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WHYMARCHE.COM Why Marche n.21 · Luglio / Agosto 2014 · Bimestrale · Anno V
che mare VUOI? Discovery
1
MARCHE
NIENTE TRUCCHI PER NOI!
LEGGEREZZA E SIMBOLISMO IN ARIA
ROSSINI EDITORIALE
\\\ EDITORIALE ///
L’ESTATE DI WHY MARCHE GAUDENZIO TAVONI
Il tour virtuale della nostra regione in questa estate anomala lo iniziamo dalla costa anconetana e precisamente da Camerano, dove fino al 18 ottobre nell’ambito di Caleidoscopio Festival sarà allestita l’inedita mostra Se dico aria. Ma Camerano è anche Parco del Conero, e a questo palcoscenico di rara bellezza abbiamo dedicato alcune pagine che raccolgono, tra l’altro, preziose indicazioni sui suoi percorsi accanto a scenari incantati del nostro mare. E che mare, pensando alle bandiere blu di alcuni comuni marchigiani, da Pesaro a San Benedetto del Tronto, protagoniste di una nuova puntata dei Percorsi di Why Marche. Dalla costa alle nostre splendide colline il passo è breve. Vi accompagneremo, quindi, a Fermo, Urbania e Pierosara, mentre faremo conoscere anche all’estero, grazie alle otto pagine in lingua inglese, splendidi luoghi come Casteltrosino, il Castello di Monte Varmine, San Ginesio e la baia di Portonovo, famosa per i suoi moscioli. Il nostro tour estivo proseguirà, poi, accompagnandovi presso alcuni protagonisti del Made in Marche: Nicola Paparini, famoso per i suoi gelati da boutique, Mauro Malatini, profumiere “su misura” in grado di preparare essenze personalizzate, e Design Italian Shoes, inedita piattaforma e-commerce legata al mondo calzaturiero creata da nostri corregionali. Ma un po’ di spazio l’abbiamo lasciato anche per un viaggio romantico, per rivivere le struggenti storie d’amore di Paolo e Francesca a Gradara, Piero e Sara a Pierosara e Gaspare e Celeste a Maiolati Spontini. Infine, approderemo a Senigallia, dove ascolteremo le “voci del porto” e andremo a conoscere il circuito moto-automobilistico che ha ospitato numerose gare tra il 1928 e il 1956. Insomma, un bell’itinerario che vi accompagnerà in questa seconda parte dell’estate, speriamo calda e assolata. Una estate calda ve la regaliamo, noi! Da tutta la redazione, buone vacanze
WHY MARCHE / 5
SOMM
\\\ PRIMO PIANO ///
\\\ AGORA ///
CLIO ZAMMATTEO
p.8
SE DICO ARIA
p.42
I PERCORSI DI WHY MARCHE
p.13
DI MARE IN MARE ANIMA ///
12 Per ognuna un motivo: scegli tu! 22 L’anima del mare 26 I sentieri del Conero 28 Storie d’amore e di Marche 30 Insieme, oltre la morte 32 La chiesa delle Mummie 34 Architetti romani
6 / WHY MARCHE
MENTE ///
36 Ricerca e’ conoscenza 38 All’estero per intraprendere 40 Il gelato in boutique 46 La nuova frontiera del ‘calzolà’ 48 Potere al consumatore 50 Una nuova storia per la Carbon
MARIO \\\ PERCHE’ ///
L’ALCHIMISTA
N° 21 - Luglio/Agosto 2014
www.whymarche.com
\\\ LAND OF MARCHE ///
p.56
Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni
Secrets and discoveries
REDAZIONE
p.61
Caporedattrice: Eleonora Baldi e.baldi@whymarche.com Responsabile di redazione Paola Solvi p.solvi@whymarche.com Responsabile Marketing Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com
LAND OF MARCHE This is a question that we hope will become a joyful and convinced exclamation: Because it’s the Marches! Uncovering the Marches region is a journey through details and discoveries that give us a deeper understanding of the region. It’s a detailed job and one that is very stimulating. We have places that can tell stories, hold secrets and give visitors experiences that stay will stay in their eyes and hearts like few others.
Direttore Artistico Silvio Pandurini s.pandurini@whymarche.com
EUROPE
Editor Andrea Cozzoni Stefania Cecconi Agnese Carnevali Francesco Gambini Paola Donatiello Alessandro Morbidelli Cinzia Pelagagge Chiara Poli Fabio Lo Savio
EUROPE
The best way to answer to the question “Why Marches?” is to show you the region in the next few pages and to make you want to substitute our photographs and words with your own experiences and memories. We attempt to take you on a journey off the beaten track and beyond what you will find written in guidebooks for you to truly see, discover and taste the Marches.
ITALY
Hanno collaborato Roberta Mangoni
MARCHE Pesaro
MARCHE
Traduzioni Faye Cardwell
ANCONA MACERATA
Concept: Theta Edizioni
FERMO ASCOLI PICENO
7 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE
SPIRITO ///
70 Imperativo per la forma 73 Innocenza perduta 76 Quando Senigallia rombava
p.80 E la storia CONTINUA…
www .thetaedizioni.it
edizioni info@thetaedizioni.it
Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Villa Poticcio 22 60022 Castelfidardo - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244 Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN) Abbonamenti: abbonamenti@whymarche.com
i precendenti episodi online su WHYMARCHE.com n.19 e n.20
Chiuso in redazione il 4 Agosto 2014
COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione
info@whymarche.com
di Eleonora Baldi
Non abbiamo bisogno di trucchi per essere belle! LEI E’ CLIO ZAMMATTEO \ \ \ A G O R A‘ / / /
bellunese, trasferitasi a New York, e conosciuta oggi da tutti come Clio Make Up. Ogni donna almeno una volta è entrata nel suo canale youtube, l’ha seguita in tv, ha spulciato nel suo blog per avere qualche consiglio di bellezza: la vanità è femmina! Simpatica, alla mano, curiosa, con Clio ci siamo fatti una piacevole chiacchierata, facendoci raccontare di lei e del suo viaggio nelle Marche…e se a dire che siamo belle è un’esperta di bellezza, il complimento è ancora più apprezzato!
E se a farcelo capire è ClioMakeUp, vero e proprio fenomeno della rete ed oggi truccatrice e personaggio affermato a livello internazionale, direi che possiamo fidarci!
Dice di se’…
Son sempre stata appassionata di trucco fin da piccola. Mi è sempre piaciuto truccare e truccarmi. Non ho mai pensato che sarebbe potuta diventare una professione; solo da grande, appena finito lo IED a Milano ho iniziato a credere che forse… Allo IED con me, in un altro corso, studiava anche Claudio, mio marito. Lui voleva venire a NY a studiare, io non sapevo esattamente cosa fare…non mi era piaciuto così tanto quello che avevo studiato. A 24 anni, non avevo chiaro cosa avrei voluto per il mio futuro professionale. Non volevo assolutamente chiedere aiuto ai miei genitori; anche grazie a Claudio ho cercato di indagare quali fossero veramente le mie passioni, cosa davvero avrei voluto fare, quali erano i miei talenti. Da lì è nata l’idea del trucco. A New York c’erano, ovviamente, un sacco di scuole valide…così siamo partiti! Inizialmente ho studiato l’inglese, perché parlavo solo italiano e tedesco. Mettermi subito a studiare make up senza neanche capire cosa mi stesse dicendo l’insegnante non avrebbe avuto senso. Dopo circa un anno quindi ho iniziato a studiare trucco. Contem-
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poraneamente scoppiava il boom dei video tutorial su youtube. Io ero appassionatissima, mi guardavo i tutorial di ragazze che già facevano dei ‘minicorsi’ di trucco in inglese. Insieme a mio marito abbiamo iniziato a pensare che io sarei potuta essere la prima a farlo in italiano: è così che è partita la scintilla dalla quale poi è nata ClioMakeUp! All’inizio non venivano visti tanto i miei video, anche perché in Italia si è arrivati circa un anno e mezzo dopo a questa tendenza. Nel frattempo comunque ho finito la scuola e, oltre ai miei lavori in esterna, mi dedicavo sempre di più ai tutorial e al mio canale you tube. Ormai sono quasi sei anni che è attivo ed è cresciuto tantissimo. Ora è la mia base, anche per trovare altri lavori, per creare collaborazioni. Grazie a questi video mi sono fatta conoscere e ho potuto estendere il mio portfolio. Oggi mi capita di lavorare anche in Italia, soprattutto durante la Fashion Week che faccio tutti gli anni, ma al momento sto espandendo la mia presenza digitale, nello specifico blog – blog.cliomakeup.com – e applicazione mobile: aperto da un anno, su idea di Claudio. Io non ci credevo tanto devo esser sincera: pensavo fosse qualcosa di vecchio. Invece mi sono resa conto che il blog è uno strumento molto più completo e facile da gestire. Mi son presa un anno per farlo crescere,
per diventare più forte sull’on line; nei due anni in cui ho fatto televisione, ho un po’ trascurato la rete. Ma siccome penso che questo sia il futuro, voglio concentrarmi su questo aspetto, dato che è un mio progetto personale”.
Magia dei social, abbiamo scoperto che sei stata nelle Marche in vacanza. E non potevamo farci scappare l’occasione di sentir raccontate le Marche da ClioMakeUp! Come mai hai deciso di ‘venirci a trovare’? “Mio marito rispetto agli altri anni aveva qualche giorno in più di vacanza rispetto alle canoniche due settimane estive che di solito usiamo per venire a trovare le nostre famiglie. Avendo una settimana in più a disposizione ci siamo ripromessi di visitare qualche luogo, sempre in Italia, che non avevamo ancora visto: non abbiamo mai tempo per girarla, ci siamo conosciuti a dopo un anno e mezzo siamo venuti a vivere in America. Abbiamo iniziato a pensare dove andare, con i nostri 4-5 giorni a disposizione. Quando ci siamo conosciuti, una delle prime cose che mio marito mi aveva detto era che il suo sogno era portarmi nelle Marche: da piccolo ci andava coi suoi genitori. Su un pezzo di carta mi aveva fatto un disegno con le colline, gli alberi, i Castelli e noi due nelle Marche. E’ rimasto un po’ un sogno nel cassetto per anni e abbiamo deciso di realizzarlo! Volevamo soggiornare in qualche agriturismo, per vivere in mezzo alla natura. Siam partiti senza sapere esattamente dove andare; lui c’era stato da piccolino, io proprio mai…ma mio marito mi aveva incuriosito tantissimo. Entrambi per esempio siamo appassionati de ‘Il trono di spade’: castelli, viuzze, ricordi del medioevo…ero davvero curiosa! E devo dire che sentirsi catapultati in un’altra era è stata una delle parti sensazioni più belle di questa vacanza. E’ una cosa che mi piace molto e mi ha ricordato anche Belluno, casa mia. L’aver vissuto quattro giorni in queste campagne bellissime poi mi ha anche riportata un po’ indietro nel tempo…”.
WHY MARCHE / 9
\ \ \ A G O R A‘ / / /
Che giro vi siete fatti e cosa ti è piaciuto di più?
“Il primo giorno abbiamo visto Urbino, la città ed il Palazzo Ducale. Il secondo giorno siamo stati alle Grotte di Frasassi; poi ci siam fatti un giro nei paesetti più piccoli dell’interno: Poggio San Romualdo, San Severino, Matelica, Camerino…l’unico rammarico è di aver potuto girare poco a piedi perché diluviava. L’ultimo giorno siamo stati almeno a vedere il mare, a Sirolo. Mentre giravamo per strada abbiamo visto un’insegna che indicava un parco, ma non quello più grande – il Parco del Conero ndr - ; c’erano gli scout che stavano iniziando una camminata e ci siamo aggiunti a loro. Abbiam fatto un’oretta e mezza di camminata: degli scorci bellissimi! Si vedeva la campagna, la montagna ed il mare. Per uno come mio marito, appassionato di foto, veramente un regalo! In tutta la vacanza comunque abbiamo fatto tantissime foto: dei paesaggi meravigliosi ed una luce fantastica”.
A volte ci accusano come marchigiani di avere una mentalità chiusa. Tu che vivi in una città cosmopolita e frenetica come New York, come ci hai trovati? “Personalmente, siamo stati davvero benissimo! Una delle cose che più ci è rimasta impressa è stata proprio la grande ospitalità. Sia quella dell’agriturismo, dove sono stati tutti carinissimi, sia in qualsiasi altro posto che abbiamo girato. A volte, invece che andare a mangiare al ristorante, ci siamo fermati in dei piccoli supermercati o negozietti di alimentari…tutti molto educati e gentili con noi. Io non ho visto questa chiusura, anzi l’opposto! Soprattutto il primo giorno ad Urbino per strada, tantissime ragazze mi hanno riconosciuto, ma sono state molto discrete, per niente invasive…molto carine! Abbiam fatto foto insieme, mi hanno raccontato delle cose e consigliato cosa poter vedere. Persone davvero molto piacevoli!”.
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Facciamo un po’ di gossip…come le hai viste truccate le ragazze marchigiane? Che consigli daresti loro? “Ho notato che le ragazze qui si truccano poco…direi che la marchigiana è un po’ timida per quanto riguarda il trucco! Una scena davvero simpatica te la posso raccontare. Siamo andati a mangiare in un ristorantino ad Urbino; un gruppo di ragazze mi hanno riconosciuto e tutte, quasi di nascosto, prima di venire lì a salutarmi si son messe il rossetto: sono arrivate tutte e quattro con lo stesso rossetto, probabilmente erano appena uscite da scuola e avranno pensato ‘per non fare brutta figura, almeno il rossetto mettiamolo!’. In generale sì ho visto che si truccano poco, quindi consiglierei un po’ più di colore: osate un pochino di più!”.
Da esperta della bellezza, consiglieresti una vacanza nelle Marche? “A me sono piaciute tantissimo! Le consiglierei perché qui c’è tutto!
A chi è appassionato di storia medievale, a chi è appassionato di mare, a chi è appassionato di campagna. Il mare purtroppo non ho potuto viverlo, ma solo vederlo così cristallino è stato bellissimo. Le campagne sono davvero rilassanti, soprattutto per chi vuole staccare un attimo dalla tecnologia, dalla routine delle grandi città…sono sia una bellezza per gli occhi che relax per l’anima. E poi le viuzze! Sono fantastiche! Non siamo riusciti a fare una passeggiata per Camerino perché pioveva davvero tantissimo, ma è stato quasi un viaggio nel tempo il nostro giro in macchina…quasi non sembrava reale! Con la macchina avevamo paura quasi di toccare le mura della città. Consiglierei a chiunque di farsi un giro almeno di due, tre giorni nelle Marche!”.
A proposito di incontri…quali sono le domande che più spesso le ragazze ti fanno? “Nonostante tutti i miei video, una delle domande più frequenti è quella sul
correttore: qual è quello migliore per le occhiaie, per i brufoli…le occhiaie per noi donne sono un incubo! Vero è che comunque è tutto molto soggettivo, i prodotti reagiscono in modo diverso rispetto alla pelle, quindi per quanto io possa suggerire i migliori, ci saranno sempre persone che non ci si troveranno bene. Per il 50% il trucco è test: io cerco di essere la migliore amica, quella che ti dice ‘ho provato questo prodotto, è una figata, devi provarlo!’. Poi mi chiedono molto trucchi da abbinare ai vestiti, specie per i matrimoni o le cerimonie. Anche sul blog infatti ho iniziato una rubrica dove metto a confronto gli outfit delle celebrity in modo tale che le ragazze possano prendere degli spunti. Anche perché trovo che in questo mondo, dove siamo bombardati dalle immagini, questi esempi siano il modo migliore per dare delle idee: se una persona vede, inizia a sperimentare!”.
WHY MARCHE / 11
I PERCORSI DI WHY MARCHE
e r a m n i e r a
Di m
di Eleonora Baldi Se la tanto agognata estate verrà finalmente a farci visita, se il sole riuscirà ad innalzarsi caldo e maestoso in mezzo ad un cielo senza nuvole, qui nelle nostre Marche abbiamo l’imbarazzo della scelta: spiagge e città di mare per tutti i gusti! Stessa spiaggia, stesso mare? Se vuoi…sì. Ma se ti piace cambiare, spostarti, passare dalla sabbia ai sassi e dall’acqua bassa a quella alta, le Marche possono essere il tuo parco dei divertimenti! Ben 180 chilometri di costa caratterizzano il nostro litorale, fatto di spiagge dalla sabbia dorata, ma anche di ghiaia o scoglio; baie pittoresche e raggiungibili solo a piedi, porti turistici e persino palme che offrono una rinfrescante ombra: abbiamo davvero tutto, basta sapere dove!
beach Tour
WHY MARCHE / 13
ANIMA ///
PESARO
E’ bandiera blu 2014. I suoi sette chilometri di costa si dividono tra stabilimenti balneari attrezzatissimi soprattutto per famiglie e bambini e spiaggia libera. La sabbia la fa da padrona qui e se avete paura dell’acqua non dovete preoccuparvi: è bassa per un lungo tratto, quindi potete passeggiare, giocare in acqua, sdraiarvi sulla battigia a prendere il sole. Come altre località marchigiane, anche la ‘Pesaro marina’ è abbracciata alle spalle da colline costiere: il Monte Ardizio a est sud est e il Monte San Bartolo a ovest-nord-ovest, che dà il proprio nome al Parco Naturale del Monte San Bartolo. Qui a Pesaro accade anche un fenomeno particolare, che vale la pena vedere: il sole tramonta sul mare! Non in tutta la costa, certamente, ma solo in un fazzoletto di terra che crea una specie di golfo per cui ad ovest, punto cardinale del tramonto appunto, ci si ritrova il mare e non gli Appennini!
FANO 14
E’ bandiera blu 2014. Cittadina viva e frizzante, in estate offre tante occasioni di divertimento ed appuntamenti che attirano molti turisti. Se volete alternare sabbia e sassi, acqua bassa e acqua alta, Fano è il posto giusto per voi: Lido da un lato e Sassonia dall’altro vi offrono in soluzione di continuità da nord a sud entrambe le alternative. Per chi non riesce poi a godersi il sole semplicemente sdraiato sul suo lettino o su uno scoglio, Fano offre una lunga pista ciclabile: 12 chilometri che la collegano a Pesaro. Il suo porto turistico, la Marina dei Cesari è molto attrezzato e durante l’estate tante sono le barche che attraccano qui / WHY MARCHE anche per andarsi a fare un giro nell’entroterra sempre molto apprezzato.
ANIMA ///
NUMANA
E’ Bandiera blu 2014. Offre uno scenario naturale davvero particolare, dato che il suo territorio è quasi totalmente ricompreso nel Parco del Conero. Numana Alta è caratteristica per il suo centro storico e per la vista che soprattutto in serata rimane nei cuori di chi si affaccia verso il mare; Numana Bassa è invece la zona del porto turistico, quella ‘marina’ in senso stretto. La Spiaggia dei Frati e la Spiaggiola sono le due chicche del territorio di Numana, molto amate sia dai turisti che dagli abitanti del luogo. La Spiaggia dei Frati soprattutto vi colpirà per la sua capacità di creare quasi una bolla, che vi protegge dal rumore del mondo esterno.
CIVITANOVA MARCHE E’ Bandiera blu 2014. Una località che ricalca un po’ le orme di Senigallia per il sud delle Marche; fino a qualche anno fa era il centro della movida nottambula estiva, oggi è più interessata da un turismo per famiglie, anche se alcuni locali storici proprio sul mare continuano a proporre serate davvero interessanti. Così come Fano, anche Civitanova offre la scelta tra sabbia e ghiaia, acqua bassa o più profonda: a nord l’arenile è ampio e sabbioso e l’acqua è poco profonda; il litorale sud, invece, presenta un arenile misto di sabbia e ghiaia ed acque più profonde. Per chi ama la bicicletta, sono tre le piste ciclabili: pista del Castellaro, pista del Chienti e una che collega i due lungomare, nord e sud.
I PERCORSI DI WHY MARCHE
SENIGALLIA E’ bandiera blu 2014. Conosciuta come la spiaggia di velluto marchigiana è stata protagonista della nostra dolce vita negli anni negli anni ’60: la Rotonda a mare è quella della celebre canzone di Fred Bongusto! E’ forse la città di mare che prima nelle Marche espresse la sua vocazione turistica, se pensiamo che qui il primo stabilimento è stato aperto a metà dell’800. Sicuramente è la località simbolo del turismo balneare Made in Marche, in grado di offrire anche tantissime cose da vedere grazie ad un centro storico davvero vivo che soprattutto con il Summer Jamboree diventa attrattore di tantissimi ragazzi, italiani e stranieri.
ANCONA
E’ bandiera blu 2014. Il capoluogo di regione può vantare tre spiagge davvero belle da vedere. In centro, assolutamente da non perdere è quella del Passetto con grandi scogli bianchi, tra i quali due sono i più famosi: la Seggiola del Papa e lo scoglio del Quadrato. Per gli amanti della natura e del trekking e dell’avventura, imperdibile è la spiaggia di Mezzavalle: una baia completamente immersa nel verde del Parco del Conero, tra Ancona e Portonovo. Per raggiungerla si possono percorrere a piedi alcuni sentieri; il più semplice è quello che si trova proprio in prossimità del parcheggio: 15 minuti e arriverete in luogo davvero incantevole!Un consiglio: evitate di scendere in ciabatte, molto meglio le scarpe da tennis! Altra meraviglia e forse la più conosciuta delle località marinare anconetane è Portonovo: un sogno ad occhi aperti! Sassi bianchissimi e arrotondati, il mare che sembra scontrarsi con i pendii del Conero, un’acqua cristallina…tutti gli ingredienti per abbandonarsi al relax e alla bellezza! Unica controindicazione sia per Mezzavalle che per Portonovo, la presenza di davvero tante persone. Meglio svegliarsi presto la mattina e raggiungerle quando c’è ancora calma per godersi la tranquillità e il romanticismo di questi posti incantati!
ANIMA ///
SIROLO E’ bandiera blu 2014. Questa è la vera perla dell’Adriatico! Davvero, nulla da invidiare alle decantate spiagge della Sardegna o del Salento. Un regalo che madre natura ci ha fatto e che va vissuto, esplorato, goduto. Sirolo è una cittadina tra l’altro davvero carina, i suoi vicoli ed il belvedere centrale della piazza completano l’idea di un posto dove è davvero piacevole farsi una vacanza anche solo di un weekend. Ma il mare qui la fa da padrona, con le sue tante calette. I Sassi Neri, San Michele, Spiaggia Urbani: ognuna di loro merita almeno una giornata!
LE DUE SORELLE 18
Una bellezza come questa merita un capitolo a parte! Raggiungibile un tempo attraverso un tortuoso sentiero chiamato Passo del Lupo a strapiombo sul mare, oggi alle Due Sorelle si arriva o in canoa per i più sportivi ed avventurosi, oppure via mare con imbarcazioni private – che però non possono attraccare ovviamente sulla costa ma rimanere a largo – o col traghetto che parte dal porto di Numana. Alle Due Sorelle la natura la fa da padrona: una lingua di sassi bianchi ed un mare da specchiarcisi, ma nessun bar, chioschetto, stabilimento balneare…e non è detto che sia un male! Questa località / WHY MARCHE prende il nome dai due scogli che si ergono davanti alla costa che sono appunto chiamati le Due Sorelle.
STELLA MARIS
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Capitanerie di porto Guardia Costiera
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ANDAR PER MARE 7
Ancona settembre 2014
advcreativi.com
CIRCOLI NAUTICI ANCONETANI
REGIONE MARCHE
ANIMA ///
PORTO POTENZA PICENA E’ Bandiera blu 2014. Forse tra tutte le località che vi stiamo raccontando, è quella più ‘giovane’ nel senso che solo negli ultimi periodi ha iniziato ad essere al centro dell’attenzione di un turismo più ampio, richiamato soprattutto dai davvero tanti servizi che questa zona è in grado di assicurare. Da un punto di naturalistico è interessante da visitare l’oasi dei laghetti di acqua salmastra che si trovano a ridosso del tratto nord della costa; mentre chi ama il turismo sportivo può approfittare di un centro sportivo con attrezzata marina per l’approdo di piccole imbarcazioni da diporto dove praticare vela e sport acquatici in genere.
PORTO SAN GIORGIO E’ bandiera blu 2014. E’ una delle località più conosciute delle Marche, da sempre qui arrivano turisti da varie parti del mondo, attirati anche dalla vivacità e dai tanti chalet che animano la vita notturna. La sabbia e l’acqua bassa la fanno da padrona, così come i tantissimi stabilimenti balneari tutti super attrezzati. Anche il porto turistico è un punto forte di Porto San Giorgio. Da qui, iniziano sul lungomare a vedersi le prime palme, anche se la vera particolarità è rappresentata dalle pavimentazioni ed illuminazioni, a cui fanno da suggestiva cornice le palazzine liberty.
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I PERCORSI DI WHY MARCHE
PEDASO E’ Bandiera Blu 2014. Consigliata soprattutto agli amanti delle immersioni e della pesca subacquea: certo, non è la Polinesia o Sharm El Sheik ma è ugualmente in grado di regalare belle emozioni grazie alle sue acque cristalline e alla flora e fauna marina. La spiaggia si estende per circa 2 km, interrotti dalla presenza di un grande scoglio, tra sabbia e ghiaia. Il centro è piccolo ma comunque piacevole da vivere.
LA RIVIERA DELLE PALME E’ così che è conosciuta l’ampia zona costiera che va da Cupra Marittima a San Benedetto del Tronto passando per Grottammare, tutte e tre Bandiere Blu 2014. E’ sicuramente la parte della costa marchigiana più ricca di attrattive, quella più fashion, quella dove da mattina a notte inoltrata c’è sempre qualcosa da fare. Cupra Marittima ha alcune caratteristiche particolari. Intanto, il tratto di spiaggia a nord chiamato Duma Marittima è interessante dal punto di vista della flora e la vegetazione delle spiagge; e poi c’è la Pineta, un’area protetta dalla Regione Marche, costituita da sabbie marine miste a ghiaia e ciottoli. Da Cupra Marittima a Grottammare si può arrivare anche percorrendo la lunga pista ciclabile che conduce direttamente a quella che spesso viene indicata come una delle cittadine più carine della nostra regione; se lasciate per un attimo la spiaggia e vi fate un giro anche a Grottammare alta, capirete in maniera immediata il perché! Ciò non toglie che anche la parte marina sia davvero molto bella e curata, con anche ampi spazi di verde, subito sopra la spiaggia, e ville liberty che danno quel tocco di nobiltà. La parte più a nord di Grottammare, quella della scogliera è davvero caratteristica sebbene il mare si sia purtroppo ‘mangiato’ gran parte della spiaggia. Il lungomare di San Benedetto del Tronto, è architettonicamente davvero particolare: ampi camminamenti, interrotti da aree verdi nelle quali fermarsi, sotto l’ombra di una palma, con fontane, giochi per bambini, W H Y simil MARCHE / giardini zen.
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di PAOLA DONATIELLO
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Le voci del porto di Senigallia
“…quando noi eravamo i ragazzi del porto” Se lo guardi non te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio... Tutto quell’infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia nella notte. Baricco, Oceano mare
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Il mare Adriatico
Il mare, luogo di speranze, ma anche di lutti e di tragedie, di battaglie e di pirati, era la risorsa da cui tradizionalmente traeva sostentamento tutta la città di Senigallia, ma in particolare le famiglie del quartiere limitrofo, detto Rione Porto. L’Adriatico prende il nome da Hadria, colonia etrusca tra l’Adige e il Po, ma fu chiamato dai romani, che lo raggiunsero a Sena Gallica nel terzo secolo a. C., mare superum, in contrapposizione con mare inferum, il Tirreno.
Il porto
Il porto era il luogo di incontro di genti di ogni provenienza e di ogni cultura, di partenze, dolorosi addii e felici ritorni, di scambio di merci e rifornimenti. Porto, terra ferma, ritorno a casa. Lo vedi da lontano il porto, anche nel cuore della notte, le sue luci danno speranza, anche nello spessore delle nebbie, ti avverte della sua presenza con il suono della sirena.
Il faro
La vista del faro, con la sua luce, punto di riferimento per la navigazione, rassicura l’uomo di mare che la terra vicina termina lo svolgersi infinito delle onde; guida rassicurante per i marinai che solcano le acque nella notte, come una stella artificiale.
Notte d’estate
La notte calma dell’estate illumina il mare al di là degli scogli in uno scintillio, come se il cielo si rispecchiasse nelle acque, riflettendo il suo manto stellare, ma non sono le stelle celesti, bensì le luci dei pazienti pescatori che nel cuore del buio, quando non si distingue più il confine tra cielo e mare e le tenebre avvolgono tutt’intorno, attendono sereni di tirare su le loro reti. Alle prime luci dell’alba il porto si popola, i pescherecci hanno ormai fatto
ritorno e attraccano sicuri; i pescatori lavorano pulendo le reti e sistemando il “bottino” della nottata, aspettando l’arrivo dei passanti che si fermano a comprare il pesce fresco: alici, sardine, sgombri, suri, triglie, seppie, sogliole, pannocchie, cefali, vongole, cozze.
Gli Amici Del Molo
La domenica mattina gli Amici del Molo, associazione nata nel 1982 come Fratellanza, si incontrano nel capannino sul molo di ponente tra il fiume Misa ed il Porto Canale, accolti dalla brezza marina, dalle onde e dai venti a cui sanno sempre dare il nome. Al loro interno ad uguale dignità vi è il marinaio, il pescatore, il facchino, il “pesciarolo”, chi lavora al porto o ai cantieri navali e chiunque ami passeggiare in spiaggia e sedersi ad osservare dalla darsena il mare che si apre all’infinito.
La gente del porto
Dai racconti della gente del porto, si può attingere ad un sapere profondo, sulla vita di un tempo, sulla città, sul mare e sull’oceano. Sono persone anziane e sagge che conoscono lingue straniere, tradizioni diverse, e che amano narrare di un mondo che non esiste più. Wilma Durpetti: “Siamo nati intorno alla fine degli anni 20 nel Rione Porto; qui non vivevano solo i poveretti, ma anche medici e avvocati, però prevalentemente il quartiere era abitato da pescatori. D’estate, quando questi rientravano dalla pesca, noi tutti, prima di vederli apparire all’angolo della strada, sentivamo il rumore che i loro zoccoli di legno facevano battendo sul selciato. Ognuno di loro, oltre all’immancabile cesto di pesce, teneva penzoloni per una chela un grosso granchio rosso, che si contorceva, dimenandosi disperatamente alla ricerca dell’acqua di mare, ma l’aspettava una pentola di acqua bollente dove sarebbe diventato, poi, di un rosa pallido”. La Tempesta: il mare ci guardava come le montagne Tacque; e, dato di piglio al gran tridente, Le nubi radunò, sconvolse l’acque, Tutte incitò di tutti i venti l’ire, E la terra di nuvoli coverse; Coverse il mar: notte di ciel giù scese. S’avventaro sul mar quasi in un groppo Ed Euro, e Noto, e il celebre Ponente, E Aquilon, che pruine aspre su l’ali Reca, ed immensi flutti innalza e volve. Odissea WHY MARCHE / 23
ANIMA ///
Uomini di mare
Rinaldo Rinaldi: “Finita la guerra, circa all’età di sedici anni, mi sono imbarcato per la prima volta su di un piroscafo inglese. Per quattro anni sono stato in mare in Argentina. Sono arrivato fino all’Antartide. Ho fatto Capo Horn tre o quattro volte, è micidiale! Ho pure fatto il viaggio dei 5 continenti, dove praticamente non si vede altro che acqua, cielo e mare. A 25 anni mi sono sposato e mi son messo a terra a fabbricare reti da pesca, sostituendo mio padre, ma avevo sempre la nostalgia del mare, di navigare. E pensi, ho costruito anche le barche ed ho avuto 4, 5 pescherecci, pur lavorando alle reti da pesca, proprio perché ero innamorato del mare ed ho continuato questa vita finché ho potuto: poi ho tramandato tutto ai miei figli”. Giorgio Pasquali: “Mio padre mi ha portato in mare all’età di 14 anni, perché non avevo voglia di studiare. Quando ho iniziato ad andare per mare, c’erano i pescatori filosofi, e dicevano: “mamma non piangere della mia triste sorte” quella del marinaio. Nel mio primo imbarco, io ero giovanotto di seconda, poco più in su del mozzo, ma al momento della tempesta io ero sempre in timoneria con il comandante. Quando ho attraversato le acque del nord America, il comandante mi ha detto “Giorgio alzati in piedi! Sono andato al consolato per te: da oggi non sei più giovanotto!”. Quindi prima di essere pescatore ero marinaio, ho navigato tutti i mari del mondo, tra aurora boreale e balene”. 24 / WHY MARCHE
Rinaldo Rinaldi: “Nella Guascogna, con un piroscafo italiano, siam passati con un mare che ci guardava come le montagne: dovevamo perdere la vita, era l’otto dicembre, la festa della Madonna, che da quella volta rispetto continuamente. Mi sono trovato fuori, sul bordo della nave, ed è arrivata un’ondata, poi mi sono trovato aggrappato alla ringhiera, quella volta è stato duro, vuol dire che non dovevo morire. Il mare ci guardava come le montagne quando arrivavamo, di notte poi, fa paura veramente! Non si è nulla di fronte al mare, neanche la grandezza di una nave non è nulla rispetto al mare mosso. C’è un gergo marinaresco che dice “Mezzo marinaio fa la Guascogna. Marinaio fatto, Capo Horn”. Ed io le ho fatte tutte e due”.
Quando noi eravamo i ragazzi del porto Wilma Durpetti: “Nella mia mente sono sempre rimasti i pescatori di un tempo e molti miei amici dei giochi infantili. Come una magia, ora se lo voglio, data la mia veneranda età, quando ci troviamo insieme nel capannino sul molo, mentre loro parlano del passato e del mare, io chiudo gli occhi, mi assento, cancello subito gli anni e mi sembra di ritrovarli fanciulli e giovani nella piazzetta della nostra infanzia”.
Il meteo di mare: detti storici I marinai si tramandavano di padre in figlio alcuni detti, molti relativi al meteo. Si tratta di proverbi tramandati da secoli dai nostri avi e che, la maggior parte delle volte, corrispondono al vero.
RICETTA DI MARE: IL BRODETTO Dalla voce di Giorgio Pasquali: il brodetto, vuol dire un po’ di tutto. Ci si mette un pesce di ogni specie, se lo vuoi cucinare prima cominci da quello più duro, poi piano piano quello sempre più delicato. Subito ci si mette la seppia, qualche conchiglia, i totani, il polipetto, la pannocchia, quelli vanno cucinati prima e fatti bollire a fuoco basso e per più tempo, poi si aggiunge il pescato più delicato, fino ad arrivare a quello che cuoce in due minuti.
Tempo che luc’ acqua produc’: quando il sole si infila in mezzo alle nubi, è quasi tutto nuvolo, però di qua e di là c’è un raggio di sole, presto piove. Quando una stella è vicino alla luna, il tempo fa fortuna. Per “fortuna” si intende: fortunale, cattivo tempo. Quando lampa il ponente, non lampa per niente! Fare attenzione ai lampi provenienti da ovest.
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Che
Una medaglia ha sempre due facce e quando, come in quest
Riviera del Conero: la Riviera del Conero possa vantare delle spiagge e degli scorci di costa da mille ed una notte, è il segreto di Pulcinella…e per fortuna! Quasi non serve far pubblicità alla bellezza di Sirolo o alla magia delle Due Sorelle: sanno parlare da sole e chi le incontra una volta, non può poi fare a meno di tornare. Assieme a Massimo Paolucci dell’Associazione Riviera del Conero ci siamo però chiesti: ma, se volessimo abbandonare sabbia, scoglie e mare per andare a fare una bella escursione, quali alternative avremmo? Il territorio del Parco del Conero infatti offre possibilità interessanti e per tutte le abilità anche da questo punto di vista. Quando si dice ‘turismo trasversale’ si intende proprio questo, la capacità di un luogo di accogliere il turista dandogli un ventaglio di scelte, per non farlo annoiare, per fargli vivere un’esperienza varia, per far si che al suo ritorno abbia tanto da raccontare.
Pronti, zaino in spalla e scarpe comode ai piedi? Partiamo alla scoperta di alcuni dei 18 sentieri proposti nella mappa, di difficoltà e durata diversi, che possono essere percorsi a piedi, a cavallo o in bici. Traversata del Conero (301)
Ambiente: il monte Conero in tutto il suo splendore, attraverso tutti i paesaggi più belli del parco, all’interno della zona di riserva naturale. Ottimi i punti panoramici sulla costa e sulla zona collinare interna ed appenninica. Vegetazione: bosco misto di caducifoglie (roverella, carpino nero, acero napoletano) macchia mediterranea termofila (leccio, corbezzolo), rimboschimenti (pino d’Aleppo, pino nero d’Austria, cipresso), ex coltivi. Nel sottobosco ricche fioriture di primule, ciclamini; abbondanza di pungitopo e presenza di orchidee. Osservazioni faunistiche: eccezionale presenza avifaunistica con passeriformi di bosco e di macchia (cincia mora, rampichino, crociere), picchio rosso maggiore. Pian Grande è un ottimo punto di osservazione durante il passo migratorio primaverile di uccelli rapaci (falco pecchiaiolo, falco cuculo, falco pescatore e biancone). Per quanto riguarda i mammiferi, qui vivono il tasso e la faina, tra i rettili frequente è l’incontro con il ramarro. Gli ex coltivi e le zone marginali del bosco sono gli ambienti preferiti dalle farfalle (cedronella, vanessa, atalanta).
Sentiero dei Sassi Neri (303)
Ambiente: pendici meridionali del monte Conero nella riserva naturale, sino all’ampia spiaggia ghiaiosa. Proseguendo la costa diventa rocciosa con numerosi scogli. Vegetazione: pinete di rimboschimento (pino d’Aleppo) e zone completamente incolte. Molto diffusa la ginestra mentre nella parte più prossima al mare troviamo la canna del Reno. Osservazioni faunistiche: passeriformi di macchia (ster-
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pazzolina, usignuolo di fiume), svernanti marini (svasso maggiore, cormorano), gabbiani reali e comuni.
Da Sirolo alla Spiaggia di San Michele (304)
Ambiente: falesia marnosa ed argillosa che dall’abitato di Sirolo scende con notevole pendenza al mare. Spiaggia ghiaiosa con barriere artificiali affioranti. Vegetazione: pineta di rimboschimento con presenza di specie arboree autoctone del Conero (leccio e roverella). Osservazioni faunistiche: tra gli uccelli è possibile osservare il fringuello, la cinciallegra, il cardellino, i gabbiani (reale e comune) lungo la spiaggia e, d’inverno, anche il cormorano.
Lo stradone di San Lorenzo (305)
Ambiente: solco vallivo profondamente inciso soprattutto nel tratto inferiore; scavato dall’azione erosiva del fosso e ferito in più punti dalle cave. Si trova all’interno della riserva naturale. Vegetazione: numerose macchie di rovo e stracciabrache, pineta di rimboschimento, macchia mediterranea termofila con netto predominio di leccio. I pianori di scavo e le zone di taglio delle cave sono ricchi di pini, ginepri e ginestre. Qualche rara pianta di corbezzolo. Osservazioni faunistiche: tra gli uccelli nidificanti troviamo lo zigolo nero, il codibugnolo e la cinciallegra; in zona cacciano lo sparviere ed il gheppio, mentre tra i rapaci notturni è’da segnalare I’assiolo.
Lo stradone di Sant’Andrea (306)
Ambiente: dolce rilievo collinare su cui sorgeva l’antico Castello di Massignano in un paesaggio agreste particolarmente armonico all’interno della riserva naturale. Vegetazione: siepi (marrica, rosa canina, prugnolo), seminativi (granturco, sorgo e girasole), vigneti, pineta di rimboschimento con abbondanza di leccio. Presenza di specie arboree legate alla vita contadina (acero campestre, olmo campestre, gelso, ailanto). Osservazioni faunistiche: passeriformi nidificanti di macchia (occhiocotto, capinera, usignolo, zigolo nero), buone
Informazioni dettagliate sulla percorribilità della sentieristica del parco, mappe, escursioni
esto caso, sono entrambe meravigliose c’è solo l’imbarazzo della scelta.
non solo mare!
le osservazioni sui rapaci diurni stanziali e di passo. Tra i rapaci notturni vi è da segnalare l’allocco, la civetta e I’assiolo. Tra i mammiferi vi è la presenza della volpe e della faina. Numerose le farfalle tra cui la vanessa atalanta e la vanessa pavone.
L’anello delle Grotte Romane (307)
Ambiente: pendici occidentali del monte Conero nella zona di riserva naturale. Vegetazione: ad eccezione di un piccolo appezzamento coltivato troviamo: pineta di rimboschimento in evoluzione spontanea verso il bosco con abbondanza di leccio. Nel sottobosco numerose specie erbacee ed arbustive (pungitopo, stracciabrache, ginepro, lentisco), nonchè piccole piante di
roverella. Osservazioni faunistiche: passeriformi di bosco nidificanti (cinciallegra, fringuello, ghiandaia). Tra i rapaci notturni vi è da segnalare I’assiolo. La cava nascosta è un ottimo posto per l’osservazione dei rapaci in
Sentiero dei Gigli (308)
Ambiente: pendici occidentali del Monte Conero, al di sopra dell’abitato del Poggio nella zona della riserva naturale. Il tratto iniziale è dominato da una grande cava che offre possibilità di interessanti osservazioni geologiche. Vegetazione: ex cave ricolonizzate da pini d’aleppo e ginestre, pineta di rimboschimento, bosco mesofilo comprendente specie sempreverdi e caducifoglie con dominanza di leccio e, soprattutto nelle zone più fresche, carpino nero. Nel sottobosco troviamo asparago spinoso, teucrio, orchidee e, nella stagione,
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molte specie fungine. Osservazioni faunistiche: tra gli uccelli di bosco troviamo il pettirosso, il fringuello, la cinciarella; nella zona si può osservare lo sparviere in caccia ed in primavera uccelli rapaci in migrazione volteggiare sul bosco del vallone.
Il sentiero del Trave (310)
Ambiente: falesia marnoso-arenacea nel tratto costiero a Nord del monte Conero nella riserva naturale, piccola spiaggia ghiaiosa delimitata dallo scoglio affiorante del.Trave. Punti panoramici. Vegetazione: nel tratto iniziale coltivi con esemplari di roverella, ginestra e canna del Reno per il resto del percorso. Osservazioni faunistiche: passeriformi nidificanti (cinciarella, capinera). Tra i mammiferi troviamo il tasso.
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Le Marche…
romantiche
Quali sono gli ingredienti tipici di un romanzo, un film, una storia d’amore? Lui e lei che si amano alla follia, peripezie varie che impediscono loro di vivere la favola romantica, colpi di scena che rendono difficoltoso il‘e vissero felici e contenti’e poi l’epilogo: i due che comunque rimangono insieme, per la vita o nella morte. Un canovaccio che per quanto possiamo recitare a memoria, ogni volta ci emoziona, ci tira dentro, ci colpisce al cuore. Perché in questo mondo fatto di apparenza, di corsa al denaro, di problemi su problemi, l’amore è ancora l’unica medicina, il motivo che ci fa sorridere, che ci fa sperare che ci sia qualcosa per cui lottare. Lo cerchiamo al cinema e nei libri. Ma anche nella storia; e quindi nei luoghi, nei paesaggi. Le Marche sono ricche di racconti di storia e d’amore, a metà tra la leggenda e la realtà. Intrighi e scandali hanno da sempre fatto parte delle corti ed essendo la nostra regione terra di passaggio e di lotta tra signori e signorie, davvero tante sono le storie che immaginiamo si siano consumate, tra le mura dei castelli. Di tante non avremo mai notizia, ma alcune sono state tramandate da poeti, scrittori, autori. Ve le ricordate? Proviamo a riviverle insieme, trovando così un’altra chiave per vivere le Marche e la loro bellezza.
Paolo e Francesca
Siamo a Gradara, ultimo baluardo a Nord della Marca. Qui la storia si intreccia con la letteratura, per mano del sommo Dante Alighieri che su Paolo e Francesca incentra buona parte del V Canto della Divina Commedia. I due amanti sono condannati alle pene dell’Inferno nel girone dei lussuriosi, perché il loro era peccaminoso: erano infatti cognati. La storia ci dice che dopo anni di conflitti, le due famiglie dei Polenta da Ravenna e dei Malatesta da Rimini decisero di mettere fine alle lotte con un matrimonio che unisse Francesca da Polenta a Gianciotto Malatesta: giovane e raffinata lei, vecchio e rozzo lui. A questo punto le tracce storiche si perdono: entra in scena Paolo Malatesta, bello e aitante fratello di Gianciotto, ma non si sa come né perché. L’unico dato certo è il duplice omicidio dei due amanti, anche se pure il luogo rimane incerto, alcuni ipotesi indicano il Castello di Gradara, altre la Rocca di Castelnuovo. Più affascinante e coinvolgente è la versione letteraria raccontata da Boccaccio. Qui si sostiene che per trarre in inganno Francesca il matrimonio fu celebrato per procura, con Paolo a presentarsi al posto di Gianciotto. Galeotto fu però l’incontro, perché tra i due scoppiò una passione inarrestabile, seppure anche Paolo fosse già sposato. 28 / WHY MARCHE
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Anche ora che non siamo più piccini, le favole esercitano sempre il loro fascino. Le storie d’amore struggente, totale, appassionato. E la nostra regione è la cornice ideale per racconti di questo tipo…
Piero e Sara
Gaspare e Celeste
Ci spostiamo al centro, a Genga, dove il castello oggi conosciuto come Pierosara, situato sul colle che domina a sud-est la Gola di Frasassi, è teatro della triste storia di Piero e Sara. Si narra che un feudatario del Castello di Rotorscio, il Conte di Rovellone, si innamorò di bella fanciulla di Rocca Petrosa, Sara. Lei però non ricambiava il sentimento, perché innamorata e promessa sposa di un altro castellano, Piero. Non potendo sopportare un no come risposta, il Conte s’introdusse con uomini armati a Rocca Petrosa e rapì Sara. Gli abitanti del luogo però, accortisi del crimine che si stava perpetrando, chiusero le porte di accesso alla Rocca e ingaggiarono una violenta lotta con il perfido nobile ed i suoi. Durante la rissa, il Conte, ormai prossimo alla sconfitta, brandì la scure per uccidere Sara; proprio mentre stava compiendo il folle gesto, Piero si avventò su di lui, ma nulla poté, anzi: la lama trafisse anche lui che cadde così, morto, accanto al corpo ormai senza vita della sua amata.
Dopo due storie d’amore tragico, arriviamo ad una d’amore vissuto, condiviso, pieno. E’ quella che ci porta a Maiolati Spontini, luogo di nascita del celeberrimo compositore Gaspare Spontini. A 37 anni, il 3 agosto del 1811, Spontini sposa a Parigi, dove era alla Corte di Napoleone, Maria Caterina Celeste Erard, figlia di Giovanni Battista e nipote di Sebastiano Erard, noti costruttori di arpe e pianoforti. Una donna dalle origini e dell’animo nobile, tanto da essere nelle grazie dell’Imperatrice Giuseppina. Celeste fu una figura fondamentale nella vita del compositore, pur rimanendo sempre dietro le quinte e lasciando a lui la scena principale. Alla sua amata, Spontini dedica la sua più grande opera composta a Berlino, quando Spontini lavorava per l’Imperatore Federico di Prussia, l’Agnes von Hohenstaufen, e le intitola un’ampia area di Maiolati Spontini che trasforma in un meraviglioso parco-giardino: il Parco Colle Celeste. Ad esso si accede varcando un grande cancello, dal quale, un lungo viale alberato, ci s’inoltra in un boschetto delimitato da una balconata: da qui si gode di uno stupendo panorama che va dalla vallata del fiume Esino fino al Mar Adriatico, circondati da alberi secolari e dai bambini che giocano indisturbati.
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Teatro di untragico amore e posto su un’altura che domina la
LA LEGGENDA La leggenda di Piero e Sara
Narra la leggenda che Castel Petroso, oggi Pierosara, fu teatro di un tragico amore. “In un tempo molto lontano, il conte di Ravellone, feudatario del Castello di Rotorscio, si invaghì di una bella e giovane fanciulla di nome Sara, che abitava a Castel Petroso. Ella era però innamorata e promessa già ad un altro giovane di nome Piero. Il conte, che non si rassegnava, decise di compiere un malvagio gesto e una notte, mentre tutti i castellani dormivano, si introdusse nel castello e tentò di rapire la povera fanciulla. Le urla di Sara destarono gli abitanti, che subito chiusero le porte del castello per evitare la fuga dei due, e iniziarono una battaglia sanguinosa contro il conte e i suoi cavalieri. Gli abitanti di Pierosara riuscirono ad avere la meglio e, costretto alla resa, il conte, pur di non lasciar andare la fanciulla, la uccise con il suo pugnale. A quel punto Piero accecato dal dolore e dall’ira aggredì l’uomo responsabile della morte della donna amata, ma il conte lo affrontò con una scure e lo colpì a morte . Il giovane cadde a terra e poco prima di spirare abbracciò per l’ultima volta la sua amata Sara. In ricordo di quel tragico amore Castel Petroso da quel giorno assunse il nome di Pierosara.”
valle, è situato nel cuore pulsante del parco Naturale Gola della Rossa e di Frasassi
Pierosara, il borgo medioevale sospeso tra leggenda e magia del paesaggio
cassero e la torre mozza a pianta quadrata. Il nucleo di Pierosara è un tipico agglomerato medievale con un tessuto edilizio fortificato caratterizzato da un doppio sistema difensivo, secondo il modello dei borghi murati, molto diffusi nell’area appenninica. L’ingresso all’interno delle mura è consentito da una prima porta, chiamata iauna catri, costruita ad arco a tutto sesto e volta interna a botte e da una seconda che conduce, attraverso una caratteristica scala, all’antico palazzo del feudatario. Nella parte più alta del borgo, su uno sperone di roccia calcarea, sorge la torre che domina la valle sottostante e che aveva funzioni difensive e di avvistamento. La torre alta quindici metri, in passato era dotata di merlature e risale all’XI secolo.
Da Castel Petroso a Pierosara: le origini
Sebbene i più romantici attribuiscano l’odierno nome del borgo medievale alla leggenda dei due innamorati, che se avesse fondamento storico si collocherebbe tra il 1100 e il 1200, in realtà questo assunse il nome di Pierosara solo nell’ottocento, dopo diverse modifiche attribuibili alla naturale evoluzione del lessico e alle influenze linguistiche dei tanti popoli che occuparono Pierosara nel corso dei secoli. Il nome originario Castel Petroso - Castrum Petrosum - deriverebbe dalla natura rocciosa del luogo, e mutò nel corso del tempo in Plerosaria, Plarosara e Perosara. Fu un importante castello medievale e, vista la privilegiata posizione che domina a nord-est la Gola della Rossa e a sud-ovest la Gola di Frasassi non c’è da stupirsi se il borgo di Pierosara fu struttura difensiva romana, poi roccaforte bizantina e infine gastaldato longobardo di confine. Dopo il periodo di dominio longobardo, Castel Petroso passò alle dipendenze dell’Abbazia di San Vittore, pur continuando ad attenersi alle leggi longobarde fino al XII secolo, e nel 1212 i monaci benedettini ne cedettero i diritti al Comune di Fabriano. Tuttavia Pierosara riuscì a mantenere una sua autonomia fino alla costituzione del Regno d’Italia: lo dimostra l’uso di un proprio sigillo a croce latina.
Pierosara oggi: il borgo medioevale
Posto su un colle roccioso a 394 metri sul livello del mare, oggi fa parte del comune di Genga nella provincia di Ancona. Pierosara conserva ancora intatte parte delle mura difensive, il
DI STEFANIA CECCONI
La magia del paesaggio
Passeggiando per Pierosara la storia e la leggenda fanno spazio al paesaggio, perché il panorama che si scopre non lascia spazio che alla contemplazione. Il paese infatti è nel cuore pulsante del Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi. Il verde della vegetazione, a contrasto della roccia rossa sulla quale Pierosara poggia, è prorompente e mette in una condizione di pace interiore. Domina il silenzio e il rumore della natura. Dall’alto le macchine che attraversano la strada statale 76 sembrano delle formiche silenziose. Il clima d’estate è gradevole e ventilato, perfetto per chi vuole scappare dall’afa della città. Pierosara inoltre, è uno dei luoghi da cui gli escursionisti più esperti possono intraprendere uno dei tanti sentieri presenti all’interno del Parco naturale. Infatti, dalla chiesetta posta appena fuori dal borgo è possibile imboccare il sentiero 117 che, incrociando il bivio che porta alla Grotta di Mezzogiorno, conduce al Foro degli Occhialoni, un vera e propria finestra dalla quale è possibile ammirare lo spettacolare panorama sottostante della Gola di Frasassi. Proseguendo sempre per questo sentiero si incontrano i Gradoni, delle scale incise su roccia che conducono ad una cresta a strapiombo sulla gola. Lo spettacolo è assicurato. WHY MARCHE / 31
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Chiedete della Cappella Cola di Urbania. Vi ritroverete nella Chiesa
Oggi è tutto documentato, tutto tracciato. Abbiamo i gps che ci seguono in ogni luogo. Una sorta di ‘grande fratello’ che controlla tutto ciò che facciamo. Ma nonostante ciò, quanti misteri irrisolti? Quante pagine della nostra storia alle quali ancora manca la frase finale? E pensate cosa poteva rimanere celato nell’oblio millenni fa, quando tutto o quasi era tramandato dalla tradizione orale e annotato solo da vista ed orecchie: se qualcuno c’era, potevi sapere. Altrimenti…la leggenda era l’unica risposta. Il tentativo di spiegare qualcosa che fino ad un certo punto era conosciuto e poi andava ad interpretazione. Così sono nate forse le storie più belle, quelle che hanno attraversato i secoli per arrivare fino a noi. Quando si entra nella Chiesa dei Morti di Urbania, già Cappella Cola fondata nel 1830, un brivido non manca di percorrere la schiena: uno spettacolo allo stesso tempo inquietante e fantastico si svela agli occhi. Diciotto teche conservano altrettanti corpi mummificati naturalmente, ognuno con la propria storia da raccontare, da immaginare, da completare. Solo alcune hanno un nome; le altre semplicemente portano i segni di un qualche tipo di morte che però poco ci dice della vita, chi erano quelle persone. 32 / WHY MARCHE
ANDIAMO CON ORDINE Prima di conoscere gli stralci di storia che queste mummie ci raccontano, scopriamo perché sono esposte in questa chiesa e come ci sono arrivate. L’editto napoleonico di Saint Cloud del 1804, stabiliva che dovessero essere istituiti i cimiteri extraurbani. Questo significava riesumare le salme che erano state sepolte per trasportarle al di fuori dei confini della città e ridare loro degna sepoltura. Nel cimitero della Cappella Cola a svolgere questo ingrato compito ci pensò la Confraternita della Buona Morte, fondata a Casteldurante nel 1567, sotto la protezione di S. Giovanni Decollato. Compito della Confraternita era provvedere al trasporto gratuito e alla sepoltura dei morti, specie degli indigenti, all’assistenza dei moribondi, alla registrazione dei defunti in uno speciale libro, alla distribuzione delle elemosine ai poveri. Durante la cerimonia funebre i “Fratelli” indossavano una veste bianca con cappuccio nero sul capo. Quando però i confratelli andarono a scavare nel terreno della Chiesa dei Morti, trovarono un’insolita sorpresa: i cadaveri erano conservati in stato di mummificazione naturale. Un processo che ha una spiegazione scientifica, è dovuto infatti ad una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri succhiandone gli umori, ma che comunque non mancò di destare stupore. E che ancora oggi richiama visitatori da molte parti d’Italia.
Dei Morti dove brivido e curiosità vanno a braccetto
Dove la vita finisce, inizia la leggenda
Quello che ancor di più colpisce poi è che se bene si guardano i corpi, alcuni sembrano avere degli arti che non gli appartengono. E probabilmente è davvero così. Scavando nel terreno della chiesa, i confratelli trovarono sì quindici mummie, ma anche un grosso numero di scheletri e arti sparsi, senza corpo. Alcune delle mummie erano senza cranio o senza un braccio; e per questo i confratelli, per dare conforto a questi corpi quanto meno in morte, provarono a ricostruirli.
15 i cadaveri mummificati dissotterratI Chi entra oggi nella Chiesa dei Morti, trova ad attenderlo 18 teche: le tre in più sono quella dell’allora Priore della Cappella Cola Vincenzo Piccini vestito con la tunica bianca e nera della cerimonia funebre, di sua moglie Maddalena Gatti, e del figlio morto di tumore. Se a questi tre corpi è stato facile dare un nome, lo stesso non è stato per le quindici mummie. Una risponde al nome del Lombardelli, detto Lunano, unico fornaio del paese e dunque personaggio piuttosto conosciuto. Due invece sono quelle dei canonici Mariano Muscinelli e Pierantonio Macci. Tutte le altre mummie, restano nel più totale anonimato. Questo però non significa che non abbiano delle storie da raccontare. Una a dir poco terrificante: un uomo seppellito vivo in stato di morte apparente. Oggi è fatto obbligo aspettare 48 ore prima
di dichiarare il decesso; tra il 600 e l’800 – questo approssimativamente il periodo al quale appartengono le mummie – non era affatto così però. Possiamo dunque immaginare, ed in realtà sono i segni sul corpo a raccontarcelo, che una volta seppellito l’uomo si sia svegliato, sentendosi mancare l’aria; se guarderete la mummia con attenzione potrete notare la rientranza dell’addome che testimonia appunto lo sforzo di riempirsi d’aria. E poi il rossore della pelle: vasi sanguigni e capillari, che dilatandosi si sono rotti facendo affiorare il sangue. E infine la gola è contratta ed una sorta di ghigno sul viso, quello che testimonia la follia che sopraggiunge. Anche le altre mummie comunque raccontano storie di sofferenza: una donna morta dopo un cesareo, una con un’anca lussata, un’altra rachitica ed un uomo morto di diabete. WHY MARCHE / 33
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Oggi laurearsi in Ingegneria è l’obiettivo di molti giovani: per di tramandare qualcosa ai posteri. C’è chi però c’è riuscito…
Le grandi opere Senza nulla togliere - e ci mancherebbe - ai percorsi di ateneo, forse a volte sarebbe più utile studiare anche con gli occhi e non soltanto sui libri. Perché diventa sempre più difficile riuscire a capire come oggi che abbiamo computer, calcolatrici, macchine in grado di simulare praticamente qualsiasi cosa, non siamo in grado di realizzare grandi opere, destinate a passare praticamente indenni i secoli, reggendo all’urto del tempo. E non c’è bisogno di arrivare fino, che so, in Egitto per rimanere estasiati dalle piramidi e neppure a Roma per godere della magnificenza del Colosseo. Anche qui nelle nostre Marche tanti sono i segni di un passato di costruttori gloriosi, di ingegneri in grado di immaginare e realizzare qualcosa di modernissimo per il loro tempo…e di farlo solo con il potere della mente! Siete mai stati a visitare le Cisterne Romane di Fermo? Ecco, un esempio della maestria dei costruttori romani e della loro grande lungimiranza. Le piscine epuratorie – questo un altro nome degli antichi resti - rappresentano un complesso archeologico di 2.200 metri quadri, situato sotto Via Paccarone e parzialmente sotto l’ex convento adiacente la Chiesa di San Domenico, nell’area occupata in epoca classica dal foro dell’antica città. Qualcosa di maestoso ed unico nelle Marche, che trasuda storia. Dall’esterno però la struttura non è visibile per-
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costruire qualcosa di grande, per provare a dare realtà al sogno anche senza laurea!
del passato ché sopra di essa nei secoli sono state costruite diverse abitazioni private. Per entrare a visitare le Cisterne, bisogna quindi passare da Via degli Aceti, in un passaggio realizzato in concomitanza con la costruzione del convento nel 1210. C’è anche un ulteriore ingresso, secondario, in Vicolo Chiuso, ma è usato solo come uscita di emergenza. L’unica scala di epoca romana è visibile solo dall’interno della struttura…insomma, dovete per forza entrare per godere di questo pezzo di storia antica. Circa la datazione dell’opera d’ingegneria civile, ci sono alcune ipotesi. La costruzione delle Cisterne infatti, risalente al I sec. d.C., è storicamente attribuita al grande Cesare Ottaviano Augusto; tuttavia il ritrovamento di un bollo laterizio con il timbro di un costruttore dell’epoca farebbe corrispondere la datazione al 40 d.C. Ma, che cosa rappresentavano dunque queste Cisterne Romane per il periodo nel quale furono costruite? Sicuramente qualcosa di estremamente importante: un’opera d’arte idraulica grazie alla quale si poteva provvedere all’approvvigionamento idrico della città e degli equipaggiamenti navali. In pratica le Cisterne di Fermo erano un grande serbatoio d’acqua potabile, che si articolava in trenta sale voltate, di cui addirittura tre erano in funzione fino a pochi anni fa. Per gli amanti dei dettagli ed i conoscitori delle tecniche antiche, esse furono realizzate con in opus caementicium e rivestimento impermeabile in opus signium. Ad oggi sono visibili i pozzetti di areazione, le tubature in piombo e i canali per la depurazione. Una curiosità! Se questa opera è da considerarsi maestosa per le sue grandi dimensioni, sempre a Fermo ma all’ingresso di Piazza del Popolo c’è una struttura simile, in miniatura potremmo quasi dire, che viene chiamata infatti Piccole Cisterne.
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Unicam punta su ricerca ed innovazione
utilizzo della conoscenza rappresentano un aspetto importante. L’elemento centrale per lo sviluppo del Paese è la qualità della competitività dei nostri prodotti, e in questo campo le Università ed i centri di ricerca hanno un ruolo centrale. Per competere nel mondo è necessaria la collaborazione tra atenei e centri di ricerca, che devono integrarsi, devono lavorare insieme, devono condividere i dati, deve esserci dunque massima interazione tra i saperi positivi. Quello di oggi è solo un primo passo per avviare una collaborazione strutturata tra i nostri due enti, anche in vista del programma europeo Horizon 2020, in cui l’innovazione è asse portante, e l’innovazione scaturisce solo dalla ricerca”. Come prima e concreta iniziativa in attuazione dell’accordo sarà
Firmato l’accordo tra l’Universita’ di Camerino e il CNR
IL
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Presidente del CNR Luigi Nicolais ed il Rettore Unicam Flavio Corradini hanno firmato nei giorni scorsi l’accordo tra l’Università di Camerino ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche, che prevede lo sviluppo di collaborazioni in partnership sia per lo svolgimento di attività di ricerca, sviluppo tecnologico ed innovazione che nell’ambito delle attività di didattica e formazione, nonché per l’erogazione di servizi a supporto delle attività di ricerca. “Siamo davvero molto soddisfatti – ha dichiarato il Rettore Corradini – di poter consolidare la collaborazione con ilCNR. Siamo sempre pronti ad avviare nuove collaborazioni e a potenziare quelle già esistenti con enti pubblici e privati che operano nel campo della ricerca, con l’obiettivo fondamentale di porre anche a servizio dello sviluppo del territorio l’innovazione e il trasferimento tecnologico”. “L’Europa – ha proseguito il Rettore - chiede ai territori di caratterizzarsi su temi specifici, le smart specialization, e di creare quelle masse critiche necessarie per essere competitivi a livello internazionale e poter accedere ai finanziamenti previsti in Horizon 2020 ed è questo uno degli obiettivi che insieme al CNR vogliamo raggiungere”. “Nel contesto economico attuale – ha dichiarato il Presidente del CNR, Luigi Nicolais – la conoscenza e la capacità di
istituita presso l’Università di Camerino una struttura di ricerca del CNR. Da tempo, Unicam ha una proficua collaborazione tra il gruppo di ricerca in Chimica organometallica coordinato dal Pro Rettore Vicario Claudio Pettinari e l’Istituto di Chimica dei Composti OrganoMetallici (ICCOM) del CNR, per progetti di ricerca sui nuovi materiali, innovativi ed ecosostenibili. Grazie a questo accordo verrà istituita presso la Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Ateneo camerte, una Unità di Ricerca Temporanea dell’ICCOM, proprio per poter proseguire con maggiore efficacia il lavoro avviato, in particolare sullo stoccaggio di idrogeno e metano. Unicam e CNR favoriranno la collaborazione reciproca in attività di ricerca, sviluppo e innovazione, attraverso la definizione di programmi di ricerca di medio termine e la messa a punto di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione oltre che lo studio e la sperimentazione di servizi innovativi per la valorizzazione dei risultati della ricerca, il trasferimento tecnologico ed il finanziamento di start-up innovative e la promozione, la creazione, la crescita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali. www.unicam.it comunicazione.relazioniesterne@unicam.it www.unicam.info
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Cronache
dal pianeta Erasmus per giovani imprenditori. È il nuovo progetto di scambio finanziato dall’Unione europea che consente ad imprenditori in erba, o aspiranti tali, di lavorare, in maniera retribuita, per un periodo massimo di tre mesi al fianco di un imprenditore esperto in un altro Paese d’Europa, e non solo. Insomma una formazione sul campo, alla ricerca di nuovi mercati, allo scoperta di come si fa impresa in altri Paesi, per la costruzione di nuove reti e partnership con aziende straniere. Uno scambio che è però vicendevole, perché l’imprenditore esperto, che ospita il giovane professionista, ha la possibilità di poter contare su una figura con elevata capacità innovativa, un profilo utile e magari non ancora presente nella propria azienda, a costo zero, perché a pagare il giovane è la UE. Un modo per introdurre nuove idee, energie e competenze nella propria realtà imprenditoriale, per farla crescere e dar vita a differenti business con il paese e l’azienda del giovane. L’Erasmus for young entrepreneurs è un programma europeo che nelle Marche vanta un “centro di contatto locale”. Una sorta di sportello che riceve le candidature dei nuovi imprenditori che vorrebbero partire, ma anche delle aziende marchigiane che vorrebbero ospitare il professionista straniero, le supervisiona, procedendo poi al matching. Nel suo ufficio di via Bianchi, a Confindustria Ancona, è Elisabetta Giromini a vagliare la qualità delle candidature e ad incrociare domanda ed offerta. È la prima volta, dal 2009, anno in cui fu lanciato in via sperimentale il progetto, che i ragazzi marchigiani possono contare su un desk informativo ed operativo a portata di mano, in grado di dar loro tutte le notizie indispensabili a preparare la partenza o l’arrivo in azienda. “Sono moltissime le domande che riceviamo dai giovani marchigiani che vogliono partire, molti con già un’attività imprenditoriale avviata, mentre vorremmo incrementare il numero degli imprenditori marchigiani ospitanti che guardano al programma ancora con un po’ di scetticismo” afferma Elisabetta Giromini. Ma quali sono i criteri necessari per partire? “Per quanto riguarda il giovane imprenditore, deve essere un professionista che oltre ad un’idea imprenditoriale abbia già sviluppato un business plan, preferibilmente in lingua inglese, unitamente ad un curriculum, questo obbligatoriamente in lingua inglese. Con questi documenti ci si può iscrivere al portale www.erasmus-entrepreneurs.eu
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DI AGNESE CARNEVALI
Morgan viene da Berlino ha 35 anni e lavora a Marotta in una società di co-working. Ci resterà qualche mese prima di tornare alla sua azienda di Berlino, che gestisce anch’essa uno spazio di co-working, ma più grande di quello di Marotta. Giulia è di Porto Sant’Elpidio dove ha fondato una società di web marketing. Presto partirà per la Croazia dove lavorerà per alcuni mesi in una galleria d’arte. Il gallerista che l’ha chiamata ha bisogno di un nuovo sito, lei spera così di poter ampliare i servizi tecnologici che già offre anche al settore culturale.
L’altro Erasmus
È DA TRENT’ANNI CHE
ed ha inizio il matching. In genere ci vogliono circa 2 mesi per far incontrare nuovo imprenditore ed azienda del Paese di destinazione. Poi si parte. Non sempre c’è, né deve esserci, corrispondenza tra settori di colui che parte e di colui che ospita, perché il valore aggiunto sta proprio nello scambio di cose diverse e nuove tra giovane e imprenditore ospitante. Non ci sono limiti di età per chi desidera partire”. Se i ragazzi che vogliono partire sono tanti, l’accoglienza riservata al progetto dagli imprenditori marchigiani affermati è stata freddina. Come superare l’ostacolo? “Credo che si debba far capire meglio agli imprenditori la grande opportunità che il programma offre. Soprattutto per i piccoli e micro imprenditori che sono interessati a quel determinato mercato estero o hanno bisogno di un determinato profilo per sviluppare una determinata cosa”. Partecipare ad uno scambio di questo genere cosa può significare per un imprenditore in erba? “Se hanno già un’impresa avviata sicuramente il programma può servire loro per ampliare il proprio raggio di azione, ma anche per trovare e curare nuovi contatti. Per chi ha un business plan valido, ma non ancora operativo, l’esperienza al fianco di un imprenditore affermato serve per acquisire nuove competenze di base e rendere più sostenibile il progetto imprenditoriale. Si tratta di un’esperienza sul campo del tutto diversa da un normale tirocinio o da altri programmi europei tipo il Leonardo”. Il periodo dei tre mesi di permanenza all’estero può essere svolto consecutivamente o frazionato in diverse settimane staccate le une dalle altre ed è retribuito dall’Europa con quote diverse a seconda del costo della vita del Paese di destinazione, si va dai 530 euro dell’Albania ai 1.100 della Norvegia.
SIA-
Imprenditori in erba ospiti di aziende affermate per scoprire i trucchi del mestiere e per mettere a disposizione la propria forza
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Qualità ed eccellenza sono aggettivi usati spesso L’ultima stella a brillare nel firmamento del Made in Marche in gi
Il gelato BUONO? Si compra Im
prenditoria, forza di volontà, idee chiare. Un prodotto di qualità, frutto di un lavoro totalmente artigianale, migliorato e sviluppato nel corso degli anni. Un sogno, che diventa progetto e poi realtà. Questi sono gli ingredienti della storia che ci ha raccontato Nicola Paparini, 38 anni di cui quindici dedicati al mondo del gelato. Un laboratorio artigianale inizialmente di 40 mq, oggi di 200 mq, nella zona industriale di Civitanova dalla quale è partita un’idea rivoluzionaria: perché non guardare al mercato estero del gelato, portando un prodotto di qualità, fatto con ingredienti esclusivamente marchigiani e tanta maestria? Una scommessa lanciata da Nicola 11 anni fa che oggi è diventata una realtà che la Francia ha riconosciuto come eccellente e che l’Europa inizia a guardare con interesse.
Come è iniziata la storia Quella delle boutique del Lanciato il progetto, quali della Paparini? gelato! sono i prossimi passi?
“La Paparini Gelati è nata 11 anni fa. Ero direttamente io a fare il gelato e mia madre mi aiutava curando la parte di rappresentanza. Inizialmente lavoravamo sul mercato locale con piccole forniture. Il gelato che facevo era davvero molto apprezzato e piano piano il marchio ed il prodotto hanno conquistato una posizione consolidata sul mercato nazionale… ma non solo! Dopo qualche tempo sono iniziate ad arrivare tramite internet le prime richieste dall’estero: il mio gelato piaceva e soprattutto dalla Francia c’era un interesse crescente. Così ho cominciato a pensare che guardare anche all’estero poteva essere una scelta intelligente. Certo prima dovevo capire bene come funzionava il mercato internazionale, quindi ho iniziato a partecipare ad alcune fiere, a stringere i primi contatti. Prendevo il treno per Parigi e poi giravo nelle zone della Provenza. Ho macinato tanti di quei chilometri…ma ho stretto legami, conosciuto persone e siglato i primi contatti. Quindi abbiamo iniziato a rifornire anche diversi clienti in Provenza…e man mano un’idea ambiziosa si 40 / WHY MARCHE
“Esattamente! Se il nostro gelato piaceva così tanto, perché non accelerare e creare un franchising di gelaterie a Marchio ‘Paparini’? In fondo soprattutto nella zona della Provenza siamo molto conosciuti ed apprezzati. Il nostro nome è sinonimo di qualità, di artigianato di eccellenza. La mia intuizione si è rivelata azzeccata tanto che abbiamo già aperto la prima boutique ad Avignone ed ora stiamo lavorando all’inaugurazione di altri punti vendita e corner in caffetterie di un certo livello, ai primi di agosto c’è stata un’altra apertura ad Nimes per esempio, merito anche di Agathe Vramant e del suo lavoro nello sviluppo del marchio sul mercato francese. Davvero un grande orgoglio! In questi anni mi sono creato una struttura di collaboratori in Francia che mi permette di essere presente al 100% per i miei clienti: 2 agenti, un consulente commercialista che affianca chi vuole entrare in franchising, un architetto. Proponendo il marchio Paparini gelato artigianale mi sono messo in gioco in prima persona…e sono contento di averlo fatto!”.
“A gennaio sarò presente in Francia a Lione alla Biennale Internazionale dell’Alimentazione, fiera di grande importanza dove porterò il format delle boutique Paparini e tutti i miei partner marchigiani. Sarà un grande trampolino di lancio. Per il 2015-2016 prevedo una ulteriore crescita, in altri Paesi europei nei quali ci stiamo già muovendo come Portogallo ed Inghilterra. Il mio non è un prodotto da prezzo, è costoso, quindi non saranno mai i grandi volumi il nostro obiettivo. Ma è stata un scelta: non voglio aumentare il volume per poi essere costretto ad abbassare la qualità del prodotto. Dietro al gelato Paparini c’è tanto lavoro: in industria, con un’ora fai 100 vaschette; in un laboratorio artigianale ne fai 10. Ma è proprio questa la differenza che voglio mantenere perché è quella che ha fatto la differenza! Il gelato venduto all’estero spesso è industriale; io invece ho voluto portare il gelato della piccola gelateria di quartiere, quello artigianale. E quando i clienti lo assaggiano capiscono l’enorme differenza”.
per i prodotti italiani all’estero. ro per il mondo è quella del gelato Paparini
ra in boutique!
Quando si dice ‘azienda di famiglia’, spesso significa solo che al suo interno lavorano persone legate da parentela. Nel caso della Paparini il concetto è molto più ampio: a prescindere dai legami di sangue, c’è un profondo affetto e stima reciproca che lega chi qui lavora. Ed è per questo che Nicola Paparini ha voluto che fossero presenti oltre al suo anche i nomi di tutto lo staff della Paparini, a partire dal papà Giacomo, dalla mamma Marisa Tesei e dalla sorella Rosa: senza il loro aiuto e supporto, ci dice, non sarebbe arrivato fin qui. E poi tutti i dipendenti e collaboratori: Agathe Vramant, Paola Arcadipane, Simone Capece, Gloria Galiè, Andrea Franchi, Olga Dzhurinska, Stefania Cipolletta, lo Studio Mochi Zallocco, Mauro Forresi, l’azienda San Michele Arcangelo di Corridonia con la quale collaborano per l’acquisto della frutta biologica e l’associazione Pars di Monte San Giusto, cooperativa sociale per il recupero di minori, tossicodipendenti e dipendenti dal gioco d’azzardo impiegati nella cooperativa Agricola biologica.
Ecco, la differenza. Che cosa secondo te ha permesso al tuo gelato e al tuo marchio di arrivare in boutique? “Per prima cosa la qualità del gelato: quella delle materie prime e quella del processo artigianale. Per farti capire, per fare un gelato alla nocciola, l’industria utilizza per il 90% aromi e per il 10% pasta di nocciola. Io utilizzo pasta di nocciola pura al 100%. La frutta che utilizziamo noi è biologica, l’operatore la frulla personalmente e poi la inserisce nella macchina che la lavora; nell’industria sono utilizzati solo aromi. La produzione industriale è a ciclo continuo e totalmente meccanizzata. Qui l’operatore segue tutto il processo e alla fine inserisce il gelato in vaschetta una ad una. E questo vale per tutti gli oltre 40 gusti che produciamo. E poi, c’è la qualità del nostro servizio: noi siamo presenti allo stesso modo sia per il cliente di Loro Piceno che per quello di Avignone. Diamo un’assistenza a 360° che comprende anche la formazione: prima di aprire le boutique ma anche i corner, il personale viene formato da nostri addetti che stanno due giorni in negozio, spiegano come lavorare il gelato, come preparare le coppe, cosa rispondere alle domande del cliente. Quindi, se è vero che il prodotto mette d’accordo tutti, lo è anche che il servizio che diamo completa l’opera!”.
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SE DICO ARIA
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Il respir
Che cos’è la bellezza? Difficile riuscire a dare una risposta che metta tutti d’accordo, che esprima ciò che ognuno di noi pensa in maniera univoca. Forse è proprio questo a rendere la bellezza così inspiegabilmente indispensabile, che si origina dentro di noi e diventa arte
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o dell’anima
di ELEONORA BALDI
Le
Marche sono una terra colorata da tante sfumature, motivo per il quale è ancora più difficile dare una sola definizione di bellezza. Si provi a chiedere a ogni marchigiano cos’è la cosa più bella della sua regione e otterremo forse 1.553.138 di risposte differenti. Perché noi marchigiani siamo così: la bellezza fa parte del DNA di questa terra, tanto a volte da non riuscire neanche a vederla per quanto ne siamo abbagliati. Così, a volte accade che, a ricordarci qualche accezione ulteriore di bellezza, o a farci notare le molteplici potenzialità della nostra terra, è qualcuno che viene da fuori e che qui nelle Marche è capitato per potenziare il bello e per aggiungere qualche altra sfumatura a questo quadro meraviglioso nel quale abbiamo la fortuna di abitare. Bellezza … sfumature … quadro, tre parole che, se riflettiamo un attimo, hanno qualcosa in comune: sono spesso riferite al mondo dell’arte. Quell’arte che scorre nelle vene delle Marche, per la quale siamo conosciuti ed ammirati nel mondo, dai Bronzi di Cartoceto, alla Basilica di Loreto. Antonio D’Amico è uno storico dell’arte, un curatore di mostre, ed ama la nostra terra che frequenta da diversi anni, e l’anno scorso è ritornato, chiamato dal suo ‘mentore’Vittorio Sgarbi, per lavorare alla grande mostra di Osimo, Da Rubens a Maratta, occupandosi della sezione di Camerano. Gli incontri non sono mai casuali. Infatti, fra questo eclettico uomo d’arte, siciliano di nascita ma che attraversa praticamente tutto lo stivale seguendo la scia della bellezza, e Gabriele Santini insieme a Edoardo Granini, giovani imprenditori di 169design, è nato un fitto dialogo prolifico che ha portato quest’anno alla prima edizione di “Caleidoscopio Festival delle Arti a Camerano”; un evento che ha promosso l’arte diffusa in città, attraversando tanti secoli di storia, arte e identità. Dalle grotte ipogee, al Seicento con Carlo Maratti, al Novecento con Qui-
rino Ruggeri, fino al contemporaneo. E già, il contemporaneo. La capisci tu l’arte contemporanea? Per un qualche strano motivo, ci sembra che sia qualcosa di complicato, di lontano da noi, di troppo fuori dalle righe per essere compreso. Specie per noi marchigiani che i piedi li abbiamo ben saldi a terra. Ma questa volta credetemi, vale la pena di lasciarsi fluttuare un po’ e di farsi trasportare quasi su un universo parallelo, quello che si crea magicamente quando si varca la soglia della Chiesa di San Francesco a Camerano e si entra nelle dimensione di ‘Se dico Aria’. E’ questo il titolo di una mostra senza precedenti per la nostra regione, qualcosa di unico e che permette alle Marche di aprirsi al mondo, ospitando e attraendo gente proveniente da Paesi tanto lontani da noi, ma che sappiamo attrarre come una
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SE DICO ARIA
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#2
calamita. Per anni siamo rimasti chiusi in noi stessi, a rimirare la nostra bellezza, senza comunicarla agli altri. Uomini, idee, eventi come questi ci danno oggi la possibilità di respirare un’aria nuova e di farlo a pieni polmoni: le Marche amano l’arte e attraverso di essa possono aprirsi al mondo! E ‘Se dico Aria’ è proprio l’espressione perfetta di quanto la nostra regione ricca di storia e di tradizioni, sia anche in grado di dialogare con il nuovo. Il titolo della mostra nasconde una domanda che il curatore ha idealmente sognato di rivolgere a tutti, ‘Se dico aria, tu dici …?’, perché tutti viviamo d’aria, un elemento impalpabile, trasparente, intangibile, forse l’unico trascendente e immanente al tempo stesso; grazie all’aria che respiriamo siamo vivi e possiamo godere di tutto il bello che ci circonda. Entrando nella Chiesa di San Francesco, vi verrà naturale dare la vostra risposta, mentre vi incanterete a guardare le installazioni sospese di Marcello Chiarenza, Chris Gilmour, Angela Glajcar, Kaori Miyayama, Gianluca Quaglia e Medhat Shafik. Sei artisti internazionali – due italiani, un inglese, una tedesca, una giapponese ed un egiziano – abituati a calcare i palcoscenici dei grandi musei del mondo che hanno accettato di venire qui, nelle Marche, a Camerano, per dare libera interpretazione alla leggerezza e all’incanto. Visitando la mostra lascerete respirare la vostra anima, farete parlare la bellezza e sarete portati in alto dalla leggerezza dell’aria.
Tre domande ad Antonio D’Amico Perché hai scelto la chiesa di San Francesco come location di ‘Se dico Aria’? “Lo scorso anno in occasione della mostra Da Rubens a Maratta, Vittorio Sgarbi insieme a Liana Lippi mi chiesero di occuparmi della piccola sezione di Camerano. Con grande entusiasmo sono venuto qui ed ho conosciuto l’Assessore alla cultura che mi ha fatto visitare con orgoglio questa cittadina. Per uno storico dell’arte che studia arte marchigiana, è stata una grande emozione conoscere da vicino il borgo che ha dato i natali a Carlo Maratti, uno degli artisti più significativi di fine ‘600. Dopo aver visitato le grotte, la chiesa di Santa Faustina e la parrocchiale, di ritorno dalla chiesetta in cui è nato il Maratti, mi ha colpito il bel campanile della chiesa di San Francesco che domina il paesaggio; entrati in chiesa sono rimasto affascinato e ancor di più salendo lassù. Affacciandosi si domina una vista incantevole e ho subito percepito l’aria sul viso, una carezza quasi, ed ho capito cosa vuol dire Dio, cosa vuol dire creato, cosa vuol dire luce, sole, amore per la semplicità, per le piccole cose: una vera teofania, come se avessi avuto una visione sacra del creato. Mi sono innamorato di quel paesaggio che vedevo e mi sono detto che avrei voluto fare qualcosa dentro quella chiesa, anche se non sapevo cosa. E’ passato poi tanto tempo e questa 44 / WHY MARCHE
idea è rimasta lì, sospesa. A Natale di quest’anno ho rivisto una carissima amica Serena Cassissa, storica dell’arte e gallerista, e durante una cena le ho raccontato questa emozione. Lei mi ha guardato e mi ha detto ‘beh, perfetto! Lavoriamo insieme ad una mostra sull’aria!’. E da qui è partita un’avventura, che mi ha portato a pensare ad una mostra diversa, di installazioni. Davvero una pazzia, farlo qui a Camerano, in una cittadina piccolissima, patria di Maratti. Quindi, se dico Aria io dico libertà, emozione, abbattimento delle barriere, dei limiti, desiderio di sconfinare, di andare oltre. Per me aria vuol dire dialogo, abbraccio, senso di accoglienza. Ed è questo lo spirito della mostra”. Perché questi sei artisti? “Prima di tutto, questi sei artisti sono in grado di produrre con la loro arte un momento di riflessione per se stessi e per gli altri: e questo per me è arte. Se questa mostra riesce a far scoprire una piccola parte di se stessi agli altri è per me già un grande obiettivo raggiunto. Ci tengo a dire una cosa importante a questo proposito: io non ho chiesto agli artisti di elaborare il tema e realizzare un’opera. Ho cercato artisti ai quali il concetto di aria appartenesse già. I sei lavori che vedrete sono venuti fuori dal dialogo con i vari artisti e da un linguaggio che tutti loro portano avanti da
tanti anni. Questa non è una mostra a tema, bensì questi artisti identificano l’aria col dna del loro lavoro. Marcello Chiarenza, Chris Gilmour, Angela Glajcar, Kaori Miyayama, Gianluca Quaglia e Medhat Shafik sono gli artisti perfetti per ‘Se dico Aria’ ”. Perché non perdere ‘Se dico Aria’? “Intanto perché non si è mai visto nelle Marche che all’interno di una chiesa settecentesca si faccia una mostra con tutte installazioni aeree. E poi, se è vero che l’arte ci deve stupire… questa mostra lo farà sicuramente! L’idea che non ci siano dipinti, sculture, video, niente di tutto quello che siamo abituati a vedere in una mostra, è imperdibile! Forse non ricapiterà mai più di vedere a Camerano una suggestione come questa. Abbandonate un minuto la spiaggia e venite a guardare con i vostri occhi!”
GLI ARTISTI KAORI MIYAYAMA Le radici del cielo
Dal Giappone, quest’artista buddista animista, fa della trasparenza l’incontro tra la terra e il cielo, pensando che il vuoto, lo spazio che c’è tra la terra, le sue radici e il cielo sia vissuto a pieni polmoni dall’uomo: L’Aria è l’uomo, con il suo vissuto e le sue ideologie. Arte come apertura totale.
GIANLUCA QUAGLIA Da lontano ma vicino
Ha ritagliato con ossessiva precisione oltre 300 poster con un paesaggio di montagna, lasciando il cielo, per farlo diventare perimetro della sala e trasformando la montagna in tante rocce che invadono il pavimento della sacrestia: sono spariti i limiti. E’ il superamento del limite, il desiderio di saperli riconoscere, dargli un nome e sconfinarli. Lo sconfinamento dei limiti.
MEDHAT SHAFIK Le città sospese
L’arte non ha bisogno di parole, di spiegazioni. L’arte deve far sognare, far riflettere ed allo stesso tempo elevare il nostro io e quindi, per chi ci crede, l’anima. E’ il respiro, l’elevazione dell’anima e della persona. L’abbraccio.
ANGELA GLAJCAR Terforation
Guardare l’esterno per scoprire chi siamo veramente. Prendere dei fogli di carta e strapparli da dentro, creando delle viscere, dei cunicoli, qualcosa che permetta ad ognuno di guardare dentro, quasi un tunnel. Una sorta di microscopio che guarda il proprio passato. Introspezione.
MARCELLO CHIARENZA La pesca delle stelle
Un artista che non fa altro che sognare, vivere di fantasia e di emozione. E’ l’artista della piazza, quello che non ha una fissa dimora, quello che incontra i bambini, che scrive le fiabe e poi le porta in teatro. Porta un cielo pieno di stelle all’interno di una chiesa e ci fa immaginare di pescarle. Il cappellaio magico.
CHRIS GILMOUR Piano Stanway, Airplane model (Messerschmitt Bf 109), Airplane model (supermarine spitfire).
E’ un artista che elabora in scala reale tutti gli oggetti che ci possono circondare nel quotidiano, che hanno una pesantezza. La sua meravigliosa follia è quella di soppesare le cose, trasformando i pesi. Innesca la curiosità di capire quanto può pesare un corpo. Guardando la sua arte capiamo quanto spesso i nostri pesi possiamo portarli con più leggerezza. Leggerezza e curiosità.
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Nasce DIS: la scarpa da uomo diventa personalizzata
Per te e solo per te? Il
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settore calzaturiero è un’eccellenza del tessuto produttivo marchigiano perché costituito da moltissimi piccoli artigiani che realizzano prodotti di altissima qualità ma che hanno difficoltà nell’internazionalizzazione e nella creazione di un brand con un fashion appeal. Valorizzare l’artigianalità ed innovare un settore tradizionale come quello della calzatura classica da uomo Made in Italy, è stata alla base dell’intuizione iniziale del team che, provenendo da esperienze diverse, ha affinato l’idea di business unendo le competenze per arrivare a creare DIS. DIS è l’acronimo di Design Italian Shoes ed è una piattaforma e-commerce, on-line solo da pochi giorni, che permette all’utente di creare una scarpa classica da uomo personalizzata 100% Made in Italy. “La nostra idea – dice Andrea Carpineti, 32 anni, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Management dell’Università Politecnica delle Marche, esperta in strategia, business plan e HR, e il CEO di DIS che sta già attirando l’interesse di investitori internazionali - è che l’utente/acquirente diventi designer per un
giorno, realizzando il proprio paio di scarpe secondo lo stile che predilige. Tramite il configuratore 3D disponibile sul sito www.designitalianshoes.com è possibile scegliere fra 9 differenti modelli di calzature da uomo, personalizzando la scarpa in ogni parte, selezionando il materiale con cui verrà realizzata, il colore, gli occhielli, i lacci, la fodera e persino il tipo di suola, dando vita ad oltre 5 milioni di diverse combinazioni possibili. Terminata la configurazione e completato l’ordine, comincia la fase di realizzazione curata dai maestri artigiani. Entro 4 settimane dall’ordine, il cliente riceve a casa la propria scarpa senza costi di spedizione. Da qui non resta che indossare le proprie calzature. Il nostro claim è: Be Different, Be Yourself, proprio perché riteniamo che distinguendosi si esprima meglio la propria personalità”. Dopo una minuziosa ricerca, sono stati individuati una serie di artigiani che garantissero qualità del prodotto, flessibilità di produzione e disponibilità ad innovarsi, digitalizzando tutta la loro esperienza. “Senza il loro sapere - insiste Carpineti - senza la capacità di adattarsi ogni giorno ad una
Be Different,
DI FABIO LO SAVIO nuova proposta creativa che viene dal singolo cliente, DIS non sarebbe potuta nascere”. L’idea è poi stata condivisa ed affinata grazie al contributo fondamentale di Francesco Carpineti, che lavora da anni nel settore delle calzature di lusso da uomo, tutte rigorosamente Made in Italy, e di Michele Luconi, presidente di e-xtrategy s.r.l, internet company con sede a Monsano, esperto di digital strategy e startup. “Dall’intuizione iniziale, abbiamo lavorato per affinare la nostra idea di business unendo le nostre competenze”. DIS è almeno fino al mese di settembre fruibile solo on-line perché poi il servizio sarà testato anche offline, in negozi di abbigliamento per uomo, abiti da cerimonia e sartorie selezionate dove sarà possibile vivere un’esperienza d’acquisto completa. Il cliente potrà infatti scegliere e toccare con mano il pellame, provare la calzata e vedere in tempo reale su un tablet la scarpa che più si addice al proprio stile ed alla propria personalità. “Puntiamo - conclude Carpineti - a coloro (non necessariamente italiani) che vogliono una scarpa unica, realizzata esclusivamente per loro, che riesca ad esprimere tutto il proprio stile e la propria personalità ed in particolare il business man, che vuole un prodotto di qualità e che vuole anche distinguersi esprimendo la propria personalità; lo sposo, che nel giorno più bello cerca un prodotto elegante ed impeccabile sotto ogni punto di vista; il “viveur”, cioè colui che ama la mondanità e la moda trendy, facendosi notare anche nei contesti più tradizionali”.
Primi approcci sul mercato Prima di affrontare il mercato DIS ha già partecipato ad una serie di start-up competition e selezioni varie ottenendo risultati incoraggianti. La presentazione è avvenuta alla SMAU di Firenze. DIS è finalista del premio IW Bank Digital Tour, è stata invitata allo Startupper Day dello YFF di Ancona e candidata a Unicredit Start Lab, è stata selezionata per l’Expo delle Startup di Milano. Candidata al concorso e-capital 2014 ed al Premio Gaetano Marzotto, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.
Le prossime mosse: Gli sviluppi di DIS sono molteplici. Dal 2015 i fondatori contano di proporre il servizio di personalizzazione anche sugli accessori da uomo come cinture e portafogli, e di creare un analogo servizio anche per le calzature da donna. DIS non teme la concorrenza di alcune aziende, italiane ed internazionali, che hanno messo a punto e pubblicato una piattaforma che ha caratteristiche simili perchè il posizionamento, il tipo di prodotto ed alcune caratteristiche del configuratore, sono però uniche.
configuratore 3D disponibile sul sito www. designitalianshoes.com
Be Yourself’
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Dal 14 giugno e’ in vigore la nuova normativa
Più tutele per i consumatori
PIù
tutele per i consumatori italiani ed europei: è l’effetto della direttiva europea recepita dal decreto legislativo n. 21/2014 sui contratti stipulati tra un professionista e un consumatore, inclusi i contratti per la fornitura di acqua, gas, elettricità o teleriscaldamento. Molte le novità soprattutto per i contratti a distanza (ad es. online) e comunque conclusi fuori dai locali commerciali (ad es. vendite porta a porta, vendite telefoniche ecc.), attraverso cui si perpetrano le pratiche commerciali scorrette a danno del consumatore.
Più informazioni per i Prima che il consumatore sia vincolato da un contratto a distanza o negoziato fuori consumatori dei locali commerciali o da una corrispondente offerta, il professionista è obbligato a in fase precontrattuale fornire, tra le altre, le informazioni seguenti in maniera chiara e comprensibile:
a) le caratteristiche principali dei beni o servizi, nella misura adeguata al supporto e ai beni o servizi; b) l’identità del professionista; c) l’indirizzo geografico del professionista, il suo numero di telefono, di fax e l’indirizzo elettronico, ove disponibili, per consentire al consumatore di contattarlo rapidamente; d) l’indirizzo della sede del professionista a cui il consumatore può indirizzare eventuali reclami; e) il prezzo totale dei beni o dei servizi comprensivo delle imposte o, se la natura dei beni o servizi comporta l’impossibilità di calcolare ragionevolmente il prezzo in anticipo, le modalità di calcolo del prezzo e, se del caso, tutte le spese aggiuntive (anche di spedizione); f) in caso di sussistenza di un diritto di recesso, le condizioni, i termini e le procedure per esercitare tale diritto; g) un promemoria dell’esistenza della garanzia legale di conformità per i beni.
Tempi stretti per le consegne
I beni devono essere consegnati al consumatore senza ritardo ingiustificato e al più tardi entro trenta giorni dalla data di conclusione del contratto. Se la consegna non avviene entro il termine stabilito, il consumatore può fissare un tempo ‘supplementare’ trascorso il quale ha diritto di risolvere il contratto. Se il venditore rifiuta di consegnare i beni o i 30 giorni sono un termine essenziale, vista la tipologia di acquisto, il consumatore può recedere senza dare termini aggiuntivi.
Mai più costi nascosti e ‘trappole’ su Internet
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Oroscopi, ricette, suonerie e giochi elettronici non potranno più essere pubblicizzati come ‘gratis’, salvo poi nascondere costosi abbonamenti mensili o settimanali. I consumatori dovranno infatti confermare esplicitamente di avere compreso che l’offerta è a pagamento. Il decreto stabilisce che, se l’ordine deve essere effettuato azionando un pulsante o un link, questi devono indicare in modo inequivocabile che con tale click il consumatore si obbliga a pagare una somma di danaro. In caso contrario, il consumatore non è vincolato al contratto o all’ordine e, dunque, non è obbligato a pagare alcunché.
Roberta Mangoni - Adiconsum
Contratti telefonici validi solo dopo la firma
In base al decreto, per i contratti a distanza che vengono conclusi telefonicamente, l’impresa deve confermare l’offerta al consumatore, il quale è vincolato solo dopo averla firmata o dopo averla accettata per iscritto anche mediante firma elettronica. In caso di servizi, la conferma da parte del professionista deve avvenire prima dell’erogazione del servizio stesso. In ogni caso, è previsto che il servizio non venga prestato (inclusa la fornitura di acqua, gas o elettricità, o teleriscaldamento) nei 14 giorni validi per il recesso, a meno che il consumatore non lo richieda esplicitamente.
Diritto di recesso: da 10 a 14 giorni
Il consumatore dispone di un periodo di quattordici giorni per recedere da un contratto a distanza o negoziato fuori dei locali commerciali, senza dover fornire alcuna motivazione e senza dover sostenere costi diversi da quelli previsti. Il consumatore ha esercitato correttamente il proprio diritto di recesso entro il periodo di quattordici giorni, se la comunicazione relativa all’esercizio di tale diritto è stata inviata prima della scadenza del periodo di recesso. In caso di omessa informazione al consumatore da parte del professionista sulle modalità per esercitare il diritto di ripensamento, il periodo di recesso diventa di 1 anno e 14 giorni. Il consumatore può utilizzare il modulo tipo di recesso fornito da ciascun professionista, oppure presentare una qualsiasi altra dichiarazione esplicita della sua decisione di recedere dal contratto. Book fotografico: al candidato in attività nel mondo dello spettacolo è imposto di far realizzare alla stessa agenzia proponente il proprio “book” fotografico, dietro esborso di una consistente somma di denaro; Trasferimenti di denaro: attraverso il proprio conto corrente, dietro corrispettivo. In questo caso chi decide di prestarsi al gioco rischia di rendersi anche complice del reato di riciclaggio; Falsi periodi di prova: con il miraggio di una futura assunzione i giovani sono indotti a lavorare per mesi a compensi irrisori.
Rimborsi più veloci in caso di recesso Se il consumatore cambia idea ed esercita il diritto di recesso, dovrà ricevere il rimborso di quanto pagato entro i 14 giorni successivi, con lo stesso strumento di pagamento utilizzato per acquistare il bene o il servizio. I costi di spedizione saranno a carico del venditore, mentre saranno a carico del consumatore i costi di restituzione.
www.adiconsumarche.it adiconsum.marche@gmail.com
I contratti esclusi La nuova normativa non si applica ai contratti negoziati fuori dai locali commerciali se il consumatore deve pagare un corrispettivo non superiore ai 200 euro. Non si applica inoltre ad alcune tipologie di contratto come quelli di credito al consumo, i contratti a distanza di servizi finanziari, la multiproprietà, i contratti stipulati con l’intervento di un pubblico ufficiale, i contratti turistici.
I poteri dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) Il decreto attribuisce all’Autorità gli stessi poteri istruttori e sanzionatori previsti per le pratiche commerciali scorrette: l’Antitrust potrà dunque comminare sanzioni fino a 5 milioni di euro alle imprese che non rispettano la nuova normativa.
www.facebook.com/adiconsum.marche WHY MARCHE / 49
Realizzato con il contributo della Regione Marche – Tutela Consumatori, ai sensi della legge 14/09
MENTE ///
Della riqualificazione dell’area industriale SGL Carbon di Ascoli Pice
Sostenibilità e innovazione tecnologica: verso una smart city.
Chiuso per cessata attività dal 2007... ...lo stabilimento Carbon, un’area di 27 ettari a pochi passi dal centro storico di Ascoli, è la fabbrica che per tanti ascolani ha rappresentato il riscatto sociale, il lavoro durissimo nello stabilimento, prima SICE poi Elettrocarbonium, infine SGL Carbon, con una produzione di carboni elettrici per altiforni tra i migliori al mondo. Dall’altro lato però la SGL Carbon ha incarnato la drammaticità di un’industria inquinante, piena di amianto che ha lasciato in eredità migliaia di lavoratori malati. In Italia ci sono tanti casi di industrie che hanno inquinato e che allo stesso tempo hanno dato lavoro a migliaia di persone. Ad Ascoli c’era la Sice: dietro lo stadio Del Duca, sullo sfondo il centro storico e una città che si è sviluppata intorno alla fabbrica. Lo stabilimento ha chiuso senza grandi drammi, cedendo l’area ad un consorzio di imprese, e lasciando un sito altamente inquinato e una trentina di dipendenti non ricollocati. Dal 2012 un gruppo di privati ha elaborato un sistema di riqualificazione per recuperare l’area dismessa bonificandone il terreno, rigenerandone il sistema ambientale e restituendola alla comunità con l’obiettivo di farla divenire il fulcro di un nuovo modo di intendere la città. RESTART SPA proprietaria dell’area ha presentato un progetto di nuova urbanizzazione scatenando reazioni a catena in quanto l’area muove interessi enormi; ma di fatto oggi esiste solo il progetto RESTART. Il Progetto di un Polo Tecnologico capace di attrarre imprese, start up, laboratori e centri
DI CHIARA POLI 50 / WHY MARCHE
di ricerca da tutta Italia e dall’estero. Un perno intorno a cui nasceranno edifici residenziali e di social housing realizzati nel rispetto delle più avanzate tecniche di risparmio energetico e sostenibilità, aree per le attività commerciali e terziarie, auditorium, strutture ricreative, per il benessere e lo sport, e molto altro. Il Progetto del Polo Tecnologico potrebbe essere attuato con i Fondi sociali europei, una riqualificazione che modificherebbe completamente la città. L’inquinamento e tutto ciò che ne è derivato per i lavoratori e per i cittadini è quello che rimane, ma c’è chi come Giampiero Giorgi ha voluto raccontare attraverso un libro quello che per gli
ceno abbiamo voluto parlare con Giampiero Giorgi, autore del libro “Pezzi di Carbon”.
Da 109 anni ad Ascoli è presente un’area industriale attualmente dismessa che ha segnato nel bene e nel male il destino della città.
Dopo varie controversie a livello locale, interventi dell’Asur e altre diatribe la Giunta ha approvato il programma regionale operativo dei fondi europei: oltre 1 miliardo di risorse per le Marche. nell’ambito del Fondo sociale europeo e il Programma di sviluppo rurale, previsto l’intervento per la riqualificazione area ex Sgl Carbon ad Ascoli. ex dipendenti questa fabbrica ha significato: “Sono l’autore del libro e non ho mai lavorato alla Carbon. Ho raccolto 41 interviste fatte agli ex dipendenti dello stabilimento che ha chiuso nel 2007; quello che ne esce fuori è il rapporto che essi avevano con la fabbrica, un legame molto forte, una grande solidarietà tra colleghi e il modo unico nel territorio di tramandare di generazione in generazione questa professionalità resistita 109 anni con l’orgoglio di essere responsabili del proprio lavoro. Senza entrare in merito a questioni politiche e burocratiche ho voluto raccontare un pezzo di storia di questa città, con interviste fatte dal 1951 fino alla chiusura: un arco di tempo che abbraccia mezzo secolo di una fabbrica che ha rappresentato l’ascensore sociale per gli ascolani. Molti erano ex artigiani, falegnami, marmisti e hanno formato per anni la manodopera portando dentro la cultura della precisione ed un bagaglio di esperienze unico. D’altronde la Carbon era un eccellenza, seconda al mondo per qualità di prodotto. Sono racconti semplici di persone semplici, ma orgogliose del proprio lavoro e attaccate quel lavoro, pesante e pericoloso. Una volta assunti tutti si sposavano, compravano la casa e la macchina. Di quel sito probabilmente non resterà molto, ma almeno un libro sulla vita lavorativa dei dipendenti Elettrocarbonium proverà a mantenere nel tempo ciò che è stata la SICE come amichevolmente viene ancora chiamata ad Ascoli Piceno. Per me è stato un viaggio emotivo ed emozionale.”
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Fondi Europei 2014-2020
come cogliere questa opportunità? Ma quali ostacoli ha incontrato sino ad ora la nostra regione? Sicuramente uno dei più insormontabili è la forte concentrazione di patrimonio storico, architettonico e artistico nei centri minori dell’entroterra, poco conosciuti a livello nazionale e internazionale, nonché penalizzati da una modesta accessibilità. Le potenzialità recondite di questi territori montani, che la Regione cercherà di far emergere attraverso il Fesr, sono la vera alternativa alla fascia costiera. Questo perché le Marche pulsano di tale vivacità: un immenso cantiere di cultura a cielo aperto diffuso su tutta la loro superficie. Accanto alle località note fuori dai confini italiani, tuttavia, esistono più di trecento siti gestiti a livello comunale che, per la loro peculiare connotazione, nulla hanno da invidiare a città come Urbino, Loreto, Macerata, Ascoli Piceno e a siti naturali come le Grotte di Frasassi. A questi numeri vanno aggiunti 15 musei, monumenti e aree archeologiche di proprietà dello Stato, e 70 teatri storici.
Un patrimonio che, nell’insieme, presenta un buon grado di conservazione, ma soffre dell’aumento dei costi necessari a garantire livelli discreti. Come sostengono i responsabili del settore turismo, affinché le ricchezze marchigiane possano innescare processi di crescita duraturi, è necessario che il programma operativo regionale (POR) utilizzi i fondi europei per ristrutturare e, soprattutto, migliorare la gestione del nostro patrimonio, collegando questo ambizioso progetto alle nuove prospettive del turismo digitale. Come già detto: troppi paesini sconosciuti e difficilmente accessibili, seppur custodi di grandi bellezze, e pochissimi centri rinomati. Il risultato è stato quello di aver percepito per anni le regione come un territorio a uso interno, sfruttato esclusivamente dai suoi stessi abitanti in prossimità delle mete costiere o verso luoghi come Urbino, Loreto, Frasassi. La dimensione della pluralità, che ha sempre intaccato
Abbiamo sentito dire che parte dei Fondi erogati dalla Comunità Europea nella passata programmazione sono stati rimandati indietro. Come è possibile che un’Italia da troppo tempo in frenata non sappia utilizzare questi preziosi aiuti per rilanciare l’economia, la produzione, l’imprenditoria? Un interrogativo al quale è fondamentale dare una risposta e che noi abbiamo provato a risolvere
l’identità unitaria di questa regione perché priva di una connotazione univoca e forte (il nome stesso lo dice, e siamo tutt’ora luogo di confine linguistico tra i dialetti del nord e quelli del sud), deve essere stravolta a fini positivi. E questa concezione può cambiare grazie a internet che, lo sappiamo, ha rivoluzionato il modo di pensare il “localismo”, fondendo l’ideologia della globalizzazione con quella della territorialità. Come si evince dalle premesse del fondo europeo di sviluppo regionale, “la provincia italiana può acquisire un nuovo significato, diventando laboratorio del made in Italy inteso come fattore di unicità e di eccellenza qualitativa dell’arte e della gastronomia, del design e del paesaggio”. Non esiste turismo senza un ambiente intatto e ben conservato: proprio per questo, tra gli obiettivi del fondo europeo di sviluppo regionale c’è anche quello di preservare la biodiversità. Con due parchi nazionali, quattro regionali e sei riserve naturali, le aree protette si estendono su una superficie complessiva di quasi novantamila ettari, pari al 9,6% dell’intera area geografica regionale. Le riserve forestali, con i suoi trecentomila alberi, comprendono il 30% del nostro territorio, con un reticolo idrografico che si sviluppa per ventimila chilometri. In
In parole povere, le amministrazioni locali devono essere in grado di svecchiarsi e di affidare la pianificazione turistica a professionisti capaci di muoversi in ambito sovranazionale, sia nel web che con i tradizionali mezzi di comunicazione. Questo perché, a causa di una comunicazione turistica sempre poco efficace, le Marche si sono mostrate all’immaginario collettivo nazionale e straniero per quello che sono: un territorio legato all’indistinto contesto della provincia media italiana, senza particolari meraviglie. WHY MARCHE / 53
Fondi Europei 2014-2020: come cogliere questa opportunità?
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questo scenario, la strategia europea ambientale è quella di riqualificare almeno il 15% degli ecosistemi degradati dall’inquinamento nelle Marche che, ovviamente, non possono certo aspettare se vogliono donare importanza e prestigio all’Appennino. Tornando al motivo di fondo, tuttavia, ci si accorge di quanto sia necessario rafforzare l’identità delle Marche come destinazione turistica e di fare in modo che il mare non sia l’unica ragione che spinge italiani e stranieri a sceglierci come meta delle vacanze. Il fondo europeo di sviluppo regionale metterà a disposizione per turismo cultura e ambiente, dal 2014 al 2020, 16 milioni e 300 mila euro, e altrettanti ne arriveranno dalla contropartita nazionale messa in atto dalla conferenza Stato-Regioni, di cui 11 milioni e 500 mila pubblici e quasi 5 milioni privati.
Cosa bisogna sapere per presentare un Progetto Europeo? Un piccolo vademecum per capire come districarsi! Il progetto deve rispondere a un bisogno di una collettività e questo vale per tutte le materie di qualsiasi genere: turismo, rispetto dell’ambiente, cultura. Concretezza dunque, prima di tutto! quindi! Distinguere tra bandi a gestione Diretta ed Indiretta. I bandi a gestione Diretta sono quelli pubblicati direttamente da Bruxelles mentre gli altri sono gestiti dalle varie regioni. Se ci si approccia ad un bando a gestione Diretta è importante tenere presente che: il progetto andrà presentato in inglese e sarà necessario un partenariato europeo o internazionale, coinvolgendo almeno due o più Paesi, in base alle regole contenute nel bando Progettare è un’attività complessa, per la quale c’è bisogno di più competenze, altamente qualificate. C’è bisogno di chi sappia analizzare il bando ed occuparsi della fase di presentazione, di chi abbia competenze amministrativo contabili per poter curare la fase di gestione e rendicontazione e di chi abbia competenze linguistiche per occuparsi della delicata fase della cura dei rapporti coi partner internazionali. Tutti gli ambiti sono potenzialmente oggetto di progettazione, quindi anche i liberi professionisti possono entrare a far parte del pool di soggetti che propone ed elabora un progetto: ingegneri, architetti, ecc. sono in grado di fornire quei contenuti altamente tecnici dei quali c’è bisogno per elaborare una proposta vincente. Può essere una grande opportunità per i giovani e il nostro Paese: se pensiamo che , a livello nazionale, per il periodo 2007-2013 a maggio 2014 risultavano utilizzate solo il 56% delle risorse europee assegnate all’Italia, capiamo quante idee potevano ancora esser finanziate e quanto lavoro si sarebbe potuto produrre. Bandi europei sono già disponibili mentre i prossimi bandi regionali per il periodo 2014-2020 usciranno a partire dai primi mesi del 2015 e si baseranno sulle attuali proposte di Piani Operativi Regionali (POR), ora in discussione a Bruxelles: iniziate fin da adesso a muovere i primi passi, ad informarvi, a creare la squadra di lavoro, a pensare ai partner! Non c’è tempo di perdere tempo quando si parla di progettazione con fondi europei: le opportunità ci sono, bisogna essere bravi a coglierle! Molto importante è pensare a progetti da portare avanti in collaborazione, in condivisione: comuni, enti, associazioni di categoria, professionisti. Fare rete è la strategia vincente, al contrario di sterili individualismi! Ragionate in ottica macroregionale: l’aspetto transnazionale sarà molto rilevante nella prossima programmazione.
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L’alchimista
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A metà tra la storia e la leggenda, metà chimico e metà stregone, l’alchimista è stato spesso protagonista di racconti, sempre misteriosi. La sua maestria era quella di saper usare elementi naturali che, combinati insieme, creavano delle ‘pozioni’: ognuna diversa, ognuna unica. Mauro Malatini, civitanovese, è un alchimista moderno, laureato in Scienze Erboristiche ma troppo fantasioso e creativo per essere un farmacista e così…
le particolarità, qualcosa di diverso, qualcosa che riprenda pezzetti di storia e li renda attuali. E’ forse la parte più diversa di chi di mestiere racconta, ciò che vede, ciò che ascolta, ciò che l’incuriosisce. La figura dell’alchimista mi ha sempre affascinata: il potere di vedere oltre e dentro le persone, di interpretare la loro psiche in un certo senso, di unire la scienza all’esoterismo. ‘L’alchimia è un antico sistema filosofico esoterico che si espresse attraverso il linguaggio di svariate discipline, come la chimica, la fisica, l’astrologia, la metallurgia e la medicina, lasciando numerose tracce nella storia dell’arte. Il pensiero alchemico è altresì considerato da molti il precursore della chimica moderna prima della nascita del metodo scientifico’: wikipedia definisce così questo qualcosa di strano e meraviglioso allo stesso tempo. Quando mi hanno parlato di Mauro Malatini, me lo hanno descritto come un ragazzo curioso ed intraprendente che di una sua passione aveva voluto fare un lavoro, particolare e davvero poco usuale nella nostra regione ma forse proprio nel nostro periodo storico. Il motivo che mi ha spinto a prendere registratore, macchinetta fotografica e penna per andare da lui è stato questo: pensavo di raccontarvi la storia di un giovane che
ha voluto lasciare un lavoro sicuro e abbastanza redditizio, quello del farmacista, per ritornare un po’ indietro nel tempo ed aprire una bottega di profumi, fatti da lui, unici e creati sulla persona. Niente Chanel, Dior o Cavalli. Niente scaffali con bottigliette tutte uguali, strane, accattivanti ma tutto sommato abbastanza omologate le une dalle altre. La storia della profumeria selettiva ‘contro’ quella commerciale. Insomma ancora una volta, il potere dell’idea e dell’ingegno, del recupero di un mestiere antico, un ponte che unisce saperi della tradizione al presente, ridando valore all’unicità ed all’eccellenza. E la storia di Mauro è anche questa. Ma fin da subito i confini del mio viaggio tra essenze, odori, immagini evocate e emozioni, si sono piacevolmente allargati, facendomelo appunto immaginare come un’alchimista, uno in grado non solo di consigliarti e crearti la fragranza fatta apposta per te ma di indagarti l’anima, di aiutarti a scavare un po’ dentro di te, sfruttando il potere dell’olfatto, il senso più potente tra tutti i nostri, ma spesso anche il più sottovalutato. Psicologia, chimica, estetica, meditazione, filosofia si sono ritrovate intrecciate nel suo racconto, tenute insieme da qualcosa di fondamentale: le radici.
DI ELEONORA BALDI
“Vai a Parigi, mi dicono tutti. Certo, fare il profumiere in Francia sarebbe più facile. Ma lì sarei uno dei tanti. E poi perché devo portar via la bellezza dalla mia terra? Io amo le Marche e se riesco a fare qualcosa di bello, di diverso, qualcosa che faccia star bene le persone anche se semplicemente con un profumo, voglio farlo qui. Lusso per me significa poter condividere il bello, il piacere. Anche Civitanova e le Marche possono regalarsi questo lusso. E’ qui che vorrei poter costruire la mia officina del benessere e del bello.”
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L’alchimista
\\\ PERCHE’ ///
58 / WHY MARCHE
“Il mio modo di costruire i profumi è legato alla bellezza dell’anima della persona. Si entra in bottega, ci si siede, si scelgono delle essenze. Io faccio qualche domanda su chi sei, chi vuoi essere. Da lì piano piano si iniziano ad annusare le essenze ed al termine del percorso olfattivo, la rosa di scelta che viene fuori indica molto della persona che è davanti a me, di quello che sta vivendo in quel momento. Ogni essenza è legata ad un sentimento. Chi ama l’ambra è un uomo, estremamente elegante, o se è una donna ha voglia di coccole. Chi ama la rosa spesso si vuole sentire importante. Il profumo è evocativo, è qualcosa che parla alla nostra anima e parla della nostra anima. Non potresti immaginare cosa e quanto di ognuno di noi restituisce il Meta-aroma test. Otto boccette che vanno annusate una alla volta, prendendosi tutto il tempo necessario e facendo uscire liberamente pensieri, emozioni, immagini che quell’odore ci fa venire in mente. Io annoto, senza dire una sola parola, quello che chi sta facendo il test mi dice dopo aver odorato ogni fragranza e la sua reazione e poi riporto il tutto, spiegando a che cosa è legata ogni boccetta: l’idea del futuro, l’idea di se stessi, etc… In quel momento quella persona si sta dando delle risposte, partendo dal presupposto che l’olfatto non mente: è l’unico dei cinque sensi che non ha alcuna mediazione, perché i recettori stanno a stretto contatto col cervello e quando sentono lo stimolo lo inviano direttamente al cervello, alla parte limbica. Ecco perché è evocativo. L’odore è un senso atavico. Forse il più importante in assoluto. Da cosa è nata la mia passione? Mia nonna, una contadina simile alla Sora Lella, è stata per me una pietra miliare. Nonostante conducesse una vita molto semplice aveva una grande passione estetica legata al profumo e rubava sempre una spruzzatina di Paris di Ive Saint Laurent a mia mamma.
Aveva una grande sensibilità olfattiva. E io assomiglio a lei in tantissime cose; credo di aver ereditato questo amore per i profumi da lei. Quando ho iniziato a lavorare per pagarmi gli studi, mi toglievo sempre 100 mila lire o cento euro al mese per potermi comprare qualche profumo particolare, quello in grado di esaltare pur in maniera delicata, l’odore della mia pelle. Anche se non riuscivo mai a trovare qualcosa di unico perché comunque quelli che acquistavo erano profumi commerciali: io volevo qualcosa che fosse un vestito sartoriale, cucito addosso a me. E proprio questo è quello che faccio ora, questo è lo scopo della profumeria selettiva. La profumeria commerciale ti da un’immagine: metto Chanel n.5 e sono simile a Marilyn Monroe, metto J’Adore e mi sento come Charlize Theron. Ovvio, nessuna donna che compra questo profumo dirà che lo fa perché vuole essere come…però è questo quello che c’è dietro al successo della profumeria commerciale. Dietro alla profumeria selettiva c’è emozione. I miei profumi raccontano una storia. Questo – mi dice porgendomi una boccetta ndr - per esempio l’ho creato pensando alla professoressa che mi ha seguito per la tesi di laurea: una persona di una dolcezza infinita. Ho ricreato una fragranza che mi parlasse di lei, della bella sensazione che mi aveva lasciato: un fiorito gourmant. Quando chi entra odora questo profumo, non può certo avere l’immagine della mia professoressa perché non la conosce, ma avrà la sensazione di morbidezza, di dolcezza, di delicatezza, la voglia di essere freschi ma anche accoglienti. E questo profumo piacerà alla persona che si sente così, non a quella ad esempio che vuole essere una femme fatale. La scelta nella profumeria selettiva è inconscia: questi sono profumi dell’anima, vanno sulla pelle ma devono parlare di te. Il profumo arriva prima di te, è un tuo biglietto da visita, deve essere costruito su di te, su quello di
cui hai bisogno in quel particolare momento della tua vita. Come si fa? Entri, ti siedi ed inizi a scegliere le essenze attraverso un percorso olfattivo e poi io creo un profumo personale, unico. Se ho fatto bene il mio lavoro, chiunque odorando quel profumo e descrivendo le sensazioni che ne scaturiscono dovrebbe poter descrivere abbastanza fedelmente la persona per cui l’ho preparato. Il profumo viene registrato con il nome del cliente per cui è stato creato e, a meno che non mi venga dato il permesso di replicarlo e metterlo in commercio, resta un unicum. Quando creo un profumo, mi rivolgo all’unicità della persona: significa riuscire ad incastrare un sentimento, un momento della vita, una sensazione, con delle fragranze. Qual è il profumo della tua anima? Rispondiamo insieme a questa domanda e creiamo l’unicum. Il profumo ha una struttura: nell’antichità come oggi si parla di piramide olfattiva, in linea di massima. Ogni essenza ha una caratteristica, è un mondo a se. Il profumiere cerca di legare assieme queste essenze e far si che permangano più tempo possibile sulla pelle di una persona: dai 20 minuti alle 48 ore. Quelle che hanno un tempo di permanenza attorno ai 20 minuti sono le note di testa, gli agrumati, la lavanda per esempio. Dalle 4 alle 8 ore siamo sulle note di cuore. E poi ci sono quelle di fondo. Una volta che la persona che è venuta da me ed ha scelto le sue essenze – 12, 15 non c’è un numero preciso da rispettare - appartenenti a queste tre famiglie, entra in gioco la ‘magia’: in base a ciò che ho riconosciuto in quel particolare individuo, a ciò che mi ha detto, alle emozioni che mi ha mostrato, le mixo, creando il profumo che parlerà della sua anima.
“In ogni paesetto c’era un sarto una volta. Adesso non ce ne sono più. La tradizione sartoriale italiana si è persa ed un grande peccato. Ecco, per il profumo è lo stesso. Io ho voluto recuperare la tradizione della bottega perché non c’è più. Un profumo sartoriale, come lo creavano i mastri profumieri del ‘500. Non sarai come Marylin, come Charlize, come altri meravigliosi attori se ti spruzzi quella fragranza. Ma se costruisci la tua, sarai te stesso ed è questo il vero lusso”.
“La mia è una bottega che vuole per prima cosa farti stare a casa, permetterti di esprimerti, accoglierti, liberare la tua essenza e farla incontrare con le essenze che odorerai. E’ un punto di incontro, un luogo dove si permette a se stessi di conoscersi. Collaboro con astrologi, naturopati, psicologi, sessuologi, psicanalisti, psicologi transazionali, insegnanti di meditazione. La strada per la felicità può passare attraverso tante cose e questo è il concetto di questa bottega: far aprire e scoprire cose più profonde. Ed iniziare a farlo attraverso le essenze e l’olfatto”.
WHY MARCHE / 59
“su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche - Soprintendenza Beni Archeologici delle Marche”.
CAPOLAVORI UNICI, PROTAGONISTI DI UNA GRANDE TERRA.
Custodi di una Natura che esprime Eccellenze.
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I Bronzi Dorati & Pergola Wine: buono a sapersi.
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Conoscere le Marche e le sue denominazioni; una scoperta in tutti i sensi.
LAND OF MARCHE This is a question that we hope will become a joyful and convinced exclamation: Because it’s the Marches! Uncovering the Marche region is a journey through details and discoveries that give us a deeper understanding of the region. It’s a detailed job and one that is very stimulating. We have places that can tell stories, hold secrets and give visitors experiences that stay will stay in their eyes and hearts like few others.
EUROPE EUROPE
The best way to answer to the question “Why Marche?” is to show you the region in the next few pages and to make you want to substitute our photographs and words with your own experiences and memories. We attempt to take you on a journey off the beaten track and beyond what you will find written in guidebooks for you to truly see, discover and taste the Marche.
la versione in italiano disponibile online su www.whymarche.com
MARCHE 61 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE
ITALY
MARCHE Pesaro ANCONA MACERATA FERMO ASCOLI PICENO
CASTELTROSINO
Discover the Longobardic Piceno An enchanted village: the Medieval Castel Trosino. Here it’s not hard to imagine battles between horsemen, a lady being fought over by her admirers, courtyards with blacksmiths, gunsmiths and herbalists busying about their work. Located just a few kilometres from the town of Ascoli Piceno, the medieval village is of great cultural and historical importance having been one of the privileged settlements of the Longobard rule. The village has a magical atmosphere and visitors feel almost as if they leave modernity at the door as they pass under the arch and down the alley leaving their imagination to transport them back in time. This Ascolan village also had a dark moment in its history. Due to its position high up on the cliff and hidden from view, in the 15th century it was used as a refuge by bandits under the lead of Giacomo Piccinino. This was a fate that befell not just Castel Trosino but many other similar sites such as the nearby San Martino di Montacalvo.
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62 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE
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The castle that perches on the top of the travertine rock, has only one point of access – given that all the others are overhanging the valley of the Castellano river – and even today Castel Trosino is a strategic point from which to observe what at the time of the Longobards, were the main routes to the area of Ascoli that is part of the Abruzzo region. It has stood the test of time and still stands majestically and intact having been restored in stone over centuries. The oldest part of the village, the area that really leaves an impression on visitors to Castel Trosino and which transports them back in time, is made up of houses that are surrounded and protected by the solid medieval walls. To reach them, you must cross a narrow passageway reached via the main arched doorway.
Castel Trosino also has a historic treasure. It was 1893 when the parish priest Emidio Amadio gave the order to prepare an area to be transformed into vineyards. Whilst digging, a servant found himself in front of something strange that turned out to be a necropolis with over 260 tombs! 92 were dressed, most of which with funeral offerings with materials of modest value and 34 were decorated with glass, gold and silver.
LAND OF MARCHE - WHY MARCHE / 63
ROCCA DI MONTEVARMINE Horsemen and bishops Rocca di Montevarmine The medieval era left many marks on the Marches region making our land the ideal place to imagine and see what many of us studied in our school text books. The Dark ages could, from many points of view, be considered exactly that however if we look at the magnificent buildings built in those times that are still standing today such an the imposing castles and enchanting hilltop settlements that stand out on our landscapes, it’s only normal we start doubting why this era was called dark.
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64 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE
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E
Marca, as it was known, was a land of passage on the border between strong politicial reigns under the rule of the Church and divided internally by powerful, often opposing, lordships. It’s not by chance that most of the fortifications we admire today take the name of the lordships that lived in them or the names of the great clerical powers to which they were gifted. This is also the case for Rocca di Montemarvime located only 4km from Carassai but which in reality belonged to the municipality of Fermo which inherited it from Opera Pia Brefotrofio.
An imposing castle, this fortification should have been very difficult to attack given its strong walls and the 35m high tower complete with archer slats and holes from which ammunition could be tipped. Close your eyes for a moment and try to imagine… from the top of the fortified tower, the sentinel that sounded the alarm of the imminent arrival of horsemen and the enemy army as they marched up the valley… everyone that runs to defend, ready with their bows and arrows ready to hold Montemarvine… it could be the plot of a film but in reality, this is the history we can feel on our skin when we visit such a place! http://www.ilgriot.it/gallery/la-rocca-di-montevarmine/
LAND OF MARCHE - WHY MARCHE / 65
Amazing!
of the Musone River
SAN
This is the first feeling you get when you stand in from the San Ginesio. In reality, you start understanding the feeling of being in an almost dreamlike state when you walk along the silent roads, immersed in nature surrounded by green hills and the outlines of the Sibillini Mountains that almost cocoon the pathway that leads to the village. Here you will breath in clean, fresh air filled with history, art and culture that will make you want to stay and discover, walk through each alleyway, look onto the Sibillini hills from this balcony and enjoy the view that will most certainly take your breath away. bIt’s true that the Marches is a region with many amazing places to visit but San Ginesio really has a very particular charm that merits it being on the “to see” list of any trip to the region. Not only is it one of the “Borghi piu Belli d’Italia” (most beautiful villages in Italy) for which its flies the orange flag, symbol of this recognition, with pride but also because it shows the excellent quality of life that we enjoy in our region. What is there really to see in San Ginesio? If we said“everything”we could be accused of arrogance but it wouldn’t be a lie!
SA
N
GI
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66 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE
SI
O
N GINESIO The magic of this village can be felt in any of the sandstone buildings that glow golden in the sunshine not to mention in the ancient palaces, towers and perfectly preserved castle walls that date back to the 14th century. Previously there were 8 gates to enter San Ginesio but today four resist fiercely the test of time: Porta Picena, Porta Offuna, Porta Ascarana and Porta Alvaneto. Whilst you’re there, in the centre of the main square Piazza Gentili you’ll find a statue of a truly remarkable intellectual figure – it’s Alberico Gentili, founder of international law. You may think we said very little about San Ginesio but we did that on purpose.. San Ginesio needs to be discovered at first hand, step by step!
LAND OF MARCHE - WHY MARCHE / 67
“Moscioli”, not “cozze”
ordering mussels in the Marches
MOSCIOLI
For some, the difference between Moscioli and Cozze, both meaning mussels, may be trivia. Visitors to the Marches, don’t want to just marvels of our lands but also taste them – and rightly so! It’s really important to know that the “moscioli di Portonovo” are not just your normal mussels, they are different. Be careful not to mix them up, especially in the area around Ancona, we are very proud of our local foods! The“mosciolo di Portonovo”has been protected by Slow Food since 2003 when it was recognized that the treasures of our beautiful sea and shores of the Conero needed safeguarding. A product of excellence, the moscioli are found only in tiny quantities. So what’s the difference between our “moscioli” and any other mussel? The taste for a start! It’s strong, long lasting and very distinct. If we blindfolded tasters and gave them the two different kinds to try, they would easily tell the difference.. This culinary speciality grows freely in the sea between Pietralacorce (Ancona) and Sirolo and can be used in many different dishes. Lovers of moscioli would tell you to eat them fresh without any particular dressing, just steamed and served with parsley and garlic. Those who enjoy the real taste of moscioli instead prefer to eat them raw with just a squirt of lemon juice. You can even decide to prepare a nice dish of spaghetti with moscioli, a traditional recipe in the area of Ancona that leaves not just the chefs and the locals but the tourists that pass by Portonovo and surrounding areas with their mouths watering!
Recipe
moscioli but for n way of preparing ow eir th s with ha ne yo Ever ing you this recipe , we though of giv something special courgette flowers.
Serves 4:
- 350 g spaghetti wers cut - 100 g courgette flo cioli”) os (“m ls sse - 2 kg mu - 1 garlic clove - dry white wine - extra virgin olive oil
for the Terre del Conero Many thanks to delconero.org recipe www.terre
M
OS
CI
OL
68 / WHY MARCHE - LAND OF MARCHE
I
in a covered er a medium heat and heat them ov ir shell, take the m fro ve Clean the moscioli mo Re . make them open to me, gentter fla wa ut low a tho er wi ov pan roughly. In a pan m the op and ch d ro) an ne Co off the beard from Terre di olive oil (preferably splash a th wi er eth tog ly fry the garlic in the scioli flowers. Add the Mo Add a splash of add the courgette to absorb the taste. ve lea d an ter wa of the cooking d white wine if desire with the moscioli and toss in the pan Cook the spaghetti
SPIRITO ///
avere tempo di leggere di più, di recuperare i film che non sono riuscito a vedere al cinema la stagione scorsa, di dedicarmi con maggior passione all’orto, di fare viaggi più frequenti e di andare per musei più spesso. Soprattutto vorrei mettermi a dieta, perdere quei chili di troppo, che da troppo, ostacolano la mia longilinea figura ad emergere. Magari incominciare a correre aiuterebbe, indossare un paio di scintillanti scarpe da running e sfrecciare sulla nuova pista ciclabile, che dicono sia molto attrezzata e piena di gente. Vorrei saper rinunciare al gelato dopocena, alle arachidi prima di cena, alla pizza a merenda, al cornetto con la crema a colazione, alle cucchiaiate di nutella improvvise, bloccafame e bloccamalumori. Adottare un regime alimentare sano, senza soffritti, mayonese e ketchup, pancetta e grassi animali. Vorrei essere uno di quelli che col sorriso stampigliato in faccia ti dicono che la loro vita è cambiata, che sono persone migliori da quando mangiano miglio a colazione e centrifugati di verdura per pranzo. Adorerei potermi rimettere quei jeans skinny che tanto mi piacevano, poter riallacciare tutti i bottoni della camicia comprata per il matrimonio di Giulia, indossare tessuti stretch e non far finta che le giacche quest’anno vanno aperte. Vorrei passare davanti allo specchio ed essere soddisfatto di quello che vedo e non dover esalare lunghi sospiri ogni volta che afferro le mie maniglie dell’amore. Preferirei non escogitare costantemente nuovi sistemi per coprire i rotoli di grasso, tipo assumere una postura inarcata, da grave cifosi, per ritirare il più possibile la basculante trippona foraggiata a patatine fritte. Mi piacerebbe non dover sfrucugliare lungamente tra le grucce dei negozi per cercare quel numero in più, quella ics necessaria all’acquisto. Fino alla resa e alla conseguente umiliazione davanti all’anoressica commessa che già conosce il totale fallimento che comporterà tentare di misurarsi una taglia emme. Davanti allo specchio deformante del camerino mi convinco che siccome sono riuscito ad abbottonarla, quelle strane pieghe che compaiono appena faccio un innocuo gesto con le braccia se ne andranno, mi basterà non mangiare pastasciutta per due settimane e mi starà perfetta, che il caldo estivo mi farà passare il mio atavico appetito. Una volta fuori, con la faccia paonazza dallo sforzo, me ne uscirò con: “è assolutamente certa che avete solo queste esposte? Non c’è una taglia in più in magazzino?
Vorrei
Condizionali
70 / WHY MARCHE
DI Andrea cozzoni
di
vita
Sa, mi piace tantissimo, ma forse non sono convinto del colore”, copione recitato a memoria. Vorrei non potermi illudere guardando riviste di moda o tumblr stilosi di poter, un giorno, somigliare ad uno a caso dei modelli maledettamente imposti dalla società dei consumi, dove tutto è un miracolo di perfezione e nessun muscolo è lasciato al caso. Le ore sfacciatamente passate davanti al monitor a scartabellare i capi in saldo indossati dai modelli photoscioppati, che economicamente mi posso permettere, ma che no, non mi starà mai bene quella camicia slim-fit con fantasia floreale che invece è precisa su quel mucchietto d’ossa e barba e tenebroso sguardo di pixel. Gradirei non mentire quando affermo con baldanza di stare bene con il mio corpo, che ai chili di troppo non ci bado e che comunque ho un mio pubblico di fan. Che le espressioni tipo “sbaglio o sei ingrassato?” siano una normale esternazione di pareri non richiesti ma del tutti aderenti alla realtà e non una cattiveria gratuita, un dardo iniettato di veleno dritto al cuore. Preferirei andare in spiaggia serenamente senza l’ansia della lattiginosità e burrosità delle mie forme debordanti dal costume. Darmi appuntamento con gli amici e mettere in mostra il mio fisico in estenuanti session di beach volley o riemergere dall’acqua come quel famoso attore in quel famoso film per teenager. Vorrei non credere a tutti i lunedì portatori di ventate di cambiamento, da lunedì mi metto a dieta, mi iscrivo in palestra, non mangio più pane, vado in piscina, elimino i carboidrati, mi rimetto in forma. Aspirerei a non essere più attratto inesorabilmente dal divano, dalla sua forma accogliente e dal mio culo che ci si incastra alla perfezione. Vorrei non prendere la macchina tutti i giorni per andare al lavoro ma prendere la bici, pedalando sereno e libero arriverei in ufficio portandomi dietro le occhiaie di una levataccia e il sudore ristagnante sulla camicia. Vorrei che la mia vita sociale non fosse un eterno aperitivo, unica happy hour in cui poter conversare con gli amici. È possibile che dopo i trenta la convivialità si possa raggiungere solo a tavola, di fronte a pappardelle al capriolo e olive fritte? Vorrei non essere condizionato dai media, dalla società, dal gruppo, che promulgano esempi di bellezza arida, ma vorrei poter affermare la mia grassezza ed ergerla a baluardo della mia non omologazione, i chili di troppo come affermazione del mio io più autentico, autarchico e libero. Una vita piena di condizionali e un girovita che per questo continua ad aumentare.
Serve un imperativo: smettila! WHY MARCHE / 71
Tutt’altro che Morbido DI Alessandro Morbidelli
Tutt’altro che Morbido cambia. Non in consistenza, ci mancherebbe, quello che vogliamo sono sempre storie sincere e nelle storie sincere c’è sempre qualcosa di duro. Ma ci togliamo l’etichetta: non più “noir”, appunto, ma storie vostre, nate dalla vostra inventiva, dalla vostra immaginazione, sempre ambientate nelle Marche. Oggi è con noi Marica Petrolati, autrice di Serra de’ Conti che non è nuova a esperienze letterarie. Proprio a Serra de’ Conti ci porta la sua storia.
“L’estate dei miei sedici anni” Marica Petrolati
Quando avevo 16 anni... ...d’estate, con i miei amici, andavo a rubare le pannocchie di granoturco. A quell’epoca, al Parco Verde di Serra de’Conti, c’era ancora il chiosco di bibite e gelati. Era lì che ci ritrovavamo, dopo cena. Di solito, trascorrevamo le serate giocando a biliardino, oppure improvvisando una partita di calcetto sulla pista di pattinaggio, con una bottiglia di birra incollata alla mano e le prime sigarette scambiate di sotterfugio. Dalla piazza della farmacia, partiva una strada bianca che si perdeva nelle rotondità della collina sopra il paese, irta e malmessa, circondata da campi di grano e girasoli, con il profumo del fieno appena tagliato, i grilli nascosti tra gli steli e le civette appollaiate sui rami. Partivamo dal Parco Verde a bordo dei nostri motorini, con un compagno dietro la sella e lo zaino pieno di birre; arrancavamo su per l’erta della collina, con i cinquantini che sbuffavano e fumavano, man mano che salivamo verso la sommità, poi scendevamo, senza frenare, giù per una discesa ripida, che s’inoltrava nella campagna. Ci volevano una ventina di minuti per raggiungere il campo di granoturco. Il proprietario era un anziano contadino, alto e spigoloso, un po’ duro d’orecchi.
WHY MARCHE / 73
Credo che avremmo continuato a farla franca, se, una sera, non fosse tornato indietro a recuperare qualcosa dal capanno degli attrezzi. Gli ci era voluto un po’ per capire che non eravamo né animali né fantasmi, poi aveva iniziato a gridare come un forsennato, brandendo un badile. Iniziammo a sciamare per il campo come cavallette impazzite, inciampando nelle sterpaglie e nei nostri stessi piedi, fino a che non scomparimmo, lasciandoci dietro una fitta nuvola di polvere. Passarono un paio di settimane, credo, prima che decidessimo di riprovarci. Non era più per le pannocchie, ormai, ma per il gusto dell’avventura. Quella sera la ricordo come se fosse ieri: c’era la luna piena, bella e splendente, e qualche nuvola birichina che ogni tanto si permetteva di oscurarla. Il mio cinquantino aveva una ruota sgonfia e decisi di salire in sella da solo. Quando arrivammo nel campo, tutto era quieto e del contadino non c’era traccia. Immagino che anche gli altri rimasero delusi, in fondo, il divertimento era tutto lì. Dopo appena mezz’ora, eravamo già stanchi di ferirci le mani sugli steli duri del granoturco, così, dopo aver lasciato qualche lattina di birra vuota come testimonianza della nostra razzia, ci avviammo verso il ciglio della strada. Vidi gli altri partire, immersi in una cortina di polvere, e sparire rumorosamente nelle pieghe della campagna. Rimasi solo, a fare i conti con un ferro vecchio che non voleva saperne di mettersi in moto. Mi venne in mente solo dopo, di guardare se la candela fosse a posto. Era uno scherzo in voga, all’epoca. Ma ci pensai troppo tardi. La luce abbagliante di due fanali, stava già scendendo per la discesa. Non so ancora perché, ma mi venne istintivo nascondermi. Mi gettai di nuovo nel campo, accucciandomi sulle ginocchia. Trattenni il respiro, attendendo che la macchina passasse oltre. Ma la macchina, invece, si fermò, proprio lì, a pochi metri da me. Udii il rumore di uno sportello sbattuto, poi quello del cofano. Sbuffi di fatica, qualcosa trascinato sulla strada. Riuscii ad aprirmi un varco fra gli steli e mi misi a spiare. Vidi una sagoma, di spalle, intenta a scavare nel campo incolto dall’altra parte della strada. Era un uomo, questo lo compresi subito dalla corporatura. Non so quanto tempo passò, so solo che quando finalmente se ne andò, io caddi esausto sulla terra arida. Quella notte rientrai tardi, dopo che le nubi ebbero di nuovo liberato la luna. Non ricordo se notai subito la station wagon di papà tutta impolverata. So solo che da quella notte mia madre scomparve. Finì che di lei non si seppe più nulla e mio padre, poco dopo, sposò un’altra donna.
CONSIGLI DI LETTURA: Andiamo in Africa con due iniziative editoriali molto interessanti. “Io ero l’Africa” di Roberta Lepri (Avagliano Editore): l’esperienza dell’emigrazione italiana post bellica in Somalia restituisce attraverso le parole della piccola Bianca uno spaccato domestico denso e contraddittorio, manifesto di come le persone e le dinamiche familiari possano cambiare a seconda dei luoghi vissuti. Un romanzo che nasce dai racconti di chi l’esperienza coloniale l’ha vissuta in prima persona. “Ombra bianca” di Cristiano Gentili (Ota Benga): isola nel Lago Vittoria, Adimu nasce con i tratti somatici africani, ma completamente bianca. È una bambina albina, proiettata in un ambiente ostile e nemico. Poche persone la ameranno, molte proveranno ad imprigionarla e a ucciderla, per beneficiare, secondo le superstizioni locali, di parti del suo corpo come feticci portafortuna. Papa Francesco si è interessato personalmente all’iniziativa di sensibilizzazione sulle condizioni di vita degli africani albini portata avanti con il romanzo “Ombra Bianca”. Scoprite come e di più su www. ombrabianca.com
Io ora non vivo più a Serra de’ Conti, ma ogni anno ci torno. Torno a portare un fiore nel campo dove, nell’estate dei miei sedici anni, andavo a rubare il granturco.
E tu, vuoi provare con un tuo racconto? Solo tre regole: Marche, noir e 4000 battute, spazi inclusi. Spediscilo a:
a.morbidelli@whymarche.com. Buona lettura!
74 / WHY MARCHE
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SPIRITO ///
IL CIRCUITO DI SENIGALLIA Non tutti lo sanno ma la cittadina famosa per la sua Spiaggia di Velluto ha ospitato dal 1928 al 1956 un tracciato urbano su cui si sono svolte numerose gare automobilistiche e motociclistiche. Siamo andati a scoprire la storia del circuito attraverso il libro di un grande appassionato, organizzatore e direttore di gara, Benito Quadraroli, che racconta momenti di elevato agonismo sportivo.
Sì, è proprio così. A Senigallia, la nota cittadina rivierasca in provincia di Ancona, per quasi trent’anni è stato allestito un circuito automobilistico cittadino su cui si sono cimentati grandi campioni delle due e quattro ruote. La prima edizione del Circuito Automobilistico di Senigallia, così la sua denominazione ufficiale, è datata 15 agosto 1928, per iniziativa del Comitato Organizzatore allora presieduto dall’Avv. Alfredo Gobbi, Podestà di Senigallia, che aveva dato mandato all’Ufficio Tecnico comunale di allestire un tracciato di 9.300 metri di lunghezza. Questo si snodava da via Raffaello Sanzio, via Annibal Caro, Largo Boito (curva Calcina), viale Rossini, Ospedale (curva Cappuccini), strada per Scapezzano, strada Cavallaro (curva Cavallaro), innesto sulla S.S. Adriatica per giungere fino al traguardo, posto a metá del rettifilo di arrivo lungo ben 3 km, a Villa Torlonia. Al suo interno erano stati posizionati anche i box, i cronometristi e la direzione gara, il tutto su un tracciato in terra battuta e con solo alcune curve leggermente bitumate per eliminare la polvere. Il regolamento sportivo prevedeva una gara per ogni categoria di vetture e questo permetteva al pubblico di assistere a numerose corse nell’arco della giornata. La
76 / WHY MARCHE
DI GAUDENZIO TAVONI
prima edizione ebbe un grande successo grazie alla presenza di campioni affermati come Luigi Fagioli (Salmson), Luigi Arcangeli (Bugatti) e Luigi Scarfiotti (Lancia). Le vetture impegnate in pista furono quattordici divise in tre categorie (fino a 1100 cc, fino a 2000 cc e oltre 2000 cc) e la cronaca racconta di un solo incidente senza gravi conseguenze, mentre la vittoria assoluta andò ad Arcangeli, che concluse i 90 km della gara con il tempo di 54’21” alla media oraria di 99,343 km. Sulla scia del grande successo, il 24 agosto 1930 si replicò con la 2^ edizione che vedeva in palio l’eccezionale montepremi di 12 mila lire! Nella categoria fino a 1100 cc si impose il senigalliese Piero Bucci (Fiat) mentre Arcangeli (Alfa Romeo) bissò la vittoria assoluta di due anni prima . A causa del terremoto, la 3^ edizione,
in programma il 23 agosto 1931 non si disputò, mentre l’anno successivo, il 14 agosto 1932, il circuito ospitò la prima gara motociclistica con la vittoria nella categoria 500cc di Gino Cavanna (Norton). La settimana successiva, il 21 agosto, fu la volta della auto, con una gara valida per il Campionato Italiano Vetture Sport che registrò il successo nelle tre categorie di Matrullo (Maserati), Bucci (Alfa Fomeo) e Fagioli (Maserati). Dal 1932 al 1947 il circuito non ospitò gare, che ripresero dopo 15 anni di inattività il 24 agosto del 1947 con la 4^ edizione denominata “Coppa Ancona”. Il percorso rimase sempre lo stesso ma il fondo stradale fu asfaltato, mentre il traguardo fu spostato più a nord, sempre su via Raffaello Sanzio, dove oggi c’é lo stabilimento della P.S. I nuovi regolamenti CSAI imposero un numero maggiore di
gare per ogni classe delle due categorie “Sport” e “Turismo” a beneficio degli appassionati, sempre più numerosi, pronti a pagare un biglietto di ingresso di poche lire. La domenica successiva, il 31 agosto, andò in scena il 2° Circuito Motociclistico, edizione che ebbe un grande successo per l’adesione di piloti e case famosi, come la pesarese Benelli. Il 21 agosto del 1949 fu la volta della 5^ edizione, denominata “Coppa Adriatica” che godette della presenza di importanti personalità del mondo politico e sportivo. Il fondo stradale fu rivisto e migliorato e il circuito fu dotato di un inedito impianto fonico a beneficio del vasto pubblico presente. Le vittorie andarono a Puma (Fiat), Taruffi (Cisitalia) e Cornacchia (Ferrari), che stabilì il nuovo record del circuito con una media di oltre 140 km orari.
…siamo al 1949 ma la storia è ancora lunga! Continua a leggerla su www.whymarche.com WHY MARCHE / 77
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AGOSTO/SETTEMBRE EVENTS 1/15 agosto
6/10 agosto
7 agosto
2/10 agosto
Fermo
Senigallia
Cavalcata dell’Assunta
Summer Jamboree
7/10 agosto
Force (AP)
Porto Recanati
Serrapetrona
Non chiamatelo scorzone
Elio e le storie tese (Concerto)
Sagra della Vernaccia
8/9 agosto
8/18 agosto
Grottammare (AP)
Apiro( MC)
Festival internazionale dell’umorismo “Cabaret amore mio”
Festival folklore
8/17 agosto
8/10 agosto
10 agosto
Servigliano (FM)
Porto San Giorgio
Porto San Giorgio
Torneo Cavalleresco Castel Clementino Servigliano
Porto San Giorgio Antiques
Festa del Mare con padellata gigante Dell’adriatico
78 / WHY MARCHE
MARCHE EVENTS
15/17 agosto
16/19 agosto
Pesaro
Urbino
Castignano (AP)
Rossini Opera Festival
Festa del Duca
Templaria Festival
10/22 agosto
21/21 agosto
30/31 agosto
Senigallia
Macerata
Tango festival
Grande Fiera di San Giuliano
5/7 settembre
7 settembre
Camerano
Urbino
Festa del rosso conero .
Festa dell’Aquilone
30ago/7 settemBRE Ancona Festival Adriatico Mediterraneo
12/14 settembre Fano Festival internazionale del Brodetto
18/21 settembre
18/21 settembre
Senigallia
Castelfidardo
Panenostrum
Festival Internazionale della fisarmonica
20/21 settembre
28 settembre
Macerata
70 mostra mercato uccelli e cani
Mostra Mercato Nazionale Dell’elettronica
Macerata
WHY MARCHE / 79
SPIRITO ///
CRUCI -MARCHE
PAROLE CROCIATE 1
2
3
4
5
6
14
13 17
18
7
8
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15 20
21 24
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33 35
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56 60
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39
38
43 48
47
32 34
37 42
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65
66
80 / WHY MARCHE
58 61
67
71
VERTICALI 1: La lascia il corpo solido che si muove attraverso un fluido; 2: Terzo in alcune occasioni; 3: Olbia Tempio; 4: Azienda marchigiana per la fornitura di gas e luce; 6: Andato; 7: Con me; 8: Union Liberale Isdraelite de France; 9: Gioco enigmistico in cui si deve interpretare una vignetta; 11: Oca senza coda; 12: Ballo popolare tipico delle nostre terre; 14: Un cereale; 19: Una divinità e tempo passato; 21: Sulla vetta del San Vicino e del
12
16
19
22
11
62 69
68 72
Vettore; 22: Contano il tempo che passa; 23: La sottile striscia ricamata o di pizzo sul fondo degli abiti delle donne marchigiane degli anni quaranta e cinquanta; 24: Non mia; 25: Artificial Intelligence; 26: Copricapo maschile di lana, spesso rosso; 28: Lo è la cadenza di Why Marche; 29: L’artista nato a Camerano di cui ha fatto ritorno in città un suo famoso dipinto in occasione del festival delle arti “Coleidoscopio”; 30: Lo strumento musicale ad ancia doppia;
32: European Robotic Arm; 33: Il nome del direttore Tavoni di Why Marche; 36: Il formaggio per i marchigiani; 39: Famosi quelli di Offida; 44: Diminutivo di Stefano; 46: Prima cresce e poi…; 48: Mocassino senza pari; 50: Per definizione è “La striscia di terra rilevata compresa tra due solchi paralleli nei terreni coltivati” ma viene comunemente usata per indicare la femmina del maiale; 51: Con me; 53: Come Suo Desiderio; 54: Il film “Ho Incontrato Anche Zingari
ORIZZONTALI 1: Fermo!; 5: Importante tour operator con sede a Jesi; 10: Aiuto!; 13: Lo strumento suonato da Orfeo per ammaliare l’uomo e la natura; 15: Un avo delle attuali e-mail; 16: Precede “Del Bosco”; 17: Ciro, senza capo ne coda; 18: “nel luogo in cui”; 20: Integrative Biology; 22: L’autore dell’Odissea; 23: Il pregiato tubero nero o bianco, scritto al contrrio; 25: Lo è lo sferisterio di Macerata; 26: Francesco Renga; 27: Non mio; 28: ….o bietola; 29: La pianta del frutto proibito; 31: Nota casa produttrice di computer; 33: Struttura da giardino e nome di un cantante italiano; 34: Quelle geologiche sono cinque; 35: Macerata; 37: Andata/ritorno; 38: Topo, senza po; 40: Alessandria; 41: “Magiare” per gli inglesi; 43: Rovinate; 45: Eva Cassidy; 47: Silvia Costa; 49: “Dotto” senza la seconda; 50: Podere erboso e una città Toscana; 52: ….. e tacchete; 55: E’ celeste quello di Gaspare Spontini a Maiolati; 56: La storica famiglia di artigiani che da Castelfidardo si occupano dei pianoforti di tutta e per tutta la regione; 57: C’è quella del nord e quella del sud, e sono in conflitto; 59: Piazza Anconetana; 61: Catania; 62: “Cono” senza no; 63: Articolo femminile; 65: Non fare niente; 68: Uno dei moschettieri; 70: Oriente; 71: Bucare; 72: L’animale che ride.
Felici”; 55: Como; 58: E’ d’oro quella di Cingoli; 60: Collera; 62: Insieme; 64: Associazione Sportiva; 66: Anna Rita; 67: La serie televisiva dei “medici in prima linea”; 69: Pronome maschile inglese.
A CURA DI CINZIA PELAGAGGE
episodio 3 Ideato da Theta Edizioni illustrazioni di THETA EDIZIONI
Va be, è stato solo il primo colloquio. Adesso che lo so con che tipo di gente avrò a che fare, mi preparerò meglio.
...Andry un pò deluso dal risultato dell’ultimo colloquio sta passeggiando lungo le vie di Macerata diretto alla casa della sua ragazza per una cena e riflette sull’accaduto e sul futuro che al momento ha iniziato a vedere incerto e senza possibilità; lui crede fortemente in quello che fa ma le persone che fanno al differenza che lo stanno ascoltando non ascoltano poi come dovrebbero....
Magari mi studio già come posso applicare l’Effetto Darwin…in effetti non mi ha fatto una domanda sbagliata!
Speriamo che Chiara non mi faccia aspettare tropo...
! RONZO HE ST C o R PE CERTO
RIA....
ZE IN PIZ
L’idea era di portarti a mangiare il pesce e festeggiare ma…se continuiamo così, tra un po’ al massimo la pizza al taglio! E dai su Andrè…è il primo! Anche tu non sei stato proprio sveglissimo nel rispondere… Eh si ok…ho fatto una cazzata! Il prossimo ti giuro, ci vado preparatissimo…mi studio l’azienda, i prodotti, tutto!”
Certo che lo so…ma sta tranquilla! Un altro colloquio ce l’ho la settimana prossima e sono sicuro che andrà bene!”
Anche perché…lo sai, abbiamo dei progetti…io faccio le mie ore in call center ma…
Macerata è diventata molto buia e a quest’ora qualche miagolio di gatto spezza il silenzio; un silenzio che infastidisce il nostro protagonista perchè è lo stesso silenzio che si sente dentro. Dopo essere ritornato dalla cena, immagina il suo futuro: si vede un importante dirigente, con una bella villa con giardino, con la sua Chiara e un bambino biondo biondo, come lei. “Tra dieci anni…” forse è correre troppo o forse sognare a questa età è sempre lecito...ma la speranza è sempre l’ultima a morire.
to be continued...