Voce estate 2015

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Anno V n. 25 / Estate 2015

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

L' Angolo di Don Giuseppe

41 anni di Sacerdozio: Auguri don Giuseppe!

Preghiera per chi va in ferie In un tg dei giorni scorsi, ho sentito che quest’anno andranno in ferie alcune migliaia di italiani in più rispetto allo scorso anno. La notizia mi ha sorpreso, abituati come siamo a sentire che manca il lavoro, lo stipendio non basta per arrivare a fine mese, le pensioni, per la grande maggioranza, sono insufficienti e, molte volte, irrisorie. Ma chi sono questi villeggianti? In Luglio e Agosto bisogna cercare l’inizio della civiltà del tempo libero, annunciata dai profeti o dagli psicologi? O al contrario si tratta solo di una caricatura grossolana, di una ridicola finzione? Uno scrittore aveva già individuato il problema e scriveva: “Le vacanze sono uno dei fili del mondo moderno. Se lo tirate, tutti i problemi della nostra epoca verranno allo scoperto, uno dopo l’altro”. Pertanto, penso che affidare questi due mesi alla preghiera sia la cosa più giusta. “Domani, o Dio, alle prime ore del mattino, partiremo per il nostro periodo di ferie. Il viaggio in macchina non sarà lungo, ma ti preghiamo di proteggerci ugualmente dalle insidie della strada, all’andata e al ritorno. Ti affidiamo la nostra casa perché non venga violata da ladri o scassinatori. Ti preghiamo che le nostre ferie ci rimettano in grado di riprendere le attività di un nuovo anno. Aiuta anche coloro che non possono usufruirne per vari motivi. Aiuta, infine, tutte le persone anziane che vengono parcheggiate in qualche modo in strutture di accoglienza e abbandonate a se stesse. E che a nessuno venga in mente di abbandonare i propri animali per le strade. Forse, le ferie, o Dio, dovrebbero essere meritate e date in premio a quelle persone che hanno senso civico e umano. Perdonaci se anche noi dovremmo restare a casa perché non le meritiamo. Grazie, e così sia.”

Il 28 giugno ricorre il 41° anno di ordinazione di don Giuseppe. La Comunità parrocchiale di Santa Lucia, lieta per questa ricorrenza, è vicina al suo Parroco e prega il Signore, perchè lo sostenga sempre e gli dia una lunga vita al servizio della Chiesa. e dei fratelli in Cristo. Don Mimì

I corvi volteggiano in chiesa? No problem: li battezziamo, li cresimiamo e di sicuro vanno via! Il guaio sono i corvi di terra...

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Nelle pagine interne in seconda:

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Il volto della misericordia A cent’anni dalla morte di Cristoforo Pinto

-in terza: Il cammino della fede Il primo incontro con l’Amico Gesù Letto per voi/ La carezza di Dio

-in quarta: Chiesa “in uscita”, Caritas “in uscita” Giornata di aggiornamento a Roma Voce… della comunità via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Don Alessandro D’Angelo, Vito Buttiglione, Francesco Giannini, Vito Sportelli, Vito Giannelli, Rocco Barbalinardo, Giovanni Capotorto, Marina Capodiferro, Marida Donvito Vieni a trovarci e a leggerci on line su http://parrocchiasantaluciagioiadelcolle.blogspot.com Pagina 1 e su http://www.upgo.org/upgov1/


Il volto della misericordia

L’8 dicembre 2015 si aprirà un Giubileo straordinario: il Giubileo della Misericordia. “Cari fratelli e sorelle – ha detto Papa Francesco il 13 marzo nel corso del rito penitenziale nella Basilica di San Pietro – ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della Misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. L’Anno Santo si aprirà nel cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II e durerà fino alla festa di Cristo Re, il 20

novembre 2016. Un evento di grazia, nel quale siamo chiamati a prendere più consapevolezza del mistero del Dio Amore, che ci ama nonostante i nostri limiti e le nostre miserie e che a sua volta ci chiede di riversare sui nostri fratelli quella stessa misericordia, amore, compassione e tenerezza, che noi riceviamo da Dio. Significativa, per comprendere la misericordia divina, è la Parabola del Padre misericordioso, meglio conosciuta come parabola del figlio prodigo, nella quale si evince chiaramente il volto pieno di Amore del Padre, che, nonostante sia stato deluso da uno dei suoi figli, che aveva sperperato tutte le sue sostanze, quando lo vede tornare, pentito per i suoi errori, non solo lo attende, ma gli corre incontro a braccia aperte. Quante volte Dio spalanca anche a noi le Sue braccia, ogni qual volta ci accostiamo al Sacramento della Riconciliazione, e quante poche volte noi facciamo questo nei confronti dei nostri fratelli. E’ vero, è difficile imitare Dio, soprattutto quando riceviamo un torto, ma Lui non smette mai di invitarci a vivere una vita, che abbia il sapore del Vangelo, il sapore dell’Amore, mettendocela tutta, anche fino all’ultimo respiro della vita. Aggiunge il papa nella sua Bolla di indizione del Giubileo: “La parabola contiene un profondo insegnamento per ciascuno di noi. Gesù afferma che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per

capire chi sono i suoi veri figli. Insomma, siamo chiamati a vivere di misericordia, perché a noi per primi è stata usata misericordia. Il perdono delle offese diventa l’espressione più evidente dell’amore misericordioso e per noi cristiani è un imperativo, da cui non possiamo prescindere. Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani, per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici”. Sì, è la felicità ciò che Dio vuole per noi e non possiamo essere tristi, quando facciamo l’esperienza della misericordia. Peccare rende sempre tristi, ma ricevere o dare misericordia rende felici, dà respiro all’anima ed al cuore. Lasciamo allora che questo anno Giubilare, che stiamo per vivere, plasmi sempre più il nostro cuore ad immagine del cuore misericordioso di Dio, perché noi cristiani davvero possiamo essere per i nostri fratelli non motivo di scandalo a causa delle nostre incoerenze, ma motivo di conversione grazie all’impegno di voler vivere nell’Amore per gli altri, perché anzitutto amati da Dio. Chi non fa l’esperienza dell’Amore non potrà mai essere testimone di Amore. Facciamo esperienza quotidiana dell’Amore di Dio, per esserne a nostra volta testimoni. Don Alessandro

A cent'anni dalla morte di Cristoforo Pinto Quest’anno ricorre il centenario della morte del progettista della Chiesa di Santa Lucia: l’architetto Cristoforo Pinto ( 1837-1915 ). Suo padre Pietro, capomastro, avendo scoperto le qualità di valente scalpellino del figlio lo avvia allo studio del disegno e della geometria facendogli frequentare lo studio dell’architetto gioiese Vincenzo Castellaneta. All’età di 25 anni si trasferisce a Milano, dove frequenta con profitto la Reale Accademia di Belle Arti, che lo giudica meritevole di una menzione onorevole per gli esperimenti eseguiti nel concorso assegnato alla Scuola Superiore di Architettura. Tra le sue opere ricordiamo: un progetto per la riforma della facciata del Duomo di Milano e la progettazione del Cimitero Musacco. A Gioia il suo nome è legato: alla torre dell’orologio del convento di san Francesco, al Macello comunale, al Cimitero monumentale, ai quattro plessi Gemmati-Castellaneta, alla chiesa di Santa Lucia, ad alcune ville dei signori Cassano ( quella nei pressi della stazione, quella nota come villa Colombo e la villa nei pressi dello stabilimento Ansaldo ), ad altri palazzi: Romano, in via N. Sauro, Ninni in via Alfieri, Surico, di fronte alla Scuola Mazzini, della quale progettò anche l’ampliamento, Nico, in via Mazzini, la Masseria Gigante, in via Acquaviva e il mulino Excelsior. Tra gli altri progetti sono da ricordare il palazzo Cavallino ad Acquaviva delle Fonti, il palazzo Di Santo a Santeramo ed una chiesa a Casamassima. Il 9 giugno del 1951 il Consiglio comunale di Gioia, orgoglioso per il fatto che il Pinto aveva dato lustro al paese natio, ma anche e principalmente perché di natali umili e come uomo dotato di tale forza e di tale tenacia – caratteristica della nostra gente – da elevarsi da semplice scalpellino ad artista geniale, e quindi modello per le future generazioni, delibera di denominare a lui una piazza. Per quanto riguarda la chiesa di S. Lucia, che rimpiazzava una vecchia cappella rurale crollata a causa del terremoto del 1885, il progetto iniziale prevedeva una maggiore lunghezza, sperando di introitare dal Comune e dai fedeli i fondi necessari alla sua costruzione. L’architetto Pinto non ebbe modo di vedere completata l’opera a causa della sua improvvisa morte. Francesco Giannini Pag.2


Il cammino della fede Il nostro cammino di fede spesso è come una gara. C'è chi parte pieno d'entusiasmo, chi corre velocemente ansioso di raggiungere la meta, chi salta gli ostacoli senza timore, chi dopo pochi passi già si ferma esausto, chi procede comunque a passo lento, chi si volta indietro e a volte molla tutto insoddisfatto. Atteggiamenti, motivazioni e stili diversi, percorsi differenti che non sta a noi giudicare. Nella vita di fede spesso ci facciamo prendere dai facili entusiasmi, dalla voglia di fare, salvo poi bloccarci al primo ostacolo. Lasciamo che siano le nostre preoccupazioni a guidarci, ad avere il sopravvento, spesso torniamo indietro solo per paura di non saper proseguire il nostro cammino. Guardiamo alla tanta strada ancora da percorrere piuttosto che soffermarci su quella già fatta. Per nostra fortuna in questa gara, a differenza delle competizioni agonistiche, è previsto un aiuto, anzi due: quello dall'alto, che proviene da Dio, che non ci lascia mai soli, e quello che viene dai fratelli. Quasi sempre. Quando sei fermo in mezzo alla pista o ti attardi sulla via, non disperare e chiedi aiuto. Spesso troverai qualcuno che si fermerà o tornerà indietro, per aiutarti a terminare il percorso. Purtroppo a volte vedrai anche chi approfitta della tua stanchezza per superarti, gente che prima correva di gran carriera fermarsi di colpo esausta oppure chi prima indicava la strada agli altri smarrirsi di colpo, deviare dal sentiero o addirittura tornare indietro demotivato. E quando sei in corsa pieno di energia e entusiasmo, non avere timore di rallentare, per dare una mano a chi è rimasto indietro o non ha più la forza di proseguire. Rispettando i suoi tempi, le sue forze, senza costringerlo a tenere il tuo passo, ma adeguandoti al suo, senza mai lamentarti di perdere tempo. Insieme si percorre molta più strada che da soli, come ben sapeva Gesù, che non inviava mai i suoi discepoli da soli, ma sempre a due a due, perchè ciascuno potesse essere sostegno per l'altro al momento opportuno. Nel cammino della fede non vince chi arriva per primo, ma chi giunge al traguardo insieme agli altri, aiutando chi era rimasto indietro o non aveva più la forza per proseguire. Gianni Capotorto

Cronache "catechistiche"

Il primo incontro con l'Amico Gesù A c c o m p agnare un bambino alla scoperta della fede è una bella esperienza non priva di difficoltà e r es pons abilità. Nelle prime due domeniche di maggio circa trenta bambini hanno ricevuto la loro prima comunione, culmine di un percorso iniziato due anni fa,durante il quale la missione primaria di noi catechiste è stata quella di trasmettere il valore della condivisione e aprire la coscienza di questi fanciulli, per ricevere un dono che va restituito tutti i giorni facendo del bene. Pur nella frenesia e nella concitazione dei preparativi abbiamo desiderato che la celebrazione fosse semplice ma densa di significato affinché rimanesse come “roccia’” nella vita di questi bambini, ma anche di quanti hanno partecipato a questo giorno di festa perché il sacramento non è fatto privato del singolo comunicando, ma è vita della famiglia. Ogni anno la nostra speranza è che questa esperienza diventi momento di verifica della fede personale, aiuti a gustare meglio la bellezza di ritrovarsi famiglia e approfondire insieme l’incontro tra Cristo e la comunità. Rinnoviamo i nostri auguri ai piccoli: nella loro vita incontreranno tante persone e faranno molte esperienze con l’auspicio che l’incontro con Gesù possa rimanere quello più importante e soprattutto quello più duraturo. Colgo l occasione per ringraziare Rosa e Marco Gatti per la loro sempre cordiale e disponibile ospitalità durante i ritiri spirituali. Marina Capodiferro

Letto per voi/La carezza di Dio/A. Bello/Editore La Meridiana Un testo breve, solo una trentina di pagine nell’edizione cartacea, forse uno dei primi che ho letto di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi, di cui si è appena conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione. “La carezza di Dio” è una lettera a san Giuseppe, che l’autore finge di andare a trovare nella sua bottega di falegname a Nazareth, mentre prepara con amore la culla per il suo futuro primogenito. Un pretesto letterario per parlare dell’odierna società dell’usa e getta, in cui non si genera più, non si ripara più, non si carezza più, non si condivide più, un pretesto per soffermarsi sui segni pasquali del pane, dell’acqua e del vino. E soprattutto per parlare del rapporto speciale tra Giuseppe e Maria, del coraggio di accogliere un figlio non suo, fidandosi solo dei suoi sogni e delle parole apparentemente “deliranti” della sua giovane futura sposa. “La carezza di Dio” è disponibile singolarmente (anche in ebook) oppure nella raccolta “Sentinelle del mattino”, che contiene anche “Quella notte a Efeso (incontro con Maria)” e “Nelle vene della storia (incontro con Gesù)”. Lector in fabula Pag.3


Chiesa "in uscita", Caritas "in uscita"

Il 30 maggio si è concluso il primo corso per operatori di Caritas parrocchiali «Con tutto il cuore». Partendo dal presupposto che Dio è sempre in relazione con l’uomo e vuole che noi ci relazioniamo con Lui (apertura dell’uomo alla proposta divina), il cristiano deve saper relazionarsi con il suo prossimo. Sappiamo bene in quanti modi il Padre Celeste cerca contatti con i suoi figli (tutti). Allo stesso modo anche noi siamo chiamati a fare la stessa cosa. Il corso quindi ha inteso spiegare che la

Chiesa non deve chiudersi in se stessa, ma essere sempre più “Chiesa in uscita” e “ospedale da campo” (secondo due felici espressioni di Papa Francesco), deve essere capace di generare operatori che sappiano relazionarsi concretamente – empaticamente, come si usa dire – con il prossimo. Con i poveri in particolare (dato il carattere peculiare del nostro istituto), ma con tutti coloro a cui vogliamo e dobbiamo tendere la mano. Essere capaci di rispondere alla voce dello Spirito, che suggerisce di alzarsi, di “risorgere” con Cristo, di diventare appunto incarnazione del Signore, che incontra il bisognoso e lo guarda con un occhio amorevole speciale e non soltanto “cristiani della domenica” (magari della domenica sera, giusto per recuperare quell’ultima Messa, che ci permetta di ottemperare al precetto festivo!). Dio vuole da noi che diventiamo come Lui, capaci di amore gratuito. Mi piace a questo punto che il discorso non rimanga “un’arida predica”, un articolo di cui quel qualcuno

che leggerà potrà dire soltanto: «Bravi, avete fatto un corso: siete operatori specializzati! Ma a che serve?». Credo quindi opportuno passare la parola a coloro, che operano praticamente e provocarli con una domanda: nella nostra Parrocchia e nel suo territorio come è possibile essere “incarnazione di Cristo”, che incontra empaticamente i fratelli? Da una rapida disamina delle varie posizioni emerge che la realtà dell’incontro empatico con il fratello richieda una forte carica spirituale, che spinga noi per primi ad un cammino di conversione e di ricerca, che emerga poi naturalmente, incontrando l’altro. Potremmo dunque dire che l’essenza del nostro essere Chiesa “in uscita” debba essere soprattutto una proposta: la proposta di un Dio, che viene incontro all’uomo, servendosi dell’uomo, perché lo ama e lo vuole con Sé. Rocco Barbalinardo per il Gruppo Caritas

L' ANGOLO DEL D. V.

Giornata di aggiornamento degli operatori ecclesiastici in Roma Il 7 maggio u.s. si è tenuto in Roma presso la sala dei cento giorni del Tribunale della Rota Romana l’annuale incontro di aggiornamento per gli operatori dei tribunali ecclesiastici, organizzato dalla Associazione Canonistica Italiana e dall’Arcisodalizio della Curia Romana. Il tema di quest’anno era il bonum coniugum, il bene dei coniugi, indicato dal can. 1055 tra le finalità del matrimonio. Sotto la direzione del Card. Mamberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, si sono alternati tre relatori . Sua Eminenza Card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha tenuto la relazione dal titolo “la prospettiva antropologica. Egli si è soffermato sull’insegnamento dei Pontefici, svolto soprattutto nelle allocuzioni alla Rota Romana, partendo dai discorsi di Giovanni Paolo II del 1987 e 1988, nel corso dei quali trattò l’argomento dell’incapacitas, sottolineando che solo la gravità e l’impossibilità possono rendere nullo il consenso matrimoniale, indicando nelle rinunce reciproche, nella preghiera e nel sacrificio la via, per perfezionarsi reciprocamente come coniugi. Mons. Angelo Todisco, Prelato Uditore della Rota Romana, si è soffermato sullo stretto rapporto tra incapacità e simulazione del bonum coniugum. Interessante per gli operatori l’apertura alla trattazione congiunta dei due capi di nullità, con un maggiore approfondimento della natura relazionale del rapporto coniugale. Infine, il prof. Barbieri, perito psichiatra presso la Rota Romana, si è intrattenuto sull’aspetto psichiatrico della incapacità al bonum coniugum, trattando delle diverse patologie e problematiche in ambito sessuale/ relazionale. Erano presenti circa 200 operatori, che hanno partecipato con vivo interesse anche al dibattito successivo. Desidero augurare un buon periodo estivo a tutti i lettori, auspicando di poter dare novità sulla riforma della procedura matrimoniale canonica sul prossimo numero autunnale. Vito Giannelli

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