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ART AND TEXTILE
writer Paola Govoni
IN VISITA ALLA MAISON DES CANUTS. PASSIONE E FIEREZZA DEI TESSITORI DI LIONE
La Croix Rousse si estende sulla collina che sovrasta Lione, a nord del centro storico. Anima popolare della città, il quartiere è un dedalo di strade, vicoli, piazzette su cui si aprono negozi, laboratori e piccole librerie che hanno il sapore della tradizione e di una autenticità che qui si vuole caparbiamente mantenere, nella consapevolezza che alla Croix Rousse – nata ai primi dell’Ottocento per accogliere i tessitori di seta – i Canuts – si è scritta la storia dell’Arte Tessile. Le case-laboratorio dei tessitori erano ampie, luminose, dotate di grandi finestre e soffitti alti fino a 4 metri, dovendo ospitare i primi telai meccanici sperimentati da Jacquard e il quartiere era un vero e proprio labirinto caratterizzato dalla presenza dei ‘traboules’, passaggi ricavati all’interno delle abitazione per consentire di spostarsi trasversalmente da una via all’altra attraverso un sistema di scalinate, che potevano salire fino a sette piani. Nel cuore della Croix Rousse, in rue d’Ivry 10-12, la Maison des Canuts è il luogo che raccoglie la storia e la tradizione della tessitura lionese, ne custodisce con cura le attrezzature, le tecnologie e i manufatti, ne illustra il percorso storico e il valore sociale, restituendo l’immagine di un luogo che non vuole essere un ‘museo’, ma piuttosto ‘un centro di interpretazione del patrimonio’ e una casa, una Maison,
■ VISITING THE MAISON DES CANUTS. PASSION AND PRIDE OF THE WEAVERS OF LYON
La Croix Rousse extends on the hill overlooking Lyon, north of the old town. Popular soul of the city, the neighborhood is a maze of streets, alleys, squares with shops, workshops and small bookstores that have the flavor of tradition and an authenticity that is proudly maintained, in the awareness that the Croix Rousse – born in the early nineteenth century to house the silk weavers (called Canuts) – is the place, where the history of textile art was written. The weavers' workshop-houses were large, bright, equipped with big windows and ceilings up to 4 meters high, having to house the first mechanical looms experimented by Jacquard and the neighborhood was a real labyrinth characterized by the presence of 'traboules', passages created inside the house to allow to move transversally from one street to another through a system of stairways, which could climb up to seven floors. In the heart of the Croix Rousse, in rue d'Ivry 10-12, the Maison des Canuts collects the history and tradition of Lyon weaving art, carefully preserves its equipment, technologies and artifacts, illustrates its historical path and social value, building the image of a place that does not want to be a 'museum', but rather a 'heritage interpretation center' and a house, a Maison, in fact, with a shop, which offers the visitor a choice of high quality artifacts. We met Philibert Varenne, the Director, who, together with his wife Virginie, takes care of the management of the Maison, coordinating its activities and the cultural events that are hosted here. The Director gave us this interview, which outlines the traces of the past, analyzing the present with competence and passion and anticipating an open vision towards the future.
In what period and with what spirit was the Maison des Canuts founded?
Originally, there was a weaving cooperative set up in 1960 in rue Sabergé with the idea that the Canuts, or self-employed workers, could be employees of a single structure, in order to be better protected in periods of unemployment and to be able to count on a pension at the end of their activity. Gradually, the world of cooperatives donated materials, so Cooptis (Weaving Cooperative) found itself in possession of an important quantity of material. Therefore, in 1970 Lucien Bergé had the idea of creating a small museum called the Maison des Canuts. It was a private company which was liquidated in 2003 and the city of Lyon – under popular pressure – redeemed the collection, launching a public offer for the management of the Maison des Canuts and I took charge of this activity. We opened in September 2004, eighteen years ago. I would define the Maison des Canuts as it is today. Not so much a museum but a heritage interpretation center. We have no archives, because with the liquidation the archives have disappeared. Our idea is above all to show the processing technique, because the Maison des Canuts entered its new phase at the same time as the conclusion of the first major textile restoration works, we only think of the Palace of Versailles. At the same time, industrial tourism started to be discovered and more and more people wanted to see how these fabrics were made. In this context, the creation of the Maison des Canuts was supported by the two companies that participated in the restoration work: Tassinari & Chatel, active since 1680 and Manifattura Prelle, which has existed since 1752. These two companies supported the creation of the Maison des Canuts, based on a mainly technical idea and in a nearby location we have the atelier where we carry out demonstrations, explaining the notions of jacquard and the weaving technique. In the meetings organized here, we talk about the social contribution of the Canuts, because these workers represent the first "orga-
appunto, con annesso shop, che offre al visitatore una scelta di manufatti di altissima qualità. Abbiamo incontrato Philibert Varenne, il Direttore, che insieme alla moglie Virginie si occupa della gestione della Maison, ne coordina l’attività e gli eventi culturali che qui vengono ospitati. Il Direttore ci ha rilasciato questa intervista, che ripercorre le tracce del passato, analizzando con competenza e passione il presente e anticipando una visione aperta verso il futuro.
In quale periodo e con quale spirito è stata fondata la Maison des Canuts?
In origine, esisteva una cooperativa di tessitura costituita nel 1960 in rue Sabergé con l’idea che i Canuts, ovvero i lavoratori indipendenti potessero essere dipendenti di una sola struttura, in modo da essere meglio tutelati nei periodi di disoccupazione e poter contare su una pensione al termine della loro attività. Via via, il mondo delle cooperative donava dei materiali, dunque la Cooptis (Cooperativa di Tessitura) si ritrovò a disporre di un quantitativo di materiale importante. Fu così che nel 1970 Lucien Bergé ebbe l’idea di creare un piccolo museo chiamato la Maison des Canuts. Si trattava di una società privata che è stata successivamente liquidata nel 2003 e la città di Lione – su pressione popolare – ha riscattato la collezione, lanciando una offerta pubblica per la gestione della Maison des Canuts e sono stato io a prendere in carico quest’attività. Abbiamo aperto nel settembre del 2004, diciotto anni fa. Definirei la Maison des Canuts, com’è oggi, non tanto un museo ma un centro di interpretazione del patrimonio. Noi non abbiamo archivi, perché con la liquidazione gli archivi sono scomparsi. In realtà la nostra idea è soprattutto quella di mostrare la tecnica di lavorazione, perché la Maison des Canuts è entrata nella sua nuova fase contemporaneamente alla conclusione dei primi grandi lavori di restauro tessile, pensiamo solo alla Reggia di Versailles. Nel contempo, si cominciava a scoprire il turismo industriale e c’erano sempre più persone che volevano vedere come si fabbricavano questi tessuti. In questo contesto, la creazione della Mai-
son des Canuts è stata sostenuta dalle due società che hanno partecipato al lavoro di restauro: Tassinari & Chatel, attiva dal 1680 e Manifattura Prelle, che esiste dal 1752. Queste due aziende hanno sostenuto la creazione della Maison des Canuts, basata su un’idea prevalentemente tecnica e in una sede vicina abbiamo l’atelier dove effettuiamo delle dimostrazioni, spiegando le nozioni dello jacquard e a grandi linee la tecnica di tessitura. Negli incontri organizzati qui in sede parliamo dell’apporto sociale dei Canuts, perché questi lavoratori rappresentano il primo movimento operaio “organizzato” sicuramente in Francia e anche in Europa. Dunque è importante condividere con i visitatori il lato tecnico, il lato artistico ma anche il lato sociale, il lato dell’organizzazione della fabbrica, collegando tutto ciò con la grande storia del tessile che va dalla Cina a Lione, passando per l’Italia, senza dimenticare che la tecnica della seta è stata portata a Lione dagli operai italiani. Ma la cosa che a noi oggi importa di più è collegare tutto questo con quanto avviene oggi.
Si tratta di un’istituzione viva…
Certamente, perché la storia in sè non ha molto interesse, la storia è interessante solo in quanto attraverso la storia noi spieghiamo il nostro passato per comprendere il nostro presente e agire di conseguenza. Perché – anche se ci occupiamo della Maison des Canuts – noi siamo tuttora produttori di foulard, di sciarpe e tutto quello che si trova nello shop è fabbricato nella regione, dove abbiamo la grande risorsa di poter disporre ancora di tutte le professionalità della filiera e di tutta la formazione. Tanto più che ci troviamo in un momento storico in cui il tessile – che è stata la prima industria delocalizzata e globalizzata – è la prima che viene rilocalizzata. Questo è particolarmente evidente qui, perché la regione Rhone-Alpes è la prima area tessile di Francia e la seconda in Europa per quanto riguarda i tessuti tecnici. La seta, oggi, percentualmente non è gran cosa dal punto di vista del volume prodotto, mentre i tessuti tecnici sono un assetto fondamentale, ma questi tessuti sono realizzabili grazie al fatto che si sono dominati i processi di tessitura della seta, ovvero il filo più difficile da lavorare.
I giovani sono interessati a questa lavorazione?
Il lavoro del tessitore in passato era molto duro ma le officine di tessitura oggi non hanno più niente a che vedere con quelle del passato e le condizioni di lavoro sono molto più confortevoli: non si parla più di diciassettesimo secolo, oggi si parla di struttura moderne e tecnologiche, salvo l’unico inconveniente che si è riuscito a ridurre al minimo ma non a eliminare del tutto: quello del rumore. Si parla di globalizzazione e di temi come l’ecologia a cui i giovani sono molto sensibili, ma il primo gesto ecologico è quello di vestirsi con tessuti fabbricati in condizioni sociali e ambientali corrette. Invece di andare a cercare questi tessuti in paesi lontanissimi con i relativi carichi di trasporto e la mancanza di regole ecologiche, si produce in Francia dove le regole dal punto
nized" labor movement for sure in France and also in Europe. It is important to share with visitors the technical side, the artistic side but also the social side, the side of the organization of the factory, connecting all this with the great history of textiles that goes from China to Lyon, passing through Italy, without forgetting that the silk technique was brought to Lyon by Italian workers. But the thing that matters most to us is to connect all this with what is happening today.
It is a living institution...
Certainly, because history does not have much interest in itsfelf, history is only interesting in that through history we explain our past to understand our present and act accordingly. Because - even if we deal with the Maison des Canuts - we are still manufacturers of foulards, scarves and everything in the shop is manufactured in the region, where we have the great resource of being able to still have all the professionalism of the supply chain and all training. All the more so since we find ourselves in a historical moment in which textiles - which was the first delocalized and globalized industry - are the first to be relocated. This is particularly evident here, because the Rhone-Alpes region is the first textile area in France and the second in Europe when it comes to technical textiles. Today, silk is not relevant in percentage terms from the point of view of the volume produced, while technical fabrics are a fundamental asset, but these fabrics are achievable because the silk weaving processes have been dominated, and silk is the most difficult yarn to work with.
Are young people interested in this process?
The work of the weaver was very hard in the past but the weaving workshops today have nothing to do with those of the past and the working conditions are much more comfortable: we are no longer talking about the seventeenth century, today we are talking about modern structures and technologies, except for the only drawback that it has been possible to minimize but not completely eliminate: the noise. We talk about globalization and issues such as ecology to which young people are very sensitive, but the first ecological gesture is to dress with fabrics manufactured in correct social and environmental conditions. Instead of looking for these fabrics in very distant countries with their relative transport loads and the lack of ecological rules, they are produced in France where the rules from the point of view of the protection of work and the environment are rightly very strict. Young people are right to worry about the future of the planet but one of the first things to do to take care of the future, along with how to feed, is how to dress. So, the interest of young people is strong and, even in the weaving sector, we are looking for a sense in doing things, to have the opportunity to contribute to producing in an environmentally friendly way, in a local context, with the ancient "knowhow". This makes people proud, because one of the first reasons for pride is to be useful in the world we live in and what better way to express oneself than through work? Work, particularly in the textile industry, makes sense for all the complex technical aspects that characterize it, but also in economic and ecological terms.
Are there any training schools?
Certainly, throughout the region, the training supply chain in its various phases and in its various aspects develops from high school to an engineering degree. Considering that this field requires very specific skills, the companies themselves are providing training.
What are the future plans for the Maison des Canuts?
First of all we would like to improve what is our current scenography by a little ‘refresh’ and – but this is already in progress – also collect intangible memories and tell people's faces, because speaking in books, collecting economic figures or percentages is important, but even more important are the faces. We will work intensively on the collection of living memories and, then, on a large project to spread the culture of textiles going towards an even wider audience, starting from schools to talk about ecology, the fight against global warming but above all about what we do here. and today, concrete things. A project that combines all this is to organize the 'Textile Days', a great project that will also be accompanied by a training course that is about to start.
Are there still Canuts who can testify how it was to live in the workshops?
Yes, there are still some and they can witness the hardness of life in the workshops, but above all they are the keepers of a great pride; the pride of being one ring in a chain that continues to write its own history, working an exceptional material in an incredibly significant context. The two words to describe these witnesses of ours are precisely: Passion and Pride.
di vista della tutela del lavoro e dell’ambiente sono giustamente durissime. I giovani hanno ragione a preoccuparsi del futuro del pianeta ma una delle prime cose da fare per prendersi cura del futuro, assieme a come nutrirsi, è come vestirsi. Dunque l’interesse dei giovani è forte e, anche nel settore della tessitura, si è alla ricerca di un senso nel fare le cose, di avere l’opportunità di contribuire a produrre in modo rispettoso dell’ambiente, in un contesto locale, con i “saper fare” antichi. Questo dà fierezza perché uno dei primi motivi di fierezza è quello di essere utili nel mondo in cui viviamo e quale mezzo migliore per esprimersi che attraverso il lavoro? Il lavoro, in particolare nell’industria tessile ha un senso per tutti i complessi aspetti tecnici che la caratterizzano, ma anche in termini economici e in termini ecologici.
Esistono delle scuole di formazione?
Certamente, in tutta la regione la filiera della formazione nelle sue diverse fasi e nei suoi diversi aspetti si sviluppa dalla scuola superiore fino alla laurea in ingegneria. Considerando anche che in questo campo la competenze sono molto specifiche, sono le aziende stesse a fare formazione.
Quali sono i progetti per il futuro della Maison des Canuts?
In primo luogo vorremmo migliorare quella che è la nostra scenografia attuale, ‘rispolverarla’ un po’ e – ma questo è già in corso - raccogliere anche le memorie immateriali e raccontare i volti delle persone, perché è importante parlare nei libri, raccogliere delle cifre economiche o delle percentuali ma quello che è importante sono i volti. Lavoreremo intensamente sulla raccolta delle memorie vive e, poi, su un grande progetto di diffusione della cultura del tessile andando verso un pubblico sempre più ampio, a partire dalle scuole per parlare di ecologia, di lotta al riscaldamento climatico ma soprattutto di quello che facciamo qui e oggi, le cose concrete. Un progetto che unisce tutto questo è quello di organizzare le ‘Giornate del Tessile’ e sarà un grande progetto che si accompagnerà anche con un percorso di formazione che sta per prendere l’avvio.
Esistono ancora dei Canuts che possono testimoniare della vita nelle officine?
Sì, ce ne sono ancora e sono testimoni della durezza della vita nelle officine, ma soprattutto sono depositari di una grande fierezza, dell’orgoglio di essere una maglia in più di questa catena che continua a scrivere la propria storia, lavorando un materiale eccezionale in un contesto incredibilmente significativo. Le due parole per descrivere questi nostri testimoni sono proprio: Passione e Fierezza.