La comunicazione del territorio marchigiano passa sempre di più attraverso una serie di azioni di sistema che vedono il Pubblico come sostegno alle politiche d’azione dei privati, restituendo un’immagine unitaria della Regione Marche dalla quale risaltino soprattutto le denominazioni e non le singole etichette; le Marche ancora prima che i suoi prodotti. Due sono le normative europee che si occupano di orientare e finanziare lo sviluppo del settore vitivinicolo: il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) che regola l’attività all’interno dei Paesi della UE e l’OCM vino che invece si occupa della promozione extra europea. A partire dalla normativa contenuta nel PSR, già dallo scorso anno è stato attivato un primo bando rivolto a tutti quei soggetti che a livello regionale raccolgono le denominazioni regionali, in modo particolare due: l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), che raggruppa le denominazioni della zona nord-centro, ed il Consorzio Tutela Vini Piceni, che raccoglie invece le denominazioni del sud della regione. Attraverso il PSR si sono messe in campo risorse per circa 5 milioni di euro, da spalmare nel triennio, a sostegno dei programmi annuali predisposti dai Consorzi per la promozione delle denominazioni marchigiane in tutti i Paesi che rientrano nell’ UE, Italia inclusa. La prima esperienza significativa la si è realizzata lo scorso anno con l’edizione 2010 del Vinitaly e a seguire con tutte le altre manifestazioni e fiere sia a livello nazionale che europeo. Per quanto riguarda invece l’attività di promozione nei paesi extra UE, è l’OCM vino il canale finanziario di riferimento. I soggetti beneficiari di queste risorse – pari a 600 mila euro nel 2009 e a 1milione nel 2010 – possono essere sia i Consorzi sia aziende singole o associate anche in associazioni temporanee. Nel primo bando uscito nel 2009 sono stati presentati ed approvati 5 progetti, 4 dei quali sono andati avanti. Lo scorso anno, ne sono stati finanziati 3 anche con l’apporto di ulteriori risorse messe a disposizione dalla Regione. Chi attinge a fondi della OCM vino ha l’obbligo di definire i Paesi target dove si andrà ad attuare la promozione, che può consistere nella partecipazione a fiere o nell’organizzazione di eventi specifici. Facendo forza su questi due importanti pilastri finanziari messi a disposizione dalla Comunità Europea, la Regione Marche ha la possibilità e la ferma volontà di seguire un nuovo percorso politico per dar vita ad un nuovo modo di conoscere il nostro settore vitivinicolo. Se infatti nel passato la Regione fungeva da organizzatrice e da guida alle aziende che venivano chiamate a prendere parte alle diverse iniziative, ora lo schema si è rovesciato: la Regione mette a disposizione le risorse ma poi sono le aziende che scelgono mercati e modalità dell’attuazione della promozione. In questo modo si assiste ad un coinvolgimento diretto delle imprese, andando a scardinare il precedente sistema e mettendo le aziende di
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Legare vino e territorio, promuovendo le Marche e non semplicemente i marchi: l’Assessore Paolo Petrini traccia la rotta fronte alla necessità ma anche all’opportunità di farsi conoscere: ognuna per le proprie caratteristiche. Un passaggio importante e storico per la Regione Marche che adesso deve riuscire a coglierne i frutti sperati. Questo nuovo modello, fondato sui criteri stabiliti dal Piano per lo Sviluppo Rurale che pone l’accento sulla creazione di una rete di cooperazione che superi la singolarità delle aziende, ha rappresentato una svolta tanto positiva da essere applicato anche ad altri ambiti. Con i bandi legati alle filiere, ad esempio, si sta spingendo il sistema produttivo Marche a definire una massa critica di soggetti che operino nello stesso settore e che siano in grado di unirsi sotto il profilo della promozione; cosa che già accade per la filiera del bio, della carne e dei cereali dove si stanno organizzando strutture che si coordinano per gestire insieme la fase della promozione. In questo modo risulta possibile portare al di fuori della nostra Regione più realtà produttive, che singolarmente non ne sarebbero capaci. In questi giorni ad esempio al Foodex di Tokio, dove di solito si partecipava con 20 aziende, siamo Paolo Petrini presenti con quasi 30 imprese, sia legate al consorzio IMT che ad altre realtà del settore agroalimentare: si cammina assieme! Ma a cambiare deve essere anche il punto di vista che muove la comunicazione: fare attenzione non più alle etichette ma alle denominazioni. Bisogna far capire l’importanza e la validità delle denominazioni, così che di conseguenza le aziende possano valorizzare il loro percorso singolo: se si parla di Verdicchio, è fondamentale poterlo collegare con il territorio da cui esso deriva altrimenti si corre il rischio di promuovere una etichetta che è totalmente slegata dal territorio regionale: far conoscere e promuovere le Marche significa far conoscere il nostro territorio. Legare prodotto e territorio si deve, e con questo radicale cambio di impostazione finalmente si può perseguire se si aiuta a comprendere che il marketing è uno strumento che diventa sia patrimonio dell’azienda che della collettività; un investimento a lungo termine della nostra Regione! Questo nuovo modo di pensare deve essere sfruttato al meglio. E in questa ottica si deve vedere anche il vincolo posto dalla Unione Europea che richiede una programmazione di 3 anni nello stesso Paese, cancellando l’idea di una presenza mordi e fuggi in favore di un impegno organizzato e costante. Lo scoglio principale che ci troveremo ad affrontare lungo questo percorso di innovazione sarà, anzi è già stato, la mentalità che spesso ha contraddistinto le nostre aziende. Prima passeggiando per le fiere si vedevano stand chiusi, ognuno aveva il suo spazio: la singolarità era la caratterizzazione. Dallo scorso anno, a partire dal Vinitaly, il colpo d’occhio restituisce una differenza fondamentale: lo stand ora è più aperto, perché ci si vuole presentare come la Regione Marche con le sue tante aziende e non più come tante aziende che fanno parte delle Marche. Aggregare il pubblico e il privato, a sostegno di un progetto collettivo: questo deve essere il nostro principio comune di promozione.”
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Le Marche, una regione al plurale, da scoprire … all’infinito!
Una vocazione, quella della nostra splendida terra, che ritroviamo appieno anche nel panorama enologico Presidente IMT Gianfranco Garofoli
Le Marche possono vantare una realtà vitivinicola molto variegata, contraddistinta da una costante crescita della qualità. Il dato nuovo emerso negli ultimi anni è rappresentato dal fatto che al concetto di pluralità, intesa come ricchezza e varietà di risorse, si accompagna una rinnovata capacità di fare sintesi, condividere sinergie, presentarsi all’esterno in maniera unitaria. È con questi obiettivi che, nel 1999, nasce l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (I.M.T.), per iniziativa di un gruppo di produttori che avevano intuito l’importanza di fare sistema per promuovere, in Europa e nel mondo, questo esclusivo patrimonio d’identità e pluralità. Da allora, l’Istituto che mi onoro di presiedere ha costantemente operato per aggregare e fare rete. Ed oggi I.M.T. può contare su un patrimonio di circa 1200 viticoltori associati delle Province di Ancona, Macerata e Pesaro-Urbino, rappresen-
tando oltre il 90% del vino esportato dalla nostra regione, con ben 14 DOC, quattro delle quali sono anche DOCG. Altrettanto proficue sono le sinergie attivate con molte realtà pubbliche e private, con le quali il nostro Istituto ha avviato importanti collaborazioni finalizzate ad una valorizzazione complessiva del territorio. Pertanto, negli anni, I.M.T. è diventato il perno intorno al quale ruota tutta l’attività promozionale del settore vitivinicolo che, ora più che mai, ha bisogno di un forte aiuto per poter penetrare sui mercati, nei quali i singoli produttori, da soli, non potrebbero mai emergere, soprattutto per quanto riguarda le tante piccole e piccolissime aziende che caratterizzano la nostra realtà. Traguardi ambiziosi, ma perseguiti tenacemente attraverso un articolato programma di iniziative, che vanno
Viticoltori … si sceglie! Del Consorzio IMT fanno parte viticoltori di tre Province marchigiane, con le loro storie, i loro prodotti, le loro strategie. Ma con la cosa più importante in comune: l’amore e la passione per il loro lavoro e la loro terra La caratteristica del parco vigneti dell’IMT è quella di saper sposare la tradizione e la storia del territorio, avendo mantenuti saldi i legami con l’antica sapienza contadina costruita nel costante passaggio del testimone da generazione in generazione, con la modernità, che ha condotto ad una completa ristrutturazione del parco stesso nell’ ultimo decennio del secolo scorso che lo ha reso orientato alla qualità ed a conseguire risultati d’eccellenza. L’amore e la cultura della viticoltura lega queste tre province delle Marche ed è stato compagno e testimone di un cambiamento epocale: quello che condotto al progressivo abbandono delle campagne nell’immediato dopoguerra, per cercare fortuna in città, nell’artigianato, nella piccola e media industria, nei servizi. La viticultura è stata sì compagna di questo mutamento, ma non muta e inattiva; ha saputo porsi come alternativa allo spopolamento delle campagne assicurando un reddito a chi per passione e per scelta di vita ha deciso di legare il proprio futuro alla terra e ai suoi frutti, ai suoi colori e ai suoi sapori, di aromi e profumi differenti come quella dei vini. Rimanendo piacevolmente e modernamente ancorati a questa tradizione di passione e amore per il proprio lavoro, i viticoltori riuniti nel Consorzio IMT si presentano come dei “ fondamentalisti”, dei puristi che hanno una visione dell’esistenza come di continuo equilibrio tra uomo e natura. Ecco perché possiamo definire gli oltre 1.200 viticoltori con le proprie famiglie come la vera identità agricola marchigiana. L’uva e il vino riflettono forse meglio di altri prodotti il carattere dei marchigiani: la cura dei dettagli, propria dei vignaioli che conoscono centimetro a centimetro il vigneto; i filari che sembrano ridisegnare le stesse curve del terreno; quella magica pace che si respira camminando tra i vigneti. Vivere in armonia con il paesaggio è una priorità per quanti fanno parte del consorzio IMT, anche nella volontà di promuovere un nuovo turismo consapevole.” (Alberto Mazzoni Direttore IMT)
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dall’attività di incoming per buyers e giornalisti alla gestione dell’Enoteca Regionale nella sua funzione di raccordo dell’intera strategia, dalla partecipazione a fiere di settore all’organizzazione di wine testing ed azioni di promozione diretta sui mercati ritenuti più interessanti per i nostri vini. Le due parole chiave di questa nuova vision sono “ottimizzazione” delle risorse messe a disposizione da Regione, Governo Nazionale ed Unione Europea per “fare squadra”, e “valorizzazione” della qualità sviluppata in vigna ed in cantina, nel rispetto di un ambiente naturale, unico, da preservare, che costituisce la nostra forza e che rappresenta la nuova frontiera del mercato. Una strategia destinata ad avere successo tanto più ampio, quanto più sapremo “raccontare” l’unicità del binomio prodottoterritorio e spiegare le specificità e le peculiarità, non solo del vino, ma di tutti i nostri prodotti!”
Grotte di Frasassi Uno spettacolo unico al mondo
L’IMT in cifre La storia dell’IMT inizia con la sua costituzione, ormai dodici anni fa, nel 1999. In più di un decennio la sua penetrazione sul territorio è via via aumentata, tanto da contare oggi ben 1.200 viticoltori associati delle Province di Ancona, Macerata, e Pesaro – Urbino. La viticultura è una ricchezza della nostra Regione e i consorziati IMT bene ci rappresentano al di fuori dei confini marchigiani, rappresentando oltre il 90% del vino esportato delle Marche per il tramite di circa 200 imbottigliatori. Altri numeri interessanti per capire l’importanza di questo Consorzio? IMT rappresenta il 45% della superficie vitata regionale con circa 9.000 ha - per il 50% D.O.C. e D.O.C.G.e per il 50% I.G.T. - su un totale di circa 20.000 ha che costituiscono il Vigneto Marche. Le denominazioni a D.O.C. - D.O.C.G. sono 14 di cui 4 D.O.C.G.
I viticoltori IMT I viticoltori marchigiani esprimono al primo contatto i valori della semplicità e della sostanza, mai banali, a volte sin troppo riservati, retaggio di un pudore antico, in cui la riservatezza s’impone come conseguenza di una marginalità imposta dall’isolamento proprio di una terra di confine. Una comunità strategica quella marchigiana fatta più di singolarità, che di identità, alla ricerca costante di relazioni.
L’enogastronomia nella Provincia di Ancona: una “mappa” perscoprirlainsieme La provincia di Ancona riassume in sé tutti i caratteri dell’enogastronomia marchigiana, associandoli a una differenziazione morfologica che riporta i tratti distintivi della Regione Marche. Grande è innanzitutto l’attrazione turistica che il capoluogo e la Riviera del Conero sono in grado di esercitare, vantando sia una compagine di ristoratori di primissimo piano che una conformazione territoriale che rispetta la successione dei paesaggi tipici della regione: la costa, con i porti pescherecci, e il primo entroterra dedito all’orto - frutticoltura; la collina, a cavallo delle valli dell’Esino e del Misa, teatro della coltura dei cereali, della vite e dell’ulivo; l’ Appennino, ambito dell’allevamento e del bosco, per quel che riguarda selvaggina e prodotti spontanei, funghi e tartufi in primis. Attività fiorente lungo la costa è la pesca, grazie alla generosità dell’Adriatico. Ancona è riconosciuta come porto peschereccio di primissimo piano: sogliole in proverbiale abbondanza; spigole, dentici, rombi e code di rospo per il forno o il cartoccio, pesce di paranza per fritture e brodetti; triglie per il tegame, pesce azzurro per la griglia, vongole e cozze, crostacei e molluschi d’ogni genere. Nel primo entroterra entra in scena l’orto: Jesi si distingue per il carciofo violetto precoce e il cavolfiore precoce; Castelleone per la cipolla di Suasa. Legumi coltivati in campo aperto, sono invece la cicerchia e il fagiolo attorno a Serra de Conti. Primeggiano i cereali:
innanzitutto il grano duro, che dà materia per una produzione pastaria di straordinaria tipicità; salendo in quota il mais tradizionale ottofile ad Arcevia, l’orzo e il farro che sono alla base di minestre e zuppe di antica tradizione. Viti e ulivo, meritano poi una mensione a parte. Il primo pensiero, varcando la soglia di una delle innumerevoli cantine della provincia di Ancona, è per il Verdicchio: vino bianco dal profumo intenso, ottenuto in purezza dall’uva omonima, autoctona, con una nota caratteristica di mandorla amara, adatto a un leggero invecchiamento. La sua produzione riguarda in modo particolare la zona dei Castelli di Jesi, titolare di specifica denominazione di origine controllata e garantita che prevede una versione ferma, classica bevanda da pesce, ma anche una versione spumantizzata, di alta gastronomia, e una appassita, da dessert. Sul fronte dei rossi invece nei ranghi dell’eccellenza si pone il Rosso Conero, prodotto nei sette comuni che attorniano il promontorio; anche a questo vino è riservata specifica denominazione di origine controllata, e dal 2004 denominazione di origine controllata e garantita, che stabilisce un uvaggio a larga prevalenza di uve Montepulciano (85% minimo) con eventuali apporti di sangiovese. Produzione ancor più circoscritta è quella del rosso Lacrima di Moro d’Alba anch’essa denominazione di origine controllata dovuta a un’uva di origine locale che dà vini pieni, morbidi, di aromaticità inconfondibile. Al fine di promuovere il vino principe della provincia,
il Verdicchio, l’Assessorato provinciale all’Agricoltura rappresentato dall’Assessore Giancarlo Sagramola, da alcuni anni sta portando avanti un progetto di comarketing territoriale Verdicchio-Grotte di Frasassi denominato Fresco di grotta. Attraverso un’esposizione di bottiglie di Verdicchio delle più importanti etichette provinciali all’interno delle famose Grotte di Frasassi, si vuole condurre il visitatore delle Grotte alla scoperta delle Cantine e delle altre eccellenze ambientali, culturali ed enogastronomiche del territorio. Quanto infine all’olio, la provincia di Ancona si distingue per le realtà delle colline anconetane: qui alle varietà di ulivo tipiche dell’Italia centrale se ne affiancano di locali, come raggia, carboncella, pendolino, mignola e rosciola che conferiscono accenti particolari a un olio ben noto per il delicato aroma di mandorla. Anche nel settore dell’olivicoltura l’attività della Provincia di Ancona è stata particolarmente proficua negli ultimi anni, in primis favorendo lo sviluppo di impianti specializzati con varietà autoctone locali e contemporaneamente sostenendo la promozione dell’olio extravergine di oliva attraverso progetti quali il Premio Miglior Uliveto e la manifestazione Girolio nella Provincia di Ancona (un tour a premi per far incontrare consumatori e produttori di olio). Ultima iniziativa ma non meno importante la realizzazione del sito internet sulla filiera corta agroalimentare all’interno del sito istituzionale della Provincia di Ancona.”
ENOTECA
La terra maceratese tra vini, oli, salumi, formaggi e tanto altro L’ eccezionale varietà della terra maceratese — le spiagge dolci dell’Adriatico, l’ armonia delle colline e la rude bellezza dei Sibillini — si rispecchia tutta intera nei colori, nei profumi e nella ricchezza dei suoi vini più nobili: l’inimitabile complessità del Verdicchio di Matelica, l’unicità assoluta della Vernaccia di Serrapetrona o la vivace fragranza del Maceratino, vitigno padre dei Colli Maceratesi, per citare i più apprezzati. Le vigne, la fatica appassionata e umile che da secoli ogni giorno si spende tra filari, e il silenzio delle cantine costituiscono un patrimonio unico, una testimonianza vivente della civiltà maceratese che merita di essere conosciuta e valorizzata quanto i tesori artistici, i monumenti, i castelli e i palazzi storici della nostra terra. Da questa convinzione è nata l’idea di redigere una piccola e agile guida tutta dedicata ai vini maceratesi: non un’elencazione celebrativa di doc e docg rivolta agli “addetti ai lavori”, ma un utile strumento per chi desidera avvicinarsi a un tesoro particolare, grande e non abbastanza conosciuto, della “Terra delle armonie”. La Provincia di Macerata, consapevole del ruolo strategico che la Politica Agricola Comunitaria (PAC) affida all’agricoltura, quale settore che oltre a produrre alimenti e servizi, produce anche beni pubblici (qualità dell’ambiente, paesaggio agrario, biodiversità, salubrità delle produzioni agricole, ecc.), sta intensamente operando per mettere a sistema le iniziative che generano formazione, informazione, economia e promozione del territorio. L’obiettivo prioritario è quello di “fare rete” per accrescere il livello di conoscenza e consapevolezza nel consumatore e facilitarlo quindi nella gestione dei suoi acquisti. A seguito di ciò, nel 2011, in una logica di “sussidiarietà orizzontale”, ha preso avvio il primo calendario di rassegna agricola itinerante, denominato “Assaggi di RACI”, che ruota intorno all’evento centrale rappresentato dalla Rassegna Agricola del Centro Italia (RACI) che si organizzerà a Macerata dal 6 all’8 Maggio p.v.. Questa novità è promossa dalla Provincia di Macerata di concerto con le amministrazioni comunali ed è supportata da di un “Comitato tecnico-scientifico” (CTS) costituito da: Regione Marche, Assam Marche, Atenei di Ancona, Macerata e Camerino, CCIAA di Macerata, Istituti (Alberghiero di Cingoli e Tecnico Agrario di Macerata), Organizzazioni Professionali di categoria (agricole, del commercio, artigianato e industria), Associazioni dei consumatori, ecc. Detto CTS, coordinato dalla Provincia di Macerata, curerà il livello qualitativo di tutte le
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manifestazioni promozionali ed eno-gastronomiche in calendario. Nei comuni organizzatori, i visitatori potranno: conoscere le produzioni agricole di eccellenza che identificano e promuovono territorio regionale; gustare le eccellenze eno-gastronomiche regionali, negli stands, nei ristoranti e negli agriturismi del comune ospitante; acquisire maggiore consapevolezza nei consumi, partecipando ai vari eventi formativi, informativi, laboratori di analisi sensoriale, di educazione alimentare per ragazzi, ecc., organizzati col supporto del comitato tecnico scientifico; acquistare i migliori prodotti agricoli ed enogastronomici regionali negli appositi farmer market allestiti per l’occasione.
Promuovere le eccellenze enogastronomiche tipiche delle Marche è senza dubbio fondamentale. Che ruolo ha la Camera di Commercio in questo senso? “La Camera si muove con iniziative concrete rivolte agli imprenditori, in collaborazione con altre associazioni di categoria, partner pubblici e privati e ha dedicato anche al settore una Azienda Speciale ad hoc, A.S.P.eA. Sviluppo per noi significa sostenibilità; per questo abbiamo dedicato la scorsa edizione della nostra scuola EMAS per Consulenti e Revisori ambientali proprio al settore agroalimentare. Il miglioramento ambientale è una leva attraverso cui innescare meccanismi di competizione sul mercato, nel massimo rispetto del consumatore. I 14 professionisti da noi formati supporteranno e valorizzeranno al meglio le imprese e le produzioni agroalimentari attraverso l’implementazione dei sistemi di gestione ambientale, conoscendo le peculiarità tecniche e le caratteristiche specifiche delle diverse filiere agroalimentari.” Quali sono i prodotti agroalimentari maggiormente riconosciuti al di fuori dei confini regionali per quanto riguarda la provincia di Ancona? “In primo luogo i vini d.o.c.: il verdicchio di Jesi ,il verdicchio di Matelica, l’Esino bianco, il Rosso Conero, il Rosso Piceno, la Lacrima di Morro d’Alba e l’Esino Rosso. Crescente è la produzione di olio, con le varietà di Leccino e Frantoio; nello jesino, accanto alla produzione di oli extra vergini di qualità, va segnalata l’industria di impiantistica olearia. Da segnalare sono le tipologie di salami prodotti nel territorio in particolare nel fabrianese nonché la produzione di formaggi e latticini: il formaggio Pecorino e la ricotta di Campodonico. Il gusto e la tradizione della pasta è ben rappresentato, specie nella zona di Osimo. Orzo, farro e cicerchia vengono coltivati nelle zone dell’entroterra. Riveste importanza la produzione dolciaria, tra cui spiccano torroni e uova pasquali. Infine vanno segnalati i liquori, caratteristici sono quelli al caffè ed all’anice, oltre al vino dolce di visciola. 450 sono le industrie alimentari e delle bevande ed occupano oltre 3000 addetti .” Quali iniziative avete organizzato o patrocinato per far conoscere le tipicità all’estero? “La nostra Azienda Speciale per l’internazionalità delle PMI Marchet sta raccogliendo le iscrizioni per la partecipazione a due importanti iniziative destinate al mercato cinese dove i prodotti enogastonomici ed il vino potranno godere di un mercato in forte espansione. L’evento “Made in Italy in Cina” con la promozione del settore vitivinicolo nella città cinese di Xiamen in contemporanea con sfilate di moda, degustazioni e partecipazione alla fiera “CIFIT – China International Fair
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Camera di Commercio di Ancona e tipicita’: quale promozione? Ce lo racconta il Presidente della Camera di Commercio di Ancona Rodolfo Giampieri for Investment & Trade”. A maggio è in programma l’incoming di operatori cinesi per il settore agroalimentare che prevede l’organizzazione di serate di presentazione e degustazioni di prodotti tipici locali nonché visite presso le sedi delle imprese locali partecipanti.” Quanto è importante restituire un’immagine unitaria della nostra Regione? Crede possa essere questa la strada per affermarci definitivamente a livello internazionale? “Le iniziative alle quali prendiamo parte non ci vedono mai soli: in questo come in tutti i settori produttivi la Camera intende agire con un ruolo di raccordo, in virtù della sua posizione equidistante tra le diverse istanze, e col comune obiettivo dello sviluppo del territorio. Per evitare duplicazioni, per risparmiare energie e risorse. Solo insieme si può avere la forza di vincere l’impasse della crisi e le sfide internazionali.” Foto Angelo Serri
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A colloquio con Giuliano Bianchi, Presidente della Camera di Commercio di Macerata Far conoscere i prodotti agroalimentari tipici della provincia di Macerata fuori regione e all’estero, è sicuramente tra i vostri obiettivi come Camera di Commercio. In che modo state cercando di accompagnare e favorire le aziende in questo senso? “Come Camera di Commercio da sempre operiamo in attività di internazionalizzazione, promuovendo i nostri prodotti agroalimentari anche in fiere di prodotti diversi, dando così il senso di un territorio integrato, fatto di tante eccellenze, cosa che abbiamo fatto all’ultimo Micam. Il settore agricolo è portante per la nostra provincia; si sta di certo trasformando ma conserva intatte le sue grandi qualità. Ed è per questo che siamo vicini alle Associazioni di categoria con tutta una serie di iniziative e valorizzazioni. Ad esempio editiamo delle collane di volumi che hanno ad oggetto i nostri prodotti tipici e le nostre tradizioni; pubblicazioni importanti sono quelle sul vino cotto, sulla Vernaccia di Serrapetrona, sul Verdicchio. E ancora sul ciauscolo, sui vinci sgrassi, sul brodetto di pesce. Il prossimo libro in uscita sarà incentrato sulla coppa di testa. Stessa importanza abbiamo anche dato, sempre con lo strumento editoriale, ai grandi cuochi del passato di cui abbiamo rieditato alcuni volumi di ricette. Da sempre seguiamo poi il settore dei sommelier, prevedendo anche dei fondi per incentivare l’iscrizione ai corsi o per sostenere manifestazione come “I quattro grappoli”.” Quanto è importante fare rete, costruire insieme un filo con-
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duttore promozionale, sia tra le Istituzioni, che tra Enti pubblici ed aziende, che tra i produttori stessi? “E’ fondamentale. Questo è un momento di difficoltà economica e di scarse risorse alle quali attingere. Solo mettendosi insieme e lavorando su pochi ma importanti progetti si potranno ottenere risultati. Altrimenti il rischio che si corre è quello di vanificare anche le residue risorse a disposizione, fallendo nella missione più importante: quella di veicolare un’immagine unitaria del nostro territorio. Non dimentichiamo che il Made in Italy non è solo un concetto ma una grande leva di marketing che dobbiamo sfruttare. Noi come camera di Commercio siamo ovviamente fortemente orientati a partecipare alle iniziative sia dei governi locali che delle aziende, mettendo a disposizione la nostra professionalità per organizzare e realizzare i progetti.” Per superare l’annoso problema dell’individualismo che da sempre caratterizza gli imprenditori marchigiani c’è bisogno di un radicale cambio di mentalità che conduca a capire l’importanza di veicolare il brand marche, ancora prima che la singola etichetta. Crede che questo processo sia possibile? “Quando si è sperimentato un modello vincente, la resistenza nel cambiarlo è alta. I nostri imprenditori nel dopoguerra hanno saputo risollevare la regione da una situazione disastrosa, puntando su un modello nel quale l’individualismo era il collante ed il motore principale. Oggi però questa stessa organizzazione risulta perdente: bisogna collaborare non solo nei distretti, ma iniziare a farlo anche tra aziende in maniera informale. A traghettarci verso questo nuovo modello saranno sicuramente due forze. Da un lato la crisi, che ha messo di fronte alla necessità di cooperare per ottenere risultati in questo mercato globalizzato; dall’altro lato l’apporto che possono darci i giovani non solo per le conoscenze che hanno, ma anche e soprattutto per la loro apertura mentale.” Quali sono i prodotti agroalimentari maggiormente riconosciuti al di fuori dei confini regionali per quanto riguarda la provincia di Macerata? “Parlando di eccellenze nel maceratese vengono immediatamente in mente le calzature, i pellami, la meccanica, l’illuminazione, l’industria della plastica e la tecnologia. Ma anche l’agroalimentare è un settore portante. Le nostre vallate producono cereali, grano, verdure che sono conosciuti ed apprezzati. Nel settore vinicolo sono stati fatti passi avanti da gigante: chi non conosce la Vernaccia di Serrapetrona o il Verdicchio? E stesso discorso vale anche per gli oli, dove siamo competitivi a livello mondiale.”
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Il Centro italiano di analisi sensoriale è un centro di servizi specializzato nella scienza sensoriale e nella consumer science. Al servizio dell’industria privata e pubblica e del consumatore, l’obiettivo principale è di fornire servizi efficienti ed efficaci per la produzione ed il marketing dei prodotti alimentari e non.
Il marketing stà rivolgendo la propria attenzione verso un nuovo mondo: quello dei vini de alcolati. La frontiera dei vini a ridotto tenore alcolico è ancora tutta da esplorare; da comprendere ci sono innanzitutto i meccanismi per far sì che la bevanda prodotta non sia del tutto snaturata rispetto all’originale, nonché le reazioni che i consumatori possono avere rispetto a qualcosa di così differente, soprattutto a livello percettivo, rispetto al classico bicchiere di vino: un piacere al quale pochi sanno rinunciare. E proprio di indagare questi aspetti, si occupa il Centro Italiano di analisi sensoriale che ha sede qui nelle Marche, a Matelica e che grazie al lavoro di Lucia Irene Bailetti è stato in grado di disegnare un interessante ritratto delle percezioni dei consumatori rispetto ai vini a ridotto tenore alcolico. Prima di entrare nel merito dell’analisi, cerchiamo di capire quali sono le differenze tra il vino diciamo classico e quello de alcolato. In primo luogo, parlare di “de alcolizzazione” del vino non significa restituire una bevanda a zero contenuto alcolico: scendendo infatti sotto gli 0,5% non si può, secondo la normativa europea, neanche parlare di vino. Secondo, ci sono delle
Un piacere senza rischi
A Matelica, dove ha sede il Centro italiano di analisi sensoriale, si studia come
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proprietà dei vini che devono assolutamente essere conservate, anche in bevande a basso contenuto di alcol, per non snaturare i prodotti tipici nel rispetto delle denominazioni Docg, Doc e Igt. Di questa fase di controllo si occupa l’Organizzazione internazionale della vite e del vino, che verifica l’efficacia delle tecniche di separazione rispetto alle sostanze contenute nel vino, di modo che esso non venga privato nel processo di de alcolizzazione delle sue proprietà sensoriali e dei contributi che apporta ad una sana alimentazione. Ma perché si dovrebbe voler bere un vino de alcolato? Quali motivazioni di marketing si possono trovare? Su quale immagine di comunicazione si dovrebbe lavorare? A queste domande ha cercato di rispondere il Centro italiano di analisi sensoriale, riflettendo sulle
prospettive che si potrebbero aprire per il mercato del vino. Prima mossa per sviluppare campagne di marketing che possano essere attrattive dovrebbe sicuramente essere porre l’accento sullo stile di vita più sano che queste bevande consentirebbero: maggiore sicurezza alla guida, impatto praticamente zero sui minori, dieta più regolata, miglioramento delle performance e della salute, meno della metà di calorie assorbite. Se si riesce a far assimilare al consumatore l’idea che “la moderazione è di moda”, metà del gioco è già fatto! E poi il colpo d’occhio che come sempre fa la sua parte: sviluppare packaging innovativi, che richiamino comunque alla classica bottiglia di vino in modo da creare un collegamento nella mente del consumatore. “
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