Emanuela Arlotta
Volodeisensi Magazine
12 December 2012
N.41 Ottobre 2015 COPIA GRATUITA-www.volodeisensi.it
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Intervista esclusiva a Paolo Logli
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INTERVISTA A PAOLO
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LOGLI
FERNANDA RAINERI
INTERVISTA A
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DIEGO BRUGHITTA TEATRO Director: Emanuela Arlotta Art director & designer Emanuela Arlotta
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04 INTERVISTA PAOLO LOGLI "Uno scrittore risponde sempre e soltanto a se stesso, se è un vero scrittore, altrimenti è altro”.
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RAINERA E’ un romanzo che ha il sapore di una fiaba, una fiaba che si svolge sulle Alpi Apuane
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A DIEGO BRUGHITTA INTERVISTA A PATRIZIA FOTUNATI
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“Il libro è nato in un caldo pomeriggio di fine Agosto. E’ nato quasi per caso...”
18 VISTI PER VOI --TEATRO .Conversazione sul luogo dell’incidente Trasfigurazione Cruenta di Jackson Pollock
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FORTUNATI “Ho preso spunto da fatti di cronaca realmente accaduti. Ho avuto modo di conoscere alcune storie di padri che hanno vissuto drammi del genere, molte altre le ho lette”
POLI OPPOSTI
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22 VISTI PER VOI- CINEMA Poli opposti
Fahrenheit 451...la storia continua...
“Intervista a Paolo Logli” a cura di Patrizia Palese è una bella differenza.
Cosa si può dire di innovativo quando si parla di uno scrittore? Si può sottolineare lo stile accattivante, oppure il coraggio nell’affrontare temi scottanti, a volte l’accento può cadere sull’ironia descrittiva e/o metaforica.
Pensateci bene: chi racconta vi rende partecipi di ciò che accade a persone che forse non sono mai esistite, ma non per questo non sono vere, mentre un semplice scrittore ha una tecnica tale per poter portare sulla carta una sua personale storia, vera o no non importa, dove i personaggi diventano persone solo se il lettore entra Oggi potresti dire che hai scelto l’unico in empatia con il libro. mestiere che poteva renderti soddisfatto? Come sono arrivata a questa conclusione? Sì, sono contento. Non avrei mai fatto il Nel modo più semplice: parlando con il professore, anche se ho dato gli esami per signor Logli. essere abilitato all’insegnamento, ma lo feci più che altro per far contenti i miei. Gli Ed è questo che fa la differenza: parlare, inizi non sono stati semplici certamente, chiedere, rispondere, ascoltare, le quattro ci si adatta, ma con il tempo gli “adattaazioni che differenziano un umano da una menti” sono diminuiti e oggi posso anche forma di vita deambulante che emetta non essere d’accordo con l’editore, sapensuoni. do che comunque sarò ascoltato…agli iniQuando lo ho informato che le domande zi ovviamente no. Stiamo parlando di un preparate per lui erano 28, mi ha guardata percorso professionale iniziato più di 20 come un marziano “E che ti dovrò mai dire anni fa, e se hai del talento quello paga… con 28 domande?” ed era sincero, anche almeno con me ha funzionato.
Tutto questo fa gioco nel “gioco” di mercato per lo scrittore X, soprattutto quando chi lo sponsorizza cerca di trarre da lui, dise in un primo momento ho pensato che ciamolo, anche un certo guadagno. lo dicesse per piaggeria. Ma con Paolo Logli questa “forma mentis” va un po’ a decadere e non perché E andiamo a conoscere ora, per quel che ciò che scrive sia prevedibile, già sentito sarà possibile, un “raccontatore” vero. o banale, ma perché lui stesso destabilizUna leggenda metropolitana ci tramanza quel minimo di certezza che un lettore da che molti tuoi colleghi adottino dei può trarre da ciò che ha conosciuto di lui rituali prima di iniziare a scrivere, come leggendolo precedentemente. indossare sempre la stessa camicia, semE lui, a mio parere, ne è ben felice, per- pre alla stessa ora ecc. Tu cosa fai per esché il signor Logli amministra molto bene orcizzare la pagina bianca, il vuoto creala sua immagine facendo sì che ognuno tivo e tutti i fantasmini? abbia l’impressione di conoscere quella Non credo che portare la stessa camicia vera. mi protegga dai fantasmini, come li chiami Detto così sembrerebbe molto facile tu. E fino a oggi non ho mai avuto probpensare che questo signore sia un cinico lemi con pagine bianche o vuoti da riempire. Credo che dipenda dal fatto che nella e disilluso osservatore. mia testa, da sempre, coesistono tante di Impressione sbagliata, perché Paolo non è quelle idee che a volte, pur essendo veun autore, non è uno scrittore, non è uno loce nello scrivere, non riesco a tener loro sceneggiatore, lui è un RACCONTATORE ed
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dietro…è come se sulla fronte avessi una porticina da cui esce un’idea completata in tutto, mentre nella nuca ci sia un’altra porta dove continua a pressare una lunga fila di altre idee che vogliono essere rivestite, anche loro, di tutto punto. (bella immagine…un po’ kafkiana, ma decisamente bella!)
Oggi, come hai detto prima, una lunga fila di idee preme alla porta della tua nuca per poter entrare nella tua testa, ma all’inizio, cioè più di 20 anni fa, hai tentato l’esperienza del concorso letterario? E oggi potresti darne la tua opinione e soprattutto se pensi che questi possano essere utili per farsi conoscere? Certamente che ho partecipato e ben due volte vincendoli entrambi. Il primo a 25 anni con un racconto lungo, o se vuoi, con un romanzo breve. Il titolo era NOSTRA SIGNORA DEI MODEM. Sono molto orgoglioso di quel mio primo racconto; lo stile descrittivo era permeato su un voluto desiderio di rendere armonioso, quasi barocco, un tema che rappresentava la realtà di quegli anni, cioè il primo apparire del virtuale, del non reale, dove per reale lo si può intendere come ripetizione di schemi
COLTI, perché la Cultura è sempre associata al Pop, volutamente DESTRUTTURANTI e qualche volta LIMATI, necessariamente ABBANDONATI dove per Abbandonati si deve intendere quel voler renderli autonomi, un po’ come un figlio che, prima o poi, dovrai lasciare andare per farlo vivere la sua vita nel mondo. Oggi sei lontano da quel ragazzo di 25 anni e puoi definirti a tutto tondo un professionista. Ma ritorniamo alla figura dello scrittore che inizia a entrare in questa realtà e con il suo testo vorrebbe attirare l’attenzione di un editore. Che consiglio daresti a costui? conosciuti. Quei concorsi forse non mi hanno dato notorietà, ma mi hanno convinto, se mai avessi avuto qualche dubbio, che io dovevo fare lo scrittore.
to gli direi di porsi una semplice domanda e di darsi una risposta sincera <E SE NON FOSSI UNO SCRITTORE?> e poi decidere, nel caso di una risposta negativa, di scandagliare il suo ego per tirare fuori altro.
Per quanto sembri assurdo quello che dico, affermo che non tutto è truccato, c’è del buono. Non dovrà mai smettere di crederci, altrimenti è inutile che inizi, ma, e questo è il presupposto principe, deve essere onesto con se stesso e soprattutto con il suo manoscritto. Questo non vuol dire solo rileggerlo con occhio critico, ma anche riconoscere se la sua storia è davvero interessante per entrare in un mercato editoriale. Superato questo, provare senza mai smettere di crederci; il buono c’è, non è tutto truccato.
E oltre a scrivere trovi il tempo per leggere, magari anche autori emergenti? Non ti chiedo di darmi il numero delle tue pubblicazioni, che spaziano da libri proMi reputo un onnivoro, per quanto riguar- priamente detti, a testi teatrali, scenegda la lettura. Leggo molto, leggo spesso, giature televisive e cinematografiche, fondamentalmente perché mi piace, ma anche perché sono convinta che non hai anche perché sono molto curioso. Quello tenuto il conto in questi anni, però puoi che poi mi rimane dalla lettura è sempre e definire i tuoi scritti e hai 20 parole, al comunque un piacere a volte maggiore, a massimo, per definirli. Secondo te un libro potrebbe salvare o valorizzare un luogo, potrebbe creare una sinergia tale da legare una forma d’Arte a un’altra?
Sono piuttosto dubbioso. A tutt’oggi non ho riscontrato quello che tu mi chiedi, ma anzi l’utilizzo dell’una o dell’altra, come se fosse una foglia di fico…e per ora non vedo evoluzioni in questo campo. Tutti abbiamo scritto poesie. Tu mi confermi questo? E domanda impertinente: hai una raccolta di poesie in un cassetto?
volte minore, ma un piacere. Domanda d’obbligo: se ti dovessi trovare a dover dare un consiglio a qualcuno che vorrebbe iniziare a essere uno scrittore, cosa gli diresti? Non credo di essere nella posizione di consigliare chiunque, ma se fossi obbliga-
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Ma non è così semplice, nel senso che ognuno di loro è diverso totalmente dagli altri…domanda cattiva, ma cerco di rispondere. Dunque, sicuramente SINCERI, PROVOCATORI, assolutamente NON CONVENZIONALI, in alcuni casi RANCOROSI e in altri PACIFICANTI, spesso CITAZIONISTI, molto spesso POP, e necessariamente
Certamente, ti confermo che anch’io ho scritto poesie. Ero un ragazzino e mi ricordo che la prima poesia la scrissi sulla Primavera. Oggi non posso certamente definirmi un poeta, o meglio, posso dire che la mia forma di poesia è una prosa ritmata, armonica, quindi nessuna rima baciata, o endecasillabo. Per capirci, la mia forma di espressione poetica è stata espressa in SCHEGGE DI MURANO, quando ho tracciato la figura di un Giacomo Casanova invecchiato e deluso. Ci ho girato un po’ intorno, ma credo che a questo punto mi posso permettere una domanda molto, ma molto intima: Paolo Logli quale tipo di lettura preferisce? Sono un lettore famelico; in genere leggo tutto ciò che mi capita, ma se vogliamo
nere un mucchietto di cenere! (l’ho fatto arrabbiare!). Non devo dare pareri su chi, con la propria politica manageriale, invia il messaggio che tutto ha un prezzo, che tutto si può comprare, che non importa quanto vale un libro, ma se hai soldi lo potrai pubblicare, anche se il medesimo libro non darà nulla a chi lo legge e sicuramente non ha preso nulla da chi lo ha scritto. E con queste case editrici dovrebbero far loro compagnia sulle pire anche quei concorsi che pretendono soldi e che in cambio danno solo un riconoscimento effimero che non vale nulla, che non dà nulla. Sì, un bel falò per questi pseudo amanti della letteratura. (Faccio trascorrere qualche secondo mostrandomi occupata a trascrivere quello che ha detto così faccio decantare il tutto) Credo però che ai nostri lettori interessi un po’ più la tua persona, in particolar modo quanto l’uomo Paolo gestisce lo scrittore Logli, o se i due non si frequentano per buona pace di entrambi.
andare nell’intimo, ossia con chi mi trovo veramente a mio agio, allora posso dirti che prediligo i testi di formazione, quelli di fantascienza, e poi Carver, le biografie musicali (non mi stupisce quindi che abbia voluto omaggiare un gruppo di musicisti con una sua raccolta di racconti…ma non entro nel dettaglio, potrei apparire un (Stavolta sorride…meno male!) No, no, si po’ voyeur chiedendogli perché loro e non frequentano moltissimo; del resto l’uno non potrebbero fare a meno dell’altro. altri). Paolo è un bacino di emozioni, di ricordi, Un momento di analisi sociale: secondo di desideri e Logli in fondo non fa altro la tua esperienza ma anche secondo la che attingere a questo bacino tritando tua opinione, nel trattare un determi- e compattando il tutto…bella immagine nato argomento il modo e l’approccio vero? (mi limito a sorridere; a me sembra stilistico fra un uomo e una donna si una immagine notevolmente orrida e indifferenziano al punto che si possano quietante, ma figurati se glielo dico!) riconoscere se chi scrive è l’uno o l’altro? Il primo amore non si scorda mai…e il Qualche tempo fa scrissi un testo dove a primo libro? Tu ricordi ancora il primo liparlare era una donna. Alla fine ci furono bro pubblicato? Lo riscriveresti oggi? parecchi che mi confessarono che erano certi che la storia raccontata, per come Eccome no! Il mio primo libro è stato NOSera stata raccontata, la poteva aver scrit- TRA SIGNORA DEI MODEM. È stato un bel to solo una donna; un bellissimo compli- momento per me allora; come ti ho detto, mento per me. Quindi alla tua domanda io vinse un concorso al quale partecipai e rispondo con sicurezza: no, non esistono fui talmente critico nei suoi confronti che e se ci sono probabilmente è solo dovuto lo inviai nell’ultimo giorno di scadenza e al fatto che ci si è dimenticati che per pri- 10 minuti oltre l’ora massima, che era apma cosa noi siamo scrittori, o raccontatori, punto la mezzanotte. Il piacere di sentirsi rispondere che, data la qualità del manocome dici tu. scritto, loro lo avrebbero inserito ugualEntriamo nel dettaglio (voglio vedere se mente nella graduatoria come se fosse arriesco a farlo arrabbiare visto che è stato rivato a mezzanotte, mi lusingò parecchio, molto rilassato): Come tu ben sai esis- lo ammetto. E forse giocò molto la storia tono le cosiddette Case Editrici a paga- che proponevo: una Lolita moderna che si mento. Puoi darci un tuo parere? (Si volta muoveva con eleganza sui sentieri dell’alverso di me, si ferma, in quanto fin’ora ha lora nascente mondo virtuale. Diciamo sempre camminato, e mi dice quasi sibi- anche che proposi il tutto scegliendo uno lando) stile che aveva, come il Barocco, la voglia di < dastar maraviglia>, come insegnava Devono bruciare! Devono ardere lentaBernini, e ci riuscii. Oggi però non scriverei mente e completamente fino a farne rima-
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più una storia del genere. Sarebbe troppo datata, troppo lontana dalla nostra realtà contemporanea. Hai detto bene, siamo completamente immersi in una realtà sempre più virtuale; tutto procede velocemente e altrettanto velocemente le mode e le abitudini cambiano. Anche nel campo letterario come tu ben sai, viaggiano dei, chiamiamoli, indirizzi di percorsi, delle mode che durano sempre di meno. Quanto incidono per te questi “percorsi”, queste “mode” , quando decidi di scrivere su un argomento invece di un altro? ( Mi guarda sorpreso, forse anche un po’ interdetto) La moda? Quale moda? Uno scrittore risponde sempre e soltanto a se stesso, se è un vero scrittore, altrimenti è altro. Diciamo che l’unico influsso che potrebbe esercitare la moda su di me, sarebbe quella di stravolgerla, sì, metterla in difficoltà, essere una voce fuori dal coro (e fa la faccia soddisfatta. Credo che pensi di essere stato chiaro: mai più domande del genere e io il messaggio l’ho ricevuto forte e chiaro!) Però i tuoi libri qualche volta li rileggi, vero? Sì, qualche volta…no, diciamo che non lo faccio quasi mai. Va bene, diciamo che la risposta è NI.
Ma se tuo figlio, un amico, insomma, una persona alla quale tieni particolarmente, pubblicasse un libro scadente, saresti sincero con lui dicendogli, più o meno direttamente, che quel libro non vale un granché o fingeresti entusiasmo, magari solo per incoraggiarlo a non ripetere l’errore? Non potrei mai fingere un entusiasmo per qualche cosa che non mi entusiasmi e questo indipendentemente da chi
dovesse scrivere il libro, ma nello stesso tempo non potrei mai piegarlo in due con la mia critica sincera. Dietro ogni libro c’è un grandissimo lavoro che a volte non porta da nessuna parte o, peggio ancora, dà dei risultati scadenti, ma comunque è un lavoro. No, non potrei mai farlo; credo che starei zitto e se la persona in questione mi conosce bene sono certo che quel mio silenzio sarebbe la critica più feroce.
cuore. Ed avere cuore è una cosa che diffi- line e dei comici televisivi. E potrei continuare. Ora rispondi tu a questa domanda: cilmente si può insegnare”. con questi presupposti, ci potrà essere un Ma tu sei di più un buon osservatore o un futuro? ( scuoto la testa) Bene, ti sei risbuon lettore? E mi spiego meglio… posta da sola (e sorride). No, no ho capito quello che vuoi dire (sorride di nuovo). Sicuramente per il mio mestiere l’osservatore batte il lettore 1 a 0. La vita dà molti più spunti di qualsiasi buona lettura, a un professionista. Forse hai dimenticato di darmi un’altra alternativa, perché mi ritengo un saccheggiatore, un consapevole saccheggiatore e allora saccheggiatore batte osservatore 2 a 0.
Il poeta direbbe “Nel mezzo di cammin di nostra vita…” e tu ci sei credo. Quindi dovresti sapere cosa vuoi ottenere ancora, che traguardo vuoi raggiungere con i tuoi libri, oppure se intendi navigare a vista?
Eliminerei il plurale, perché l’unica difficoltà che ho è il tempo…non mi aiuta, mi rema contro…e calcola che io sono uno che scrive anche due o tre lavori contemporaneamente, e nel farlo è velocissimo; ma quello che ho in testa è talmente vasto che non riesco mai a pareggiare i conti. La vuoi una confidenza? Quando morirò sarò incazzato nero perché avrò in sospeso tante di quelle storie che non potrò portare a termine…mica per altro (e mi ritorna alla mente l’immagine delle Idee in fila ordinata davanti alla porticina nella nuca con una voce che grida AVANTI UN ALTRO! E stavolta sorrido io).
E si ritorna da dove abbiamo iniziato, ai tuoi libri, alle tue storie; ricordi i loro titoli e i loro anni di nascita?
Domanda ovvia, anche perché come hai detto all’inizio dell’intervista, non sono le domande che danno un distinguo, ma le risposte (non ho ben capito se è un complimento per lui o uno scomplimenMa ci saranno anche per te dei momenti, to per me…meglio non indagare!), per diciamo, critici da risolvere. L’hai detto cui ti chiedo: Quali sono gli autori che ti tu che questo è un mestiere faticoso. Per hanno influenzato di più? te oggi, quali sono le difficoltà maggio(Risponde di getto e gli si illuminano gli ri che incontri nel portare avanti il tuo occhi) Pasolini! (rimango a guardarlo e at- mestiere? tendo; lui capisce) beh, oltre lui chi altro c’è?...(continuo ad attendere in silenzio) Ci sarebbe anche San Paolo, e poi Calvino… ma sì anche King…(adesso mi ritengo soddisfatta). I tuoi quattro punti cardinali quindi…e detto ciò, per te ci sono argomenti che non potresti o vorresti scrivere? (La risposta è secca e non c’è nemmeno l’accenno a un sorriso) Certamente no! Io sono un professionista! (cambio subito domanda; meglio non cercare ulteriori spiegazioni). Per molti sono completamente inutili: il talento o ce l’hai o no e nessuno può insegnarti ad averlo o a scoprirlo. Mi riferisco ai Corsi di Scrittura Creativa. Cosa ne pensi tu e soprattutto, possono avere un loro perché in questo paese, dove tutti scrivono e pochi leggono, come dicono le statistiche? So che anche tu ne tieni uno, ma la mia risposta non cambia: nel 90% dei casi credo che non siano né utili né validi, professionalmente parlando. E ti dico anche il perché. Non è vero che il talento o ce l’hai o no, il problema non è questo. Il problema sta in chi dovrebbe insegnare le tecniche, far distinguere uno stile dall’altro, dare delle regole, perché per non limitarsi solo a scrivere, ma a raccontare, (allora gli è piaciuto il fatto che l’ho chiamato raccontatore! Almeno questo!) deve avere le idee chiare su come e su cosa voglia scrivere, e per questo servono delle regole. Chi porta avanti questi Corsi è, magari, anche un valido scrittore, ma questo non garantisce che sia anche un bravo insegnante, perché per scrivere, non importa cosa, ci vuole sì la testa, ma ci vuole anche tanto
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La domanda è mal posta, se mi permetti. Non ho traguardi da raggiungere né intendo rimanere in prossimità della costa. Quello che faccio, o se vogliamo precisare, quello che ho scelto di fare da sempre, è soltanto soddisfare le mie esigenze di scrittore, di raccontatore, avere visibilità presso il pubblico…i premi se arrivano son ben graditi, ma non scrivo per questo.
I titoli sì, tutti, e come potrebbe essere altrimenti. I loro anni di nascita no, ma forse è un bene…almeno loro non invecchiano. Questa chiacchierata, più che un’intervista, si conclude con una curiosità, più che una domanda: se dovessi regalare a qualcuno che ti è simpatico un tuo libro quale sceglieresti? E quale regaleresti dei tuoi libri a una persona che non ti è simpatica affatto e naturalmente il perché di tali scelte.
Questa è una domanda che faccio a tutti, Per la prima sicuramente QUIS UT DEUS, quindi ti tocca: Paolo Logli in sette Pamentre per la seconda SCHEGGE DI MUrole. RANO. (Resto un po’ perplessa, anche Vorace, Confuso, Idealista, Iconoclasta (us- perché io avrei tranquillamente fatto il signur!) Ansioso, Affannato, Insoddisfatto. contrario, data la trama delle due storie. Paolo è contento di avermi sorpreso…e Credi nell’uomo? No, ho partecipato a troppe riunioni di condominio (lo guardo esterrefatta…poi capisco; è pur sempre uno sceneggiatore e la battuta che spiazza gli viene naturale come uno starnuto). Come autore, ma anche come persona pensante, credi che ci possa essere un futuro per l’Editoria in Italia? Stiamo parlando di un personaggio – ed un gruppo di potere – che non solo ha legittimato l’apparire come stile di vita ed ha avvilito la preparazione e il merito, ma ha anche istituzionalizzato, nelle sue reti televisive, l’inseguimento del pubblico al ribasso. Stiamo parlando di quello che ha impostato la linea editoriale della sua prima casa editrice sulle biografie delle ve-
poi spiega) ma è ovvio: In QUIS UT DEUS nonostante la crudezza del racconto si arriva a una conclusione dove a dire l’ultima parola è la speranza e che augurio migliore vuoi fare a una persona che ti è simpatica se non questo? In SCHEGGE DI MURANO, nonostante per tutto il racconto si parli e si disserti sull’amore, si arriva a una conclusione amara, alla fine di ogni speranza, alla non vita, e anche qui il messaggio da portare come dedica per una persona non particolarmente simpatica, è altrettanto chiaro. Salvo poi precisare che sono pochissime le persone che mi sono veramente antipatiche. Tutto si è concluso con un saluto e un ringraziamento da parte sua. Da parte mia è rimasto un retrogusto amaro, perché io SCHEGGE DI MURANO l’ho amato come solo può accadere in un colpo di fulmine e a tutt’oggi, ogni tanto, rileggo alcuni passi. Un libro che meriterebbe il palcoscenico come pochi altri lavori. Spero che il signor Paolo Logli non me ne voglia, ma vorrei chiudere con un passo del suo libro, quello adatto per le persone antipatiche. <In SCHEGGE DI MURANO, a parlare è Casanova, che è vecchio e stanco, e che lavora, al termine di una lunga fuga da sé, come bibliotecario in una biblioteca di proprietà di un parvenue, un conte che ha comprato il titolo. In questa atmosfera egli ricorda, rimpiange, ma soprattutto rivede la sua vita e le sue scelte fino a giungere all’ultimo momento, e tutto per lui si chiude in un silenzio doloroso e inaspettato, nonostante egli creda di essere stato pronto ad accettarlo da tanto tempo>. “INDICA LA STANZA CON UN GESTO AMPIO DEL BRACCIO, CHINA IL CAPO. POI, QUASI ACCAREZZANDOLI, PASSA LA MANO SUI VOLUMI CHE INGOMBRANO IL TAVOLO- … una gran bella collezione di volumi, la mia. Anzi, sua, del Conte. Antiche pergamene di Alessandria, prime edizioni di Gutenberg, in-folio lavorati a Bologna. Io li ho scelti, io li ho raccolti, uno per uno. E ho offerto l’orecchio alle storie che raccontavano, ho ascoltato respiri e desideri, sconosciute bocche mi hanno confidato la loro saggezza e mi hanno sussurrato le loro verità, anche quelle sbagliate… (si ferma un attimo a riflettere)…ammesso che esistano verità sbagliate…(taglia corto) E comunque non sono meno belle, anche una verità sbagliata può infiammare un cuore. (quasi sulla difensiva) Quanto meno, il mio riesce a infiammarlo. (un’alzata di orgoglio) Ho ascoltato queste pagine cantare le loro litanie, sacre e profane. Ho sfiorato,
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ho toccato, ho palpato, ho lisciato la carta porosa, ho percorso gli arzigogoli di inchiostro e ho vagato sul rosario di nodi, coagulato in caratteri di stampa, che sporge dal foglio. Ho assaporato le loro anime, le ho succhiate come telline appena schiuse a fuoco moderato nell’acqua di mare, insaporite semplicemente di una testa d’aglio e un ciuffo di prezzemolo e una punta di peperoncino…quelle telline piccole, carnose, dell’Adriatico. Le porti alle labbra e le suggi, voluttuosamente, come un fiore di carne…come lo scrigno della
femmina…così erano le anime di quei volumi. Carnose. E mi parlavano…” Non c’è che dire come regalo, anche se riceverlo denuncerebbe l’antipatia dell’autore per chi lo riceve…ma ne varrebbe la pena.
Paolo Logli Sceneggiatore, autore teatrale, scrittore, nasce a La Spezia il .26 Maggio del 1960 Rocker fallito, laureato in Storia all’Università di Pisa comincia a lavorare nel mondo dello spettacolo. All’attività di autore di programmi di intrattenimento, radiofonici e televisivi, e di spettacoli musicali, alterna quella di scrittore, sceneggiatore e autore teatrale. Come regista, vince nel 1990 il premio Europa .”Cinema per la miglior videoclip Europea con “Hey Joe Come autore televisivo, si occupa di informazione (Unomattina, Italia sera, L’ora X), intrattenimento (Sanremo, Galà dello sport, Sanremo giovani, Accademia della canzone) programmi musicali (Mio capitano, Chiedi chi erano i Beatles) ed eventi di profilo istituzionale (Quirinale, Piazza San Pietro, Festa della Repubblica, Canonizzazione di Padre Pio, centenario .)dell’Unitalsi, Galà della Croce rossa, Giubileo del 2000 In collaborazione con Alessandro Pondi, scrive diverse miniserie televisive, “Trilussa”, “Il bambino della domenica”, “Il signore della truffa”, “A testa alta”, “L’oro di Scampia”, “L’uomo .”che cavalcava nel buio Come sceneggiatore riceve i premi: Festival Internazionale di Salerno per “Il Bambino della domenica”; Annuario del cinema italiano per “K2 la montagna degli italiani”; il Conchiglia del Moige con “L’oro di Scampia”. Riceve due biglietti d’oro con .”“Natale a Beverly Hills” e “Natale in Sudafrica .”Ha ideato e scritto “Il commissario Manara Come Autore teatrale riceve nel 2006 il premio “Per Voce sola” con il monologo “Dunque lei ha conosciuto Tenco?”; è coautore del musical “Il pianeta proibito”, campione di incassi 2010. Ha collaborato con alcuni dei maggiori esponenti della musica .italiana, video concerti, e home video Ha pubblicato “Quis ut deus” (Adestdellequatore 2010), “Tenco e gli altri” (Cut-up 2011), “Schegge di Murano” (Alice Books 2011). Ha partecipato alle raccolte, “Omicidi all’italiana” (Mondadori 2007), “Le vendicatrici” (Cut up 2012), “Pere Lachaise – racconti dalle tombe di Parigi (Ratio et Revelatio .)2014 Il suo ultimo lavoro, il romanzo “Dura pioggia cadrà” (2014) è .edito da Castelvecchi
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Festival Bajocco 2015 a cura di Emanuela Arlotta catturare l’attenzione di grandi e piccini con tecniche degne dei migliori artisti. Ad incorniciare la serata non sono mancati gli stand dedicati al cibo, a partire da quello internazionale come il sushi fino ad arrivare a quello più casareccio e più legato alla tradizione del luogo come la porchetta o il panino imbottito di salumi locali.
Dall’11 al 13 settembre si è svolta, per le strade di Albano Laziale, la quinta edizione del Festival Bajocco, manifestazione organizzata dall’Associazione Culturale XV Miglio con l’appoggio del Comune di Albano e della Regione Lazio. Anche quest’anno un successo strepitoso di pubblico di ogni fascia di età che ha letteralmente inondato le strade animate da spettacoli e musica. Acrobati, illusionisti, giocolieri, funamboli, musicisti, cantautori hanno dato vita ad una serie di esibizioni mozzafiato in grado di
E’ importante sottolineare quale possa essere il valore di una iniziativa come questa con la quale si tenta di ridare credito all’arte di strada sempre troppo penalizzata e depredata del suo valore reale. Uomini e donne a contatto diretto con il pubblico, capaci di veicolare suspence, emozione, attesa, nel breve tempo di un’esibizione nella quale converge la fatica giornaliera della preparazione estrema. Artisti che vivono ogni giorno nell’idea di superare i propri limiti per regalare una performance quanto più stupefacente possibile per chi si ferma a guardare. Il festival quest’anno era suddiviso in area musicale e area circense ed ha contribuito a trasformare la città in un teatro all’aperto nel quale immergersi completamente in un’atmosfera artistica e suggestiva. Musicisti e cantautori più o meno conosciuti hanno potuto portare direttamente al pubblico il proprio talento. Da sabato sera anche Simone Cristicchi ha fatto la sua comparsa tra le strade di Albano in veste di cantastorie leggendo e interpretando fiabe per bambini accompagnato da personaggi usciti direttamente dalla fantasia dei più piccoli. La sua breve performance intitolata “I racconti del Soffiasogni” ha fatto da apripista
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all’inaugurazione della prima libreria dedicata ai bambini del territorio dei Castelli Romani. Questo è il sito ufficiale della manifestazione : www.bajoccofestival.com. Vi suggeriamo di tenerlo d’occhio magari per la prossima edizione che sicuramente non mancherà di stupirci!
Piccole fiabe per grandi sognatori è la somma di sei brevi fiabe, raccolte in un unico, imperdibile, volume. L’autrice, Emanuela Arlotta, con il suo stile dalla tenera limpidezza è in grado di catturare il cuore di grandi e piccini sin dalla prima pagina. Regala ai suoi lettori più grandi l’emozione di sentirsi ancora una volta bambini e ai più piccoli, avventure, magia, emozioni, sogni ma, soprattutto, importanti insegnamenti di vita. LINK PER L'ACQUISTO 11
“E’ un romanzo che ha il sapore di una fiaba, una fiaba che si svolge sulle
Intervista a Fernanda Raineri
Alpi Apuane”
Prima di parlare di te come scrittrice mi piacerebbe conoscerti di più. Chi è nella vita Fernanda Raineri? Sono nata in Versilia, precisamente a Massa, piccola cittadina tra le Alpi Apuane e il mare Tirreno. Svolgo da circa 32 anni un lavoro da impiegata full time, e malgrado il poco tempo libero sono ri-
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a cura di Cristina Rotoloni
uscita ugualmente a ritagliarmi dei piccoli spazi in cui mi dedico alla grafica e alla scrittura, passioni che ho avuto fin da bambina, tralasciate durante la gioventù, ma coltivate di nuovo in questi ultimi anni. Precisamente dal 2003, ho ripreso a disegnare, iniziando una collaborazione saltuaria con un’azienda del Nord Italia, realizzando disegni per foulard e sciarpe in seta. Ho partecipato a diversi concorsi artistici internazionali con un discreto successo. Nel 2007 ho ripreso a scrivere ed ho pubblicato il mio primo romanzo per ragazzi, con la casa editrice Altromondo Editore. Nel 2011 ho pubblicato due romanzi per ragazzi, con la casa editrice GDS Edizioni di Milano. Ho realizzato una silloge poetica di 60 componimenti, edita nel 2012 dalla casa editrice Edizioni La Gru di Padova. I due romanzi per ragazzi “La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante” e “Il libro Blu” sono stati poi pubblicati di nuovo nel 2013 dalla casa editrice La Case Book di Los Angeles. Nel 2015 gli stessi romanzi sono stati da me autopubblicati con Youcanprint e stanno avendo un discreto successo. Diversi miei racconti e poesie, sono stati premiati in premi Nazionali ed Internazionali ed inseriti in antologie di varie case editrici. E’ ormai convalidato il desiderio di
conoscere i gusti degli autori sulla lettura e per questo ti chiedo chi è per te fonte di ispirazione e naturalmente quale scrittore prediligi. Per quanto riguarda il genere “ragazzi” prediligo i classici quindi: Verne, Dickens, De Amicis, Collodi, autori che ultimamente ho riscoperto, rileggendo alcuni dei loro romanzi. Per quanto riguarda altri generi, prediligo i romanzi di Charlotte Brontë, Emily Brontë, Victor Ugo, Jane Austen. Leggo ed ho letto anche romanzi di autori emergenti, che ritengo molto validi. Per citarne alcuni Luca Favaro, Giulia Madonna, Riccardo Pietrani, Lilla Carlotta Lorenzo. Come mai la scelta di scrivere un racconto per ragazzi? E’ questo l’unico genere che tratti? Ho esordito con la pubblicazione di un racconto per ragazzi “La mongolfiera, il monte Tambura e il tappeto volante”, però ho scritto anche dei racconti di genere “romantico”, come “Miracolo a Fortaleza” e “Vacanze Romane”, inoltre ho scritto anche molte poesie. Ho pubblicato un’antologia poetica che raccoglie 60 liriche, con la casa editrice Edizioni La Gru di Padova. La scelta di esordire con un racconto per ragazzi, è dovuta ad un’ispirazione che
ho avuto in una mattina d’estate, mentre mi trovavo sulla spiaggia della Versilia e ammiravo, in tutto il loro splendore, la catena delle Alpi Apuane, minacciate dall’estrazione selvaggia del marmo che sta divorando delle intere montagne. Un panorama affascinante, che mi ha fatto pensare a chissà quali segreti si potessero nascondere su quelle cime ricche di natura, di storia e di leggende. Così ho cominciato a scrivere questa racconto, di cui poi ho realizzato anche il seguito nel “Il libro Blu”.
semplice storia per ragazzi emerge prima di tutto la bellezza dei luoghi, della natura incontaminata e quindi il valore della preservazione della stessa a dispetto del ritrovamento di un tesoro inestimabile che porterebbe la cupidigia degli uomini a intaccare e a rovinare per sempre quell’habitat ancora intatto. Il valore dell’amicizia che lega i quattro ragazzi, consapevoli di aver vissuto un’esperienza incredibile, ma che decidono di tenerla per sé, per il rispetto di quel posto meraviglioso, che l’ingordigia dell’uomo moderno distruggerebbe per il proprio interesse. Alla fine la loro avventura si rivela un importante percorso di crescita interiore e di consapevolezza. E poi c’è il sogno di Stella di diventare scrittrice. Il classico “sogno nel cassetto” che tutti speriamo un giorno di realizzare e che Stella realizza attraverso questo percorso incredibile. Ho notato che la vicenda si svolge selle Alpi Apuane, il Monte Tambura, come mai prediligi questo luogo per la narrazione di questa avventura? Come ho già detto le Alpi Apuane sono
Raccontaci in breve il tuo libro trasmettendoci i valori che vuoi che ne emergano. E’ un romanzo che ha il sapore di una fiaba, una fiaba che si svolge sulle Alpi Apuane. In una giornata d’agosto la protagonista, Stella, accetta l’invito di un giro in mongolfiera, con partenza da Bagni di Lucca, insieme alla sorella e a due suoi amici americani, Frank e Rebecca, e naturalmente il pilota. Un cambiamento improvviso delle condizioni atmosferiche fa precipitare la mongolfiera, proprio nel momento in cui sorvola le Alpi Apuane. I protagonisti si ritroveranno miracolosamente incolumi, mentre non c’è traccia del loro pilota. Dopo aver attraversato un bosco fatato, da cui faticheranno ad uscire, scopriranno un luogo segreto, che custodisce tesori inestimabili, reperti archeologici, mostri preistorici ed anche un tappeto volante. La vicenda si svolgerà quasi interamente nel sottosuolo attraverso un intrico di labirinti sotterranei, al quale accedono i ragazzi attraverso una minuscola entrata protetta da un masso. Da questa
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un luogo di ispirazione, vedi i grandi poeti che hanno dedicato delle loro liriche a queste montagne: Giovanni Pascoli, D’annunzio. Fanno inoltre parte del patrimonio dell’Unesco e ciò nonostante la mano dell’uomo le sta distruggendo consumandole inesorabilmente con l’estrazione marmifera. In copertina si legge la frase “e il tappeto volante” che nel libro fa una rapida comparsata, cosa identifica per te questa frase?
Il “tappeto volante” rappresenta il volo della fantasia di cui il libro si nutre. Sta ad indicare che nonostante i riferimenti reali, come appunto l’ambientazione sulle Alpi Apuane, il libro altro non è che una storia fantastica, che fa evadere dalla realtà, ma fa anche pensare... Nel salutarci ti lascio carta bianca per dire quello che vuoi ai nostri lettori. Vorrei dire che il libro non è solo per ragazzi, ma anche per quel fanciullino o fanciullina che si nasconde dentro ogni persona adulta. Un libro quindi che possono leggere tutti. In questo link trovate informazioni sui miei libri: http://meihollywood.com/INVESTMENTFILM.html
E N I L N O CHEF alese
atrizia P P i d a r u c a
INSALATA DI POMODORINI E PESCE PERSICO ovvero: quando si hanno 300 cose da fare! Ingredienti per 4 persone: -Lattuga q.b. -Filetto di pesce persico -Pomodorini q.b. -Olive snocciolate piccanti (almeno 50 gr) -Capperi q.b. -Aceto q.b. -Olio extravergine di oliva q.b. -Sale, Pepe e Prezzemolo q.b. Ridurre il filetto di pesce a piccoli pezzi e rosolarlo in una padella antiaderente o con un filino d’olio insaporendolo a fine cottura con sale e pepe macinato al momento. Lavare e tagliare a spicchi i pomodorini. Lavare e prendere le foglie più tenere della lattuga dopo averle asciugate completamente. Foderare con le foglie di insalata un piatto grande, versarvi i bocconcini di pesce, le olive, i capperi e i pomodorini e il prezzemolo tritato. Condire con l’olio e l’aceto e eventualmente altro sale e pepe macinato al momento...e buon appetito.
RISOTTO RAFFINATO AI FRUTTI DI MARE Ingredienti per 4 persone: -Riso gr.400 ( qualsiasi qualità purché mantenga la cottura) -Frutti di mare gr. 200 -Scalogno gr.40 -Un bicchiere di spumante -Brodo di pesce q.b. -Olio extravergine di oliva q.b. -Sale q.b. -Pepe rosa q.b. Cuocere i frutti di mare in un dito d’acqua fino a quando le valve saranno aperte, dopo averle messe a spurgare una notte in un ciotola con acqua con un piatto fondo girato e un po’ di sale. Pelare lo scalogno e tritarlo. Appassirlo in una casseruola con un filo d’olio e unire subito i frutti di mare e la loro acqua filtrata. Quando prende odore, versare lo spumante pepe e rosolare per un paio di minuti a fuoco medio. Portare a ebollizione una pentola con l’acqua salata e immergervi il riso, aggiungendo un po’ di brodo fino a farlo assorbire e continuare a cuocere per 10 minuti a fuoco vivace, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Scolarlo e trasferire il riso nella casseruola e mantecare il tutto per qualche minuto. Servire caldo decorando il piatto con qualche frutto di mare con la sua valva e prezzemolo tritato fresco.
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BRASATO AL BAROLO Ingredienti per quattro persone: -Polpa di manzo gr. 800 -Barolo 1 litro -Un gambo di sedano -Una carota -Una cipolla -Uno spicchio d’aglio -Un rametto di rosmarino -Due foglie di alloro -Cinque chiodi di garofano -Mezza stecca di cannella -Farina gr. 30 -Burro gr. 40 -Olio extravergine di oliva q.b. -Sale e pepe q.b. Lavare e tagliare a dadini il sedano, la carota e la cipolla. Disporre la polpa di manzo in una ciotola di vetro dopo averla legata orizzontalmente e verticalmente, aggiungendo le verdure (in un sacchetto di cotone bianco), gli aromi, i chiodi di garofano e la cannella, versare il vino, coprire con la pellicola trasparente e lasciare marinare per 12 ore. Sgocciolare la carne dalla marinata, passarla nella farina e rosolarla in una casseruola con l’olio e il burro su tutti i lati. Nel frattempo, filtrare il contenuto della ciotola in un colino e separare le verdure e gli aromi dal vino. Unire la verdure (togliendole dal sacchetto di cotone bianco) nella casseruola con la carne, continuare a rosolare per 15 minuti, salare e aggiungere il vino della marinatura, coprire e cuocere a fuoco basso per almeno due ore. A cottura ultimata togliere la casseruola dal fuoco. Filtrare di nuovo il fondo di cottura della casseruola, passare in un mixer le verdure, disporre poi in un tegame sul fuoco e fare addensare per qualche minuto insaporendo con pepe nero macinato al momento.Disporre il brasato nel piatto da portata, tagliarlo a fette (non a caldo) e condirlo con la salsina ottenuta.
ARANCINI DI RISO Ingredienti per 4 persone: -Riso superfino gr. 300 -mezza cipolla -burro gr. 30 -un bicchiere di vino bianco -brodo di carne dl. 2 -una bustina di zafferano -4 pomodori -3 uova -grana padana grattugiato gr. 30 -piselli bolliti gr. 50 -scamorza affumicata gr. 100 -farina gr. 50 -pangrattato gr. 100 -olio di semi q.b. -sale q.b. Lavare i pomodori, sbollentarli in acqua per 20 secondi, sgocciolarli e farli intiepidire eliminando la pelle, i semi e l’acqua di vegetazione. Tagliare la polpa a pezzetti. Pelare la cipolla e tritarla, rosolandola in una casseruola con il burro, unire il riso farlo tostare, bagnando il tutto con il vino che dovrà evaporare. Alla fine, salare e cuocere ancora per 20 minuti, bagnando ogni tanto con qualche mestolo di brodo bollente; a metà cottura aggiungere lo zafferano sciolto in poca acqua tiepida e amalgamare il tutto. Togliere la casseruola dal fuoco, fare intiepidire il risotto, unire un uovo, il grana, i piselli bolliti, la scamorza a dadini e la polpa dei pomodori. Amalgamare e formare con le mani degli arancini. Sbattere le uova rimaste dopo averle leggermente salate. Passare gli arancini nella farina e nelle uova sbattute e infine nel pangrattato per poi friggerli nella padella con l’olio caldo fino alla doratura. Toglierli da fuoco e lasciarli asciugare su della carta da cucina prima di servirli ben caldi.
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“Il libro è nato in un caldo pomeriggio di fine
Intervista a Diego Brughitta A cura della Dott.ssa Agnese Monaco
Agosto. E’ nato quasi per caso...”
Ciao Diego parlami di te e della tua storia. Di quando hai deciso di scrivere il tuo primo libro ‘L’ossessione dell’angelo’. Quando hai compreso che eri pronto a scriverlo? Ciao Agnese. Il libro è nato in un caldo pomeriggio di fine Agosto. E’ nato quasi per caso. Nel 2014 mi son trovato a cambiare lavoro e quindi ad aver decisamente più tempo libero da dedicare a me stesso e alle mie passioni, tra cui appunto proprio la scrittura. Sono un grande lettore, un divoratore di libri. Conta che ho letto il mio primo romanzo horror a 10 anni, un bellissimo Stephen King rubato a mio fratello. Ho sempre avuto la voglia di riuscire a riportare su carta le mie emozioni. Ho sempre desiderato scrivere ciò che nasceva nella mia testa ed è stato possibile solo quando mi son trovato con più tempo a disposizione e contemporaneamente ad avere la mente più libera. Scrivere non è facile. Serve non solo tempo e voglia, ma credo che ciò che serve maggiormente sia una testa priva di preoccupazioni. Ho cominciato a buttare giù qualche riga. Pian piano queste righe hanno preso una forma ben definita, trasformandosi in 450 pagine. Devo però ringraziare mia moglie. Lei mi ha dato una spinta e mi è stata accanto in questa avventura. Più volte ho avuto l’impeto di buttar via tutto, di cancellare e cestinare per sempre quello che avevo creato. Se non fosse stato per lei credo che “L’ossessione dell’angelo” non avrebbe mai preso vita. Vedendo le tue video interviste ho appurato che hai impiegato cinque mesi a comporlo, raccontaci questo viaggio
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o meglio questo percorso dell’’Ossessione dell’angelo’. Quando ho cominciato a scrivere il libro l’ho fatto quasi un po’ come un gioco. Volevo vedere soprattutto se potevo essere in grado di creare qualcosa. Il primo mese scrivevo poche pagine al giorno, forse perché ancora non sentivo mio il romanzo che stavo creando. Poi improvvisamente qualcosa è cambiato. C’è stato un momento in cui tutto si è modificato. Mi sedevo sul divano di casa e mettevo il portatile sulle ginocchia. Un paio di cuffie e la musica hanno fatto il resto, facendomi estraniare completamente dalla realtà e trasportandomi interamente all’interno della storia che stavo creando. Non so nemmeno io quante ore dedicavo ogni giorno al mio libro. So solo che quando sono arrivato a pagina 100 ho sorriso e quasi mi sono emozionato. Sapevo di avere tanto ancora da scrivere ma non avrei mai pensato di riuscire a scrivere 450 pagine in poco più di cinque mesi. Ho cancellato capitoli e inserito personaggi, ho sorriso, mi son fatto prendere dallo sconforto e non mi vergogno nel dire che ho anche pianto di gioia. Le emozioni in questo libro hanno preso il sopravvento su di me ed è stato un percorso incredibile. Alla fine ho avuto quasi paura di scrivere la parole “FINE”
nell’ultima pagina dell’ultimo capitolo. Sapevo che da quel momento non avrei più dato vita ai miei personaggi. Da quel momento Alyssa, Aniel, Hela, Ezequeel e tutti gli altri sarebbero entrati nelle case dei miei lettori e devo dire che questo mi rendeva orgoglioso e allo stesso tempo un po’ mi spaventava. Non ero più solo io a legger di loro, ma in tanti avrebbero sognato con loro. Quale stato d’animo ti ha ispirato maggiormente nella stesura del tuo componimento? Perché ambientarlo vicino Los Angeles? Gli stati d’animo erano differenti ma quello che più mi ha catturato nello scrivere il mio romanzo è la malinconia. Scrivere di angeli caduti che divoravano i sentimenti delle persone mi ha fatto penetrare all’interno della psiche
dei miei stessi personaggi. Dovevo immedesimarmi in loro e cercar di capire come ci si potesse sentire in quel momento. Capire come ci si potesse sentire nell’esser messi a nudo completamente e esplorati. Dovevo vedere con i loro occhi, sentire quello che provavano in quell’istante. Mi son trovato a soffrire come loro, ad amare come loro e ad emozionarmi come loro. Sapevo che non sarebbe stato un percorso facile, ma volevo che il lettore si sentisse, non una semplice persona con un libro in mano, ma che si sentisse all’interno proprio della mia storia. Volevo che non immaginasse, ma che vedesse con i propri occhi, per questo ogni pagina è ricca di dettagli e di descrizioni. La musica mi ha aiutato tantissimo e mi ha rapito per scaraventarmi di prepotenza dentro il mio racconto. Sono passato da ballate rock a melodie più gotiche e dark. Camminava passo passo con il mio umore. Avevo bisogno anche di una città che potesse però rappresentare una perfetta tela per il quadro che stavo plasmando. Ho deciso di ambientarlo a Los Angeles perché l’ho sempre vista come una città dalle mille sfaccettature. Una città cupa ma allo stesso tempo piena di vita. Come detto prima, sono un divoratore di libri e leggo soprattutto scrittori americani, tra cui Stephen King e Dean Koontz. Grazie a loro, alle centinaia di libri letti, è stato facile potermi affacciare in questa magnifica città dal salone di casa. Grazie a loro ho potuto aprire la finestra e vedere, non la mia Cagliari, ma una immensa metropoli, anche se a dire il vero il mio romanzo ha come ambientazione principale un paesino che si trova a circa 1000 chilometri da Los Angeles e un Monastero che si trova a poche centinaia di chilometri dalla grande metropoli americana. Cosa significa per te la scrittura? La scrittura per me rappresenta oramai la mia vita. Non credo di poter vivere senza questa splendida forma d’arte. E’ strano dirlo, ma sono diventato quasi dipendente da lei e se non scrivo almeno qualche riga al giorno mi sembra che mi manchi qualcosa. Ho bisogno di scrivere, mi serve e mi aiuta tantissimo. Perché hai parlato di un angelo caduto donna? Cosa ti ha spinto a dare un ses-
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so definito alla figura dell’angelo che per consuetudine religiosa non ha un sesso prestabilito? Quando ho deciso che gli angeli caduti dovessero esser i protagonisti del mio libro, mi son trovato un grosso dilemma davanti. Dare o meno un sesso definito a loro. Come sappiamo, da quel che ci hanno insegnato, gli angeli sono esseri spirituali, energia pura, quindi sono privi di sesso. Avevo però bisogno di dare loro fattezze umane, visto che parlo di angeli caduti, quindi di angeli che hanno rinunciato a Dio per poter camminare sulla terra. Quando ho creato gli angeli con sembianze maschili, come Aniel e Ezequeel, devo dire la verità, non ho trovato particolari difficoltà. In effetti anche se, come detto prima, gli angeli non hanno sesso, noi siamo abituati a vederli sotto forma maschile. Li immaginiamo come dei bellissimi ragazzi. Questo perché la Bibbia e il Cristianesimo ci hanno sempre indotto a pensare così. Il problema è nato quando ho deciso di donare una compagna all’angelo “malvagio”. Certo, essendo un romanzo e non un trattato storico nulla mi proibiva di inventarmi un nome femminile e darle un corpo. Ma così come ho fatto con Aniel e Ezequeel, che sono realmente angeli descritti nella Bibbia, anche per creare un angelo donna avevo bisogno di qualcosa di reale. Mi son ricordato di un vecchio libro di leggende norrene letto anni prima, un libro che parlava dei miti scandinavi. Li ho trovato Hel, la bellissima dea degli inferi e figlia di Loki. Leggendo la sua storia ho cominciato ad appassionarmi a lei. Secondo queste leggende lei è una personalità complessa e appare sempre o con il viso per metà umano e per metà animale, o con il viso per metà bianco e per metà nero. Insomma, viene vista quasi come una ragazza psicopatica. Era ciò che cercavo. Io l’ho estrapolata da quel libro e l’ho inserita nel mio romanzo. Naturalmente non essendo un angelo vero e proprio nel mio libro non verrà mai chiamata come tale. Chi si rivolge a lei lo farà chiamandola semplicemente “creatura”. Dove troviamo il tuo libro? e sul web? Il libro sta cominciando a girare e a Cagliari si può trovare in tante librerie tra
cui la Mondadori della Corte del Sole. Per chi invece non abitasse nella mia splendida isola può tranquillamente trovarlo sui vari siti on line. IBS e Amazon tra tutti. Naturalmente chi lo acquista on line ha la comodità di riceverlo direttamente a casa. Se poi, come spesso capita, qualcuno desiderasse avere una mia copia autografata, allora può scrivermi sia su Facebook o sia via Mail e sarò ben lieto di spedirglielo con una dedica. Lo faccio sempre molto volentieri. Concludo con la domanda GRIDO, quella in cui tutto è concesso. Lascia il tuo messaggio. Parlami di ciò che desideri. Desidero solamente che il mio libro arrivi in tantissime case. Sapere che ciò che ho scritto sta suscitando emozione, sapere che in questo momento ci son persone che hanno tra le mani il mio libro è per me qualcosa di incredibile. Vorrei solo questo.
VISTI PER VOI - TEATRO
Conversazione sul luogo dell’incidente. Trasfigurazione Cruenta di Jackson Pollock a cura di Patrizia Palese suono della parola, per essere precisi. Parla della distanza questo Pollock teatrale, che Giuseppe Manfridi allontana di molto dal suo simile cinematografico, parla di concetti che al primo sentire sembrano solo frutto di farneticazioni di un alcolizzato.
4 ottobre 2015: ultimo giorno di rappresentazione al Teatro dei Conciatori, a Roma. L’impatto immediato è di entrare in un sogno, o in un incubo. Dal fondo del proscenio nasce un fumo sempre più denso che avvolge la scarna e cruenta scenografia: alberi scheletrici, ricoperti di calce bianca e qua e là sassi.
Lei, ferma, impassibile, o almeno così sembra apparire, diventa lo specchio buio dove l’altro non vuole specchiarsi, dove la paura di vedere ciò che lui stesso ha creato possa ucciderlo per sempre, anche nel ricordo di chi lo conobbe e lo amò. E poi quel suo dire sulla sua Arte che non è nobile, armonica, ma solo frutto di un espulsione del grande mago che
Ai lati il luccichio di bottiglie di vetro vuote.
Inizia subito il dialogo, o meglio il monologo, perché, nonostante i due si parlino, ognuno segue il suo pensiero e la parola diventa il terzo personaggio, il
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Il racconto prosegue fino a giungere a un faccia a faccia di lei e lui, in un tentare di rivivere o di morire, o forse di accettare la morte fino al punto di dichiarare che anche il sangue non è altro che colore quando esso non convive con la vita. Ora lo spettatore è con loro: lei, Ruth, la sua ultima amante, incalza, vuole renderlo responsabile di ciò che è accaduto, che lui ha fatto accadere, ma lui, Pollock, urla, si dimena, le grida di allontanarsi…lei no, lei deve vivere…e finalmente anche lui accetta di morire Tutto si è compiuto e non importa capire se a parlare è stato la donna viva che immagina, o l’uomo morto che sogna…o viceversa. Tutto è stato detto. Jackson Pollock muore l’11 agosto 1956 a 44 anni, guidando ubriaco al ritorno dal mare con a bordo Ruth e l’amica Edith che muore nell’incidente. Giuseppe Manfridi è Pollock, Nelly Jensen è Ruth.
Tutto è forte e l’atmosfera inizia a possederti. Poi appare lui Manfridi-Pollock da un lato; cammina in modo incerto, ha uno sguardo sperduto, mentre dal lato opposto vi è una figura femminile e due scarpe rosso fuoco, rosso sangue scomposte e senza un apparente senso logico.
ornamenti ai pensieri che debbono essere esplicitati, perché questo è il compito del drammaturgo.
È giusto citare la voce fuori campo di Fabrizio Pucci e le immagini del video di Stefano Sparapano, senza dimenticare l’attenta regia di Giuseppe Manfridi.
ogni artista ha dentro di sé, usando il suo corpo, aste di legno…dirlo come se fosse la cosa più logica, più normale del mondo…potere della padronanza dell’autore nel plasmare le parole come
Al testo, pubblicato dalla Casa Editrice calabrese La Mongolfiera, seguirà a breve un DVD che consiglio a tutti di acquistare.
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“Ho preso spunto da fatti di cronaca realmente accaduti. Ho avuto modo di conoscere alcune storie di padri che hanno vis-
Intervista a Patrizia Fortunati
suto drammi del genere,
A cura di Cristina Rotoloni
molte altre le ho lette” to secondi” è stata una cosa istintiva. Come se fosse un po’ la mia firma.
gia. Come mai scegli questo stile narrativo?
I temi da te trattati sono molto forti. In quest’ultimo tuo romanzo affronti i problemi dei padri messi all’angolo. Hai preso ispirazione dalle storie di cronaca, in cui sono ancora troppo poco citati, o da fatti realmente accaduti?
Ho scritto anche il mio primo romanzo con lo stesso stile. Non è stata, in nessuno dei due, una scelta “ragionata”, ma di istinto.
Ho preso spunto da fatti di cronaca realmente accaduti. Ho avuto modo di conoscere alcune storie di padri che hanno vissuto drammi del genere, molte altre le ho lette. Ho quindi approfondito il tema e quando ho letto i numeri... sono rimasta impressionata.
Ho letto molto volentieri il tuo primo libro “Marmellata di prugne” che ho ritrovato, tramite citazioni, nel tuo secondo lavoro dal titolo “Trecento secondi”. Perché scegli di creare questo legame? “Marmellata di prugne” è stato il mio romanzo d’esordio. Per quanti altri libri riuscirò a scrivere e a pubblicare, quello occuperà sempre un posto speciale. Creare una sorta di legame con “Trecen-
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Da un’indagine condotta da GESEF.org. risulta che tra il 1998 e il 2066, solo a Roma, 26.800 padri sono stati denunciati falsamente e assolti. Ecco quel numero ha iniziato a rimbombarmi in testa. http://paternita.info/downloads/sentenze/separazioni-falsedenuncie-v04. pdf La narrazione segue l’impostazione di un diario, quasi come uno sfogo presso l’analista, in cui il protagonista racconta le vicissitudine senza una cronolo-
Raccontaci il titolo “Trecento secondi”. Trecento secondi sono il tempo che il protagonista impiega a leggere le prime denunce. Il tempo perché tutto cambi. Quei trecento secondi segnano il passaggio tra il prima e il dopo. Ci dai una breve descrizione di Paolo e Francesca? Paolo e Francesca sono apparentemente una coppia come tante, serena, unita e affiatata. Lui è un padre “normale”, forse un po’ distratto dal suo lavoro, che non si rende conto della bomba che sta per scoppiargli contro se non quando è già stata lanciata. E’ un uomo forse un po’ superficiale, all’inizio, che preferisce assecondare le cose, anche quando non le condivide. Ma poi, tutto il dolore che attraversa, lo cambia radicalmente. Francesca è una donna con un passato difficile. E’ una donna complicata e
contradditoria. Nel romanzo resta comunque in secondo piano. Il vero protagonista è la sofferenza di Paolo. Qual è il personaggio che senti più vicino a te? Sicuramente sento molto vicini Ennio e Candida. Ho pensato molto ai miei nonni quando ho raccontato di loro. Ho apprezzato molto il rapporto con la quercia e con i due coniugi del paese di vecchi. Raccontaci chi sono e cosa rappresentano nel libro. La quercia di Chiara e i due anziani sono l’ancora di salvezza di Paolo. Quel segno, quell’aiuto, quel raggio di sole completamente inaspettato che arriva quando pensi che sia tutto finito. E questo rappresentano: la speranza che deve comunque restare viva, anche quando si tocca il fondo. Nel salutarti e ringraziarti per essere stata con noi in questa intervista ti chiedo: quanto è stato difficile calarti nei panni del tuo opposto, un padre, un uomo e per lo più defraudato da una donna? Devo dire che in molti mi sconsigliavano di “indossare i panni di un uomo”. Tanto più trattando di un tema tanto difficile e delicato. Ma, così come la scelta dello stile è stata istintiva, così lo è stato anche la scelta dell’argomento. Qualcuno molto più autorevole di me ha detto: “non sono io a scegliere le storie da raccontare, ma sono le storie a scegliere me”. Ecco, questo vale anche per me.
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VISTI PER VOI - CINEMA
Poli Opposti a cura di Patrizia Palese
Pomeriggio al cinema. Tutto preciso come da copione: popcorn con me, fila alla biglietteria. Davanti a me due ragazzi lui con piercing e lei con i capelli turchini; un gruppetto di signore magre magre, cinguettando si incamminano sventolando i biglietti; arriva una coppia ben vestita, con dei capelli bianchi che sembrano fosforescenti; dietro di me tre ragazze con dei pantaloncini di almeno una misura più piccola, ridono continuamente e poi una di loro mi chiede se so di che parla “…perché io ce so venuta pe’ lui…ammazza che gnocco!” Apro la bocca per dare delle brevi e sintetiche informazioni, ma la signora dai capelli bianchi le risponde al mio posto, tutta sulle sue “Parla di amore e non di gnocchi!” Che faccio, rido?
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Mi limito a sorridere, mentre la signora assume una mimica facciale che vuol dire “Che gioventù!” e finalmente si entra. Io ho un posto centrale e prego il santo protettore degli spettatori cinematografici di non farmi sedere davanti nessuno; tutto buio…il film inizia subito senza mezz’ora di pubblicità come di solito: comincio a mangiare i miei pop-corn. Mi piace l’inizio che parte dalla fine, quella che per gli addetti ai lavori si chiama flashback, ma che per me rimane una storia all’indietro, se così si può dire, mi piace il riavvolgimento della storia…mi porta indietro, ai film dove si sapeva che anche se c’è un incidente da manuale non muore nessuno, dove i buoni sono veramente buoni, ma non fessi, e anche i cattivi non sono poi tanto cattivi.
Metto da parte i pop-corn; il film mi comincia ad attrarre. Ecco lei, che non è bella, è luminosa e poi lui che forse è veramente uno gnocco, ma quanto è simpatico…e questo vale più di essere uno gnocco, ma è un concetto che lo si capisce solo quando si è oltre l’età dei pantaloncini più piccoli di una misura. Dopo poche battute ecco che mi vengono in mente POVERI MA BELLI, dove da un terrazzino all’altro se ne dicevano di tutti i colori. Anche qui ci sono due appartamenti contigui, ma, diciamo così, siamo a un livello di molto superiore; eppure loro due si offendono esattamente come quei bei ragazzoni di tanti anni fa e le donne che s’arrabbiano, si offendono, piangono e fanno le cose per dispetto di allora, sono un po’ uguali a questa Claudia.
ti: il padre di Luca, che si era semplicemente dimenticato di dire a Claudia di essere sposato con prole; Carolina che usa il suo potere di Producer per portarsi a letto Stefano, tanto per capirsi lo gnocco, e naturalmente la moglie di Stefano che dopo mezza frase io personalmente l’avrei abbattuta con proiettili per cinghiale…e va bene, sono d’accordo: tutto per far risaltare lei sopra le altre, e allora? Che c’è di male? A me sta benissimo…e anche ai due ragazzi dietro di me che, a voce alta hanno detto un “Bravo” seguito da un moto a luogo molto romano, quando Stefano scende dalla macchina lasciando sua moglie in pieno traffico, perché tutto si accetta meno una scassasfere che non sa guidare e ti dice come devi guidare!
Adesso sto proprio bene: quando una storia è elegante come lo è questa, ti lasci andare, scivoli sulla sedia fino ad appoggiare la testa allo schienale…e sorridi. Sorridi, perché la tematica del maschio bugiardo e femmina isterica, o come la chiama lui nella rubrica telefonica LA IENA, ancora merita attenzione: le frasi sono diverse, ma alla fine il risultato è sempre quello, come quando il fratello di Claudia, l’avvocato iena, deve salvare il suo compleanno e la sua famiglia allorché viene scoperto il suo tradimento, e confessa di essere un coglione e, come da manuale, lei lo perdona…vorrei aggiungere, solo a titolo di cronaca, che a questo punto un mormorio femminile ha dato prova di essere assolutamente contrario a un perdono senza punizione. Eppure continui a seguire i due “nemici”, perché vuoi vedere chi farà la mossa decisiva, insomma si comincia a parteggiare per l’uno o per l’altro…e lo si sente distintamente in sala! Cominciano gli effetti stupendi della fotografia: i colori ritagliano le figure, le fasi del giorno e della notte, gli interni. E così si arriva al Deus ex machina, Luca ragazzino innamorato di una sua coetanea e vittima del solito bulletto che lo fa sentire sempre inadeguato, figlio di Claudia, che lo ama, ma che non lo ascolta, che non vede le sue ansie. E così si mostrano anche le contropar-
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E si continua a commentare, a consigliare, come se quelli sullo schermo fossero gente del nostro quartiere, come se fossimo a casa nostra e non più al cinema. E le scene si susseguono come momenti di una storia vera e non come eventi. Nessun gioco di prestigio con la macchina da presa che si limita a far vedere e non a stupire. Stefano che non riesce a uscire dalla macchina parcheggiata mentre Claudia lo ignora; Luca, il figlio di Claudia, che continua a fotografare chiunque per fermare dei momenti; Claudia che rivede per l’ennesima volta il film più smielato che ci sia, e si vedono sempre loro e non il contesto, perché loro sono la storia.
da inviare a Claudia che, con lucido cinismo, ne taglia tutti i boccioli. Non è un film buonista, è un film elegante, un film che ti fa applaudire e rimproverare quei signori sullo schermo, che ti fa abbracciare il tuo vicino, che ti fa dimenticare che sei venuta al cinema solo perché lui è un gran gnocco…e vi pare poco? E poi diciamocelo una volta per tutte: chi lo ha detto che i film belli non fanno sorridere? E questo fa molto sorridere.
E che dire del bambino che viene “condito” con olio e borotalco da un padre imbranato e sotto accusa da sua sorella, La Iena? Stupendo!
Lunga vita allora a questi film, lunga vita a chi non ritiene che essere popolare sia offensivo. Lunga vita a chi fa della regia, della scrittura, della recitazione, della fotografia, un elemento dignitoso e valido. La nostra realtà è fatta anche di momenti e non solo di eventi.
Ma come non sottolineare la scena della passeggiata sulla spiaggia d’inverno a fare il gioco “Io non ho mai fatto…” perché quel gioco lo conosciamo tutti, provate a negarlo.
E infine, vedere Roma che in questo film, nel gioco di due innamorati, può anche diventare Parigi, e scoprire che non è solo una trovata: è veramente la soluzione per tanti, per molti.
E poi scoppia la risata con la scena delle rose, dove, assolutamente da manuale, per farsi perdonare un mancato appuntamento, lui pensa di risolvere tutto con un bel mazzo di fiori, ma per il povero Stefano il caso vuole che si imbatta in un fioraio abbandonato il giorno di san Valentino dal partner, e allora, giù duro: gli fa comprare tante, tante rose rosse
È vero, ci si ritrovano molti luoghi comuni, ma cosa c’è di male? E soprattutto i luoghi comuni, per inciso, diventano archetipi, quando li riempi di significato. Amore fa rima con cuore, e a San Valentino la cena deve essere al lume di candela…fosse per me rimetterei obbligatorie anche le serenate!
Non vi ho raccontato il film, vi ho detto come questo film ha vissuto con me e con altri nella sala 4 del Cinema Barberini. E poi che cosa conta la trama? Quante volte vi siete rivisti Via col Vento, o siete stati costretti a rivederlo? Quello che conta è Rossella, Melania,Brett, Ashely…e anche qui c’è Claudia, Stefano, Luca e molti altri. Io ho provato tenerezza per un finale che chiaramente mi aspettavo, ho fatto il tifo per lui, lo ammetto, perché riuscisse a spiegarsi, a farsi capire e tutto quello che mi ha portato a quel finale è stato delicato come una carezza, come un bacio da innamorati, come un abbraccio di chi pensava di non rivedersi più. Sono romantica? Forse, ma sicuramente avevo bisogno di stare bene…se poi anche fosse, ben mi sta. E vogliamo parlare degli attori? Ecco qui viene fuori la professionalità di tutti: un bel lavoro di squadra, perché non è cosa da tutti far sembrare normali due personaggi che devono reggere una storia bella, ma che non deve diventare stucchevole. Ecco cosa intendo per film elegante. Ecco cosa intendo quando privilegio il sorriso alla risata…nessuna ambiguità di battuta, nessuna gag, tutto molto misurato, per cui un bravo anche al regista, che è alla sua opera prima nel lungometraggio. E posso anche dire il perché di questa mia preferenza: nella commedia l’ambiguità lacererebbe il tessuto costruito sopra delle situazioni che hanno la stessa preziosità di un merletto, dove non si deve enunciare, ma far capire, rendendo il pubblico complice della storia, insomma, come a teatro! Per tutte vorrei citare la scena finale in tribunale che è una perla di comicità, con la battuta finale del giudice “Dopo di voi avrei altre due cause e un principio di orchite…possiamo concludere?” E poi si esce. Che bello sentire la ragazzina che, uscendo, dice al suo lui “Amò, ma perché a me le rose non me le regali mai?” “Perché costano ‘na cifra…n’èmejo nasseli a magnà?” poi però le dà un bacio anche se lei finge di essere arrabbiata. Anche i due signori anziani
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escono e si tengono per mano; non fanno smancerie, ma lei mi saluta con un sorriso. Bello uscire da un cinema sorridendo e tenendosi per mano…e vi pare poco? Nel film si parla anche di bullismo, ma lo si fa sottovoce, non per vergogna, ma perché non dovrebbe esistere, e nel film sono proprio i ragazzini a mettere in pratica il peggio degli adulti, ma anche il meglio, e questo ci dovrebbe far pensare: noi siamo i loro punti di riferimento…trattare con cura, materiale fragile. Come concludere? Con una frase dell’Antonello nazionale “Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano”… perché non è vero che l’amore non esiste…tutte stronzate, come dice il dottor Stefano Parisi.
Leggiti tra le righe
Mi siedo e aspetto
“Ci sono momenti nella vita in cui è la vita
che la tua anima implume
stessa che ci conduce verso il nostro destino.
attraversi il ponte tra il sembrare e l’essere.
In questi momenti bisogna tendere la mano e
Mi siedo e aspetto
lasciarsi trasportare dallo scorrere del fiume,
con la calma delle donne
senza opporre resistenza. Bisogna abbando-
che l’infiorescenza sbocci
narsi per potersi un giorno ritrovare …. “
e trabocchi di colori. E nell’attesa vivo, nel desiderio di riaverti senza abiti o coperte con cui velarti i desideri. Emanuela Arlotta
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LA VOGLIA DI VINCERE Short Story by Vincenzo Cinanni 2015 Edgard, fin da piccolo aveva sviluppato buone capacità scrittorie. Il Maestro elementare era sempre soddisfatto per i progressi ottenuti dal fanciullo. Arrivò alle medie con tutte le paure di un giovane della sua età. Appartenendo alla cerchia delle persone ‘’discrete’’, Edgard era lontano dagli infantili pettegolezzi dei suoi coetanei, lontanissimo dall’aria fritta, espressa da bocche troppo piene di sè. Durante l’estate Egli prese parte a diversi eventi. Era il periodo in cui Tutti sono amici, o sembrano esserlo! Edgard allora iniziò a frequentare un centro di ping pong. Se la cavava con la racchetta bicolore nera-rossa. E così il ragazzo cominciò a sfidare i suoi avversari, guardandoli sempre negli occhi. Riportò nella sua personale scuderia alcuni piccoli trofei. Nell’Agosto del 1990, Edgard si iscrisse ad un torneo non ufficiale, organizzato da privati. Il nostro sportivo passò le eliminatorie, giunse agli ottavi di finale. Lì, battagliò per vincere il suo secondo match.
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Settembre mai... Solo di Vincenzo Cinanni Appartato rifugio è questo bianco, alla ricerca di parole da scrivere, lanciando tam tam d’intento... mi sento contento a condivider spazio con voi ... Aspettando l’arrivo di qualche amico, persisto nel voler timbrare cartellino, in presenza... Risalire corso di fium, come quei pesci che non spaurano alla presenza di più grandi e voraci cacciatori... in Amicizia!
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“Non mi limitavo più a
Intervista a Leonardo Homen
metterein versi ciò che
avevo dentro ma formulavo visioni del mondo”
Ciao Leonardo, parlaci di te . Per prima cosa presento Leonardo .Sono un ragazzo italo-brasiliano ,classe 93,nato e cresciuto a Roma .Fin da piccolo ,ho sempre avuto una grande fantasia e ho sempre “creato” qualcosa .I primi contatti con la musica ,sono stati quando da piccolo ho iniziato a inventare melodie .Erano ancora delle proto-canzoni /filastrocche. Per anni ho cercato di capire come esprimere la mia creatività . Inizialmente ,ero molto influenzato da ciò che vedevo in tv .Infatti, a 9 anni, ero ispirato dai Pokemon ,da DragonBall ,da Harry Potter, Il signore degli anelli ,soprattutto .Così iniziai a inventare storie ,incrociando un pò gli elementi :il mondo di uno, la competitività di un altro ,la varietà di specie, la magia ecc.. Solo che ancora non riuscivo ad esprimermi bene ,amavo inventare le storie, ma non scriverle .Allora passai ai fumetti. Anche qui però non ero totalmente a mio agio . Infatti, la mia fantasia mi permetteva di creare figure interessanti , ma la tecnica e la mano non erano all’altezza . Piano piano cominciò ad emergere la poesia. Lì riuscivo ad esprimermi al meglio. Amavo scrivere versi ,brevi ,d’impatto, metafore ,figure retoriche ,insomma avevo trovato ciò che faceva per me .Riuscivo a creare e poi a produrre qualco-
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A cura della Dott.ssa Agnese Monaco
sa che fosse meno vincolato alla forma estetica e più alla forma dei contenuti . L’unico problema era che lo trovavo poco dinamico. Così ascoltando, la musica iniziai a scrivere le mie poesie ,tenendo conto del ritmo . A 9 anni ,iniziai questo percorso di “poeta-musicante”. I miei gusti musicali erano prevalentemente black e latini (rap ,reggae ,reggaton , R&B). Negli anni successivi, sono cresciuto io e questa cosa è cresciuta con me ,come un hobby però inizialmente. A 14 anni ebbi un’illuminazione. Andando in Brasile, comprai alcuni dischi di Rapper del posto. Notai subito ,come li il Rap fosse molto più adatto al mio modo di essere e a quello che cercavo. I rapper brasiliani non erano solo intrattenimento ,ma erano proprio delle figure di riferimento a livello sociale ,un pò come Mandela, Luther King, Malcolm X, Bob Marley ,Lennon ecc.. Ero un ragazzo molto profondo e questo mi permise di approfondire di più la mia poesia. Da lì ad ora ,ho vissuto con questa funzione vitale aggiunta :respirare, mangiare, dormire e scrivere. Non sono mai stato per più di 4-5 giorni senza scrivere. Inizialmente la mia poetica era un viaggio interiore. Successivamente, appena prima di iniziare a registrare, inventai “Homen”. “Homen” è un’ideale che in seguito spiegherò. Avendo par-
torito questo ideale ed esprimendolo in poesia-musicata ,sono passato da poeta-musicante a poeta-vate(o filosofo)-musicante. Non mi limitavo più a mettere in versi ciò che avevo dentro, ma formulavo visioni del mondo. A 16 anni ho iniziato a registrare le prime canzoni. Ora parlo di “Homen”. Homen é un nome d’arte in senso letterale(non di un artista ma di un arte proprio) ,ovvero l’arte di “far coincidere ciò che sono con ciò che faccio”, sintetizzata ancora “l’arte di amare”. Nel mio caso è stato questo percorso verso il poeta-vate-musicante e quello in Essere Me (1 e 2) .Ma Homen e Leonardo sono due cose ben separate. Homen è un arte, ma anche una filosofia, una religione, un’idea politica ecc.. Poi la parola è solo una convenzione da me trovata ,per riassumere il tutto. La parola nella fattispecie è un “portachiavi” o se vogliamo un “portachiavi di lettura”. Il discorso è sempre quello dei significati ,oltre le parole. Una chiave di lettura è etimologica “homo” (uomo/umanità) e “omen” (maledizione) “Homen” (l’uomo/umanità è la sua maledizione). Una provocazione, che indica che il primo ostacolo per qualsiasi cosa vogliamo fare è quella voce di sottofondo che dice : “tanto non ce la fai.”. Siamo noi i padroni del nostro destino. Spesso ciò di cui abbiamo voglia non coincide con ciò che voglia-
mo o con ciò di cui abbiamo bisogno e questo lo sa solo il d’io ma questo è un’altra storia . Poi una chiave di lettura è fonetica :tra il suono di “Homen” e quello di “omen” non c’è differenza, se l’H è muta. In Boicottaggio tratto di questo mutismo selettivo dell’H. Perciò dividendo “H.omen “ ,distinguo chiaramente chi sono io (interno) e cos’è invece la vicenda esistenziale che vivo (esterno). Il nostro sistema nervoso ha una sezione chiamata Sistema nervoso autonomo, che si occupa di tutti i movimenti involontari ed interni. Questi processi sono sempre rivolti verso la vita del nostro organismo .Se per esempio c’è un virus, una reazione può essere la febbre. Ma il virus è una cosa esterna non è il nostro organismo. Esattamente come questo sistema noi possiamo produrre sforzi sempre diretti alla vita. Se invece che produrre vita ,lasciassimo il campo al virus, saremmo noi la nostra maledizione. Quello che racconto in Boicottaggio è una specie di AIDS spirituale, in cui lasciamo tutto nelle mani di fattori esterni. Per leggere l’H serve l’aspirazione ,se non aspiriamo a nulla ,se non sogniamo nulla di migliore o più nostro, stiamo lasciando il campo alla maledizione. Al momento si legge senza aspirazione , spero di poterla cambiare, ma non credo ancora di poterlo fare. “H.omen” si contrappone a “Nemo.H” (nessuna umanità). Poi abbiamo una divisione in consonanti e vocali “HMN e OE “. HMN formano una struttura a piramide ,con alla base la M (materialismo) e la N (numero-oggetto mentale di cui culturalmente siamo schiavi “la matematica non è un opinione “ quindi ciò che dice è legge incontestabile) e al vertice l’H (idea deumanizzante di umanità ,basata su M e N). Le vocali invece sono congiunzioni (in essere me parlo del congiungere e condividere) . Le congiunzioni aprono le ipotesi “o” ,oppure gli elenchi “e” . Rappresentano l’infinito D’io (materiale soggetto fatto di infiniti io diversi) dentro di noi, intrappolato in questa piramide-tomba .Poi c’è il numero di lettere “5” ,come le dita della mano, che sono state essenziali per l’evoluzione della nostra mente. Infine, l’Homen si propone come evoluzione dell’Homo Sapiens sapiens ,il quale ha creato un oggetto mentale (la sapiens), di cui è servo (come in matrix), infatti la
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sua evoluzione è tecnologica (evolve oggetti) e scientifica (evolve sapiens) , quindi ha evoluto la Sapiens ma non l’Homo. La “sapiens sapiens” può coincidere con “omen” ed annullare “l’H” se glielo permettiamo . L’Homen invece è colui che evolve la sua coscienza e il suo D’io .Come ho detto , non è necessario il nome , ci sono molti “Homen” che nemmeno hanno mai sentito questa parola , chiunque faccia ciò che ama e ami ciò che faccia: professori , artisti, cuochi, sportivi ,studenti, medici ,genitori, operai ,psicologi ,giornalisti ,non importa il ruolo che uno “ha” ma il ruolo che uno “è”..chiunque si valorizzi come patrimonio dell’umanità è Homen. Ghemon ha fatto uscire una canzone che rispecchia questo pensiero in pieno per me “Nessuno vale quanto te.” . Boicottaggio ,la tua canzone, dice: “Informare male per formare chi non sa votare, questo è il boicottaggio. Se ciò che sai è ciò che ti è dato sapere .” e “Ciò che fai è ciò che ti è dato fare”. Sono parole molto forti e di denuncia, enucleaci l’intento del testo. C’è una parte in portoghese nel brano, perchè? Boicottaggio è una canzone ma è come
se fosse una libreria; ogni verso può essere uno scaffale che affronta una tematica ben precisa. Infatti, i versi sono quasi una “successione di argomenti”. Il messaggio della canzone si può dividere in due perciò: primo il messaggio del contenuto ( ciò che dicono questi versi ) secondo, il messaggio dell’espressione ( il vedere l’infinito che c’è in ogni segmento, come tra due numeri ) . Da questo punto di vista per esempio prendo un pò le distanze dalla “generazione-twitter” ,in cui i contenuti devono essere espressi in modo talmente ristretto da finire per banalizzarsi “pensiero corto, breve, semplice e lineare / senza ambivalenze o paradossi per il reale. Il titolo Boicottaggio indica proprio questa tendenza a ridurre le cose nel modo più superfluo, che boicotta qualsiasi forma di libertà vera . Anche la parola “vera” non è casuale. Infatti proprio in questa frase da te citata, c’è un passaggio riferito a questo. Per quanto mi riguarda il circuito scolastico dovrebbe essere un circuito educativo e di cultura, invece quello che riceviamo è un indottrinamento e una “scultura”. Ma chiarisco meglio “educazione” (educo “porto fuori” ). L’educazione sarebbe il portare fuori da ognuno di noi
il meglio. Cosa che non vedo nella scuola. Al contrario vedo degli individui che ricevono delle informazioni che devono accettare come verità assolute (indottrinamento). In questo subentra anche un concetto di rispetto poco funzionale, ovvero il rispetto per la persona più grande autogiustificato. Questo discorso che vieta al più piccolo la possibilità di rispondere (anche avendo “ragione” ) adeguatamente all’adulto, ma che non vieta all’adulto di abusare di questa sua facoltà, si esprime come un esclusione a priori dal confronto, creando autorità autoritarie ma per nulla autorevoli. Ciò che ne emerge è il “ mito della trasgressivitá “ .Chiaramente se invece di avere un punto di riferimento autorevole di cui mi fido , ho un’autorità che temo ,ma non rispetto , è anche normale che io possa avere qualche voglia di trasgressione .Quest’esclusione è quella che ci portiamo poi fino alla tomba. Poi “cultura” (colere “coltivare”) ..Le informazioni che riceviamo dovrebbero essere degli stimoli per coltivare una coscienza, invece ci vengono trasmesse come “sculture granitiche” con cui non ci possiamo confrontare. Da coltivazione per tirare fuori esseri pensanti ,noi invece abbiamo una catena di montaggio di esseri credenti, cioè portati a credere piuttosto che a pensare. Un credente crede a una risposta , un pensante si fa tante domande e sa che l’informazione è comunicazione e da tale è ovvio che il comunicante influenzi il contenuto, quindi non prende per assoluto nessuna ipotesi, perché sa di non sapere. L’unica cosa che conosciamo alla fine sono i pensieri che costruiamo noi stessi, ed essi non dipende se derivano da premesse vere o false ,perché è il modo di costruire, creare ,pensare che conta e porta a evolvere ancora. Tengo sempre in mente gli esempi di Galileo e Colombo, che hanno affermato cose considerate assurde dai propri contemporanei, ma che hanno dimostrato di avere ragione sul mondo. Lí l’importante non è stato la collocazione della terra o la sua forma, ma il fatto che due esseri umani invece di limitarsi a credere a qualcosa che gli è stato, non solo detto, ma anche imposto, hanno pensato ed evoluto l’intera umanità o per come poi è andata a finire, hanno evoluto la scienza. Da qui allora dico :”ciò che sai è ciò che ti è dato sapere” ..Perché sai ciò che ti è comunicato, quindi sei nelle mani di chi ti ha comunicato. Non solo, in più
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ti valutano come un numero (voto), su delle conoscenze uguali per tutti, mentre siamo essenzialmente diversi e inquantificabili ...Poi ti considerano un numero, che fa numero in una maggioranza “da voto a voto” ..Boicottaggio è un introduzione al concetto di “Homen” (homo+omen= l’uomo è la sua maledizione, H.omen=Uomo e maledizione ). Il boicottaggio è quell’esclusione di cui parlavo “Nemo.H “ (nessun’uomo) ..Il portoghese ha due funzioni :una presentarmi e l’altra mostrare come cambiando il mezzo di comunicazione (la lingua) ,cambi anche la comunicazione stessa. Parliamo più nel dettaglio dell’album Essere Me 2, tratta di vari argomenti, ma quale è il concetto base che vuoi affermare nel viaggio all’interno dello stesso? Essere Me 2 Come prima cosa ,voglio dire che divido le funzioni della mia poetica in due principali categorie : Condividere e congiungere. Condividere è “dividere insieme” a chi ascolta dei miei pensieri su momenti personali. Congiungere, invece significa “giungere insieme” a qualcuno da qualche parte. Congiungere è ciò che preferisco, ma questo lavoro è stato un lavoro di condivisione. Il “2” è il segno di una continuità con la prima parte. All’età di 16 anni ho iniziato a soffrire di una violenta depressione, che mi ha portato progressivamente a morire dentro. Un opera della letteratura italiana che ha affrontato lo stesso tipo di percorso è la Divina Commedia di Dante. Lui si ritrova in una selva oscura, che lo porta all’inferno, la stessa cosa racconto io. Infatti prima c’è Essere Me, che esattamente come l’inferno di Dante è caratterizzato da un forte ermetismo, segno che l’intenzione non era quella di comunicare con l’esterno. Tutto è raccontato come sofferto. Essere Me 2 ,viene dopo aver avuto un intervento alla testa per un tumore, essermi salvato ed aver deciso di vincere questo mostro che mi stava rubando ormai il terzo anno consecutivo di vita. Da qui inizia Essere Me 2, dalla metafora del 1989 del muro di Berlino che crolla e di 1984 di Orwell, che rappresenta il regime di terrore in cui vivevo. Le prime 5 tracce sono “parte 2” e rappresentano il “purgatorio”, perché ancora i problemi li stanno affrontando. Come il purgatorio sono contrassegnate da un movimento. Dalla traccia 5 (lo de-
cido io) ,c’è grande cambiamento anche ritmico. Con canzoni meno razionali e più caraibiche , fino a giungere alla fase più lunga che poi è un principio che mi ha permesso di vincere problemi che nella depressione sarebbero sembrati montagne troppo alte (Cambiamento) ..Le ultime 5 sono bonus track , fuori dal percorso e si conclude con “2 vs 1” (tumore e depressione contro di me). Il titolo Essere Me ha significati diametralmente opposti tra loro. Il primo è una condanna per quella persona, il secondo è una meta che è orgoglioso di aver raggiunto dopo tanto soffrire concentrato in poco tempo. Essere Me non è finalizzato ad arrivare ad altri, è Homen che mette al servizio di Leonardo la sua musica, è un regalo a me, e mi ricorda sempre cosa ho vinto. Non è stato programmato così. Le canzoni sono state scritte in ordine, perché sono fasi di un percorso. In che valori credi nella vita e quanti di essi collimano con il tuo modo di essere e vivere? A questa domanda in parte ho già risposto nelle altre perciò sarò più breve. Non “credo” in dei valori, ma “penso” a dei valori. Non ho idea se i miei valori siano quelli giusti, potrei anche star sbagliando tutto nella vita o potrei star facendo tutto o solo qualcosa di giusto. Il mio valore principale è l’onestà di ammettere dove non arrivo. Per esempio, sono agnostico, non potrei essere nè ateo nè credente, perché la mia onestà mi dice che non so nulla più dell’ateo o del credente. Perciò piuttosto che una credenza preferisco avere fede. Potrei dire che cerco di vivere nella verità (totale, emozioni, pensieri, tutto insomma), con la fede (investimento d’io, ma senza oggetto ), con amore (investimento d’io con oggetto) e come obiettivo sempre la felicità (che non è un emozione, ma una verità). Spesso quando parlo di “fede” me la confondono con “credenza”. La differenza è che la fede viene investita in una credenza. Io non so se il mio atteggiamento sia giusto o no, se riuscirò a fare qualcosa di buono nella vita, esattamente come un credente non sa (razionalmente se Dio esiste) , quindi manca l’oggetto. Direi che la fede attacca, l’amore difende. Penso che ognuno di noi sia responsabile non solo di un pianeta, ma anche di un mondo (idea che abbiamo) intero. Più nello specifico abbiamo una specie da proteggere.
Alla nascita riceviamo uno strumento/ patrimonio da accudire ed usare. La nostra persona, la nostra vita è volta a valorizzare l’essere umano. Ma quello su cui abbiamo più controllo è quello verso cui abbiamo più responsabilità è quello più prossimo che abbiamo , perché ci viviamo dentro ..poi via via quelli più prossimi e che condividono attimi sempre più brevi .Avere la responsabilità non significa risolvere i problemi altrui, ma cercare di valorizzare le persone. Ogni persona è importante. Se ti comporti come il tipo di persona che vorresti trovare la fuori, stai contribuendo a cambiare il mondo di qualcuno. Quando parlo di cambiare il mondo, non parlo di cambiare l’intero pianeta, ma di cambiare il mondo delle persone che mi conoscono. Mi reputo fortunato per chi ho accanto e voglio essere anche io una fortuna per chi mi conosce. Non vuol dire dover piacere a tutti, anzi c’è la grande possibilità di piacere solo a pochi, ma per me non è un motivo per trasformarmi in chi non ammiro. Non c’è bisogno di politica, di leggi, di religione, di ricompense, di niente. Ogni persona che dopo una delusione si sente stupida (cosa normale) e cambia il suo comportamento rinnegando ciò che è per ciò che dovrebbe essere , sta maledicendo l’essere umano (Homen) . Dove possiamo trovare l’album? Prossimi concerti? Dove possiamo trovare maggiori informazioni su di te on line? Per il momento non è ancora possibile reperire i miei album, sto lavorando sulla comunicazione. Su YouTube ci sono questi lavori più personali come “Essere Me”, ma sto finendo un ep per settembre, più ufficiale e lì cercherò di essere più reperibile. Prossimi concerti, sto cercando di organizzare per tutto l’anno prossimo, in modo da portare in giro l’Ep . Il 22, parto con un gruppo di musicisti per un tour di 8 date in Sicilia, sarà una grande esperienza ed imparerò molto da artisti molto più preparati di me. La domanda GRIDO, quella in cui tutto è concesso, “lasciate il vostro messaggio voi che uscite! “. Grazie per il tempo concessoci. La domanda grido per me è esattamente quella che mi hai scritto :”lasciate il vostro messaggio o voi che uscite”. É importante il contributo di ognuno di noi.
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“Promozione artisti” “Le ossa del lago” di Rosalba Vangelista a cura di Mariagrazia Talarico
Silver Lake è un luogo meraviglioso, un luogo di pace e serenità. Ma Silver Lake è anche un luogo di morte, un luogo dove avvengono feroci efferatezze mascherate dalla serenità di una cittadina apparentemente perfetta dell’est degli Stati Uniti. È il patto stretto da una poliziotta con lo spirito di Jude per assicurare alla giustizia i colpevoli del tremendo assassinio di Marcos il motore dell’intero romanzo. La bellezza di un lago e la serenità di una cittadina di provincia si contrappongono costantemente alla sofferenza che emerge a mano a mano nel racconto. I violenti ricordi della guerra in Vietnam del signor Taylor, il dramma della figlia dello sceriffo, affetta da una malattia degenerativa incurabile, la vita appartata e trasognata della signora Mcduder, si uniscono alla solitudine e all’emarginazione in cui si è volontariamente rinchiuso il signor Patterson e alla quale si unisce anche la protagonista del romanzo, Kate Anderson, scappata dalla sua città a seguito di un tragico evento. Perseguitata dal senso di colpa con cui è chiamata a convivere, Kate non lavora al caso ma lo vive con tutti i suoi sensi, percepisce suoni e odori, immagina momenti e distingue emozioni, sempre senza perdere la lucida capacità di analisi che la rende un ottimo elemento delle forze di polizia. Il doppio binario della soluzione dell’omicidio di Marcos e dell’autoassoluzione per i fantasmi di Kate attraverso cui l’autrice ha realizzato la trama del romanzo consente un’assoluta identificazione del lettore con i personaggi di cui si accenna la descrizione. I ricordi di vita vissuta, i suoi timori e dolori, non prendono però il sopravvento nelle linee del romanzo: il messaggio sembra essere quello di riniziare, pur nelle difficoltà dettate dalla scelta. Riaprirsi a un’amicizia, a una nuova casa in una nuova città, a un amore
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insperato, tornare a sorridere e a gioire: ciascuno dei personaggi ha un’evoluzione in questo senso alla conclusione del romanzo. Il signor Patterson torna a pensare di poter godere un po’ della vita anche dopo così tanti anni in cui si era rinchiuso in casa, da solo, nella e con una bottiglia in mano. Steve cela il dolore della conclusione di una storia d’amore con la volontà di dare sostegno e affetto a una collega in difficoltà. Kate perdona se stessa dinanzi alla tomba di Jude e si apre a una nuova vita, anche con una casa dalla quale vede un meraviglioso cielo stellato, inimmaginabile nella sua città natia. Nulla traspare di quel malessere sul quale si fonda l’intero caso criminale analizzato nel romanzo né l’autrice le fornirà alcuna possibilità di una spiegazione o di un attenuante ai gesti dell’assassino del piccolo Marcos. È come se la debolezza mostrata fosse ricompensata al contrario dell’ipocrisia di una serenità ostentata ma irreale, che preferisce nascondere il malessere anziché affrontarlo, anche a caro prezzo.
Incipit Jude guardava le gocce di leggera e sottile pioggia cadere e fondersi sulla superficie limpida ed immobile del lago. L’assenza di vento rendeva tutto estremamente silenzioso ed irreale, le piccole imbarcazioni erano ormeggiate sulla sponda opposta, canoe, barche, piccoli traghetti turistici. Non aveva percorso molta strada, la sua casa era a soli cinque minuti da lì e non si era nemmeno preoccupata di vestirsi, indossava ancora il suo pigiama estivo coordinato alle ciabattine, lo aveva comperato in primavera insieme al suo bambino, al mercatino del giovedì. Il suo era rosa con tante piccole mucche in volo mentre quello di Marcos aveva una tinta azzurro cielo, era sempre fe-
licissimo di indossare il pigiama uguale a quello della sua giovane mamma, si sentiva grande. Quei momenti di tenerezza e felicità erano ormai un ricordo dolce e straziante a cui lei pensava continuamente, qualcosa a cui aggrapparsi per poi sprofondare nel dolore che solo una mamma che perde per sempre il suo bambino può provare… La pioggia continuava a scendere e Jude ormai immobile da più di un quarto d’ora era fradicia, fissava assorta la superficie dell’acqua illuminata solo dalla torcia che teneva nella sua mano sinistra. L’aveva presa in cantina, era uno dei pochi oggetti che aveva tenuto del suo ex marito, il resto gli era stato rispedito con tanto di auguri e baci a lui ed alla sua nuova fiamma. Non si era nemmeno degnato di risponderle ma, cosa più grave, non si era nemmeno degnato di andare al funerale di suo figlio un mese e mezzo prima, era solo andato a fargli visita al cimitero dopo due settimane. Nella mano destra aveva una pochette di pelle nera con la zip, la teneva con forza, era pesante, parecchio pesante per le sue dimensioni. Jude continuò ad illuminare l’acqua e questa volta si mosse, prima un piede, poi l’altro, era entrata dentro il Silver Lake… L’acqua nonostante la calda temperatura estiva era molto fredda, la pioggia continuava a caderle sui capelli biondi ormai appiccicati al viso. Era alta e magra, troppo magra in verità, ma nell’ultimo mese non aveva fatto altro che prendere medicine e dormire tutto il giorno senza mangiare. Al lavoro nel ristorante del porticciolo le avevano dato un periodo di ferie per consentir-
le di riprendersi, ma senza il supporto della sua famiglia e con il vuoto che le aveva lasciato Marcos, Jude non ci era più riuscita… “La mamma arriva piccolo mio…” si disse con un filo di voce, tra le lacrime. Lo vedeva correre felice con le braccine tese verso di lei nello specchio d’acqua illuminata dalla torcia. Iniziò ad avanzare nell’acqua fredda, lentamente, arrivata all’altezza della vita si fermò, con la torcia illuminò la pochette di pelle nera, aprì la zip, e ne estrasse una pistola. La torcia fu lasciata cadere nell’acqua e, al suo posto con la mano sinistra prese la catenina che aveva al collo e la strinse forte al petto; aveva un ciondolo a forma di cuore, conteneva una piccola foto di lei e Marcos, felici, che si davano un tenero bacio sulle labbra. Jude non esitò, strinse ancora di più a sé la catenina, si puntò la pistola alla tempia e fece fuoco. La fiammata ed il rumore che seguirono ruppero il silenzio spettrale del lago notturno per un istante, dopo, tutto tornò silenzioso. La pioggia continuava a scendere, le barche si lasciavano cullare dalla lieve corrente. In una casa nelle vicinanze qualcuno aveva sentito e si apprestava a chiamare la polizia, e nel silenzio e nel buio, il corpo di Jude galleggiava dolcemente come quello di una bambola di pezza, abbandonata nell’umido e nell’oblio del lago d’argento…
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“Promozione artisti” “Perfect Sensuality” Mango Limone Fragola I frutti della passione
Benvenuti nel mondo della Passione. La Sensualità Perfetta è quella meravigliosa sensazione che coinvolge ogni senso umano, ogni vibrazione che passa dagli occhi che osservano, desiderano … fino alle mani, che vogliono toccare. Dalla bocca che vuole assaporare, alla lingua che vuole gustare. Tutto scorre di piacere, di calda passione. Scorre suadente sulla pelle la voglia di appartenersi. La voglia si sazierà solo quando avrà raggiunto la ‘Perfezione.’ La Sensualità Perfetta è l’unione di Carne e di Spirito.
a cura di Mariagrazia Talarico
Dedico questo romanzo, a tutte quelle persone che hanno un cuore e non hanno paura di usarlo. Nomi e situazioni sono interamente provenienti dalla mia fantasia. Ogni coincidenza con la realtà è puramente casuale. Anche se virtualmente, è stato un immenso piacere conoscere il Brasile nei suoi tratti salienti nei suoi colori e nei sapori irresistibili e ammirare tramite il web la meravigliosa New York. Buona conturbante lettura Red Rose. Promozione artisti a cura di Mariagrazia Talarico. www.gracefulbooks.com
Non si può amare con il cuore senza provare fuoco dentro le vene.
INCIPIT PERFECT di Red Rose -VOLUME UNICO -
Quando contempli la persona che ami, apprezzi tutto, il corpo e la mente, la sensibilità e l’anima.
A New York era una brutta giornata, anche se era appena iniziata l’estate.
Senza questi elementi, l’amore non sarebbe completo. Non puoi trascendere dai sensi se vuoi sentire la persona che ti piace. E se riesci ad avere corpo e sostanza, complicità e passione allora sei sulla buona strada per una favolosa storia d’amore. Non sprecarla. Perfect Sensuality per i tenaci dell’amore, per quelle persone che non si fermano davanti a nulla, ai generosi d’animo, a chi non ha paura di amare e di mettersi in gioco, a chi usa la potenza del desiderio e la forza delle proprie passioni. L’amore, quello vero, vale pena di essere vissuto.
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sempre la
La pioggia batteva forte sulle ampie finestre. Joe e Thomas distesi e rilassati si osservavano. Nudi e abbracciati stretti, sopra il grande letto matrimoniale, avevano una gran voglia di intimità. Ma Thomas aveva tante domande da fare a Joe. Da un po’ di tempo lo vedeva distratto, lo sentiva distante. Quel viaggio poi, lo impensieriva parecchio. Gli occhi neri di Thomas cercavano di capire qualcosa, scrutando gli occhi castani di Joe.
Thomas e Joe sono entrambi avvocati di successo, in uno degli studi legali più importanti della Grande Mela. Lo studio associato Klayton & Burns. Joe Stevenson quarantotto anni è un uomo alto, con un fisico asciutto. I suoi capelli sale e pepe gli danno un’aria da seduttore. Lui è un uomo deciso … a tratti spietato con chi osa intralciare il suo cammino. Proviene da una ricca e facoltosa famiglia newyorchese, il padre prima di lui Roger, era stato uno degli avvocati più rispettati d’America. Da parecchio, a causa della sua diversità, Joe con sua la famiglia non aveva più contatti. Le donne dicono di Joe che è bello, gli uomini affermano che è intraprendente ed interessante. Nessuno lo controlla, nessuno lo possiede. I colleghi lo chiamano Joe Shark One, lo squalo numero uno. Joe è a volte irruento ma, nel momento giusto, anche dolce e passionale. Nel suo lavoro, però, non perdona. Lui divora la preda, durante i processi, così come fa il re del mare, con gli altri pesci. Thomas Klayton, fratello minore di Martin Klayton fondatore dello studio associato, è un po’ più basso di Joe, di corporatura massiccia. I suoi occhi sono neri ma i suoi capelli sono ormai radi e biondi. E’ più remissivo e più pacifico nella vita privata, ma nel suo lavoro rivaleggia con lo squalo.
“Allora? Sei convinto di andare fin laggiù?”
Lui infatti è chiamato Thomas Shark Two, lo squalo numero due. Insieme a Joe, nelle aule di tribunale, si spolpano le povere vittime come se nulla fosse.
Joe sospirò quasi infastidito.
Sono belli, ricchi e temuti.
“Si, e mi servirà anche per rilassarmi un po’.”
Joe si occupa perlopiù dei problemi nel settore fiscale, tributario, amministrativo e Thomas è invece specializzato in
transazioni intercontinentali, successioni e varie diatribe giuridiche che possano nascere tra due diverse legislazioni. Sono un duo di ferro, ma anche una coppia a tutti gli effetti, da cinque anni. Sono persone discrete e riservate. La loro relazione si svolge solo al di fuori le mura lavorative, dentro lo studio sembravano solo colleghi molto affiatati. Nessun gesto, nessuna azione avrebbe mai fatto intuire ad un avventore esterno, questa loro storia. Si vociferava di loro due, ma nessuno li giudicava male. Sono persone sofisticate, educate e molto competenti nel loro campo. I clienti si affidano a loro ad occhi chiusi. Giudici e altri appartenenti all’ambiente, gli manifestano sempre molto rispetto. Ed erano stati fortunati, perche la loro relazione avrebbe potuto significare la fine della loro carriera. Ma era anche vero che, Thomas Klayton apparteneva ad una delle famiglie più ricche d’America. Tutti in qualche modo dovevano qualcosa ai Klayton, che avevano le mani in pasta ovunque. Dalla giurisprudenza, agli affari di alta finanza. Solo gli intimi che li frequentano, li giudicano una coppia solida e tranquilla. Thomas però da tempo ormai notava il suo Joe distratto, irrequieto. E avrebbe voluto prenderlo fra le braccia e chiedergli cosa avesse. Ma sapeva come era fatto il suo uomo. Doveva rispettare il suo strano momento. E da un po’ di tempo a Joe gli era venuto in mente di fare questo viaggio. Nessuno poteva fermare Joe Shark Stevenson dai suoi propositi, questo Thomas lo sapeva bene. Poi un cliente, nei guai fino al collo, gli aveva proposto una trasferta tentatrice.
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LA REDAZIONE
Laura Capone
La Laura Capone Editore è una casa editrice che opera online, produce, distribuisce e promuove libri nei vari formati (cartaceo, e-book, audiolibro, ecc.). Nasce nel novembre 2010 e si afferma velocemente per la correttezza e la trasparenza operativa. La LCE si pregia di avere in redazione professionisti di settore per ogni competenza che, in una stretta rete di collaborazioni online, si prefiggono la rivalutazione del talento letterario ed artistico italiano contemporaneo, anche attraverso la promozione e distribuzione elettronica delle nostre opere tradotte. Per citare solo alcuni collaboratori: la dott.ssa Luigia Torrusio appassionata di lettere antiche, traduttrici quali Chiara Rolandelli e Alessandra Baroni, artisti quali Lisa Fusco, Moreno Chiacchiera (attualmente l’illustratore più quotato sia in Italia che all’estero), il Maestro Marco Serpe, il Regista Sebastiano Giuffrida, in un crescendo di professionisti più o meno noti che partecipano con grande competenza, professionalità e soprattutto passione.
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Cristina Rotoloni nasce a Roma il 20 luglio 1977. Vive parte della sua vita tra L’Aquila, Ville di Fano e Capitignano. Si diploma come Maestro D’Arte e consegue la Maturità Artistica all’Istituto Statale d’Arte. Si laurea con il massimo dei voti in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila. Ha esposto due mostre pittoriche: una a Ville di Fano e l’altra a Montereale (AQ). Ha collaborato per l’organizzazione e la scenografia di alcuni spettacoli teatrali con l’Accademia di Belle Arti e l’Istituto Gramma di L’Aquila. Ha progettato e realizzato, in collaborazione con Annalisa di Filippo, dei cappelli per la “Perdonanza Celestiniana”. Ha collabora con l’associazione onlus “Il Camaleonte” per dei corsi di “Arte, immagine e modellismo”. Dipinge quadri ad olio e pittura su vari materiali. Dopo il terremoto di L’Aquila 2009 si trasferisce in provincia di Chieti dove scrive e illustra le sue favole dal titolo “Stellino” e “Tom”. Si dedica anche alle illustrazioni delle favole di altri autori come “Matilde” di Antonio Sparatore. Scrive articoli per il Magazine online “Volodeisensi°” di Emanuela Arlotta. Idea e cura la pagina su facebook “Un Racconto a più Mani”. Intervista, recensisce e presenta i libri degli autori emergenti per i quali ha ideato e realizzato la Video Rubrica “Oggi parliamo di…” E’ nel 2013 tra i finalisti del concorso “Montesilvano Scrive - Una storia di Natale”. Pubblica, come libro d’esordio, la raccolta di racconti “Frammenti di Vita” nel 2012. Nel 2014 pubblica il suo primo romanzo dal titolo: “Tatuaggio”.
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Emanuela Arlotta
Leonzio Nocente
Nata a Roma il 20 Settembre 1975. Ho sempre avuto una forte propensione all’introspezione e alla conseguente scrittura di poesie e racconti che indagano in maniera approfondita l’animo umano, quello legato all’Io più profondo. Questa mia voglia di comunicare ha superato i limiti della carta e della distanza con la creazione di questa community letteraria (Volodeisensi.it) che gestisco con passione e amore tutti i giorni e di cui sono felice facciano parte tante persone che credono ancora nei sogni. Anche il Magazine online è una mia idea, realizzata grazie al supporto informatico di alto livello di mio marito Leonzio Nocente, il quale è anche il creatore materiale di Volodeisensi.it e di altri siti molto conosciuti. Lavoro nell’informatica da anni e scrivo da quando sono nata. Ho auto-pubblicato due libri nella collana ‘ilmiolibro’, uno di poesie ‘Volodeisensi’ e uno di racconti ‘La Sfera’, che stanno riscuotendo molto successo e che presto saranno disponibili anche in formato ebook nello store Apple. Ho pubblicato la silloge poetica ‘Dalla parte dell’Anima’ edita da Galassia Arte Editore.
Nato a Francavilla Fontana il 23 Maggio 1979, Architetto informatico che lavora da 14 anni nel settore IT. Le sue conoscenze vanno dallo sviluppo di portali alle applicazioni in tutti i campi compreso quello mobile. Nella sua carriera ha partecipato alla nascita di grandi portali Nazionali del settore comunicativo e collaborato con grandi multinazionali Italiane e Americane. “Questa mia opera epica che ha visto ben due anni di progettazione e sviluppo è stata la mia più grande soddisfazione, realizzare il sogno sempre vivo di una bambina, mia moglie Emanuela. Volodeisensi.it non è una semplice community ma un vero e proprio portale Letterario dove i sogni diventano realtà. Sono solo l’autore materiale, un penna su un foglio vuoto che viene guidato dalle emozioni di mia moglie che ogni giorno dà la possibilità a tanta gente di esprimersi e soprattutto di essere ascoltata.Con tanta commozione dedico questo nostro lavoro ai nostri figli e a tutta la gente che crede e crederà in Volodeisensi.it”
Patrizia Palese Nata il 28 maggio 1954 a Roma, ricercatrice storica. Presidente dell’Associazione Culturale OMNIAPOLIS dal 2006. Poetessa, romanziera, drammaturga, sceneggiatrice, regista. Libri editi: ‘Come Orfeo’ - Gruppo Edicom, ‘Gli infiniti volti dell’amore’ – Linee Infinite, ‘La trama e l’ordito’ - Liberodiscrivere-Studio64, ‘Vita e Monumenti’ auto-pubblicato. Le opere teatrali rappresentate: -Diritto di Recesso, a Milano nel gennaio del 2008, Roma, Crotone, Bologna nel 2013-2014. –‘Caterina, donna d’amore’, Roma 2012 - Roma 2015. Racconti in Antologie: - “Mondo a rovescio”, “Cattighiusa”, “Pensieri Letali”, vincitore del (III posto) nel concorso nazionale “GOCCE DI SANGUE” (marzo 2014) -Il racconto C’ERA UNA VOLTA vincitore della Seconda Edizione Nazionale Concorso Racconti Inediti “LAURACAPONEEDITORE” – Monologhi e corti teatrali : “…e così sia!” Verona 2012; “Un giorno come un altro” Roma 2014. Membro del Direttivo dell’Associazione Culturale Tertulia’s con il ruolo di Responsabile Amministrativo. Attualmente si occupa di recensioni teatrali, cinematografiche, libri editi oltre a condurre la gestione di rubriche presso il giornale Volodeisensi Magazine e Art Litteram.
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Mariagrazia Talarico Talarico Mariagrazia nata il 14-09-80 a Bellano Lecco, Residente in provincia di Lecco, studi magistrale Bertacchi Lecco. Una silloge edita “Delicata com’ali di farfalla” ed Il Filo classificata terza del concorso internazionale insieme nel mondo 2.
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