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RECENSIONI

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CELEBRAZIONI

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IN LIBRERIA STORIA VICENTINA

I setifici vicentini La Magnifica Città e la borghesia produttiva di Ruggero Prandin

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La qualità dei drappi berici conquista aree di mercato nelle maggiori città europee, a spese dei concorrenti, lucchesi, torinesi, fiorentini ed esteri. Lo slancio di Vicenza, che raggiunge il suo apice nei primissimi anni ’60 del Settecento, viene, dopo tale data, ad essere frenato dalla politica protezionistica dell’Austria. Il terribile epilogo settecentesco, prodotto dall’arrivo delle truppe napoleoniche, oltre a portare al crollo della Serenissima, è causa della caduta verticale della produzione dei drappi di seta vicentini.

Questo libro, assieme al precedente La Magnifica Città e la mercatura della seta, completa la storia economica di Vicenza sotto il dominio veneziano. La trattazione delle vicende del Settecento vicentino avrebbe potuto concludersi con l’anno 1797, che vide la scomparsa della Repubblica Serenissima di Venezia, ma l’esigenza di dover spiegare il tracollo dell’industria cittadina, avvenuto successivamente, ha reso necessario l’allungamento della narrazione ai primi due decenni dell’Ottocento. Se il Seicento, dopo la terribile peste del 1630, fu segnato da un rallentamento economico, il XVIII secolo di Vicenza appare molto più dinamico, tale da superare di forza il precedente difficile secolo. La ripresa del Setificio urbano, trainata dalle esportazioni, trasmise infatti, un migliorato tono all’economia cittadina. Con la fine del terzo decennio del Settecento il motore del settore industriale cittadino divenne la tessitura della seta, che innescò uno sviluppo, che seppur non connotato da una progressiva linearità, raggiunse il suo culmine nei primissimi anni ’60. A partire da tale momento e fino all’arrivo di Napoleone nel Veneto nell’anno 1796, il setificio vicentino mantenne una sostanziale stabilità, conservando la notevole presenza manifatturiera già conquistata. Nel capitolo Il vantaggio competitivo e l’impresa innovativa sono state disegnate ed analizzate

le caratteristiche del vincente modello berico, il cui esito imprenditoriale si concretizzò nell’integrazione organizzativa delle diverse fasi lavorative della filiera serica. Il ruolo del mercante nei traffici era venuto mutando, ora assumeva in sé sia la direzione diret ta della produzione che la commercializzazione del prodotto. Questa nuova figura viene definita nel libro come quella del “mercante-fabbricatore”. Se in questo campo l’opera di Giovanni Franceschini fu la più celebrata ed ammirata, in quanto nella zona delle Chioare a Vicenza riunì tutte le fasi produttive seriche in un unico complesso, tuttavia il successo berico non deve essere interpretato come la realizzazione di un singolo. Esso fu il risultato di un’opera collettiva, derivata dall’azione, dalle abilità e dalle pratiche di altri coevi mercantifabbricatori, quali Todaro, Fontanella, Milan, Lago, Bettinardi ed altri ancora. La città si era trasformata in un distretto della tessitura e le sue seterie varcavano i confini dello Stato e delle Alpi. In definitiva l’Europa era il mercato di destinazione finale. Lo sviluppo vicentino condusse alla formazione di una borghesia industriale e di alcune dinastie, quali i Franceschini, i Todaro, i Portinari e i Milan, e qui ne viene tracciata la presenza secolare. Da segnalare inoltre, come nel secolo dei Lumi, anche alcuni di questi borghesi furono influenzati dalle nuove Idee di fraternità e di uguaglianza, che si stavano diffondendo in tutta Europa. Speculare all’affermazione borghese fu la comparsa di una numerosa massa di artigiani serici e di operai, che, nei momenti delle crisi congiunturali più difficili, pose grossi e nuovi dilemmi di ordine pubblico all’autorità politica. Il crollo della Serenissima portò con sé il collasso della produzione dei drappi serici vicentini, che nel giro dei primi due decenni del secolo condusse alla deindustrializzazione della città. Il Settecento economico di Vicenza fu per taluni aspetti imprenditoriali e sociali, anticipatore delle vicende industriali dell’Ottocento. Come sappiamo, esse trovarono la prima e compiuta realizzazione nell’Inghilterra di fine Settecento, mentre nel Veneto giunsero tardi, a Ottocento avanzato con l’opera di Alessandro Rossi. Queste, in estrema sintesi, sono le peculiarità del diacronico profilo secolare e si avverte il lettore che lungo questo percorso è stata interposta la descrizione dei settori produttivi con l’importanza da loro occupata. Dal punto di vista metodologico, le vicende sono state ricostruite attraverso l’analisi dell’azione esercitata dai diversi attori sulla scena economica. Tra i soggetti principali vanno ricordati lo Stato veneto, il governo municipale, i mercantifabbricatori vicentini, i trattori o fornellisti del Territorio, l’Arte della seta di Venezia e i concorrenti esteri. Infine, essendo che la ricostruzione storica si è largamente basata sulla documentazione di archivio è apparso conseguente, al fine di trasferire a chi legge la “realtà” delle questioni, riproporre brani ricavati dai testi originali, che sono riportati con un carattere più piccolo. Sono certo che il lettore coglierà i caratteri e le novità del secolo vicentino, che per il suo tratto originale, persino d’avanguardia, merita di essere raccontato ed altrettanto conosciuto. (Dalla prefazione dell’autore)

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