Volume_artemodacultura n.6

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Anno I - Numero 6 - Gennaio 2009 - Reg. Trib. di Roma n.139 del 27/03/2008 - copia gratuita

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ARTEMODACULTURA

Livia RISI Groninger: il museo sull’acqua Il viaggio come ragion d’essere: Alexandra David Neel Shugendo: il culto della montagna


STUDIO DI PROGETTAZIONE ELEUTERI ARCHITETTI ASSOCIATI Progettazione architettonica di massima ed esecutiva Direzione Lavori Pratiche catastali Arredamento d’interni mail to eleuteri.architetti@live.it



Amor è Roma

Nel 1493 veniva alla luce Philippus Aureolus Teophrastus Bombast meglio noto come Paracelso, il cui concetto di una medicina universale viaggiava di pari passo con lo sviluppo nell’uomo della Volontà, dell’Amore e dell’Immaginazione. Le tre caratteristiche venivano spogliate di ogni apparenza individuale, che diventava un semplice mezzo, e rivelavano il loro carattere super-individuale attraverso un processo di ascesi ben noto a popoli molto più antichi dello stesso Paracelso: uno di questi popoli, che oggi viene comunemente lodato per l’eterna professione d’Amore, è il popolo Tibetano la cui cultura, che l’invasione Cinese tenta di distruggere, vi presentiamo attraverso l’opera della scrittrice Alexandra David-Néel, la prima donna europea che riuscì ad entrare negli anni ‘20 nella città santa di Lhasa, al tempo assolutamente vietata agli stranieri, priva di contaminazioni, in cui la vera spiritualità tibetana, fatta di pratiche volitive ed immaginifiche, viveva ancora. Un’altra popolazione da sempre attenta all’uso di medesime pratiche ascetiche è quella nipponica, nella quale ritroviamo un antichissimo lignaggio magico che in parte si conseva tutt’oggi nelle arti dello shugendo. È il concetto di un Amore super-individuale che poco ha a che vedere con l’amore carnale ed egoistico che questo sesto numero di Volume ha tra le sue pagine. “Sei” come il sesto arcano maggiore, “L’Amoureux”, l’innamorato, che precede la carta della Forza: Amore e Forza, i due principali valori di Roma Eterna; Amore che, come lo intesero i suoi Fedeli, è in sé una forza, una potenza che sussiste indifferentemente da noi ma che è in noi. Prendendo in prestito l’immaginazione cinematografica, dalla Festa del Cinema di Roma agli abiti dell’onirica stilista Livia Risi, indossati nel cuore della Capitale e, per un gioco di parole, ci accordiamo allo spirito della Città Eterna o meglio allo spirito di cui Roma è una rappresentazione. Quello stesso spirito che investì la mente del grande artista francese Duchamp nella realizzazione de “Il Grande Vetro”. L’immaginazione allora si unisce all’Amore come la donna dei Fedeli d’Amore o la dama da salvare, o ritrovare, dei romanzi cavallereschi di cui le fiabe, ne continuano l’eco, seppur alle nostre orecchie ormai sorde. Un ringraziamento speciale va a Paolo senza il quale non sarebbe stato possibile realizzare le foto del redazionale di moda all’interno del Giardino delle Delizie, in quella parte, del più ampio quartiere romano, di Trastevere situata alle spalle della casa del Sommo Poeta che a conclusione della sua Commedia poté scrivere: “Amor che muove il Cielo e l’altre Stelle “ e secoli dopo, a riprova che lo spirito di cui parliamo è super-individuale, un inglese, che pur volendo esserlo non è ricordo come poeta, seppe unire i due valori di Forza e Amore quando ispirato scrisse: “Amore è la Legge, Amore sotto il dominio della volontà”.

Il Direttore Editoriale

Massimo Cimarelli 4

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editoriale

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Editoriale

di Massimo Cimarelli

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Il Museo sull’acqua: Groninger Museum di Francesca Eleuteri

Livia Risi

Fotografie di Daniele Porroni

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Shugendo

di Daniele Ricci

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I Burattini dell’Ego

di Massimo Cimarelli

Alexandra David-Neel di Francesca Eleuteri

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Cinema: è di nuovo festa! di Giorgia Aniballi

Peggy Guggenheim e la nuova pittura americana di Leopolda Ficca

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Signs di Veronica Pinzuti

In Copertina: Livia Risi fotografata da Daniele Porroni In questa pagina: Silvia Anastasi Per comunicare con la Redazione scrivi a:

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Il museo sull’acqua

Groninger Museum di Francesca Eleuteri

La prima parte di un dossier dedicato al museo scultura sull’acqua realizzato da Alessandro Mendini, Philippe Starck e Coop Immelblau: il Groninger Museum. Arrivando a Groningen, caratteristica città universitaria del nord dell’Olanda, la prima grande costruzione che ci compare di fronte, uscendo dalla Stazione Centrale, è il Groninger Museum. La posizione del Museo è di incredibile suggestione poiché si trova al centro di un grande canale navigabile, in modo da collegare le due sponde. Sul passaggio che porta dalla via della Stazione alla riva del centro storico, sfila una moltitudine di biciclette, il cui passaggio è interrotto soltanto nel momento in cui il ponte levatoio viene sollevato per far passare le imbarcazioni. I colori pastello e il color oro del blocco centrale brillano alla luce del sole in modo spettacolare, e l’ingresso alla parte interna della città diventa una passeggiata surreale. La realizzazione dell’attuale Groninger Museum ha avuto una lenta e intensa evoluzione prima di diventare argomento di discussione per tutta l’architettura museale contemporanea. Dopo anni di progetti e disegni preparatori, venne finalmente accettato il progetto definitivo presentato dall’italiano Alessandro Mendini con la partecipazione degli architetti Philippe Starck e Michele de Lucchi e la collaborazione dei Coop Himmelb(l)au e fu portato a termine nel 1994.

La reale opportunità per la realizzazione di questo progetto si presentò il 28 settembre 1987 quando la N.V. Nederlandse Gas Unie ha offerto una donazione di 25 milioni in fiorini olandesi (approssimativamente 11.5 milioni di Euro) per la costruzione di un nuovo Groninger Museum. L’antica struttura del Praediniussingel, che aveva ospitato il museo per cento anni esatti, non era più in grado di contenere la collezione permanente e le esposizioni temporanee. La donazione, che celebrava il 25° anniversario della Compagnia avvenuto nel 1988, venne accettato con entusiasmo. Questo fu l’inizio di un progetto la cui realizzazione sarebbe durata sette anni e terminata con l’inaugurazione del Nuovo Groninger Museum da parte della Regina Beatrice il 29 ottobre 1994. Per quanto riguarda la scelta del luogo più adatto alla nuova costruzione, dopo aver esaminato tutte le possibili soluzioni, una commissione preparatoria decise infine per il cosiddetto “Zwaaikom”, la parte più ampia del Verbindings Canal a sud del centro storico della città. E’ un sito storico in quanto fino al 19°


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secolo è stato la via di accesso principale alla città ed avevano inizio proprio lì le fortificazioni. Il Verbindings Canal, come suggerisce anche il nome, che in olandese significa appunto “collegamento”, occupa un punto strategico nella città. Il lato opposto del canale è occupato dalla Stazione Ferroviaria Centrale e da una serie di edifici adibiti ad uffici. E’ una posizione unica, che collega l’area della stazione al centro storico. La decisione di assegnare il progetto ad Alessandro Mendini, un architetto/designer italiano il cui lavoro era apparso anche nella collezione del Groninger Museum, venne presa quasi immediatamente. Il suo lavoro esaltava lo spirito degli anni ’80, un periodo fortemente rappresentato nella collezione di Arte Moderna del Museo. Frans Haks, Direttore del Museo in quegli anni, trovò che le idee e il metodo di lavoro dell’architetto italiano sarebbero stati perfettamente in sintonia con l’idea ispiratrice della nuova struttura. C’era un solo particolare elemento a proposito del quale non potevano esservi dubbi: avrebbe dovuto essere un edificio straordinario, invitante e accessibile allo stesso tempo, questo il biglietto da visita del Museo. Mendini, nato nel 1931, è un uomo versatile. Oltre ad essere un architetto, è anche designer, artista, teorico e poeta. Mendini pubblica con regolarità articoli su riviste edite internazionalmente, e questo rafforza la sua reputazione di teorico del nuovo design. Nel 1987, il punto di partenza per il nuovo Museo erano la natura e le caratteristiche delle molteplici collezioni contenute nel Groninger Museum: Archeologia e Storia di Groningen; Arti Applicate, con la collezione di porcellane Cinesi e Giapponesi come importanti sottocollezioni; Pittura Tradizionale dal 1500 circa al 1950; e Arte Moderna dal 1950 fino ad oggi. Queste quattro collezioni completamente differenti tra loro costituiscono l’identità del Museo e, naturalmente, avrebbero dovuto trovare tutte quante visibilità nell’edificio, ognuna nel proprio spazio. Allo stesso tempo, la nuova struttura avrebbe dovuto essere un archetipo dello sviluppo di arte ed architettura negli anni ’80. Come risultato della cooperazione di diversi architetti e/o designers, e quindi l’unione di diversi punti di vista con un obiettivo comune, sono state combinate e allo stesso tempo separate le collezioni che hanno potuto trovare un’appropriata espressione. Mendini ha anche dovuto tenere conto di varie

richieste pervenute dal Comune di Groningen. Un collegamento diretto tra la stazione centrale e il centro della città, quindi un ponte per pedoni e ciclisti, doveva essere incluso nel progetto, e allo stesso tempo le imbarcazioni interne dovevano continuare ad avere la possibilità di navigare lungo il canale; inoltre era necessario mantenere la visibilità da un bordo del canale all’altro, la cosiddetta “trasparenza” del design. Tenendo conto di queste necessità, seguì un lungo processo di progettazione durante il quale vennero prese in considerazione tutte le possibili soluzioni. Il progetto definitivo venne approvato nel novembre 1990. Tuttavia, a causa di un ricorso al Consiglio di Stato presentato dagli oppositori del nuovo Groninger Museum, si è dovuto aspettare fino all’aprile del 1992 prima che potessero prendere avvio i lavori di costruzione.

Mendini e la sintesi delle arti

E’ importante capire a quali principi si è ispirato Alessandro Mendini per la realizzazione del progetto del Groninger Museum. Egli è prima di tutto fermamente convinto che l’uso della decorazione sia profondamente radicato nel genere umano e, di conseguenza, la decorazione deve essere il punto di partenza del progetto. I fautori del funzionalismo respingono l’elemento decorativo perché, sostengono, allontana l’attenzione dalla funzione della struttura. 7


Il loro lavoro è caratterizzato dalla sobrietà ed è data completa attenzione all’efficienza del progetto. Questo porta ad una produzione di massa impersonale, in conformità con le richieste degli oppositori al progetto. Secondo l’opinione di Mendini, le persone non desiderano più vedere realizzati prodotti omologati per la massa. I destinatari dell’opera sono individui e hanno bisogno di qualcosa di personale che rifletta i molteplici aspetti dell’uomo, più che di un ambiente funzionale avvolto nell’anonimato. “Ognuno è diverso”, afferma Mendini, “quindi perché non dovrebbe essere diverso anche l’ oggetto?” Mendini rifiuta le gerarchie tradizionali, quelle che ad esempio considerano la pittura superiore alle arti applicate, e una divisione storica di tempi e luoghi. Nella sua visione stili storico-artistici, culture esotiche e kitsch hanno tutti uguale importanza. Questo punto di vista dà origine ad una seconda caratteristica peculiare del suo lavoro, l’interazione di varie discipline. Mendini sostiene che non esistono barriere tra le diverse attività nelle quali è impegnato. Teatro, pittura, scultura, architettura e scienza possono essere tutte quante usate liberamente e in modo simultaneo. Egli pensa che qualsiasi distinzione si tenti di attribuire a queste discipline sia un controsenso. Sostiene inoltre che ormai tutto è già stato concepito e applicato. Come conseguenza, l’unica via possibile per il futuro è utilizzare gli elementi a disposizione in nuove combinazioni, adoperando un nuovo metodo di progettazione. I design esistenti sono la diretta conseguenza di un nuovo stile decorativo, spesso nato in una differente disciplina. La pittura è per la decorazione una fonte particolarmente importante di ispirazione. Un terzo tratto distintivo del lavoro di Mendini consiste nella cooperazione con altri esponenti del panorama artistico internazionale. Collabora infatti spesso con artisti contemporanei, architetti e designers, e insieme progettano mobilia, oggetti, vestiti, allestimenti scenografici, dipinti, performances teatrali, ceramiche e gioielli. Il desiderio di oltrepassare i confini delle discipline tradizionali porta a considerare Mendini come un perfetto direttore e dispensatore di idee piuttosto che considerarlo un semplice esecutore. Uno dei progetti comuni nel quale Mendini ha svolto il ruolo di supervisore è stato la creazione delle serie di servizi da tè e caffè per Alessi. Nel 1980-83, undici servizi da tè in argento sono

stati creati dall’azienda italiana Alessi in una edizione molto limitata. Mendini ha commissionato dieci architetti di fama mondiale, ognuno dei quali ha realizzato il design di un set. Tra questi erano presenti Hans Hollein, che ha anche progettato l’Abteiberg Museum a Mönchengladbach, e Aldo Rossi, l’architetto del nuovo Bonnefanten Museum a Maastricht. La richiesta della casa commerciale era quella di progettare un servizio in cui la teiera, la lattiera e la zuccheriera risultassero essere piccoli edifici su una piazza. Il risultato è stato una serie di undici servizi da tè che appartengono sia alla storia delle collezioni da tè e caffè che a quella del design e dell’architettura moderni. Ed infatti, il progetto dei servizi può essere considerato un precursore del Groninger Museum. Dall’inizio del 2002, il Groninger Museum ha fatto propria una serie completa di questi famosi servizi e possono essere anche oggi ammirati in varie sale del Museo. Un successivo progetto commissionato dalla Alessi comprendeva 100 vasi in porcellana. Mendini ha progettato la forma base e 99 artisti e designers chiamati da ogni parte del mondo hanno provveduto alla decorazione. La collezione del Groninger Museum contiene le opere realizzate da molti di questi artisti. In un altro progetto costituito da 33 specchi per la Glas Company, Mendini si è occupato della decorazione e vari designers ne hanno invece determinato le differenti forme. La decorazione in questo caso è il motivo Signac, preso in prestito dal pointillisme di Paul Signac, della fine del XIX° secolo. Questo motivo, applicato per la prima volta alla Sedia di Proust del 1979 ricorre in tutte le possibili variazioni; lo troviamo ad esempio nell’installazione Interno di un Interno e, ancora, in un orologio Swatch il cui titolo è Lots of Dots del 1991, sul rivestimento della scala del Groninger Museum e all’esterno del Padiglione Est. Tutti i sopra menzionati progetti realizzati da Mendini e dai designers ospiti sono parte della collezione del Groninger Museum. Sono stati invitati a partecipare al progetto del nuovo Museo con sezioni e padiglioni alcuni architetti ospiti: il designer italiano Michele De Lucchi, Philippe Starck da Parigi e, in un secondo tempo, il gruppo Coop Himmelb(l)au che ha studi a Vienna e a Los Angeles. C’è


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C’è stata anche una cooperazione con architetti e designers olandesi, come il Team 4, studio di architettura di Groningen, i cui progettisti sono Albert Geertjes e Geert Koster. Mostra in corso: Armand Bouten - 1893/1965. Art generates itself. 9 Novembre 2008 - 1 Marzo 2009

Per informazioni: http://www.groningermuseum.nl 9


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Estroversa, creativa, affascinante cosĂŹ veste la donna secondo...

Livia RISI

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Il movimento è alla base delle mie creazioni. amo tutto ciò che si modifica e cambia. Così ogni volta che da un disegno arrivo all’abito finito comincio ad indossarlo, girarlo, invertirlo, torcerlo fino a capirne tutte le possibilità intrinseche. quasi sempre riesco ad apportare ai vestiti questo concetto, lasciandoli così liberi di cambiare ogni volta che la donna lo desidera. Ho così scoperto l’amore per la geometria e le linee semplici che permettono molteplici cambiamenti di forma ed espressione. La femminilità esce fuori attraverso la praticità e la comodità dei miei tagli che ogni volta vengono supportati da una ricerca meticolosa di materiali adatti ad accentuarne le caratteristiche. L’abito si trasforma in gonna. La gonna si trasforma in mantella. La mantella si trasforma in gilet. Livia Risi

www.liviarisi.it Via dei Vascellari 00153 Roma T +39 06 58301667 M +39 328 4079107 info@liviarisi.it

FOTOGRAFIE Daniele Porroni FASHION STYLIST Livia Risi MODELLA Silvia Anastasi MAKE UP Silvia Porroni


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Shugendo aspetti del culto della montagna in Giappone di Daniele Ricci

Lo Shugendō è una pratica ascetica che affonda le proprie radici nella più antica spiritualità giapponese e unisce principi autoctoni sciamanici e Shintō a elementi taoisti e tantrici propri delle sette Shingon e Tendai del buddhismo esoterico.

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Lo Shugendō (“la via della pratica finalizzata al raggiungimento di poteri spirituali”, da shu – pratica ascetica, gen – poteri spirituali, dō – via, metodo) non ha un vero e proprio fondatore, anche se tradizionalmente la sua origine viene attribuita alla figura leggendaria di En no Gyōja, mistico vissuto nel VII secolo. In principio la dottrina veniva trasmessa per via orale e si privilegiava l’insegnamento del sanmitsu (Tre Misteri), vale a dire l’armonia di mantra (parola), mudra (azione) e mandala (pensiero); solo in epoca più tarda vennero redatti dei testi, ma non si trattava che di scarne descrizioni di vestiari e di alcuni rituali. Gli asceti che praticavano lo Shugendō erano conosciuti come yamabushi (“coloro che giaciono nella montagna”), o shugenja (“coloro che praticano lo Shugendō”). Come gli hijiri (antichi eremiti) del Giappone pre-buddhista, essi vivevano tra le montagne, in solitudine o riuniti in gruppi, seguendo un percorso di ascesi mediante il quale ottenevano poteri soprannaturali. Nel XIII secolo cominciarono a diffondersi nuove interpretazioni simboliche dei rituali e dei luoghi di culto dello Shugendō. E’ così che il monte Kumano venne associato al mandala del “Mondo dell’Utero” (taizokai), il monte Yoshino al mandala del “Mondo del Diamante” (kongokai), mentre il monte Ōmine divenne l’ideale sintesi di entrambi. In questo senso la montagna, vista come un mandala, non è altro che la rappresentazione materiale del processo di ritorno all’unità primordiale che sta al di sopra degli elementi fondanti del cosmo e del divenire, ossia del superamento della condizione terrena cui tendono le pratiche ascetiche. Nella visione cosmologica giapponese, il mondo spirituale della montagna, da sempre contrapposto al mondo ordinato e familiare del villaggio, è costituito da un vasto pantheon di kami, buddha, spiriti tutelari e altri esseri divini che controllano e interferiscono con la vita quotidiana degli uomini. Al vertice del mondo divino è posto Fudō Myōō (Acala in sanscrito), il dio del fuoco e protettore di Dainichi Nyorai (incarnazione della suprema conoscenza, corrispondente giapponese del Buddha Cosmico Vairocana). Secondo

lo Shugendō gli esseri divini, gli uomini, i demoni e gli altri spiriti sono in stretta relazione tra loro e con tutto ciò che si trova nell’universo. Essendo l’essere umano parte dell’universo stesso e possedendone la medesima natura, è possibile per lui divenire un essere divino a seguito di una dura e prolungata pratica ascetica che comporta un periodo di ritiro nella montagna (mineiri o nyūbu shugyō), al culmine del quale rinasce come Fudō Myōō. Tale rinascita presuppone una morte rituale, processo tipico delle iniziazioni sciamaniche e bene illustrato dal rito akinomine, tuttora praticato dalla setta del monte Haguro, nella prefettura di Yamagata. In origine lo akinomine durava 75 giorni, e comprendeva durissime prove fisiche e meditative che si svolgevano in stato di quasi totale astinenza da cibo e acqua. Oggi questo rito dura appena 9 giorni, risultato di radicali cambiamenti determinati nel corso dei secoli da fattori esterni allo Shugendō. Lo akinomine prevede l’ascesa fisica della montagna sacra alla quale corrisponde una progressione spirituale verso la conoscenza ultima. Ai vari stadi della meditazione


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vengono associati diversi mondi esistenziali che si susseguono nel cammino verso la cima del monte. Partendo dal basso si attraversano in successione l’Inferno, il Regno degli spiriti famelici, il Regno degli animali, il Regno degli ashura (demoni), il Regno degli uomini, il Regno delle divinità; e poi ancora il mondo degli shomon, coloro i quali hanno raggiunto l’illuminazione ascoltando direttamente le parole di Buddha, il mondo degli engaku, quelli che hanno raggiunto l’illuminazione con le loro proprie forze spirituali, il Regno dei bodhisattva, e infine il nirvāna, che in realtà è il samsāra stesso. I primi sei costituiscono i regni delle rinascite, mentre gli ultimi quattro sono i regni dell’illuminazione. La rottura di livello nel passaggio dai regni delle illusioni a quelli dell’illuminazione viene sancito dal rito dello hitori-sumo, rappresentazione di una lotta contro le proprie illusioni e i desideri di onnipotenza che nello specifico vengono incarnati da un dio, e dai passi della ennenmai, la danza dell’immortalità. Alla fine dello akinomine si torna al punto di partenza e viene officiata la cerimonia finale detta genjutsu, che prevede la dimostrazione dei poteri ottenuti con l’ascesi. Rinato buddha, ora l’asceta è in grado di controllare e utilizzare i poteri di Fudō Myōō.

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I riti dedicati ai kami, come il kuyōhō, e i matsuri per il sole, la luna, le stelle (hitsuki-hoshi no matsuri) e i santuari minori (shōshi no matsuri) costituiscono altri modi per identificarsi con Fudō Myōō. Nel kuyōhō Fudō viene invitato a scendere sull’altare dallo yamabushi, che poi lo fa entrare nel suo corpo. A tale scopo vengono recitate formule speciali (dokyo) o celebrati matsuri. L’altare e l’area nella quale si tiene il matsuri hanno un ruolo molto simile a quello che ha la montagna nella visione religiosa giapponese, e cioè di ricettacolo della divinità e quindi di ponte tra il mondo umano e quello divino. Col passare dei secoli lo Shugendō perdette gradualmente i favori della corte e si avvicinò maggiormente ai bisogni della gente comune. Non succedeva di rado che i contadini si rivolgessero agli yamabushi per risolvere i loro problemi, da quelli legati alla salute a quelli del raccolto, o ancora per chiedere di intercedere presso gli spiriti degli antenati. Tuttora in tali circostanze si ricorre a particolari tecniche che si basano sulla visione del corpo umano come microcosmo, specchio dell’universo e strettamente legato ad esso, in cui è possibile rintracciare i principi della teoria dei cinque elementi (onmyogogyō) e dello Yin-Yang. Anche il calendario, i segni zodiacali, l’influenza


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stelle sono mezzi tramite i quali si pone l’uomo in relazione con l’universo e con il suo destino. Il male viene perciò causato da spiriti che interferiscono con il naturale corso delle forze cosmiche. In questo caso lo shugenja può risalire alle cause del male identificandosi con Fudō Myōō e inducendo i suoi spiriti guardiani a possedere un medium per ottenere un oracolo. In base al responso del medium lo shugenja stabilisce il rimedio più idoneo e successivamente esegue uno tsukimono otoshi, un tipo di esorcismo mediante il quale espelle lo spirito maligno dal corpo del paziente semplicemente minacciandolo o riconducendolo sulla via per l’aldilà. Tuttavia nei casi più estremi si fa ricorso al chōbuku, con cui lo shugenja estromette l’intruso servendosi della schiera di spiriti servitori di Fudō Myōō. Talvolta possono bastare amuleti (majinai) o incantesimi (fuju, sigilli tracciati in aria). Molti aspetti dello Shugendō rimangono ancora nell’ombra. Diversi riti sono andati perduti nel tempo, anche a causa dell’ostracismo esercitato dalle autorità politiche negli ultimi secoli, mentre altri rimangono strettamente riservati agli iniziati e inaccessibili alla gente comune. Ma nonostante tutto lo Shugendō è ancora vivo, forse proprio grazie ai legami con le dottrine tantriche del buddhismo esoterico, con i principi taoisti e i dogmi dello Shintō e dello sciamanesimo profondamente radicati nella mentalità del popolo giapponese, che ne fanno una tra le più decisive e influenti correnti religiose del Giappone.


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I Burattini dell’Ego L’anti-tradizione in Italia magistratura e tangenti

tra

massoneria,

viltà,

di Massimo Cimarelli

Assistiamo quotidianamente su tutti i telegiornali e le trasmissioni politiche, dalla Rai a Mediaset, ad una particolare rappresentazione teatrale ricca di colpi di scena che, a ben guardare, rivelano una sceneggiatura neanche troppo originale e di cui è nostra preoccupazione proprio il fatto che nessuno degli interessati alla pubblica informazione faccia riferimento. Per fare solo tre esempi dell’ordita trama di fili che annodandosi compongono una fune in cui ogni elemento confluisce: per far fronte ad una crisi finanziaria, che potremmo definire di sistema e assolutamente senza precedenti, l’Italia come unica soluzione reale, perché parlare degli innumerevoli palliativi è alquanto superfluo, propone in prima istanza il finanziamento di opere pubbliche e, per l’abbattimento dei costi della politica, la soppressione delle Province. Inoltre, l’attacco mediatico e “di fatto” che sta subendo la Magistratura italiana, dal litigio delle due procure al coinvolgimento nello scandalo della corruzione napoletana, rispettando ogni singola opinione che sia favorevole o meno alla riforma del nostro sistema giudiziario, ci è sembrato aver perso ogni forma, o meglio sarebbe dire ogni maschera, di coincidenza quando, durante la trasmissione Porta a Porta, un procuratore siciliano ha avanzato l’ipotesi di una magistratura eletta dal popolo, cosa questa, come la linea delle così dette misure anti-crisi, che un quarto di secolo fa era già stata preconizzata da un certo Licio Gelli, Maestro Venerabile della loggia massonica P2 che, storicamente estinta, attraverso suoi ex-membri, affiliati o in via di affiliazione negli ormai lontani anni ‘80, sembra tenere ancora sotto scacco la nostra ormai piccola politica italiana. 32

Quello che pubblichiamo di seguito è il “Piano di Rinascita”, sequestrato alla figlia del Gelli nel 1982: un piano programmatico in cui il lettore attento saprà scorgere riforme e cambiamenti già attuati o in via di attuazione. Nella lettura del Piano, la Rinascita può esser considerata nel senso di rinascita dello spirito italico, dei sui pregi, delle virtù che hanno contraddistinto per secoli il nostro popolo: qualità come il sacrificio e la giustizia. Questo però solo in apparenza: nella realtà non è affatto allo spirito italico che Gelli e gli associati alla P2 erano interessati. La Loggia Propaganda2 era parte integrante della Massoneria che nasconde il suo vero volto, e i suoi reali intenti, dietro una struttura autodefinitasi Tradizionale ma la cui vera ragion d’essere è completamente anti-tradizionale. Se, in maniera molto semplice, indichiamo la Tradizione come la trasmissione effettiva della Verità o della conoscenza spirituale, e come forme tradizionali i vari aspetti che questa, da popolo a popolo in condizioni, propensioni ed etnie diverse, assunse, capiamo che in Italia per una reale rinascita dello spirito italico ci si dovrebbe rivolgere proprio alla Tradizione che nelle sue forme poi trasmesse fu sempre privilegio di un ristretto numero di individui i quali erano qualificati nello spirito, che quindi avessero in loro, oltre a particolari doti, un reale potere dello spirito o una potenzialità di questa medesima forza. La Massoneria invece, e la P2 non fa eccezione, non è alla reale forza, al potere di cambiare la propria condizione di esistenza, d’essere, che mira ma ad un potere puramente effimero, temporale e materiale. Lo stesso Gelli eliminò ogni forma di ritualità presente nella P2 per favorire l’azione sui piani alti della società: qui non parliamo nè di un rinnovamento tradizionale volto a rettificare


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una ritualità ormai morta e semplicemente consuetudinaria ( come fu nel caso della dottrina insegnata da Shakyamuni, il Buddha storico), né di favorire quell’azione, rituale e per certi versi caratteristica dello spirito italico, che nella Bhagdavadgita è detta essere superiore all’inazione, purchè naturalmente non abbia come movente il frutto da essa prodotto. Siamo invece dinanzi ad un’azione che ha uno scopo, che è movente dal frutto che produrrà e questo frutto è il soddisfacimento del bisogno di un accumulo di potere, che è materiale in termini di ricchezza e egocentrico nei termini di una sorta di delirio di onnipotenza, e quindi lontano dal vero potere. Un’azione di basso livello questa e per giunta portata avanti non da un’elite qualificata nello spirito ma da un gruppo di individui la cui sola qualifica consiste nelle proprie condizioni economiche-lavorative e quindi sì democratica, sia come del governo del demone che come rifiuto della vera autorità che è connessa indissolubilmente al vero potere, ma anche classista, basata esclusivamente sull’economia, e che con le caste, per chiarire il termine che oggi va tanto di moda, in senso tradizionale, non ha nulla a che fare. Si dipinge quindi un quadro anti-tradizionale la cui influenza si propaga in ogni fascia della società italiana, ed è utile constatare che nel momento di crisi di un sistema economico, che in sé si basa su direttive dal basso e non qualificate, si tenda invece che a rivolgere l’attenzione all’alto per mezzo di una vera azione di rettifica, a rimanere incatenati all’assetto attuale e anzi a sfruttare la situazione per incrementare la velocità dell’azione anti-tradizionale che poi è una velocità di caduta. Ma anche questo fu già scritto e non da così poco venerabili maestri come Gelli ma dai veri Maestri tradizionali che anticamente ci lasciarono una esauriente descrizione dell’Età oscura.

IL PIANO DI RINASCITA DELLA P2 PREMESSA 1) L’ aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema 2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori. 3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nell’elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine. 4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali. OBIETTIVI 1) Nell’ordine vanno indicati: a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale) b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata. c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per


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ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori; d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da proporre ai singoli dicasteri; e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi; f) il Parlamento, la cui efficienza e’ subordinata al successo dell’operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati. 2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo. Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accessibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti. 3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione e’ la costituzione di un club (di natura rotariana per l’etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l’onere dell’attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali

e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e’ stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale. PROCEDIMENTI 1) Nei confronti del mondo politico occorre: a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli); b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica; c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti; d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un’azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione e’ da ritenere inevitabile. 2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l’impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro. L’azione dovrà essere condotta a macchia d’olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l’ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il


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compito di “simpatizzare” per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d. In un secondo tempo occorrerà: a) acquisire alcuni settimanali di battaglia; b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata; c) coordinare molte TV via cavo con l’agenzia per la stampa locale; d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di ancora la necessaria credibilità esterna per antenna ex art. 21 Costit. ridiventare validi strumenti di azione politica; 3) Per quanto concerne i sindacati la scelta c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prioritaria e’ fra la sollecitazione alla rottura, prescelti gli strumenti finanziari sufficienti - con seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi i dovuti controlli - a permettere loro di acquisire minoritari della CISL e maggioritari dell’UIL, il predominio nei rispettivi partiti; per poi agevolare la fusione con gli autonomi, d) in caso di risposta negativa usare gli acquisire con strumenti finanziari di pari entità strumenti finanziari stessi per l’immediata i più disponibili fra gli attuali confederati allo nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a scopo di rovesciare i rapporti di forza all’interno cavallo fra PSI - PSDI - PRI - Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo dell’attuale trimurti. fra DC conservatori, liberali, e democratici della Gli scopi reali da ottenere sono: a) restaurazione della libertà individuale, nelle Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero fabbriche e aziende in genere per consentire essere fondati da altrettanti clubs promotori l’elezione dei consigli di fabbrica, con effettive composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca garanzie di segretezza del voto; b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo da 1 a 3 ove i primi rappresentino l’anello di del sindacato di collaboratore del fenomeno congiunzione con le attuali parti ed i secondi produttivo in luogo di quello legittimamente quello di collegamento con il mondo reale. assente di interlocutore in vista di decisioni Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà, e politiche aziendali e governative. Sotto tale profilo, la via della scissione e della tendenzialmente disponibili per un’azione successiva integrazione con gli autonomi politica pragmatica, con rinuncia alle consuete sembra preferibile anche ai fini dell’incidenza e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno da parte della pubblica opinione e’ da ritenere clamoroso come la costituzione di un vero inevitabile. sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. PROGRAMMI Anche in termini di costo e’ da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori Per programmi si intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni in forma di: all’altra ipotesi. a) azioni di comportamento politico ed economico; 4) Governo Magistratura e Parlamento b) atti amministrativi (di Governo); a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in può essere affidato il compito di promuovere concomitanza con quelli descritti in materia la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte di procedimenti - l’attuale tendenza di politica (Per il PSI, ad esempio Mancini, Mariani disfascimento delle istituzione e, con essa, e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il alla disottemperanza della Costituzione i cui PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, organi non funzionano più secondo gli schemi Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: originali. Si tratta, in sostanza, di “registrare” Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in (eventualmente): Covelli); b) in secondo luogo valutare se le attuali modo che i rispettivi confini siano esattamente formazioni politiche sono in grado di avere delimitati e scompaiano le attuali aree di


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sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato. A titolo di esempio, si considerano due fenomeni: 1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti; 2) l’involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell’area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonché dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione. Ne e’ conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficienze invece nei settori tecnici nonché la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all’egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli) e, con la delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell’ideologia dell’eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione. Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi. Detti programmi possono essere esecutivi -

occorrendo - con normativa d’urgenza (decreti legge). a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a “registrare” le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale. a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono: - la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati; - il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari; - la normativa per l’accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari); - la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull’ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale. a2) Ordinamento del Governo 1 - legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost. art. 95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari); 2 - legge sulla programmazione globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero dell’economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PPSS - Mediocredito Industria - Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d’incontro delle forze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d’incontro con il Parlamento e le Regioni; 3 - riforma dell’amministrazione (Cost. artt. 28 -97 - 98) fondato sulla teoria dell’atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenziorifiuto con quello del silenzio-consenso; 4 - definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell’ambito delle leggi cornice. a3) Ordinamento del Parlamento 1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);


b) Provvedimenti economico-sociali b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione); b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30’ effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private; b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno Natale Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto; b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività - anche per sorteggio - in tutti i periodi dell’anno, sia per annualizzare l’attività dell’industria turistica, sia per evitare la “sindrome estiva” che blocca le attività produttive; b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni: 1 - revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76; 2 - nettizzazione all’origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi costi delle relative partite di giro); 3 - inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite; 4 - abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l’autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto; 5 - alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l’autofinanziamento delle aziende produttive; 6 - reciprocità fra Stato e dichiarante nell’obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed accertati; b6) abolizione della nominatività dei titoli

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2) modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranzaGoverno da un lato, e opposizione, dall’altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica; 3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma governativo.

azionari per ridare fiato al mercato azionario e sollecitare meglio l’autofinanziamento delle aziende produttive; b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciprochi che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passività inutili dello stesso Stato; b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall’estero; b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case - ospedali - scuole trasporti) da alimentare con: 1 - sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili - generi di lusso) 2 - proventi dagli inasprimenti ex b5)4; 3 - finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa; 4 - stanziamenti appositi di bilancio per investimenti; 5 - diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni. Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000 miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la disponibilità dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto) Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall’intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all’edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori


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obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che e’ da considerare il volano della ripresa economica; b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%; b11) concedere incentivi prioritari ai settori: I - turistico II - trasporti marittimi III - agricolo specializzato (primizie zootecnia) IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare - geotermico - solare) V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d’opera ed apportatori di valuta; b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante. c) Pregiudiziale e’ che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti. Così e’ evidente che le forze dell’ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda. Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio d’urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell’ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell’ordine, di violazione della legge sull’ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale. d) Altro punto chiave è l’immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni

successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese. E’ inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo sulla formula viva “Settimanale”. MEDIO E LUNGO TERMINE Nel presupposto dell’attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l’avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d’ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l’elencazione di problemi e relativi rimedi. a) Provvedimenti istituzionali a1) Ordinamento Giudiziario I - unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il P.M. e’ distinto dai giudici); II - responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull’operato del P.M. (modifica costituzionale); III - istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi di istruzione; IV - riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale); V - riforma dell’ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile; VI - esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali; a2) Ordinamento del Governo I - modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio e’ eletto dalla Camera all’inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore; II - modifica della Costituzione per stabilire che


i Ministri perdono la qualità di parlamentari; III - revisione della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per modificarne la natura da competenza in cassa); IV - revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamento del debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti; V - riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le province e ridefinire i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari; a3) Ordinamento del Parlamento I - nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati - ex funzionari e imprenditori pubblici - ex militari ecc.); II - modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio); III - stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali (modifica costituzionale); IV - stabilire che i decreti-legge sono inemendabili; a4) Ordinamento di altri organi istituzionali I - Corte Costituzionale: sancire l’incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto); II - Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l’ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale); III - Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici. Provvedimenti economico sociali. b1) Nuova legislazione antiurbanesimo

subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni); b2) Nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani; b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello inglese) e stabilendo l’obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonché le retribuzioni dei giornalisti; b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali; b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità; il controllo rigido sulle pensioni di invalidità; l’eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni; b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di: I - introdurre l’obbligo di preavviso dopo aver spedito il concordato; II - escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento; III - limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro; b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese e sulla gestione (modello tedesco); b8) nuova legislazione sull’assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle acque, rimboscamento, insediamenti umani); b9) legislazione antimonopolio (modello USA); b10) nuova legislazione bancaria (modello francese); b11) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese); b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco. c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.


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ALEXANDRA DAVID-NEEL Il viaggio come ragion d’essere di Francesca Eleuteri

Il 24 gennaio 1925 l’agenzia Havas a Parigi diffonde la notizia: “una francese, Alexandra David-Néel, che lasciò la Francia nel 1911 per l’India, è riuscita a entrare a Lhasa, la città vietata agli stranieri”. La protagonista, Alexandra David-Néel, pseudonimo di Louise Eugenie Alexandrine David nasce il 24 ottobre 1868 a Saint-Mandé, presso Parigi, da una famiglia della ricca borghesia. I suoi genitori erano anziani e molto diversi tra loro: la madre, di origine belga, formalista e cattolica, e il padre, un libero pensatore di tendenze repubblicane, massone, calvinista. Nel 1886, all’età di soli diciotto anni, abbandonò la casa dei suoi genitori a Bruxelles per viaggiare in sella ad una bicicletta con la quale si diresse in Spagna. Il suo viaggio proseguì in Francia e poi in Inghilterra, a Londra, dove si immerse nello studio delle filosofie orientali, contemporaneamente allo studio della lingua inglese. Lì conobbe Agvan Dorzhiev inviato del Tredicesimo Dalai Lama e futuro fondatore del primo tempio buddhista in Europa. Dopo aver fatto ritorno a Parigi dove si iscrisse alla Società Teosofica, seguì le lezioni di Lingue Orientali alla Università della Sorbona. In quello stesso periodo si iscrisse o frequentò numerose società segrete, movimenti femministi ed anarchici. Nel 1890 grazie a una eredità decise di partire alla volta dell’India, dove apprese alcune tecniche di meditazione dal suo maestro locale, Swami Bhaskarânanda. Si trasferì poi in Africa settentrionale dove approfondì il Corano e, trasferitasi a Tunisi conobbe l’ingegnere ferroviario Philippe Néel che sposò nel 1904. Il suo desiderio di viaggio e conoscenza la porta a cambiare spesso residenza, vivrà tra l’Inghilterra, Tunisi e il Belgio, per poi recarsi in India dove resterà dal 1914 al 1916, praticando esercizi spirituali con il monaco tibetano Aphur Yongden che divenne il suo compagno di vita e avventure e che in seguito adottò come figlio. 40


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avventure e che in seguito adottò come figlio. Nel 1916 a Shigatse incontrò il Panchen Lama che la riconobbe come reincarnazione. Non potendo tornare in Europa a causa della guerra si recò in Giappone dove incontrò Ekai Kawaguchi che nel 1901 aveva visitato Lhasa. Desiderosa di imitarlo, si recò a Pechino e da lì attraversò la Cina in piena guerra civile e a piedi travestita da mendicante tibetana raggiunse Lhasa. Descriverà l’incredibile avventura attraverso la Cina e l’India in “Viaggio di una parigina a Lhasa”, pubblicato per la prima volta nel 1926 e accolto con premi e riconoscimenti in una Parigi appassionata dalla “conquistatrice della città proibita”. Nel 1935 Alexandra David-Néel pubblica “Il Lama delle cinque saggezze”, scritto insieme al suo figlio adottivo, il Lama Yongden con l’intento di mostrare all’Occidente una “descrizione esatta degli uomini e delle cose” di quel paese incantato che è il Tibet: “Mostreremo il vero Tibet, tibetani e tibetane autentici, fatti realmente accaduti, ma faremo in modo che nella nostra storia, per quanto veritiera, nessuno dei personaggi sia riconoscibile e sarà un romanzo, il primo romanzo scritto da una Lama tibetano, per la gloria dell’Alto Paese delle Nevi, per il lontano Occidente”. L’avventura è la sua ragion d’essere e dopo la parentesi europea, Alexandra nel 1937 tornò in Cina dove rimase, a causa la seconda guerra mondiale, fino al 1946. La sua produzione è ricchissima, tra i molti titoli ricordiamo “Mistici e maghi del Tibet” scritto per dissipare le nebbie e l’ignoranza che avvolgono le pratiche spirituali tibetane, e “Nel Paese dei briganti gentiluomini”. Voland srl Via del Boschetto, 129 00184 - Roma tel 06 47823674 cell 366 4397029 fax 06 47881064

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Cinema: è di nuovo festa! di Giorgia Aniballi

Si è svolto dal 22 al 31 Ottobre l’ormai consueto appuntamento con il festival capitolino, ribattezzato per la terza edizione Festival Internazionale del Film di Roma. L’annunciata svolta “patriottica” si è tradotta in una presenza massiccia dei titoli italiani in concorso, in un red carpet un po’ meno affollato e soprattutto ne Gli Stati Generali del Cinema Italiano: una tre giorni dedicata ai punti caldi del mercato cinematografico nostrano come il digitale, la pirateria e il diritto d’autore. Ad arricchire il palinsesto delle proiezioni, diversi eventi collaterali: la vetrina dedicata alla cultura brasiliana, focus della sezione Occhio sul Mondo, mostre fotografiche e, soprattutto, interessanti conferenze stampa. Da Cronenberg ad Al Pacino, da Viggo Mortensen (vera e propria guest star del Festival, con ben due film presenti) a Michael Cimino, passando per Servillo e Verdone, molti sono stati gli incontri aperti sia alla stampa che al pubblico. La lingua batte dove il dente duole: sedotta dalla tentazione di

concorrere con i festival internazionali, la manifestazione ha finito per ingarbugliarsi su se stessa, lasciando intravedere diverse falle. Se l’estrema attenzione data al pubblico ne ha permesso infatti il maggiore coinvolgimento, addentrandolo nella macchina cinema con una serie di incontri e proiezioni, ha d’altra parte penalizzato gli addetti ai lavori, vista la scarsità delle anteprime stampa e la mala organizzazione del calendario giornaliero. A completare il tutto, la scelta di una location non proprio felice: immerso in una non dimensione estranea alla frenesia del resto della città (che ci sia forse un certo antagonismo con il festival veneziano?), l’auditorium è sì un’isola attrezzata a rispondere ai bisogni degli spettatori, ma pur sempre fuori mano. Diversi, ad ogni modo, i titoli meritevoli di attenzione: primo tra tutti 8, lavoro a più mani


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che si distingue non solo per la bellezza dell’esecuzione (ottimo il contributo di Jane Campion) ma anche per la nobiltà dei contenuti. Ispirato agli otto obiettivi del millennio fissati dall’ONU per il 2015, questo si compone di altrettanti cortometraggi, che riportano ognuno il punto di vista dell’autore sui temi trattati, tra cui mortalità infantile, AIDS, fame nel mondo. Tra le firme, nomi del calibro di Wenders e Van Sant nonchè un inedito, talentuosissimo Garcia Bernal nel ruolo di regista. Menzione speciale anche a Viggo Mortensen, che, oltre a vestire i panni del comprimario nel bel western Appaloosa, commuove con l’interpretazione di un gerarca nazista sui generis, protagonista dello splendido Good. Basato sull’omonima pièce teatrale di C.P. Taylor, il film è intriso di un’umanità sconvolgente, capace di descrivere il dramma di quei tempi senza perdersi in scontati pietismi, perseguendo invece un rigore che rispecchia in tutto e per tutto la lucida follia nazista. Coproduzione italo argentina destinata a rimanere fuori dal circuito della distribuzione convenzionale è invece El Artista, brillante ricerca sul significato dell’arte e dell’effettiva impossibilità di darne una spiegazione razionale. Giocato sul continuo rimando tra osservatore ed osservato, il film diventa esso stesso un gioiello di arte visiva, con le lunghe inquadrature fisse composte alla perfezione. Confermata la buona qualità dei film proposti, resta da vedere se quest’edizione manterrà le promesse di rafforzamento del settore audiovisivo e degli incentivi alle produzioni nazionali fatte all’inizio; sembra comunque che la nuova giunta abbia già firmato accordi per l’edizione 2009 e che sia quindi decisa (nonostante i tagli ad altri festival romani…) a proseguire il cammino “cinefilo” intrapreso dai predecessori. 45


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I PREMI UFFICIALI I PREMI DI ALICE NELLA CITTÀ

Premio Alice nella città (8 - 12 anni)

MAGIQUE! di Philippe Muyl

Premio Alice nella città (13 – 17 anni)

SUMMER di Kenneth Glenaan

IL PREMIO ASSEGNATO DAL PUBBLICO

Premio Marc’Aurelio d’Oro del pubblico al miglior film

RESOLUTION 819 di Giacomo Battiato

I PREMI ASSEGNATI DALLA GIURIA DI CRITICI

Una giuria composta da Edoardo Bruno, Michel Ciment, Tahar Ben Jelloun, Emanuel Levy e Roman Gutek assegna il Premio Marc’Aurelio della critica a tre differenti categorie.

Premio Marc’Aurelio d’Oro al miglior film

OPIUM WAR di Siddiq Barmak

Premio Marc’Aurelio d’Argento alla migliore interprete femminile

DONATELLA FINOCCHIARO per Galantuomini di Edoardo Winspeare

Premio Marc’Aurelio d’Argento al miglior interprete maschile

BOHDAN STUPKA per Serce na Dloni (With a Warm Heart / Il cuore in mano) di Krzysztof Zanussi Menzioni speciali:

A CORTE DO NORTE (Northern Land / La tenuta al nord) di João Botelho

AIDE TOI, LE CIEL T’AIDERA (With a Little Help from Myself) di François Dupeyron

Premio Marc’Aurelio d’Oro alla carriera all’Actors Studio. Ha ritirato il premio Al Pacino

Premio Marc’Aurelio d’Oro alla carriera a Gina Lollobrigida

I PREMI ALLA CARRIERA


PEGGY GUGGENHEIM E LA NUOVA PITTURA AMERICANA i primi passi della rivoluzione

exhibit

VOLUME

di Leopolda Ficca

Abstract painting by Willem de Kooning, 1949.

Nella città di Vercelli il 20 novembre si è aperta una mostra che vede come protagonista il lavoro e le esperienze di Peggy Guggenheim. La Guggenheim è stata tra le figure di maggiore importanza per quanto riguarda le committenze e le iniziative artistiche dello scorso secolo ; ha vissuto tra Parigi e Londra, stringendo amicizia con personaggi come Marcel Duchamp. Nella metà del secolo, quando il predominio delle avanguardie si sposterà negli Stati Uniti, già vive a New York, poi centro indiscusso degli eventi del periodo. La mostra piemontese, a cura di Luca Massimo Barbero, celebra l’impegno della Guggenheim portando nello spazio espositivo Arca 50 tra le opere maggiori del panorama del XX secolo. L’attenzione è concentrata sulla pittura informale e astratta americana, attraverso artisti come Kline, De Kooning, Gorky; uno spazio considerevole è lasciato a Marc Rothko, ma la parte più consistente è occupata da Jackson Pollock, noto per la particolare tecnica dello sgocciolamento, del quale l’evento presenta 14 lavori fra cui anche quelli meno conosciuti. Tutti questi artisti furono aiutati e incoraggiati dalla collezionista quando erano ancora emergenti, e sarebbero poi diventati i simboli dell’arte rivoluzionaria del ‘900. L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 21 novembre, giorno dopo l’inaugurazione ufficiale, e chiuderà il 1 marzo 2009. La sede è l’ex chiesa di San Marco, in piazza San Marco 1, Vercelli. Per maggiori informazioni:

arcamostre@comune.vercelli.it www.comune.vercelli.it

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VOLUME ARTEMODACULTURA

Volume artemodacultura Mensile Reg. Trib. Roma N. 139/2008 del 27/03/2008 Sped. in abb. post. Art. 2 Comma 20/B Legge 662/96 Free Press Publisher: Volume edizioni s.r.l. Tutti i diritti riservati Materiali, comunicati e richieste vanno indirizzati a: Redazione Volume Edizioni s.r.l. Via Enrico Mancini, 39 00135 Roma info@volumeedizioni.com www.volumeedizioni.com www.myspace.com/volumeedizioni www.volumechannel.tv Direttore Responsabile Antonella Monti Direttore Editoriale Massimo Cimarelli Responsabile Arte Francesca Eleuteri Responsabile Moda e Fotografia Daniele Porroni Responsabile Cultura Vienna Eleuteri Collaboratori Giorgia Aniballi, Alessandra Eleuteri, Leopolda Ficca, Anna Teresa Peruzzi, Giampiero Plini, Veronica Pinzuti, Daniele Ricci

Pubblicità adv@volumeedizioni.com Stampa Graffietti Stampati S.n.c. S.S. Umbro Casentinese km 4,500 01027 - Montefiascone (Viterbo) Italy La fotografia della testata è di Daniele Porroni I materiali inviati in redazione non verranno restituiti, tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale di contenuti ed elaborati grafici


È ovviamente illusorio e forse anche un po’ ingenuo definire il carattere di una persona unicamente facendo riferimento alle sue coordinate zodiacali, ma in certi casi è inevitabile riconoscere delle somiglianze di Veronica Pinzuti caratteriali tra individui che condividono lo stesso segno astrale. Per questo, sviluppare il profilo di un particolare tipo astrologico può permettere di comprendere il punto di partenza dal quale persone diverse hanno iniziato il loro percorso di vita.

VOLUME

SCORPIONE

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Segnali dallo zodiaco

Il segno del mese

Lo Scorpione è l’ottavo segno dello zodiaco ed il Sole lo percorre nell’intervallo compreso tra il 23 ottobre e il 21 novembre. In questo periodo il calendario annuncia che abbiamo ormai superato l’Equinozio di autunno. Le ore di buio aumentano notte dopo notte e le mattine sono pigre ad alzarsi. Tutt’intorno i colori sbiadiscono e la natura sembra prepararsi al grande sonno. Un nuovo ciclo vitale sta per concludersi e proprio qui, ora, al punto del tramonto, sull’orlo dell’abisso, lo Scorpione aspetta immobile di sfidare le tenebre.

Il mito

Nella notte dei tempi, quando la luna sovrana si impossessava del cielo notturno, lo Scorpione dal dorso scuro e lucente abbandonava la sua grotta per aggirarsi solitario tra le terre paludose del suo regno. Padrone indiscusso, il re Scorpione camminava solo in compagnia dei suoi pensieri che il freddo della notte acuminava, rendendoli più chiari e pungenti. Così facendo, la creatura dal dorso luccicante e velenoso processava i suoi calcoli dando nutrimento alla sua mente viziosa. In una di quelle sere i suoi pensieri furono bruscamente interrotti dall’apparizione di una creatura per natura a lui affine: Artemide era il suo nome e crudeltà il suo più importante attributo. Questa guerriera divina, dea della caccia e protettrice delle Amazzoni, che esigeva come compagne di vita solo le belve più feroci, scelse proprio lui, lo Scorpione, il re delle tenebre, per preparare un omicidio a cui da tempo tramava. La vittima che Artemide aveva in mente era Orione, il cacciatore gigante che aveva osato sfidare la sua purezza di donna. Di fronte ad una simile proposta, il re Scorpione

rimase in silenzio mentre la sua corazza riluceva sempre più intensamente. Non occorse pregarlo. L’omicidio fu compiuto.

Il profilo caratteriale

l tipo Scorpione si caratterizza come un individuo di saggia furbizia, cauto e diffidente. Una persona “cerebrale”, portata all’astrazione, al ragionamento tattico. Egli è capace di ardire strategie raffinate e singolari che unite ad un imbattibile intuito lo conducono spesso ad avere la meglio sull’avversario. Lo Scorpione costruisce la sua vita vivendo profondamente ogni esperienza che per la sua tendenza al sadismo si trasforma spesso in un evento al limite del possibile. Nel pericolo ed in situazioni nelle quali altri crollerebbero, il tipo Scorpione rimane lucidissimo e capace di affrontare la difficoltà nel modo più adatto, sfruttando il suo sesto senso. Tendenti all’attacco, alla distruzione o all’autodistruzione quando l’energia vulcanica non viene incanalata nel modo migliore, gli individui nati sotto tale segno sono attratti fin dalla nascita dalle situazioni difficili e periodicamente, volenti o nolenti, precipitano nell’abisso. Ma come da un viaggio iniziatico, essi ne rinascono rigenerati e più forti, se capaci di comprenderne l’insegnamento. Al gusto per la sfida, alla testardaggine e alla riservatezza, lo Scorpione aggiunge la più fredda schiettezza di idee e se ha qualcosa da dire lo fa senza mezzi termini, non preoccupandosi delle conseguenze future. Nei nati sotto questo segno è presente una forte carica di sessualità, ma essa non è carnale o materiale, bensì elaborata, filtrata, complicata e ricercata: una sessualità che diventa erotismo.


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VOLUME

SAGITTARIO di Veronica Pinzuti

Il segno del mese

Il Sagittario è il nono segno dello zodiaco: un centauro con l’arco teso e la freccia incoccata, il capo inclinato e gli occhi fissi sul bersaglio, i muscoli contratti e concentrati nel gesto atletico. I Centauri sono esseri biformi con la metà inferiore del corpo di cavallo e il busto umano. Per questa loro duplice natura fisica sono ritenuti, sin dall’antichità greca, simboli ambivalenti: brutali come bestie o sensibili come esseri umani. Nei testi mitologici, la personalità che più spesso li rappresenta è quella di creature peccaminose, che non sono in grado di placare la propria natura animale e infatti, essi appaiono spesso come i protagonisti di episodi violenti e di rapimenti. Tuttavia, tra i numerosi racconti mitici, di rado si incontra qualche Centauro saggio e benevolo: Chirone è uno di questi. Un degno rappresentante del segno zodiacale del Sagittario.

Il profilo caratteriale

Se prestiamo attenzione al racconto appena narrato, possiamo individuare qualche tratto caratteriale che denota il nucleo fondamentale della personalità dei nati sotto questo segno. Del Centauro protagonista, Chirone, possiamo sottolineare la generosità nell’accogliere i fratelli spaventati: un comportamento che l’uomo Sagittario attua in generale con molte delle persone bisognose che incontra, mostrandosi magnanime e disponibile verso gli oppressi. Come Chirone, i nati sotto il segno del Sagittario sono generalmente onesti e degni di fiducia, gentili e pieni di tatto nelle situazioni più intime e delicate. Come segno di fuoco, l’uomo Sagittario mostra tenacia e una buona capacità di comando, talvolta però questa sua abilità è accecata da un orgoglio eccessivo, che può perfino renderlo aggressivo. Quando la testardaggine eccede, l’autoironia dimostra essere l’arma vincente, mentre una sviluppata facoltà di osservazione e di intuizione, forniscono una speciale capacità di giudizio in molte situazioni.

Il mito

Chirone fu il più celebre, il più saggio ed il più sapiente di tutti i Centauri. Nato immortale dal dio Crono e da Filira, figlia d’Oceano, viveva in Tessaglia, in una grotta sul monte Pelio. Egli era molto amico degli uomini e per questo essi spesso gli affidarono l’educazione dei propri figli, ai quali il Centauro dispensò ogni suo sapere nell’arte della guerra, della caccia, della musica e, non ultimo, della medicina, di cui Chirone fu un illustre precursore. Egli ebbe come allievi eroi del calibro di Giasone, Asclepio ed Achille, al quale si narra che praticò un delicato intervento chirurgico al tallone. Chirone si mostrò molto generoso con gli uomini, aiutandoli spesso nelle loro disavventure. Da un essere così benevolo, ci si aspetterebbe una fine quiete e serena, invece il destino gli riservò un’ingiusta sorte. La storia ci riporta alle avventure di Ercole, l’eroe delle dodici grandi fatiche, il quale durante uno dei suoi viaggi si trovò ad attraversare la regione in cui viveva il Centauro Folo. Ercole, affaticato dal lungo cammino, chiese ricovero presso la sua dimora ed egli lo accolse con grande premura, organizzando per l’eroe un prelibato banchetto di carni e vino. Folo sapeva di non avere il diritto di consumare il prezioso nettare d’uva senza condividerlo con i suoi fratelli Centauri, ma non se ne curò e preferì rifocillare il mitico campione. Purtroppo l’odore del vino, spargendosi per tutto il vicinato, non tardò a destare l’ira dei Centauri. Essi si armarono di tizzoni, massi e di interi alberi sradicati e accorsero furiosi alla casa di Folo. Lì si scatenò una lotta terribile, ma Ercole ebbe la meglio e riuscì a mettere in fuga i mostri. Quest’ultimi, per salvarsi, cercarono rifugio presso la grotta dell’onesto Chirone, il fratello più compassionevole e mentre il branco dei Centauri si stringeva attorno al buon Sagittario, una freccia di Ercole lo ferì in modo letale. Appena l’eroe si accorse di aver colpito Chirone, cessò il suo attacco e cercò immediatamente di medicare il buon Centauro. Purtroppo il veleno fu micidiale e la sofferenza che procurava al povero Chirone era tale da fargli desiderare solo la morte. Di fronte a tanto dolore, Prometeo, nato mortale, si offrì di cedergli il suo diritto all’eterno riposo e solo così il Centauro ferito poté finalmente trovare pace tra le stelle dello zodiaco.


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Š Irina Yun

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