Voce natale 2014

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Anno V n. 23 / Natale 2014

della comunità Parrocchia Santa Lucia - Gioia del Colle - BA Bollettino parrocchiale a diffusione interna

L' Angolo di Don Giuseppe

Il nostro "percorso" di Natale

UN NATALE DA VERI CRISTIANI Il Natale non è un semplice anniversario della nascita di Gesù, ma è celebrare un Mistero che ha segnato e continua a segnare la storia dell’uomo. Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi, si è fatto realmente uno di noi. Qualcuno si potrebbe chiedere: «Come è possibile che io viva adesso questo evento così lontano dal tempo? Come posso prendere parte fruttuosamente alla nascita del Figlio di Dio avvenuta più di duemila anni fa?». Nella Santa Messa e nella liturgia tale avvenimento oltrepassa i limiti dello spazio e del tempo e diventa attuale, presente; il suo effetto perdura, pur nello scorrere dei giorni. Egli è presente in modo reale, vero pane disceso dal cielo, vero Agnello sacrificato per la nostra salvezza. L’Eterno è entrato nei limiti del tempo e dello spazio, per rendere oggi possibile l’incontro con Lui. Nel Natale incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi. Se aprissimo gli occhi! Nonostante si dica che i preparativi sono molto condizionati dalla crisi, è ancora possibile che noi ci lasciamo trasportare dal desiderio di riempire la casa di cose poco necessarie. Probabilmente non mancherà nulla, come negli altri natali. Preoccupiamoci perchè non manchi proprio il festeggiato, perché Dio cerca casa nel cuore degli uomini. Nonostante le nostre distrazioni, le freddezze, le nostre preoccupazioni, Egli prova a bussare alla nostra porta, soprattutto a quella del cuore, perché non è stanco di noi e ci vuole dimostrare che ci ama al di là di ogni nostro merito. Oltre la frenesia degli acquisti, oltre ai raduni familiari, non sempre tranquilli, vediamo la presenza umile di Dio accanto a noi. Dio potrà così abitare anche nella “stalla” del mio cuore, della mia vita. Questo Natale sia occasione propizia in cui tutti gi uomini di buona volontà ritrovino un rinnovato desiderio di crescere alla luce degli insegnamenti evangelici, perché il Verbo Incarnato possa trovare in questa piccola porzione di Chiesa uomini e donne ben disposti ad annunciarlo e testimoniarlo con la vita, con amore e in pace. Solo nel mistero del Verbo Incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo e poiché la Chiesa ha ricevuto la missione di manifestare il mistero di Dio, essa al tempo stesso, svela all’uomo il senso della propria esistenza. Abbiamo ancora tutti bisogno di celebrare il Natale, di fare spazio a Dio. Viviamo un Natale veramente cristiano, così che anche lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori. Augurandoci “Buon Natale” non facciamo altro che ricordarci della presenza del Signore Gesù accanto a noi; augurandoci “Buon Anno” non facciamo altro che ravvivare le attese e i desideri che ciascuno porta nel cuore per il tempo che ha davanti. Auguro a tutti di vivere questo tempo Santo del Natale del Signore con uno sguardo nuovo. La nostra gioia allora sarà vera e profonda. Auguri di cuore, per un Natale così.

Dal 16 al 24 dicembre: Novena (al mattino ore 6.00 la sera ore 18.30)

Dal 22 al 24 dicembre: Novena dei bambini (ore 16.00) 24 dicembre ore 22.30: Veglia di Natale 25 dicembre.: Natale del Signore (Messe: 7.30/ 9.00/ 11.00/ 18.30)

28 Dicembre: Festa della Sacra Famiglia (ore 11.00 Battesimi)

1 gennaio: Festa di Maria Madre di Dio (Messe: ore 9.00 / 11.00/18.30) 4 gennaio: II Domenica dopo Natale (Messe domenicali) 6 gennaio : Epifania del Signore (Messe festive)

Miei cari, non ditemi che il Natale vi renderà più buoni, perché in questo caso, lo confesso, sono un uomo di poca fede!

Don Mimì

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Nelle pagine interne in seconda:

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Il Presepe negato Riflessioni su anno della carità e famiglia

-in terza: Prendiamoci per mano! Ricordando Caterina La prima confessione

-in quarta: Rinascere all’amore Le osservazioni del difensore del vincolo Voce… della comunità via Buonarroti 29 - 70023 Gioia del Colle Redazione: don Giuseppe Di Corrado, Vito Buttiglione, Francesco Giannini, Vito Sportelli, Vito Giannelli, Rocco Barbalinardo, Giovanni Capotorto Vieni a trovarci e a leggerci on line su http://parrocchiasantaluciagioiadelcolle.blogspot.com e su http://www.upgo.org/upgov1/ Pagina 1


Il Presepe negato

Giorni fa abbiamo tutti sentito parlare al tg di quel dirigente scolastico, che a Bergamo ha negato la realizzazione del presepe nella sua scuola. Un fatto che ha suscitato non poche polemiche in ambito religioso, ma anche da parte del mondo laico, che si chiede se sia giusto o meno un provvedimento del genere. Il preside ha

spiegato le sue ragioni, collegandole al fatto che a scuola un’ampia percentuale di alunni non è di cittadinanza italiana e si tratta di ragazzi in gran parte legati all’Islam o ad altre confessioni non cristiane. Mi sembra che tempo fa sempre in ambito scolastico si sia aperto un altro dibattito sui “segni di fede nelle scuole”, quando qualcuno, rappresentante delle istituzioni dello Stato, ha voluto che si rimuovessero tutti i crocifissi presenti nelle scuole. Certamente la scuola è un luogo laico, dove al primo posto deve esserci il rispetto del singolo, a maggior ragione se questi proviene da un altro Paese, con altre tradizioni culturali e religiose, però mi chiedo quale impatto educativo per un ragazzo abbia una decisione del genere. Sono sempre stato convinto che il crocifisso o il presepe a scuola può anche non esserci, se non c’è comunque nessuno, magari durante l’ora di religione, che faccia comprendere agli alunni l’importanza di tali simboli, importanza che resiste ancora dopo secoli di storia. Sta a noi, alle famiglie in modo particolare, far com-

prendere a fanciulli e ragazzi quanto sia bello preparare nelle nostre case quella semplice dimora, che ha voluto accogliere il Dio-con-noi, ricordando magari come san Francesco di Assisi abbia voluto realizzare a Greccio per la prima volta un presepe. E’ pur vero che in alcune parti del mondo vi sono religioni non aperte al dialogo e che impongono il loro credo, anche con un atteggiamento di durezza, indipendentemente dalla fede della persona. E perché dunque in Italia non deve essere rispettata la tradizione della fede cattolica, senza escludere il rispetto per chi non condivide ciò? Chissà se in futuro ci sarà qualche autorità istituzionale che un bel giorno, invece di far togliere crocifissi o presepi, permetta nelle scuole di mettere Allah o Buddha accanto a Gesù, se vi fosse in queste scuole un’ampia percentuale di alunni che professano altre fedi. Credo che Gesù non si offenderebbe, anzi si sentirebbe meno solo.

Don Alessandro

Riflessioni intorno all ’ anno della carità e alla famiglia L’Arcivescovo di Bari, mons. Cacucci, all’inizio del nuovo anno liturgico, che conclude un triennio dedicato alle virtù teologali, ha indetto l’Anno della Carità e della Famiglia. Personalmente non condivido l’impostazione che prevede che il tema di un anno liturgico sia limitato ad un aspetto della nostra fede; in tal modo mi sembra vogliamo tacitare la nostra coscienza su un tema che sviluppiamo e approfondiamo con diversi interventi nei dodici mesi. Pur ritenendo positivo approfondire e riflettere durante quest’anno sulla carità, ritengo che il punto dolente della nostra società sia la famiglia, sulla quale occorre concentrare ogni sforzo per comprendere le nuove dinamiche e coinvolgerla nel processo educativo e nel cammino di fede del popolo di Dio. Andiamo affermando ciò da qualche anno, alla luce del fatto che sempre più frequentemente assistiamo ad un allontanamento delle famiglie dalla vita parrocchiale e ad una scarsa presenza di ragazzi e giovani alle celebrazioni liturgiche. Occorre avviare una seria riflessione sulle dinamiche della società, sulla crisi dei valori e sulla crisi del modello della famiglia tradizionale, sul dialogo interreligioso, per recuperare la credibilità del nostro essere cristiani nel mondo. Ci fa piacere che anche Papa Francesco abbia messo il dito nella piaga e abbia indetto un Sinodo dei Vescovi sul tema della famiglia, che vedrà impegnata l’Assemblea sinodale anche nel prossimo anno con la discussione e la presentazione di proposte operative. Nel frattempo è possibile recuperare la famiglia attraverso una coerente e sinergica testimonianza di vita e di comportamenti sia da parte del clero sia da parte dei laici impegnati nel loro vivere il cristianesimo. Occorre viver con gioia la propria fede, fuori da ogni bigottismo e da ogni rassegnata negatività, che ci porta alla tristezza, per far riscoprire la bellezza dello stare insieme, della condivisione dei propri talenti e della gioia dell’essere testimoni di Cristo. A tal fine auspichiamo che a breve possa partire l’iniziativa messa in moto dalla Commissione famiglia: la “Banca del Tempo” , una sorta di banca della carità, nella quale ognuno può ricevere ciò di cui materialmente ha bisogno e può a sua volta dare in cambio quello, di cui è in possesso, cioè mettere a disposizione degli altri i propri carismi, le proprie specificità umane e professionali. In tal modo non solo saremo coerenti con il tema proposto quest’anno dal nostro Vescovo, ma risponderemo alle esigenze delle famiglie in difficoltà e contribuiremo al loro recupero alla vita di fede. Francesco Giannini Pag.2


Prendiamoci per mano! Da un po' di tempo anche nella nostra parrocchia in alcune celebrazioni c'è l'uso di prendersi per mano durante la recita del Padre Nostro. Un bel gesto, introdotto probabilmente a uso didattico per i più piccoli come segno del nostro essere tutti fratelli e figli dell'unico Padre, ma comunque messo in atto anche dai grandi. Chi porge la mano quasi con diffidenza, chi la poggia lievemente, chi stringe troppo, chi sembra non sappia come comportarsi. In rari casi addirittura c’è il netto rifiuto di ogni contatto con l'altro, spero solo per pigrizia o per restare concentrati nella preghiera personale. Emerge comunque in molti adulti una certa difficoltà a prendersi per mano, a coordinare con persone spesso estranee questo semplice movimento. Come per il gesto del "segno della pace" il campionario di modi di fare è molto vario e non si può generalizzare, ma mi chiedo se questo possa essere un sintomo della nostra ormai scarsa abitudine al contatto con l'altro. Qualcuno dirà che è colpa di mass media, social network e altri strumenti, che ci consentono di restare sempre in contatto virtuale con gli altri, sottraendo tempi e modi ai veri rapporti umani. In parte è vero, ma ogni strumento deve essere utilizzato con attenzione, ma senza preconcetti, cercando di coglierne i lati positivi. Il problema vero è che stiamo pian piano perdendo l'abitudine a stare insieme, a fare una semplice passeggiata, una chiacchierata tra amici, a scambiarci una stretta di mano, un abbraccio. Ogni azione viene subito fraintesa, magari interpretata come un secondo fine nascosto e perciò si evita di essere spontanei, di vivere con gli altri. I gesti semplici di papa Francesco, che tanto clamore e critiche hanno suscitato nei soliti "benpensanti", sono un invito a smettere di chiudersi in sé, ad aprirsi all'incontro con i fratelli, a non avere paura di cercare, di ritrovare l'abbraccio di Dio. Gianni Capotorto

Ricordando Caterina La comunità parrocchiale ricorda una cara persona, Caterina Galante che ci ha lasciati il 5 dicembre u.s. Un brutto male l'ha rapita veloce all'affetto della sua famiglia e di tantissimi amici. Caterina è stata una donna eccezionale, piena di gioia, generosa, disponibile. Era una donna ricolma della Parola di Dio, convinta nell'annunciarla con le labbra, soprattutto durante le Celebrazioni e la recita comunitaria del Santo Rosario, ma anche con la sua voglia di vivere. Una cosa che ha sempre colpito di lei è stato il suo percepire e vivere la parrocchia come la sua seconda famiglia e non faceva mai mancare il suo valido aiuto nei servizi comunitari, anche i più umili e silenziosi. Una persona semplicemente unica, che certamente lascerà indelebile il suo ricordo in questa comunità parrocchiale cosi come forte è il vuoto della sua assenza. Aveva sempre una parola per tutti, un sorriso, un bacio, un abbraccio, una battuta. Sul suo volto non si vedeva mai un segno di tristezza, ma sempre di gioia o di speranza, quando qualcosa non andava.Con forza e speranza aveva anche vissuto la perdita del suo amato figlio Gianni, che prematuramente e improvvisamente era stato strappato via dall'affetto di tutta la famiglia. Casa, Chiesa e cimitero per trovare Gianni: erano queste le sue tappe fisse giornaliere. Ora certamente veglia dal cielo non solo sulla sua amata famiglia, ma anche su questa nostra comunità parrocchiale, che ha tanto amato e servito. Signore non ti chiediamo perché ce l'hai tolta. Ti ringraziamo per avercela donata. Don Giuseppe

Cronache "catechistiche"

La prima confessione

Prima domenica di Avvento e Prima Confessione per i bambini della nostra parrocchia. È stato un percorso lungo, a volte altalenante, ma vedere la gioia e gli occhi dei piccoli e dei loro genitori colmi di felicità ha annullato tutte le fatiche. Una festa del perdono piena di emozioni. Sì proprio una festa, perché l'incontro con Dio è Amore, un amore, che Lui ogni giorno manifesta nei nostri confronti, accogliendoci, perdonandoci e nutrendoci. Per noi catechisti ricevere l'affetto dei bambini è di vitale importanza. Lo scorso anno l’iniziativa è decollata con fatica, tanto che all'unanimità abbiamo pensato di celebrare il sacramento della riconciliazione a novembre e non a maggio. Finalmente l'atteso giorno è arrivato ed è stato un concentrato di felicità. Il percorso, come sappiamo, non finisce qui. È importante allora aiutare i nostri bambini a vivere il legame con la Chiesa e con i sacramenti da protagonisti. Quello che chiediamo ai genitori è di non lasciarci sole, ricordando l'impegno che il giorno del battesimo si è assunto. La Prima Confessione, così come prossimamente la Prima Comunione, deve interessare tutta la famiglia. Il contributo dei familiari per noi è senza dubbio rilevante. Senza il loro aiuto il cammino di fede risulterebbe incompleto. Noi catechisti siamo qui per formare e formarci, ma desidereremmo avere la presenza e la partecipazione anche dei “grandi". Il buon esempio di educazione alla fede più efficace non è così difficile, le possibilità sono tante, tra tutte la messa domenicale, la catechesi il sabato pomeriggio e le varie iniziative della parrocchia. Nonostante tutto non è stato arduo far capire ai bambini che la riconciliazione è il meraviglioso sacramento del perdono, della gioia e della pace, che Dio dona ai suoi figli, e i piccoli, più dei grandi, nella loro tenera ingenuità capiscono le cose con semplicità. In questa ottica ci auguriamo di poter continuare insieme con le famiglie il cammino verso il prossimo sacramento, con serenità e complicità, perché ogni bambino acquisisca un atteggiamento positivo nei confronti di quello che riceverà ancora una volta e per sempre. Marida e Marina

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RINASCERE ALL’ AMORE

«Il business dell’immigrazione vale più del traffico di droga». La martellante presenza nei tg di questa frase emersa nell’inchiesta sulla corruzione romana sta gettando nella confusione e nel sospetto nei confronti delle strutture che si occupano di solidarietà. Ancora una volta, ci guida la parola del Santo Padre che ci esorta a non lucrare sui poveri (immigrati e locali). Mi piace, però, citare il nostro Arcivescovo, che anche quest’anno, Anno della Carità, ci guida con un breve opuscolo-guida all’anno liturgico (“Rinascere all’amore. Il mistero di Nicodemo”, Edizioni Dehoniane Bologna) e un’icona in cui sono illustrati i tre episodi giovannei che hanno per protagonista il Fariseo che si recò da Gesù di notte e fu da Questi illuminato. Nicodemo è l’esempio dell’uomo alla ricerca, l’esempio dell’uomo lacerato

dal dubbio, ma non dal dubbio che taglia ogni certezza, ma da quel dubbio che rende feconda la ricerca e possibile ogni cammino. Il cammino di Nicodemo, allora, deve essere il cammino dell’uomo, di ogni uomo, di tutti noi, quando usciamo fuori da noi stessi per metterci in modo fruttuoso di fronte al fratello bisognoso, accantonando i nostri dubbi e le nostre paure per aiutare l’altro a superare dubbi e paure, perché “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito non per giudicare ma per salvare”. Nicodemo, dunque, impara dal Divino Maestro, innanzitutto, a rendere reale quella preghiera, che ogni pio israelita recita ogni giorno, mattina e sera (“Shemà Israel”, “Ascolta, Israele”), ad amare, cioè, Dio “con tutto il cuore”, cosa che, però, fa in maniera ancora imperfetta, poiché non è giunto ancora ad amarlo “con tutte le sue forze”, cosa che avverrà più tardi, cioè soltanto quando, simbolicamente, non solo spenderà molto denaro per seppellire il Maestro, ma, con la deposizione dalla croce, sembrerà unirsi alla Madre nell’offerta all’umanità del Salvatore. In questo periodo di Avvento-Natale, però, ci basta fermarci all’incontro notturno. Nicodemo va da Gesù di notte perché, pur riconoscendo in Cristo un “Uomo venuto da Dio”, forse un profeta, non è ancora capace di “amare con tutto il cuore”, non riesce a superare quella

paura che gli impedisce di accogliere Colui che le Scritture indicavano come “la luce vera che illumina ogni uomo”, di diventare suo testimone, quella paura che gli fa bastare solo lo studio della Scrittura e l’applicazione esteriore di regolette secondarie. Sarà, quindi, il Signore stesso a rivelargli la Luce, ad autorivelarsi come il Figlio del Padre, che ha tanto amato il mondo. Allora, quest’Anno della Carità sarà opportuno metterci, seguendo l’invito dell’Arcivescovo, alla scuola di Nicodemo per andare oltre la “materia” delle luminarie, dei regali, dei pranzi e dei cenoni per accogliere “con tutto il cuore” coloro che il Papa ha indicato come “la carne di Cristo” nella nostra storia, quei poveri che – è sempre Papa Francesco a dirlo – non vogliono elemosine ma dignità. E, così, andare oltre gli umani dubbi per accogliere la certezza che il Dio Bambino ci educa a farci testimoni della sua luce. Buon Natale a tutti! Che l’esercizio della carità sia scuola di carità, che possiamo veramente educare noi stessi e chi ci sta vicino con la solidarietà di gesti più grandi del puro “dare in beneficenza” per realizzare quella testimonianza che trascina e che porti Cristo al mondo di oggi, tanto bisognoso di uscire da dubbi e paure.

Rocco Barbalinardo per il Gruppo Caritas

L' ANGOLO DEL D. V.

Le osservazioni del difensore del vincolo A distanza di anni, circa 20 (era il settembre del 1993 quando misi piede per la prima volta nel tribunale ecclesiastico barese), ho sentito la necessità di mettere su carta le mie esperienze lavorative con una monografia, il cui titolo provvisorio sarà “Le osservazioni del difensore del Vincolo. Appunti di viaggio nella professione”. Lo scopo è spiegare anche ai canonisti più giovani come muoversi nel nostro ambito. Si tratta di un testo ancora non pubblicato, a cui dalle pagine di questo giornale nelle puntate seguenti farò riferimento. Per tutte le cause di nullità del matrimonio, i can. 1430- 1436 prescrivono la presenza del Difensore del Vincolo. Egli può essere chierico laico, di integra fama ed in possesso dei necessari titoli accademici. Tali disposizioni normative vengono poi riprese dagli art. 53-60 della Istruzione “Dignitas Connubii”. Egli è deputato alla difesa del vincolo matrimoniale, adducendo ogni genere di prove, opposizioni ed eccezioni. L’art. 56 § 4 della D.C. prescrive diversi obblighi per il Difensore del Vincolo, tra i quali il controllo della perizia dal punto di vista antropologico, la corrispondenza tra circostanze, altre prove di perizia. Le opinioni del Difensore del Vincolo sugli atti vengono, per prassi, trasfuse in uno scritto denominato animadversiones. Le modalità di scrittura dei singoli capi di nullità e alcuni consigli pratici saranno oggetto delle puntate seguenti. Lasciate ora che io vi auguri un Santo Natale di autentica pace e di solidarietà familiare.

Vito Giannelli Visita il blog parrocchiale on line su

http://parrocchiasantaluciagioiadelcolle.blogspot.com

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