Why Marche n.16 Luglio Agosto 2013

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w GAUDENZIO TAVONI

Buone vacanze,

Marche!

Estate. Tempo di svago, vacanze, ferie, ma per la nostra Regione il clima non è dei migliori. Non tanto per quello meteorologico, peraltro particolarmente gradevole in queste ultime settimane, quanto per quello economico che, soprattutto per la provincia di Ancona, negli ultimi mesi ha registrato un acuirsi della crisi. Ma non ce la sentiamo di essere rassegnati e pessimisti. Il “Modello Marche”, quello che da sempre ha contraddistinto la nostra economia regionale, ha anche questa componente: l’ottimismo e la volontà di lottare anche in momenti difficili come questo. Non ci rimane, dunque, che trascorrere qualche settimana in serenità e apprestarci ad affrontare un finale d’anno che ci vedrà molto impegnati. Per il momento rilassiamoci sotto un ombrellone, magari con questo numero di Why Marche, dove potremo godere di un po’ d’estate alla Torre di Portonovo e nella splendida Senigallia, o rivivere le emozioni dell’ Adria Ferries ORC International World Championship tenutosi ad Ancona e della prima edizione di “The World Of Accordion” di Castelfidardo. A nome anche di tutta la redazione, a tutti i nostri lettori, buone vacanze!

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SOMMARIO AGORÀ 8 Le Marche parlano russo

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FORMAZIONE8 Parliamo green? 10 Nuove realtà 12 Scavando, s’impara! 15 Un master per la sicurezza STYLE & FASHION Spesa a km 0 16 Indossiamo un cartoon? 18 Boutique d’eccellenza 20 Cosa si mette in valigia? ISTITUZIONI 22 Vacanze made in Marche TURISMO 24 Le vie dell’arancione 26 Alla scoperta di… 28 Storia di Portonovo 30 Italia/Brasile, andata&ritorno 32 Viste da occhi stranieri INTERNAZIONALIZZIONE 34 All’estero, così

ENOGASTRONOMIA 36 Verdicchio al potere

FOLKLORE 38 L’auto…ieri

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Sguardo profondo

N° 16 - LGLIO AGOSTO 2013

www.whymarche.com Direttore Responsabile: Gaudenzio Tavoni REDAZIONE Caporedattrice: Eleonora Baldi e.baldi@whymarche.com Responsabile di redazione Paola Solvi p.solvi@whymarche.com

IMPRESA 46 Da San Benedetto agli USA

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Responsabile Marketing Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com

VELICA 48 La vela migliore

Direttore Artistico Silvio Pandurini s.pandurini@whymarche.com Editor Andrea Cozzoni Valentina Viola Michela Maria Marconi Stefano Pagliarini Alessandro Morbidelli Susanna Comai Fabio Curzi Fabrizio Donato Marco Catalani Silvia Brunori

ESTERO 50 Destinazione Spagna EVENTI 52 Buona la prima! 54 Ricordi di un mondiale

Hanno collaborato Cinzia Pelagagge Loredana Baldi Daria Perego Garofoli

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UNIVERSITA’ 56 Tutto quello che c’è da sapere

Concept: Theta Edizioni

INNOVAZIONE 58 CoWo? 60 Significati CONSUMATORI 62 La conciliazione paritetica

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Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Villa Poticcio 22 60022 Castelfidardo - Ancona www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Tel. 0731082244

ARTE E CULTURA 65 Giù la testa 67 Il Papageno marchigiano

Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN)

SALUTE E BENESSERE 70 Frullato? Sì, grazie!

Abbonamenti: abbonamenti@whymarche.com Chiuso in redazione il 30 Luglio 2013

SOCIALE 72 Costruire mondi aperti MOTORI 74 Rombo anconetano

COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione

LUDICA 76 Che città delle Marche sei? PERCHE’ 78 Vi presentiamo il Vì Metal

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w ARMANDO GINESI

Quel pezzetto di Russia E’ un posto “strano” il Consolato. Si trova in terra italiana, marchigiana in questo caso, eppure la sua bandiera è straniera, russa per la precisione. A raccontarci che cos’è e a cosa serve, il console Armando Ginesi Armando Ginesi è un nome molto conosciuto nell’ambiente dell’arte. E’ un critico apprezzato sia in Italia che all’estero. Ma da sette anni è anche qualcos’altro: un Diplomatico, un Console Onorario. E’ lui a reggere il Consolato Russo qui ad Ancona, a muoversi tra il nostro Paese e la terza potenza mondiale, un punto di riferimento per i cittadini russi residenti o in transito nelle Marche e per i marchigiani che abbiano a che fare, soprattutto a livello aziendale, con la Russia. Ci incuriosisce la sua figura e l’operatività del Consolato e non potremmo rivolgerci ad altri, se non a questo uomo di grande levatura culturale e anche politica.

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ELEONORA BALDI

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ei è un uomo di cultura, conosciuto a livello internazionale. Come diventa Console? “Chi ravvisò la necessità, sette anni fa, di un Consolato Russo nelle Marche fu l’Ambasciatore Giuseppe Balboni Acqua, a quel tempo Capo del Cerimoniale della Presidenza della Repubblica. La sua riflessione fu semplice e pragmatica: se le Marche sono la 4^ regione tra quelle italiane nell’interscambio con la Russia ed in alcuni ambiti merceologici come il calzaturiero e il mobile anche la prima, non è possibile che non abbiano un consolato russo! Così, nel corso di un convegno organizzato ad Osimo al quale erano presenti più di 100 Ambasciatori, propose all’amico ed ex Ambasciatore Russo Alexey Meshkov – oggi Vice Ministro degli Esteri - di aprire un Consolato. Ovviamente aveva già in mente il nome giusto al quale affidare la carica di Console Onorario: il mio! Quando me lo propose rimasi spiazzato. Ma io sono un uomo curioso: era un’esperienza che mi mancava e dunque ho accettato. Così abbiamo dato il via alle procedure: brevi per parte russa che ha subito approvato la mia candidatura e mi ha dotato delle Patenti Diplomatiche, un po’ più lunga da parte italiana per i tanti passaggi burocratici necessari. I Ministeri degli Esteri, della Giustizia, delle Finanze, dell’ Interno e della Difesa, aprono istruttorie tutte indipendenti le une dalle altre. Poi si interpellano i servizi d’informazione che sono gli ultimi a mettere le firme. Infine, va tutto sul tavolo del Ministro degli Esteri, che allora era l’on. Massimo D’Alema, il quale firma l’exequatur che autorizza a diventare Diplomatico per 5 anni nel ruolo del Console”. Come è organizzato il Consolato Russo di Ancona? “Il Consolato di Ancona è Onorario. Per prima cosa dunque chiariamo il significato di Onorario: chi ne è a capo non appartiene alla carriera diplomatica russa, né potrei ,essendo cittadino italiano. I Consoli Onorari sono dei diplomatici a tempo, duriamo 5 anni salvo rinnovo. Nasciamo da un accordo tra i due Paesi: ad avanzare la proposta è il Paese estero, in questo caso la Russia, poi il Paese ospitante, l’Italia dice si o no e se risponde in maniera affermativa può decidere di esercitare il diritto di aprire a sua volta un consolato italiano in Russia. La zona di influenza del Consolato di Ancona giuridicamente sarebbe circoscritta alle Marche, ma in realtà operiamo fuori dei confini: Romagna, Abruzzo e Umbria. A Rimini, Perugia e l’Aquila ho tre mie vicari che si chiamano Incaricati per i Rapporti con le Istituzioni Regionali: persone molto spendibili ed autorevoli”. E nella pratica? Che cosa fa? “ Il Consolato tutela i diritti dei cittadini russi residenti o in transito nelle Marche. Rappresenta lo Stato ed il Governo Russo. Il nostro Consolato si distingue poi per tutta una serie di iniziative e di azioni che mettiamo in campo. Per esempio, abbiamo un ufficio legale esterno (sia nelle Marche che a Mosca) al quale ci appoggiamo e siamo gli unici a consentire ai cittadini russi che ne abbiano bisogno l’esercizio del gratuito patrocinio: in pratica a chi non è in grado di pagare, non diamo l’avvocato di ufficio, ma il nostro di fiducia. Non tutti i professionisti possono esercitare il patrocinio gratuito: bisogna essere iscritti in un’apposita lista. Ancora, in riguardo al matrimonio misto religioso cattolico/ortodosso, siamo in grado di venire in aiuto ai coniugi. Quando il matrimonio non funziona più, si può richiedere una dichiarazione di nullità. Noi abbiamo un avvocato esperto in diritto canonico, sia ortodosso che cattolico, che su appuntamento – dato che non risiede qui – viene al Consolato, ascolta le parti e mette in piedi la causa di scioglimento se le parti sono d’accordo. Inoltre siamo gli unici a disporre di una cancelleria che fa una serie infinita di atti, documenti, pratiche per i cittadini russi. Il Consolato ha tre obiettivi: promuovere, sviluppare, incrementare i rapporti esistenti tra il territorio della sua circoscrizione e quello russo. Io ho ricevuto un’onorificenza russa al merito diplomatico proprio per aver incrementato i rapporti tra Italia e Russia: questo per dire che il lavoro del Consolato di Ancona è riconosciuto e valutato in maniera ottima. Un paio di mesi fa, dopo l’entrata ufficiale

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della Russia nel libero Mercato, in fiera a Milano si è organizzata la prima giornata dedicata a questo evento e hanno invitato noi del consolato di Ancona a portare il saluto del Governo Russo. Molto importante per le azioni che portiamo avanti è il nostro braccio operativo l’Associazione Amici dell’Italia e della Russia. Anche società russe ne fanno parte. Il Consolato è Onorario e quindi non dispone di risorse proprie e allora ecco che entra in gioco l’Associazione. Al 2° punto dello Statuto dell’Associazione si indica proprio come obiettivo quello di sostenere il Consolato: diciamo che è un po’ come la nostra cassaforte! Di essa fanno parte marchi forti: Baldinini, per esempio, che sta in Romagna ed in Russia ha oltre 100 negozi. E ancora una multinazionale russa con 8 aerei e 500 autotreni. Poi altre imprese italiane e russe anche di livello internazionale. Come vedete quindi i nostri rapporti sono molto forti nell’interscambio tra Russia e Italia. Per questo , ripeto,abbiamo anche un legale a Mosca che assiste le aziende italiane che vogliono andare ad aprire succursali, sedi rappresentanza o che altro in Russia. L’ultima trattativa un paio di mesi fa: abbiamo aiutato una società italiana ad aprire una società a Mosca in 7 giorni”. Quali progetti ha in cantiere il Consolato per il futuro? “In primo luogo vogliamo puntare molto sui rapporti religiosi e sul grande flusso turistico che ne deriverà. A Loreto vogliamo costituire la parrocchia ortodossa russa delle Marche e prima della fine del mio secondo mandato vorrei inaugurare un Centro di dialogo permanente tra cristiani separati. Un’idea che sta riscuotendo grande successo: ho già l’appoggio del Patriarcato di Mosca e del Vaticano. E poi, il Corridoio Verde. Ce n’è già uno a Helsinki che collega Europa e Russia. Qui ad Ancona è nata l’idea di un Corridoio Verde Mediterraneo che serva per velocizzare e semplificare il problema delle dogane, che è enorme: un camion che va in Russia può rischiare di stare fermo anche 15 giorni! Abbiamo fatto venire un broker di Stato doganale russo e insieme abbiamo elaborato questo progetto. Si prevede che tra 4/5 mesi si possa firmare l’istituzione del Corridoio Verde Mediterraneo che servirà tutto il bacino del Mediterraneo. Ci sarà una white list di aziende ritenute degne di fiducia piena, che avranno la possibilità di mettere i sigilli al carico in Italia. Sigilli che verranno solo controllati alla dogana russa per verificare che non siano stati manomessi. La documentazione doganale (anche per le aziende che non rientrano nella white list) si ridurrà del 50%. Inoltre abbiamo la piena disponibilità del Governo Russo di rivedere sostanzialmente alcuni dazi pesanti per la merce che va dall’Italia alla Russia”. WHY MARCHE

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La casa d

’era una volta la mamma che stava a casa. Il papà lavorava e lei cresceva i figli. Una visione anacronistica della realtà, che però aveva anche i suoi lati positivi: i bambini potevano muovere i primi passi della loro vita in un ambiente familiare, dove occhi attenti potevano seguirne progressi o difficoltà, nella più totale tranquillità. E che poi a stare a casa fosse il papà, in casi più unici che rari, poco cambiava. C’era una volta appunto…e adesso non c’è più. Ritmi lavorativi forsennati, fatica ad arrivare a fine mese, poca possibilità di mettere in secondo piano il lavoro a favore della famiglia hanno cambiato radicalmente le abitudini dei genitori. Quando si è fortunati, i piccoli si lasciano ai nonni. Altrimenti, si portano all’asilo. Ottima cosa indubbiamente da un punto di vista sociale: il contatto con il gruppo dei pari è fondamentale fin dai primi anni di vita. Ma spesso una maestra si trova a gestire 15 bambini o forse più…insomma, non è proprio come essere a casa propria. Ma, se ci fosse un modo per arrivare ad una via di mezzo tra quel “c’era una volta” e questo “adesso non c’è più”? Ilaria Dottori, Roberta Genangeli e Paola Pierandrei si sono inventate “La casa dei bimbi”, progetto che è stato finanziato per intero dalla Provincia di Ancona essendosi classificato al secondo posto in graduatoria per il bando Creazione di Nuova Impresa. E già questo è un importante punto a favore: sappiamo quanto sia difficile ottenere soldi pubblici! Essere finanziate per intero significa aver convinto un pool di esperti della bontà e della carica innovativa del progetto. Ma, entriamo nello specifico. La “Casa dei bimbi” è un asilo domiciliare. Cosa significa? Che i cinque bambini al massimo di cui Ilaria, Roberta e Paola si occuperanno avranno a loro disposizione un appartamento. Il principio che differenzia questo dagli altri asili è proprio questo: dare loro una dimensione familiare, come se si trovassero a casa propria. E, proprio per garantire un servizio di assoluta qualità, il numero di “ospiti” di questa struttura sarà esiguo e di contro, l’attenzione per ogni bambino massima. Flessibilità è il secondo e fondamentale aggettivo che si può riferire alla “Casa dei bimbi”. Negli orari in primo luogo: dalle 7 della mattina fino alle 22 della sera, a seconda delle esigenze dei genitori, compreso il sabato e, in caso di bisogno, la domenica. Una copertura praticamente totale che garantisce ai genitori la possibilità di sapere sempre in ottime mani i loro figli, anche in caso di tour de force lavorativi ai quali non poche volte si è sottoposti. Ed ancora, domanda lecita: se mio figlio sta male? Come si

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Raffaella Scortichini

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fa? Negli asili classici, il problema passa come una patata bollente alla famiglia. Non si può tenere il bimbo malato a contatto con gli altri, quindi bisogna trovare una babyisitter improvvisata o chiedere ad amici o parenti. Roberta, Ilaria e Paola invece rimangono a vostra disposizione anche per risolvere questo problema. Saranno loro, su richiesta, a recarsi a casa del bimbo e ad offrire un servizio di babysitting compreso nell’iscrizione già pagata. Già, l’iscrizione: non aspettatevi le cifre alle quali siete abituati. Per avviare un progetto nuovo, bisogna essere competitivi, anche dal punto di vista dei prezzi. E, c’è la possibilità di richiedere i servizi dell’asilo domiciliare per un arco di tempo del tutto variabile a seconda delle esigenze della famiglia. La Regione erogherà un contributo alle famiglie aventi diritto che chiederanno l’iscrizione al nido domiciliare per ridurre l’impatto sulla spesa delle famiglie. Al lavoro delle tre ragazze, si andrà poi ad affiancare quello di altre figure altamente esperte: un logopedista, uno psicologo ed un nutrizionista. Questo perché per poter dare il via al progetto, le ragazze hanno dovuto portare a termine un percorso di formazione che comunque non può sostituirsi alle professionalità che abbiamo citato. Lo psicologo sarà a disposizione in caso di bisogno ed anche ad incontri con i genitori. Il logopedista potrà riconoscere da subito eventuali problematiche dei bambini e dunque risolvere. Il nutrizionista, preparerà un menù in 4 stagioni per i bimbi, che contenga tutti i principi nutritivi necessari e che sappia portare in tavola frutta e verdura di stagione. A cucinare saranno le tre “inventrici” della “Casa dei bimbi”, direttamente nella cucina casalinga appositamente attrezzata. Un nuovo modo di vedere l’educazione dei più piccoli, che li mette al centro di un sistema familiare anche se lontano da casa.

Provare per credere!


dei bimbi I NOSTRI PERCHE’

Per convincere ad affidare i propri figli alla “Casa dei bimbi” Ilaria, Roberta e Paola vogliono metterci la faccia! Ci raccontano in poche righe come mai hanno scelto di dedicarsi a questo progetto: tre perché che però hanno in comune una cosa, forse la più importante: l’amore per i bambini!

ROBERTA

“Ho sempre avuto una predisposizione naturale nei confronti del mondo dell’infanzia, in modo particolare verso i bimbi al di sotto dei 3 anni che rappresentano il fulcro di questo nostro progetto. Poter lavorare facendo qualcosa che ami è una fortuna che non capita a tutti e grazie alla quale so già che ogni giorno sarà un bel giorno per me, insieme ai nostri piccoli ospiti!”.

PAOLA

“Se penso ai bambini, mi vengono in mente due caratteristiche: semplicità e purezza. Connotazioni che sempre meno riusciamo a trovare nel mondo e tanto meno in quello del lavoro. Poter intraprendere una professione che mi permette di stare a stretto contatto con i bambini è qualcosa di speciale: loro riusciranno a rendere più leggero l’ingresso nel mondo del lavoro e a non farmi pesare la fatica di portare avanti un progetto tanto importante”.

ILARIA

“Amo i bambini ed il loro mondo. Ho avuto spesso la possibilità di lavorare a contatto con i bimbi che, grazie alle loro qualità innate, riescono a rendere divertente ed emozionante ogni attività. So che portare avanti “La casa dei bimbi” sarà molto impegnativo, ma allo stesso tempo posso scommettere che ogni sforzo sarà ripagato dal tempo che passeremo insieme!”.

I servizi della “Casa dei bimbi”

- attività di asilo domiciliare per bambini dagli 0 ai 3 anni - feste di compleanno per bambini e ragazzi, dagli 1 agli 11 anni - attività di aiuto-compiti, dai 6 ai 14 anni - servizi formativi e informativi a supporto dei genitori - possibilità di ricorre a nutrizionista, logopedista, psicologo e pedagogista della rete Praxis

Ilaria: 3493695103 Paola: 3478582563 Roberta: 3453800019 Via E. Loik, 3 60035 Jesi WHY MARCHE

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RCHEOLOGIA

per informazioni: idrea@libero.it www.piceni.tv.it → A date with History → Cupra Marittima and the experience of the archaelogical sites (filmato in inglese)

Geo-archaeo-exploring, così si chiamano le tecniche di ricerca archeologica che ogni estate vengono insegnate a bambini e ragazzi in età scolare attraverso laboratori tematici all’interno del parco Archeologico Naturalistico di Cupra Marittima. D’estate è tutto un fiorire di “campi scuola” - come li chiamavamo una volta - e iniziative dedicate agli studenti. Noi ne abbiamo scoperta una particolarmente interessante, organizzata grazie alla collaborazione tra Comune di Cupra Marittima, Soprintendenza ai Beni Archeologici delle Marche e Cooperativa Idrea: i campi didattici nazionali di ricerca archeologica. Ad un passo dalla statale e a poca distanza da un cavalcavia dell’autostrada, il campo didattico dell’area archeologica di Cupra, come molte altre aree archeologiche in Italia, è stato rinvenuto in una zona a prima vista insospettabile, dove la vita degli antichi abitatori del luogo, riaffiorando in superficie di tanto in tanto, si intreccia disinvoltamente con quella dei giorni nostri. Incredibilmente, proprio perché non ce

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MICHELA MARIA MARCONI <<<

MICHELA MARIA MARCONI


gioco da ragazzi!

n è mai stato così divertente lo aspettavamo così vicino alla strada e all’abitato, abbiamo avuto qualche difficoltà nel trovarlo! Arrivati al campo, sotto a una tenda ombreggiante, scorgiamo una ventina di ragazzini curvi o accovacciati in una grande buca rettangolare recintata e ampia diversi metri: con espressione seria e indaffaratissima sono impegnati in prima persona in uno scavo archeologico, sotto lo sguardo attento e paziente della giovane archeologa di cantiere, che non si stanca di mostrare ancora e ancora le tecniche di lavoro più corrette. C’è chi è più preciso e mal sopporta qualsiasi “invasione” nel suo angolo di scavo e chi è più guascone e sconfina spesso e volentieri, un po’ per ridere un po’ per indispettire il compagno. A guardarli, in un attimo, tornano alla memoria le fantasie di una vita avventurosa tra remoti ruderi polverosi e piramidi scrigno di tesori sorprendenti, progetti dell’infanzia che accomunano molti di noi che da bambini eravamo affascinati dai misteri delle antichità. Ti scuotono e ti richiamano al presente i gridolini di soddisfazione e l’eccitazione palpabile dei bambini che, con evidente orgoglio, mostrano al responsabile i loro ritrovamenti, perlopiù frammenti di coccio dipinto e lavorato, ma anche quelli che a prima vista sembrano “sassetti” traslucidi e che poi si rivelano vetri del passato. L’entusiasmo contagioso e il lavoro di squadra di questi bambini dimostrano ancora una volta che simili esperienze sul campo aiutano a crescere, a imparare e a socializzare, come si dice: “la pratica vale più della grammatica”! Questa esperienza è nata oltre dieci anni fa ed è da sempre inserita in un progetto più ampio di interscambio culturale Italia – Francia, dedicato ai giovani e attuato con modalità ludiche. Nel 2000 per la prima volta, infatti, furono avviati a Cupra i primi campi di ricerca archeologica per ragazzi francesi, grazie alla collaborazione tra l’associazione Stratégies Européennes e la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche. Una felice iniziativa dall’evidente valenza didattica e anche un ottimo modo per far conoscere le bellezze della nostra regione, perché i campi vengono affiancati da altre attività come gite culturali, escursioni naturalistiche e speleologiche. In seguito questa attività è stata “allargata” fino a coinvolgere anche le scuole del territorio, usando le stesse modalità, risultate pienamente vincenti. Il luogo che allora fu scelto e destinato alle ricerche si trova nella zona della necropoli della città romana di Cupra Maritima, ai piedi del Foro, in un sito molto alterato dai lavori agricoli, dove non risultavano emergenze archeologiche e con un terreno disseminato di piccoli frammenti: il posto perfetto per le esercitazioni didattiche. Oggi come allora le attività si concentrano sugli aspetti metodologici dello scavo e sull’illustrazione dei materiali rinvenuti: i frammenti di ceramiche, laterizi, vetri, pezzi di intonaco dipinto, ecc., sono raccolti, lavati, divisi, analizzati e schedati. Magari c’è chi pensa che queste cose siano noiose, invece riservano delle grandi sorprese. Nel 2006, durante uno di questi campi, si concretizzò il più grande sogno che un Indiana Jones in erba possa avere: dalla terra affiorò una tomba di età romana del tipo “alla cappuccina”, cioè coperta di tegoloni accoppiati a doppio spiovente sul lato lungo e chiusi sui lati brevi da altre due tegole infisse verticalmente nel terreno. Lasciato il posto agli archeologi per lo scavo definitivo, i bambini poterono seguire da vicino tutti i lavori fino al ritrovamento dello scheletro intatto e del corredo funebre. Niente male per un gioco da ragazzi, no?! WHY MARCHE

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Università e sicurezza La sicurezza sul lavoro è un tema attuale e delicato. Unicam dice la sua, proponendo un nuovo master a Fabriano in“Diritto e processo penale della sicurezza sul lavoro” Università di Camerino, per l’anno accademico 2013/2014, propone un nuovo master di II livello: “Diritto e processo penale della sicurezza sul lavoro” è il titolo del corso che si svolgerà a Fabriano, nella sede di Unifabriano (via Don Giuseppe Riganelli, n. 26) da ottobre 2013 a giugno 2014. Il Master si rivolge, in particolare, a manager, avvocati, commercialisti, personale di varia qualifica dipendente di strutture pubbliche e private, membri di organismi di controllo e di vigilanza, internal auditors, ispettori del lavoro, ufficiali delle forze armate o della polizia municipale ed è finalizzato alla formazione di professionalità in grado di operare nella veste di esperti di sicurezza, capaci di cogliere tutte le implicazioni giuridiche, economico-finanziarie ed organizzative legate alla sicurezza. “L’Università di Camerino – ha dichiarato Flavio Corradini, Rettore Unicam – è fortemente impegnata nell’attuazione di proficue strategie a difesa del nostro territorio e soprattutto, in questo particolare momento, della sua imprenditoria. Il master si propone come un efficace strumento per la formazione di professionisti esperti in materia di sicurezza sul lavoro, che sappiano fornire

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www.unicam.it comunicazione.relazioniesterne@unicam.it www.unicam.info

un valido supporto alle aziende in un ambito che è certamente di vitale importanza”. “La sicurezza sui luoghi di lavoro è un tema di costante attualità e al centro dell’interesse dei privati, delle imprese e delle istituzioni – sottolinea Maria Lucia Di Bitonto, direttore del Master e coordinatore dell’Osservatorio sulla legalità d’impresa dell’Università di Camerino – e tutte le realtà aziendali, indipendentemente dalle dimensioni e dalle attività svolte, sono tenute a minimizzare il rischio di causazione degli eventi lesivi correlati allo svolgimento dell’attività lavorativa, perché anche le imprese, insieme alle persone fisiche, rispondono davanti al giudice e nel procedimento penale per i reati commessi in violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Per formare professionisti della sicurezza sul lavoro occorre un percorso multidisciplinare per capire ed interpretare un contesto ad alta complessità tecnica: questo

nuovo Master per l’innovatività dell’approccio e delle metodologie formative, conformi agli standard degli MBA europei e statunitensi, si propone come lo strumento più completo e competitivo per la formazione di esperti in sicurezza”. “In un periodo di scarse risorse come quello che stiamo attraversando – ha sottolineato Giancarlo Sagramola, Sindaco di Fabriano – è necessario puntare su relazioni forti e positive fra imprese, enti ed istituzioni che operino sinergicamente per lo sviluppo di progetti capaci di dare un futuro migliore alle nuove generazioni del nostro territorio. La collaborazione tra Unicam, Comune di Fabriano, Fondazione Carifac e UniFabriano, per la realizzazione di questo master, ne è uno significativo esempio”.

Il master, attraverso la frequenza di lezioni frontali e la partecipazione ad attività didattiche integrative quali seminari di approfondimento, stage, analisi critica guidata, individuale e collettiva, case study ed esercitazioni, consente di conseguire 60 crediti formativi universitari. Il master offre 300 ore di didattica frontale e alternativa e 300 ore di stage. E’ previsto un congruo numero di borse di studio per i candidati meritevoli, messo a disposizione dalla Fondazione Carifac.

Le iscrizioni scadono il 1° ottobre 2013.

Pe r ul te r i or i in f o r m a zio n i: S c u o la d i G iu r is p r u d e n za , e - m a il: m a r c o .qu a c qu a r in i@u n ic a m .it o Uni fa bri a no , For mazi one s u p e r io r e e c o n tin u a , e - m a il: d ir e lla @u n if a b r ia n o .it. WHY MARCHE

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La creatività, in 3D Film in 3D, occhiali in 3D, televisioni in 3D. Insomma, se non hai qualcosa in 3D non sei veramente nessuno! Ormai non è più ne’ una tendenza ne’ una moda: è una realtà! Ma è pur vero che siamo abituati a declinare la tridimensionalità per tutto ciò che riguarda cose tecniche o tecnologiche. E quindi, c’è ancora un ampio spettro di settori in cui l’impiego del 3D è pronto a stupirci. Di certo, ne sono stati capaci i giovani creativi di Incipiens, realtà marchigiana che è riuscita a guadagnarsi l’attenzione dei modaioli più glamour per la sua rivoluzione stilistica: proporre borse – e adesso anche scarpe – cartoon! E già, avete presente quelle esplosioni di colore che adoriamo nei cartoni animati? Ecco, lo stesso effetto! Guardando a queste creazioni, viene voglia di toccarle per capire se sono vere o sono solo disegnate…e, sono vere! Un’intuizione davvero geniale, che ci facciamo raccontare da uno dei creativi-desing di Incipiens, Paolo Vescovi.

uando e come nasce la vostra realtà? “ Siamo nati come Incipiens ufficialmente nel 2012, quando abbiamo lanciato i nostri primi prodotti, dopo aver brevettato l’effetto 3D delle nostre borse e scarpe. Siamo quattro soci, giovani e con un’alta dose di creatività: ci piace inventare e proporre qualcosa di nuovo, di mai visto prima. Con questi modelli, ci siamo riusciti. Tutto parte dalla progettazione in CAD – un programma informatico per disegnare in 3D – e dalla capacità poi di riportare fedelmente l’effetto tridimensionale nella realtà. Fin da subito le nostre borse hanno fatto breccia tra il pubblico e per questo motivo quest’anno siamo stati contattati da un’altra realtà sempre marchigiana, la Free Me Design, che ci ha proposto di collaborare e di portare avanti anche la linea scarpe, dato che loro in questo settore sono un’eccellenza ormai da 30 anni”. Oltre che un esempio di collaborazione dunque, anche uno di rete… “Sì, entrambe le realtà mantengono la loro anima distinta, ma poi collaborano anche insieme. Diciamo che ci rivolgiamo a due segmenti di mercato differenti e quindi, lavorando in team, possiamo coprire uno spettro più ampio di clientela. L’unico vincolo che hanno imposto quelli della Free Me Design è stato quello di volermi in azienda come stylist e come direttore commerciale: praticamente la stessa posizione che ricopro anche alla Incipiens”. Dicevi, due segmenti di mercato differenti: spiegaci meglio questo concetto.

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di Eleonora Baldi <<<

Abiti della stilista Federica Frontini di Castelfidardo, brand OTTO BY FEDERICA FRONTINI Photo: Alessio Migliardi


Siamo abituati ormai a questo acronimo che spazza via la bidimensionalità e dà concretezza e realtà a tutto. Ma, forse, questa non l’avevate ancora vista…o sì, e ne sarete rimasti stupiti!

Borse Incipients e scarpe Free Me Design

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“Con la Incipiens siamo partiti producendo borse in tessuto, con materiali e manodopera totalmente italiana. Poi abbiamo proposto anche dei modelli in eco-pelle. La clientela che si affaccia a questo tipo di prodotto è eterogenea ma comunque in grado di avere un buon potere d’acquisto. I nostri prodotti si trovano in pochi negozi nelle Marche ed in Italia ma colpiscono un segmento medio-alto. Iniziando la collaborazione con la Free Me Design, abbiamo alzato ancora di più l’asticella. Sono direttamente io a firmare le creazioni della linea borse Free Me Design Loro producono scarpe di elevatissima qualità, guardando al mercato del lusso. Le creazioni della linea 3D per la Free Me Design sono in pelle ed i materiali scelti sono di eccellenza. Ecco perché parlavo di due segmenti di mercato diversi”. C’è però qualcosa in comune tra queste due realtà… “Ci sono molte cose in comune. Per prima cosa la creatività, la voglia di andare fuori dagli schemi, di proporre qualcosa che nessuno ha mai portato sul mercato. Vogliamo proporre un nuovo concetto e per questo motivo si è reso necessario brevettarlo. E’ anche motivo di orgoglio, il fatto che aziende molto importanti e rinomate abbiamo provato a copiarci, o comunque a proporre collezioni non più basate sulle linee classiche. L’aver tracciato una nuova strada ci da il polso di quanto questa nostra intuizione sia stata giusta: una rivoluzione che ha colpito nel segno!”. E la qualità? Quanto conta nei vostri prodotti? “E’ fondamentale ed è l’altro punto in comune tra queste due realtà. Il Made in Italy è un valore del quale non dobbiamo mai dimenticarci e sul quale non dobbiamo mai smettere di puntare. Per noi è un dogma: nel pensare, modellare e realizzare le nostre borse e scarpe, vogliamo professionisti che abbiamo la manualità ed il genio che solo gli italiani possono avere. Molte grandi aziende hanno fatto la scelta di portare fuori la produzione, in nome di tante variabili più o meno discutibili. Noi vogliamo fare il contrario: puntare addirittura sul Made in Marche, su persone e materiali di altissima qualità, sui quali possiamo avere la totale fiducia!”. Toglici una curiosità: in questo momento delicato, come risponde il mercato a qualcosa di tanto particolare? “Devo ammettere che la crisi ha colpito fortemente il mercato interno. Quindi i nostri maggiori successi arrivano dall’estero, ma nonostante tutto anche qui nelle Marche abbiamo avuto un’ottima risposta se appunto consideriamo il periodo che stiamo attraversando. Siamo sinceramente soddisfatti, anche in nome dell’interesse che stiamo suscitando nei mezzi di comunicazione che ci vedono come una realtà da portare alla ribalta”. Creatività al potere dunque, ma anche una forte dose di spirito imprenditoriale necessario se, come ci dice Paolo prima di salutarci “non vogliamo essere una meteora, ma creare un brand che rimanga nel tempo! E abbiamo già in cantiere altre sorprese: la linea donna che partirà da settembre e tante altre piccole novità che però non voglio ancora svelare…”.

WHY MARCHE

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_STYLE & FASHION_

BOUTIQUE COLTORTI:

alla ricerca dello stile biettivi chiari quelli che Coltorti porta avanti con la sua continua innovazione e che ritroveremo presto nella boutique di Ancona che oggi si rinnova ed amplia per adeguarsi ai cambiamenti che la società e la moda inevitabilmente segnano. Il nuovo concept store, progettato dagli architetti Giancarlo Ercoli e Riccardo Diotallevi, interpreterà le tendenze del mercato prêt-à-porter accompagnando gli ospiti della boutique in un percorso multi-sensoriale fatto di luoghi carichi di senso e densi di contemporaneità. Un ambiente importante, dove condividere le sensazioni e le emozioni delle scelte accurate di materiali e forme, in dialogo con l’immaginario architettonico contemporaneo che ben si accosta all’esclusività e all’unicità delle collezioni proposte all’interno degli store. Percorsi più che acquisti, perché l’esperienza ricercata dalle boutique Coltorti è un’esplorazione e una guida verso l’esaltazione dello stile personale di ogni singolo cliente. Un concetto, che pone quest’ultimo ancor di più al centro delle attenzioni. Gli ospiti sono i protagonisti e nella nuova boutique sono invitati a scoprire gli ambienti dedicati all’uomo, alla donna e agli accessori a partire dal proprio protagonismo. Un’esperienza di scoperta che passa attraverso la visione, la scelta e la prova dei capi seguendo la traccia suggerita da due lunghe passerelle, in un’atmosfera carica di teatralità. Un processo di rinnovamento per garantire servizi all’avanguardia, che si declina in svariate occasioni. Infatti, se è vero che lo store di Ancona sta accogliendo questo cambiamento da un punto di vista strutturale, ripensando i propri spazi

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Coinvolgere ed emozionare in un percorso alla ricerca dello stile personale

tra itinerari di stile caratterizzati da sobrietà e ricercatezza, è altrettanto vero che le altre boutique Coltorti hanno già iniziato ad ospitare eventi esclusivi come “Percorsi di stile”, appuntamenti speciali dove esperti e consulenti di immagine si mettono a disposizione delle ospiti offrendo attenzioni e consigli per un’esperienza di ricerca e conoscenza del proprio stile. Curare la propria immagine, sviluppare il proprio stile ed esprimere se stessi restituendo un messaggio positivo di unicità, sono le volontà che accompagnano Coltorti nel lavoro quotidiano di assistenza ai clienti. Una filosofia aziendale che premia la relazione e la fiducia tra il cliente e lo staff delle boutique, offrendo il valore intangibile di un’esperienza esclusiva da scoprire e provare.

www.coltorti.it


XIII TREDICESIMA EDIZIONE

dal 4 ottobre al 3 novembre 2013

JESI

dal 27 settembre al 24 novembre 2013

PERGOLESI SPONTINI LO SCETTRO FESTIVAL E LA BACCHETTA

STAGIONE

Tema del XIII Festival Pergolesi Spontini sarà il rapporto fra musica e potere politico, in un percorso trasversale e multidisciplinare che, partendo dalla celebrazione della grandeur imperiale ai tempi in cui Gaspare Spontini era Generalmusikdirektor del Re di Prussia, Federico Guglielmo III, arriva a Wagner e Verdi, in omaggio al bicentenario della loro nascita, mettendone in luce affinità, suggestioni e contrapposizioni.

27 e 29 settembre 2013 Jesi, Teatro G.B. Pergolesi

4 ottobre 2013 Jesi, Teatro Pergolesi

VIVA V.E.R.D.I.

Duetti per basso e baritono musica di Giuseppe Verdi baritono Julian Kim - basso Luca Tittoto direttore Giacomo Sagripanti

5 ottobre 2013 Montecarotto, Teatro Comunale

WAGNER-FORTUNY

musiche di A. Crescentini-R. Wagner, G. Menozzi-R. Wagner, E. Gelli-R. Wagner, F. Coletti-R. Wagner, F. Busoni-R. Wagner pianoforte Orazio Sciortino

LIRICA DI TRADIZIONE TEATRO G.B. PERGOLESI

DEDICATA A FRANCO CORELLI nel decennale della scomparsa

L’ARLESIANA

di Francesco Cilea direttore Francesco Cilluffo regia Rosetta Cucchi in coproduzione con Wexford Festival Opera NUOVO ALLESTIMENTO

19 e 20 ottobre 2013 Jesi, Teatro G.B. Pergolesi

LA BOHÈME

di Giacomo Puccini con i vincitori del XLIII Concorso Internazionale per cantanti “Toti Dal Monte” direttore Francesco Lanzillotta regia Ivan Stefanutti in coproduzione con Teatri e Umanesimo Latino SpA di Treviso, Teatro Comunale di Ferrara e Teatro dell’Aquila di Fermo

12 ottobre 2013 Jesi, Teatro V. Moriconi

L’IMMAGINARIO DELLA VESTALE NEL CINEMA MUTO ITALIANO DEGLI ANNI ’10 Interventi da definire

LO SCHIAVO DI CARTAGINE (1910) Cortometraggio Luigi Maggi - musica di Osvaldo Brunetti direttore Roberto Polastri PRIMA ESECUZIONE IN EPOCA MODERNA

CABIRIA

Visione storica del terzo secolo a.C. (1914) regia Giovanni Pastrone - soggetto G. Flaubert, E. Salgari, G. D’Annunzio didascalie Gabriele D’Annunzio - musica di Manlio Mazza direttore Roberto Polastri PRIMA ESECUZIONE IN EPOCA MODERNA

25 ottobre 2013 Jesi, Teatro Pergolesi

GOTT SEGNE DEN KÖNIG! Dio benedica il Re

Cantata per soli, coro e orchestra musica di Gaspare Spontini revisione critica a cura di Alessandro Lattanzi Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini

direttore Corrado Rovaris PRIMA ESECUZIONE IN EPOCA MODERNA Il programma completo del Festival sarà presentato prossimamente

22 e 24 novembre 2013 Jesi, Teatro G.B. Pergolesi

FALSTAFF

di Giuseppe Verdi direttore Giampaolo Maria Bisanti regia Marco Spada in coproduzione con Ente Concerti Marialisa De Carolis di Sassari e Teatro dell’Aquila di Fermo NUOVO ALLESTIMENTO

La Direzione della Fondazione Pergolesi Spontini si riserva il diritto di apportare variazioni di date, titoli e cast per motivi tecnici o di forza maggiore. Con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Soci Fondatori Regione Marche, Comune di Jesi, Comune di Maiolati Spontini / Partecipanti Aderenti Comune di Camerata Picena, Comune di Monsano, Comune di Montecarotto, Comune di Monte San Vito, Comune di San Marcello / Partecipante Sostenitore Camera di Commercio di Ancona Fondatori Sostenitori Art Venture: Gruppo Pieralisi, Leo Burnett, Moncaro, New Holland Gruppo Fiat, Starcom Italia / In collaborazione con Provincia di Ancona, Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto / Sponsor principale Banca Marche

Info e programmi completi

www.fondazionepergolesispontini.com

ftxi La Fondazione Pergolesi Spontini è certificata UNI EN ISO 9001:2008 La Fondazione è aderente all’Associazione degli Industriali della provincia di Ancona

ediga.it

Convegno


_STYLE & FASHION_

Un tatuaggetto

Vestivamo alla vacanziera i partiva tutti gli anni, prima, quando c’era un diciannove davanti all’anno e non c’era neppure il vago presentimento che un giorno avresti voluto appiccicarti a qualcuno premendo la tua bocca contro la sua. Erano vacanze spartane per carità, in campeggio per lo più o in qualche pensione due stelle che aveva i bagni in comune al piano. Il mutuo c’era da pagarlo, ma le ferie ci uscivano lo stesso. Si partiva per lo più alla rinfusa, di notte, come se si dovesse scappare improvvisamente, si dovevano fare dodici ore di macchina per arrivare fino in Austria e i giorni non si potevano sprecare. L’esperienza si consumava in modo frugale, si vedeva quello che si doveva vedere: castelli, chiese, centri storici, faraglioni, grotte. Si mangiava al sacco e una o due volte ci si concedeva il ristorante con il menù turistico per provare le tipicità locali. Il bagaglio era spartano allo stesso modo, le valige le faceva mamma e eri autorizzato a portarti lo zainetto con futilità varie che avevi scelto tra i preziosi di camera tua: il binocolo di Topolino o la collezione di ciucci di plastica colorata. Tenuta vacanziera scelta dalla genitrice: un paio di completini maglietta-pantalone comprati al mercato, due costumi, un cappellino da baseball, scarpe da ginnastica per la sera e sandali per il giorno, giubbino di jeans e k-way. Guardaroba per tutte le occasioni, perché le occasioni erano ben poche, il karaoke del giovedì in campeggio difficilmente richiedeva l’abito scuro. Poi un giorno cominci a raderti quella soffice peluria sopra il labbro superiore e preferisci passare i lunghi pomeriggi di agosto con i tuoi amici a fumare le prime sigarette, a chiacchierare di fumetti, gruppi punk e femmine. Finisce l’era delle vacanze in famiglia. Sei una persona adulta ormai, hai la patente, esprimi voti di protesta e puoi andare una settimana ad Ibiza o quattro giorni a Praga. La meta del viaggio si sa non è importante, che dopo lunghi mesi di attenta perlustrazione di google maps, a scegliere molto spesso è Ryanair e i suoi lowcost. Dopo aver ricaricato la postepay e pagato i biglietti, ti prepari alla partenza e già pregusti le facce sbalordite degli amici rimasti a casa quando vedranno le foto su Instagram di te che fingi di sorreggere la torre di Pisa o che fai il provolone con Marylin Monroe al museo delle cere. Ora che la mamma non mette più il naso nei bagagli che non la riguardano, ti senti libero di infilare in valigia improbabili capi d’abbigliamento che nella maggior parte dei casi lascerai lì piegati, maledicendoli al ritorno, durante le

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ANDREA COZZONI


oqwertyuiopasdfghjkl procedure d’imbarco e controllo bagagli. Fare la valigia era un’arte che avevi sottovalutato, che implica astuzia, buon gusto, abilità di manipolazione e saggezza (quella di mamma). Per quanto si sia avvezzi a viaggiare, l’outfit perfetto sembra impossibile da comporre e spesso ci si ritrova ad ammirare coppie di giapponesi lindi e composti dopo aver dormito in camerate da diciassette di ostelli malfamati della Spagna o attempate lady inglesi, con le carnagioni pallide, i cappelli di paglia, i lunghi vestiti di lino e l’aria fresca da colonialista. “Li pagni e li sordi non pesa mai” ti ripeteva tuo nonno e la tendenza a saturare borse di inutilità, è testimonianza di un io infantile che non si da per vinto. Maglie, maglioni, magliette, pantaloni, bermuda, shorts, calze, calzini, calzettoni, mutande, mutandine, mutandoni, tutto può tornare utile: per i giorni di pioggia, per quelli di mare, per le sere in discoteca, per le giornate di trekking, come se la vacanza fosse un cocktail di climi, geografie, situazioni, anche tra loro contrapposti. Quante possibilità ci sono di piogge torrenziali ad agosto a Marbella o di andare a serate di gala sulla strada per Capo Nord? Così ti aggirerai per il corridoio dell’aereo con il giubbino legato alla vita, con i pinocchietti durante una bufera a Berlino o con i tacchi per le stradine di Mont Saint Michel. Tutto il tempo passato a perculare i tedeschi e i loro calzini coi sandali e tu non sei stato capace di portare scarpe comode per camminare, pur avendone comprate due paia (sonocomodissimeglieloassicuro) il giorno prima della partenza. Guarderai con disincanto la tuta che ti eri portato per fare jogging sul lungomare di mattina, ma dovrai correre a comprare una camicia per andare in quel locale lì, che con la felpa non ti fanno entrare. Scoprirai solo una volta a casa che gli occhiali da sole non ti davano più carisma e sintomatico mistero ma quell’aria da Stevie Wonder in vacanza alle Hawaii. Così ripensi a prima, quando c’era il diciannove davanti all’anno e le figurine attacca e stacca. Quando tua mamma diceva che con quel completino maglietta-pantalone stavi un amore e a te, anche se un po’ di capricci li avevi fatti, in fondo te ne fregava ben poco. Quello che ti importava di più era che stavi al mare e i compiti non li dovevi fare e c’era sempre qualcuno con cui giocare a pallone o un gelato da scegliere dal congelatore del bar dell’autogrill.

Nessun bagaglio da stiva o pantaloni eleganti per uscire la sera o ansia da divertimento, soprattutto nessuna foto posata da postare per far invidia agli amici, che tanto i rullini si sviluppavano a settembre, quando a nessuno interessava più dove eri stato, con chi, e se te l’eri spassata, proprio come oggi.

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i vuole un motivo nella vita. Sempre. Dobbiamo avere qualcosa che ci spinga a fare o dire qualcosa. A scegliere. Alla fine, qualsiasi cosa si stia per fare, si hanno delle alternative davanti spesso molto varie e il più delle volte dello stesso peso: quando la bilancia non pende spudoratamente da un lato, diventa davvero difficile prendere una posizione. A volte ci si fa guidare dall’istinto. Altre da esperienze passate. Altre ancora si chiede un consiglio, all’amico o ad internet che ormai è quasi uno di casa. Insomma, si ha bisogno di una risposta all’annosa quanto semplice domanda: perché? Tranquilli, non vi stiamo proponendo una riflessione sul senso della vita. Nulla di filosofico. Ne tanto meno, nulla di politico. Per questa volta, entriamo nel clima estivo: ammettiamolo, abbiamo tutti estremamente bisogno di ferie!

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la nostra settimana di realx. Ma magari ancora no. Ci sarà sicuramente chi è alle prese ancora con valutazioni varie, in termini di tempo da passare in autostrada, voli low cost da prenotare, last minute da tenere sotto controllo. Immaginiamo che sul tavolo del presunto vacanziero ci siano tre carte: Mondo, Italia,

Mondo, Italia, Marche: voi, Presidenti di Provincia, pensate di essere in grado di spostare l’ago della bilancia? Di darci un perché e di far allungare la mano del turista verso la carta Marche e di convincerlo a scegliere la vostra provincia? A voi la parola!

scarci, recuperare le forze per affrontare altri 11 mesi di problemi, ansie, soddisfazioni. L’italiano medio va ancora in vacanza ad agosto. Siamo rimasti forse gli ultimi fedelissimi del ferragosto. Ammesso che il conto corrente ce lo conceda, magari abbiamo già prenotato per

Iniziare questa tavola rotonda con una domanda e per di più così generica vi sembrerà strano! Ma se aspetterete solo qualche riga, capirete subito dove vogliamo andare a parare…e probabilmente sarete assolutamente d’accordo con noi sulla necessità di dare una risposta, e convincente, a questa domanda così aperta!

Perchè? Agognate, volute, amate: le nostre una, due o tre settimane di ferie sono il premio per un anno di lavoro, di studio, di fatica. Sono un’isola alla quale approdiamo dopo 11 mesi di problemi, ansie, soddisfazioni. Un po’ come l’oasi d’acqua nel deserto, non vediamo l’ora di abbeverarci e rinfre-

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Marche. Ed eccoci tornare al punto di partenza: perché? Siamo in grado di dare una risposta forte e convincente al perché si dovrebbero scegliere le Marche. E nello specifico, perché si dovrebbe propendere per la provincia di Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo o Ascoli? Che cosa avete da offrirci? Quali manifestazioni? Quali servizi? Quali località? Cosa da vedere o cosa da gustare? Il pubblico dei turisti è sempre più esigente: le spese si fanno col contagocce e non è detto che rimanere nelle Marche sia la scelta immediata. Come sempre, c’è bisogno di un motivo o, sicuramente meglio, di tanti motivi.

RUOTAMI


INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PESARO E URBINO, MATTEO RICCI “Se lo slogan delle Marche è “l’Italia in una regione”, tanto più vale per la provincia di Pesaro e Urbino che racchiude, nell’arco di pochi chilometri, una stupenda costa (tutti i comuni del litorale hanno ottenuto la bandiera blu), colline e borghi storici con fortificazioni e rocche (come quelle malatestiane di Gradara e Fano) ed i monti Catria e Nerone con le loro stazioni sciistiche. Per non parlare di tre parchi: la riserva naturale statale “Gola del Furlo” (in cui ogni anno nidifica l’aquila reale) ed i parchi regionali del San Bartolo e del Sasso Simone e Simoncello, luoghi protetti dove vivono specie animali e vegetali di rara bellezza. Questa provincia è inoltre considerata tra le migliori in Italia per la “rete” di piste ciclabili: suggestiva quella che collega Pesaro e Fano, ben 12 chilometri lungo il mare. Città d’arte come Urbino (culla del Rinascimento e “patrimonio dell’umanità”), teatri storici e musei, eventi culturali di portata internazione, tradizioni come quella della ceramica di Urbania fanno di questo territorio un vero gioiello. E se è vero che il turismo è sempre più legato all’enogastronomia, voglio ricordare che nella nostra provincia è possibile gustare specialità di origine protetta come la casciotta di Urbino, il prosciutto di Carpegna e l’olio Cartoceto, numerosi vini di qualità e tanti altri prodotti tra cui il noto formaggio di fossa. Vi aspettiamo a braccia aperte!”.

“Negli ultimi anni è cresciuta una generale consapevolezza sulle potenzialità culturali che il nostro territorio può offrire al turista, al di là delle indiscutibili risorse naturali e paesaggistiche che vanno dalla costa alla montagna. In particolare, l’offerta culturale è diventata più intensa e diversificata ed è oggi capace di soddisfare le aspettative di ogni turista, da quello più esigente a quello che intende trascorre solo un breve periodo di riposo. In molti casi, nelle aree dell’entroterra come nella costa, la promozione della cultura e la riscoperta della tradizione sono diventate un vero e proprio marchio di qualità. Di pari passo, grazie anche alle politiche messe in campo dalla filiera istituzionale e alle sinergie costruite con gli operatori del settore, si è investito molto sull’accoglienza: è aumentata la qualità delle nostre strutture ricettive, le quali sono in grado di offrire un prodotto di assoluta qualità che nulla ha da invidiare alle mete tradizionali del turismo balneare”.

PESARO URBINO

INTEREVENTO DEL COMMISSARIO STRAORDINARIO DELLA PROVINCIA DI ANCONA PATRIZIA CASAGRANDE ESPOSTO

ANCONA

“In tempi di crisi l’italiano medio farebbe meglio a scegliere il Bel Paese per le sue vacanze non solo perché così aiuta l’economia nazionale, ma soprattutto perché può avere a disposizione il meglio in fatto di buona tavola, ambiente, arte e cultura, oltre ad una gamma infinita di manifestazioni di ogni genere: da sagre, a spettacoli, a rievocazioni storiche a mercatini di ogni tipo. Sicuramente le Marche costituiscono una metà ideale perché racchiudono, nello spazio di pochi chilometri, mare, collina e borghi storici di straordinaria bellezza con strutture ricettive di qualità pronte a soddisfare ogni esigenza, dal turismo familiare a quello dei giovani e dei gruppi organizzati. Mi sento ovviamente in ambito regionale di consigliare, in particolare il Piceno, ma non per questioni di campanilismo o dovere istituzionale, ma in quanto conosco molto bene l’offerta di questo nostro territorio unico per i suoi asset: dal paesaggio, all’enogastronomia, alle tradizioni locali, alla cultura all’insegna del brand ‘Piceno, l’Italia che non ti aspetti’, che ben sintetizza l’essenza di questa terra. Come Presidente della Provincia vorrei evidenziare alcune proposte di particolare valenza. Innanzitutto l’iniziativa “Incanti Piceni: emozioni di un territorio da scoprire e da gustare”, in collaborazione con la Confcommercio. Si tratta di 8 splendidi itinerari di una o mezza giornata, dalla costa alla scoperta dell’entroterra in cui i turisti, attraverso un pacchetto completo che comprende trasporto con bus, escursioni, pranzo e degustazioni, visite guidate ai musei e siti culturali, saranno portati dalla Riviera ai centri storici collinari e montani ad un prezzo davvero conveniente, soli 20 euro, 10 per i bambini da 4 a 8 anni.

“Con Why Marche, che ringrazio per l’attenzione e la sensibilità dimostrate nei confronti di tutti i territori che danno forma a questa regione, avevamo già discusso di turismo. Ed in quella occasione ho voluto rimarcare l’impegno che la Provincia di Fermo ha dispiegato nel corso di 4 intensi anni. Un impegno che ci ha visti protagonisti attivi nella creazione di contenitori culturali come l’Audioteca provinciale a Fermo, la Fototeca provinciale ad Altidona, la Casa della Memoria a Servigliano, il Museo MITI Montani a Fermo e, da ultima, la Casa Museo Osvaldo Licini di Monte Vidon Corrado. Sono alcuni tra i principali “motivi” per i quali scegliere il Fermano, da affiancare alle centinaia di iniziative culturali, alle rievocazioni storiche, alla qualità della nostra costa, all’incanto del Parco Nazionale dei Monti Sibillini e dell’intera zona montana, alle aree protette che, proprio grazie alla Provincia, tornano ad accogliere cittadini e visitatori, a partire dal Parco Fluviale sul Tenna a Sant’Elpidio a Mare. Un’ampia rosa di opzioni che si coniuga perfettamente con la qualità ricettiva del nostro territorio, con i sapori ed il gusto che da secoli siamo capaci di garantire e, soprattutto, con il talento manifatturiero che ci ha fatto conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Ecco perché resto fermamente convinto che tra le carte immaginarie sul tavolo del nostro amico vacanziero le Marche, ed il Fermano in particolare, non possano mai mancare”.

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WHY MARCHE

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI ASCOLI PICENO PIERO CELANI

ASCOLI PICENO

INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI FERMO FABRIZIO CESETTI

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_TURISMO_

Gusta l’arancione! Andiamo alla scoperta del mondo delle Bandiere Arancioni: un altro aspetto delle Marche tutto da vivere

a Regione Marche sta investendo sempre di più in turismo e comunicazione. Perché la nostra è una terra meravigliosa da vedere, ma deve ancora svelarsi agli occhi dei viaggiatori come un luogo che assolutamente non può non essere visitato. E se è vero che arte, cultura e mare sono da sempre le direttive seguite per andare alla scoperta delle Marche, c’è un’altra strada che merita di essere seguita: quella dei borghi. A ricevere l’ambito riconoscimento della Bandiera Arancione sono stati quest’anno ben 19 comuni marchigiani. Segno inequivocabile che il nostro entroterra è bello, ricco ed attrattivo tanto quanto la costa. Regione Marche ed Associazione Bandiere Arancioni stanno lavorando per fare in modo che questi gioielli arrivino finalmente alla ribalta delle cronache. Per capire meglio questo percorso di crescita sul quale si sta lavorando, ci siamo rivolti a Giuliano Ciabocco, Vicepresidente Nazionale dell’Associazione dal 2013. Come Referente del Centro Italia e della Regione Marche, Ciabocco ha potuto lavorare con le varie amministrazioni comunali regionali, parte integrante e cardini delle azioni che si mettono in campo per sviluppare turismo. Avere questo tipo di ruolo, permette di sviluppare una conoscenza straordinaria del territorio e di essere in grado di guardare con occhio attento alle possibilità di promozione di un territorio, tenendo sempre le diversità tra i singoli Comuni: una ricchezza delle Marche, regione al plurale in grado di declinare una serie di turismi che ne fanno una delle regioni più complete da visitare, grazie ad un’offerta diversificata. Certo che poi, tutte le diverse realtà devono convergere verso un unico obiettivo: creare valore per la regione e quindi per se stessi.

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Ed è proprio questo il percorso che insieme Regione Marche ed Associazione Gusta l’Arancione hanno intrapreso. Il primo punto che si tocca in questo excursus sull’argomento riguarda la comprensione che in media si ha sul concetto di“bandiera arancione”. Così infatti come accade per le bandiere blu, che si pensa semplicemente indichino un bello specchio di mare, parlando delle arancioni ci si immagina un bel paese storico che si deve assolutamente visitare. Non che non sia vero, ma c’è di più: ottenere questo riconoscimento significa anche infatti che gli amministratori locali e gli operatori turistici, assieme a tutte le attività commerciali e ricettive, sono state in grado di organizzarsi e di valorizzare il territorio stesso rispettando l’ambiente e la natura e comportandosi da veri“imprenditori turistici”. Le Marche sono senza dubbio un territorio stupendo, sia da un punto di vista paesaggistico che da un punto di vista culturale: è una fortuna aver ereditato dal passato tutto questo, che oggi è spettacolo per il turista che viene a visitarle. Avere 19 Comuni con il riconoscimento“Bandiera arancione”– ed altri centinaia di meraviglie da offrire - vuol dire potersi proporre al turista in maniera completa e diversificata. Per il territorio avere una rete come questa vuol dire soprattutto poter contare su un’organizzazione distribuita sul territorio e lavorare in stretta sinergia, tutti con lo stesso metodo. E questo è uno dei punti forti dell’Associazione, che vuole creare valore per la regione e non solo per i Comuni“Bandiera Arancione”. E fin qui gli intenti. Ma come si è passati dalla teoria alla pratica? Proprio quest’anno è partito concretamente il progetto“gusta l’arancione”, precedentemente sperimentato in rete. Obiettivo del progetto, far muovere tutti gli“ingranaggi”che sono stati messi insieme tra loro in questi anni dall’Associazione Bandiere Arancioni. Solo nel 2013, sono state stampate 20.000 brochure“gusta l’arancione”con all’interno dei coupon validi per delle visite guidate gratuite (per un totale di 60.000 turisti). E ancora, 2.000 Orange Card, che offrono dei benefici ai possessori (es. sconto del 20% nelle strutture convenzionate). Non

può ovviamente mancare la partecipazione a mostre e fiere nazionali (es. Bit Milano, TTI Rimini, Fiera del libro Torino) e internazionali (I Viaggiatori di Lugano e Visit Italy di Monaco di Baviera) dove, per attirare flusso di visitatori nelle Marche, sono stati regalati centinaia di week end messi a disposizione dalle strutture ricettive. Inoltre si è lavorato in rete, organizzando eventi come“Le Marche arancioni in piazza”, la giornata Bandiere Arancione e la festa del Plein Air. Straordinario successo ha poi riscosso il video“tra cielo e terra”realizzato proprio per promuovere le località marchigiane ed a breve saranno in rete i 19 video dedicati ai Comuni”Oltre alla Regione Marche e alla rete dei comuni. Nel progetto poi si vorrebbero coinvolgere anche alcune aziende leader nel loro lavoro a livello internazionale: questi partner saranno l’eccellenza e l’esempio del Made in Marche, realtà che la regione è onorata di ospitare nel suo territorio. Riferimento virtuale per chi vuole sapere di più di tutto il progetto, è l’omonimo portale www.gustalarancione.com. Non è una semplice vetrina, ma è il risultato del lavoro di ogni singolo Comune che è autonomo nell’inserire all’interno del portale gli Orange Tour (pacchetti turistici) da proporre al pubblico. Il portale inoltre, propone un“Ricettario Regionale”con sole ricette marchigiane, il forum, la news letter, le strutture ricettive regionali con particolari promozioni, articoli vari. Uno strumento dinamico e potente, ma allo stesso tempo molto semplice da utilizzare. Gustalaranicione.com, incarna un po’il vero valore di lavorare con le Bandiere Arancioni: avere una struttura territoriale dinamica, flessibile e soprattutto preparata ad accogliere il turista. Insomma, un lavoro davvero complesso ed importante quello che si sta portando avanti sotto l’egida della Regione Marche, che, si spera, possa far avverare il“sogno” di Ciabocco:“ Il mio sogno è che grazie a“gusta l’arancione”, il turista posso avere la percezione della grandissima offerta delle Marche e che sia lui stesso a comporre l’itinerario che più soddisfi le sue esigenze. Sicuramente per far si che questo accada, bisogna anche estendere l’offerta dall’entroterra alla costa e viceversa…chissà che in futuro le due Bandiere non sventolino insieme!”.


_TURISMO_

SENIGALLIA E TURISMO

Siamo abituati a riferirci a Senigallia come alla Spiaggia di Velluto, a pensarla romanticamente grazie alla note di “Una rotonda sul mare” di Fred Buongusto. E Senigallia è questo. O meglio, è anche questo. Maurizio Mangialardi, il Sindaco, ci porta alla scoperta di una cittadina viva e frizzante, che ha saputo trasformare una vocazione al turismo in un propulsore potente, che ha saputo guadagnarsi la sua riconoscibilità a livello internazionale.

Un binomio inscin

Senigallia è da sempre conosciuta come “la Spiaggia di Velluto”. Come nasce questa sua vocazione turistica? “Senigallia è stata la prima azienda turistica d’Italia, alla fine dell’800, insieme a Cortina: due realtà completamente diverse che nel corso del tempo hanno saputo confermare la loro attitudine. Io sono convinto che questa non è più semplicemente una città a vocazione turistica: ma è ormai una città turistica s tutto tondo. La vocazione prima o poi finisce. Senigallia è una città turistica a tutti gli effetti perché il primo propulsore della nostra economia è proprio questo; attorno al turismo facciamo un’attività che non è solo quella della spiaggia, anche se abbiamo collezionato 17 bandiere blu, non è solo quella del porto, quest’anno la prima bandiera blu per gli approdi turistici. L’attrattività turistica nasce dal modo in cui la città si propone: è questo a fare la differenza. Abbiamo un centro storico di grande riconoscibilità, come la spiaggia. Abbiamo declinato i turismi al plurale: balneare, enogastronomico, culturale. Senigallia guarda agli spettacoli e alle mostre, ha il Cateraduno ma anche i Piani Archeologici della Fenice. Abbiamo lavorato per differenziarci, per dare la possibilità a chi viene da noi di portarsi a casa un’esperienza che non sia solo e semplicemente mare, spiaggia e passeggiata. Questa è una città che sa offrirsi e che lascia il segno”.

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ELEONORA BALDI <<<

Senigallia sa anche essere trasversale: ha qualcosa da offrire a tutti… “E’ un po’ il bello della nostra città. E, attenzione: diversificare non significa non aver scelto! Vuol dire al contrario aver lavorato proprio per poter dare un’offerta generale e il più ampia possibile plurale. Abbiamo il Summer Jamboree, ma anche il Festival Organistico; questo significa tener conto sia dei gusti della famiglia che dei giovani. Probabilmente è per questo che, ad eccezione dei periodi di brutto tempo come è stato quello di giugno, la città è sempre piena. Per troppi anni ci hanno chiesto dove eravamo e dovevamo rispondere a 80km da Rimini. Oggi possiamo rispondere: siamo di Senigallia e tutti sanno dove siamo. Oggi abbiamo un’identità nostra. Ci siamo saputi proporre”.

Entriamo più nello specifico: perché venire a Senigallia? “Beh, più che altro: perché no? Siamo al centro delle Marche e al centro dell’Italia. Abbiamo un mare di indubbia qualità ed un centro storico bellissimo che si sta sempre più riqualificando, un territorio di grande qualità – tanto per dare un riferimento internazionale, abbiamo le colline di Mario Giacomelli -, un entroterra fatto dei nostri Castelli territoriali che sono incredibili: da Corinaldo, a Serra de’ Conti ad Arcevia. Eppoi, tutte le attività: siamo quelli del Cateraduno, del Summer Jamboree e di Pane Nostrum. Ogni sera chi viene da noi può trovare qualcosa da fare. Chi viene a Senigallia può godere non solo di tutto quello che la nostra città ha da offrire: in un’ora massimo si raggiunge praticamente ogni luogo delle Marche. Non è un caso che abbiamo lavorato anche al progetto La Terra del Duca, insieme a Urbino, Pesaro e Gubbio: questa è la nostra tradizione e abbiamo voluto rilanciarla”.


indibile e vincente! La Rotonda è il simbolo di Senigallia. Ma non è solo un monumento fine a stesso, è parte integrante della vita della città, giusto? “ La Rotonda è la nostra storia, è il simbolo del turismo regionale. Anzi di più: nell’immaginario rappresenta un po’ il turismo marino dell’Adriatico. Così, ce l’abbiamo solo noi. Ma per far sì che la forza di questo simbolo rimanga forte, non basta solo ristrutturare o riqualificare un monumento. Bisogna farlo vivere. E attorno alla Rotonda noi facciamo tanta attività. Nel periodo estivo per esempio qui prende vita “Ventimila righe sotto i mari”, manifestazione dedicata alla presentazione di libri che abbiano avuto un risalto nazionale. Per tutto agosto, ci sarà Mauro Uliassi a tenerla aperta: uno dei più grandi chef d’Italia che si offrirà alle domande dei curiosi”.

Edalpuntodivistaenogastronomico?Anchelagolavuolesemprelasuaparte… “Anche a livello enogastronomico siamo molto conosciuti. La cucina, il buon bere è un tema che affascina. I nostri connazionali certo, ma anche e soprattutto il resto del mondo. Poter contare su un Istituto Alberghiero di un valore assoluto come il Panzini che fa uscire professionisti preparatissimi, è una freccia importante al nostro arco. Senza contare poi il fatto di avere due assoluti numeri uno: gli chef Mauro Uliassi e Moreno Cedroni. Siamo gli unici in Italia ad avere due stellati Michelin a 4 km l’uno dell’altro! Averli come riferimento ha innalzato tantissimo il livello qualitativo: a Senigallia si mangia bene ovunque. Dalla tradizione di Pongetti a quella di Seta a tutti i nostri ristoratori del lungo mare o dell’entroterra, ce n’è per tutte le tasche e per tutti i gusti! Per noi è un importante biglietto da visita”.

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Un “buen ritiro” da Bandiera Blu alla difesa armata della costa contro le scorribande dei temibili pirati dell’Adriatico, a buen ritiro per i più grandi poeti del ‘900, da “covo” di antifascisti fino ad arrivare ai giorni nostri e vederla come luogo di incontri letterari o meta suggestiva per migliaia di turisti ogni anno: La Torre di Portonovo è da secoli a guardia della baia anconetana, un paradiso incontaminato da Bandiera Blu a due passi dal capoluogo regionale. Tre secoli di storia che saranno celebrati nel 2016 con un calendario di tutto riguardo al quale si sta lavorando già da adesso. Correva l’anno 1716 quando papa Clemente XI (marchigiano di Urbino) diede ordine di erigere una torre di avvistamento per segnalare l’arrivo delle navi corsare che dalla Dalmazia flagellavano le coste italiane. Il corpo di guardia, in caso di allarme, aveva l’ordine di accendere fuochi per avvisare i soldati di stanza sul Monte dei Corvi. Un passaparola, di torre in torre, fino al porto di Ancona. Oppure si poteva ricorrere ai piccioni viaggiatori, le cui nicchie sono ancora ben visibili all’interno della Torre. Un telegrafo d’altri tempi per la sicurezza dei cittadini. Con l’Unità d’Italia, debellate le ciurme dei pirati, la Torre mantiene comunque il suo ruolo militare, ma si trasforma in una caserma della Regia Marina con annessa guardia medica (che viene eretta a fianco del posto di guardia). È solo verso la fine dell’800 che la Torre incrocia il suo destino con la famiglia De Bosis, attuale proprietaria dello stabile. Il Regno d’Italia decide infatti di vendere le sue torri costiere. Adolfo De Bosis, anconetano trasferitosi a Roma per affari, la acquista dallo Stato e la restaura. Poeta, De Bosis dà vita alla rivista Il Convito. Alla Torre, per partecipare al progetto arrivano tra gli altri anche D’Annunzio, Pascoli, Carducci. Si discute, si creano versi, ci si specchia nella natura selvaggia e incontaminata del Conero. “Considerate che all’epoca non esisteva ancora la strada che dalla provinciale porta qui in baia” spiega Alessandro De Bosis, già ambasciatore in Bulgaria e Danimarca e attuale proprietario della storica dimora. Alessandro è nipote del più celebre Lauro De Bosis, figlio di Adolfo, anche lui poeta, scrittore e antifascista italiano. “Lauro, dopo il delitto Matteotti – racconta l’Ambasciatore – creò insieme ad altri antifascisti Alleanza Nazionale per la Libertà, un gruppo che si opponeva al regime messo in piedi da Benito Mussolini. I membri del gruppo furono scoperti, arrestati e condannati da un tribunale speciale per aver diramato volantini che si rifacevano ai principi liberali del Risorgimento. Lauro seppe la notizia mentre si trovava negli Stati Uniti per un ciclo di

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La Torre di Portonovo: tre secoli di storia da ammirare nella Baia di Portonovo, a due passi da Ancona

conferenze”. Nonostante avesse evitato l’arresto, decise comunque di passare all’azione. Da Marsiglia, pilotando un aeroplano, si diresse su Roma lanciando sopra la capitale 400mila volantini contenenti un appello al Re e al popolo contro le leggi illiberali volute da Mussolini. Una missione suicida. Era il 4 ottobre del 1931. Dopo aver emulato l’impresa dannunziana del Volo su Vienna, De Bosis precipitò nel Mar Tirreno sulla via del ritorno. Non prima di aver lasciato il suo testamento spirituale nel libro Storia della mia morte (scritto nella notte tra il 2 e il 3 ottobre). La notizia ebbe eco internazionale. Addirittura il New York Times dedicò un’intera pagina alla vicenda. Per ricordare a tutti questo gesto eroico venne istituita, ad Harvard, una cattedra di Civiltà Italiana intitolata proprio a Lauro De Bosis. Il socialista antifascista Gaetano Salvemini fu il primo titolare. Una vicenda nazionale e internazionale che trova le sue radici proprio nelle stanze della Torre di Portonovo. Proprio qui Lauro scrisse Icaro, la sua unica opera poetica (una sorta di anticipazione di quella che sarà la sua vita con il protagonista, poeta, che si sacrifica per combattere il tiranno Minosse), e tradusse l’Antigone di Sofocle. Storie nella storia che oggi sono riproposte dall’associazione Adolfo e Lauro De Bosis che organizza convegni, incontri, presentazione di libri. Alessandro De Bosis inoltre collabora anche con il Fai. Ogni lunedì e ogni mercoledì, grazie all’impegno del Parco del Conero e del Sistema Museale della Provincia di Ancona è possibile visitare la Torre e scoprirne le bellezze. “Pensiamo – aggiunge De Bosis – che a Portonovo esista un vicinato culturale. I giovani devono sapere che qui, nel giro di appena tre chilometri, ci sono tre importanti beni culturali come il Fortino Napoleonico, la Torre e la chiesetta di Portonovo. La Baia è una grande attrattiva. I turisti rimangono affascinati. Uno dei grandi vantaggi di questo posto è la possibilità di ammirare una natura intatta. Avevo 5 anni quando i miei genitori mi portavano qui le prime volte. Da allora, nulla è cambiato”. <<< di

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Marche – Minas Gerais:

dueRegioni,tantesomiglianze Italia – Brasile. La prima cosa che viene in mente, è l’infinita sfida calcistica! Ma stavolta a farla da padrone saranno invece i luoghi e i fil rouge insospettabili tra questi due territori entinaia di giovani e giovanissimi marchigiani si sono dati appuntamento con i loro coetanei provenienti da tutto il mondo a Rio de Janeiro per la 28esima giornata mondiale della Gioventù. Hanno preso il primo volo disponibile e sono arrivati a seguito di Papa Francesco in Brasile. Nel 2014 molti sportivi seguiranno invece la propria nazionale ai Mondiali di calcio in Brasile, nelle città dove saranno previste le sfide più entusiasmanti del torneo. Non tutti sanno, invece, che nei primi mesi del 2013, secondo le fonti del Servizio Internazionalizzazione, Cultura e Turismo della Regione Marche, 8.127 brasiliani sono arrivati nelle Marche per visitare costa ed entroterra, rimanendo incantati dalle bellezze dei paesaggi, dall’ospitalità degli albergatori, dall’offerta di servizi e dalle prelibatezze culinarie. Il Brasile appartiene oggi al cosiddetto BRICS, acronimo utilizzato in economia per elencare i Paesi con una situazione economica in forte sviluppo: sempre più nuovi ricchi provenienti da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica decidono di realizzare il loro sogno di visitare il Bel Paese scegliendo le Marche con particolare attenzione ai pacchetti tematici offerti. Mentre diminuiscono gli italiani che si concedono vacanze fuori dai propri confini, aumentano gli stranieri che, come i brasiliani, nella nostra terra arrivano, permangono dai 12 ai 20gg e appena possibile ripetono il loro viaggio. Così come nel numero scorso di Why Marche è stato narrato il parallelismo esistente e gli scambi commerciali in essere con la Norvegia, in questo articolo si conoscerà una parte del Brasile sconosciuta a molti, ma che tante similitudini ha con la nostra terra. Stiamo parlando della Regione Minas Gerais, un territorio popolato

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da 10,9 milioni di abitanti di cui 1,3 milioni sono oriundi italiani, figli e nipoti di migranti dell’inizio del secolo scorso provenienti dalle Marche e dalle altre regioni del centro Nord Italia: emigranti alla ricerca di lavoro nelle piantagioni di caffè o nelle miniere. Belo Horizonte è la capitale dello stato di Minas Gerais, con 2.5 milioni di abitanti, di cui 1 milione di origine italiana. L’Università degli studi di Ancona ha da tempo stipulato un protocollo d’intesa con l’ateneo di Minas Gerais e con l’Universidade Catolica di Rio de Janeiro per scambi di docenti e studenti nel campo dell’ingegneria. Il territorio di Minas Gerais è piacevolmente diverso dal resto del Brasile: nonostante il suo nome significhi Miniere Generali, questo Stato è in realtà ricchissimo di splendide cittadine coloniali che sembrano essersi cristallizzate in un’altra epoca e le loro chiese barocche e le opere d’arte sacra, consistenti soprattutto nelle sculture di uno dei massimi artisti della storia, Aleijadinho, rappresentano oltre la metà del patrimonio artistico nazionale del Brasile. A Minas Gerais il tempo scorre a ritroso mantenendo inalterata la sua storia e tradizioni, così come inalterati sono i Borghi Marchigiani e le nostre pietanze tipiche. Ad esempio la città di Sao Joao Del Rey, a 201 km dalla capitale dello stato, Belo Horizonte, esibisce una impressionante collezione di chiese, musei ed edifici di epoca coloniale, segnavia di un’era fortemente contrassegnata dall’attività mineraria. Altra località ricca di testimonianze coloniali è Ouro Preto, una volta Vila Rica, città a 96 km da Belo Horizonte. Vi si trovano i maggiori tesori coloniali del Brasile, interessante è il museo della Casa dos Contos, luogo un tempo centro di attività mineraria per lo stato di Minas Gerais, edificio che servì anche da senzala (luogo deve venivano custoditi gli schiavi). Belo Horizonte è una città cosmopolita, ben progettata, disegnata e costruita tra le montagne della Serra do Espinhaco. L’esperienza di Easyweek.it ci vede promotori del prodotto Brasile più allettante per veri viaggiatori per passione, e viceversa, del prodotto Marche più emozionante per gli amici brasiliani. Per chi volesse avventurarsi nelle bellezze del Brasile, le alternative sono davvero tante: dal tour della“Strada Reale”, fatto di sei tappe tra le principali città storiche della zona, alloggiando in strutture di charme; al Tour del Caffé e Città Coloniali Brasiliane; fino ad arrivare al tradizionale ma mai banale Tour Classico del Brasile. Negli ultimi anni i brasiliani scelgono l’Italia anche per il loro matrimonio, sia in locations costiere che dell’entroterra. Da sempre poi, prediligono tour emozionali che li portino alla scoperta del sapore delle Marche: dal vino ai prodotti enogastronomici; dalla storia con le sue tradizioni e le sue testimonianze al variegato paesaggio che offre mare, montagna e collina. Emozioni che possono essere vissute anche da noi marchigiani, che a volte non conosciamo davvero in profondità la nostra terra

Tour del Vino Marchigiano 5 giorni / 4 notti

Attraversando le Marche da Gradara fino ad Offida, un tour per amanti del vino. Sarà il sapore del nettare degli dei che vi accompagnerà per un tour Marchigiano, attraversando 5 provincie alla scoperta dei vini bianchi e rossi docg conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.

Gran tour alla scoperta delle Marche 12 giorni / 11 notti

La nostra è una regione che mantiene invariate nel tempo tradizioni ed abitudini del passato, dove è piacevole lasciarsi inebriare dagli armoniosi paesaggi collinari che ad ovest si trasformano in montagne innevate e ad est in spiagge sabbiose.

Tartufi sui Monti Sibillini

Potrete partecipare alla ricerca con i cani in compagnia di un esperto cavatore che vi accompagnerà nei boschi o nelle tartufaie e racconterà storie di cani e di tartufi leggendari e forse qualche piccolo segreto. Nel corso di cucina riceverete consigli di un cuoco per esaltare al meglio il profumo e i sapori dei tartufi, i“diamanti”delle nostre terre. Tutti ci hanno riferito con occhi emozionati, che l’Italia non è solo arte e cultura, Roma, Firenze, Venezia… e che altro vale la pena conoscere! Si avventurano qui nelle nostre Marche, in questa l’Italia ancora poco conosciuta, proprio come un secolo prima gli emigranti italiani scoprirono la via dell’oro del Mineas Gerais!


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A raccontarci la sua visione delle Marche oggi è Dobbs Davis, regatante statunitense e giornalista di vela. Come consulente dell’Offshore Racing Congress (ORC), ha potuto seguire i Mondiali di Vela d’Altura di Ancona ed innamorarsi della nostra regione.

Viste da occhi stranieri “Sono nato e cresciuto negli Stati Uniti e non ho mai vissuto fuori del mio paese. Ma questo è un grande paese, e la nostra famiglia ha vissuto sulla costa orientale, nel Midwest e in California. Il mio interesse nei confronti dei viaggi e del visitare altre culture è iniziato con la mia professione velica: la mia prima regata fuori degli Stati Uniti è stata in Sardegna, quasi 30 anni fa. Da allora ho viaggiato il mondo per perseguire questa passione per le barche a vela da competizione, tanto che quest’anno avrò più di 2.000.000 di miglia di volo! Sono un regatante e scrivo anche di questo, come giornalista. Come consulente per l’Offshore Racing Congress (ORC), ho la possibilità di visitare molti luoghi ed assistere gli organizzatori di regate del Campionato per assicurare che soddisfino gli elevati standard stabiliti dalla ORC. L’Adria Ferries ORC World Championship di Ancona, a fine giugno di quest’anno, è stato uno di questi eventi. Grazie alla promozione fattami anticipatamente dai miei amici Paolo Massarini e Alberto Rossi, la regione Marche mi ha affascinato tanto da decidere di portare mio figlio di 11 anni con me: Trevor che è stato entusiasta di condividere quest’avventura e di vedere una nuova parte d’Italia. Fin dall’arrivo nelle Marche, abbiamo avuto le prime impressioni positive: il piccolo sonnolento aeroporto di Falconara, immerso tra i campi coltivati e villaggi, è stato il primo segno di benvenuto dopo lunghe ore di viaggio tra enormi aerei affollati e aeroporti negli Stati Uniti e in Germania. Il terreno ondulato di grano e girasoli a contrasto con l’azzurro del mare Adriatico e il telaio lontano dell’Appennino: un bellissimo luogo! Quand’era possibile fuggire un po’ dal lavoro in Marina Dorica, io e Trevor ci siamo spostati nella regione, in cerca di avventure, escursioni, nuoto e pesca. Abbiamo iniziato con il Monte Conero e siamo rimasti colpiti dai ripidi sentieri e dai fitti pini che conducono alle remote spiagge sotto la montagna. Un altro viaggio, più lungo, è stato quello ci ha condotto ai Monti Sibillini: un bellissimo territorio di montagna, un castello incontrato per caso e graziosi villaggi. Il nostro ultimo giorno è stato dedicato ad escursioni nei pressi della fantastica Gola e delle Grotte di San Vittore, una passeggiata intorno al tranquillo villaggio collinare di Genga, per poi respirare l’atmosfera medievale del centro di Fabriano, in cerca di un po’di ombra e un gelato”.

Perché i marchigiani dovrebbero visitare Annapolis, Maryland “Forse, come per i luoghi delle Marche, l’attrazione di Annapolis sta nella sua integrazione di storia, paesaggio e stile di vita. Sono stato qui per 20 anni, e l’ho vista cambiare con la crescita esplosiva di Washington DC a soli 50 km di distanza, ma ci sono ancora alcuni elementi essenziali che attrarranno sempre visitatori qui. In una terra da sempre lastricata di asfaltato e cemento, progetti residenziali e centri commerciali, Annapolis è un piccolo gioiello costruito in mattoni rossi del periodo coloniale dei primi anni del 17 ° secolo. Si trova sulla baia di Chesapeake, uno dei più grandi estuari del mondo, un labirinto di fiumi e corsi d’acqua di mare ricco di abbondante pesce e granchi. Per que-

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www.visitannapolis.org


sto contribuisce anche alla cucina regionale: la torta di granchio del Maryland è una famosa delicatezza. La vita in acqua è fondamentale qui, anche rafforzata dalla presenza della US Naval Academy, che è una grande parte della comunità. Ma avere un clima continentale significa, inverni freddi ed estati calde. Per questo le stagioni migliori per visitare Annapolis sono primavera ed autunno, quando gli uccelli, come le barche in visita, affollano la zona durante le loro migrazioni su e giù per la costa orientale degli Stati Uniti. Speriamo che coloro che abbiamo incontrato ad Ancona potranno venire un giorno a farci visita nella nostra città sul litorale”.

“Like many Americans, I was born and raised in the US and have never lived outside my country. But this is a big country, and our family has lived on the East Coast, in the Midwest, and in California. My interest in travel to other cultures started with my profession of sailing, when my first regatta outside the US was in Sardinia almost 30 years ago. Since then I have been traveling the world pursuing this passion for racing sailboats – so much so that this year I will have over 2.000.000 lifetime airline miles! I race on boats and write about this as a yachting journalist, and as a consultant to the Offshore Racing Congress (ORC) I also have the opportunity to visit many places and assist the organizers of championship regattas to ensure they meet the high standards set by ORC. The Adria Ferries ORC World Championship in Ancona in late June this year was just such an event, and with the advance promotions made by my friends Paolo Massarini and Alberto Rossi the region of the Marche was intriguing enough for me to bring my 11-year old son with me. Trevor was also excited to share in the adventure of seeing a new part of Italy. Even on arriving we had positive first impressions: the small sleepy airport in Falconara nestled among the farm fields and villages was a welcome sight after long hours of massive crowded airplanes and airports in the US and Germany. The rolling terrain of wheat and sunflowers contrasting with the azure blue of the Adriatic and the distant loom of the Apennines was a beautiful site. Whenever possible that I could escape from my duties at the Marina Dorica, Trevor and I would drive into the region in search of hiking, swimming and fishing adventures. We first started at Monte Conero and were impressed with the steep paths leading through the canopies of pine trees to the remote beaches below the mountain. Another longer trip to Monti Sibilini took us into the beautiful mountain terrain, the occasional castle and the pretty villages of that region. Our last day was spent hiking near the fantastic gorge and caves at San Vittore, a stroll around the quiet hilltop village of Genga, and then a leisure walk around the medieval ambiance of central Fabriano, in search of some shade and a gelato”.

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_INTERNAZIONALIZZAZIONE_

WORLDPASS: lachiaveperaprireimercatiesteri!

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ono oltre 70mila, secondo le stime di Unioncamere nazionale, le imprese italiane i cui prodotti e le strategie di business sarebbero pronti a varcare i confini nazionali. Tuttavia, queste aziende non hanno ancora deciso di prendere la strada dell’internazionalizzazione. E’ soprattutto a realtà come queste che sono destinati i servizi della nuova rete degli Sportelli per l’internazionalizzazione, costituiti presso tutte le Camere gli Commercio, in base ad un accordo tra Ministero dello Sviluppo Economico e Unioncamere nazionale. Quello di Ancona, uno dei 105 che si trovano dislocati sul territorio nazionale, è gestito dall’ente camerale e dalla sua Azienda Speciale Marchet per l’internazionalizzazione delle imprese. “Alla Camera di commercio di Ancona – sottolinea Rodolfo Giampieri presidente della Camera di Commercio di Ancona - spetta il compito, in sinergia con le altre istituzioni competenti, di realizzare il punto di contatto primario sul territorio, mettendo a disposizione servizi per l’insediamento e la crescita delle Pmi all’estero, dando vita ad un servizio con caratteristiche omogenee e comuni.”

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centrali e regionali. La piattaforma mette a fattor comune i patrimoni informativi della rete nazionale ed estera delle Camere, degli uffici dell’Agenzia ICE, delle ambasciate e degli uffici consolari, consentendo anche l’aggiornamento in tempo reale dei report sui Paesi e le risposte all’utenza sulle diverse aree geografiche di interesse.

Sul sito www.worldpass.camcom.it le imprese direttamente o attraverso gli esperti dell’Azienda Marchet possono trovare:

131 Schede Paese: sono uno strumento informativo di primo orientamento sulle diverse caratteristiche dei mercati esteri, dei rischi da affrontare, delle opportunità da cogliere e sulle normative vigenti in materia di società, lavoro, fisco e dogane.

Presentati i nuovi strumenti che le PMI locali potranno utilizzare per esportare all’estero

Presso lo sportello le imprese possono ottenere:

Servizi certificativi per l’estero: informazioni su normative e disposizioni attinenti i documenti necessari per esportare, convenzioni internazionali, certificati, visti e tutti gli atti per l’estero, nonché il rilascio dei certificati/ documenti necessari all’impresa; Primo orientamento: su Paesi e mercati, settori economici, normative internazionali, analisi sulla propensione all’export, trend di mercato. Informazione e assistenza: su formalità per aprire un’impresa di importexport, fasi di un’operazione commerciale internazionale, informazione sui principi di marketing internazionale, analisi sull’esportabilità dei prodotti; Assistenza specializzata: su certificazione, procedure doganali, fiscali e assicurative; normative internazionali; diffusione dei programmi e dei calendari; costituzione di società all’estero, contrattualistica internazionale; finanziamenti internazionali e comunitari, informazioni sulle opportunità offerte da Simest e Sace. “Marchet - evidenzia Giorgio Cataldi - contribuisce alla promozione delle imprese sui mercati internazionali attraverso l’organizzazione di missioni commerciali, incoming di operatori stranieri, partecipazioni collettive di imprese a fiere internazionali, assistenza per l’attrazione di investimenti, promozione di accordi tecnico-produttivi e commerciali con l’estero fino alla realizzazione di attività formative destinate sia all’aggiornamento di figure che già lavorano all’interno delle imprese sia alla specializzazione di nuove figure che vanno a supportare le PMI.” Lo sportello si avvale di una serie di strumenti informativi messi a disposizione sul sito www.worldpass.camcom.it, di fonte camerale, Agenzia ICE e ministero degli Affari esteri. La nuova piattaforma informatica world pass consente la piena interazione dei diversi Sportelli della rete e l’interazione con le altre istituzioni

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Schede Export: è lo strumento informativo di supporto alle imprese nell’espletamento degli “adempimenti, procedure e documenti necessari per esportare sui mercati esteri”. Es: fattura commerciale, certificato fitosanitario, certificato di origine della merce, ecc.. COSIMO Export: è la bussola per navigare nel mondo delle statistiche sul commercio internazionale: supporta le imprese impegnate in operazioni di esportazione, orientando nella scelta di quei mercati dove prevalentemente i prodotti italiani hanno già trovato posizioni interessanti. Mercati a Confronto: è uno strumento informativo di approfondimento sui dati statistici dell’interscambio commerciale dell’Italia nei mercati globali. Il sistema è in grado di fornire, in tempo reale, anche il posizionamento dei nostri prodotti sul mercato obiettivo, individuando così quali sono i paesi competitor dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Queste valutazioni sono molto preziose anche per avviare un piano di marketing. Merlino: è un quindicinale di informazioni di attualità sulle economie e opportunità sui mercati esteri, agevolazioni e finanziamenti di fonte regionale, nazionale e internazionale, nonché sulla normativa del mercato interno. E’ stato implementato un servizio di risposta quesiti: “Esperto Online”, che si avvarrà di un gruppo di esperti, camerali e professionisti, che supporteranno la formulazione delle risposte per conto di ciascuna Camera, risposte che andranno ad alimentare una Banca dati quesiti di sistema, già presente nella sezione riservata.

Marchet P.zza XXIV Maggio, 1 - 60124 Ancona Tel: +39 071 2072913 - Fax: +39 071 5898265 - email: marchet@an.camcom.it - P.Iva: 02077650428 Per comunicazioni tramite PEC: amministrazione@marchet.legalmail.it


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Verdicchio!!! Pote

Questo il titolo della nuova campagna promoziona gni squadra che si rispetti ha il suo capitano. L’uomo (o la donna) in più, quello che incarna lo spirito di tutto il team, che mette in campo anima e cuore, oltre la maggior parte delle volte a doti tecniche superiori a tutti gli altri. Il Verdicchio può, e anzi deve, senza dubbio recitare questo ruolo quando si parla di vini marchigiani. Così la pensano l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, i suoi soci produttori di Verdicchio e la Regione Marche. Tre attori che ormai da anni lavorano insieme per promuovere in Italia e nel mondo il brand Marche e nello specifico l’eccellenza vitivinicola marchigiana. Sarà una campagna a tappeto “Verdicchio!!!Potevi dirlo prima…” destinata in primo luogo a recuperare un mercato interno che negli ultimi anni ha perso importanza. Se è vero infatti che l’export è il vero ossigeno per le aziende, non si deve dimenticare mai il locale. Anche per fare in modo che le aziende più piccole, quelle che non hanno il giusto peso per approcciare a mercati esteri difficili e ricchi di insidie, possano trovare il loro naturale sbocco in quello casalingo. “Verdicchio!!! Potevi dirlo prima…” utilizzerà come leva di comunicazione uno spot radiofonico, che vede la partecipazione dei due testimonial di eccezione Fede&Tinto – voci della trasmissione di Rai Radio2 Decanter –, che passerà nel palinsesto delle tre reti Rai per 12 volte al giorno, lungo un arco di tempo di 6 settimane a partire dallo scorso 28 luglio. Una presenza a tappeto e un impegno non trascurabile in termini economici, che però è stato accolto con grande soddisfazione anche e soprattutto dai produttori che non hanno paura di attingere anche alle loro tasche – parte della campagna è infatti finanziata grazie ai contributi del P.S.R. misura 1.3.3. – per portare avanti un progetto in cui credono. Oltre alle energie economiche, i produttori hanno deciso anche di metterci la faccia! Se quindi Fede&Tinto saranno per così dire i padrini di questa campagna, prestando voce e volto in onore del Verdicchio – vino che entrambi amano -, in occasione della conferenza stampa di presentazione di “Verdicchio!!!Potevi dirlo prima…” sono state scattate foto dei proprietari delle cantine socie dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini produttrici di Verdicchio, insieme alla loro bottiglia e ai

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tevi dirlo prima…

ale dedicata al principe dei vitigni marchigiani

due testimonial. Con questi scatti, verrà allestita una parete dello stand della Regione Marche nel prossimo Vinitaly. Una campagna che nasce con la volontà di essere orizzontale, sotto due aspetti: coinvolgendo grandi e piccoli produttori di Verdicchio nella logica cara al Consorzio che vede tutti lavorare fianco a fianco per vincere la sfida alla globalizzazione e arrivando a fasce quanto più ampie di pubblico, grazie alla scelta di un mezzo di comunicazione come la radio che fa parte del quotidiano di ognuno di noi. Il claim “Verdicchio!!! Potevi dirlo prima…” entra immediatamente in mente, è facile da memorizzare e colpisce un punto fondamentale. Il Verdicchio è uno tra i tre migliori vini bianchi d’Italia, è apprezzato dagli esperti ed ha tutte le carte in regola a livello qualitativo per primeggiare nel mercato. Ma, in realtá, non è così. Lecito quindi chiedersi come mai. Perché la qualità da sola non basta, se non è anche comunicata efficacemente. Il Verdicchio è stato vittima, se così si può dire, di un buco di marketing che va assolutamente recuperato perché non si può perdere l’occasione di puntare su un prodotto di una così ineccepibile qualità.Se pensiamo infatti che questo vitigno rappresenta quasi il 96% della totale produzione dei soci dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – che a sua volta raccoglie i produttori di quasi tutte le Marche escludendo come provincia solo Ascoli Piceno - , comprendiamo quanto sia importante brandizzarlo, farne qualcosa di assolutamente riconoscibile e legato al territorio. In modo che Marche e Verdicchio siano un binomio inscindibile che possa fare da volano non solo per il settore vitivinicolo, ma per tutta la regione. Una freccia importante all’arco della promozione che sempre di più passa per la capacità di saper regalare un’esperienza a chi viaggia come a chi degusta vino.


_FOLKLORE_

E’ stato rimorchio, auto e limousine dei nostri avi. Riscoprirlo ci riporta alle tradizioni e allo stile di vita che hanno animato le nostre campagne fino a cinquant’anni fa

Il biroccio ma erché parlare di biroccio? Nella nostra regione ancora profondamente agricola tutti sanno di cosa si tratta, molti ne avranno visti alcuni esemplari ad abbellire i giardini di agriturismi o di case di campagna, alcuni se lo ricorderanno ancora all’opera. Ma forse pochi ricordano quale strumento essenziale esso sia stato per le famiglie contadine d’un tempo. Era motivo di orgoglio, l’unico mezzo di trasporto abituale per la gente di campagna e perciò veniva usato in ogni occasione: per spostare prodotti e materiali, per le feste paesane e le occasioni solenni riguardanti la famiglia, come il trasporto della dote dalla casa paterna a quella del futuro sposo, con i pezzi più belli del corredo ben in mostra, per il trasporto dei malati fino all’ospedale e, all’occasione, anche per il carico delle munizioni e di materiale bellico pesante. Il biroccio era costruito con legname duro e resistente (olmo, quercia, noce e acacia), aveva un cassone con due sponde laterali fisse, due tavole, anteriore e posteriore, mobili per facilitare le operazioni di carico, un assale per le ruote in ferro e la martinicchia, un sistema frenante che funzionava a mano tirando una fune che per mezzo di una leva bloccava le ruote. Fabbri e maniscalchi in opera nelle botteghe dei birocciai o carradori mettevano particolare cura nello studio del sesto e delle ruote stesse. I birocci venivano sempre esattamente bilanciati, secondo la pendenza della zona ove avrebbero dovuto essere impiegati. Alla coppia di buoi, posta ai lati del timone, aggiogata e addestrata, spettava il compito di trainare i 450 kg di peso del carro più quelli del carico. Ma l’elemento più caratteristico del biroccio marchigiano, e quello che determinava il lustro del contadino, era il modo in cui esso veniva dipinto dal maestro carradore. Come ha ben rilevato Glauco Luchetti nel volume Il biroccio marchigiano (Firenze, Giannini, 1967) esistevano degli stilemi ben precisi ai quali i pittori di biroccio, almeno quelli della marca centrale – corrispondente all’incirca con le zone pianeggianti e collinari della provincia di Ancona e Macerata – erano soliti conformarsi: telaio, ruote, tavola anteriore e posteriore e le fiancate

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SILVIA BRUNORI

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archigiano

dipinte quasi completamente di rosso, blu, bianco, giallo e verde secondo un modello preciso. Sulla tavola anteriore in genere veniva dipinta l’immagine di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, in quella posteriore la stella d’Italia o motivi floreali; più complesse le due tavole laterali divise sempre in tre specchi. Al centro avevano dipinto lo “stemma” della bottega birocciaia con l’indicazione, da un lato, del costruttore, con anno e luogo di fabbricazione, e dall’altra, del pittore con le medesime indicazioni. Negli specchi laterali, in corrispondenza tra le tavole, solitamente dipingevano una ragazza con la colomba o con fiori, la pupa di biroccio che è passata a indicare ancor oggi la donna truccata in maniera appariscente, coppe con frutta o vasi di fiori, o più raramente uomini a lavoro nei campi e pastori. Un po’ differenti le decorazioni realizzate nella zona del pesarese e dell’ascolano: nel primo caso dominano i toni freddi e le figure sono realizzate con una ricercatezza di particolari e un’attenzione allo sfondo più tipiche della pittura che della decorazione dei birocci; nella seconda invece manca completamente la figura umana, scompare persino il Sant’Antonio, e tutto è ricoperto da soli motivi floreali o geometrici. Nella nostra regione, che custodisce gelosamente i cimeli della civiltà contadina, non poteva mancare un museo a esso completamente dedicato: se vi incuriosisce, vi aspetta a Filottrano (www.museodelbiroccio.it).

Foto : M u s eo del biroccio marchigiano di Filottrano

WHY MARCHE

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Storie di mare ore: 05.42...

Il sole si sta affacciando timidamente. Come a spostare pian piano le lenzuola, si svela, facendo capolino sopra il mare calmo. E’ tutto silenzio. I colori tenui accompagnano il risveglio dei pensieri. Passeggiare in spiaggia a quest’ora significa avere come compagni solo i gabbiani, unici abitanti di questo scenario bucolico e pacifico. Sembra strano pensare che da qui a poche ore, la calma piatta di questo momento, l’odore incontaminato di mare, il rumore unico dello sciabordio del mare saranno solo un ricordo. La spiaggia prendera’ vita ed inizier‘ a raccontarci storie, a volte urlate, altre sussurrate. I colori cambieranno, l’aria si farà calda e il ritmo sarà scandito dalle voci di grandi e bambini, da momenti incalzanti uno dietro l’altro. In una giornata c’e’ molto di piu’ di quanto pensiamo. Peccato che spesso siamo troppo occupati a guardare il nostro metro quadrato per ruotare la testa a destra e a sinistra. Ci accorgeremmo di tante cose, qui abbracciati dal Monte Conero e dalle Due Sorelle…

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ore: 08.12...

L’immancabile vu cumpra’ inizia il suo pellegrinaggio su e giu‘, giu’ e su. Chissa’ quanti km macinera’ in un giorno? Quante cose da dire, del suo paese, della sua vita, di un sorriso troppo forzato per essere vero…e intanto “Amico, vuoi qualcosa!?”…e quando va bene “No, grazie” sono il suo pane quotidiano!

Dormire in spiaggia non e’ una buona idea: quando poi vieni svegliato dai gridolini dei bambini, ti innervosisci sempre un po’! Ma poi apri gli occhi e vedi quella bimba con la mamma correre per buttarsi in acqua e…va be, fa niente, mi riaddormenterei!

0... ore: 13.3 Il vento si e’ un po’ alzato. Quella fila di aquiloni colora il cielo di tante sfumature. E non sono solo i bambini a farsi ipnotizzare: quanti grandi sono ancora un po’ Peter Pan!

Cosa ci fa il gommone della Guardia Costiera così vicino alla riva? Sarà successo qualcosa? Non sembra: è tutto così tranquillo! Sarà una normale routine…e poi dicono che non c’e’ controllo sulle nostre spiagge!

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E’ gia‘ passata mezza giornata! E guarda caso, adesso che e’ tardi, il sole scotta e si inizia a dormire male a casa… cominciano ad arrivare ragazzi e ragazze. Occhiali da sole tatuati addosso dicono che la serata e‘ stata divertente; ci scommetto: mezz’ora e dormiranno!

No, a pensarci bene, non credo che quelle due ragazze dormiranno tanto bene. A due metri, il buon papa’ che gioca a pallone col figlio non e’ proprio la migliore ninnananna! Ma pazienza, guarda lui come si diverte…


Finalmente si respira un po’, il caldo e’ piu’ sopportabile ed e’ tornato il silenzio. Siamo rimasti in pochi. Il mio sguardo si ferma sul pescatore: una scena da “Il vecchio e il mare”. Guarda come se ne sta tranquillo, ad aspettare, senza fretta.

ore: 19.13...

Giro la testa dall’altra parte, in un passaggio dalla maturita’ alla gioventu‘. In piedi, sopra il pattino, il ragazzo del salvataggio scruta l’orizzonte. La giornata in mare e’ quasi finita per lui, il tempo di una doccia e partirà la serata…qui tra Numana, Sirolo, Portorecanati qualcosa si trova sempre da fare eh? Ma prima, l’ultimo sguardo per controllare che tutto sia apposto.

Non poteva mancare in effetti questa istantanea: un ragazzo ed il suo cane. A chiudere una giornata in cui ho visto persone arrivare da sole, famiglie, coppie. Lui gira intorno a suo padrone incuriosito dalla spiaggia, ma attento a non perderlo di vista.

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ore: 20.12...

La giornata e’ finita. Quante storie che mi sono passate davanti agli occhi. Ma ce n’e’ ancora una da raccontare. L’amore e’ sempre qualcosa che ruba lo sguardo. Non voglio violare la loro intimita‘, ma non posso non guardarli: belli, innamorati, teneri. Rubano l’ultima luce del giorno per illuminare il loro amore, suggellandolo con un bacio appassionato ma dolce allo stesso tempo. Il mare calmo li culla. E’ tempo di lasciarli soli, lasciandogli questo spicchio di mondo come se fosse davvero tutto per loro!

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Saluto la spiaggia, il Monte Conero e l’Adriatico…e le canne da pesca, solitarie. Domani sarò ancora qui, ma probabilmente non sara‘ cosi’ attento. E’ stato bello scoprire come “vive” la spiaggia, ma anche stancante: di solito al mare non si fa caso a tutte queste cose, ci si rilassa. Ma cambiare per una volta le proprie abitudini non fa male…provateci anche voi! Chissà quali storie vi racconterà una comune giornata al mare e quali immagini vi porterete a casa…


REGIONE MARCHE

Capitanerie di porto Guardia Costiera

CIRCOLI NAUTICI ANCONETANI

3 1 ª F E S TA D E L

1 4 ª R E G ATA D E L

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programma completo su:

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_IMPRESA_

La navigazione è GEM nostro territorio è ricco di eccellenze. Quante volte avrete sentito ripetere questa frase? Tante e sempre di più. Ma, quello che forse meno si dice, è che altrettanto spesso queste realtà di estrema qualità – molte volte riconosciute a livello mondiale – restano però colpevolmente in sordina. Oggi allora facciamo la conoscenza con la GEM di San Benedetto del Tronto che annovera tra i propri clienti un nome che nessuno può dire di non aver mai sentito almeno una volta: l’ORACLE TEAM USA. Ma, andiamo con ordine. La GEM elettronica, è specializzata nel settore delle scienze della navigazione e, grazie al proprio centro di ricerca di dispositivi fotonici e giroscopi in fibra ottica, produce con queste tecnologie innovative girobussole, sistemi inerziali di navigazione, sensori di rivelamento, guida, stabilizzazione e controllo di superiore tecnologia, con alte precisioni e prestazioni. I sistemi e sensori progettati dalla GEM sono costruiti per funzionare perfettamente anche nelle più complesse condizioni dinamiche ed ambientali e sono destinati ad un largo spettro di applicazioni che spaziano dal navale al subacqueo, dal terrestre e al sottosuolo, dall’ avionico all’ aerospaziale, nei settori commerciale, industriale e difesa militare. Una tecnologia dunque altamente innovativa, che colloca l’azienda di San Benedetto nell’Olimpo tanto appunto da essere scelta dal Defender di Coppa America: l’ ORACLE TEAM USA. Per loro, la GEM è fornitrice ufficiale di una girobussola (POLARIS FOG-200) e di un sistema inerziale di navigazione (POLARIS FOG-200/INS). Cerchiamo di sapere ancora di più della GEM, grazie a Silvia Merlini - Marketing & External Relations. Come riesce un’azienda delle “piccole” Marche a farsi scegliere da un colosso, per di più americano, come l’ORACLE TEAM USA? “La nostra azienda sin dalla data della sua fondazione, nel 1977, si è distinta e caratterizzata per il suo spirito spesso pionieristico nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, sempre con l’obiettivo di rendere tali tecnologie estremamente affidabili e fruibili a costi accettabili. Questo ha portato l’azienda a essere conosciuta inizialmente come sviluppatrice e produttrice di radar di navigazione, di scoperta e di sorveglianza. Attualmente, l’azienda vanta un importante portafoglio tecnologico tra cui si evidenzia la famiglia delle Girobussole a Fibra Ottica. E’ noto che la GEM elettronica annovera molti prestigiosi clienti esteri; ORACLE TEAM USA si aggiunge a questa lista”. Il vostro core business è incentrato su innovazione e tecnologia: quanto è importante in questo senso rimanere sul territorio ma allo stesso tempo costruire rapporti e rete a livello internazionale?

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L’azienda di San Benedetto del Tronto, specialista in sistemi per la navigazione, è una delle realtà leader nel proprio settore. Tanto da contare tra i suoi clienti un colosso made in USA “E’ essenziale. Nel nostro settore l’innovazione tecnologica è tutto. E’ necessario investire costantemente per stare al passo con i tempi ed essere sempre competitivi, ma ovviamente questo da solo non basta. Bisogna guardare all’estero per poter crescere mantenendo le nostre radici. Se oggi siamo un’azienda conosciuta e stimata sia in Italia che all’estero è grazie anche alle nostre tradizioni, all’educazione e rispetto del prossimo che hanno da sempre caratterizzato la gestione aziendale. Internazionalizzare non deve significare delocalizzare. La nostra azienda ha sempre creduto e puntato moltissimo sull’internazionalizzazione per la commercializzazione dei propri prodotti, ma ha sempre ritenuto fondamentale per la propria attività rimanere in questo territorio dove è nata e dove vuole continuare a crescere”.

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La Serva padrona, foto Stefano Binci 2011 per gentile concessione della Fondazione Pergolesi Spontini.

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Conoscere le Marche e le sue denominazioni; una scoperta in tutti i sensi.

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“La Serva padrona” di Giovanni Battista Pergolesi & Esino Wine: buono a sapersi


_VELICA_

NAVE ITALIA

Vela e Disabilità In mare senza barriere S

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crivo oggi di un tema che mi sta particolarmente a cuore; non solo perché ha un elevato impatto di solidarietà sociale inclusiva, ma anche perché in famiglia vivo l’esperienza di una figlia con grave disabilità, grazie alla quale negli ultimi 10 anni della mia vita ho avuto la rara opportunità di avvicinarmi attivamente ad una realtà che dovrebbe interessare tutti. Tutti noi, non solo come esseri umani ma come cittadini europei, siamo tenuti ad essere più consapevoli che una società evoluta come quella italiana, debba acquisire in via permanente una consapevolezza diffusa sull’inclusione delle persone con disabilità, ed una modalità attiva di comportamento nella vita e nel lavoro quotidiani, che contribuisca in concreto all’eliminazione degli ostacoli grandi e piccoli, fisici, mentali, culturali, verso la concreta inclusione. E’ noto a tutti che di recente la corte Europea di Giustizia ha formalmente accusato il nostro Paese di violazione delle norme della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, in FABRIZIO DONATO <<<

particolare a riguardo della loro inclusione lavorativa. La Convenzione meriterebbe un lungo discorso a parte, ma è importante sottolinearne lo scopo fondamentale: “Promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”. Il mondo della Vela, silenziosamente ma con concretezza ed efficacia, ha già iniziato da tempo a fare la sua parte. Mi viene in mente una frase di un caro amico, una persona speciale per la grinta, l’entusiasmo e la concretezza con i quali da molti anni affronta e trova soluzioni concrete a favorire l’accesso e l’autonomia in barca a vela alle persone con disabilità. Sante Ghirardi, Presidente di Marinando (www.marinando.org) afferma: “In città io e la mia carrozzella troviamo una gran quantità di ostacoli, scalini, porte strette, barriere di ogni tipo; in mare invece queste barriere non ci sono e la mia libertà di movimento in barca a vela è molto


BASE NAUTICA LIBERI NEL VENTO

TEAM ASD LIBERI NEL VENTO

più semplice da realizzare, una volta attuati alcuni piccoli accorgimenti che ci rendono autonomi a bordo.” Sante, con la sua Associazione è una delle tante organizzazioni che si sono coalizzate a livello nazionale in Unione Vela Solidale, www.unionevelasolidale.org . UVS fondata nel febbraio 2003, riunisce le più importanti Associazioni Italiane che utilizzano la vela nell’area del disagio fisico, mentale e sociale. Il suo scopo è di rappresentare e promuovere, attraverso i propri associati, progetti di educazione, qualificazione e riabilitazione sociale realizzati mediante l’utilizzo della vela. Per fare ciò UVS promuove il confronto e il coordinamento delle esperienze e delle attività delle varie associazioni iscritte; organizza manifestazioni sportive, convegni, mostre e in genere tutti quegli eventi che hanno come tema la vela nel campo del disagio e nella promozione della qualità della vita, creando un archivio delle normative, iniziative e studi tecnici relativi al campo della vela solidale e della riabilitazione sociale attraverso la vela, promuovendo e favorendo percorsi formativi per operatori del settore. Ad oggi le associazioni aderenti all’Unione Italiana Vela Solidale sono 25 e coprono l’intero territorio nazionale. Purtroppo nelle Marche questo tipo di percorso strutturato non ha ancora trovato una sua organizzazione sul territorio. C’è da dire che esistono varie iniziative saltua-

rie che tendono a coinvolgere le persone con disabilità, e, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, può essere il segno di una presa di coscienza che ci auguriamo trovi presto la sua concretizzazione permanente. Un importante passo in questa direzione lo ha compiuto Il comitato Regionale della Federazione Italiana Vela, che ha scelto di inserire nel suo gruppo direttivo Daniele Malavolta, presidente della Società sportiva “Liberi nel Vento” www.liberinelvento.it che, costituitasi nel 2002, svolge le sue attività a Porto S. Giorgio. Il progetto di Liberi nel Vento si prefigge di sviluppare una struttura in grado di offrire una serie di servizi qualificati per la realizzazione di un centro velico per disabili. Per fare ciò Daniele ed i suoi soci si sono affidati alla proverbiale solidarietà della gente di mare: La Lega Navale e la dirigenza del porto turistico di Porto San Giorgio si sono fattivamente adoperati per il supporto logistico e la fornitura delle attrezzature necessarie, così da contribuire all’efficace lancio di un’attività totalmente incentrata sulle persone con disabilità. In questo contesto trovano “cittadinanza” attività che, tra le altre cose, si prefiggono obiettivi di livello agonistico importante con l’utilizzo dell’imbarcazione olimpica classe 2.4. In breve tempo Porto S. Giorgio è diventata una delle sedi di maggior importanza del panorama velico agonistico, basti pensare che nell’estate 2012 la località ha ospitato il campionato mondiale della classe olimpica 2.4. A tali realtà è giusto aggiungere anche la Marina Militare che nel 2007 in collaborazione con lo Yachting Club Italiano, ha costituito la Fondazione “Tender to Nave Italia”( www.naveitalia.org ). Si tratta di una iniziativa di livello nazionale che promuove la cultura del mare e della navigazione come strumenti di educazione, formazione, abilitazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia. I beneficiari sono associazioni non profit, ONLUS, scuole, ospedali, servizi sociali, aziende pubbliche o private che promuovano azioni inclusive verso i propri assistiti e le loro famiglie. Per realizzare la propria missione la Fondazione mette a disposizione un grande veliero armato a brigantino, Nave Italia, condotto da un equipaggio della Marina Militare e un’imbarcazione per gruppi minori, l’Indomabile Pensiero. Ogni progetto è disposto per realizzare una metodologia educativa straordinaria per efficacia, capacità di incidere sui processi formativi, abilitativi, riabilitativi, dedicati a bambini, ragazzi, adulti, anziani.

In conclusione sottolineiamo che oggi l’accoglienza e l’inclusione delle persone con disabilità non è più solo un atto di solidarietà individuale, ma è giuridicamente un obbligo di legge. E’ quindi d’obbligo concludere con un forte appello agli amministratori pubblici, che hanno il non semplice compito di concretizzare l’applicazione di tali norme. Non ci sono più scuse ne pretesti, perciò l’invito a tutte le persone con disabilità appassionate di mare e di vela è: organizzatevi, attivatevi e fate sentire forte la vostra voce, che oggi, grazie a strumenti organizzativi nazionali come Unione Vela Solidale, sono a portata di mano.

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_ESTERO_

Q UA R TO appuntamento con Daria P erego G arofoli che

La Spagna che sorprende Continua il nostro viaggio insieme a Daria Perego Garofoli, viaggiatrice per lavoro e per passione. Stavolta scopriamo la Spagna: Barcellona e Palma di Maiorca le nostre tappe

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che ci porter à con lei I N S PAG N A

Nessun volo diretto dall’aeroporto di Falconara e quindi volo Alitalia passando per Roma fino a Barcellona e grazie a

una connessione impossibile per Palma, colgo l’occasione di uno stop in questa città, ma senza provare un grande entusiasmo devo ammetterlo. In passato per 33 anni ho insegnato inglese alle scuole superiori e avevo il compito di organizzare le famose gite di fine corso e quindi sempre all’estero. Con grande mio disappunto la meta più richiesta, insieme ad Amsterdam, era Barcellona. Organizzavo le gite, ma mai ero fra gli accompagnatori perché la giudicavo solo una meta di puro divertimento. A distanza di anni devo ammettere che era solo una stupida presa di posizione. Ho trascorso solo un giorno e come mia abitudine ho cercato di sfruttare al meglio il tempo che avevo. Decido di acquistare un biglietto che mi permette di usufruire di un bus che ti consente di fermarti nei luoghi che hai deciso di visitare e poi riprendere il tour dallo stesso punto. Ci sono due percorsi, entrambi interessanti. Ne scelgo uno con la sicurezza però che alla fine ce l’avrei fatta fare anche il secondo: e così è stato! Queste “pazzie” si fanno solo se siete dei viaggiatori curiosi, affamati di conoscere e senza il tempo necessario per una

visita approfondita. Unico punto fermo fissato inderogabilmente, la visita alla Fundacio Mirò dove mi sono estasiata davanti alle opere di questo grande maestro. Sarebbe noioso e inutile descrivere tutto ciò che vale la pena visitare. Sicuramente un consiglio: scegliete un albergo in centro, spenderete di più, ma vivrete lo spirito pulsante di questa città che va goduta passeggiando fra gli edifici storici del Barrio Gotico, gli edifici modernissimi dell’Eixample famosa per la sua vitalità ed i suoi locali, la sua movida e fra le principali opere architettoniche del grande Gaudì. Il giorno seguente volo con Vueling, perfetta low cost con aerei nuovi, verso Palma di Maiorca con la speranza di avere qualche ora libera. Grande delusione quando il taxi mi porta verso il Golf Resort, molto bello ma esattamente nella direzione opposta della città. Mi rimane la speranza di una visita veloce la mattina prima della partenza: per fortuna il mio aereo decolla nel pomeriggio. La seconda sera a sorpresa i clienti più importanti organizzano una cena in un tipico ristorante vicino al centro e io mi accodo a loro. Subito rimango stupita perchè a prima vista Palma mi sembra bella e la sua Cattedrale veramente imponente, chiamata da tutti Seu: è il monumento simbolo di Palma di Maiorca

L a sorpresa per tante bellezze mi fa dire che sicuramente queste due mete valgono un viaggio.

in stile gotico catalano. Sopra il portale maggiore, il rosone più grande del mondo, naturalmente opera di Gaudì. Al ristorante ho mangiato il piatto più famoso“la Caldereta dell’Angosta” e il dolce più famoso l’ensaimada, veramente squisito. Il giorno della partenza un collega, con macchina in affitto, mi offre un passaggio e così ho anche la possibilità di vedere una piccola parte dell’isola che con le sue strade richiama atmosfere del nord Africa. E’ un’isola con un clima molto buono e quindi adatto anche a una vacanza invernale. Tantissimi tedeschi in pensione hanno acquistato case per trascorrere l’inverno lì. Moltissimi sono i locali piccoli e carini dove si beve, si canta e si balla. Penso che in estate sia anche una buona meta per un turismo più giovane.

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_EVENTI_

Anima e cuore

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ELEONORA BALDI <<<

Per organizzare un grande evento, entrambi sono fondamentali. Nella prima edizione di “The World of Accordion” è toccato ad Elke Ahrenholz e Massimo Tagliata incarnarli

L’Anima

Massimo Tagliata, Direttore Artistico di The World of Accordion “Abbiamo voluto premiare tutti i vincitori con la realizzazione di un cd, composto da brani scelti direttamente da ogni musicista, che avrà tutto il tempo di lavorarci. Il tempo di elaborazione del progetto musicale sarà infatti piuttosto lungo: 12-14 mesi, in modo che possa essere messo a punto ogni più piccolo dettaglio, che possa essere salvaguardata la necessità di crescita, di maturazione ed il cammino artistico stesso del fisarmonicista. Inoltre, i vincitori avranno la

i numeri del festival

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sono stati i concertisti che si sono esibiti durante gli appuntamenti serali al Teatro Astra, provenienti da ben 11 Paesi;

109

i concorrenti ( contando anche ogni membro dei gruppi ) provenienti da 18 Paesi;

2900

i presenti ai concerti pomeridiani e serali, tra cui coreani, cinesi, russi, norvegesi, svedesi, polacchi, tedeschi ed olandesi;

800

i visitatori fidardensi delle esposizioni a Palazzo Mandolini;

3000

i visitatori accorsi a Palazzo più di Mandolini tra turisti e concorrenti;

243

i fisarmonicisti che hanno suonato in piazza per stabilire il record italiano.

possibilità di esibirsi, retribuiti ovviamente, in altri momenti musicali rilevanti in Italia ed in Europa. Forse anche questa importante possibilità ha fatto si che in tutte le categorie i musicisti fossero di livello assolutamente elevato. Mi ha sorpreso soprattutto la qualità dei più giovani, al di sotto anche dei 15 anni: ragazzi molto svegli e molto preparati. Questo significa che ci sono maestri che lavorano in maniera alacre e che stimolano la crescita di fisarmonicisti in grado di suonare con grande precisione e dedizione. E vi posso assicurare che è stato molto difficile oltre che stimolante di volta in volta scegliere i vincitori, sia tra gli italiani che tra gli stranieri: una gran bella soddisfazione per un Festival alla prima edizione. Sono assolutamente convinto che i prodotti musicali che nasceranno da The World of Accordion saranno qualitativamente in grado di convincere il mercato. Un grande impulso, ne sono certo, verrà dato dalla rete che è stata un importante alleato anche per la buona riuscita del festival. Se pensiamo che abbiamo iniziato a lavorarci solo lo scorso inverno, i risultati che abbiamo raggiunto in termini di iscrizioni e di seguito è stato veramente sorprendente! Lasciando il concorso e guardando allo spettacolo offerto dai concerti serali, il


Il Cuore

rischio che ci siamo assunti di invitare musicisti di calibro internazionale che declinassero quante più sfumature possibili di fisarmonica, è stato assolutamente ripagato dalla risposta del pubblico: anche nelle serate che richiedevano un ascolto un pochino più difficoltoso, abbiamo avuto il teatro pieno. La nostra voglia era quella di dare alla fisarmonica un palcoscenico aperto ad accogliere mostri sacri di questo genere come Richard Galliano, ma anche stili meno conosciuti come il jazz o le contaminazioni con atmosfere indiane. Il pubblico ha dimostrato di apprezzare questa commistione, più unica che rara voglio sottolinearlo. E riprova ne è stata la presenza nel giorno di chiusura di 243 fisarmonicisti in piazza per battere, non il record mondiale come avremmo voluto, ma quello italiano: il degno saluto ad una grande prima edizione di The World of Accordion!”

L’organizzatrice ed ideatrice Elke Ahrenholz “Quando ho pensato di organizzare The World of Accordion ho voluto dare voce ad un mio sogno: quello di portare quante più persone possibili, dalle Marche, dall’Italia e dal mondo qui a Castelfidardo, patria di questo strumento. Dopo i 9 giorni di evento, posso dire di aver realizzato questo sogno perché siamo riusciti davvero a far arrivare tanta gente e a dare nuovo impulso al mondo della fisarmonica ed anche al territorio limitrofo. Ho avuto modo di parlare con gli albergatori, coi ristoranti e coni negozianti: tutti sono stati estremamente soddisfatti perché hanno potuto registrare numeri di presenze importanti. Gli alberghi di Castelfidardo hanno registrato il tutto esaurito ed anche a Numana ed Osimo ci sono state prenotazioni di ospiti del Festival. Gli esercenti della nostra città hanno verificato in prima persona come il pubblico accorso fosse eterogeneo e nuovo anche rispetto alle “facce note” degli appassionati che già da anni arrivano a Castelfidardo, con più presenze dal centro-nord Europa. Un altro vanto e scommessa di The World of Accordion è stato far collaborare insieme 18 aziende concorrenti. Ebbene, tutte hanno sottolineato con forza l’importanza di questo momento aggregativo permesso dal Festival prima del suo inizio, durante e dopo: si sono aperte le porte per una comunicazione efficacie, per la nascita di nuove simbiosi, per opportunità di lavorare insieme risolvendo problematiche che da soli sarebbero state insormontabili. Si è parlato, come mai si era fatto prima. E ancora, il flusso di clienti nei giorni di The World of Accordion è stato importante, sia all’interno dell’esposizione di Palazzo Mandolini che all’interno delle fabbriche, con la possibilità di dare più attenzione ad ognuno: avendo puntato su una formula lunga, spalmata su 9 giorni, è stato tutto più gestibile. Se mi fermassi qui, sarebbe un po’ troppo auto celebrativo. E allora voglio porre l’accento anche sulle riflessioni che guardano al di fuori di noi, coinvolti direttamente in questo evento. Il fatto che la stampa ed i media in generale ci abbiano riservato una grande visibilità, da l’idea di come questo Festival abbia impattato sul territorio. E a confermarcelo è stata anche la lettera che abbiamo ricevuto direttamente dalla Regione Marche nella quale si sottolinea il grande e positivo fermento che siamo riusciti a creare attorno al mondo della fisarmonica. Ma ancora di più ad inorgoglirci è stata la richiesta arrivataci da Bologna, di poter ospitare l’anno prossimo eventi collegati a The World of Accordion o addirittura anche un fine settimana del Festival: potremmo anche andare in tour dunque! Insomma, posso dire che tutti gli obiettivi che ci eravamo posti sono stati raggiunti. Certo, c’è sempre da migliorare e da lavorare, ma come prima edizione non potevamo augurarci di meglio!” www.the-world-of-accordion.net WHY MARCHE

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_EVENTI_

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La magia della vela icono che sia uno sport d’elite. Per quelli che un po’ se la tirano, che vivono nel loro mondo. Un mondo che, dicono sempre, non sia per tutti: un cerchio chiuso nel quale non si entra. Chiunque lo dica, non ha mai provato a viverlo. La vela è magia. E’ qualcosa che può essere respirato a pieni polmoni da tutti. Forse certo, non tutti possiamo permetterci una barca a vela nostra, ok. Ma tutti possiamo ammirare lo spettacolo regalato da mq di vele che si spiegano sul mare. Meglio ancora, tutti abbiamo potuto ammirarlo! A darcene l’occasione, il Campionato Mondiale di Vela, Adria Ferries ORC International World Championship tenutosi ad Ancona tra il 21 ed il 29 giugno. 9 giorni che hanno distribuito emozioni continue, coinvolgendo la città ed il porto in un vortice di eventi e dando la possibilità agli anconetani e a chiunque abbia voluto di respirare lo spirito dei regatanti. Un evento davvero molto importante per il nostro territorio, perché ad Ancona sono arrivati oltre 3.000 tra sportivi, tecnici, amici e familiari. Persone che hanno vissuto le Marche, ne hanno apprezzato i prodotti tipici ed i monumenti; turisti/viaggiatori che hanno potuto girare per la città, fermarsi nei negozi, apprezzarne le proposte. E chissà, magari decidere di tornare nel capoluogo o di avventurarsi in qualche altro angolo marchigiano. Raccontarvi tutto di questa manifestazione sarebbe improponibile: forse in un libro, magari! E allora abbiamo scelto alcuni momenti, alcune istantanee per darvi almeno qualche flash di quello che è stato, lo ripetiamo, un evento in grado di coinvolgere a 360° velisti, appassionati e semplici curiosi.

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P H O T O

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FABIO TACCOLA


La magia della vela, si diceva. Nessuna immagine più di questa può testimoniarla. Ancona ha la grandissima fortuna di avere un anfiteatro naturale, una tribuna spettacolare dalla quale osservare un dispiegamento di vele senza precedenti. Dal mare antistante il Passetto è infatti partita la regata lunga di questo Mondiale. E ad osservare le imbarcazioni, non c’era solo “mezza Ancona e dintorni”, ma anche un ospite d’eccezione: la nave Goletta Palinuro della Marina Militare Italiana! Salirci a bordo e poterla girare accompagnati dal Capitano è stato come immergersi nella storia. Il Passetto è uno dei luoghi più belli di Ancona. Emozionarsi qui è un esercizio quotidiano: ma grazie alle oltre 100 imbarcazioni dell’ Adria Ferries ORC International World Championship, tutto è stato amplificato.

Parecchi erano i marchigiani a gareggiare, in entrambi i gruppi. C’era l’ex Campione del Mondo Alberto Rossi, tanto per fare un nome, che si è battuto come un leone fino all’ultimo. Ma stavolta a portare in alto il nome delle Marche ci ha pensato qualcun altro: l’armatore civitanovese Marco Serafini con il suo Hurakan. Un’emozione strabordante quella che ha accompagnato sul palco al momento della premiazione Marco ed il suo equipaggio. La fatica dei giorni di regata, accompagnati tra l’altro da un tempo affatto clemente, ha lasciato il posto a canti di gioia e a un fiume di champagne. Inutile dire che l’orgoglio di veder festeggiare un campione mondiale marchigiano in terra marchigiana è stato davvero grandissimo!

Come si fa a capire se un evento ha avuto successo oppure no? Semplice, si guarda alla sua capacità di coinvolgere le persone. Ebbene, possiamo dire allora che questo Campionato Mondiale ha avuto un grande successo! La Piazzetta di Marina Dorica protagonista di appuntamenti nel corso delle 9 serate, ma soprattutto luogo della cerimonia di apertura e delle premiazioni finali è stata davvero presa d’assalto! Al momento del giusto tributo ai vincitori, il parterre era completamente pieno: le autorità non potevano mancare, così come gli equipaggi. Ma c’era anche tutta quella “gente comune” che, si diceva, sembra debba essere esclusa dal mondo della vela. Solo che, nella realtà, così non è. In tanti sono accorsi in Marina Dorica per assistere all’ultimo atto delle Regate: prima il festoso bagno nelle acque del porto turistico degli equipaggi vincitori e poi la cerimonia di premiazione. Una degna chiusura di quello che è stato un appuntamento ben riuscito ed un importante biglietto da visita per queste nostre Marche che guardano sempre più al turismo e all’apertura al di fuori dei propri confini!

WHY MARCHE

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rmai il pensie ro fisso di tutti gli studenti è all’ombrellone: mare, sole, relax. E ov viamente qualche bella serata di diver timento. Che si rimanga nelle spiagge marchigiane, che ci si sposti un po’ più in là in I talia o che si salga su un aereo alla scoperta di mete lontane, co munque finalmente si stacca la spina. Si chiudono i libri, si archiviano i risultati. Ma, in fondo in fondo, non si chiude mai del tutto la por ta: rimane sempre un pochino socchiusa, a ricordarci che l’estate dura il tempo di un battito di palpebre, e poi si deve tornare sui libri. Comunque nuovi. Sì, perché che si sia già studenti universitari o che si abbiano appena abbandonato gli ormai conosciutissimi corridoi degli istituti superiori, settembre è alle por te con i suoi corsi da se -

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Novità, prospettive, capisaldi

o la geologia, tanto per fare i primi esempi che possono venire in mente. In un mondo in cui tutto è in continuo mutamento, avere dei punti fissi è quanto mai impor tante. La storia, le carriere, le eccellenze sfornate dalle nostre università parlano per loro. Ma ripetere ancora una volta quali sono

i punti fissi, i cardini di ogni Ateneo ci sembra quanto mai oppor tuno per, appunto, salutare questo nuovo anno accademico che sta per iniziare. Allo stesso modo però, lo stimolo della novità, delle nuove proposte, del qualcosa in più, non può assolutamente mancare.

Da parte nostra, non possiamo far altro che augurare a voi Rettori e a tutti gli studenti, professori e collaboratori vari, un buon viaggio in questo anno accademico 2013-2014!

guire e con i suoi esami da affrontare. L’offer ta degli atenei marchigiani è di assoluta qualità e offre un ventaglio di possibilità che coprono praticamente la totalità delle discipline, da quelle umanistiche a quelle scientifiche, dalla letteratura alla medicina passando per l’ingegneria

La mente dell’essere umano è molto complessa: da un lato aspetta con ansia di avere nuove proposte, nuove cose da fare, nuove sfide; dall’altro però vuole avere le sue rassicurazioni, i suoi punti fermi, l’immutato. Iniziare un percorso universitario a volte spaventa. Diamo allora qualche flash su questo nuovo anno che sta per iniziare!

_UNIVERSITA’_

Anche perché proprio la capacità di innovarsi pur restando fedeli a se stessi è quel qualco sa che si richiede, ora come ora, in tutti i settori della vita e dunque non possono di cer to esimersi le università, creatrici dei “padroni” del domani, dal proporre qualcosa di nuovo ai loro studenti. Quindi, cari Rettori, a voi la parola: tracciateci i contorni di quello che sarà l’anno accademico 2013-2014! Accompagnate i nostri lettori ed i vostri studenti in un tour vir tuale del loro imminente futuro, guidandoli tra i capisaldi della vostra offer ta didattica, i punti di forza in generale del vostro ateneo, e le novità che sicuramente po trete proporre per dare continuamente nuova linfa ad un percorso fondamentale come è quello universitario.

RUOTAMI


Il contributo del rettore STEFANO PIVATO

“L’estate, tempo di vacanza e di meritato riposo, può offrire a volte ai ragazzi l’occasione per riflettere sulle loro priorità, focalizzare l’attenzione sugli obiettivi, sui propri sogni. Può essere il periodo migliore per approfondire la conoscenza dei corsi di laurea offerti dall’Università di Urbino: 15 lauree triennali, 20 magistrali di cui 5 a ciclo unico, 22 master e 8 corsi di perfezionamento. La qualità della didattica è avvalorata dal rapporto Censis 2013 che mette sul podio tre dei nostri Dipartimenti (Aree di Scienze e Tecnologie, Scienze della Formazione e dell’Educazione, Scienze Motorie) e colloca tutte le aree dell’Ateneo urbinate nella metà alta delle classifiche. Informazioni che si possono trovare nel portale d’Ateneo, consultato nell’ultimo anno da tre milioni di visitatori, il 10% in più rispetto al 2012. Per visitare le pagine internet dell’Università, lo si può fare comodamente in spiaggia sotto l’ombrellone dal proprio dispositivo mobile (smartphone, tablet). La nuova versione del sito internet si adatta bene alla grandezza dello schermo, della piattaforma e nell’orientamento del dispositivo (orizzontale o verticale) utilizzati dall’utente. Chi si connetterà in questi giorni scorrerà inoltre le immagini di Gianluigi Toccafondo, artista internazionale, testimonial dell’immagine dell’Università per la campagna immatricolazioni 2013/2014. Si tratta in realtà di 50 tavole dipinte che saranno oggetto di una mostra futura. In questo momento l’Università dedica particolare attenzione alle future matricole alle quali è dedicato un innovativo sportello virtuale che consente agli studenti di trovare in pochi passaggi tutte le risposte che cercano per potersi immatricolare. Lavoriamo già da ora, insieme al prof. Tonino Pencarelli, delegato per i Tirocini Formativi e Placement, alla nuova edizione del CareerDay, l’innovativo strumento di orientamento al lavoro per i neolaureati in programma a novembre”.

“La nostra novità più grande è…di non avere novità! Ma non è una mancanza: è una scelta. Quella di confermare quanto già negli anni abbiamo costruito. E, credetemi, con le restrizioni rese necessarie dalle attuali condizioni, è già una bella vittoria. Non abbiamo dovuto ridimensionarci e, anzi, recenti statistiche confermano che i nostri laureati riescono con discreta facilità a trovare lavoro. Questo significa che abbiamo saputo cucire addosso ai nostri studenti corsi che funzionano, che li preparano ad affrontare il mondo del lavoro immediatamente. Quindi, la scelta migliore ci sembra continuare sul sentiero che ormai da anni abbiamo tracciato. Quello che mi sento di dire ai ragazzi, è di valutare molto bene al momento di indirizzare il proprio percorso universitario: devono saper guardare avanti, rapportandosi al mondo del lavoro e alle future opportunità e difficoltà. Potrei dare due consigli davvero spassionati ai giovani neo iscritti all’Università. Per prima cosa, al di là della scelta del corso di laurea, imparate quante più lingue straniere possibili! Oramai non è più corretto avere come orizzonte solo la propria nazione: le opportunità ci sono, ma si deve essere in grado di poterle cercare e cogliere anche all’estero. E, secondo, proprio in nome di quanto appena detto, cercate di arricchire il vostro curriculum con esperienze lavorative internazionali. Su questo l’Università Politecnica delle Marche punta molto. Accanto al Progetto Erasmus, noi portiamo avanti anche il Campus World che da la possibilità di partecipare a periodi di stage e di tirocini all’estero, normalmente in realtà aziendali. In questo modo, il laureato che esce dal nostro ateneo ha già nella propria storia lavorativa esperienze interessanti che ne aumentano di certo il bagaglio formativo”.

UNIVERSITA’ DI URBINO

Il contributo del rettore Marco Pacetti

UNIVERSITA’ DI ANCONA

“Secondo la classifica della Grande Guida CensisRepubblica 2013, l’Università di Macerata è al 6° posto su 17 medie Università e al primo posto in assoluto in Italia per il corso di laurea in Giurisprudenza e per le lauree in Scienze dell’Educazione e della formazione. Ottime valutazioni anche per tutti gli altri corsi, per la maggioranza dei quali l’Ateneo si classifica tra il quarto e il sesto posto. A fare da volano è stata la forte spinta all’internazionalizzazione impressa alle politiche dell’Ateneo, offrendo una grande opportunità di crescita e di confronto per i nostri studenti. Il nostro programma Erasmus funziona molto bene e consente a tanti studenti di studiare all’estero. Per il prossimo anno accademico presentiamo ben sette lauree internazionali: il curriculum di laurea magistrale in inglese in International Economic and Trade Relations e sei corsi magistrali con doppio titolo internazionale: in Giurisprudenza con l’Università di Orléans; in Progettazione e gestione dei sistemi turistici con gli Atenei di Oviedo (Spagna) e di Kiev (Ucraina); in Studi Politici e Internazionali con Kiev (Ucraina) e Mosca (Russia); in Lingue Moderne con l’Università Blaise Pascal. Sarà così possibile ottenere un titolo valido sia in Italia che nel Paese scelto. Con l’Istituto Confucio, poi, l’Ateneo è un punto di riferimento nazionale per lo studio del cinese. Per il secondo anno non aumentiamo la contribuzione degli studenti, che resta ben al di sotto della media nazionale, e eroghiamo circa 700 borse di studio da 300 euro, indipendenti dal reddito. I migliori diplomati possono entrare nella Scuola di studi superiori “Giacomo Leopardi”, ottenendo l’esenzione totale dalle tasse, vitto e alloggio gratuiti. Insomma, si può scegliere Macerata non solo perché è vicina, ma perché è tra le prime in Italia!

Il contributo del rettore Luigi Lacchè

UNIVERSITA’ DI MACERATA

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WHY MARCHE

“L’offerta formativa dell’Università di Camerino, per il decimo anno si conferma anche per il prossimo anno accademico ampia ed articolata con numerosi corsi di laurea sia in italiano che in lingua inglese, questi ultimi in consorzio internazionale, con l’opportunità di ottenere anche il double degree, ossia il titolo di studio riconosciuto in entrambi i Paesi. Tra le novità di quest’anno voglio però segnalarne due: ad Ascoli Piceno il corso di laurea magistrale in “Design computazionale” che unisce informatica e disegno industriale, decisamente innovativo ed attrattivo, unico nel centro Italia ed uno dei pochi già attivati dagli atenei italiani; a Camerino il corso di laurea in “Scienze sociali per gli enti non-profit e la cooperazione internazionale” che contribuirà a formare operatori che possano lavorare nel terzo settore e nella cooperazione internazionale con elevate capacità in un mondo oramai globale. Questo particolare momento di crisi poi che il nostro Paese e, di riflesso, il nostro territorio sta attraversando, non deve assolutamente condizionare uno dei diritti fondamentali che la nostra Costituzione sancisce: il diritto allo studio. E’ proprio per questo che per il prossimo anno accademico Unicam ha deciso di applicare l’esenzione dal pagamento delle tasse di iscrizione per le matricole, (che si siano diplomate con un voto superiore a 90/100), che abbiano uno o entrambi i genitori in cassa integrazione o in mobilità, o siano stati licenziati e che risiedano nei comuni della Consulta permanente per lo sviluppo. Inoltre, abbiamo anche deciso di destinare, vista la particolare gravità della situazione, dieci borse di studio ad hoc per studenti che si siano diplomati con un voto superiore a 90/100, i cui genitori risentano della crisi dell’indotto industriale fabrianese (cassa integrazione, licenziamenti, mobilità). Il futuro non può e non deve essere in crisi, nel futuro occorre investire. Dobbiamo superare questo momento e dobbiamo farlo tutti insieme. Dobbiamo capire che o vinciamo tutti, o perdiamo tutti. Ognuno deve fare la propria parte, deve dare il proprio contributo, anche se piccolo”.

Il contributo del rettore FLAVIO CORRADINI

UNIVERSITA’ DI CAMERINO


_INNOVAZIONE_

questo il caso del co-working (alias “cowo”, rif. http:// it.wikipedia.org/wiki/ Coworking). Il coworking è uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, mantenendo un’attività indipendente.

E’

L’attività del coworking è il raduno sociale di un gruppo di persone che stanno ancora lavorando in modo indipendente, ma che condividono dei valori e sono interessati alla sinergia che può crearsi lavorando a contatto con persone di talento, facilitando la realizzazione di progetti ed in generale attività legate al business. Si tratta di una modalità che attira liberi professionisti e lavoratori da casa, in grande espansione in Europa ed in Italia, registrando una crescita del 100% ogni anno. Non è ancora molto presente nelle Marche, in particolare non era presente nella provincia di Ancona fino a sole poche settimane fa. A differenza della consolidata modalità di locazione di uffici o di centri direzionali che da anni danno spazi in affitto, il coworking adotta una filosofia differente, incentrata sul valore delle persone e sulla condivisione, ben espressa da un vero e proprio Manifesto (http://coworkingmanifesto.com )

CoWorkingWorks!

I tempi cambiano, nuove dinamiche si affacciano e dimostrano la propria utilità, confermando la capacità dell’uomo di mutare, adattare, fondere e reinventare modalità di lavoro più funzionali alle situazioni Ma a chi serve il CoWorking e perché funziona ? Le nuove economie emergenti coincidono spesso con le nuove aziende “digitali”, basate su imprenditori e liberi professionisti che per svolgere materialmente il loro lavoro hanno bisogno essenzialmente solo del loro laptop e di una buona connessione ad internet, oltre che di un network di competenze che assieme alle loro possano dar vita ai propri progetti. Queste sono le persone che indipendentemente dal proprio domicilio si spostano e creano gruppi di lavoro con altri professionisti, per la durata di un progetto o fino che un’ idea non si trasforma in una azienda. Questi “lavoratori nomadi” (http://en.wikipedia.org/ wiki/Telecommuting) potranno apprezzare molto uno spazio di coworking.

Il coworking è simbolo di un cambiamento sostenibile: gli spazi di lavoro condiviso creano un benessere reale. Una ricerca del magazine Deskmag ha evidenziato come dopo aver iniziato a frequentare un CoWo (ad esempio rispetto al lavorare da casa) le persone hanno visto aumentare le loro cerchie sociali, il business networking, la produttività, la propria vita privata e naturalmente il loro fatturato.

Ma non solo startuppers ed aziende digitali traggono vantaggi da questa modalità, uno spazio di coworking può essere una risposta per scenari come questi:

Che aspettate a diventare lavoratori smart ed a provare anche voi una postazione in coworking ?

Per questi nuovi tipi di lavoratori smart i fattori più importanti di questo successo sono stati l’interazione con le altre persone, la flessibilità del tempo dedicato al lavoro, la scoperta di nuove opportunità e la condivisione delle conoscenze che il modello coworking porta con se, il tutto unito a bassi costi di esercizio.

- aziende piccole o liberi professionisti che preferiscono ridurre le proprie spese rinunciando ad un affitto di un locale dedicato, inserendosi in un contesto di condivisione di risorse (esempio la sala riunioni, i bagni, i collegamenti alla rete, i centralini…) dal quale possono anche beneficiare nuove conoscenze ed opportunità. – aziende più strutturate che hanno filiali sparse nel territorio e che stanno riorganizzandosi. - Reti di agenti rappresentanti, filiali commerciali, etc.

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sede legale: Via Palombarino 8, 60027 Osimo (AN) sede operativa: Via Ghino Valenti 2, 60131 Ancona tel +39 071 2915497 www.bizcomit.it - info@bizcomit.it


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_INNOVAZIONE_

Guida lessicale estiva p ai rivoluzionari digitalic Start-up & Startupper

Una start-up è una ditta. Uno startupper è uno che cerca di convincerti che la sua ditta cambierà il mondo. Una start-up è un’azienda. Uno startupper è un imprenditore che vuole lavorare intorno ad un’idea visionaria che nessuno ha ancora avuto. Una start-up è un’azienda ad alto contenuto di innovazione. Uno startupper è uno che non ci dorme la notte perché la sua idea è destinata a spaccare di brutto. Gli startupper fanno una grossa fatica a farsi capire quando vanno a parlare coi vice-direttori di banca delle filiali, coi commercialisti e con quelli della Camera di Commercio. Fanno una grossa fatica a spiegargli cosa fanno, per cui dicono tutti che fanno una start-up. Per cui le start-up sono tutte uguali, ma ognuna ha un’idea fantastica unica e irripetibbbile.

Fail

Vuol dire che hai fatto o detto qualcosa di sbagliato. Solo che hai un conoscente che per fartelo notare ti scrive dappertutto #fail ed #epicfail (per i cancelletti, vedi #hashtag più avanti) o raccoglie tutte le tue gaffe in un fail-blog. La cosa non sarebbe grave se non fosse che una delle parole d’ordine degli startupper è “Fail Fast. Succeed Faster” (fallisci rapidamente, riesci più rapidamente). Avete capito perché i vice-direttori delle filiali, i commercialisti e quelli della Camera di Commercio guardano strano gli startupper quando si avvicinano? (Poi immaginatevi dei bancari marchigiani...)

Co-working

Se uno fa lo startupper niente niente lavora in un cowo. Che non è il covo dei pirati informatici, ma uno spazio di lavoro condiviso, con la cucina, il biliardino, il tavolo da ping pong. Durante il lavoro vengono organizzati aperitivi e eventi con esperti da tutto il mondo che tra una tartina e un’oliva all’ascolana provano a spiegarti come fare soldi con la tua start-up. Solo che la musica è troppo alta. Qualcuno dice che il co-working lo puoi fare anche affittando la scrivania che avanza quando Gigi va in ferie. In un cowo dovrebbero circolare idee, ma se non è ben costruito circolano solo spifferi d’aria.

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FABIO CURZI

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Venture Capital / Acceleratore / Incubatore

Quando non riesce a parlare coi vice-direttori, i commercialisti e quelli della Camera di Commercio, lo startupper passa al livello successivo e va alla ricerca del Sacro Graal: il Venture Capitalist. Il Venture Capitalist è un essere magico che puoi incrociare pure a Porto d’Ascoli, ma è in borghese e non si fa trovare. Invece che sul cavallo bianco, il Capitalista di Ventura gira con un camper fatato e invece che a castello riceve in grandi cascine della Bassa. Le sue emanazioni locali si chiamano Acceleratori e Incubatori e ogni volta che si inaugurano c’è gente che si fa le foto ricordo. Sul giornale non riconosci le inaugurazioni degli Acceleratori e degli Incubatori da quelle della Nuova Bocciofila, le facce sono le stesse.

Smart City

Sarebbe la città intelligente. Qualcuno prova a dire che una città intelligente messa in mano a dei cittadini poco intelligenti sarebbe come dare la Ferrari di Alonso a Peppe Verdi, il pensionato di Force. Si prova a dire che le città intelligenti le fanno cittadini e amministratori intelligenti e che si diventa intelligenti studiando e confrontandosi e non parlando per slogan. Però le smart cities sono una figata.

Crowd funding

Lo startupper quando non ha i soldi (colpa dei vice-direttori, dei commercialisti, di quelli della CdC e pure dei Venture Capitalist) si rivolge alle folle e dice “Folle, volete voi mangiare la marmellata di mia nonna”? E le folle rispondono “Sì, ti paghiamo prima ancora che fai la marmellata!”. Detta così non sembra, ma funziona davvero. Ora ci fanno un film su Dylan Dog in questo modo, e ne hanno fatto pure uno, Iron Sky, sull’invasione della Terra da parte di nazisti nascosti sull’altra faccia della Luna. Anche detta così non sembra, ma funziona davvero, provate a vedere Kickstarter. com e Indiegogo.com.

Una postilla. Le start-up e l’ecosistema delle culture e dell’innovazione digitale che le sostiene sono un fenomeno positivo. Quella che non è positiva è la tendenza molto italiana (ma non esclusiva) di interpretare tutto come un


per sopravvivere ci Iger(qualcosa)

Un iger è uno che fa le foto con Instagram e dice di sé che è un iger. Dice di sé che fa parte di una comunità più ampia di igers a livello internazionale o nazionale. Esiste un’associazione IgersItalia, che spiega meglio come gli Igers possono collaborare e comunicare tra loro e con le aziende. Poi ci sono i comitati territoriali, tipo IgersToscana o IgersMarche, e poi quelli locali tipo IgersAncona o IgersPiceni. IgersComunanza o IgersColbordolo non vanno granché bene, perché bisogna essere più di uno o due. Non tutti quelli che fanno foto con Instagram sono Igers.

#Hashtag

I tag sono etichette, parole che marcano qualcosa di importante. Sono tag per esempio le firme dei graffitari sui muri, tipo “io sono stato qui”. Gli hashtag sono etichette precedute da un cancelletto, tipo #etichetta. In Twitter, fin dall’inizio, gli hashtag permettevano di trovare argomenti interessanti da fonti diverse. Per esempio potevi cliccare su #hope e ti trovavi davanti tutta la campagna elettorale di Obama. Dentro Instagram sono l’unica maniera per trovare qualcosa che ti serve: #ancona e non ancona, #marche e non marche. Ora si possono usare attivamente anche in Facebook, dove finora venivano interpretati come “Ma perché Pietro non disconnette l’aggiornamento di Twitter da Facebook?”. #Troppi #hashtag #sono #il #male.

Hipster

Sarebbero quelli che hanno preso i vestiti della mamma, del babbo, della nonna, del nonno e di tutti gli zii, poi li hanno chiusi in un armadio, sono entrati nudi bruchi nell’armadio e ne sono usciti fuori vestiti. Si sono fatti crescere i baffi alla Umberto e la barba alla Bakunin, ma raramente sanno chi siano stati Umberto e Bakunin. Fanno le foto con l’iPad come se fosse una compattina 35mm. E mettono tantissimi effetti alle foto che sembrano le diapositive delle vacanze dello zio Sandro e gli piace un sacco sentirsi vintage. Sentirsi vecchi da giovani, insomma. Hanno una cosa bella, le biciclette colorate.

FabLab

Questa è una scommessa. FabLab è una contrazione di fabrication laboratory ed è un posto dove si può realizzare (quasi) di tutto. Ci trovate dentro stampanti 3D, che gli mandi un file e quello ti dà la bomboniera di plastica, o scanner 3D, o frese che ti fanno i laccetti per i mocassini. Potrebbero cambiare l’economia (seriamente) rappresentando un collegamento tra industria e artigianato manifatturiero e creativo. La paura è che diventi una parola di moda per non dire niente pure questa.

fenomeno di moda, superficiale e passeggero. Molti di questi strumenti e fenomeni sono qui per rimanere e cambiare il nostro modo di vivere: sarebbe il caso di guardarli con un po’ più di attenzione.

Se avete un amico/ cugino/fratello/fidanzato (ma vale anche al femminile) che mosso dalla crisi occupazionale lavora con le tecnologie digitali, o addirittura è ridotto tanto male da occuparsi di web e social media marketing, c’è rischio che siate abituati ai suoi discorsi pieni di termini inglesi, sigle, acronimi incomprensibili. Complice il caldo che dà alla testa, quale momento migliore per mettere ordine in quella matassa di termini che ricicciano sulle vostre bacheche Facebook, promettendo miracoli capaci di dare una speranza ai gggiovani, spingere l’economia e raddrizzare il PIL domattina? Proviamo con dieci termini, alcuni connessi tra loro, altri no. Alcuni li state sopportando ora, altri vi verranno a noia prima di Natale (promesso). WHY MARCHE

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_CONSUMATORI_

e l e t e i n g a p m o c e i l r n a o p c e i n m o e i l z a i l i c Prob n o c a l a v i t At Una telefonata allunga la vita, recitava uno spot di qualche anno fa. Ma ora come ora, il telefono fa spesso perdere la pazienza, a causa di difficoltà create dalle stesse compagnie telefoniche. Adiconsum vi spiega come porvi rimedio. Il settore della telefonia è in continuo fermento: piovono offerte per la linea fissa, adsl e mobile, con promesse di risparmio e servizi sempre migliori dei concorrenti. Ma a quanti di noi sarà capitato di cambiare gestore telefonico e restare alcuni giorni senza linea, di vedersi arrivare fatture da due diverse compagnie, di avere bollette molto più alte di quanto promesso? Spesso il consumatore subisce tali vessazioni e magari anche un danno economico, ma rinuncia a far valere i propri diritti perché ha timore di intraprendere procedure lunghe, costose e dall’esito incerto. Ma in realtà la soluzione è dietro l’angolo: la conciliazione paritetica.

Si tratta di un metodo di risoluzione alternativa delle controversie di consumo, che consente di trovare una risposta concreta a tutela del cittadino-consumatore. Non è, come il termine potrebbe far pensare, una sorta di compromesso tra le parti, ma la ricerca di una soluzione che rispetti e soddisfi le richieste del consumatore. Tuttavia, pochi sono i cittadini che ricorrono a tale procedura, probabilmente perché lo strumento è ancora poco conosciuto. E’ dunque fondamentale chiarire alcune caratteristiche della conciliazione paritetica, in particolare l’economicità e la rapidità: è infatti gratuita per il consumatore e la controversia si chiude in media entro 60 giorni dall’avvio, secondo una logica totalmente diversa rispetto a quella della giustizia ordinaria.

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R o b e r t a M a n g o n i - A d i c o n s u m M a r c h e <<<


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La procedura:

1) E’ necessario presentare un reclamo alla compagnia. 2) In caso di risposta insoddisfacente, o di mancata risposta entro le tempistiche previste, il consumatore, attraverso una associazione di consumatori, può presentare domanda di conciliazione. 3) A conclusione del procedimento viene redatto un verbale, che ha valore di accordo transattivo tra le parti, ai sensi del codice civile. Nel caso non si raggiunga una proposta condivisa viene redatto un verbale di mancato accordo, che lascia libere le parti di proseguire la controversia in altre sedi. Nel 2012 il 98% delle conciliazioni nel settore della telefonia sono state evase con risultato positivo; tra l’altro complessivamente hanno riguardato rimborsi, servizi o indennizzi pari ad un valore economico di circa 3,5 milioni di euro. Ciò dimostra, pertanto, come i timori dei consumatori che spesso inducono a rinunciare al riconoscimento di un proprio diritto, siano in realtà facilmente superabili grazie all’attivazione di un meccanismo di tutela semplice ed efficace.

Infatti, la conciliazione paritetica si basa su accordi specifici tra le associazioni di consumatori e le aziende detti Protocolli di conciliazione, che disciplinano le modalità e le regole di gestione delle controversie. La conciliazione si realizza attraverso la costituzione di commissioni paritetiche formate da due conciliatori, uno in rappresentanza dell’Associazione dei consumatori e uno nominato dall’Azienda, che esaminano ogni singolo caso allo scopo di addivenire alla soluzione più adeguata.

Adiconsum raccomanda: cosa fare in caso di contestazioni

SI

. nel caso di addebito di importi non riconosciuti o servizi non richiesti, pagare solo la parte della bolletta che si ritiene corretta e dovuta . inviare reclamo alla compagnia telefonica autonomamente o attraverso l’Adiconsum

NO

. NON lasciare le bollette totalmente insolute, perché questo autorizza la compagnia alla sospensione dell’utenza, con il rischio del distacco e della perdita del numero telefonico . nel caso di mancata risposta al reclamo da parte della compagnia telefonica NON pensare che la questione sia conclusa, ma attivare la conciliazione per risolvere il contenzioso, pena la richiesta di pagamento delle bollette insolute da parte della compagnia e delle società di recupero crediti.

servizio ofqualità del lla su e n dopo o zi n e ciliatori solo te porre l’att diventa con che garantisi i, E’ importan tt fa in ; ne, sumatore di formazio delle ferto al con ecifici corsi sp e nel merito ar to tr ta n n e e r u e p ia iritti ar d i ss aver freq e d ce e tutela mpetenza n pettative di as le scono la co re fa is he e sodd aproblematic e preferenzi i. in ce un canal is u it a d st n co e dei cittad zi ca l’a one pariteti sumatori e La conciliazi a l’associazione di con ambio di sc lo e e tr n o io le di contatt comunicaz e agevola la nsumatore. telefonica, ch tutto vantaggio del co i, a informazion

www.dirittoedifesa.it www.adiconsum.it

adiconsum.marche@gmail.com

Compagnie con cui Adiconsum ha sottoscritto protocolli di conciliazione: - Telecom - Tim - Fastweb - Wind Infostrada - Teletu - Vodafone Problematiche principali trattate in conciliazione paritetica: • Mancata attivazione, sospensione del servizio, ritardo attivazione o rientro, lungaggini nel passaggio da un gestore all’altro anche con perdita del proprio numero telefonico o lunghi periodi senza linea telefonica o senza adsl • Attivazione di servizi non richiesti • Malfunzionamenti • Fatturazione indebita • Bollette di linea fissa o mobile anomale e/o elevate • Riparazioni guasti, subentri, distacchi utenze, mancato trasloco di utenza

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E TU?

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_ARTE E CULTURA_

Nemesi diTizianoV. Mancini

Tutt’altro che morbido L’angolo Noir di Alessandro Morbidelli

Il noir made in Marche si sposta a nord, immergendosi nelle ombre di Urbino. Un racconto dove il Caso gioca a carte con il Destino e dove perdere la testa è un attimo. Autore di questo breve, ma intenso, racconto è Tiziano V. Mancini, giornalista e scrittore urbinate, membro dell’associazione Urbinoir (www.urbinoir.uniurb.it) e gran maestro di cene con il delitto (www. cacciaalteshorror.it).

Vuoi provare con un tuo racconto? Solo tre regole: Marche, noir e 4000 battute, spazi inclusi. Spediscilo a: a.morbidelli@whymarche.com

Buona lettura!

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l vento aveva spazzato le campagne senza incontrare ostacoli fino alle porte di Urbino. Infilatosi tra i vicoli, ne era rimasto imprigionato, sfuriando a ogni incrocio e aggredendo i passanti per creare mucchi di foglie secche ad ogni rientranza. “Lavoro più facile per gli spazzini, domani” pensò Giuliana osservando uno di quegli accrocchi. Il vento l’aveva spinta e abbracciata nel suo tubino leggero, dandole la piacevole sensazione di una carezza avvolgente. Ma arrivata sotto la pietra angolare dov’era incisa la data MDVI, venne colpita da un soffio gelido e ostile che le si conficcò al collo come uno stiletto di ghiaccio. Conosceva bene quell’incrocio e quella lama, ma non era mai preparata ad affrontarli. Fu allora che una, due finestre cigolarono sopra di lei, come pulcini richiamati alla chioccia, all’ombra che stendeva le ali sulla strada e su Giuliana che s’illudeva ancora di custodire un segreto. Di nuovo le tornò alla mente quella brutta immagine da sussidiario, dove i soldati romani, laceri e sanguinanti, si trascinavano malmenati e derisi tra due schiere feroci di sanniti. Come loro, Giuliana si sentiva alla mercé di quelle mura occhiute, cariche di tempo, ma senza storia. Mura che erano sopravvissute alle stagioni e all’incuria

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Consigli di lettura:

grazie all’ostinazione dei dimenticati. Tutte le riparazioni rabberciate, dai mille materiali, simili a cerotti sdruciti, si erano affastellate nei secoli ed erano ancora là, più ad appesantire che a sostenere le strutture. Tra due file parallele di grandi finestre incorniciate da nobiltà perdute, altre più piccole e irregolari si erano aperte nel tempo, senza cornici e senza persiane, disordinatamente, come se su un volto si fossero aperti nuovi occhi, in un progressivo, devastante mutamento genetico. Sfogature tenute assieme da mille cicatrici, aperte qua e là sulle bolle scoppiate dell’intonaco. E in alto, molto più in alto di tutto questo, il destino. Lunghissima, una sbarra di metallo rugginoso, chissà da quando a sostegno del cornicione, spessa e pesante nella parte a contatto con esso, ma levigatissima sul lato inferiore, incombeva su tutta la facciata del palazzo, come una lama affilata che attende da secoli il momento di saggiare il proprio filo. Giuliana non aveva mai potuto notare quella presenza, costretta da sempre a guardare la terra. Ma quando udì uno schiocco sibilante come un colpo di frusta, non poté fare a meno di volgersi a quel suono sinistro e ammirare lo spettacolo. Dopo secoli di attesa, la grande lama aveva ceduto di schianto, per iniziare la sua discesa inesorabile. La signora Donati aveva i due figli da accudire, ma aveva la nuca pronta all’appuntamento e fu la prima decollata. Aurelio era un Grande Invalido di guerra. Suo nipote militare aveva chiesto e ottenuto

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“Io vi vedo” di Simonetta Santamaria (Tre60). Novembre 2011. Sul ciglio di una strada di periferia viene trovato il cadavere della giovane Lucia Campobasso. È stata uccisa in modo brutale: per gli inquirenti, si tratta di un’esecuzione. Ma i responsabili rimangono ombre inafferrabili, ombre che tormentano il padre della vittima. Un padre disposto a tutto per vendicare l’assassinio della figlia. Un ex poliziotto che ha deciso di farsi giustizia da solo. Un uomo sul punto di immergersi nell’abisso più cupo della propria anima. l’incarico di accompagnarlo soltanto per avere licenze quotidiane, ma non si faceva mai vedere. Quel povero vecchio aveva gambe così malmesse che se voleva prendere un po’ d’aria poteva solo affacciarsi alla finestra. Quell’abitudine apparentemente innocente, ma non siamo qui per giudicare, gli fu fatale. La Colonnella, da sempre e da tutti così nota in funzione dei baffi sontuosi portati con dignitosa fierezza sul corpo tozzo e nerboruto, si arrogava il ruolo di notista ufficiale e non tollerava che altri relazionassero in anticipo e differentemente da quella che sarebbe stata l’ortodossia della sua versione. Per mantenere l’autorità intellettuale non si allontanava mai dagli spalti, fino a consumare anche i pasti sul davanzale. Lama fatale, strumento del destino, braccio secolare. La calata inesorabile, la discesa agli inferi con accompagnamento capitale si abbatté sulle nuche portandole con sé. Sui davanzali restarono i tronchi a gorgogliare sangue lungo il muro schizzato di vermiglio fresco, mentre a terra, le teste dalle chiome raggrumate presero a rotolare giù, lungo il vicolo, continuando a sprizzare sangue d’intorno. Deborah sollevò un poco la gonna e si limitò a scansare il corteo.


I PROFESSIONISTI DELLA MOBILITÀ AZIENDALE Lo sta ff dell’Agenzia Ta voni di Anc ona a na lizza le esigenze dell’Azienda e pia nific a la soluzione più c onveniente di noleggi e lea sing per a uto e veic oli c ommerc ia li La mobilità a zienda le è orma i diventa ta un a spetto importa nte dell’ a ttività di un’ impresa . Auto e veic oli c ommerc ia li non possono più essere a c quisiti senza un minimo di c onosc enza del settore, a nc he c on pa rtic ola re rigua rdo a lla tipologia di fina nzia mento c on c ui essi entra no nella disponibilità dell’ Azienda . Noleggio, lea sing o a c quisto diretto debbono essere va luta ti a ttenta mente e, per questo, a d Anc ona è presente da oltre 25 a nni una struttura c he svolge questa c onsulenza a fa vore delle Aziende. E’ l’ Agenzia Ta voni, ra ppresenta nte di G e C a pita l Interba nc a , soc ietà di lea sing del Gruppo G enera l Elec tric , e di diverse soc ietà di noleggio a lungo termine, c he oltre a lla predisposizione di semplic i preventivi e a lla stipula di c ontra tti, svolge una c onsulenza mira ta e a 360° gra di. C ONSULENZA FISCALE Unita mente a ll’ ela bora zione di una va nta ggiosa proposta c ommerc ia le, viene fornita a nc he una prec isa c onsulenza in ma teria di deduc ibilità fisc a le.

ANALISI E PIANIFICAZIONE DEL PARC O AZIENDALE Spesso, l’ Azienda utilizza veic oli non a da tti a lle proprie esigenze c on c osti sproporziona ti rispetto a i benefic i. Un’ a ttenta a na lisi del pa rc o a zienda le da pa rte dello sta ff Ta voni può ta glia re i c osti, migliora re l’ effic ienza e sfrutta re gli sc onti di sc a la . C ONSULENZA POST C ONTRATTUALE Per l’ Agenzia Ta voni la firma del c ontra tto ra ppresenta l’ inizio di un ra pporto c on il c liente, a c ui è messo a disposizione un ba c k offic e dedic a to per tutte le possibili evenienze del c ontra tto. RIC OLLOCAMENTO VEIC OLI USATI In c a so di a c quisizione di un nuovo veic olo, l’ Agenzia Ta voni può oc c upa rsi del ric olloc a mento dell’ usa to di proprietà . Spesso la volontà di stipula re un c ontra tto di lea sing o noleggio a lungo termine è immedia ta , ma il problema ma ggiore è la vendita del veic olo usa to. In questo c a so la permuta viene a c quisita da rivenditori c onvenziona ti c he pa ghera nno diretta -

mente a ll’ Azienda il c orrispettivo c onc orda to, a c c edendo, c osì, a va nta ggiose sc ontistic he sull’ a c quisizione del nuovo veic olo. REPERIMENTO VEIC OLI G ra zie a lla c olla bora zione diretta c on tutte le C a se a utomobilistic he, l’ Agenzia Ta voni è in gra do di reperire IN PRONTA C ONSEG NA a uto o veic oli c ommerc ia li nuovi o KM zero, a nc he i più ric hiesti, ga ra ntendo la serietà del fornitore oltre a d un servizio a i ma ssimi livelli. NOLEGGIO O LEASING SU V EIC OLO DA AC QUISTARE PRESSO IL FORNITORE INDIVIDUATO DAL C LIENTE Qua lora l’ Azienda a bbia individua to e sc elto il nuovo veic olo presso un proprio fornitore di fiduc ia , a nc he in questo c a so l’ Agenzia Ta voni può proc edere a lla stipula del c ontra tto di noleggio a lungo termine o lea sing.

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Era solo un ragazzo di paese quando, dalla sua Grottammare, si spostava in auto a Macerata per andare allo Sferisterio a vedere quegli attori che lo facevano fantasticare. Il sogno, quello che un giorno anche lui sarebbe salito su quel palco da attore, è diventato realtà. Oggi Andrea Concetti non è solo un famoso baritono italiano, ma è un marchigiano che rappresenta la cultura lirica e teatrale della nostra regione e del nostro Paese nel mondo. Diplomato in canto al Conservatorio “Rossini” di Pesaro, il suo debutto ufficiale risale al 1992, sul palco del concorso internazionale “A. Belli” di Spoleto. Nel 1997 partecipa all’inaugurazione della stagione della Scala di Milano nell’Armide di ChristophWillibald Gluck, diretta da Riccardo Muti. Da Milano il salto in Europa e nel mondo, dove avrà solo conferme del suo talento artistico. Concetti emoziona il pubblico di Salisburgo, Parigi, Berlino, Lisbona, ma non taglierà mai i ponti con casa sua.Tanto che nel 2000 il Comune di Grottammare gli conferisce il titolo di cittadino dell’anno. Nel 2007 torna anche nelle Marche da attore e lo fa proprio a Macerata, interpretando Papageno ne “Il flauto magico di Mozart”, con la regia di Pier Luigi Pizzi. Nel 2010 poi arriva la consacrazione oltreoceano al Chicago Opera Theatre, riscuotendo un importante successo di pubblico e di critica. Ma il suo cuore di uomo e di artista non si è mai slegato dalle Marche e da Macerata, dove è cominciata la sua carriera debuttando da professionista al teatro Lauro Rossi con un’opera di Rossini. Proprio per il prossimo Macerata Opera festival tornerà sul palco dove è cominciato tutto, esibendosi nello spettacolo “Sogni di una notte di mezza estate”.

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S T E F A N O P A G L I A R I N I <<<

ndrea si può dire senza esagerare che sei un simbolo della lirica made in Marche, dove torni sempre volentieri. Che rapporto hai con la nostra regione? “Emotivamente è anche semplice dirlo perchè è il luogo dove sono nato, cresciuto e dove manco con una certa frequenza da 20 anni, da quando ho cominciato questa attività. Però è anche il luogo che più passa il tempo e più mi attrae, dove ogni volta il ritorno è sempre più intenso. Professionalmente è stato molto importante. Innanzitutto perchè le realtà che ci sono nelle Marche sono di grande livello e parlo di Pesaro, Macerata, ma anche del Teatro delle Muse di Ancona. Poi per me, sempre dal punto di vista professionale, è stato anche prendere parte per esempio a Pesaro al“Sigismondo”, che era una riscoperta. Aver inaugurato lo Sferisterio, dove ho partecipato a produzioni bellissime, che sono ormai quasi storiche come la“Bohème”dello scorso anno. Detto questo anche perchè sono gli unici luoghi che mi permettono di lavorare stando a casa e questo è un privilegio non da poco”. E’ chiaro che hai un rapporto speciale con Macerata, dove ogni anno torna il Macerata Opera Festival. Da artista affermato come guardi a questa manifestazione? “Ti dico subito che ogni volta che metto piede a Macerata e nell’ambiente dell’Opera Festival mi sem-

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La voce del baritono E’ stato il Papageno di Mozart, ma Andrea Concetti pur vestendo sul palco tanti panni non toglie mai quello di marchigiano bra di entrare in una famiglia e mi scoppia il cuore di gioia, tutte le volte. Tra l’altro noi marchigiani abbiamo una cifra comune che riconosco in questi ambiti lavorativi. Una serietà, uno stile, un modo di lavorare concreto e con grande fratellanza. Una marchigianità di cui vado fiero. Sono orgoglioso di essere marchigiano e ogni volta che vado fuori e che mi capita di incontrare un marchigiano è come se ci riconoscessimo con un codice”. Tu che lo conosci bene, quanto è importante il Macerata Opera Festival per la città e le Marche? “Vale tanto. E’uno dei pochi festival estivi italiani e poi, con il livello degli spettacoli che stanno proponendo ultimamente, si conferma un evento molto importante. Ovvio, sta anche a noi saperlo promuovere. Io dall’esterno non ho nulla da rimproverare all’immagine o alla qualità dell’Opera Festival”. Qual’è il personaggio a cui sei più legato? “Questa è una domanda a cui non so bene rispondere perchè non ce n’è uno. Però visto che parliamo di Macerata, mi sento di rispondere il Papageno de “Il Flauto Magico”di Mozart, che è stato il mio primo ruolo allo Sferisterio nel 2006. Un ruolo che mi diede un grandissimo successo e a cui sono molto legato per motivi personali perchè quell’anno morì mio padre, che riuscì a vedere la prima e venne a mancare durante le recite. E’un ruolo che ho fatto altre volte, anche in altri contesti molto più importanti, però se penso al ruolo che vorrei rivivere, ti dico il Flauto Magico a Macerata, per il carico di emozioni di vari colori, sia personali che professionali. Una

confluenza di intensità che lo rende speciale.” Andrea Concetti diventa, il tempo di una risposta, Assessore alla cultura. Qual’è il punto forte e il punto debole di questa regione da cui ripartire? “Abbiamo per ogni provincia una realtà. Pesaro e Macerata hanno il loro festival, Ancona ha la sua piccola stagione lirica. Ahimè la mia provincia, Ascoli Piceno, non ha niente. Mi piacerebbe che ci potesse essere qualcosa anche nella mia zona. Mi piacerebbe che il teatro di Ancona continuasse e potesse portare in scena anche una bella stagione invernale, perchè ci sono dei titoli che a Macerata non si possono fare perchè non adatti a quello spazio grande. Un popolo ha bisogno anche di nutrirsi di teatro. Il punto forte delle Marche è che per anni sono state un po’dimenticate e adesso mi capita spesso di registrare l’entusiasmo di chi ci è stato recentemente. Forse questa verginità che ha conservato nel tempo è un po’il suo punto di forza”. Alla fine l’artista Concetti si sente cittadino del mondo o il mondo lo rifuggi per tornare a casa nelle Marche? “E’un po’tutti e due. Mi sento un po’cittadino del mondo perchè questo è un lavoro particolare. Questo tipo di vita mi porta tanto a desiderare la stabilità. I momenti in cui metto un po’le radici, sono quelli in cui mi fermo in una città per un lavoro, perchè ci passo da uno a due mesi. Faccio la vita che chiunque fa a casa propria. Però poi arriva

la partenza e mi sento sradicato. Sono arrivato recentemente a Grottammare felicissimo, però generalmente arrivo per poi ripartire e quindi paradossalmente casa mia è il luogo che vivo meno rispetto alle case che prendo dove vado a lavorare. Quindi tendo ad innamorarmi di tutte le città dove mi capita di lavorare. Mi sento un po’cittadino del mondo, ma soprattutto cittadino d’Italia dove mi sento sempre a casa”. Cosa c’è nel futuro dell’artista lirico Andrea Concetti? “Mi piacerebbe, quando dovrò cambiare lavoro, poter passare dall’essere esecutore all’essere organizzatore. E questo mi piacerebbe farlo nelle Marche”.

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_ S A L U T E & B E N E SS E R E _

La merenda? ono sufficienti pochi ingredienti per una sana e ricca merenda estiva. Frutta fresca ed eventualmente latte: ecco il modo più fresco, veloce, pratico e sfizioso per dissetarsi in modo sano e naturale in estate, sia per i bambini, che per gli adulti. Soprattutto nella bella stagione, o durante una primavera particolarmente calda, si è propensi a prepararsi un frullato o un frappè: in realtà sarebbe una corretta abitudine da tenere tutto l’anno. Questo perché l’ingrediente principale è la frutta. La distinzione tra frullato e frappè sta nella modalità di preparazione. Nei frullati la frutta viene appunto frullata in tutte le sue parti,compresa la buccia, e a piacere si aggiunge poi il latte. L’aggiunta di latte è infatti opzionale, ma rende il frullato sicuramente molto più nutriente, modificandone l’aspetto nutrizionale. Il latte fornisce un contributo di proteine e grassi che in quello di sola frutta mancherebbe totalmente, riducendo l’alimento a un concentrato di zuccheri e fibre. Il frullato, per la sua elevata percentuale di frutta, non è affatto paragonabile ai succhi di frutta, ove manca generalmente la componente di fibre e si ha un ridotto contenuto vitaminico. Molto spesso i succhi industriali sono sottoposti a processi termici di sterilizzazione che ne alterano e abbassano il contenuto vitaminico. I frullati, per loro natura, sono invece generalmente consumati freschi, appena preparati, risultando quindi un concentrato di energia sotto forma di zuccheri semplici e degli elementi nutritivi così importanti del latte. L’abitudine a consumare frullati di frutta può essere un valido espediente per farne consumare ai bambini la giusta dose quotidiana, aiutandosi con il latte e rendendo il tutto più appetibile. Da evitare, invece l’aggiunta di zucchero, in quanto aumenta il contenuto calorico senza avere in cambio particolari vantaggi; se infatti la frutta è ben matura, è sufficiente il fruttosio contenuto per conferire alla bevanda un gusto gradevole. I frappé si distinguono dai frullati perché alla preparazione di base di questi ultimi si aggiunge anche il ghiaccio tritato o, più semplicemente, gelato. Il termine frappé infatti significa proprio “liquido colpito dal freddo”, in quanto l’aggiunta del ghiaccio ne abbassa istantaneamente la temperatura. A differenza dei frullati, i frappé, che sono essenzialmente una bevanda fredda, utilizzano spesso nelle ricette di preparazione liquori, menta o caffè in sostituzione della semplice frutta. La sostituzione del ghiaccio con gelato alza notevolmente il contenuto calorico e dal momento che vengono generalmente serviti in notevoli quantità, del tipo calici o bicchieri di grandi dimensioni, e spesso integrati da altri alimenti come biscottini e liquori, la conta finale delle calorie può essere elevata ed assolutamente non paragonabile a semplici bevande

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VALENTINA VIOLA<<<


Non è una cosa da bambini! E’unbelricordoquellodellamammaodellanonnachecipreparavanolospuntinoquand’eravamopiccoli:venivamochiamatiecorrevamoagustarequellachedisolitoeraunaleccornia!Adessobambini nonlosiamopiù,malamerendahasemprelasuaimportanza.E d’estate,sivaafrullati! dissetanti. Il frappè va dunque considerato come un vero e proprio alimento o come una porzione di dolce. Chiarita questa fondamentale differenza, torniamo al punto di partenza: utilizzando semplici, freschi e sani ingredienti come la frutta e la verdura di stagione, si può concentrare in un paio di bicchieri tutto quello che serve per dissetarsi con gusto e fare il pieno di energia, vitamine e minerali, particolarmente preziosi. Oltre alla frutta o in combinazione si possono studiare svariate ricette appetitose, ricche di antiossidanti, vitamine e fibre, con tanta verdura di stagione. L’essenziale è giocare con la fantasia ed abbinare i gusti dei vari prodotti. Non è necessario essere uno chef di fama internazionale per inventarsi un frullato utilizzando ingredienti non convenzionali, soprattutto per farlo essere di gradimento. E’fondamentale ricordarsi che alcuni ortaggi hanno un gusto dolce, come la mela, barbabietola, carota, uva e melone, che andrebbero ben associati per smorzare il sapore di alcune verdure. Mentre vi sono alcune verdure dal gusto neutrale, da utilizzare molto facilmente: finocchio, sedano, cetriolo e bieta. Gli amanti dei sapori intensi dovrebbero utilizzare come ingredienti: avocado, pompelmo, banana, ravanelli e broccoli. La frutta frullata e le verdure centrifugate non perdono le loro capacità nutritive a patto che vengano consumate subito, appena preparate altrimenti possono perdere molto facilmente vitamine e composti antiossidanti, anche se conservati in frigorifero.

Naturalmente, data la varietà delle ricette, è ben difficile una valutazione sull’apporto nutrizionale; sicuramente non vanno aggiunti zuccheri o liquori e sciroppi, ed è certo che consumando frutta e verdura anche in questo modo, la dieta si arricchisce di tante vitamine e antiossidanti.

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_SOCIALE_

L’utopia di un mon in cui nessuno sia e artiamo dalla tua storia personale per poi arrivare a quella professionale. Che cosa significa essere una persona con disabilità uditiva, anche oggi, anche nel 2013? “Sono una donna come tante. Con sogni ed aspirazioni. Nulla di più. La mia vita è cambiata all’età di 3 anni, quando sono diventata sorda e da lì sono entrata in un mondo nuovo, fatto di gioie, dolori e sacrifici, di barriere da eliminare quotidianamente, di lotte senza fine. Un mondo dove sono diventata consapevole di essere tagliata completamente fuori dal mondo sonoro, dai fiumi di parole, dalla musica, dalle voci, dai segnali d’allarme, dalle lezioni scolastiche e non, dai mass media e da tutto ciò che è comunicazione. Il dover imparare ad “ascoltare con gli occhi” per andare avanti. Ho il ricordo della straordinaria dedizione e testardaggine dei miei che con il loro amore mi hanno fatto diventare quella che sono, in piena libertà. Il mondo del Silenzio, è ancora inesplorato ed incompreso per la realtà attuale, dove la sordità è vista come una disabilità sconosciuta e dove c’è un’assoluta carenza di informazione e di servizi, dove c’è ancora discriminazione e pregiudizio a riguardo, tanto che ciò mi ha portato a diventare più forte di coloro che costruiscono barriere ed a scegliere come missione di vita e come professione, di fare l’architetto “sociale”, consulente e professionista per l’accessibilità. Per dare una corretta informazione e per sensibilizzare verso la direzione giusta, lottando per tutto ciò che oggi ancora ci manca”. Com’è la situazione qui nelle Marche in tema di “barriere architettoniche”? “Nelle Marche si deve ancora lavorare molto in termini di accessibilità a livello ambientale e culturale. Nonostante la parola accessibilità sia molto usata ed alcune iniziative lodevoli, abbiamo pochissime realtà degne di nota, tanto che nella maggior parte delle nostre città si devono ancora fare i conti con numerosi esempi di mala progettazione, a partire dalle rampe dal dislivello vertiginoso, dai gradini dei marciapiedi molto alti, dagli edifici pubblici inaccessibili, dalle segnalazioni tattili e visive quasi inesistenti. Inoltre dal punto di vista della sicurezza, della mobilità e dell’accoglienza siamo molto indietro rispetto ad altre regioni. Si continua a pensare che l’accessibilità sia un optional quando in realtà è garanzia di autonomia e sicurezza per ogni cittadino, nessuno escluso. Le Marche hanno la possibilità di fare un gran-

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ELEONORA BALDI

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Le socie dello studio “Architettura in movimento” Un momento dell’inaugurazione del primo appartamento accessibile


ndo escluso

E’ questa sicuramente una delle frasi più belle pronunciate da Consuelo Agnesi,“architetto sociale” come lei stessa si definisce. Una donna che della sua disabilità uditiva ha fatto una forza e che in queste pagine ci racconta il suo percorso ed anche un po’ le pieghe della nostra società.

de salto di qualità, se solo fossero utilizzate come si deve le risorse a disposizione a livello territoriale”. La tua esperienza non si ferma però al nostro territorio. All’estero che mondo hai trovato? “Un mondo vero. Un mondo ricco di risorse e aperto ad ogni possibilità. Un mondo che elimina ogni barriera con semplicità e concretezza. Quando ero in Spagna, dove ho fatto tirocinio grazie al Progetto Leonardo come architetto e ricercatrice per l’accessibilità presso il Dipartimento Tecnico dell’Università di Granada, mi sono resa conto che in Italia si hanno a disposizione tante risorse per poter fare veramente grandi cose, rispetto agli altri Stati Europei. Non solo dal punto di vista legislativo, in quanto l’Italia nel mondo ha il primato unico di avere il principio dell’accessibilità nella Costituzione e delle normative in materia, ma anche dal punto di vista progettuale. Abbiamo tanti progetti veramente innovativi che purtroppo sono in fase di stallo. Mentre all’estero, nonostante alcuni Stati non abbiano basi solide dal punto di vista legislativo, sono riusciti a fare passi importanti anche dal punto di vista dell’inclusione sociale come il riconoscimento della Lingua dei Segni e la sottotitolazione 24 ore su 24, la realizzazione di percorsi accessibili a 360° in cui ognuno può fruire liberamente o addirittura c’è chi riesce a garantire sicurezza in caso di emergenza attraverso la cultura della prevenzione e la progettazione di strutture che rispondono a tutti i criteri di wayfinding e di comunicazione delle segnalazioni ambientali. Nel Nord Europa ci sono città che sono vere e proprie eccellenze turistiche dal punto di vista dell’accoglienza e persino nei Paesi poveri come la Corea del Nord abbiamo diversi esempi di accessibilità all’avanguardia. Gli Stati Uniti, il Giappone ed altre possono vantare anche la possibilità di avere un’ampia gamma di servizi a livello nazionale”. Raccontaci un po’ della tua professione. Quali sono i lavori che hai portato avanti e che stai portando avanti per migliorare la situazione

presente? “La strada dell’Universal Design e della progettazione senza discriminazione mi ha portato nel 2009 a vincere il premio SensoriABILIS per la pubblicazione “Barriere architettoniche e barriere sensoriali” insieme ad Emanuela Zecchini e, successivamente, insieme all’architetto Maria Grazia Bianchini e all’interior Designer Rachela Refi ad aprire lo studio di architettura, “Architettura STUDIOINMOVIMENTO”, che si occupa, tra l’altro, anche di ecosostenibilità e domotica. Diversi gli studi rilevanti in ambito sociale, il primo Parco Slow con la Fondazione Chiaravalle Montessori, “Il Parco Guardengo senza barriere”, l’Urban Rural Park, il Laboratorio Sperimentale di Ciclo Riciclo e sopratutto l’ideazione e la progettazione di “Accessible Light” il sistema che consente di agevolare la comunicazione ed incrementare la sicurezza per le persone sorde in qualsiasi ambiente. Abbiamo così realizzato il primo appartamento ed il primo hotel accessibili in Italia, rispettivamente con la 3T Costruzioni Srl a Borghetto di Monte San Vito e l’Hotel 3 Querce a Camerano. E continueremo ad andare avanti, con un solo unico grande obiettivo, far sì che un giorno si raggiunga una società più inclusiva, un’utopia condivisa di un mondo in cui nessuno sia escluso. Al di fuori, ci sono tantissime sfide in ballo, come la collaborazione con il Museo Tattile Statale Omero per il progetto “Arteinsieme: cultura e culture senza barriere” che ha portato ad un piccolo grande risultato, attraverso la realizzazione di seminari,laboratori e spettacoli che hanno consentito una reale accessibilità alla cultura, all’arte ed alla musica anche alle persone sorde. Il prossimo appuntamento sarà alla Notte dell’Opera a Macerata, dove Antonio Pellegrino e l’Omero LIS Group si esibiranno in performance musicali in LIS (Lingua dei Segni Italiana) insieme al Coro Sibilla. Inoltre da settembre partirà anche un laboratorio didattico sulla sordità per le scuole, inserito tra i servizi educativi del Museo stesso”. WHY MARCHE

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_MOTORI_

MP1 Corse

C’è un po’ di Ancona nel Campionato Italiano Gran Turismo, la massima serie tricolore che si disputa in circuito e che vede la partecipazione delle potenti ed affascinanti vetture GT. Ferrari, Porsche, Lamborghini, Audi, BMW, Corvette, McLaren, Mercedes Aston Martin si danno battaglia in pista in giro per il mondo in gare di durata con equipaggi composti da due piloti. Lo spettacolo è assicurato e gli appassionati sono sempre più in aumento. Anche in Italia da undici anni il Campionato Italiano Gran Turismo è la serie più seguita in pista. Vi partecipano in forma ufficiale anche team di Case automobilistiche, ma per lo più le squadre iscritte sono “private”, talvolta fanno capo a veri e propri appassionati di questo sport.

proprio di una compagine di veri appassionati si tratta l’MP1 Corse di Ancona, una tra le più giovani squadre del panorama automobilistico nazionale e che ha la sua base nella città dorica. Motore del team è Marco Polito, un imprenditore locale, che ha fatto della sua passione per lo sport automobilistico una seconda attività coinvolgendo un suo caro amico, nonché altro appassionato di fuoriserie, Danilo Paoletti. Insieme hanno deciso di dare seguito ed impulso alle loro frequenti escursioni in pista (Polito con la Porsche e Paoletti con la Ferrari), decidendo di fondare un team per potersi cimentare in un vero e proprio campionato. Mai scelta è stata più felice. La vettura non poteva essere che una Ferrari ed il palcoscenico uno dei più prestigiosi in Italia: il Campionato Italiano Gran Turismo, massima garanzia per dare il miglior risalto al loro impegno agonistico. E così è stato! Da una scommessa iniziale si è arrivati ben presto alla costituzione di un team vero e proprio, a cui è seguito l’acquisto della vettura (una fiammante Ferrari 458 Italia di classe GT3), l’ingaggio di un bravo tecnico/preparatore (Franco Sighinolfi), per arrivare, infine, alla scelta dei due piloti. Nell’individuazione dell’equipaggio si è cercato al top tra i conduttori italiani. L’amicizia tra Marco Polito e uno dei piloti italiani più esperti di vetture GT , Gabriele Lancieri, ha facilitato la scelta e, pertanto, l’imolese, già campione italiano 2008, è diventato subito la prima guida della squadra anconetana. A lui è seguito dopo pochi giorni l’ingaggio di un’altra stella con grande esperienza in ambito internazionale,

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quella del cosentino Giuseppe Cirò, formando, così, uno dei migliori equipaggi in circolazione. E i risultati si sono subito visti. A Misano nell’appuntamento inaugurale della stagione Lancieri-Cirò sono saliti due volte sul podio, ripetendosi poi al Red Bull Ring in Austria, e ottenendo, infine, il grande exploit al Mugello, nel terzo appuntamento, dove una splendida vittoria ha portato l’equipaggio anconetano ad un passo dalla vetta della classifica generale. La sfortuna, però, ci ha messo lo zampino nelle ultime due gare di Imola, dove in entrambe le occasioni Lancieri-Cirò, mentre stavano lottando per il gradino alto del podio, sono stati fermati da un errore nel cambio pilota e da un inconveniente meccanico. Ma per il titolo italiano, nulla è compromesso. Alla conclusione del campionato mancano, infatti, ancora sei gare con centoventi punti in palio e tutto può ancora succedere. Le diciotto lunghezze di svantaggio in classifica sui leaders Postiglione e Lucchini sono facilmente recuperabili e, in questo caso, per l’MP1 Corse di Ancona potrebbero aprirsi le porte per un futuro impegno internazionale.

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GAUDENZIO TAVONI <<<


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l’Ancona che si fa valere La compagine dorica è tra le protagoniste in pista del Campionato Italiano Gran Turismo e i suoi piloti sono in lizza per l’alloro tricolore

La passione per le corse è una malattia

Il nome della squadra già identifica uno dei titolari, il motore di tutta la compagine. MP1 Corse, ovvero Marco Polito, imprenditore anconetano, che ha coinvolto nella sua avventura un altro grande appassionato, il piemontese Danilo Paoletti. “ La costituzione della squadra è avvenuta quasi per caso, al bar. Ci eravamo stancati di essere ospiti di altri per andare a provare le vetture in circuito e, per questo, abbiamo deciso di acquistare una vettura da corsa per divertirci in pista. Solo in seguito abbiamo voluto impegnarci a livello agonistico e, quindi, ci siamo messi in moto per allestire una squadra corse. La scelta della Ferrari non è stata un caso: la Rossa di Maranello rappresenta in questo momento la miglior macchina per divertirsi in circuito e, a livello agonistico, la 458 Italia GT3 è una delle vetture più performanti del Gran Turismo a livello mondiale.” E il futuro? “Non ci poniamo limiti - tiene a precisare Polito – prossimamente potrebbe arrivare una seconda vettura e potremmo allargare i nostri orizzonti a livello internazionale. Noi siamo degli appassionati e, in quanto tali, andiamo dietro alla nostra passione che è stata, è, e rimarrà legata al mondo dell’automobile sportiva”.

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?qu Scopri

_LUDICA_

Che città delle 4 - La tua stagione preferita è :

A) rosso

A ) l’inverno

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1- Il tuo colore preferito è :

C ) azzurro

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B ) verde

5 - Non sai resistere :

A )un palazzo antico

A ) al salame

B ) un castello

B ) alla casciotta C ) al pesce

3 - Hai conosciuto una persona che ti piacerebbe rivedere. Le invii :

6 - Lo scenario di un bel quadro dovrebbe includere :

A) una lettera

A ) molti abeti

B) un sms C) una e-mail

B) qualche ginestra C ) delle palme

MAGGIORANZA DI A: Fabriano Sei una persona seria ed affidabile, amante della famiglia e della natura. Non sai rinunciare ai peccati di gola che però ti concedi solo di tanto in tanto. Nonostante la tua apparenza schiva e introversa, sei un buon oratore e ami intrattenere gli altri con argomenti che spaziano dalla gastronomia alla politica, fino ad arrivare al gossip.

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SUSANNA COMAI

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C ) l’estate

2 - Hai la giornata libera. Per non annoiarti decidi di visitare :

C ) un faro

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B ) la primavera

MAGGIORANZA DI B: Urbino Sei dotato di grande senso estetico e immaginazione. Il gusto raffinato che ti guida in ogni scelta, dalla più semplice alla più complessa, ti è d’ispirazione e ti rende un ottimo consigliere, richiestissimo tra gli amici. La tua giornata perfetta? Rilassante e culturale, da trascorrere tra mostre e gallerie d’arte in grado di appagare il tuo animo romantico e curioso.


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quale città ti rappresenta!

e Marche sei? 7- Le scarpe che indossi di solito : A ) sono sportive

B ) sono ballerine

C ) sono mocassini

8 - Il vino che bevi di solito è :

10 - Cosa porti sempre con te quando viaggi? A ) un’agenda

B ) una guida turistica

C ) una macchina fotografica

A ) un verdicchio

11- La parte del mondo che più ti incuriosisce è :

B ) il bianchello

A ) il Giappone

9 - La musica che preferisci è : A ) classica B ) rock C ) jazz

MAGGIORANZA DI C: San Benedetto del Tronto Per descriverti non basterebbe una giornata intera, ma la tua caratteristica principale è senza dubbio l’originalità. Con la tua personalità solare e travolgente ispiri immediatamente simpatia a tutti coloro che incontri. Non è possibile arginare la tua voglia di divertirti, sei un trascinatore nato e ti muovi con disinvoltura tra ambienti di ogni tipo, sentendoti a tuo agio quasi ovunque.

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C ) il Falerio D.O.C.

B ) l’India

C ) l’America

12 - Hai acquistato i biglietti per : A ) il teatro

B ) il cinema

C ) un concerto

13- la qualità che maggiormente apprezzi negli altri è : A ) la sincerità B ) la cultura C ) l’allegria

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w KURNAL COOL

Storia di un fenomeno tutto marchigiano!

I Kurnalcool nascono quasi per caso sulle panchine di Piazza Mazzini a Falconara, una sera di Luglio dell’86. Una storia lunga 27 anni, che ha intrecciato quelle di ragazzi appassionati di musica…e di vino! Ironici, taglienti, senza peli sulla lingua, i Kurnalcool sono un esempio di come salire su un palco può non essere necessariamente una scelta votata al “dio denaro”, di come non partecipare ai talent show non è solo questione di non esser stati scelti ma di non voler andare, di quanto il successo sia un concetto estremamente personale e non coincida per forza con lo stereotipo. Abbiamo chiesto loro di raccontarci questa storia e a farlo è uno dei due cantanti Ricky Tyger Bigwhite, che in quell’estate del 1986 su quella panchina di Falconara ha dato avvio ad un percorso che tra alti e bassi lui stesso definisce un successo!

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di

EL EONORA

BAL DI

alento, genialità ed un po’ di sana pazzia. Sicuramente per fare musica queste sono tre caratteristiche fondamentali. Chi vi ha ascoltato sa che sono parte dei Kurnalcool. Ma se dovessi essere tu a definire il carburante che da anni vi fa salire sul palco, cosa ci diresti? “Se si parla di carburante, riguardo i Kurnalcool, la prima cosa che mi viene in mente, ovvio, è il Vì! Basta pensare che abbiamo coniato un nuovo genere musicale, il Vì Metal, storpiatura del più famoso Heavy Metal, e di cui siamo gli unici rappresentanti. Ma il carburante essenziale per salire sul palco è la gente che ci segue da anni ad ogni concerto e che negli anni è cambiata attraversando due generazioni di sbornie”. 7 componenti, 7 caratteri, 7 storie diverse: raccontaci un po’ di voi… “7 persone sono tante, soprattutto se si pensa che siamo praticamente due band sullo stesso palco: abbiamo tutto doppio tranne il basso; 2 cantanti, 2 chitarristi, 2 batteristi. Il fatto è che non c’è mai stato un motivo a questa scelta, abbiamo iniziato così dal 1986 e così siamo ancora oggi. La formazione attuale sta resistendo dal 2005 e dando un’occhiata al passato, è un record. Il segreto è forse la giusta amalgama musicale che abbiamo avuto dopo il quasi scioglimento del 2002; i nuovi ragazzi hanno contribuito in modo fondamentale alla rinascita di una band che molti davano per spacciata. Io, Big George e Trilling proveniamo tutti da Falconara, siamo cresciuti praticamente nella stessa piazza e ci conosciamo da una vita. Gli altri 4 provengono da Ancona, Camerano e Recanati, e quindi estranei alle vicende iniziali dei Kurnalcool, ma il bello è che sono riusciti grazie alla passione musicale, alla voglia di bere e divertirsi, ad integrarsi meravigliosamente con noi 3 vecchietti”. I vostri testi sono particolari: molto ironici e soprattutto in marchigiano stretto, come mai questa scelta? “A dir la verità non è stata una scelta, tutto è nato molto per caso. All’inizio nessuno di noi sapeva suonare uno strumento e l’idea di scrivere testi in dialetto era solo per canticchiare con lo stereo in piazza sopra brani famosi in quel periodo. Per esempio, I Wanna Rock dei Twisted Sister si trasformò in I Wanna Tazz, Breaking The Law dei Judas Priest divenne Acqua e Limò. Cambiò tutto quando qualcuno decise di suonare veramente quei brani. La scelta del dialetto è fortemente voluta, abbiamo più volte cercato di scrivere in italiano, ma i testi sono piatti, manca l’effetto umoristico e tanti modi di dire o espressioni particolari non sono utilizzabili in italiano. E’ forse questo il motivo che ci ha quasi sempre condannato a suonare solo dalle nostre parti, ma alla fine siamo orgogliosi

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IGWHITE B R E G Y -RICKY T

w del nostro dialetto e credo che sia un pregio essere riusciti ad avere un seguito importante anche fuori della nostra regione cantando in dialetto”. Per scrivere canzoni si deve essere in grado di guardare con occhio attento quello che succede intorno. Proviamo a fare un gioco: se dovessi creare un nuovo testo, guardando alla situazione dei giovani di oggi, qui nelle Marche ma anche in Italia, cosa ti verrebbe in mente? “Credo di avere già scritto un testo che tratta questo tema. Propellente Libero è sicuramente il riassunto di come siamo messi oggi. Ti cito solo uno spezzone: “ma quale libertà se lavoro 10 ore al giorno per campà, se devi pagà l’aria da respirà, se le videocamere è sparse in città, se tanto lo sai chi te tocca votà.” Ma l’italiano, è risaputo, bravissimo a lamentarsi e lasciare le cose come stanno, purtroppo…”. C’è stato un momento in cui la vostra carriera avrebbe potuto prendere una strada diversa. Ma, proprio per rimanere fedeli alle vostre origini, avete preferito non accettare compromessi. Ci racconti questo episodio? “Non c’è stato un episodio particolare. Direi più che è stata una serie di situazioni che ci ha portato a rimanere fedeli senza svenderci o altro. Innanzitutto non abbiamo mai avuto un manager, obbligatorio nel campo musicale, che ci imponesse cosa fare. Siamo stati sempre noi a decidere le nostre scelte. Le pochissime volte che abbiamo avuto contatti con il cosiddetto businness abbiamo capito che non ne valeva la pena. E’ tutta gentaglia che ti sfrutta, ti succhia e ti scarica quando non ci guadagna più, non abbiamo bisogno di questo. In Italia se non sei “il figlio di” o non vinci al Superenalotto non arrivi da nessuna parte. Seconda cosa, siamo da sempre un gruppo di amici scalcinati, eternamente svogliati e disorganizzatissimi. La musica per tutti noi è puro sfogo e divertimento e salire su un palco, scrivere un testo, incidere un CD è sempre stato un passatempo costruttivo e bellissimo”. Il mondo della musica è di certo particolare, ma in molte cose simile a qualsiasi altro contesto di lavoro: il talento serve, ma non sempre basta. Se non partecipi ad un talent show oggi sembra che tu non sia nessuno. Cosa ne pensi? Non si sta, come in

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altri settori, trascurando la sostanza per dare importanza molto di più all’apparenza? “Hai fatto questa domanda forse al tipo più sbagliato del gruppo, nel senso che non guardo la TV da anni, ma comunque sono al corrente di questi talent show, spazzatura vera e propria. Sarò all’antica, avrò preconcetti ma a me sembra tanto e tutto di plastica, ultra preconfezionato, tutto incentrato sul dramma umano, sulle litigate inaudite e sul piagnucolamento: uno schifo. Penso che purtroppo fin quando la gente sarà schiava della TV le cose potranno cambiare solo in peggio”. Prova a dare un consiglio a chi si sta affacciando al mondo della musica… “Saper suonare uno strumento è una dote incredibile: io so a malapena cantare e nel corso degli anni sono migliorato solo un po’. Non ho mai avuto voglia di prendere lezioni di canto, ma mi basta così. Il consiglio è comunque quello di cercare di restare sempre con i piedi per terra e soprattutto suonare deve essere e rimanere un modo per divertirsi. Questo lo dico per la mia esperienza, ma credo che anche quelli che lo fanno per lavoro abbiano la mia stessa idea”. Che cos’è per voi il successo? Pensate di averlo raggiunto? “Dopo 27 anni è una bella domanda questa! Solo se si pensa che questo gruppo è nato, cresciuto e invecchiato come se fosse uno scherzo. Se come successo si intende il passaggio dei video (a pagamento) su MTV, o alla partecipazione a tristi Festival, allora lo lascio ai vari raccomandati che hanno fatto 3 giorni di gavetta e non sanno neanche come si sta su un palco. Con un calcio nel sedere e qualche mila euro di papà, che di solito fa il portaborse a qualche politico, approda senza fatica a programmi insulsi tipo Amici di Maria. Io il successo lo vedo in un altro modo. Il brivido che si sente dentro quando la gente che ti sta sotto canta i testi che hai scritto durante una notte insonne. Rimanere intatti per 27 anni solo grazie alla distribuzione diretta di demo-tape registrati a casa o dei CD portati a mano nei negozi. Riempire posti a 3-400 km di distanza da casa cantando in dialetto, o avere un gruppetto di esauriti che viene in treno da Vicenza e si spara 400 km per vederci suonare. Per me questo è il successo. Per tutto questo esistiamo ancora e questo è un successo”.

47 anni Cantante Nei Kurnalcool dal 1986 Professione : operaio comunale Segni particolari : L’anima metal del gruppo, co-fondatore insieme a Bob Riot, è quello che spinge sul fare, propone brani nuovi da inserire in scaletta, sistematicamente bocciati, l’unico del gruppo che cura anche l’aspetto del look, occhiali da soldatore, borchie e bracciali. Una rockstar mancata...

RILLINGT L E A H -MIC

43 anni Chitarra solista Nei Kurnalcool dal 1986 Professione : Rappresentante di prodotti metallurgici Segni particolari : Unica mente musicale e quindi gelosissimo di tutte le altre idee non sue che tenta di stravolgere e boicottare. Autore di mille riffs, camicia bianca e compostissimo sul palco, nel corso degli anni ha suonato di tutto, dal blues al liscio, al rock americano con altri gruppi da lui fondati.

OARDIELL N K R A -M

35 anni Chitarra ritmica Nei Kurnalcool dal 2005 Professione : Programmatore di turbine Segni particolari : Ultimo arrivato e primo oriundo, in quanto recanatese di nascita, con la sua ritmica devastante ha reso il suono duro e granitico. Vero appassionato di chitarre è la disperazione della moglie che vorrebbe comprare tende e divani, ma si ritrova puntualmente la Gibson sul comodino.


-JOHN BIG

GEOR GE-

48 anni Cantante Nei Kurnalcool dal 1986 Professione : Rappresentante di prodotti ospedalieri Segni particolari : E’grande, in tutti i sensi, sia fisicamente che “spiritualmente”. E’la colonna portante del gruppo da sempre, l’intrattenitore sul palco e autore di molti testi fondamentali soprattutto in passato. Nei concerti molto dipende dal suo umore e stato d’animo, essendo il trascinatore delle folle che ci seguono dal vivo.

-ANDR EAS K LEINS TEIN-

30 anni Basso Nei Kurnalcool dal 2002 Professione : Dipendente in un negozio di strumenti musicali Segni particolari : Musicista polistrumentista, ingegnere del suono, praticamente un tuttofare nel campo musicale. La leggenda lo voleva il nuovo bassista degli Scorpions, ma sarebbe stato troppo anche per loro e ha preferito i Kurnalcool. Negli ultimi tempi si diletta anche nel giardinaggio.

-JAY J AY

27 anni di Kurnalcool Tutto inizia nel luglio del 1986 quando Ricky Tyger Bigwhite e Bob Tony decidono di passare la serata in un modo diverso: scrivendo storielle in puro dialetto falconarese sulle loro vicende alcoliche, praticamente l’unico modo di spezzare la monotonia di quella Falconara dove c’era poco da fare e le ragazze non avevano la libertà di oggi. La prima svolta verso quelli che sarebbero diventati i Kurnalcool è rappresentata dalla conoscenza con un gruppetto della zona, gli Ixion’s Wheel, più giovani di noi, ma già musicisti. Era l’11 Agosto del 1986 quando su registrata Bumba Atomika, il primo demo-tape dei Kurnalcool, prodotta in studio con 10 musicisti di cui 5 cantanti: una follia pura. Un mese dopo il primo concerto: la gente incuriosita arrivò a frotte e qualcuno portò anche delle damigiane da scolare lì sul posto. Nasceva lo spirito dei Kurnalcool. Nel giro di 3 anni furono pubblicati altri 3 demo-tape: Vattafadantelvì, Svìnavyl e Slongame La Biscia. I Kurnalcool erano diventati una cult-band che si esibiva soprattutto tra AnconaFalconara-Senigallia; raramente anche fuori regione. Il 1989 è un “anno nero” per il Kurnalcool: Big George e Andy Silver, forse stanchi di suonare sempre negli stessi posti, abbandonarono il gruppo. Lo scioglimento fu inevitabile e ognuno andò per la sua strada. Solo nel 1994 tornò alla ribalta il nome Kurnalcool, grazie alla cover band anconetana La Ditta Del Sudore. Grazie a loro, il fenomeno Kurnalcool fu riscoperto e rivalutato anche da un cambio generazionale. Nel 1996 fu organizzato un concerto per festeggiare i 10 anni dalla nascita della band: un evento che avrebbe dovuto essere unico e che invece si rivelò la scintilla che diede nuova vita al gruppo. I Kurnacool ripartirono alla grande, scrivendo nuovi testi e incidendo 3 CD Bumba Atomika, Stand By Vì e Fuckin’ Giubilive - nonchè una registrazione di un concerto del 1999 con l’accompagnamento live della Banda di Polverigi. La sperimentazione da questo momento in poi fa parte del background dei Kurnalcool che capiscono l’importanza del reinventarsi per non morire. Nel 2001 la prima esperienza in acustico in 2 serate a Urbino e Monsano che sfociarono nella registrazione di Unvìned, un CD autoprodotto e autoregistrato, praticamente introvabile. Nel corso degli anni gli show si trasformavano sempre di più, prendendo una piega spesso cabarettistica, tralasciando l’impronta metal, considerata da alcuni noiosa e ripetitiva. Nacque così il cosiddetto Cabarock che incise sul futuro del gruppo e che determinò una scissione nel 2002, con l’abbandono dell’intera sezione ritmica. Con una nuova formazione, nel 2003 esce Takki A Beve, frutto della scommessa vinta dai nuovi Kurnalcool. Internet gioca il suo ruolo e grazie alla sua esplosione i Kurnalcool varcano i confini regionali e divengono in poco tempo conosciutissimi in tutta Italia. Nel 2010, dopo quasi 4 anni di gestazione, esce VI il 6° CD, considerato da molti quello della maturità con testi che non si occupano solo di sbornie e storielle simpatiche, ma spaziano anche sul sociale. Questi sono i Kurnalcool, una cult-band volutamente nata underground e rimasta underground per 27 lunghi anni.

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35 anni Batteria Nei Kurnalcool dal 2002 Professione : Operaio in una ditta di cucine Segni particolari : Il classico esempio di fan che si è ritrovato a far parte del suo gruppo preferito. Passato da semplice sostituto a colonna portante, attivandosi per prendere date live e organizzare prove. Ha fortemente voluto l’uso della doppia cassa irrobustendo in modo evidente il sound delle batterie.

41 anni Batteria Nei Kurnalcool dal 2002 Professione : Dipendente Multiservizi Segni particolari : Batterista funambolico e amante dei travestimenti, dal vivo più volte si incarna in batteristi famosi, per poi togliersi la maschera a metà concerto e tornare Vortex. Uno dei maggiori collezionisti di batterie in Italia, è disperato perchè continua a comprarle anche se non sa più dove metterle. Amante dei concerti alla follia, nello stesso giorno può assistere a un live dei Pooh e degli Slayer mezz’ora dopo. WHY MARCHE

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