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WHYMARCHE.COM Why Marche n.25 · Aprile Maggio 2015 · Bimestrale · Anno VI

Speciale EXPO

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EXPO2015 Declinazione marchigiana







\\\ EDITORIALE ///

UN VOTO PER LE MARCHE GAUDENZIO TAVONI

Quando uscirà questo numero di Why Marche, le urne avranno già dato il loro responso. Sarà un responso importante, in quanto le consultazioni elettorali regionali si portano dietro sempre una certa attesa, ma questa volta c’è qualche cosa in più. Ogni elezione, politica od amministrativa, è spesso accompagnata da una gran voglia di cambiamento, almeno nelle parole, ma è anche vero che la gente ripone sempre meno fiducia nel risultato delle urne. Questa scadenza elettorale, tuttavia, diventa il punto di partenza, l’ultimo, per progettare le Marche del futuro e, dunque, essa non può diventare una sorta di referendum tra chi ha amministrato e chi si candida al governo della regione. Lungi da noi prendere posizioni sui vari schieramenti in campo, ma chiunque vinca la corsa a Palazzo Raffaello avrà un compito impegnativo: quello di ripensare le Marche dei prossimi anni, non dei prossimi decenni. E’ evidente, però, che il futuro della nostra regione dovrà per forza passare dalla “forca caudina” dell’attuale crisi e non potrà prescindere dal rilancio dell’economia marchigiana, che diventa, a questo punto, il fulcro centrale di qualsiasi azione politica/amministrativa che sarà messa in campo. Tutti gli aspetti della vita regionale, infatti, sono ancora oggi influenzati dalla crisi economica che ha lasciato il segno, anche dal punto di vista sociale. Dunque, la ripartenza non potrà prescindere da crescita e sviluppo, senza le quali non ci sarà lavoro ed occupazione e, di conseguenza, non si creerà quella ricchezza in grado di attivare il volano necessario a far ripartire la nostra economia regionale. Riuscirà nell’intento chi saprà mobilitare risorse, soprattutto europee, nell’ambito di un ampia progettualità. Non è più tempo, infatti, di contributi a pioggia, ma di una politica a medio e lungo termine che rilanci e favorisca, e dove necessario riconverta, i vari distretti marchigiani, soprattutto in un’ottica internazionale. Il tutto unito ad una forte sburocratizzazione e ad una decisa defiscalizzazione a favore delle nostre imprese che, d’altro canto, dovranno fare la loro parte per uscire dall’ambito locale ad aprirsi a nuovi scenari mondiali. Questo si chiede al prossimo Governatore delle Marche, chiunque esso sia. In gioco c’è il futuro della nostra regione.

WHY MARCHE / 7


SOMM

\\\ PRIMO PIANO ///

\\\ AGORA ///

Essere fotografi

ANIMA ///

14 La magia nella primavera 16 Pronte per l’Expo 18 E se avesse un gemello? 20 Stile by Mavranyma

8 / WHY MARCHE

p.10

Marche... universali

p.44

MENTE ///

34 FOTO E STORIE DI MARCHIGIANI 36 SIAMO I PRIMI! 38 ASSICURATI CON SICUREZZA 40 ORGOGLIO UNICAM


MARIO

N° 25 - Aprile Maggio 2015

www.whymarche.com

\\\ PERCHE’ ///

L’anima del traventino

Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni REDAZIONE

p.54

Caporedattrice: Eleonora Baldi e.baldi@whymarche.com Responsabile di redazione Paola Solvi p.solvi@whymarche.com Responsabile Marketing Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com

I PERCORSI DI WHY MARCHE

p.22

Direttore Artistico Silvio Pandurini s.pandurini@whymarche.com Editor Andrea Cozzoni Paola Donatiello Alessandro Morbidelli Silvia Brunori Stefania Cecconi Chiara Poli

SCOPRI LE ERBE, GIRA LE MARCHE

Hanno collaborato Loredana Baldi Concept: Theta Edizioni

INCHIESTA

p.60

IN CRISI SPIRITO ///

64 La musica dei Dadamatto 67 Buio 70 Marche a tutto gas 74 La posta del cuore del ‘Dr. Why’ 76 I consigli di Barbanera 78 Marche che vai, evento che trovi 81 E’ solo l’inizio

p.81 UN NUOVO INIZIO

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edizioni info@thetaedizioni.it

Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Villa Poticcio 22 60022 Castelfidardo - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244 Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN) Abbonamenti:

i precendenti episodi online su WHYMARCHE.com a partire dal numero 19

abbonamenti@whymarche.com Chiuso in redazione il 29 Maggio 2015

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di Eleonora Baldi

\ \ \ A G O R A‘ / / /

Scatti dall’anima

Ho sempre pensato che nella vita ci sia chi fa e chi è. E la distinzione è molto marcata. Per esempio, c’è chi pratica uno sport e chi invece è un campione. C’è chi dipinge e chi è un artista. Chi scrive e chi è uno scrittore. Dov’è la differenza? Che fare qualcosa, è per tutti. Io non so neppure disegnare in realtà, ma posso decidere di andare in un negozio, comprarmi cavalletto, tela, pennelli e colori e iniziare a dipingere. Posso farlo, nessuno me lo vieterà mai. Ma sarà impossibile per me riprodurre la magia che troviamo nei quadri dei pittori. Perché loro non hanno ‘deciso un bel giorno’. Loro sono nati con un dono e semplicemente si sono fatti guidare da quello che avevano dentro per diventare ciò che sono.

Dopo aver fatto una chiacchierata assolutamente sui generis con Cinzia Camela, posso dire che c’è anche chi fa le foto e chi, come lei, è una fotografa. E qui la differenza è ancora più marcata perché oggi siamo tutti ma proprio tutti fotografi! Instagram, Aviary, Retrica, sono solo alcune delle app che il 99% dei possessori di smartphone ha sul suo cellulare. E così ci sentiamo un po’ tutti maghi dello scatto e della lavorazione fotografica: metti un filtro qui, riduci la luminosità di la, sfuma questa parte…divertente! Ma essere fotografi è qualcos’altro. “Non mi piace attirare l’attenzione del soggetto che voglio fotografare. Non mi metto a chiamare o fare cenni. Sto ferma lì, con la macchina fotografica in mano e aspetto il momento perfetto. Quando, in mezzo alla confusione, al via vai, al casino, posso cogliere quel secondo in cui riuscire a fotografare la persona e non il personaggio. Isolandola, in mezzo a tutti gli altri, ma come se in realtà intorno fosse solo silenzio e vuoto. Lo scatto deve accadere nello spazio che io creo, in maniera naturale”.

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E così poi capita che tra un salto in avanti ed uno indietro nei racconti della sua carriera, Cinzia mi parli di una sequenza di foto scattate ad Asia Argento mentre si avvicina a sua figlia e la abbraccia. Foto per le quali Asia stessa l’ha ringraziata. Oppure che mentre sfoglio un libro fotografico che salta fuori quasi per caso durante l’intervista, ci sia una foto di Nicole Kidman con il capo abbassato, lo sguardo rivolto a terra, come a riprendere fiato tra un sorriso da copertina e l’altro, tra un flash e l’altro di chi vuole ritrarla nel suo primo piano tipico da star. Oppure uno scatto di David Lynch che sembra coprirsi gli occhi, che in realtà è invece l’isolamento di un secondo all’interno di un movimento tipico del regista, quello di spostarsi i capelli all’indietro. La differenza tra chi scatta foto e chi fotografa, non mi è mai stata più chiara!

Che sensazione hai provato la prima volta che hai scattato una foto?

“Devo darti una risposta banale… è stato divertente! All’epoca avevo un’instamatic. Scattai una foto ad un paesaggio e il bello fu soprattutto l’attesa, il tempo intercorso tra lo scatto e il momento in cui potei vedere la foto, la curiosità, la soddisfazione di aver ottenuto quello che mi aspettavo. Avevo chiesto quella macchinetta come regalo per la comunione, quindi avrò

avuto circa 8 anni. In realtà, però, la prima foto vera l’ho scattata con una Minolta manuale che avevo chiesto in prestito a mio padre per fotografare gli Internazionali di tennis a Roma. Ho dovuto trovare il momento giusto: ho approfittato della presenza di un suo amico, sapendo che difficilmente mi avrebbe detto di no di fronte a lui! Proprio questo amico mi ha spiegato in due minuti la tecnica, le regole di base per fermare il movimento nelle foto di sport. Sono andata lì, le ho applicate e ho portato a casa gli scatti giusti. Erano passati circa 10 anni da quella prima istantanea con l’instamatic. Anni nei quali comunque non ho mai smesso di scattare. Ovviamente, da quel momento, mio padre non ha più rivisto la sua macchinetta!”.

Una passione innata praticamente…

“Sono sempre stata interessata più alle “cose” artistiche. Mi facevo comprare le tele e i colori, poi ho chiesto la macchinetta, come il pianoforte o la batteria


CINZIA INSIEME A JAMES FRANCO

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\ \ \ A G O R A‘ / / /

per suonare… quindi sì, credo che sia una attitudine. Sono un’autodidatta a tutti gli effetti (mio malgrado!); scattavo, consegnavo i rullini e quando tornavo a prenderli magari chiedevo consigli, come potevo ottenere un certo tipo di foto, un effetto piuttosto che un altro e mettevo in pratica. Poi ho iniziato a stampare in bianco e nero da sola. Mi avevano consigliato di fare l’Istituto d’Arte e mi sarebbe anche molto piaciuto ma a casa non erano affatto d’accordo con me, quindi mi sono diplomata alle Commerciali poi ho dato qualche esame a Scienze Politiche (unica facoltà che avevo a due passi da casa). Facevo quello che dovevo e poi facevo quello che amavo. Ho dovuto sempre rincorrere questa mia inclinazione. Ma in realtà non avrei potuto fare altrimenti! Col tempo ho iniziato a leggere di fotografia e ad interessarmi molto di cinema, a osservare il lavoro di grandi fotografi che stimavo e stimo ancora”.

Quando è stata la svolta?

“A ripensarci non so ancora come sia potuto succedere... appena diplomata collaboravo con una banca e sarei dovuta finire come impiegata lì. Dovevo sostenere un concorso, per il quale ho davvero studiato molto, nonostante non fosse proprio quello che volevo. Beh…ho sbagliato giorno! E ti giuro, non volontariamente! Non mi andava di fare brutta figura, mi ero preparata. Ma il giorno del concorso… ero a giocare a tennis! Mi presentai il lunedì… e solo in quel momento scoprii di aver sbagliato data! I miei rimasero basiti! Ma non mi rimproverarono, perché capirono che non l’avevo fatto apposta. Dopo pochissimo mi contattò una piccola casa editrice alla quale avevo inviato gli scatti di una vacanza a Djerba. Mi presero, facevo tutto, dalle foto alla correzione di bozze, ai contatti con la tipografia. Contemporaneamente, nel 1993, ho aperto la mia partita iva, iniziando soprattutto a lavorare coi matrimoni, che sono un’ottima palestra: momenti irripetibili che devi saper catturare, senza fare errori, perché non c’è una seconda occasione, soprattutto scattando in pellicola”.

Come si impara a fare la foto corretta?

“Se parliamo di tecnica, in realtà, per fare una foto corretta ci vuole poco. Le regole sono molto semplici. Quelle che mi disse l’amico di mio padre in 15’. Io lavoravo con una macchina manuale. Dovevi impostare tutto, dalla luce, all’esposizione, senza farti distrarre da ciò che avveniva davanti a te, per renderlo al meglio. Lavorare in analogico significa che, se sbagli, hai sbagliato! Non ci sono molti margini. E’ stata un’ottima palestra”.

Cos’è per te scattare una foto?

“E’ una sfida con me stessa, sono una perfezionista. Se in passato il mio scopo era, magari, di ottenere uno scatto al top, ora, con i mezzi attuali, non mi basta più: devo poter replicare più volte il risultato per sentire l’adrenalina ed essere soddisfatta del mio lavoro”.

Quali sono stati i riconoscimenti più importanti nella tua carriera?

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“Nel 2011 ho deciso di presentarmi ad una giornata organizzata da Vogue per trovare nuovi fotografi. Sono arrivata giusto in tempo per staccare il penultimo bigliettino utile. I colloqui iniziavano alle 11 di mattina. Eravamo circa 300 persone, alcune arrivate da Parigi e Londra in giornata solo per questo scopo. Il mio turno era alle 19.30. C’erano una decina tra i photoeditor più importanti e conosciuti ad esaminare i lavori; 10’ di tempo a disposizione di ognuno per mostrare il proprio portfolio. Il mio primo obiettivo era far vedere le foto a Franca Sozzani, un punto di riferimento per me: è stata lei a scoprire il mio mito Peter Lindbergh e Steven Meisel per citare solo qualcosa. Difficilmente avvicinabile altrimenti per i suoi numerosissimi impegni, ero curiosa di testare il mio lavoro a un così alto livello, ero pronta a rischiare di buttare all’aria i miei ultimi 15 anni di vita lavorativa. Gli ultimi passi per avvicinarmi al suo tavolo, me li ricorderò per sempre. Ho iniziato mostrandole le foto di cinema e ho notato che si soffermava proprio su quelle a cui tenevo di più, come ad esempio un ritratto della Kidman, affermando che è una di quelle foto che “un attimo c’è e quello dopo non c’è più”. Era passata già più di mezz’ora. Venivano a dirle che c’erano altre persone, ma lei continuava a guardare tutti i miei lavori. Era un sabato. Il lunedì mi chiamarono per iniziare a collaborare con Vogue. Facevo le foto di street style alle sfilate. Un altro riconoscimento a cui tengo è la mia copertina per SportWeek e servizio interno su Elisabetta Canalis. La photoeditor all’epoca era Giovanna Calvenzi, una delle più “toste” d’Italia. La cosa mi fece molto piacere, e pensare che le foto erano di 3 anni prima! La mia vecchia agenzia me le snobbò, non vollero neanche vederle dicendo che erano pieni di foto di Elisabetta; la nuova agenzia invece, le fece vedere subito a SportWeek e, nel giro di una settimana, ottenni la mia prima copertina!”.

Adesso lavori per Missoni, sei la fotografa ufficiale delle sue sfilate. Come è arrivata questa opportunità?

“E’ stata la photo editor di Vogue, Alessia Glaviano, a segnalarmi a Missoni che cercava un nuovo collaboratore, proprio dopo aver visto le foto del concorso parigino. Collaboro con loro ormai da tre anni e, per la prima volta, forse, faccio davvero quello che mi piace, senza limitazioni, in piena autonomia. Un po’ come quando vado a scattare le foto a Cannes o a Venezia (dove sono accreditata per Maxim Italia). Per me è estremamente strana questa libertà d’azione: ero abituata a lavorare per committenze con regole da rispettare e a dovermi sempre ritagliare i miei spazi creativi facendo i salti mortali. Con Missoni è uno sforzo che non devo fare”. La modestia è una cifra stilistica tipica di tutti quelli che sono; mentre chi fa spesso si parla addosso. Così come quel velo di timidezza che ha chi risponde quasi schernendosi del suo talento ad ogni domanda, dimostra senza ombra di dubbio chi è Cinzia Camela e non semplicemente cosa fa.

Hai vinto anche qualche premio importante se non sbaglio…

“Ho iniziato molto tardi a mandare le mie foto ai concorsi. Non mi sentivo pronta, non all’altezza. Il primo riconoscimento che ho ricevuto è stato quello della rivista Photo Italia nel 2000, miglior foto sportiva (Olano che tagliava il traguardo della Tirreno-Adriatico ad Ascoli Piceno) e terzo premio (una foto di un calciatore a terra con una smorfia dopo aver subito un fallo). Quello del ciclista è stato uno scatto rischiato e difficile. La tecnica era quella dell’open flash su diapositiva: avevo un solo scatto a disposizione e, un solo corridore ovviamente, era quello che vinceva. E’ stata una sfida: l’attesa, intuire a che distanza da me sarebbe passato per preparare l’inquadratura e l’esposizione per avere il giusto effetto di scia, un respiro, la scelta del momento... tecnicamente credo che sia stata una delle più difficili che abbia scattato, in cui tutto è coinciso. Poi, dopo molti anni, nel 2012, ho partecipato per la prima volta al Prix de la photographie di Parigi con i miei due lavori più rappresentativi: le foto dei backstage di moda e quelle dei Festival del Cinema di Cannes e Venezia. Mi ero anche dimenticata in realtà di aver partecipato. E’ stata una mia collega a dirmi che aveva riconosciuto i miei lavori: ho vinto due terzi premi e una menzione d’onore, quest’ultima nella categoria dei ritratti di cinema, così come l’oro nella categoria dei premi assegnati dal pubblico. Insomma, tutto quello che avevo mandato aveva ottenuto un riconoscimento. La Sozzani vide questi premi e fece un twitt per complimentarsi pubblicamente e ricordare che ero una loro fotografa. Poi c’ho preso gusto... shortlisted e secondo premio al Renaissance di Londra, all’International Colour Awards di Los Angeles, menzione International Photo Award di New York ecc. ecc. Tutto ciò al solo scopo di conferma personale e far girare un po’ il nome nell’ambiente, per lavorare”.

WHY MARCHE / 13


ANIMA ///

Il simbolo di un legame forte tra l’uomo e la natura. Oggi importanti ancore per la memoria collettiva e per

Gli antichi rituali di primavera L’uomo e la natura: un legame profondo Ciliegi selvatici, fiori di pesco e l’inebriante glicine ci avvisano prepotentemente dell’arrivo della primavera: il sole scalda la terra, le giornate si fanno via via più lunghe e la natura comincia a risvegliarsi. Sebbene tutto ciò abbia lieti effetti sul nostro umore, l’arrivo della bella stagione oggi non influisce, in generale, molto sulla nostra quotidianità. E pensare che fino alla prima metà del novecento, ovvero prima che il territorio marchigiano, così come il resto della nostra penisola, si trasformasse da rurale in industriale, la natura e il ciclo delle stagioni erano legati a doppio filo con il territorio ed i suoi abitanti. Il legame con la natura era molto saldo in quanto da lei dipendeva la sopravvivenza stessa della comunità. Per questo motivo, gli elementi naturali ricoprivano un ruolo fondamentale per le comunità agricole marchigiane al pari di quello affidato agli dei e ai santi. Infatti, tra una preghiera ed un ringraziamento ad un santo non mancavano forme di culto vicine al paganesimo. La luna, ad esempio, aveva un peso rilevante nella vita rurale, perché guidava il lavoro nelle campagne ed influenzava le diverse attività, a seconda che fosse crescente o calante. Prima dell’avvento della meteorologia moderna, grazie all’osservazione del nostro satellite naturale era possibile prevedere il tempo. A testimoniare l’importanza che la luna e le sue fasi avevano sulla vita della popolazione, il lunario: non vi era porta o cucina che non ne avesse appeso uno.

Detti e proverbi legati al ciclo delle stagioni e al tempo “Se pioe ‘l giurno de S. Croce (3 maggio), Se fa buge tutte le noce”. “Maggio tutto vento, più paja che frumento”. “Maggio soleggiato, grano e frutti a bon mercato”. “Se San Vicino mette ‘l cappiello tutta la Marca pija l’ombrello”. “Marzo ortolano, molta paglia e poco grano”. “Ecco maggio ch’è venuto con le scarpe de velluto, col vestito di broccato, ecco il maggio ch’è tornato”.

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di STEFANIA CECCONI

per le nostre radici

I rituali di primavera Il forte legame tra uomo e natura era maggiormente evidente con l’arrivo della primavera, che segnava la fine del periodo più sterile e povero dell’anno e inaugurava un periodo di speranza. Nelle Marche si celebravano rituali di ringraziamento e propiziazione in cui sacro e profano si mescolavano, dove la forte partecipazione emotiva della comunità li rendeva a tutti gli effetti mezzi di coesione sociale. I rituali di primavera cominciavano a marzo con lo Scacciamarzo, un rituale magico che serviva a scacciare l’ultimo mese della stagione invernale. Lo scacciamarzo vedeva protagonisti sopratutto i giovani che, mascherati e adornati con elementi vegetali, andavano per le campagne provocando un allegro baccano attraverso improvvisati “strumenti” metallici. L’intento era quello di scacciare le forze del male che avevano reso sterile la terra. Ma è nel mese di maggio che i rituali di primavera raggiungevano il loro massimo attraverso il Cantamaggio e il Piantamaggio. Il Cantamaggio era un canto rituale propiziatorio che veniva eseguito da musicisti e cantori seguendo un cerimoniale ben preciso per celebrare l’arrivo della bella stagione, il ciclo della vita che si risveglia e per auspicare il benessere dell’intera comunità. Questo rituale aveva una funzione sociale importante, in quanto la partecipazione collettiva rendeva i rapporti all’interno delle comunità più solidi e leali. Il Piantamaggio, le cui origini sono antichissime, era un rituale di derivazione pagana e vedeva protagonista l’albero, simbolo per eccellenza della natura. Il rituale consisteva nel taglio di un albero che nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio veniva portato nella piazza principale e adornato di fiori e nastri.

Le origini. I rituali ieri e oggi Le origini delle feste di maggio sono molto antiche e quasi tutte di derivazione romana. Il culto degli alberi, da cui deriva il Piantamaggio, era già molto diffuso nelle popolazione primitive che credevano che tutti gli elementi della natura avessero un’anima e che potessero influenzare l’andamento del raccolto e la fecondità sia della natura che della donna. Questi rituali sono andati via via scomparendo e pur essendo ancora in uso in alcune località della regione Marche, per lo più in piccoli paesi e in alcune frazioni della Marca centrale, hanno perso la loro funzione originaria, divenendo importanti ancore per il recupero della memoria e delle proprie radici. Non si sa esattamente quando i rituali di primavera abbiano smesso si essere celebrati secondo le forme e le credenze originali. Secondo alcuni documenti già nella seconda metà dell’ottocento il Cantamaggio era andato in disuso e trasformato in una festa per gli innamorati. La perdita della funzione e della forma originaria è dovuta senza dubbio alle trasformazioni sociali e culturali della società ma anche al forte contributo della Chiesa che, con il Concilio di Trento, ha trasformato il fecondo maggio nel maggio sacro, dedicando il mese al culto della Vergine Maria.

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ANIMA ///

Destinazione Expo? #destinazionemarche! Regione Marche, operatori incoming e sistema imprese-accoglienza-eventi del territorio, tutti insieme per sviluppare una promozione del Brand Marche in vista di EXPO 2015

6 cluster turistici, più di 100 pacchetti vacanza e 7 network di prodotto per i turisti più esigenti. Questi sono i numeri che la Regione Marche insieme ad operatori incoming e tutto il sistema dell’accoglienza marchigiana attiveranno per promuovere al meglio la nostra regione, le sue bellezze, le sue unicità, la sua storia ed il suo presente. Expo 2015 è un’occasione che non possiamo perdere! Siamo a poche ore da Milano, facile arrivare qui in treno, in aereo, in macchina. E tutto il lavoro fatto dalla Regione Marche per essere presenti in modo davvero inconfondibile ed emozionale a Padiglione Italia, perderebbe un po’del suo senso se il territorio non si attivasse 16 / WHY MARCHE

per intercettare ed accogliere chi arriverà a Milano e si innamorerà della rappresentazione della nostra regione e vorrà vederla dal vivo. Da anni ormai il turismo ha iniziato ad essere percepito per quello che è: un grande volano per le Marche, qualcosa su cui investire. Un patrimonio da valorizzare, creando un sistema, un brand. Essendo riconoscibili e originali. Sempre sul pezzo, per utilizzare un termine giornalistico! Grazie al sostegno costante allo sviluppo rurale, alla qualità agroalimentare certificata e alla sostenibilità dell’ambiente, le Marche sono in seconda posizione nella classifica della Green Economy 2014, stilata da Fondazione Impresa-Studi sulla

piccola impresa. Hanno 19 borghi Bandiera Arancione e 22 fanno parte dei Borghi più belli d’Italia; 17 Bandiere Blu confermano la vocazione al turismo marittimo ma tanto si è fatto e si fa anche per preservare le aree verdi, con 2 parchi nazionali e 4 parchi regionali certificati con l’ambita Carta Europea del Turismo Sostenibile. Senza dimenticarci poi di quello che possono offrire da un punto di vista culturale ed artistico; ed anche a chi ama seguire le vie del turismo spirituale o di quello enogastronomico Insomma,“Le Marche non ti abbandonano mai”, non è semplicemente un claim, ma una vera e propria caratteristica della nostra regione, in grado di offrire a chiun-


que ciò che vuole in ogni periodo dell’anno. L’occasione offerta da Expo è dunque quella perfetta per far conoscere al mondo un volto forse nuovo delle Marche: quello di una regione cosmopolita, che ha radici antiche, ma che è pronta ad offrire al mercato globale proposte turistiche attrattive e variegate. Proprio per questo sono stati individuati sei cluster tematici, ognuno abbinato ad un’app scaricabile su smartphone e tablet, che serviranno al turista per orientarsi e scegliere in che modo vivere le‘sue’ Marche: il mare, con Marche in blu; la cultura, con The Genius of Marche; la natura, con Parchi e natura attiva; il benessere del cuore e della mente, con Spiritualità e meditazione; l’eccellenza del gusto e della creatività, con Made in Marche. Gusto a km. 0 e shopping di qualità; la ruralità e la vita rurale, con Dolci colline e antichi borghi. Partendo da queste 6 alternative, gli operatori incoming hanno creato e proporranno pacchetti e offerte in chiave esperienziale finalizzati a far conoscere la regione in occasione di EXPO, consultabili in tempo reale sul sito www.turismo.marche.it, con possibilità di booking on line, e anche tramite app, nonché pubblicizzati attraverso azioni mirati anche tramite il Sistema di Social Network di Marche Tourism. Ma non ci si ferma qui!

Considerando che il turista, o forse sarebbe meglio chiamarlo viaggiatore, è sempre più esigente, il marketing turistico si sta evolvendo verso una sempre maggiore diversificazione dell’offerta per motivazione e target obiettivo. Ecco perché la Regione Marche ha individuato sette network di prodotto, per posizionare sul mercato specifici percorsi turistici aggregati secondo un’ottica di targettizzazione strategica: Family, destinati alle famiglie con servizi a loro dedicati; Cultura, per vivere e scoprire la cultura diffusa; Trekking, per chi cerca pace e spazi incontaminati; Bike, uno dei modi più piacevoli per percorrere il territorio marchigiano; Benessere, per concentrarsi sulla propria qualità della vita, sul proprio benessere, rigenerando il corpo e lo spirito; Business, con ambienti raffinati dove il turista“business”potrà rilassarsi dopo una giornata di intenso lavoro e Meeting, con strutture alberghiere, dimore storiche, castelli e teatri storici attrezzati per l’attività convegnistica.

www.facebook.com/marche.tourism

www.destinazionemarche.it www.turismo.marche.it WHY MARCHE / 17


ANIMA ///

RAFFIGURATO IN UN AFFRESCO DIDIMO GIUDA TOMMASO...

GESU’ ...ovvero il fratello gemello di

Anche la nostra regione preserva i suoi misteri avvolti in una fama non così mediocre, come siamo stati abituati a pensare inconsciamente, dalla lunga dominazione della chiesa cattolico-romana, che ha cancellato molta, se non tutta, della memoria storica delle Marche. Una prassi comune, che consisteva nel costruire le chiese sopra i luoghi dedicati ai culti cosiddetti “pagani”, utilizzando quasi sempre le stesse pietre e gli stessi materiali da costruzione. E’ sufficiente visitare il museo archeologico di Ancona e Numana per accorgersi delle origini Picene, Etrusche, Doriche e Celtiche del nostro popolo e dei molti culti dedicati alle divinità femminili: Demetra ad Osimo, Iside a Treia, la Dea Cupra nel litorale e nell’entroterra a sud del Conero e naturalmente la Sibilla Appenninica con la sua magica corte di fate. Tradizioni fondanti della nostra piccola civiltà locale durate per quasi un millennio e viva, fino al secolo scorso, nella tradizione contadina che conservava un ricordo inconscio del mondo degli dei. Ebbene, nella nostra regione ricca di storia, non manca nemmeno un documento pittorico, che può essere spiegato solo alla luce delle conoscenze gnostiche del cristianesimo del 1° secolo, dichiarate naturalmente apocrife dalla chiesa romana e restituite dalle sabbie del deserto di Nag Hammadi nel 1945.

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OPERA COMPLETA ULTIMA CENA, ANONIMO BOLOGNESE (XVI SEC.) DUOMO DI FANO

Il Duomo di Fano, dedicato a Santa Maria Assunta, innalzato nella seconda metà del XII secolo sui resti di un’antica Chiesa distrutta da un incendio, contiene un affresco interessante conservato nella cappella laterale sinistra rispetto all’abside. Più precisamente si tratta della cappella settecentesca del SS. Sacramento che ha sull’altare un Gesù con il SS. Sacramento del fanese Giuseppe Luzzi (sec. XVIII) e sulle pareti laterali due belle tele raffiguranti la caduta della manna e l’ultima cena, opere entrambe anonime di scuola bolognese. Ma la tela raffigurante l’ultima cena contiene molti elementi spiegabili solo attraverso una lettura gnostica dell’opera. Naturalmente chi non dispone della opportuna chiave di lettura non può vedere questi dettagli. La lettura dei principali testi gnostici della cristianità - il Vangelo di Tommaso, il Vangelo di Maria, il Vangelo di Giuda, la Pistis Sophia, il Vangelo di Filippo - possono rivelarci nuovi punti di vista in contraddizione con i testi canonici della chiesa, ma utili per comprendere l’opera pittorica in questione. Intanto, stando a questi testi, Maddalena era la discepola preferita di Gesù, sia per la sua abilità nell’apprendimento degli insegnamenti sia per una relazione più intima tra i due, “la discepola che Gesù amava; che era solito baciare sulla bocca”. Mentre nei vangeli canonici è difficile identificare le molte donne, tutte chiamate Maria, nella letteratura gnostica una delle figure di maggiore rilievo è proprio una donna: Maria Maddalena. Essa ha un ruolo considerevole, di gran lunga superiore a


A CURA DEL PROF. STEFANO LONGHI

quello degli apostoli. Inoltre l’unione tra Gesù e Maria Maddalena è anche il simbolo gnostico per eccellenza: l’uomo che raggiunge il proprio fine spirituale attraverso l’Eros. Secondo ‘dettaglio’, Pietro è presentato come un uomo duro e irascibile, il discepolo che non comprende quasi nulla di ciò che il Maestro Gesù dice, un uomo pratico in profondo conflitto con Maria Maddalena che, secondo la sua visione maschile e misogina, non dovrebbe stare tra loro e soprattutto accanto al Maestro proprio perché donna. Terzo e forse più importante, Gesù aveva una famiglia, una vera famiglia, con quattro fratelli Giuda, Simone, Jonas e Giacomo - e due sorelle, Miriam e Salomè; probabilmente una famiglia molto influente e numerosa dove i famigliari, che comprendevano anche i parenti più prossimi, erano consapevoli e partecipi della missione di Gesù, nonché anche suoi discepoli. C’è poi una questione circa la traduzione del nome di un discepolo chiamato Didimo Giuda Tommaso: in greco Didimo significa il doppio. Così come in Aramaico Tomà significa il gemello. Dunque Gesù avrebbe avuto un “fratello gemello”, probabilmente quel Tommaso che divenne poi assieme a Maria Maddalena il depositario principale dell’insegnamento gnostico di Gesù. Si ipotizza infatti che il vangelo di Tommaso potrebbe essere la “fonte” (in tedesco Quelle, da cui Q) che si suppone sia stata utilizzata nella composizione dei vangeli sinottici del Nuovo Testamento. Ma il termine Didimo potrebbe anche alludere ad una forma di somiglianza, addirittura di identità, spirituale con Cristo. Tommaso, che prima svolgeva il ruolo di discepolo, sarebbe divenuto “fratello gemello” (Didimo) di Gesù. Ne consegue allora che il ruolo di guida del Maestro Gesù è solo temporaneo: quando si diventa maturi spiritualmente, non si ha più bisogno di un’autorità esterna e di nessuna chiesa. Tenendo a mente questi nuovi dati in mente, se rivolgiamo il nostro sguardo alla tela esposta nel duomo di Fano possiamo fare alcune constatazioni immediate:

1) La presenza di una figura femminile, con un leggero accenno di seno, evidenziato dalla posizione della mano, accanto a Gesù, “la discepola, tra i discepoli, che Gesù amava più di tutti”, Maria Maddalena. La sua posizione è volutamente opposta a quella di Pietro proprio a dimostrare la distanza che separa i due, e la loro diversa interpretazione delle parole del Maestro così come emerge dai testi gnostici. Inoltre la figura femminile sembra distogliere lo sguardo dalla scena e con un gesto della mano sembra esprimere il fatto che le parole e le azioni di Gesù le sono già completamente note. Maria Maddalena, stando sempre ai testi gnostici, era infatti la discepola a cui Gesù aveva consegnato in separata sede tutto l’insegnamento. 2) Sul bordo sinistro dell’affresco emerge in maniera evidente una figura di profilo molto assomigliante a Gesù, il fratello gemello nella carne o il suo doppio spirituale: Didimo Giuda Tommaso, naturalmente vestito, come ogni buon gemello, con gli stessi abiti e gli stessi colori del Maestro Gesù. L’atteggiamento che questo personaggio sembra assumere è completamente diverso dagli altri commensali, lo sguardo è fisso in un punto non ben definito, più rivolto a se stesso quasi assorto in uno stato meditativo, a conferma delle parole con cui si apre il vangelo gnostico di Didimo Giuda Tommaso: «Ecco le parole segrete che Gesù Vivente ha detto e che Didimo, Giuda Tommaso, ha trascritto». Dunque un fratello gemello nello spirito, identico al Maestro, il doppio appunto. 3) Un terzo personaggio, come di consueto in tutte le raffigurazione dell’ultima cena, resta in disparte rivolgendo lo sguardo verso l’osservatore: si tratta proprio di Giuda l’Iscariota che non esprime, come sarebbe facile pensare, il suo disappunto: il volto è serio e pensieroso e se ci rifacciamo all’altro testo apocrifo, appunto il vangelo di Giuda, questa espressione sembrerebbe giustificata dalla preoccupazione che un accordo segreto con Gesù lo spingerà di li a poco a dover tradire il suo Maestro affinché si compiano le scritture. 4) E’ interessante osservare come i personaggi

principali dell’opera, Gesù, Maria Maddalena, Didimo Giuda Tommaso e Giuda l’Iscariota, risaltino per la giovane età e la freschezza che esprimono in mezzo ad una moltitudine di figure anziane e poco vivaci (chissà forse una allegoria della chiesa di Pietro). 5) Non manca poi un dato nello stile del Codice da Vinci: sul tavolo non ci sono coppe o bicchieri ma solo ciotole e pane. Il contenitore del sangue di Cristo non è dunque a tavola ma altrove, sottintendendo forse, come azzarderebbe dire Dan Brown, l’utero di Maria Maddalena probabilmente incinta, come la tradizione provenzale la vuole: sbarcata a Sainte Marie de la Mer in Camargue con sua figlia Sara. Anche il doppio angelo sopra la testa di Maria Maddalena sembra indicare l’arrivo imminente di un figlio. L’asimmetria che questa presenza in più crea nella tela sembra equilibrata dall’aver posto in penombra uno dei due angeli e dal mantello rosso sull’angolo in basso a destra, che per altro sembra avere una continuità con il mantello di Maria. Le opere d’arte che per secoli hanno taciuto e conservato per noi i segreti di un’altra conoscenza tornano oggi a parlarci, suffragate in questo secolo dalle importanti e poco conosciute scoperte dei testi gnostici di Nag Hammadi e dei rotoli del Mar Morto. Essi ci restituiscono l’immagine di un cristianesimo diverso da quello canonico, un cristianesimo che consentirebbe agli uomini di riprendere in mano il loro destino e svincolarlo da quelle dipendenze politiche e religiose a cui la storia ci ha consegnato.

PARTICOLARE DELL’OPERA, PRIMO PIANO SU GESU’ MARIA E TOMMASO E GIUDA

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ANIMA

Abbiamo bisogno di storie positive, di sorrisi che si aprono quando parlano di quello che si

Istinto, passione, Dicono che questi giovani d’oggi non abbiano poi così tanta voglia di fare. Che si crogiolino un po’ in questa situazione per cui ‘tanto i tg e i giornali dicono che il lavoro non c’è, quindi inutile sognare e sporcarsi le mani perché tanto non abbiamo prospettive’. Ecco…dicono! E come sempre le dicerie lasciano il tempo che trovano. Perché in periodo che è realmente difficile, se pure ci sarà qualcuno che depone le armi prima di intraprendere la battaglia, ce ne sono molti di più che con caparbia, passione e quel filo di sana ambizione prendono i loro sogni e li calano con forza nel contesto che vivono e trovano il modo di realizzarli. Di esempi che ne saranno davvero tanti. Come Elia Francinella, anni 24, che in un anno ha portato Mavranyma dalla sua mente al Fashion Week di Milano.

La figura del creativo, dello stilista ancora di più, non sempre viene riconosciuta in un piccolo centro come è Montefano. Cosa ti hanno detto amici e familiari quando hai detto “voglio fare lo stilista”? “In realtà il mio punto di partenza è stato leggermente differente. Non ho mai detto di voler fare lo stilista e non so ancora se mai lo vorrò. La

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mia ambizione era piuttosto quella di creare un brand che potesse vivere di luce propria, con dei nuovi concetti ancora mai conciliati con il fashion, e al contempo, in grado di trasmettere emozioni e sensazioni”. Raccontaci un po’ del tuo percorso, il successo di Mavranyma su quali esperienze precedenti l’hai costruito? “Mavranyma ha avuto modo di esistere grazie al mio percorso lavorativo sostenuto in precedenza, non tanto per le nozioni acquisite da esso, ma soprattutto per quanto riguarda le retribuzioni che ho poi potuto investire su questo progetto. Mavranyma nasce, credo, da un’intuizione. Appunto dalla necessità del periodo di inseguire i propri sogni, in un giorno qualunque di circa un anno fa mentre come solito, dopo l’orario di lavoro, passavo le mie notti davanti al pc a fare ricerca. Quel giorno in cui quel clergyman mi ha dato modo di abbandonare le mie certezze per poterne costruire di nuove, differenti. Mavranyma nasce proprio così. Un’intuizione da principio unita semplicemente ad un impatto visivo”. Perché hai scelto questo nome così particolare per la tua collezione e cosa significa? “Il nome è una geniale proposta dell’art director Giulia Grandinetti, concepito dietro a quello che è il concetto da noi fissato in precedenza. MAVROS, dal greco nero, e ANYMA, appunto anima”. L’idea dei sette peccati capitali, come ti è venuta? Specie associata a quello che ricorda un taglio ecclesiastico... “Anche l’idea dei sette vizi capitali è attribuibile a Giulia. Abbiamo lavorato sulla comunicazione, sull’elaborazione di un concetto che sostenga il nostro vestiario per dare non solo la possibilità di vestirsi, ma anche la


DI STEFANIA CECCONI

è riuscito a fare, di menti che creino e abbiano la forza per realizzare. Ecco perché oggi vi raccontiamo Elia Francinella

ambizione: così nasce Mavranyma possibilità di abbigliarsi comunicando”. Le tue creazioni sono state protagoniste anche del Fashion Week di Milano: sará stata una bella soddisfazione immagino... “Soddisfazione è dir poco. Neanche a distanza di un anno, sto vedendo il mio progetto prendere forma sotto i miei occhi, e in maniera sostanziale”. Il tuo target è solo nazionale o hai già contatti anche con l’estero? “Con la nuova collezione abbiamo preso molti contatti fuori dall’Italia, molti dei quali all’interno dell’U.E, ma ci siamo spinti fino al Giappone e USA”. Sei giovanissimo e hai già imboccato una strada che speriamo ti porti sempre più al successo. Cosa consiglieresti a chi ha un ‘sogno’ ma ha quasi paura di rincorrerlo? “La paura non porta da nessuna parte, l’ambizione magari si. Il mio consiglio è fissarsi un obiettivo, cercando di avere il più chiaro possibile il traguardo e adoperarsi per la sua realizzazione, seguendo quello che è il proprio istinto, la propria passione”.

“Passione, ambizione, competenza, istinto, voglia di rimboccarsi le maniche sono tutte necessarie per costruire qualcosa. Ma penso anche che da soli non si vada da nessuna parte. Penso che la squadra che si ha attorno, quelli che lavorano con te e che ci sono, siano altrettanto fondamentali. Ecco perché voglio ringraziarli tutti: Gianluca Grandinetti, Giulia Grandinetti, Mauro Nappo, Giulia Mazzantini, Henry Ruggeri, Roberta Menghi, Paolo Monina, Alan Sbaffi, Pamela Marchetti, Mattia Biagioli”.

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e t n e m a e n a t n Spo arche M A CURA DELL’ACCADEMIA DELLE ERBE SPONTANEE


I PERCORSI DI WHY MARCHE

Quello che vogliamo proporvi stavolta nelle pagine dedicate ai percorsi di Why Marche è sicuramente sui generis: avete mai pensato di girare le vostra regione alla scoperta delle erbe spontanee? Scommetto che molte di quelle nominate in questo nostro percorso vi saranno del tutto estranee. Ma sono anche loro in un certo senso la storia delle nostre Marche: elementi naturali che ci contraddistinguono e che possono crescere e vivere solo in alcuni ambienti. Con la bella stagione ormai alle porte e pronti ad essere coccolate da giornate di sole,

perchĂŠBaldi allora non decidere di creare il proprio itinerario dove, tra una passeggiata a di Eleonora due chiacchiere, lasciandosi incantare dai meravigliosi scenari della nostra terra, potremmo anche imparare a conoscere qualcosa di piĂš sulle erbe spontanee marchigiane!


I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

Il “bulbocastano” (Bunium bulbocastanum) è un’Apiacea (famiglia meglio conosciuta col nome di Ombrellifere) con una particolare radice ingrossata a tubero dal caratteristico sapore di castagna. La si può ritrovare nei pascoli e nei coltivi delle zone di alta collina e montagna (300-1800 m). La parte utilizzata è proprio il tubero, che, specialmente un tempo, viene raccolto in primavera ed utilizzato crudo, lessato o arrostito sotto la cenere.

I “cotecacchi” o “casselle” (Bunias erucago) son noti in italiano col nome di falsa rucola e cresce nelle zone incolte, nelle aree ruderali, tra le colture sarchiate e gli orti. Di questa pianta si utilizzano le foglie della rosetta basale, quando ancora non è presente lo stelo fiorale e per questo il periodo di raccolta è quello invernale - primaverile. Le foglie possono essere utilizzate crude oppure cotte, anche insieme alle altre erbe di campo e quindi ripassate in padella.

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I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

I “cipollacci”, chiamati in molte località “lampacioni” (Leopoldia comosa, sinonimo di Muscari comosum) sono Liliacee perenni, dal vistoso fiore blu - viola a pennacchio, che si ritrovano ai bordi dei campi coltivati o nelle zone incolte caratterizzate da una certa aridità. Il nome del genere a cui la pianta appartiene è dedicato al Granduca Leopoldo II di Toscana. Il bulbo si raccoglie in marzo prima della fioritura e può essere utilizzato in diversi modi. La preparazione tradizionale prevede la lessatura in aceto e la conservazione sott’olio, ma vengono anche lessi in acqua e mangiati conditi con un filo d’olio e un pizzico di sale oppure utilizzati per frittate. Si possono anche friggere o fatti al forno, dopo abbondanti lavaggi che servono a smorzare il loro sapore amaro.

La lattuga rupestre o “delle rocce” (Lactuca perennis), appartiene alla famiglia delle Asteracee o Composite. Viene chiamata nella zona della Gola della Rossa “lattarini”, si può ritrovare in tutto il territorio marchigiano nei pascoli sassosi o sui pendii rupestri, dai 100 ai 1500 m. Così come altre specie del genere si utilizzano le rosette basali prima della fioritura e quindi la raccolta può essere effettuata da novembre a maggio. Le foglie si mangiano crude “in misticanza” con altre erbe di campo.

Il mastrice (Chondrilla juncea) è una Composita presente nei prati aridi, negli incolti e fra le stoppie del grano, in tutto il territorio collinare. È conosciuto anche con il nome di “ginestrella”, per la sua somiglianza in fioritura ad una piccola ginestra, o meglio ad un “giunco” (da cui il nome specifico adottato da Linneo). Ama i terreni lavorati e ben soleggiati (non trattati con i diserbanti), i margini dei campi, dei fossi; si ritrova anche in prossimità delle strade poderali e delle strade ferrate, nasce persino nei muri e fra le rocce. Un tempo era diffusa soprattutto nel campi di cereali. Nel fabrianese, i mastrici vengono ancora consumati in insalata con il raperonzolo tagliato a fettine.

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ANIMA /// Il finocchio di mare o “paccasassi” (Crithmum maritimum), come viene chiamato nella Riviera del Conero, è una ombrellifera spontanea tra le più amate e apprezzate tra gli abitanti della costa di Ancona, Numana e Sirolo. Cresce sulle zone costiere rocciose, sulle rupi marittime detritiche di natura calcarea, sulle scogliere, sui moli, ma anche sui muri e le zone sassose-ghiaiose in prossimità del mare. Nelle Marche è presente in modo particolare nella zona del Conero e nelle zone limitrofe lungo le massicciate in prossimità del mare. Ma attenzione: all’interno del Parco Regionale del Conero ne è vietata la raccolta! La preparazione tradizionale è la conserva sott’olio delle foglie e dei fusti non carnosi cotti in aceto e costituisce un ottimo accompagnamento ai piatti di pesce. Le foglie si possono anche mangiare crude in insalata o per preparare primi piatti ai quali il “paccasassi” conferisce il caratteristico sapore aromatico-pungente.

Il laserpizio (Laserpitium siler) detto volgarmente “sciro” o “scermontano”, ma anche conosciuto col nome di “cerbottano” nella zona di Ussita, è una pianta della famiglia delle Apiace (nome attuale delle Ombrellifere) diffusa nell’Appennino centrale e in Sicilia e che si ritrova strettamente legata agli ambienti rocciosi sopra i 200 m. Della pianta si usano i semi essiccati, che gli ussitani conoscono per l’uso come stimolante verso l’accoppiamento degli ovini, ma assai più apprezzato in cucina per aromatizzare gli arrosti.

La barba di becco (Tragopogon porrifolius) appartiene alla famiglia delle Asteracee (o Composite), la si può ritrovare nelle aree incolte e nei prati aridi. È riconoscibile tra le specie a fioritura primaverile per il bel fiore roseo - violaceo o porporino dei fiori. Al termine della fioritura i capolini si richiudono per poi aprirsi in una sfera di pappi piumosi. Della pianta si utilizzano sia la radice che le foglie, raccolte prima delle fioritura, che i bottoni fiorali, da raccogliere poco prima della fioritura. Foglie e radici si posono consumare cotte in vari modi, anche insieme alle altre erbe di campo, mentre i bottoni fiorali si conservano sottaceto per poi essere consumati in insalata. 28 / WHY MARCHE


I PERCORSI DI WHY MARCHE

La lássana o grespignolo (Lapsana communis) è una specie annuale della famiglia delle Composite, i cui fusti fiorali possono essere molto ramosi e superare il metro di altezza. È frequente in tutto il territorio marchigiano, specialmente nelle zone incolte e nei boschi. Come per molte altre specie, si consumano le foglie basali, raccolte prima della fioritura tra marzo e aprile, sia crude ma più preferibilmente cotte, insieme ad altre erbe miste di campo.

Lo spinacio selvatico o Buon Ernrico (Chenopodium bonus-hericus) è una Chenopodiacea tipica delle zone appenniniche sotto i 2100 m che predilige gli ambienti cosiddetti nitrofili, come gli stazzi, i letamai, i terreni ben concimati, i fossi. Si utilizzano i germogli e le foglie, che possono essere raccolti dalla primavera a metà estate, quando assumono un sapore più pungente. Gli usi sono gli stessi dello spinacio coltivato: i germogli si possono mangiare crudi in insalata, le foglie lessate e condite o utilizzate in diverse preparazioni come i ripieni di pasta o torte salate, ma anche in frittate e zuppe di verdura.

La podagra o girardina silvestre (Aegopodium podagraria) è una Apiacea (sinonimo di Obrellifera), erbacea che si può ritrovare comunemente nei boschi, nelle zone di forra e nei fossi, su terreni particolarmente ricchi di umidità per buona parte dell’anno, della zona collinare – montana (da 200 a 1600 m). Il nome specifico podagra ria si riferisce all’uso che se ne faceva in passato come rimedio alla gotta (podagra). Della pianta si raccolgono i giovani getti primaverili, che possono essere utilizzati come verdura.

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I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

I “rugni a cappillittu” (Crepis vesicaria), famiglia Asteracee o Composite, appartengono al gruppo di specie che vanno sotto il nome di grugni o rugni, appartenenti al genere Crepis, preferiti, per il loro gusto assai più gradevole, ai grugni più comuni costituiti dalla cicoria selvatica (Cichorium intybus), assai più amara. La particolarità di questa Crepis è, che, una volta raccolta, assume una forma caratteristica, chiudendosi su se stessa verso il basso. Le rosette basali si raccolgono nel periodo invernale – primaverile, prima della fioritura, e si mangiano generalmente bollite insieme ad altre erbe di campo e ripassate in padella.

Anche nelle Marche è possibile imbattersi nella liquirizia (Glycirrhyza glabra) o “regolizia”, come viene chiamata in dialetto, in particolar modo lungo la costa meridionale della regionale, come nella Riserva Naturale della Sentina. Qui la liquirizia è presente nelle zone incolte ai margini dei sentieri e in quelle di transizione tra le aree coltivate e quelle di recente abbandono. La parte utilizzata ai fini alimentari è la radice, che viene impiegata così com’è o trasformata, viene raccolta da settembre a novembre, in piante giunte almeno al 3° anno di vita.

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I PERCORSI DI WHY MARCHE ANIMA ///

La lattuga dei boschi (Mycelis muralis) è così chiamata appunto perché si ritrova nei boschi e nelle radure, nella zona alto collinare – montana (400 – 1800 m). Accompagna regolarmente i boschi di faggio e solo in casi particolari si osserva nelle selve alle quote di collina, dove indica condizioni di suolo particolarmente fresco e cenosi forestali ben conservate. Le foglie giovani, raccolte prima che la pianta fiorisca, possono essere consumate crude che in insalata.

L’ingrassapecore (Scorpiurus muricatus) è una pianta erbacea della famiglia delle Fabacee, o Leguminose, con foglie lanceolate, fiori gialli e legumi dalla caratteristica forma ispida e contorta, al quale si fa derivare sia il nome generico Scorpiurus (simile allo scorpione) che il nome volgare di erba lombrica. La si ritrova comunemente negli incolti argillosi della zona costiera e collinare. Della pianta si mangiano le foglie che, oltre ad essere particolarmente gradite agli ovini come ci ricorda il nome comune, possono essere consumate lessate e semplicemente condite con olio e sale da sole o insieme ad altre erbe di campo oppure rientrare nella preparazione di torte salate. La raccolta va effettuata nel periodo primaverile prima che le foglie diventino troppo coriacee

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MENTE ///

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Se ami la tua regione, non potrai che amare questa iniziativa:

VOLTE MARCHE

La storia di Sandro Arriviamo in casa sua nel caldo opprimente di chi ad una certa età ha sempre il gelo addosso, il Natale lo trascorriamo con lui, per non lasciarlo solo. C’è chi alla sua età non c’è più e chi si ricorda a malapena il proprio nome, questo non è il caso di Sandro: lui, 88 anni, ottantotto, che scritto per esteso rende meglio l’idea, ci sta eccome. Direi quasi che è più lucido della maggior parte di noi. Come un uomo sia passato attraverso l’inferno e sia diventato l’uomo che ho davanti è un mistero. Anzi no. Sandro è una roccia. Un colosso. Un colosso di un metro e cinquanta, capace di attraversare tempeste e diventare più forte grazie a quelle. Una persona integerrima, caparbia, intelligente, burbera alle volte, che dalla vita ha voluto il riscatto ed, infine, lo ha ottenuto. Gli chiedo di dirmi il segreto della sua longevità. Si siede composto di fronte a me, sul tavolo tutto rosso di tovaglioli e pieno di portate, e mi guarda con cipiglio severo “Io non ho capito bene cosa devo dirti” mi risponde, ma si vede che è incuriosito. “E’ solo una domanda: qual è il segreto della tua longevità?”. Ride, si schernisce, un po’ mi sfotte, 34 / WHY MARCHE

riferendo tutti i dolori che immancabilmente un uomo della sua età non può non avere, poi si fa serio, e con quello sguardo velato di una tristezza senza tempo, con la voce rotta di abbracci infantili mai avuti, mi risponde. Parla snocciolando le parole come se fossero piselli da un baccello: una ad una, con voce chiara, lentamente, in perfetto italiano. “Sono rimasto orfano da bambino e sono andato dallo zio. Poi lo hanno fucilato. Quindi sono tornato in Ancona e vivevo per strada, fino a che non ho conosciuto Anna, che mi ha ospitato e salvato” Anna è mia suocera. Sto zitta fissandolo, lui sa che non gli ho chiesto questo. “Che ti devo dire?” si fa brusco ora “Non devi chiedere a me il segreto della mia longevità, ho solo ottantotto anni, mica novantacinque” e lì noi cominciamo a ridere, e ride pure lui, perché si rende conto di aver detto una cosa ridicola. Poi si alza e parla veloce, in anconetano, per chiudere, tagliare un discorso che evidentemente lo mette a disagio “Sta a sentì io in vita mia non ho fatto altro che tribolà e fadigà!”. Mio figlio gli si avvicina e gli chiede di sistemare un gioco che non funziona. Poi mio marito gli consegna una busta che contiene un phon

rotto, per accomodarlo. E penso che sì, forse è proprio tutto lì “la fadiga” il segreto della longevità di Sandro, come di tanti nostri nonni e nonne delle Marche: ottantenni che portano ancora a spasso il nipote, che aiutano i figli al lavoro, che cucinano, puliscono, stirano per i propri cari. Sandro che ancora accomoda, salda, inchioda, come quando da giovane lavorava al Cantiere. Di certo ha sempre mangiato bene e bevuto il giusto, ha curato l’igiene della propria persona e della casa, è stato attento alla propria salute ed ha fatto prevenzione. Ha amato molto il mare e so che tutt’ora passeggia, camminando lungo quel viale di alberi che ha visto piantare e poi crescere. Sono sicura che il cibo, l’acqua e l’aria di Ancona abbiano contribuito alla sua longevità, ma non solo. Non basta. E ormai ho capito. Il segreto della lunga vita di Sandro, e di tanti marchigiani come lui, sta nel rimanere sempre attivi, in quello spirito combattivo e di sacrificio che li fa continuare a lavorare anche quando si potrebbero riposare. Sta nell’animo tenace che non li fa arrendere agli anni, che illude il corpo e la mente, e che sfida la vecchiaia e la morte.


perché la nostra anima la raccontano le nostre storie

Tra storie e foto! Il concorso 100 volte Marche, suddiviso in due sezioni, una fotografica e una narrativa, è volto a diffondere un’immagine positiva delle Marche attraverso i volti e le storie di chi questa regione l’ha vissuta a lungo. Iniziamo a conoscere meglio il progetto partendo dai contributi finalisti

La preparazione Bruno 1915 Macellaio Montemonaco AP Autore Enrico Equizi

Il tramonto della vita Pierina 1931 Casalinga Montalto Autore Valeria Trasatti Pastore da 80 anni Michele 1925 Pastore Autore Luca Gaetano WHY MARCHE / 35


MENTE ///

Le Marche saranno la nuova Dubai. Lorenzini (HIA): “Dovrete

In arrivo in Italia la prima trade zone”: firmato il proto MARCHE

DUBAI

Le Marche staranno a Dubai, come le merci staranno ai passeggeri. Per il sistema economico italiano e per l’intera Europa è una vera rivoluzione: presto sarà realtà la prima zona di scambio per i prodotti conformi alla Shariah Islamica che potranno transitare liberamente attraverso una piattaforma logistica nella regione Marche. A delineare i contorni della creazione di una “Halal Free Trade Zone” presso l’Interporto delle Marche a Jesi, è Sharif Lorenzini, presidente dell’Halal International Authority, che ha firmato a Jesi un protocollo d’intesa con Sergio Bozzi, Amministratore Unico di Sviluppo Marche spa e Nicola Paradiso, Presidente della Piattaforma Logistica delle Marche,

rete di impresa. Il Protocollo d’Intesa anticipa la formalizzazione dell’Accordo Quadro, nel quale saranno programmate le attività da realizzarsi, il fabbisogno finanziario funzionale alla riuscita del progetto, la calendarizzazione delle attività. Il protocollo stabilisce che entro un anno saranno avviate le attività che prevedono che le Marche diventino un hub logistico dal quale transiteranno le merci che dall’Europa sono dirette in oriente e viceversa. Proprio come accade a Dubai per il traffico dei passeggeri che transitano da quell’aeroporto diretti o provenienti dall’Oriente, dalle Marche passeranno le merci da e per i paesi islamici. In Italia i musulmani sono circa 5 milioni mentre nell’Europa

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di chiara poli


importare disoccupati da altre regioni”.

“halal free collo d’intesa. sono oltre 41 milioni. Qualsiasi tipo di merce, dalla moda ai mobili agli alimentari, per essere definita Halal, deve avere la filiera garantita ed a fungere da garante è proprio il punto di transito della merce. L’85% del fabbisogno di prodotti e servizi per i 2 miliardi di musulmani sparsi in 57 paesi proviene dai paesi occidentali e l’Italia, grazie a questo accordo, intensificherà i flussi di esportazioni verso tali paesi. “Va riconosciuta la lungimiranza della Svim e della Piattaforma Logistica delle Marche che per prime ci hanno prospettato questo progetto - ha detto Lorenzini – che noi stiamo già presentando ad operatori economici di alcune filiere europee interessati al progetto e ad operatori islamici della finanza”. “Il modello di Dubai, piccola realtà che si è costituita nell’area del golfo è divenuta vincente perché si basa non sull’economia petrolifera ma sull’essere un hub internazionale ed oggi punta a divenire la capitale dell’economia islamica – ha aggiunto Lorenzini. I sistemi logistici funzionano se collegati in rete, quindi, il nostro impegno sarà quello di collegare le Marche a Dubai”. “Le

infrastrutture finora concepite come nodi locali cambiano paradigma – ha aggiunto Nicola Paradiso - e vanno intese a supporto del tessuto imprenditoriale locale ma a disposizione del mondo”. Entro l’anno verrà messo a punto il progetto esecutivo mentre il progetto preliminare ha già coinvolto tre atenei universitari e le infrastrutture regionali. “Al nuovo governo regionale prospetteremo questo ambizioso e storico progetto che potrebbe cambiare la storia delle Marche” - ha concluso Sergio Bozzi della Svim, società partecipata della Regione Marche al 100%. L’Authority internazionale di certificazione, controllo e sviluppo del mercato Halal globale è unica in Italia ed è in grado di certificare a livello mondiale prodotti agroalimentari e servizi secondo gli standard islamici. Per le Marche si tratta di un importante momento di condivisione per la Piattaforma Logistica delle Marche, la quale ha l’obiettivo di razionalizzare il sistema logistico a vantaggio del territorio. Fanno parte della Piattaforma Logistica delle Marche l’Interporto Marche Spa ed Aerdorica Spa, individuate quale “società

indispensabili”, insieme con SVIM spa – società interamente partecipata da Regione Marche e finalizzata ai progetti di innovazione - dalla legge di assestamento di bilancio 2014, deliberazione legislativa approvata dall’assemblea legislativa regionale nella seduta del 2 dicembre 2014, n. 178. Una volta realizzata, la Halal Free Trade Zone entrerà a far parte dell’Halal Hub Euromediterraneo, progetto di cui vanta l’esclusiva e la titolarità assoluta HIA per meglio rispondere alle esigenze dei mercati dei Paesi Islamici e contribuire allo sviluppo e crescita dell’economia italiana aprendo di fatto nuove opportunità di business in Europa trasformando il nostro Paese in un territorio strategico in questo settore, favorendo indirettamente anche un incremento di turismo Halal incoming, che è parte integrante del progetto stesso. Dunque, porte spalancate al mercato Halal globale che oggi conta cifre più che emozionanti: si parla di oltre 3 trilioni di dollari annui con un tasso di crescita dell’11%.

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MENTE ///

NOVITA’ RC AUTO Cosa cambia per il consumatore

Novità

in vista per i proprietari di automobili sul versante assicurativo. Infatti l’art. 134 del Codice delle Assicurazioni, modificato dal c.d. decreto liberalizzazioni (l. 27/2012), prevede alcune importanti modifiche alla vigente normativa.

La prima novità riguarda l’attestato di rischio, ossia il documento nel quale viene riportata la classe di merito di appartenenza dell’assicurato e il numero degli incidenti occorsi negli ultimi anni, documento ad oggi inviato per posta dalle Compagnie assicurative all’assicurato in forma cartacea e necessario per procedere alla stipula di un nuovo contratto di assicurazione. Secondo la nuova normativa a partire dalle polizze in scadenza il 1° luglio 2015 sparirà l’attestato di rischio in forma cartacea. Viene infatti previsto che 30 giorni prima della scadenza della polizza, (ossia già a partire dal 1° giugno 2015), la Compagnia assicurativa debba mettere a disposizione dell’assicurato l’attestato di rischio in forma “telematica”, rendendolo disponibile nell’area riservata del proprio sito web o con modalità aggiuntive, su richiesta del contraente, tra quelle previste dalla singola Compagnia ( ad esempio: posta elettronica, app per smartphone o tablet, social network ecc..). Viene inoltre prevista la costituzione di una “Banca dati attestati” gestita dall’ANIA (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici), nella quale dovranno confluire tutti gli attestati di rischio prodotti dalle Compagnie, allo scopo di contenere il fenomeno della contraffazione dell’attestato di rischio, ad oggi in aumento; sarà infatti possibile censire tutti i sinistri, intercettando anche quelli che attualmente sfuggono alle rilevazioni delle compagnie creando così un deterrente alle frodi assicurative. Ulteriore obiettivo è quello della semplificazione: infatti, alla stipula di un nuovo contratto con altra Compagnia Assicurativa, non sarà più il consumatore a dover consegnare l’attestato cartaceo in proprio possesso, ma sarà la Compagnia Assicurativa che, collegandosi alla Banca dati, reperirà automaticamente l’attestato di rischio.

Solo qualora l’attestato di rischio non fosse ancora disponibile in formato digitale la Compagnia dovrà acquisire l’ultimo attestato disponibile e richiedere al contraente una dichiarazione per il periodo residuo che permetta di ricostruire la sua posizione assicurativa. In questo modo sarà possibile comunque stipulare un nuovo contratto. La Compagnia ha degli specifici obblighi informativi nei confronti dell’assicurato: dovrà pubblicare sulla home page del proprio sito internet le modalità per richiedere le credenziali di accesso all’area riservata e le modalità telematiche di consegna aggiuntive.

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LOREDANA BALDI - Adiconsum Marche

Tali informazioni devono essere fornite anche per iscritto alla sottoscrizione del contratto e comunque per il primo anno dall’entrata in vigore della norma dovranno essere trasmesse in occasione dell’avviso annuale di scadenza polizza. Ma anche chi ha poca dimestichezza con il mondo digitale viene in qualche modo salvaguardato dalla nuova normativa. E’ infatti previsto che, qualora l’avente diritto lo richieda, la Compagnia consegni una copia cartacea dell’attestato di rischio che non può però essere utilizzato per la stipula di un nuovo contratto, e comunque non esime la Compagnia dalla consegna telematica del documento. Cambia anche il contenuto dell’attestato di rischio, che ora dovrà indicare anche la specifica della tipologia del danno liquidato: solo danni a cose, solo danni a persone o misto. Infine, prima dell’entrata in vigore della nuova normativa era previsto l’obbligo di invio dell’attestato soltanto al contraente e l’eventuale rilascio di un duplicato all’avente diritto (ossia il proprietario se diverso dal contraente, il locatario ad es. in caso di leasing ecc..), su richiesta dello stesso; ora invece l’obbligo di consegna è esteso in automatico sia al contraente che agli eventuali aventi diritto. La dematerializzazione dell’attestato di rischio è un primo step di revisione della materia R.c.a., finalizzato a rendere più efficiente il mercato e ad arginare il fenomeno delle frodi assicurative.

Altra novità sarà infatti costituita dalla dematerializzazione del contrassegno, che ad oggi deve essere obbligatoriamente esposto. A partire dal 18 ottobre 2015 sparirà tale obbligo, poiché anche il tagliando verrà dematerializzato. Anche in questo caso lo scopo è quello di contrastare il fenomeno della contraffazione dei contrassegni assicurativi. Entro tale termine le compagnie assicuratrici dovranno quindi intervenire sui loro database in modo tale che le informazioni sulle assicurazioni siano aggiornate in tempo reale e che, per il 18 ottobre, siano disponibili tutti i dati per i controlli. Presumibilmente verrà rilasciato al posto del contrassegno un microchip, contenente tutte le informazioni relative alla polizza auto. Il dispositivo sarà collegato a delle banche dati che le Compagnie assicurative dovranno alimentare con i dati relativi ai nuovi contratti, al pagamento della polizza e così via. Di conseguenza, con il sistema “Targa System” le forze dell’ordine leggendo la targa del veicolo avranno in automatico informazioni sulla regolarità dell’assicurazione auto, attraverso un controllo incrociato tra vari database. In futuro anche le telecamere degli autovelox, i tutor o le telecamere delle ZTL potranno monitorare le vetture in circolazione segnalando i risultati alla Polizia. Da ricordare che ad oggi, dati ANIA, sono circa 3 milioni e mezzo le autovetture non assicurate. Il contrassegno telematico ed il collegamento con le banche dati permetteranno di accertare la regolarità del contratto assicurativo ed il pagamento del premio, acquisendo così informazioni sulle auto prive di assicurazione.

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Realizzato con il contributo del 5 x mil e relativo all’anno 2012


MENTE ///

Giovane ricercatrice Unicam vincitrice di una borsa di studio della Fondazione Veronesi

Dall’Unicam alla Fondazione Veronesi La dott.ssa Chiara Garulli, dottore di ricerca Unicam, è una delle vincitrici delle borse di studio messe in palio ogni anno dalla Fondazione Umberto Veronesi. Superando un difficile iter valutativo, la dott.ssa Garulli è risultata essere tra i 139 ricercatori, selezionati su circa 600 partecipanti, ai quali sono state assegnate le post-doctoral fellowship messe a disposizione per il 2015. La borsa di studio le consentirà per il prossimo anno di proseguire i suoi studi presso la Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria di Unicam. “La notizia – ha dichiarato la dott.ssa Garulli – è stata per me una grande sorpresa, nonché naturalmente una grande soddisfazione. Credo rappresenti

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un importante riconoscimento a livello nazionale sia per la mia attività di ricerca che per l’intero Ateneo e colgo l’occasione per ringraziare il Prof. Augusto Amici che coordina il mio progetto di ricerca, relativo a modelli transgenici sul tumore al seno. In particolare, il progetto che ho presentato si riferisce allo studio di alcuni inibitori specifici per delle vie di segnalazione del tumore al seno, studio che ho seguito insieme al prof. Amici anche nel corso del mio Dottorato di ricerca”. “L’avere ottenuto questa borsa di studio mi consente dunque di poter continuare a svolgere almeno per un altro anno il lavoro che ho sempre amato, fin da ragazzina. Purtroppo in Italia i fondi per la ricerca sono molto esigui, quindi

queste borse di studio sono estremamente importanti e offrono grandi opportunità in particolar modo ai giovani ricercatori. Mi auguro che siano sempre più numerose anche nei prossimi anni e che vi possano accedere anche altri giovani meritevoli, anche della nostra Università”. “Vorrei infine sottolineare - ha concluso la dott.ssa Garulli – che la formazione ottenuta in Unicam è stata molto utile nel corso della mia carriera di ricercatrice. E’ stato infatti molto importante essere seguiti in maniera eccellente dai docenti, aver potuto accedere senza problemi ai laboratori, per riuscire a mettere in pratica quelle conoscenze acquisite a lezione. Il mondo della ricerca mi ha sempre affascinato e mi auguro davvero che possa continuare ad essere questa la mia professione”. “Sono anche io molto soddisfatto per questo riconoscimento - ha dichiarato il Prof. Augusto Amici, docente della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria – che premia non solo l’impegno della dott.ssa Garulli, ma conferma anche la qualità dell’attività di ricerca e della didattica del nostro Ateneo. Tengo a sottolineare che la borsa di studio è stata erogata dalla Fondazione Umberto Veronesi con l’intento di supportare i giovani ricercatori e di sostenerli nelle loro attività di ricerca, i cui risultati possano avere benefici per la salute dei cittadini. E’ noto a tutti Umberto Veronesi, uno dei maggiori scienziati italiani, impegnato nello studio per la prevenzione e la cura dei tumori. La maggior parte delle borse di studio viene assegnata a giovani che provengono da grande Atenei o da grandi centri di ricerca sul cancro: l’essere riusciti a portare per la prima volta una borsa di studio all’Università di Camerino penso rappresenti una grande opportunità motivo di estrema soddisfazione”.

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I nostri Effetti Speciali

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Le Marche all’Expo. Marche at Expo. \\\ PRIMO PIANO ///

Cosa rappresenta per le Marche l’Esposizione Universale? Come saremo presenti a Milano? E come anche il territorio marchigiano sarà coinvolto?

Esposizione universale. Già in queste due parole è racchiusa l’importanza della manifestazione che dal 1° maggio al 31 ottobre porterà il nostro Paese al centro del mondo. Una grande opportunità per la nostra nazione, ma anche e soprattutto per il futuro del Pianeta. Il tema racchiuso nel claim scelto per questa edizione di Expo “Nutrire il Pianeta, energia per la vita” esemplifica tutto quello che vivrà nei 1,1 milioni di mq che compongono l’area espositiva milanese: il mondo racconterà il suo rapporto con il cibo, con l’agricoltura, con la sostenibilità, proponendo nuove modalità di approccio per riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del pianeta e dei suoi equilibri. Universal Exhibition. In these two words is enclosed the importance of the event that from 1 May to 31 October will bring our contry to the center of the world. A great opportunity for our nation, but also and above all for the future of the planet. The theme contained in the claim chosen for this edition of Expo “Feeding the planet, energy for life” exemplifies all that it will live in the 1.1 milion square meters that make the exhibition area of Milan: the world tells his relationship with food, with farming, with sustainability proposing new approaches to be able to ensure healthy food, safe and adequate for all people, respecting the planet and its balance. I numeri di Expo 2015 sono davvero impressionanti, basti pensare al fatto che sono coinvolti e presenti più di 150 Paesi e organizzazioni Internazionali e che i visitatori attesi sono oltre 42 / WHY MARCHE

20 milioni. Nel realizzare una “macchina” in grado di rispondere in maniera perfetta alle attese, la nostra regione sin dall’inizio ha rivestito un ruolo importante, quello di coordinare tutte le altre regioni d’Italia. E’ anche per questo motivo che ancora di più ci si è impegnati non solo per essere presenti al meglio, ma anche per portare a Milano delle proposte originali e rappresentative della nostra storia, della nostra tradizione, della nostra forza dal 29 maggio all’11 giugno, quando le Marche saranno appunto presenti a Padiglione Italia.

The numbers of Expo 2015 are truly impressive, just think of the fact that are involved and present more than 150 countries and international organizations and that more than 20 milion visitors are expected. In achieving a“machine”able to respond perfectly to expectations, from the beginning our region played an important role, that of coordinating all the other regions of Italy. It’s also for this reason that even more, we committed ourselves not only to be present at our best, but also to bring to Milan the original and representative proposals of our history, our tradition, our strenghth from 29 May to 11 June when the Marche will be present at the Italian Pavilion.


L’Expo nelle Marche Expo in the Marche What represents the Universal Exposition for Marche? How will we be present at Milan? And how also Marche’s region will be involved? But before going into details and see how the Marche let itself know at Expo 2015….let’s talk a bit of history! The universal exhibition makes its appearance the first time in 1851: “Great Exhibition of the Works of Industry of All Nations” is the name given to this first edition, it is understood that the issue was linked to the exhibition of the works of industry of all nations. It should be noted that obviously Italy did not participate in this first edition because in that time was not yet united, was represented from the Grand Duchy of Tuscany and the Papal States. From this point, a succession of events that dictated evey time a change: how don’t forget, for example that the Eiffel Tower was built for the Expo of Paris in 1889. Italy hosts the Universal exhibition for the first time in 1906 and like this year is Milan the city chosen to host the Expo dedicate to transports, complete with an aircraft pavilion. Facciamo un bel salto in avanti e arriviamo all’Expo di Shangai del 2010, con le Marche protagoniste e rappresentate da Padre Matteo Ricci e le Winx! Una scelta che mostrò al mondo due facce del nostro territorio: da un lato la storia e la tradizione, fatta di grandi uomini come appunto Padre Matteo Ricci che ha permesso di creare un legame forte tra la nostra terra e la Cina, utile poi anche per la realizzazione di tutta una serie di accordi commerciali e progetti; e dall’altro lato la creatività tipica dei marchigiani e la loro capacità di essere forti anche in un settore in continuo mutamento come quello dell’animazione. Il filmato nel quale le Winx volano sopra le Marche mostrandole al mondo, fu infatti realizzato con una sofisticata tecnologia in 3D, visibile grazie a oltre 200.000 speciali occhialini distribuiti in omaggio ai visitatori e consentì di attraversare le colline e le bellezze naturali della Regione in un viaggio virtuale in compagnia delle fatine marchigiane. Ma prima di scendere nei particolari e vedere come le Marche si faranno conoscere ad Expo 2015…facciamo un po’ di storia! L’esposizione universale fa la sua comparsa la prima volta nel 1851: “Great Exhibition of the Works of Industry of All Nations” è il nome dato a questa prima edizione; traducendo dall’inglese, si capisce che la tematica era legata all’esibizione dei lavori dell’industria di tutte le nazioni. Va annotato che a questa edizione non partecipò ovviamente l’Italia, non ancora unita, rappresentata se così vogliamo dire dal Granducato di Toscana e dallo Stato pontificio. Da qui in poi un susseguirsi di appuntamenti che hanno dettato ogni volta un cambiamento: come non ricordare per esempio che la Torre Eiffel viene edificata proprio in vista di un’Expo, quella di Parigi del 1889. L’Italia ospita l’esposizione universale per la prima volta nel 1906 e come quest’anno è Milano la città prescelta per ospitare l’esposizione universale. Dedicata ai trasporti, con tanto di padiglione aeronautico.

We make a big forward jump arriving to Expo Shangai 2010, with Marche starring and represented by Padre Matteo Ricci and the Winx! A choice which showed two faces of our territory to the world: at one side story and tradition, made of great men like Padre Matteo Ricci who allowed the creation of a strong bond between our land and China, useful then even for the realization of a many commercial agreements and projects; and on the other side the typical creativity of Marche’s people and their capability of being strong also in a ever changing sector like that of animation. The movie in which the Winx fly above Marche showing them to the world, have in fact been made with a sofisticated 3D technology, to be seen thanks to more than 200000 special glasses distributed for free to visitors and has allowed to go through the hills and the natural beauties of the Region in a virtual journey together with the Marche’s fairies. WHY MARCHE / 43


Le Marche all’Expo. Marche at Expo. \\\ PRIMO PIANO ///

And finally we arrive to Milan Expo!

The ribbon-cutting ceremony May 29th 2015. With the roll of drums of Quintana of Ascoli the doors have been open for our region at the Milano Expo inside the Italian Pavillion, in the spaces provided on rotation for the italian regions. In line with the expo’s central theme, our region made and brought to Milan its representation, through the theme “Life expectations” revealing to the world the formula of the elixir for longevity. The combination of good practices and secular traditions, the uniqueness landscapes, the craftsmanship and social experiences of man which have created a eating model not only gastronomic, but also and above all cultural which, through food and custom, has proved to be able to to improve the wellbeing of people and have a significant positive impact on their life expectancy. The idea even more particular has been to involve young Marche filmakers in the production of video contents which will animate Marche’ spaces. To choose contents, the three great professionals who have made available their creativity and experience in order to create something truly unique, a virtual journey which is strictly linked to the reality of our territory: Roberto Bernabei, Aldo Bonomi e Giancarlo Basili.

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E finalmente arriviamo all’Expo Milano!

Taglio del nastro il 29 maggio 2015. Con il rullo dei tamburi della Quintana di Ascoli si sono aperte così le porte per la nostra regione all’Expo milanese all’interno di Padiglione Italia, negli appositi spazi a rotazione per le regioni italiane. In linea con il tema centrale dell’expo, la nostra regione ha realizzato e portato a Milano la sua rappresentazione, attraverso la tematica “la prospettiva di vita” svelando al mondo la formula dell’elisir di lunga vita. Un insieme di buone pratiche e tradizioni secolari, l’unicità dei paesaggi, le esperienze artigiane e sociali dell’uomo che hanno dato vita a un modello alimentare non solo gastronomico, ma anche e soprattutto culturale che, attraverso il cibo e il costume, ha dimostrato di saper promuovere il benessere delle persone e influire significativamente sulla loro prospettiva di vita. L’idea ancor più particolare è stata quella di coinvolgere giovani filmakers marchigiani nella produzione dei contenuti video che andranno ad animare gli spazi marchigiani. A scegliere i contenuti, i tre grandi professionisti che hanno messo a disposizione la loro creatività ed esperienza per creare davvero qualcosa di unico, un percorso virtuale che però è strettamente legato alla realtà del nostro territorio: Roberto Bernabei, Aldo Bonomi e Giancarlo Basili.


L’Expo nelle Marche Expo in the Marche Barnabei, Bonomi, Basili: le tre B dell’Expo made in Marche LA PAROLA AI PROTAGONISTI DEL PROGETTO Bernabei, Bonomi, Basili: the three B of Expo made in Marche The word to the protagonists of the project Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva “La mission di Italia Longeva consiste nel promuovere l’invecchiamento attivo e in buona salute. E non è un caso che il nostro network sia nato su impulso della Regione Marche, leader della longevità in Italia, immediatamente recepito dal Ministero della Salute e dall’INRCA di Ancona, cofondatori, insieme alla Regione, di Italia Longeva. Per noi è stato quindi naturale, in occasione di EXPO 2015, contribuire alle attività delle Marche a Padiglione Italia: con i video sui cambiamenti dell’alimentazione umana, e sulle abitudini nutrizionali comuni alle aree del pianeta nelle quali si vive più a lungo, le cosiddette ‘blue zone’. I rapporti tra nutrizione e longevità saranno ulteriormente analizzati nell’evento che la Regione terrà il 10 giugno”. Roberto Bernabei, President of Italia Longeva “The mission of “Italia Longeva” consists in promoting active and healthy ageing. And it is not a coincidence that our network was created with the support of the Marche Region, the leader in longevity in Italy, immediately acknowledged by the Ministry of Health and IRCCS INRCA in Ancona, co-founders with the Region of “Italia Longeva”. For us it was natural that we should contribute to the Marche activities in the Italian Pavilion in Expo 2015: with videos on the changes in diet and habits – both nutritional and non – that the areas of the planet where people live longer, known as “Blue Zones”. The relations between nutrition and longevity will be further analyzed in the forum that the Region will held on June 10 “

Giancarlo Basili, Scenografo “L’idea di questo spazio nasce dal bisogni di andare controtendenza e di separare il concetto di Longevità e prospettiva di vita dalle altre rappresentazioni nello stesso spazio. In una grande manifestazione come Expo 2015 difatti lo spettatore sarà colpito da una moltitudine di informazioni e da una eterogeneità visiva. Proprio per questo motivo si è scelto di intraprendere una strada diversa creando uno spazio completamento bianco, direi asettico, dove ciò che farà da padrone sono i filmati tematici di giovani registi marchigiani che ci faranno scoprire le Marche. Il visitatore conoscerà la regione attraverso la scoperta di quindici monitor che al solo tocco trasmetteranno questi filmati come se lo spettatore fosse in una grande galleria d’arte con quadri in movimento”. Giancarlo Basili, Set designer “The idea behind this area was born from the need to go countertrend and to separate the concepts of longevity and perspective of life from the other representations in the same area. In such a great event as Expo 2015, the spectator will be hit by a mass of information and visual heterogeneity. Because of this, we chose to take a different path, creating a completely white, aseptic area, where the thematic films of young directors from the Marche will dominate, introducing us to the region. The visitor will discover the region through fifteen monitors which with a single touch will show these films as if the spectator was in an art gallery with moving pictures.”

Aldo Bonomi, sociologo, Fondatore del Consorzio AAster (Consorzio Agenti di Sviluppo del Territorio) “La prospettiva di vita è il tema chiave per la rappresentazione delle Marche all’Expo, prospettiva che qui, con Piero della Francesca ad Urbino, diviene estetica del mondo, nella contemporaneità, diventa modello del fare agricoltura, economie, forme sociali e forme di convivenza che fanno essere longevi e attivi. Piccolo ma grande esempio per nutrire il pianeta e trovare buone energie per vivere bene.” Aldo Bonomi Sociologist. Founder of the Aaster Research Institute. “The prospect of life is the key issue for the representation of the Marche in the Expo, a perspective which here, with Piero della Francesca in Urbino, becomes aesthetic of the world, in the contemporaneity, it becomes a model of doing agriculture, economies, social shapes and coexistence shapes that make long-lived and active. Small but great example to feed the world and find good energy to live well.

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Le Marche all’Expo. Marche at Expo. La white cube \\\ PRIMO PIANO ///

The white cube The Marche White Cube represents a perfect methaphor of our territory: an apparently simply space, but which entails the soul of a region so rich of worlds, treasures, strategies, capitals, communities, people, contexts, economies, stories, life stiles: all the heterogeneity of the theme “Life expectations”.Behind the immaculate white walls there are hidden learning paths which can only be activated by visitors, thus creating a new and personal experience each time. Upon entering, the visitor becomes an active part: just touch the screens and with that simple movement the walls enlive. The idea is that only with active intervention will it be possible to animate the white walls and thus set off a narrative, with stories and iconic pictures of the area, and graphical information. The presence of visitors, and the choices made by people will be the device to bring the white walls to life, which is a metaphor for the community through which individuals become an integral part of the area, and of its heritage, and the vital energy of the projects and ongoing processes of integration and development.

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Il White Cube marchigiano rappresenta una metafora perfetta della nostra terra: uno spazio apparentemente semplice che però racchiude l’anima di una regione ricchissima di mondi, tesori, strategie, patrimoni, comunità, persone, contesti, economie, storie, stili di vita: tutta l’eterogeneità del tema “La prospettiva di Vita”. Dietro le pareti bianche si nascondono percorsi di conoscenza che possono essere attivati solo e soltanto dai visitatori, creando così ogni volta un’esperienza di fruizione unica e personale. Una volta entrate nello spazio infatti, le persone diventano parte attiva: basta toccare schermi e solo con quel gesto si attiva la divisione. L’idea è che solo con l’intervento attivo del visitatore è possibile animare i muri bianchi e quindi dare il via a narrazioni, racconti, immagini iconiche del territorio, info grafiche. Saranno dunque i visitatori e le loro scelte a diventare il “dispositivo” in grado di animare le pareti bianche e i muri, una metafora di comunità in ragione della quale gli individui diventano parte integrante del territorio e del patrimonio in sé, l’energia vitale dei progetti e dei processi contemporanei di appartenenza e sviluppo.


L’Expo nelle Marche Expo in the Marche

Experience con longevity check up Ma quali sono le caratteristiche fisiche e le abitudini salutistiche delle persone destinate alla longevità? I visitatori, dopo il percorso visivo ed emozionale sull’apprendimento dei segreti del vivere a lungo nella “White cube”, potranno scoprirlo nel “Longevity check-up corner”, dove chiunque lo desideri riceverà una rapida misurazione dei parametri più significativi per la diagnosi predittiva sull’invecchiamento. In pochi minuti, sottoponendosi a un rapido test medico e rispondendo ad alcune domande sulla propria storia clinica e sul proprio stile di vita, i visitatori sapranno se sono candidati a divenire i nuovi centenari. Experience con longevity check up But what are the physical characteristics and the health habits of people who are set to enjoy a long life? After experiencing the visual, emotional journey in the “White Cube” learning the secrets to a long life, visitors will be able to find out in the “Longevity check-up corner”, where anyone could have a quick check of the most significant predictive ageing diagnosis parameters. In just a few minutes, by having a quick medical test and answering a few questions on one’s clinical history and lifestyle, visitors will find out if they are likely to live to a hundred years.

Forum Internazionale: “Longevity is what we eat and …? 10 giugno 2015 - Auditorium Palazzo Italia International Forum: “Longevity is what we eat and? 10 June 2015 – Auditorium Italian Pavilion

Nelle tue mani i semi della Biodiversità delle Marche 10 varietà dei semi: orzo nudo, cece quercia di Appignano, fagiolo monachello, fagiolo americano, fagiolo occhio di capra, fagiolo cenerino, fava di Fratte Rosa, mais ottofile di Raccontrada, cicerchia di Serra de’ Conti, anice verde di Castignano. Semi rari che i visitatori potranno scoprire e tenere in mano, così da capire la loro importanza: la cui conservazione può contribuire alla salvaguardia della biodiversità ed alla sopravvivenza del pianeta. The seeds of Marche’s Biodiversity are in your hands. 10 varieties of seeds: plain barley, Appignano oak chickpeas, Monachello beans, American beans, goats eye beans, Cenerino beans, Fratte Rosa fava beans, eight-row Raccontrada corn, Serra de’ Conti chickling vetch and green anise from Castignano. Visitors will discover and hold in their hands some semi-rare seeds, whom conservation could play a part in safeguarding biodiversity and the survival of the planet. WHY MARCHE / 47


Le Marche all’Expo. Marche at Expo. \\\ PRIMO PIANO ///

La Casa dell’identità italiana Come ogni persona, così anche ogni nazione ha la propria anima. Quella dell’Italia è ricca, variopinta, plurale. E’ l’insieme dalla storia e delle storie delle sue regioni, fatta di lotte e conquiste, di eccellenze, di potenze. Palazzo Italia ha deciso di raccontare al mondo che arriverà a Milano l’anima dell’Italia, facendo esprimere in un luogo che non a caso si è deciso di chiamare “La Casa dell’Identità italiana” per sottolineare l’essenza e la potenza dell’identità italiana. La conoscenza delle Marche sarà declinata a partire da tre sue grandi anime, tre potenze appunto: quella del Saper Fare, quella della Bellezza e quella del Limite e de Futuro. Per la Bellezza, si è deciso di puntare sulla mostra dei luoghi che fanno innamorare delle Marche ogni turista che vi si avvicini: i paesaggi della Riviera del Conero, la facciate rinascimentali della piazza del Popolo di Ascoli Piceno, gli interni della Santa Casa di Loreto. Le altre tre potenze invece, quelle del Saper Fare e del Limite e del Futuro sono rappresentate da due storie: quella della Fattoria Petrini, un’azienda a conduzione familiare di Monte San Vito che da oltre 50 anni produce ed esporta in tutto il mondo pregiati olio di oliva extravergine biologico, e quella dell’azienda Loccioni con il suo progetto 2km di Futuro, una Smart Community lungo le rive del fiume Esino, nata per sviluppare cultura d’impresa e innovazione tecnologica, immaginando un futuro condiviso e co-creato fra pubblico e privato. Sempre all’interno della Casa dell’Identità Italiana, un’altra meraviglia da non perdere è il Giardino della Biodiversità Italiana. Qui ogni regione porta una sua pianta tipica. Per le Marche, la scelta è ricaduta sulla roverella, la specie di quercia più diffusa nel nostro territorio. 48 / WHY MARCHE

The Home in Italian Identity Like every man, so each nation has its soul. That of Italy is rich, multicolor, plural. It is the assembly from the history and of the stories of its regions, made of fights and conquests, of excellences, of powers. Palazzo Italia decided to tell to the world arriving to Milan Italy’s soul, making express in a place which not occasionally has been called “The house of Italian Identity“ to highlight the essence and power of italian identity. The knowledge of the Marche will be declined from three of his great souls, just three powers: the Power of Know-how, the Power of Beauty and the Power of Limit and the Power of the Future. For the Power of Beauty, it was decided to focus on the exhibition of the places that make you fall in love in the Marche every tourist to approach it: the landscapes of the Riviera del Conero, the Renaissance façades of the Piazza del Popolo in Ascoli Piceno, the interior of the Santa Casa in Loreto. The other three powers instead, those of Know-how and the Limit and the Future are represented by two stories: that of Fattoria Petrini a family-run business in Monte San Vito which for over fifty years has produced and exports highly-prized organic extra-virgin olive oil around the world, and that of Loccioni company with the project - 2km of Future Smart Community along the banks of the Esino river, which was created to develop a business and technological innovation culture, imagining a future which was shared and co-created by public and private interests. The House of Identity also hosts the Italian Biodiversity Garden, within it each Region is presen with a plant which is characteristic of its geographical area: in the case of the Marche Region, the Roverella downy oak was chosen, a kind of oak which is very common.


L’Expo nelle Marche Expo in the Marche

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Le Marche all’Expo. Marche at Expo.

“Vino – a taste of Italy” La presenza delle Marche ad Expo non si esaurisce nella White Cube di Padiglione Italia e nella Casa dell’Identità Italiana ma prosegue. Se il tema è quello della naturalità degli alimenti, del coniugare piacere e sostenibilità, tradizione ed evoluzione, può mancare il vino? Assolutamente no! Ed ecco perché negli spazi di Expo ci sarà anche un padiglione dedicato non solo al ‘prodotto vino’ ma anche e soprattutto all’esperienza vitivinicola italiana: “Vino – a taste of Italy”! E le Marche saranno protagoniste, con i due consorzi che operano sul territorio e che faranno in modo di rappresentare la nostra eccezionalità. l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini ed il Consorzio Vini Piceni hanno infatti a disposizione uno spazio dove saranno promossi i vini delle 50 aziende partecipanti, associandoli a degustazioni per master class o attraverso specifiche presentazioni. Oltre 100 etichette, rappresentative di tutte le 20 denominazioni regionali, per far conoscere la nostra produzione vinicola, la sua eccezionalità e la grandissima qualità del vino marchigiano.

Wine – a taste of Italy The presence of the Marche to Expo doesn’t end in the White Cube of the Italian Pavilion and in the House of Identity Italian but continues. If the theme is that of the naturalness of foods, combining pleasure and sustainability, tradition and evolution, can lack the wine? Absolutely no! And that’s why in the spaces of Expo there will also be a pavilion dedicated not only to the ‘product’ wine but also and above all, the experience italian wine: Wine – a taste of Italy! And the Marche will be protagonists, with the two consortia operating in the territory and that will work to represent our exceptionality. The Istituto Marchigiano di Tutela Vini and Consorzio Vini Piceni have a space where will be promoted the wines of the 50 participating companies, associating them with wine tastings for master classes or with special presentations. More than 100 labels, representing all 20 regional appellations, to make known our wine production, its uniqueness and the great quality of the wine of the Marche.

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L’Expo nelle Marche Expo in the Marche

Le Marche, fuori dall’Expo Marche outside the Expo Showroom Elica Un elemento di collegamento importante tra l’Expo e il territorio marchigiano è lo showroom di Brera che rappresenta la porta di accesso verso le Marche Se il tempo di permanenza della nostra regione all’Expo sarà di due settimane, tuttavia le opportunità che si possono aprire per le nostre aziende di farsi conoscere e di creare legami duraturi con operatori provenienti da qualsiasi parte del mondo, dureranno per tutto il periodo dell’Expo. Ecco perché si è pensato di allestire un’ulteriore spazio, una vetrina per imprese e soggetti pubblici e privati. Grazie alla collaborazione dell’Elica, che ha messo a disposizione gli spazi del suo Showroom in via Pontaccio 8, questo pensiero è diventato realtà! Grazie al Fuori Expo, le Marche potranno essere conosciute dal punto di vista turistico e si potranno mettere tasselli importanti per il rilancio dell’economia regionale, valorizzando le eccellenze produttive. Un punto di incontro all’interno del quale si susseguiranno incontri b2b, degustazioni, eventi, presentazioni convegni: un calendario ricchissimo consultabile e aggiornato all’interno del sito www.expo2015.marche.it

Elica Showroom An important element of connection between the Expo and the Marche region is the showroom of Brera that represents the access door towards the Marche If the permanence time of our region at the Expo will be two weeks, however, the opportunities that may open up for our companies to introduce themselves and to create lasting links with traders coming from any part of the world, will last throughout the period of ‘Expo. That’s why it was decided to set up an additional space, a showcase for companies and public and private actors. Thanks to the cooperation of the Elica, which has provided the spaces of its Showroom in Street Pontaccio 8, this thought has come true! Thanks to Outside Expo, the Marche will be known from the tourist point of view and you can put important elements for the rise of the regional economy, enhancing the productive excellence. A meeting point within which will succeed b2b meetings,, tastings, events, presentations, conferences: a rich calendar available and updated on the site www.expo2015.marche.it

Capolavori marchigiani in mostra alla Pinacoteca di Brera Dal 5 giugno a 31 ottobre, le nostre Marche saranno raccontate anche attraverso la mostra “Le Marche disperse”, all’interno della Pinacoteca di Brera. Forse non tutti sanno che Napoleone, per dare vita agli spazi espositivi dell’Accademia Braidense, prelevò dalle Marche dei capolavori di rara bellezza: le opere di Gentile da Fabriano, Carlo e Vittore Crivelli, Luca Signorelli, Piero della Francesca, Federico Barocci, il Pomarancio, Pietro da Cortona, tanto per fare alcuni esempi. Marche masterpieces in show at the Pinacoteca of Brera From June 5 to October 31, the Marche will be told through the exhibition “Le Marche lost and found” in the Pinacoteca of Brera. Perhaps not everyone knows that Napoleon, to give life to the exhibition spaces of the Academy Braidense, took from the Marche Region masterpieces of rare beauty: the works of Gentile da Fabriano, Carlo and Vittore Crivelli, Luca Signorelli, Piero della Francesca, Federico Barocci, the Pomarancio, Pietro da Cortona, just to name a few.

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Le Marche all’Expo. Marche at Expo. \\\ PRIMO PIANO ///

Le Marche nel mondo: i nostri testimonial Come raccontarsi, farsi conoscere, creare curiosità nei visitatori, fare in modo che in loro nasca la voglia di vedere, di toccare con mano quello che si sarà visto, ascoltato, immaginato? Semplice! Dando voce ai protagonisti che vivono, lavorano e creano, portando l’eccezionalità della loro opera e delle Marche tutte al di fuori dei confini regionali. Uomini e donne che incarnano la passione, la voglia di lavorare, lo spirito di sacrificio, la creatività dei marchigiani, ingredienti di quella ricetta unica che potremmo definire ‘marchigianità’ e che in occasione di Expo vogliamo far conoscere al mondo. Padiglione Italia ha scelto dei testimonial, uomini e donne appunto che col loro genio, col loro intuito, col loro instancabile valore hanno saputo distinguersi a livello internazionale, portando con se le Marche, i suoi sapori, i suoi profumi, i suoi mestieri, i suoi prodotti: insomma l’anima delle Marche.

Le Marche in the world: our testimonials How to tell, make themselves known, create curiosity in visitors, make them born the desire to see, to touch with hand what it will be seen, heard, imagined? Simple! Giving voice to characters who live, work and create, bringing the exceptionality of their work and the Marche all beyond regional borders. Men and women who embody the passion, the desire to work, the spirit of sacrifice, the creativity of the Marche, the ingredients of the unique recipe that could be called ‘marchigianità’ and that in occasion of Expo we want to show to the world. Italian Pavilion has chosen the testimonials, men and women that with their genius, with their intuition, with their tireless value have distinguished itself at the international level, bringing with it Marche, its flavors, its smells, its crafts, its products: in short, the soul of the Marche.

Vittorio Beltrami Gastronomia Beltrami - Cartoceto (PU) Settore: Agroalimentare – Formaggi Sector: Food&Wine - Cheese Michele Bernetti Azienda Vinicola Umani Ronchi Spa Osimo (AN) Settore: Vino Sector: Food&Wine - Wine Moreno Cedroni Madonnina del Pescatore - Marzocca di Senigallia (AN) Il Clandestino Susci Bar - Portonovo (AN) Anikò - Senigallia (AN) Settore: Ristorazione Sector: Catering Diego Della Valle Tod’s Spa - Sant’Elpidio a Mare (FM) Settore: Moda Sector: Fashion Roberta Fileni Fileni Simar Srl - Cingoli (MC) Settore: Agroalimentare - Carni Sector: Food&Wine - Meat Piero Guidi Piero Guidi - PGH Spa - Schieti di Urbino (PU) Settore: Moda Sector: Fashion Adolfo Guzzini Iguzzini Illuminazione Spa - Recanati (MC) Settore: Illuminazione Sector: Lighting

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Silvano Lattanzi Zintala Srl - Casette d’Ete (FM) Settore: Calzaturiero Sector: Footwear

Iginio Straffi Rainmbow Srl - Loreto (AN) Settore: Animazione Sector: Cartoons

Enrico Loccioni Loccioni Group - Angeli di Rosora (AN) Settore: High Tech Sector: High Tech

Orietta Maria Varnelli Distilleria Varnelli Spa - Muccia (MC) Settore: Distilleria e liquori Sector: Food&Wine - Distillery and spirits

Vittorio Livi Fiam Italia Srl - Tavullia (PU) Settore: Arredo Design Sector: Furnishing Design

Angela Velenosi Velenosi srl - Ascoli Piceno (AP) Settore: Vino Sector: Food&Wine - Wine

Paolo Marzialetti Paimar di Paoloni Ida & C. Snc Montappone (FM) Settore: Cappelli Sector: Hats

E GLI AMBASCIATORI Vengono dal mondo della cultura, dello sport, dello spettacolo e dal terzo settore sono i portavoce ideali del nostro Paese

Marcello Pennazzi Mosconi Luciana Srl - Matelica (MC) Settore: Agroalimentare - Pasta Sector: Food&Wine - Pasta Francesca Petrini Fattoria Petrini Srl - Monte San Vito (AN) Settore: Agroalimentare - Olio Sector: Food&Wine - Oil Gennaro Pieralisi Pieralisi Maip Spa - Jesi (AN) Settore: Agroindustria Sector: Agro-industry Vincenzo Spinosi Spinosi Srl - Campofilone (FM) Settore: Agroalimentare - Pasta Sector: Food&Wine - Pasta

And the Ambassador They come from the world of culture, sport, performing arts and the third sector are the ideal spokesmen for our country Moreno Cedroni Chef stellato Starred chef Elisa Di Francisca Campionessa olimpionica della scherma Olympic fencing champion Raphael Gualazzi Cantautore Singer - songwriter


L’Expo nelle Marche Expo in the Marche Benvenuti nelle Marche: Porte&Presidi Per l’intera durata dell’Expo, si è deciso di attivare sul territorio marchigiano dei punti informativi: due porte d’accesso e cinque presidi territoriali. Ogni porta e presidio sono connotati, anche visivamente, da uno o più temi business integrati con i temi turistici propri di #destinazionemarche. Per ogni porta e presidio è stato studiato un allestimento architettonico e multimediale che, pur mantenendo uno standard riconoscibile e univoco nelle componenti, presenta per ogni location un elemento particolare che lo differenzia e che lo rende unico. Lo scopo di queste sette locations è di essere delle rappresentazioni del territorio marchigiano a disposizione delle imprese durante le attività di incoming e di visita delle delegazioni istituzionali estere, dei buyers e dei visitatori italiani e stranieri che da Milano si sposteranno nelle Marche. Anche i marchigiani potranno rivolgersi ai presidi per avere informazioni sull’Expo e sulle attività regionali previste in questi sei mesi. La porta di Marche Airport rimarrà nel tempo come punto informativo e di accoglienza turistica.

Welcome to Marche: Entrance Gates and Regional Offices For the entire run of the Expo it was decided to set up in the Marche region some information points: two entrance gates and five regional offices. Each gates and regional offices is also visually linked to one or more business themes linked with the tourist themes of #destinazionemarche. Each entrance gate and regional office has been designed in an architectural and multimedia setting while maintaining a standard recognizable and unique in components, each location has a particular element that sets it apart and makes it unique. The purpose of these seven locations is to be representations of the Marche lands and they are available to companies when they have to welcome incoming foreign institutional delegations, and Italian and overseas buyers who go to Marche. People from Marche will be able to use these regional offices to obtain information on Expo and on the activities that the region has planned for the six-month period. The entrance gate at Marche Airport will continue over time to function as an information point, and to welcome tourists.

Le porte d’accesso Ancona-Falconara, Marche Airport: La porta turistica delle Marche; Porto Sant’Elpidio, Diamond Center: Made in Marche. Lo Shopping di qualità a due passi dal mare. I presidi Urbino, Data: La cultura, il design e la qualità del biologico delle Marche; Ancona e territorio provinciale: Blue Economy e Macro Regione Adriatico-Ionica; Civitanova Marche, Showroom Living&More: Il gusto dell’abitare inizia dalle Marche; Tolentino - Urbisaglia, Abbadia di Fiastra: Le Marche: natura, spiritualità e meditazione; San Benedetto del Tronto, Centro Agroalimentare Piceno: Made in Marche. Il presidio dell’eccellenza agroalimentare The access portals Ancona-Falconara, Marche Airport: The tourism gate in the Marche Region; Porto Sant’Elpidio, Diamond Center: Made in Marche. Quality shopping at the sea side. The outpost areas Urbino, The “Data”, former Ducal Stables:Culture,design and quality in the Marche’s organic sector; Ancona and its Provinces: Blue Economy and the Adriatic-Ionian Macro-region; Civitanova Marche, Living&More Showroom: Taste in living starts in the Marche Region; Tolentino-Urbisaglia, Fiastra Abbey: Marche: nature, spirituality and meditation; San Benedetto del Tronto, the Piceno Food Farming Centre: Made in the Marche. Regional Office of food and wine excellences WHY MARCHE / 53


DI ELEONORA BALDI

\\\ PERCHE’ ///

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In questa nostra rubrica di solito diamo spazio ad artigiani che hanno voluto e saputo conservare saperi antichi, andando in controtendenza, facendo tesoro delle loro esperienze. Normalmente ci capita di intervistare e di vedere all’opera uomini o donne di una certa età. E allora non ci sorprendiamo neanche più di tanto a vederli quasi staccati dalla realtà, in una dimensione parallela, dove non c’è la fretta, non ci sono pc e smartphone e le cose si fanno ancora a mano, senza ausili tecnologici. Loro ci raccontano una storia e impersonano essi stessi quella storia e la storia stessa: hanno anni di racconti sulle spalle, negli occhi, nelle rughe dei volti o nei calli delle mani. Stavolta il protagonista del nostro perché ci racconta qualcosa di simile, ma allo stesso tempo diverso. Parliamo sempre di mestieri che affondano le loro radici nella sapienza antica e che hanno ancora quel sapore particolare dell’unicità, perché nulla hanno a che fare con le produzioni in serie e con l’omologazione. Ma a raccontarcela, non è un anziano signore. E’ un ragazzo, un giovane. Si chiama Alessandro Virgulti. Ascolano, sa cogliere la poesia del travertino e renderla oggetto. E’ un artista, di sicuro sui generis, che all’interno della sua cava trova una dimensione differente, sua. Nella quale crea pezzi unici, che hanno un’anima unica. Quella di Alessandro e quella della sua arte.


Cave Cavam Un mestiere antico, quello di trasformare il travertino in arte. La sfida di vivere di arte qui nelle Marche, scosse come tutto il mondo da una crisi profonda. Inventarsi non solo un mestiere, ma quasi un modo di viere…il racconto di Alessandro Virgulti.

Strano immaginare un ragazzo lavorare con i blocchi di travertino! Come è nata in te questa passione? “Spesso nei momenti difficili della vita, si sceglie di concentrarsi su se’ stessi concedendosi all’ascolto. E questo è quello che è successo anche a me. Così ho potuto riscoprire le mie abilità ed i miei interessi. Vicino casa c’era questa cava di travertino dismessa da anni e non ho esitato nell’entrarvi. Ho iniziato così a costruire il mio progetto di travertino”. Artista, scultore, artigiano…come ti definiresti tu? “Non è una domanda semplice. Oltretutto tra la gente c’è una sorta di inconsapevole confusione tra questi due soggetti. Io mi muovo tra queste due definizioni con il travertino tra le mani”. Qual è la sensazione che si prova quando da un blocco inerte si riesce a creare qualcosa di vivo, che emoziona, racconta, comunica? “E’ un’esperienza completa. Si trasforma un pensiero in realtà. Ci sono solo alcuni rari lavori che arrivano ad una incredibile potenza espressiva. In questi casi le emozioni sono intense e difficilmente si possono descrivere. Si manifesta una sorta di imitazione del “perfetto” divino. Non ho mai avuto una visione mistica, ma è la cosa che mi piace associare all’“opera perfetta””. Hai sempre pensato che questo sarebbe stato il tuo lavoro o c’è stato un momento preciso in cui la passione si è trasformata in professione? “Sono arrivato a tutto questo molto lentamente, con un percorso di studi che è passato dalla tan-

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\\\ PERCHE’ ///

genziale di una scuola superiore prima, ad indirizzo scientifico poi, solo leggermente artistico; poi la scelta di frequentare il corso di restauro e conservazione dei beni culturali all’Accademia di Belle Arti di Macerata è stata facilitata dalla presenza di mio fratello nello stesso corso. Da qui, tra esperienze “d’amore e dolore”, ho iniziato ad interessarmi alla cava, al travertino, alle cose di mio nonno che erano nella cava. Ho frequentato il biennio specialistico in scultura, partecipato a numerose esposizioni e concorsi d’arte contemporanea, collaborato con artisti e altro ancora fino alle cose di adesso”. Cave Cavam. Che cosa significa e perché hai scelto questo nome per la tua attività?

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“CAVE CAVAM vuol dire attenti alla cava. E’ un segnale d’avvertimento che serve a richiamare, appunto, attenzione. C’è oltretutto la facile connessione con l’espressione “cave canem” e anche per questo la gente facilmente rimane colpita da questo nome. Un amico, Marco Taddei, in occasione della mia tesi di laurea – svoltasi proprio all’interno della mia cava con uno spettacolo che ha visto protagoniste arte, danza, teatro, musica, performance - ha proposto questo nome come titolo dello spettacolo. Ancora lo ringrazio”. La tua giornata tipo, come si svolge? Ci incuriosisce capire come si svolge un lavoro così tanto lontano dal caos e dal rumore dei tempi moderni…




Cave Cavam “Al mattino, circa un’ora, come in questo istante mentre sto scrivendo, la dedico ai disegni, ai bozzetti, insomma roba da scrivania. Alle otto o alle nove sono in laboratorio e mi occupo delle commissioni, dei progetti personali, della manutenzione della cava; ogni tanto passeggio, mangio e curo le fragole, mi riposo facendo due tiri a pallone. Lavoro e mi riposo così fino alla sera”. L’idea di coinvolgere i bambini, creando praticamente delle costruzioni in travertino per farli confrontare con una manualità ormai dimenticata e sostituita da playstation e tablet vari, come ti è venuta? E come rispondono i ragazzini? “L’idea del mattoncino e quindi del coinvolgimento dei bambini è nata dall’esigenza di trovare un prodotto che avrei potuto vendere ai mercatini e dal desiderio di trovare un gioco per far divertire mia figlia che ancora doveva nascere. I ragazzi reagiscono molto bene, con sorpresa e curiosità si avvicinano, domandano e giocano. Sono contento che la persone siano ancora sensibili a questo tipo di attività che io personalmente reputo molto importanti per lo sviluppo di alcune facoltà cognitive”. Vivere di arte, nelle Marche, si può? “Io ci sto provando, vi farò sapere!”.

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Prysmian - Whirpool le Marche in ginocchio

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“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita..”, iniziava così il testo dantesco della Divina Commedia. Questo non sarà l’inferno ma il Piceno sta divenendo una valle desertificata e certamente non è il paradiso. E così ci troviamo a raccontare di Ascoli che perde ancora un’altra importante azienda. Dopo i casi Manuli ed Haemonetics, anche la Prysmian decide di delocalizzare: nell’ottica imprenditoriale globalizzata delle multinazionali non sarebbe nulla di nuovo ma la delocalizzazione questa volta è interna all’Italia. Non meglio va negli altri distretti industriali delle Marche. Ad Albacina, piccolo comune del fabrianese, la Whirpool, ex Indesit, decide di chiudere lo stabilimento, dichiarando 1.350 esuberi, di cui 1.200 nelle fabbriche e 150 nei centri di ricerca e annunciando la chiusura della Indesit di Caserta e la cessazione dello stabilimento di Albacina. Le reazioni degli operai in entrambi i casi non si sono fatte attendere. Le modalità di protesta sono state diverse così come le motivazioni che hanno portato alla chiusura di due importanti stabilimenti presenti nel territorio marchigiano. Andiamo a scoprire cosa è successo…

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Gli operai, le proteste e il Governo per sperare

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RYSMIAN L’azienda Prysmian, nasce originariamente nel 1879 come Pirelli Cavi e Sistemi. Nel 2005 diventa Prysmian S.r.l., ad opera del gruppo Goldman Sachs, per acquisire le attività di Divisione Cavi e Sistemi di Pirelli & C. S.p.A. che dopo aver ristrutturato l’organizzazione delle attività all’interno del gruppo, ha deciso di disinvestire dal mercato dei cavi. L’azienda produce cavi e sistemi per energia; ha uno stabilimento ad Ascoli che circa tre mesi fa ha deciso di chiudere. La Prysmian è una multinazionale che produce in Italia anche negli stabilimenti di Merlino (LO), Giovinazzo (BA), Pignataro Maggiore (CE), Livorno, Origgio (VA) e Quattordio (AL) e produce appunto cavi e accessori per la generazione, il trasporto e la distribuzione dell’energia elettrica. Lo stabilimento di Ascoli è storico ed è ricordato da tutti come l’ex Ceat, diventata poi di proprietà di un colosso mondiale nella produzione di cavi di elevata tecnologia per il trasporto di energia e telecomunicazioni. Da Ceat a proprietà Pirelli per poi diventare, con la Prysmian, una costola della Goldman Sachs.

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Prysmian - Whirpool le Marche in ginocchio

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I PERCHÉ La multinazionale ha ottenuto un finanziamento di circa 32 milioni di euro dallo Stato per tre suoi stabilimenti campani in parte a fondo perduto e in parte come finanziamento agevolato. Anche se lo stabilimento ascolano è in attivo, 120 operai rimarranno senza lavoro, perché la ditta ha deciso di chiudere la sede del piceno in quanto è più conveniente usare i fondi statali per il sud. Una sorta di delocalizzazione interna al paese. Dopo mesi di protesta il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, è stato ricevuto da Renzi il 9 aprile, ma la situazione non è cambiata, e lo stabilimento chiuderà. I lavoratori hanno attuato una forma di protesta a 360 gradi: un presidio fisso e l’utilizzo dei social network. HIRPOOL Indesit, è un’azienda italiana produttrice di elettrodomestici e di elettronica. Nel 1987 fu acquistata all’asta dalla Merloni Elettrodomestici già conosciuta per il marchio Ariston e fino ad allora principale concorrente in Italia della Indesit stessa. Nell’operazione il gruppo marchigiano investì ben 50 miliardi di lire. Sotto la gestione Merloni divenne il secondo marchio d’Europa nel settore. Nel febbraio 2005 la Merloni Elettrodomestici venne rinominata Indesit Company. Nel 2014 è stato firmato un accordo per è il quale è stato venduto il 60% della società al valore di 758 milioni di euro alla multinazionale statunitense Whirlpool Corporation. La multinazionale, prima dell’acquisizione, si era impegnata a non far ricorso a licenziamenti fino a tutto il 2018 e a investire 83 milioni nelle fabbriche italiane. La Whirlpool però ha presentato al Mise il suo piano di integrazione con la neo acquisita Indesit per la parte relativa alle fabbriche e ai centri di ricerca. Nonostante un piano di

investimenti di cinquecento milioni in quattro anni e nonostante la prospettiva di un incremento dei volumi produttivi complessivi in Italia, ha dichiarato 1.350 esuberi, dichiarando la cessazione di uno dei due stabilimenti di Fabriano, quello di Albacina, i cui 600 lavoratori secondo il progetto aziendale dovrebbero essere trasferiti nella vicina fabbrica di Melano. I PERCHE’ Il tutto viene spiegato con la crescita dello stabilimento di Varese. Il piano prevede la crescita di alcune fabbriche, in particolare questa di Varese dove si preannuncia un incremento occupazionale di 280 persone, e quella di Melano, dove sarebbe di nuovo concentrata la produzione dei piani cottura. PRESIDIO PRYSMIAN, LA FORZA DEI 120 OPERAI La zona industriale di Ascoli sta perdendo un altro stabilimento importante un danno gravissimo per l’economia del territorio. Da circa tre mesi gli operai a turno sono presenti fuori dallo stabilimento con una tenda giorno e notte in attesa e nella speranza. Nel corso di questi mesi, personalità note hanno deciso di supportare gli operai, presentandosi al presidio, fra questi Fiorello, Sabina Guzzanti, Romano Fenati, Modena City Ramblers e l’On. Agostinelli. Gli operai hanno adottato anche una forma di protesta al passo con i tempi, smuovendo le coscienze anche sul web, utilizzando una pagina Facebook ed un profilo Twitter. Cosa è accaduto in questi mesi? Il vice presidente della Regione Marche, Antonio Canzian ha fatto visita al Ministero dello Sviluppo Economico. Rosario Fiorello, ad Ascoli per il suo spettacolo, “L’ora di Rosario” in programma giovedì 5 e venerdì 6 marzo, ha visitato gli operai del “Presidio Prysmian”, mentre su Ascoli


DI CHIARA POLI

imperversava una fitta nevicata: “Qui si difende il lavoro al freddo” aveva scritto lo showman sulla sua pagina Facebook, ricevendo in pochi minuti migliaia di “mi piace” e di condivisioni. Usciti da un camion, con del Lambrusco anche i Modena City Ramblers sono passati al presidio per gli auguri del Primo Maggio. L’On. Giorgia Meloni, ha visitato il presidio e si è confrontata con gli operai che l’hanno invitata a parlare nuovamente con il Ministro Guidi chiedendole inoltre di attivarsi per accelerare sul riconoscimento del Piceno e Vallata del Tronto come area di crisi complessa. Gli ex lavoratori si sono mobilitati per una fiaccolata, lunedì 27 aprile a piazza Arringo dove la cittadinanza ha partecipato numerosamente: una fiaccolata per tutti coloro che continuano a perdere il posto di lavoro nel Piceno. Sabina Guzzanti, regista e scrittrice, ad Ascoli per presentare il suo ultimo film “LaTrattativa”, ha raggiunto il presidio per intervistare gli operai PRYSMIAN chiedendosi per quale assurdo motivo uno stabilimento in attivo dovesse chiudere, lasciando a casa gli operai. Tra le mobilitazioni anche il blocco del traffico sulla Piceno Aprutina e la consegna dei volantini agli autisti per far comprendere i motivi della lotta. ALBACINA LA PROTESTA E LA LOTTA SINDACALE Dal sindaco di Fabriano, al Governatore delle Marche Gian Mario Spacca, al sindaco ed al Vescovo di Fabriano, Giancarlo Sagramola e monsignor Giancarlo Vecerrica, tutti sono stati a far visita al presidio degli operai che ad Albacina hanno bloccato la provinciale 256. Il corteo ha bloccato la Strada provinciale 256 Muccese e si è diretto verso la superstrada Ancona-Roma per protestare contro il piano di esuberi. Due ore di sciopero dalle 10:30 alle 12:30, con presidi davanti alle fabbriche, sono stati indette per il 27 aprile negli stabilimenti Indesit di Albacina e Melano, e negli uffici di Fabriano e Ca’ Maiano, in concomitanza con l’incontro fra Whirlpool e Coordinamento sindacale al Mise. Il Governo da parere contrario e in una nota del Ministero dello Sviluppo, “chiede all’azienda di confermare l’impegno a non procedere a licenziamenti unilaterali”. Il ministro Federica Guidi e il sottosegretario al Ministero del Lavoro Teresa Bellanova hanno partecipato ad un incontro con

i sindacati. Il Governo dopo questo incontro ha confermato “l’impegno a ricercare con le parti ogni possibile soluzione che consenta di rimuovere gli aspetti negativi del piano a cominciare dalle pesanti ripercussioni sul fronte occupazionale”. “Il Governo farà di tutto per salvaguardare i posti di lavoro del gruppo Whirlpool in Italia” ha detto il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, per far rispettare all’azienda l’impegno preso nel 2013 che escludeva qualsiasi licenziamento unilaterale fino al 2018. Il piano Whirpool secondo il ministro Guidi, ha aspetti positivi come i nuovi investimenti per mezzo miliardo di euro e il rientro in Italia di alcune linee di produzione dall’estero, ma anche negativi e inaccettabili come il numero di esuberi. Il premier Renzi ribadisce ancora attenzione alla vertenza Whirlpool. La Meloni però si chiede come il Presidente del Consiglio, che aveva definito questa operazione “fantastica”, non riesca a fermare i licenziamenti appellandosi all’accordo di acquisto. Il presidente della Commissione lavoro al Senato Maurizio Sacconi ha convocato l’Ad di Whirlpool Davide Castiglioni e i sindacati Fim, Uilm, Fiom e Ugl per due audizioni separate. Castiglioni, commenta così la posizione del Governo “Nessuno verrà lasciato solo”. Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, parlando della vicenda Whirlpool-Indesit, invece guarda oltre: “La vertenza Whirpool è solo all’inizio, è importante poter fare un confronto sul piano industriale e trovare soluzioni che consentano di evitare licenziamenti anche dopo il 2018”. In un paese in cui a marzo 2015 le persone in cerca di occupazione sono 3,302 milioni, in aumento dell’1,6% da febbraio, dove il tasso di disoccupazione cresce 0,2 punti percentuali (da febbraio) al 13%, livello più alto dal novembre scorso (13,2%), - fonte Istat -; in cui la disoccupazione giovanile a marzo risale oltre il 43% ed il tasso segna un aumento di 0,3 punti percentuali a quota 43,1%, dal 42,8% di febbraio, solo Grecia, Spagna e Croazia registrano dati peggiori, lo Stato finanzia multinazionali che investono in Italia ma procedono a licenziamenti e chiudono stabilimenti senza garantire un futuro a operi e famiglie. La Prysmian pare che abbia confermato la volontà di chiudere lo stabilimento di Ascoli. La ditta è disposta a rinunciare a 14 milioni di euro di finanziamenti europei al tavolo con i sindacati e le istituzioni al Ministero dello Sviluppo. La Prysmian garantisce comunque investimenti negli altri stabilimenti italiani dove sarebbe pronta a ricollocare i circa 120 dipendenti di Ascoli. WHY MARCHE / 63


SPIRITO ///

VIAGGIO ATTRAVERSO LA MUSICA INDIPENDENTE DELLE MARCHE

I DADAMATTO

Why Marche rinnova l’appuntamento con l’intervista ai musicisti indipendenti delle Marche dando spazio in questa occasione ai Dadamatto, gruppo che difficilmente è possibile inquadrare in un unico genere prestabilito: post-punk, a tratti noise, new-prog. Proviamo a scoprire qualcosa di più su questi tre trentenni di Senigallia che suonano insieme dal 1998.

Chi sono i Dadamatto? “I Dadamatto sono tre amici che si conoscono dai tempi degli scout e del Super Nintendo. Sul finire dello scorso millennio cominciano a dare sfogo ai propri istinti musicali e onanistici sotto svariate forme, fino ad assumere sembianze concrete nel 2003”. Cosa vuol dire Dadamatto? ““Dadamatto”è una forma italianizzata dell’espressione senigalliese“da da matt”, ossia“dare di matto”. La leggenda vuole che Goro – nostro caro amico – ci abbia dato l’illuminazione una calda sera di primavera nel tentativo di storpiare il cognome del pilota di Formula 1“Damatta”. Non lo ringrazieremo mai abbastanza per questo”. Chi sono i componenti del gruppo e la loro storia musicale? “All’anagrafe i Dadamatto sono Marco Imparato, Andrea Vescovi e Michele Grossi. La loro storia musicale deve essere ancora scritta”. Da quanti anni suonate insieme? 64 / WHY MARCHE

DI PAOLA DONATIELLO


“Come Dadamatto siamo attivi da dodici anni, ma in realtà suoniamo insieme dal 1998”. Come è nato il gruppo alle origini? “Il gruppo è nato inizialmente con una formazione a quattro: due bassi, chitarra, batteria. Nel 2004 siamo diventati un trio e abbiamo autoprodotto il primo demo su un registratore a nastro. L’anno successivo è avvenuto l’incontro con i ragazzi di BloodySound Fucktory grazie ai quali, nel 2007 è uscito il nostro album d’esordio,“Ti tolgo la Vita””. Dove provavate e come è cambiato oggi? “Il luogo dove tutto ha avuto inizio e dove abbia-

mo provato fino ad un paio di anni fa – diventato nel tempo per noi una seconda casa – è la cantina di Michele in centro città a Senigallia. Oggi, per motivi logistici, abbiamo trasferito la nostra sala prove in un garage nella periferia di Bologna; ci incontriamo lì, suoniamo e poi ordiniamo una pizza a domicilio”. Quale l’evoluzione del gruppo e le influenze musicali? “Siamo nati come gruppo post-punk, a tratti noise: basso, chitarra, batteria. Nel tempo abbiamo sperimentato forme melodiche diverse con l’aggiunta di organi, pianoforti, parti più acustiche. Ultimamente ci siamo spinti verso derive pseudo

- progressive. Ci piace esplorare vie differenti ma in realtà quando lavoriamo ad un disco nuovo non decidiamo mai a priori la strada da percorrere. Come influenze possiamo citare: Deerhoof, This Heat, Lucio Dalla”. Chi sono oggi i Dadamatto? “Oggi i Dadamatto sono tre trentenni con qualche capello bianco in testa e pochi euro in tasca, felici di esserlo”. Vi riconoscete in qualche genere musicale definito o avete nuovi nomi per nuove espressioni artistiche musicali? “Agli inizi amavamo definire la nostra musica “punk minerale”, ora tendiamo ad usare l’espressione“new prog”, domani chissà. La verità è che facciamo fatica a riconoscerci in un genere. Aiutateci vi prego!”. Perché la scelta di essere musicisti indipendenti? “Non crediamo si possa definire propriamente una scelta, in quanto una scelta, per essere veramente tale, presuppone un rifiuto. Di fatto nessuna major ci ha mai contattato per proporci un contratto e di conseguenza noi non abbiamo mai rifiutato questa proposta. Sì, siamo indipendenti, facciamo quello che ci va di fare, non abbiamo nessuno che ci ponga dei limiti, ci piace che sia così e non crediamo potrebbe essere altrimenti; ma non abbiamo scelto questa condizione, direi piuttosto che ci siamo nati”. Il 4 novembre 2014 è uscito il vostro quarto album Rococò per La Tempesta dischi: come è nato questo nuovo lavoro? “Rococò è nato in una casa tra il mare e la collina e poi rifinito nel nostro garage di Bologna. Da un punto di vista sonoro è caratterizzato da un uso massiccio di organi e tastiere. Marco aveva comprato una tastiera bellissima, con dei suoni bellissimi che non potevamo non usare. Ci siamo lasciati guidare da questi suoni, abbiamo seguito la strada da loro suggeritaci”. Il perché del nome dell’album: Rococò? “Abbiamo pensato che le sfumature prog presenti nel disco potessero trovare una controparte figurativa nell’eleganza e nella sfarzosità delle forme tipiche del Rococò. In più, crediamo che il contesto storico in cui si è sviluppato il Rococò – ossia un periodo di decadenza e di declino che si è concluso attraverso un moto rivoluzionario - possa fornire un’interessante allegoria del presente. In realtà nei confronti del progressive e del Rococò nutriamo un sentimento di attrazione-repulsione. Abbiamo lottato fino all’ultimo per tenere questi due elementi il più possibile distanti da noi, ma alla fine hanno preso il sopravvento contro la nostra volontà e non abbiamo potuto far altro che piegarci al loro volere. Pensandoci adesso, forse, il titolo più azzeccato sarebbe stato Rocoprog”.

La distanza fisica che spesso caratterizza i membri del gruppo, la lontananza, come si esprime nella vostra musica? È un limite o un incentivo? “Sicuramente è un limite. La distanza non ci permette di provare quando vorremmo, dobbiamo sempre pianificare in anticipo quando vederci, il tempo è sempre troppo poco e ogni tanto diventa complicato. Diciamo che la distanza tiene a bada l’istinto, l’urgenza di fare le cose. Tutto tende ad essere più meditato, riflessivo. Alle volte, però, può essere anche un bene”. Da dove traete ispirazione per i testi? “Un po’da tutto: dalla realtà che ci sta intorno, dai libri, dalle persone che incontriamo lungo il nostro cammino, dalle esperienze di vita, dalla pornografia”. Cosa si nasconde dietro una canzone? “Si nascondono tre personalità differenti che tendono a convergere in essa attraverso la telepatia”. C’è un album o una canzone alla quale siete personalmente più legati? Per quale motivo? “Come album sicuramente“Ti tolgo la vita”: il primo album è un po’come il primo amore, non si scorda mai. Come canzone“Manca un chilometro”che fa parte de“Il derubato che sorride”: è l’unico pezzo che non ci stanchiamo mai di suonare dal vivo”. Quali i progetti in corso e i progetti futuri? “Per quanto riguarda l’immediato futuro porteremo Rococò e i suoi fratelli in giro per l’Italia durante tutta l’estate e l’autunno successivo. Ci sono tanti posti bellissimi che non hanno ancora visto e da buoni padri vogliamo farglieli scoprire. Successivamente abbiamo l’intenzione di ritirarci per un po’ in una casa in campagna, in mezzo agli animali. Ci sentiamo ancora fertili, vogliamo dare alla luce un nuovo erede. Il più luminoso”. Aneddoti vari da raccontare? “Nel 2007, dopo un concerto a Palermo ci hanno aperto la macchina e rubato tutta la strumentazione mentre noi dormivamo beatamente. Il giorno successivo siamo riusciti a metterci in contatto con i ladri, i quali ci hanno proposto di rivenderci la roba ad una cifra irrisoria rispetto a quella che sarebbe stata se avessimo dovuto ricomprare tutto in un negozio. Abbiamo accettato. Ci siamo dati appuntamento per il pomeriggio. Alla fine però non se ne è fatto nulla in quanto loro sono finiti per fare le comparse nel film Palermo Shooting di Wim Wenders che si stava girando in quei giorni in città. Le riprese li impegnarono fino a tarda serata”. Prossimi appuntamenti dove possiamo incontrarvi? “Il tour estivo partirà a Giugno e andrà avanti fino alla fine di agosto. Le date sono però ancora in via di definizione. Vi terremo aggiornati. Per qualsiasi info riguardo ai concerti potete seguirci su dadamatto.tumblr.com”. WHY MARCHE / 65



Tutt’altro che Morbido DI Alessandro Morbidelli

Stefano Vignaroli, stimato veterinario jesino, ci prende per mano e ci accompagna in un tour notturno tra le insidie di una “tranquilla cittadina”. Cercate i suoi romanzi “I misteri di Villa Brandi”, “Delitti esoterici” e “Il diario di uno psicopatico” su Amazon per conoscerlo meglio. E voi, avete storie da proporci? Speditele a: a.morbidelli@whymarche.com, 4000 battute spazi compresi. Metteteci tutta la fantasia di cui siete capaci!

TRANQUILLA CITTADINA B

di Stefano Vignaroli

uio La mezzanotte è passata da un pezzo e la serranda del bar pizzeria è abbassata per metà da più di mezz’ora. Veronica, quarantenne Commissario di Polizia, un glorioso passato da campionessa olimpionica di scherma, è appoggiata alla fiancata della sua berlina nera. Il fumo della sigaretta si mescola al fiato condensato e alla nebbia della notte di autunno inoltrato che rende ovattate le sagome di persone e cose. Una prostituta di colore le si avvicina: «Per 20 euro ti posso far godere, meglio che un uomo.» «Vattene!» risponde, mostrando il distintivo, «Sei fortunata che ho altro per le mani questa sera, altrimenti ti farei passare la notte in cella.» «Dammi una sigaretta, allora.» Veronica getta la cicca, cerca nelle tasche, accende l’ultima del pacchetto, che accartoccia e getta in terra. «Come vedi non ne ho più. Vattene!» Sottolinea quest’ultima frase sbuffandole direttamente il fumo in faccia e fissandola con lo sguardo più truce di cui è capace. Uno dei pochi lampioni accesi lampeggia a intermittenza, quasi comandato da uno strano meccanismo a orologeria, probabilmente la sua lampada è arrivata al capolinea ma ne passerà di tempo prima che qualche operaio del comune passi a sostituirla. Approfittando del buio e della nebbia, lo zingaro dai

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lunghi capelli grigi e il cappello a larghe falde scarica la vescica dietro la sagoma di una corriera parcheggiata, poi ritorna sotto la tettoia del bar, scola il suo bicchiere e si avvia barcollante verso una bicicletta. Tre pedalate e cade rovinosamente a terra, si rialza e si perde nella nebbia. Ogni sera nessuno sa se riuscirà a raggiungere indenne la sua roulotte, giù in fondo alla zona industriale, ma il giorno dopo si ripresenta puntualmente a elemosinare soldi, alcol e sigarette. Veronica si stringe nel giubbotto di pelle per proteggersi dal freddo e dall’umidità. Ecco, ora la sua attenzione è incentrata sulle due figure che fuoriescono da sotto la serranda del bar. Leonardo, l’ingegner Leonardo Albini, è in compagnia di una stangona dalla pelle ambrata, minigonna, gambe vertiginose e seno talmente gonfio di ormoni e silicone che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Quella, qualcosa che penzola in mezzo alle gambe ce l’ha di sicuro! Pensa Veronica, ma non è interessata più di tanto alla cosa. Chi le interessa è Leonardo, ingegnere edile con il sogno di diventare investigatore privato. E certo, sempre a contatto con la malavita locale, chi meglio di lui potrebbe acciuffare criminali? Leonardo saluta il viado, che se ne va in direzione di via Setificio, mentre lui si dirige verso Porta Valle, per perdersi nel centro storico. Veronica lo segue cercando di mantenere la distanza, ma l’uomo si dilegua nei meandri dei vicoli. Un uomo dallo spiccato accento dell’est Europa le si avvicina da dietro e fa scattare un coltello a serramanico. «Poco raccomandabile girare da queste parti per una donna sola.» Affatto intimorita, la poliziotta fa una piroetta e, grazie a un colpo di piede ben assestato, disarma il suo potenziale aggressore. «Anche per un uomo, specialmente se infastidisce le persone sbagliate!» E per questa notte è fatta, ha perso di vista il suo bersaglio, non ha potuto verificare la sua connivenza e la complicità con i criminali della zona sud di Jesi, quella che un tempo era considerata una tranquilla cittadina di provincia. Tanto vale rientrare alla base. Con la certezza che prima o poi Leonardo farà un passo falso. I quotidiani locali del giorno successivo riportano l’ennesima notizia di cronaca nera. In zona Porta Valle un viado è stato aggredito e accoltellato. Prontamente soccorso dall’ingegner Albini, che si trovava a passare lì per caso, è stato dichiarato guaribile in 10 giorni. Ma la Polizia dov’è?

E tu, vuoi provare con un tuo racconto? Solo tre regole: Marche, noir e 4000 battute, spazi inclusi. Spediscilo a:

a.morbidelli@whymarche.com. Buona lettura!

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CONSIGLI DI LETTURA: “La verità e altre bugie” di Sascha Arango (Marsilio/Farfalle). A metà tra la commedia noir, tanto cara agli estimatori del Woody Allen di “Match Point”, e il thriller danzante tra psicologia e giochi di specchi sul genere de “L’amore bugiardo” di Gillian Flynn, questo romanzo ha letteralmente conquistato la critica e il pubblico, tanto da essere considerato da molti addetti ai lavori come miglior esordio del 2015. Scrittore di bestseller di fama internazionale, Henry Hayden è un quarantenne elegante e di successo che vive appartato in una splendida villa sul mare. La sua esistenza così perfetta rischia però di incrinarsi il giorno in cui la sua giovane amante gli rivela di essere incinta. “La verità e altre bugie” è un romanzo cinico e intelligente sul ruolo del caso nella vita, sulle relazioni tra uomo e donna e il rapporto tra fiction e realtà. Henry Hayden è la più affascinante incarnazione del male dai tempi di Mr. Ripley di Patricia Highsmith - Die Welt



SPIRITO ///

Le Marche nel tricolore GT La nostra regione, ed in particolare la cittá di Ancona, è ben rappresentata nel Campionato Italiano Gran Turismo, la massima espressione della competizione automobilistica nazionale a ruote coperte. Due squadre doriche, infatti, stanno tenendo alti i colori marchigiani schierando, nelle rispettive classi, vetture Ferrari e Porsche. Andiamo a conoscere chi sono e a comprendere i risvolti economici dell’impegno nel mondo delle corse. Sono due le squadre marchigiane presenti nel Campionato Italiano Gran Turismo, la massima serie tricolore che vede impegnate in pista le piú belle e prestigiose vetture GT, tra cui Ferrari, Porsche, Lamborghini, McLaren, Mercedes, Audi, BMW e Corvette. Tutte e due le compagini hanno sede in provincia di Ancona ed entrambe fanno capo ad appassionati di auto ed in particolare di competizioni automobilistiche. Nella classe maggiore, la GT3, milita la MP1 Corse di Marco Polito, con sede nel capoluogo dorico, che schiera una Ferrari 458 Italia, mentre nella classe riservata alle vetture in configurazione monomarca, la GT CUP, è presente la Drive Technology Italia di Osimo, che fa capo a Marco Panzavuota, con una Porsche 997. La passione, dicevamo, è il motore di tanta iniziativa. Pochi, se non nulli, i ritorni economici, anche se gli investimenti finanziari sono notevoli, ma da parte dei due Team Principal, così si chiamano i titolari della squadra, la voglia di portare in pista vetture prestigiose come Ferrari e Porsche fa superare ogni difficoltà. Pertanto, in queste due pagine cercheremo di conoscere più da vicino i risvolti economici e le motivazioni che hanno portato Marco Polito e Marco Panzavuota alla fondazione di un “Racing Team”. 70 / WHY MARCHE

Risale al 2013 la costituzione dell’MP1 Corse. Il motore di tutto è stato il grande amore per le auto da corsa di Marco Polito, ma ben presto la passione si è trasformata in una piccola attività imprenditoriale. “Mi piaceva impegnarmi direttamente – tiene a precisare il manager anconetano – ho sempre seguito dall’esterno il mondo delle competizioni e ad un certo punto ho deciso di acquistare una vettura da corsa. La scelta è ricaduta su un prodotto italiano molto performante, una Ferrari 458 Italia, è la macchina del momento oltre ad essere un investimento che rimane nel tempo.” La sede del team è ad Ancona, ma la factory tecnica è ubicata in provincia di Ravenna, come mai? “Sì, per ora la struttura composta da un direttore tecnico e vari meccanici è appoggiata in Emilia Romagna, una regione strategica per gli spostamenti da cui è facile raggiungere i vari autodromi italiani, ma l’obiettivo è quello di portare tutto qui ad Ancona in un prossimo futuro. Il piacere è anche quello di ammirare e toccare ogni giorno un gioiello come la 458 Italia e, ora, non lo posso fare. Anche l’occhio vuole la sua parte!”.

DI GAUDENZIO TAVONI



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Ma l’obiettivo è quello di far diventare una passione un business? “Se ci sono le condizioni, perché no? Queste, però, devono essere favorevoli, ho già dato tanto, ma ora è indispensabile che il capitale investito sia remunerato, come in tutte le aziende.” Sei arrivato in punta di piedi nel fantastico mondo delle corse, ma hai trovato difficoltà? “Nessuna insormontabile, ho imparato subito, del resto se non ti adatti velocemente al “circus” sei subito fuori. Tutto si fa a vista e con scadenze non a lungo termine.” Per ora il tuo impegno è limitato ad una vettura ma ci sono progetti per aumentare il parco auto? “In futuro potrebbe anche darsi, ma l’obiettivo è quello di gestire vetture altrui. Una vettura di classe GT3 arriva a costare quasi 700 mila euro e non è pensabile investire al buio cifre di questo genere. Sono investimenti a lungo termine che potrebbero dare ritorni economici, ma occorre farlo scientificamente e come attività principale. Io, invece, ho una mia attività nel settore elettromedicale e per il momento mi diverto così.”

E’datata 2006, invece, la costituzione della Drive Technology Italia di Marco Panzavuota, ex pilota di vetture turismo. La sua passione, unita a quella del padre Gianni, dirigente nel settore metalmeccanico, gli ha permesso di iniziare ad Osimo un’attività imprenditoriale nel settore racing che vanta già un ottimo palmares. “Sì, debbo tutto a mio padre Gianni, è lui l’anima di tutto e quotidianamente mi dà una grossa mano – tiene a precisare Panzavuota -. Abbiamo debuttato nel 2007 nel Campionato Europeo FIA GT4 con una Lotus Exige da noi stessi preparata, ed è stato un ottimo esordio tenuto conto che ho conquistato il secondo posto tra i privati. Nel 2013, poi, è arrivato il successo nella Peugeot RCZ Cup e questo è stato per noi un bel trampolino di lancio.” Drive Technology è solo un team o ha anche implicazioni nella tua attività professionale? “La Drive Technology Italia è solo un team, purtroppo non ha implicazioni nella mia vita professionale. Nella quotidianità ho una società di servizi nel settore delle rinnovabili con una sede ad Ancona e una sede a Londra”. Il mondo delle corse implica investimenti notevoli, è così anche nel tuo caso? “Sì, gli investimenti sono importanti e i ritorni economici non ci sono, lo si fa solo per passione e far diventare il racing un business è molto complicato, in passato era possibile. Oggi le sponsorizzazioni ai team sportivi come la Drive Technology Italia sono viste nel peggiore dei modi, quando invece si può avere un riscontro tangibile nei fatturati delle aziende, e lo posso dimostrare. Io ho preso questa decisione perché nel 2007 ci ho visto un’opportunità di business, ma oggi è solo una passione e stiamo pensando anche a diversificare. Abbiamo qualche progetto ma è ancora prematuro…stiamo valutando.” Una struttura, comunque, ancora a livello familiare. “Si, il cuore della struttura è mio padre Gianni. Lui si occupa del coordinamento tecnico/logistico di tutta la struttura e imparo quotidianamente da lui. Io con il mio passato da pilota sono di supporto e coaching per tutti i nostri clienti”. Hai incontrato difficoltà nel corso degli anni? “Come in tutte le attività imprenditoriali quando parti ti devi confrontare con una concorrenza spietata ma poi, se sei professionale, iniziano a rispettarti e si riesce a ricreare la propria nicchia di mercato, e così è successo anche per me. Oggi portiamo in pista vetture Porsche, è un marchio famoso, affidabile e facilmente riconoscibile. Per noi questo è già un successo e per qualunque cosa abbiamo il supporto di Porsche Italia con sede a Padova”. WHY MARCHE / 73


SPIRITO ///

La posta del

Ci siamo frequentati per dieci mesi, ero così innamorata e sicura di noi che gli ho proposto una convivenza (prematura?), lui mi ha detto che ci avrebbe pensato e nel giro di un mese è tornato con la sua ex. Ho bruciato le tappe? Siamo di fronte alla sindrome del gatto che attraversa la strada. Devi sapere che i gatti quando attraversano una strada se avvertono un pericolo, ad esempio una macchina che sfreccia sull’asfalto, colti dalla sorpresa o dallo spavento difficilmente proseguono fino a raggiungere il lato opposto, è molto più facile che tornino indietro, verso il porto sicuro da cui erano partiti. La tua proposta di convivenza, cara Fiamma, è stato un SUV lanciato a tutta velocità. La ex del mio ragazzo continua a scrivergli su facebook, non lo sopporto! Il buon senso porterebbe ad ignorare tutto ciò che succede su facebook, essendo esso mezzo stupido, tutto quello che vi accade è per proprietà transitiva stupido in egual modo. Il punto su cui ti pregherei di riflettere è il tempo che tu, il tuo ragazzo, la sua ex, perdete ad osservare gattini che suonano il pianoforte nella timeline di facebook. Ci siamo conosciuti in discoteca e il primo bacio è scattato la sera stessa. Ci siamo scambiati i numeri di telefono con la promessa di risentirci ma sono passati ormai tre giorni e di lui niente. Devo gettare la spugna? Fossi in te, più che al cellulare che non squilla, starei attenta all’herpes, probabilmente rimarrà l’unico ricordo di quella serata. Siamo fidanzati da tre anni, adesso lei ha trovato lavoro all’estero come ricercatrice e sarebbe un peccato rinunciarci. Ho paura che sarà difficile anche solo sentirsi. Non la voglio perdere. In questi tempi bui di recessione, di precari e disoccupati, rinunciare ad un dottorato di ricerca all’estero sarebbe un errore, certo la situazione diventerà complicata, vi sentirete meno e tu sarai costretto a interminabili sessioni di youporn per sopperire alla sua mancanza. Se la ami davvero però devi lasciarla libera di andare, pensa alla sua faccia felice mentre tutti i giorni si recherà attraverso romantici viali alberati, nel suo laboratorio all’avanguardia, dove il suo capo, attraente, ricco e single la aspetterà a braccia aperte. Ti ripagherà di mille sacrifici.

. r D r a De

Lei mi piace, come posso capire se la amo veramente? Premettendo che nessuno lo ha mai capito realmente e che quelli che descrivono le farfalle nello stomaco sono per lo più bulimici insoddisfatti, ti do la mia personale ricetta per capire se sei innamorato. Lei ha un appartamento in centro di sua proprietà con box auto? È amore. Lo invito a casa mia per la prima volta a cena, quali canzoni mi consigli per accompagnare la serata? Le colonne sonore situazionali sono solitamente un grosso problema. Creare una playlist per ogni momento di una storia d’amore, la prima cena, la vacanza a Gallipoli, la Billy comprata insieme all’IKEA, non farà altro che aumentare l’elenco di canzoni che non potrai più ascoltare una volta che vi sarete lasciati. Il ragazzo che mi piace si è da poco lasciato con la sua ex e ora sono diventata la sua più grande confidente. Come faccio a fargli capire che mi interessa? Complimenti ti sei appena trasformata nella donna bruschetta, un essere mitologico, una creatura intrombabile. Una donna con cui a cena non si esita ad ordinare una enorme bruschetta strofinata con abbondante aglio, tanto la serata si concluderà si a letto, ma ognuno nel suo.

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DI ANDREA COZZONI


cuore del Dr. K

, z o K .

Lei ha il ragazzo, ma dice di amarmi. Devo crederle? Credile, di sicuro è sincera, ma solo per scrupolo cancella il suo numero di telefono, eliminala dagli amici di facebook e trasferisciti all’estero sotto falso nome. Il giorno di San Valentino mentre facevo l’amore con il mio fidanzato si è rotto il preservativo. Non ce ne siamo accorti subito, ma alla fine. Lui è categorico, non vuole figli. Che faccio? Fai partire una class action contra la ditta produttrice dei profilattici che avete usato. Se riesci a vincere avrai di che sfamare il piccolo, cara futura mamma single. Da un paio di settimane sto uscendo con un ragazzo che mi piace davvero molto. Già dalla prima sera mi ha chiesto il contatto facebook; poi quello twitter, skype, instagram. Il punto è che l’unica cosa che desideravo tanto mi chiedesse ancora non me l’ha chiesta. Così mi sto facendo mille paranoie! Non sono attraente? Oppure gli basta chattare con me e mandarmi smile di buongiorno? Ti trovi di fronte ad un sublimatore preistorico. Tipologia di maschio duepuntozero che se fosse vissuto in epoca preistorica non sarebbe uscito per andare ad uccidere animali per procurare cibo, ma sarebbe rimasto nella caverna a disegnare sulle pareti epiche scene di caccia. Ti consiglio di puntare su un uomo che abbia arco, frecce e lancia. Siamo stati insieme, poi ci siamo lasciati, poi amici di letto, poi abbiamo litigato, poi solo amici... così per anni. Quando qualcuno mi chiede come va con lui, non so cosa rispondere. Mi puoi aiutare? Capisco che essere oggettivi verso la proprio storia è cosa assai difficile e rara, ma se stai scrivendo a me, come vuoi che stia andando il tuo rapporto? Primo appuntamento, mi porta al cinema e mi fa: “resti tu in fila per i biglietti? Se non prendo un caffè m’addormento, t’aspetto al bar”. Lo perdono o lo mando a quel paese? Ricorda se pagherai tu la prima volta, sarai costretta ad una vita di pietose letture di scontrini a fine pasto per capire chi ha mangiato cosa e quanti centesimi gli vanno di resto. Ho trovato una scatola di profilattici dentro il suo borsone del calcetto. Io prendo la pillola, non li usiamo mai. Sono disperata... Non ti preoccupare di sicuro li starà tenendo per un compagno di squadra... Ogni volta che andiamo a pranzo dai miei fa il galletto con mia sorella, che è single, più giovane e carina di me. Adesso ho pure scoperto che sono amici su fb e chattano. Sono gelosa e non ci dormo la notte... Se una cosa ci hanno insegnato le soap americane è quella di guardarsi sempre dai proprio consanguinei. Ho trentacinque anni e ho sempre creduto sempre nell’ideale dell’amore romantico, ma mi innamoro sempre dell’uomo sbagliato che mi fa inevitabilmente soffrire, c’è speranza? Qualcuno che ne sa di psicologia potrà raccontarti di conflitti con tua madre, di traumi infantili ecc. Ma sono certo che il vero problema sia stato per te la visione in età preadolescenziale di Dirty Dancing e altri film americani di dubbio gusto, che ha funestato la tua generazione di clichè romantici di bassa lega e ideali maschili da villaggio turistico quantomeno discutibili. Lui è un muro, quando c’è qualcosa che non va lo capisco anche solo dal tono della voce, ma non mi dice mai cosa gli passa per la testa; non capisco se dipende da me. Cosa potrei fare per aiutarlo ad aprirsi con me? Se non si apre con te, è molto probabile che lo faccia con un’altra. WHY MARCHE / 75


SPIRITO ///

GIUGNO - LUGLIO Il proverbio Gioia inaspettata, quando arriva è più grata Un giorno accadde

8 giugno 1987. Nasce a Bologna Telefono Azzurro, una Onlus fondata a Bologna dal professor Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile, con l’obiettivo di difendere i diritti dell’infanzia e di promuovere una società capace di rispettare i diritti dei bambini.

Ho sognato… ... Il mare – 1 – Il mare può essere calmo e protettivo, proprio come una madre; oppure in tempesta, inquieto, come possiamo esserlo noi, attratti dall’avventura e dall’ignoto. Se allora in sogno l’azzurra distesa d’acqua appare placida, vuol dire che abbiamo raggiunto la tranquillità interiore. Se è mosso e agitato, è sinonimo di vitalità, dinamismo, di grande energia. Passeggiare in riva al mare è invece indice di capacità introspettiva, di riflessione e stiamo vivendo una fase di crescita interiore.

Barbanera buongustaio

Insalata di Frutti di Mare Tempo (min.): 35 Difficoltà: Facile Calorie per porzione: 240 INGREDIENTI (per 4 persone): 3 kg di molluschi bivalvi misti (cozze, vongole, cannolicchi, arselle, datteri di mare) - 5 cucchiai di olio extravergine di oliva - 2 spicchi d’aglio - 1 ciuffo di prezzemolo - 1 limone In un tegame soffriggere l’aglio tritato nell’olio e, quando comincia a sfrigolare, versare le conchiglie lavate e raschiate. Coprire e lasciare aprire tutti i molluschi a fuoco vivo, quindi cuocere ancora per 5 minuti a fuoco bassissimo. Sgusciare i molluschi e porli su condirli con una parte del loro sughetto, 7 6un / Wpiatto H Y M Ada R C Hportata, E guarnire con limone a fettine, prezzemolo tritato e servire freddo.


BUONE ECOPRATICHE d’estate Pneumatici “verdi” Estate, tempo di ferie e di partenze. Ecco allora che è sempre meglio scegliere pneumatici silenziosi – i cosiddetti pneumatici verdi o pneumatici energy – che, oltre a ridurre l’inquinamento acustico, limitano anche le emissioni di CO2. Questo perché incontrano minore attrito sull’asfalto e permettono persino di diminuire il consumo di benzina: il risparmio varia dal 5 all’8%. “L’eco cuccia” per Fido Per la salute e il benessere del nostro amatissimo amico a quattro zampe è bene scegliere una cuccia adeguata alle sue esigenze. Il “rifugio” più adatto dovrà essere in legno pesante (meglio evitare la plastica), sollevato da terra su piedini e privo di spifferi. Da un po’ di tempo si trovano cucce “ecologiche” con il tetto ricoperto da uno strato drenante e da un altro strato superficiale di terra su cui si possono far crescere erbe profumate. Questo tipo di cuccia offre molti vantaggi: oltre ad essere bella da vedere, ha il manto erboso che funge da rinfrescante in estate e da termoisolante in inverno. Pescando qua e là! Eucalipto contro le zanzare Piena di luce e colori, finalmente giunge l’estate. Stagione caratterizzata da notti calde, stellate e... talvolta insonni! Tutta colpa delle zanzare. Il loro ronzio non ci fa prendere sonno, per non parlare poi del timore di essere punti. Ma se chiudiamo porte e finestre, le alte temperature diventano davvero insopportabili... C’è però un rimedio semplice e tutto naturale. Basta procurarsi una piantina di eucalipto che, posta sul davanzale o sul balcone della camera da letto, ci restituirà sonni tranquilli: le zanzare, infatti, detestano il suo profumo!

L’oroscopo di Barbanera Ariete Concentrate la vostra attenzione soltanto sulle questioni che richiedono un intervento immediato. Per il momento, tutto il resto può attendere. Toro Quello che finora avevate considerato solo come un piacevole hobby potrebbe pian piano trasformarsi in una nuova opportunità lavorativa. Gemelli Sarete capaci di gestire una situazione molto delicata con la massima riservatezza dimostrando, una volta di più, la vostra serietà professionale.

Cancro Avete tutte le carte in regola perché i vostri progetti vadano a buon fine, ma aspettate un po’ prima di mettere nero su bianco. Grande slancio nei sentimenti.

Bilancia Vi si presenterà l’occasione giusta per mettere in luce le vostre capacità creative, anche se sarete costretti a rimandare alcune decisioni importanti.

Capricorno È arrivato il momento di gettare le basi per un rapporto più solido. Accantonate ogni timore e cominciate a edificare un’intesa serena e duratura.

Leone Avanzerete proposte innovative che porterete avanti con determinazione e sicurezza. Ancora single? Che sia la volta buona perché qualcuno vi faccia capitolare?

Scorpione Fare progetti insieme alla persona del cuore sta diventando sempre più divertente: farete volare la fantasia! Incontri piacevoli e flirt per i single.

Acquario Un imprevisto nell’ambiente lavorativo vi offre la possibilità di rimettervi in gioco. Intanto, giorno dopo giorno, il rapporto di coppia si fa più intenso.

Vergine I bersagli mancati invece di demotivarvi fungeranno da stimolo: cercherete di scoprire dov’è l’errore, ripartendo di gran carriera e più che mai motivati.

Sagittario Abbandonate ogni esitazione e, anzi, mostratevi intraprendenti. Avete tutti i numeri per fare bene, se non vi fermerete di fronte agli ostacoli.

Pesci Per evitare errori dovuti a ritmi troppo sostenuti, raddoppiate la concentrazione. Belle soddisfazioni in coppia: equilibrio perfetto tra passionalità e sentimento.

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SPIRITO ///

GIUGNO-LUGLIO EVENTS GIUGNO

- Dal 29 maggio all’11 giugno >> Le Marche ad Expo 2015 – Milano - 1 e 2 giugno >> il Ducato in un bicchiere - Urbino - 2 giugno >> Fiera Nazionale del Riuso – Pesaro - 2 giugno >> San Ginesio Segreta – San Ginesio - 2 giugno >> The Rainbow Run – Porto San Giorgio - 5 giugno >> Festival Vegetariano - Senigallia - 5, 6, 7 giugno >> 5° festival della carne bovina di razza marchigiana – Treia - 7 giugno >> Pallotta ‘800 – Caldarola - 7 giugno >> Senigallia Skating 2015 - Senigallia - 7 giugno >> Ancona Biofestival 2015 - Ancona - 10/14 giugno >> Pinocchio in festa – Ancona quartiere Pinocchio - 12, 13, 14 giugno >> Festival del gelato artigianale - Agugliano - 13, 14 giugno >> XXIX Fiera di San Vito – Monte San Vito - 20 giugno >> Lorenzo negli stadi tour 2015 – Stadio del Conero, Ancona - 20, 21 giugno >> Mercantino Antiquario – Ascoli Piceno - 26, 27, 28 giugno >> Scrivere Festival - Tolentino LUGLIO

- 3 luglio >> Castorano borgo aperto - Castorano - 3, 4, 5 luglio >> Strike up music festival - Tolentino - 4/6 luglio >> Senigallia in un clic – Senigallia - 10, 11, 12 luglio >> IX ed. Spilla Festival - Ancona - 11, 12 luglio >> La salsiccia nt’i canton - Monte Porzio

Le Marche ad Expo 2015 – Milano

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MARCHE EVENTS

Ancona Biofestival 2015 - Ancona

Senigallia in un clic – Senigallia

Strike up music festival - Tolentino

Pallotta ‘800 – Caldarola

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Per ulteriori informazioni rivolgersi ad abbonamenti@thetaedizioni.it o al numero di fax 071.92.51.001


episodio 7 Ideato da Theta Edizioni illustrazioni di THETA EDIZIONI

Andrea: “Cioè…capisci??? In Italia non sarebbe mai successo! Un colloquio di un’ora in cui non mi hanno chiesto da che università venivo, se avevo mai lavorato prima, che cosa mi aspettavo da questo lavoro. Zero aria fritta! Siamo andati dritto al punto: che cos’è l’Effetto Darwin e come pensi di applicarlo!” Chiara: “E’ bello sentirti così entusiasta! Almeno sappiamo che ne è valsa la pena…” Andrea: “Assolutamente sì amore! Ho una gran voglia di iniziare! Domani mattina alle 9 devo essere in ufficio. Mi presenteranno ad un team di ricercatori e tecnici ed insieme cominceremo a capire come sviluppare fattivamente la mia idea!”

L’inizio di una nuova avventura. Andrea stava per fare il primo passo della vita che aveva sempre voluto. O almeno di quella professionale. Certo, se avesse potuto rimanere in Italia, ieri sera avrebbe festeggiato con Chiara ed i suoi amici. Non avrebbe passato la serata a raccontare ad un pc con l’immagine e la voce metallica di Chiara dall’altra parte, le meravigliose sensazioni che provava, il colloquio e tutto quello che sperava lo aspettasse. Però, tutto sommato era felice. Lo era davvero e tanto.


Andrea: “Sono davvero felice di potervi presentare il mio progetto! O meglio, la mia teoria e di poter iniziare a studiare insieme a voi le implicazioni pratiche che l’Effetto Darwin potrà avere. Ci permetterà di migliorare in maniera sensibile la tecnologia che produciamo oggi e, ne sono convinto, anche di implementarne di nuova!”

Sono passati 6 mesi dall’ultima volta che ha visto Chiara. E quante cose sono cambiate! La vita di Andrea è cambiata! Non vede l’ora di portarla dentro la sua vita e farle vedere tutto quello che in così poco tempo ha costruito!

Andrea: “Eccoti finalmente!” Chiara: “Oddio quanto mi sei mancato…sembri diverso!” Andrea: “E’ tutto diverso! Quando inizi a toglierti il peso che ti da il pensare di non avere un futuro…vedi tutto con occhi diversi! Dai vieni, ti porto in azienda! Anzi, per dirla con precisione, ti porto a vedere la divisione che dirigo: l’Effetto Darwin!”.

to be continued...


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