Giacomo Zanella di Chiampo frequentò il seminario e nell’agosto 1843 fu consacrato sacerdote.

Il giovane presbitero che già avviava la sua vena poetica, iniziò subito ad insegnare Umanità, poi Filologia latina, Filosofia teoretica e morale, per volere dello stesso vescovo. Le vicende del 1848 fecero subire la persecuzione delle autorità austriache al giovane Jacopo, che si dimise per non nuocere al Vescovo stesso e ai colleghi.Dopo qualche anno di solo insegnamento privato, ottenne l’abilitazione ala docenza nelle scuole statali. Insegnò negli Imperial regi ginnasi liceali a Venezia a Vicenza e fu Direttore a Vicenza e Padova. Nel 1866 (10 dicembre) fu nominato professore ordinario di Letteratura Italiana all’Università di Padova, lui che iniziava ad essere considerato “il poeta dell’unità d’Italia”. Il 17 novembre 1871 venne eletto con buona votazione Rettore Magnifico.

Fu un impegno serio e faticoso, soprattutto dovette far fronte a docenti che poco si impegnavano e soprattutto a quei docenti che mal accettavano il rettorato di un sacerdote.

Si era in un clima anticlericale, un po’ massonico e con una forte tendenza al positivismo e all’evoluzionismo che a Padova ebbe in Giovanni Canestrini (1835 -1900) biologo e aracnologo e dal 1869 professore a Padova, uno dei massimi fautori, fu il primo traduttore del testo di C. Darwin L’origine della specie. Giacomo Zanella nel 1872 incontrò per tre verni difficoltà personali psicologiche e nel 1875 presentò le dimissioni dall’insegnamento universitario e non accettò la cattedra che gli venne offerta all’università di Napoli. Dal 1876 il poeta si riprese ed iniziò una nuova stagione che culminò nella silloge Astichello, il compimento della sua poesia. Nella villetta a Cavazzale – Monticello Conte Otto il 17 maggio 1888 iniziò il suo percorso nei prati del cielo.

Fu l’ultimo Magnifico rettore dell’Uni

Giovanni Giuseppe

Cappellari - Rettore versità di Padova sacerdote, dal 1872 in poi vi furono insegni docenti dello Studio, ma nessuno rivestiva lo stato clericale. Negli anni Ottanta del secolo scorso un sacerdote, professore di Filosofia nell’Ateneo patavino, che divenne vescovo di Vicenza, ebbe la carica di Prorettore dell’Università di Padova: Pietro Giacomo Nonis (1927-2014); concorse anche per l’elezione al rettorato, ma mancarono i voti.

I tempi cambiano, pochi i presbiteri e ancor meno docenti universitari, è fiorita la Facoltà Teologica del Triveneto con sede a Padova, che ha specificità di studi e di formazione; ci si augura però che vi sino ancora sacerdoti nelle varie branche delle scienze e della letteratura, capaci avvertire quella tensione di Galileo Galilei, che tanto interessava a Giacomo Zanella e a Pietro Nonis:

“Non siamo che per ritrovare l’opera fabbricata dalle Sue mani. Vaglia dunque l’esercizio permessoci ed ordinatoci da Dio per riconoscerne e tanto maggiormente ammirare la grandeza Sua, quanto meno ci troviamo idonea a penetrare i profondi abissi della Sua infinita sapienza.”

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