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Vo i ce O ver M agaz i ne : di A s s o ci a z i o n e C u l t u ra l e Vo i c e O ve r, v i a V i l n i u s s n c - L a d i s p ol i (R m ) - CO P I A O M AG G I O
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ecomagazine aprile 2012 anno 1- numero 11
In esclusiva
MUSICA
Michele
LONGOBARDI ............................... TEATRO
Francesco
PANNOFINO
I soldi non servono a niente
BSBE
L'ascesa di un duo dall'animo BLUES
10 4 5 6 7 8
Rubrica
DAGLI OCCHI DI UN 2.0ENNE
BSBE
Reportage
Il carcere INGRANAGGIO PIÙ SCURO DELLO STATO
Politica
CERVETERIGATE
17
FRAME Cinema
PER NON DIMENTICARE
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APRILE: TRA RICERCA E SPETTACOLO
LaBACHECA diALLURE
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Rubrica MusicaINDIE
Teatro
Intervista a ANGELO TUTI RECITARE LA VITA
Rubrica
BACKFORWARD
Rubrica
TERRAdegli uominiINTEGRI
USCITE APRILE
LA SUP/POSTA Graffi
FISCHIperFIASCHI
Rubrica
IL SAPORE DELLA MUSICA
Rubrica
IL VECCHIO E IL BAMBINO Rubrica
LA FINESTRA DI FRONTE Rubrica
PENSIERI SMARRITI
Federico Ascani TANTE STORIE PER UNA SOLA STORIA
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Lettera
MATTEO FORTE
Rubrica
ANEDDOTI DEL ROCK AccaddeOGGI
Rubrica
PSYCOVER
Rubrica RISVEGLI Rubrica NOMENTE
Rubrica
Musica
Libri
PALINSESTO
nei Teatri
Rubrica
LeCARTEdiPETERS
Radio VoiceOver
CONSIGLIA
VIAGGIO NEL MONDO DI KIROLANDIA
27
Rubrica
CrossRoads
VoiceOver
Appuntamenti
MICHELE LONGOBARDI
FRANCESCO PANNOFINO
BISTECCA DI TOFU IL DIRETTORE IRRESPONSABILE
Musica Intervista a
Teatro
Rubrica
Attualità
La mia più fedele amica da qualche tempo a questa parte è diventata la valigia, questo è evidente.
In esclusiva
Rubrica
Rubrica La NEWYORKESE Rubrica GIRA...MONDI
RubricaREAD'n'PLAY RubricaPOLAROID RubricaL'INCIPIT Rubrica
PUNK PENSIERO
Racconti brevi
IL REGALO DI J.B.
AVVISO PER PUBBLICITÀ ELETTORALI Nel rispetto della legge n.28 del 22/02/2000 in materia di disposizioni per la parità di accesso ai mezzi d’informazione durante la campagna elettorale e per la comunicazione politica pubblicata VoiceOver Network comunica in vista delle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012 e dei possibili ballottaggi del 20 e 21 maggio 2012 che mette a disposizione pagine a pagamento del magazine, del portale web e della web radio per la diffusione di comunicazioni pubblicitarie delle diverse formazioni politiche. L’associazione culturale VoiceOver garantisce pari trattamento per tutti i candidati e per tutti i partiti. I listini prezzi sono pubblici e verranno pubblicati il 15 marzo 2012 sul sito web. www.voiceovernetwork.it
di Flavio Atzori
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Musica
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EDITORIALE direttore@voiceovermagazine.it
London
Abituato per anni e anni a stare seduto su di una scrivania, l’idea di avere la possibilità di fare della sana vita nomade soprattutto se accompagnata alla mia passione per i motori - non mi è dispiaciuta affatto. Perché viaggiare è la metafora più riuscita della vita. Ti permette di stare solo anche in mezzo a milioni di persone, ed in compagnia anche con accanto uno sconosciuto. È cosi che, scrivendo queste righe, in quest’inno alla vita nomade, il mio pensiero torna ad una delle notti più affascinanti e significative che abbia mai vissuto. 7 Marzo 2012, ore 8.30. Scendo dall’aeroporto internazionale di Catania e mi appresto all’ennesimo test in moto. Direzione: pendici dell’Etna. Catania, l’assolata Catania mi attende con nuvoloni neri e acqua a secchiate. Il risultato è quello di una prova infausta e di un tester bagnato come un pulcino. Poco male, di lì a sera mi ritroverò a casa, penso. L’efficienza tutta italica si ritrova invece nella chiusura dell’aeroporto alle ore 20.00 per… allagamento. Immaginate di trovarvi sulla pista di decollo con un’ora abbondante di ritardo, gli occhi chiusi in attesa della partenza. Qualcosa non torna, non sento rumori “familiari” ma anzi, percepisco un brusio sempre più intenso. Mi sveglio e mi rendo conto della realtà: tutti a terra. Disperso, come tanti altri ragazzi, mi ritrovo all’agghiaccio, con gli indumenti ancora umidi, all’interno del terminal siciliano. Sarà una lunga notte. Perché l’oscurità reca con se tutta una serie di situazioni e pensieri che con la luce del sole dormono. In questo, la musica è uno dei viatici migliori che esistano. Drive degli Incubus è la mia colonna sonora. Mentre scrivo articoli e rifletto sui ventisette anni di un ragazzo come tanti, un putiferio di proporzioni hollywoodiane si scatena davanti i miei occhi con i pompieri, i carabinieri, la polizia a fronteggiare allagamenti e persone letteralmente inferocite per una visione in stile Die Hard. Si può essere soli con i propri pensieri anche in mezzo a tutto questa situazione. Un paradosso? Forse, ma estremamente significativo. In un mondo cosi caotico e frenetico serviva una situazione del genere per farmi prendere un respiro e riflettere. Serviva l’imprevisto per fermarmi, e assaporare le sfaccettature che le vite che ognuno di noi viviamo, ci riserva. Quella notte in terra etnea è stata una delle esperienze migliori che abbia mai provato. Quando non si corre e ci si ferma, si mettono a fuoco le priorità della vita, le persone che vogliamo vedere e sentire, così come quelle che non ci interessano più. Quando sei costretto a togliere il piede dall’acceleratore, puoi capire un pochino di più chi sei. Una lezione, l’ennesima, che ho ricevuto dalla vita. Vivere con il gas a manetta è bello, affascinante e tremendamente vivo, ma ogni tanto bisogna fermarsi, capire dove stiamo andando, e che persone stiamo diventando. Al sottoscritto è servito un aeroporto chiuso, una notte al gelo e Drive degli Incubus…a voi?
UNDERGROUND
VOICEOVER ECOMAGAZINE Anno 1 - Numero 11
OROSCOPO di Aprile
Ci siamo resi conto di aver commesso qualche grossolano errore di battitura nell'ultimo numero, ce ne scusiamo con i lettori (specialmente con quelli più attenti) ma i nostri correttori di bozze erano mentalmente occupati nella smacchiatura dei leopardi del comprensorio. Sono già stati puniti, tranquilli. L'articolo uscito a pagina 22 di VoiceOver marzo 2012 è a firma di Adria Bonanno anzichè Adria Varone. Ci scusiamo con l'interessata.
Direttore responsabile: Flavio Atzori Responsabile editoriale: Emiliano Giacinti Responsabile commerciale: Lorenzo Croci Hanno collaborato:
Gianfranco Marcucci, Michela Andreini, Roberto Brini, Paolo Trucchi, Alessia Fiorani, Simone Giacinti, Igor Artibani, Carlo Cuppini, Nancy Gasbarra, Rita Leorato, Shaila Risolo, Arianna Mariani, Marzia Maier, Elena Laurenti, Marco Filacchioni, Gyani, Matteo Forte, Italo Gionangeli, Arcangelo Simioli, Francesca Pompili, Antonio Consalvi, Antonella Coluccia, Michele Dicorato, Stefano Fiaschi, Roberto Fantini Perullo, Aldo Anchisi, Matteo Orlando, Stefano Frischigneto, Nadia Bellotti, S.G. il Nipote, Giuseppe Carella, Alessia Campodonico, Giuseppe Vitali, Marina Marcucci, Martina Droghei.
Redazione
Via La Spezia, 74 int. 2 ladispoli (Rm) Tel. 0699220146 Cel. 392.4269182 - info@voiceovernetwork.it
Progetto grafico: Radici Creative
Via La Spezia, 74 - 00055 - Ladispoli (Rm) info@radicicreative.it
Art director: Jessica Sergi Editore: Associazione Culturale VoiceOver Presidente: Matteo Forte Via Vilnius snc - 00055 Ladispoli (Rm)
Stampa: Tipografia Agnesotti Viterbo (Vt) Chiuso in redazione martedì 2 aprile 2012
Registrazione del Tribunale civile di Civitavecchia n. 989/2011 Autorizzazione n. 5 del 20/07/2011 La riproduzione totale e parziale d’immagini e articoli è vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Il contenuto degli articoli rispecchia l’opinione dei singoli autori.
Hanno permesso l'uscita di questo numero: Le polpette - Le locazioni tumultuose - La concorrenza - Le m. secche, una particolare - I vecchi amici - Gli esercizi di stile - Strani odori - I debutti - Amò, basta che poi non me dici a me che puzzo - Peli clandestini - Le non risposte.
SoMmaRio
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DAGLI OCCHI DI UN 2.0enne di Matteo Forte
Le opinioni di un nativo digitale. twitter.com/matteoforte
dagliocchidiunventenne.blogspot.com
Illustrazione di Valentino Spadoni
facebook.com/matteoforte
RIFORMA DEL LAVORO,
FORSE.
Articolo 18? Fatene quel che volete, ma concentratevi sul resto.
Il contratto a tempo indeterminato diventa dominante, prevalente. Eliminati gli stage post-laurea. Esisterà un contratto di "apprendistato" (che diventa di "inserimento" superati i 29 anni) che non potrà durare più di 36 mesi, oltre i quali diventa automaticamente a tempo indeterminato. Dovrà essere prevista (e certificata) l'avvenuta formazione del lavoratore, e in caso di non assunzione le competenze da lui acquisite nel corso del tempo saranno in ogni caso riconosciute formalmente. I contratti a termine costeranno alle aziende un pochino di più di quelli a tempo indeterminato. Tutto il surplus andrà a finanziare, insieme ad altre entrate derivanti dalla tassazione dei redditi di tutti i lavoratori, l'ASPI (Assicurazione Sociale per l'Impiego). Entrerà in vigore (pare) nel 2017 e coprirà, con ammortizzatori sociali (pare) tutti: compresi i lavoratori atipici e precari. Riguardo al tanto chiacchierato articolo 18 (che poi poverino in molti ne parlano senza neanche sapere chi è; a chi di voi non è capitato? Terribile no?) la riforma stabilisce che: 1) se il licenziamento è individuato come discriminatorio il reintegro del lavoratore è obbligatorio 2) se il licenziamento è disciplinare il giudice può decidere se il lavoratore dev'essere reintegrato o se deve percepire invece un'indennità (da 15 a 27 mensilità) 3) Se il licenziamento avviene per motivazioni economiche il giudice potrà disporre un indennizzo tra le 15 e le 27 mensilità. Infine, giusto per scrive-
re delle cose più "importanti", tutti i lavoratori con partita IVA che lavorano per lo stesso committente per più di 6 mesi, ove questo rapporto porti loro più del 75% delle loro entrate, allora deve scattare il contratto. Ora per carità, non sarà perfetta (cosa lo è in fondo?), ma mi chiedo: l'ultima riforma del mercato del lavoro (quella del 2003, s'intende) è stata un disastro completo. Ha contribuito, insieme a una serie di malefatte culturali a lungo termine, alla nascita
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Si affrontano i discorsi con ideologie, bandiere e totem che ci hanno portato a un passo dal baratro
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del precariato, degli stage post-universitari (che la Fornero ha giustamente definito "lavoro gratis") e di mille altre aberrazioni che (soprattutto noi giovani) conosciamo a menadito. Ecco, benché migliorabile, discutibile e non perfetta, questa riforma rappresenta un grosso passo in avanti. Gigantesco. Tra l'altro, ma di questo ormai sarebbe bene non stupirsene più, vuoi per dividere come al solito la platea in curve da stadio, vuoi per manifesta incapacità di chi poi questi discorsi li affronta con potere decisio-
nale, tutto il dibattito (con rarissime ma ammirevoli eccezioni) sulla riforma si è limitato a "pro modifica articolo 18" e "contro modifica articolo 18". Ora, per carità, totale rispetto per le vite di coloro (50 casi circa di reintegro l'anno) che con la riforma vedrebbero venir meno questa protezione così particolare, ma diamine, siamo 60.000.000 in Italia. Di che stiamo parlando? E noi milioni di under 30 senza futuro (probabilmente)? Chi ci rappresenta? Al posto di discutere del rischio che queste tasse in più ricadano sulle già magre buste paga dei lavoratori, del fatto che al fianco di una manovra del genere c'è bisogno di una proposta forte contro la corruzione, di trovare modi per far sì che aumentino le risorse a disposizione e rendere il congedo di paternità, per dirne una, un po' più di una bella intenzione, di che si parla? Di articolo 18. Fatene quel che volete, ma concentratevi sul resto. C'è una generazione che ve lo chiede. C'è un paese intero che ve lo chiede. Come al solito, ma di questo ormai sarebbe bene non stupirsene più, si affrontano i discorsi con ideologie, bandiere, totem. Le stesse ideologie, bandiere e totem che ci hanno portato dove siamo adesso: a un passo dal baratro (è bene ricordarselo, ogni tanto). Le stesse ideologie, bandiere e totem che non hanno futuro alcuno. Dispiace che lorsignori nei talk show e nelle sale del potere non se ne rendano ancora conto.
Si occupa prevalentemente di servizi Fashion, Glamour, Intimo. Avvalendosi di una collaborazione varie agenzie di modelle e portamento si occupa della creazione di un’immagine di tutti coloro, che vogliono intraprendere la carriera della Moda o che comunque vogliono ampliare il loro book fotograaco. Federico Marsiglia basa il suo lavoro sull'esperienza maturata in questi anni e una formazione speciica sulla Moda. È a diretto contatto agenzie e fotograa della Toscana e della Liguria. Esegue servizi in studio e in location esterne, si avvale di Modelle e Makeup Artist Professioniste". Avvalendosi di una collaborazione di gure del settore si occupa della creazione di un’immagine di tutti coloro che vogliono intraprendere la carriera della Moda o che comunque vogliono ampliare il loro book fotograaco. GarageStudio " A R E A 5 1 ", è laboratorio creativo, aperto a tutti coloro che si vogliono avvicinare al mondo della Moda e del Fashion sia davanti che dietro l'obiettivo, è un luogo d'incontro dove condividere e parlare di Fotograaa e del Fashion World. Dal 2012 GarageStudio "A R E A 5 1" ha intenzione di spaziare in altri campi e generi, grazie ad una nuova collaborazione con un bravissimo Fotografo e Art Director di una Agenzia di Consulenza e servizi per la promozione Aziendale.
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Attualità
IL DIRETTORE IRRESPONSABILE Pensieri e parole sul mondo che ci circonda.
La riforma del mercato del lavoro e i misteri della fede
Politiche dell’integrazione L’ITALIA CERCA L’ACCORDO CON GLI STRANIERI. LO SAPRÀ TROVARE? Ambiente
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BISTECCA DI TOFU
Visione critica della situazione.
di Matteo Orlando
Il 10 marzo 2012 entrerà in vigore il DPR formative. Se nell’arco di due anni la son.179 del 14 settembre scorso, contenen- glia di adempimento non verrà raggiunta, te la disciplina dell’Accordo di integra- lo straniero che ha comunque più di zero zione tra lo straniero e lo Stato, a norma crediti riceve la proroga dell’accordo per dell’art. 4-bis del Testo Unico sull’Immi- un ulteriore anno. grazione. È un regolamento che fissa cri- I crediti possono essere decurtati in teri e modalità per la sottoscrizione di un seguito a provvedimenti giudiziari peaccordo di integrazione da parte del cit- nali di condanna anche non definitivi, tadino straniero, attraverso lo Sportello l'applicazione anche non definitiva di Unico per l’Immigrazione. Si rivolge a tutti misure di sicurezza personali e l'irrogai cittadini stranieri di età superiore ai sedi- zione definitiva di sanzioni pecuniarie di ci anni che richiedono per la prima volta il importo non inferiore a 10 mila euro. permesso di soggiorno in Italia, fatte salve Non frequentare il corso di formazione alcune categorie che necessitano di mag- obbligatorio erogato dallo Stato, decurta giore tutela - come i disabili e le persone 15 crediti. vittime di violenza o sfruttamento - per le Contribuiscono a fare punteggio, invece, quali l'accordo è sostituito dal completa- la partecipazione a percorsi di istruzione mento del percorso di protezione sociale. e di formazione professionale, la scuola e Con la stipula dell’accordo, lo straniero l’università, i titoli di studio esteri riconosi impegna ad sciuti in Italia, acquisire un lionorificenze e Lo Stato, invece, vello adeguato benemerensi impegna a facilitare di conoscenza ze pubbliche, il processo di integrazione della lingua l ’abitazione, italiana, una la scelta di un sufficiente cultura civica e garantire medico di base e la partecipazione ad atl’adempimento dell’obbligo di istruzione tività di volontariato. dei figli minori. Lo Stato, invece, si impe- Come ho già avuto modo di sottolineare, gna a facilitare il processo di integrazione. il frutto di questa iniziativa legislativa In caso di verifica, chi non avrà raggiunto sarà dato dall’impegno dello Stato, che gli obiettivi dell’accordo, subirà la revo- si carica del compito di riuscire ad arrivaca del permesso di soggiorno. Speriamo re a tutti e soprattutto a predisporre una dunque, aggiungo, che anche lo Stato rete di attività culturali e sociali che siano sappia raggiungere i propri obiettivi! in grado di rispondere alla moltitudine e Il DPR introduce una nuova disciplina alla diversità degli stranieri che chiedono basata su “crediti”. Al momento della di stare in Italia. Se questo impegno non richiesta del permesso di soggiorno, ver- sarà sufficiente, l’iniziativa legislativa non ranno attribuiti 16 crediti. Questi crediti sarebbe altro che un trenino scarico, che possono essere implementati o decurta- punta lontano ma non ce la fa ad arrivare. ti. La soglia di adempimento è fissata a La costruzione dal basso della partecipa30 crediti, completati da una conoscenza zione ai valori civici sembra, in vero, una della lingua italiana di livello A2 e la com- buona idea e certamente realizza nuove prensione dei valori costituzionali e civici, opportunità di inserimento nel contesto ottenuti i quali lo straniero riceverà un sociale e nel mondo del lavoro. Sicuraattestato e l’accordo si considererà sciol- mente uno spiraglio di luce, ma ancora to. Conseguendo 40 o più crediti si potrà sottile, sul tema delle politiche dell’immiaccedere ad agevolazioni per altre attività grazione in Italia.
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di A. Volta
In questi giorni tutti gli occhi sono puntati sulla riforma del mercato del lavoro, che probabilmente quando questa rivista uscirà sarà cosa fatta. Governo, sindacati e organizzazioni imprenditoriali, stanno lavorando ad un accordo, il testo che scaturirà dal confronto dovrà poi essere approvato dal Parlamento. Le forze politiche seguono l’evolversi del confronto prendendo posizione ogni qualvolta la discussione si impantana su un dato argomento. Fino ad ora il terreno più scivoloso si è rivelato quello della modifica dell’art. 18, la norma che tutela i lavoratori dipendenti di imprese sopra i 15 dipendenti dal licenziamento senza giusta causa. Su questo punto va in onda la consueta drammatizzazione all’italiana. Si urla e si strepita declamando allo sfinimento i rispettivi mantra dogmatici, senza mai entrare chiaramente nel merito. Eppure sul tavolo non mancano punti altrettanto centrali e forse destinati a caratterizzare sempre più il nostro mercato del lavoro. Il governo ha sollevato il tema dell’assenza di ammortizzatori sociali per i lavoratori precari, esprimendosi almeno formalmente per un allargamento delle tutele. Molti analisti hanno rilevato la difficoltà di accrescere la spesa in questo settore, ma su questo non si sono viste armate partire lancia in resta per affermare rispettivi punti di vista. Mistero della fede. Proviamo a ragionare su qualche numero per cercare di diradare la nebbia. Il numero degli occupati in Italia si aggira sui 17,5 milioni di persone. Di questi, poco meno di 8 milioni (circa il 45%) sono lavoratori dipendenti di imprese con più di 15 addetti, coloro che possono beneficiare della copertura dell’art 18. Poi ci sono poco più di 4 milioni di dipendenti di imprese sotto i 15 dipendenti. Questi, pur non beneficiando dell’art. 18, hanno comunque tutte le coperture in termini di ammortizzatori sociali. Infine sono stimati in circa 4 milioni i lavoratori cosiddetti precari, concetto quanto meno generico che raggruppa esperienze e realtà estremamente variegate, accomunate però dal fatto di non godere di tutele (in primo luogo l’indennità di disoccupazione). L’art. 18 riguarda poco meno della metà della popolazione lavorativa, quella se vogliamo più tutelata, mentre circa il 20% dei lavoratori italiani, i precari, perdendo il lavoro si troverebbe in tasca un fantastico bonus per una passeggiata gratis all’aria aperta. Tutto questo non per creare un’equazione tra sottrazione di tutele, magari a carico di un comune operaio metalmeccanico, e incremento di ammortizzatori sociali, che a quanto si sa non verrebbero comunque resi universali dalla riforma; bensì per provare a mettere in fila le priorità. Nessuna intenzione di liquidare l’art. 18 in queste poche righe. Certo sarebbe utile interrogarsi su come viene applicato dalla giurisprudenza di settore, quale cultura del lavoro produce, e ancora quali reti di sicurezza sarebbero opportune per bilanciare una sua attenuazione senza creare disastri sociali. Il sindacato fa il suo lavoro, che negli anni sembra essere diventato sempre più occuparsi dei suoi iscritti perdendo di vista il reale funzionamento del mercato del lavoro. Le imprese dal loro canto si preoccupano legittimamente di realizzare un profitto magari tenendosi le mani più libere rispetto alla rigidità della voce di spesa per il personale. Esiste però un luogo dove gli interessi delle parti dovrebbero arrivare a sintesi, il famoso Parlamento dove in un modo o in un altro tutte le componenti sociali e le sensibilità politiche dovrebbero essere rappresentate. Un luogo tanto più centrale in una fase in cui il Paese è governato da tecnici che per quanto validi non possono certo dire di avere un mandato esplicito dei cittadini su di un programma da realizzare in materia di lavoro. Un’ottima occasione, vada come vada, per misurare la temperatura alla nostra democrazia.
IL CARCERE INGRANAGGIO PIÙ SCURO DELLO STATO «
Doveva essere un’esperienza formativa. In queste settimane in Italia si è molto parlato del “problema carceri”. Problema, sì, relativo soprattutto al sovraffollamento delle prigioni. Ma l’insufficienza delle strutture penitenziarie e la mancanza di servizi adeguati si traduce sul piano sociale e umano nel peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti e degli internati. L’Ordinamento Penitenziario, dettato da una Legge del 1975, si fonda sui principi del rispetto della dignità della persona e dell’imparzialità, e deve attuare un percorso rieducativo teso al reinserimento sociale, anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno. Si tenga presente che l'Italia ha appena ottenuto dalla Corte europea dei diritti umani, la condanna a risarcire il detenuto 65enne Nicola Cara-Damiani, recluso nel carcere di Parma, dove è stata confermata la grave presenza di barriere architettoniche che impediscono all’uomo di muoversi con la propria sedia a rotelle, avendo le gambe paralizzate. E si tengano presenti, soprattutto, i dati sul numero delle morti in carcere, compresi i suicidi e le cause di morte in circostanze non chiare. Il presidente del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa, Mauro Palma, ha dichiarato in un’intervista che «La detenzione è molto spesso sinonimo di abbandono nelle carceri italiane e questo spiega i suicidi in cella… Esistono alcune morti sospette che avvengono nelle prigioni e che pezzi minoritari del personale penitenziario hanno ancora interesse a coprire». Il partito dei Radicali, riferendosi allo scarto esistente tra il dettato costituzionale e la realtà penitenziaria italiana, ha parlato di «Stato criminale», mentre lo stesso exministro della Giustizia Angelino Alfano ha citato le “carceri fuorilegge”. Dal 2000 ad oggi sono avvenuti 1951 decessi all’interno degli istituti penitenziari. Nel 2012 sono già deceduti 21 detenuti (per 9 casi le cause di morte non sono ancora accertate), tra i quali si contano 8 suicidi. Il più recente riguarda un uomo di 58 anni trovato impiccato nel carcere di Opera a Milano. Nel 2002 si
di Matteo Orlando
A causa delle famose lungaggini giudiziarie, ogni anno migliaia di criminali evitano il processo e la condanna per sopraggiunta prescrizione.
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REPORTAGE SULLA SITUAZIONE di Matteo Orlando DELLE CARCERI ITALIANE
sono contati ben 186 decessi (tra cui ben 66 suicidi). Dal 2000 ad oggi possiamo contare 693 morti suicide all’interno delle carceri italiane. Un ricorso al suicidio così presente nella vita dei carcerati appare ancora più marcato considerando che, fuori dalle carceri, il numero dei suicidi non incide molto sulla mortalità della popolazione italiana. Questo indica che la permanenza rappresenta un netto peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti, e che i servizi di supporto psicologico oltre che i percorsi sociali di recupero e reinserimento, non sono in grado di fronteggiare la realtà numerica delle ferme e delle condanne. La capienza delle carceri italiani è di 45 mila persone e, secondo alcuni dati, sono reclusi circa 68 mila detenuti, quindi abbiamo più di 20mila posti letto mancanti. Anche il personale è del tutto insufficiente. Mancano agli impiegati in organico ben 395 assistenti sociali e ben 788 educatori. Gli psicologi praticamente non esistono: dei 95 previsti, ne risultano presenti 4 (- 91). I medici sono meno della metà del necessario, ne sono presenti 20 dei 42 previsti. Inoltre, 1 detenuto su 4 svolge un lavoro a stipendio dimezzato poiché lo condivide con un altro detenuto che altrimenti non avrebbe alcun reddito. L'85% dei detenuti lavoranti è alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria e svolge lavori di pulizia o nella mensa. Il restante 15% costituito per la maggior parte da semiliberi è dipendente da datori di lavoro esterni. Sembra quasi superfluo, purtroppo, evidenziare che i problemi strutturali più grossi appartengono alle carceri del centro-sud Italia. Secondo il Sole 24 Ore se il piano di aiuti del Governo non sarà sufficiente a colmare la mancanza di posti letto, e se permarrà lo stato continuo di allarme, anche intervenendo con assunzioni straordinarie di polizia penitenziaria (ne mancherebbero 5mila all’organico), non si riuscirebbe a fronteggiare un’emergenza carceraria di 40mila esuberi. Recentemente, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato alcuni
provvedimenti in materia di giustizia penale: un decreto-legge sull'emergenza nelle carceri, un disegno di legge con interventi per il recupero dell'efficienza del processo penale e un regolamento che introduce la Carta dei diritti e dei doveri dei detenuti. Il Governo Monti ha ottenuto la fiducia sul decreto conosciuto come “legge svuota-carceri”, che rappresenta una strategia per contenere il riconosciuto e pericoloso problema del sovraffollamento. Questo si riferisce ai soli reati non gravi, ed esclude quindi i delitti come mafia, omicidi, stupri e terrorismo. Secondo la nuova legge, i detenuti cui restano da scontare gli ultimi 18 mesi di carcere possono essere trasferiti agli arresti domiciliari per scontare il resto della pena. Precedentemente, tale opportunità era concessa soltanto per gli ultimi 12 mesi della pena. Il decreto riguarda dunque circa 3mila detenuti l’anno in più. Inoltre, la condanna minima di carcerazione fissata ai 18 mesi, si applicherà anche alle nuove condanne. Cambia anche la disciplina dei fermi. In caso di arresto saranno disposti i domiciliari o la custodia nelle celle di sicurezza delle stazioni dei carabinieri o nelle questure di polizia in seconda istanza. Il decreto prevede inoltre la chiusura, entro il 31 marzio 2013, degli ospedali psichiatrici e la riduzione al limite di 48 ore il fermo per la convalida della custodia da parte di un magistrato. Per l’edilizia carceraria viene confermato lo stanziamento di 57 milioni di euro. Da qualche parte su internet ho letto questa definizione di un sistema penitenziario che non adempie ai suoi scopi più alti di riabilitazione e sostegno del reo: “immagine opaca della società, luogo geometrico delle contraddizioni del "sistema", valvola di sfogo dell'aggressività individuale e collettiva, l'istituzione carceraria è l'ingranaggio più oscuro dello Stato”. Purtroppo in Italia stiamo rischiando di trasformare lo strumento penale come un impedimento sociale della persona,
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con fenomeni gravi di emarginazione e recidività. Dal punto di vista del diritto, in concreto, sarebbe auspicabile l’abolizione di vecchie leggi, come la “Legge Cirielli” (n 251) che oltre a limitare fortemente l’accesso a misure alternative alla permanenza in carcere, utili a ridurre il numero dei detenuti, risulta oltremodo paradossale. Pochi conoscono questa famigerata legge che, introdotta nel 2005 dal governo Berlusconi, riduce i tempi di prescrizione di molti reati, e stabilisce l’impossibilità di reclusione in istituto degli ultrasettantenni. Il risultato prodotto dall’applicazione della Cirielli è che, a causa delle famose lungaggini giudiziarie, ogni anno migliaia di criminali evitano il processo e la condanna per sopraggiunta prescrizione. Per fare un esempio noto, Calisto Tanzi, protagonista del crac Parmalat, è riuscito ad evitare il carcere seppur condannato a dieci anni. Appare evidente che c’è bisogno di una stringente riforma del sistema penale italiano, e che questa abbia a cuore la rieducazione del reo attraverso un processo didascalico e correttivo che sarebbe favorito dalla proposta di maggiori opportunità di socializzazione a livello ricreativo che lavorativo. La “legge svuota-carceri” escogita un espediente per fronteggiare il numero dei carceramenti ma non è sufficiente, da sola, a produrre un cambiamento nella qualità della vita delle reclusioni. Tra l’altro, sull’uso delle celle di sicurezza di carabinieri e polizia, il vice capo della Polizia, Francesco Cirillo, ha detto che: “Le camere di sicurezza sono troppo poche - 1057 in tutto - e non garantiscono la dignità di chi vi dovrebbe essere rinchiuso. Non ci sono servizi igienici, non c’è separazione tra uomini e donne e non sono organizzate in modo da consentire l’ora d’aria”. Tradotto: mancano i requisiti minimi per assicurare la dignità dei detenuti e adeguare le camere di sicurezza costa caro. Emblematico il caso di Torino, dove è stato speso poco meno di mezzo milione di euro per metterne a norma cinque.
Politica
CERVETERIGATE
In ESCLUSIVA per VoiceOver
di Flavio Atzori
IL CANDIDATO A SINDACO PASCUCCI:
LA VERITÀ SULLA CORRUZIONE A CERVETERI «Ci hanno offerto 375 mila euro per votare un atto urbanistico. Noi li abbiamo rifiutati e abbiamo denunciato tutto».
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Alessio Pascucci, 30 anni, candidato Sindaco a Cerveteri. Dal liceo impegnato in politica, una laurea e un dottorato in Ingegneria, una manifestazione musicale (ETRURIA ECO FESTIVAL) vincitrice del premio “Miglior Festival d'Italia”, direttore artistico musicale del Teatro Parioli di Roma, sempre in prima linea nelle battaglie a difesa del territorio. Il 12 aprile 2011 ti propongono 375.000 euro, una tangente. Vogliono comprarti per avere il voto dei tuoi consiglieri su un progetto urbanistico. Non accetti e denunci. Chi te l'ha fatto fare? «La risposta mi sembra scontata. Al di là della più semplice considerazione: esiste una Costituzione. C'è una legge e va rispettata. Credo che sia insita in ogni individuo anche una legge morale, più alta e probabilmente più imperativa. È questa che ci fa distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Non si può gridare sempre al cambiamento e poi cedere al sistema, a questa logica mafiosa ben consolidata, (come abbiamo potuto apprendere dai racconti dei nostri corruttori)». Perché non girarsi dall'altra parte e basta? Perché denunciare? «Informato sul ruolo che ho avuto nelle indagini, un dirigente romano di uno dei più grandi partiti italiani (e non è il PdL) mi ha detto: “Non mi sento di criticarti, però in questi casi, se proprio uno non vuole accettare, l’uso è girarsi dall’altra parte”. Io non voglio nel modo più categorico essere rappresentato in nessuna istituzione, neanche nel mio condominio, da chi davanti a un reato si gira dall’altra parte. La risposta è categorica: no, non bastava non accettare. Vogliamo, dobbiamo scardinare questo sistema clientelare, questa rete di corruzione nella pubblica amministrazione, abbiamo il dovere di denunciare». “Forcaioli” ha scritto un giornale, “infami” ha proseguito qualcuno riferendosi a voi, i cinque ragazzi di Governo Civico che hanno denunciato. Giovani, precari, che hanno scelto di dire no a una logica che prevede che siamo tutti comprabili. Che effetto fanno queste parole? «Alessandro Gazzella e Lorenzo Croci, entrambi laureati, si stanno specializzando e, per pagarsi gli studi, fanno i camerieri. Matteo Luchetti gestisce un locale a Cerveteri. Mauro Porro è professore di ruolo. Quei soldi, quelle cifre, equivalgono ad anni di lavoro. Avrebbero potuto cambiare le loro vite. Eppure non hanno esitato neanche un momento. Queste parole fanno male, feriscono. Ma sappiamo bene che non è il sentire comune. Ci danno forza i tanti incoraggiamenti che arrivano in queste ore. Proprio qualche giorno fa, durante una manifestazione contro l'inceneritore, due
cittadini di Valcanneto si sono avvicinati e mi hanno detto: “Grazie, ci avete ridato speranza. E torneremo a votare”. Queste parole cancellano qualsiasi attacco». Qual è stata invece la risposta della politica? «Credo che ci sia una sola parola: vergognosa. Nessuno dei partiti di Cerveteri, nessuno, ha speso una sola parola sull’accaduto. È bene ricordare che gli avvisi di garanzia sono arrivati al sindaco e 2 consiglieri del PD, al presidente del consiglio dell’UDC e a un consigliere comunale del PDL. Nessuno, tranne noi, ha chiesto le dimissioni. Sono arrivati però messaggi di solidarietà agli inquisiti. Ci hanno detto che la politica non si fa con la magistratura. Non so cosa significhi, ma ribadisco che se vediamo un reato e lo ignoriamo, siamo complici. Colpevoli come loro. Non solo: c'è stato di più. I nostri avversari hanno messo in giro strane voci sul nostro conto, è partita subito la macchina del fango, anche se non voglio fare di tutta l’erba un fascio. Il gruppo di persone vicine a Giuseppe Zito (ragazzi e ragazze che provengono da SEL), tutta la squadra di Anno Zero (che provengono dal Partito Democratico), hanno deciso di rompere con le strutture di appartenenza prendendo chiare e inequivocabili posizioni anche in forte disaccordo con i partiti di provenienza». IDV ti sostiene in questa battaglia, anche con un intervento diretto di Antonio Di Pietro, oggi vostro avvocato difensore. Invece gli altri grandi simboli della sinistra (PD e SEL), da sempre contro la corruzione non sono nella tua coalizione. Come te lo spieghi? «Il PD di Cerveteri “vanta” ben 7 degli 11 indagati fra le proprie fila. Dopo l'arrivo degli avvisi di garanzia e la nostra denuncia pubblica, il PD di Cerveteri ha affisso un manifesto dicendo che non avrebbe mai dialogato con noi. SEL, invece, ha iniziato un percorso con la nostra coalizione. Il rapporto si è interrotto quando il segretario del Circolo di Cerveteri ha detto che per entrare in coalizione avrebbero voluto un mio impegno scritto che garantiva il vicesindaco al suo partito. Mi dispiace, ma non scambio la mia integrità né con soldi, né con poltrone». E loro chi hanno scelto di sostenere? «PD e SEL sostengono come candidato sindaco Celestino Gnazi, in passato in quota Forza Italia, intervistato dalla stampa locale subito dopo gli arresti in quanto avvocato difensore di alcuni degli inquisiti. Premesso che credo che ognuno abbia il diritto-dovere di fare al meglio il proprio lavoro, mi chiedo, come farà in caso di vittoria, a costituirsi parte civile nel processo per la nostra città contro i suoi stessi assistiti...». E gli altri partiti interessati dagli avvisi (UDC e PDL) come si comportano?
«In linea con l'atteggiamento avuto in questi mesi, da quello che so (al momento le liste non sono state ancora ufficializzate) l'UDC candida sindaco uno degli inquisiti, il PDL ne schiera un altro tra i suoi candidati consiglieri. Ma nella politica italiana, si sa, le indagini danno punteggio». Avete mai avuto paura? «Devo dire che non abbiamo mai avuto veramente paura. In questo hanno giocato un ruolo fondamentale le forze dell’ordine che, da subito, ci sono state vicino, anche dal punto di vista umano. Certo, non posso negare che le ripetute e continue minacce che ci sono pervenute nelle ultime settimane, ci abbiano infastidito. C’è chi è andato da nostri amici e spesso anche direttamente da alcuni di noi».
Che cosa vi hanno detto? «Ci è stato detto di stare attenti a uscire da soli la notte, di verificare bene dove parcheggiavamo le automobili, ci hanno ricordato che uno degli indagati è campione di tiro, che gli inquisiti hanno amici e parenti e che in situazioni come queste non si sa mai. A qualcuno hanno anche squarciato le gomme. Senza contare le continue storie sui dossier che starebbero preparando su di noi per infangarci. Lo ripeto: non ci fanno paura, anzi più fanno così e più capiamo di essere sulla buona strada». Ultima domanda, perché diventare sindaco? «Perché un'altra politica è possibile. Così come un'altra Italia. Continuo a credere che le persone per bene siano di più, anche se spesso rassegnate e sfiduciate. Siamo la testimonianza che questo sistema si può scardinare, che si può dire di no e che non siamo tutti in vendita. Insieme possiamo cambiare. Insieme».
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Appuntamenti
VIAGGIO NEL MONDO DI KIROLANDIA Articolo ed intervista a cura di Marzia Maier
L’invito è per tutti al
CAFFÈ LETTERARIO di Roma
il 22 aprile dalle ore 19 In Kirorevolution potrebbe succedere di tutto. Vi aspettiamo.
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È un sabato pomeriggio di fine inverno. Temperatura calda e vento fresco lottano nell’aria come in un tiro alla fune immaginario. L’avrà vinta il freddo man mano che la luce scomparirà. Il chiassoso quartiere della Garbatella ci fa da cornice, tra passato e futuro deve ancora decidere con chi schierarsi. Percorro a piedi la via Ostiense, accettando l’invito di una vecchia amica. E così come per magia, riesco ad incontrare due ragazzi molto talentuosi, di cui ho sentito tanto parlare. Andrea Alessio Cavarretta e Giovanni Palmieri. Sono loro i genitori del blog Kirolandia e di tutte le iniziative collegate. Mi accolgono come si accoglie una vecchia amica, come se ci fossimo compresi al primo sguardo. Ordino qualcosa da bere e ci sediamo complici al tavolo di un ambiente molto vintage. In passato ho avuto modo di prendere parte a delle performance organizzate da loro; una la ricordo con particolare simpatia, ed è quella nella meravigliosa cornice della Casa delle Donne, in cui si celebrava il lavoro della pittrice Rossana Tonelli. Andrea e Giovanni sono due ragazzi semplici e colti. Attenti al mondo che li circonda e, secondo me, capaci di cogliere le sfumature sottili che dividono, o se preferite, uniscono, i generi artistici. Mi parlano di teatro, fumetti, musica, fotografia, con una naturalezza che fa capire quanto le loro vite siano impregnate di tutto questo. È un piacere cogliere l’entusiasmo che illumina i loro occhi. Per capirne qualcosa in più di quella che definiscono “cooperazione culturale” rivolgo loro qualche domanda.
Caro Andrea, chi popola il mondo di Kirolandia? «Kirolandia è ovviamente popolata dai Kiri. Chi sono i Kiri? Beh, sono tutti gli abitanti di Kirolandia. Kirolandia è popolata da noi, semplici persone, con grande desiderio di collaborare ad un progetto che possa essere il più possibile libero da schemi prestabiliti. Il nostro slogan è “le persone sono libere quando i pensieri sono liberi”. Questo significa che ci può essere qualcuno che scrive di vegetarianesimo e qualcuno che invece lo contesta, c’è chi scrive poesie e chi invece le considera inutili. Alla base c’è l’idea di un mondo eterogeneo, e questo significa che anche uno spazio internet debba essere tale nei contenuti. Il nostro segno distintivo è la qualità, ma senza prendersi troppo sul serio. Da qui l’idea di creare degli avatar divertenti». A te, Giovanni, chiedo di raccontarci la nascita di questo progetto. «Kirolandia nasce per gioco e per caso. Io e Andrea un giorno di tre anni fa dicemmo “Perché non creiamo un blog?”. Lo chiamammo Kirolandia. Ci sono sempre stati i Kiri nella nostra vita, noi due ci siamo sempre chiamati IppoKiro e PutzoKiro, e lo stesso facevano i nostri amici. Apriamo questo blog e ci mettiamo un racconto di Andrea, che fa lo scrittore, ed un mio disegno che sono illustratore. La comunità si allarga con amici, conoscenti, iniziano le riunioni, sempre costruite come se fossimo una redazione, con tanto di ordini del giorno e cartelline. Proseguiamo cercando gente che scriva, faccia le cose più disparate. Nel frattempo fondiamo frida.artes con altre due grandi amiche, Romina Lanza e Federica Flavoni. Forse non si sa nemmeno cosa sia questa frida.artes. Federica ha un cane che si chiama frida, la amiamo tutti e quindi diventa il nostro logo. In questo spazio, Andrea come direttore artistico ed io come project manager, iniziamo a sviluppare progetti, a creare sezioni e partnership. Alla fine le due cose si fondono sotto un'unica grande famiglia: quella di Kirolandia». Andrea cosa succederà il 22 aprile al Caffè Letterario di Roma (Via Ostiense 95 ndr)? «Il caffè Letterario si riempirà di arte, cultura e sapere senza limiti o divisioni. Sarà una grandissima festa all’insegna della collaborazione. Sarà “Kirorevolution”: arte e cultura. La rivoluzione dell’arte, del sapere, della cultura è il leitmotiv della
BACHECAdiALLURE
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labachecadiallure@libero.it
serata. È il compleanno di Kirolandia, sono oramai tre anni che lavoriamo e festeggeremo insieme a tutti i Kiri cambiando la grafica del blog. Tra le altre cose l’Ecol di Monica De Amicis presenterà un brevetto per lo smaltimento di rifiuti. Stiamo aiutando inoltre Maurizio Nappa nella vendita di un libro sul tennis per destinare gli incassi alla ricerca contro il cancro». Cosa devono aspettarsi i lettori di Voiceover che accetteranno il vostro invito? È vero che addirittura sarà possibile cambiare per una sera il proprio look? Giovanni «Si troveranno in una grande piazza della cultura e dell’arte, ognuno sarà pronto a regalare la propria sensibilità, il suo essere in comunione con le persone solo per regalare un momento del proprio essere. Sarà una magia che si svilupperà in un percorso di circa tre ore. Ci sarà anche un set fotografico con annesso spazio restyling. Ogni invitato potrà cambiare se stesso e farsi fotografare in quella sua nuova veste». Andrea in questo momento in cui gli Artisti e le Idee sono forse l’unica ancora di salvezza per questo Paese, quanto è importante la collaborazione tra le persone che fanno parte di questo mondo? «È fondamentale unirsi e imparare a discutere per trovare soluzioni, anche scontrarsi per raggiungere l’obiettivo comune dell’armonia. Siamo diventati degli individui isolati, soprattutto in Italia. Siamo realtà separate, ricerchiamo solo della propria soddisfazione individuale. C’è bisogno, come diceva il filosofo del linguaggio Lacan, di “incontrarsi nel medio delle differenze”. Dobbiamo tornare all’assenza dell’essere arte, cultura e sapere. Fare per il gusto di fare, fare per il gusto di incontrare». Giovanni secondo te l’Arte ci aiuta a vivere e “sentire” meglio? «Certo che ci aiuta. Lo fa sempre in ogni momento. Anche inconsapevolmente, un quadro visto, un libro letto, una musica ascoltata, un vestito indossato, sono l’essenza del nostro vivere meglio, del nostro darci sensazioni e ci aiuta anche ad elaborare noi stessi. Molto spesso nemmeno ce ne rendiamo conto di quanto l’arte sia parte di noi. Pensiamo a come sarebbe la nostra vita se non ci fosse arte, sicuramente inizieremo a crearla dalla sua assenza».
OGGETTO: rubrica di informazione moda, eventi, new artists, design OBIETTIVI: praticare la curiosità, generare il gossip, disinformarvi del fashion.
Ciao raga, stavolta voglio raccontarvi una storia che mi ha emozionato un sacco. Ad ognuno di noi prima o poi nella vita serve un appiglio, ma c’è qualcuno che lo reso bisogno primario di ogni giorno. Ebbene si, questa è la storia di Tjerk Ridder, giovane e intraprendente olandese che ha voluto mettere a dura prova anima, mente e corpo per vedere fino a quale limite l’essere umano possa spingersi. Una notte d’inverno parte per un viaggio da un capo all’altro d’Europa con la sua roulotte, attraversa otto nazioni, dall’Olanda alla Turchia, facendosi guidare dagli stessi passanti che sono su quella strada, non importa dove e perchè, il caso dona al suo viaggio fascino e mistero e un tocco di imprevedibilità mette pepe al tutto. La sua roulotte, di appena 5mq , dimostra che sognare non è un azzardo. Ad accompagnarlo c’è Dachs, il suo cagnolino. I due sostano presso le stazioni di servizio, magari vicino una macchina del caffè aspettando il prossimo generoso aggancio.. Sono partiti da Utrecht, in Olanda, e con 52 passaggi sono arrivati a Pechs, in Bulgaria, basta poco per capire che, strada facendo, i veri protagonisti dell’impresa diventano i traghettatori e i loro mondi raccontati… Incontro dopo incontro Tjerk ha unito i puntini disegnando la carta emotiva di un popolo che non vuole arrendersi. “You need others to keep you going” (hai bisogno degli altri per andare avanti) era scritto sulla roulotte, come messaggio
boomerang da captare, per chi traina, per chi viaggia, per non aver mai paura di chiedere aiuto. Tjerk ha passato anche ore infinite in autogrill ma poi è stato sempre ripagato da incontri fantastici perchè più le condizioni di viaggio sono assurde, più le persone abbandonano il proprio ruolo e si aprono, la via ci indica la catarsi, magari ancor più facile con uno sconosciuto a fianco. Tutto è lecito, è come viene, Mille gli incontri fatti, mille i volti che si sono raccontati, Tjerk ha un intero volume di vita da narrarci. Lo stupore della volta che I doganieri ungheresi lo hanno elogiato per l’impresa svolta, la diffidenza verso la donna che lo ha caricato nel bel mezzo di una tempesta di neve, la partecipazione al dibattito politico in Bulgaria, voluto a tutti i costi dal sindaco per raccontare la sua impresa. Ma non basta. Al suo ritorno Tjerk ha avuto un'idea geniale, per ringraziare tutti coloro lo avevano aiutato, li ha invitati da lui... E qui viene il bello. Persone radicalmente diverse per lavoro, età, istruzione, situazione economica. Gente che non si era mai conosciuta prima ma che si è subito trovata, perché a legarli è una cosa semplice: lo stesso mondo di pensare, di vivere e agire nella vita. È questione di mind set, direbbe qualcuno in modo sofisticato. La maggior parte delle gente pensa in base alla propria prospettiva, la propria città, il proprio
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di Allure paese. Chi riesce a guardare oltre i confini può davvero incontrare l’altro. È tutta questione di apertura mentale. Le persone che hanno aiutato Tjerk sono persone vere e semplici, ognuno con I propri obiettivi e I propri sogni: chi voleva imparare una lingua, chi voleva vivere in modo più sostenibile, chi voleva finire il triathlon di Iron Man, chi cercava fondi per ricostruire una nave storica…. Ed è proprio tutto questo ,del suo viaggio, che lo ha colpito di più, le persone… I loro mondi annessi e connessi. Ogni tappa rappresentava una persona da scoprire, non una meta precisa. Il vero interesse sta nello scoprire cosa è che fa muovere il mondo, cosa ci fa agire, per cosa vale la pena vivere, di cosa è fatta la vita . Mamma mia ho I brividi ragazzi, voglio anche io vivere così, di questi intenti. Con-divisione, di tutto e di niente…dei segreti nascosti e sperati dietro una stella cadente… Un consiglio, se posso, non tenetelo mai segreto ma ditelo a più persone possibile che ti possano aiutare a realizzarlo. Quasi quasi vado su E-bay e vedo quanto costa una roulotte… Da The Caravan Hitchhiking Project, Tjerk Ridder e Peter Bijl, hanno tratto il libro "You need others to keep you going" con un dvd sul viaggio e sui loro concerti. E poi vogliono realizzare uno spettacolo itinerante. Che arriverà anche in Italia.
Musica
BSBE
di Flavio Atzori
BUD SPENCER BLUES EXPLOSION
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Foto di Ilaria Magliocchetti
Appassionati, coraggiosi, determinati e con forti radici Blues… Scambi quattro parole con i Bud Spencer Blues Explotion e non puoi non accorgerti di che mondo hanno dentro. Vivono per la musica, e la esplorano fino al midollo, con un amore vivo e gioioso per le note. In fondo... Dio odia i tristi. Siete in giro per il tour con Do It. Mi spieghi il significato del titolo dell’album? «Il titolo ha un duplice significato: è l’acronimo di uno dei primi pezzi scritti - Dio odia i tristi - con un testo un po’ ironico più che altro nel significato. Il pezzo è molto blues come scrittura. In realtà però volevamo esorcizzare il mito del blues man triste di una volta, e creare un nuovo mito, un blues man del 2000, più felice che fa una vita diversa. Non dico tanto noi, ma anche chi fa blues adesso, rispetto a quello delle origini del Delta. In secondo luogo, ci piaceva giocare su queste iniziali - “Do It” - per sottolineare il nostro concetto di fare musica: farla subito ed in maniera molto istintiva, come abbiamo sempre fatto. Quando abbiamo materiale, buttiamo giù su un disco, e andiamo subito a suonare live. Non ci piace perdere tempo, non l’abbiamo mai fatto. Così è nato questo disco, durante il tour dell’anno scorso, con una stesura relativamente veloce sia dal punto di vista compositivo che delle registrazioni». Mi parli più in generale dell’album? Quanto è cambiata la vostra musica rispetto agli esordi? «È un processo in continuo mutamento. Sicuramente rispetto al disco precedente ha un approccio live maggiore e rispecchia molto di più quello che siamo sul palco. Mentre il precedente era un disco fatto di canzoni, ed anche più “prodotto”, con più strumenti, questo è più scarno, ha solo chitarra e batteria – al di là di
qualche insert – però ha un approccio molto più live ecco. Noi, come band siamo diventati un poco più duri, forse. Questa è sicuramente più una fase che un punto d’arrivo». Una delle prime cose che colpisce di voi è la formazione a due. Scelta obbligata o voluta? In Italia non è cosi frequente questa cosa, anche se all’estero è più comune. «È stata pura volontà di fare un gruppo a due con chitarra e batteria, ispirata a gruppi esteri, o comunque ad una tradizione. In America è molto facile trovare, sia nel blues ma anche in altri generi, situazioni del genere. Per quel che ci riguarda, era un esperimento, la volontà di sperimentare, ma non alla White Stripes o Black Kiss. Entrambi hanno il Blues o il Garage, noi però volevamo provarlo a modo nostro, facendolo con testi in italiano». Quali sono i vostri riferimenti in ambito musicale? Avete correnti o gruppi che idealmente vi ispirano? Personalmente? «Sicuramente! Ne abbiamo tantissimi. Compriamo tanti dischi e ascoltiamo tantissima musica che va da l’hip pop all’hard core, dal blues tradizionale, al cantautorato italiano. Non abbiamo particolari riferimenti, perché cambiano veramente di mese in mese. Abbiamo sicuramente un background come ce l’hanno tutti, di gruppi che ci piacciono e ci sono piaciuti. Sono i gruppi anni ‘90. Però poi I BSBE si formano a Roma nel 2007, dopo solo due mesi esce il loro primo EP ci son state talmente autoprodotto, poi il tour negli USA e il concerto del Primo Maggio. Si sono esibiti tante cose influenanche a Ladispoli al Locura Music Fest: iniziativa estiva musicale di livello che ze...». giungerà alla terza edizione nell'estate del 2012 (per info www.oltretorrente.org). Siete partiti nel 2007 e già nel 2009 eravate al concerto del primo maggio, poi il tour negli Stati Uniti. Ha stupito anche voi avere subito un successo del genere? «Non ce l’aspettavamo questo successo, però ci abbiamo messo talmente tanta voglia nel fare le cose e soprattutto tanta energia che in realtà… Ecco, ora può sembrare che ci diamo delle arie ma credimi non è cosi (quasi si imbarazza a giustificare la pura e semplice determinazione ndr). Inizialmente sai, quando facevamo anche altri lavori, andavamo in saletta dalle 8 di mattina, ogni giorno per tre mesi. Abbiamo subito fatto un EP di dieci pezzi, poi l’Heineken Jammin Festival, che abbiamo vinto. Quindi, in realtà erano tutte cose che da un lato ci hanno sorpresi, perché comunque suonando da una vita e non avendo avuto gli stessi risultati eravamo sicuramente contenti, però in un certo senso, ci offrivano la carica di fare sempre di più. Dal 2007 non ci siamo mai fermati. Sicuramente infatti, dopo questo tour ci prenderemo una breve
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Foto di Ilaria Magliocchetti
In ESCLUSIVA per VoiceOver
pausa, più che altro per riposare fisicamente e riorganizzare le idee». Quindi - se ho capito - fondamentalmente il concetto è: quando ci credi, viene naturale crederci sempre di più e alla fine arrivi all’obiettivo. «Esatto: le cose sono andate come dovevano andare; chi vuole far musica, sopratutto adesso in Italia – e torniamo alla prima domanda che mi hai fatto – deve farla al 100%. Già se la fai al 99% è molto più difficile che tu possa farcela, quindi, il fatto di fare tutto impegnandosi al massimo, ti porta a realizzare al meglio le cose. A noi è andata bene, come dovrebbe andare bene a tanti gruppi che fanno ottima musica e che magari invece non ce la fanno. Sono ottimista logicamente, per come si è messa la situazione, però ora con questa nuova “scena alternativa italiana” è molto più meritocratica la musica. Oggi è più facile farsi le musiche per conto proaprio ed è più facile che possa andar bene e vivere della tua musica, a differenza di prima che tutto era vincolato dal conoscere o meno qualcuno che si sarebbe occupato di te, di far uscire il disco. Adesso anche in termini economici, se
vuoi puoi farlo con poco un disco!». Mi parli dell’esperienza avuta negli Stati Uniti? Come si approcciano al mondo della musica, soprattutto con band nuove, emergenti, straniere… Rispetto all’Italia? «Siamo andati in due situazioni diverse. La prima volta a New York e Seattle, due città molto diverse tra di loro. Gli Stati Uniti lo sai… Ai lati ci sono città molto più aperte culturalmente e umanamente. È iperstimolante andarci a suonare ma quello, sai, avviene un po’ in ogni dove. Anche il solo uscire dall’Italia comunque, e vedere e conoscere gente con un background diverso dal tuo è fondamentale. Per quanto riguarda poi New York, lì trovi qualsiasi tipo di persona e attitudine, più Noise, Hardcore o Jazz – c’è un grande ambiente là di Jazz. A Seattle sono ancora più punkrock come negli anni ‘90. Entrambe le città sono andate comunque molto bene. Alla fin fine lì c’è una base più tecnica, più Math Rock. Adesso invece siamo stati a Memphis nel Mississipi a suonare. Abbiamo avuto la possibilità di suonare con i bluesman
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veri, nei Juke Joint. Sai, questi ultimi non sono altro che queste capanne dove prima si suonava dopo aver lavorato nei campi di cotone. Oggi esistono ancora e funzionano come prima. Sono un po’ come i nostri “centri sociali”. Lì i veri bluesman sono ancora contadini che la mattina vanno a lavorare, o carpentieri. Sono molto aperti a qualsiasi musicista che venga da fuori, e tu puoi stare li anche sei, sette ore a suonare con loro, tranquillamente. A Memphis il blues è un pochino più incravattato. C’è la città che si fa sentire, trovi locali più cittadini, è un blues più tendente a quello di Chicago alla B.B. King, rispetto a quello del Delta (del Mississipi ndr). Il nostro approccio? Eravamo intimiditi a portare la nostra idea di Blues da quelle parti perchém comunque, italiani. In realtà il fatto di cantarlo non in inglese è stata una sfida che ci ha premiato, perché comunque è stato più interessante per loro, piuttosto che sentire l’ennesimo straniero che va a cantare con un inglese sicuramente non al livello di un madrelingua! Dovremo tornare in America a novembre… Vedremo!».
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Musica
MICHELE LONGOBARDI di Matteo Forte
Il nuovo singolo di Michele Longobardi sarà in vendita su iTunes. LASCIAMI - questo il titolo della canzone, sarà acquistabile online dal 3 aprile.
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Michele Longobardi, classe 1988, fra Sanremo, MTV e i Live Club, inizia ora una nuova avventura da solista, pronto a calcare i palchi di tutta Italia. Sei un artista molto giovane (23 anni ndr). In precedenza con i Broken Heart College hai scalato le classifiche di Mtv e partecipato a Sanremo sezione giovani. I tuoi album hanno venduto molto... Com’è iniziato tutto? «Per l'età che avevo quando ho iniziato con i BHC era quasi surreale il fatto di essere in tv e fare concerti davanti a così tante persone! La musica mi è sempre piaciuta, amavo ed amo andare a concerti dei generi più diversi, mi piace l'atmosfera e ciò che mi trasmettono sia la musica sia le persone che ne fanno parte! Probabilmente sono stati i miei amici a spingermi a cantare, anche perché ero molto timido. Basti pensare che prima non riuscivo a farlo nemmeno al Karaoke con gli amici. Successivamente ho formato un gruppo con degli amici: "Azalea", poi da lì ho iniziato con i Broken Heart College ed ora continuo da solista». Visto che li hai nominati, come mai è finita con i Broken Heart College? «Come succede in molte band spesso si arriva ad avere dei conflitti a livello musicale e lavorativo. Il nostro modo di vedere e vivere la musica era diverso, quindi abbiamo preferito dividerci e continuare ognuno per la propria strada». A 13 anni vivevi negli USA, puoi raccontarci qualcosa di questo trascorso di vita? Cosa ti ha lasciato questa esperienza? Ha influito sulla composizione dei tuoi testi, sul genere musicale a cui ti ispiri? «Probabilmente è stata l'esperienza più importante della mia vita. Mi ha fatto crescere, mi ha cambiato e spero (ride, ndr) anche migliorato. Ho iniziato lì ad andare
ai concerti, ad ascoltare la musica seriamente. Amo scrivere in inglese proprio perché è una lingua che mi è rimasta nel cuore». Sei un cantautore. Cosa cambia tra la composizione di un testo letterario... Non so: una poesia, e la composizione di un testo scritto apposta per essere cantato? Quali sono i parametri da rispettare? «In realtà secondo me le canzoni sono poesie. Non c’è molta differenza. Ognuno di noi ha qualcosa da dire al mondo, un'esperienza nella quale le altre persone possono rispecchiarsi. Scrivere una canzone forse è leggermente più difficile in quanto oltre a dare un senso a quello che scrivi c’è bisogno anche di scriverlo in modo che sia orecchiabile e melodico. Tutto ciò se fatto in compagnia di uno strumento è molto più facile. Una nota di piano in un particolare momento può suscitare una sensazione, la sensazione si tramuta in parole. È da qui che, spesso, nasce una canzone». Inizialmente cantavi in inglese. Hai trovato maggiori difficoltà nella composizione dei tuoi testi in questa lingua o in italiano? «L'inglese lo trovo più “facile”, più melodico. In italiano sicuramente ci sono più difficoltà, è una lingua più complessa. Possiamo dire che è stata ed è un po’ una sfida. Scrivere un testo in italiano che possa entrare nel cuore delle persone non è facile, ma basta pensare meno e seguire la musica. Il resto viene da sé». Ci sono degli argomenti ricorrenti nelle tue canzoni? «Non trattano un argomento in particolare. Nelle canzoni parlo principalmente di ciò che ritengo importante: l'amore, la famiglia e la mia vita».
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ANTINOMIA
Stai intraprendendo la carriera da solista, puoi svelarci qualche progetto per il futuro? «È in preparazione un album che spero uscirà quest'estate ed è appena uscito il primo singolo e videoclip di "Lasciami", una canzone che che fa da spartiacque tra tutto ciò che facevo prima e quello che faccio adesso». Quanto è importante per te il contatto con il pubblico? «Credo che per un artista sia tutto. Il pubblico ti crea e ti distrugge, se non c'è pubblico non c'è artista. Sono io il fan numero uno del mio pubblico!». Chi è il tuo idolo musicale? Perché? «Non ho un idolo, secondo me ogni artista ha qualcosa da insegnare, così come ogni genere musicale. Cerco di spaziare e di assimilare il più possibile da tutto. Il mondo è bello perché è vario, no?». Quando componi un testo, in genere, quanto tempo impieghi? Le parole ti vengono così, senza pensare, quasi come una fedele riproduzione dei tuoi pensieri, oppure hai bisogno di pensare, di mettere a punto delle idee prima di iniziare a scrivere? «Non c'è un procedimento specifico, succede e basta. A volte bastano cinque minuti, altre volte ci vogliono mesi per sistemare tutto. Spesso scrivo e cancello in continuazione perché, nel risentirlo, il pezzo non piace. È un casino, molto spesso non è facile come sembra. Ora come ora è tanto che lavoro a questo album. Voglio che sia perfetto, deve rappresentare me e contemporaneamente chi lo ascolta. Non voglio che ci siano canzoni "tappa buchi" come spesso ce ne sono quando si crea un album».
VOICE OVER & LUNATIK Il meglio della scena indipendente italiana condensata in un'unica compilation in free download. Sembra troppo bello, ma è vero! Vai sul sito www.voiceovernetwork.it e scarica grauitamente i brani selezionati per te. Le tue orecchie ci ringrazieranno!
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ALBUM- “ILLUSIONI OTTICHE” Etichetta: Antinomia Data di uscita; 13 Aprile 2012 www.antinomia.it
ALBUM -“I LOVE YOU LUCILIA” Etichetta; Seahorse Recordings Distribuzione: Audioglobe/Ioda Data di uscita: 24 marzo http://www.frauleinalice.com
Una formazione adrenalinica e dal sound potente e graffiante: un vero e proprio concentrato di rabbia ed energia. Combat rock mai scontato, a tratti prog, che gira intorno alla voce possente del cantante.
Un gioco intorno ad un tema classico: eros e thanatos, amore e morte, malinconia e scariche di rabbia liberatrice, autodistruzione...Un esordio che mischia pop e new wave: campionamenti, elettronica e armonie struggenti...
EXILIA
ANELLI SOLI
ALBUM – "DECODE" Etichetta; ZYX Germany distribuzione; Venus Data di uscita; 30 marzo http://www.exiliaweb.com/
ALBUM - “MALOMODO” Etichetta; Seahorse Recordings Distribuzione: Audioglobe/Ioda Data di uscita: 24 marzo http://www.anellisoli.com
Attivi dal 1998, distribuiti worldwide, una solida base di fan negli USA e in Germania, gli Exilia tornano in scena e, con la collaborazione di Dave Pensado (Aguilera, Deftones), aggiungono mille sfaccettature al loro Alt Metal massiccio e muscolare.
Il pubblico ti crea e ti distrugge, se non c'è pubblico non c'è artista.
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In ESCLUSIVA per VoiceOver
Loro si definiscono space rock ma le canzoni fanno pensare a uno strano incontro tra le melodie “storte” di Syd Barrett (Pink Floyd), vecchi cantastorie del sud Italia e la psichedelica, con testi “politicamente scorretti” e sboccati.
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STEREONOISES ALBUM - “COLOURS IN THE SKY” Etichetta - Seahorse Recordings Distribuzione: Audioglobe/Ioda Data di uscita: 24 marzo 2012 www.stereonoises.com Un album che guarda dritto in faccia alla tradizione inglese legata a Manchester, all’indie dance dell’Hacienda, alla sguaiatezza di gruppi come i Charlatans. Con gusto e senza essere per forza derivativi.
THE MOON ALBUM – "LUNATICS" Etichetta: Sound Management Corporation Distribuzione; Believe Data di uscita; 6 aprile www.myspace.com/themoonrockband Brit-rock riveduto e corretto con tirate punk, melodie vocali intrecciate a sognanti riff, bassi poderosi e chitarre sixties... il tutto,passando attraverso l’hard rock, per giungere fino al rock della seconda metà degli anni Novanta.
Musica
USCITE
Aprile
INDIE
Musica
6 aprile MEGANOIDI Welcome In Disagio
La sua musica? Un mondo interiore tutto particolare.
Prodotto dalla genovese Green Fog Records, l'etichetta discografica creata dagli stessi Meganoidi, l'ultima fatica del gruppo ha un titolo sicuramente curioso: «Volevamo prendere in giro l'uso eccessivo di termini negativi che vengono utilizzati dai media, soprattutto per parlare della crisi mondiale. Dal punto di vista tecnico i nostri pezzi si sono modificati soprattutto nella loro struttura armonica. Con il nuovo album è come se si chiudesse un cerchio». Ha detto Luca Guercio, frontman dei Meganoidi.
di Martina Droghei
M
17 aprile AFTERHOURS Padania
L'album segue di ben quattro anni l'ultimo disco dell'apprezzato gruppo milanese che si intitolava "I milanesi ammazzano il sabato". Manuel Agnelli ha così parlato dell'album: «Padania è uno stato mentale, non ha confini geografici, è uno stato della mente e dell’anima. È il nome che meglio rappresenta la disperazione di uomini che sanno di poter avere tutto tranne che se stessi».
24 aprile DANDY WARHOLS This Machine
L'ultima fatica è composta da undici tracce prodotte dagli stessi Dandy Warhols e da Jeremy Sherrer, ed è stata registrata presso i The Odditorium, gli sudi di proprietà della band, mixata da Tchad Blake, che recentemente ha lavorato anche con Black Keys, Blitzen Trapper e Pearl Jam. Inoltre, hanno preso parte al disco anche lo scrittore di fantascienza Richard Morgan, che ha scritto quattro racconti brevi per presentare "This Machine", e il pittore di Portland Hickory Mertsching, che ha disegnato la copertina.
Artista:
Maria Antonietta Album: Maria Antonietta
Label: Picicca Dischi Anno: 2012
Tracklist 1. Questa è la mia festa 2. Con gli occhiali da sole 3. Estate '93 4. Quanto eri bello 5. Saliva 6. Maria Maddalena 7. Santa Caterina 8. Stasera ho da fare 9. Stanca 10. Motel 11. Tu sei la verità non io 12. Alla felicità e ai locali punk mariaantoniettamusica.tumblr.com www.facebook.com/mariaantoniettamusica/info www.youtube.com/watch?v=x_A9GIYhVf4
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Marchigiana, classe 1987. Letizia Cesarini, in arte Maria Antonietta, torna a far parlare di sé. Forte attitudine punk che l’accompagna da sempre, voce dolce e aggressiva, si avvicina alla musica per dar voce a un mondo interiore tutto particolare. La giovane cantautrice pesarese si era già fatta conoscere dal pubblico, inizialmente con la sua esperienza negli Young Wrists e la pubblicazione di due album. Ma è con l’uscita dell’album autoprodotto “Marie Antoinette wants to suck your young blood” che avvia il suo progetto da solista, nel luglio
del 2010, album che riceve molte critiche positive. Nel gennaio 2012 Maria Antonietta pubblica il suo secondo album interamente in italiano composto da 12 tracce, prodotto da Picicca Dischi, sotto la supervisione artistica di Dario Brunori. Il primo singolo estratto è “Quanto eri bello”, accompagnato da un video con regia di Giacomo Triglia. Brano semplice e diretto, racchiude ricordi e stati d’animo differenti, per poi passare alla scrittura ruvida di “Tu sei la verità non io” e di “Maria Maddalena” per arrivare a “Saliva”,
in cui la voce graffiata di Maria Antonietta si impone. Il disco si chiude con “Alla felicità e ai locali punk”, breve brano con il quale conclude il racconto della sua storia. Le sue canzoni parlano di esperienze condivise, in cui ci si rispecchia, di sogni ma anche di delusioni e rancore per ciò che non è andato come doveva. Maria Antonietta suonerà in tutta Italia, con delle date già fissate che la terranno impegnata fino all’estate (in concerto anche a Roma il 21 aprile). Da tenere d’occhio, per scoprire un nuovo talento del rock al femminile.
Il
SAPORE DELLA MUSICA di Marco Filacchioni
Ogni mese una ricetta diversa, da preparare a suon di musica. Press play and let’s start cooking
Involtini alla bolognese.
V
“Vorrei entrare dentro i fili di una radio E volare sopra i tetti delle città Incontrare le espressioni dialettali Mescolarmi con l’odore del caffè”.
PLAY LIST
INGREDIENTI (4 persone) Attenti al lupo 400g fettine di vitello Disperato erotico stump 70g di parmigiano grattugiato 4/3/43 80g di prosciutto crudo Canzone 1 costa di sedano Tu non mi basti mai 1 carota L’anno che verrà 2 cucchiai d’olio Le rondini 1dl di brodo di carne Com'è profondo il mare 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro Caruso foglie di salvia
Cantautore, musicista jazz, tastierista, sassofonista, clarinettista, poeta, attore, talent-scout, sportivo, viticoltore. In una parola: Lucio Dalla. Il piatto di questo mese è dedicato a un grande cantautore, che ha segnato e ha fatto la storia della musica italiana. Autore inizialmente solo delle musiche ed in seguito anche straordinario paroliere e autore dei suoi testi, in cinquant'anni di carriera, ha collaborato e duettato con molti artisti di fama nazionale e internazionale. Alla ricerca costante di nuovi stimoli e orizzonti, si è sempre addentrato con curiosità ed eclettismo nei più svariati generi musicali. Per descrivere Lucio Dalla non cadrò nel banale con citazioni, frasi ispirate o descrizioni biografiche, lascerò spazio alla sua musica e al piatto che ho ritenuto più adatto a celebrarlo. Nella sua città ho trovato un piatto capace di avvicinarsi a lui, alla sua musica e alle sue storie: gli involtini alla bolognese. Preparate la playlist e gli ingredienti: press play and let’s start coking! Inizieremo con la parte più allegra e dal richiamo infantile e Attenti al lupo. Prendete le fettine di vitello e cospargetele
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di parmigiano in parti uguali. Ponete sopra ad ognuna una foglia di salvia ed una fettina di prosciutto; avvolgete la carne su se stessa e fissate gli involtini con uno stecchino. Sempre con lo stesso tono allegro, stavolta del Disperato erotico stump, mondate e lavate una costa di sedano ed una carota, fateli appassire in un padella con l’olio a fuoco lento, quando l’olio sarà caldo aggiungete l’aglio e fateli soffriggere lentamente per 5 minuti. La data è passata ma la canzone è giusta - 4/3/43 - togliete l’aglio e fate rosolare bene gli involtini su tutti i lati. Versate sopra il brodo caldo, in cui avete sciolto il concentrato di pomodoro; a questo punto, prima di mettere tutto il brodo, potete scegliere se seguire la ricetta o dargli un tocco partenopeo che Lucio avrebbe apprezzato, versandoci la "pummarola". Lasciate cuocere ascoltando Canzone, fino a quando non si sarà ritirato il brodo e creato un bel sughetto. Non resta che degustare il tutto a tavola con il resto dei capolavori e completare con una delle sue stravaganze, un bicchiere di "Stronzetto dell'Etna"... Living together!
LaFINESTRA diFRONTE
Il vecchio e
IL BAMBINO S.G.: il nipote
ilvecchioeilbambino.tumblr.com
Proverò attraverso gli occhi di mio nonno a descrivere quelli che sono i gesti più usuali, ma per lui inconsueti, della nostra società. Spero di riuscirci con il passo di un giovane e la saggezza di un anziano.
Occhio indiscreto sul mondo...
C
Illustrazione di Valentino Spadoni
UN RESPIRO FATICATO
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“Dai Nò, l’hanno accettato anche loro. Li devi vedere hanno talmente tanta forza... Ti basterebbe davvero guardarli in faccia per tranquillizzarti un po’. È una lezione di vita per tutti noi. Ma lo sai meglio di tutti quanti che si deve andare avanti facendo tesoro di quello che è successo”. Pure mia madre c’era in questa mera opera di convincimento: “Dai Papà pensa che ora è più sereno”.
Una pausa silenziosa clamorosamente assordante era calata nella stanza dopo le parole di mia madre.
Scritto ascoltando: Me stesso. Leggendo: dentro di me. Questa volta il mio, come sempre modesto e anche a volte stupido, consiglio è di non leggere niente ed ascoltare niente, ma prendersi un momento proprio. Ragionare, pensare e vivere dentro il proprio respiro. Fatelo dove volete: sdraiati nel letto guardando il soffitto. Affacciati alla finestra come fa la mia coinquilina Nadia. Mentre camminate mano per mano con la donna o l’uomo che ritenete indispensabile in quel momento. Guardando una stella. Legando un palloncino ad un braccio di una bambina. Dando un abbraccio. Asciugandosi le lacrime. Ascoltando le parole di una mano piena di vita che più si stringe e più parla, che chiede forza ma che la dà, che parla più di un logorroico e che dice cose vere senza filtri senza schemi mentali… La mano di un nonno che si lega nel dolore a quella di un nipote.
Mio nonno tira fuori dal taschino il suo solito, classico e ormai per lui compagno di vita, fazzoletto di stoffa. Si asciuga le lacrime, mi stringe la mano e fa un respiro profondo.
A volte non servono parole per essere da esempio.
ATTRAVERSANDO IL PONTE di Marzia Maier Pensieri
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13:52 di un venerdì primaverile. Sono balzata su un treno velocissimo che in poche manciate di minuti mi riporterà finalmente a casa. Sono arrivata in stazione con l’umore di chi arriva per caso, con l’idea di prendere il primo treno utile verso casa: il mio entusiasmo è stato premiato e in soli 8 minuti riesco ad abbandonare un vecchio regionale, correre a fare il biglietto e conquistarmi il mio posto 103 carrozza 6 sul treno 9430. Ho voglia di rilassarmi un po’… Chiudo gli occhi mentre il treno esce dalla stazione percorrendo una specie di ponte, tappa obbligata per uscire dalla città. Il sole fuori è cocente, e la mia immagine riflessa nel vetro del finestrino si sovrappone a quella della sopraelevata. Divertente gioco di trasparenze sfocate dai raggi solari. Complice il caldo, e la corsa, le mie palpebre cadono pesanti cercando ristoro. Quell’ultima immagine, del ponte su cui si lascia Roma mi riporta come d’incanto
SMARRITI
Istantanee di una vita in un mondo bizzarro. Un diario leggero, un punto di vista e di fuga.
all’immagine di un ponte vero. Così mi ritrovo su quel ponte in pietra che meno di un anno fa ho attraversato. Il ponte di Mostar. Improvvisamente scompaiono i rumori del treno e mi sembra quasi di sentire il fiume turchese che scorre sotto, i fiori cresciuti ai due lati, i gatti sornioni che trovano riparo alla sua ombra. La sensazione che si prova attraversando quel ponte è quella di rinascere. Mi fermo a riflettere su quanto siano importanti i momenti ponte nella nostra vita. Esiste un ponte tra la preoccupazione e l’ansia di avere un risultato e la rilassatezza o terrore nel conoscerne l’esito. I ponti ideali della nostra vita sono momenti unici, tasselli indelebili e confini ben delineati tra il prima e il dopo. Quando attraversiamo un ponte, reale o ideale, sappiamo chi siamo nel momento che alziamo il piede per compiere il primo passo, ma non sapremo mai chi saremo quando giungeremo dall’altra parte. Esiste un ponte tra il rancore e il perdono. Tra l’aspettativa e la delusione. Tra il bene e il male. Tra l’Amore e l’indifferenza. Ci sono ponti che
di Nadia Bellotti
Ci sono storie che accompagnano le nostre vite, storie che sono incontri, riscoperte, opportunità. Ormai tanto tempo fa ho incontrato un ragazzo, molto più giovane di me, a cui, e lui questo non l’ha mai saputo, devo riconoscere il merito di avermi sottratto da una lunga apnea. È strano come a volte solo osservando gli altri si intuiscano le proibizioni che abbiamo imputato alle nostre vite. Se la vita la vivessimo davvero come si dovrebbe, non applicandogli cioè solo il senso del dovere e di giudizio che ci portiamo dietro, probabilmente saremmo persone più libere. Oggi quel ragazzo mi torna in mente, per una strana correlazione. Passeggiando per i piccoli paesini della Toscana, famosi per i suoi vini e le sue terme, si leggono al muro quelle carte bordate di nero con su iscritti nomi e date, e scopri che lì hai più tempo per vivere. Mi ricordo che quel ragazzo un giorno perentoriamente mi disse “Non deve esserci spazio per il rimpianto. Mai”. Me lo disse apostrofando un mio sfogo, uno di quelli alla fine dei quali ti senti improvvisamente adulto, quelli in cui infili le parole rammarico, pentimento, coraggio. A lui non piacque perché nella vita ognuno è fabbro delle proprie sconfitte e non bisogna prendersela con la vita, ma con l’uso che si è fatto di questa. Aveva ragione. Da quel giorno non ho più pensato alle occasioni mancate, era una cosa senza senso, la vita era ancora a portata di mano e potevo viverla. Così ho pensato a quei nomi sulle carte, di quelle persone che a 98, 100, 92 anni chiudevano gli occhi serenamente, senza troppi crucci, senza aver visto troppo mondo se non quello che decideva di passeggiare per i vicoli stretti di una Toscana odorosa, e stranamente ho pensato che quel giovane ragazzo che conversa con la saggezza del nonno, avesse intuito il percorso per condurla senza briglie questa vita a volte troppo ribelle. Quel ragazzo condivide con gli anziani signori il rispetto doveroso che si deve riconoscere ai passi corti di una vita troppo frenetica. Ha capito, prima che il progetto diventasse rimpianto, che le carte te le devi giocare tutte e coi tempi giusti, con l’astuzia di una tattica propositiva e mai punitiva. Lui che la vita l’ha afferrata in tempo, ha insegnato a me che quel pezzo di vita non vissuta altro non è che la mancanza di volontà che abbiamo avuto. Quello che ieri non ci sembrava tanto importante da diventare un progetto di vita, non può per nostalgia diventarlo ora. Ciò che non abbiamo avuto l’ardire di rincorrere con forza ed energia magari semplicemente non era importante e, se anche ci sembra che lo diventi ora che non è più realizzabile, dobbiamo avere la lungimiranza di capire che le occasioni perse non sono mai sprecate: sono tentativi, allenamenti, prove che ci preparano al lancio vero, che magari avverrà dopo anni. La vita non è mai stretta, la vita è semplicemente una sequenza di giorni che siamo solo noi a scrivere, con apostrofi, punti interrogativi, esclamativi, di sospensione e con parentesi dentro alle quali poter infilare tutto quello che si vuole. E poi con quei P.S., i Post Scriptum dietro ai quali quasi sempre si nasconde il messaggio che veramente si vuole comunicare. Quel ragazzo lo vedo di rado, ma in un certo senso ci convivo: è il mio coinquilino, in un condominio un po’ speciale dal quale io guardo dalla finestra e lui conversa con suo nonno. Come piace al mio coinquilino sul comodino c’è “Il peso della Farfalla” di Erri de Luca. Scritto ascoltando la colonna sonora dI Mulholland Drive di Angelo Badalamenti.
collegano le nostre vite a quelle di nuovi amici, e ponti pieni di delusione che ci permettono di lasciare vecchi compagni di vita. C’è un ponte che porta alla gioia e uno che porta alla disperazione, e spesso il motivo che ci diamo è quello che ce ne fa scegliere uno piuttosto di un altro. Ci sono ponti sospesi nel nostro cuore, che abbiamo dovuto attraversare, nostro malgrado, dovendo lasciare per sempre qualcuno che amiamo. Qualcuno a volte sceglie di non oltrepassarlo del tutto quel ponte, e mi viene in mente Venezia e il suo ponte dei sospiri. Ma il ponte è un non luogo, esiste prima di attraversarlo, ma scompare alle nostre spalle come un disegno in grafite che svanisce, dimenticato, sotto al temporale. C’è un ponte che si attraversa con dolore, iniziazione ad una “seconda vita”. E più si ha paura attraversandolo, più ha senso farlo. Saremo
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diversi dall’altra parte, sicuramente più forti. Ci vuole coraggio per attraversare il ponte: è il costo dell’Evoluzione. Possiamo anche far finta di non vederlo, dire che è troppo alto, che non ce la faremo… Ma resteremo per sempre in balia di quello che saremmo potuti diventare. Sono ancora con gli occhi chiusi verso casa. E senza aprirli vi confesso che sono sempre più certa di volerlo attraversare questo ponte. LA MATTINA DEL 9 NOVEMBRE 1993, LE FORZE DELL’ESERCITO CROATO HVO DISTRUGGEVANO IL PONTE DI MOSTAR. OGGI LA MEZZA LUNA DI PIETRA È RISORTA.
FRAME
Cinema
I
Il cinema visto da chi va al cinema.
di Shaila Risolo
Il volo di Philippe e Driss, due quasi amici.
Si può sentire la leggerezza del volo stando seduti nelle poltrone di una sala cinematografica? È quello che succede agli spettatori di Quasi amici, film francese di Olivier Nakache e Eric Toledano, campione di incassi in mezza Europa. Quando i protagonisti si lanciano con il parapendio, la poltrona si stacca dal pavimento, lo stomaco subisce i vuoti d’aria e il volo ha inizio. Un volo folle e spensierato. Proprio come quello di Philippe e Driss, i ‘Quasi amici’. Philippe è un tetraplegico milionario, Driss un africano che vive in Francia senza occupazione e senza pietà, ma capace di diventare il veicolo di un’umanità così vera e profonda che conquista non solo il suo datore di lavoro, ma anche tutte le persone che vivono attorno a lui. Insieme i due diventano una combinazione perfetta, una miscela esplosiva. Philippe trascina l'amico in questa passeggiata fra le nuvole; per lui tornare a volare con il parapendio rappresenta un riscatto con il passato, mentre per Driss vincere sulla paura e sulle vertigini, è una promessa per il futuro. Philippe si lancia: fisicamente con il parapendio e metafori-
camente quando sceglie Driss come suo assistente. Decide di scommettere sull’imprevedibile, sullo sconosciuto, di aprire una nuova strada laddove nessuno aveva tentato. Scommette, si lancia e alla fine vince. Il loro volo con il parapendio è una vittoria, una boccata di vita, così come Driss è una ventata di energia nella vita di Philippe. Accanto a questo ragazzone maldestro e dal cuore tenero, Philippe riscopre la genuinità, l’onestà, la sincerità, l’emozione di vivere e l’ebbrezza dell'imprevisto. In quel volo c’è la riconciliazione, l’unione, lo scambio vero. Perché in aria i due sono uguali: nel cielo non c’è alcuna differenza fra loro. È nel mondo, in mezzo agli uomini, che Philippe è un disabile e Driss un immigrato, due diversamente diversi. Feeling Good di Nina Simone accompagna questa danza liberatoria. Lo spettatore si libera dai pesi della vita e si eleva leggero, sospeso nel vuoto. Immersi nell'azzurro ed appesi ad aquiloni colorati, il volo di questi due strani personaggi è puro stupore di fronte alla bellezza del mondo: perché in fondo vale sempre la pena vivere.
Cinema
PER NON DIMENTICARE di Shaila Risolo ROMANZO DI UNA STRAGE E DIAZ NELLE SALE DUE FILM ALLA RICERCA DELLA VERITÀ.
E
Escono nelle sale quasi in contemporanea due film sulla recente storia del nostro paese: “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana il 30 marzo su Piazza Fontana e “Diaz - non pulite questo sangue” di Daniele Vicari in uscita il 13 aprile che racconta gli avvenimenti connessi al G8 di Genova dell’estate del 2001. Sono due eventi legati da un’anomala analogia: entrambi sono senza colpevoli, senza condanne, senza una spiegazione. Senza un perché. Il film di Giordana è il racconto romanzato di quei fatti del 1969 quando una bomba esplose alle 16.37 del 12 dicembre nella sede della Banca dell’Agricoltura nel centro di Milano, provocando 17 morti e 88 feriti. Il film, documentatissimo, ricorda quei terribili avvenimenti cercando la verità; la verità fondata su quelle certezze che la Giustizia non è ancora riuscita a dare. “Romanzo di una strage”, interpretato da Valerio Mastandrea, nel panni del commissario Calabresi, Pierfrancesco Favino in quelli dell’anarchico Pinelli, Fabrizio Gifuni e Laura Chiatti, è un film complesso, che racconta un episodio storico partendo da una testimonianza diretta, quella del regista, che era in quella piazza, quel giorno a quell’ora. Testimonianza diretta che regala agli spettatori una scena che secondo Curzio Maltese è per paradosso la più genialmente visionaria di Romanzo di una strage. Soltanto Leone, Coppola o Scorsese sarebbero riusciti in una sola immagine a racchiudere i significati di un evento epo-
cale. Daniele Vicari, reduce del successo di “Velocità Massima” costruisce un film duro, di forte impegno civile. “Diaz - non pulite questo sangue” ha molte analogie con il film di Giordana: l’impunità confonde e tiene lontani dalla verità. Il film di Vicari, con Elio Germano e Claudio Santamaria, riporta alla memoria le immagini di quei giorni, della notte fra il 20 e 21 luglio del 2001, quando Genova si trasformò in una carneficina, le pareti della scuola Diaz in una prigione di sangue e urla: alla fine di quella notte gli arrestati furono 93 e i feriti 87. Dalle dichiarazioni rese dai 93 detenuti (molti dei quali oggetto di ulteriori violenze alla casermaprigione di Bolzaneto) nacque il processo in seguito al quale dei più di 300 poliziotti che parteciparono all'azione, 29 vennero processati e, nella sentenza d'appello 27 sono stati condannati per lesioni, falso in atto pubblico e calunnia, reati in gran parte prescritti. Mentre per quanto accaduto a Bolzaneto si sono avute 44 condanne per abuso di ufficio, abuso di autorità contro detenuti e violenza privata (in Italia non esiste il reato di tortura). La verità per i fatti del G8 è ancora lontana, mentre ad ogni sentenza si moltiplicano le polemiche, le accuse, le tesi controverse, le prese di posizione, gli errori di valutazione. La verità sembra sempre più lontana e dolorosa. Negli occhi, quel sangue. Nel cuore, la voglia di giustizia. Nella mente, le immagini di questi film. Perché è dovere di tutti non dimenticare.
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APRILE L
L'estate arriva in anticipo quest'anno al Crossroads Live Club, con una stagione primaverile che è degna di un grande festival! Ad aprile una serie di grandi concerti animerà il palco del Crossroads, dal rock al jazz, dal pop più raffinato alle tribute band più ricercate. È proprio la capacità di fare ricerca che caratterizza il Crossroads, che sempre di più propone non solo grandi nomi già noti al pubblico, ma anche gruppi di grandissima qualità che ancora non hanno trovato in Italia il riconoscimento che meritano. Questa è l'ambizione più grande, e il maggior risultato che un Live Club possa ottenere: diventare un punto di riferimento dove il pubblico romano e non solo possa sempre trovare musica dal vivo di grande qualità, dove si crei quella magia che ci fa innamorare di una band che magari non si era mai ascoltata prima, dove ci si possa sentire a casa della grande musica e allo stesso tempo sentirsi 'di casa' a condividere l'entusiasmo del live a pochi passi dai più grandi artisti del mondo. Il mese si apre (6 aprile) con l'energia del grande Stef Burns, uno dei migliori tour guitarist di molti artisti di fama internazionale, non ultimo di Vasco Rossi. Insieme al grandioso bassista americano Billy Sheehan (fondatore dei Mr Big) e al batterista olandese Juan Van Emmer-
Eventi
CROSSROADS
loot, Stef Burns porta sul palco un progetto da tenere d'occhio, in attesa dell'uscita del loro prossimo disco. Senza pausa, la sera successiva è la volta degli Hillside: band spettacolare, con uno stile musicale molto vario e ricco di influenze che spaziano dal rock al blues, dal funky al reggae. Nel corso degli anni (e di oltre 1500 concerti) hanno raggiunto un livello d'affiatamento tale che rende ogni serata unica, con uno spettacolo in continuo mutamento ricco d'improvvisazioni. Il 13 aprile una serata che merita un attenzione speciale: dalla Danimarca arrivano i Jazz Kamikaze, un eclettica formazione che sfugge alle definizioni di genere, che sa spaziare dal free-jazz al pop, dall'elettronica all'acustica. Un quintetto dal genio creativo assolutamente indiscutibile, che valica i confini della rivoluzione poli-strumentale. Raramente visti in Italia, hanno già raggiunto all'estero un notevole successo, innovando e sperimentando coraggiosamente in ogni nuovo lavoro. Il 21 Mattew Lee and The Big Band Show: un evento speciale per il quale, al rodato quartetto storico di Matthew Lee, si unisce un caleidoscopico mondo sonoro costituito da un organo Hammond e una sezione di cinque fiati. Un trascinante repertorio di brani inediti e grandi classici, dal rock’n’roll al blues, dallo swing al country blues rock.
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Ma è l'evento finale di Aprile quello che resterà senza dubbio nella storia del Crossroads: Hiromi Uehara, in trio con Anthony Jackson e Simon Phillips, sul palco per due serate eccezionali. Hiromi Uehara, una miccia pronta a far esplodere gli entusiasmi dei neofiti del jazz sperimentale, ma anche un faro per tutti gli appassionati, i cultori di una Fusion viscerale, poetica, oltre che precisa e virtuosa. La Uehara sul palco è un uragano. Violenta, cervellotica, fuori da ogni schema e da ogni controllo. La sua è innovazione della poesia in musica, ispirata dal suo mentore, Chick Corea. Dagli elementi della musica folk giapponese con un raffinato studio dell'elettronica, ai temi più noti della musica classica occidentale, sfumando dal jazz al funky. Ma il Crossroads non è solo grandi eventi, ma anche un laboratorio di cultura musicale, dove si offre il prestigio di un grande palco anche a band emergenti, che difficilmente trovano spazi in Italia. Continua infatti il Futura Contest, concorso dove una giuria di esperti garantisce un giudizio imparziale, al di là dei favori del pubblico. Quindi musica a tutto tondo, in un locale che sempre di più diventa un punto di riferimento nella babele sonora romana, una garanzia di qualità per infinite serate di pura gioia musicale.
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Il Crossroads Live Club anche a Aprile propone un calendario di eventi di prima categoria. Grandi artisti e rassegne per spettacoli live di qualità unica. Qualche esempio?
VENERDÌ 13 APRILE I Jazz Kamikaze valicano i confini della rivoluzione poli-strumentale, con un quintetto dal genio creativo assolutamente indiscutibile.” the return of jazz kamikaze”, è sicuramente un album che inneggia a follie strumentali, fra l'acustica e l'elettronica fuse fra loro per un risultato brillante; uno spessore di suoni e voci dissonanti ed assieme armoniose: tra chitarre a dodici corde, tastiere, vibrafono, contrabbasso, in un flusso continuo che sottolinea soprattutto le capacità dei solisti, come performers di grande talento.
VENERDÌ 27 E SABATO 28 APRILE L'evento jazz più importante della stagione. Hiromi Uehara, in trio con Anthony Jackson e Simon Phillips, sul palco per due serate eccezionali. La Uehara sul palco è un uragano. Dagli elementi della musica folk giapponese con un raffinato studio dell'elettronica, ai temi più noti della musica classica occidentale, sfumando dal jazz al funky. La formazione standard è il trio, con un batterista d'eccezione, Simon Phillips ed al basso Anthony Jackson, conosciuto come "il mago dalle sei corde". Punto di forza del trio è la mescolanza di dissonanze e rigore, timbriche calde del pianoforte e sintetizzatori modulati e supportati da oscilloscopi. 18
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MESSAGGIO ELETTORALE
Teatro
ANGELO TUTI
RECITARE LA VITA
C
di Alessia Fiorani
Co-fondatore dell’Associazione Culturale Rugantino di Cerveteri dal 2007, attore, autore e regista teatrale, Angelo Tuti anticipa sul tempo le risposte alle mie domande, e mette subito in chiaro che, più che nel teatro come istituzione e “conoscenze”, crede nelle persone che lo creano.
Gli chiedo di raccontarmi la sua storia, che metodo usa nelle lezioni di laboratorio teatrale, visto che l’Associazione sta cercando allievi per i prossimi spettacoli da portare in scena. «Non ho un metodo preciso, il mio è più un’elaborazione di vari metodi che metto poi in pratica fidandomi di quello che sento negli allievi e nei professionisti, interagisco durante le lezioni. Ho lavorato anche con allievi disabili, e questo mi ha aiutato tanto a capire in tempi brevi quali sono le potenzialità di ogni componente del gruppo, chi è più portato al dramma, chi è il caratterista, chi il comico». Cosa ti da più soddisfazione? «Vedere i progressi di ognuno, anche dei professioni-
sti... E a fine corso i progressi sono tangibili». Che intendi? «Procediamo in questo modo: gli attori sono invitati a calarsi nella parte anche fuori dal laboratorio, cioè nella vita quotidiana. Si tratta di una vera e propria immersione nel personaggio, immaginare cosa mangia, con chi si vede, cosa farebbe al supermercato o in una situazione difficile che esula dalla sceneggiatura». E loro, gli attori? «Mi piace vedere la loro soddisfazione. Spesso scrivo scene studiate appositamente per un gruppo di laboratorio. Mi piace vedere sul palcoscenico spettacoli vissuti, sentiti, sudati... La soddisfazione sul volto degli attori è il premio più grande: li vedi lavorare sempre
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Verso un economia sostenibile:stiamo cercando nei limiti del possibile di far viaggiare meno le merci scegliendo dei prodotti locali... Ad esempio per i vini ci riforniamo dalle cantine di zona (al massimo 50 km) tipo Tenuta Tre Cancelli, Cantina La Rasenna, Casale Cento Corvi, Cantina del Castello di Torre in Pietra, mentre per il pesce ci rifornisce Enea Fornari, pescatore di Ladispoli, dal quale prendiamo quello che il mare ci offre a seconda della stagione, inoltre alcune birre sono dei più noti birrifici laziali, tipo ‘Na Biretta, Birrificio Tur-
INFO E CONTATTI:
associazioneculturalerugantino@gmai.com
più intensamente, senti esattamente il momento in cui cominciano a crederci davvero, e voglio dire quando si dimenticano di essere se stessi e sono il personaggio... Poi loro stessi si rendono conto di aver fatto il salto e il pubblico, ovviamente, risponde... E questo, unito a una nuova consapevolezza di sé, è il riconoscimento migliore per ogni attore». Cosa ti piace portare in scena, ovviamente oltre agli spettacoli che scrivi tu? «Oltre ai miei? [Ride ndr]. Soprattutto Neil Simon, ho diretto Rumors e Andy & Norman, entrambi al Teatro Aurelio, dove sono anche insegnante di recitazione. Ora siamo anche a Cerveteri con l’Associazione Culturale e Compagnia Teatrale Rugantino, e io sto pensando a uno spettacolo diverso, con più personaggi, per questo stiamo cercando allievi, ma... Non ti dico di più». Che cosa vuoi dire a chi vuole partecipare al tuo laboratorio? «Che sarà un’esperienza diversa da quella che immaginano. Avranno la possibilità di recitare accanto ad attori professionisti, di imparare veramente cosa significa stare sulla scena e cambiare voce, postura, espressione, atteggiamento. Per riuscirci bisogna crederci, il che significa imparare a credere in se stessi».
bacci, ecc... Inoltre un’attenzione particolare la dedichiamo all’utilizzo di prodotti non solo locali, a km zero e nostrani, ma anche biologici. Diversi sono i piatti inseriti nel nostro nuovo menù dedicati proprio ad una cucina Bio. Ciò nonostante la nostra attenzione va anche verso quei prodotti di ottima qualità non locali, anche se in misura limitata. Nuova è l’introduzione nel nostro menù del famoso Jamon sèrrano Pata Negra. Novita della stagione 2012: offrire prodotti alternativi a quelli esclusivamente commerciali. Lo facciamo con l’introduzione di latte vegetale biologico ed italiano, di soia, mandorla, riso, miglio, avena e farro, con i quali prepareremo frullati fatti rigorosamente con frutta fresca, e bibite e bevande biologiche ed equo-solidali. Siamo convinti che è possibile sviluppare un economia più attenta e di conseguenza proiettata verso il futuro. Abbiamo iniziato anni fa lavorando ed accogliendovi in una struttura eco sostenibile costruita interamente in legno. Stiamo continuando il nostro percorso valorizzando quelli che sono i prodotti del nostro territorio. Crediamo e speriamo di essere i promotori di una nuovo modo di fare turismo sicuri che una attenzione all’ambiente ed alle economie locali sia un beneficio sia per noi che per la collettività. A breve arriverà online il nostro nuovo sito internet www.malibubeach.it, un blog dedicato all’ambiente, alla musica, al buon cibo, al buon bere, al mare e agli amici, al surf e ai viaggi. Speriamo anche quest’anno di regalarvi una splendida estate...con un’attenzione in più!
DAL MARTEDÌ AL VENERDÌ 17:00/24:00 - SABATO E DOMENICA 11:00/24:00
LUNGOMARE MARINA DI PALO - LADISPOLI - RM - 06 9948689 - 349 5641126 - 347 0076943 20
Teatro
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neiTEATRI
Dal 10 al 29 Aprile Teatro Sala Umberto
ad Aprile
I SOLDI
MA È VERO CHE
Marco Tullio Giordana mette in scena Tom Stoppard con The Coast Of Utopia, trilogia scritta nel 2002 dall'autore di “Rosecrantz e Guilderstern sono morti” e sceneggiatore di “Shakespeare in Love”. Tre atti diversi coprono trent'anni di storia di una comunità che viaggia fra la Russia, Parigi, Londra e l'Italia e interpreta i grandi sogni e le disillusioni di tre grandi personaggi storici, Ivan Turgenev, Alexander Herzen e Michail Bakunin. Al Teatro Argentina dal 10 al 29 aprile.
NON SERVONO A NIENTE? di Alessia Fiorani
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I due elementi particolarmente significativi di questa commedia, diretta da Claudio Boccaccini e scritta da Nino Marino, sono la musica di Rino Gaetano e la capacità di variazione e di evoluzione del protagonista, il geometra interpretato da Francesco Pannofino. La ruvidezza spiccata e acuta di Gaetano e Pannofino stride volutamente con il salotto “bene” in cui si svolgono le scene. Geometra finito ingiustamente in galera per aver coperto un illustre e corrotto onorevole, Pannofino, graziato dall’indulto, esce un anno prima del previsto e, senza avvertire nessuno si precipita letteralmente nel suo vecchio appartamento e... Non lo riconosce più. Coperto di stracci, maleodorante e con i pochi effetti personali radunati in una busta dell’immondizia, stordito e involgarito, il geometra non riconosce quasi più nemmeno la moglie Lucia (Emanuela Rossi), vestita da sera e con tutti gli attributi bene in mostra, impegnatissima a criticarlo e a parlare come farebbe una gran dama dei salotti di lusso. Silvia, la figlia di questa ormai improbabile coppia, si trova in un costosissimo collegio svizzero, e al suo posto Pannofino trova il maggiordomo Éttore (proprio così, Éttore con
la “é” di “perché”, come lo pronuncia con affettazione la moglie del geometra), quadri di valore (o copie), un appartamento molto più grande e una moglie ambigua, di cui l’unica cosa certa è l’attaccamento ai soldi... Soldi elargiti da chi? Un po’ agitato da questo interrogativo, appesantito dagli anni passati in carcere (soprattutto in area girovita), il geometra misura a grandi passi l’appartamento in una improbabile vestaglia-accappatoio troppo stretta e lancia domande invariabilmente deviate dalla moglie. In un crescendo comico, Pannofino cerca con impegno di trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda di Lucia, alla ricerca di quello che gli sfugge. Così, docile e sprovveduto, si lascia vestire dal maggiordomo inappuntabile e insultare da Lucia, fino al momento in cui, all’arrivo dell’onorevole (Felice della Corte) che l’ha mandato in galera al posto suo e gli ha soffiato la compiacente moglie, capisce: “s’è svejato!”, verrebbe da dire, sulla scia di Monicelli. Perché la recita drammatica di Pannofino, il suo muoversi in un mondo semplice che non esiste più, richiama proprio i personaggi dei film del grande regista. “Meglio la galera”, è la passiva decisione del geometra, che dorme nella stanza degli ospiti
mentre la moglie divide il letto con l’onorevole. Perché in quello scherzo gigantesco che è la commedia, la realtà dei fatti è che l’onorevole ha preso “in affitto” Lucia per quattro anni in cambio della ristrutturazione dell’appartamento e del collegio svizzero per la figlia, ma manca ancora un anno, quindi il geometra deve tornare dentro. Finalmente, però, il protagonista decide di svegliarsi sul serio. I colpi di scena si susseguono e costruiscono un finale apparentemente inaspettato, ma in realtà molto conservatore. Indiscutibile la bravura di Pannofino: le pause, le variazioni di tono e di atteggiamento, anche quando sono leggerissime, riportano immediatamente l’attenzione del pubblico al chi, come e perché dello spettacolo, focalizzando sul suo personaggio tutte le aspettative. Se l’onorevole corrotto è scontato e la moglie fedifraga lo è ancora di più, il geometra è l’unico che continua a cambiare durante tutta la commedia. Una menzione speciale merita anche l’integerrimo maggiordomo che, inaspettatamente, dopo una vita di eccellente servizio e citazioni forbite per ogni occasione, decide di infischiarsene di tutto, forse proprio dando retta a Rino Gaetano.
Così è se vi pare, è dal 10 al 29 aprile al Teatro Eliseo. La regia di Michele Placido pone l'accento sull'incapacità di cogliere la verità oltre le chiacchiere, le opinioni e le interpretazioni che si scatenano su un fatto. Descritto in modo magistrale dal grande Pirandello, lo smarrimento dei protagonisti che si perdono nell'ansia di conoscere i fatti altrui, è rappresentato in modo magistrale da Giuliana Lojodice, Pino Micol e Luciano Virgilio. L'Ospite Inatteso è l'ennesimo capolavoro di Agatha Christie che il Teatro Stabile del Giallo mette in scena fino al 13 maggio. La compagnia di Raffaele Castria sa ricreare alla perfezione l'atmosfera thrilling dei romanzi della grande scrittrice, combinandola con lo humor nero e la formula di "giallo interattivo" che consente al pubblico di essere spettatore attivo e possibile risolutore del mistero.
KCAB di Alessia Fiorani FORWARD BACK Se, da una parte, il Valle rivendica il ruolo di Mecenate e Protettore di spettacoli fuoricircuito, dall'altra gli "occupanti" tradiscono una certa stanchezza. Il pubblico apprezza gli spettacoli e la tenacia degli occupanti, ma lungo i corridoi, alle spalle e nell'aria si sente dire “Siamo qui da nove mesi, NOVE MESIIIII...”. Un sussurro, o un po' più di un sussurro, che fa venire i brividi.
Per la durata dell'occupazione e per la totale indifferenza delle istituzioni, e anche perché viene il dubbio se quel sussurro furtivo e stanco non sia una ferita scoperta, una richiesta di sollevamento da quell'occupazione che tanta gente ha condiviso e continua a sostenere. Ragazzi, non cedete, non lasciatevi prendere per stanchezza, è stata la risposta di tanto pubblico.
FORWARD "Sostanze Volatili": questo il titolo scelto dal Teatro Valle Occupato per la rassegna teatrale che porta in scena spettacoli dimenticati dai grandi circuiti e dalle produzioni, ma che hanno comunque suscitato risposte e cambiamenti di un certo impatto in ambito teatrale. Gli attori, i registi e gli autori si avvalgono di spazi "occupati" per portare in scena i loro lavori che, altrimenti, senza il sostegno dei capitali e dei
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grandi teatri verrebbero messi da parte dopo poche repliche. La rassegna si è aperta sabato 24 marzo con Questa Tosse di Antonio Ianniello, con un incisivo Paolo Graziosi nella parte del vecchio che rivendica una rabbia e una sete di vita che i giovani non possiedono più. L'uso graffiante del linguaggio, la sperimentazione e il capovolgimento dei ruoli sono i cardini della rassegna, che prosegue fino al 22 giugno.
di Rita Leorato
MESSAGGIO ELETTORALE - COMMITTENTE FEDERICO ASCANI
Una fetta di mondo chiamata:
TERRA degli UOMINI INTEGRI Cronache, progetti e pensieri dall'Orfanotrofio Wend Mib Tiri (Burkina Faso)
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UNA NUOVA SFIDA
Dobbiamo raccogliere la sfida. Una sfida subdola, infida, delicata. Vorrei fare intanto con voi il punto della situazione. A Yako abbiamo fatto molte cose, la struttura che accoglie adesso una trentina di bambini abbandonati è totalmente diversa da quella che ho trovato due anni fa con venti bambini affamati e apatici che vivevano in una sporcizia indescrivibile. Con una punta di orgogliosa tenerezza, possiamo elencare quello che, grazie all’interessamento di tanta gente incontrata anche un po’ per caso, siamo riusciti in poco tempo a terminare: il nuovo dormitorio di 4 stanze con una grande pavimentazione esterna, 45 lettini, 5 bagnetti alla turca e 2 docce, un serbatoio d’acqua, un hangar, due piccoli pannelli fotovoltaici, un essenziale parco giochi formato da un’altalena e un gioco a bilico ed un locale per accogliere gli ospiti. Certo rimane il sogno di una cucina (dove ci si possa muovere in condizioni d’igiene accettabili e dove non vengano bruciati vecchi pneumatici e plastica per alimentare il fuoco!), e poi ancora il sogno di una piccola infermeria attiva per tutto il villaggio, un orto, un mulino anche come fonte di reddito perché col tempo l’orfanotrofio possa diventare completamente autonomo. Queste cose non ci spaventano più, perché abbiamo capito che con la caparbietà, con un impegno assiduo, con la forza di volontà e l’assoluta certezza di non essere soli, possiamo arrivarci. Anche se il governo burkinabé ora ci fa sapere che per nuova ordinanza tutti gli orfanotrofi per essere considerati tali dovranno avere entro novembre del 2013 un bureau, cioè una struttura di ricevimento di determinate dimensioni. Un provvedimento che ci lascia perplessi, delusi, che ci distoglie da priorità che credevamo tali anche per il governo stesso e ci costringe a rivedere (in parte) il
nostro lavoro per ottemperare a questa nuova richiesta che suona un po’ come una minaccia. Bene, anche questa è una sfida: noi l’accettiamo! Ma non è questa la sfida di cui parlavo, e che rimane la parte più importante e più difficile del nostro percorso. È una sfida molto più infida, più insidiosa perché radicata in una cultura che, come non mi stancherò mai di ripetere, è troppo occupata a tentare di sopravvivere per vedere con chiarezza che esistono dei modi per arrivare a vivere. Sto parlando dell’igiene, dell’alimentazione, due cose essenziali per poter affrontare la dura vita di ogni giorno, per cercare di capovolgere quei terribili dati sulla mortalità infantile e sull’aspettativa di vita. Per noi igiene e alimentazione sono regole acquisite e non riusciamo a capire come possano essere sottovalutate. Ma, come mi ha scritto Antonella appena tornata da un campo di solidarietà nell’orfanotrofio di Yako, “una volta arrivati è bastato poco perché il mio punto di vista venisse capovolto”. È vero, una volta sul posto ti rendi conto di come tutto sia diverso, difficile, come il nostro punto di vista diventi fuori luogo e debba essere modellato per andare incontro al loro. Solo insieme, poi, si può andare lontano. Raccogliamola quindi questa sfida: non l’imposizione, la cattedra, ma il quotidiano vivere fianco a fianco per portarli a capire che certe attenzioni migliorano la qualità della vita. E investiamo sulle donne, da sempre portatrici di cultura; facciamo tesoro di parole preziose che una donna semplice, povera, senza istruzione come maman Albertine è riuscita a dire: “se insegni una cosa a un bambino, la fa sua; se la insegni a una bambina, la porta a tutta la comunità”.
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La
SUP@POSTA del
Dr. Suppinski
I
Il Dr. Sarlo Suppinski, tuttologo di fama internazionale e professore emerito in sette università sparse nel globo, risponde ogni mese alle domande dei lettori. Scrivete, a vostro rischio, a sup@pin.ski.
Egregio dr. Suppinski, lei non mi conosce, e d’altra parte neanche io so chi sono. Mi capita di alzarmi la mattina e guardarmi allo specchio, e vedo un volto che mi sembra di distinguere, fa affiorare un ricordo di qualcosa, ma subito tutto viene avvolto da una nebbia che mi confonde, fa scivolare via dalla mia mente ogni certezza, ogni memoria, e se con una mano mi tocco il viso mi sembra di sfiorare i lineamenti di uno sconosciuto, di uno straniero, di un uomo appena arrivato qui dopo un viaggio lunghissimo e faticoso, pieno di pericoli, e se tasto un mio braccio o una gamba mi sembra di sentire il corpo di qualcuno che non ricordo chi sia, che forse avevo incontrato tanto tempo fa, ma altrove, in
un’altra città, o in capo al mondo, o forse durante un viaggio sulla luna, fatto a bordo di un’aspirapolvere manomessa da un meccanico geniale, usando i rottami del vecchio motorino di quando un ragazzo ritrovò il suo bolide incendiato sul bordo di una strada, e la luna era una terra fertile, terra di abbondanza, con animali fantastici e una vegetazione strana, e se poi mi sveglio nel cuore della notte e grido e ascolto la mia voce che rimbalza su una parete lontana, tanto che non la riesco a vedere, mi sembra di sentire la voce di un prigioniero di Abu Ghraib, o di un minorenne rinchiuso a Guantanamo, o nelle carceri siriane, e forse un pomeriggio qualcuno ha suonato alla mia porta, e
quando ho aperto ho visto il volto di un bambino che mi ha detto: io sono te di tanto tempo fa, quando cavalcavi le nubi e nuotavi dentro le colline, trasformando la polvere in oro, facendo gioielli col fango, da donare al re delle isole immortali, per i lobi sacri delle sue orecchie lunghissime, che arrivano al suolo e lo spazzano da ogni perplessità, da ogni ombra rimasta dai tempi dell’ultima eclisse, che ha fatto sparire nell’istante più buio il riflesso della faccia dallo specchio, ha spento il trillo del telefono, ha fatto scattare lo sportello della lavatrice e nella lavatrice non c’era rimasto niente, il filtro non aveva filtrato e ogni cosa era stata evacuata nel tubo, irrecuperabile, e senza vestiti
allora sono uscito e vago camminando nel mare, sotto una pioggia di luce acuminata, che a volte ferisce lo sguardo, ma se gli occhi sanguinano è solo per un istante, prima che io ridiventi lumaca per un nuovo ciclo di esistenza, accoccolato nell’incavo del ginocchio, senza domandare più niente, nel cavo del tronco dove tutto, un domani, era davvero incominciato. Signor Chi ***** Il volo degli uccelli mi dice che troverai la stella dentro l’armadio, ti darà la forza di deglutire quella bevanda miracolosa, con un filo di luce nella gola, di nuovo te stesso, con un vero cappello sul capo, non saprai mai cosa era accaduto.
dice “fare shopping fa girare l’economia”? A me fa girare le palle, più che altro… E Monti che dice “bisogna tornare a crescere”, Bersani che dice “si deve tornare a crescere”, e Alfano che dice “occorre tornare a crescere”…? L’unica decrescita realmente perseguibile, che ci salverà dalla catastrofe, è quella che dico io. Stia a sentire: ho inventato una miscela che interagisce con il DNA e fa diventare nani. L’ho sperimentata su mio cognato: era alto 1 metro e 85 – adesso è 36 centimetri. Basta trovare il modo di sottoporre tutti quanti a questo trattamento e sarà risolto il problema dei rifornimenti energetici, del cibo, dell’inquinamento, della sovrappopolazione… Tutti nani: così con un pollo ci sfami un quartiere, con un solo aereo trasporti
100.000 persone… Per non parlare del problema degli alloggi: tutti i romani li infili in una palazzina di tre piani. La nanificazione dell’umanità sarà inizialmente volontaria, affidata al buon senso di ognuno, perché siamo gente per bene: si può passare direttamente all’Agenzia Civico75 per ricevere una dosa di Nanogenizzato©. Alcuni faranno delle resistenze. Va quindi previsto che a un certo punto scoppierà la guerra tra i nani e i giganti, e questi andranno nanificati a forza. D’altra parte si sa: nessuna
rivoluzione si attua senza qualche tensione sociale. Ma noi nani trionferemo perché, nei momenti più drammatici, ci potremo nascondere nei pertugi. Giuliano De Nani ***** Sono passato all’Agenzia. Dietro alla porta a vetri c’erano tre nani che saltavano e non riuscivano ad arrivare alla maniglia per farmi entrare. Non se n’è fatto niente. Dice che studieranno come si fa la piramide umana. Ripasso domani.
Egregio dr. Suppinski, si parla tanto di decrescita, in tv, nei giornali, anche in questo magazine. L’altro giorno, per esempio, mi sono fermato al bar di Monteromano e chi ti vedo? Il signor Marcucci che parlottava tutto concitato con il signor Latuche: si erano divisi un cornetto e ciascuno pucciava la sua metà nello stesso cappuccino. “Se ognuno mangiasse solo mezzo cornetto a colazione, ci sarebbero mezzi cornetti per tutti”, argomentava il francese. “E poi saremmo più magri, così, salendo in macchina, il motore consumerebbe meno benzina”, ribadiva il ladispolano. Certo, sono idee condivisibili. Peccato che siano destinate a restare teoria. Chi convincerà le industrie a produrre di meno, e la gente a comprare di meno? Il Governo, forse, che fa la pubblicità progresso che
UNA POLTRONA PER DUE
FischiperFIASCHI Stefano Fiaschi
, la ior piaga dell'Umanità non è la fame Sono vagamente cinico, per me la pegg lità. bana la è do Mon a del guerra o l'ingiustizia. La peggior piag ////////////////////////////////// ////////////////////
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esta delle casalinghe a Voghera. Licenziato Fede. Previsto corteo di prot //// //////////////////////////////////////// //////////
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che Santorum si ufficializzerebbe il fatto È improbabile, ma se dovesse vincere nte. Obama sia dotato di un culo imbarazza
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Consigli
read'n'play Antonella Coluccia da Genova ci suggerisce una letture e Giacio da casa ci accosta una canzone. Buona lettura, e buon ascolto!
read
Maurizio Viroli L'INTRANSIGENTE
di Paolo Trucchi paolotrucchi@voiceovermagazine.it
La La
Editore: Roma-Bari, Laterza 2012 - Prezzo: 15€
"L'intransigente non sopporta i fanatici e gli intolleranti. L'intransigente ama dialogare perché sa che il dialogo rafforza le convinzioni. L'intansigente vuole comprendere i più deboli (...) e vuole camminare con loro (...) per realizzare fini d'emancipazione e di giustizia. L'intransigente è mite, sempre disponibile al confronto e a capire le ragioni degli altri, consapevole della varietà e della complessità dell'esperienza umana". Ecco il profilo, secondo Maurizio Viroli, di una tipologia umana poco diffusa fra gli italiani e la cui mancanza è stata ed è la causa della "libertà fragile" del nostro Paese. Attraverso un ragionamento argomentato e stringente ma soprattutto attraverso esempi, tratti dalla nostra storia, di intransigenti illustri ma poco celebrati in Italia come Amelia Pincherle Rosselli e Ferruccio Parri, Gaetano Salvemini e Piero Gobetti, Luigi Einaudi e Piero Calamandrei, Leone Ginzburg e Norberto Bobbio, che hanno saputo non accettare l'attitudine di "un popolo abituato a parlare in modo compiacente e accondiscendente".
Il Santuario dei pensieri Sette pietre misteriose Sette specchi opachi per la mente Sette confessori muti che aspettano di ascoltare le tue parole belle e le tue parole brutte
Tonino Guerra
play
Tonino, sono sicuro che stai sorridendo di queste mie buffe piccole lacrime.
IL SOCIALE E L'ANTISOCIALE
di Francesco Guccini
Paolo Trucchi
Odio la vita moderna fatta a scandali cambiali, i rumori, gli impegnati intellettuali. odio i fusti carrozzati dalle spider incantati coi vestiti e le camicie tutte uguali che non sanno che parlare di automobili e di moda, di avventure estive fatte ai monti e al mare, Vuoti e pieni di sussiego se il vestito non fa un piego, mentre io mi metto quello che mi pare.
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L incipit #1 di Igor Artibani
P
PUNK
Pensieri
Parla la tua lingua, l’americano, e c’è una luce nel suo sguardo che è una mezza speranza. È un giorno di scuola, naturalmente, ma lui non c’è proprio, in classe. Preferisce star qui, invece, all’ombra di questa specie di vecchia carcassa arrugginita, e non si può dargli torto - questa metropoli di acciaio, cemento e vernice scrostata, di erba tosata e di enormi pacchetti di Chesterfield di sghimbescio sui tabelloni segnapunti, con un paio di sigarette che sbucano da ciascuno. Sono i desideri su vasta scala a fare la storia. Lui è solo un ragazzo con una passione precisa, ma fa parte di una folla che si sta radunando, anonime migliaia scese da autobus e treni, gente che in strette colonne attraversa marciando il ponte girevole sul fiume, e sebbene non siano una migrazione o una rivoluzione, un vasto scossone dell’anima, si portano dietro il calore pulsante della grande città e i loro piccoli sogni e delusioni, quell’invisibile nonsoché che incombe sul giorno - uomini in cappello di feltro e marinai in franchigia, il ruzzolio distratto dei loro pensieri, mentre vanno alla partita. Il cielo è basso e grigio, il grigio torbido della risacca.
di Gianfranco Marcucci
Anche i muri parlano, basta saperli ascoltare!
Underworld Don DeLillo - Einaudi 1999
Don De Lillo Firenze - Marzo 2012 Un giorno un ragazzo mi chiese cosa fosse il punk, allora io diedi un calcio ad un bidone e dissi "questo è punk"; allora lui fece la stessa cosa e chiese:"questo è punk?" ed io risposi: "no, questo è solo imitazione". Billie Joe Armstrong cantante e chitarrista dei GreenDay
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Racconti brevi
IL REGALO DI J.B.
E
di Aldo Anchisi
Era arrivato per caso una mattina di fine giugno, e si trovò seduto tra le nostre vite come da sempre. J.B. giunse alla stazione di Gare de Lyon con un solo bagaglio e con quegli occhi lievemente spiritati che imparammo subito a conoscere, specialmente quando si infervorava nei discorsi. Non so per quale fortuna, incontrò subito la marchesina Anne Marie di Tuileries e la sua vita cambiò. Fu uno dei tanti amori a prima vista che la coglievano, lei così frivola e maliziosamente protesa verso il sesso opposto: ma l’arrivo di J.B. scalfì le sue sicurezze, perché in lui la povera Anne Marie trovò il suo primo muro e conobbe, seppure di piccolo conto, le prime sconfitte. Fu presentato in una festa memorabile che un conoscente volle dare per entrare nelle grazie - e non solo in quelle - di lei. In quell’occasione tutta la buona società poté incontrare gli occhi appassionati di J.B., e le donne circumnavigare eccitate il suo fisico massiccio tentando di catturarne l’attenzione. Lui stava pazientemente al gioco, rispondendo garbatamente a tutti senza sprecare più del dovuto movimenti né parola. Solo quando qualcuna, accennando dialoghi di argomento inconsueto, riusciva a far brillare la mina del suo interesse, allora lui cambiava: gesticolava con le sue mani grandi, e i capelli - che avremmo visto da allora in poi crescere senza mai acconciatura o taglio - sembrava seguissero, fluidi e scomposti, il ritmo della conversazione. Era fatto così: nessuno riuscì mai a capire da cosa fosse agitato (e sicuro lo era) ma tutti intuivamo che dovesse essere qualcosa di grande. Portava sempre completi di lino bianco di foggia italiana, tagliati su misura, e la cosa ci parve molto misteriosa oppure tremendamente snob. Solo negli ultimi tempi lo rammento privo della sua eleganza affettata, ma allora il male già lo divorava. Furono tanti i misteri che J.B. portava dietro, e fra i tanti quello della memoria: non ricordava niente della sua vita precedente l’arrivo alla Gare, e persino a qualcuno di noi pareva non essere esistita, prima di lui, esperienza alcuna. J.B. ci parlava, ci guardava, pareva capire l’anima di ciascuno. Aveva in sé la fissità di chi ha raggiunto la pace, ma gli occhi contraddicevano quella certezza, pervasi da un evidente senso di ricerca e attesa. In occasione del ricevimento che lo consacrò membro acquisito della nostra buona società, ci stupì tutti con un gioco di illusionismo importato - diceva - da uno dei tanti viaggi. Infilò la mano sotto la giacca candida e con infinita lentezza, mentre noi aspettavamo senza respirare, ne ritirò il pugno chiuso. Dischiuse le dita una per una, e qualcosa cominciò a palpitare illuminandosi fino a diventare un minuscolo sole. Dapprima divertiti dal gioco, restammo via via abbacinati dalla luce che violentemente cresceva, sempre più, per divenire di un bianco mai visto. Le mani non le vedevamo, e la stessa sua figura sembrava sparire dietro la nebbia di quella luce fortissima. Noi ragazze fummo colte da paura, Anne Marie prima fra tutte, e qualche scettico cominciò a commentare cinicamente, ma con una lieve titubanza nella voce. Ci coprimmo tutti gli occhi con le mani, fin quando J.B. capì la nostra paura e smise: chiuse semplicemente il pugno e la luce svanì come d’incanto. Tornata la calma la festa proseguì, ma lui restò come dubbioso, perplesso per la nostra reazione. L’episodio non si ripeté mai più. Mi venne in mente solo allorquando, anni dopo, cominciò a parlare della luce e a dirci che doveva arrivare qualcuno, o qualcosa, a portarla. I suoi discorsi divennero man mano più confusi, e lui stesso sembrava sforzarsi di cercarne nella memoria la ragione. Si diceva portatore di una missione: qualcosa di importante da fare, ma che non riusciva a ricordare. Qualche volta - la malattia lo aveva già minato da mesi, ormai - mi confessò che la colpa era nostra: che noi lo avevamo distratto, e che non avrebbe mai dovuto accettare di stabilirsi a Parigi. “Io sono per il deserto”, mi diceva mentre tenevo la sua testa sul grembo tentando di calmare i brividi che lo coglievano sempre più spesso. “La mia strada era il deserto, per aspettare la luce e portare il messaggio”. Farneticava, e ancora una volta non lo capii. Persino io, che gli sono stata tanto vicina da sfiorare, a momenti, la sua anima (ed è capitato a pochi di noi!), restavo inebetita davanti a quelle affermazioni, e l’unica cosa che sapevo fare era pregare che il delirio cessasse. Lo cullavo stringendomelo al petto, come un bambino, e accarezzandogli i capelli accondiscendevo alla sua pazzia: “Sì, il deserto. Domani lo vedremo, il deserto, partiremo insieme e tu vedrai il tuo sole.” Allora lentamente smetteva di tremare, e finalmente si assopiva. Se ne andò invece dopo qualche mese, con la testa persa nei suoi sogni e senza aver visto più il sole. L’attesa di “quello che doveva venire dopo di lui” fu vana, tanto che quando egli arrivò nessuno lo aspettava più, e la strada era lungi dall’essere pronta. J.B. si spense nei brividi, gli abiti non più bianchi, stazzonati e sporchi perché non aveva più la forza di spogliarsi, prima di coricarsi in preda ai tremori. La febbre lo consumò velocemente, e negli ultimi giorni i suoi capelli sudati parevano serpenti vivi. Solo non riesco a dimenticare la pazzia di quello sguardo, scavato e fisso ormai su qualcosa che non era più di questo mondo. Quando morì, l’annuncio fu dato ancora una volta nel corso di una festa, e tutti si dispiacquero ma in fondo tirarono un sospiro di sollievo: J.B. ci metteva a disagio, sembrava capace di frugarti dentro con quegli occhi spiritati, mettendo a nudo la tua coscienza in maniera totale e imbarazzante. Sulla lapide la marchesina di Tuileries volle che si scrivesse accanto al nome - ma sicuramente non sapeva neanche lei il perché - una frase che recitava più o meno così: “Jean Baptiste qui giace, e verrà dopo di Lui qualcuno che era Prima di Lui”. Questo qualcuno non venne certo a Parigi, e le visioni non si avverarono. Semplicemente, quando J.B. morì, mi lasciò qualcosa nella mano, stringendola con forza fra le sue in un ultimo impeto. Io lo trattengo sempre dentro, il suo piccolissimo regalo: ma quando schiudo le dita e lo guardo, la sua luce mi mette un po’ paura, e il ricordo richiama sempre nuove lacrime. Non ho il coraggio di buttarlo, quel piccolo sole, e allora lo tengo stretto in mano e lo porto sempre con me, conservandolo come un segreto geloso e sperando di incontrare prima o poi, negli occhi di qualcuno, la stessa magica follia di quel 24 giugno di tanti anni fa.
VENTICINQUE ANNI
CON VOI
Era un lontano Marzo di tanti anni fa quando iniziò questa avventura. Ci fece iniziare la passione per la scuola, non sentivamo la stanchezza ma solo una grande forza di percorrere una strada. Siamo cresciuti con voi giovani, ci siamo fortificati e strutturati per accogliervi sempre più numerosi. Abbiamo patito con voi i vostri esami come se fossero stati i nostri, vi abbiamo sgridato come genitori quando è stato necessario. Ma quante volte ci siamo anche divertiti insieme? Vi ricordate lo School Party di tanti anni fa e le feste in piscina come il Miami Party, o le gite scolastiche! L’Arcadia non è stata solo una scuola ma un posto in cui andare anche se non si doveva studiare, un luogo dove venivate accolti anche solo per parlare dei vostri momenti di crescita. Ed ora che vi rivediamo da noi che portate i vostri figli, l’emozione sale, perché ci rinnovate ancora la vostra fiducia, affidandoci quello che avete di più caro. Con queste parole vogliamo salutarvi e essere ancora una volta insieme, per i venticinque anni dell’ARCADIA. Quindi cari ragazzi: “AGITATEVI, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. ORGANIZZATEVI, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. STUDIATE, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Pamela Agrestini e tutti i suoi Insegnanti
25 anni dell’Arcadia è stato un privilegio studiare e crescere con voi giovani Centro Studi
ARCADIA
Ladispoli - Via della Fenice, 5 - Tel. 06 9947592 www.arcadiacentrostudi.it
25 anni al servizio dell’istruzione centro studi arcadia 26
LeCARTE diPETERS
Educarci all’altro: stralci d’autore per raccontare un mondo sempre più uguale e sempre più diverso.
di Marina Marcucci
PRESENTAZIONE DEL LIBRO sabato 14 aprile alle 16,00 INFOTENDA in Piazza della Vittoria Ladispoli
PER SEMBRARE UN BIANCO da Autobiografia di Malcolm X (trad. di R. Giammanco, Einaudi, Torino, 1967, rid. e adatt.) […] Andai in un negozio di commestibili con un elenco di ingredienti che Shorty mi aveva scritto in stampatello e comprai un barattolo di lisciva marca Diavolo rosso, due uova e due patate bianche di grandezza media. Poi chiesi al droghiere che aveva il negozio vicino alla sala da biliardo di darmi un grande barattolo di vasellina, un pezzo di sapone, un pettine fitto e uno coi denti molto radi, un tubo di gomma con una testa di metallo per doccia, un grembiule e un paio di guanti di gomma. «Volete darvi la prima stiratura?» mi chiese il droghiere. «Proprio così!» gli risposi con una smorfia di orgoglio. C’è poco da meravigliarsi se Malcom X, nei lontani anni ’50, avesse deciso di stirarsi i capelli, sopportando un procedimento dolorosissimo, pur di assomigliare ai bianchi. La convinzione che l’unico modo per essere accettati socialmente e per avere successo nella vita sia corrispondere ai modelli più diffusi è valido oggi, come allora! Quanti di noi sono disposti a cambiare abbigliamento, modi di pensare, parlare, comportarsi per distinguersi e non omologarsi al gruppo di riferimento? […] Quando Shorty cominciò a spargermelo col pettine sulla cute, il miscuglio mi sembrò appena tiepido, ma ben presto mi parve che la testa mi prendesse fuoco. Quando mi passava il pettine tra i capelli era come se mi strappasse la pelle brano a brano. Mi vennero le lacrime agli occhi e mi co-
FEDERICO ASCANI TANTE STORIE PER UNA SOLA STORIA
minciò a gocciolare il naso. Non ce la facevo più a sopportare il dolore e brancolavo verso il lavandino. Tattoos, piercing, body art, in questo ultimo decennio la mania di disegnare, in modo indelebile, il corpo e di trafiggere pelle e cartilagini con monili di ogni genere dilaga fra giovani e meno giovani. Persino curare la propria immagine in modo estremo, oltre ad avere una motivazione estetica, ha la funzione di migliorare l’autostima e “ il distinguersi” fa acquistare “punti” che aiutano ad entrare nel gruppo di appartenenza. Chi sa quanti sono coloro che “sopportano il dolore brancolando” come Malcom X?! Il contesto è diverso ma la motivazione è sempre la stessa: rinunciare alla propria individualità. […] Le fiamme ritornarono quando Shorty cominciò ad asciugarmi la testa con un asciugamano molto spesso, sfregandomi con forza i capelli e la cute. «Piano, accidenti! Piano» continuavo a gridare. […] Com'ero ridicolo! Ero abbastanza stupido da star li ritto, perduto nell'ammirazione dei miei capelli che avevano l'aspetto di quelli dei bianchi, li riflesso nello specchio della stanza di Shorty. Promisi a me stesso che non sarei mai rimasto senza la stiratura e infatti, per molti anni, mantenni quella promessa. Conoscere i problemi che la società moderna globale implica è uno dei compiti più urgenti che ognuno di noi dovrebbe affrontare, soprattutto in un tessuto culturalesociale multiforme, come il nostro. L’accet-
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tazione e il rispetto di ogni identità personale, inoltre, potrà offrire una prospettiva di reciproco arricchimento e di crescita. Solo la consapevolezza che le differenze non vanno eliminate ma valorizzate facendole interagire positivamente fra loro, secondo la logica della convivenza costruttiva, potrà considerarsi la carta vincente per assolvere il nostro compito. Un compito non facile ma l’unico che ci permetterà di realizzare l’interazione dinamica tra persone diverse e la coesistenza intesa come intreccio positivo tra soggetti diversi. […]Quello fu davvero il primo grande passo che feci verso l'autodegradazione: sopportai tutto quel dolore, per poter far diventare lisci i miei capelli in modo che sembrassero come quelli dei bianchi. Ero entrato anch'io a far parte di quella moltitudine di uomini e donne che, in America, sono spinti con ogni mezzo a credere che i negri sono inferiori e i bianchi superiori, fino al punto di mutilare e distorcere i loro corpi nel tentativo di sembrare «graziosi» secondo i criteri di giudizio dei bianchi. […]Parlo per esperienza personale quando dico che se tutti i negri che si stirano i capelli e tutte le negre che portano parrucche per sembrare bianche coltivassero il loro intelletto solo con metà della cura che dedicano ai capelli, sarebbero persone mille volte migliori.
Questa pubblicazione che raccoglie una serie di racconti vuole render noto e tutelare lo scambio culturale, agricolo, e le trasformazioni sociali avvenute grazie all'avvento della riforma agraria in un particolare momento storico. Dieci sono i capitoli e i corrispondenti racconti selezionati. A partire dal 1944, anno della liberazione di Ladispoli da parte delle Forze Alleate, diversi protagonisti dell'epoca daranno voce a episodi, tra leggenda e realtà, che ci porteranno fino agli anni Cinquanta, per capire le trasformazioni di una Città in continua evoluzione. I personaggi menzionati nei racconti si muoveranno dentro storie che prendono spunto dalle interviste. Decine di fotografie supportano visivamente il momento narrato, donando al lettore quel tocco di magia e suggestione, fondamentali per un'adeguata immersione nelle storie. E nella Storia.
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CARE LETTRICI E CARI LETTORI, vi scrivo, a nome di tutto il gruppo di lavoro, per due motivi: primo per ringraziarvi della fiducia che ci date mese dopo mese, è passato quasi un anno da quando è uscito il primo numero di VoiceOver eco-magazine e sentirvi sempre più numerosi e sempre più vicini è per noi molto importante; secondo perché ci sono delle novità che ci riguardano e che intendiamo condividere con voi. VoiceOver Network nasce tre anni fa dalla volontà di alcuni ragazzi (tra cui il sottoscritto) di fare un'esperienza nuova, stimolante ed interessante. È così che in poco tempo siamo diventati sempre di più e sempre più consapevoli delle potenzialità nostre e del nostro progetto, nonostante le grandi difficoltà. È così che ci troviamo oggi, dopo tre anni di incessante lavoro e dedizione ad aggiungere un altro tassello al successo del progetto: cambiamo sede! Siamo diventati una grande famiglia che sa fare (o pensa di saper fare) molte cose. Finora le nostre attività si sono svolte in sedi separate: la web radio, il magazine, l'organizzazione di eventi e la gestione del portale web si avvalevano di spazi diversi. Ora abbiamo invece deciso di affrontare un'ulteriore sfida e quindi eccoci qua: a breve la redazione, gli studi della web radio e le altre nostre attività si terranno in un unico, magnifico luogo targato VoiceOver. In questo momento le nostre attività stanno crescendo: contiamo un palinsesto con più di 40 programmi e più di 60 speaker. In redazione siamo, fra collaboratori fissi e non, più di 30 ragazzi. E questo anche grazie a voi! Saranno necessari una serie di lavori e risistemazioni, quindi per qualche tempo sul nostro portale andranno in onda registrazioni e una selezione musicale di quelle che solo i Dj di VoiceOver sanno fare. Ci "sentiamo" presto, ve l'assicuriamo. Intanto continuiamo a leggerci. A presto. Matteo Forte Presidente VoiceOver Network
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IO, ME E GIACIO (Simone"Giacio"Giacinti)
IO, ME E GIACIO (Simone"Giacio"Giacinti)
WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca)
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DI PADRE IN FIGLIO (Alessandro Esposito e Simone Cappelli)
PISTONI ROVENTI (Flavio Atzori)
TUTTILIB(E)RI! (Valerio Valentini)
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DI PADRE IN FIGLIO (Alessandro Esposito e Simone Cappelli) 20:00/22:00IntoNANDO (Simone Biferari)
PERCORSO ALTERNATIVO (Gianluca"Toxic"Onorati e Luca"Verne"Virno)
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VIETATO L'ASCOLTO (Giorgia Fiorini)
COFFEE BREAK (Luca Caroselli)
18:00/20:00 PERCORSO ALTERNATIVO (Gianluca"Toxic"Onorati e Luca"Verne"Virno) 20:00/21:00 BLACKSTYLE (Felice"Bandito"Sorrentino e Riccardo"Rick"Paoluzzi) 21:00/22:00 BOYSOVER ("Granny"-"Caspermat" e "YoghiNoise") 22:00/23:00 AMORE AL CUBO (Gabriele Abis e Giorgia"Giogio'"Cesarini) 23:00/24:00 ATUTTADANCE ALL NIGHT LONG (Alessandro"Stolav"Valotta)
NOI SIAMO FUORI (Simone Romagnoli e Flavio Atzori)
23:00/24:00 VOICEOVER RHUM (Daniele Scotti-Flavio Atzori Marco Filacchioni e Wj-Fancy)
WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca) 15:00/17:00 OGNI MALEDETTA DOMENICA (Valerio Dieni) 18:00/20:00 MADEINSUD (Ciro Atteo e Alessio De Sclavis)
20:00/21:00 TITOLI DI CODA (Shaila Risolo e Gianfranco Marcucci) 21:00/22:00 A NOI PIACE COSI' (Simone Fracasso-Marco Giorgi-Mattia Ubaldi e Valerio Salviani) 22:00/23:00 SCALO A GRADO (Gianfranco Marcucci e Emiliano Giacinti) 23:00/24:00 NORMALE AMMINISTRAZIONE (Roberta Agrestini Marco Filacchioni e Roberta Fantini Perullo)
ALLACCIATE LE CINTURE (Matteo Forte e Simone Cappelli)
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11:00/13:00 WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca)
11:00/13:00 WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca)
15:00/16:00
TUTTILIB(E)RI! (Valerio Valentini)
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ELECTROSHOCK (Felice Sorrentino)
14:00/16:00
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20:00/22:00
16:00/18:00 LA DIFFERENZA TRA D. E D. (Daniel Coltrinaux e Editori Viktor) 20:00/21:00 ATUTTADANCE (Alessandro"Stolav"Valotta e Francesco"Granny"Granata) 21:00/23:00 LIFE4MUSIC (Giovanni"Joe Intenso"Izzo) 24:00/02:00 THE ROCK SIDE "NIGHT EDITION" (Wj-Fancy e Giovanni Mendiola)
INTERVISTA CON LA CITTÀ (Stefano Fierli)
16:00/17:00 TUTTA SCENA (Sarah Penge e Eleonora Foglio)
17:00/19:00 FRA L'APERITIVO E IL GIUSE (Francesco De Angelis)
20:00/21:00 VOICEOVER CLUB CHART (Alessandro"Stolav"Valotta e Francesco"Granny"Granata)
/Dom 18:00/20:00 LAZIO GRANDE LAZIO (Felice Sorrentino-Francesco Granata) 20:00/21:00 BLOODYINDIE (Lorenza Blasi-Marta Moser) 21:00/23:00 MASCELLE STRETTE (Matteo Orlando) 23:00/24:00 DELL'AMORE ED ALTRI DEMONI (Andrea Gherardi-Riccardo Rossi-Riccardo Bartolini)
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OGGI
Accadde
Aneddoti del ROCK
BLACK SABBATH Ozzy e Tony …nemiciamici!
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Questo è l’annuncio che un giovane di nome John Michael Osbourne, detto Ozzy, attaccò alla bacheca di un negozio di dischi di un paese vicino Birmingham, in Inghilterra. Antony “Tony” Iommi e Bill Ward, due amici musicisti, notarono l’annuncio e proprio Tony esclamò: “Ozzy?” John Michael Osbourne è un ragazzo difficile. Oltre ad avere qualche problema di apprendimento, spesso si trova coinvolto in risse a scuola, ad essere oggetto di scherzi e prese in giro da parte dei compagni più grandi di lui. In particolare uno, Tony Iommi, lo schernisce spesso per la sua difficoltà a pronunciare il suo cognome: “Os-os-osbourne”, da cui il suo soprannome “Ozzy”. Inutile dire che i due si detestano a morte e che ogni occasione è buona per picchiarsi selvaggiamente. Possiamo solo immaginare, quindi, la sorpresa di Tony quando si trova davanti un annuncio proprio del suo (ormai ex) acerrimo nemico dei tempi di scuola. Il tempo passa e le persone crescono: al primo pensiero di cercare Ozzy e dargliene di santa ragione in memoria dei vecchi tempi, si insinua l’idea del perché il suo acerrimo nemico abbia appeso quell’avviso, visto che sia Ozzy sia Tommy e Bill stavano cercando gente per mettere su una band. Scontata la sorpresa di Ozzy quando, in risposta all’annuncio, dall’altro capo del telefono trova una voce dal passato: “Tony?”. Già, Tony. Chitarrista nonostante tutto, Antony Frank Iommi. Cresciuto con la musica degli Shadows e con il mito di Hank Marvin
Un viaggio nella storia della musica Rock tra aneddoti, curiosità e protagonisti.
di Roberto "Wj Fancy" Fantini Perullo (lo stesso mito di un altro grande della chitarra: Mark Knopfler), il musicista di origini italiane, dopo la scuola, per campare decide di farsi assumere da una ditta di lavorazione dei metalli. Nel frattempo la sua carriera di musicista subisce una svolta importante: dopo un’audizione, viene ingaggiato nientemeno che dai Jethro Tull di Ian Anderson, e solo a quel punto capisce che il mestiere della sua vita è fare il musicista. Ma il destino di Tony ha intenzione di decidere per lui: durante la fase di lavorazione ad una pressa, accade un incidente, risultato: recise le falangi del medio e dell’anulare della mano destra. Tony è mancino, quindi la destra è la mano che preme le corde sul manico della chitarra. Inutili i tentativi, in ospedale, per riattaccare le falangi perdute e Tony Iommi vede finita la sua carriera di chitarrista appena cominciata. Senonché arriva nella sua vita un alto mito: Django Reinhardt. Chitarrista belga di origini nomadi, Django Reinhardt subì la perdita di alcune dita della mano sinistra (quella che preme le corde sul manico, per i destrorsi) in un incendio, rimanendo solo con indice e medio, e nonostante questo imparò a suonare con sole due dita, divenendo un “master” della chitarra jazz dagli anni ’30 agli anni ’50. Tony, come Django tanti anni prima, capì che poteva farcela: inventò delle protesi modificando alcuni tappi di flaconi di detersivo e accordando la chitarra mezzo tono sotto per rendere le corde più morbide al “bending” (una tecnica chitarristica). Di lì a poco il giovane Antony Frank Iommi diventerà Tony Iommi dei Black Sabbath. Assieme al suo ex-nemico Ozzy Osbourne. Alla prossima e... Up the Rocksiders!
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1 aprile 1976 - Steve Jobs e Steve Wozniak fondano la Apple Computer. Conosciuta in tutto il mondo dai primi anni ottanta grazie alla vasta gamma di computer Macintosh, attualmente il suo nome è associato anche al lettore di musica digitale iPod, al negozio di musica online iTunes Store, all'iPhone (uno smartphone basato sul sistema operativo iOS) e al tablet iPad. Nel corso del tempo Apple ha introdotto presso il grande pubblico numerose innovazioni nel campo dell'alta tecnologia e del design applicate ai prodotti informatici. A partire da agosto 2011, Apple è una delle più grandi aziende al mondo per capitalizzazione azionaria e di maggior valore al mondo, davanti alla eterna rivale Microsoft. Il 9 agosto 2011 Apple ha superato per poco ExxonMobil diventando l'azienda di maggior valore al mondo. 3 aprile 1968 - Martin Luther King tiene il suo celebre discorso Mountaintop. Unanimemente riconosciuto apostolo instancabile della resistenza non violenta, eroe e paladino dei reietti e degli emarginati, "redentore dalla faccia nera", Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea affinché fosse abbattuta nella realtà americana degli anni cinquanta e sessanta ogni sorta di pregiudizio etnico. Ha predicato l'ottimismo creativo dell'amore e della resistenza non violenta, come la più sicura alternativa sia alla rassegnazione passiva che alla reazione violenta preferita da altri gruppi di colore, come ad esempio, i seguaci di Malcolm X. 18 aprile 1958 - USA: una corte federale decide che il poeta Ezra Pound possa lasciare qualsiasi tipo di struttura manicomiale. Ezra Pound visse per lo più in Europa e fu uno dei protagonisti del modernismo e della poesia di inizio XX secolo. Costituì la forza trainante di molti movimenti modernisti, principalmente dell'imagismo e del vorticismo. In contrasto con la letteratura vittoriana e coi poeti georgiani, tali correnti prediligevano un linguaggio d'impatto, un immaginario spoglio e una netta corrispondenza tra la musicalità del verso e lo stato d'animo che esprimeva. 20 aprile 1964 - Viene commercializzato il primo vasetto di Nutella. Il prodotto ebbe successo istantaneo, e rimane oggi estremamente popolare e ricordato con affetto in romanzi, canzoni e opere cinematografiche. L'origine della Nutella è legata al cioccolato Gianduia, che contiene pasta di nocciole. Il Gianduia prese piede in Piemonte nel momento in cui le tasse eccessive sull'importazione dei semi di cacao cominciarono a scoraggiare la diffusione del cioccolato convenzionale. Pietro Ferrero possedeva una pasticceria ad Alba, nelle Langhe, area nota per la produzione di nocciole. 22 aprile 1978 - USA: i Blues Brothers fanno la loro prima apparizione al Saturday Night Live. Successivamente andarono oltre i confini dello schermo televisivo pubblicando il loro primo album, Briefcase Full of Blues (sempre nel 1978), e quindi realizzando un loro film, The Blues Brothers, nel 1980. Dopo il film la band, che ha avuto cambi di line-up nel corso degli anni, ha tenuto concerti in tutto il mondo e continua ad esibirsi con frequenti tournée.
Rubrica PSYCOVER a cura del Dott. Italo Gionangeli
Neuropsichiatria Infantile - Analista C.I.P.A.
NUOVE SOSTANZE e NUOVE CONDOTTE: ULTERIORI RIFLESSIONI
S
Sono stato recentemente invitato ad effettuare una relazione, all'interno di un evento formativo organizzato dall'Università Cattolica di Roma nelle vicinanze della splendida città di San Remo, su "l'approccio analitico dei disturbi della condotta alimentare". L'evento riguardava la relazione che intercorre tra i disturbi alimentari e le nuove condotte adolescenziale che interessano l'area della dipendenza, con particolare attenzione all'uso delle sostanze ed alle nuove forme di "addiction" (internet, gioco d'azzardo, età) e come queste forme di disagio mettono in connessione le vecchie forme della patologia dell'adolescenza. L'incontro rivolto a tutti gli operatori del settore, ha messo a confronto varie scuole di pensiero che si sono espresse ciascuna secondo la propria prospettiva dando vita ad un dibattito vivo e senza preconcetti che è risultato molto proficuo. Ne è emerso un quadro da un lato molto preoccupante dall'altro molto promettente. Dal punto di vista fenomenologico si nota come negli ultimi anni sono cambiate in modo radicale le modalità di assunzione e di avvicinamento oltreché
di reperimento delle sostanze da parte dei ragazzi. Sono diminuite infatti, i consumi di sostanze come l'eroina, relegata in una nicchia di forte disagio sociale, e sono aumentate a dismisura il consumo di sostanze quali la cocaina ed i cannabinoidi (hashish, mariyuana) oltre a numerose sostanze presenti nelle cosiddette pasticche amfetamino-simili che sono usate particolarmente dai frequentatori delle discoteche. L'aspetto inquietante è che i ragazzi usano sempre di più sostanze "nuove" di cui non conoscono gli effetti e delle quali non controllano il quantitativo, cosa che fa aumentare notevolmente il rischio di sovra dosaggio e di effetti collaterali (allucinazioni, dissociazione psichica, dispercezioni). Inoltre è sempre più frequente l'assunzione di più sostanze contemporaneamente (a seconda della finalità per cui esse si assumono), che praticamente impedisce qualsivoglia possibilità di controllo. Molto spesso il ricorso alle droghe (senza distinzione tra leggere e pesanti - che risulta essere sempre più improbabile) è necessario
per una concomitante patologia psichica che trova (illusorio) giovamento dall'uso di sostanze che in questo caso sostituiscono una terapia farmacologica ovviamente più appropriata soprattutto se affiancata da un programma riabilitativo consono. Un altro aspetto preoccupante è l'aumento esponenziale del ricorso all'alcool in tutte le sue forme, fenomeno che riguarda i giovani di entrambi i sessi ed una età sempre più precoce (si comincia oramai verso gli 11-12 anni). Ma ci sono anche notizie che ci fanno sperare in una possibilità di uscita da questa piaga divenuta ormai ubiquitaria. Infatti sempre più persone, di età sempre più giovane, si rivolgono ai servizi che sono preposti alla cura ed alla prevenzione delle dipendenze, siano esse dovute a sostanze sia che riguardino condotte anomale quali la dipendenza dall'uso improprio del computer o una modalità di gioco distruttiva.
Questi servizi sono organizzati per accogliere ragazzi che presentano comorbilità che come evidenziato nel corso dei lavori rappresenta l'evenienza più frequente. L'uso delle sostanze si evidenzia con altre manifestazioni patologiche come i disturbi alimentari (Anoressia e Bulimia) o come i tentati suicidi che in adolescenza sono presenti in una percentuale significativa. Tali strutture si prendono in carico in toto la persona con una modalità che annovera più esperienze professionali coniugando gli interventi di ordine farmacologico e clinico con quelli di sostegno psicologico con una sinergie virtuosa che sola può aiutare i ragazzi ad uscire da un tunnel che altrimenti sarebbe senza soluzione. È auspicabile che in futuro la società prenda atto delle proporzioni del fenomeno e programmi interventi coordinati e lungimiranti al fine di arginare la diffusione del disagio.
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RISVEGLI di Gyani
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SOLO L'AMORE GUARISCE
Con queste poche righe, nel pieno inizio di Primavera mi piace sviluppare una considerazione importante: solo l'amore guarisce. Questo è il tema, la meta a cui ogni essere umano dovrebbe ambire. Eppure sembra che, a ben guardare, l'umanità si sia da sempre organizzata ad esprimere odio, rabbia, rancore, sopraffazione, invidia, gelosia, divisione fra i sessi, sensi di colpa… Perché? Perché i nostri genitori e la "società" ci spingono a sviluppare la nostra vita sulle basi della competizione e della separazione dagli altri individui. Come fanno? Che metodo usano per riuscirci? Deve essere speciale per durare da così tanto tempo! Ebbene, per riuscire a controllare gli individui e farli sentire afflitti e in colpa si deve reprimere la loro energia vitale, ovvero l'Energia Sessuale. Basta dare uno sguardo superficiale al tema centrale di tutte le maggiori religioni per accorgersi che fin dalla loro nascita operarono volontariamente una scissione dal nucleo essenziale dell'individuo maschio e soprattutto femmina e vietarono loro di conoscere se stessi. Non dilunghiamoci ad evidenziare i danni prodotti nell'essere umano da questa scissione, lo ha fatto Freud per noi: il 99% delle nevrosi ha questa origine che crea emozioni e bisogni negativi. È talmente diffusa che non ci accorgiamo più delle sue manifestazioni, anzi a volte diventano "cultura”: molto dell'arte non è altro
che una manifestazione delle proprie repressioni... Anche l'Oriente, migliaia di anni fa ha sviluppato percorsi per riunificare l'essere umano a se stesso riconoscendogli la sua gloria integra e potente. Questi sentieri sono racchiusi in Tecniche, metodi che aiutano ad espandere l'energia e quindi la consapevolezza di sé come parte dell'altro/a. In India per esempio ci sono giganteschi templi antichi che esaltano il sesso, dove anche il più piccolo spazio nella pietra è scolpito con immagini sessuali... A Kajurah nel Madhya Pradesh se ne possono ammirare alcuni. Erano dei percorsi per meditatori e meditatrici e volevano indicare che una mente repressa sessualmente vive solo al di fuori, come una barca alla deriva. Tanto erano ricchi di immagini all'esterno tanto invece, entrando nel tempio, si trovava solo uno spazio vuoto, libero, pulito. Proprio questa dovrebbe essere l'intuizione da seguire: questa grande energia può essere riportata all'interno di sé (è questa la funzione dell'orgasmo) e venire convogliata verso l'alto, imparando a giocare nell'ascoltare se stessi e gli altri. I passaggi individuati sono semplici: il sesso coniugato all'amore fa nascere la meditazione, la quale crea la consapevolezza. Su questi pilastri forti e comunicativi si può creare qualsiasi rapporto e farlo crescere in libertà. Liberi dai condizionamenti del passato per essere liberi di crearsi nel presente.
NOMENTE
Crescita personale, spiritualità e salute. Ascoltare il vostro cuore e il vostro istinto.
di Michele Dicorato
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LA FINE DELL'ERA DELL'INFORMAZIONE, L'INIZIO DELL'ERA DELL'ATTENZIONE.
L'era dell'informazione è finita già da qualche tempo. Le persone sono costantemente bombardate da una quantità esagerata d'informazioni e spesso devono decidere su cosa soffermarsi per approfondire un qualsivoglia argomento. Durante la giornata, partendo dalla gran quantità di free press del mattino, al giornale quotidiano preferito, passando poi per internet, fino ad arrivare alla televisione, sono migliaia le informazioni che ci vengono sottoposte. Che genere di informazioni sono? La maggior parte riguardano vendite commerciali e info-spazzatura. La concorrenza nel mondo del commercio è diventata talmente selvaggia che è sempre più difficile vendere un prodotto o capire cosa comprare con il miglior rapporto qualità-prezzo. Le informazioni di qualità, cioè quelle che riportano correttamente i fatti, non sono facili da reperire. In primo piano, su tutti i media nazionali, ci sono sempre cronaca nera, politica e gossip; il resto è in qualche modo pilotato dal sistema oppure occultato. Il fatto che la massa venga informata solo di alcuni argomenti è un dato ormai certo. La stampa nazionale è controllata e gli editori sono sempre più schiavi del politico di turno. In Italia il fenomeno è più sentito a causa del finanziamento pubblico, ma anche negli altri paesi c'è una forte influenza sulla massa. Per procurarsi un’informazione “pulita” si deve andare a cercare su internet o sui libri, ma soprattutto fare attenzione alla fonte. La stessa attenzione che bisognerebbe avere quando si compra un prodotto commerciale: confrontare i prezzi e le caratteristiche con le altre decine di prodotti dello stesso tipo è fondamentale. Anche nel campo della formazione e della crescita personale i corsi sono moltissimi, tutti offrono la “formula segreta” per guada-
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gnare online o per migliorare la propria situazione finanziaria e affettiva. In questo campo, come negli altri, la competizione è spietata e purtroppo i falsi mentori si stanno moltiplicando. Per questo motivo l'attenzione del consumatore è fondamentale: più prodotti il mercato offre, maggiore è la possibilità di prendere una cantonata. L'abilità da sviluppare in questa nuova era è quella di capire quando un’informazione è utile e quando invece è superflua. Molti individui stanno affinando le tecniche della persuasione e dell'ipnosi e purtroppo fra questi ci sono anche dei malfattori. La notizia buona è che oggi online questi loschi figuri hanno vita breve. Ci sono anche molti prodotti eccellenti e grandi personaggi che possono offrire informazioni preziose e uniche a prezzo accessibile o addirittura gratis. Nel breve periodo le informazioni cresceranno sempre di più e lo stesso sarà per i prodotti da offrire ad una popolazione in forte incremento demografico. Il Tempo è il fattore che più preoccupa la maggior parte degli esseri umani. Non c'è tempo per svolgere i normali compiti quotidiani, figuriamoci se c'è spazio per gli approfondimenti o il miglioramento personale. Tutte le informazioni devono essere concise ed efficaci. Il modo di comunicare fra le persone è cambiato radicalmente e così la velocità di scambio. Chiunque voglia diffondere un messaggio, vendere un prodotto, formare le persone, deve diventare bravo a catturare l'attenzione del cliente. La maggior parte delle informazioni che riceviamo vengono archiviate nel nostro cervello senza neanche essere prese in considerazione, solo una piccola parte viene elaborata e utilizzata. Cosa avverrà dopo questo periodo? Forse le informazioni si ridurranno drasticamente e si tornerà alle origini?
LaNewyorkese
Gira...MONDI
La Grande Mela attraverso lo sguardo di una moderna Alice nel Paese delle Meraviglie
Racconti di un viaggiatore alla scoperta di luoghi meravigliosi tra Parole&Musica
Parte I I
di Shaila Risolo
Q
Quando vivi a New York c'è sempre qualcuno che arriva di passaggio in città. È un dato strutturale, una specie di fenomeno periodico. Improvvisi lampi di arrivi e partenze, a volte piacevoli a volte meno, sconvolgono per breve tempo il ritmo quotidiano nella Grande Mela. Un conoscente, un amico di un amico, un parente lontano giunge in città, innescando un meccanismo sempre uguale a se stesso: spiegazione di come muoversi fra le streets e le avenues, accompagnamento nei luoghi turistici e in quelli sacri dello shopping, infine breve assaggio della vera Nyc, quella fuori dalla portata dei turisti. Esistono anche delle minime variazioni a questo schema, ma quello che resta sempre invariato è lo stupore che si legge con chiarezza negli occhi di chi arriva per la prima volta. Sarebbe meglio dire una sorta di doppio stupore: per l'energia che si respira in ogni centimetro di questo lembo di terra e disorienta chi non la conosce, e per la familiarità delle strade. Perché Ny è negli occhi di tutti, nell'immaginario di ogni persona. Chiunque ha la sensazione di tornarci, come se ci fosse già stato centinaia di volte. Quando ti ritrovi a muoverti fra edifici di mattoni con le classiche scale antincendio esterne e i tombini fumanti in mezzo alle strade, è naturale domandarsi se si sta vivendo un film o un sogno. Purtroppo le mete turistiche, per alcuni aspetti, possono essere anche un vero inferno in terra, e non riescono neanche lontanamente a trasmettere ai poveri turisti spaesati la vera essenza di questa città. Un giro a Times Square è qualcosa che lascia il segno, nel bene o nel male. Dopo una passeggiata, in questa giostra di luci, suoni, odori, persone, parole, resta un frastuono nelle orecchie, negli occhi e nell'umore. Un sottofondo vuoto e sordo, denso di tutte quelle sensazioni eccitanti che in brevissimo tempo hanno riempito gli organi di senso. Violentandoli. Sembra di essere usciti da un frullatore impazzito. Giulia e Lorenzo, amici di vecchia data, sono di passaggio per andare in vacanza nei Caraibi. Mi avevano mandato una mail per dirmi che sarebbero rimasti due giorni in città. Gli alberghi sono carissimi, quindi mi sono subito offerta per ospitarli. Dopo qualche resistenza e un giro in Internet, hanno accettato. Come previsto ho visto subito nei loro occhi il classico stupore del "non mi sembra vero di essere qui. È tutto così familiare!". Restano qui per poco, ma cerco di far vivere loro al meglio la città, offrendogli un quadro totale. Il mio intento è quello di fargli cogliere i volti nascosti della metropoli, le sfumature che emergono dal caos iniziale solo con lo scorrere del tempo e sotto la guida di uno sguardo esperto. Ma adesso, mentre prendiamo il sole a Washington Square, mi ricordo che fra poche ore arriverà la loro partenza e con essa il calore di questi vecchi amici andrà via. Tutto previsto, è chiaro. Non mi aspetto che restino qui per sempre. Però ogni volta che qualcuno passa in città, lascia un segno e nello stesso tempo accende una luce. Illumina quella spia che mi ricorda la transitorietà di questo posto. Tutti sono di passaggio, perché nessuno vi appartiene veramente. New York è di tutti e di nessuno. I pochi che decidono di viverci sanno che ci saranno sempre addii, abbandoni, partenze. Proprio come nella vita, le persone vanno e vengono, solo che qui succede tutto più in fretta. E bisogna stare attenti. Goodbye my friends! Anche questa è New York.
di Giuseppe Vitali
Il Gran Premio
Montecarlo & Cannes
S
Svegliati ancora un po’ frastornati dalla nottata di Cannes e dalle mille luci della notte con ancora addosso i mille biglietti da visita di fantomatici produttori indiani, registi americani, attrici di ogni nazionalità e comici di mondi lontani che sotto l’effetto di alcolici e musica chillout ti fanno sembrare ogni cosa fantastica, ci apprestiamo a fare colazione in stile francese a ritmo di Pat Metheny con croissant, frutta fresca e la cartina del circuito cittadino di Montecarlo tra le mani per scovare i migliori punti di visuale e le paraboliche che ci permettono di godere in pieno il rombo dei motori al top della loro performance. Usciti dall’hotel ci dirigiamo verso il tgv (treno ad alta velocità francese) da Juan le Pins sino a Montecarlo, treno che neanche il nostro freccia rossa riesce a tener testa e nel comfort generale e l’ennesimo croissant da digerire la musica di Nick & the nightfly ci annuncia che abbiamo raggiunto il principato di Monaco. Scendiamo dal treno e un fiume di persone si dirige verso l’uscita della stazione per assistere dall’alto alla Sainte Devote del circuito cittadino. Ascensori a velocità supersonica si sparano in meno di 15 secondi 5 piani e ti mostrano la magnificenza della città e il subbuglio del gran premio per le qualifiche che si stavano apprestando ad iniziare. Usciamo dalla Sainte Devote dopo aver visto un rapido testa coda di una monoposto Red Bull Racing del neo campione del Mondo Sebastian Vettel e sulle note di Continuum di Jaco Pastorius raggiungiamo la city hall della FIA (Federazione Internazionale Automobilismo) per ritirare gli accrediti della 2 giorni di gara monegasca. Insieme ai biglietti riceviamo un laynard marchiato F1, la cartina del circuito e la mappa per raggiungere il famoso sector rocher per assistere alla gara. Nel raggiungere il nostro settore troviamo una città variopinta di fans proveniente da tutto il mondo, persone da ogni angolo della terra supporter di Alonso vestiti rigorosamente di rosso, Vettel con stemmi e indumenti blu scuro marchiati Red Bull, Hamilton e Button con sfavillanti vestiti argento e un mix di arancioni, verdi, grigi e tutti i colori delle differenti scuderie presenti alla pit lane di partenza. Tra la moltitudine di fans e dei loro colori, distinguiamo una musica assordante dei Justice proveniente da un enorme stand Marlboro con splendide hostess bionde pronte a vedere pacchetti dell’omonima marca in confezione big size in edizone limitata, confezioni bellissime contenenti almeno 12 pacchetti che non potevo far a meno di inserire nei ricordi che sarebbero tornati con me a casa. Raggiungiamo il sec-
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tor rocher e troviamo posto in punto assai strategico in cui riusciamo a vedere l’inizio del breve rettilineo Louis Chiron, la curva delle Piscine, la parabolica Rascasse e il rettilineo finale della partenza. Quindi assistiamo alle prove da una visione estremamente spettacolare con fotografia degne di una reflex Nikon d90 e obiettivo 18105. Anche se nelle prove libere del venerdi Alonso su Ferrari si è reso partecipe di un brutto incidente che gli ha compromesso la gara, l’altra rossa di Maranello ha ottenuto un ottimo 4°posto dietro al predominio Red Bull ed un sorprendente Kubica su Renault. Terminate le prove non ci resta che goderci la città di Montecarlo e il suo fervore nel gran premio di domani. Il giorno seguente Montecarlo si sveglia ancora più in agitazione per il gran premio, durante la formula 3 che si svolge prima del gran premio di formula 1, il principe Alberto decide di prendere posizione in anticipo per non perdere neanche un minuto e noi seguendo la stessa filosofia già nella prima mattinata siamo posizionati per visionare tutto il Gran Premio muniti di magliette Ferrari, tappi per le orecchie Red Bull e laynard f1! Il giro di riscaldamento delle vetture offre un sound incomparabile neanche al miglior assolo di Yngwie Malmsteen. La partenza è da cardiopalma per chi come me nella partenza di un gran premio cerca di percepire dove finisce la forza di una monoposto e arriva l’abilità del pilota, nel nostro caso abbiamo ammirato la bravura del pilota Vettel su Red Bull balzare dalla terza alla seconda posizione in un circuito estremamente affascinante quanto tortuoso. I 72 giri sono fantastici ed assistiamo ad un paio di incidenti, la safety car mercedes che entra ed una scenografia come quella monegasca che non ha rivali. Il Gran Premio termina con la doppietta Red Bull, vittoria di Mark Webber ed un 4° posto di Felipe Massa, non potevamo che festeggiare questa fantastica cornice che regala festa ad ogni angolo di circuito. Giunto per vedere la premiazione dei primi tre classificati riesco ad imbattermi in un meccanico Red Bull pronto a festeggiare i suoi piloti che mi regala delle particolarissime bottiglie d’acqua australiane targate Red Bull dalla forma aerodinamica manco fosse una monoposto anche lei. Con queste immagini negli occhi torniamo a Nizza dove ci attende un aereo con ulteriori sorprese, niente di meno che compagno d’aereo il mitico pilota di formula 1 Giancarlo Fisichella ora collaudatore Ferrari con cui abbiamo un interessante scambio di opinioni sul passato, presente e futuro della formula 1.
London
UNDERGROUND Surrey
di Arianna Mariani
Q
"Quel gran genio del mio amico, lui saprebbe cosa fare. Lui saprebbe come aggiustare, con un cacciavite in mano fa miracoliiiii"... Rewind.
Quel gran genio del mio amico, lui saprebbe cosa fare, perchè è odiosamente perfetto. Ha una testa piena di capelli neri corti con una vaga crestina e curati sul collo, mangia sano va in palestra, gioca a calcetto, la macchina pulita, i denti bianchi tutti in riga, una fidanzata carina e la voce bassa. È sempre molto concentra-
to, vive in un sistema tutto inglese, ma usa la logica di quartiere che si usa nel suo di quartiere, quello lasciato tanti anni fa ma che rimane incollato al suono del suo accento di ragazzo di Secondigliano. Ci sono mille presupposti per cui io non andrei mai d’accordo con lui, lui è ordinato io no, io parlo tanto lui no, lui ragiona io no, io sono simpatica lui no, lui è magro io no, io sono alta lui no, io ascolto bella musica lui no, lui è malefico io anche. Così invece di ignorarci a vicenda, passiamo la maggior parte del nostro tempo insieme a battibbeccare. In macchina per andare a lavoro con gli occhiali da sole anche se piove arriviamo nel Surrey appena fuori dai confini di Londra, sbuffando e maledicendo la mattina e sognando e ridendo della sera. Costeggiamo il fiume, e gli occhi si stringono con il riverbero dell'acqua fra le fronde degli alberi, ma subito dopo lo sguardo già si riallunga nella ricerca degli spaventapasseri disseminati negli "allotment" (parola bellissima che significa orti). La nostra macchina
va sportiva e silenziosa mentre noi dentro siamo in completa competizione con la musica da bori che "Radio Capital" e "Radio Kiss Kiss" mandano a profusione. Le nostre urla vincono sempre, si parla di chi uccideresti, di chi hai stima, i nomi e i cognomi di tutti i nostri familiari, vita scolastica, amici e nemici, libri che io conosco benissimo e che lui non ha mai neanche sentito, posti che lui ha visitato e che io non vedrò mai, avventure, ex fidanzati, cose di donne, cose da maschi, sex e marachelle, anche se la cosa che ci piace fare di più è raccontarci di quando eravamo piccoli. Scoprire che anche a lui piaceva il gelato "Lo Squalo", che come me era stato colpito dal collo di pelliccia con testa di volpe della zia lontana, che la paura dei fantasmi non è per scherzo, e che se ti senti troppo stretto in un quartire bello ma lento, te ne devi andare senza cuore, che il calcio è importante ma non è tutto, e che ci sono anche le Barbie! Beh nel frattempo sogno una sigaretta e siamo catapultati in un altro secolo, ci stringiamo in viette di negozietti di antiquariato, modernariato, futiristco, pubs con le panchine attaccate ai tavoli, le
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piante fresche e verdi anche a novembre e giardini infiniti con ville dalle corti schierate. Vorrei essere Robin Hood e invece stiamo facendo tardi e si parla della colazione che faremo, siamo quasi arrivati, gli alberi a momenti si chiudono ad arco sopra di noi gli occhi si indirizzano sulle punte dei tetti delle case che si intravedono dalle entrate delle strade private. Bentley, football players e scuderia Mclaren, qui la vita gira intorno a questo, intorno all'alcol e intorno al food. Non male! Cosicché ci ritroviamo sempre a fantasticare su cosa fare in caso di vincita quella sera dell'Euromilion, io mi accanisco nello sperperare lui è molto più controllato, io mi vedo fra le luci di una città caotica lui in giro per il mondo. Menomale che siamo arrivati, appoggiati al bancone intingiamo pane e Nutella in una tazza di latte che per lui è sempre troppo caldo e per me troppo freddo. Questa è la storia normale di due amici normali con un lavoro normale una vita normale e degli scheletri nascosti. And I hope everything is gonna be alright!
OROSCOPO
di Alessia Campodonico
Ariete
«Finalmente torna la primavera: la stagione del risveglio, delle nuove speranze, la vostra stagione! Non si può dire che gli ultimi anni siano stati facili, per voi. Tante cose sono finite o cambiate, altre sono ancora motivo di ansia, disturbo, eppure c’è qualcosa di diverso in voi e intorno a voi, un’atmosfera frizzante e vivace, che stimola il corpo, la mente, il cuore ad apprezzare di più il presente, come ponte tra passato e futuro».
Gemelli «Questo è un mese cruciale, importante, che segna una svolta (positiva) all’interno di un lungo periodo faticoso iniziato nel novembre scorso. La notizia più importante del mese è l’ingresso di Venere nel vostro segno. Aprile sarà ancora un po’ contraddittorio, e in particolare i nativi della prima decade potrebbero non notare sostanziali differenze, ma già verso metà mese l’aria frizzante vi entrerà dentro, invitandovi a respirare a pieni polmoni la nuova stagione».
Leone «Le ultime settimane sono state poco gratificanti, caratterizzate da un elevato pessimismo e malumore, ma non preoccupatevi i tempi cambiano e il cielo si modifica continuamente, per fortuna in meglio! Questo sembra ancora un mese interlocutorio, con qualche incertezza, ma i pianeti più lenti sono tutti in posizioni neutrale o amica, e questo gioca decisamente a vostro favore. Avvertirete un progressivo sollievo man mano che passano i giorni e l’atmosfera si fa più primaverile».
Bilancia «Sembra davvero lontanissima la primavera dello scorso anno, quando il cielo presentava una configurazione pesantissima per il vostro segno. Il cielo è decisamente più armonioso, non ci sono più le forti conflittualità del 2011 ed anche se si dovessero ripresentare certi vecchi problemi non risolti, avete a disposizione strumenti più efficaci per affrontarli e uno stato d’animo più sereno, più forte, più stabile. Approfittate di questo mese per far pace con ciò che ancora vi disturba: problemi, incomprensioni, brutti ricordi, nostalgie o rancori».
Toro
«Il cielo vi sorride e vi offre strumenti e risorse importanti per raggiungere risultati e, cosa da non sottovalutare, per affrontare e risolvere ciò che non va. Le giornate più promettenti sembrano essere il 4, 5, 12 e 13 aprile; mentre qualche passeggero malumore potrebbe disturbarvi il 2, 15 o 18 aprile. Nel complesso, comunque, si tratterà davvero di poca cosa, considerando che i movimenti della luna storta si inseriscono in un contesto rassicurante e incoraggiante. Fate del vostro meglio e otterrete il massimo».
Cancro «È un mese più efficace nelle prime settimane, e che comunque non dovrebbe togliere o aggiungere granché alle situazioni in corso. Per molte cose converrà stringere i tempi, e poi potrete godervi la Pasqua in meritata pace, d’altra parte la primavera del 2011 è stata talmente faticosa, instabile e complicata per molti di voi, che ora basta davvero poco per sentirvi almeno sereni e più motivati. Questo mese può essere importante per concludere qualcosa di buono e soprattutto per impostare qualcosa di meglio, di cui raccoglierete presto i frutti».
VoiceOver
dalMONDO isola
NOSY BE
Sagittario
Vergine
«Inizio di primavera un po’ incerto. Sarà probabilmente un mese instabile, con qualche imprevisto o cruccio antipatico, ma di per sé sarà anche sopportabile. Ciò che importa, in un’ottica più dilatata (non solo in senso temporale), è cominciare subito a capire se c’è qualcosa che davvero non va o si tratta solo di normali alti e bassi. Per il lavoro sembra un periodo fiacco, con poche occasioni o pochi risultati. Si consiglia calma e sangue freddo, vale la pena frenare l’impulsività e rimandare eventuali scelte, evitando di dire o di fare qualcosa di troppo».
«La seconda parte del mese presente un’energia instabile, soprattutto sul piano privato, che potrà generare una antipatica sensazione di inquietudine e incertezza. In ambito sentimentale, il mese potrebbe essere nervoso e un po’ polemico. Portate pazienza in questo periodo, in particolare dal 3 al 16 aprile. La forza emotiva è tra le doti principali (e più rare) del vostro segno; come la capacità di accontentarvi in attesa di tempi migliori».
Scorpione
Acquario
«La primavera vi porta due buone notizie! Dal punto di vista lavorativo, le cose cambiano lentamente ma sembrano destinate a prendere direzioni più appaganti, quindi è bene che manteniate in funzione le vostre antenne, per cogliere ogni occasione che potrebbe rivelarsi preziosa in futuro. Come sul lavoro, anche per l’amore aprile sarà un mese migliore ma comunque un po’ tiepidino. In ogni caso, approfittatene per staccare la spina dal lavoro, dalle preoccupazioni, dalla fatica fisica e mentale, magari regalandovi un viaggio».
«La nuova stagione e questo mese in particolare, vi porta tante buone notizie, soddisfazioni o risultati: ciò che importa è che non vi facciate prendere dalla fretta o dall’entusiasmo, e continuiate a valutare ogni iniziativa con il buonsenso, proprio per non fare mosse azzardate o sbagliare tempistica. In amore, qualcosa di più potrebbe nascere da un’amicizia, certe storie che iniziano in modo allegro e disimpegnato potrebbero maturare e radicare in estate».
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VENDITORE DI STOFFE 10 marzo 2012
MADAGASCAR
OROSCOPO Aprile
Capricorno «È un mese di alti e bassi, con un cielo forse meno efficace rispetto a marzo ma nel complesso equilibrato. Di certo questa primavera non è minimamente paragonabile a quella dello scorso anno, quando era in atto una configurazione dissonante davvero conflittuale e pesante per voi. Già da qualche mese le cose vanno meglio e avete recuperato serenità interiore e stabilità nei rapporti, soprattutto sul lavoro».
Pesci «Le notizie del mese sono un po’ contraddittorie, e tra buone e meno buone più che compensarsi a vicenda molto dipenderà dalle situazioni. Insomma, di tutto un po’. Ci saranno probabilmente delle difficoltà ma non vi mancheranno le risorse e gli strumenti per affrontarle, basta evitare di farvi suggestionare dall’ansia, dall’emotività. Il mese in arrivo avrà il merito di rendervi completi, meno sbilanciati e quindi meno fragili».