Sprizz Magazine n. 1

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Mensile a distribuzione gratuita su Roma e dintorni Numero 1 - Aprile 2011

Scugnizzi

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Nancy Brilli

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La ragazza del mese p.25

Saverio A. Francavilla p.26

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Mensile a distribuzione gratuita su Roma e dintorni Numero 1 - Aprile 2011

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Musica

En Plein Air di Luciana Ognibene Salute e benessere

Igiene e prevenzione Orale di Studio Dental Art A teatro

Scugnizzi di Paolo Pelinga Eventi

diFesta grande per Arnoldo Foà Francesca Piggianelli Body and mind

Tattoo di Stefano Simeoni Spettacolo

Nancy Brilli di Paolo Pelinga

Motori

diHeadbanger Stefano Simeoni

Comunicare

Internet in mobilità... e non di Massimiliano Pietrosanti Comunicazioni agli associati

L’altra solidarietà di Vincenzo Toccaceli Fuoristrada

Meeting motori di Vincenzo Toccaceli

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Qua la zampa

Golden Retriever di Cinthia Timana Sport

Rugby di Luciana Ognibene

La ragazza del mese

Giulia

Il personaggio del mese

Saverio Alessandro Francavilla di Vincenzo Toccaceli Fotografia

Voglio fare il fotografo di Alfredo Falcone

Abitare

Riciclo creativo di Simona De Marco Sì, viaggiare

Spagna, Andalusia di Luciana Ognibene Ma la notte...

diRistotram Vincenzo Toccaceli

Mondanità

Danny Glover a Cinecittà di Francesca Piggianelli

Il cocktail del mese

L’Americano di Maurizio Muntoni

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M u sis iccaa

Intervista e fotografie Luciana Ognibene

En Plein Air Diverse migliaia di sostenitori in rete tra Facebook, MySpace e Last.Fm, un genere musicale che sarebbe riduttivo definire “Post Rock strumentale”, sonorità eterogenee e contaminazioni stilistiche: sono gli En Plein Air di Roma, band attiva dal 2006. All’attivo, due dischi pubblicati e una serie variopinta di aneddoti (per lo più irripetibili) sui sei componenti della band: Eric Caldironi (chitarra), Giancarlo Barbati (chitarra), Ludovico Lamarra (basso), Marzia Ricciardi (violino), Aron Carlocchia (synth) e Adriano Proietti (batteria). Nell’ultimo disco ha collaborato anche Federica Vecchio (violoncello). Il loro primo disco, l’EP L’alba Irradia L’inutile Parola, è stato autoprodotto nel 2007 e riedito nel 2009 dalla Fluttery Records, e il secondo, l’LP En Plein Air, è in uscita proprio in questi giorni sempre con la Fluttery Records. Sono “ufficialmente imbucata” alle prove, in una saletta claustrofobica come da migliore tradizione rock, dove approfitto per fare due chiacchiere con Ludovico e togliermi qualche curiosità sul gruppo.

dal Prog al Post Rock, dall’Indie alla musica Ambient Ludo, perché “En plein air”? La musica strumentale ha il vantaggio di non ancorare l’ascoltatore a un testo. In questo modo lo stesso brano può trasmettere diverse sensazioni, a seconda dello stato d’animo con il quale lo si ascolta. In questo senso ci piaceva l’idea di accostarci all’Impressionismo, a quell’attimo unico e in quanto tale irripetibile che si cercava di fissare sulla tela. Noi proviamo a fare lo stesso. Nessuno del gruppo porta un brano: sono tutti composti in sala e ognuno ci mette del suo. Perché la scelta di intitolare il vostro secondo disco con il nome della band? Perchè è il disco d’esordio, è il nostro debutto in qualche modo. E il nome deve circolare, no?

strumentale. Abbiamo diviso concerti con gruppi Metal, Reggae, Rock... e abbiamo lavorato molto sul web, grazie al quale ci siamo anche tolti la soddisfazione di essere il primo gruppo in Europa a suonare dal vivo per un locale virtuale di 2nd Life, e di fare una tournée in Irlanda. Quand’è che avete deciso “da adesso si fa sul serio”? Abbiamo deciso di fare sul serio dal primo momento. Dopo nemmeno tre mesi di vita del gruppo siamo entrati in studio per l’EP L’alba Irradia L’inutile Parola. Il salto di qualità è, però, con questo disco: sia per la cura avuta nelle registrazioni, sia per gli obiettivi che ci siamo fissati, sia per il lavoro svolto dalla Fluttery in fase di promozione.

Certo che deve. Ora parlami dell vostre radici: da dove siete partiti per arrivare al punto in cui siete oggi? Come spesso succede l’idea di avviare un progetto di musica strumentale nasce dalle ceneri di un progetto precedente. Io e Giovanni Federici (che dopo la registrazione del disco ha lasciato il gruppo) sentivamo la necessità di confrontarci con questo tipo di linguaggio musicale. Il resto, poi, è venuto da sé. Credo che l’aspetto più interessante, però, sia un altro. Ovvero che tutti gli En plein air provengono da ascolti e da percorsi artistici diversi: Marzia è di Conservatorio, Eric viene dal Blues, Aron dal Jazz e via discorrendo. E questa caratteristica si percepisce in ogni brano. C’è chi ritrova molteplici influenze nei nostri brani: siamo apparsi su siti di settore, dal Prog al Post Rock, dall’Indie alla musica Ambient. Con una scelta musicale così differente, qual è il pubblico degli En Plein Air? In generale abbiamo sempre cercato di far arrivare questo genere di musica ovunque fosse possibile, cercando di evitare i palchi di genere, di nicchia. Siamo convinti che la nostra proposta possa arrivare e piacere anche a chi non ha mai ascoltato prima il post rock

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5 ...e questo tatuaggio? Durante la tournée ci ha fatto da cicerone, tra gli altri, un tatuatore. Alla fine dell’ultimo concerto, galvanizzati dall’esperienza (e decisamente sbronzi) il tipo ci ha chiesto se volevamo farci un tatuaggio, proponendoci una scritta. Abbiamo accettato in tre... Partite per una tournée intorno al mondo finanziata da uno sponsor pieno di soldi: qual è la prima tappa? La Scandinavia. Là dove il Post Rock è musica di massa, o quasi. Ci piacerebbe confrontarci con alcuni mostri sacri. E poi certamente toreneremmo in Irlanda, un paradiso per i musicisti. Per il resto, ci penserebbe questo sponsor pieno di soldi... Speriamo che ne troviate uno quanto prima, allora. E, nel frattempo, in bocca al lupo per il nuovo disco!

En Plein Air, En Plein Air 2011, Fluttery Records Tracklist: 1. Waterloo 2. Thai 3. Oltre La Pioggia 4. Sul Confine 5. Il Diario Dei Lampi 6. Comete 7. Frammenti Di Una Vittoria

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Igiene e prevenzione orale

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na corretta igiene orale è la condizione essenziale per mantenere e ottenere la salute della bocca in quanto impedisce il permanere della placca batterica, causa primaria della carie e della malattia delle gengive e dell’osso sottostante. La placca batterica è quella patina biancastra, che si accumula sulle superfici dentali, già poche ore dopo dallo spazzolamento, composta da residui di cibo, prodotti salivari e batteri. La sua persistenza sulla superficie dentale genera un ambiente acido che dà inizio ad un processo di decalcificazione dello smalto, attivando così i meccanismi che portano alla carie. Inoltre, i batteri della placca producono una serie di tossine che promuovono l’infiammazione gengivale che, se persistente, può coinvolgere anche i tessuti sottostanti causandone malattia paradontale il cui esito finale è la perdita dei denti. Dopo circa 24 ore di permanenza “indisturbata” la placca batterica inizia a calcificarsi formando cosi il tartaro. La carie dentale e la malattia paradentale sono patologie che in larga parte si possono prevenire. Il nostro primo obiettivo terapeutico è mettervi in grado di prevenire lo sviluppo di eventuali patologie a carico della vostra bocca. Quasi tutte le malattie

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Salute e b e n e ss e r e

di Studio Dental Art - Fotografie: Vincenzo Toccaceli

dei denti e delle gengive, sono collegabili ad un’igiene orale inadeguata e ad una mancata applicazione di un valido protocollo di prevenzione. La prevenzione di tali malattie si fonda sull’adozione e la pratica quotidiana di precise norme di comportamento legate a pratiche di igiene orale e igiene alimentare. Pertanto, periodiche visite specialistiche permettono il precoce intercettamento di eventuali processi patologici. Nel momento stesso in cui deciderete di essere presi in cura nel nostro studio, sarà nostro impegno fornirvi tutte le informazioni necessarie per mantenere la vostra salute orale e richiamarvi periodicamente per delle visite di controllo. Compito dell’igienista sarà di ristabilire un ambiente biologico per i vostri denti, di migliorare la salute delle vostre gengive, di darvi dei consigli per una migliore igiene dentale domiciliare, e di segnalare eventuali modifiche dell’ambiente orale. Lo staff medico, se sarà necessario, si occuperà anche dello sbiancamento dei vostri denti che potrà essere eseguito sia con terapia domiciliare che con terapia ambulatoriale, e anche delle eventuali applicazioni di fluoro sui vostri denti per aumentare la resistenza alla carie e diminuire fastidiose sensibilità.

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A teatro

di Paolo Pelinga foto di scena: Ufficio Stampa Il Sistina foto backstage: Vincenzo Toccaceli

Scugnizzi

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Un commiato commovente di uno spettacolo entusiasmante

mo Napoli, i napoletani, le canzoni napoletane. Li ho sempre amati e li amerò per sempre. A Napoli, e più precisamente alla Capitaneria di Porto di Torre del Greco, ho fatto il militare in Marina; per poco meno di 24 mesi (dopo il reclutamento a La Spezia e il tirocinio a Taranto) sono stato un marinaretto che faceva la spola, la staffetta, con la redazione di Napoli per inviare i suoi “pezzi”, via telescrivente, a “Il Quotidiano” di via IV Novembre 152 a Roma. Da buon marinaio a Napoli ho lasciato il cuore, ho avuto anche qualche fidanzatina di passaggio, sempre col massimo rispetto verso queste dolcissime ragazze partenopee. Amori di un ragazzo di 19 anni, troppo belli per non essere ricordati. Ebbene, quando si parla di Napoli provo sempre un brivido, il mio cuore ha un sussulto. Allora come potrei restare indifferente di fronte a uno spettacolo come “C’era una volta… Scugnizzi”, il musical capolavoro di Claudio Mattone (musica, testi e regia), Enrico Vaime (prosa), Bruno Garofalo (scene), Gino Landi (movimenti coreografici), Silvia Polidori (costumi),che si è appena concluso al Sistina di Roma. E’ lo spettacolo dei record che entusiasma e commuove. Con circa 600 repliche, 600.000 spettatori e un primato di premi prestigiosi e significativi che superano la mezza dozzina, “C’era una volta… Scugnizzi” è il primo grande musical “neorealista” italiano con una grande attenzione al sociale e ai giovanissimi (’e ccriature della canzone “Ajere”), che sono la grande e forse unica speranza per il futuro di una città bella e tormentata come Napoli. Un cult amato dalla critica e da un pubblico di ogni età, un successo esplosivo in ogni teatro d’Italia, da Agrigento a Trieste. La storia è una favola popolare e ironica, sfrontata e irriverente come certi ragazzi che crescono per strada, una favola della speranza che, seppure ambientata a Napoli, potrebbe appartenere ai ragazzi di qualunque città del mondo. L’autore Claudio Mattone ha cercato di stare lontano da compiacimenti, stereotipi e luoghi comuni, e così

risultano la scena, asciutta e bellissima, le proiezioni, le coreografie, i costumi e tutto il resto. Canzoni e motivi musicali di grande spessore accompagnano lo spettacolo e coinvolgono gli spettatori. Sono tante e tutte bellissime. Mi piace ricordare Carcere ’e mare; Perzone, perzone; Chiàmmame; Zoccole; Arrangiàmoce; Io ce credo; Quantu tempo ce vo’; Scètate, sce’; Niente, niente; ’A città ’e Pulecenella; Stàteve accorte; Ajere; Parlanno, parlanno; Cumannà; ’O russo è ’n ’omm’ ’e merda; Magnifica gente, motivo portante quest’ultimo dell’intero spettacolo. Un cast ricco e numeroso, ma anche di grande qualità. Venti cantanti-attori giovanissimi, selezionati attraverso migliaia di audizioni, assieme a un gruppo di attori professionisti, tutti di grandissimo talento. Come sostiene un maestro del calibro di Claudio Mattone, “Scugnizzi” è una storia semplice e popolare ambientata a Napoli, ma riconducibile ai ragazzi di tutte le città del mondo. Due ragazzi, Saverio De Lucia e Raffaele Capasso, ’o russo, usciti dall’istituto di correzione per minori di Nisida, prendono strade diverse e si perdono di vista. Si ritrovano dopo vent’anni. Saverio è un prete di strada che si dedica al volontariato e, in particolare, al recupero dei ragazzi del quartiere, cercando di appassionarli alla musica. Raffaele ’o russo è un camorrista, e quei ragazzi tende a usarli come corrieri per i suoi loschi traffici. Tra

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9 i due nasce un conflitto di intenti e di personalità che si acuisce sempre di più, fino al punto che ’o russo, incapace di affermare se stesso se non attraverso la violenza, arriverà ad uccidere Don Saverio. Ma quel suo gesto, che sul momento sembra una vittoria, segnerà in realtà la sua sconfitta. La morte di Saverio darà al gruppo dei ragazzi la forza di ribellarsi alla camorra e di lanciare contro di essa, attraverso la musica, un grido di dolore, disperato e liberatorio, che diventa il grido di disprezzo di tutta la città. Ma qual è la missione di “Scugnizzi”? E’ quella di indicare un’alternativa, una possibile strada, un possibile mestiere a dei ragazzi che hanno particolare attitudine e passione per la musica e il teatro, offrendo loro un’occasione di lavoro vero e proprio che possa, ci auguriamo, anche proseguire nel tempo. “Scugnizzi” come una palestra, un laboratorio, un’opportunità. Moltissimi dei nostri ragazzi delle precedenti edizioni (sia attori che tecnici) lavorano oggi stabilmente e con successo in teatro, in cinema e in Tv. Tra noi della compagnia - conclude Claudio Mattone

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– spesso ci diciamo che “Scugnizzi” è una mentalità, un desiderio di riscatto, un modo un po’ insolito di essere napoletani, lontano dagli stereotipi e dai luoghi comuni del “napoletanismo”. Questi meravigliosi ragazzi sono la speranza e la faccia pulita di Napoli. E io mi limito ad aggiungere che, a mio avviso, sono la certezza di una Napoli sempre migliore.

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Eventi

Festa grande per Arnoldo Foà

Grande festa per i 95 anni di Arnoldo Foà.

di Francesca Piggianelli, Responsabile Eventi ACT - francescapiggianelli@libero.it Foto: Pietro Nissi

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l grande artista emozionato per la serata, organizzata da Francesca Piggianelli e da sua moglie Anna, in collaborazione con Cinecittà Luce e con la partecipazione dell’Accademia Act Multimedia, che si è svolta alla Casa del Cinema; una serata indimenticabile per festeggiare i 95 anni di Anoldo Foà. Sala stracolma, tanto da rendere impossibile l’accesso a tutti, amici e colleghi che hanno festeggiato Foà in un’atmosfera di affetto e commozione. Pino Insegno, Giada Desideri, Francesca Benedetti, Pino Quartullo e tanti altri si sono alternati per dedicargli un pensiero, un aneddoto o la lettura di una poesia per omaggiarlo. Durante la serata è stato proiettato il film “Almeno io Fo..à” di Lorenzo Degl’Innocenti e Alan Bacchelli, musica di Roberto Procaccini, e al termine alcuni giovani allievi

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dell’Accademia hanno letto delle poesie di Foà, in un simbolico passaggio di testimone tra diverse generazioni. Finale esplosivo con brindisi curato da Francesca Cerquetta, foto con tutti gli ospiti e tanta allegria, per un evento unico in omaggio ad un artista unico. Tra gli amici accorsi a festeggiare Arnoldo Foà anche Michele Mirabella, Lino Patruno, i registi Maurizio Sciarra e Giuseppe Ferrara, il critico Maurizio Giammusso, Paola Severini e Piero Melograni, Franco Nero, Rossella Izzo, Luca Pizzurro, Bruno Crucitti, Glenda Cima, Cristina Cellini, Saverio Vallone, Mario Valdemarin e tanti altri.

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Body and Mind

Tattoo Intervista a Sara Proietti Timperi Il tatuaggio (dal polinesiano tatau) è sia una tecnica di decorazione (più spesso di pittura) corporale dell’uomo, sia la decorazione prodotta con tale tecnica. Tradizionalmente, la decorazione è destinata a durare permanentemente, ma in epoche moderne sono state inventate tecniche per realizzare tatuaggi anche temporanei. Nella sua forma più diffusa, la tecnica consiste nell’incidere la pelle ritardandone la cicatrizzazione con sostanze particolari (più precisamente è chiamata scarificazione) o nell’eseguire punture con l’introduzione di sostanze coloranti nelle ferite. Il tatuaggio è stato impiegato presso moltissime culture, sia antiche che contemporanee, accompagnando l’uomo per gran parte della sua esistenza; a seconda degli ambiti in cui esso è radicato, ha potuto rappresentare sia una sorta di carta d’identità dell’individuo, che un rito di passaggio, ad esempio, all’età adulta. La forma più conosciuta per creare tatuaggi è quella ad ago, dove tramite un ago si introduce dell’inchiostro nella pelle, come risultato si ha un disegno che a seconda della miscela può essere permanente o temporaneo. Sono ormai molto diffusi studi di tatuatori in ogni dove; noi siamo andati a trovare un centro tattoo nel cuore di Roma, a Trastevere. Dovremmo parlare in modo tecnico del tattoo, come detto, una pratica ormai molto diffusa e non più così ai margini come tanti anni fa, dove chi si tatuava veniva spesso guardato male, ma abbiamo incontrato Sara. Sara Proietti Timperi, 25 anni, nata il 30 novembre 1985 del segno del Sagittario: un carattere allegro, direi vivo, ed una fortissima personalità, quasi a dire “io vivo... in quanto esisto!”. Per questo parliamo con lei, di lei e del Tattoo: Ciao sara, piacere di averti con noi. Buongiorno, Il piacere è mio. Tralasciamo domande e discorsi sull’igiene, dato che al giorno d’oggi ogni centro tattoo che si rispetti segue tutte le morme igieniche dettate dalle leggi vigenti e ti chiedo invece, come nasce la tua passione per i tatuaggio? La mia passione per il tatuaggio nasce proprio nel momento in cui sono entrata in un Tattoo Shop per farne uno... il primo. Ho sempre avuto la passione per il disegno e dopo aver passato una giornata intera nel negozio, ho capito che disegnare su foglio o su tela era bello, ma lasciare qualcosa per sempre sulla pelle di una persona è qualcosa di unico e profondo, cosi

Testi e foto: Stefano Simeoni

ho ordinato subito, su internet, la macchinetta ed i colori per tatuare. Il giorno che è arrivato tutto l’occorrente ero a casa ed ho deciso di tatuarmi da sola, da lì ho iniziato. Mi piacerebbe che le persone capissero che il tatuaggio non è nato come moda, ma è cultura, è storia e rappresenta passato e presente di molte popolazioni anche lontane, fa parte dell’uomo da sempre. Quando ti sei tatuata la prima volta? La prima volta che ho tatuato la mia pelle è stato a 18 anni, ho fatto una tigre sulla schiena, ed è stata un’esperienza bellissima perché è stato un regalo del mio Krhu per i miei 18 anni, quindi, al di là della scelta del soggetto, sono legata a quel giorno anche per la profonda amicizia ed il rispetto. Spieghiamo a chi legge che un Khru é un istruttore dell’antichissima arte marziale della Muay Thai, che Sara impara e pratica ormai da tanti anni e di cui è praticante anche a livello agonistico. Ma torniamo ai tatuaggi: quanti tatuaggi hai sul corpo? Sul corpo ho esattamente 25 tatuaggi, tutti sulla parte destra e non so il perché! Anche se sono sicura che poi alla fine un motivo c’è sempre: lo scoprirò! Sara, tu sei una bellissima ragazza e non servirebbero i tatuaggi per notarti, ma penso che immancabilmente d’estate ti senta ancora più osservata. Come reagiscono le persone al vederti anche in costume? L’estate mi diverto molto, sì, perché la gente mi guarda come se avesse visto un alieno e i meno timidi si avvicinano e ti fanno le solite noiosissime ed a volte irritanti domande: “Ma sono veri? Ma perche ti sei rovinata? Sei una cosi bella ragazza!” ed io rispondo con la solita stupidissima risposta: “Perché sono pazzaaaaaa”, ahahahah! Credo che se ci fossero meno pregiudizi (e qui si dovrebbe fare un articolo a parte) e meno ricerca di questa falsa apparenza, le persone cercherebbero di guardarti per ciò che semplicemente sei e non per quanti tatuaggi hai o per quello che loro pensano che tu sia, ma onestamente non mi importa, anzi come dice un mio carissimo amico “non ti curar di loro, ma guarda e passa…gli sopra!” Ahahahah. Cosa rappresenta per te avere un tatuaggio, o cosa rappresenta in generale? Avere un tatuaggio? Questa domanda meriterebbe minimo 10

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13 pagine, ma cercherò di essere breve, credo che portare sulla propria pelle un tatuaggio ti dia una bella sensazione di libertà, anzi che ti renda realmente libero, ti dà la possibilità di scrivere la tua storia, la tua vita e di lasciarla segnata per sempre in modo indelebile su l’unica cosa che per tutta la durata della tua vita non ti lascerà mai: la tua pelle! Quando hai iniziato questo lavoro e, dunque, quando hai iniziato a tatuare? Ho iniziato a tatuare circa 5 anni fa, cominciando, come dicevo prima, su me stessa; poi, piano piano, grazie all’aiuto di altri artisti, come Diego Brandi e “Disegnello”, ho potuto conoscere i diversi stili, ed approfondirli. Che tecniche e stili di Tattoo prediligi o ti piacciono di più? Lo stile che preferisco tra tutti è il realistico, il figurativo, Il ritratto, ma sempre con il massimo rispetto verso tutti gli altri stili. Quando hai aperto il tuo studio? Il Devil’s Mind Tattoo Studio di Trastevere nasce quasi un anno fa con la collaborazione di altri 3 ragazzi, Dino Cima, Demian Ugolini e Gianluca Zuddio, con i quali lavoro tutti i giorni, perché il bello di questo lavoro è anche condividere una quotidiana passione per la stessa cosa, il Tatuaggio. Non è stato facile aprire lo studio, ma dopo tante e forse troppe difficoltà, questo sogno si è avverato!

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Esistono delle gare, dei Contest del Tattoo? Esistono delle manifestazioni che si svolgono tutti gli anni, in tutto il mondo: le Tattoo Convention, dove numerosi artisti si riuniscono e lavorano in stand aperti al pubblico. Molte volte vengono organizzate anche delle vere e proprie gare, alla quali io personalmente ho partecipato e vinto con un lavoro che porto sul braccio fatto dall’artista Dr. Dementia, con il quale ho anche avuto il piacere di lavorare. Ritornando alla tua persona, ci viene spontanea una domanda: questo tuo fascino ti ha mai dato problemi nel lavoro o ha mai generato episodi particolari? Il fatto di essere una bella ragazza o forse già il fatto di essere solo una ragazza, non mi ha mai portato troppi problemi; anzi, a volte, le ragazze si sentono più a loro agio se a tatuarle è una donna. Ci sono episodi in cui magari un ragazzo si sente in diritto di fare battute, ma è semplice: basta farle morire sul nascere. Ti ringrazio, ti auguro un buon lavoro e grazie di essere stata con noi. Grazie a te, una saluto ai vostri lettori e non abbiate timori... esprimete le vostre vere emozioni sulla pelle. Ora, per esempio, farò un tatuaggio a Stefano... ahahahah!

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Spettacolo

Nancy Brilli

“Mi impegno molto per dare il massimo” di Paolo Pelinga fotografie: Ufficio Stampa Il Sistina

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aleotta fu una passeggiata a via Sistina quando, giovanissima, passando davanti al “tempio del musical”, spinta da una irrefrenabile curiosità, le venne voglia di entrare per assistere a un casting di una compagnia che stava per debuttare nel teatro più prestigioso di Roma. Iniziò così la carriera artistica di Nancy Brilli che, catturata, ammaliata, coinvolta da quell’ambiente che non conosceva ma che la conquistò subito, cominciò a pensare seriamente di intraprendere questa carriera, con i risultati strepitosi che stiamo vedendo. Oggi, infatti, Nancy è entrata al Sistina (e non è la prima volta) da grande protagonista, dove ha appena concluso uno spettacolo tutto suo dal titolo “Sette”, che ne ha esaltato le qualità di attrice completa, affascinante e talentuosa come poche. A dire le sue virtù basta un sorriso. Il suo, infatti, è il sorriso più smagliante, radioso, accattivante e luminoso raramente visto nel mondo dello spettacolo. Due fossette birichine sulle gote, che si accentuano quando sorride, la rendono semplicemente deliziosa. La sua persona emana un’intensa carica di simpatia e di calore umano. Inutile e superfluo sottolineare il successo che Nancy ha ottenuto al Sistina con questo spettacolo, che ogni sera ha fatto registrare il “tutto esaurito”. Gentile, professionale e disponibile, Nancy mi ha ricevuto nel suo camerino con la cordialità e l’affabilità che la distingue.

Come, quando e perché hai deciso di entrare nel mondo dello spettacolo? Passando davanti al Sistina, ricordo che c’era una fila di ragazze che arrivava fino a Piazza Barberini. Stavano facendole audizioni per “Se il tempo fosse un gambero” con Montesano. Ebbene, di tutte queste persone hanno preso me, che ero entrata lì dentro veramente per caso, per scherzo, per scommessa. I casi della vita, quando il destino dice tocca a te. Qual è stato il primo spettacolo della tua carriera? Il primissimo quando avevo quattro anni, dalle suore spagnole, e facevo Cappuccetto Rosso. Mi ricordo ancora l’effetto che mi fece stare dietro le quinte di questo palcoscenico, la trepidazione, perché ci tenevano molto le suore allo spettacolo. Hai mai commesso qualche errore, magari di inesperienza, che oggi non rifaresti? In teatro no. Ho avuto ottimi maestri. Ho avuto Pietro Garinei, Trovajoli, Lucio Ardenzi, per cui sono stata molto bene indirizzata. Il ricordo più bello e quello meno bello della tua carriera? La prima volta che ho potuto pagare l’affitto con questo lavoro e, meno bello, non me lo voglio ricordare. Nancy, quali erano i tuoi sogni di bambina, cosa volevi fare da grande? Da grande volevo fare tutt’altro, volevo fare la grafica.

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15 Sicuramente sarei diventata un’artista, ma non pensavo che avrei fatto questo mestiere, né al fatto che ogni sera finisse con un applauso. La tua più grande aspirazione, il tuo sogno non ancora realizzato? Ce ne sono tanti, perché tanti ruoli si possono fare. Continuare a fare questo lavoro ancora per tanto tempo: questo è il mio sogno, la mia reale aspirazione. Pregi e difetti di Nancy Brilli? Pregi, la buona volontà. Difetti, l’accidia. Io, stasera, resterei qua in camerino a fare un bel sonno. Invece vado in scena a fare la pazza per due ore. Il tuo punto di forza e il tuo tallone d’Achille? Mi impegno molto. Il mio punto debole è che ogni tanto mi ammalo, tipo adesso, che sono un po’ influenzata. A cosa non rinunceresti mai? A fare la mamma di mio figlio Francesco, che ha undici anni ed è bello come il sole. Come si seduce Nancy Brilli? Non lo so proprio. Quello che seduce me è il talento. Le persone senza talento mi annoiano. E tu come seduci un uomo che ti piace? Direi che lo capisce subito. È una questione di sguardi, di feeling caratteriale. Quali sono le cose più belle della vita, quelle che ami di più? Le persone affettuose, le persone generose, le persone buone che si aprono agli altri. Come vorresti che fosse il tuo avvenire? Contento, appagato. Di gente intorno che mi vuole bene veramente, di persone sincere, di affetti veri, profondi. E poi di realizzazione professionale. È un insieme di cose. Hai degli hobby? Non mi piace la parola hobby. Ho molti interessi, quelli sì.

Com’è il tuo carattere? Sono un po’ lunatica, però tenace. Per te il bicchiere è sempre mezzo pieno o mezzo vuoto? È sempre comunque mezzo, sia che è mezzo pieno o mezzo vuoto. Bisognerebbe riuscire a vederlo comunque riempito di qualche cosa. Non è sempre così facile. Quale periodo della tua vita stai attraversando? Uno molto fico, molto creativo. Il più bel complimento ricevuto finora? L’ho ricevuto da mio figlio. Mi ha detto: mamma, sei bella come un cinghiale. È vero, perché stava guardando un libro di favole, c’era un cinghiale che gli sembrava il massimo della bellezza possibile. E allora ha fatto questo paragone, e mi ha fatto tanto ridere. Cosa apprezzi di più in un uomo? Un buon aspetto fisico, l’intelligenza e la simpatia. C’è una domanda che non ti ho fatto e alla quale avresti voluto rispondere? No. Me ne hai fatte un bel po’. Direi che mi hai fatto una bella radiografia. Chi è oggi Nancy Brilli in estrema sintesi? Un persona che si dà molto da fare per fare le cose fatte bene. Cosa scriveresti sul tuo muro ideale? Come diceva mia nonna: te devono spara’, ma te devono coje bene, perché sennò non te fermano.

Cosa vorresti si dicesse di te? Che ce l’ho messa tutta. Quale parte del tuo corpo ti piace di più? Ti posso dire quella che mi piace di meno: i capelli. Ogni giorno ’na battaglia. Cosa guardi per prima cosa in un uomo? Gli occhi e le mani.

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Motori

HEADBANGER Fascino americano, Made in Italy

testi e fotografie: Stefano Simeoni

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marzo abbiamo visitato il Motodays presso la Nuova Fiera di Roma, ed aggirandoci tra gli Stand siamo andati a trovare l’azienda che secondo noi spiccava tra il “solito” ed il “già visto”: Headbanger Motorcycles. Dal fascino della tradizione americana custom, nasce con la qualità, lo stile ed il gusto del made in italy un prodotto affascinate ed accattivante che ci ha subito colpiti. Niente software, niente elettronica e niente iniezione, ma moto crude e 100% street legal, omologate Euro 3. Moto “vecchia scuola” realizzate artigianalmente e personalizzate con numerose combinazioni da mani esperte, con il cuore alimentato dai potenti motori V-Twin americani.

Abbiamo potuto ammirare presso lo stand dell’azienda milanese, tra le Headbanger in esposizione le Hollister Blak Mat e Kiss Me Baby, la versione con 102 baci celebrativa del Magazine Playboy, la Foxy Lady Saints, la Gypsy Soul Torquoise, e le più potenti (motori da 2000 cc) High Flyin Numero 1 e la grintosa versione P-40 Warhake che ricorda la carlinga di un aereo della seconda guerra mondiale. Da circa un anno sul mercato, la giovane casa italiana, cattura sicuramente l’interesse degli appassionati di custom che non subito però riescono a capire che non si tratta di allestimenti special su altre basi ma di un prodotto italiano magistralmente realizzato.

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COMUNICARE

Internet in mobilità... e non di Massimiliano Pietrosanti

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Fotografie: Dreamstime.com

uando si parla di computer, si parla inevitabilmente della necessità di essere connesso in rete, per poter controllare la posta elettronica, entrare sul profilo di facebook, chattare con gli amici o altre decine di cose per le quali non possiamo fare a meno di connetterci neanche fuori casa. Negli ultimi due anni l’incremento di dispositivi e servizi che ci permettono di “navigare nel Web” si sono moltiplicati in modo esponenziale tanto che tutti i gestori si stanno adoperando al fine di non far saturare la rete, in modo che le connessioni siano sufficientemente veloci per tutti gli utilizzatori.

Ad oggi la connessione ADSL di casa risulta in media più performante delle connessioni mobili, ma entro il 2011 è in progetto di poter avere una copertura dati con velocità massima di 21 Mbps, mentre nel 2012 con l’avvento dell’LTE acronimo di Long Term Evolution, la velocità di punta potrà superare i 100 Mbps. In questo scenario quella che ad oggi è definita “Connessione in mobilità” potrebbe diventare più appetibile, almeno al consumatore medio, delle attuali connessioni fisse. In fondo poter portare con se internet è un desiderio di chiunque, se poi è veloce e ad un costo accettabile perchè non scegliere di usarlo anche nella quotidianità casalinga? Risolto ormai anche il problema di poter navigare con più pc contemporaneamente visto la facile reperibilità in commercio di, router che funzionano con una normale chiavetta, dispositivi che sono in grado di gestire in Wi-Fi fino a 5 computer che non necessitano di installazione nè di competenze tecniche e che si trovano a costi inferiori a 100 euro, dati spesso senza costi da chi sottoscrive un abbonamento. Due anni fa la vendita dei computer portatili ha superato quella dei cosiddetti “Desktop”, succederà lo stesso anche per la connessione internet, quella mobile supererà quella fissa? Staremo a vedere. Nel frattempo è bene cominciare a prendere pratica con l’uso di sistemi che permettono di telefonare ed inviare messaggi tramite il nostri cellulari passando anche qui per il web, in questo modo potremo stare in contatto con tutto il mondo... a costo zero, ma di questo parleremo la prossima volta. Intanto buona navigazione.

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Da 30 anni il nostro impegno per farvi tornare il sorriso! sprizz_magazine_1.indd 17

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C o m u n i c a z i o n i a gli Ass ociati

Associazione Salsa per la Vita

L’altra solidarietà

Sede Legale: Via Caltabellotta, 14 - 00132 Roma tel. 349 5838113 E-mail: info@salsaperlavita.it Web: www.salsaperlavita.it Facebook Fan Page: di Vincenzo Salsa per Toccaceli, la vita Presidente dell’Associazione Salsa per la Vita Fotografie: Luciana Ognibene

Adozione a distanza e compleanni

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olti modi abbiamo conosciuto in questi anni di festeggiare i compleanni, tanti si affacciano al vasto mondo della solidarietà dove riversano fondi o situazioni dalle più complesse a quelle più semplicemente di facciata, o perché così va di moda. Ma da cinque anni, un gruppo che è sempre stato vicino a noi come associazione, e che ha partecipato alla prima edizione (sette anni fa) di “Salsa per la Vita”, è Salsajazz di Marcello Pedone e Valentina Pocci, la quale proprio in questi giorni ha festeggiato il suo compleanno rinnovando l’impegno costante della loro fondazione per il progetto “Figli di un Do minore”. Sì, perché, come abbiamo detto, da circa cinque anni ad ogni compleanno di uno dei componenti del gruppo partecipante all’iniziativa, i soldi raccolti non vengono spesi per acquistare un regalo, ma per alimentare un fondo

che viene donato alla Onlus La Svolta Umanista, associazione laica che si occupa di adozione a distanza in Guinea Cronakry. Per chi volesse indicare La Svolta Umanista per il 5x1000, il codice fiscale da indicare sul modulo è 96315530582. Tutte le altre info sul forum Salsajazz: www.salsajazz.net/forum Da parte nostra, continuate così!

Valentina con Gloria e Gino, ideatori dell’iniziativa

Salsa per la Vita: l’Associazione

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olte le attività legate all’associazione che lancia sin da ora la sua campagna di tesseramento: le attività vanno dal mondo del ballo, alla solidarietà, ai concorsi di moda, fino a progetti di cooperazione europea. I vantaggi per gli associati saranno molteplici: oltre alla possibilità di fruire delle varie attività, saranno disponibili agelazioni e sconti in tantissime attività legate ad essa, compresi sconti su rappresentazioni teatrali. Gli associati potranno seguire le attività e tutte le informazioni loro riguardanti sul il sito ufficiale: www.salsaperlavita.it L’Associazione Salsa per la Vita è associata US ACLI

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Sono aperte le iscrizioni all’Associazione

Le richieste possono essere inviate tramite e-mail a: info@salsaperlavita.it oppure per posta all’indirizzo Ass. Salsa per la Vita - via Caltabellotta, 14 - 00132 Roma indicando nome, cognome, data e luogo di nascita, indirizzo di residenza e codice fiscale.

Quote associative:

Socio ordinario.................................................................. 5,00 3 Attività sportiva............................................................... 10,00 3 Attività culturale.............................................................. 20,00 3 Tutte le attività dell’Associazione sul sito ufficiale:

www.salsaperlavita.it

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Comunicazioni ag l i Ass oc iati

Questo mese vi segnaliamo anche: Le ricette di Nonna Carmela: le deliziose parole di una nonna, trascritte per i nipotini africani. Il progetto di questo libro di ricette è nel cassetto di Gino da quasi otto anni, ma solo l’amicizia con Pino ha potuto sbloccarlo, visto che per realizzarlo occorreva preparare dei piatti non solo buoni da mangiare (che quello, meno di Pino, ma gli riesce) ma anche belli da vedere (e lì il tocco del professionista è ancor più indispensabile: se nel libro ci sono foto brutte, sono dei piatti realizzati da Gino). Il guadagno della vendita di questo libro va per intero alla Onlus La svolta umanista per il finanziamento del suo progetto di sostegno a distanza di alcuni e di studio di tanti altri bambini in una scuola costruita e gestita dall’associazione nel villaggio di Kolomà, in Guinea Conakry.

Prefazione:

Una persona che vive molto a lungo è una sorta di macchina del tempo. Ad esempio, Sandro Ciotti, morto qualche anno fa ad “appena” 75 anni, ha avuto come padrino di battesimo nientemeno che Trilussa: ecco perchè si può dire che attraverso gli occhi di un vecchio si può vedere un altro mondo. Carmela Giuffrè è morta nel 2003, poco prima di compiere 95 anni: era già nata quando ci fu il terribile terremoto che distrusse Reggio, Messina e province, facendo oltre 50mila morti di qua e 80mila di là. Ha quindi vissuto la prima infanzia e l’adolescenza nelle baracche dei terremotati, che sono posti duri da viverci oggi figurarsi cos’erano agli inizi del secolo scorso. Ha fatto la terza elementare, e poi via, ad imparare un mestiere: la sarta. Si è sposata a 22 anni: tardi, per gli standard dell’epoca. Ed allora ha avuto la sua casa popolare, e per la prima volta il gabinetto in casa e la cucina. A carbone. In tutto ha fatto “solo” quattro figli, l’ultimo dei quali per “festeggiare” la fine della seconda guerra mondiale. Tre di loro hanno avuto figli, alcuni di questi ultimi a loro volta pure: Carmela ha conosciuto i pronipoti laureati, e forse tra un po’ avrebbe visto la propria quarta generazione. Ma era già un immenso albero, il tronco fortissimo di un enorme baobab, pieno di rami più o meno fertili. Uno sono io. Un altro la figlia Luciana, 72 anni quando è morta Carmela 80 oggi, mai sposatasi e sempre convivente con una madre che le ha sempre impedito di accostarsi alla cucina: conscia alla fine che avrebbe dovuto imparare l’arte

culinaria in via postuma (e adesso, incredibile, se la cava), a un certo punto ha cominciato a prendere appunti su un quaderno. Ed io, che per quindici anni ogni volta che volevo provare una ricetta (ma anche altre volte, facendo un po’ finta di averla dimenticata, visto il piacere che le faceva ricordarmela...) la chiamavo e me la facevo raccontare per telefono, rigorosamente in dialetto, messe le mani su quel quaderno ho fatto due più due, ed ecco il risultato. Si tratta di una raccolta di ricette poverissime. Tanto che probabilmente chiunque legga troverà di conoscere qualcosa per arricchirne molte. Ma sono esclusivamente frutto di pura tradizione orale riportata il più fedelmente possibile da un’epoca in cui i mezzi erano pochi e bisognava industriarsi con quelli. Ma tutta la migliore tradizione culinaria italiana, a pensarci bene, deriva da questa povertà. Per cui le ricette di nonna Carmela sono buonissime così. Provatele, ma vi avverto: per quanto vi possiate applicare, non verranno mai così buone come quando le faceva lei. In fondo, siete fortunati a non averla conosciuta. Gino Cugliandro Ho sempre visto la cucina come una sorta di “macchina del tempo”: attraverso i profumi e i sapori che alcuni piatti della cucina tradizionale ci regalano, possiamo fare dei viaggi a ritroso e rivivere certi momenti che non sapevamo nemmeno di ricordare. Ho preparato queste semplicissime ricette provando ad immaginare i luoghi le persone i profumi i sapori, insomma “l’atmosfera” che in quel momento si veniva a creare e rendeva un “semplice” piatto un piatto “unico”. Il motivo che mi ha spinto a intraprendere tale “viaggio” è stato proprio questo; trovare e rivevere attraverso questa “macchina del tempo”alcune sensazioni che non credevo nemmeno di avere. Pino Longo Per acquistare copie del libro, potete contattare direttamente Gino: cugino@email.it

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Fuoristrada

di Vincenzo Toccaceli fotografie: Stefano Simeoni

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Meeting Motori

ono le 08.30, arrivano i primi equipaggi, si avvicinano al tavolo per l’iscrizione alla gara e subito cominciano a rendersi conto che non sarà una “passeggiata”. Eh, sì! Alla consegna del Road Book le prime sensazioni di stupore, le persone non si aspettavano così tante situazioni diverse in un percorso, anzi due percorsi, pur semplici ma impegnativi in particolare per gli equipaggi di fuori strada e quad. Come abbiamo detto, due i percorsi per le varie categorie di partecipanti, quello su strada per auto d’epoca, auto in genere e moto da strada, quello misto con una parte su strada ed il resto fuori strada per quad, moto da enduro e fuori strada, che è risultato il più entusiasmante, anche grazie al percorso che ha visto l’attraversamento di un territorio ricco di ruderi, ruscelli, ponti ed una giornata se pur fredda ma senza pioggia. In questa Caccia al tesoro,per le zone di Valmontone, Colleferro e Paliano, la prima organizzata dalle associazioni “Salsa per la Vita” e “Rome Off Road”, sono stati apprezzati gli sforzi organizzativi, e le modalità della competizione, che se hanno impegnato gli adulti, hanno entusiasmato i bambini intervenuti con i loro genitori: insomma una piacevole giornata per chi ha voluto coinvolgere tutta la famiglia, il tesoro era composto da oggetti (pepite d’oro argento e rame) che andavano rinvenuti, da immagini di fauna del territorio locale da riconoscere (come volpe, tasso, poiana, fagiano e istrice),da indovinelli che andavano risolti e addirittura dal reperimento

degli oggetti stessi, come l’ultimo di essi basato sulla conoscenza della moneta fuori conio, la Lira, e dalla trasformazione in quella corrente l’Euro: Produrre l’equivalente di £ 7.512,72 in 8 unità diverse dell’attuale conio. Beh che dire, a detta di tutti partecipanti: “a quando la prossima?” E, visti i risultati di gradimento, gli organizzatori sono già al lavoro per ripetere in località nuova la prossima Caccia al Tesoro di Meetingi Motori II.

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Qua la zampa

Il cane perfetto:

Golden Retriever di Cinthia Timana fotografie: Dreamstime.com

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a razza del Golden Retriever fu scoperta da Lord Tweedmouth in Gran Bretagna quando fece accoppiare Nous, di razza Weavy Coated, con Belle una femmina di Tweed Water Spaniel, agli inizi del 1900 e da li nacque il primo Golden Retriever come quelli dei giorno d’oggi. Riconosciuta come razza ufficialmente dal Kennel Club inglese solo nel 1960 il Golden Retriever è un cane di taglia medio grande, di struttura simmetrica, armonioso, proporzionato e robusto, la sua espressione è mite e gioiosa al tempo stesso, l’aspetto è elegante, anche a merito del suo lungo pelo dorato, lucente e arricchito da frange. Il colore del mantello varia da un color panna fino a un rosso dorato piuttosto intenso, il sottopelo è folto e impermeabile per resistere meglio all’acqua, che il Golden Retriever adora. La muscolatura è ben sviluppata. L’altezza, che viene calcolata dal garrese, è di circa 60 cm nel maschio e 55 cm nella femmina, il peso attorno ai 30 Kg. Come ogni razza, anche il Golden Retriever ha delle malattie ereditarie: la displasia dell’anca e gomito, ed alcune oculopatie, sono le più diffuse. Il Golden Retriever è un cane principalmente da riporto della cacciaggione. Le caratteristiche volute per questo lavoro di cui sovrasta l’intelligenza, sono esattamente le stesse che fanno del Golden Retriever un cane che si adatta a tutte le situazioni: oltre che nel suo lavoro, primeggia anche nel sociale come ad esempio nella protezione civile, come unità di soccorso durante le valanghe, crolli di edifici ed anche con ottimi risultati nelle Forze

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dell’Ordine e grazie alla sua naturale predisposizione per l’acqua, anche nei salvataggi nautici. Il Golden Retriever è dotato di un indole adatta per aiutare le persone in difficoltà ed è infatti molto utilizzato nella pet-terapy, sopratutto per gli ammalati, come guida per i non vedenti ed i diversamente abili in generale. Sa essere un compagno adattabile, intelligente, dal carattere mite ed ubbidiente, paziente con i bambini e socievole con gli altri animali domestici, insomma un ottimo cane per la famiglia. Però come i pro ci sono anche i contro, ad esempio se si vuole un cane da guardia, non è certo il cane adatto, malgrado la taglia e l’abbaio di allarme possano fermare un intruso, il Golden Retriever tipico è amichevole con tutti. Non ama la solitudine, confinarlo da solo per l’intera giornata in un giardino o in un appartamento, potrebbe rendere il cane molto infelice, e quindi capace di trasmettere a chi vive con lui comportamenti sgraditi. È amante delle persone e delle carezze, non si allontana di un passo da chiunque gliene elargisca, obbediente, dolce ed equilibrato, affettuoso senza essere troppo invadente, facilmente educabile ed adattabile alla vita di città anche in appartamento, senza fargli mancare momenti di attività all’aperto, per permettergli di dare libero sfogo alla sua energia. È molto amichevole nei confronti delle altre razze, con le quali ama giocare, generalmente non crea problemi di convivenza con i gatti o con altri animali domestici. È un affettuoso compagno per i bambini, nonostante la sua mole, ha un ottimo senso del temperamento, è infatti molto dolce e protettivo soprattutto le femmine, mostrando una notevole pazienza anche nei confronti dei bimbi più curiosi.

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Sport

Rugby Il volto sano dello sport “made in Italy”

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randi e grossi, il genere di omaccioni con cui non ti verrebbe mai in mente di litigare; non somigliano a fotomodelli e non si fidanzano con le veline, hanno chiome selvagge e barbe incolte; ma gli Italiani li amano e li sostengono, sono i nuovi “supereroi” dello sport made in Italy. Loro sono gli atleti della Nazionale Italiana di Rugby a 15; e quale occasione migliore del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per parlare di una Nazionale che riesce ancora ad unire davvero i tifosi italiani, senza polemiche e malevolenze assortite?

di Luciana Ognibene Fotografie: Alfredo Falcone

Sarà anche che il rugby non è (ancora) così mediaticamente inflazionato; sarà che il tifoso medio le regole del gioco le conosce in maniera forse un po’ approssimativa, e può quindi concedersi il lusso di seguire il match senza doversi calare nel ruolo di CT mancato e senza dover discutere per ogni scelta tattica; fatto sta che il rugby è forse l’unico sport italiano di un certo peso che riesca a non dividere i suoi supporter. Tutto questo, a dispetto dei risultati non proprio brillanti della Nazionale, che per quattro anni consecutivi si è aggiudicata l’imbarazzante Cucchiaio di Legno destinato

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23 all’ultima classificata. Eppure, per gli appassionati (sempre di più, e sempre più eterogenei) il risultato sembra non essere veramente importante: il Sei Nazioni di rugby è l’appuntamento annuale a cui non si può mancare, e si partecipa per sostenere, per emozionarsi, per fraternizzare: perché no, anche con l’avversario. Appuntamento imperdibile per atleti e sostenitori, è il Terzo Tempo, il tradizionale incontro post-gara tra i giocatori delle due squadre: un momento nato in maniera spontanea (e poco male se qualche sponsor ne approfitta per un po’ di pubblicità extra), come vera espressione dello spirito sportivo che dovrebbe animare ogni sport istituzionalizzato, e che invece spesso passa in secondo piano. Perché poi, pensandoci bene, il tifoso è specchio della squadra che sostiene: e quale miglior modello di sportività e fair play che quello offerto nel corso degli anni dagli atleti del rugby a 15, italiani e non. Un esempio fra tanti? L’ultimo match Italia-Irlanda, al cui termine i giocatori delle due squadre sono tornati in campo per un defaticamento che si è trasformato spontaneamente in un incontro amichevole.

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La lezione, da leggere tra le righe, è quasi imbarazzante nella sua semplicità. Amore per lo sport e amore per il gioco: se si vince, tanto meglio; se si perde, non è mai un buon motivo per rinunciare alla festa.

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La ragazza del mese

Giulia Sognando Barcellona, tra informatica e cavalli a dondolo... Fotografie: Alfredo Falcone

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ono Giulia, nata e cresciuta a Roma, ma con radici asiatiche. Mi sono laureata con lode in Scienze della Comunicazione per poter fare la giornalista, ma mi sono reinventata informatica per poter lavorare. Appena posso però collaboro come hostess nell’organizzazione di eventi, che per me non sono un lavoro ma un piacere, perché mi consentono di stare a contatto con la gente e spezzare la quotidianità!

La mia vera passione è stare a spasso: in viaggio, in piazza, al cinema. La mia vera anima sono i miei amici, tanti e tutti diversi, che assecondano le mie pazzie e mi fanno sentire viva. Per i miei 29 anni ho chiesto in regalo un cavalluccio a dondolo! Il mio sogno? Mollare tutte le piccole certezze, l’affitto, le rate della macchina... e andare a vivere a Barcellona, nel suo colorato scenario d’arte moderna, dove con la metro si arriva al mare e non si dorme mai!

Altezza 165 cm Misure 80/65/92 Luogo di nascita Roma Segno zodiacale Ariete Piatto preferito Sushi

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Il p e r s o n a g g i o d e l m e s e

Testi e fotografie: Vincenzo Toccaceli

Saverio Alessandro Francavilla Spalancate gli occhi... Imparate a volare!

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egli ultimi anni c’è stata una sempre maggiore richiesta di frequentare istituti tecnici Areonautici: nello statale si riversa la maggior parte degli allievi, ma come si può ben immaginare la struttura pubblica risente sempre più dei tagli all’istruzione. Da qui la ricerca di scuole alternative private che possano avviare alla carriera di Pilota Commerciale con strutture che lavorano tra Italia e l’estero. A questo proposito abbiamo incontrato Saverio Alessandro Francavilla dell’Istituto Umberto Nobile di Roma. Saverio, come nasce l’Istituto Nobile? Sono nato nel 1980 e ho studiato da Perito Aeronautico, sostanzialmente la mia entrata nella scuola è avvenuta quasi per caso pochi giorni la fine della Maturità presso l’istituto Lindbergh. La vecchia gestione ha deciso di chiudere la sede di Roma a seguito del fallimento della società gestore della scuola, così mi sono fatto avanti e ho deciso di prendere in mano le redini della scuola dopo pochi giorni dalla chiusura della mia maturità, anno scolastico 1998-99. Inseme al preside Catalano, ho iniziato il percorso al nuovo riconoscimento della scuola sotto la gestione del gruppo Icaro, che ha deciso di chiamare l’istituto Umberto Nobile. Come si è evoluto l’Umberto Nobile? Gli Istituti tecnici aeronautici, di fatto già funzionanti dal 1° ottobre 1968, vengono istituiti ufficialmente con il D.P.R. n. 1508 del 1 ottobre 1970 a Catania, Forlì e Roma. L’istruzione aeronautica si articolava in due distinti indirizzi: Navigazione aerea (piloti) e Assistenza alla navigazione aerea (controllori di volo). A partire dal 1977 vengono avviati i primi progetti di sperimentazione e innovazione didattica, che vengono formalizzati nel 1982 in un progetto comune sotto la guida della Direzione Generale dell’Istruzione tecnica del Ministero della Pubblica Istruzione. Tale Progetto, denominato “Progetto Alfa”, è pervenuto nell’anno scolastico 1989/90 a una sua definizione a carattere permanente. In esso vengono unificati i due indirizzi del vecchio ordinamento in un unico profilo professionale di Tecnico del trasporto aereo. L’Istituto Tecnico Aeronautico paritario “Lindbergh Flying School” di Roma è nato come sede distaccata dell’Istituto legalmente riconosciuto “Lindbergh Flying School “ di Torino. Autonomo dal 1984, ne ha conservato il patrimonio

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27 didattico e la tradizione culturale, frutto di oltre venti anni di esperienza nel settore. Nell’anno scolastico 1999/2000 cambia gestione e denominazione assumendo la denominazione di “Umberto Nobile” e viene Legalmente riconosciuto con D.M.P.I. del 07/04/2000. In seguito ha ottenuto, a partire dall’anno scolastico 2000/2001, la condizione di “Istituto paritario“ (legge n. 62/2000) con Decreto Ministeriale del 29/12/2000. A partire dall’anno scolastico 2003/2004 è entrato a far parte del Polo Aeronautico. L’Istituto, facendo proprie le riforme e l’evoluzione della scuola italiana, in questi ultimi anni si è impegnato per qualificare sempre di più il proprio ruolo formativo, utilizzando metodologie didattiche innovative e introducendo all’interno del percorso curricolare specifici moduli di aggiornamento professionale. Da questa esigenza è nata la necessità di sviluppare negli Stati Uniti delle basi aeree proprie gestite direttamente da un dipartimento Italiano che coordini tutte le attività pratiche per il conseguimento di tutte le licenze di volo riconosciute dalla CAA britannica con FTO n.951. In cosa è specializzato di fatto l’Istituto Nobile? Il Gruppo Icaro (Icaro Roma - Istituto Tecnico Aeronautico Paritario “U. Nobile” - Polo Scolastico Europeo Reggio Emilia - Flygest Team Reggio Emilia - Istituto Tecnologico Trasporti e Logistica - Airman S.r.l. Fagagna (UD) è operante nel settore della formazione professionale ed in special modo in quella di tipo Aeronautica, ed ancora in: - Gestione amministrativa, contabile e del personale di Istituti e Scuole di Istruzione Secondaria Superiore e corsi di Formazione Professionale. - Certificato di qualità n°Q.02.305a rilasciato dal SGS Italia per i settori EA: 35 e 37. - Progettazione ed erogazione di servizi di Istituto e Scuola di istruzione secondaria superiore di formazione continua e superiore e di orientamento pressionale. - Certificato di qualità n°Q.02.305b rilasciato dal SGS Italia per i settori EA: 35 e 37. - Gestione di Istituti Aeronautici Paritari con DD.MM. del 07.04.2000 e del 29.12.2000 rilasciati dal MIUR. ( che si allegano) oltre ad un efficiente servizio di “Global Services” Alcuni tra corsi più significativi già gestiti dal GRUPPO: - Assistente aeroportuale di Scalo (stage formativi presso Alitalia S.p.a. Airone S.p.a - EAS - Aeroporti di Roma) - Tecnico in relazioni politiche comunitarie ed internazionale - Adetto al telelavoro - Esperto multimediale in telelavoro - Operatore in agricoltura biologica

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Fly dispatcher officer Coordinatore dei servizi di rampa Metereologo Corsi di inglese a tutti i livelli (stage estivi per bimbi dalle scuole elementari ai corsi tenuti presso le aziende per il personale dipende e manageriale) Inoltre è in atto una collaborazione permanente con l’università La Sapienza di Roma - Dipartimento del CATTID per l’erogazione e lo studio di corsi eseguiti in modalità FAD. Per quanto riguarda l’acquisizione dei brevetti all’estero? Abbiamo la nostra base o succursale a Kissimmee (Orlando FL) dove gli allievi potranno sostenere gli studi e gli esami per: - Brevetto di Pilota Privato - Brevetto Strumentale - Brevetto di Pilota Commerciale Monomotore - Brevetto di Pilota Commerciale Bimotore - Abilitazione Macchina Pesante - Abilitazione al Multi Equipaggio-Cooperazione di volo - ATP Brevetto di Pilota di Linea - Brevetto di Pilota Privato Elicottero - Brevetto di Pilota Commerciale Elicottero Ma ci sarà spazio per questi giovani aspiranti piloti? Entro 5 anni ci sarà una richiesta mondiale di oltre 25.000 piloti, noi pensiamo di poterne formare una buona fetta. Info su: www.itaer-nobile.it

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Fotografia

Voglio fare il fotografo Qualche consiglio per proporsi come aiutanti e non finire automaticamente cestinati di Alfredo Falcone, Agenzia fotografica Skylinephoto

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icevo quotidianamente o quasi richieste di aspiranti fotografi che si candidano come possibili aiutanti. Di solito la richiesta suona come qualcosa del genere: “Salve, sono Pinco Pallino, diplomato all’istituto XYZ, e mi piacerebbe molto lavorare nel campo della fotografia. Allego il mio CV”, dove il curriculum è solitamente un elenco abbastanza casuale di competenze corredato dalla famigerata autorizzazione al trattamento dei dati personali (che di solito occupa mezza pagina). Il più delle volte queste e-mail finiscono direttamente nel dimenticatoio (non è cattiveria, non c’è proprio il tempo materiale di rispondere a tutti); qualche volta, se sono particolarmente in vena, rispondo chiedendo di vedere un portfolio e di conoscere l’attrezzatura in dotazione, e in questo caso al 99,9% la risposta è: “Ho Nikon [o Canon] e sarò felice di fissare un appuntamento per farle visionare le mie foto”. Ora, la premessa indispensabile è che, per qualche misteriosa ragione, da un po’ di tempo tutti vogliono diventare fotografi. La ragione in effetti tanto misteriosa non è: a tutti piace fare foto, e chi più di me può capirlo. La percezione errata che emerge al di fuori, è che questo sia un “mestiere facile”, con cui si possono guadagnare un sacco di soldi senza sforzo. Partite dal principio che quello del fotografo è un mestiere duro e male retribuito, e che se volete davvero mettervi in gioco non vi basterà aver fatto qualche foto ogni tanto alle scampagnate con gli amici; al contrario, quello di cui avrete imprescindibilmente bisogno saranno una passione smisurata per la fotografia, la padronanza della tecnica e un’attrezzatura adeguata. Quando anche avrete tutte queste cose, dovrete poi inventarvi quel certo non so che necessario per riuscire (forse) ad emergere dalla massa di tutti “quelli che vogliono fare i fotografi”! Questo “non so che” non posso suggerirvelo io: ognuno ha la sua “strada” fotografica (se ce l’ha), però di certo

Fotografie: Luciana Ognibene

posso dare qualche consiglio per presentarsi al meglio a un’agenzia fotografica, evitando che la mail finisca dritta dritta nella cartella dello spam. 1) Il portfolio Per prima cosa, è indispensabile avere un portfolio, e il portfolio andrebbe anticipato al fotografo, prima di chiedere di fissare qualunque appuntamento: un fotografo di solito non ha tempo da perdere incontrando tutti gli aspiranti apprendisti, quindi fate vedere per prima cosa che genere di immagini sapete scattare. È ovvio che se non avete mai fotografato a livello professionale, non ci si aspetta di vedere foto di lavori commissionati, ma almeno fatela vedere la vosta passione per la fotografia, quindi: fate vedere le foto! Un tempo, prima di contattare il fotografo, si anticipava per posta la cartellina con 15-30 foto stampate. Oggi c’è il digitale per cui non ci si aspetta che si spendano soldi per le stampe (soprattutto se state cominciando), ma almeno inviate dei file, o meglio ancora fatevi un portfolio online su Carbonmade o Flickr. Meglio poche ma buone, evitate le ripetizioni, ricordando che dal portfolio si capisce molto di quello che sapete o che volete imparare. 2) Il genere fotografico Tutto il mondo vuole fotografare matrimoni, modelle, tramonti e gattini (non necessariamente in questo ordine): se tra i vostri preferiti c’è qualche genere fotografico differente, come lo still-life, la fotografia architettonica, o altro, puntate su questi. Non solo, ma non sarebbe una cattiva idea indirizzare la richiesta solo a quelle agenzie che trattano proprio il genere fotografico che più vi distingue e vi appassiona. Di conseguenza, anche le foto del portfolio, andranno incentrate il più possibile su uno specifico genere fotografico: in questo modo, se il fotografo cui vi state proponendo non ha bisogno di voi, magari potrà indirizzarvi

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29 presso un altro studio in cui sa che cercano un certo tipo di fotografia. 3) L’attrezzatura Non importa quanto sia modesta o amatoriale la vostra attrezzatura: deve essere sempre indicata. E con questo non intendo solo dire se Nikon o Canon, ma il dettaglio dei corpi macchina, delle lenti e dei flash. Questo per un fotografo è fondamentale, perché capisce se siete già attrezzati o se vi dovrà eventualmente mettere a disposizione la sua attrezzatura. 4) La disponibilità Un’altra cosa che il fotografo deve sapere prima decidere se darvi una chance, è la vostra disponibilità: full-time, part-time o nei ritagli di tempo? Disposti a fare apprendistato? Potete cominciare da subito? Che reperibilità avete fuori orario lavorativo? Tradotto in pratica: uscireste di casa alle 2 di notte perché c’è da fotografare un incidente in tangenziale? (a titolo informativo, se aspirate a fotografare cronaca, la risposta a questa domanda dovrebbe essere “sì”!)

5) Il Curriculum Vitae Per prima cosa, si presuppone che un aspirante fotografo abbia un minimo di senso estetico, quindi curate la scelta di font e impaginazione. Attenzione anche ai testi: lo spazio dopo la punteggiatura, i filetti del sottolineato che non si devono estendere oltre la fine (e l’inizio) della parola, il giustificato che non lasci “buchi” tra le parole, e un carattere che sia più leggibile e sobrio possibile. No, il Comic Sans non è una buona scelta! Non si manda in word, è poco professionale: convertitelo prima in PDF. In generale, per un aspirante fotografo il CV è poco importante: evitate l’aria fritta e andate al dunque. Studi, esperienze, competenze. Se avete un portfolio online, indicate l’indirizzo anche nel curriculum. 6) La lettera di presentazione Serve a far capire che se avete scritto a una certa agenzia, è perché avete speso un po’ del vostro tempo per raccogliere informazioni su come lavorano e vi interessa proprio quello specifico settore fotografico. Anche questo è importante. Più specifica è la richiesta, meno agenzie saranno adatte alla vostra ricerca, ma avrete più probabilità di essere presi in considerazione. Viceversa, una lettera generica del tipo “vorrei fare il fotografo” finisce facilmente cestinata. Il peggio che ho visto? Un’e-mail spedita in copia a una decina di agenzie diverse. In chiaro. Ancora stiamo ridendo del povero malcapitato... Se avete tutto chiaro, potete preparare quello che vi serve e cominciare a proporvi in giro. Nella disgraziata (eh già) ipotesi che qualche fotografo vi scelga come aiutanti, preparatevi a una vita di fatica, frustrazioni, sudore e delusioni, perché diciamolo: quella del fotografo è una vitaccia! Ma se avete davvero la stoffa che serve, potreste essere tra i pochi che emergono dalla massa di milioni di “wannabe”... in bocca al lupo!

enoteca • caffetteria • winebar cocktail bar • aperitivi l.go Appio Claudio, 379 (Cinecittà) tel. 339 2156564

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Riciclo creativo

Ab i t a r e

Decorare la casa per l’arrivo della primavera

di Simona De Marco, Fairytale Wedding Planner

Fotografie: Luciana Ognibene

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h sì, è arrivata. Ormai siamo completamente ivasi di sole, verde, uccellini che cinguettano, fiori e colori. A me la primavera fa sbocciare davvero qualcosa dentro, respiro meglio, vedo meglio, vivo meglio! E cosa possiamo fare per dare un nuovo tocco ai piccoli particolari della nostra casa? Come trasformare, riciclare, riutilizzare e cambiare abito alle solite cose che abbiamo intorno? Semplicemente con le nostre mani! Fatevi un giretto per casa,è tempo di pulizie primaverili, sono certa che troverete stipati in cucina i barattoli usati in inverno, degli scampoli di stoffa avanzati, rocchetti di filo, carta da regalo in avanzo. Bene, ora, non resta che impugnare la vostra pistola di colla a caldo (e non ditemi che non ne avete una, la vostra vita cambierà, la colla a caldo può tutto!) e lasciare fluire fuori di voi tutta la vostra creatività.

Per questi vasetti mi sono avvalsa di una collaboratrice speciale, creativa fino al midollo, fantasiosa e allegra, che a soli 8 anni ha un’arte fra le mani di tutto rispetto: mia figlia Camilla!

Bene, questo il nostro risultato, barattoli di vetro rivestiti di filo kreppla, di carta regalo, scotch colorati, stoffe ritagliate. Possiamo usarli per custodire i nostri tè speciali, del pout-pourri, o semplicemente candele, sali da bagno, spezie.

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Sì, viaggiare

Testi e foto Luciana Ognibene

I 100 volti di una terra magica

S

e penso alla Spagna, penso all’Andalusia. Non a Madrid e Barcellona, ma a Granada e Sevilla, a Cadice e alla Costa del Sol. Terra antica, a metà tra due mondi, ricca di contaminazioni arabe; la terra del flamenco e dei leggendari liutai di Granada, dove il sole tramonta più tardi e la notte sembra non finire mai. Per questo e molti altri motivi non mi è possibile parlare con distacco della regione più passionale di tutta la Spagna: perché l’Andalusia non è una regione, ma uno stile di vita. E dopo questa frase a effetto, passiamo al dunque! Come arrivare L’aeroporto di Malaga è piccolo e ben organizzato, ma i voli che collegano Malaga a Roma non sono fra i più economici. Se non avete mai visitato Madrid, vi conviene fare scalo nella capitale dove atterrano le maggiori low cost, e da lì successivamente prendere il treno ad alta velocità (AVE) per Sevilla (circa 3 ore di viaggio). In alternativa, fate scalo a Valencia e affittate lì un’auto: la Autovía del Mediterráneo (A7) è un tragitto veramente gradevole per raggiungerre la regione andalusa, magari facendo qualche sosta tattica. Come spostarsi La rete ferroviaria spagnola (Renfe) è molto efficiente per quanto riguarda gli spostamenti da e per Madrid; molto meno per gli spostamenti periferici. L’Andalusia in particolare non è molto pratica da girare con i mezzi pubblici (escluse le città principali), e ci sono luoghi eccezionali raggiungibili solo in auto. In compenso gli autonoleggi hanno prezzi onesti (cercate sul web AmigoAutos) e le strade spagnole sono quasi sempre in ottimo stato, oltre al fatto che percorrendo nella stagione estiva l’Autovía del Mediterráneo difficilmente resisterete alla tentazione di fermarvi ad ogni spiaggia e ad ogni belvedere (mirador). Procuratevi un navigatore satellitare e attenti ai limiti di velocità! Dove dormire Non c’è bisogno di prenotare, soprattutto se si gira in macchina. L’Andalusia offre soluzioni per tutte le tasche, dall’economicissima pensione in su. I prezzi sono più che onesti, a patto di tenersi alla larga dalle zone superturistiche (Malaga e Torremolinos in cima alla lista; attenzione anche a Sevilla). Le pensioni più economiche in genere non accettano la carta di credito, in compenso sono i posti dove si incontrano i personaggi più pittoreschi...

Spagna, Andalusia Cosa mangiare La specialità andalusa è il gazpacho, davvero rinfrescante ma da evitare se non amate la cipolla! Per il resto la cucina spagnola è ricca e gradevole, se volete un buon rapporto qualità prezzo scegliete i piatti unici a base di uova, carne e verdure. Ma non potete fare a meno di assaggiare anche le tradizionali tortillas (omelette di patate e cipolle) e le patate arrostite che si mangiano utilizzando la loro stessa buccia come piatto. La birra in estate è un piacere a cui difficilmente si può rinunciare. Le più diffuse sono la Estrella e la Cruzcampo: birre leggere ma che danno alla testa, complice il caldo clima andaluso. Se non volete subito essere riconosciuti come turisti, non chiedete “una cerveza”: molto meglio “una caña” (che è la birra piccola) oppure “una jarra” (la birra media). Naturalmente, “¡por favor!” Infine, non vi meravigliate se mentre siete a tavola qualcuno, entrando nel ristorante, vi augura il “¡que aproveche!”: è buona educazione augurare buon appetito a chi sta già mangiando, quando si entra in un locale. Cosa vedere Dire che l’Andalusia ha 100 volti, è ancora dire poco: dalle città d’arte, con le loro affascinanti contaminazioni arabe, alla natura selvaggia, in Andalusia non ci si può annoiare. Cordova e Sevilla vi incanteranno con le loro storie e i monumenti antichi. La Cattedrale di Sevilla di notte ha un fascino tutto speciale, per non parlare del ghetto ebraico. Ma il vero gioiello dell’Andalusia è Granada: da godere a pieno una passeggiata nel quartiere arabo Albaijin, tra artigianato locale e botteghe di liutai, prima di visitare la Alhambra, la spettacolare fortezza rossa. Ma attenzione: prenotate per tempo, perché alla Alhambra è sempre tutto esaurito! Se avete voglia di mare, da Cadice ad Almeria non c’è che

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l’imbarazzo della scelta: ma scegliete le spiagge piccole e girate alla larga da Malaga e Almeria. Meno caos e mare più limpido. Se amate la natura selvaggia, tre sono i posti che non potete proprio perdere: le grotte (cuevas) di Nerja, vicino a Marbella; Cabo de Gata, parco naturale desertico dalle parti di Almeria; e la spiaggia di Bolonia, vicino a Cadice, con l’enorme duna naturale e il mare più blu d’Europa. Se siete amanti del surf, Cadice è anche il paradiso dei surfisti... Il flamenco Visitare l’Andalusia senza vedere almeno uno spettacolo di

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flamenco: impossibile. Tra Sevilla e Granada troverete spettacoli di alto livello, fatevi consigliare in albergo. Ma per vedere il vero flamenco popolare, quello che si balla “per strada”, ho scoperto che non è una cattiva idea soffermarsi in spiaggia dopo il tramonto: se c’è qualche “chiringuito” (chiosco) nelle vicinanze, è probabile che abbiano in scaletta qualche spettacolo di danza gitana con chitarra e canto dal vivo. La tecnica non sarà quella dei grandi nomi del flamenco... ma l’atmosfera non si batte.

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Ma la notte...

di Vincenzo Toccaceli organizzazione PapyEventi Fotografie: Vincenzo Toccaceli Luciana Ognibene

Tram Ristoro U

n tuffo nel passato, atmosfere che ricordano gli anni ‘40-’50, i vecchi film dove Aldo Fabrizi interpretava il Tranviere, e magari ci aspettiamo di vederlo apparire come conducente. Abbiamo provato l’emozione di una cena di lavoro organizzata per una famosissima acqua minerale iper gassata per una trentina di commensali d’oltralpe, che hanno così trascorso una serata ricca di emozioni. Appuntamento a piazza di Porta Maggiore, dove dopo le rituali foto di gruppo, ci hanno accolto tre hostess, un sommelier e un duo musicale che ha intrattenuto i commensali con un repertorio vario partendo dalla canzone popolare romana. Ore 20.30 partenza: destinazione la collinetta di fronte al Colosseo. L’ambiente color verde bottiglia, le orchidee viola sui tavoli ed i colori freddi, a cominciare dalle luci al neon, sembravano essere state

scelte appositamente per esaltare lo sponsor, invece una casuale coincidenza ha fatto preferire il più grande dei due mezzi adibiti al servizio ristoro dell’ATAC. Il più piccolo ha gli interni completamente in legno, può contenere fino a 28 persone, viene utilizzato per rinfreschi e piccoli meeting, l’altro, pur sempre con una capienza limitata ai 38 posti più personale di servizio, ha a disposizione una cucina abbastanza accogliente per soddisfare un pranzo o una cena con svariate portate. Il tragitto viene percorso dal tranviere quasi a passo d’uomo per paura di far cadere i bicchieri dai tavoli elegantemente apparecchiati e con al centro un rametto di orchidee, un piccolo appunto sulla mancanza di arredi che avrebbero potuto dare il tocco finale. La particolarità più chic della serata, la presenza del sommelier che proponeva e presentava la lista dei

vini selezionati per l’occasione, ha fatto veramente la differenza. Due ore di sosta per la cena e dei brevi momenti di ballo con sfondo il Colosseo, sono qualcosa non alla portata di tutti, ma certo di molti che (magari scremando la lista degli invitati) possono regalarsi qualcosa di diverso ed indimenticabile; certo, la differenza in questi casi la fa anche il menù, l’allestimento nonché l’intrattenimento musicale, ma può essere un’idea giusta per degli stranieri che in visita a Roma volessero rivivere i tempi della “Dolce Vita”.

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Mondanità

di Francesca Piggianelli Responsabile Eventi ACT francescapiggianelli@libero.it

Danny Glover a Cinecittà. D

Lezione di cinema, ma soprattutto lezione di vita

anny Glover è arrivato oggi 4 febbraio, per la prima volta, negli Studi di Cinecittà atteso dagli allievi della ACT Multimedia. Tante le telecamere, i fotografi e i fans che lo aspettavano all’ingresso del Teatro 9 dove ha tenuto per gli studenti una “lezione eccellente”. “Sono emozionato di essere qui, a Cinecittà, mi sento circondato dalla storia del cinema” ha detto l’attore ai ragazzi, ed ha poi continuato “Quaranta anni fa ero seduto al vostro posto e cercavo di capire cosa volessi esattamente dalla vita, ed ho capito presto che per me il cinema era la cosa più importante e che attraverso di esso potevo esprimermi perché il cinema è un grande strumento per raccontare, interpretare e vivere le storie del mondo. Ogni cosa che facciamo ha insito in sé un messaggio politico. Mi hanno detto che qui, al Teatro 9, è stato girato Il Postino, un film che ho amato molto perché amo Pablo Neruda cosi come amo altri poeti che riescono a dire in modo sublime

quello che anche noi sentiamo ma non riusciamo ad esprimere con tanta esattezza” Danny Glover ha parlato poi del suo impegno come attivista per combattere le differenze sociali ed ha consigliato agli allievi di non andare a studiare all’estero ma di restare nel proprio Paese perché è restando dove si è cresciuti che si formano i nostri ideali, i nostri caratteri e le storie che vorrete raccontare. “L’Italia ha saputo raccontarne tante, i film italiani del dopoguerra hanno fatto il giro del mondo, io li ho visti quasi tutti, e quei film raccontavano la realtà di un Paese da chi lo viveva in prima persona” Agli allievi che gli hanno chiesto come poter affermare i loro diritti di giovani lavoratori, l’attore ha detto: “Io ho combattuto per i miei diritti e per i miei ideali. Nel ’68 succedevano molte cose: c’erano i giochi olimpici, la rivoluzione in Cecoslovacchia, le contestazioni in Francia, cadevano uccisi Martin Luther King e Bob Kennedy, ed io facevo parte di quegli studenti che scioperarono per 5 mesi, il più lungo sciopero universitario mai avvenuto negli USA. Eravamo degli idealisti, come si può esserlo a 21 anni, pensavamo di cambiare il mondo ed abbiamo lottato per questo. Anche voi, combattete sempre per i vostri ideali e i vostri diritti perché stiamo perdendo la cultura, le idee, la capacità di raccontare storie vere. Il paradigma economico che ha globalizzato il mondo intero ci sta facendo perdere le emozioni e con esse perdiamo la nostra peculiarità di essere umani”. Danny Glover ha poi annunciato che tra un mese inizierà in Italia le riprese per un film italiano, ma il regista e il titolo del film sono ancora top secret. Finita la lezione, Danny Glover, ha voluto visitare gli Studi Cinecittà e il Museo delle Statue di Adriano De Angelis che raccoglie la memoria storica delle scenografie dei più importanti film della storia del cinema girati a Cinecittà.

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Il c o c k t a i l d e l m e s e di Maurizio Muntoni, barman F.B.S. Fotografie: Franz Conde, Dreamstime.com

Americano pre dinner

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el bel mezzo dell’innovazione tecnologica e delle comunicazioni (primi novecento) in america si miscelava da tempo. In Italia, giovani baristi inventarono una ricetta tutta made in italy (ingredienti italiani) che ricordava il modo di bere americano da li il nome del cocktail. Aspetto: dal colore rosso rubino, fonde l’amaro del bitter al dolce del vermouth.

Ingredienti 1 oz Martini Rosso 1 oz Bitter Campari, top Soda Water. 1/2 fetta d’arancia e scorza di limone

Preparazione

:

Metodo build: miscelare direttamente nel bicchiere (oldfashioned) e completare con la soda. Decorare con la fetta d’arancia e la scorza di limone. Buon drink!

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Redazione Sprizz Magazine

Foto copertina Alfredo Falcone

Direttore Alfredo Falcone

info@alfredofalcone.it

Editore Vincenzo Toccaceli

vincenzotoccaceli@libero.it

Mensile a distribuzione gratuita su Roma e dintorni Numero 1 - Aprile 2011 Progetto grafico e impaginazione Luciana Ognibene lulu@viziocreativo.it

Concessionario per la pubblicitĂ Associazione Salsa per la Vita info@salsaperlavita.it

Proprietario Vincenzo Toccaceli Iscrizione al Tribunale di Roma n. 491 del 31 dicembre 2010 Stampato presso Printer Group Italia S.r.l. via Napoli, 348 - 80053 Castellammare di Stabia (Na) Le opinioni espresse riflettono il pensiero dei rispettivi autori.

Hanno collaborato Paolo Pelinga Francesca Piggianelli Stefano Simeoni Massimiliano Pietrosanti Vincenzo Toccaceli Cinthia Timana Luciana Ognibene Simona De Marco Maurizio Muntoni Fotografie Alfredo Falcone

www.skylinephoto.it

Vincenzo Toccaceli www.papyeventi.it

Luciana Ognibene

S E v u o i c o ll a b o r r e con la redazione di

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Altri contributi fotografici Dreamstime.com Pietro Nissi Stefano Simeoni Ufficio Stampa Il Sistina Franz Conde Ringraziamenti Nancy Brilli il cast di Scugnizzi gli En Plein Air Giulia Zigiotti Sara Proietti Timperi Saverio Alessandro Francavilla la scuola di ballo Salsajazz

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