Voce 10 2010

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Anno II n. 1 - 03 OTTOBRE 2010

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

L'ARTE DELLA FORMAZIONE di don Giuseppe Di Corrado In un discorso che il papa Paolo VI teneva il 2 ottobre 1974 al Pontificio Consiglio dei Laici, diceva queste parole che conservano ancora la forza dell'attualità: " L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, - o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni". Sento molto appropriate queste parole di papa Montini riferite a quel progetto sull'emergenza educativa che la Chiesa italiana ha pensato per il prossimo decennio. Educare è sempre stato impegno urgente per tutte le epoche. E il cardinale Carlo Maria Martini diceva che educare "non è un compito dei tempi liberi, in aggiunta agli altri. E' invece compito fondamentale, battaglia da vincere che impegna coralmente e senza soste l'energia e lo sforzo della famiglia, degli educatori e della stessa comunità parrocchiale. Spesso si ha l'impressione che noi sviluppiamo in minima parte le energie educative: vi sono genitori

che occupati in mille impegni di lavoro e di relazioni -forse per un senso di delega e di errata impotenza o per eccessivo riserbo sviluppano il dieci o il venti per c e n t o d e l la lo ro p o t e n z a educativa, preferendo affidare l'educazione dei figli al computer, a internet e a tanti altri maestri di ventura, tralasciando così la relazione personale e umana. Questa in nome di una male interpretata libertà. Se al contrario si rendessero conto di quanto essi possono dare, avrebbero invece una potenza educativa formidabile soprattutto se si collocano nell'ambiente giusto, con tutti gli "alleati" educativi: scuole, comunità ecclesiale, oratorio. Allora l'influsso educativo può diventare grandissimo, senza scadere nella delega. Giustamente si è parlato di "educazione basata sulla testimonianza": e poiché, in realtà, ci sono davvero tanti esempi cattivi, l'impegno educativo sembra condannato all' insuccesso. Molti gettano la spugna alle prime

AVVISI : SS. MESSE h:7,30-9-10-11,30-19

difficoltà, fuggono non appena possono dalla diretta responsabilità. Bisognerebbe però ricordare un'altra verità: il mondo del bambino e del ragazzo è un mondo singolare, nella cui visuale ci sono figure che totalizzano l'esperienza umana, mentre altre sono viste come "sfondo". L'importante è che ci siano anche pochissimi esempi magari, ma talmente insigni -quello di don Lorenzo Milani fa scuola -da essere in qualche modo, irrefutabili per quanto l'esperienza del ragazzo può cogliere. E, tornando a papa Paolo VI, vorrei concludere con le sue parole: "Genitori e maestri, il vostro compito- che i molteplici conflitti attuali non rendono certo facile- consiste nell'aiutare i vostri figli e i vostri alunni nella scoperta della verità, compresa la verità religiosa e spirituale". Rinunciare o trascurare questo sarebbe far crescere generazioni prive di valori e, forse, incapaci di autentiche scelte di vita. Sommario:

CATECHESI

Il mercoledì dalle 19,30

Editoriale: L’ARTE DELLA FORMAZIONE

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CATECHISMO

Il sabato dalle 16,00

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VESPRI

Il giovedì dalle 19,30

FAMIGLIA, SCUOLA , PARROC CHIA: C’È UN’EMERGENZA EDUCATIVA?

CORSO NUBENDI

Dal 18 novembre

EDUCARE: ARTE DA IMPARARE

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CORSO CRESIMA

Aperte le iscrizioni

PROGETTO ORATORIO

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SCUOLA - FAMIGLIA – COMUNITÁ PARROCCHIALE: Sì, c’è un’emergenza educativa, ma è anche quella degli adulti . Non si attenua l’interesse al problema dell’«emergenza educativa», che le autorità della Chiesa e il Papa continuamente ripropongono all’attenzione dell’opinione pubblica e dei responsabili politici. Perché oggi viviamo in una situazione di difficoltà, di “emergenza educativa”, per dirla con le parole di Benedetto XVI? Su cosa deve puntare in particolare l’impegno educativo della famiglia e, quindi, della Comunità parrocchiale? È forse semplicistico e scontato ricordare che la situazione di emergenza educativa attuale proviene da una condizione sociale che ha portato alla perdita di molti dei valori principali che dovrebbero guidare il nostro vivere quotidiano. L’emergenza educativa in qualche forma e misura, c’è sempre stata, l’insuccesso è sempre, sotto qualsiasi cielo e in qualsiasi momento della storia, uno dei possibili esiti del lavoro dell’insegnante, destinato a gioire se l’allievo lo corrisponde, e a provare delusione quando gli si appalesa sordo o indifferente alle sue proposte formative, ma quella che affligge la scuola del nostro tempo presenta caratteri peculiari, che ne fanno un fenomeno diverso dal passato. La differenza è data dal contesto, un tempo luogo di valori condivisi, oggi dominato dal relativismo e dal soggettivismo, che negano ai giovani gli ancoraggi valoriali necessari per costruire gradualmente, sotto la guida di adulti persuasi, le loro certezze, a fondamento dell’autonomia di giudizio e come base delle grandi scelte della vita. Il principio di autorità perde vigore, le tradizioni sono percepite come inutili orpelli, i desideri tendono a divenire diritti, non esistono regole valide per tutti in ogni luogo e sempre. Fornire occasioni per i giovani di approfondire e fare propri i valori cristiani e umani deve essere l’obiettivo della comunità parrocchiale educante. Il percorso per raggiungere tale obiettivo deve fondarsi su una comunione d’intenti:stabiliamo con chiarezza cosa dobbiamo fare come educatori in famiglia,in parrocchia, a scuola, nella società. “ L'emergenza educativa - afferma il cardinale Bagnasco - va affrontata attraverso una testimonianza credibile e fornendo modelli coerenti, per questo gli educatori devono essere “persone vive, adulte, mature, appassionate”. Devono essere testimoni credibili. Quindi punti di riferimento, modelli credibili ai quali i giovani possano guardare con fiducia e con attrattiva. È la risposta. Come diventare tali? Poiché è noto che in un processo educativo c'è sempre un'interazione fra il discepolo e il maestro, il tema della formazione permanente riguarda anche gli educatori Infatti, ciò che è visibile al giorno d'oggi è “quanto sia ancor più necessario riapprofondire la cultura cattolica da parte dell'intera comunità cristiana”. “Il problema fondamentale dei giovani sono gli adulti, siamo noi – ha ribadito il Cardinale –. Perché io ritengo che nei giovani ci sia un animo, un cuore che cerca ideali grandi per rispondere alla propria vita con generosità e anche con sacrificio”. A questo proposito, ancora il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha evidenziato la necessità di avere “criteri educativi chiari, solidi, che vadano anche controcorrente se necessario, contro le mode dominanti, che partano da una antropologia completa che per noi cristiani si radica nella persona di Gesù Cristo”. “Da qui bisogna partire per avere il coraggio, la fiducia, la speranza di poter educare le giovani generazioni che sono portatrici di questa domanda interiore”, ha detto. “È possibile educare, non dobbiamo arrenderci, perché sono i giovani stessi a chiedere questo aiuto a noi adulti” Angelina Passiatore Pagina 2


EDUCARE: ARTE DA IMPARARE" di DON PINO PELLEGRINO Don Pino Pellegrino ha scritto diversi libri sull’educazione, per le famiglie e la catechesi, nonché per i ragazzi stessi Guai ai ragazzi a cui non diamo autostima. È fondamentale trovarsi bene nella propria pelle: infatti solo chi ama sé stesso può amare gli altri. Mai annoiare. La gioia è energia fortissima: chi vive in una famiglia serena e gioiosa crescerà bene. Siamo in piena emergenza educativa. Non educare è come tagliare il ramo su cui siamo seduti. Educare non è una tecnica, ma un’arte. Tra le due, infatti, c’è molta differenza: la tecnica, una volta imparata, permette di svolgere un compito, ma sempre nello stesso modo; ogni figlio, invece, deve essere trattato diversamente. Pertanto non si può apprendere l’arte di educare semplicemente partecipando ad una serie di incontri, seppure questi siano molto utili per evitare gli errori più gravi! I genitori perfetti sono sempre "imperfetti", cioè devono saper ammettere, qualche volta (anche esagerare in questo senso può essere dannoso), anche davanti ai figli, di aver sbagliato: si insegna così anche a chiedere scusa. L’arte esige fantasia, duttilità, creatività. Essere genitori è complesso, più di qualsiasi altro mestiere. Il genitore infatti è colui che lavora con: - le mani: si lavora realmente, l’impegno dell’educazione è pesante;- il cervello: usare l’intelligenza; bisogna "sapere" - la fantasia: occorre mettere in moto la duttilità;- il cuore: è fondamentale; senza l’uso del cuore non si è genitori. Anche nell’arte ci sono dei principi, delle norme e leggi, delle specie di "plinti": alcuni di questi hanno valore trasversale, sono cioè validi in ogni fase evolutiva, altri solo in una fase specifica. 1° "Plinto": educare è giocare d’anticipo Occorre prevenire (agire prima che "la frittata sia fatta"): gli anni più importanti sono i primi 8-10. L’infanzia è una fase molto importante e non la si dimentica. La vita è come una lunga addizione: se si sbagliano i primi risultati si sbaglierà fino alla fine! In particolare i primi anni sono molto importanti perché: a) a 2/3 anni il bambino arriva alla sua 4^ nascita (la prima è stata nella mente dei genitori, la seconda al momento del concepimento, la terza la nascita anagrafica; la quinta è l’adolescenza, quando vuole diventare autonomo) e comincia a riconoscersi, a dire IO, a sentirsi una persona: nasce a se stesso. L’IO del bambino è ciò che gli diciamo che sia: ha di sé l’immagine che gli trasmettiamo e che si porterà dietro per tutta la vita. È importante parlare, ma è altrettanto fondamentale non marchiarlo (es.: sei un bugiardo, che imbranato che sei…). Nei primi anni si forma la prima immagine. In questa fase non va né esaltato (potrebbe acquisire il senso dell’onnipotenza) né inferiorizzato. È bene, ogni tanto, lodare i figli e non solo rimproverarli: la lode è un rinforzo positivo. b) Durante l’infanzia si forma il bagaglio invisibile che ognuno ha dentro di sé: questo è formato da tutte le cose che il bambino vede e scopre: le coccole, l’urlo, una sorpresa, una festa. Questo bagaglio non si vede più, ma costituisce l’inconscio di ogni persona. c) Si mettono le strutture fondamentali della psiche: si sviluppa l’intelligenza, il linguaggio… il bambino impara a parlare se noi gli parliamo (cioè se non è, ad esempio, teledipendente). Parlare non deve essere confuso con il comandare (es. lavati le mani, vieni qui, aspetta…). Un filosofo diceva che i genitori (spesso) hanno figli per avere qualcuno a cui comandare. Cosa fare? Lasciamo che il bambino sia (non resti) bambino: non "adultizziamolo" Il bambino è bambino quando gioca. Solo così è salvo. Il gioco, infatti, è esperienza: il bambino impara, socializza, ne ricava gioia. Il gioco non deve essere visto come una perdita di tempo. E’ importante, inoltre, rispettare i prodotti mentali del bambino, cioè il suo modo di pensare, senza ridicolizzarlo. Occorre entrare nella sua mentalità e rispettarlo. Facciamo sì che fin da piccolo prenda delle buone abitudini (ma dire "poi si correggerà): è più facile formare un bambino che raddrizzare un uomo. 2° "Plinto": educare è essere punto di riferimento Il bambino non sa fare niente, ma impara a vivere da chi vede vivere. Bisogna essere punti di riferimento positivi: - comandare, in quanto il bambino ha bisogno di regole: non bisogna essere sullo stesso piano, solo così si è educatori - rimproverare: il bambino aspetta la lode, ma anche il rimprovero. L’unica cosa che non sopporta è l’indifferenza, il non essere considerato;- dobbiamo essere ciò che vogliamo trasmettere, cioè dobbiamo dare l’esempio. Essere punto di riferimento in due, papà e mamma, per essere completi. Il papà, infatti, da 6 cose che la mamma non può dare:- stile di vita diverso (da quello femminile, della mamma) - maggiore sicurezza- apre al mondo - evoca Dio (il primo profeta di Dio è il papà, infatti nell’idea di Dio abbiamo l’idea di nostro padre)- dà maggiore forza interiore - dà al bambino una mamma più tranquilla e felice, occupandosi anche lui dei figli 3° "Plinto": educare è tagliare il cordone ombelicale Spesso non lasciamo crescere i figli. Invece occorre lasciarli vivere, non farli diventare "gregari", rinforzarli dentro e renderli indipendenti. 4° "Plinto": educare è far faticare un po’ indi non togliere gli ostacoli, altrimenti non si cresce, far fare esperienza del Pagina 3


sacrificio che aiuta a formare la persona, e delle rinunce. Occorre insegnare a non pretendere tutto e, quando occorre, dire "basta". 5° "Plinto": educare è pregareIl bambino è mistero. Occorre pregare Dio per aiutare il bambino, chiamare in causa Chi sa educare, Chi sa tutto. 6° "Plinto": educare è offrire fattori (valori) di crescita Il più grande è il più giusto, il più sincero, il più sereno, il più onesto, chi ha agganciato la vita ai valori. Senza valori non può esistere l’educazione: diventa semplice allevamento. Questo vale anche per gli adolescenti: bisogna offrire i valori, senza prendere i ragazzi direttamente, ma indirettamente (facendo "capire" il valore che gli vorremmo trasmettere). 7° "Plinto": educare è lasciare un buon ricordo La memoria ci è data per permettere di dire: "ho avuto un buon papà / una buona mamma". Far sì che quello che mamma e papà lasciano al bambino venga portato sempre nel cuore. Brevi consigli:Castigare: a volte è un sistema per essere punto di riferimento Coccolare non è viziare. Infatti viziare è togliere gli ostacoli. La coccola, invece, è positiva: il bambino ha bisogno di coccole, è una terapia psicologica infallibile. E’ importante dare al bambino il senso dell’appartenenza. La deprivazione affettiva è molto grave per il bambino. Si apprende di più per sentimento che per insegnamento. Occorre stimare il bambino per quello che è, farlo sentire caro, prezioso, dargli il senso del suo valore per noi. Adolescenza: età in cui si afferma l’IO. Occorre cercare prima di capire chi sono gli adolescenti, per poi agire. Aiutiamoli a volersi bene, consideriamoli "Cresciuti", stimiamoli, prendiamoli sul serio, non usiamo mai parole invalidanti, ma il metodo indiretto (magari un commento tra i genitori per fargli capire cosa pensiamo, senza prenderli direttamente, rischiando solo una reazione di difesa e chiusura). Mai rimproverare davanti agli altri! La pazienza dei genitori deve essere come il dentifricio nel tubetto: per quanto spremi ce n’è sempre ancora un po’. Pino Pellegrino Oratorio, un progetto “in fieri”: ora anche la nostra parrocchia ha la sua squadra di calcio!!! di Chiara Loliva

Sembrerebbe trascorso un secolo da quando (quasi un anno fa) sul n° 2 - 1 dicembre 2009 del bollettino parrocchiale pubblicavamo l’intenzione dei nostri ragazzi di formare una squadra di calcio. C’erano sette potenziali giocatori vogliosi di cimentarsi in questo sport e nessun adulto esperto disposto a seguirli negli allenamenti. Infatti fino allo scorso agosto questo loro desiderio ha trovato espressione in saltuari incontri organizzati da loro stessi coinvolgendo l’amico di turno che accettava di giocare la singola partita, ma senza un elenco di nominativi certi. Intanto Giovanna ed io ci adoperavamo per trovare delle soluzioni alternative inoltrando anche una richiesta al sindaco perché ci segnalasse qualche allenatore di buona volontà intenzionato a spendere le sue competenze in questa nobile impresa. Proprio quando eravamo sul punto di gettare la spugna e rinunciare al nostro sogno abbiamo trovato la persona giusta. La squadra ora ha finalmente un allenatore: un giovane di nome Filippo Abbruzzese calciatore professionista oltre che volontario della Croce Rossa. Al momento gli allenamenti si svolgono il sabato pomeriggio al campetto di calcio comunale in via Benagiano nei pressi del sottovia ferroviario.C’è, tuttavia, un ultimo problema da risolvere: 7 ragazzi non sono sufficienti a comporre una squadra regolamentare, perciò siamo in cerca di giovani dotati di passione per il calcio e volontà di impegnarsi seriamente. Solo se riusciremo a completare la squadra potremo sperare di essere inclusi nei prossimi tornei interparrocchiali come il quadrangolare che si è disputato lo scorso 12 settembre presso lo stadio comunale “Martucci” fra Immacolata, San Vito, Sacro Cuore e Chiesa Madre nel quale l’unica Voce… della comunità parrocchia assente era proprio la nostra!!! via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle Se hai, quindi, un’età compresa tra i 13 e i 16 santalucia@upgo.org - www.upgo.org anni e ami il calcio puoi unirti alla nostra squadra. Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Angelina Passiatore e Per informazioni è sufficiente rivolgersi alle Giovanni Capotorto per UPGO , collaborazione di Chiara responsabili Giovanna e Chiara presso l’oratorio Loliva in via Da Vinci, 25 il sabato pomeriggio dalle 16,30 alle 19,30 . Pagina 4


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