Voce 12 2010

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Anno II n. 3 : Santo Natale 2010

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

Editoriale

NATALE A BETLEMME DI DON GIUSEPPE DI CORRADO La festa di Natale è avvolta da molta enfasi, da luci ad effetto, mentre i testi sacri non ci danno alcun particolare sulla nascita di Gesù, se non il fatto che essa avvenne nei dintorni di Betlemme, e che il bambino fu adagiato in una mangiatoia usata per gli animali. Questo dettaglio è ripetuto tre volte nel racconto della nascita di Gesù, narrato dall'evangelista Luca, e costituisce probabilmente una significativa chiave di lettura di tutto il racconto. Quel bambino che è nato in una capanna ed è stato adagiato in una mangiatoia, è in un certo senso un bambino come tutti gli altri, in nulla si differenzia. Invano si cercherebbe in lui qualche segno che evidenzi la sua origine divina. Ma la straordinaria precarietà della sua prima sistemazione, una capanna di fortuna, inaccettabile anche per i poveri beduini pastori che avevano almeno la fierezza di una tenda propria, colpisce chi passa di là per caso o chi si sente chiamato a quel luogo da una voce dall'alto, come i pastori nella notte. Per ogni uomo, anche per chi non crede, il disagio di questa famiglia senza fissa dimora è un invito ad aprire il cuore. Oggi sarebbe un caso da portare all'attenzione pubblica tramite la televisione, per denunciare la scarsa sensibilità sociale. Per chi si avvicina con gli occhi della fede vi è inoltre un segno indimenticabile, anche per i giorni di maggior benessere, di ciò che non conta agli occhi di Dio. Ci sono tanti in mezzo a noi a cui manca casa, lavoro, sicurezza; e molti più ancora per cui la casa non è una casa, perché l'affetto è morto o languisce. E ci sono tanti — diciamo meglio, siamo in tanti — che dicono di credere in Cristo; che proclamano che il bambino del presepio è il Maestro e il Signore, ma che nel giudizio pratico dei valori preferiscono di gran lunga l'avere all'essere, riducendo il Natale a "natalismo" consumistico, all'appariscenza, a sentimenti buonistici di breve durata. Non è peccato l'avere: anche Gesù avrà per un tempo una sua casa, il suo lavoro e uno stile di vita modesto, ma dignitoso, conforme a quello della gente laboriosa del suo popolo. Ma è peccato preporre l'avere ai valori più importanti dell'esistenza: la dignità della persona, l'accoglienza, l'amicizia, la solidarietà sincera, la condivisione. Non c'è nessuna realtà né personale, né sociale, né politica, né ecclesiale che non debba venire sottomessa a questo principio, al quale si è assoggettato il Bambino di Betlemme. Tornare a Betlemme significa fare Natale.

Natale 2010

AVVISI : SS. MESSE h:7,30- 9- 10- 11,30 - 18,30 CATECHESI

Il mercoledì dopo la Messa vespertina

VESPRI

Il giovedì dalle 19,30

FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA

Messa delle 18,30 per gli sposi di ogni età e per i nubendi

CORSO NUBENDI

Riprenderà il 13 gennaio 2011 alle h 19,30

TOMBOLATA BIMBI

04 GENNAIO 2011 h 16,30

Voce… della comunità via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Angelina Passiatore Giovanni Capotorto per santalucia@upgo.org Pag. 1


Natale Natale, giorno benedetto! Alla fine del nostro itinerario di Avvento, pronti o non pronti, accade. Dio, di nuovo, scommette sull'uomo. Dio, ancora, chiede ospitalità. Dio, l'inaudito, è qui. E' nato amici! E' qui, oggi come allora, nel cuore di chi sa ancora stupirsi, il Signore viene! Ma attenti al "natalismo", è un atteggiamento che, ben più semplice della conversione, si accontenta di prendere a proprio uso e consumo la patina sentimentale che aleggia intorno alla culla e al bambino piccino e ai pastori. E' un rischio ultradiffuso, che riempie le nostre chiese una volta all'anno ma che poche volte sfocia in un atteggiamento di fede. Pochi buoni sentimenti, in questa notte, ma molto coraggio a lasciarsi provocare. Questo bambino, così innocuo, suscita paura, stupore, come quando ci avviciniamo a qualcosa di grande, di sconosciuto. Chi lo avrebbe mai detto? Che il Dio cercato dall'uomo da sempre, la Risposta a tutte le nostre più profonde ed autentiche domande, il Creatore amato e temuto, intuito e adorato, avesse il volto e il sorriso di un neonato? Quanto di più disarmante, stupefacente, tenero, indifeso potete trovare dello sguardo di un bambino? Questo è il nostro Dio. A te fratello dilaniato dal dolore e dalla solitudine, che ti chiedi se Dio conosce le tue notti insonni, ti mostro questo bambino. Cosa doveva fare di più, Dio, per dimostrare che ci amava? Quale gesto più sconvolgente di questa debolezza voluta, consegnata, questa fiducia inaudita che Dio ha nell'uomo? Se il nostro cuore riesce ad aprirsi a queste inaudite altezze, credetemi, si ritrova come i pastori: avvolto dalla luce. Avvolto dalla luce, abitato dalla luce, illuminato dentro. Non siamo più noi a cercare, non dobbiamo più sforzarci, è lui che ci avvolge, è lui che ci cerca. La gioia, grande, per noi e per tutto il mondo è questo Dio che si fa presente, accanto a ciascuno di noi. Questo Dio che ancora sceglie di compromettersi, di amarmi, di accogliermi, di avvolgermi.

Al Bambino Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli! Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione dall'ignoranza e dall'indifferenza, dalla discriminazione e dall'intolleranza. Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi, liberandoci dal peccato. Sei Tu il vero ed unico Salvatore, che l'umanità spesso cerca a tentoni. Dio della pace, dono di pace per l'intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! Amen! (Madre Teresa di Calcutta) Ha piantato la tenda in mezzo a noi Tu che esistevi da sempre, hai voluto entrare nel tempo e diventare parte di questa nostra storia,piantando la tua tenda in mezzo a noi. Tu che sei la Luce, hai affrontato le tenebre del mondo per rischiarare le nostre esistenze e strapparle allo smarrimento e all’oscurità del male. Tu, che sei la Parola che ha creato l’universo, ti sei misurato con i nostri linguaggi pur di manifestare il tuo amore ad ogni uomo e ad ogni donna. Tu, che sei la Vita, una pienezza smisurata ed eterna, hai accettato di lottare contro la morte e la cattiveria, disarmato, a mani nude, per sconfiggerla una volta per tutte,sul suo stesso terreno e liberarci dalla paura. Tu, che sei il Figlio di Dio, ti sei fatto uomo, assumendo la nostra carne mortale: un mistero inaudito che manifesta la tua tenerezza smisurata, la tua misericordia senza limiti. Così ci hai chiamato a diventare figli di Dio, così ci hai generato a vita nuova. Pagina 2


BUON NATALE

da Angelina

A Betlemme una nuvola di canto avvolge i pastori: Pace in terra agli uomini che Dio ama. È un augurio che arriva fino a noi e che anche noi vogliamo accogliere. E' Natale, che ci crediamo o no, Dio non chiede permesso per esistere, per nascere, per venire, per amarci. Buon Natale, allora, nella meraviglia di questo amore senza condizioni, di questo dono totale che Dio fa di noi, e che ci avvolge di stupore. Buon Natale, soprattutto a chi, come i pastori di Betlemme, si sente un po' sconfitto dalla vita: a chi è in carcere, a chi è in ospedale, a chi ha perso fiducia, a chi ha preso solo porte in faccia, a chi è messo sempre da parte. Per voi, per noi, è nato il salvatore. Buon Natale, amici. Buon Natale a chi si è preparato e a chi proprio non gliene importa nulla, a chi ha il cuore colmo e chi ce l'ha arido come la sabbia, a chi se l'aspettava e a chi non ci crede. Buon Natale a chi, in carcere piange per la nostalgia, a tutti coloro a cui nessuno farà gli auguri. Buon Natale a tutti quegli sposi che trasformano la loro casa in Betlemme accogliendo un bambino e i “casini” annessi. Buon Natale a tutta la comunità parrocchiale. Buon Natale ai poveri poveri, agli ultimi ultimi, agli sconfitti. Per loro, per noi, è nato un Salvatore: Dio ci abita. Smettiamola di maledire Dio per la sua assenza: egli è qui, consegnato alla nostra indifferenza! Buon Natale a voi che avete ancora paura di Dio e lo temete come un giudice inappellabile. Egli invece viene come un bambino. Un bambino non giudica e non condanna; un bambino non può far paura, fa leva sull'amore, vive perché è amato; lo puoi rifiutare ma lui non ti rifiuterà mai. Buon Natale a voi che avete abbandonato Dio e dite di aver perso la fede in lui. Anche se tu lo perdi, lui, Dio, non ti perde. Lui, Dio, non ha perso la fiducia in te, non è finita la sua speranza. Per questo nasce uomo, perché ha fede in ogni uomo e in tutta la nostra storia di santi e peccatori. Buon Natale a tutti quelli che vivono in situazioni irregolari, dopo le ferite di amori finiti o lacerati. Voi siete come i pastori di Betlemme: considerati ai margini, fuori dalle regole, impuri, perché mangiavano senza lavarsi le mani, perché non andavano mai alla sinagoga, sempre dietro ai loro greggi. Ebbene proprio voi siete i primi a ricevere la bella notizia dagli angeli, perché davanti a Dio non vale la legge, ma l'uomo; contano la carne e il cuore dell'uomo, non il ruolo o le regole, non l'etichetta religiosa. L'uomo guarda le apparenze, ma Dio guarda il cuore: guarda i piccoli, l'umiltà della sua serva, i pastori nella notte. È la forza dirompente del Natale, che dirotta l’attenzione non sul grande, sul colto, sul famoso, ma su chi è lontano dai riflettori, sul piccolo, su un bambino, su chi non ha nessun altro titolo che quello di essere uomo. E questo basta. Basta essere uomo. Non occorre altro, dal giorno in cui Dio ha messo la sua gloria in un bambino. Buon Natale a voi che siete semplicemente umani. A noi Buon Natale, ricchi di agitazione e poveri di raccoglimento e di silenzio. Questo bambino ci insegna che sono così poche le cose che contano davvero. Sono così poche! Buon Natale a voi che vi sentite affaticati dai lati oscuri della vita, incapaci di capire il senso di tanta fatica, di tanta sofferenza. Buon Natale a voi che avete sofferto troppo. Questo bambino può darvi un po' di luce, perché viene come la luce vera che illumina ogni uomo. Ogni uomo! E nessuno è perduto, nessuno è fuori dal raggio di questa luce. Buon Natale anche a voi che avete perso il gusto di vivere perché niente più vi soddisfa, neanche il benessere o il prestigio sociale. Questo bambino può restituire il sapore alla vita, egli porta ciò che vi manca: la bellezza, il gusto di sentirsi amati e di poter amare.

Buon Natale perché Dio è con voi, non siete soli, non lo sarete mai! Testi raccolti e adattati da Angelina Passiatore Pagina 3


CONFRONTIAMOCI CON SAN FRANCESCO Dalla «Vita prima» di Tommaso da Celano

Francesco meditava continuamente le parole del Signore e non perdeva mai di vista le Sue opere. Ma soprattutto l’umiltà dell’Incarnazione e la carità della Passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente gli riusciva di pensare ad altro. A questo proposito è degno di perenne memoria e di devota celebrazione quello che il Santo realizzò, tre anni prima della sua gloriosa morte, a Greccio, il giorno del Natale del Signore nostro Gesù Cristo. C’era in quella contrada un uomo di nome Giovanni; Francesco lo chiamò a sé e gli disse: «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». E giunse il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando, ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte. Arriva alla fine Francesco, vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuta come una nuova Betlemme. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio, pieno di sospiri, lo spirito vibrante di compunzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima.

Buon Compleanno ,Gesù! Mi sento fortunato, caro Gesù, nel farti gli auguri di buon compleanno. In ogni Natale Tu sei il festeggiato, ma quante volte noi ci appropriamo della festa…E Ti lasciamo nell’angolo di un vago ricordo senza impegno, senza cuore e senza ospitalità sincera! Da duemila anni, ad ogni Natale noi ci scambiamo gli auguri perché avvertiamo che la tua Nascita è anche la nostra nascita, la nascita della Speranza, la nascita dell’Amore, la nascita di Dio nella grotta della nostra povertà. Però – quanto mi dispiace doverlo riconoscere! – il tuo Natale! Il tuo Natale è minacciato da un falso natale, che prepotentemente ci invade e ci insidia e ci narcotizza fino al punto di non vedere più e non sentire più il richiamo del vero Natale: il tuo Natale! Quante luci riempiono le vie e le vetrine in questo periodo! Ma la gente sa che la Luce sei Tu? E se interiormente gli uomini restano al buio, a che serve addobbare la notte con variopinte luminarie? Non è una beffa, o Gesù? Non è un tradimento del Natale? Queste domande, caro Gesù, si affollano nel mio cuore e diventano un invito forte alla conversione. E noi cristiani mandiamo luce con la nostra vita? E le famiglie e le parrocchie assomigliano veramente a Betlemme? Si vede la stella cometa della testimonianza della vita abitata e trasformata dalla Tua Presenza? Questi interrogativi non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo evitarli se vogliamo vivere un autentico Natale. Dalle case e dai luoghi di divertimenti, in questi giorni, escono musiche che vorrebbero essere invito alla gioia. Ma di quale gioia si tratta? Gli uomini hanno scambiato il piacere con la gioia: quale mistificazione! Il piacere è il sollecito della carne e, pertanto, sparisce subito e va continuamente e insaziabilmente ripetuto; la gioia, invece, è il fremito dell’anima che giunge a Betlemme e vede Dio e resta affascinata e coinvolta nella festa dell’Amore puro. Sarà questa la nostra gioia, sarà questo il nostro Natale? Gesù, come vorrei che fosse così! Ma c’è un altro pensiero che mi turba e mi fa sentire tanto distante il nostro natale dal tuo Natale. A Natale, o Gesù, Tu non hai fatto il cenone e non hai prenotato una stanza in un lussuoso albergo di una rinomata stazione sciistica. Tu sei nato povero. Tu hai scelto l’umiltà di una grotta e le braccia di Maria (la “poverella” amava chiamarla Francesco d’Assisi, un grande esperto del Natale vero!). Come sarebbe bello se a Natale, invece di riempire le case di cose inutili, le svuotassimo per condividere con chi non ha, per fare l’esperienza meravigliosa del dono, per vivere il Natale insieme a Te, o Gesù! Questo sarebbe il regalo natalizio! A questo punto io ti auguro ancora, con tutto il cuore, buon compleanno, Gesù! Ma ho paura che la tua Festa non sia la nostra festa. Cambiaci il cuore, o Gesù, affinché noi diventiamo Betlemme e gustiamo la gioia del tuo Natale con Maria, con Giuseppe, con i pastori, con Francesco d’Assisi, con Papa Giovanni, con Maria Teresa di Calcutta e con tante anime che, con il cuore, hanno preso domicilio a Betlemme. Buon Natale a tutti… ma ora sapete di quale Natale intendo parlare. Card. Angelo Comastri Pagina 4


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