VoiceOver Magazine N.12

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CARTA RICICLATA 100%

Vo i ce O ver M agaz i ne : di A s s o ci a z i o n e C u l t u ra l e Vo i c e O ve r, v i a V i l n i u s s n c - L a d i s p ol i (R m ) - CO P I A O M AG G I O

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ecomagazine maggio 2012 anno 1- numero 12

In esclusiva

MUSICA

ALEXIA TEATRO

Il Monaco nel letto

ODIO GLI INDIFFERENTI

Tommaso Zanello in arte PIOTTA ci racconta il nuovo album





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DOVE NON ARRIVANO LE PAROLE ARRIVA

IL PENSIERO

In questo momento di estremo dolore per la scomparsa di Valerio, tutto il mondo VoiceOver Network è vicino al suo Direttore Responsabile Flavio Atzori e alla sua famiglia. L'ABBRACCIO PIù Forte.

Musica

In esclusiva

PIOTTA

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Musica Intervista a

ALEXIA

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Teatro

VINCENZO DIGLIO

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Rubrica

DAGLI OCCHI DI UN 2.0Enne Rubrica

Lento come una lumaca

Attualità/Politica

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DISCORSO AGLI ATENIESI Attualità

IL DIRETTORE IRRESPONSABILE

Animo

PRONTI... PARTENZA... VIA!

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Eventi

GUIDA DI MAGGIO I principali eventi culturali della Capitale

CrossRoads

MAGGIO

LIBERIAMO L'ITALIA, OGNI GIORNO

Rubrica

Rubrica

TERRAdegli uominiINTEGRI

Rubrica MusicaINDIE

Musica

USCITE MAGGIO

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Rubrica

FRAME Cinema

USCITE MAGGIO

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Teatro

IL MONACO NEL LETTO VoiceOver consiglia

NEI TEATRI A MAGGIO

Rubrica

IL VECCHIO E IL BAMBINO Rubrica

LA FINESTRA DI FRONTE Rubrica

Pensieri SMARRITI

Photophilia Rubrica

LaBACHECA diALLURE

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Arte/Design

Carrellate d’arte

Rubrica

LA SUP/POSTA Graffi

FISCHIperFIASCHI

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RubricaREAD'n'PLAY RubricaPOLAROID RubricaL'incipit Rubrica

PUNK PENSIERO

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Racconti a puntate

Buonanotte Topini, bye bye

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Wj Mese

BLACKSTYLE Radio VoiceOver

PALINSESTO

Rubrica

ANEDDOTI DEL ROCK AccaddeOggi

Rubrica

PSYCOVER

Rubrica RISVEGLI Rubrica NOMENTE

Rubrica La NEWYORKESE Rubrica

Travelling withoutmoving

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London

UNDERGROUND

OROSCOPO di Maggio

VoiceOver

MONDO

LeCARTEdiPETERS

di Flavio Atzori

B Buio.

Buio. Nel cuore, nell’anima, in ogni parte del proprio corpo. è il trionfo del dolore, la vittoria della disperazione, dell’impensabile, dell’impossibile. Non può essere vero, non deve essere vero. è la vittoria della notte pur con le luci del mattino, della fine pur cominciando una nuova giornata. è la disperazione di non riuscire ad entrare nella propria camera condivisa per 21 lunghi anni, il ricordo soffocato dalle immagini che passano nella propria testa. Buio. è il pellegrinaggio delle persone care, affrante, soffocate, dolci, rispettose nel condividere la tragedia. è la forza a cui ci si appiglia sperando che almeno Lui ora abbia smesso di preoccuparsi dei piccoli problemi terreni, le immagini ed i suoni che riecheggiano nella propria testa la sera prima di andare a dormire. è il cordoglio militare, le immagini di un milione di momenti passati insieme. Di quanta vita passata insieme, di quanta forza data l’un l’altro. Le mille chiacchiere di chi vuole sapere il minimo dettaglio di quella maledetta notte, di chi formula ipotesi, inventa, sparla, straparla e non conosce nemmeno le persone. Un film che amavi recitava che “la notte è più buia prima dell’alba”. L’alba. Come le parole di chi ti vuole bene. Come i ricordi raccontati da tanti, tantissimi ragazzi. L’alba, come il tuo sorriso che conquistava tutti, come l’altruismo, l’onore, l’onesta. Come i Pink Floyd, i nostri giri in moto, la tua passione per il calcio e la Roma. Come la tua passione per quella vita, come il tuo gavettone a ferragosto, lo studio la notte prima del tuo esame orale di maturità. L’alba, come le migliaia di persone che si sono mosse in iniziative che ci rendono ancora più orgogliosi - semmai ce ne fosse stato bisogno - di te. Come la tua presenza, vera, reale, pur non tangibile. L’alba come le nostre anime che non si separeranno mai. Come i nostri abbracci, le nostre chiacchierate. Come il sorriso di chi ti porta nel cuore. L’alba, come la Nostra vita, che vivremo. Tu già sai come si fa. Perdonami se ci metterò un pochino a capire questa nuova vita insieme, se mi scoraggerò, se piangerò ogni tanto. In fondo, sono solo un piccolo uomo terreno. Ma già la sento dentro: non sarò mai solo, noi due abbiamo un legame che va anche oltre la morte: niente di tutto ciò ci dividerà mai. Siamo la Luce che va oltre il buio, fratello mio. E allora, cavalchiamola insieme questa vita.

VOICEOVER ecoMAGAZINE Anno 1 - Numero 12 Direttore responsabile: Flavio Atzori Responsabile editoriale: Emiliano Giacinti Responsabile commerciale: Lorenzo Croci Hanno collaborato:

Gianfranco Marcucci, Michela Andreini, Roberto Brini, Paolo Trucchi, Alessia Fiorani, Simone Giacinti, Igor Artibani, Carlo Cuppini, Nancy Gasbarra, Rita Leorato, Shaila Risolo, Arianna Mariani, Marzia Maier, Elena Laurenti, Marco Filacchioni, Gyani, Matteo Forte, Italo Gionangeli, Arcangelo Simioli, Francesca Pompili, Antonio Consalvi, Antonella Coluccia, Michele Dicorato, Stefano Fiaschi, Roberto Fantini Perullo, Aldo Anchisi, Matteo Orlando, Stefano Frischigneto, Nadia Bellotti, S.G. il Nipote, Giuseppe Carella, Emilia Rosa, Giuseppe Vitali, Marina Marcucci, Martina Droghei.

Redazione

Via La Spezia, 74 int. 2 ladispoli (Rm) Tel. 0699220146 Cel. 392.4269182 - info@voiceovernetwork.it

OPS!

Rubrica

editoriale direttore@voiceovermagazine.it

La foto della rubrica "VoiceOver Mondo" dello scorso mese è di MARCO MARCUCCI

Progetto grafico: Radici Creative

Via La Spezia, 74 - 00055 - Ladispoli (Rm) info@radicicreative.it

Art director: Jessica Sergi Editore: Associazione Culturale VoiceOver Presidente: Matteo Forte Via Vilnius snc - 00055 Ladispoli (Rm)

Stampa: Tipografia Agnesotti Viterbo (Vt) Chiuso in redazione martedì 2 aprile 2012

Registrazione del Tribunale civile di Civitavecchia n. 989/2011 Autorizzazione n. 5 del 20/07/2011 La riproduzione totale e parziale d’immagini e articoli è vietata senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Il contenuto degli articoli rispecchia l’opinione dei singoli autori.

Hanno permesso l'uscita di questo numero: gli effetti collaterali - spengere le cose - l'accademia della crusca - le finte - l'ondivaghicitudinezza - i ballottaggi - le correzioni tardive - qualche finesettimana - i pezzi scritti con il cuore.

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Dagli occhi di un 2.0enne di Matteo Forte

Le opinioni di un nativo digitale. twitter.com/matteoforte

dagliocchidiunventenne.blogspot.com

facebook.com/matteoforte

Illustrazione di Valentino Spadoni

RIMBORSI ELETTORALI: CANCELLARLI o NO? Prendere decisioni sull'onda del risentimento e dell'emergenza, nella vita come in politica, generalmente non porta a niente di buono. Fermiamoci a riflettere. Tempo fa (1993) si decise tramite referendum (lo proposero i Radicali) di abrogare la legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Era un periodo molto particolare (subito dopo tangentopoli) e il "fronte dell'abolizione" ottenne il 90% dei voti. Voto dovuto soprattutto a un grande clima di sfiducia verso i partiti della prima repubblica. Nel 1994 il parlamento ha modificato questa norma traducendo, in sostanza, il "finanziamento pubblico" in "rimborsi elettorali". Ora, la parola "rimborso" indica chiaramente una restituzione, che vuol dire che in linea di principio i partiti spendono un euro, fanno vedere che l'hanno speso e glielo si restituisce. Non è andata esattamente così, infatti (e mi domando se sia legale e come sia stato possibile) i partiti hanno incassato decisamente (DECISAMENTE) più di quello che hanno speso per svolgere le loro attività. La soluzione appare scontata, semplice: aboliamoli. E tra l'altro le recenti vicende dei Lusi e dei Belsito oltre all'innegabile crisi che ci attanaglia non aiutano affatto a formare un'opinione pubblica che non sia decisamente orientata verso questa scelta. Tuttavia c'è bisogno di fermarsi un attimo a riflettere. Abolire i rimborsi non è la soluzione giusta. Nella nostra cultura il finanziamento privato è un concetto che praticamente non esiste. Non mi sembra una soluzione auspicabile in uno scenario in cui, tra l'altro, non oso immaginare come si andrebbe a finire a livello di

"scambio di favori" - il clientelismo, a questo punto legittimato, diverrebbe legge e strumento in mano ai potenti. Più di quanto lo sia adesso. Oltretutto ci ritroveremmo con tutti i partiti nel pugno di qualche miliardario (vi ricorda qualcosa?). Insomma, no. D'altra parte è impensabile continuare in questo modo, con le tesorerie di partito che accumulano, appunto, tesori, spendibili e spesi per sostenere proprie istanze private, finti titoli di studio, ristrutturazioni di terrazzi e amenità varie. Alcuni partiti sono meglio attrezzati di altri, c'è chi già fa certificare i bilanci da società esterne ad esempio,

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È impensabile continuare in questo modo, con le tesorerie di partito che accumulano, appunto, tesori, spendibili e spesi per sostenere proprie istanze private, finti titoli di studio, ristrutturazioni di terrazzi e amenità varie

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ma non basta. È impensabile continuare con questo regime di impunità. Per noi cittadini è insostenibile. Per chi scrive la soluzione è un affidamento ragionato di questi fondi, che se destinati secondo dei crite-

VELOCE come una lumaca

di Gianfranco Marcucci

ri adatti e spesi con trasparenza e per perseguire gli scopi della democrazia è giusto vengano dati. In questo senso la direzione in cui si sta muovendo il governo (creare una commissione presieduta dal presidente della Corte dei Conti che vigili sul tutto) è condivisibile. I bilanci pare dovranno essere, tra l'altro, pubblicati online e tutte le donazioni superiori a 5.000 euro dovranno essere rese pubbliche. Inoltre, last but not least, i partiti potranno investire unicamente in titoli di stato italiani (niente più Tanzanie, ahimé). Tuttavia per ora il testo pare deboluccio e scatena le ire degli abolizionisti e delle opposizioni più radicali, oltre che suscitare riflessioni in chi, come chi scrive, vorrebbe delle misure decisamente più incisive e stringenti sulla questione. Occorre un ripensamento profondissimo del ruolo dei partiti e della politica nella vita del paese, ma purtroppo cambiamenti culturali di questa non avvengono né in due giorni né con una legge nuova. C'è una cosa che batte la legge: la consuetudine. È quella che va cambiata, oltre alle norme: le teste, i pensieri, le idee, e non ultime le facce. Sta a noi giovani cercare il più possibile di incidere su questi meccanismi e su queste scelte: informiamoci, pensiamo, scriviamo e se necessario urliamo le nostre idee. Il futuro, fosse anche per mere questioni di ciclo vitale, è nostro.

Di professione grafico nel mezzo del Cammino della sua terza vita. Qui raccolgo idee e sensazioni. Progetti per il futuro? Decrescere.

È finito il tempo della crescita Chi crede che sia possibile una crescita infinita o è un pazzo o è un economista. Kenneth Boulding

Da un po’ di tempo la lettura della titolazione dei giornali è diventata uno dei miei passatempo preferiti. Ho scoperto così che esiste un abuso della la parola crescita. La maggior parte della narrazione giornalistica attuale ne parla in maniera incessante e per osmosi anche nell’immaginario collettivo è divenuto il mantra più diffuso per scacciare le ombre della crisi economica. Sembrerebbe che non ci sia altra via per uscire dalla congiuntura sfavorevole. Il nostro benessere presente e futuro sembrerebbe legato indissolubilmente al rilancio della giostra dei consumi, vero caposaldo della religione della crescita. Ma siamo veramente sicuri che tornare a crescere sia auspicabile? E soprattutto è possibile tornare a farlo? E se scoprissimo che la causa principale di questa crisi è stata proprio l’ideologia

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della crescita a tutti i costi? Bisogna iniziare a rifletterci seriamente. Pierpaolo Pasolini fu il primo a denunciare in Italia il disastro culturale che questo nuovo modello di sviluppo stava provocando nella nostra società. Fu deriso da alcuni, inascoltato dai restanti. Oggi al disastro culturale dobbiamo aggiungere quello economico con l’impoverimento che stiamo vivendo sulla nostra pelle e soprattutto quello ambientale. La crescita all’infinito diventa difficilmente sostenibile a meno che non si voglia perpetrare la catastrofe attraverso il saccheggio delle risorse naturali che tra le altre cose sono limitate. Non ce ne stiamo accorgendo ma stiamo correndo contro un muro alla guida di una macchina impazzita. La crisi attuale si pone dunque come

opportunità incredibile di cambiamento e di rinnovamento radicale. Siamo testimoni viventi della fine di un’epoca, quella del modello consumo = benessere. Dal suo canto la politica non riesce a cogliere pienamente la portata del fenomeno. Soprattutto i partiti non riescono a fornire progetti politici adeguati che sappiano ridare senso al nostro vivere in comunità, seppur gli stessi partiti siano nati proprio per adempiere a tali funzioni. Si celano dietro a slogan spuntati (la

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domanda, i mercati, i consumi) e affidano le nostre sorti ai ragionieri e alle loro calcolatrici dimenticandosi che proprio il mondo economico è stato il principale protagonista del disastro attuale. È da qualche tempo che penso che sia di nuovo il tempo degli intellettuali e delle loro idee. Bisogna costruire un nuovo progetto di società che preveda nuovi valori e promuova nuovi stili di vita. È una scelta coraggiosa ma credo ormai inevitabile. I tempi sono maturi.


Attualità

IL DIRETTORE IRRESPONSABILE Pensieri e parole sul mondo che ci circonda.

Il buio oltre la siepe? Discorso agli Ateniesi

I

Pericle 461 a.C.

In questo periodo molti Comuni del Litorale Nord (Ladispoli, Cerveteri, Civitavecchia) sono chiamati al voto per eleggere il sindaco. In redazione abbiamo discusso molto se fosse il caso di commentare i risultati del primo turno di queste elezioni amministrative. Alla fine abbiamo deciso di non farlo e pubblicare provocatoriamente la famosa lettera di Pericle. Che serva da monito a tutti i candidati sindaco in questo ballottaggio. Noi di VoiceOver staremo sempre dalla parte di chi la pensa come Pericle. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia. Qui ad Atene noi facciamo così. Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. Qui ad Atene noi facciamo così. La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private. Qui ad Atene noi facciamo così. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore. Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero. Qui ad Atene noi facciamo così. Pericle - Discorso agli Ateniesi, 461 a.C

A

di A. Volta

Avete mai partecipato ad una riunione di condominio? Fatelo, è importante, ne va del futuro del paese. Appare sempre più evidente che gli italiani abbiano un’idea delle dinamiche di confronto politico e civile ispirata ad una puntata di Uomini e Donne. Si litiga, magari vola qualche parola grossa, ma non è grave, alla fine non è così importante trovare un accordo o stabilire chi ha ragione, c’è sempre Maria che arriva con l’ultima parola. Provate a seguire una discussione per la suddivisione dei costi per i lavori del palazzo. Noterete che i proprietari delle case più grandi vivono con disagio il fatto di dover pagare una quota delle spese percentualmente più alta. Per non parlare del ricco studio dentistico del piano terra che casualmente continua a dimenticare di versare la rata mensile. Tutto questo mentre i pensionati continuano a presentarsi puntuali per versare la rata mensile e partecipano stoicamente a tutte le riunioni. Dicesi interessi contrapposti, e gli interessi si sa più sono grossi più si fa spregiudicata la loro difesa. Altro aspetto da considerare, i rancori stratificati negli anni. Non si capisce sempre come siano nati, ma si caratterizzano spesso per una tale carica di antagonismo da precipitare in vere e proprie faide tribali con tanto di alleanze costruite ad hoc. Banale sociologia, così banale eppure così vera in ogni contesto sociale. Qualche secolo fa J. J. Rousseau formulò la teoria del buon selvaggio. Gli egoismi, l’aggressività, gli antagonismi sarebbero solo frutto delle sovrastrutture ed evoluzioni della vita in società. Basta fare un equo contratto tra cittadini e si potrebbe raggiungere un equilibrio virtuoso. A ben osservare lo stato di natura, qualcuno disse poi che piuttosto che ritrovarvi l’affermazione di un potenziale villaggio di hippies spiccavano dinamiche di lotta per la sopravvivenza e di evoluzione della specie. Evoluzione, parola interessante. Descrive un processo, ci sono forze che si muovono, equilibrio, frizione, nuovo equilibrio e così via. In Germania nell’ottocento la chiamarono dialettica. Poi arrivò un uomo con la barba che sbagliando di grosso le previsioni per una

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nuova umanità riconobbe però lucidamente che spesso tra gli esseri umani i conflitti più importanti sono mossi dallo scontro tra interessi economici. Oggi, di fronte ad una crisi epocale in cui agli Stati Nazionali è rimasto solo il potere di decidere quali spese tagliare e quali tasse aumentare per restare appetibili ai mercati finanziari, hanno conquistato la ribalta nazionale due letture solo apparentemente lontane. Ci sono i profeti della tecnica. Loro spiegano che basta analizzare la situazione e prendere i provvedimenti più efficaci. Va superato lo scontro tra fazioni che porta all’immobilismo e tutti devono concorrere a raggiungere i risultati nell’ottica di un bene comune. Non fa una piega, non fosse che questi obiettivi minino spesso la possibilità di sopravvivere dei più deboli a vantaggio di equilibri economici internazionali sempre meno decifrabili. Ma si sa, i condomini più poveri continuano a pagare puntualmente la rata … Gli altri, apparentemente lontani dai supertecnici, sono gli insofferenti. Questi chiedono un punto e a capo. Con cosa? Con tutto. Spiegano che le istituzioni sono tutte marce, non sono più funzionali al benessere del popolo e che chi vi ricopre ruoli va sostituito. Anche qui, nessuna obiezione. Non fosse che questi ultimi sono allergici ad ogni ideologia (cosa buona e giusta), intendendo però come ideologica e inquinata ogni posizione di parte (credo esclusa la loro). Loro per individuare i progetti utili a realizzare il bene comune vogliono invece rivolgersi a tutti i cittadini armoniosamente collegati in rete, perché anche qui ognuno possa concorrere. Perché notoriamente i cittadini hanno tutti gli stessi interessi… Considerando che le riunioni di condominio in giro per l’Italia sono sempre meno frequentate, mi sembra di intuire che molto di quanto si muove in chiave anticrisi vorrebbe prepararci chiaramente all’arrivo di Maria con la consueta ultima parola. Non fosse preoccupante, verrebbe da dire: dopo Benito e Silvio, speriamo almeno che sia femmina.


PRONTI... PARTENZA... VIA!

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Si parte. Sì è vero, è proprio così.

Il 21 maggio quattro di noi voleranno alla volta del Burkina Faso. Saranno dieci giorni intensi, fitti di appuntamenti, incontri e iniziative. Daremo il via ai lavori della Scuola di Yerba Peulh, incontreremo le donne della Cooperativa femminile di Tanghin Dussouri che grazie al nostro intervento inizieranno a produrre sapone, nell’Orfanotrofio Wend Mib Tiri di Yako controlleremo la situazione dei bambini e lo stato dell’ordine della Misola, visiteremo l’Orfanotrofio di Sissin in capitale (un centro che accoglie circa 50 bambini orfani) a Bassi e Zanga raccoglieremo le testimonianze della comunità sui giovamenti ricevuti dalla costruzione della Diga, a Pilimpincou faremo un sopralluogo al sito destinato alla Diga (progetto da finanziare), nel villaggio di Siny controlleremo lo stato avanzamento lavori della scuola. Incontreremo la referente della ONG Bambini nel Deserto Onlus per organizzare la distribuzione del latte in polvere che attraverso un container faremo arrivare in Burkina entro la fine di Giugno (progetto in collaborazione con Laafi Labumbu Onlus e BND). Troveremo il sito adatto in capitale per costruire il Campo Sportivo da intitolare al nostro piccolo Tiziano Maria Navarra.

I nostri

PROGETTI TUTTI I PROGETTI SONO REALIZZATI IN PARTNERSHIP con:

ONG Bambini nel Deserto Onlus

Gli sforzi fatti in questi mesi tra iniziative di raccolta, feste e testimonianze in giro per le varie comunità della provincia, mostreranno finalmente i primi frutti. In questi giorni sarà attivo il sito web www.associazioneanimo.org un vero e proprio contenitore di progetti iniziative immagini e video, dove si potranno condividere idee, sensazioni e spunti per continuare insieme il lavoro. Giorno per giorno si potranno seguire i movimenti dell’equipe di Animo, aggiorneremo quotidianamente il sito web con immagini e testimonianze di viaggio, "Insieme si può" è uno dei nostri slogan, e insieme ci muoveremo per questa nuova avventura. Abbiamo attivato la pagina facebook: Associazione Animo, dove già da adesso si possono visualizzare le schede dettagliate dei progetti finanziati e da finanziare, chiunque abbia sostenuto Animo ha la possibilità di rintracciare facilmente la destinazione delle donazioni effettuate. C’è tanto da fare… ma insieme ce la faremo! Torneremo con altri mille progetti da portare avanti... Animo!

La Cooperativa Femminile

Paese: Burkina Faso Villaggio: Pilimpicou

La Scuola Di Yerba Peulh

Paese: Burkina Faso Villaggio: Tanghin Dassouri Creazione all’interno della comunità locale di una cooperativa femminile per la produzione di sapone, a base di burro di karité. Prevede l’acquisto delle materie prime per la produzione del sapone stesso, tra cui l’olio, il burro di karitè, la soda caustica, il potassio, un densimetro e attrezzature varie. La nascita di una tale attività apporterebbe sviluppi positivi per la cooperativa e per la comunità stessa, non solo dal punto di vista economico ma anche da un punto di vista igienico. Il sapone a portata di tutti permetterà infatti una maggiore igiene personale soprattutto per i bambini, oltre a permettere l’emancipazione delle donne della località e dare loro disponibilità economica per mantenere e curare i propri figli.

Il Barrage/Diga Di Pilimpicou

Paese: Burkina Faso Villaggio: Yerba Peulh Ristrutturazione e completamento di un edificio scolastico composto da una classe e un magazzino nel villaggio di Yerba Peulh. Il villaggio si trova nella zona centro-est del Burkina Faso, è abitato da 3.000 persone. I bambini frequentano da anni la scuola servendosi di un edificio senza finestre, senza pavimentazione in cemento, senza intonaco nei muri, la travatura che sostiene il tetto di lamiera è pericolante, sostenuta con dei pali provvisori che ingombrano l’aula e che rendono precarie le condizioni di sicurezza degli alunni. Nel villaggio sono presenti circa 700 bambini, di cui circa 400 in età scolare.

Obiettivi: • Permettere alle donne di occuparsi di un’attività generatrice di reddito • Aumentare la produzione di sapone nel villaggio • Migliorare le condizioni socio-economiche ed igieniche dei beneficiari • Sostenere le persone in difficoltà • Permettere la scolarizzazione dei bambini • Formare le ragazze che non hanno continuato gli studi.

Obiettivi: • Istruzione primaria garantita a tutti i bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, nel villaggio di Yerba Peulh. • Il secondo degli otto obiettivi del millennio sottoscritti nel 2000 dai 189 stati membri delle Nazioni Unite, dice espressamente che entro il 2015 dovremmo raggiungere l'istruzione primaria universale. Animo vuole dare un contributo affinchè questo risultato venga perseguito.

Beneficiari diretti: Le 25 donne della cooperativa Beneficiari indiretti: Le famiglie e l'intero villaggio Costo complessivo: 550 € Fondi da ricercare: 550 €

Beneficiari diretti: 70 alunni e le loro famiglie Beneficiari indiretti: L’intero villaggio di Yerba Peulh Costo complessivo: 9.000,00 € Fondi da ricercare: 9.000,00 €

Latte in Polvere Paese: Burkina Faso

Beneficiari diretti: 290 orfani in età di svezzamento provenienti da famiglie povere in zone rurali. Costo complessivo: 70.000,00 € Fondi da ricercare: 6.000,00 €

Prevede di mettere a disposizione dell’Action Sociale in 7 distretti sanitari rurali 68.000 dosi di latte in polvere per la prima infanzia (da 6 a 12 mesi), per garantire a 290 orfani da 6 a 12 mesi un’alimentazione corretta durante la delicata fase dello svezzamento che, secondo le raccomandazioni OMS, dovrebbe essere iniziato proprio a 6 mesi e concludersi gradualmente a 18. Il latte, donato da Unifarm S.p.A. (valore di mercato circa € 60.000,00) verrà trasportato dall’Italia al Togo via nave portacontainer,

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Realizzazione di un barrage (sbarramento o diga in corrispondenza di un corso d’acqua) per la formazione di un bacino in grado di garantire l’approvvigionamento d’acqua ai fini agricoli oltre il termine della stagione delle piogge. è un progetto completo di tutte le opere per la gestione ottimale dei flussi d’acqua, per la sicurezza e durabilità dell’opera, la realizzazione di una presa d’acqua per l’irrigazione dei terreni retrostanti. Fa inoltre parte integrante del progetto la realizzazione di un COGES (Comitato di Gestione locale) che cura la distribuzione delle terre agli agricoltori e gestisce la risorsa idrica per allevatori e pescatori in cambio di una tariffa annuale che va a realizzare un fondo per le manutenzioni straordinarie. Una volta terminata la costruzione si prevede di organizzare corsi specifici di formazione per la comunità per il mantenimento del barrage, con indicazioni professionali sulle colture e l’irrigazione. Obiettivi: • Incrementare la sicurezza alimentare; • Diminuire il fenomeno dell’emigrazione dal villaggio. Costo complessivo: 100.000,00 € Fondi da ricercare: 100.000,00 €

e dalla costa raggiungerà il Burkina Faso su ruota. Attraverso un protocollo d’accordo con il Ministero dell’Azione Sociale e della Solidarietà Nazionale, si prevede di far parvenire il latte a cinque divisioni provinciali dell’Action Sociale, che curerà in seguito la sua distribuzione alle famiglie di orfani da 6 a 12 mesi iscritte nelle proprie liste come indigenti o disagiate. Il circuito di distribuzione sarà seguito dalle équipe locali della Rete Laafi Labumbu, Animo e di Bambini nel Deserto, che si occuperanno dei contatti istituzionali, del controllo, della rendicontazione e della visibilità dell’azione.


Una fetta di mondo chiamata:

TERRA degli UOMINI INTEGRI

I

Cronache, progetti e pensieri dall'Orfanotrofio Wend Mib Tiri (Burkina Faso)

di Rita Leorato

Vale sempre la pena

Il nostro cammino per regalare sorrisi e una vita con un futuro accettabile ai bambini dell’orfanotrofio di Yako è lungo, impegnativo, pieno di iniziative, incontri ed eventi. Tra questi abbiamo inserito - con qualche dubbio - anche la nostra presenza alla Sagra del Carciofo.

La sagra è cominciata sotto un pessimo cielo denso di pioggia e mentre con gli altri approntavo il banchetto mi domandavo, con un po’ di pessimismo, quanti si sarebbero fermati, quanti avrebbero pensato che fosse giusto darci una mano, soprattutto quanti ci avrebbero chiesto qualche informazione in più e quanti avrebbero deciso di schierarsi con noi. Infreddolita, bagnata dalla pioggia, mi sono anche chiesta se ne valesse la pena. Comunque per noi era importante esserci e renderci visibili. Tra l’altro, il tempo poi è migliorato e parecchie persone si sono fermate a chiedere notizie. Ma una cosa è stata per me particolarmente importante: un incontro inaspettato. Avevo lasciato il nostro banchetto per avvicinarmi al mare, un elemento che da sempre mi affascina. Mentre cammino, sento una voce alle mie spalle che esclama in tono allegro e voce alta “Buonasera professoré!”. Con la coda dell’occhio vedo un bel ragazzo che mi osserva sorridendo. Mi giro, lo guardo con aria interrogativa, e lui “Non mi riconosci, eh, professoré???” - “Mi sa che ti stai sbagliando” gli dico

sorridendo anch’io “io non sono una professoressa” ma lui ride “No, ma in classe ce venivi eccome! Il Nord, il Sud del mondo, multinazionali, bambini al lavoro… E chi te se scorda più?” Lo guardo colpita. All’incirca una quindicina d’anni fa entravo nelle scuole medie di Cerveteri, Ladispoli e Valcanneto per un breve corso di educazione alla mondialità, cioè un corso di formazione e informazione sui rapporti distorti tra Nord e Sud del mondo, le loro inevitabili conseguenze, gli squilibri ambientali, la povertà, lo sfruttamento minorile. Ho incontrato molti, moltissimi ragazzi che adesso naturalmente non riconoscerei più, come probabilmente quello che mi sta davanti, alto, muscoloso, così apparentemente sicuro di sé. “E così” gli dico “ti ricordi di me, di quello che dicevo?” - “E come no! Me piaceva quando venivi. Dicevi cose interessanti, nessuno ce le diceva. Quei giochi di ruolo sulla forza-lavoro, sulla condizione delle donne e dei bambini, quel libro che ce facevi legge, Lettera a un consumatore del Nord… A professoré, pensavamo ch’era tutto lontano anni luce e invece no, ora ci accorgia-

mo che è tutta realtà, ed è così vicina a noi….”. C’è qualche secondo di silenzio, mi sembra che raccolga pensieri. “E quindi?” incalzo piano. Alza la testa, mi guarda negli occhi “E quindi c’avevi ragione, professoré. Bisogna lottare. Lottare per un mondo migliore, più giusto, lottare per i più deboli perché stamo tutti sulla stessa barca e se s’affonna, s’affonna tutti insieme!”. Mi sorride, alza una mano per salutarmi e già si è perso nella folla. Lo guardo sparire senza riuscire a dire nulla. Beh, io non ho mai parlato di “barche che affondano”, è un concetto troppo abusato per proporlo, però è una giusta deduzione logica. Anni di incontri apparentemente senza risultati acquistano ora la loro enorme importanza. Tempi e spazi tolti a se stessi, alla famiglia, agli amici con il vago sospetto che non portino a niente magari arrivano ad uno, uno solo… Ed è già vittoria. Quei semi gettati, perfettamente consapevole che non saprai mai se e come daranno frutti, bisogna avere la forza ed il coraggio di continuare a gettarli. Vale sempre la pena.

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Musica

ALEXIA di Alessandro Valotta

LA MUSICA? COME IL CAFFÈ LA MATTINA

L

L'artista, che ha vinto dischi d'oro e di platino, si è esibita a Ladispoli il 15 aprile in occasione della Sagra del Carciofo Romanesco organizzata dalla Pro Loco di Ladispoli.

Per Alexia la musica è…? «Come il caffè la mattina! È un elemento importantissimo di cui non riesco farne a meno». Parliamo di musica anni '90: secondo te potrà mai tornare la vera musica dance? «Magari, beh sarebbe bello perché comunque la dance anni '90 non è soltanto un sound ma un’epoca in cui eravamo tutti quanti spensierati e ottimisti, oggi il panorama è tutt’altro che ottimistico e probabilmente se ci fosse un ritorno di questo tipo di musica potrebbe esserci un ritorno di ottimismo da parte di tutti soprattutto dei giovani. Io ci sono anche se sarò un po’ vecchietta!». Rimanendo sempre in tema anni '90, cosa hai provato quando hai ascoltato la tua voce come colonna sonora di “Trainspotting” sicuramente uno dei film più celebri di quel decennio? «Quando ho registrato quel pezzo ancora non facevo ufficialmente parte del progetto ICE MC e ogni volta che lo ascoltavo alla radio era sempre un colpo cuore perché sarei voluta essere in tour! Quando invece l’ho ascoltato nel film è stato sempre un colpo al cuore ma ero più tranquilla e serena perché facevo ufficialmente parte del progetto». Spazi dal Pop-rock all’R&B al Soul, senza dimenticare che sei partita con la Dance; scrivi testi in inglese ed italiano. Come hai vissuto i vari passaggi di genere e di lingua? «Non lo so, è come quando cerchi delle strade nuove, a volte cammini per le strade a piedi e devi assaporare quello che ti circonda e io sono ingorda di musica e di emozioni e volevo appunto sperimentare e poi dopo tante esperienze comunque ti rendi conto qual è la tua vera natura e poi ricaschi nelle cose in cui sai che ti rappresentano di più e alla fine penso

Nome: Alessia Aquilani

SCHEDA

Data di nascita: 1967-05-19 Luogo di nascita: La Spezia, Italia Segno zodiacale: Toro Album: 12 (Fan Club, 1997; The Party, 1998; Happy, 1999; The Hits, 2000; Mad For Music,

che siano nella melodia presente nelle mie canzoni dance del passato e l’energia che non possono mai mancare». 11 album pubblicati in oltre 20 anni di attività, ma qual è il brano a cui sei più affezionata e perché? «È difficilissimo perché ogni canzone ha rappresentato un momento storico per me importante. Think about the way per me è stato veramente un trampolino di lancio notevole perché da semplice corista sono diventata un’artista di punta della casa discografica dell’epoca. Poi Uh la la la che mi ha lanciato in tutto il mondo e poi ovviamente c’è stato il passaggio dall’inglese all’italiano quindi il palcoscenico di Sanremo: un mondo completamente nuovo. Ho cominciato a camminare con le gambe più forti perché è un mondo più piccolo ma più cattivo ma insomma, a forza di spallate e gomitate, alla fine ce l’ho fatta!». A proposito di Sanremo, a chi hai dedicato la vittoria del Festival? «Mi ricordo che all’epoca la dedicai a mio padre che mi vegliava e mi controllava dall’alto perché non ha potuto godere del mio primo lancio nel mondo dello spettacolo perché se n’è andato via prima». Tuo padre tra le altre cose da come si evince da un tuo bellissimo brano è stato il tuo punto di riferimento e una persona importante nella tua vita. Cosa ti ha insegnato maggiormente e quali consigli ti ritrovi ora che sei una cantante di successo? «Mio padre era una persona molto cortese quasi di altri tempi e mi ha insegnato ad essere sempre onesta e forse mi ha insegnato a trovarmi una persona come lui!». Con chi ti piacerebbe fare un duetto in futuro e con chi non ti piacerebbe farlo?

2001; Alexia, 2002; Il cuore a modo mio, 2003; Gli occhi grandi della luna, 2004; Da grande, 2005; Ale', 2008; Ale&c., 2009; Stars, 2010) Ultimo Singolo: Biancaneve (feat. Mario Lavezzi) Ultimo album: Stars. Un album di inediti e dalle sonorità imprevedibili che spaziano dal rock al rock-pop fino ad accostarsi a sfumature tipicamente

black e dalle vocalità R&B. Il primo singolo in uscita, in contemporanea al videoclip, dal titolo “Star” è invece una ballata groove tipicamente anni '80, che riflette la “nostalgia degli anni passati”, quando la tv rendeva popolari le star dell'epoca che hanno fatto sognare intere generazioni con uno stile privo di esagerazioni e volgarità. Premi: prima a San Remo 2003, se-

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«Con chi non mi piacerebbe farlo penso sia una cosa un po’ brutta da dire! (ride, ndr). Se sentissi una persona dire io con Alexia non vorrei mai cantare perché non mi piace come modula la voce ci rimarrei male e quindi visto che mio papà mi ha insegnato ad essere cortese e carina a questa domanda non ti rispondo! Con chi mi piacerebbe? Con chiunque ci metta il cuore, la passione e che lasci qualcosa. Ho fatto duetti con tanti artisti anche molto lontani dalla mia cultura musicale come Angelo Branduardi, che mi ha lasciato tantissimo». C’è in circolazione o all’orizzonte in Italia, una nuova Alexia? «No una nuova Alexia non la vedo nel senso che non c’è proprio spazio nel mercato questo momento per il genere di musica che facevo io. Tutti fanno ballate, pezzi un po’ strappalacrime si vede che funzionano e i ragazzini vogliono quelli perché sono cambiati totalmente i tempi e l’atmosfera in generale, per cui non la vedo! Spero che arrivi ma se non arriva è lo stesso, ci sono sempre io: l’originale!». Progetti per il futuro? «Adesso parte il tour per cui allestimenti la grande adrenalina che questa cosa ti dà. Sicuramente concerti, un progetto che sta per partire ma non so quando perché la mia voce visto che ho avuto una figlia da poco è stata a riposo e voglio essere in forma al 100%!». Un pensiero libero per chiudere! «In questo momento vorrei tanto che la nostra nazione ritrovasse la dignità che si è un po’ persa con gli anni perché siamo un paese bellissimo. Io giro il mondo e quando torno veramente mi si chiude lo stomaco perché non è possibile, siamo amati in tutto il mondo e non possiamo ridurci così».

conda a San Remo 2002 Prima della carriera solista: vocalista di Ragazzi Di Migliarina, Brother Machine e Ice MC Official Website: www.alexiaofficial.com Anno d'oro: 1997. In questo anno vende più di 600 mila copie esce con l'album Fan Club, scala tutte le classifiche europee e si aggiudica molti dischi d'oro e di platino.


Musica

USCITE

INDIE

Musica

Maggio

MARILYN MANSON Born Villain

BEST COAST The Only Place

La sua musica? Un mondo interiore tutto particolare.

è

MYSTERY JETS Radlands

Artista:

Boxerin Club

BLACK EYED DOG Too Many Late Nights

Album: Tick Tock (Here It Comes)

Label: Bomba Dischi Anno: 2012 Genere: Indie, Rock, Folk

Tracklist LOWER DENS Nootropics

1. Hedgehogs 2. September Thought 3. It Takes Two To Tango 4. Golden Nose

di Martina Droghei

È uscito il 19 aprile il primo EP dei Boxerin Club, nuova band emergente sulla scena indie romana. I Boxerin Club nascono nel 2010, sono quattro ragazzi giovanissimi: Matteo Iacobis ( voce e chiatarra), Gabriele Jacobini (chitarra) , Matteo Domenichelli (basso, cori) e Francesco Aprili (batteria). Il loro primo EP “Tick Tock (Here It Comes)” è stato pubblicato da Bomba Dischi, etichetta discografica indipendente nata il 30 marzo che ha come progetto quello di produrre giovani artisti emergenti. Dopo due anni di concerti ed esi-

www.myspace.com/boxerinclub www. facebook.com/pages/Boxerin-Club/92091008362

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Verso un economia sostenibile:stiamo cercando nei limiti del possibile di far viaggiare meno le merci scegliendo dei prodotti locali... Ad esempio per i vini ci riforniamo dalle cantine di zona (al massimo 50 km) tipo Tenuta Tre Cancelli, Cantina La Rasenna, Casale Cento Corvi, Cantina del Castello di Torre in Pietra, mentre per il pesce ci rifornisce Enea Fornari, pescatore di Ladispoli, dal quale prendiamo quello che il mare ci offre a seconda della stagione, inoltre alcune birre sono dei più noti birrifici laziali, tipo ‘Na Biretta, Birrificio Tur-

bizioni nei più importanti club della capitale, i Boxerin Club non solo hanno pubblicato il loro EP, ma sono anche i primi artisti ad essere lanciati dalla nuova label romana. I quattro giovani si sono già fatti notare dalla rivista inglese NME, che li ha scelti per farli suonare a Roma durante la sua festa “Club NME”. Tick Tock (Here It Comes) è stato registrato e mixato da Giancarlo Barbati presso lo Snakes Studio di San Lorenzo a Roma. L’EP, composto da quattro tracce, si apre con Hedgehogs, brano presente anche in versione acustica su youtu-

be, per la regia di Lorenzo Muto. A seguire September Thought, ballata malinconica e It Takes Two To Tango, in cui si crea un gioco di voci. A chiudere l’EP troviamo Golden Nose, primo singolo estratto, uscito in anteprima il 19 marzo, un mese prima dell’uscita dell’EP. Tick Tock (Here It Comes) è stato presentato il 19 aprile all’INIT Club, durante la festa di Bomba Dischi. Forte presenza sul palco e live energici: i Boxerin Club promettono bene con il loro primo lavoro discografico e si spera di conoscerli meglio con un intero album.

bacci, ecc... Inoltre un’attenzione particolare la dedichiamo all’utilizzo di prodotti non solo locali, a km zero e nostrani, ma anche biologici. Diversi sono i piatti inseriti nel nostro nuovo menù dedicati proprio ad una cucina Bio. Ciò nonostante la nostra attenzione va anche verso quei prodotti di ottima qualità non locali, anche se in misura limitata. Nuova è l’introduzione nel nostro menù del famoso Jamon sèrrano Pata Negra. Novita della stagione 2012: offrire prodotti alternativi a quelli esclusivamente commerciali. Lo facciamo con l’introduzione di latte vegetale biologico ed italiano, di soia, mandorla, riso, miglio, avena e farro, con i quali prepareremo frullati fatti rigorosamente con frutta fresca, e bibite e bevande biologiche ed equo-solidali. Siamo convinti che è possibile sviluppare un economia più attenta e di conseguenza proiettata verso il futuro. Abbiamo iniziato anni fa lavorando ed accogliendovi in una struttura eco sostenibile costruita interamente in legno. Stiamo continuando il nostro percorso valorizzando quelli che sono i prodotti del nostro territorio. Crediamo e speriamo di essere i promotori di una nuovo modo di fare turismo sicuri che una attenzione all’ambiente ed alle economie locali sia un beneficio sia per noi che per la collettività. A breve arriverà online il nostro nuovo sito internet www.malibubeach.it, un blog dedicato all’ambiente, alla musica, al buon cibo, al buon bere, al mare e agli amici, al surf e ai viaggi. Speriamo anche quest’anno di regalarvi una splendida estate...con un’attenzione in più!

Dal martedì al venerdì 17:00/24:00 - sabato e domenica 11:00/24:00

lungomare marina di palo - ladispoli - rm - 06 9948689 - 349 5641126 - 347 0076943 11


Musica

PIOTTA

di Flavio Atzori

ODIO GLI INDIFFERENTI

A

Artista poliedrico, verace, vivo e mai banale. Nelle sue corde scorre l'anima Rap, ma non solo. L'intelligenza di un artista si vede anche dalla sua voglia e volontà di mettersi sempre in gioco, affrontando temi scomodi con amara ironia. Una presa di coscienza in note. Questo è Odio gli Indifferenti; questo è Piotta.

Partiamo subito dal titolo dell'album: da cosa deriva questa scelta? «Una grande frase, quanto mai attuale. Le parole di un pezzo da novanta della cultura mondiale accanto a cui con molta umiltà accostiamo le nostre, ovvero le mie rime e quelle di Pierpaolo Capovilla dal Teatro degli Orrori, ospite nella titletrack dell'album. Il mio odio è un mix di rap, rock e reggae, che vuole superare generi e barriere. Prendo posizione, mi espongo, cerco un confronto, metto in discussione». Questo è il tuo settimo lavoro: dal 1999 qual è stata la tua evoluzione, il tuo percorso musicale? «Ogni mio album - a partire dal primo con La valigia e Ciclico - aveva brani impegnati o intimi. La maturazione mi ha portato a prendere sempre più consapevolezza di me e da tempo non ho più bisogno di un personaggio per arrivare a tutti, basta Tommaso con la forza delle sue idee. Ci tengo a dire che la mia è un'evoluzione che non rinnega il passato ma che ne fa tesoro. Al passato ho sottratto sempre più all’estetica per puntare dritto al futuro grazie ad ampliata capacità d'arrangiamento, di scrittura e d'esecuzione di musiche e testi». Esiste una sincronia tra il tuo percorso personale e quello musicale, o più semplicemente hai progressivamente avuto più libertà di espressione? «Ne ho sempre avuta. La cosa che è maggiormente cambiata è che ora posso liberamente scegliere i miei collaboratori, dal fonico al promoter, cercando tra tutti quelli con maggior empatia e comune visione della vita e dei suoi valori. Nella nostra visione la qualità è più importante della quantità perché non è detto che all'aumento del PIL, partendo dal caso singolo fino ad arrivare a livello nazionale, corrisponda aumento di felicità, anzi...».

In "Odio gli indifferenti" hai collaborato con Adriano Viterbini, Pierpaolo Capovilla, Bunna, Francesco Di Giacomo, Rancore & DJ Myke. Perché la scelta di questi artisti? Cosa ti hanno offerto a livello musicale?

Quali sono le tematiche che tocchi in questo nuovo album?. «Gli argomenti spaziano dal lavoro (Troppo Poco) alla politica (I.N.P.S. ‐ In Nome del popolo Sovrano), dal controllo delle masse (Il Domatore), dall’indi-

La trasversalità artistica maturata da Piotta in ambito hip hop, si è velocemente allargata anche al mondo del rock tanto che alle collaborazioni dell’ultimo lavoro (Ska P, 99 Posse, Rezophonic, Roy Paci) se ne aggiungono altre di notevole rilievo come Pierpaolo Capovilla leader del Teatro degli Orrori e Francesco di Giacomo voce del Banco del Mutuo Soccorso. C’è spazio anche per il reggae con l’inconfondibile timbro di Bunna dagli Africa Unite e per giovani di gran talento quali Adriano Viterbini chitarrista dei Bud Spencer Blues Explosion, Jacopo Volpe batterista dei Vanilla Sky, Rancore e Ra‐b leader dei Lemmings e co‐produttore dell’album Odio Gli Indifferenti, così come del precedente “S(u)ono Diverso”.

PIOTTA «Tutti grandi artisti, ognuno col suo percorso. Li ringrazio per aver contribuito al successo di critica e di pubblico di questo album che ritengo al momento il mio miglior lavoro. Prog, rock, blues, reggae, rap, il problema non è cosa facciano ma come lo facciano. Lo scopo è superare le barriere. Al di là dei generi contano la grande affinità umana, il rispetto, il carisma, la credibilità e logicamente ultimo ma non ultimo l'indubbia capacità artistica, come in tutti i suddetti casi». Al riguardo, puoi offrirci qualche aneddoto particolare? «Vi potrei raccontare dalla casa che Francesco di Giacomo ha costruito pezzo dopo pezzo con le mani con grande gusto per le cose antiche, le pietre, il legno. Di un ragazzo con le mani d'oro che oltre ad avere una gran voce sognava di fare il muratore. Ma ci pensate oggi che il top è fare il tronista o un reality show? Nutro enorme stima per Francesco, un grande artista ed un grande uomo».

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gnazione contro il qualunquismo antiromano della Lega Nord (Io Non Rido) alle manifestazioni studentesche dello scorso anno (Roma Calling), dai diritti delle coppie di fatto all’eutanasia (Metto In Discussione), dal nucleare alla grande vittoria popolare al recente referendum sull’acqua (Goccia Dopo Goccia), dalle missioni di pace al dovere di lottare in questo specifico momento storico senza farsi abbattere ma anzi trasformando anche il dolore personale in un risorgimento umano ed artistico (Piazzale Lagosta, 1)». Il primo singolo uscito di questo Album è Piotta è Morto. C'è un motivo particolare per cui hai scelto questa canzone? «L’idea nasce da un sogno dove una serie di persone mi “perseguitavano” chiedendomi quando sarei tornato con un pezzo simpatico. Altri rapper famosi invece mi additavano per la mia attitudine poco “gangsta” e la miscela sonora fuori dagli schemi hip hop. Da qui l’idea di giocare con il dissing realizzando sarcasticamente un auto-


In ESCLUSIVA per VoiceOver

dissing. Un pezzo da dancefloor che nasconde tra le pieghe il suo messaggio più forte: uccidetevi e risorgete mille volte!». Con l'uscita dell'album è partito anche il tour. Poniamo che io sia un ragazzo che non ha mai ascoltato Piotta "Live" e vuole venire a vederti. Che spettacolo deve attendersi? «Due ore di rap, rock, reggae con tutta la band. Dai pezzi nuovi alle hit storiche, arrangiate per l'occasione in chiave rock, citando parecchi classici. Sudore, pogo, riflessioni, emozioni. Mente e cuore uniti, informazione ed intrattenimento. Un live... a testa alta!».

Sei uno degli artisti che hanno reso grande l'Etruria Eco Festival. Puoi parlarci di quest'esperienza? «Bellissima davvero. Un gruppo di ragazzi unito come pochi altri. Un sogno e con esso la forze di realizzarlo in un contesto che solo degli ignoranti potrebbero vedere come una realtà di provincia alle porte di Roma. Siamo invece nel cuore della storia, nella culla dell'Etruria, tra siti archeologici unici al mondo. A questo si somma il rinnovato slancio delle nuove generazioni, la voglia di mescolare passato e presente per guardare al futuro in una prospettiva diversa, sociale, politica

ed umana». Hai qualche aneddoto particolare che ricordi sull'Etruria Eco Festival? «l'Etruria Eco Festival è musica di qualità... Gratuita!!!».

Odio Gli Indifferenti è il nuovo “secondo” album di Piotta, sebbene sia il settimo lavoro di studio. Il precedente “S(u)ono Diverso” ha infatti aperto un nuovo capitolo della sua lunga carriera, apprezzata sia dalla critica, sia dal pubblico che ha sostenuto Piotta e la sua band in oltre 100 live in tutti i capoluoghi d’Italia, tra club e festival, centri sociali e manifestazioni.

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FRAME

Cinema

I

Teatro Il cinema visto da chi va al cinema.

di Shaila Risolo

Il lancio della bottiglia

Una bottiglietta di vetro lanciata in aria. Si muove. Volteggia. Fa diversi giri su stessa. È una bottiglia trasparente, vuota e senza tappo. Danza sullo sfondo azzurro del cielo terso di luglio. Sembra che si muova dall’alto verso il basso, lentamente. I movimenti sono anomali, pare che vada a rallentatore, che fluttui senza una coerenza spazio- temporale. Senza un reale aggancio con il mondo che le sta intorno. L’unico contatto con la realtà proviene da una voce di donna, fuoricampo, che parla in inglese e dice “This is the first movement in the history that it's not asking anything for its own”. La bottiglietta arriva a terra, ma più che frantumarsi si ricompone. È allora che la storia può avere inizio. È da questa bottiglietta che tutto ha origine. E la storia è quella della strage del G8 di Genova nel 2001. Questa innocua bottiglietta potrebbe essere stata una bomba, una molotov, una dinamite o una coltellata, ma il risultato sarebbe stato sempre lo stesso. Il lancio vuoto di questa bottiglia vuota sarà anche il ritornello di tutta la pellicola di Vicari. Farà da raccordo fra una storia e l’altra, tra le varie testimonianze, tra i salti temporali necessari per ricostruire gli eventi di quel giorno. Quando la bottiglietta è in aria è facile presupporre che arriverà a colpire qualcuno, che finirà sulla testa di un poliziotto,

di una donna, o addirittura di un bambino. Provocando inevitabili ritorsioni. Invece è come un fuoco d’artificio acceso male. Arriva per terra. Affoga su se stessa, implode. Non fa notizia. Nessuno la vede. Inutile e senza senso. È solo lo stupido lancio di una stupida bottiglietta. Ma poi quando arriva a terra si frantuma, così come si frantumano i sogni di quelle persone che erano in quella scuola, in quella calda notte di una domenica di luglio. “Tutto questo casino per una bottiglietta” dirà una poliziotta fuori dalla scuola, mentre dentro il massacro era già iniziato. Se quel braccio muscoloso giovane e ribelle non avesse compiuto quel gesto, q u e l l ’a z i o n e reazionaria e imprevista, forse non ci sarebbero stato nulla di tutto questo. Neanche questo film. Niente urla strazianti nel cuore della notte, manganelli duri su carne molle, telefonate incalzanti di madri disperate in cerca di figli dispersi, rumore di anfibi che corrono per le scale; non ci sarebbe stata la ricerca ansiosa di un nome fra le righe di un giornale, né i lividi, le cicatrici, il sangue sui termosifoni, sulle pareti, per terra, pozze di sangue, sangue fresco di persone giovani, rosso sangue, sangue ovunque. Se quella bottiglietta non avesse fatto quel tuffo tutto questo non ci sarebbe stato. O forse sì.

USCITECINEMAMAGGIO da venerdi 11 maggio

Dark Shadows

Regia di Tim Burton. Con Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Helena Bonham Carter, Eva Green, Chloe Moretz. Il regista Tim Burton porta sul grande schermo la serie cult classica “Dark Shadows” in un film interpretato da un cast di attori stellari, guidati da Johnny Depp, Michelle Pfeiffer ed Helena Bonham Carter. Nel 1752 Joshua e Naomi Collins, insieme al figlioletto Barnabas, salpano da Liverpool, in Inghilterra, in cerca di una nuova vita negli Stati Uniti. Ma neppure l'oceano è sufficiente a sfuggire alla maledizione che ha colpito la loro famiglia.

da venerdi 11 maggio

Tutti i nostri desideri

Un film di Philippe Lioret. Con Vincent Lindon, Amandine Dewasmes, Marie Gillain,

VINCENZO DIGLIO di Alessia Fiorani

In ESCLUSIVA per VoiceOver

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A sentire il nome di Vincenzo Diglio vengono in mente i lavori che hanno avuto più risonanza televisiva, come "I Ragazzi Del Muretto", "Vento Di Ponente", "Un Posto Al Sole". E dietro tutto questo, come spesso succede, c’è molto di più: la scuola di recitazione con Proietti, l’esperienza in Francia (con Claude Brasseur, il padre di Sophie Marceau ne Il Tempo Delle Mele), i lunghi anni di lavoro duro in Giappone, i corsi di recitazione in cui insegna e la regie teatrali... soprattutto, c’è la precisa volontà di scoprire e far vedere qualcosa di nuovo del teatro, che Diglio considera il vero fulcro di ogni tipo di sperimentazione. «Sembra ovvio da dire», esordisce «ma batto su questo tasto perché è una cosa importantissima, e di solito non si fa: la selezione. Io seleziono gli allievi in base alla diversità fisica e di impatto emotivo. Ogni allievo ha particolarità che la recitazione mette in luce. Sono un insegnante severo, i ragazzi lo sanno, ma mi seguono perché il mio obbiettivo è far emergere quello che c’è in ognuno di loro. Oggi la selezione, al cinema per esempio, non si fa più. Molti talenti sprecati non hanno la possibilità di vivere facendo quello che amano di più, e chi dall’estero viene a girare in Italia si affida a agenzie che chiamano gli attori senza far fare provini». E cosa rimane? «Attori e registi che non si mettono in discussione. Caratteristi che fanno parti da protagonisti e viceversa. Alcuni, che con Fellini non avrebbero girato più di due scene, si ritrovano a fare film su film in cui sono protagonisti. Un grande attore mette se stesso nel personaggio, mai il personaggio nell’attore come invece sta facendo ultimamente anche De Niro... E la caduta è evidente, perché il cinema ingigantisce tutto, una mossa, un’espressione sono decuplicate. Se c’è una stonatura si vede bene. In Giappone ho imparato duramente cosa significhi rappresentare i sentimenti, metterli in atto quando si recita. Il teatro poi è ancora più chiuso del cinema, più delicato. Il Centro Sperimentale, per esempio, è in crisi». Parlami dei tuoi ragazzi. «Sono una grande soddisfazione. Adesso posso permettermi di fare quello che voglio, cioè portare avanti i miei progetti e le mie sperimentazioni. Ho cominciato a insegnare alle scuole elementari, sono passato ai licei come il Lucrezio Caro, con la collaborazione del preside... Insegnare a ragazzi non professionisti che hanno uno slancio fortissimo verso la recitazione, e quindi l’umiltà e la ricettività verso di me,

Yannick Renier, Pascale Arbillot. Nell’Occidente ai tempi della crisi è facile trovarsi stritolati dal meccanismo implacabile del mercato: si cerca un prestito per uscire dalla povertà e si può finire in tribunale senza via di scampo.

sene. Fa in tempo però a consegnare una chiavetta di computer al giovane analista Peter Sullivan dicendogli di fare attenzione. Peter, dopo che i suoi compagni di lavoro sono usciti, scopre che i dati che emergono dai file di Eric dicono che la banca, appoggiandosi su azioni virtuali, ha le ore contate. Sullivan mette in allarme le alte sfere e si convoca nella notte una riunione di emergenza. Bisogna decidere in tempi rapidissimi il da farsi o il crollo dell’istituto sarà verticale. Le scelte da compiere dovranno fare (o non fare) i conti con l’etica.

da venerdi 18 maggio

Margin Call

Un film di J.C. Chandor. Con Kevin Spacey, Paul Bettany, Jeremy Irons, Zachary Quinto, Penn Badgley. Wall Street. Eric Dale, uno dei capi settore di una grossa banca di credito finanziario, viene licenziato in tronco. Ha solo pochissimo tempo per prendere i suoi effetti personali ed andar-

da venerdi 25 maggio

Silent Souls

Un film di Aleksei Fedorchenko. Con Igor Sergeyev, Yuriy Tsurilo, Yulia Aug, Ivan Tushin. Alla morte dell’adorata moglie Tanya, Miron chiede al suo migliore amico, Aist, di 14

i testi, i compagni e gli altri insegnanti, può far nascere davvero qualcosa di bello. Con la compagnia Chi È Di Scena saremo ospiti al festival di Tindari dal 20 al 27 maggio, poi porteremo la Commedia dell’Arte alla Casa Internazionale Delle Donne a Roma. A fine giugno avremo uno stage a Trieste, poi proseguiremo con le lezioni fino ad agosto. A ottobre vorrei portare uno spettacolo al Teatro Ghione, e a novembre avremo il festival Dire Giovani È Dire Futuro, a Roma, che riunirà varie scuole d’Italia sul tema “Sognare è lecito”». Cosa ti piace del teatro oggi e chi è, secondo te, un grande autore. «Mi piacciono le commedie francesi e lo humour inglese. Un grande autore è Alan Ayckbourn, che ha un centro di sperimentazione a Scarborough... Ayckbourn mette in discussione tutto, se stesso, il teatro, il linguaggio... Ho intenzione di portare in scena alcuni suoi lavori». Un’ultima parola? «Largo alla professionalità e ai giovani, che hanno tanto da dare. Da qui, veramente, potremmo ripartire. Chi volesse discuterne, o avere informazioni su quello che facciamo, può scrivermi a ilbauledeisogni@ gmail.com». aiutarlo a dirle addio secondo i rituali della cultura Merya, un’antica tribù ugro-finnica del lago Nero, pittoresca regione della Russia centro-occidentale. Nonostante la popolazione Merya sia stata assorbita da quella russa nel XVII secolo, i suoi miti e tradizioni si sono perpetuati nella vita moderna. I due uomini partono per un viaggio che li porterà per migliaia di chilometri attraverso terre sconfinate. Assieme a loro, due piccoli uccelli in gabbia. Lungo la strada, Miron condivide i ricordi più intimi della sua vita coniugale. Ma quando raggiungono le rive del lago sacro dove si separeranno definitivamente dal corpo, Miron si accorge di non essere stato il solo ad amare Tanya.


Teatro

VoiceOver consiglia

neiTEATRI

Fino al 20 maggio Teatro Greco

a Maggio

IL MONACO NEL LETTO di Alessia Fiorani

I

Impossibile non ridere. Enzo Avolio riadatta ‘O Scarfalietto di Eduardo Scarpetta e lo mette in scena al Teatro Greco fino al 20 maggio. I costumi curati e la bella scenografia presentano allo spettatore un’impeccabile immagine di coppia altoborghese di mezza età, annoiata e astiosa... ma l’immagine va presto in frantumi, e la coppia impersonata da Don Felice Caccavale (Gianni Nazzario) e dalla moglie Amalia (Donatella Pandimiglio) si rivela sanguigna e vivace, impegnatissima a creare e decostruire scene minuto per minuto e battuta dopo battuta. Amalia e Felice svelano origini popolari che si riversano in un linguaggio scenico curatissimo e brillante, un mix di italiano, napoletano e romano, condito da gesti e scatti che costruiscono tutta la commedia. La questione da dirimere è chi, in piena estate, abbia messo il ‘monaco’, ovvero lo scaldaletto, fra i due coniugi, scatenando le ire del marito che voleva avvicinarsi alla moglie e si è invece bruciato. Su questa ridicolaggine scattano le liti e le richieste di divorzio da entrambe le parti: la moglie comincia a rivangare il passato, pentendosi di

averlo incontrato e sposato. Il marito, sentendosi continuamente umiliato dalla donna, inizia a cercare ogni pretesto, comprese botte e schiaffoni, per far ricadere la responsabilità del divorzio sulla moglie. Fra i due bravissimi coniugi si destreggiano il domestico Michele Pappafava, detto FrouFrou, e una girandola di personaggi improbabili, dalla ballerina in cerca di marito all’anziano, ridicolo e ricco nullafacente (il suo amante) vestito da Cappellaio Matto, fino all’esuberante e spagnolissima di lui consorte, che aggiunge al napoletanoromano-italiano un tocco di spagnolo ‘de noantri’ e una lunga e nutrita serie di minacce verso i due amanti. Il bello è che i coniugi Caccavale, in realtà, prendono il divorzio proprio come una commedia, e nei loro scontri e nei duetti musicali c’è una leggerezza nell’uso del linguaggio che è in grado di trascinare il pubblico di risata in risata fino alla fine dello spettacolo. Avoli, regista e autore dell’adattamento, punta davvero tutto sulla genialità del testo, il resto è solo ‘contorno’, compresi i due avvocati che cercano di calmare i bollenti spiriti di tutti, uno

dei quali, Garganelli, ha una estrema, incontrollabile facilità allo scambio di parole su una base di assonanze/consonanze, riuscendo a complicare anche la frase più semplice, e anche se, come succede spesso in Italia, risulta impossibile da verificare, si dice in giro che l’avvocato “conosce la legge a menadito”. Come commedia farsesca, Il Monaco Nel Letto è stata da sempre relegata nell’angolo del teatro vernacolare, ma i ripetuti pienoni registrati a teatro dimostrano la precisa volontà del pubblico di voler deliberatamente ignorare la decisione della critica cosiddetta ‘alta’, forse rappresentata dall’integerrimo giudice (Luigi Montini) arrivato a Napoli dall’ordinatissimo nord per presiedere la causa di divorzio. Costretto, da varie circostanze, ad entrare in aula senza scarpe, inizialmente irritatissimo per le scene che si svolgono in aula, finisce anche lui per conformarsi e rassegnarsi alle scenate e agli intrecci che gli interpreti insistono per recitargli davanti, fino alla comica risoluzione finale. Mai mettere un monaco fra moglie e marito...

The History Boys è la storia delle passioni e degli slanci di un gruppo di adolescenti, studenti di una prestigiosa scuola inglese. Vincitrice di tre Premi Ubu, tratta dalla pluripremiata commedia di Alan Bennett, va in scena al Teatro India dal 2 al 13 maggio. Spalleggiati da due insegnanti che li spingono a sviluppare le loro curiosità e inclinazioni, i ragazzi vengono osteggiati dal rigido preside della scuola, deciso a servirsi di tutti i poteri di cui è in possesso pur di mantenere alto il nome della scuola e le tradizioni, compreso cercare di trasformarli in affidabili futuri cittadini... di plastica. Sette Bambine Ebree, di Caryl Churchill, ha scatenato e continua a scatenare un vespaio di polemiche. Dall'Olocausto a Gaza, l'autrice sottolinea la presunta confusione dell'identità ebraica, personificandola in sette adulti che suggeriscono cosa dire e cosa non dire a sette bambine ebree situate in epoche storiche tra loro differenti. Churchill denuncia l'aggressione, il calcolo e l'insensatezza delle guerre, il cui elemento scatenante è, secondo l'autrice, il non voler vedere, il non mettersi in discussione. Al Teatro Eutheca dal 10 al 13 e dal 17 al 20 maggio. Dal 15 al 27 maggio, Lina Sastri sarà al Teatro Eliseo con Per la Strada / 'mmiezz 'a via, di cui è anche autrice e regista. Protagonista di questo spettacolo in prosa, musica e danza è Napoli, teatro di tutte le emozioni umane e scontro di mille contraddizioni. La città trattiene la donna che vorrebbe andarsene, e con la forza dei ricordi e delle passioni la costringe a esplorarla nell'arco di una lunga giornata, facendole rivivere drammi e sentimenti di una vita.

KCAB di Alessia Fiorani FORWARD BACK La crisi continua a erodere il mondo dello spettacolo, nonostante le richieste di fondi e le proteste dell'Associazione nazionale teatro e spettacolo... che non ha portato a nessun progresso. In febbraio Franco

Scaglia, presidente del Teatro di Roma, era fiducioso che gli amministratori pubblici avrebbero riconosciuto l'importanza del teatro per la cultura. A parole, sicuramente. E senza fondi.

FORWARD Gli allievi del corso di teatro Chi è di scena! hanno recitato Chi ti credi di essere...Baudelaire? alla Casa Internazionale delle Donne lo scorso 13 aprile. Combinazione di poesia ottocentesca del grande poeta francese, e musica e danza moderne, lo spettacolo mette in scena il nodo at-

trazione/conflitto fra i due sessi e la ricerca dell'identità individuale, entrambi bene espressi dalla compagnia di giovani attori diretti da Vincenzo Diglio, che continuerà a sperimentare nuovi testi in varie rassegne fino a novembre, sia a Roma che nel resto d'Italia.

ILI E VERI!

QUELLO CHE C’È... C’È! CON SCONTI INCREDIB

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LaFINESTRA diFRONTE

Il vecchio e

Il BAMBINO S.G.: il nipote

ilvecchioeilbambino.tumblr.com

Proverò attraverso gli occhi di mio nonno a descrivere quelli che sono i gesti più usuali, ma per lui inconsueti, della nostra società. Spero di riuscirci con il passo di un giovane e la saggezza di un anziano.

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occhi e nei discorsi di questa combriccola che mi fa riflettere troppo… Che bello! La sorpresa è riuscita. La squadra ha funzionato, siamo stati bravi. Mi aggiro per la casa e sento quei discorsi che sembrano banali e scontati ma in questo contesto sono quelli più giusti e normali: “Quello chi è il figlio del nipote di Antonio?” “Hai visto che bella casa” “Ti ricordi quando tua madre ti portava… Ma non te lo puoi ricordare eri troppo piccolo” e via discorrendo. Un pezzo che deve per forza essere ricordato è la foto di gruppo e il “Bacio, bacio, bacio!” di cui mio nonno ha chiesto il bis per abbracciarsi la sua donna. La compagna di vita con cui ha condiviso tutto, ma veramente tutto. Tre generazioni ci separano eppure mi sento così vicino a quei due signori con i capelli bianchi che mi sento un loro coetaneo e mi emoziono nel vederli così felici. “Ringrazio Dio perché mi ha dato questa donna stupenda. Devi chiederlo a lei come ha fatto a sopportarmi tutti questi anni, io sono stato fortunato”. Mi rispose così mio nonno a quella domanda provocatoria. Un giorno mi chiesero: “Ma tu ci credi nell’amore?” ed io risposi: “Io credo nei miei nonni”. Consiglio di lettura: Niccolò Ammaniti Il momento è delicato. Consiglio di ascolto: Roberto Vecchioni Anche questo è amore.

Attraversando il ponte di Marzia Maier

di Nadia Bellotti

Ho scoperto che il buio non è sempre uguale, c’è un buio che fa più paura. Per esempio quel buio di quando si è bambini, la violenza, le botte intrappolano in un buio che è più pesante, cupo e minaccioso. Ho cambiato affaccio, la mia finestra ora guarda una strada. La narrazione diventa, dunque, più cinica. L’immagine che osservo arriva dritta come un pugno sferrato verso la bocca dello stomaco e non lascia spazio al respiro che si contrae e si fa doloroso. È buio stasera per questa donna che, tenuta per i polsi dal suo uomo, trema. Lui la strattona, grida a pochi centimetri dalle sue labbra, labbra che avrà socchiuso e poi baciato morbidamente solo qualche tempo fa. Lui grida, grida, grida e spinge quei polsi verso il basso. La sottomette. Lei è contratta, piegata, non oppone resistenza a quelle mani che avrà stretto mille e mille volte a cercar sostegno e riparo. Mani che l’hanno accarezzata e protetta ora usano la più brutale violenza. Il buio è più buio per lei stanotte, si spegne la luce dei lampioni intorno a loro, la luce della lampada della loro camera da letto, si spengono le candele delle cene d’estate al mare, si spengono le luci di un cinema in cui hanno sorriso, si spegne tutto. Buio, buio. Restano solo loro e tutto il buio del mondo intorno. La luce improvvisa di un amore che prometteva gioia e non botte si spegne come una lampadina che esplode violentemente. Lui piega quei polsi perché una donna che non può più essere sua non sarà di nessun altro. È una proprietà privata, un oggetto, un diritto per quel controllo ossessivo che vince su tutto. Lui la segue, annusa il suo passaggio come fanno i cani, spia come fanno gli sciacalli, punta come fanno i felini e poi lascia che la rabbia esploda giustificata per ciò che è suo e suo non vuole più essere. Arriverà a massacrarla di botte se servirà, vedrà il rigolo di sangue scenderle dal sopracciglio su quei suoi occhi belli e terrorizzati, ma non si fermerà. Cinquantaquattro donne come lei nel nostro bel Paese negli ultimi quattro mesi hanno subito una violenza mortale, uccise da mani di mariti e compagni che le hanno spogliate, stuprate e poi rese unicamente loro, facendo pagare loro con la morte l’aver trasgredito ad un ruolo imposto da anni di convenzioni. Hanno stroncato le loro vite per la libertà che si erano prese. Quel buio, quello seguito al colpo mortale inferto dalla mano di un uomo che hai amato, beh quel buio là è decisamente più buio. Quei corpi hanno conosciuto la morte, l’hanno vista arrivare giacendo sotto il peso di un corpo familiare in una fotografia che vista dall’alto poteva ingannare e far credere che quei corpi stessero facendo l’amore. Vorrei dirglielo a questa donna coi polsi piegati che la violenza è ingiusta ed inaccettabile, che il buio della morte quasi si giustifica davanti al movente passionale. Perché morire per amore non è legale ma è legittimo, dicono. Invece no, non è così. Tu stai morendo perché un uomo che non ti ama vuole toglierti il diritto alla vita. Perché vuole amputare la tua autodeterminazione. Mi volto e sono scomparsi, ora davvero è buio ovunque. Il buio in cui se cerchi bene puoi vedere gli occhi di Vanessa, l’ultima delle cinquantaquattro donne vittime di un orrore che i criminologi chiamano femminicidio: muori perché sei donna. La verità è che questo, nonostante tutto, non potrà mai essere una colpa: mai.

Pensieri

Liberi tutti! 25 aprile: festa della Liberazione. Come ogni anno un momento per riconoscere a tanti il sacrificio, le lotte, le utopie rincorse. Una parentesi breve per riflettere sul controverso concetto di Libertà. In ogni giorno della nostra vita dovremmo trovare un pugno di minuti per chiederci se davvero siamo Liberi. Mi riferisco a quelle forme di libertà più sottili e meno rumorose. Liberi di essere, di fare, di avere. A volte attraversiamo momenti della vita dove le priorità si capovolgono, e dove le cose sono molto più chiare. Non dobbiamo mai dimenticarci del valore della Libertà, del sapore che possiamo sentire sulla strada per raggiungerla. Nelle nostre tristi società di inizio millennio ci dicono che siamo

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Illustrazione di Valentino Spadoni

Sessantadue.

“Dai nò, mo che stamo soli me lo poi di, come hai fatto a sopportarla per tutti questi anni?”. Mi guarda, prende il suo fazzoletto di stoffa e si soffia il naso. Rinfila il fazzoletto nella tasca della giacca. “Sessantadue anni”. Mi dice con il sorriso. “Ecco appunto sessantadue sono tanti Nonno. Io non so nemmeno se arrivo a sessantadue anni di vita, figuriamoci di matrimonio”. Gli rispondo sorridendo. La preparazione per la festa a sorpresa è minuziosa. Una troupe al lavoro: io e mio fratello, che molto spesso si imbosca con la scusa del figlio, siamo addetti ai tavoli. Quindi prendiamo dalla sala hobby i tavoli di legno e li portiamo su. Che poi mi chiedo perché tocca sempre a me sto lavoro, ma questi sono quei misteri della vita a cui non c’è mai una risposta. Mio cugino Cristiano è il runner, corre a destra e a sinistra per rimediare alle mancanze. Mia madre e mia cugina in cucina, con mia nonna che ovviamente non ha la minima intenzione di riposarsi. Mia cognata si aggira per la casa senza una mansione fissa insieme a Vanessa e Francesca, che comunque per nulla togliere a nessuno diciamo che sono fondamentali anche loro. (Per onor di cronaca: Francesca sbaglierà una bolletta alla Snai per la Fiorentina, Vanessa ha il compito di sopportare mio cugino, Sabrina laverà due piatti). Ah, mio padre. Mio padre è l’addetto ai bambini. Cammina con una schiera di nanetti al suo seguito, ride scherza e li tira in aria. Finito il pranzo cominciano gli appostamenti per far mettere i due “vecchietti” a riposare in modo che la loro comitiva arrivi senza farsi notare. Radunata una schiera di ottantenni e novantenni giovani e arzilli sicuramente più di mio fratello che è sdraiato sull’amaca in giardino, si fa irruzione in casa. Stupore e sorpresa. Occhi lucidi per i miei vecchietti e tanta gioia. Una serenità negli

Occhio indiscreto sul mondo...

SMARRITI

Istantanee di una vita in un mondo bizzarro. Un diario leggero, un punto di vista e di fuga.

tutti spiati, controllati, intercettati. Ci dicono che quei rettangolini di simil plastica nei nostri portafogli sono l’occhio indiscreto di un grande fratello non meglio definito. E probabilmente è proprio così. Ci raccontano che le nostre scelte sociali, familiari, lavorative vengono inesorabilmente pilotate. Qualcuno azzarda che anche i nostri sentimenti sono manipolati da modelli più o meno predominanti. La tv detta i comandamenti, il Potere ci muove come pedine su una scacchiera trasparente. Tutto questo può essere anche vero o verosimile. Ma la cosa che spesso si dimenticano di dirci è che quelli che scelgono alla fine siamo noi. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Per quanto condizionati o instradati siamo noi a scegliere con la nostra testa e soprattutto a “sentire” con il nostro cuore. Proprio

così: perché quando si è indecisi spesso è il cuore a condurci sul sentiero giusto. Abbiamo un immenso potere, ma nessuno ce lo dice mai. Siamo noi che decidiamo come comportarci, dal primo all’ultimo gesto della nostra giornata. Ma anche dal primo all’ultimo pensiero. Sicuramente a volte è più facile delegare, e molto più faticoso interrogarsi. Non c’è tempo per ponderare le nostre scelte? Io dico di no. Credo nella potenza dell’animo umano, capace di cogliere sfumature sottili. Scegliere significa anche rinunciare. E scegliere significa assumersi le proprie responsabilità. Dobbiamo dare un valore importante alla parola libertà: essere liberi è una cosa davvero faticosa. Ma possiamo esserlo davvero, nel bene e nel male. Allora domattina vi sfido a scegliere con quale sorriso uscire di casa. Possiamo scegliere di riciclare o uccidere madre

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Terra, possiamo scegliere di coltivare un albero o avvelenare il mondo. Possiamo scegliere cosa comprare e cosa lasciare sullo scaffale del supermercato. Possiamo scegliere di andare in bicicletta o di berci litri di petrolio. Possiamo scegliere che valori insegnare ai bambini. Possiamo scegliere la qualità dei rapporti umani. Il tempo che dedichiamo alle cose che ci piacciono e che ci fanno sentire vivi. Il tempo che passiamo a stirare e quello che passiamo a passeggiare in un bosco. Non vi propongo una cosa facile, ma almeno pensiamoci. La Libertà è bella ma fa paura. Liberi tutti! Al piano terra del condominio il profumo di caffè si mescola alle note di Atlantide di Francesco de Gregori. sul mio comodino c’è La storia infinita di Michael Ende


Gli

eventi

STACCA LAGUIDA

da non perdere a cura di Gianfranco Marcucci

e portala con te!

MAGGIO

VUOI SEGNALARCI UN EVENTO? Scrivi a: redazionespettacoli@voiceovernetwork.it

GUIDA COMPLETA agli spettacoli ed eventi della Capitale e del Litorale MARTEDì 1

sabato 19

TEATRO dal 1/5 a 13/5 - Stomp - Roma Teatro Brancaccio - Via Merulana, 244 ore 20:30 - Uno show unico ed originale nel suo genere che, dall’estate del 1991, combina insieme danza, teatro e percussioni.

MUSICA Casino Royale - Roma Forte Prenestino Via F. Delpino ore 22:00 - Alioscia e soci sul palco del Forte info: www.forteprenestino.net

Cultura in notturna info:www.museiincomuneroma.it

venerdì 25

DOMENICA 20

venerdì 11 MUSICA Piotta - Roma - Circolo degli Artisti Via Casilina Vecchia, 42, ore 21:00 Crossover de quartiere. Sarà presentato il nuovo album "Odio gli indifferenti" info: www.circoloartisti.it

Auditorium Parco della Musica Viale p. De Coubertin, 30 ore 21:00 Il bassista degli Afterhours porta dal vivo il suo progetto solista. Special guest Dente info: www.auditorium.com

MUSICA Pacifico - Roma - Sala Petrassi c/o Auditorium Parco della Musica Viale p. De Coubertin, 30 ore 21:00 Grande musica cantautorale info: www.auditorium.com

MUSICA Arisa - Roma - Sala Sinopoli c/o Auditorium Parco della Musica Viale p. De Coubertin, 30 ore 21:00 - Silvia Ronchey introduce la figura dell'imperatrice Teodora info: www.auditorium.com

CULTURA Omaggio a Tonino Guerra Roma - Cinema Trevi Vicolo del Puttarello, 25 ore 17:00 Retrospettiva dedicata a uno sceneggiatore d'altri tempi Telefono: 066781206

domenica 27 MUSICA Marco Mengoni Roma - Largo Sandro Ciotti - Saxa Rubra - ore 21.00 Live di uno dei talenti uscito da XFactor

sabato 12

lunedì 21

CULTURA La notte dei musei - Roma Luoghi vari ore 20:00 - 02:00

MUSICA Dellera - Roma - Teatro Studio c/o

MUSICA Roberto Vecchioni - Roma Teatro Sistina - Via Sistina, 129 ore 21:00 - Parte il 13 aprile il nuovo tour di Roberto Vecchioni: una serie di concerti che, tra aprile e maggio, toccheranno i teatri di 13 città italiane. info: www.ilsistina.com

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maggio

L

1MA7GGIO

GIOVEDi

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PROGETTO AL

Il progetto AL inizia nel 2011. Propone un rock raffinato, complesso, dove l'energia del trio si mescola con la delicatezza dell'orchestra. Dopo meno di un anno ha già pronto un concept EP dal titolo "Love Lost", al quale ha collaborato anche David Kahne, storico produttore newyorkese per McCarteney e Bangles. La BBC, radio nazionale inglese, ha suonato la musica di AL. Anche dal vivo il trio è già in programmazione in molti live club d'Italia. AL sono le iniziali di Alberto Lombardi. AL é il suo desiderio di recuperare la musica suonata insieme. E così Alberto ha scelto con due amici, Pierpaolo Ranieri e Pino Vecchioni, di tornare a produrre musica come una Band. Questo primo Ep si intitola"love lost". 6 canzoni che esplorano il tema dell'amore, del suo rapporto complesso col quotidiano, con la musica, col sesso e col mistico."

Eventi

CROSSROADS

Le giornate si allungano a dismisura, il caldo arriva prepotentemente, e al Crossroads Live Club è cominciata la volata finale verso la chiusura estiva. Marzo ed Aprile sono stati due mesi fantastici, ricchi di nomi importanti, di musica pregiata, di emozioni intense. Da Alain Caron, passando per Billy Cobham e Mike Stern, volando sui bending di Stef Burns, per arrivare alle due magiche serate in compagnia della stupenda pianista giapponese Hiromi Uehara e del suo incredibile trio. Dunque Maggio arriva sull’entusiasmo generato da questi eventi eccezionali, ma finalmente il Crossroads si prende un po’ di respiro giocando sulla sempre enorme energia generata dalle tribute bands, ed anche in questo però non si lascia mai sorprendere e gioca sempre le migliori carte: a cominciare dai MUSCLE MUSEUM, tributo ufficiale ai MUSE, passando per ITALIAN DIRE STRAITS e ZEN GARDEN, rispettivamente tributi a Dire Straits e U2, per finire alle band che ripropongono Vasco, Litfiba e Queen, con gli ASILO REPUBBLIC, i DESAPARECIDOS e gli EVERQUEEN, serate sapientemente distribuite durante tutto il mese. Ma il vizio di organizzare eventi eccezionali il Crossroads non lo perde assolutamente. Il 17 maggio sarà di scena la cantautrice americana ANAIS MITCHELL, in un caldo e coinvolgente concerto ricco di emozioni, e soprattutto il 25 ci sarà l’imperdibile ritorno sulle scene di una delle pietre miliari della musica italiana, gli AREA. Tavolazzi e compagni, oramai perfettamente rodati dopo la reunion dalle innumerevoli date che li hanno visti protagonisti in tutte le parti d’Italia, sapranno sicuramente dare una fortissima botta d’energia a cavallo fra la nostalgia di un epoca indimenticabile e la voglia di sorprendere ancora. E non finisce qui, ancora grande musica domenica 27 maggio con ZIBBA che presenterà il suo

ultimo lavoro e, l’ennesimo ritorno sul palcoscenico del Crossroads, a loro oramai familiarissimo, degli ACOUSTIC FLOYD, di nuovo qui dopo il grandissimo successo della loro incredibile performance di Atom Earth Mother nello scorso febbraio in compagnia di Max Gazzè. Completerà la programmazione il 1 giugno BLAZE BAYLEY, storico cantante degli IRON MAIDEN negli anni novanta. Insomma nel locale di via Braccianese 771, la musica non smette mai di stupire, coinvolgere, emozionare. Tutto è energia, passione, emozione, anche nelle serate dedicate ai giovani emergenti. Il 26 maggio si svolgerà, in un clima arroventato di tensione, la finalissima del Futura Contest, concorso per giovani band emergenti che per tutti i mesi scorsi ha qualificato nove band che si daranno battaglia in questa serata al calor bianco dalla quale uscirà anche il nome del gruppo che potrà aprire una delle serate principali al Etruria Eco Festival di Cerveteri in agosto. Inutile sottolineare che godere della bella musica non è la sola prerogativa del Crossroads. Sedersi ad uno dei tavoli della sala, dai quali si vede e si sente perfettamente ovunque ci si trovi, significa anche poter usufruire della superba cucina che offre portate per tutti i gusti, dalla gustosissima pizza alla pala, alla bistecca, al filetto, all’hamburger, senza dimenticare coloro che amano invece la cucina vegetariana con una serie di pietanze dedicate a loro, il tutto accompagnato dalle migliori birre alla spina. E per chi invece ama i drink, niente di meglio dei fantastici cocktail elaborati dal barman Gianluca. Insomma provare per credere. Perché dunque non approfittare di una di queste bellissime serate che solo la capitale sa offrire per conoscere questo tempio della musica? Siamo sicuri che non ve ne pentirete. Info su www.crossroadsliveclub.com

Il Crossroads Live Club anche a Maggio propone un calendario di eventi di prima categoria. Grandi artisti e rassegne per spettacoli live di qualità unica. Qualche esempio?

venerdì 18 Maggio Everqueen - Gli EVERQUEEN sono considerati come uno dei migliori tributi europei oggi in circolazione. Suoni, cori, video show e la grandissima voce del loro cantante solista regalano due ore di pura “100% Queen experience”. Tra i più grandi fan di questa tribute band possiamo annoverare Peter Hince (capo assistenti tecnici dei veri Queen dal 1975 al 1986) e David Richards (produttore dei Queen da A Kind of Magic in poi). Nel 2011, scelti tra le migliori 9 Queen Tribute bands italiane, gli EverQueen partecipano all'imponente Queen Day Italiano al Pala Panini di Modena.

SABATO 19 MAGGIO NEMETHENNOX Annie Lennox& Eurytmichs tribute - "Il tributo Italiano "NEMETHENNOX" (primo in Italia) è uno spettacolo dedicato ad una delle cantanti più affermate e talentuose dei fantastici anni '80: Annie Lennox. Uno show fruibile anche da chi è affezionato a sonorità discomusic ed elettroniche sempre di quell'epoca. L'esecuzione di brani straconosciuti come "Sweet Dreams" e "Angel" riprodotti con tutti i suoni e tonalità originale fanno di questo concerto un evento unico e profondamente diverso dal "già visto e sentito". Notevole è anche la riproduzione di scenografia e costumi usati dalla vocalist Cinzia Nemeth per rendere lo show fedelmente riprodotto in ogni suo aspetto. Novanta minuti di puro pop anni '80. 20


LIBERIAMO L'ITALIA,

OGNI GIORNO di Matteo Forte

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Il 25 aprile sono stato invitato a alla manifestazione istituzionale che si è svolta in giro la città (Ladispoli, ndr). Quando il corteo è arrivato in Piazza dei Caduti ho pronunciato un breve discorso, che mi sento di riproporre qui su queste pagine. Noi ragazzi abbiamo un compito importantissimo, che è quello di non dimenticare. Certi avvenimenti, certi scenari ci sembrano lontani, distanti e impossibili da rivivere. Invece soprattutto in giorni come questo è importante ricordare.

Dimenticare è pericoloso.

Addirittura c'è chi cerca di far presa sulle coscienze dei più giovani infangando la memoria della Resistenza (e mi duole dire che spesso, trovando terreno fertile, ci riesce). È importante che ricordiamo perché se siamo qui oggi, se viviamo le nostre vite nel modo in cui le viviamo, se possiamo parlare liberamente, discutere e farci un'opinione su ciò che ci succede intorno è grazie a chi, non dimentichiamolo, è morto per un ideale.

L'ideale dell'Italia unita.

E oggi? C'è qualcosa di cui dobbiamo ancora liberarci? Secondo me sì: nel nostro piccolo siamo tenuti a liberare l'Italia ogni giorno. Dobbiamo liberarci dai disonesti,

dai parassiti, dagli approfittatori, dai brutti esempi dei potenti. Ogni giorno dev'essere il nostro piccolo 25 aprile, in memoria di tutti coloro che si sono sacrificati in nome della patria. Spesso, spessissimo erano ragazzi che avevano più o meno la mia età. Provo una sorta di timore reverenziale per la grandezza di questi ragazzi che hanno sacrificato la loro vita, e questa grandezza voglio trasmettervela leggendo questa lettera di Giordano Cavestro. Era un ragazzo di 18 anni, fucilato il 4 maggio del 1944 vicino Par-

Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio. Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.

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ma in rappresaglia all'uccisione di quattro militari. Come questa ce ne sono tantissime altre. Ogni volta che ne leggo qualcuna mi viene sempre più voglia di rimboccarmi le maniche. Sono fermamente convinto che dobbiamo continuare a liberarla quotidianamente quest'Italia. Come diceva qualcuno più saggio di me l'indifferenza è il peso morto della storia.

Non siamo indifferenti, la storia va scritta, non subita.


Photophilia Parentesi fotografiche

di Flavia Scalambretti

Annie Leibovitz John Lennon e Yoko Ono New York City, 8 dicembre 1980

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In ordine dall'alto verso il basso: copertina Rolling Stone scatto originale Polaroid

Il 22 gennaio del 1981 veniva pubblicato e messo in vendita Rolling Stone, con in prima pagina quella che fu nominata la migliore fra tutte le copertine pubblicate nel XX secolo. Jann Wenner, fondatore della rivista, aveva deciso che per quell'edizione non sarebbe servito alcun titolo, escluso il nome della testata. Yoko Ono e John Lennon erano stati immortalati l'8 dicembre del 1980, circa un mese e mezzo prima, nel loro appartamento nel Dakota Building a New York City, in occasione dell'uscita del loro disco Double Fantasy. La fotografa cui Rolling Stone aveva affidato il compito era Annie Leibovitz, che ormai collaborava con la testata da 10 anni. Uno dei primi servizi che Annie svolse per RS fu a soli 21 anni, nel 1970, proprio a John Lennon. Quel ritratto le valse la sua prima cover. Annie, ora ben più esperta, si concentrò proprio sulla copertina dell'album per capire quale immagine volesse ottenere. Il loro era un bacio "semplice in un epoca logora" e quello che voleva trasparisse dall'istantanea doveva essere proprio la normalità del gesto affettivo tra due amanti, l'atto del ritagliarsi un angolo di paradiso nel sincero abbraccio dell'altro. La coppia aveva posato in nudo integrale per la copertina del singolo Two Virgins, perciò a Annie non deve essere sembrato strano proporre ai due di spogliarsi per lo scatto, ma Yoko era restia a sfilarsi i jeans. Per non rompere la naturalezza dell'atmosfera e creare tensioni Annie lasciò che Yoko restasse vestita, mentre John la stringeva a se, baciandole teneramente la guancia ad occhi chiusi. La Polaroid scattò e l'immagine prese lentamente colore. L'istantanea che ne uscì era assolutamente suggestiva, soprattutto per la dimensione privata in cui la coppia lascia entrare l'osservatore, quasi la fotografa non fosse lì ad osservarli, mentre si coccolavano sul pavimento di casa loro, intimamente. Il commento di John fu “Hai catturato esattamente la nostra relazione”. I tre si sarebbero rivisti qualche giorno più tardi per riguardare insieme tutti i provini. Quella sera, però, alle 22:50 Mark David Chapman sparò cinque colpi a John, mentre stava per rincasare con Yoko. Fu portato immediatamente al Roosevel Hospital, ma verso mezzanotte morì. Riguardandola oggi, quell'immagine sembra un addio. Yoko guarda altrove e John le si avvinghia attorno, quasi nel tentativo di consolarla della sua stessa assenza. È l'ultimo scatto a John Lennon, indissolubilmente unito alla sua compagna.

BACHECAdiALLURE

La

labachecadiallure@libero.it

In ordine dall'alto verso il basso: disco Double Fantasy singolo Two Virgins

OGGETTO: rubrica di informazione moda, eventi, new artists, design OBIETTIVI: praticare la curiosità, generare il gossip, disinformarvi del fashion.

di Allure

Domanda: Basta davvero un poco di zucchero e la pillola va giù? Ehi gente oggi voglio essere dolce che più dolce non si può! Smielatamente infatti, voglio parlarvi dello zucchero e delle sue molteplici proprietà. È noto che molti dei cibi che ingeriamo hanno forti influenze sull’umore, lo sa bene chi ha una passione per i dolci. Viceversa, anche il nostro stato emotivo incide in larga misura sulle nostre scelte alimentari: spesso i cibi vengono scelti proprio in base all’effetto che producono sull’umore. Negli esseri umani, lo stato emotivo e l’umore sono regolati dall’equilibrio di un certo numero di neurotrasmettitori, quali la serotonina e le beta-endorfine, fortemente influenzati dall’assunzione degli zuccheri. Ogni volta che assumiamo un pasto a base prevalente di carboidrati, o direttamente dello zucchero, l’organismo risponde con una maggiore produzione di serotonina, sostanza rilassante e antidepressiva e, contemporaneamente, viene attivato il sistema beta-endorfinico, che riduce la percezione del dolore e migliora l’autostima. Finora non fa una piega. E i nostri cari amici spagnoli ne sanno qualcosa… Loro, che nel modo più stravagante possibile hanno

dato vita a un businness sensazionale. Non solo lo zucchero incide sull’umore, ma guarisce il raffreddore fa sparire il mal di testa e tutta una serie di altre malattie. No non sono diventata improvvisamente scema, vi sto parlando delle Happy Pills, chiamarle caramelle è veramente un’offesa. Ce ne sono di tutti I tipi e gusti, forme, sfumature, dimensioni racchiuse in packaging che ricordano proprio i medicinali. Mai lo zucchero ha avuto tanto potere: kit di primo soccorso, dispenser con vari dosaggi, monodosi rinvigorenti post sex, compresse antiage come vere e proprie bombe vitaminiche che possono stravolgere il concetto di cura di malattie rarissime, spesso frutto di cattivi pensieri o della nostra più recondita immaginazione. I punti vendita sono come piccole cliniche del sorriso, attrezzate come self service dove ognuno può gestire la propria cura, dalla forma delle pillole a quella dell’involucro, perfino alla posologia. Per la ricetta è estremamente semplice: consultare la voglia del palato! Aumentiamo il buonumore e contagiamoci a vicenda allora... Ma sempre col buonsenso, perché a quanto

pare Mary Poppins non aveva poi così tanta ragione! Un meccanismo interno di regolazione dell’organismo detto down-regulation, infatti, legato alla produzione di insulina, si mette in moto non appena la concentrazione di zucchero nel sangue si alza, portando via con sé l’effetto positivo sull'umore in breve tempo. Un bene per la nostra salute, un deterrente per il nostro sistema neuroendocrino. Ma è da sapere ragazzi che la secrezione di serotonina non è legata solo all’assunzione di certi alimenti: lo sport, la meditazione, esposizione solare e l’innamoramento sono fautori di questo processo meraviglioso. Quindi ok, mangiamo e curiamoci con le Happy Pills ma smuoviamo anche mente e corpo e l’euforia stessa provocata ve ne sarà lieta, datemi retta! Sperando di essere stata di una dolcezza estrema e disincantata vi mando un bacio con lo schiocco. La vostra Candy Candy Allure! labachecadiallure@libero.it - www.happypills.es


Arte/Design

Carrellate d’arte

di Giuseppe Carella

“made in Lucania”

Gaetano e la sigaretta

S

Spesso sento il bisogno di ripescare nel vissuto. Ho frequentato l’accademia a Bari e qualche anno dopo dal mio paese, Bernalda, ci furono altri impavidi eroi che seguirono le mie gesta. Mi ritrovai, addirittura, un mio ex allievo di pallacanestro, Gaetano Carriero, a sua volta mio mentore della sigaretta. Devo a lui l’insegnamento di questa antica arte (Gaetano ha smesso). Avendo già pubblicato in questa rivista una foto di una sua opera mi è sembrato opportuno farmi una chiacchierata con lui mentre ci si inebriava con le bollicine della “goduriosa” bibita americana.

Il “tipo” è una persona speciale, ma per Ga’ chi è Gaetano? «Sono un artista, questa è la constatazione che con fatica sento di comunicare a coloro che leggeranno quest’intervista. Tra le diverse identità che sento di avere legate ai miei ruoli esistenziali e sociali vi è anche questa che coltivo con continuità e perseveranza dagli anni ottanta, quando alla mia mediocre maturità scientifica, ho fatto seguire la scelta di frequentare l’Accademia di Belle Arti. (Gli faccio notare che anch’io ho frequentato il liceo scientifico e che entrambi abbiamo fatto il sesto anno, ossia entrambi bocciati agli esami di stato, anche se con quattro anni di differenza, due sfigati) Io sono un artista, oggi sento di poterlo affermare con serenità, convinto che ciò non sia un punto di arrivo, ma una fase di un

percorso. In questi anni ho pensato all’arte, l’ho studiata, l’ho realizzata, l’ho impastata con la mia sensibilità, la mia visione del mondo, i miei valori, la mia capacità tecnica, la mia sensibilità, la mia cultura, ed oggi sento di essere un artista». Se dovessi definire il prodotto della “tua Arte”? «È una "esperienza in divenire". Non un dato di fatto immutabile ma un linguaggio in continua evoluzione, con cui mi confronto senza dare mai per scontato le sue finalità, i suoi strumenti espressivi, la sua capacità di entrare in relazione con il contesto culturale, storico e sociale in cui si sta sviluppando». Mi aggrada la definizione di “continua evoluzione”, cosa intendi nello specifico? «Mi avvalgo di contributi diversi ed eterogenei, che vengono dal mondo dell’arte ma ancor di più dalla società in cui vivo e che quotidianamente mi suggerisce idee e percorsi progettuali da seguire».

Oggi quale credi debba essere il ruolo dell’artista in relazione con il sociale? «L’opera, generalmente, contiene la riflessione su cosa s’intende per artista oggi, quali sono le sue finalità, la sua etica, il suo ruolo nel contesto storico, culturale e sociale, qual è la sua “missione”. Le opere comunicano una concezione di Arte in cui non sono immagine ma cultura, capacità di creazione critica espressa attraverso le immagini. La speranza è che si possa innescare un gioco di relazione e comunicazione tra l’artista e il fruitore dell'opera, cioè tra me, che metto a disposizione ciò che ho capito di questo fantastico mondo, e chi incontra il frutto del mio lavoro definendolo con “presunzione onesta e consapevole” Arte». Fra i tuoi lavori, mi ha dato particolarmente spunto di riflessione “made in Lucania” (per i meno informati: Lucania = Basilicata). È un’installazione che vuole richiamare l'attenzione su un aspetto della realtà collettiva? Forse vuole mettere in evidenza come la regione illustrata dal "Cristo si è fermato ad Eboli" di Carlo Levi, dal dopoguerra ad oggi abbia avuto un cambiamento radicale? «In generale la regione ha subito una rivoluzione culturale passando da una organizzazione patriarcale e contadina ad una neo cultura che racchiude in sé sicuramente le radici di quella fase storica ma che appare decisamente cambiata dalla modernità. L'opera utilizzando la bottiglietta della coca-cola, marchio che spesso è simbolo della rivoluzione economica occidentale sia in senso positivo che negativo, vuole illustrare questo cambiamento radicale, per certi versi questa omologazione. Il secondo aspetto mira a comunicare quello che a livello economico sta avvenendo, cioè l'appropriazione delle risorse naturali lucane da parte delle grandi multinazionali, con una ricaduta economica minima a vantaggio della popolazione residente. L'installazione comunica la consapevolezza collettiva di tale situazione e l’ideale riappropriazione simbolica e concettuale di questo fenomeno, non soltanto in chiave negativa».

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La

sup@posta del

Dr. Suppinski

I

Il Dr. Sarlo Suppinski, tuttologo di fama internazionale e professore emerito in sette università sparse nel globo, risponde ogni mese alle domande dei lettori. Scrivete, a vostro rischio, a sup@pin.ski.

Egregio dr. Suppinski, ieri, tornando a casa in autobus mi sembrava tutto diverso. Non che la città conceda molti segnali, in questo senso, ma si trattava di un’aiuola, di una foglia, delle piante di un viale alberato, di un colpo d’occhio brevissimo su un giardino privato. - Ma che succede? – ho chiesto sporgendomi verso l’uomo seduto sul sedile davanti al mio. - È la siccità - ha fatto quello senza girarsi. - La siccità? E quando è arrivata? - Pare stamattina. Non ha detto altro, e io non ho domandato altro. Mi sembrava tutto diverso, il mio sguardo si perdeva compenetrando strati di malinconia e di non essere intorno alle cose. L’uomo si è girato un po’ all’indietro, ma non tanto, ho visto il suo collo ruotare solo di pochi gradi e il suo sguardo planare stancamente in basso non so dove, fuori dai finestrini, mentre diceva:

- Qui non si noterà molto. Ma basta andare un po’ fuori, anche solo di là dai viali... Sceso dall’autobus, poco distante da casa, quei puntini di sospensione mi ballavano nella testa e rimbombavano. L’autobus si allontanava, restavo solo in mezzo alla strada deserta, e il mondo non sembrava lo stesso. Tutti i sensi fiutavano il cambiamento. È arrivata stamattina. La siccità. Ho voltato le spalle alla direzione di casa e mi sono incamminato verso i viali. Li ho attraversati fuori dalle strisce pedonali, affrettandomi per evitare le macchine, che non passavano. Ho vagato per qualche minuto tra le case e le strade di là, fino a vedere gli spiazzi, poi il campo, le erbacce, la campagna, e in fondo la lontananza delle colline. Pareva tutto diverso. Dominato da un giallo, tutto era stanco, e fermo. Come in attesa. In apnea. Sono rimasto in piedi sul bordo, a guardare, senza battere le ciglia, credo a lungo, e a un tratto una voce alle mie

spalle ha parlato. Non mi sono nemmeno girato, ma ho pensato si trattasse di un vecchio. - Sono ore che guardi, ma non ti preoccupare. È che il mondo si contrae, e si secca. Deve di nuovo partorire se stesso. È tempo, deve rimettesi al mondo. Prima il vecchio guscio deve seccare. Ha iniziato stamattina. Avrà finito domani. È passato altro tempo, e la mia mente ha vagato, mentre lo sguardo restava fisso sull’orizzonte, sulla siccità. Quando ho realizzato che il vecchio aveva smesso di parlare, e probabilmente se ne era andato da un pezzo, ho fatto per girarmi, per rincasare. Ma il corpo ha afferrato lo slancio, e invece di voltarsi è andato avanti. I piedi hanno preso la direzione, e sono andato dentro, in mezzo alla lontananza, e a quel giallo. ***** Incredibile: anche a me è successa la stessa cosa. Con la sola differenza che

il vecchio che è passato dietro di me mentre guardavo la siccità e l’orizzonte, non se ne è andato dopo avere parlato. È rimasto lì – lo percepivo alle mie spalle – e piano piano mi si è fatto accanto. Siamo rimasti entrambi sul bordo, a guardare davanti e – allo stesso tempo – indietro, molto indietro, in direzione di tutti i nostri passi lasciati da qualche parte. Poi all’improvviso io ero il vecchio, e accanto a me stava un giovane uomo, che tremava come di fronte a una membrana che possa spezzarsi da un momento all’altro, e inondare il mondo di sconosciute ebbrezze, forse pericolose, forse letali. Col nuovo peso di millenarie rughe sulla fronte, mi sono voltato verso il giovane – che fino a un attimo prima ero io –, gli ho posato una mano sulla spalla, e siamo tornati a essere uno. Mentre le cose piangevano una fine – quasi senza emozione –, una fine tra le tante, come se tutto ogni volta poi ricominciasse daccapo. Senza un lamento.

UNA POLTRONA PER DUE

FischiperFIASCHI Stefano Fiaschi

lli delle donne negli Se l'accorciamento costante dei cape proporzionale nte ame ultimi tre anni fosse stato dirett re in entra oggi , tette loro delle nto all'ingrandime re in un party di metropolitana equivarrebbe ad entra playboy.

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re parcheggio a Piazza Cercare l'amore è un po' come cerca piantonarne qualcuno lio Meg o. pazz Bologna: se giri diventi i. liber si che ttare aspe e occupato

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Cristo è stato il primo figlio di papà della

letteratura.

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Consigli

read'n'play Antonella Coluccia da Genova ci suggerisce una letture e Giacio da casa ci accosta una canzone. Buona lettura, e buon ascolto!

read

di Paolo Trucchi paolotrucchi@voiceovermagazine.it

La

Concita De Gregorio

Così è la vita. Imparare a dirsi addio

Editore: Einaudi Stile Libero Big 2011 Prezzo: 14.50 €

"Le cose migliori che mi sono successe negli ultimi tre anni sono state a un funerale. Incontri, viaggi, emozioni, sorprese scoperte e allegrie, riso nel pianto e luce nel lutto. (...) Mi sono sempre chiesta, ogni volta, perché (...) mai non si filmino i funerali che sono l'unico momento della vita dove davvero si ricompone la vita intera: si incontrano su un prato o su un sagrato le mille tessere dell'esistenza, epoche diverse e sconosciute tra loro (...)". Così Concita De Gregorio inizia la sua intensa inchiesta narrativa intorno ad alcuni temi rimossi dal nostro presente: la vecchiaia, la fragilità, la morte. In un tempo come il nostro, ossessionato dall'estetica mortifera dell'eterna giovinezza, riuscire a parlare di funerali e malattie, insuccessi e sconfitte, diventa un modo per guardare di nuovo la vita nella sua interezza e per comunicare, soprattutto ai giovani, che non c'è peggior angoscia della solitudine e del silenzio e miglior sollievo che attraversare il dolore e trasformarlo in forza.

Solo chi sembra stupido ha accesso alla Camera dei Comuni e solo chi è stupido vi ottiene successo. Oscar Wilde

PUNK

Pensieri

play wish you were here

dei Pink Floyd

How I wish, how I wish you were here. We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year, running over the same old ground. What have we found? The same old fears, wish you were here. Come vorrei, come vorrei che fossi qui. Siamo solo due anime sperdute che nuotano in una boccia di pesci, Anno dopo anno, corriamo sullo stesso vecchio terreno. E cosa abbiamo trovato? Le solite vecchie paure, Vorrei che fossi qui.

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L incipit #2 di Igor Artibani

Suttree Cormac McCarthy Cormac McCarthy

Einaudi, 2009

Yako - Burkina Faso Orfanotrofio Wend Mib Tiri Settembre 2011 Se c'è una strada sotto il mare prima o poi ci troverà se non c'è strada dentro al cuore degli altri prima o poi si traccerà.

di Gianfranco Marcucci

Anche i muri parlano, basta saperli ascoltare!

Ivano Fossati Mio fratello che guardi il mondo

C

Caro amico adesso nelle polverose ore senza tempo della città quando le strade si stendono scure e fumanti nella scia delle autoinnaffiatrici e adesso che l’ubriaco e il senzatetto si sono arenati al riparo di muri nei vicoli o nei terreni incolti e i gatti avanzano scarni e ingobbiti in questi lugubri dintorni, adesso in questi corridoi selciati o acciottolati neri di fuliggine dove l’ombra dei fili della luce disegna arpe gotiche sulle porte degli scantinati non camminerà anima viva all’infuori di te. Antichi muri di pietra sbiecati dalle intemperie, resti di fossili incastonati nelle strie, scarabei calcarei increspati sul fondo di questo scomparso mare interno. Esili alberi scuri oltre le cancellate laggiù dove i morti presidiano la loro piccola metropoli. Curiose architetture di marmo, stele e obelischi e croci e minuscolelapidi erose dalla pioggia dove con gli anni sbiadiscono i nomi. Terra satura di casse da morto di ogni tipo, ossa 25

polverizzate e seta marcia, sudari macchiati di carogna. Là fuori sotto la luce azzurra del lampione i binari del tram corrono verso l’oscurità, curvi come speroni di gallo nel tramonto di princisbecco. L’acciaio restituisce la calura del giorno, la senti attraverso la suola delle scarpe. Prosegui oltre i muri ondulati di questo deposito, lungo stradine sabbiose dove auto fracassate occhieggiano torve da zoccoli di calcestruzzo. Attraverso grovigli di sommacchi e fitolacca e caprifoglio vizzo che costeggiano i dissestati terrapieni d’argilla della ferrovia. Rampicanti grigi torti verso sinistra in questo emisfero boreale, ciò che li torce foggia la conchiglia del buccino. Erbacce cresciute dal rosticcio e dai mattoni. Un’escavatrice a vapore che svetta in solitario abbandono contro il cielo notturno. Passa di qui. Accanto a queste rotaie a zampa di lepre e a queste ganasce dove le motrici ruggiscono come leoni nel buio del deposito.


ARCADIA. Da 25 anni al servizio dell'istruzione

Racconti a puntate - I puntata

Buonanotte Topini, bye bye di Aldo Anchisi Corti e la casa del sorriso

“a Maxwell Wallace, indimenticabile Wizard”. Qualcuno se lo ricorderà, qualcun'altro cercherà notizie. Il perché della dedica lo capirete, prima o poi.

LUOGHI COMUNI Eh già, venticinque anni. Un periodo di tempo considerevole per una scuola come l’Arcadia, questo piccolo centro studi di Ladispoli che è ormai diventato a buon diritto un tratto distintivo di questa città. Sono diverse le generazioni di studenti che si sono formate o hanno portato a compimento qui il loro ciclo di studi, avvalendosi dei servizi offerti da questa realtà semplice ma professionale, raccolta eppure estremamente efficiente. Sarebbe facile dire o scrivere quanto sia bella questa realtà per noi professori, sarebbe bello intuirne la riuscita semplicemente guardando gli anni di presenza nel territorio e l’alto afflusso di studenti che ogni anno scelgono l’Arcadia come valido sostegno ai loro studi. Abbiamo però voluto fare di più, abbiamo coinvolto gli studenti stessi, chiedendo cosa significhi per loro studiare all’Arcadia, quale è la marcia in più che fornisce loro questo centro studi. Io stesso ho dato ai miei alunni un tema con una traccia simile e confesso che mi aspettavo bei temi, certo, ma con pensieri più o meno uguali tra loro. Invece, come al solito, i giovani sanno stupirti. In positivo. Allora è venuto fuori che, come scrive Giorgia, che frequenta il primo anno di ragioneria e da quattro si trova qui, l’Arcadia non è solo una scuola, ma è soprattutto una grande famiglia, con Pamela e Marcello che con la loro disponibilità e attenzione ricoprono il ruolo di genitori, gli insegnanti invece, come fratelli maggiori pronti a sostenere e formare i ragazzi. Emanuele invece, compagno di classe di Giorgia, sottolinea i benefici didattici che offre questo centro studi, così tanto positivi che ha deciso di intraprendere qui, piuttosto che in una scuola statale, il suo corso di studi. Anche Massimiliano frequenta l’Arcadia da diversi anni. Qui ha conseguito la licenza media ed è commovente vedere quanto uno studente sia affezionato a quanti, professori e non, ogni giorno lavorano per offrire agli studenti un servizio sempre all’altezza delle sempre più esigenti aspettative. Concludiamo con Federica e Adria, due studentesse che hanno scelto di frequentare i corsi per il recupero di un anno scolastico. Per Federica l’Arcadia rappresenta l’ancora di salvezza che le ha impedito di andare incontro ad un deprimente naufragio scolastico. Qui – dice – si è sentita subito accolta e seguita arrivando, come Adria, ad essere una delle migliori studentesse. Concludiamo proprio con Adria, scrittrice in erba che frequenta l’Arcadia già da due anni. Anche per lei questa scuola è stata un appiglio a cui appoggiarsi per continuare gli studi. Confessa di non aver mai avuto voglia di studiare (cosa peraltro usuale tra gli studenti), ma ha imparato molto, certamente sotto il profilo didattico, ma anche e soprattutto umano. Insomma l’Arcadia “fa bene” a chi la frequenta ed è un centro dove più che studiare, si impara, dove imparano tutti. Anche i professori.

Corti ha vissuto gli ultimi dieci anni senza rendersi conto, realmente, degli eventi che si stavano preparando, ma io conosco Corti come lui non si conosce. Quello che potrò dire è pertanto la verità, l’unica cosa che potrà salvarlo, considerata l’apocalittica gravità di quanto accadde poi. Non tacerò alcuna traccia, alcun reperto che possa servire a capire meglio il perché di quanto seguì. Butterfly

M

Mi chiamo Lorenzo Nakajima ma qualcuno mi chiama con ironia Butterfly, e non pensavo certo che negare la vita divina di Gesù avrebbe potuto non solo distruggere le cattedrali ma perfino la vita di un povero cristo. Voglio dire, Bartolomeo Corti non è mai stato uno stinco di santo, ma certamente non meritava di diventare fulcro di un tale scandalo. E non meritava altresì questo suo preciso trovarsi, persona sbagliata nel luogo e momento sbagliati, pericolosamente al centro di quel turbinio di eventi che ha portato come noto al recente crollo di Santa Romana Chiesa. Ma la cosa davvero sgradevole è che, per Corti, ciò segnò anche l’inesorabile annientamento, esattamente in quest’ordine: della vita, di una famiglia, una carriera e perfino del suo personale senso di Dio. No, non scriva il mio nome, scriva solo che io sono colui che lo assiste ogni giorno nei suoi maldestri tentativi di andare avanti, quasi gli facesse fatica perfino respirare. Figurarsi portare carichi, o peggio croci lungo una sua personale salita al Golgota. E scriva anche che, se c’era un prezzo da pagare – ammesso che sia giusto, per difendere la libertà, onorare un dazio – Corti questo prezzo l’avrebbe già abbondantemente pagato, ripagato ancora e saldato compresi gli interessi. Lo guardi, adesso, mentre gestisce questo buco, mentre rassetta stanze, e lava e asciuga e accoglie tentando di non accogliere tutti quegli ospiti non richiesti di un pezzo della sua vita, in questo albergo che per ironia non ha ancora un nome. Lo guardi mentre versa da bere a chi viene a bere da lui senza sospettare in realtà da quali mani arrivi il suo bicchiere. Oppure ad accontentare quelli che vengono qua per inseguire la fama altrui come bava di animale, e morbosamente affittano una stanza non necessaria, nella speranza di catturare qualche indiscrezione, qualche brandello di gossip, qualche retroscena. E mi dica se una persona come Corti era giusto finisse così, qua dentro, prigioniero più che in una prigione, a fare tutto questo in compagnia di quest’unico, improbabile amico. Oui, c’est moi. Mi chiamano Butterfly ma non sono io che ho inventato questo melodramma. E mentre fuori tutto sta crollando, qua dentro tutto si sgretola lentamente in una lebbra che non è, per Corti, neanche speranza di rinnovamento. La Grande Verità l’ha venduto. Lui pensa di aver tradito la famiglia e le sue stesse idee, ma sono le sue stesse idee a non avere più né forza né verità. E’ tutta un tradimento, questa storia: tutti pugnalano tutti tra le scapole, e chi pensava di avere agito secondo coscienza è qui che sfrega sulle macchie non riuscendo a toglierne via neanche il più piccolo alone. Voi non lo conoscete, Corti, nonostante la sua foto sia stata per mesi sui giornali. In realtà non lo conosce nessuno, questo personaggio-del-secolo, dite tutti le stesse cose e fate gli stessi facili commenti, per averlo visto nei servizi televisivi e nelle finte partecipazioni di piazza, ma solo io l’ho conosciuto a fondo. Io e pochi altri, forse nessuno. Solo io so che nel suo profondo esistono ombre capaci di far piangere di paura addirittura un mediano degli All Blacks. Solo io ho saputo scorgere la luce di quegli anfratti, e contare i nodi da sciogliere per tornare a far sorridere la sua anima. Scioglierli no, non ci sono riuscito e mai ci riuscirò, scioglierli Corti non l’avrebbe permesso a nessuno perché è su quella permanenza del dolore che si fonda la sua possibilità di camminare ancora; ma vederli, almeno, questo sì. Occorrono una prospettiva storica e un senso tragico, dice sempre Corti, e io questo modestamente ce l’ho. Non per niente mi chiamano Butterfly, e come una triste principessa so aspettare il mio uomo in riva al mar della Cina, e so come si nutre un sentimento. Riesco a stargli vicino e insieme lontano, così, alla giusta distanza dalle onde, in piedi sul ciglio di una scogliera, nel vento che solleva le vesti e strappa via i pensieri. E mentre aspetto il fil di fumo in posa plastica e dignitosa, mi racconto quante vite abbia vissuto Corti per arrivare qui. Tutto questo non è facile, ma questo era giusto fare.

A cura del prof. Emanuele Donati Viviamo in un paese dove i luoghi comuni sono maggiori di quelli geografici, i toponimi. Sembra che non ci sia modo di uscirne, a meno che non si faccia una sana resistenza umana e ci si svincoli con energia dal pensiero dominante. Uno dei luoghi comuni più ricorrenti riguarda l’offerta formativa. ”Vox populi” ci dice continuamente che la scuola privata è un luogo frequentato da scansafatiche e perditempo, nonché una sorta di “culturificio” di bassa lega, nel quale gli strumenti didattici utilizzati e chi dovrebbe utilizzarli sono spesso insufficienti. In realtà sarebbe meglio essere meno manichei ed evitare di condannare al rogo dopo rapidi processi sommari. Non tutto il bene sta da una parte, come del resto tutto il male: “Non è assolutamente vero che nelle scuole private non si fa niente, come la maggior parte delle persone dice. Sicuramente il programma di studio è più sintetico rispetto a quello svolto nella scuola pubblica, ma questo non vuole dire che non si faccia niente”! (Lorenzo, IV ragioneria CSA). Naturalmente ci sono molte scuole pubbliche che funzionano e “sformano” ottimi studenti che si spera, saranno il “pane” necessario del nostro futuro ma la scuola può essere parimenti “un ambiente omogeneo con buona assistenza formativa e altrettanta qualità didattica; essa è anche un patrimonio istituzionale che deve essere salvaguardato e reso ancora più efficiente”. (N. Alferi, IV ragioneria C.S.A). Qualche studente, come I. Gava, ci ricorda che “la scuola privata colpisce per il costo delle rette, ma anche per una gestione spesso più attenta delle risorse”; mentre Kevin afferma: “Se ci sono persone che pensano che questa scuola sia inutile, perché ritengono di essere geni, in verità sono solo ignoranti che dovrebbero testarla”. P.S. Lo stesso Kevin, nel tema assegnato, cita a mo' di slogan pubblicitario: “Ogni problema ha una sua soluzione; io l’ho trovata con l’Arcadia!”. Non so se si può ritenere un’espressione adatta per “vendere” un prodotto, sicuramente confortante per ridurre il carico fiscale di noi tutti… È bene che lo sappia Monti! A cura del prof. Adriano Nardocci

Centro Studi

ARCADIA Acli Via della Fenice, 5 - 00055 Ladispoli tel 06.9947592 - 342.3252455 info@arcadiacentrostudi.it - www. arcadiacentrostudi.it centro studi arcadia

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LeCARTE diPETERS

Educarci all’altro: stralci d’autore per raccontare un mondo sempre più uguale e sempre più diverso.

di Marina Marcucci

MESSAGGIO ELETTORALE

ALTI E BASSI DI UN VENDITORE DI ELEFANTE tratto da: Io,

venditore di elefanti. Una vita per forza fra Dakar, Parigi e Milano di Pap Khouma

Chissà com'è l'esistenza di un uomo, immigrato, che per vivere, anzi per sopravvivere, lavora illegalmente come venditore ambulante. Il “vù cumprà”… sì proprio quello! Quel venditore che si vede nelle strade, nei bar, accanto alle porte dei supermercati, sulle spiagge in estate… Lui che per poter mangiare vende e che per vendere deve percorrere tanta strada, trovare continuamente nuove "piazze", nascondersi, scappare davanti ai poliziotti, cercare un tetto per ripararsi... […] In un bar di Sesto Marelli - ho appena appoggiato la borsa per terra - un tale si accosta e mi dice: “Fammi vedere tutto quello che vendi”. Esito. Potrebbe essere uno stupido scherzo o una provocazione. Ma insiste. Estraggo allora dalla borsa una famiglia di elefanti e un quadro di farfalle. “Su, fammi vedere tutto quello che hai”. Con diffidenza procedo nell’esposizione. “Adesso proponimi un prezzo. Se il prezzo è onesto compro tutto”. Sono perplesso. Sparo. “Centosettantacinquemilalire”. “Non è un prezzo eccessivo. Compro tutto”. E mi mette in mano i soldi. Mi mordo la lingua perché non gli ho mostrato proprio tutto. Rivedo ancora il mio compratore ideale, ma non oso vendergli altro. Lui però mi saluta sempre, mi offre da bere, mi chiedo come sto. La crisi economica che mette in ginocchio l'Italia nel quadro globale di uno sviluppo senza occupazione, spread tra Btp e Bund sopra i 500 punti, fase al ribasso a 278 punti, ripresa della fiducia degli investitori esterni per il nostro Paese, debiti dello Stato, economia che non cresce… Chissà se tutto ciò influisca nelle vendite di quel semplice venditore ambulante di elefanti? Chissà se la crisi economica investa anche lui… e se anche lui abbia degli alti e bassi nelle vendite! Sembra persino azzardato pensare che un venditore ambulante possa avere un’opinione! Del resto, quanti di noi si fermano e scambiano con lui anche solo poche parole… Spesso quando si parla con un “vù cumprà” le modalità comunicative sono sempre le stesse: frasi strumentalizzate per ottenere uno sconto… Anche lui usa le parole solo per vendere. Non è facile stabilire un contatto vero, umano! […] Due ragazzi con una Citroën due cavalli si offrono di accompagnarmi a casa. Ma scendo in piazzale Lotto, perché preferisco non dire a nessuno dove abito: vedo pericoli e poliziotti dappertutto. In una osteria di viale Padova il poliziotto me lo trovo davanti, mentre sciorinando la mia merce a un signore che vuole acquistare un accendino. Il poliziotto ordina da bere. Cerco di occultare gli elefantini, provo a farmi trasparente, ma niente: il poliziotto si avvicina. Batte

una mano sulla spalla del mio cliente: “Ma compra, spilorcio, non far perdere tempo a questo ragazzo”. Quasi sorrido, ma le gambe non smettono di tremare. […]La mia fortuna sembra non finire. Infatti un ospite dell’albergo mi offre di lavorare in Fiera: dovrò montare uno stand. In cinque giorni guadagno 250.000 lire. Posso saldare i debiti, vado in pari con Monica, la ragazza che con i genitori e un amico egiziano gestisce l’albergo e compro un po’ di merce, nel solito negozio dietro alla stazione Garibaldi. Eppure non è così difficile abbattere i muri invisibili dei pregiudizi; ci vuole poco per uscire allo scoperto: quando è possibile e abbiamo occasione, raccontiamoci per farci raccontare… […] Il primo giorno, una volta sistemati alla stazione, mi sembra arrivato il momento di andare a fare un po’ di spesa per la cena: “Sal, ti affido la mia roba”: Vado al supermercato e poi torno. Non c’è più niente e nessuno: né la merce, né Sal. Faccio il giro della stazione. Niente. Chiedo a un napoletano che era a vendere anche lui e neanche mi risponde. Mi decido di uscire e intravedo Sal dentro una macchina con tre uomini […] “Mi hanno sequestrato tutto. Erano vigili urbani in borghese”. […] Siamo diretti con la metropolitana a Gorgonzola. Scendiamo lì e ci guardiamo attorno indecisi. Caccio una mano nella tasca e lancio un urlo: “Sono spariti i soldi!”. […] “Ti hanno rubato solo i soldi, ragazzo?” “Solo i soldi” “Ti è andata bene. Pensa che ogni giorno centinaia di persone passano di qua a lamentarsi di furti di soldi e di documenti”. È il 21 Aprile e sono tornato a zero. La fortuna mi ha voltato le spalle. Mi piacerebbe conoscere una delle tante storie di un venditore di elefanti; sapere se quel giorno sia stato particolarmente fortunato, oppure un po’ triste… Vorrei conoscere la sua opinione su alcune mie convinzioni… Vorrei…

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La trasmissione del mese di radiovoiceover.it

WebRadio

BlackStyle

radiovoiceover.it

foto di: Sarah Penge

Felice"Bandito"Sorrentino in onda tutti i lunedì dalle 20 alle 21 insieme a Riccardo"Rick"Paoluzzi.

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negli orari non coperti dai programmi... VoiceOver ti fa compagnia con musica h24

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9:00/11:0

9:00/11:00

11:00/13:00

IO, ME E GIACIO (Simone"Giacio"Giacinti)

IO, ME E GIACIO (Simone"Giacio"Giacinti)

WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca)

14:00/15:00

11:00/12:00

14:00/16:00

DI PADRE IN FIGLIO (Alessandro Esposito e Simone Cappelli)

PISTONI ROVENTI (Flavio Atzori)

TUTTILIB(E)RI! (Valerio Valentini)

14:00/15:00

18:00/20:00

18:00/20:00

DI PADRE IN FIGLIO (Alessandro Esposito e Simone Cappelli)

juventus on air (Giuseppe Vitali e Aldo Polidoro)

PERCORSO ALTERNATIVO (Gianluca"Toxic"Onorati e Luca"Verne"Virno)

C

Conduttore del “BlackStyle”, dove arriva la tua passione per la musica hip hop? «Tengo a precisare che l'hip hop non è solo un tipo di musica, ma una vera e propria cultura, che si basa su vari aspetti dello stile street. La mia passione è cominciata con l'ascoltare qualche canzone e pian piano negli anni mi sono attaccato molto allo stile musicale, quindi andare a scovare anche la storia della musica hip hop». Cosa significa per te fare radio? «Libertà sopratutto, quando sei da solo in saletta davanti al microfono sei in un'altra dimensione e sapere che da casa qualcuno ascolta quello che dici è veramente molto appagante». L'importanza della musica nella tua vita? «La musica è molto importante per me, scandisce tutti i periodi negativi e positivi della vita, dalla gioia quando si è contenti alla voglia di tirarsi su quando si è giù di morale». Consiglia ai nostri lettori 3 canzoni rap da conoscere? «Mi metti in difficoltà (ahahahah), direi Tupac "God bless the dead" Notorious B.I.G. "Juicy", Frankie hi-nrg "Quelli che benpensano"». Il tuo attore preferito? «Senza ombra di dubbio dico Al Pacino, i miei film preferiti sono quasi tutti interpretati da lui: dalla trilogia del padrino a scarface, da carlito's way a quella maledetta domenica, passando per scent of a woman. ALTO LIVELLO». Non conduci solo il BlackStyle ma sei l'ideatore e il conduttore anche di LazioGrandeLazio, da dove nasce l'idea di creare questo programma? «L'idea nasce in una notte di settembre, parlando con Fancy, il nostro direttore artistico, proposi di creare qualche programma calcistico perchè allora in radio non c'erano, lui mi diede l'ok e in un giorno creai il nome e il logo». Cosa significa per te far parte della grande famiglia di VoiceOver? «Sono molto contento, sopratutto perchè il progetto VoiceOver è cresciuto, sono stato tra i primi a far parte del progetto, ricordo le prime riunioni quando non eravamo più di 10, adesso siamo piu di 60 wj's. W VoiceOver». Chiudiamo con qualche progetto per il futuro. «Sicuramente un bel viaggio in America e in Brasile, poi trovare una stabilità economica e lavorativa e sopratutto creare una bella famiglia, che secondo me è la cosa più importante della vita».

/Mer

18:00/20:00

20:00/22:00

20:00/21:00

COFFEE BREAK (Luca Caroselli)

BLACKSTYLE (Felice"Bandito"Sorrentino e Riccardo"Rick"Paoluzzi) 21:00/22:00 BOYSOVER ("Granny"-"Caspermat" e "YoghiNoise") 22:00/23:00 AMORE AL CUBO (Gabriele Abis e Giorgia"Giogio'"Cesarini)

21:00/22:00

VIETATO L'ASCOLTO (Giorgia Fiorini)

23:00/24:00 ATUTTADANCE ALL NIGHT LONG (Alessandro"Stolav"Valotta)

IntoNANDO (Simone Biferari)

22:00/23:00 NOI SIAMO FUORI (Simone Romagnoli e Flavio Atzori)

23:00/24:00 VOICEOVER RHUM (Daniele Scotti-Flavio Atzori Marco Filacchioni e Wj-Fancy)

/Ven 11:00/13:00 WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca)

/Gio

14:00/16:00

11:00/13:00 WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca) 15:00/17:00 OGNI MALEDETTA DOMENICA (Valerio Dieni) 18:00/20:00 MADEINSUD (Ciro Atteo e Alessio De Sclavis)

20:00/21:00 TITOLI DI CODA (Shaila Risolo e Gianfranco Marcucci) 21:00/22:00 A NOI PIACE COSI' (Simone Fracasso-Marco Giorgi-Mattia Ubaldi e Valerio Salviani)

22:00/23:00 ALLACCIATE LE CINTURE (Matteo Forte e Simone Cappelli) 23:00/24:00 NORMALE AMMINISTRAZIONE (Roberta Agrestini Marco Filacchioni e Roberta Fantini Perullo)

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TUTTILIB(E)RI! (Valerio Valentini)

16:00/18:00 LA DIFFERENZA TRA D. E D. (Daniel Coltrinaux e Editori Viktor) 20:00/21:00 ATUTTADANCE (Alessandro"Stolav"Valotta e Francesco"Granny"Granata) 21:00/23:00 LIFE4MUSIC (Giovanni"Joe Intenso"Izzo) 24:00/02:00 THE ROCK SIDE "NIGHT EDITION" (Wj-Fancy e Giovanni Mendiola)

/Dom

23:00/24:00 ELECTROSHOCK (Felice Sorrentino)

/Sab 10:00/11:00 QUEI RAGAZZI DELLA CURVA B (Ciro Atteo)

11:00/13:00 WAKE UP VOICEOVER (Giuseppe Fresca)

15:00/16:00 INTERVISTA CON LA CITTà (Stefano Fierli)

16:00/17:00 TUTTA SCENA (Sarah Penge e Eleonora Foglio)

17:00/19:00 FRA L'APERITIVO E IL GIUSE (Francesco De Angelis)

20:00/21:00 VOICEOVER CLUB CHART (Alessandro"Stolav"Valotta e Francesco"Granny"Granata)

21:00/22:00 VOICEOVER TOP ROCK 25 (Wj Fancy)

18:00/20:00 LAZIO GRANDE LAZIO (Felice Sorrentino-Francesco Granata) 20:00/21:00 BLOODYINDIE (Lorenza Blasi-Marta Moser) 21:00/23:00 MASCELLE STRETTE (Matteo Orlando) 23:00/24:00 DELL'AMORE ED ALTRI DEMONI (Andrea Gherardi-Riccardo Rossi-Riccardo Bartolini)


The Who

Aneddoti del Rock

…E se non si fossero chiamate così?

C

Chiunque mastichi un po’ di Rock sa bene che a questo genere musicale sono legati i nomi delle più note e acclamate band di tutti i tempi: Quarrymen, High Numbers, Majesty, Wicked Lester, Hcirlu Sral… Come dite? Sto prendendo una cantonata? Lo so che cosa state pensando: il cantastorie rock deve aver bevuto una birra di troppo, e sta facendo passare come celebri dei gruppi rock mai sentiti. Questo lo credete voi: continuate a leggere e vediamo chi ha ragione. Iniziamo dai Quarrymen: questo è il nome che, agli inizi della loro carriera musicale, alcuni ragazzotti di Liverpool avevano adottato per andare a suonare in giro il loro rock‘n’roll, e siamo agli inizi degli anni '60. Parliamo nientemeno che dei Beatles! Il duo John Lennon-Paul McCartney, allora minorenni, iniziarono così a creare una leggenda, e per arrivare al nome “Beatles” il gruppo ha adottato nomi quali Johnny and the Moondogs e Silver Beetles. E che dire, invece, dei The High Numbers? Questo fu un nome che per breve tempo fu adottato dal gruppo rock di Daltrey, Townsend, Entwistle e Moon: The Who. Fu un’idea “geniale” (si fa per dire!) di un loro manager, che fece registrare loro un album sotto questo nome: l’album fu un fiasco colossale, il manager fu giustamente defenestrato “alla Townsend” (noto il fatto per cui Pete Townsend colpì con la sua chitarra il leader hippie Abbie Hoffmann, reo di aver interrotto il loro concerto durante l’evento di Woodstock), e i “The Who” si ripresero il nome. E i Wicked Lester? È il nome di partenza della rock band fondata dall’israeliano Chaim Weitz e dal newyorkese Stanley Harvey Eisen. E fin qui, buio totale, vero? E se vi dicessi che questi due rockers sono noti al grande pubblico come Gene Simmons e Paul Stanley? Avete in-

Un viaggio nella storia della musica Rock tra aneddoti, curiosità e protagonisti.

di Roberto "Wj Fancy" Fantini Perullo dovinato: sono proprio loro, i Kiss! La genesi di questo gruppo è costellata di aneddoti, dalla ricerca del batterista “disposto a tutto pur di diventare famoso” (inserzione - mai confermata, però - messa da Peter Criss su “Rolling Stone”) al provino di Ace Frehley, originario del Bronx, che si presenta abbigliato in modo a dir poco eccentrico e, senza guardare in faccia nessuno, prende la chitarra e attacca un assolo che lascia senza parole il duo StanleySimmons. E ora è il turno di Hcirlu Sral: no, non è una rock band originaria di Klingon (chi è un fan di Star Trek - come me - sa di cosa parlo!), e per svelare l’arcano provate a leggerlo al contrario, vi apparirà addirittura Lars Ulrich, batterista danese e membro fondatore dei Metallica. Il gruppo era appunto alla ricerca di un nome e Hcirlu Sral era uno tra quelli presi in considerazione, senonché Ron Quintana, manager di Ulrich, propose due nomi per una rivista di cultura “metal” che stavano realizzando: Metal Mania e Metallica. Il primo fu scelto per la rivista e il secondo... lo sapete! Infine, i Majesty: nome originale del progetto musicale fondato da Portnoy, Myung e Petrucci, i Dream Theater. Dovettero cambiare nome solo per una questione di copyright: esisteva già una formazione con il nome Majesty, per cui ripiegarono sul nome odierno, da un’idea del padre di Mike Portnoy, prendendolo a prestito da un cinema di Monterey in California. Comunque essi rimangono tuttora legati al vecchio nome: il logo della band è lo stemma di Maria Stuart, regina di Scozia, e nel primo album compare il brano “The Ytse Jam” (Majesty al contrario), cavallo di battaglia della band nei loro celeberrimi live. Al prossimo giro e… Up the Rocksiders!

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OGGI

Accadde

3 maggio 2002 - L'Euro diventa la valuta ufficiale dei paesi dell'Unione Monetaria Europea. L'UEM è sancita dal Trattato di Maastricht, che, attraverso tre successive fasi, concluse un lungo processo di diplomazia il cui esito è più notoriamente rappresentato nel conio di una moneta unica europea (euro) in sostituzione delle rispettive valute dei paesi membri. 4 maggio 1930 - La polizia britannica arresta il Mahatma Gandhi e lo rinchiude nella Prigione Centrale di Yeravda. Gandhi è stato uno dei pionieri e dei teorici del satyagraha, la resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza civile di massa che ha portato l'India all'indipendenza. In India Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita (2 ottobre) è un giorno festivo. Questa data è stata anche dichiarata Giornata internazionale della nonviolenza dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. 6 maggio 2006 - Muore Lillian Gertrud Asprud, l'ultima testimone oculare della tragedia del Titanic ancora in vita. All'epoca dei fatti aveva sei anni. Costruito presso i cantieri Harland and Wolff di Belfast, il Titanic rappresentava la massima espressione della tecnologia navale ed era il più grande e lussuoso transatlantico del mondo. Durante il suo viaggio inaugurale entrò in collisione con un iceberg alle 23:40 (ora della nave) di domenica. L'impatto provocò l'apertura di alcune falle lungo la fiancata destra del transatlantico, che affondò 2 ore e 40 minuti più tardi (alle 2:20 del 15 aprile) spezzandosi in due tronconi. 8 maggio 1982 - Gilles Villeneuve muore in seguito ad un tragico incidente avvenuto durante le qualifiche per il gran premio del Belgio di formula 1. Sul circuito di Zolder, durante il giro di rientro, per una incomprensione con Jochen Mass, la sua Ferrari decollò verso le barriere. Come ricorda Mauro Forghieri, allora ingegnere di Maranello, "andava sempre forte, anche quando non doveva. In quel giro, stava rientrando ai box". 11 maggio 1997 - Deep Blue, il supercomputer giocatore di scacchi della IBM, sconfigge di nuovo il campione del mondo Garry Kasparov. Dopo il match perso, Kasparov disse che alcune volte gli era parso di notare nelle mosse della macchina intelligenza e creatività così profonde da non riuscire a comprenderle. Egli avanzò anche il sospetto che la macchina avesse avuto un "aiuto" umano durante la partita, sospetto che ritornò più volte, sia quando si seppe che la macchina non era posta nella stanza nella quale si disputava la partita ma ad alcuni chilometri di distanza e che quindi i dati venivano inviati da terzi, sia per il fatto che al campione russo non furono mai forniti i tabulati sull'attività del computer, che egli aveva richiesto secondo gli accordi della sfida. Chiese la rivincita, ma l'IBM rifiutò e ritirò Deep Blue. In parte egli aveva visto giusto. Le regole permettevano ai creatori di modificare il programma tra una partita e l'altra. Il codice fu modificato tra le partite per capire meglio lo stile di gioco di Kasparov, permettendogli di evitare una trappola nelle mosse finali nella quale l'IA cadde per due volte.


Rubrica

psycover

a cura del Dott. Italo Gionangeli

Neuropsichiatria Infantile - Analista C.I.P.A.

Campus Estivo Colonie estive al Nautico

D

Durante l’estate, subito dopo la fine della scuola, i ragazzi hanno l’esigenza di frequentare luoghi che riescano a promuovere quel divertimento che durante l’anno scolastico appena terminato è stato posto sullo sfondo e relegato a ruolo secondario. Un divertimento che stimoli la loro capacità creativa e attivi il corpo in tutte le sue facoltà espressive. In questo senso particolare importanza acquistano le attività sportive e culturali che possono essere proposte ai ragazzi nei campi estivi, che devono avere caratteristiche professionali ed organizzative di un certo spessore ed essere in grado di soddisfare il maggior numero delle richieste possibili. Sovente, infatti, i ragazzi sono lasciati ad operatori non formati, improvvisati e senza il minimo controllo e si propongono strutture organizzative povere ed essenziali che rispondono solo ad una esigenza di “parcheggio”, quanto mai deleteria e contraddittoria. Per evitare il ripetersi di queste situazioni, la Associazione Pixi in collaborazione con il Dott. Italo Gionangeli referente dell’associazione culturale “In Viaggio”, che opera nel nostro territorio ormai da tre anni nell’ambito dei disturbi dell’apprendimento e dell’affettività organizza un campus estivo che tiene in considerazione quanto prima affermato e, accanto ad un corso che

prepari teoricamente e praticamente gli operatori, mette a disposizione dei ragazzi numerose attività che vanno dagli sport classici (tennis, calcetto, nuoto, equitazione, pallavolo) a cor-

quelle abitualmente vissute. Si cercherà di rendere loro partecipi ed essere parte attiva del gioco e delle attività in modo da costruire insieme prodotti di cui essi sono artefici diretti.

conosciuti e con la collaborazione di Società Sportive operanti nel territorio. Anche le tariffe saranno commisurate alla finalità del progetto che è rigorosamente sociale, e saranno equiparate

si di teatro, da corsi di fotografia e di montaggio a ore di sostegno per quegli allievi che avessero comunque bisogno di un aiuto scolastico. Finalità del progetto è rendere i ragazzi consapevoli delle loro capacità e di far scoprire loro passioni e motivazioni che sono alternative o nuove rispetto a

Il tutto si svolgerà presso il Circolo sportivo “Nautico”, con la possibilità da parte dell’organizzazione di controllare il campus in tutte le sue sfaccettature, dall’accoglienza agli sport dal vitto (il ristorante è a gestione interna) alle escursioni presso stabilimenti marini selezionati e maneggi già ampiamente

alle colonie comunali, con la sola aggiunta, per chi volesse impegnarsi in più attività oltre a quelle prospettate dal piano base, di una piccola quota variabile a seconda del tipo richiesta. Il campus inizierà L’11 giugno 2012 e terminerà il 2 settembre 2012 con una festa finale.

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RISVEGLI

O

di Gyani

Noi siamo il mondo

Ormai è risaputo che ogni manifestazione esterna viene prima pensata all'interno di noi stessi: chiunque prima pensa nella sua mente ciò che deve fare, poi si immerge nel "mondo reale" per rappresentare e dare vita al suo "mondo pensato". Da questo momento diventa un creatore che comunica il sogno della sua realtà interiore.
Può creare negli altri vibrazioni positive, neutre o negative. Se la mente è corrotta ed è riuscita a soffocare gli impulsi del cuore, se ha perso la strada verso il proprio essere e la sua canzone interiore si avrà sempre la sopraffazione, l'egoismo e la mancanza di pace. Forse nella storia del nostro paese (ma anche del mondo intero) mai era avvenuto che si potesse leggere con tanta chiarezza, anche dai "non addetti ai lavori" la manipolazione messa in atto dai nostri "onorevoli" politici ed economisti ai danni della verità.
È un bene che avvenga. I momenti di crisi (la parola significa movimento) offrono la possibilità di svegliarci e trovare nuove forme di realtà condivisa.

Un esempio banale: quando dormiamo non ci accorgiamo di ciò che accade nella stanza e, nello stesso tempo, prendiamo per veri i nostri sogni. Accade perché la nostra consapevolezza è inconscia. Più è lungo il nostro sonno, più tempo dormiamo e non ci accorgiamo di nulla e continuiamo a sognare. Per meditare non si devono conoscere filosofie, dogmi, speciali riti, basta seguire il filo del proprio respiro. I pensieri si affollano nella mente: non è importante scoprire da dentro che il respiro avviene e tu lo avverti, i pensieri arrivano e vanno come rondini del cielo e tu le osservi?
Quanta gente sa che non è i propri pensieri e che abita nel corpo e che dentro in profondità esistono silenzio, pace e libertà?
Liberi dai pensieri che dividono e dalle emozioni di

paura, per acquisire la libertà di sentirci e riconoscerci interdipendenti. Immagina cosa ti accadrebbe se sentissi nel tuo profondo di essere unito al tutto e che il tutto è altrettanto vivo quanto te. Terresti pulita la tua città come la tua casa, tratteresti gli altri con amicizia e amore per ricevere altrettanto, non inquineresti la tua mente con la visione di spettacoli violenti, la tua comunicazione tenderebbe ad unire, comprendere. E se tutta una città si comportasse così, tutta una nazione? Assurdo? Per ora sì, ci vorranno forse molte vite... eppure attraverso la meditazione è possibile fin da ora - iniziando da noi stessi - creare un'ecologia nella propria mente e nel proprio cuore, una consapevolezza che porti più luce, più risvegli e meno sonno, un rispetto per l'altro e la natura che con generosità ci sostiene. Prova questo semplice metodo buddista applicato da sempre in tante occasioni con risultati magnifici, ogni volta che te ne ricordi fallo: Respiro e sono consapevole che sto mangiando;
Respiro e sono consapevole che sto camminando verso la macchina;
Respiro e sono consapevole che sto lavando i piatti;
Respiro e sono consapevole che sto creando;
Respiro e sono consapevole che sto togliendo barriere dalla mia mente;
Respiro e sono consapevole che sto amando;
Respiro e sono consapevole che io sono il Mondo. www.kivani.com Gli uomini e le donne che vogliono riconquistare se stessi e la propria verità vanno fuori dai binari imposti dall'ipnosi collettiva che ci vuole schiavi paganti e sfruttabilissimi ai quali dare cari beni di consumo, una religione da consumare, un Dio da non irritare, una politica da sostenere e qualche contentino. Tutto qui?

NoMENTE

Crescita personale, spiritualità e salute. Ascoltare il vostro cuore e il vostro istinto.

di Michele Dicorato

I

Tempo di Cambiare

In questo articolo mi sento in dovere di trasmettere un'informazione estremamente importante. Tempo di cambiare - www. tempodicambiare.it - è un progetto di Italo Cillo partito tre settimane fa. Di cosa si tratta? In questi giorni si sta procedendo all'arresto di alcuni dei 10.000 Illuminati, cioè i componenti di quella organizzazione dalla storia centenaria che secondo alcuni ricercatori hanno dominato il mondo sia dal punto di vista economico che sociale. Gli Illuminati provengono dalla massoneria ai più alti livelli e hanno dominato indisturbati per secoli grazie all'appoggio di alte cariche degli stati di tutto il pianeta. Non voglio fare il giornalista e non ho intenzione di scrivere un articolo di denuncia, ma voglio solo offrire delle informazioni per approfondire l'argomento. Per prima cosa puoi scaricare i tre podcast già pubblicati su www.tempodicambiare.it. Inoltre, puoi andare a verificare queste informazioni su altri siti che trattano questo tema, siti che vengono suggeriti da Italo stesso durante i podcast audio. L'elemento più importante da tenere in considerazione di questo Piano è la possibilità concreta che finalmente sia arrivato il momento di reagire a tutti i soprusi perpetrati per secoli alle nostre spalle. Questo non significa che si debba attuare la rivoluzione violenta, come pensano molti cittadini arrabbiati, anche perché sembra che la rivoluzione francese sia stata organizzata dagli Illuminati stessi (prendi le info su www.neovitruvian.it/video). Il modo di iniziare il Cambiamento è sicuramente quello di informarsi su tutto ciò che sta accadendo nel mondo, lontano dai mezzi d'informazione classici, ormai in mano a coloro che hanno operato questo piano di controllo globa-

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le. La cosa particolare di questo movimento anti-Illuminati è che parte proprio da quegli ambienti in cui sono presenti loro stessi. Le alte cariche dell'ambiente militare, una volta scoperto il complotto, stanno agendo proprio contro quei militari di alto grado corrotti che stanno disonorando l'Arma. I militari che ancora rispettano quel codice d'onore per il quale hanno giurato fedeltà alla patria, sono intenzionati a far rispettare tale codice a chiunque, anche ai generali deviati. L'altro ambiente in cui alcuni personaggi di spicco si ritrovano a reagire ai collusi di vecchia data è quello politico. Gli uomini che fanno politica per passione e nel pieno rispetto della costituzione, vogliono far pulizia di quei delinquenti che si sono impossessati del potere arrivando ai vertici del governo. Il numero dei personaggi eccellenti coinvolti è impressionante ed è distribuito in tutti i paesi più potenti del pianeta. Chi ha scoperchiato il vaso di Pandora è stato Drake (pseudonimo), uno dei più alti gradi dell'esercito degli Stati Uniti in pensione. In Italia ancora non si sa niente. Questi crimini sono considerati crimini contro l'umanità e per questo verranno portati di fronte ad un tribunale internazionale. Il piano è stato progettato da più di 30 anni e solo ora sembra pronto per essere messo in atto. Coloro che stanno procedendo agli arresti di questi criminali, hanno intenzione di procedere in modo pacifico e senza creare panico nel mondo economico-finanziario e politico. Vi lascio alle vostre ricerche e vi ricordo che è un nostro preciso dovere partecipare attivamente al cambiamento del mondo. Lo dobbiamo ai nostri figli. Il tempo di cambiare è comunque arrivato anche se questo non sarà il piano decisivo.


LaNewyorkese

Travellingwithoutmoving

La Grande Mela attraverso lo sguardo di una moderna Alice nel Paese delle Meraviglie

Viaggiare senza muoversi attraverso racconti tra musica e parole.

Praga di Giuseppe Vitali

di Shaila Risolo

Q

FALLING IN LOVE, IN NEW YORK Quando Jim e Laura passeggiano fra le vie di Soho, il mondo si ferma, l’aria diventa leggera e le luci della città sono più brillanti che mai. Sono le sette di sera di un sabato di maggio, l’ora in cui la città si spoglia dalla fretta del giorno per vestire l’abito eccentrico della sera, fatto di ristoranti che non chiudono mai, di file fuori dai locali, di taxi in giro tutta la notte e di centinaia di persone pronte a lanciarsi nell’imprevedibilità della notte newyorchese. Quando Jim e Laura decidono di abbandonare la compagnia per proseguire da soli nell’esplorazione della Grande Mela, Soho è un labirinto di energia, arricchito da bellissimi alberi in fiore, tulipani ai bordi dei marciapiedi e meravigliose donne che camminano a testa alta. Jim e Laura non sanno che razza di serata li attende. Non sanno che quella notte segnerà le loro vite, marcando una linea di demarcazione, da quel momento ci sarà un prima e un dopo. "Andiamo a bere una cosa da qualche parte, ti va?" le propone lui, spinto dalla noia delle solite battute degli amici e dalla curiosità di conoscere questa ragazza appena giunta dalla west coast. “Va bene, andiamo” risponde lei, con l’atteggiamento di chi non si aspetta assolutamente nulla. Così, senza fare tanti programmi e gettati nel flusso degli eventi si ritrovano prima a bere nell’Est village, a ridere in un bar in tipico stile giapponese, a ballare a Meatpacking District ed infine nel bel mezzo di una festa in un bellissimo appartamento di Chelsea. Ogni tanto le mani di lei sfiorano inavvertitamente quelle di lui, gli occhi di lui accarezzano furtivamente il collo della donna che è al suo fianco e che in questa folle notte di metà maggio è "casualmente" la sua compagna. Le persone intorno parlano e parlano con quel volume tipico dei newyorchesi capace di sfondare i vetri; gli argomenti delle conversazioni sono sempre gli stessi: al "Chi sei?" si sostituisce il "Che fai?", al "Cosa ti piace", il "Quanto guadagni" e nella maggior parte dei casi si tratta semplicemente di monologhi autoreferenziali. I due, esasperati, ben presto decidono di abbandonare la farsa della festa per immergersi nella notte. Per viverla sul serio quella notte. Alle voci, alle risate, all’euforia di una serata di lustrini, alcool e parole, si sostituisce qualcosa di nuovo e inaspettato. Con un muto dialogo di occhi, in un singolo istante, si ritrovano a camminare, a correre a danzare nelle strade. Sono liberi, giovani, felici. Hanno la sensazione di avere la città nelle loro mani. E poi ad ogni angolo una nuova avventura, una possibile sorpresa. La luna cala e si nasconde dietro gli edifici bassi del Village, mentre la città lentamente assume il volto stropicciato del giorno. Quando finalmente le luci dell’alba riaccendono le strade e illuminano le case, i due sono a Washington Square, a ridere come matti. Lei sente che non era mai stata così spensierata. Lui osserva il muoversi delle sue labbra e realizza che non ha mai visto niente di così bello in tutta la sua vita. Incrocio la coppia mentre faccio il mio allenamento mattutino e in un attimo ho la visione totale della situazione. Sono gli sguardi fra i due, il lento muoversi delle mani di lei, e quello più nervoso di lui, sono i passi sincronizzati e la risata complice a ricordami che fra le tante cose inaspettate che possono succedere in questa penisola, può accadere anche di innamorarsi. E allora a New York come a Roma o a Tokyo o Dublino, l’unica cosa da fare è abbandonarsi all’amore. Falling in love, cadere nell’amore, come corpi morti vinti dal desiderio e dalla passione.

è

È una di quelle mattine in un vorresti essere dappertutto piuttosto che stare in ufficio a compilare scartoffie o girovagare tra file aspettando che la soluzione ai tuoi problemi venga da un collega che ti propone di andare in pausa. La giornata era iniziata pressappoco così tra una pausa caffè e l’attesa della partenza in tarda serata. Destinazione: Praga. Questo viaggio è stato cercato, voluto e pianificato molto tempo addietro e l’idea di tornare a Praga in compagnia di due carinissimi amici come Gioacchino e Giuseppe ne era la ciliegina sulla torta. Uscito dall’ufficio mi sono fiondato a completare la valigia da portarmi ed ero in attesa che i miei due compagni d’avventura mi raggiungessero a Roma, eh si perché i buoni Gioacchino e Giuseppe partivano dalla Sicilia e ciò voleva dire che il loro viaggio era già iniziato prima che io aprissi gli occhi quella mattina. Sulle note dei Queen of the Stone Age e la loro No One Knows ricevo una di quelle chiamate che non ti aspetti: “Dlin Dlon! L’aereo che atterra a Roma porta 3 ore di ritardo!”. Nonostante ciò i nostri due eroi riesco ad arrivare a Roma in tempo utile per teletrasportarsi dal terminal dei nazionali al terminal degli internazionali che tradotto vuol dire farsi 2 Km tra ansia, valigie e traffico manco fosse il video dei Red Hot Chili Peppers Californication. Rapido check e via verso il volo delle 22:20 da Roma Fiumicino per Praga a bordo di un volo WizzAir, inconfondibile rispetto agli altri è completamente viola! Atterriamo a Praga dove alla hall dell’aereoporto troviamo un omino con scritto a caratteri cubitali il mio cognome per dirigerci a bordo di un pulmino Mercedes Benz presso il nostro appartamento. Arriviamo in una Praga notturna con le luci ancora tutte accese pronte a riecheggiare il profumo di feste che ci avrebbe accompagnato da lì fino ai prossimi giorni. Giunti all’appartamento in una delle vie più centrali di Praga la Karla Englise, scendiamo dal pulmino con una canzone di sottofondo When Love Takes Over di David Guetta feat. Kelly Rowland che da lì a poco diventerà l’inno di questa vacanza! Saliamo nell’appartamento accompagnati da un receptionist from austrian e notiamo la magnificenza dell’appartamento, dal salone alla cucina attrezzata di fornelli in vetroceramica. Lasciamo le valigie e

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siamo già in centro passeggiando per ponte Carlo ed in fila per entrare nella discoteca più grande d’europa la Karlovy Lazne, al di là per prezzo irrisorio per entrare e lasciare i giubbotti, dentro è un susseguirsi di persone che scendono e salgono dai cinque piani di musica diversa, gente che balla nei posti di disparati ed un aria di festa a cui è difficile separarsi! Il giorno seguente tra note di musica improbabilmente praghese con in mano una birra e una aletta di pollo di KFC visitiamo la città e ci districhiamo tra Ponte Carlo, la via Karlova, il Castello di Praga, Piazza Venceslao e la cattedrale del bambinello di Praga. Sulle note di Fatboy Slim le serate passano veloci tra un taxi ed un altro, una bottiglia d’assenzio e una birra Krusovice (una delle migliori birre del pianeta) e ci ritroviamo all’interno di un taxi che passa dalla zona centrale di Mustek fino ad una zona più periferica per andare ad una serata evento in una discoteca dove ci sta la Praga bene, prezzo d’ingresso gratis, cose che in Italia avresti pagato tra prevendita ed ingresso almeno 30-40 euro. Il locale è molto minimal, come la musica che suona e molto piccolo, dopo un paio di ore decidiamo di ritornare in centro e chiamare l’ennesimo taxi dove tra alcool, allegria e la faccia incredula del conducente ritorniamo alla nostra affezionata Karlovy Lazne che ci ha visto all’interno almeno una volta a serata per tutto il nostro soggiorno a Praga, erano arrivati a chiamarci per nome l’ultima serata. Assistiamo accanto alla torre dell’orologio ad una rassegna jazz con gruppi emergenti molto promettenti che ci regalano un pomeriggio di relax prima dell’ennesima serata di follia. Presi dalla vena jazzistica decidiamo di fare un after al famoso locale denominato Agharta, un locale molto rinomato a Praga e conosciuto nel resto d’Europa dove sorseggiamo un’altra Krusovice e scopriamo un complesso jazz molto interessante. Il locale da quando ci sono andato per la prima volta si è trasferito in una via ancora più centrale, scegliendo una location molto accattivante. Si snodava su pietra lavica sottoterra, cosa che permetteva di avere un ambiente molto più intimo, fresco e con un’ottima acustica. Tra molteplici posti visitati e altri mille locali ancora da raccontare, la vacanza praghese rimane una delle parentesi più divertenti condivise con una compagnia unica!


London

UNDERGROUND Hampton Court

C

C'era una volta un castello sulle rive di un fiume. Per arrivarci bisognava soltanto uscire dalla porta della casa dove mi trovo ora, girare a destra e scegliere di voler assistere ad uno degli spettacoli più belli che l'uomo abbia mai costruito intorno alla natura.

Con il bancone di legno le luci soffuse, le birre (tante) alla spina, decine e decine di liquori e spirits, baristi ventenni e inglesi, segnati già dalla sera prima, uomini in camicia, avvocati, segretarie e amanti, il pub all'angolo si affaccia sul Tamigi da un lato e su Bushy Park dall'altro.

Allora esco e scendo nel tempio appoggiato sul fiume da più di cento anni e cammino incerta fra cigni e paperelle di ogni grandezza. Odio i volatili ma sotto questi salici piangenti dimentico di aver paura di una loro mattata. Passeggio con quel vago senso di onni-

potenza dei giorni off che mi permette di poter perdere il treno perdere tempo e mangiare sushi. Le boathouse sornione galleggiano per miracolo sull'acqua immobile, gruppi di ragazze in canoa vanno lisce lisce con completini bianchi e code di cavallo. Tutte bionde. Un ponticello di legno che collega una sponda all'altra, un'isola piccolissima con barchette attraccate e panchine sotto le fronde degli alberi. Dall'altra parte il verde dei campi da golf, le scuderie, i cottage con lo stemma di famiglia sul cancello d'entrata, i ciliegi in fiore. gli yacht e i motoscafi. Poi la risalita, le scalette di marmo fino alla strada che arriva davanti a quelle due torrette che tengono strette il cancello d'entrata di quel castello sulle rive del fiume. Certo non è un ponte levatoio e non c'è neanche il fossato con i coccodrilli, ma è pieno di turisti così la voglia di entrarci ti passa comunque e girargli attorno

non costa nulla. Un iPhone con una boxmusic piena di meraviglie serve come la cornice al quadro che ho voluto today. Il castello sulle rive del fiume si chiama Palazzo di Hampton Court ed è stato proprietà del Cardinale Wolsey; glielo aveva regalato il Re Enrico VIII, ma una volta caduto in disgrazia se lo era ripreso. È bellissimo. Completamente costruito in mattoncini rosa in stile Tudor e Barocco, con quelle punte che d'inverno le chiami definitivamente Gotiche. Il carrettino dei gelati "Mr Softy" passa lento lasciandosi dietro di sé quella melodia sinistra che per sempre ti ricorderà che IT il pagliaccio esiste ed è ovunque. La stazione è vicina, così vicina che già sono seduta sul lato giusto del treno, quello vicino al finestrino da dove per arrivare al centro, se aspetti un po', gli occhi si sgranano passando davanti alla sempre presente Battersea Power Station (Pink Floyd, Animals, Maiale che vola). Tutto ciò significa che fra pochi minuti arriverò all'uscita della tube, la tube station per antonomasia, quella che porta sull'high street con i mostri sui muri il ponte con i graffiti, il mercato

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di Arianna Mariani

bruciato, il popper, i funghi, i vinili, le bancarelle di gamberi thai, lo zoo e i poster di Iggy Pop. Fratelloni giamaicani con accento pugliese, turisti italiani con nelle bustine tre ricordi fondamentali: le cartine tutti i gusti, la tazza con la bandiera inglese e un cilum che useranno una volta. Ma nella bella Camden Town non ci si limita a tutto questo. A Camden ci si va anche per entrare in quel negozietto sulla parallele dell'high street dove non va mai nessuno, con il proprietario punk che vende centinaia di Dr Martens diversi, ascolta musica classica e mi lascia guardare sempre quegli stivali tutti neri, usati d una vita e che dice siano stati di Joe Strammer. Bugiardo! La volta scorsa mi aveva detto che erano quelli di Ewan McGregor! Per fortuna la metro passa sempre, così, accompagnata da una faccia troppo furba, troppo troppo bella e poco simpatica, entro nel regno del Sushi, mi ingozzo come un tacchino, fumo una sigaretta, spero di uscire con lui ancora una volta e torno a casa senza fretta con più fame di prima, lontana dai turisti, vicina ad un castello e addormentata sul Tamigi.


OROSCOPO

di Emilia Rosa

Ariete

«Il Sole ti rende affabile, ma vanitoso, ti piace misurare il tuo fascino su chi ti circonda. Con Mercurio nel segno, sei socievole, dialoghi piacevolmente coi parenti, i colleghi, i clienti. Nel lavoro ti fai valere, nella professione sei più avanti degli altri. Nello studio incontri pochi ostacoli. Il dieci maggio l'astro del commercio entra in seconda casa: il fiuto per gli affari aumenta, il recupero crediti migliora, puoi aumentare gli zeri del conto in Banca».

Gemelli «Il Sole alle spalle fiacca le tue energie: l'umore tentenna, l'ottimismo non è di casa. Mercurio in undicesima casa è un buon alleato: sostiene gli incontri in agenda, ti mette in luce agli occhi di un big boss, nei meeting aziendali sai il fatto tuo, sul piano sociale sei richiesto».

Leone «Sua Maestà il Sole ti sorride: ritrovi energia, buon umore, voglia di fare. Mercurio in ottava casa è un grande procacciatore d'affari: ti aiuta ad investire i risparmi in Borsa, nel mattone. Cerchi un mutuo? Lo trovi, a tasso agevolato».

Bilancia «Il Sole in ottava casa aumenta le tue certezze interiori: è più facile prendere le decisioni che contano. Mercurio è contrario: evita i dissensi coi soci, i collaboratori non ti portano da nessuna parte, trova, invece, un punto d'intesa il lavoro non può attendere. In famiglia, coi figli, se ne hai, cerca il dialogo, grugnire gela i rapporti».

Toro

«Sua Maestà il Sole marcia nel segno: inizia la stagione del tuo compleanno, tanti auguri dallo Zodiaco. Energia, ottimismo crescono a vista d'occhio; l'astro diurno ti carica! Mercurio è alle tue spalle: la lucidità mentale vacilla, il fiuto negli affari scarseggia, la memoria fa acqua, fatichi a procedere nel lavoro».

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dalMONDO

RAUGò - ORFANOTROFIO WEND MIB TIRI settembre 2011

BURKINA FASO

YAKO

OROSCOPO Maggio

Cancro «Il Sole ti rende socievole, sei richiesto dagli amici, coccolato dai parenti. Mercurio in decima casa è pestifero: in azienda ti scontri coi parigrado, coi tuoi capi, in famiglia, coi figli, se ci sono, sei un pitbull: se ti scontri con tutti non vai lontano, amico, pensaci».

Sagittario

Vergine

«Il Sole in sesta casa ti rigenera: hai energia, sei ottimista, contento dentro. Mercurio sostiene gli imprenditori, i professionisti, il successo è a portata di mano. L'astro del business ti regala freschezza mentale, idee azzeccate negli affari».

«L'ostilità del Sole ti rende inquieto, pessimista, poco socievole. Difficoltà di comunicazione verbale e sciatteria ti accompagneranno per tutto il mese di maggio. Mercurio, inoltre, non assicura meraviglie: sconsigliati i viaggi, soprattutto quelli oltre oceano!».

Acquario «Il Sole frena il tuo entusiasmo, ti rende di cattivo umore, perdi interesse per la vita: reagisci! Mercurio in terza casa, incoraggia gli studenti, i venditori, ti rende un'eccezionale PR, simpatico agli amici, interessante agli occhi delle nuove conoscenze. Cerchi lavoro? Datti subito da fare, l'astro del business il dieci maggio cambia segno».

Scorpione «Il Sole ti contrasta, non è il caso di inveire sui familiari, i parenti. Pensa al lavoro, hai il vento alle spalle: Mercurio in Ariete protegge il lavoro in ufficio, le attività di routine, scioglie gli impicci del quotidiano; approfittane!».

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Capricorno «Il Sole ti lancia un formidabile trigono, il massimo dei voti che lo Zodiaco ti assegna. Ti muovi con sicurezza, sei fiducioso, guardi avanti. Mercurio è la tua spina nel fianco: accende battibecchi coi parenti, i figli, se ne hai, coi collaboratori, specie se porti avanti un'attività a gestione familiare».

Pesci «Il Sole ti rende socievole, aperto, molto frizzante. Mercurio in seconda casa non perde di vista il saldo in Banca, che per molti gode di ottima salute».




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