Voce estate 2014

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Anno IV n. 20 / Luglio 2014

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

L' Angolo di Don Giuseppe

Estate, un ' opportunità pastorale Il mese di Luglio ci introduce più pienamente nel periodo estivo, in un tempo di pausa dopo gli affanni che spesso interferiscono nella nostra vita quotidiana. L’estate e la vacanza non sono nemici della fede, sono tempi preziosi da vivere, da riempire. In una interessante riflessione, il papa emerito, Benedetto XVI, affermava: “ Il tempo libero è certamente una cosa bella e necessaria, ma se non ha un centro interiore esso finisce per essere un tempo vuoto che non ci rinforza e ricrea”. Anche la realtà della vacanza, che ha l’aria di essere qualcosa di scarsamente impegnativo, merita una riflessione, perché non c’è niente di banale, specialmente per uno che si dice cristiano. Ogni realtà della vita dell’uomo ha un senso, anche la “vacanza”, tempo da programmare secondo validi criteri. Tempo da programmare come comunità parrocchiale e per se stessi. Come comunità parrocchiale anzitutto: dovrebbe avere il gusto genuino dell’accoglienza, come è stato con l’esperienza del Grest organizzato verso la fine del mese di giugno, che ha visto la partecipazione di una cinquantina di ragazzi riuniti sul sagrato della chiesa dalle nove alle dodici del mattino, per ascoltare un racconto e una riflessione di don Alessandro, coadiuvato dai catechisti Giovanna, Marina, Pasquale, Erika, Francesco, e poi tanto gioco. L’iniziativa ha riscosso non soltanto la soddisfazione dei ragazzi che dopo la fatica scolastica hanno avuto un po’ di tempo tutto per loro, ma anche l’approvazione dei genitori e di quanti vedevano i ragazzi divertirsi in maniera educata e gioiosa. Queste esperienze riempiono il cuore e la memoria di quelli che le condividono. In queste circostanze nascono amicizie, le persone si incontrano, si parlano, scambiano punti di vista in cordiali chiacchierate, scherzano tra loro. Il tempo estivo è anche un’opportunità per offrire a se stessi spazi di riflessione, di incontro con gli altri e con il Trascendente, per crescere nella gratuità, per ritemprare lo spirito nel contatto con la natura e con tutto ciò che è bello. Sono tante le famiglie che in questo periodo si trasferiscono nella casa di campagna per sfuggire al caldo, per stare più tranquilli, per incontrare parenti e amici. Si torna alla comunicazione “vis à vis”. Come cristiani siamo chiamati a cogliere le molteplici opportunità che questo tempo ci offre, come coltivare le relazioni con gli altri, dedicarsi a qualche servizio di volontariato verso coloro, e sono tanti anche intorno a noi, che non possono usufruire né di vacanze né di quiete. Non manca, in particolare per i giovani, l’offerta di esperienze intense e significative che aiutano ad aprire i propri orizzonti al mondo, con la possibilità di sporcarsi le mani rendendosi utili ai poveri: campi di lavoro missionari, viaggi per conoscere e incontrare altre realtà, popoli e culture. L’estate è anche il tempo per fermarsi, per sostare, per verificarsi, per riprendere in mano la propria vita. Tempo per sé, tempo per le amicizie, tempo per l’essenziale, tempo per lo spirito, tempo per Dio. Un’estate vissuta così è veramente tempo creativo per sé, per gli altri e per il mondo, che ci permetterà di tornare davvero “ricreati”, più ricchi nel significato più pieno del termine, senza stress e nostalgie di vuote evasioni, ma più contenti e con la voglia di ricominciare.

Miei cari, vi parlo da 40 anni, ma qualcosa mi dice che non sono ancora riuscito a farmi capire...Insisterò: gutta cavat lapidem!

Don Mimì

... ...bla. a l b . . . la bla...b

Nelle pagine interne -in seconda: Facciamo il GREST! Questione ...di disagio

-in terza: Grazie a Dio! Per i 40 anni di sacerdozio di Don Giuseppe

-in quarta: Carità, anima della comunione Incapacità ad assumere gli oneri del matrimonio Voce… della comunità via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Vito Buttiglione, Francesco Giannini, Vito Sportelli, Vito Giannelli,Angelina Passiatore, Giovanni Capotorto Vieni a trovarci e a leggerci on line su http://parrocchiasantaluciagioiadelcolle.blogspot.com e su http://www.upgo.org/upgov1/ Pagina 1


Tempo d'estate? Facciamo il GREST! Nel mese di giugno, dall’11 al 14, sul sagrato della nostra parrocchia e lungo via Roma si è realizzato il GREST, parola che sta ad indicare “Gruppo Estivo”, con i ragazzi e i fanciulli del catechismo della nostra comunità di Santa Lucia. Quattro mattinate all’insegna della fraternità, della conoscenza di Gesù, della figura di san Francesco e del gioco. Le giornate si aprivano come di consuetudine con la preghiera, dopo vi era la lettura di alcune parti della vita di san Francesco, suscitando dopo la lettura dialogata, delle domande e delle riflessioni nei bambini. Scopo della storia era certamente conoscere la figura di san Francesco, ma soprattutto attraverso di lui scorgere il volto di Gesù e ciò che chiede a noi di vivere ogni giorno. I bambini erano divisi in due

squadre e, dopo aver dialogato sulla storia, unita ad un momento di break, cominciava il grande tempo dei giochi, che certamente potete immaginare era tanto atteso da tutti, anche da noi animatori più grandi. L’esperienza del GREST l’ho conosciuta nella

mia parrocchia di origine proprio quando don Giuseppe era mio parroco e tramite lui e gli animatori, che la organizzavano, l’ho sperimentata come bellissima e positivissima. Certamente l’estate è un momento di distensione e di vacanza, ma queste esperienze ci ricordano

l’importanza dello stare insieme e del nostro impegnarci, perché la fede non vada mai in vacanza. Soprattutto per i più piccoli, che frequentano il catechismo, i quali non vivendolo in estate possono sentirsi stimolati e giustificati nell’abbandonare la vita della comunità, la preghiera e soprattutto il gioco di squadra, che si sta perdendo di vista a causa dei nuovi giochi multimediali, che favoriscono la solitudine e non la collaborazione e l’intesa di gruppo con altri amici. Un grazie va ai giovani catechisti e animatori della nostra comunità, che secondo le loro disponibilità hanno dato il loro prezioso contributo, affinché questa esperienza andasse molto bene, suscitando nei bambini il desiderio di riproporla ancora ed anche per più giorni. Don Alessandro

Questione...di disagio Disagio e inquietudine sono cifre che caratterizzano sempre di più la vita sociale e comunitaria di questi ultimi anni e a cui sembra che quasi nessuno riesca a sfuggire. E anche donne e uomini di fede o che comunque ritengono di essere tali, sono spesso in balia di sentimenti contrastanti e non riescono a relazionarsi adeguatamente nel proseguimento di un cammino che non è con l’altro e forse nemmeno accanto all’altro. E’ faticoso comunicare e talvolta le modalità della comunicazione sono meramente tangenziali. Sono questi anche i miei stati d’animo mentre ripenso alla parabola dei talenti e ai carismi di cui dice San Paolo. Nelle Confessioni, Sant’ Agostino riflette sulla povertà dell’uomo che ricerca ma che non deve perdere la speranza nella Verità che promette, perché la testimonianza di chi si ritiene cristiano sia veramente credibile e produca frutti…La mia testimonianza…la nostra… Emilia Laterza Pag.2


Grazie a Dio! Oggi Dio ti ha don a t o 86400 secondi. Ne hai u s a t o almeno uno per ringraziarlo?” Diceva più o m e n o così una immagine trovata su Facebook giorni fa, che mi ha fatto riflettere sul poco tempo che dedichiamo, che dedico a Dio. Siamo sempre troppo impegnati a lamentarci o a dedicarci a cose futili, spesso dimentichiamo di dedicare anche solo pochi secondi per ringraziarlo per la vita, per il nuovo giorno che ci ha donato. Presi da mille cose e da impegni non sempre dipendenti dalla nostra volontà, spesso non riusciamo a dare il giusto spazio a celebrazioni eucaristiche, catechesi o altri impegni spirituali. Preghiamo soprattutto per chiedere, spesso con insistenza e arroganza, come se tutto ci fosse dovuto, quasi mai per dire grazie per i doni ricevuti. A volte siamo come bambini capricciosi che snobbano il giocattolo appena ricevuto per puntarne un altro più nuovo, senza mai accontentarsi. Dedicare pochi secondi per ringraziarlo di averci creato, di averci dato un altro giorno da vivere, forse non è un impegno troppo gravoso. Dire grazie a Dio per quello che ci ha donato piuttosto che continuare a lamentarci di ciò che non abbiamo ancora ricevuto o che abbiamo perduto. Dire grazie per le persone che ha messo sul nostro cammino per indicarci la strada: don Giuseppe, don Alessandro (e tutti i sacerdoti che li hanno preceduti), ciascuno con i propri pregi e difetti, ma a suo modo indispensabile per la nostra formazione. Dire grazie per la comunità parrocchiale, le associazioni e i movimenti che ci aiutano a crescere nella fede, nonostante le gelosie, le incomprensioni, le chiacchiere, le troppe parole inutili che a volte inquinano i nostri rapporti umani e la nostra testimonianza cristiana. Gianni Capotorto

Per i 40 anni di Sacerdozio di Don Giuseppe Una tappa importante hai raggiunto, caro don Giuseppe, di partenza non d’arrivo, questo è il punto: i 40 anni di ordinazione sacerdotale, trascorsi in parte in missione e poi in terra natale. Quando la vocazione in te è sbocciata la tua scelta adulta, come missione, hai abbracciata e invece di metter su una tua famiglia hai preso in sposa la Chiesa e di essa ogni figlio e figlia. E come presagio della strada che percorrer occorreva il Vescovo le mani sul tuo capo imponeva il giorno che precede la festa di S. Pietro e S. Paolo, due santi eminenti, il successor di Cristo e l’Apostolo delle genti. E i due Santi, protettori della Chiesa, nel regno celeste in dolce attesa i tuoi passi han diretto e la tua missione che hai svolto finora con cuore, coerenza e con passione. C’è qualcuno che si chiede se in questi nostri tempi ha senso ancor parlar di un sacerdote, che il cuor d’amor cristiano riempi; se non ci fosse occorrerebbe inventarlo per rinforzar la fede ed evitar che la porti via un tarlo. Hai cercato di incarnar il Buon Pastore, figura che sentivi con la mente e con il cuore, ma in questi tempi di valori in rapida caduta testimoniar la fede è difficile per una gran crisi mai veduta. La tua parola, che è Parola del Signore, non fai mancar nelle celebrazioni e in tutte le ore, ma contenendo le omelie e delle Scritture le spiegazioni eviterai ai fedeli inutili distrazioni. E’ una tappa veramente importante per chi del servizio ha fatto il suo obiettivo costante e anche se la giovanil baldanza viene meno di continuar la tua missione ti auguro in modo sereno. La comunità di Santa Lucia è per questo evento in allegria, ma lo è tutta la Chiesa di Gioia, che guarda alla tua testimonianza, che non cerca gloria. Un grazie la nostra comunità ti manda per il tuo servizio, sempre costante sin dal tuo inizio, sempre sorretto dalla preghiera e dal caldo affetto di chi ti circonda e ti parla con cuor schietto. E nell’implorar la divina grazia ed i suoi doni tutta la comunità, senza distinzione di sesso e di nomi, tanti anni, tanta salute e un lungo ministero ti augura, per continuar la tua mission per altri 40 anni e più, con cuor sincero. Francesco Giannini

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Carità, anima della comunione Leggendo un vecchio, ma sempre attuale, documento della Caritas Italiana (Da questo vi riconosceranno. La caritas parrocchiale, Ed. Dehoniane, 1999), sono stato indotto ad una riflessione. Al par. 20 si legge che se anche avessimo ricevuto i diversi sacramenti, moltiplicassimo la partecipazione alle celebrazioni e conoscessimo fin dall'infanzia tutte le verità di fede, i comandamenti e i precetti della Chiesa; se fossimo membri di molte associazioni e movimenti, partecipassimo a numerosi raduni e convegni, fossimo assidui utenti dei mass media cattolici e ci impegnassimo nel volontariato, ma non avessimo la carità, saremmo «giovani ricchi» del nostro tempo, credenti soli e tristi... Aggiunge, altresì, che la carità crea comunione perché cerca gli altri, ogni altro, nella diversità delle situazioni personali di vita; che lo cerca perché sa di averne bisogno, prima ancora che per aiutarlo; che la carità è comunione perché lascia esprimere in noi la realtà di Dio-Amore; perché trova Dio nell'altro e accoglie nell'altro un fratello; perché condivide sentimenti, beni, speranze, progetti e aiuta a scoprire che nessuno è soltanto un povero, ognuno è un dono e una risorsa e che, quindi, attraverso la carità, imparata prima che insegnata, possiamo costruire una spiritualità della comunione, che, partendo dalla capacità di dialogo semplice ma franco con l’altro, lo renda destinatario della propria azione responsabile e missionaria. Si è Chiesa quando si accoglie integralmente e senza tagli – o convenienze – il messaggio di Cristo. Il momento celebrativo (Eucaristia e Sacramenti) e l’adeguata preparazione ad esso devono essere fonte e culmine del nostro essere cristiani, ma non possono e non

devono farci sentire appagati in se stessi. Lo stesso Gesù risorto e lo Spirito Santo ci spingono ad uscire dal guscio dei nostri particolarismi e ad essere missionari. La missionarietà, però, implica l’unità. In quest’ultimo mese, la Caritas diocesana, tramite la formulazione di un questionario, ci ha spinti, come Caritas, ma evidentemente anche come comunità parrocchiale, a riflettere su questo aspetto della nostra vita di fede. Il documento citato sopra e il questionario ci spronano ad essere in mezzo a tutte le realtà del territorio di pertinenza della Parrocchia: da coloro che tradizionalmente chiamiamo “poveri”, cioè coloro che mancano di mezzi materiali, inclusi coloro che fame e guerra hanno costretto a venire e a stabilirsi nel nostro Paese, a coloro che sono stati vittime di errori personali (alcool, droga, gioco…) o dell’iniquità umana (violenza intra ed extra familiare, prostituzione ecc.), alle realtà di carenza affettiva e solitudine, coinvolgendo nell’impegno tutte le realtà territoriali, dalla scuola all’associazionismo, ai servizi sociali e, se necessario, all’amministrazione cittadina. Per fare ciò, però, occorre essere, prima di tutto, comunità unita e viva al suo interno e a questo ci aiuta l’istituzione del Consiglio Pastorale Parrocchiale, attivo affinché le varie realtà parrocchiali, di concerto con il Parroco, trovino, nel

concreto, i modi per instaurare l’unità. Il Gruppo Caritas dovrebbe farsi carico di mettere insieme e valorizzare tutte le forze vive della Comunità, catechesi, liturgia e carità, per realizzare quell’unità dei discepoli di Cristo voluta nel Cenacolo e realizzata dagli Apostoli e dalla Chiesa dei primi secoli. Chi si occupa di educare nella fede dovrebbe far conoscere anche ai piccoli e ai giovani il significato e il valore della disponibilità verso chi è meno fortunato, rendendo possibile anche gesti concreti di solidarietà. Gli adulti, invece, potrebbero pensare di vivere il proprio impegno anche negli organi caritativi della Diocesi. Tutto ciò, però, richiederebbe comunione d’intendi e di voleri. Ed è la Carità, quella che rimarrà quando la Fede e la Speranza, resesi concrete, ormai spariranno, che ci spinge a sentire urgente questo bisogno all’interno della Parrocchia.

Rocco Barbalinardo

L' ANGOLO DEL D. V.

Incapacità ad assumere gli oneri essenziali del matrimonio: spunti dalle notizie di cronaca Sugli organi di informazione nazionale, si è dato spazio, recentemente, alla vicenda di una coppia il cui matrimonio è stato dichiarato nullo da un tribunale ecclesiastico regionale italiano perché il marito, pare, fosse molto legato alla madre. E’ opportuno ricondurre il tutto alla dimensione giuridica ed al canone 1095, n. 3 il quale statuisce: “Sono incapaci a contrarre matrimonio . …3° Coloro che per cause di natura psichica non possono assumere gli obblighi essenziali del matrimonio”. Esaminiamo, insieme il testo del canone. Viene essenzialmente chiesto dal Legislatore che il coniuge soffra di una grave anomalia che risale a prima del matrimonio. Ciò impone che l’istruttoria verterà sulla raccolta di gravissime circostanze tramite le testimonianze e sulla acquisizione di una perizia, ovvero, di una relazione tecnica richiesta espressamente in questi casi, dal can. 1680, redatta da uno psicologo o da un psichiatra, dopo aver personalmente visitato la parte. Come si può bene comprendere quindi, non sono i tratti caratteriali a determinare l’incapacitas assumendi, ma piuttosto la causa psichica che deve essere debitamente provata secondo le precise indicazioni sia del Supremo Magistero sia della giurisprudenza rotale. Il matrimonio, quindi, della coppia salita agli onori della cronaca è stato dichiarato nullo non per intromissione della suocera, ma semmai per l’incapacitas assumendi del marito il quale non è stato in grado di adempiere al bene dei coniugi. Buone vacanze a tutti. Vito Giannelli

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