Overflow

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CMYK rdo flow brossura R ino

stella

area di rispetto

OVER

Luciana Ognibene

manuale di sopravvivenza al sovraccarico visuale

registro

quadricromia

ura

retino tipografico

cordonatura

pay-


dpi CMYK flow a RGB

petto

OVER

grafico

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Luciana Ognibene

manuale di sopravvivenza al sovraccarico visuale

Realizzare un progetto grafico ignorando le regole della comunicazione visiva è come pensare di poter scrivere un romanzo in una lingua che non si conosce.

Ma ecco l’altra faccia della medaglia: non si può filtrare un linguaggio una volta appreso. Non è possibile “disimparare” a leggere, né ignorare come gli oggetti che ci circondano parlino quello stesso linguaggio e trasmettano informazioni divenute, di colpo, comprensibili. Il risultato (inevitabile) è un vero e proprio sovraccarico di informazione visiva: ciò che prima era nascosto, adesso è prepotentemente visibile.

pay-off

Questa è la mia esperienza nel mondo della comunicazione visiva: un’esperienza impegnativa, logorante e a tratti folle. Tra le migliori della mia vita.

Corso serale di grafica Anno accademico 2009-2010

19/07/2010 12.30.26


OVERflow

manuale di sopravvivenza al sovraccarico visuale

Progetto grafico, impaginazione, testi e fotografie di Luciana Ognibene


Si ringraziano (in rigoroso ordine casuale): Francesco Giuliani, Simona Petrollini e Barbara Brocchi, per avermi fatto “vedere”. E, quindi, credere. Gli altri “sventurati colleghi” del corso di grafica, per avermi contaminata con la loro eterogenea creatività. Alfredo Falcone per le foto a pag. 16 e 17 e per il silenzioso appoggio morale nel corso degli ultimi 4 mesi. Carla Ognibene, Serena Rossi e Damiano Testa per essersi lasciati intervistare, fotografare ed importunare in vario modo, e per l’amicizia e l’affetto che ci legano da tanti anni. Mia madre e mio padre per avermi insegnato, contro ogni ragionevole buon senso, che niente è impossibile.


Indice

Prima parte: il sovraccarico

Seconda parte: opinioni

Terza parte: flow experience

Bibliografia



Prima parte: il sovraccarico niente è più come prima

In linguaggio informatico, si definisce “overflow” (“sovraccarico” o, letteralmente, “straripamento”) la condizione di un sistema di dati in cui si immetta un flusso superiore alla capacità del sistema stesso.


Ăˆ di carta.



Ăˆ di carta.


Carta Imitlin Cartiera Fedrigoni Formato 72x102 cm Colore Nero Grammatura 125 g/m2 Finitura goffrata. Carta Leona Cartiera Favini Formato 70x100 cm Colore Bianco Flash Grammatura 80 g/m2 Quadrettata 5 mm. Finitura uso mano.

Carta Fabriano Colore Cartiera Fedrigoni Formato 33x48 cm Colore Rosso Grammatura 220 g/m2 Finitura liscia opaca.



Stress e sovraccarico Siamo abituati a considerare lo stress esclusivamente nella sua connotazione negativa: una condizione da evitare accuratamente nel perseguimento di un presunto benessere psicofisico. Lo stress è, in realtà, una forma di difesa primordiale senza cui il genere umano sarebbe estinto da tempo; nonché una componente fondamentale dell’allenamento sportivo, che si basa proprio sul principio di sovraccarico progressivo: non può esistere allenamento senza sovraccarico; non può esistere miglioramento della performance senza stress.


Ăˆ rosso



Rosso segnale

Rosso veneziano

Rosso carminio

Pantone DS 73-1

Pantone 185 EC

Pantone DS 85-1

CMYK

0 100 100 0

CMYK

0 94 78 0

CMYK

30 100 100 30

RGB

226 0 26

RGB

178 32 42

RGB

140 22 27


Ăˆ un rosso.

Rosso Primario

Rosso cardinale

Rosso pompeiano

Pantone Process Magenta

Pantone 1807

Pantone DS 77-1

CMYK

0 100 0 0

CMYK

11 95 71 33

CMYK

10 100 100 0

RGB

0 255 255

RGB

160 30 47

RGB

212 2 29


Chi è l’autore? Qual è il genere letterario? Di cosa parla? In che anno è stato scritto? Quanto costa?


Un libro


Chi è l’autore? Qual è il genere letterario? Di cosa parla? In che anno è stato scritto? Quanto costa?


Che dimensioni ha?

Autocopertinato?

Quanto è larga la costa?

Che tipo di rilegatura?

Offset o digitale?

Quale carta è stata utilizzata?

Quanto pesa?

Cartonato?

C’è un foglio di risguardo?

Punto metallico?

B/N o quadricromia?

Uso mano o satinata?

Con che materiali è fatto?

Copertina rigida?

C’è un capitello?

Spirale metallica?

Fronte/retro o solo fronte?

Lucida o opaca?

Edizione economica?

Copertina morbida?

C’è un’unghiatura?

Brossura fresata?

Ci sono stampe al vivo?

Che grammatura?

Edizione di lusso?

Materiale di rivestimento?

La copertina ha i risvolti?

Filo refe?

Ci sono numeri di pagina?

Rigida o morbida?

Ha una confezione?

C’è una sovracoperta?

C’è una semina?

La cucitura è a vista?

C’è un testo a fronte?

Bianca o colorata?

Ha una fascetta?

Plastificata?

Di che colore e spessore?

Di che colore è il filo?

Quali sono i margini?

Com’è l’effetto al tatto?

Lucida o opaca?

Di che materiale?

Le pagine si staccano?

Qual è la gabbia?

Si sfoglia facilmente?

Ci sono stampe a caldo?

Quanto è lunga?

Ci sono foto, grafici?

I colori sono spenti o accesi?

Ci sono fustellature?

Ci sono note o didascalie?

Ci sono riflessi?

Ci sono goffrature?

Quale spaziatura e interlinea?

Ci sono fustellature?

Ha una buona leggibilità?

Cordonature? Inserti cartotecnici? Che mood comunica?



Un’arma a doppio taglio “Occhio non vede, cuore non duole”, almeno secondo la saggezza popolare. Vale per qualunque forma di comunicazione: un messaggio che possa in qualche modo offendere o ferire, se è espresso in un linguaggio che non possiamo capire, è per noi innocuo. Nel visuale accade la stessa cosa: siamo iperesposti a messaggi visivi di ogni tipo, alcuni di qualità talmente infima da essere realmente offensiva. Ma, per fortuna, non ce ne accorgiamo e viviamo felici. Finché non ci viene l’infelice idea di imparare un nuovo linguaggio, quello della comunicazione visiva. Dostoevsky diceva che “la bellezza salverà il mondo”; tristemente, la bruttezza potrebbe avere la meglio...



Ehi... i saldi



Stampa digitale. Grammatura troppo bassa. Retino sgranato. Colori disomogenei. ...e le scritte sono in jpeg!



Estetica e funzionalità In un mondo ideale, dovrebbe esistere un buon equilibrio tra queste due componenti; nel mondo reale, le cose funzionano in maniera diversa. Questa contraddizione mi è apparsa più evidente che mai quando ho saputo di un convegno intitolato “Prevenire e curare i segni medico-estetici dello stress”, finalizzato ad avere “un aspetto che esprima bellezza e serenità”. In pratica, non preoccupatevi di avere uno stile di vita sano, l’importante è che sembri così! Ci stiamo dimenticando che bello piace, perché bello è ancestralmente associato a sano (o funzionale, per dirla in termini progettuali). Sono convinta che chiunque si occupi di comunicazione (e mi includo immeritatamente nella categoria) abbia un’inderogabile responsabilità in questo senso.


Ci facciamo una birra?



Ci facciamo una birra?


Declinazione circolare del marchio

Logotipo Font: Heineken Serif Colore: bianco su fondo verde

Altre declinazioni del marchio

Colori istituzionali

Pantone 356 Pantone 485 Pantone 130 Logo Colore: Rosso su fondo bianco

Process black

Proporzioni Logotipo Font: Heineken Serif Colore: Bianco su fondo nero Pay-off Font: Heineken Sans Serif Colore: Nero su fondo bianco

Area di rispetto


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Visita oculistica


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Visita oculistica spalla superiore

linea di base asta principale

asta secondaria

tratti terminali

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ascendenti orecchio

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braccio

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occhio superiore

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gamba

spina

grazie

18/07/2010 16.11.51



AAA metodo cercasi Sono un’informatica, lo sono per “vocazione”. Il mio cervello funziona così: analizza, elabora e ottimizza. Mi sento al sicuro quando ottengo un metodo ripetibile per risolvere un determinato problema, un metodo che non infranga le regole del sistema in cui mi muovo. Ho sempre visto il processo creativo come qualcosa di meraviglioso ma inaccessibile. O, almeno, solo “occasionalmente accessibile”: di colpo, un “demone” ti assale e produce qualcosa di “bello” a tua insaputa. Altre volte, il demone non compare, la magia non avviene. Poi ho scoperto che può esistere un metodo anche per produrre (e riprodurre) la creatività. La parola chiave è funzionalità. Curioso: da informatica, avrei dovuto immaginarlo.


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LEMA Oh, cavolo.


PROB

Definizione d Componenti d Raccolt Analisi d Creat Mate Sperimentazion Mod Veri Disegni co

SOLUZ


LEMA

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ZIONE



Seconda parte: opinioni punti di vista sul sovraccarico

Tre educatori in particolare riaffiorano alla mia memoria con un senso di gratitudine per avermi trasmesso quelli che sono diventati i cardini della mia formazione (e della mia personalità). Mi sarebbe piaciuto condividere con loro questo percorso e ascoltare il loro punto di vista. Tuttavia, nell’impossibilità di contattarli tutti e tre, ho preferito “passare la palla” alla generazione successiva, e cercare i loro omologhi tra i miei coetanei.


Carla 30 anni, educatrice Chi insegna subisce qualche forma di sovraccarico? Gli insegnanti, in particolare nella scuola dell’infanzia, sono molto soggetti al “sovraccarico”. Ogni bambino ha le proprie abilità, i propri tempi, e sta al docente interpretarne le risposte per rendere funzionale l’insegnamento. Un disegno può essere una vera e propria carta d’identità del bambino, così come il modo di giocare. Qual è, secondo te, il punto di vista dei bambini? I bambini non sono più stimolati degli adulti, ma piuttosto sono più ricettivi e attenti a ciò che li circonda. Nei primi anni di vita la gestione delle informazioni è poco organizzata e spesso una convinzione è tale perché “l’ha detto la maestra” (la mamma, il fratello, i nonni, la tv). A partire dalla scuola elementare, imparando a costruire strutture di legami logici, a riflettere su tutto quello che imparano, cambia la loro visione del mondo circostante.


Vedere è credere. Quanto è vera quest’affermazione per chi insegna? Con i bambini, va tenuta sempre a mente. È fin troppo facile dimenticarla, poiché gli alunni credono ciecamente a quello che le maestre dicono. Nei primi anni di scuola i bambini non interrompono quasi mai una lezione per chiedere spiegazioni, piuttosto imparano a pappagallo (per poi dimenticare alla prima occasione). Sperimentare, toccare, osservare dal vivo è invece il metodo più efficace per una comprensione corretta e duratura, offre la possibilità di verificare che quanto è stato detto sia vero e, conseguentemente, di crederci fino in fondo.


Serena 32 anni, storica dell’arte Roma, l’Italia, il mondo, prima e dopo. Come cambiano i punti di vista nel percorso di una storica dell’arte? Chi decide di cimentarsi nello studio della storia dell’arte soffre di fatto, prima ancora di iniziare, di una capacità patologica di guardarsi intorno, di farsi catturare dal monumentale e dal dettaglio insignificante. Quello che poi effettivamente mette la distanza tra chi l’arte la fa e chi invece la studia soltanto, è l’ostinato perché: la necessità di capire, analizzare, catalogare e comparare. Il percorso accademico si aggancia su questa necessità e fornisce lo strumento interpretativo per normalizzare le informazioni raccolte dallo sguardo patologico; una volta affinato, fatto proprio, diventa un’arma a cui non si può più rinunciare, per guardare Roma e l’Italia in senso verticale, come evoluzione storica e storico artistica, ed in senso orizzontale, per recepire le reciproche influenze di ciò che accade in luoghi diversi nello stesso momento.


“Sovraccarico”: a cosa pensi per associazione? Al quartiere Coppedè a Roma. All’architetto, Gino Coppedè, viene “gentilmente” imposto il tema della Roma antica che lui cita negli archi di trionfo, nelle cornici e nelle modanature. Su quelle strutture portanti opera un sistematico sovraccarico decorativo, che fa somigliare le facciate dei palazzi a cornici di legno intagliate in cui convivono il Liberty e l’Art Deco, i motivi mitologici, il medioevo fiabesco con le fate e i cavalieri corazzati. Vedere è credere. Quanto è vera quest’affermazione rapportata all’arte? C’è chi vede e prende atto, dunque potremmo dire che “crede”; nella storia dell’arte, vedere è raccogliere la suggestione di una verità relativa per tempo e luogo, ma pur sempre una verità a cui credere.


Damiano 32 anni, matematico Come cambia la realtà agli occhi di un matematico? Molte delle riflessioni che faccio quotidianamente riguardano strutture astratte che non hanno analoghi nel mondo reale. Tuttavia, il tipo di riflessioni, le tecniche per dimostrare nuove relazioni e anche la terminologia utilizzata per descrivere le nuove scoperte sono tutte influenzate dalla realtà circostante. Per esempio, in matematica esistono numeri reali e complessi, appartamenti e foreste, atlanti e schemi. Esiste un equivalente matematico dell’overflow? Una tecnica elementare di dimostrazione si chiama “principio dei buchi di piccionaia” ed è una forma di sovraccarico. Il principio deriva il nome dal fatto che se devo mettere 10 piccioni in 9 gabbie, almeno una gabbia conterrà almeno due piccioni: se c’è una sovrabbondanza di piccioni, almeno una gabbia sarà sovraccarica!


Per quanto questa possa sembrare una deduzione davvero elementare, ha conseguenze interessanti. Un’applicazione “reale” (discutibilmente interessante!) è che in Cina ci sono almeno 10.000 persone che hanno lo stesso numero di capelli. Vedere è credere. Quanto è vera quest’affermazione per un matematico? Alcune dimostrazioni di risultati famosi sono completamente grafiche: un disegno permette di capire tutto il ragionamento, senza bisogno di parole. Vi sono però esempi in cui un disegno introduce false aspettative e porta a deduzioni incorrette: questo è il caso di molti “paradossi” in cui un disegno nasconde un errore in maniera difficilmente visibile. In matematica l’importante è il ragionamento: a volte un’immagine può comunicarlo, ma altrimenti non bisogna crederci!



Terza parte: flow experience lasciar defluire il sovraccarico

In termini psicologici, si parla di “flow” (flusso) per indicare l’esperienza ottimale, lo stato di euforico benessere in cui ci si trova quando si svolge un’attività gratificante, in cui sono chiari gli obiettivi, si ricevono feedback costanti e non ambigui, e si riesce a mantenere la concentrazione per lunghi periodi senza accusare la stanchezza.


Dal concept... segno istintivo:

associazioni semantiche:

ÂŤcuocoÂť

buono, genuino, slow-food, gusto, cucina tradizionale

tema:

documentazione:

concetti forti:

logo per EYV 2011, anno europeo del volontariato

volontariato, punti di forza e debolezza

fiducia, legame, soliditĂ , sicurezza

brief:

documentazione:

ricerca:

evento a tema libero presso la Galleria Borghese

sopralluogo, studio degli spazi, scelta di un tema: performance artistiche sperimentali che utilizzano la luce e il suono

analisi delle caratteristiche comuni di luce e suono: onda, ampiezza, frequenza


...al marchio. naming:

logotipo e colore:

sintesi di segno e keyword “La buona forchetta”

scrittura manuale (genuinità) colori naturali

elaborazione del logo:

logotipo e colore:

il “nodo”

colori a contrasto font morbido e ben leggibile

naming:

elaborazione del marchio:

aspetto sperimentale luce e suono “Altre Frequenze”

forti geometrie, linee (raggi di luce), stilizzazione delle iniziali A ed F


una pagina vuota e tanti elementi eterogenei

da inserire in uno spazio limitato

può essere un’ardua impresa soprattutto quando non si sa da che parte cominciare: lo spazio a disposizione non è mai quello giusto, è sempre troppo o troppo poco

L’eccessiva libertà, intesa come assenza di regole, è limite. Troppe scelte = impossibilità di scegliere.


Una griglia forte con rapporti matematici precisi semplifica enormemente la distribuzione dei contenuti nel foglio

proporzione = armonia e armonia vuoi dire che l’occhio umano può elaborare i contenuti libero dal senso di “fastidio” prodotto dalla distribuzione inesatta. In questo senso, armonia = maggiore leggibilità, dunque il messaggio arriverà più diretto e con più forza. Il nostro cervello elabora i rapporti geometrici anche se non sono visibili ad occhio nudo. La presenza di uno “sgancio”, percepito solo a livello inconscio, può compromettere l’impatto visivo di un layout grafico. La morale? Fare le cose “per bene” il più delle volte è meno faticoso che farle a casaccio...

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RE G O

CosĂŹ, una volta che le

LE

L

IL

esiste un numero

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sono stabilite


O T A IT qu

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di possibili interpretazioni

Non esiste un “antidoto” contro il sovraccarico visuale. Però lo si può gestire: raccogliere, assimilare, elaborare e infine lasciarlo decantare Poi, di colpo, liberarlo e lasciarlo “scorrere”.


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28/07/2010 10.36.43



Bibliografia letture che mi hanno fatto compagnia durante questo viaggio (elenco parziale) In libreria: Daniel Goleman • Intelligenza emotiva Bruno Munari • Da cosa nasce cosa Bruno Munari • Artista e designer Bruno Munari • Arte come mestiere Bruno Munari • Design e comunicazione visiva Piergiorgio Odifreddi • Il matematico impertinente Frederic Beigbeder • Lire 26.900 Lucienne Roberts • Griglie grafiche Bandinelli, Iacobelli, Lussu • Farsi un libro Ivana e Antonio Tubaro • Lettering Muriel Barbery • L’eleganza del riccio Sul web: www.giofugatype.com en.wikipedia.org/wiki/Pigeonhole_principle it.wikipedia.org/wiki/Quartiere_Coppedè www.heinekenidentity.com



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