WHY MARCHE MAGAZINE - N.01 NOVEMBRE 2010 - MENSILE - ANNO I - € 1,00
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Il Magazine Made in Marche
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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, CN/AN
ISSN 9772-0387
AMIAMO DAVVERO LA NOSTRA REGIONE? O DOVREMMO FINALMENTE IMPARARE A FARLO? Una riflessione a “penna aperta”
REGALARE UN SOGNO? Strabordo ci prova rendendo accessibile il turismo ai disabili
Le Marche del Presidente
SPACCA
Uniche Imprevedibili Non etichettabili
SERGIO PICCIAFUOCO VOLTO E ANIMA DI UNO DEI PRESUNTI COLPEVOLI DELLA STRAGE DI BOLOGNA
tutte le declinazioni
della nostra Regione IL PIACERE
DI RUBRICAre
CreativitĂ italiana per un mondo di idee
150% creativitĂ 150 idee per la comunicazione 150 soluzioni per le imprese 150 grazie a tutti i nostri clienti
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Quanto è verde, buono e giusto il mio orto! Verdure e frutti di stagione a chilometro zero: si abbattono le emissioni di CO2 e i finanziamenti alla criminalità organizzata Anche un’insalatona di stagione può risultare indigesta, e una spremuta di arancia pesantissima! Per non parlare poi dei pomodorini: infidi! Sì perchè secondo un’inchiesta, camorra, ‘ndrangheta, mafia e sacra corona unita fatturano circa cinquanta miliardi di euro sui prodotti agricoli. Un’immenso giro d’affari della malavita sui frutti della terra seguiti dalla coltivazione sino alle nostre tavole, gonfiandone prezzi e lucrando su ogni passaggio. Ecco perchè, ad esempio, un’anguria appena raccolta vale 10 centesimi mentre nei supermercati 12 volte di più. Ed ecco perchè ci s’imbatte in situazioni surreali tipo: pomodoro Maria Pettinari Pachino parte dalla Sicilia per essere confezionato in Campania e poi rimandato in Sicilia per essere infine distribuito in tutta Italia. Insomma anche un cetriolo, invece che salutare, può essere un subdolo mezzo per finanziare e perpetrare un sistema malato. E allora che fare? Se mi permettete di scherzare un po’ su una questione serissima, direi che chi “di insalata ferisce di insalata perisce”. E come dice Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e Terra Madre, “ (...) bisogna scegliere dei cibi buoni, puliti e giusti. Buoni da mangiare e da pensare, puliti perchè ottenuti attraverso processi di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo che siano sostenibili per l’ambiente, e giusti perchè rispettano una giustizia sociale (...)”. Perciò, nel nostro piccolo quotidiano, possiamo imparare a diventare consumatori consapevoli e cercare di accorciare la filiera e dunque la distanza tra noi e il produttore. Quello che dovremmo fare? Aquistare cibi locali e di stagione. Una tendenza che nella nostra Regione, oltre ad essere culturalmente naturale, si è andata consolidando in questi ultimi anni. Secondo la Coldiretti Marche, nel 2010 sono stati 190mila i marchigiani che hanno fatto la spesa in uno dei 29 mercati, i Farmer Market, impegnando circa 249 agricoltori per un fatturato di 1,4 milioni di euro. Dei 29 mercati di Campagna Amica, 16 sono fissi e sono a Pesaro, Fermo, Jesi, Senigallia, Fano, Civitanova Marche, Tolentino, Recanati, Fabriano, Monte Urano e Lucrezia di Cartoceto. Comprando direttamente dal produttore, siamo in grado di esercitare una forma di controllo semplice, pacifica ed efficace. Si abbattono i costi di trasporto e l’ambiente ringrazia, riscopriamo le nostre radici storico/cultural/alimentari e i gusti, contro tutte le omologazioni e standardizzazioni. Ecco dunque un’altra buona ragione per rimanere ancorati alla “terra” e restare in ascolto del ritmo delle stagioni, perchè si diventi tutti cittadini più attenti e consapevoli. WM
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AGORA’ 6 · Il mago del volante CONSUMATORI 10 · Ladri di biciclette? No, di identità HI TECH 12 · Bloggando di Apple INNOVAZIONE 14 · SimpleSpot e Why Marche: WiFi si può 16 · Virtuale = Finto? 18 · Le nuove frontiere del telelavoro IMPRESA 21 · L’importanza di mediare AMBIENTE E ENERGIA 22 · Natura&Progresso a braccetto 24 · Passeggiando per le Marche UNIVERSITA’ 29 · Ministri per un giorno: cosa fare?
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FORMAZIONE 32 · Imparare a Progettare 34 · Nuove idee nascono ARTE E CULTURA 35 · 101 modi di dire Marche 36 · E se la Storia fosse un’altra? 38 · Satira d’Italia 40 · Piccoli attori crescono
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N° 05 - Maggio - Giugno 2011
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Tresy Taddei: L’equilibrista del set
Direttore Responsabile: Maria Pettinari m.pettinari@whymarche.com REDAZIONE Caporedattrice: Eleonora Baldi e.baldi@whymarche.com Responsabile di redazione Paola Solvi p.solvi@whymarche.com Responsabile Marketing Raffaella Scortichini r.scortichini@whymarche.com Direttore Artistico Silvio Pandurini s.pandurini@whymarche.com
ENOGASTRONOMIA 46 · Vino è cultura 48 · Un sorso di Anisetta 50 · Bevete o assaggiate? 52 · L’oro dei Sibillini in tavola
Responsabile Fotografia Massimiliano Fabrizi m.fabrizi@whymarche.com Editor Riccardo Maria Barchiesi Claudia Cinciripini Giampaolo Paticchio Michela Marconi Maila Chianciani Roberto Ricci Sara Bolognini Sara Schiarizza Fabio Curzi Marco Catalani Giampaolo Egizii Pamela Pinzi Daniela Abbondanza Silvia Santarelli
SPORT 54 · Ansia e stress? Basta saperli gestire SALUTE E BENESSERE 56 · Strampelli: l’agronomo precursore FOLKLORE 58 · Succo di Marca…e di Marche
Hanno collaborato Marco Bartoli Manila Salvatelli Loredana Baldi Barbara Rossi
MODA 60 · Le scarpe in testa
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ISTITUZIONI 61 · Totò, Peppino e…le nostre province TURISMO 64 · Un’estate al mare 66 · Aachen o Val di Chienti 68 · Sul ponte sventola Bandiera Blu 70 · Alla scoperta di… EVENTI 71 · Appennino da vivere 72 · Dove andiamo a Giugno? LUDICA 74 · Ti amo Cattivo! PERCHE? 76 · Liberi di essere GOSSIP 80 · Lui chi è???
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Casa Editrice: Theta Edizioni Srl Registrazione Tribunale di Ancona n° 15/10 del 20 Agosto 2010 Sede Legale: Via Villa Poticcio 22 60022 Castelfidardo - Ancona Tel. 0717821259 Fax 07125047377 www.thetaedizioni.it - info@thetaedizioni.it Stampa: Tecnostampa: Via Le Brecce - 60025 Loreto (AN)
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Abbonamenti: Per informazioni contattare il servizio abbonamenti Tel. 0717821259 abbonamenti@whymarche.com Chiuso in redazione il 31 Maggio 2011
COPYRIGHT THETA EDIZIONI TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. NESSUNA PARTE DI QUESTO MENSILE PUO’ ESSERE RIPRODOTTA CON MEZZI GRAFICI, MECCANICI, ELETTRONICI O DIGITALI. OGNI VIOLAZIONE SARA’ PERSEGUITA A NORMA DI LEGGE. per qualsiasi informazione
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Tra i tanti settori in cui i marchigiani sono conosciuti nel mondo per la loro eccellenza, senza dubbio c’è anche lo sport. Alcuni nomi sono sulla bocca di tutti, esperti o meno: Mancini, Ambrosini, Rossi, Magnini … ma come sempre, al di la dei soliti noti c’è un proliferare di sportivi che hanno lasciato il segno ma magari in sport di nicchia, meno televisivamente d’impatto. Ma questo non significa che la loro carriera sia meno sfavillante o che ripercorrere il loro sentiero di successo possa essere meno appetibile. Un esempio?
Leonardo Isolani, pilota automobilistico innamorato delle Ferrari e proprietario del team che porta il suo nome:
l’Isolani Racing Team. Andiamo a conoscerlo meglio!
>>>
http://www.youtube.com/watch?v=_QuC5lG8W9Q
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Eleonora Baldi a cura di
Ciao Leonardo, immagino che per te sarà quasi assurdo doverti presentare dopo tanti anni di carriera ad altissimi livelli! Però, perdonaci, fallo ancora una volta raccontandoci chi sei e in quale specialità hai ottenuto i tuoi successi.
“Ho mosso i miei primi passi, anzi, i primi giri di pista con i kart ma sono passato quasi subito alle corse su strada, iniziando una lunga carriera nei rally. Dalla 127 e la Simca Rallye, le mie auto del debutto, ho cercato di progredire passo passo arrivando a pilotare e vincere con tutte le vetture più prestigiose degli anni ‘90, dalla Sierra Cosworth alla Subaru, fino alla gloriosa Lancia Delta, senza disdegnare qualche stagione con Clio Williams, Opel Astra e qualche gara “spot” con la Mitsubishi Lancer. Ho vinto anche una Coppa Italia rally e dal 1997 in poi mi sono impegnato esclusivamente nelle corse, diventando a tutti gli effetti quel che si dice un “pilota professionista”. Dal 1998 ho cominciato a condividere con le nuove leve questa mia passione e il bagaglio di esperienza accumulato negli anni, seguendo parecchi giovani come Istruttore Federale CSAI e per la Scuola Rally Opel Autosprint. Sempre per amore dei giovani, nel corso degli anni ho intrapreso anche un’attività “parallela” di istruttore qualificato di
Guida Sicura. Nel 2000 ha inizio quella che io amo definire la “seconda parte” della mia carriera, con il passaggio alle corse in salita e le prime esperienze al volante delle Ferrari, un sogno che pur amando i rallies cullavo nel cassetto da tempo. E gli ultimi 10 anni sono stati un incremento continuo di soddisfazione e successi: 10 anni di presenza costante nelle cronoscalate italiane ed europee, con 4 Titoli GT continentali all’attivo e una dozzina di titoli tricolori di categoria nel palmarès di ciò che reputo il mio successo più grande: l’Isolani Racing Team”.
Sei un marchigiano purosangue, nato in una piccola cittadina della provincia anconetana. Come è nata la tua passione e quali sono stati i primi passi mossi da pilota?
“Come detto, ho iniziato dalla “base” dei kart, che al giorno d’oggi reputo ancora la scuola formativa più proficua per i giovani piloti, qualunque sia la loro “vocazione”, corse in pista o corse su strada, rally e cronoscalate. Ma prima di questo, l’insegnamento che tento sempre di inculcare ai giovani è quello a monte del sacrificio e dell’impegno, della determinazione. Prima di sedersi al volante di un’auto da corsa, nel mondo di oggi del tutto e subito, è sempre più difficile cercare di trasmettere loro la mia esperienza personale di duro lavoro che ha mosso i miei debutti agonistici. Senza falsa modestia, posso definirmi all’inglese un “self made man”, con anni divisi fra lavoro e impegno nelle corse, con tutto il tempo libero a disposizione dedicato a quest’ultime. Ad un certo punto la scelta di coraggio del passaggio al professionismo ha solamente incrementato le mie energie dedicate allo sport, dedicando tutta la vita alla mia passione di sempre”.
A che età hai iniziato a girare per il mondo? Tra le tante cose che avrai visto e le tante esperienze che avrai fatto, raccontaci un momento in cui ti sei sentito troppo lontano da casa e uno in cui invece ti sei sentito a casa anche lontano km e km.
“Diciamo che nella vita non mi sono mai posto limiti. Ma andando per gradi, per com’è progredita la mia carriera, già correre da subito i primi rally fuori regione rappresentava una sorta di avventura. Poi sono cominciati ad arrivare gli impegni di Campionato Italiano e la corrispondente formazione “mentale” per affrontare impegni del genere. Con le corse in salita e con la Ferrari si è cominciato a parlare di Campionato Europeo e grazie ai primi successi continentali a fine 2005 è arrivata la chiamata per disputare la Finale Mondiale del Trofeo Maserati in pista, in Brasile. Esperienza indimenticabile, ma mi ritengo “uomo di mondo” e dovunque vada dopo poche ore mi sento già “a casa” grazie alla mia spontaneità. C’è da aggiungere che il calore e l’affetto che incontro da parte dei tifosi esteri nei confronti della Ferrari quando sono impegnato nelle gare del Campionato Europeo della Montagna mi fa sentire comunque “a casa”, merito del fascino intramontabile della rossa e della sua intrinseca italianità”.
La tua vittoria più bella?
“Enzo Ferrari diceva “La vittoria più bella è quella che deve ancora arrivare”, frase storica che ho fatto mia da tempo. Ma se dovessi stilare una sorta di classifica, vedrei in buona posizione la mia prima vittoria assoluta in un rally, mentre al primo posto rimane la Vittoria Assoluta alla Rieti/Terminillo nel CIVM 2006 con la mia Ferrari 575 GTC. Attenzione: Vittoria Assoluta, non di categoria, un risultato ottenuto in
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condizioni particolari, certo, ma frutto dei miei trascorsi nei rally e che, soprattutto, storicamente ha coronato il mio progetto di riportare le Ferrari alla vittoria assoluta nelle corse in salita, specialità in cui la casa del Cavallino vanta numerose vittorie risalenti agli anni ’60/’70”.
C’è stato un momento in cui hai pensato di essere un pazzo ad aver scelto di fare il pilota? “Non esistono momenti in cui non pensi di essere “pazzo” a prescindere. Per intraprendere una carriera sportiva, nella fattispecie di pilota automobilistico, una piccola dose di follia ci dev’essere. L’importante è riuscire ad incanalare nella maniera giusta la “scintilla” scatenante e l’energia che ne consegue. Questo fa la differenza fra una singola vittoria e una carriera sempre ai massimi livelli”.
Scommetto che già da prima, ma sicuramente adesso che stanno leggendo la tua intervista, molti dei nostri lettori più giovani staranno pensando “perché no! Anche io vorrei provare a fare il pilota!” Diamogli alcuni consigli! Per prima cosa, quali caratteristiche fisiche e caratteriali sono necessarie?
“Come detto prima la caratteristica principale è l’impegno. A prescindere dal talento naturale (su cui si può sempre lavorare) ad un giovane oggi è richiesto sempre più impegno per emergere e “farsi notare”. Questo perché nel contempo sono sempre meno le organizzazioni (case e team automobilistici di prim’ordine) disposti a puntare, rischiare ed investire capitali ed immagine sulle nuove leve. I posti sono sempre più limitati e la convinzione di ciascuno è la condizione essenziale per non lasciarsi abbattere dai prevedibili insuccessi delle prime esperienze. Vedo sempre più spesso giovani all’arrembaggio convinti di spaccare subito il mondo, ma quello che probabilmente “spaccano” è … la vettura. I giovani devono imparare ad ascoltare e ad … imparare: sia da chi ha percorso le stesse “strade” prima di loro che dai propri errori di inesperienza. Gli sbagli molto spesso sono un tesoro prezioso su cui costruire la propria vita, sportiva, professionale e non solo. L’importante è limitare al massimo gli errori, con una meticolosa preparazione psico/fisica e atletica. Un altro aspetto che mi sta a cuore e sul quale
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ho sempre investito molto in prima persona è la cura dell’immagine. Non serve a nulla presentarsi alla prima gara da “professionisti” solamente nell’aspetto. In quest’epoca di “esposizione” continua, fruibile da tutti (vedi Internet, FaceBook e tutti i mezzi oggi a disposizione per allargare la nostra comunicazione pubblica e privata) il “professionismo” deve nascere da dentro: è una condizione mentale che deve accompagnare i giovani piloti 24 ore su 24, negli atteggiamenti, nelle pubbliche relazioni, nella preparazione e nell’approccio con gli altri, perché non dobbiamo mai sottovalutare nessun contatto, amicizia, “link”, per usare un termine di oggi, e non possiamo mai sapere dove ci potrà portare ogni singola nuova conoscenza o le parole che diciamo, sul lavoro, nel tempo libero, in ogni luogo”.
Sul territorio marchigiano, è possibile iniziare un tipo di percorso che possa ricalcare il tuo? Quali sono le strutture migliori a cui rivolgersi?
“Proseguendo il discorso sulla comunicazione moderna e sui mezzi a disposizione dei giovani d’oggi, rispetto ai miei inizi ora non esistono di fatto “confini” o zone favorevoli o sfavorevoli. Tutto torna alla quantità di tempo e convinzione, alla passione che ciascuno è disposto a riversare nella realizzazione di un sogno quale può essere una carriera nel mondo dell’automobilismo sportivo. Attenzione: non sto dicendo che sia tutto più facile, tutt’altro. Però le risorse, pur se stiamo attraversando una congiuntura economica non favorevole, sono molto più facili da trovare oggi che ai miei tempi. Basta dedicare più tempo alla ricerca, sacrificando un po’ di divertimento “facile” e i risultati arrivano, devono arrivare. E per “risultati” intendo la “benzina” per iniziare a tentare la scalata verso il successo, vedi contatti ed aiuti economici
(sponsor). Nelle Marche ovviamente metto in elenco la mia struttura, l’Isolani Racing Team, che già nel corso dei suoi primi dieci anni di attività ha aiutato parecchi piloti giovani ad emergere, se non a debuttare, ad alto livello, portandoli sempre alla conquista di vittorie e titoli. Ma oltre al mio team ne esistono altri, cercate e valutate ponderatamente”.
Su quali circuiti è possibile andare a provare? Servono dei patentini o delle autorizzazioni particolari? Se sì, a chi bisogna rivolgersi?
“Per partecipare ad una gara automobilistica titolata, sia essa un rally o una competizione in pista, è richiesta la licenza di conduttore CSAI, da richiedere al proprio Automobile Club di zona e le cui modalità di rilascio sono descritte nel sito ACI CSAI. Ma per muovere i primi passi, nelle Marche c’è una grande tradizione a livello di karting, con diversi tracciati disponibili per prove libere e test. Parlando di autodromi invece, possiamo contare su quello di Santamonica, a Misano Adriatico, dove peraltro si svolgono parecchi corsi sia di guida sportiva che di guida sicura. A chi intende partire “con il piede giusto” io comunque consiglio da sempre la Scuola Federale CSAI di Vallelunga, di cui come detto sono stato anche Istruttore Ufficiale. I corsi si differenziano fra velocità e rally, con step differenziati di approfondimento o per novizi. A mio avviso rimane il punto di riferimento in Italia per una buona “base”, sia si intenda intraprendere una carriera sportiva, sia si voglia imparare davvero a “guidare” in gara, senza velleità di campionato. L’esperienza di ciascuno infine rimane l’unica ed insostituibile scuola di formazione, cui aggiungerei il mio motto: non mollare mai!” WM
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LE NUOVE FRODI:
Il fenomeno non è nuovo, tanto che l’Adiconsum ne ha iniziato lo studio già dal 2008, allo scopo di migliorare la consapevolezza del consumatore e fornire strumenti di difesa, con un riguardo particolare ai giovani, più esposti e meno informati.
di Loredana Baldi
ILFURTODIIDENTITà Con la collaborazione di prestigiose istituzioni (Garante per la Privacy, MIUR -Ministero Istruzione Università e Ricerca, GAT- nucleo speciale antifrode telematica della Guardia di Finanza) sono state realizzate iniziative e brochure per i consumatori e specifiche per i giovani. In collaborazione con Fellowes Leonardi Spa è stato creato l’Osservatorio Permanente sul Furto d’Identità, ed il sito www.furtoidentita.com dove è possibile reperire informazioni, consultare ricerche, scaricare brochure e fare un test per verificare la propria vulnerabilità.
Quali gli obblighi delle aziende che trattano i nostri dati? Il Codice in materia di protezione dei dati personali ( d. lgs. 196/2003), stabilisce che le aziende hanno l’obbligo di proteggere le informazioni personali dei propri clienti, in particolare se si tratta di dati sensibili, e risponde civilmente e penalmente del danno cagionato al titolare dei dati in seguito ad un trattamento non corretto. I dati su supporto cartaceo o multimediale devono essere distrutti una volta cessato il trattamento; per l’attività di trattamento dei dati personali inoltre vige l’inversione dell’onere della prova, ossia è il responsabile del trattamento che deve dimostrare il rispetto della vigente normativa, e non il soggetto che lamenta una violazione della legge sulla Privacy.
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Ma come avviene il furto di identità? Le modalità sono le più varie. Molto diffuso il fenomeno del Phishing, il furto attraverso la posta elettronica. E-mail apparentemente inviate dalla propria banca o società di carte di credito , avvisi di vincite di denaro, richieste di ripristino password scadute. Un link guida ad un sito clonato, all’apparenza perfettamente uguale a quello originale, siti clone che hanno sede per la maggioranza negli Usa, Corea e Cina. E’ dunque complesso per gli inquirenti individuarli e avviare attività istruttorie che comportano articolate procedure internazionali. Segue il Malware, software maligno, generalmente contenuto in un allegato ad un’e-mail che, se aperto, installa nel computer spyware o virus cosiddetti Cavalli di Troia. Si definisce invece Sniffing l’intercettazione passiva dei dati che transitano in una rete telematica. Infatti sul Web le informazioni personali fornite per accedere a siti o acquistare online, spesso non viaggiano in modalità protetta ma sulla rete in chiaro.
Furto d’identità: non solo sul web BIN RAIDING - ROVISTARE NELL’IMMONDIZIA: BOLLETTE, ESTRATTI CONTO BANCARI, DI CARTE DI CREDITO O ASSICURATIVI, CONTENGONO INFORMAZIONI PERSONALI DI RILEVANTE IMPORTANZA
SKIMMING: CLONAZIONE DELLA CARTA DI CREDITO O BANCOMAT ATTRAVERSO SPECIFICHE APPARECCHIATURE
Venendo alla grande diffusione dei Social Network, secondo dati forniti dall’Autority per la Privacy, si stima che dei c.a. 500 milioni di utenti iscritti ai Social Network, l’89% utilizza la propria identità reale, e percentuali molto alte forniscono il proprio indirizzo, il nome del partner, il numero di cellulare, data e luogo di nascita (dati del 2009). Illuminante il fatto che soltanto il 23% ha letto l’informativa sulla Privacy prima di dare la propria adesione. Parlando dei pericoli del Web è emblematico il recente attacco alla Sony Online Entertainment, che ha messo in pericolo i dati personali, nomi, indirizzi, numeri di telefono, dati di carte di credito di circa 77 milioni di utenti su scala mondiale, di cui si stimano potenzialmente a rischio 1,5 milioni di utenti italiani; il gruppo “Adiconsum Furto d’identità Playstation” creato su Facebook, indica chiaramente come il fenomeno abbia riguardato “consumatori digitali” di tutto il mondo. WM
CONTATTI INDESIDERATI O SMS
Non archiviare sul computer password, nomi utente, estratti conto; Utilizzare un buon antivirus, firewall, antispam e antidealer, che proteggono il computer da attacchi indesiderati; Non utilizzare software di completamento automatico delle password; Usare password complesse, non contenenti informazioni personali o dati anagrafici; Internet banking: scegliete banche che permettono l’utilizzo di password dispositive “usa e getta” o istantanee; Social Network: rifiutare l’amicizia di sconosciuti, evitare di fornire dati personali possibilmente utilizzare nickname;
Stracciare a pezzetti, documenti bancari e ricevute di carte di credito, (se possibile utilizzare un distruggi documenti); Controllare spesso i movimenti bancari e verificare gli estratti conto;
Cosa può fare un “ladro d’identità” con i nostri dati?
FURTO O SMARRIMENTO DI PORTAFOGLI
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Aggiornare regolarmente il sistema operativo del computer;
Non fornire dati personali al telefono o via sms;
FURTO DELL’IDENTITà DI UNA PERSONA DECEDUTA
QUESTIONARI INVIATI PER POSTA VIA INTERNET O CONSEGNATI MANUALMENTE, REPERISCONO MOLTE INFORMAZIONI
Come difendersi?
Bloccare immediatamente bancomat o carte in caso di furto o smarrimento.
Aprire a nostro nome un nuovo conto corrente bancario o prosciugare quello esistente, emettere assegni contraffatti, effettuare acquisti, richiedere carte di credito, aprire utenze, accendere finanziamenti. Può richiedere alla nostra banca la modifica dell’ indirizzo di spedizione delle comunicazioni. Potremmo dunque, a puro titolo di esempio, non sapere mai dell’esistenza di un finanziamento a nostro nome, fino a che non scopriamo di avere segnalazioni nei Sistemi di Informazione Creditizie come cattivi pagatori.
AGCM
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Chris Redfield
il mondo Apple v Iphone italia ed ipad italia : per gli addetti ai lavori e gli appassionati un punto di riferimento. Ma a chi non li conosce come potremmo presentarli?
“IPhoneItalia nasce nel giugno 2007, in concomitanza con il lancio del primo iPhone. Attualmente è il blog italiano più importante in Italia per quanto riguarda il mondo iPhone, mentre iPadItalia è nato nel 2010 e, sebbene non abbia raggiunto gli stessi numeri del primo blog, rappresenta già un punto di riferimento per tutti gli appassionati del tablet Apple. iPhoneItalia conta 1,7 milioni di utenti unici al mese, con 13,8 milioni di pagine viste, a cui vanno aggiunti gli oltre 22.000 lettori RSS, i 46.000 iscritti al forum, i quasi 30.000 fan Facebook, le 2 milioni di visualizzazioni sui nostri video Youtube e i 30.000 articoli pubblicati. iPadItalia, invece, conta 240.000 utenti unici al mese con 2 milioni di pagine viste, 5000 lettori RSS e 6000 articoli pubblicati. Siamo molto soddisfatti di questi numeri, che testimoniano il grande affetto dei nostri utenti”.
Come nasce l’idea di due portali esclusivi per i prodotti Apple in Italia?
“L’idea è nata dalla mente del fondatore ed admin Nicolò Canal, che nel 2007 ha avuto la lungimiranza di creare quello che inizialmente doveva essere solo un blog amatoriale e che poi negli anni si è trasformato in qualcosa di più importante. Alla base di questa scelta c’è la grande passione per Apple, passione che accomuna tutti coloro che hanno provato ed acquistato un prodotto dell’azienda. Poi, come si dice, da cosa nasce cosa e il lancio dell’iPad è stato un chiaro assist per farci realizzare anche il secondo portale. Tra l’altro, da gennaio 2011, è nato anche un terzo blog dedicato al mondo Mac, SlideToMac. com. Insomma, ora copriamo tutto il mondo Apple”.
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e visto dal blog Giuseppe Migliorino ci aiuta a capire meglio il fenomeno Apple, partendo dai due blog dedicati ai prodotti di punta della mela morsicata L’età media di chi lavora attorno alla realizzazione e gestione del portale qual è?
“L’età media è di circa 28 anni. Abbiamo un paio di collaboratori under 20, molti blogger sui 23-24 anni e altri che superano la trentina. Cerchiamo in questo modo di essere vicini alle varie fasce di età che visitano i nostri portali, occupandoci di giochi, guide ma anche di app professionali”.
Quali sono i fattori che hanno portato al successo di questo “esperimento” anche in un Paese non fortemente attratto dalla tecnologia come è l’Italia?
“Creare un blog di successo non è facile. Ci vogliono tempo, pazienza, risorse economiche ma soprattutto tanta, tanta passione, e credo sia proprio questo ultimo fattore a fare la differenza. Gli utenti capiscono che i blogger dei nostri portali scrivono principalmente per condividere la passione verso la tecnologia, a cui poi vanno aggiunti tanti altri fattori come le competenze e le capacità di scrittura. Ma, ripeto, senza la passione non si va molto avanti…”.
Jailbreak: che cos’è e quali problemi può creare? Nei vostri siti se ne parla apertamente, è un rischio per voi?
“Il jailbreak è una procedura di “sblocco” dell’iPhone o dell’iPad, che consente di poter installare applicazioni non approvate da Apple (ad esempio quella per sbloccare il bluetooth o quella per modificare le icone) e di accedere alle cartelle e ai file di sistema. Il jailbreak, in Italia, è assolutamente legale, inoltre non ci sono particolari rischi nel farlo, anche se in alcuni casi potrebbero esserci problemi con la garanzia del prodotto sbloccato”.
Apple è destinata ad essere la stella polare dell’hitech per sempre oppure deve guardarsi da qualche concorrente in particolare?
“Ad oggi, Apple sembra regnare incontrastata nel campo della telefonia e dei tablet, mentre nel campo PC sta rosicchiando sempre più mercato ai grandi produttori di computer e soprattutto a Microsoft. Un concorrente che potrebbe scalzare Apple nel mondo mobile è Google con il suo Android, ma credo che, se questo accadrà, avverrà tra molti anni e riguarderà solo una parte di utenza, che non ruberà clienti ad Apple.
Mi spiego meglio: ormai l’idea del telefonino è tramontata e tra qualche anno esisteranno solo gli smartphone. Dato che non tutti possono permettersi cellulari da 700 euro come l’iPhone e dato che Apple mai creerà dispositivi economici, Android andrà a coprire il mercato oggi ricoperto da Nokia, e si aggiudicherà un enorme fetta di utenti medi, che, ripeto, mai comprerebbero l’iPhone. Quindi, credo che Apple sia destinata a rimanere leader per un bel po’, anche perché ha ormai creato un marchio che è anche sinonimo di qualità”.
Per l’utente medio, meglio acquistare Ipad1 o Ipad2? Quali sono le differenze sostanziali? Ne vediamo solo a livello hardware o anche software?
“Assolutamente l’iPad 2. Chi ha un iPad 1 può anche fare a meno di acquistare il nuovo modello, ma chi invece non ne ha uno e vuole acquistare il tablet Apple, deve fiondarsi sul 2. Le differenze hardware sono tante: RAM raddoppiata, processore dualcore, spessore ridotto al minimo, doppia fotocamera e colore bianco, mentre a livello software non cambia praticamente nulla, se non la possibilità di avere giochi più potenti e di utilizzare applicazioni fotografiche”. WM
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E’ una rete di luoghi dove collegarsi ad internet gratutitamente ed è il modo più sicuro e semplice per le attività per offrire un servizio wifi ai propri clienti. Nello specifico, SimpleSpot è una piattaforma WIFI di identificazione ed autenticazione di utenti. La sua particolarità è di essere libera, senza nessuna password o chiave di rete. Per poter navigare in internet basta identificarsi e registrarsi su www.simplespot. it; una volta esperito questo passaggio si avrà la propria password utile per navigare in tutti i punti WIFI SimpleSpot. I dati richiesti per identificarsi sono: nome, cognome, data di nascita e città di residenza, numero di cellulare. In parole più semplici? E’ un network di reti WIFI gratuite, alle quali ci si può collegare ovunque vi sia un punto di accesso SimpleSpot inserendo sempre la propria password personale. Non esistono limiti di tempo né di quantità di dati scaricati. Gli unici limiti imposti per tutelare la sicurezza, sono quelli relativi ai sistemi di download peer to peer.
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Per il più importante dei motivi: la sicurezza! Il WIFI SimpleSpot permette di mantenere distinta e separata la rete privata rispetto a quella messa a disposizione agli utenti! Si mantengono i dati sensibili su una rete, mentre i clienti navigano su un’altra rete. Non ci si rende conto, ma “rubare” i dati da una rete WIFI è molto semplice e può creare grandissimi danni. Quando si autorizza qualcuno a navigare sulla rete WIFI di proprietà attraverso un classico router, tutto il traffico che ogni computer produce su quella rete è intercettabile dagli altri; quindi il cliente che naviga sulla rete WIFI aperta può in maniera estremamente semplice intercettare tutte le comunicazioni in chiaro e quindi tutte le password! Utilizzando SimpleSpot invece si può contare su un’altra rete WIFI che si va ad aggiungere a quella privata e sulla quale navigano solo gli utenti esterni, che comunque devono registrarsi e che dunque in caso di infrazione possono così essere direttamente identificati, sollevando il proprietario della linea da ogni responsabilità.
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Il dispositivo configurerà la wireless in automatico ed al primo avvio del browser sarete catapultati nella pagina di login
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Eseguite l’autenticazione chiamando gratuitamente il numero che verrà riagganciato automaticamente
L’utente è profilato. Quando si registra inserisce età, sesso, città di residenza, dati molto importanti per capire il target pubblicitario. A questo poi si aggiunge la geolocalizzazione immediata al momento dell’accesso in rete. Dal punto di vista dell’advertising questo permette di sfruttare la pubblicità al meglio, dirigendola solo verso quegli accessi che in effetti possono essere interessati a un determinato tipo di messaggio: chi investe potrà posizionare i banner solo nelle “aree di target” di interesse, senza sprecare così parte dell’investimento. Il servizio SimpleSpot in pratica consente di unire geolocalizzazione, georeferenziazione e profilazione. Oltre a rivolgersi all’inserzionista classico, SimpleSpot può diventare anche una vera e propria piattaforma dedicata al proprio brand. Cosa significa? Poniamo come esempio di essere proprietari di un brand in franchising e quindi di vari punti dislocati in diverse provincie o anche fuori regione. Si potranno prevedere tanti punti WIFI per quanti sono i punti vendita, realizzati tutti con la stessa interfaccia personalizzata per il brand di riferimento. In questo caso la parte di marketing e le decisioni collegate saranno delegate al cliente che avrà una gestione centralizzata per tutti i punti vendita. Immaginate che raccolta dati si potrebbe ottenere su tutta la propria clientela?
Eseguite la procedura di registrazione account gratuitamente in pochissimi passi utilizzando il vostro cellulare
Congratulazioni!! ora potrete navigare in internet a vostro piacere!
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Fabio Curzi di
Quando Internet era virtuale era una bella cosa. Ti ricordi quei tempi in cui potevi dire che c’era la realtà da una parte e dall’altra il virtuale? Era una maniera comoda per dire che era finto, che non era una cosa concreta, che aveva a che fare con la data di scadenza delle uova. Eravamo abituati a pensare che fossero reali, concreti, dei soggetti della comunicazione come la stampa e la televisione. Se parlavamo di virtuale parlavamo di Internet, mica dei programmi della De Filippi o del Grande Fratello.
Era facile, virtuale = finto.
Poi la Rete s’è allargata e ci sono finite dentro ancora più persone e quelli che stavano dentro da prima provavano a spiegare agli altri che erano appena arrivati che in rete succedevano cose strane e diverse. Che ti scambiavi qualcosa. Ti scambiavi parole, conversazioni, rapporti personali, emozioni. Vabbè, non c’era il teletrasporto e non potevi materializzare il gianduja che l’amico tuo si stava mangiando e non potevi allungare il braccio attraverso la tastiera per fare una carezza ad un’amica. Però sempre meno continuavano a credere che le cose fossero virtuali = finte come da fuori continuavano a dire.
Abbiamo cominciato a prendere per buona la spiegazione che ognuno di noi era diventato come un piccolo editore. Scrivi, pubblichi un video o una foto, qualche volta provi pure una diretta con più persone contemporaneamente, anche se per lavoro. Perdi l’innocenza e immagini che lì fuori le persone ti ascoltano. Magari non mille, ma quei venti lettori ce li hai pure tu ed è il caso di farci i conti e mettere una foto senza dita nel naso. O con le dita nel naso che fa più shocking. La parola virtuale ormai si usava solo per quelli che ancora frequentavano i mondi tridimensionali.
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Poi è arrivato il Mediterraneo e le cose sono cambiate. La gente ha fatto la rivoluzione usando Internet, facendosi sparare addosso ma senza dover sparare un colpo (a meno di non aver a che fare con una carogna pura). Le voci di ciascuno, attraverso gli strumenti digitali, sono servite per darsi appuntamenti, scambiarsi informazioni, far cadere i trucchi della propaganda. In Tunisia i giornalisti sono andati in onda per chiedere scusa di aver costruito una realtà virtuale che sosteneva la dittatura. L’equivalenza per cui virtuale = finto si applica ad un altro sistema di comunicazione, quello tradizionale diretto da pochi centri di controllo.
Per quello che sta succedendo in Rete in questi mesi non abbiamo ancora la parola giusta, perché non è più la semplice comunicazione, non è una separazione tra il mondo delle notizie e il mondo dei fatti. È un mondo in cui tra azioni e notizie delle azioni e effetti non c’è soluzione di continuità, come non c’è soluzione di continuità nella vita reale. “ WM
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http://www.youtube.com/watch?v=_QuC5lG8W9Q
Wallpaper Qual’è l’energia vitale o “realtà vitale” di Tony Stark (interpretato da Robert Downey Junior)? Il piccolo reattore (tecnologia ARC) che Tony Stark alias Ironman ha nel petto si basa su di un minerale (palladio) molto raro, ma che ha proprietà energetiche molto superiori al plutonio, insomma riesce ad erogare fino a 4 Gigajoule al secondo. Con questo sistema, Tony riesce ad alimentare la sua armatura con energia infinita. Inoltre lo vediamo quì alle prese con un paio dei sui schermi a retroproiezione ripiegabili e proiettabili in campo 3D basati su tecnologie ancora visti solamente su qualche Expo tecnologico nei bassifondi del Giappone.
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Nelle Marche gli iscritti a twago (acronimo di TeamWork Across Global Offices) sono attualmente circa 100, la maggior parte dei quali fornitori di servizi di graphic e web design, a fronte di un dato nazionale di più di 4.000 unità ed di un dato internazionale che supera i 106.000 iscritti da 154 diversi Paesi.
Abbiamo intervistato Silvia Foglia, country manager per l’Italia, direttamente dall’headquarter di twago a Berlino, la quale ci ha spiegato come funziona la piattaforma e ci ha fornito alcuni consigli pratici nel suo utilizzo. Non è poi mancata l’anticipazione sul lancio imminente di un nuovo servizio…
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Gunnar Berning (fondatore e CEO)
Outsourcing virtuale in una realtà globale Daniela Abbondanza
www.twago.it info@twago.it
Nonostante nel 2010 l’Italia sia stata caratterizzata da una forte diffusione delle nuove tecnologie e da un aumento del fatturato sui versanti dell’hardware e dei servizi internet, il mercato ICT nazionale fa fatica a stare al passo con la media europea ed extraeuropea. Ma le nuove frontiere del telelavoro in outsourcing possono contribuire al rilancio del settore, anche nella nostra Regione
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Twago (www.twago.it) è una delle maggiori piattaforme europee che permette di lavorare in outsourcing a livello internazionale, dando la possibilità anche ad aziende e freelance marchigiani di fare rete e promuoversi ad un mercato globale.
In un mondo globalizzato in cui si sta sempre più affermando “l’economia dell’immateriale”, qual è stata l’idea dei fondatori di twago? “Riprendo le parole di Gunnar Berning uno dei nostri fondatori e colui che ha avuto l’intuizione di lanciare twago: “Ho avuto questa idea dopo un’estensiva analisi del mercato. Offrire servizi in outsourcing nel momento in cui un’azienda non è in grado di gestire ogni aspetto del business, mi sembrava una buona soluzione alla presente realtà economica. Questo approccio aveva inoltre un forte potenziale di crescita, allora come oggi. Così è nata l’idea di una piattaforma d’intermediazione nell’area della programmazione, del web design e dei servizi alle aziende. Twago offre un business model che si adatta particolarmente ai periodi di crisi,
ma anche ai momenti di crescita economica. Nonostante lavorassi presso una delle maggiori aziende di Monaco, volevo fare qualcosa che potesse creare un cambiamento. Nel marzo 2009 abbiamo quindi registrato twago e abbiamo cominciato a lavorare alla piattaforma”. Come funziona la piattaforma e qual è il modello di business? “Twago è una piattaforma d’intermediazione online in grado di mettere in contatto clienti e fornitori di servizi per attività che spaziano dalla programmazione, al graphic e web design fino ai servizi alle aziende, come traduzioni, attività di SEO e SEM e scrittura di contenuti online. I clienti alla ricerca di esperti con i quali collaborare per progetti in outsourcing, hanno quindi la possibilità di trovarli direttamente sulla piattaforma. Il funzionamento è molto
il team di twago festeggia la vincita del premio “Diversity at work” 2010
)
Silvia Foglia, country manager Italy, mentre dipinge il marchio di twago
semplice: il cliente pubblica un progetto su twago nel quale può indicare ciò che vorrebbe sviluppare o ciò di cui ha bisogno, il budget a disposizione e la tempistica di sviluppo. I fornitori iscritti alla piattaforma inviano le proprie offerte. Il cliente seleziona quindi il fornitore che meglio risponde alle proprie necessità. Per aiutare il cliente nel processo di selezione viene offerto un sistema di rating interno grazie al quale è possibile leggere i giudizi di precedenti clienti che hanno già lavorato con i fornitori. Il servizio offerto in twago è gratuito per chi cerca professionisti, richiediamo invece una commissione ai fornitori di servizi che acquisiscono nuovi clienti e nuovi lavori. Commissione che varia in base all’ammontare del progetto e al tipo d’iscrizione che l’utente ha sulla piattaforma (gratuita, premium, VIP…)”. Quanti marchigiani sono iscritti alla piattaforma? “Al momento vi è circa un centinaio di marchigiani, la maggior parte dei quali fornitori di servizi. Vi invitiamo quindi con piacere ad iscrivervi in twago per meglio rappresentare
I fondatori di twago. Da sinistra verso destra: Gunnar Berning (fondatore e CEO), Maria Lindinger (co-fondatrice e CFO/CCO), Thomas Jajeh (co-fondatore e CTO)
la vostra bellissima regione. Generalmente i lavori svolti sono portati avanti in telelavoro, ma è capitato che alcuni clienti fossero alla ricerca di professionisti nella loro zona di residenza, quindi necessitiamo sicuramente di una maggior rappresentanza marchigiana”. Che tipologia di professionisti iscritti prevale tra i marchigiani? “Tra i fornitori di servizi iscritti a twago vi sono prevalentemente graphic e web designer. Abbiamo al momento veramente pochi programmatori”. Quali consigli daresti a chi vuole iscriversi a twago? “Nel momento in cui ci si iscrive consiglierei di completare il proprio profilo inserendo i propri portfolio e competenze in quanto ciò rappresenta una sorta di CV “virtuale” ed uno dei primi aspetti a cui i clienti faranno caso. Specificare le proprie competenze permette inoltre di ricevere notifica per e-mail di tutti i progetti inseriti in linea con il proprio profilo. Nel momento in cui si trova un progetto interessante, consiglio di inviare ai clienti un preventivo completo e moti-
il ‘creative corner’ di twago a Berlino
vante, troppi fornitori sottovalutano questa parte e vengono scelti raramente. Per chi è invece alla ricerca di professionisti, consiglio di prestare particolare attenzione al momento della pubblicazione del progetto in quanto una descrizione esaustiva aiuta ad attirare l’attenzione di un maggior numero di professionisti ed a ricevere offerte il più accurate possibili”. Avete progetti in cantiere? Qualche anticipazione? “In queste settimane stiamo lavorando al lancio ormai imminente di safePay, il “Deposito a Garanzia” di twago per i pagamenti in sicurezza. Twago è la prima piattaforma europea dedicata a servizi in outsourcing in grado di offrire un servizio simile in regola con le direttive economiche europee. Nei prossimi giorni spiegheremo meglio questo nuovo servizio sui nostri canali online. Abbiamo inoltre in programma l’implementazione di nuove features riguardanti la tutela della sicurezza lavorando online, e poi la nostra espansione verso mercati esteri non è ancora finita…” . WM
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Controversia in corso?
La Camera di Commercio di Ancona vi aiuta a mediarla! Cittadini, professionisti, imprese, istituti ed associazioni potranno avere a loro disposizione un servizio dedicato per risolvere spinose questioni La Mediazione è una procedura alternativa di risoluzione delle controversie in cui le parti cercano di raggiungere la soluzione che esse stesse ritengono più appropriata e reciprocamente vantaggiosa per porre fine al conflitto che le riguarda; in questo sono affiancate dalla figura di un terzo imparziale, il mediatore, che ha il compito di accompagnare e seguire le parti in tale percorso , assistendole nel confronto e rimuovendo ogni ostacolo che possa impedire il raggiungimento di una soluzione condivisa. Dal marzo di quest’anno è entrata in vigore l’obbligatorietà di esperire il tentativo di Mediazione per una larga casistica di controversie di carattere civile-commerciale, si tratta di: diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e da diffamazione per mezzo stampa o con altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi, bancari e finanziari. Per le controversie condominiali, come per quelle relative al risarcimento del danno derivante dalla circolazione di veicoli e natanti, la procedura di Mediazione sarà obbligatoria invece solo il prossimo anno, dal 20 marzo 2012. La Camera di Commercio di Ancona ha ottenuto l’inclusione al n.284 del Registro degli Organismi di Mediazione istituito presso il Ministero della Giustizia. L’Ente camerale è pertanto abilitato a svolgere le mediazioni previste dal D. Lgs. n. 28/2010, sia quelle facoltative sia quelle divenute obbligatorie da quest’anno. La Camera di Ancona, che lavora al servizio dello sviluppo economico del territorio, già da anni promuove questa particolare via di risoluzione dei conflitti in quanto vantaggiosa in termini di risparmio di tempo, denaro e spesso anche energie: tutte risorse preziose tanto per gli imprenditori che per i consumatori e i cittadini in genere. Per questo la Camera di Commercio mette al
servizio di cittadinanza, imprese, professionisti, istituzioni e associazioni, un proprio servizio di Mediazione. In particolare negli ultimi mesi, alla luce dell’obbligatorietà del ricorso alla Mediazione prevista dal legislatore, sono numerosi i soggetti che hanno scelto di avvalersi del servizio di Mediazione camerale e di collaborare con Camera di Commercio per la promozione di questo strumento e della cultura conciliativa in genere. In questo senso sono stati stipulati accordi con grandi gruppi societari (Telecom), professionisti (Ordine degli Architetti, Ingegneri, Commercialisti, Agronomi e Forestali), Associazioni professionali (l’ALAC, che unisce amministratori di condominio) e Associazioni di Categoria, come la Confartigianato Imprese di Ancona e la Confcommercio Ancona. Così ha commentato il Presidente della Camera di Commercio di Ancona, Rodolfo Giampieri “Queste adesioni ci fanno molto piacere e ci confermano una convinzione, quella che ci ha portato a investire nella Mediazione (che prima veniva chiamata Conciliazione) già negli anni 90: se c’è un modo per rendere la vita degli imprenditori più semplice e la risoluzione delle controversie che li riguardano più snella e piana, noi lo promuoviamo e condividiamo. E se le Associazioni degli imprenditori, i professionisti, i consumatori, tutti i nostri principali interlocutori mostrano di capire e abbracciare questa filosofia, possiamo dire che il nostro obbiettivo è raggiunto”. WM
La Camera di Commercio di Ancona mette a disposizione di chi si rivolga ad essa il proprio Servizio di Mediazione, con esperienza decennale per la risoluzione delle controversie civili e commerciali, nonchè i propri Servizi di Mediazione on line e di teleconciliazione. Di questi due ultimi servizi in particolare ci si avvale ogniqualvolta per le parti risulti antieconomico incontrarsi face to face.
www.an.camcom.gov.it
mediazione@an.camcom.it
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Quando
Innovazione & Tradizione si incontrano
Chi è Energy Building?
“Energy BUILDING è una tra le eccellenze delle green company e si occupa di energie rinnovabili a 360°. La nostra filosofia è quella di abbracciare l’intero sistema green, dal biogas al solare termico, dalla geotermia al fotovoltaico dalla realizzazione di serre e pensiline fotovoltaiche alla riqualificazione di strutture e facciate. Ci avvaliamo delle più avanzate tecnologie, assicurando un servizio di eccellenza in tutte le fasi: ricerca della soluzione energetica più adatta ai fabbisogni dei clienti, progettazione ai vari livelli, assistenza negli iter burocratici, installazione con manodopera specializzata e consulenza assicurativa e finanziaria. Possiamo inoltre provvedere alla rimozione, bonifica e smaltimento di coperture in cemento amianto e ripristino delle stesse. Poniamo etica e benessere futuro al centro del suo piano d’azione assistendo e rassicurando i nostri clienti anche dopo la realizzazione delle opere offrendo un global service: monitoraggio della resa degli impianti con controlli diretti o remoti, assicu-
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razioni “all risks” e manutenzione ordinaria e straordinaria”.
Scendiamo più nel particolare: Energy Building e Trionfi Honorati. E’ stata la vostra prima esperienza nel settore agroalimentare. Un’apertura e un nuovo target di riferimento?
La realizzazione dell’impianto in questione è stata quasi una sfida: ottenere la totale autosufficienza energetica utilizzando tecnologie innovative, senza intaccare la storicità dell’azienda, le sue caratteristiche e il suo ambiente non è stato poi così semplice!!! Ma ci siamo riusciti, abbiamo perfettamente integrato l’impianto alla realtà aziendale agraria. Abbiamo provveduto a smaltire le coperture in amianto, ristrutturare le strutture preesistenti, ripristinare l’involucro con pannelli sandwich e moduli fotovoltaici. Grazie alle nostre capacità organizzative e tecniche, in accordo con l’azienda Trionfi Honorati, siamo
www.energy-building.it Innovazione e tradizione sembrano appartenere a due mondi quasi opposti, ma quando c’è consapevolezza e rispetto, quello che si crea è una perfetta sinergia che permette di mantenere intatte le caratteristiche tipiche di un’azienda agraria storica come la Trionfi Honorati e di esaltare la capacità di una delle maggiori green company, la Energy Building. Scopriamone di più chiacchierando con i titolari delle due realtà aziendali: Danilo Fuligna Amministratore Energy Building Roberta Finaurini Presidente Energy Building AntonioTrionfi Honorati Titolare Azienda Agraria Trionfi Honorati
riusciti a realizzare e a concludere gli impianti senza intralciare la normale routine dell’impresa agraria Trionfi.
La diminuzione degli incentivi può rappresentare un problema?
Riteniamo che non sia un problema, sia perché i prezzi si adegueranno al mercato sia perché l’ultima versione del Conto Energia (cd IV Conto Energia) prevede un incremento sostanzioso degli incentivi qualora l’impianto sia realizzato con componenti europei e la nostra azienda è sempre stata attenta, prima ancora della pubblicazione dell’ultimo decreto, alla qualità e provenienza dei componenti utilizzati. Possiamo pertanto garantire ai nostri clienti ancora un considerevole ritorno dell’investimento. E poi, ci piace credere che questo spostamento verso le energie pulite non sia solo una speculazione, almeno per noi non lo è. Noi crediamo in questo futuro, nel miglioramento della qualità della vita, noi crediamo nei progetti di energia” .x
Un progetto altamente innovativo per la nostra regione quello realizzato da Energy Building all’interno dell’Azienda Agraria Trionfi Honorati: un perfetto modo di sposare passato e natura da un lato, futuro e tecnologia dall’altro Scegliere di sposare tecnologia e tradizione è stato coraggioso e lungimirante. Come mai questa decisione?
“Il primo motivo è la sopravvivenza! Purtroppo agricoltura e zootecnia non hanno un grande sviluppo e a fronte di costi elevati non garantiscono altrettanti guadagni. L’autoconsumo reso possibile dall’uso delle energie rinnovabili è la strada secondo me migliore da percorrere. La scelta aziendale è stata quella di puntare su pannelli fotovoltaici e biogas. Per il fotovoltaico abbiamo dovuto smaltire l’ethernit – cosa alla quale ha pensato direttamente Energy Building – e installare pannelli che ci garantissero l’autosufficienza; avevamo calcolato un fabbisogno di 180kw e il nostro impianto a tetto ne produce 190. L’investimento si ripaga del tutto e in più non paghiamo più l’energia elettrica: obiettivo raggiunto! La seconda motivazione era la possibilità di utilizzare la nostra attività per produrre autonomamente un reale sostentamento. Il biogas ci permette di usare gli elementi di scarto per avere a disposizione energia pulita da poter anche rivendere e possiamo anche riutilizzare l’acqua calda prodotta dall’impianto per riscaldare uffici ed alloggi. In futuro vorrei anche potermi servire del vapore prodotto, direttamente all’interno del caseificio per la lavorazione della mozzarella; così otterremo un prodotto completamente indipendente dagli idrocarburi”.
La sua azienda crede molto nelle energie rinnovabili
“Il progetto che abbiamo realizzato con
Energy Building è totalmente ecosostenibile e questa per me è una cosa fondamentale. Un’azienda come la nostra è imperniata sul concetto di naturalità e da questo consegue l’impiego di energie rinnovabili. Le moderne tecnologie permettono di utilizzare fonti energetiche etiche, che impiegano elementi totalmente riciclabili: i componenti del fotovoltaico sono riciclabili al 100% e stessa cosa dicasi per il biogas. Tutto si trasforma, il cerchio si chiude. La scelta di puntare su questa tipologia di energia si sposa con la nostra filosofia aziendale, che punta sulla filiera corta: dal foraggio al formaggio! La tecnologia fa parte del nostro mondo di tradizioni, perché è messa a servizio del nostro modo di fare azienda, tramandato da mio nonno a mio padre ed ora a me e mia sorella: sposiamo passato e futuro, creando una sinergia che funziona perfettamente, migliorandoci costantemente step dopo step sfruttando in maniera etica le risorse dell’ambiente circostante”.
Perché tra le tante aziende che si occupano di rinnovabili avete scelto Energy Building?
“E’ stata una scelta fatta a pelle: ho capito che potevo fidarmi. Abbiamo valutato tante aziende, locali, nazionali ed internazionali, però alla fine la scelta su Energy Building è stata empatica. E ora posso dire che sia anche stata quella giusta! L’unico inghippo minimo si è avuto nelle tempistiche ma non per colpa direttamente della Energy Building. Questo è un periodo storico particolare, c’è stato un corri corri agli incentivi per le rinnovabili e i forni-
tori si sono trovati sommersi da ordini. Anche questa problematica però è stata risolta nel migliore dei modi, suggerendo l’acquisto di pannelli che in quel periodo erano ancora nuovi come presenza sul mercato ma di ottima qualità e all’avanguardia e che anzi ci hanno permesso di sviluppare alla fine 192 kw di energia al posto dei 178 che si erano ipotizzati. Sono molto soddisfatto del progetto realizzato e anzi sto già pensando a fare un passo in più: recuperare anche l’acqua piovana per poterla riutilizzare in azienda”. WM
GLI IMPIANTI IN NUMERI BIOGAS Potenza dell’impianto: 250 w Energia prodotta: 191,13 kw Superficie bonificata: 1480 mq Strutture utilizzate per i pannelli: 5 tettoie (totale 2200 mq) e 1 mangiatoia FOTOVOLTAICO Energia prodotta: KWp 191,13 Superficie occupata: mq 1400 Smaltimento amianto: mq 2000 Impianto fotovoltaico dislocato su 5 tettoie tra fienili e mangiatoie
Inaugurazione dell’impianto nella tenuta Trionfi Honorati
Il Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca insieme a Giulia e Antonio Trionfi Honorati
L’Amministratore di Energy Building, Danilo Fuligna e il fondatore dell’Azienda Trionfi Honorati, Marchese Giuseppe Trionfi Honorati
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a cura di Sara Bolognini
Le 5W dei parc Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo www.parcosanbartolo.it
www.parcosimone.it
Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello
Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi www.parcogolarossa.it
www.sibillini.net
Parco Nazionale dei Monti Sibillini
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archi marchigiani Naturalisti e non di tutte le Marche, e oltre, unitevi!!!
www.parcodelconero.eu
Vi proponiamo un tour virtuale dei Parchi e riserve naturali più importanti della nostra regione, declinando una sorta di minivademecum che possa servirvi ad orientarvi e scegliere quali visitare e perché attraverso il “gioco” delle 5W: who, what, when, where, why
Parco Naturale Regionale del Conero
http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&msa=0&msid=203414154003468185214.0004a507b5c4212b1daf5&ll=43.488798,12.661743&spn=2.550596,6.586304&t=h&z=8 http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&msa=0&msid=203414154003468185214.0004a507b5c4212b1daf5&ll=43.488798,12.661743&spn=2.550596,6.586304&t=h&z=8 http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&msa=0&msid=203414154003468185214.0004a507b5c4212b1daf5&ll=43.488798,12.661743&spn=2.550596,6.586304&t=h&z=8 http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&msa=0&msid=203414154003468185214.0004a507b5c4212b1daf5&ll=43.488798,12.661743&spn=2.550596,6.586304&t=h&z=8 http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&msa=0&msid=203414154003468185214.0004a507b5c4212b1daf5&ll=43.488798,12.661743&spn=2.550596,6.586304&t=h&z=8 http://maps.google.it/maps/ms?ie=UTF8&hl=it&msa=0&msid=203414154003468185214.0004a507b5c4212b1daf5&ll=43.488798,12.661743&spn=2.550596,6.586304&t=h&z=8 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Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Whymarche.com 25
I “chi”, i “dove”, i “come” e i “quan do CHI:
Parco Naturale Regionale del Conero
CHI:
QUANDO: istituito nel 1987, ma gestito solo dal 1991 dall’ Ente Regionale Parco del Conero; DOVE: si estende per 5800 ettari tra i comuni di Ancona, Camerano, Numana e Sirolo; COME: 18 itinerari naturalistici, alcuni temporaneamente chiusi, alcuni a sposare la montagna con il mare; PERCHÉ: Il Conero, che con i suoi 572m non è realmente un monte, è l’unico promontorio a picco sul mare da Trieste al Gargano; in se racchiude montagna, natura, arte e storia, non facendo mancare niente a questo Parco. Si estende dalla suggestiva baia di Portonovo con Chiesetta di Santa Maria di Portonovo fino alla spiaggia delle “due sorelle”; solo qui possiamo trovare un terzo del patrimonio floristico marchigiano con innumerevoli specie di uccelli e rapaci anche piuttosto rari; percorsi geologici, le grotte di Camerano, le strade del Rosso Conero, l’area umida del musone e dei laghi Grande e Profondo di Portonovo, le tombe Picene e l’Antiquarium della città di Numana.
>>> Parco Naturale Regionale del Monte Conero
>>> Parco Naturale Regionale del
www.parcodelconero.eu
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CHI:
Monte San Bartolo
Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello
QUANDO: istituito nel 1994 e gestito dal’omonimo Ente parco; DOVE: 4.847 ettari, tra le Province di Pesaro Urbino e Rimini ai confini con l’omonima riserva naturale toscana che ricade nel comune di Sestino (AR); situato nelle Marche più settentrionali, tra il Monte Carpegna (1415m), il Sasso Simone (1204m) e Simoncello (1221m) al confine con l’Appennino Tosco Marchigiano, in un’area delimitata dai fiumi Marecchia, Conca e Foglia; COME: 8 itinerari per il trekking e almeno altri 5 da percorrere in mountan bike o a cavallo, con accesso limitato alla porzione di parco attigua al poligono militare solo in caso di esercitazioni. Interessante l’iniziativa del parco di “adottare” un sentiero: necessitando, nei suoi 100km, di una costante opera di monitoraggio e controllo, è nata l’idea di un gruppo di volontari che se ne occupasse , segnalando gli eventuali interventi di miglioramento necessari; PERCHÉ: C’è un percorso all’interno del Parco Faunistico che comprende tre tappe: il primo per conoscere gli animali domestici a bassa corte (capre, pecore e muli), il secondo per l’osservazione degli animali selvatici in libertà fino al punto da cui, se avete fortuna, potrete incontrare i cinghiali liberi alla ricerca di bulbi e tuberi. Il Giardino Geologico poi, seppur di piccola superficie, è ricco di piante arboree e arbustive autoctone, oltre che da diverse essenze erbacee.
QUANDO: istituito nel 1994, gestito ed operativo dal 1997 dall’omonimo Ente Parco; DOVE: 1600 ettari compresi nella provincia di Pesaro Urbino, delimitati dai fiumi Foglia e Tavollo; COME: 5 percorsi storici principali già attrezzati; nei restanti si sta lavorando alla loro predisposizione; PERCHÉ: questo parco dà inizio al sistema collinare della costa del centro Italia. Piuttosto ricco di elementi di interesse storico, se rapportato alla sua estensione ristretta, come i ritrovamenti neolitici, i porti scomparsi di origine Greca e il sistema delle ville rinascimentali. Presso Fiorenzuola di Focara troviamo uno dei più importanti punti per lo svernamento e la migrazione dell’avifauna. Dalla parte del litorale emerge invece la falesia, in contrasto con le basse spiagge sabbiose romagnole, il cui susseguirsi ondulato di speroni e valli è intervallato da suggestive pareti a strapiombo.
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Parco Naturale Regionale del Monte San Bartolo
>>> Parco Naturale del Sasso Simone
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www.parcosanbartolo.it
e Simoncello
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www.parcosimone.it
an do”, ma soprattutto i “perché”!
sso
CHI:
Parco Naturale Regionale Gola della Rossa e di Frasassi
QUANDO: nato nel settembre 1997 e gestito dalla Comunità Montana dell’Esino Frasassi Fabriano; DOVE: la più grande area protetta regionale delle Marche, 10.230 ettari nella provincia di Ancona; COME: più di 36 itinerari che spaziano tra quelli artistici (il Quattrocento marchigiano, i colori dell Controriforma), architettonici (le vie del Romanico, rocche e castelli) e naturalistici (turistici e d’avventura); PERCHÉ: il cuore verde della Regione è inserito nell’area della Comunità Montana dell’EsinoFrasassi e comprende il complesso ipogeo delle Grotte di Frasassi, suggestivo esempio del fenomeno carsico. Queste, scavate dalle acque del fiume Sentino per millenni si sono modellate dando origine ad un mondo sotterraneo. Le sorgenti sulfuree sono un altro dei fenomeni naturali. La zona, ricca di biodiversità, è la nicchia di 1250 specie vegetali, 105 specie di uccelli nidificanti (l’unica coppia di Aquila Reale della Regione nidifica qui), 40 di mammiferi e 29 di rettili e anfibi. A partire dalla fine dello scorso secolo alcuni interventi di rimboschimento hanno interessato una vasta zona della dorsale appenninica, lasciando comunque spazio a quegli esemplari endemici, come la Moehiringia papulosa. Nel Parco si trovano anche vestigia di monasteri e castelli tra cui l’abbazia di Sant’Elena e il castello di Genga.
>>> Parco Naturale Regionale
Gola della Rossa e di Frasassi Geolocalizzazione Google Maps
www.parcogolarossa.it
CHI:
Parco Nazionale dei Monti Sibillini
QUANDO: nasce nell’88 e dopo vari provvedimenti istitutivi nel 1993 diviene parco sotto la gestione dello stesso Ente Parco dei Monti sibillini; DOVE: 71.437 tra Marche e Umbria coprendo le province di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Perugia; COME: 52 sentieri tra cui il Grande Sentiero dei sibillini, 120 km in 9 tappe ad abbracciare l’intera catena montuosa per assaporare i meravigliosi paesaggi, conoscere l’immenso patrimonio storico; PERCHÉ: il Parco nasce nel regno della Sibilla e si arricchisce di una moltitudine di specie endemiche, del fascino delle abazie, dei centri medievali e dei panorami sconfinati. Spiccano il Monte Vettore (2476 m), e il Monte Sibilla (2175m); il versante orientale della dorsale appenninica è caratterizzato da valli strette orientate a nord e mentre nel versante orientale troviamo le Piane di Castelluccio. Dal massiccio dei Sibillini nascono i fiumi Aso, Tenna, Ambro e Nera. Nel Parco è possibile ammirare anche il lago di Fiastra (artificiale) e, sotto la cima del Vettore, il lago di Pilato. 800 specie floristiche presenti (l’anemone alpino e numerose orchidee, la roverella, il carpino nero e bianco), 50 specie di mammiferi tra cui lupo e istrice, 150 specie di uccelli e 20 di rettili e invertebrati, senza trascurare il chirocefalo del Marchesoni, un piccolo crostaceo che vive esclusivamente nel Lago di Pilato. Nel Parco si segnalano anche importanti siti architettonici come abazie, monasteri, chiese e torri (Chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio ad Amandola, Eremo della Grotta dei Frati a Cessapalombo);
CHI:
Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
QUANDO: l’iter istitutivo lo porta dal 1991 al 1995 alla gestione da parte dell’ Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga; DOVE: 148.935 tra Marche, Abruzzo e Lazio, tra le province di Ascoli Piceno, L’Aquila, Pescara, Rieti, Teramo; COME: 87 itinerari scelti dove i prodigiosi tesori della natura convivono da millenni con un rilevante patrimonio culturale; borghi antichi, siti archeologici, castelli, santuari, abbazie, chiesette rupestri, eremi e grotte costellano i sorprendenti paesaggi montani del Parco, una natura eccezionalmente ricca di foreste, sorgenti, cascate, praterie, altopiani, vertiginose creste e impressionanti pareti rocciose. Il parco è un’immensa risorsa, fatta anche di artigianato, produzioni tipiche, enogastronomia e folklore, da tutelare e valorizzare; PERCHÉ: è uno dei parchi più grandi d’Italia. Il Parco racchiude tre gruppi montuosi - la catena del Gran Sasso d’Italia, il massiccio della Laga, i Monti Gemelli - e si caratterizza per la presenza della vetta più alta dell’Appennino, il Corno Grande, che raggiunge i 2912 metri. Su questa catena è inoltre presente l’unico ghiacciaio appenninico, il Calderone, il più meridionale d’Europa. In sé racchiude una grande varietà con inestimabili ricchezze naturalistiche tra i suoi massicci e i diversi versanti, oltre alle suggestive testimonianze.
>>> Parco Nazionale del Gran Sasso
>>> Parco Nazionale
dei Monti Sibillini
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www.sibillini.net
e Monti della Laga
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Chi di noi non ha giocato almeno una volta immaginando “e se fossi…”?
Vogliamo provare a dare un tono più serio a questo divertimento dell’adolescenza, usandolo per cercare di capire che cosa si può davvero fare per
Se fossi... L’abitudine, a tutti i livelli valida e persistente, è quella di lamentarsi dello status quo e di puntare il dito contro chi si occupa di gestire un determinato settore, evento, situazione. Questo perché “a bocce ferme” – tanto per usare un modo di dire squisitamente marchigiano – è sempre estremamente più facile giudicare e proporre soluzioni che hanno quasi del magico per quanto sarebbero in grado di risolvere tutti i problemi e creare le condizioni migliori per ottenere i risultati più soddisfacenti. Allora, proviamo questa volta a fare un piccolo passo in avanti, a metterci attorno a questo tavolino virtuale a discutere avanzando ipotesi, proponendo miglioramenti, osservando gli altri e vedendo che cosa si potrebbe mutuare da loro per rendere più competitivo il sistema universitario attuale.
Proviamo in altre parole a fare il famoso gioco di cui sopra
migliorare l’università italiana e marchigiana in particolare
chiedendo ai nostri Rettori: “e se foste Mariastella Gelmini come riformereste il sistema degli atenei?”.
A volte giocare è un buon modo per tirare fuori dalla mente idee importanti perché quando non si ha l’assillo del fare sul serio quasi ci si rilassa e si permette ai pensieri di fluire liberamente. Ovviamente sappiamo che questa riflessione non è un gioco, ma semplicemente vorremo provare a dare un tocco di leggerezza a quello che comunque si propone come uno dei tavoli fondamentali sul quale si giocherà la ripresa e il futuro peso che il nostro Paese avrà anche a livello internazionale. Per esempio, guardando all’organizzazione degli atenei stranieri, che cosa secondo voi cari Rettori potremmo intelligentemente rubare? Mi viene ad esempio da pensare alle borse di studio concesse per meriti sportivi o artistici che da
noi sono praticamente sconosciute. Oppure alla possibilità di crearsi quasi da sé il piano di studio all’interno dei vari corsi proposti da una determinata facoltà in modo che lo studente possa disegnarsi da se il proprio percorso universitario: una sorta di specializzazione in itinere che finisce per qualificare gli studenti in maniera diversa e renderli differenti nelle capacità sviluppate seppure per sfumature.
E questi sono solamente due aspetti, che attraversano la mente di una non addetta ai lavori e che quindi non ha precisamente un occhio critico con il quale osservare la situazione. Quali sono le riforme di cui veramente i nostri atenei avrebbero bisogno? Solo chi vive costantemente a contatto con questo ambiente, respirandone i venti positivi e negativi può sollevare problemi ed avanzare proposte di soluzione. WM
E perché no, riflettiamo anche sulla figura dell’accademico. Confidando che non ci siano schieramenti a difesa della categoria, crediamo che i nostri docenti siano sufficientemente preparati a confrontarsi non solo con la propria materia di insegnamento, ma anche con studenti che sono bombardati di informazioni in maniera pressoché continua e che dunque devono essere interessati in maniera diversa rispetto a quelli che si sedevano ad ascoltare la lezione un decennio o due fa? O anche in questo caso ci sarebbe bisogno di una piccola revisione? CARI RETTORI…A VOI LA PAROLA! SIAMO CURIOSI DI VEDERE COME GIOCHERETE A QUESTO GIOCO DEL “SE FOSSE…” !
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UNIVERSITA’ DI ANCONA
UNIVERSITA’ DI URBINO
Marco Pacetti Il Contributo del Rettore
Stefano Pivato Il Contributo del Rettore
“Se io fossi stato Mariastella Gelmini… sicuramente non avrei messo in piedi una riforma tanto pomposa, pressante e vessatoria nei confronti dell’autonomia universitaria. Avrei proposto un solo ar ticolo, con pochi commi, nel quale avrei affermato che è il Governo centrale a porre gli obiettivi che debbono essere raggiunti dagli atenei,e l’ANVUR - Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca - l’organo di controllo dei risultati. Sulla base della valutazione dei risultati ottenuti, si dovrebbero poi ripartire le risorse ai vari atenei che dovrebbero essere però liberi di organizzarsi come meglio ritengono al proprio interno. Quelle Università che non fossero riuscite ad otte nere gli obiettivi fissati, non dovrebbero ricevere fondi ed essere commissariate. Così il nostro lavoro sarebbe molto più semplice e ne godrebbero gli studenti; con questa legge invece si perderà tantissimo tempo e si riduce a zero il raggio di azione autonomo degli atenei, bloccandone lo sviluppo. Che cosa mutuare dall’estero? Sicuramente è difficile prendere solo “un pezzo” di un sistema universitario inserito in un sistema paese con caratteristiche specifiche; però senza dubbio ci si dovrebbe orientare verso una meritocrazia anche per giudicare gli atenei ed assegnare i fondi. Inoltre, inver tire la tendenza: in Italia in momenti di crisi la prima soluzione è tagliare il fondi, mentre Paesi come Francia e Germania nella stessa situazione hanno aumentato gli investimenti. Diminuendo l’appor to economico, non si fa altro che aumentare il gap tra il nostro sistema e quello internazionale, andando a perdere nella qualità di un settore che, in quella che viene definita la “società della conoscenza”, è quanto mai fondamentale”.
www.univpm.it 30
Whymarche.com
“Negli ultimi decenni di storia patria non c’è stata operazione più bipartisan della Riforma dell’Università: l’alternanza sullo scranno più alto del dicastero non ha modificato più di tanto l’idea di fondo secondo la quale occorresse agganciare gli atenei italiani ai parametri internazionali, sia nel campo della didattica che in quello della ricerca e offrire agli studenti tempi più accettabili e determinati nel conseguimento della laurea e un rapporto più diretto e proficuo con il mondo del lavoro. Per questo, l’ipotesi di ricoprire quel ruolo porta a pensare che da quel punto di vista apicale il panorama sia stato talmente inequivocabile da proporre azioni che prescindessero anche dall’appartenenza: valutazione, responsabilità e premialità. L’istituzione dell’ ANVUR va in questa direzione, assorbendo CIVR e CNVSU che pure hanno avuto modo in passato di rilevare le qualità e la produzione scientifica del nostro ateneo. Anche dalle loro relazioni positive contiamo che possa essere presto adeguata la giusta quota di FFO spettante a Urbino al termine dell’iter di statizzazione . Come vertice e primo responsabile di un’istituzione pubblica, al momento del varo di una riforma, il primo dovere di un Rettore è di far sì che questa venga applicata nei modi più efficaci e solerti ma soprattutto proficui per gli studenti e per l’efficienza del sistema. Per questo l’ateneo di Urbino ha istituito una commissione per la revisione dello Statuto che contiamo possa concludere i propri lavori entro i termini previsti”.
www.uniurb.it
DI
UNIVERSITA’ DI MACERATA Luigi Lacchè Il Contributo del Rettore “Il gioco proposto è stimolante, ma difficile. Già è complicato fare il Rettore, figuriamoci il Ministro. La revisione in atto degli Statuti può essere un primo passo per migliorare le nostre Università. Non perché queste siano da buttare, ma perché il contesto internazionale e la sfida competitiva globale lo richiedono. E allora? Abbracciare il “modello americano”? Borse per gli sportivi, massima libertà di scelta per lo studente? Proposte curiose, ma non decisive. Che cosa ci manca per diventare un punto di riferimento a livello mondiale? Risorse adeguate, governance più efficace, concentrazione delle risorse umane e materiali (maggiore specializzazione degli Atenei), una più decisa sterzata nel campo dell’internazionalizzazione, della ricerca e dei corsi magistrali e di dottorato, un’etica condivisa del fare ricerca. Possiamo migliorare, ma il nodo risorse è pregiudiziale. Nonostante la crisi congiunturale, le nazioni più avvedute ancora investono in formazione, ricerca, Università. Le risorse, però, dovrebbero essere date sulla base di una vera programmazione e di una vera valutazione. Gli Atenei devono partecipare alla formazione di una cultura che ne rinnovi spirito e obiettivi, ma la politica deve fare la sua parte. In questo contesto l’Università di Macerata ha accolto la sfida riformatrice ed è impegnata su tutti i fronti strategici. Se fossi… darei molta più fiducia al nostro sistema universitario: ce la possiamo fare, se la ricerca e l’Università torneranno davvero, non solo a parole, al centro delle preoccupazioni della nostra classe dirigente”.
www.unimc.it
Whatalife, il nuovo social creato appositamente dalla Theta Edizioni per chi ama gettare il proprio sguardo “oltre”, per chi ama conoscere altri paesi, altri modi di pensare, per chi vorrebbe lavorare o studiare all’estero, insomma... per chi vorrebbe fare del mondo la sua casa.
www.whatalife.it
Pamela Pinzi di
Tra gli Appennini e il Mare Adriatico si incontrano tantissime distese colorate di vigneti, di grano, di campi arati, di terre coltivate con tenacia e fatica. Spesso il marchigiano viene identificato con lo stereotipo del lavoratore manuale indefesso, ma un po’ sciocco, dell’artigiano e del contadino chino a sudare, totalmente dedito al “fare”. Certo la conformazione del territorio favorisce lo sfruttamento agricolo e per fortuna lo stretto collegamento con le tradizioni locali dei piccoli centri abitati permette di mantenere ancora vivi certi vecchi ed affascinanti laboratori d’artigiani, ma i tempi sono cambiati. La nostra è l’epoca del terziario avanzato, abbiamo abbondantemente superato il periodo in cui i settori primario e secondario muovevano i fili del progresso economico. Oggi, nelle Marche come in gran parte del resto del mondo, sono i servizi a guidare il progresso ed in particolar modo
il cosiddetto settore dei servizi avanzati (o quaternario), quelli dediti all’interattività e alle nuove tecnologie dell’informazione. I nonni guardano i nipoti allontanarsi dalla terra per valutare nuovi sbocchi lavorativi. Di fatto le nuove generazioni ammiccano al terziario nella speranza che l’educazione scolastica e universitaria apra vie preferenziali di guadagno che impegnino esclusivamente la testa e la creatività personale piuttosto che la prestanza fisica e le leggi ineluttabili della natura. Il mondo affascinante della pubblicità non ha influenzato solo i consumi della nostra società, ma anche e soprattutto i sogni dei giovani. Le teorie che si celano dietro la costruzione di un volantino pubblicitario o dietro l’immenso mondo del web colpiscono i canali più emotivi della percezione umana e a volte incuriosiscono a tal punto da spingere un giovane ragazzo cresciuto sulle colline verdi della nostra regione a stu-
diare, imparare a gestire e mettere in atto le competenze specifiche di quella professione che è la grafica pubblicitaria. Molti pensano che progettare uno strumento di comunicazione che sia un flyer, un logo, un banner... consista semplicemente nel saper usare un computer e nel sapere mettere nella stessa pagina una o più immagini con un po’ di testo. La trappola o meglio la chiave di volta è tutta qui. In realtà le teorie di percezione, i dettami della composizione, della scelta dei colori e delle forme richiedono uno studio e un’impronta professionale complessa e condita di talento. Quando smetteremo di pensare che il “fare” sia uguale al “progettare” vedremo impennare il terziario avanzato anche nelle nostre Marche. Il terreno è fertile ed una mentalità più tesa al futuro è già sbocciata. Infatti negli ultimi anni molti giovani si interessano alla grafica e al design, grazie sì alla scarsa red-
L’arte gra
nelle campagne m 32
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ditività di altri settori lavorativi, ma grazie anche e soprattutto alla crescita costante di scuole di formazione eccellenti che qui sono nate e qui sfornano ogni anno pubblicitari talentuosi. L’ISIA di Urbino è uno dei centri nazionali più prestigiosi per imparare il mestiere dell’affascinare. Dal 1974 si avvale della collaborazione di architetti e professionisti del settore grafico in grado di collegare la scuola con il mondo esterno, di indirizzare lo studente verso le problematiche che incontrerà nel mondo del lavoro per riuscire a sostenere con maggiori competenze le aziende che si rivolgeranno a lui. Ogni anno centinaia di ragazzi e ragazze cercano di entrare nel ristretto numero degli studenti ammessi a studiare materie come storia e cultura della comunicazione o progettazione grafica dell’immagine. Un altro esempio di fucina marchigiana è la Scuola Internazionale di Comics di Jesi. Vanta otto sedi in altrettante regioni ed è riconosciuta come un’ottima palestra per illustratori e cartoon designer. Dino Caterini, fumettista eclettico e a tutt’oggi direttore generale della scuola, l’ha
fondata nel 1979 concentrandosi inizialmente sul fumetto e sulla sceneggiatura; poi i corsi sono aumentati e i programmi didattici hanno incrementato lo spettro delle discipline di tecnica grafica, inserendo la grafica 3D, l’illustrazione e il web design. Sempre negli anni ‘70, precisamente nel 1973, è nato ad Ancona un Istituto di Alta Formazione e Ricerca: l’attuale Centro Sperimentale di Design Poliarte. Al termine del triennio di studi, Poliarte rilascia un Attestato di Specializzazione valido in Italia e nei paesi dell’Unione Europea, anche per concorsi pubblici (L.N. 845/78, direttive CEE 89/48, 319/94 e 2005/36 recepita con D.lgs. 206/2007). Inoltre costituisce titolo per richiedere l’accesso all’albo europeo BEDA (Bureau of European Designers Associations). Si tratta del primo passo storico mosso per rispondere alle esigenze delle imprese artigiane, in stretto rapporto con le esigenze del territorio. Infatti quasi quaranta anni fa la struttura polivalente è stata promossa proprio dalle Associazioni Marchigiane della Confartigianato.
L’archivio delle imprese italiane registra nella nostra regione la presenza di ben 656 ditte che si dedicano a più livelli all’arte grafica, un numero molto elevato di realtà locali che hanno scelto di scommettere su uno scatto generazionale, su un cambiamento di mentalità che spinge a soppesare e giudicare attentamente le idee prima di passare ai fatti. Scrivere qualche frase su un foglietto e metterci accanto un’immagine non è poi tanto complicato, ma convincere un utente a leggere tutto il testo con attenzione e a guardare una fotografia capendo bene di cosa si sta parlando, è veramente tutta un’altra cosa. Queste imprese marchigiane puntano l’obiettivo su un bacino di giovani professionisti che possono vantare una formazione adeguata e un carisma del tutto particolare per il lavoro di grafico e comunicatore. Nuovi talenti cresciuti sul nostro territorio con la voglia di spiegare ai nonni il nuovo mondo, in cui anche le quotazioni del grano ormai si consultano on-line. WM
grafica
ne marchigiane Whymarche.com 33
www.unicam.it
“Research Ideas 4Biz 2011” Premiati i vincitori del concorso promosso da Unicam
1° Classificato
3.000 €
Jessica Palmucci
2° Classificato
2.000 € Manuel Carloni
3° Classificato
1.000 € Roberta Censi
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Si è tenuta nei giorni scorsi la premiazione dell’edizione 2011 del concorso “Unicam Call for Research Ideas for Business”, una competizione promossa dall’Università di Camerino e finalizzata alla selezione delle migliori idee di ricerca orientate al mercato, da indirizzare alla presentazione del Business Plan nell’ambito della Start Cup Umbria Marche 2011. Nel corso dell’ incontro, presenziato dal Prof. Flavio Corradini, Prorettore alla Ricerca internazionale e trasferimento di conoscenze, competenze e tecnologie, sono stati assegnati i tre premi destinati a giovani ricercatori Unicam (studenti di dottorato, dottori di ricerca, borsisti, assegnisti, laureandi e neolaureati) che hanno presentato la propria “Research Idea for Business” in collaborazione con docenti e ricercatori dell’Ateneo. Per l’edizione 2011 sono arrivate ben 19 proposte, che sono state attentamente valutate da una apposita commissione composta da tre valutatori esterni. Il primo premio, di 3000 euro, è stato assegnato a Jessica Palmucci della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute che, seguita dal tutor Prof. Claudio Pettinari, ha realizzato un progetto per lo sviluppo e la sintesi di nuovi
materiali con proprietà antibatteriche. Si è classificato secondo, aggiudicandosi un premio di 2000 euro, Manuel Carloni della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute che, seguito dalla Prof.ssa Rosita Gabbianelli, ha realizzato un innovativo test che consente la diagnosi precoce del morbo di Parkinson. Terza classificata Roberta Censi della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute che, seguita dalla tutor Prof.ssa Piera Di Martino, è risultata vincitrice di 1000 euro per il suo progetto sullo sviluppo di un biomateriale capace di rigenerare la cartilagine danneggiata. Tutti i giovani ricercatori che hanno partecipato hanno comunque ricevuto i complimenti della commissione e l’esortazione a proseguire nel loro lavoro ed a partecipare anche alla nuova edizione della Start Cup Umbria Marche. L’ incontro ha rappresentato anche l’occasione per il lancio dell’ edizione 2011 della Start Cup Umbria Marche 2011, nell’ambito della quale l’ Ateneo propone un percorso di seminari che possono aiutare nello sviluppo del business plan e nell’ avvio di una nuova impresa o solo ad acquisire le competenze necessarie per fare impresa. WM
101 coSE DA fARE NEllE MARchE AlMENo UNA VolTA NEllA VITA Dagli Appennini all’Adriatico, attraversando l’Italia centrale. Le Marche hanno la fortuna di accogliere un territorio eterogeneo che va dalle montagne dell’entroterra fino al mare, con una costa a sua volta variegata, ricca di spiagge basse come pure di riviere scoscese e promontori rocciosi. E poi riserve naturali, colline, castelli, rocche, laghi e santuari. Per non parlare di arte, cultura e storia: dalle architetture di Urbino, autentica perla tra le città rinascimentali, a quelle di Jesi, che diede i natali a Federico II di Svevia, l’imperatore del Sacro Romano Impero soprannominato stupor mundi. E poi la tradizione eno-gastronomica: dai vincisgrassi alle olive all’ascolana, dallo stoccafisso al ciauscolo, senza dimenticare il brodetto e il mosciolo selvatico di Portonovo!
CHIARA GIACOBELLI
www.chiaragiacobelli.com
Eleonora Baldi
A tu per tu con Chiara Giacobelli a cura di
nasce ad Ancona nel 1983. Da bambina è sicura che da grande farà la gelataia, per poi convertirsi all’archeologia e infine, già dalle elementari, scoprire la scrittura, per cui d’ora in avanti proverà sempre un amore incondizionato. Dopo un’intervista a Susanna Tamaro in cui la sente dire: “La prima cosa fondamentale per essere uno scrittore è l’inquietudine interiore”, ha la riprova schiacciante che questa è proprio la sua strada! “101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita” è il suo primo libro “vero”, a cui farà seguito in estate la pubblicazione di un racconto all’interno di un’antologia curata da Laboratorio Gutenberg e in autunno la biografia dello sceneggiatore Furio Scarpelli, scritta insieme al giornalista di Sky Cinema Alessio Accardo e al critico cinematografico Federico Govoni, con la collaborazione del figlio Giacomo Scarpelli. Per info:
Come è nata l’idea di scrivere“101 cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita”? “Conoscevo già questa collana della Newton Compton da lettrice. La prima guida che ho comprato è stata quella sulle“101 cose da fare a Roma almeno una volta nella vita”. Poi ho acquistato anche quelle di Milano, di Bologna… in ogni città dove andavo era il mio vademecum! Un giorno a Milano, entrando in libreria, ho notato che iniziavano a curare delle edizioni anche in relazione alle Regioni e così mi è venuta l’idea: perché non proporre le 101 cose da fare nelle Marche? Era da poco stato tra l’altro pubblicato un articolo dell’AARP, rivista americana, che inseriva la nostra regione tra i 5 paradisi terrestri da visitare: un’occasione da cavalcare e che la Newton ha appoggiato”. A quale delle 101 esperienze che proponi sei più legata personalmente? “Mi piacciono tutte, ma se dovessi sceglierne una direi“Lasciarsi rapire dalla passione di Paolo e Francesca tra le mura del Castello di Gradara”. La loro storia mi affascina ed è stata la prima che ho proposto alla Newton per questa guida. Ero già stata a visitare il castello in precedenza, ma ci sono ritornata per approfondire la tematica
e non nascondo che mi piacerebbe fare ancora altre ricerche in relazione a questo luogo e alle passioni raccontate dalla sua storia.” Che lavoro c’è dietro la realizzazione di una guida/libro come questa? “E’tutto lavoro sul campo. Ho visitato personalmente i luoghi di cui ho parlato e ho vissuto in prima persona le esperienze che propongo ai lettori. L’idea era quella di fornire ai turisti, ma anche ai marchigiani, uno strumento diverso rispetto agli altri, che permettesse di girare le Marche andando alla ricerca di nicchie poco conosciute, o attraversando posti“classici”guardandoli però con una chiave di lettura diversa. Insomma, volevo sorprendere anche chi nelle Marche abita e le conosce bene. Alcune tappe non mi erano nuove ovviamente, ma fondamentale è stato nell’arco di questi sei mesi di lavoro l’apporto dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo della Regione e di tutti i singoli Assessorati al Turismo provinciali. Abbiamo stilato una prima bozza dei punti da proporre: quelli più noti e quindi fondamentali ed altri alternativi. Poi il lavoro è continuato in sinergia con le guide turistiche e le associazioni dei singoli comuni, che mi hanno aiutato a scoprire gli aspetti più curiosi di ogni luogo”. WM
Il Libro
SchEDA !=! Cose da fare nelle Marche almeno una volta nella vita Autore: Chiara Giacobelli Editore: Newton Compton Editori Data pubblicazione: Giugno 2011 Tipo: Libro Pagine: 336 Formato: 13x20 Stato: Disponibile dal 9 giugno http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-2998-6/101-cose-da-fare-nelle-marche-almeno-una-volta-nella-vita
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Angelo Filipponi e l’altra st Intervista allo studioso piceno, profondo conoscitore dei secoli a cavallo della nascita di Gesù. Infaticabile ricercatore e linguista, ha tradotto Filone, Giuseppe Flavio e Clemente Alessandrino, giungendo ad un’originale interpretazione dell’evento cristiano
“Per tutta la mia vita sono stato assillato dalla volontà di capire il vero reale volto del Christos e il significato del Cristianesimo: ho cercato, perciò, di capire qualcosa, cosciente, comunque, che la probabilità dell’errore è di gran lunga maggiore rispetto alla possibilità di avvicinarsi alla realtà dei fatti, data l’equivocità della storia e l’ambiguità dei termini storici”, scrive Angelo Filipponi. Maturato in mezzo secolo di studi dopo un attento studio delle fonti, il suo sistema propone una lettura della Bibbia che, senza tener conto della sacralità o ispirazione divina, pretende di essere fedele al senso letterale del testo, indagato come testo umano, scritto da uomini. Nella convinzione che, se la storia quasi sempre la scrivono i vincitori, per ricostruirla occorre a volte falsificare gli autori classici. Vi propongo uno stralcio della lunga conversazione avuta con Filipponi, piena di riferimenti storici e, non lo nascondo, a tratti ardua da seguire. Mentre lo ascolto, noto che la sua mente ha come impressi chiaramente centinaia di nomi, date, luoghi geografici e personaggi vissuti 2000 anni fa, del tutto sconosciuti ai più. Eppure così vividi ai suoi occhi da far apparire quell’epoca come una sua seconda patria. Quando glielo dico, mi risponde con un sorriso: “In effetti sembra come se ci sia vissuto affianco, a questi uomini”.
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di
Claudia Cinciripini
ra storia del cristianesimo Professore, lei propone una storia del cristianesimo differente da quella tramandata dalla tradizione. Chi era per lei Gesù? “Gesù (Jehoshua) era un ebreo nato nel 7 a.C., ebbe quattro fratelli e due sorelle e di mestiere faceva il kayin, non il semplice falegname ma l’architetto o il costruttore. Era uno zelota (qanah), ossia un partigiano che combatteva per la propria terra contro gli invasori romani. Fu discepolo di Giovanni il Battista e si formò come penitente e combattente. Dalla Pasqua del 32 a quella del 36 fu proclamato re (maran) dal popolo con l’aiuto di Artabano III, re di Partia, dopo la morte di Seiano nel 31 e l’esautorazione di quasi tutti gli amministratori dell’area orientale. Gesù aveva buoni rapporti anche con Izate di Adiabene e Areta, re dei Nabatei. Il suo regno, tuttavia, non era riconosciuto da Roma, che riteneva indebita l’acclamazione popolare. Esso durò quasi cinque anni, dopo la conquista del tempio, e per i primi quattro non ebbe particolari problemi, poiché l’imperatore Tiberio sembrava disinteressarsi della questione orientale. Finché nel 36 Vitellio, nominato proconsole, fu incaricato di ripristinare l’ordine nella provincia di Siria. Assediata Gerusalemme diede l’ultimatum
alla città: dopo la resa, il clero giudaico consegnò Gesù ai romani, che lo fecero crocifiggere per il delitto di lesa maestà. In vita Gesù fu riconosciuto Messia, dopo che a Cafarnao compì un miracolo. Dopo la sua morte gli succedette il fratello Giacomo”. Lei distingue tra Regno dei cieli e Regno di Dio. Può spiegarci questa differenza? “Il Regno dei cieli ha come protagonista Gesù e poi suo fratello Giacomo (Jacob), morto nel 62, mentre il Regno di Dio ha come protagonista Paolo di Tarso (Shaul), che inventa un altro Gesù, trasformandolo da antiromano a filoromano, servo di due padroni (Dio e i romani). È lui che nel 43 coniò il termine Christianos, cristiano. Paolo era un ricco giudeo ellenista, imparentato con gli erodiani (nel bacino del Mediterraneo vivevano 2,5 milioni di giudei ellenisti che avevano come guida l’alabarca Alessandro Lisimaco; essi non parlavano l’aramaico ma il greco). Giacomo fu il capo della comunità di Gerusalemme dal 36 al 62, preparò i discepoli, con la penitenza e l’esercizio militare, alla guerra antiromana (66-73 d.C.), che si è svolta dopo la sua morte ed è terminata con la sconfitta ebraica e la distruzione del Tempio. Giacomo osteggiava Paolo: lo fece punire cinque volte, ordinando la sua
condanna a morte. Ma credo che il pensiero di Giacomo e del Regno dei Cieli sia stato cancellato dopo il 70 da giudei ellenisti. Al suo posto in periodo flavio, in un clima di revisione storica e di rinnegamento del Gesù zelota, si sono affermati il vangelo di Marco e la versione di Paolo, più funzionali al sistema romano”. Come si è arrivati poi alla formulazione di Gesù-Logos, figlio di Dio? “La formulazione del Logos parte da Filone, il Platone giudaico, grande figura dell’epoca che sintetizzò la cultura pagana e quella ebraica. Paolo era figlio di questa cultura, il suo pensiero si è affermato con gli evangelisti dopo la sconfitta di Gerusalemme. Il pensiero cristiano del I secolo fino a Traiano era confuso con quello giudaico, col quale aveva in comune le stesse usanze, distinguendosi poi sulla base del battesimo, della domenica e del rito eucaristico. La formulazione di Gesù-Logos è avvenuta successivamente da parte dei Padri della Chiesa (Clemente Alessandrino, Origene), che hanno dato un’interpretazione allegorica e non letterale della Bibbia. Fino a che, nel 325, il Concilio di Nicea ha sancito il dogma cristiano dell’Homoousios, la concezione che il Figlio è della stessa sostanza del Padre”. WM
Chi è Angelo Filipponi? È uno storico nato a Folignano (Ap) nel 1939. Sposato e con due figli, ha insegnato all’istituto magistrale e ai licei classico e scientifico di San Benedetto del Tronto, città dove risiede. Laureatosi in Lettere classiche, ha seguito corsi di linguistica, semiologia ed orientalistica, imparando scritture come l’aramaico, il sumerico e l’accadico. Sin dagli anni ’70 ha intrapreso, accanto all’insegnamento, un ingente lavoro di traduzione e commento su autori del periodo romano-ellenistico e medievale: San Bernardo (“L’epistolario”), Filone Alessandrino (opera completa, 45 libri), Giuseppe Flavio (“Antichità Giudaiche”, 20 libri), Goffredo di Auxerre (“Commento all’Apocalisse”), Clemente Alessandrino (primo libro). Ha pubblicato i saggi storici: “L’altra lingua l’altra storia”(1995), “Jehoshua o Jesous?” ( 2003), “Leggiamo insieme Ungaretti” (2003), “L’Eterno e il Regno” (edito a puntate nel 2009 su Ilquotidiano.it), “Caligola il Sublime” (2008). Tra le opere inedite figurano “Giudaismo romano”, “Una lettura del Padre Nostro”, “Scetticismo e Tecnicismo nel I secolo d.C.” e “Mastreià”.
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Quando la satira si fa storia Dove e Quando: “L’Italia s’è desta, La stampa satirica per una lettura iconografica dell’Unità d’Italia” Macerata, Palazzo Buonaccorsi, fino al 12 giugno (da martedì a domenica; 10 -18)
di
Michela Marconi
I giornali satirici dell’Ottocento diventano un libro di storia in tre mostre che affrontano l’Unità d’Italia da un punto di vista insolito e divertente: quello delle illustrazioni satiriche
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Tra le tante iniziative sorte nell’ambito delle celebrazioni del 150° anno dall’Unità di Italia, segnaliamo un interessante progetto, presentato al palazzo della Prefettura di Macerata nel novembre scorso, che coinvolge diversi soggetti tra cui la Regione Marche e la Provincia di Macerata in veste di patrocinatori. Si tratta di una serie di tre mostre dedicate ai fatti verificatisi in quel periodo storico che tutti conosciamo con il nome di Risorgimento. A Recanati (MC) “O Patria mia...” - documenti del Risorgimento marchigiano, è una mostra storicodocumentaria che, attraverso documenti della stampa locale dell’epo-
ca e di numerose fonti conservate nelle biblioteche del territorio, narra le vicende risorgimentali che interessarono il territorio regionale e testimonia come molti marchigiani si distinsero per l’eroismo e la dedizione alla causa dell’Unità. Presentata in un’affollatissima anteprima di tre giorni in Piazza del Popolo a Roma, la mostra “In nome della Legge. Tracce satiriche della Polizia italiana tra Otto e Novecento” è stata inaugurata il 6 maggio scorso a Montelupone (MC) e ripercorre, mediante l’interpretazione della stampa satirica dell’epoca, la nascita e la storia della Polizia italiana dalla fase risorgimentale – con
“O patria mia...documenti del risorgimento marchigiano: dallo Stato Pontificio all’Unità d’Italia” Recanati, Villa Colloredo Mels, fino al 12 giugno (da martedì a domenica; 9 -12 / 15 -19) “In nome della legge, tracce satiriche della Polizia italiana tra Otto e Novecento” Montelupone, Chiesa di San Francesco, fino al 28 agosto (lunedì pomeriggio, da martedì a domenica; 10 -12 / 16 -20)
l’istituzione dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza voluta da Carlo Alberto e promossa poi da Cavour – fino al Fascismo. Un’esposizione, questa, impreziosita da divise originali e dal corredo che, in epoche diverse, hanno fatto parte della dotazione del poliziotto. La mostra, che ha dato il via al progetto, è tuttora allestita a Macerata e narra dell’Unità d’Italia colta dal punto di vista dell’illustrazione satirica che si fa storia. Dopo gli Statuti concessi al popolo nei vari Regni in cui era divisa l’Italia preunitaria, infatti, e mano a mano che cadeva la censura preventiva, nacquero diversi periodici in cui giovani artisti ritraevano con illustrazioni satiriche i fatti e i personaggi di quell’epoca di grande fermento, documentando il “comune sentire” sia di quell’Italia che aspirava all’unificazione, sia di quell’Italia che, al contrario, accusava i patrioti di essere sovvertitori dell’ordine. Per conoscere e capire meglio quegli avvenimenti che condussero all’Unità d’Italia, non si possono dunque ignorare proprio i documenti coevi che ne hanno fornito una narrazione iconografica. Per la lettura storica di quel periodo di grandi entusiasmi, la mostra “L’Italia s’è desta. La stampa
satirica per una lettura iconografica dell’Unità d’Italia” si avvale quindi dell’uso delle caricature realizzate da straordinari artisti e disegnatori satirici dai tratti graffianti, che a quei tempi venivano considerati giornalisti a tutti gli effetti. I disegni, in un periodo di diffuso analfabetismo, erano infatti più comprensibili ed efficaci della parola scritta e risultavano più immediati e capaci di coinvolgere ampi strati della popolazione, compresa quella più colta e alfabetizzata. A corredo del progetto si è anche tenuto nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Macerata un interessante convegno dal titolo “Satira e caricatura come narrazione della storia”. Sono intervenuti Fabio Santilli, Presidente del Centro Studi Galantara e curatore delle mostre, il prof. Marcello Verdenelli del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e la prof.ssa Paola Magnarelli del Dipartimento di Scienze Storiche, Documentarie, Artistiche e del Territorio nonché responsabile scientifico del progetto. Quest’ultima ha presentato la nuova stampa satirica periodica dell’Ottocento come una Biblia Pauperum che, seppur guardata con sospetto e senso di superiorità da molti intellettuali, era di certo più accessibile economicamente e rispecchiava in maniera molto più fedele l’opinione popolare sui fatti del Risorgimento. Grazie anche a giornali come la Gazzetta del Popolo, che manteneva un prezzo politico di 5 centesimi, la stampa periodico-satirica ebbe un ruolo predominante nel fornire strumenti di formazione politica al popolo. Anche Cavour prese le difese della stampa periodica definendola il “tribunale dell’opinione pubblica” – opinione pubblica che comunque, nel senso liberale del termine, rimaneva prerogativa del ceto medio-alto. A conclusione del convegno il prof. Antonio Mele, direttore del Centro Studi Galantara [http://www.galantara.it/], ha introdotto due illustratori satirici contemporanei, Marilena Nardi, collaboratrice di Repubblica e del Fatto Quotidiano, e Lido Contemori, collaboratore di Espresso e Repubblica, che hanno sottolineato come
la satira sia ancora un modo attuale ed efficace di narrare la quotidianità dei fatti e di come dall’Ottocento si ricorra ancora alle stesse “armi” (il paradosso, la sineddoche, l’iperbole e così via) in un continuum di mezzi e di intenti: adesso come allora, infatti, in ogni messaggio satirico rimane un sotteso intento moralistico, una satira di costume, perché il vignettista ha la “presunzione” di far riflettere e persegue ancora l’antica consuetudine del castigare ridendo mores. WM
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Liceo a teatro:
un successo che va sostenuto E’ Sabato 9 Aprile 2011. Sulle assi del palcoscenico del teatro Persiani di Recanati, ragazzi del liceo stanno recitando “Deus-ExMachina”, una commedia tratta da testi di Woody Allen. La sala è completamente piena. Per il quarto anno consecutivo il cast del Liceo Giacomo Leopardi regala al pubblico una serata indimenticabile. Nel pomeriggio del giorno successivo, l’unica replica. Anche quest’anno è stato un successo.
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Anni prima già altri progetti avevano permesso agli studenti di “assaggiare” il sapore del teatro e gli alunni dell’omonimo Liceo Classico erano coinvolti in un progetto di laboratorio teatrale con la collaborazione del Piccolo Teatro di Milano, ma lo scientifico ed il linguistico, ormai da un anno, non si presentavano in scena. Quell’anno, però, forti dell’appoggio dell’Istituto, che promuoveva il progetto, credeva fermamente nelle finalità formative che esso era in grado di garantire e per questo rendeva disponibili i necessari finanziamenti, vennero aperte nuovamente le iscrizioni per l’attività teatrale. Da allora ogni anno, durante le prime settimane di Aprile, il Comune di Recanti concede il teatro cittadino, personale compreso, per ospitare le uniche due repliche dei ragazzi del Liceo, per le quali il servizio di biglietteria è affidato agli stessi studenti.
Riccardo Maria Barchiesi
Tutto inizia nel 2007 con il primo gruppo teatrale del liceo diretto e coordinato dal prof. Sauro Savelli, insegnate di storia dell’arte. Un’esperienza che non vuole assomigliare ad un corso di recitazione, ma piuttosto, per usare un’espressione del coordinatore prof. Savelli, vorrebbe essere più come i primi accordi di chitarra imparati in parrocchia, quelli che ti fanno innamorare, della musica e non, quelli per far compagnia al fuoco. Le iscrizioni per il gruppo teatrale vengono proposte ogni anno ed ogni anno gli alunni sono liberi di decidere se intraprendere o continuare il viaggio tra le polveri e i velluti del palcoscenico. Tutti tranne gli studenti del primo anno, per garantire un minimo di continuità al gruppo, visto che questi potrebbero ancora decidere di cambiare istituto, e per lasciar loro il tempo necessario per ambientarsi nel nuovo ambiente scolastico. Del gruppo normalmente fanno parte attori/attrici, ballerini/ballerine, per alcuni spettacoli anche cantanti e non è raro vedere sul palco anche il ritorno di qualche “veterano” del progetto, richiamato per farcire ancora un po’ lo spettacolo. La direzione del corpo di ballo è affidata alla
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professoressa Antonella Luminati, che cura le coreografie insieme agli studenti più “anziani”, relativamente al progetto, ovviamente. Tutta la recitazione è nelle mani del professor Sauro Savelli e, naturalmente, di tutti gli studenti che poi dovranno affrontare, chi per la prima volta chi no, il pubblico. Le prove si svolgono in orari extrascolastici infrasettimanali nelle aule che la scuola concede ai partecipanti al progetto, dalla seconda metà del primo semestre fino alla data della prima. La scelta degli spettacoli è curata dallo stesso coordinatore che lavora anche per adattare l’opera od alcune parti di essa. Un ruolo tutt’altro che marginale, poi, è svolto dalla SIAE di Porto Recanati che presta la propria opera di consulenza per coadiuvare la fattibilità e la sostenibilità del progetto nel suo insieme. Il panorama di proposte del gruppo spazia
dalle commedie più assurde, alle opere con un tono più impostato e baritonale, fino alle operette per voci leggere, permettendo così agli studenti di sperimentare le proprie capacità e attitudini attraverso un’esperienza poliedrica che lascia spazio a tutti i partecipanti. Il progetto ha da sempre registrato un’affluenza più che soddisfacente, ma cosa ancora più importante, un numero elevatissimo di alunni che hanno deciso di continuare ad impegnarsi anno per anno nonostante gli impegni scolastici, soprattutto per quanto riguarda le classi di maturandi, andando così a formare un gruppo sostanzialmente stabile e allo stesso tempo capace di arricchirsi ogni anno di nuovi partecipanti, attratti dagli ottimi risultati raggiunti in termini di performance,apprezzamento del pubblico e, tutt’altro che secondariamente, coesione, affiatamento ed entusiasmo degli studenti-teatranti. WM
Cosa vi siete persi Anno scolastico 2007/2008: “The Beggar’s Opera” operetta per voci leggere. Opera del ‘700 scritta da John Gay, adattata dal prof. Sauro Savelli e rimusicata da Franco Alfonsi. Un mondo, forse, capovolto dove i vizi vincono e le virtù probabilmente sono già state dimenticate. Anno scolastico 2008/2009: “Dracula Spectacula” commedia musicale. Tratta da testi di John Gardiner e Andrew Parr, poi adattata. Una parodia esilarante che si rifà liberamente al romanzo stokeriano, una storia d’amore e non-morte…cose da ridere insomma! Anno scolastico 2009/2010: “Galileo” dramma sulla vita dello scienziato Pisano, tratto da testi di Bertolt Brecht. “Meglio avere le mani sporche che non le mani vuote”, eroismo e sacrificio o furbizia e preservazione? Queste sembrano le domande a cui si cerca di dar risposta in quest’opera che viene considerata il testamento spirituale di Brecht. Anno scolastico 2010/2011: “Deus-ex-Machina” tratta da testi di Woody Allen. Commedia paradossale e meta-teatrale in cui prevale la metà non-sense. Tutti gli spettacoli sono stati ripresi e l’Istituto ne conserva un a copia in DVD. Alcuni spezzoni sono rintracciabili su YouTube.
Per assurdo sembra che al giorno d’oggi ci siano molte più persone disposte a mettersi alla prova su un palcoscenico piuttosto che seduti su una di quelle poltrone rosse al buio, nella platea a guardare. Un’esperienza come questa, tuttavia, proprio per il fascino che riesce ad esercitare sui ragazzi e nello stesso tempo per la capacità di avvicinare al teatro senza nessuna pretesa di professionalità od accademismo, riesce piuttosto a far nascere quella passione (non tanto per l’attività di recitazione, ma piuttosto per quel mondo fatto di attori-spettatori) necessaria a rendere fertile un interesse artistico-culturale che i normali programmi scolastici, non per altro che per la loro valenza prevalentemente teorica, stentano ad offrire ai ragazzi del liceo. Parlando più pragmaticamente, poi, non bisogna dimenticare il bagaglio di ricordi che l’esperienza regala gratuitamente agli entusiasti spettatori e, soprattutto, agli studenti; gratuiti infatti sono il biglietto dello spettacolo e la partecipazione al progetto. Economicamente parlando sembra che sull’altare della formazione scolastica si possano accettare dei compromessi di risultato e questo può solo rappresentare un altro punto di lode per il progetto e la sua organizzazione. Per quanto riguarda la sostenibilità nel tempo del progetto, tuttavia, quello che ci si auspica - personalmente, lo dico con un po’ di orgoglio, come veterano, poi come pubblico - e si spera come collettività cosciente dell’importanza delle attitudini socio-artistiche tirate in ballo dal progetto, è un appoggio sempre maggiore a questa ed a tutte le iniziative del genere da parte di ogni Istituzione, pubblica o privata che sia,che fa dei valori sociali, di appartenenza e di sviluppo la propria bandiera ed il proprio credo. Un appoggio che ci parla di interessamento, disponibilità, promozione e collaborazione sempre crescenti.
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} TREsy TAddEI è UN’ACROBATA E, AllO sTEssO TEMpO, UN’ATTRICE ITAlIANA TRA lE pIù RIChIEsTE NEl pANORAMA dEl CINEMA ITAlIANO Ed INTERNAzIONAlE.
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Tresy Taddey
L’acrobata del ci 42
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Benedetta Zilli a cura di
Tra presente e passato, la Taddei è rimasta la stessa ragazza di sempre.
Antonhy Hopkins?
Solo uno dei grandi attori che hanno recitato al suo fianco. Una carriera invidiabile. Ma lei è convinta di una cosa:
“Di tutto potrei fare a meno, tranne che dei miei genitori e del mio fidanzato”
Aveva solo dodici anni quando ha recitato con Antonhy Hopkins e Jessica Lange. Oggi, appena ventiquattrenne, vanta un curriculum di tutto rispetto ed è una delle attrici della serie Un medico in Famiglia 7, in onda su Rai Uno. Una carriera in ascesa quella di Tresy Taddei, coronata da premi e grandi riconoscimenti anche a livello internazionale, ma che non hanno offuscato quei valori e quella genuinità, che la rendono speciale e che lei stessa ammette di aver ereditato dalle sue tradizioni circensi. Nata in Abruzzo, nel piccolo paese di Sant’Omero, oggi la Taddei vive nelle Marche, una regione che la sua famiglia ha scelto di proposito dopo aver girato, per lungo e largo, l’Italia con il circo di famiglia “Takimiri”. E’ per tale ragione che lei si sente marchigiana e non riesce ad immaginare di poter vivere la sua vita in un altro posto. Una ragazza dalle idee chiare, legata da un rapporto viscerale con i suoi genitori e che non ha abbandonato il mondo del circo per fare l’attrice. “Quella che sono oggi - ha ricordato la Taddei - è il frutto di un’educazione ricevuta fin da piccola dalla mia famiglia e il circo ha influenzato molto il nostro modo di essere. Devo alle mie origini la persona che sono e di cui vado fiera”.
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Lei ha iniziato a muovere i suoi primi passi proprio nel circo del suo papà Ulisse…
“Ho iniziato la mia attività artistica nel circo con mio padre a soli due anni, esibendomi come sua partner in un numero di acrobazia. Poi sono stata una clown e solo a 7 anni, dopo tre anni di duro lavoro, sono diventata anch’io un’acrobata verticalista. Il circo è un’esperienza travolgente, che ti segna la vita. Richiede disciplina, tanto sacrificio, buona volontà e un grande sforzo fisico. Poi i circensi vivono quasi in un mondo a parte, dove tutti sono legati tra loro da una forte empatia. Diventiamo parte di un’unica famiglia e i rapporti umani si solidificano. Vige un grande rispetto e alla base c’è una vita priva di sregolatezze, ma basata sui principi umani profondi”.
Cosa intende per vita sregolata?
“Che non è ammissibile che una ragazza di quattordici anni vada a ballare, fumi e rientri tardi la notte. Io non so nemmeno cosa significhi tutto questo e ne vado orgogliosissima! Ripeto, il circo ti insegna tanto e ti porta a condurre un’esistenza particolare che spesso può sembrare dura. Ma invece a me non è pesato affatto. Ho ricordi legati alla mia infanzia davvero straordinari: i viaggi, gli amici, le serate passate con papà e mamma. Sono coccolatissima da loro due e non potrei vivere senza averli al mio fianco”.
Una famiglia molto presente, ma viaggiando sempre, com’è riuscita a coltivare solidi rapporti di amicizia? E poi, la scuola?
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“Non immagina quante volte mi abbiano fatto questa domanda e capisco anche che sia plausibile porsela. La scuola? Si, frequentavo lo stesso istituto per due settimane massimo, ma non ci crederà, ero sempre preparatissima! Confrontarmi con realtà diverse, maestre sempre nuove, diventava un’abitudine e chiaramente richiedeva da parte mia una partecipazione maggiore.
Di conseguenza, studiavo molto e alla fine ero sempre un gradino in più rispetto agli altri bambini. Le amicizie? Sono come un marinaio, che ha una fidanzata in ogni porto. Ho amici ovunque. Comunque alla fine le tappe erano sempre le stesse e ogni anno rincontravo gli stessi amici che avevo lasciato. Grazie a facebook ho avuto la possibilità di ricucire i rapporti con tantissimi di loro che non sentivo più. Chiaramente oggi, vivendo nelle Marche, ho una cerchia di amici che posso frequentare assiduamente. E poi ho i miei cugini che sono come fratelli. Sicuramente non mi sento mai sola”.
Insieme ai suoi genitori ha scelto le Marche, come luogo dove stabilirvi definitivamente. Ci sono delle motivazioni particolari? “Si tratta di una scelta ponderata e di un amore per questa terra che abbiamo sempre condiviso. Non sa quante città abbiamo girato con il nostro circo. Paesini, riviere, località turistiche di ogni genere, ma niente che ci esaltasse come la città di Montegranaro. Sono quei colpi di fulmine ai quali non sappiamo sempre dare una spiegazione razionale, ma ci piaceva la tranquillità e lo stile di vita dei suoi abitanti. Io ero ancora molto piccolina quando ci siamo stabiliti qui. Era consuetudine fermarci due o tre mesi in inverno, poi abbiamo comprato casa e ho vissuto qui tutta la mia adolescenza. Diciamo che abbiamo sempre avuto una predilezione per il centro Italia in generale. I miei erano affascinati dal fatto di vivere in un paese non troppo grande ma dove regnasse già una mentalità più aperta e meno “provincialotta”. Lavorando come attrice, non ho perso i miei ritmi e continuo a viaggiare. Questo mi porta, ogni volta che sono fuori, ad avere una grande voglia di tornare a Montegranaro. Qui le vie, il centro e i negozi sono sempre puliti e ordinati. C’è anche una grande considerazione per la cultura: ogni anno a Monte San Giusto viene organizzato il Festival Internazionale “Clown e Clown” e può immaginare la nostra soddisfazione. Lo scorso ottobre è stato istituito anche il “Premio Clown Takimiri”, che ogni anno verrà consegnato al migliore clown tra i partecipanti. A Grottammare organizzano il premio “L’arancia d’Oro”, che ha visto sul podio anche mio nonno Takimiri. Non ho motivi per non amare questa splendida regione!”.
Una circense doc, ma lei è anche un’affermata attrice, che ha recitato con grandi attori del panorama nazionale ed internazionale. Com’è nata questa passione per la recitazione? “All’età di 8 anni, dopo una serie svariata di provini, vengo scelta per interpretare il ruolo di Anna, come protagonista, nel film “La Medaglia”, con Franco Nero ed Antonella Ponziani. Diciamo che tutto è iniziato per caso! Poi è stato solo un susseguirsi di copioni
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da studiare a memoria. Lo scorso novembre ho ricevuto in Campidoglio il “Premio Cartagine” per cinema e spettacolo e spesso ho partecipato a festival importanti come quello di Cannes. Una passione sbocciata da piccola e che sto coltivando con grande umiltà ed entusiasmo”.
Ha recitato con grandi nomi del cinema italiano come Sabrina Ferilli, Monica Bellucci, Franco Nero…
“Si, per la televisione ho girato 2 film con la Ferilli, “Lucia” e “Il padre di mia figlia”. Ma anche altri film come “La Storia siamo noi”, con Valeria Golino e Stefano Dionisi. E poi “Stiamo bene insieme”, dove ho interpretato il ruolo di una bambina affetta da autismo, “Non lasciamoci più”, con Fabrizio Frizzi e “Don Matteo 3”, con Terence Hill. “Don Zeno”, con Giulio Scarpati, “Lui e Lei”, a fianco di Vittoria Belvedere e tanti altri. Invece, per il cinema, ho lavorato con Anthony Hopkins e Jessica Lange, nel film “Titus”, dove interpretavo la messaggera dell’imperatore. E poi “Uno su due”, con Fabio Volo, “Sangue Pazzo”, con Monica Bellucci e Luca Zingaretti e “La Medaglia”, con Franco Nero ed Antonella Ponziani. Ho trovato fantastica la Bellucci, estremamente disponibile. Bella, molto bella”.
E cosa ci dice di Antonhy Hopkins?
“Ho avuto il grande privilegio di lavorare con lui quando ancora ero una bambina, una piccola adolescente e non mi rendevo conto veramente di cosa mi stava succedendo. Oggi, quando ci ripenso, ho la pelle d’oca! Ero inconsapevole ed è comprensibile come io affrontassi quell’esperienza con incoscienza e naturalezza. Se dovessi recitare nuovamente al suo fianco, sicuramente non so se riuscirei a reggere l’emozione. Lui è un grande talento. Ho visto alcuni suoi film storici come“Il silenzio degli innocenti”e credo che lui sia uno dei pochi attori che hanno veramente segnato la storia del cinema americano e mondiale”.
Per il secondo anno consecutivo ha fatto parte del cast di “Un
medico in famiglia”. Come si è trovata?
“In “Un medico in famiglia 7”, che sta andando in onda in questo periodo su Rai Uno, mi sono sentita ancora più a casa, in quanto ho interpretato una ragazza circense. Anzi, le dirò di più: ho coinvolto anche mia madre e mia cugina sul set e ci siamo divertite tantissimo. Ho instaurato un rapporto di stima e affetto con tutti e devo dire che dai miei colleghi ho imparato tanto. Alcuni sono grandi professionisti e per me è una scuola importante poter recitare al loro fianco”.
I suoi genitori la seguono in tv o al cinema?
“I miei sono perfezionisti e mi imbarazza sapere che mi seguono in tv. Per me il loro giudizio conta parecchio e so che posso migliorare e fare di più. Comunque sanno sostenermi e so che sono molto orgogliosi del percorso artistico che sto facendo”.
Una ragazza all’antica, bella, con grandi valori e famosa. Ma Tresy Taddei avrà un difetto?
“Tantissimi! Avere una forte personalità può sembrare un pregio, mentre spesso è un bel difetto con il quale gli altri devono fare i conti. Sono troppo precisa, puntigliosa in tutte le cose. Ecco un assaggino, il resto lo tengo per me!”.
creato con grande tenacia e amore”.
Suo nonno ha una grande storia alle spalle…
“Mio nonno Antonio Taddei nacque in Argentina da genitori italiani e a 13 anni, dopo la morte della madre, rientrò in Italia e iniziò a lavorare in un circo. In breve tempo divenne uno dei più grandi acrobati al mondo, cosa che gli valse il soprannome di Takimiri, che in giapponese significa l’uomo della fune, viste le sue acrobazie alla corda aerea. Ferito in guerra, al suo ritorno decise di dar vita al clown Takimiri, famoso per il “naso rosso”. Per anni il suo circo ha regalato un sorriso a tanti bambini di tutto il mondo. Una nipote non può non tener conto di tutto questo. Mio padre ha saputo portare avanti con dignità e professionalità il suo operato. Io farò lo stesso”.
In cosa si specializza?
“Faccio spettacoli di hula-hop e verticali. Ma organizziamo eventi a tema e di ogni genere. Noleggiamo anche teatri tenda e tensostrutture. Mio padre ha dato un tocco più moderno al classico concetto di circo, creando una nuova realtà fatta di performance ed esibizioni di danza teatro, accanto alle classiche ma mai scontate attrazioni circensi.”
E’ innamorata?
“Moltissimo. Sono diversi anni che sto con un ragazzo meraviglioso, con il quale ho creato una sintonia magica. Ma non voglio svelare troppo sulla mia vita privata. Comunque è marchigiano e questo è il suo punto forte!”.
Vista la sua carriera nel mondo del cinema e della tv, molte ragazze trascurerebbero il circo, mentre lei si ostina a svolgere anche questa sua “seconda vita parallela”. Perché?
“Perché è la mia vita. E’ tutto quello che sono oggi e voglio portare avanti ciò che mio nonno Takimiri ha
Proprio a maggio uscirà il suo nuovo film “L’erede”. Cosa si aspetta?
“Che sia un grande successo per tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto. Un film molto bello e che consiglio di non perdere assoluta mente”.
A cosa non rinuncerebbe mai?
”Al mio fidanzato e ai miei genitori. Risposta scontata e forse banale, ma estremamente sincera”. WM
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Teatro dell’iniziativa, promossa dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, sarà l’Enoteca Regionale di Jesi. Nella suggestiva location sita in Via Conti, si svolgeranno 42 serate nelle quali ad essere protagonisti saranno vino, cultura e prodotti d’eccellenza del territorio regionale.
Quarantadue eventi per un viaggio alla scoperta dei vini e della cultura marchigiana
Le Marche d’autore Un progetto teso a sposare il binomio vino-cultura, portando a conoscenza dei turisti e degli appassionati, come anche dei semplici curiosi, le particolarità e le singolarità dei vini proposti accompagnandoli ad altre forme artistiche da gustare: soddisfatte saranno sia le papille gustative che le sinapsi della mente. Oltre al che cosa si vuole comunicare, sempre più ad assumere rilievo è il come lo si fa; ecco perché si è scelto di utilizzare format innovativi, fruibili da un’ampia platea, in grado di coinvolgere gli operatori del settore nonché gli appassionati e, al tempo stesso, di connotare l’attività dell’Enoteca con iniziative di alto profilo. L’obiettivo sembra essere stato raggiunto guardando al calendario degli eventi in programma ed ascoltando le parole dell’Assessore alla Cultura del Comune
di Jesi Leonardo Lasca che riconosce a “Le Marche d’autore” una forte valenza culturale e un importante contributo alla promozione del vino e del territorio tutto. Sulla stessa scia anche le dichiarazioni di Alberto Mazzoni, direttore di I.M.T. : “Jesi assume una rilevanza strategica in quanto, già nel nome, s’identifica in maniera inscindibile con il Verdicchio e diviene, attraverso l’Enoteca, il centro della promozione del vino e, più in generale, di tutti i valori che si riconoscono nel brand Marche.” Ma, cosa ancora più importante, i 42 appuntamenti non si presentano come progetto isolato bensì come parte di una strategia più ampia ed articolata, approvata e condivisa anche dalle più importanti Istituzioni regionali: Regione, Provincia e Camera di Commercio. WM
Sembra finalmente che si possa parlare di una vera e propria collaborazione in rete, con soggetti che lavorano fianco a fianco per promuovere il territorio e le sue eccellenze in modo lungimirante: interlocutori pubblici e privati che realizzano sinergie per una promozione unitaria e concreta, costruendo strumenti di marketing territoriale.
ENOTECA REGIONALE Via F.Conti 5, Jesi - AN Tel. 0731 213386 - Fax 0731257219
CARTOLINE VIGNETTE ANNI ‘30 di
Roberto Ricci
GUIDA AllA ScopERTA DEll’INcoNfoNDIbIlE gusto dell’AnisettA Meletti
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Le Marche, patria di personaggi celebri, di paesaggi mozzafiato, di monumenti maestosi e di prodotti artigianali unici, sono riuscite a mantenere una distinta notorietà anche nell’ambito dell’enogastronomia, offrendo all’impegnativo pubblico italiano - ma anche a quello estero – una ricca serie di prelibatezze. Quest’oggi volgeremo lo sguardo verso uno dei liquori più squisiti che le Marche possano offrire: l’Anisetta Meletti. Di origine ascolana, l’Anisetta Meletti nasce nel 1870 per mano di Silvio Meletti che, deciso nella creazione di un liquore unico e raffinato, s’ingegnò tra una distillazione e l’altra per dare vita a uno dei liquori più apprezzati del panorama italiano. Dopo aver largamente ricercato le materie prime più idonee alla concretizzazione di un prodotto che fosse il perfetto connubio tra gusto ed eleganza, Silvio Meletti diede vita a un minuzioso processo produttivo artigianale – nella bottega della madre finalizzato all’ottenimento di un prodotto unico nel suo genere.
Il proprietario dello storico Caffè Meletti di Ascoli Piceno, studiò approfonditamente manuali, attinenti la distillazione, provenienti da tutto il mondo, scoprendo piacevolmente che la costruzione di un alambicco a bagno maria a lentissima evaporazione, avrebbe notevolmente elevato il livello di aromatizzazione del liquore: “Il punto centrale della produzione è la distillazione di alcool in presenza di semi di anice”. Proveniente dagli estratti della Pimpinella Anisum, più comunemente chiamato anice, l’Anisetta è un liquore fortemente aromatico a base di anice verde. Ovviamente tutto ciò non sarebbe stato possibile se il territorio piceno non fosse stato così abbondantemente argilloso, e il clima così favorevole, da poter offrire una vasta quantità di anice verde: la distillazione dell’anice rappresenta, infatti, un’antica tradizione della realtà contadina picena, rintracciabile tutt’oggi in moltissime zone limitrofe, dai risultati piuttosto distinti. La degustazione di questo “nettare” può avvenire in svariate
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maniere, e in base ai propri gusti personali. Molto spesso i consumatori abituali, preferiscono degustare l’Anisetta aggiunta, in dose piuttosto modesta, al caffè in modo tale da conferirgli quell’aroma inconfondibile che solo un liquore di questo calibro può apportare. Altri, invece, preferiscono estasiare il proprio palato assumendola semplicemente come un drink – quindi liscia – accompagnandola magari a un’altra peculiarità della cucina marchigiana, i funghetti, dei dolci dalla forma simile a dei piccoli funghi, aromatizzati con i semi d’anice: come non rimanere incantati da tale connubio?! Gli intenditori più raffinati poi, si differenziano dagli altri aggiungendo all’anisetta liscia un chicco di caffè tostato, in modo tale da enfatizzare gli aromi, e da gustare un liquore molto più vivace ma al contempo estremamente più chic! WM
Tra i consumatori più celebri dell’Anisetta Meletti come non citare il grandissimo Carlo Alberti Salustri, meglio conosciuto come Trilussa che in onore di questa scrisse: “Quante favole e sonetti m’ha ispirato la Meletti”.
www.meletti.it
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a cura di
Maria Pettinari
Assaggiare il chI è l’ASSAGGIAToRE dI vINO?
chE DIffERENzA c’è CON Il sOMMElIER?
coME SI fA A DIVENTARE AssAggIATORE dI vINO?
“L’assaggiatore di vino è l’esperto in grado di eseguire veri e propri “esami sensoriali” sui vini e di valutarli secondo il colore, il profumo e il sapore. Presta la sua opera durante i concorsi vinicoli nazionali, regionali e provinciali, le manifestazioni e le mostre dove si selezionano vini di qualità. Può anche essere un consulente freelance e, se iscritto alla Camera di Commercio, può far parte delle Commissioni Nazionali per le degustazioni Doc. Non si tratta di una vera e propria professione ma di una specializzazione per chi opera già nel settore e per chi semplicemente vuole avventurarsi nella conoscenza del fantastico mondo del vino” .
“Il sommelier è il professionista incaricato della scelta dei vini, in aziende ristorative, alberghiere e nelle enoteche. E’ responsabile della cantina e del budget relativo alla gestione del suo settore, cura i rapporti con la produzione vinicola, la stesura periodica della carta dei vini e anche gli acquisti e la vendita delle bevande scegliendole in base al menù, alla clientela e alla categoria dell’azienda”.
“L’ONAV - Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino – organizza corsi di formazione per Assaggiatori di Vino. Ci si può iscrivere nella classe degli “Aspiranti Assaggiatori”, versando la quota d’iscrizione stabilita dal Consiglio Nazionale dell’associazione. Diventando socio si può frequentare un corso di 18 lezioni teorico-pratiche per diventare degli esperti nell’arte della degustazione. Le docenze di tale corso sono condotte esclusivamente da enologi ed esperti del settore. Superando l’esame finale, si potrà accedere alla classe degli “Assaggiatori di Vino”, si riceverà la patente di assaggiatore e si verrà inseriti nell’Albo Nazionale ONAV. Dopo due anni di esperienza degustativa condotta con l’ONAV, si assumerà la qualifica di “Esperto Assaggiatore” e si potrà anche entrare a fare parte delle commissioni ministeriali preposte al controllo organolettico dei “Vini di Qualità prodotti in Regioni Determinate” . I nostri docenti sono esclusivamente enologi”.
“Ci avvaliamo per la docenza dei nostri STATE cREANDo corsi degli enologi iscritti all’AssociazioUNA RETE coN lE ne degli Enologi Italiani e della preziosa del Centro Italiano di Analisi AlTRE ASSocIAzIoNI collaborazione Sensoriale di Matelica. Siamo stati chiamati condurre degustazioni guidate nell’ulchE SI occUpANo atima rassegna di Tipicità a Fermo e stiamo dI sAlvAgUARdARE Il definendo collaborazioni in eventi organizda una dozzina di comuni della Regione pATRIMONIO vINICOlO zati Marche”. MARChIgIANO?
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il
NO?
v no Bere un bicchiere di vino è una cosa usuale che facciamo tutti quotidianamente. Ma riusciamo a capire cosa beviamo? Il delegato per la provincia di Ancona Simone Schiaffino ci spiega come l’ONAV ce lo insegna
SI DEVE AVERE UN SENSo pARTICOlARMENTE svIlUppATO?
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“Assolutamente no, è sufficiente avere una certa curiosità e interesse per il mondo del vino, per la sua storia e per le sue tradizioni. Tutti noi siamo dotati degli strumenti per annusare ed assaggiare ciò che è dentro un calice di vino. La valutazione organolettica e sensoriale di un vino è composta di diverse fasi e fra queste presenta un grado di difficoltà più alto rispetto alle altre la valutazione olfattiva degli aromi. La difficoltà di questo esame è spesso dovuta alla scarsa attenzione che gli uomini moderni dedicano al senso dell’olfatto e al riconoscimento consapevole degli aromi, una disattenzione che si ritrova spesso anche nella qualità dei loro cibi. L’olfatto, oltre ad essere un essenziale fattore del gusto, è anche un’indispensabile capacità sensoriale che aiuta a garantire la sopravvivenza e grazie al quale è possibile accorgersi di situazioni di pericolo o di cibi nocivi. La maggioranza delle persone che si avvicinano alla valutazione sensoriale del vino incontrano maggiore difficoltà proprio nell’esame olfattivo, non perché il loro senso dell’olfatto è insufficiente, ma semplicemente perché non sono abituati a riconoscere gli aromi in modo consapevole e dedicano poca attenzione agli aromi e agli odori in generale. Il corsista ONAV è guidato dai nostri docenti attraverso un percorso di apprendimento che utilizza l’olfatto e il gusto, verso una consapevolezza sensoriale” .
QUAlI SoNo lE ATTIVITà chE l’oNAV MARchE svOlgE sUl TERRITORIO?
coME SI pUò VENIRE A coNoScENzA DEGlI EVENTI DA VoI oRGANIzzATI o pATRocINATI? pOssONO pARTECIpARE TUTTI O sOlO glI IsCRITTI?
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“Facciamo cultura. L’ONAV nasce sessanta anni fa ad Asti espandendosi poi in tutte le regioni italiane. Essendo io stesso un enologo, un anno fa ho chiesto al Presidente Nazionale Giorgio Calabrese di poter organizzare il primo corso nelle Marche. Oggi abbiamo 200 iscritti ONAV nelle Marche che si sono patentati dopo aver seguito i corsi che abbiamo organizzato in tutte le cinque province marchigiane. Le cinque delegazioni provinciali organizzano corsi e mensilmente, serate di degustazione guidate da enologi o produttori. Queste degustazioni rappresentano la palestra attraverso cui ci si allena al riconoscimento degli aromi e attraverso cui si sviluppa e affina sempre più il nostro olfatto, il nostro palato e si amplia il nostro bagaglio di conoscenze sul vino. Lo scorso Gennaio abbiamo condotto un corso di avvicinamento al vino presso l’unione italiana ciechi di Ancona, per ipo e non vedenti patrocinato dal comune di Ancona.
Siamo vicini ai produttori che coinvolgiamo costantemente nelle nostre degustazioni col fine di far conoscere meglio il nostro territorio, la storia e le tradizioni che possiede la nostra bellissima Regione”.
“Tramite il nostro sito www.onav.it sotto la sezione “Marche”, è possibile venire a conoscenza di tutti gli eventi ONAV organizzati nelle province della Regione Marche. I nostri eventi sono aperti a tutti. Un calice di vino racconta millenni di storia umana. Qualcuno una volta disse che siamo ciò che mangiamo, viene da aggiungere: “e ciò che beviamo”, perché raccontare il vino è in parte raccontare la storia dell’uomo dai suoi inizi. La cultura del vino trattiene in se mestieri, gesti, tecniche e sapori della terra che pestiamo. I nostri vini sono una cosa sola con i nostri dialetti: in alcuni bicchieri di vino c’è più storia che in un libro accademico”.
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Il Caciofiore dei
di
Giampaolo Egizii
Un buon formaggio è figlio di pascoli buoni e acque incontaminate. E quale miglior palcoscenico allora se non i pascoli dei Monti Sibillini per vedere espressa al meglio l’arte casearia nella nostra regione?
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Nell’alto maceratese nel piccolo borgo medievale di Gualdo si è svolta la quindicesima edizione di Formaggi d’Autore, famosa mostra mercato casearia che racchiude i migliori produttori nazionali di formaggio. La manifestazione è la scena ideale dove realtà che occupano un posto d’onore nelle nostre tavole possono avere il proprio giusto riconoscimento. Qui lo scorso anno è stato lanciato un progetto della Provincia di Macerata che ha lo scopo di valorizzare un prodotto marchigiano tradizionale, ma poco conosciuto: il Caciofiore dei Sibillini, antico pecorino a pasta tenera. Questo piccolo tesoro è stato riscoperto dopo 50 anni e prende il suo nome dalle parole “cascina” - dove i pastori producevano il formaggio - e “fiore” per via del caglio vegetale prodotto con un tipo di fiore che cresce su questi monti : la “Cynara cardunculus”, un cardo selvatico che
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cresce spontaneamente sui Monti Sibillini. L’usanza di utilizzare estratti di piante per cagliare il latte risale al tempo dei Romani e fu ripresa dai pastori dei Sibillini che producevano formaggio a partire da ciò che la natura metteva loro a disposizione: latte di pecora e fiori di carciofo selvatico. Ad Ussita e un po’ in tutto il comprensorio montano dell’alto maceratese, dove erano presenti allevamenti di pecore della razza “Sopravvissana”, i più anziani ancora ricordano il “Caciofiore dei Sibillini”. La riscoperta dei prodotti tradizionali e l’interesse crescente per i formaggi prodotti con caglio vegetale, anche da parte dei consumatori vegetariani, hanno spinto l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Macerata a contribuire alla ripresa della produzione con l’edizione di una disciplinare di produzione per salvaguardare l’originalità che contraddistingue la complessa
tecnica di lavorazione, nel pieno rispetto dell’esclusiva ricetta tradizionale. I veri eroi della riscoperta di questa delizia però sono due caseifici artigianali: Di Pietrantonio, di Belforte del Chienti e l’Azienda Biozootecnica Angeli , di Pieve Torina. Il signor Giovanni Angeli proprietario dell’omonima azienda ci tramanda una frase che gli disse un vecchio pastore parlandogli proprio del Caciofiore : “ Figliu , sai che nui tanti anni fà faceamo qui un formaggio che uno della città na orda me disse che questu pare lu cacio delli dei, tutte le orde che lo magno pare che me da forza!” . Oltre che per l’intrinseca specificità della cagliata, questo cacio è famoso anche per l’originalità che contraddistingue la complessa tecnica di lavorazione, che rispetta l’esclusiva ricetta tradizionale di questo prodotto meraviglioso.
Sibillini: un illustre sconosciuto che riafferma la sua nobiltà
Il Caciofiore era scomparso perché richiedeva molti giorni per la preparazione del caglio. Infatti i fiori utilizzati per la cagliata vengono essiccati e poi messi in infusioni con “puro aceto di vino “(vino rozzo, così come è fatto dai produttori di vino ) proveniente da puro aceto della botte madre. Inoltre comportava particolari cure durante la lavorazione. Il signor Angeli ci racconta : “ Il Mastro Caciaro , custode della tradizione, per quanto riguarda la nostra azienda è mio fratello che ha 29 anni. Ha alle sue spalle tre generazioni di mastri caciari: prima di lui mia madre, mia nonna e la mia bisnonna, si dedicavano a questa magnifica arte. Le mie antenate erano dedite alla trasformazione del formaggio proprio dal latte durante la transumanza. Dovevano essere particolarmente attente al momento della rottura della cagliata e poi della premitura rigorosamente manuale delle forme e
nella salagione”. Questo storico formaggio a pasta tenera realizzato con il latte appena munto di pecore di razza Sopravissana viene prodotto solo nei 3-4 mesi di fioritura del cardo fresco, particolare che lo rende di non facile produzione. La Provincia di Macerata ha voluto testare rigorosamente il prodotto recuperato tramite la definizione di una scheda sensoriale realizzata dal Centro di Analisi Sensoriale di Matelica, attraverso la quale vengano espresse la peculiarità del Caciofiore. Il profilo e l’unicità delle caratteristiche sensoriali di questo formaggio rendono indissolubile il suo legame con il territorio. Conviene consumare un Caciofiore fresco anziché stagionato, poiché con un breve affinamento si possono percepire al massimo le caratteristiche di questo formaggio, che sono una
grande freschezza a livello gustativo con sentori di erba fresca e cagliata e un piacevole retrogusto amaricante, peculiarità derivante dall’utilizzo del caglio vegetale. “La particolarità del nostro Caciofiore rispetto altri tipi di Caciofiori - tiene a precisare il sig . Angeli – è che il nostro deve essere mangiato entro i primi 15-25gg di vita proprio perché è un formaggio fresco e molle. Inoltre, l’uscita del nostro formaggio avviene in contemporanea sia nel negozio all’interno dell’ azienda sia in tutti gli altri punti vendita di Ancona, Urbino, Civitanova, Recanati, Porto Recanati , Porto Potenza Picena e Numana il che fa si che nel momento cruciale sia presente quasi su tutto il territorio delle Marche”. A volte scavando nella storia , si possono ritrovare veri e propri tesori: bentornato al Caciofiore dei Monti Sibillini, riportato alla luce dopo mezzo secolo più fresco e giovane di prima! WM
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La psicologia dello
A cura della Dott.ssa Barbara Rossi, psicologa dello sport, esperta in tecniche di rilassamento Centro Regionale di Psicologia dello Sport www.psicologiaperlosport.it
COS’ E’ LO STRESS ? Lo stress è una risposta organica alle alterazioni metaboliche e viscerali determinate da vari agenti che possono colpire l’organismo. E’ come dire che lo stress è un modo naturale di reagire alle situazioni di emergenza della vita. Pertanto è molto importante che lo stress sia presente nelle nostre vite, ci rende capaci di reagire a tutte le difficoltà ed ai cambiamenti improvvisi. La dannosità dello stress varia a seconda di come lo viviamo e quanto perdura nelle nostre vite.
E L’ANSIA? L’ansia è una emozione negativa che si associa a manifestazioni somatiche, anzi, tra i fenomeni di origine psicologica è uno di quelli che hanno più riscontri sul nostro corpo. In poche parole, l’ansia è l’insieme delle emozioni generate dallo stress e, laddove si crei un quadro ansioso patologico, si verifica in seguito ad una valutazione inadeguata dei problemi e della propria capacità di affrontarli. L’ansia, nei casi più estremi, si associa spesso al timore di pericoli più o meno imminenti e reali e ad una sensazione di impotenza e di inadeguatezza che crea angoscia.
QUALI SONO LE SITUAZIONI CHE POSSONO GENERARE STRESS ? Carichi di lavoro eccessivi non intervallati da pause di recupero, stravolgimento del naturale ritmo sonno/veglia, continue situazioni di rischio o incertezza, preoccupazioni continue, delusioni o sconfitte non accettate, disapprovazioni o rimproveri non compresi, dolori e sofferenze psico/fisiche
Uno stress accusato in modo troppo intenso e/o che dura per troppo tempo porta a bloccare permanentemente alcuni muscoli mediante tensioni croniche inconsce che disturbano l’individuo e gli fanno perdere la sua vitalità. 54
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ESISTONO DIVERSI TIPI DI ANSIA ? Esiste un’ansia che potremmo definire acuta, o “disturbo di attacchi di panico”, ne soffre il 6% della popolazione e si manifesta con attacchi di paura e la comparsa improvvisa di una sensazione di angoscia accompagnata da sintomi corporei. C’è poi un’ansia di tipo “generalizzato” che consiste in uno stato di tensione diffuso e persistente, che non determina necessariamente momenti di crisi come gli attacchi di panico ma è caratterizzato da un malessere generale psicologico e/o corporeo. C’è un’ansia causata, poi, da uno o più eventi particolarmente traumatici e stressanti e le cui conseguenze perdurano nel tempo e possono generare risposte acute o perdita di concentrazione, stanchezza e una sensazione di “vuoto mentale” che rende incapaci di riadeguarsi normalmente alla vita di tutti i giorni.
SI PUO’ GUARIRE DALL’ECCESSO di ANSIA E STRESS ?
L’ ANSIA HA SEMPRE UNA VALENZA NEGATIVA ? No. Così come lo stress, l’ansia è una indispensabile risposta del nostro organismo alle situazioni della vita che ci pone in grado di reagire ed adattarci alle difficoltà ambientali. Se l’ansia è contenuta ed è relativa ad un singolo evento limitato nel tempo, per esempio una gara sportiva o un esame, può far si che la nostra attenzione ed il nostro impegno, siano al massimo delle nostre capacità. Se l’ansia invece entra a far parte costantemente della nostra vita e si cronicizza, determina una serie di conseguenze negative per la salute e per la qualità della vita.
A?
Si. Il primo passo è accettare e riconoscere il problema. La farmacologia e la psicoterapia propongono dei rimedi che risultano efficaci ma, al fine della completa guarigione, è sempre consigliabile l’aggiustamento dello stile di vita e l’acquisizione di tecniche di respirazione e rilassamento. Lo stile di vita si riadatta attraverso un uso più consapevole del proprio tempo, del movimento, dell’ alimentazione, del proprio corpo, dei propri talenti, che stimoli le capacità di rispondere in maniera resiliente alle difficoltà. Una terapia del rilassamento ha la durata media di tre mesi durante i quali il paziente impara ad agire direttamente sul suo sintomo imparando a gestirlo attraverso la respirazione ed il rilassamento, sviluppando la capacità di concentrazione e proteggendo organi e sistemi di organi che in precedenza si trovavano esposti senza rimedio alle reazioni vegetative anomale. Grazie a questo approccio, basato su tecniche quali il Training Autogeno, la Respirazione Bioenergetica, la Contrazione/Distensione di Jacobson, ecc. e proposto in maniera individuale o di gruppo, il paziente è stimolato alla valorizzazione di se stesso ed alla crescita dell’ autostima. L’autoconoscenza attivata da queste tecniche pone in grado di cercare, trovare e sviluppare le proprie capacità così da assolvere ai propri compiti efficacemente, nella vita e nello sport.
IL CENTRO REGIONALE di PSICOLOGIA DELLO SPORT
QUALI SONO I SINTOMI ? I sintomi elencati di seguito, oltre a poter essere indicativi di altre malattie, sono alcuni tra i più comuni nelle persone che presentano stati ansiosi : insonnia, palpitazioni, sensazione di svenimento, vampate, difficoltà di memoria e di attenzione, vertigini, claustrofobia, sudorazione aumentata, formicolii alle mani e ai piedi, difficoltà digestive, nodo in gola, difficoltà della respirazione, diarrea, sensazione di “testa vuota” o “leggera”, dolori muscolari, gastrite, colite, psoriasi, emicrania, difficoltà del comportamento sessuale, alopecia, sfoghi cutanei, ecc.
Il Centro Regionale di Psicologia dello Sport ha sede a Macerata ed è operativo dal 2003 nelle Marche e non solo, con l’obiettivo dichiarato di proporre in ogni territorio in cui opera le sue attività mirate alla valorizzazione delle risorse dell’atleta e del non atleta. La psicologia dello sport si occupa, per esempio, di migliorare la gestione delle emozioni dell’atleta che in altri termini è la capacità di convivere positivamente con l’ansia e lo stress che gli impegni dello sport, così come quelli del lavoro e della vita, ci provocano. Tutte le tecniche di respirazione e rilassamento applicabili alla preparazione mentale dello sportivo sono valide ed utili anche nella ricerca della salute psicofisica di chi non pratica sport a livello agonistico. I nostri corsi sono aperti a chiunque senta la necessità di stare meglio ottimizzando le proprie risorse.
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Nazareno Strampelli
Nazareno Strampelli
Panorama di Castelraimondo (Macerata), comune natale di Nazareno Strampelli
Un marchigiano da Premio Nobel
(ma lui non lo sapeva...)
Se prendete in mano una spiga di frumento, di una qualsiasi tra le numerose varietà oggi coltivate in tutto il mondo, sappiate di avere almeno il settanta per cento di probabilità che questa “parli”... marchigiano!
Impossibile? E invece no. È ormai un fatto scientificamente assodato che la stragrande maggioranza delle “moderne” varietà di frumento discende da alcune tra le oltre quaranta create tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento da un grande agronomo marchigiano: Nazareno Strampelli. Nazareno Strampelli agli inizi del Novecento
Nazareno Strampelli
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Nazareno Strampelli (al centro) in una foto del 1941
di
Sergio Salvi
i Nato il 29 maggio 1866 a Crispiero di Castelraimondo, in provincia di Macerata, Nazareno Strampelli fu il primo in Italia ad applicare in agricoltura i princìpi dell’ereditarietà genetica pubblicati a metà Ottocento dal monaco moravo Gregor Mendel (1822-1884) e riscoperti solo nel 1900. Ed è proprio nell’anno 1900 che Strampelli, docente di agraria in alcune scuole superiori di Camerino (Macerata), effettua i suoi primi tentativi d’incrocio del frumento, convinto che per aumentare la scarsa resa che il cereale faceva registrare all’epoca (appena 10 quintali per ettaro, un decimo di quanto è possibile ottenere oggi con i frumenti “moderni”) non vi fosse altra strada da seguire se non quella di affiancare l’ibridazione ai tradizionali metodi di selezione, creando nuove varietà maggiormente produttive. Nel 1903, dopo essersi trasferito a Rieti a seguito della vincita di un concorso per la direzione della locale cattedra ambulante di granicoltura, Strampelli avvia, seppur tra mille difficoltà iniziali, un programma di miglioramento genetico del frumento che farà registrare un “crescendo rossiniano” di successi, culminato nella costituzione di innovative varietà a maturazione precoce, resistenti alle malattie fungine - le temibili “ruggini” - e all’allettamento - il coricamento a terra causato dall’eccessiva lunghezza del fusto posseduto dalle varietà tradizionali- , grazie alle quali le rese per ettaro quadruplicano e l’Italia, nel giro di pochi anni, raddoppia la produzione del cereale: dai 44 milioni di quintali prodotti nel 1922 si passa, già nel 1933, ad 80 milioni. Questi frumenti “miracolosi” diventano presto uno strumento di propaganda nelle mani del regime fascista, che nel 1925 inaugura la famosa “Battaglia del grano”, un’iniziativa che coniuga autarchia di regime e sperimentazione agricola su larga scala e che permetterà al nostro Paese di raggiungere, seppure temporaneamente, l’autosufficienza nella produzione del cereale. Finita la Seconda guerra mondiale, Strampelli, morto nel 1942 con la “camicia nera” addosso (nel 1925 si era iscritto al partito fascista, più per “tutelare” il proseguimento delle proprie ricerche che non per simpatia nei confronti del regime), fu rapidamente messo da parte, complice anche l’incipiente trasformazione dell’Italia da Paese agricolo a potenza industriale. Solo negli anni ’90 del secolo scorso, grazie ad alcuni genetisti agrari inglesi, il nome di Strampelli riaffiorerà caparbiamente a livello internazionale. Proprio in quegli anni, infatti,
Le ricerche perdute di Strampelli Nazareno Strampelli non si occupò solo di grano ma condusse ricerche e sperimentazioni anche su numerose altre specie d’interesse agrario (mais, orzo, segale, avena, patata, pomodoro, legumi, specie foraggere e persino piante industriali, come barbabietola, canapa e ricino). Mentre il lavoro svolto sul frumento fu sufficientemente divulgato dallo scienziato, sono quasi del tutto sconosciute, invece, la natura e l’entità delle ricerche che egli svolse su altre colture “minori”, rimaste non pubblicate e oggi considerate “perdute”. Forse per sempre.
Uno scienziato filantropo
Spiga di “Senatore Cappelli”, il più famoso frumento duro di Strampelli, tuttora coltivato
Nazareno Strampelli, studente ormai prossimo alla laurea in agraria (conseguita a Pisa nel 1891), fondò a Crispiero una Società Agricolo-Operaia di Mutuo Soccorso, tuttora esistente, avente finalità di sostegno economico ai lavoratori in difficoltà. Nel 1915 lo scienziato si rese protagonista dell’azione di soccorso a favore dei terremotati della Marsica, organizzando a Rieti la temporanea ospitalità per 160 bambini scampati al sisma. Recentemente si è scoperto che Strampelli, prima di aderire al fascismo, aveva fatto parte della Massoneria, che tra fine Ottocento ed inizio Novecento si aprì alla società civile proprio attraverso l’istituzione di numerose Società di mutuo soccorso.
Spiga di frumento tenero “Mentana”
i ricercatori d’Oltremanica scoprono una sorprendente realtà, rimasta prima di allora nello stesso oblio in cui era stato relegato lo scienziato marchigiano: un numero impressionante di varietà “moderne” di frumento, diffuse in tutto il mondo, discendeva da un pugno di grani creati proprio da Strampelli. A partire dal secondo dopoguerra, infatti, varietà come “Mentana”, “Ardito”, “Villa Glori”, “San Pastore” - costituite da Strampelli tra gli anni ’20 e ’30 - erano state massicciamente impiegate, come base genetica di partenza, nei programmi di breeding attuati dai principali Paesi produttori di frumento: Russia, Cina, Messico, Argentina e, in misura minore, Stati Uniti, Canada e Australia. Come mai? Il segreto sta nel fatto che le varietà di Strampelli esprimevano costitutivamente quelle caratteristiche di resistenza alle malattie e alle avversità ambientali che erano ritenute fondamentali per l’ottenimento di nuove varietà ancora più produttive, soprattutto nel contesto di quella “Rivoluzione verde” planetaria che, negli anni ’60, portò alla diffusione di frumenti ad alta resa che salvarono dalla fame le popolazioni di molti Paesi emergenti, tra i quali l’India e il Pakistan. Per aver creato questi nuovi rivoluzionari frumenti ad alta resa, costituiti in Messico negli anni ’50 e poi diffusi in tutto il mondo, l’agronomo statunitense Norman Borlaug (19142009) otterrà nel 1970 il Premio Nobel per la Pace. Ma senza l’apporto di Strampelli, in anticipo di trent’anni sulla strada che l’ignaro agronomo americano si trovò a ripercorrere, usando anche lui il “Mentana” come capostipite dei suoi grani “miracolosi”, sarebbe stata tutta un’altra storia... WM
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Fieri di essere marchigiani! di Eleonora Baldi
In questa semplice affermazione troviamo il succo della prima esperienza cinematografica dei Vincisgrassi che con “Succo di Marca” raccontano la nostra Regione dall’interno dandone uno spaccato ironico e reale
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Chi,marchigiano vero, non conosce i vincisgrassi? Ma oggi con Maurizio Serafini non parliamo di quelli caldi e fumanti la domenica sopra la tavola, ma degli artisti che da anni raccontano le nostre Marche e i nostri personaggi. Quindi, Maurizio: chi sono i Vincisgrassi? “I Vincisgrassi nascono nel 1993 da Luciano Monceri e da me. Abbiamo iniziato a pensare a come poter fare della nostra arte musicale un vero lavoro: è così che sono nati i Vincisgrassi, decidendo di provare a portare questa tipologia di musica che potremmo definire “pop marchigiano” a un pubblico che non fosse solo quello degli amici. Ci abbiamo provato ed
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è andata bene! La prima uscita discografica è stata in tape, in cassetta, e per noi fu un successo inaspettato:il primo album “Senti che botta” è stata una vera botta di eco interprovinciale tra Ascoli, Macerata ed Ancona. Con noi c’era anche Paolo Mencoboni, tastierista e compositore, che non fa più parte del gruppo dal 1999. Sono passati 18 anni ormai, un periodo in cui ci siamo cimentati in tante esperienze e non solo a livello regionale: trasmissioni radiofoniche pun della RAI insieme a Neri Marcorè e diverse puntate di All Music in onda su Tele A. Comunque il nostro fulcro erano e rimangono le Marche perché ne siamo profondamente innamorati,
seppure fortemente critici quando serve e molto attenti da un punto di vista antropologico cosa che ci ha permesso di raccogliere una serie di personaggi incontrati realmente: è stata la realtà ad ispirarci in tutto! Man mano la nostra esperienza diventava sempre di più la rappresentazione del “pop marchigiano” nostrano, contemporaneo che non è semplicemente folklore ma una vera e propria espressione dello spirito marchigiano”. Dopo questa breve presentazione entriamo nel vivo: come vi è venuta l’idea di Succo di Marca? “Avevamo tantissimo materiale di repertorio raccolto durante i live e girato video, in partenza avevamo pensato di crearci un dvd. Quando lo stavamo ultimando, il caso ci ha aperto un’altra porta: abbiamo conosciuto Giometti ed il Direttore Artistico Vito
Lauri e con loro è nata l’idea del film. Dovevamo creare una sceneggiatura che legasse questi spezzoni, ovviamente coprendo le parti mancanti con altre scene girate ex novo. Ecco perché Succo di Marca si presenta un po’ come i primi film dei Monty Python, che proponevano una serie di sketch televisivi cuciti insieme e diventati film. In quel periodo stavamo leggendo viaggio in Italia di Guido Piovene che nel 1957 venne nelle Marche e ne fece un ritratto da un punto di vista antropologico identificando i punti salienti del marchigiano, che sono tutt’ora validi ed attuali: quelli di una terra senza clamori dove le persone conducono una vita regolata, facendo il “passo secondo la gamba”, senza rischiare mai troppo. Abbiamo pensato di farlo diventare la figura
cruciale del nostro film, immaginando un personaggio ispirato a lui, che si chiamerà Guido Piove, che dopo 50 anni ritorna a fare un secondo viaggio nella nostra terra. I vari spezzoni li abbiamo riutilizzati per creare dei flashback, degli aneddoti attraverso i quali costruire questa esperienza”. Di quali marchigiani parla questo film? “Parliamo di tutti i marchigiani, quelli che Piove incontra nel suo viaggio. Ci troverete la storia di Capizzano de Camerino così come i nostri politici che cercano di internazionalizzarsi con quel provincialismo però che li contraddistingue; il racconto di ciò che accade nei nostri monasteri o nel nostro mondo industriale, con la citazione ad esempio di Cesare Paciotti. E’ un excursus tra i tratti del marchigiano contemporaneo, fatto sottraendoci però a quel prototipo che ci vede solamente contadini. Noi abbiamo
rappresentato le Marche oggi, con il nostro dialetto che però è smussato, meno arcaico rispetto a quello di cinquant’anni fa. Anche perché il cast è fatto tutto da attori, professionisti e non, marchigiani: chi meglio di noi può parlare di noi stessi?”. Perché “Succo di Marca”? “Perché il succo di marca è un prodotto da centro commerciale, ma nello stesso tempo significa essenza di marchigianità: rappresenta questo spirito marchigiano tradotto in polpa di pomodoro”. Dicevamo prima che tranne le parti affidate al personaggio di Piove tutte le altre sono in dialetto marchigiano. Vogliamo spezzare una lancia in favore di questo che è un patrimonio storico troppe volte bistrattato? “Assolutamente! Secondo me non si può prescindere dal dialetto. E’ un peccato anzi che qualcuno si vergogni del proprio dialetto; certo così come è un peccato che si sappia parlare solo dialetto! Quello che noi marchigiani abbiamo sempre sbagliato è il sentirci sempre un gradino inferiori rispetto agli altri e mai abbiamo pensato di esportare il prodotto Marche fuori dai confini, se non da pochissimi anni ed in netto ritardo rispetto ad altre realtà. Le Marche hanno avuto menti, personaggi e qualità straordinarie sempre sottovalutate e questo perché forse non siamo mai stati abbastanza fieri di essere marchigiani: conoscere la propria terra, le proprie origini, le proprie tradizioni, il proprio dialetto. Il nostro dialetto è uno straordinario modo di comunicare che rappresenta una sintesi non solo onomatopeica ma anche del latino, dello spagnolo, del francese, del toscano: come la nostra Regione che ha dentro mille anime troppo spesso poco valorizzate! Noi invece siamo sempre stati fieri di essere marchigiani e lo studio del nostro dialetto per noi è un vanto importante: la marchigianità è un valore aggiunto. E io ho deciso di farlo essere un valore e una ricchezza della mia vita portandolo anche in giro per il mondo”. Il successo riscosso da Succo di Marca, te lo aspettavi? “Sinceramente…ce lo aspettavamo! Sia per il prodotto che, per quanto a livello tecnico e tecnologico possa non essere perfetto, sa toccare il cuore del marchigiano, sia per il fatto che comunque come Vincisgrassi siamo conosciuti nella regione. Eravamo certi che il passaparola avrebbe funzionato da cassa di risonanza e così è stato!Perchè per la prima volta a parlare di Marche erano proprio i marchigiani”. WM
I Vincisgrassi in numeri Cinque sono le produzioni discografiche: Senti che botta (1993), Boom (1994),Teleciuccio (1998), The bestibus Vincisgrassorum(2000), Marducati (2002); Due le produzioni video che hanno preparato il terreno a Succo di Marca: una è Vincisgrassi Live, una raccolta di spezzoni di concerti con interviste e sketch, e l’altra Teleciuccio, una rappresentazione video di alcune storie tratte delle canzoni ed ispirate dal contesto sociale marchigiano; Dieci i fotoromanzi comici ispirati ai grandi capolavori della letteratura, tutti molto particolari e divertenti, in dialetto marchigiano e rigorosamente in costume: A caccia dell’Emiro Bimbumbam, Marietta e Neneo, Asterix e Obelix, Il cognome della rosa, Il codice da Vincisgrassi, Il Conte di Montegranaro, I maiala, Il cavallo di Treia, Chiavatar e Ciucus.
Oltre al dvd in prossima uscita, anche alcuni spettacoli live basati sul film per divertirvi made in Marche! Venerdì 17 Giugno a Camerata Picena Domenica 19 Giugno a Montegranaro Giovedì 23 Giugno a S. Girolamo di Fermo Sabato 16 Luglio a S. Elpidio Sabato 23 Luglio a Sefro Domenica 7 Agosto a Bivio Cascinare Giovedì 25 Agosto a Chiaravalle
Il sito ufficiale
>>>
http://www.artenomade.com/
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Good man
una grande scarpa per un grande uomo!
di
Roberto Ricci
Senza alcun dubbio si può affermare che la ùrealtà nella quale l’economia italiana ci sta proiettando non è delle migliori: è una realtà in cui tutti i settori compiono uno sforzo immane per auto-sostentarsi. E, malauguratamente, il Made in Italy non costituisce un’eccezione
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Non è un mistero il fatto che sempre più aziende del nostro territorio stanno via via accantonando il Made in Italy, per promuovere dei prodotti meno impegnativi e soprattutto più economici, arrecando un grave colpo all’economia italiana, ma fortunatamente esistono ancora imprese tenaci e resistenti che anche in periodi così bui tengono duro e che continuano a credere nel prodotto italiano: è questo il caso del calzaturificio Goodman. Con sede in provincia di Fermo – a Montegranaro – l’azienda Goodman da oltre vent’anni continua insistentemente e in maniera determinata a fornire al mercato locale ed estero, calzature di estrema eleganza, originalità e anche di qualità. Sempre più comunemente ci accade di imbatterci in prodotti esteticamente impeccabili, ma qualitativamente scadenti. Ma questo non è di certo il caso dell’azienda marchigiana in questione: tutte le risorse utilizzate per realizzare questi piccoli e pratici capolavori provengono dal nostro “stivale”; pertanto il consumatore può essere forte di una qualità impeccabile e soprattutto del nostro caro Made in Italy. Il signor Luigi Traini, proprietario dell’impresa marchigiana, ci racconta che il suo lavoro è come fare l’amore con una donna, se ci si mette passione la soddisfazione è garantita - sia per il produttore che per il consumatore - altrimenti si rischia di cadere nella banalità
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di un prodotto altamente commerciale, che finisce però per diventare, in questo caso, una calzatura qualunque. La forza di quest’azienda è, infatti, la volontà di fornire ai clienti una vasta scelta di calzature il cui compito non è relegato semplicemente all’essere calzato da un piede, bensì di risultare una piccola opera d’arte che resti nel ricordo di coloro che la indossano: la passione per questo mestiere è fondamentale per assicurare al cliente un prodotto utile, comodo ed irripetibile. Lo stile delle calzature al quale si fa riferimento, si distacca considerevolmente dalla banalità e dalla monotonia per consentire a colui che le indossa un’esclusività degna di un grande uomo, un’originalità incontestata e una qualità propria del Made in Italy. Ci racconta inoltre Luigi che negli anni è stato necessario, per mantenere una posizione distinta sul mercato, promuovere i suoi prodotti mediante delle fiere: eventi sporadici grazie ai quali è stato possibile aumentare il numero di consumatori e di conseguenza di export. Infatti la Goodman non opera esclusivamente sul suolo italiano ma anche all’estero: in Russia e nei grandi paesi dell’Europa dell’est, riscuotendo un eccellente numero di adesioni e senza dubbio un ben consolidato successo. Tutto questo e altro è il calzaturificio Goodman! WM
Ma per andare dove dobbiamo andare…
dove dobbiamo andare? Nel frattempo che cosa si può fare in giro per le nostre Marche?
Sicuramente in molti avrete visto il celebre film
“Totò Peppino e la malafemmena”
e avrete riso a questa battuta. Ma in realtà a volte il problema è reale! E noi, nel nostro piccolo proviamo a risolverlo! Proseguiamo il discorso aperto lo scorso mese con i nostri Presidenti di provincia sul marketing territoriale e cerchiamo di scendere più nel particolare. La primavera anche se un po’ stancamente sta arrivando e a tallonarla c’è già la stagione estiva: siamo pronti per accogliere i turisti che speriamo sempre più numerosi arriveranno per conoscere le nostre belle Marche? E abbiamo proposte interessanti che possano portare gli ascolani a salire verso il pesarese, gli anconetani ad addentrarsi nel maceratese e nel fermano? Insomma, siamo in grado di offrire degli eventi, delle fiere, degli spettacoli che possano creare un vero interesse attorno alla nostra regione, sia
per i “forestieri” che per i marchigiani veraci? Sì perché a volte si fa l’errore di confondere il turismo estivo e primaverile con quello marittimo. Abbiamo delle meravigliose spiagge questo è vero, e scorci di panorama da mozzare il fiato, incontri di montagna e mare che in pochi possono replicare. Però il turismo è sempre alla ricerca di qualcosa di più, è sempre di più appagamento del bisogno di un’esperienza che possa coinvolgere, appassionare, interessare. Non basta più sdraiarsi su un lettino, farsi un bel bagno o passeggiare per il lungomare. Tutti noi vogliamo qualcosa di più. E poi, ci manca ancora un po’ alla fatidica prova costume! WM
I marchigiani sono poliedrici questo lo sappiamo; scommetterei che in questi mesi in cui il sole rende tutti più aperti a viaggiare e a passeggiare per paesetti, fiere, mercatini d’artigianato ci sarebbe da stancarsi a raggiungere tutti i piccoli borghi dove qualcosa viene organizzato. Ma molto spesso, pecchiamo in comunicazione; si riesce a trovare ciò che ci interessa solo se si sa dove cercare. Ma se non sapessimo già in partenza che cosa oggi abbiamo voglia di fare? Quante volte ci sarà capitato di svegliarci un sabato o una domenica, aprire le finestre e sorridere a una bella giornata, con un pensiero che subito si accende “Che cosa si può fare oggi?”. Ma tante volte, questa domanda rimane senza risposta oppure si va ricadere sempre nelle solite cose già viste e già fatte.
E allora, un po’ per dare un servizio ai nostri lettori un po’ per farci un programmino anche noi di Why Marche a quale eventi essere presenti per raccontarveli, chiediamo aiuto ai Presidenti: chi meglio di loro può avere il polso della situazione e consigliarci come vivere le Marche? Whymarche.com 61
INTERVENTo DEl pRESIDENTE DEllA pROvINCIA dI ANCONA pATRIzIA CAsAgRANdE “Le offerte turistiche si moltiplicano nella provincia di Ancona perché, come già detto in molte altre occasioni, scommettiamo sul turismo come settore trainante dell’economia e sul nostro patrimonio culturalenaturalistico come un’irrinunciabile risorsa. Grazie alla creazione della Marca Anconetana (www. marcaanconetana.it), il nostro sistema turistico unico è oggi un punto di riferimento strategico e operativo, attraverso cui coordinare e gestire iniziative condivise dai 53 soggetti, pubblici e privati, che ne fanno parte. Sostenere la cultura dell’accoglienza significa infatti coinvolgere tutti gli attori e i cittadini del territorio nel perseguire il medesimo obiettivo: valorizzare e potenziare la capacità di attrarre quel gran numero di viaggiatori alla ricerca del rit-
mo lento, per gustare a pieno la bellezza del paesaggio e i sapori della buona tavola. Il bando per lo sviluppo dell’ incoming ci ha già fruttato una serie di pacchetti che raggruppano numerosi Comuni intorno a un unico progetto. Una rete intrecciata sui temi forti della nostra provincia, che punta alla destagionalizzazione in un naturale fluire dell’attenzione del turista dalla costa all’entroterra: congressistica e cultura, sport ed enogastronomia, religiosità e natura. Non sarebbe possibile far qui l’elenco delle opportunità per chi ama la vela o andar per teatri. Un elenco dal quale non possiamo escludere le più immediate manifestazioni ormai consolidate: Poiesis a Fabriano, il Cantar Lontano ad Ancona, il Caterraduno e il Summer Jamboree a Senigallia”. WM
INTERVENTo DEl pRESIDENTE DEllA pROvINCIA ìdI pEsARO E URBINO MATTEO RICCI “La buona ospitalità comincia con l’informazione e l’accoglienza turistica. E’ con questa certezza, e con la volontà di fare del turismo uno dei perni per il rilancio dell’economia del territorio, che la Provincia ha messo a punto una nuova “rete” Iat (Informazione e accoglienza turistica) che fa perno su quattro uffici a Pesaro, Urbino, Fano e Gabicce Mare e che si amplierà a breve con altri 25 punti informativi e bookshop soprattutto nelle aree interne (con vendita anche di prodotti tipici di qualità), grazie alla collaborazione pubblico – privato messa in campo. Le grandi affluenze del periodo di Pasqua e del primo maggio testimoniano come il nostro territorio stia costruendo un suo specifico brand turistico puntando principalmente su sport,
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cultura ed enogastronomia, con la valorizzazione dei piccoli borghi e centri storici. I turisti, tra cui molti stranieri, in particolare tedeschi e olandesi, scelgono questi luoghi nella consapevolezza di trovare un valore aggiunto, che è la qualità della vita. Ed essere una provincia che favorisce il benessere è l’elemento a cui teniamo di più. Non a caso abbiamo promosso il “Festival della Felicità”, che si affianca a tante iniziative importanti come la mostra “Guercino a Fano, tra presenza e assenza”, alla miriade di eventi sportivi (tra cui le finali nazionali di “Ginnastica in festa”), agli appuntamenti enogastronomici che rendono appetibile questo territorio. Siamo fiduciosi che il lavoro di squadra avviato continuerà a dare buoni frutti.” WM
INTERVENTo DEl pRESIDENTE DEllA pROvINCIA dI FERMO FABRIzIO CEsETTI “Rafforzare l’immagine del territorio, dei suoi 40 Comuni, facilitare il posizionamento della Provincia di Fermo sul mercato, continuando su quel trend positivo intrapreso negli ultimi anni: sono questi gli obiettivi che si è posto il Programma Operativo Turistico della Provincia di Fermo, frutto della concertazione posta in essere con tutti gli attori del Tavolo Azzurro provinciale (organo di consultazione turistico composto da più di 50 soggetti). Un programma ambizioso, che parte da un fattore imprescindibile ed ineludibile quale il territorio stesso. L’ospite di oggi chiede di conoscere le abitudini, i sapori, i profumi di una terra: insomma, tutto ciò lo può render parte integrante della realtà in cui si tuffa per un periodo più o meno lungo. E la Provincia di Fermo sta lavorando per diversificare l’offerta turistica, sviluppando diverse filiere turistiche
che, se da un lato possono rendere accattivante e coinvolgente il soggiorno, in base alle esigenze che il turista vuole soddisfare, dall’altro creano un unico minimo comune denominatore quale l’accoglienza. Prima fra tutte la filiera enogastronomica, grazie al Circuito delle Cucine Tipiche Locali (www.chimangialafoglia. it), che mira a valorizzare le produzioni tipiche e le tradizioni gastronomiche del territorio attraverso la riscoperta di antichi piatti e l’utilizzo di materie prime di qualità, provenienti da coltivazioni ed allevamenti locali, mettendo in rete Comuni, eventi, ristoratori e produttori che, confluendo in un unico contenitore, offrono ai turisti, ma anche ai residenti, un prodotto completo fatto di svariate iniziative (mercatini, cene tematiche, corsi didattici, escursioni, etc.) che si sviluppano nell’arco di tutto l’anno”. WM
INTERVENTo DEl pRESIDENTE DEllA pROvINCIA dI AsCOlI pICENO pIERO CElANI “Ancora una volta l’offerta turistica della provincia di Ascoli Piceno sarà caratterizzata da numerosi eventi sportivi, spettacoli e altri momenti ricreativi connessi alla natura e alla storia. Appuntamento clou sarà il Festival dell’Appennino con itinerari all’insegna della musica, del folklore, delle tradizioni popolari che si articoleranno dal 2 giugno al 12 luglio tra i Sibillini e i Monti della Laga. Con questo Festival rendiamo omaggio alla montagna che rappresenta un patrimonio straordinario da far conoscere insieme alle persone che vivono in questi suggestivi borghi e ne custodiscono le tradizioni svelando l’incanto dei luoghi nel rispetto dell’ambiente, filo conduttore della manifestazione. Ogni anno il festival dell’Appennino presenterà una sezione tematica che
caratterizzerà alcuni degli appuntamenti in programma. Quest’anno, in coincidenza con il 150° anniversario dell’unità d’Italia, la sezione sarà dedicata a “Le vie picene dell’insorgenza”: il nostro territorio, per la caratteristica di area di confine, ha visto infatti il manifestarsi di moltissimi episodi di insorgenza, protagonisti i famosi briganti, soprattutto tra le nostre montagne. Il Festival parlerà anche di loro. Altro appuntamento d’eccezione sarà l’11 agosto, nella splendida cornice del porto di San Benedetto del Tronto, dove porteremo la grande lirica con l’opera di Verdi il “Nabucco. Queste iniziative intendono proporre in modo integrato il territorio, valorizzandone, dalla costa alla montagna, le straordinarie risorse con eventi di richiamo per il pubblico locale e i turisti provenienti dall’Italia e dall’estero”. WM
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Fabio Curzi
La scomparsa d Con i cambi di stagione arrivano in televisione i pezzi di colore, quei servizi che ti raccontano del mercato clandestino delle sdraio, delle palestre sulla sabbia, delle creme abbronzanti e di tutto quello che si può fare sulla riviera romagnola, in Versilia, e qualche volta sulle spiagge marchigiane. Vogliamo essere da meno della televisione? Questo è il pezzo balneare, con i ricordi di quando avevamo il costumino con la fetta di cocomero e impazzivamo per l’odore del materassino nuovo (che poi era nuovo molto spesso, visto il tempo impiegato a bucarlo). A fare i nostalgici da spiaggia ci vuole poco, citofonare Brunori SAS che nella sua “Guardia ‘82” mette insieme tutta una serie di luoghi comuni su quell’estate indimenticabile a cominciare da Pertini e Bearzot. Ascoltavamo, anime innocenti, Mi-
La vignetta di Andrea Pazienza
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a del moscone guel Bosè. Poi ecco d’improvviso che appare il falò sulla spiaggia. Il vero mito nazionale. Il falò sulla spiaggia, dice, non si potrebbe fare per il divieto di accendere fuochi lungo la costa che potrebbero creare problemi alla navigazione notturna. Però immaginatevi un mondo senza falò sulla spiaggia, senza “un bacio a labbra salate / un fuoco, quattro risate”. Le canzoni estive sono un po’ così: mielose, finte, impastate di luoghi comuni e qualche ammiccamento. Però sono una specie estinta. Le canzoni degli anni ‘60, per esempio, col loro raccontare la scoperta della modernità, l’automobile per tutti, le uscite in gruppo e i nuovi modelli sociali. Roba che Gianni Morandi raccontava in maniera più efficace di Nanni Balestrini. Oggi provate a capire cosa dicono le canzoni estive, cosa raccontano delle persone che le ballano e
le cantano? A Senigallia ci provano, quelli del Summer Jamboree, provate a sentire “Oh Baby come with me to the Summer Jamboree” degli Honolulu Hula Boys. Pensate all’“Estate al mare” di Giuni Russo e Franco Battiato e Giusto Pio (ancora 1982): “Senti questa pelle com’è profumata / mi ricorda l’olio di Thaiti”. Se poi uno invece che a Thaiti stava a Marzocca s’accontentava di guardare gli ombrelloni da lontano, ma il profumo, ah il profumo. Per andare lontano bastava il pattino. Mia zia: “tornate più vicini, che volete andare a trovare Tito”? Dalle mie parti il pattino è in via d’estinzione. Magari sono tutti nascosti dietro l’angolo, ma a me sembra che pattini, pedalò e mosconi siano in via d’estinzione. Non ho ben capito cosa fa la gente in spiaggia tutto il giorno, ma probabilmente non si rema più come una
volta. Quando si parla dei famosi servizi da offrire ai clienti per incrementare l’offerta turistica mi sa che si parla di quella roba lì. Per dirla come quelli bravi, back to basics, bisogna tornare alle cose elementari: la sabbia sta all’ombrellone come il mare sta al moscone. C’è una straordinaria storia di Andrea Pazienza (marchigiano/pugliese/ genio) che racconta di lui che se ne va col moscone verso il largo dal Sud Est, uno stabilimento di San Benedetto del Tronto. Lui che rema al mattino presto e la spiaggia che piano piano prende vita. Rema e si lascia andare. Mette i piedi nell’acqua. E poi scrive questa cosa qui “E l’acqua blu mi spettina i diti”. Che se l’hai fatto, di mettere i piedi nell’acqua mentre la barca si muove piano, sai esattamente quello che ti sta dicendo. E per fortuna l’estate è arrivata. WM
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l’Aquisgrana di Carlo Magno si trovasse, in realtà, nella Val di Chienti
Rappresentazione storica di Pipino il Breve
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Un’appassionata ricerca storica ipotizza che
Giampaolo Paticchio
Il mistero di Il professore è in piazza che mi aspetta. Sono a San Ginesio, nel maceratese, e le pietre medievali del selciato sono inondate di sole. Lo indovino da lontano che è lui. Portamento distinto, sguardo accogliente, una settantina d’anni. Si chiama Giovanni Cardarelli e me lo hanno descritto come un segugio di Templari. È lui che avrebbe scoperto, proprio là nel suo paese e precisamente nella chiesa Collegiata, inequivocabili e abbondanti segni della presenza influente dell’Ordine del Templio, leggendaria confraternita di monaci guerrieri, apparsa a Gerusalemme nel 1120 dopo la prima crociata e sanguinosamente sciolta, circa due secoli dopo, da Filippo il Bello, con l’avallo papale. I Templari erano un corpo davvero speciale: i combattenti meglio addestrati, i più capaci di disciplina militare che le falangi cristiane abbiano mai vantato durante le Crociate. Ma quei cavalieri erano diventati troppo ricchi, potenti, influenti e l’epilogo della loro storia si consumò nei roghi riservati agli eretici. Secondo il professore i simboli sotto i capitelli della Collegiata, tutti di derivazione templare, le caratteristiche architettoniche di quel maestoso edificio romanico-gotico e altri indizi rimandano all’idea che prima di essere una chiesa quella fosse stata una sala dei cavalieri, forse un convento-fortezza, comunque un luogo dei Templari.
LA PIAZZA DI SAN GINESIO
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San Ginesio
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a San Ginesio Ma non è di loro che voglio sapere oggi dal professore. È un’altra l’ipotesi storica che mi interessa. Ne ho sentito solo parlare e la trovo affascinante. Affascinante ma incredibile. Per taluni storici di professione non sarebbe nemmeno degna di considerazione. Secondo la teoria di Giovanni Carnevale, infatti, un’ottantenne letterato salesiano dedito agli studi medievali, Aquisgrana, la sede della corte carolingia fondata da Carlo Magno sul finire dell’VIII secolo, non andrebbe collocata ad Aachen, nel nord della Germania, come si ritiene, ma piuttosto in Italia. E precisamente nella Val di Chienti. Le ricerche di Don Carnevale nascono da una miniatura chiamata “Aquisgrani oppidum”, contenuta in un codice che oggi è custodito a Santiago di Compostela. Il disegno descrive la Cappella Palatina di Aquisgrana: un tetto a terrazzo, una cupola centrale, le torri scalari. Tutt’altro edificio rispetto al duomo di Aachen, dove invece si ritiene sia sepolto Carlo Magno. Il disegno della miniatura riprodurrebbe invece, quasi alla perfezione, l’Abbazia di San Claudio al Chienti, non lontano da Macerata. Per lo studioso sarebbe quest’ultima la vera Cappella Palatina, sotto una cui arcata Carlo Magno sarebbe stato sepolto. La vera Francia per Carnevali, ai tempi in cui l’attuale Francia si chiamava Gallia, era nel Piceno. Quest’ultimo sarebbe stato l’epicentro delle vicende di Carlo Martello, di Pipino il Breve, di suo figlio Carlo Magno e dell’Impero Carolingio. La dinastia dei Capetingi, poi, qualche secolo dopo, nell’ansia di accreditare il proprio trono con ascendenze carolingie, avrebbe “cancellato” la memoria della Francia picena, trasferendone tutto il capitale simbolico a Parigi, nell’Abbazia di Saint Denis. Questo fu possibile, sempre secondo il prete medievalista, attraverso una perpetuata “damnatio memoriae”, cioè una vera
e propria manipolazione sistematica della memoria storica, fatta di testi e documenti distrutti, di monumenti traslocati, di carte false coniate ad arte. Inoltre, nel 1165, Federico Barbarossa avrebbe traslocato il corpo di Carlo Magno nella Cappella di Aachen, prelevandolo proprio dall’Abbazia di San Claudio al Chienti. La Cappella del Barbarossa avrebbe rappresentato una sorta di contraltare alla Saint Denis di Parigi, un Sancta Sanctorum del suo impero. Così la vera, la prima Saint Denis sarebbe stata, in realtà, non quella di Parigi. Ma l’attuale Collegiata di San Ginesio. È lì che, secondo Carnevale, si troverebbe ancora oggi la tomba di Pipino il Breve. E qui entra in ballo Cardarelli, il professore, che mi porta nella chiesa e mi conduce all’angolo a destra dell’ingresso, in corrispondenza dell’antico ingresso principale, attualmente murato. “Lì” indica con la mano verso il pavimento. “Nel 2009 mi sono interessato affinchè fosse condotta un’indagine geofisica con georadar (Ground Penetrating Radar) sul sottosuolo interno ed esterno della chiesa, per individuare anomalie riconducibili a eventuali cavità riempite. E lì, proprio sotto il vecchio portale murato, c’è qualcosa che somiglia ad una tomba”. L’indagine, commissionata dall’amministrazione comunale e condotta dalla Geo 3D di Rieti, giunge infatti a queste conclusioni: “Dall’elaborazione dei radargrammi e delle ricostruzioni in 3D è stato possibile individuare all’interno e all’esterno della Chiesa, in prossimità dell’arco riempito, delle superfici di discontinuità verticali che indicano un terreno con all’interno molte anomalie sparse, irregolari e discontinue”. Nessuno scavo è però mai stato autorizzato in seguito all’indagine. Secondo la ricostruzione di Don Carnevale, nel 768 Pipino sarebbe morto proprio a San Ginesio
e lì seppellito. Dopo quindici anni il corpo di sua moglie Berta gli sarebbe stato affiancato nel sepolcro. Un frammento della stele funeraria, raffigurante un re in tunica di stile carolingio e un altro volto con corona, forse femminile, si sarebbe salvato dalla distruzione del tempo e della “damnatio memoriae” e sarebbe stato incastonato nell’attuale portale principale. Dov’è ancora oggi. Il professore mi indica infatti una formella di pietra sopra l’ingresso esterno della Collegiata. La figura intera e il volto, con le loro belle corone regali, sono chiare e distinte nell’emergere dalla pietra. Scrive Don Carnevale: “Nella lettera di Ludovico il Pio dell’835 a Hilduin, abate di Saint Denis, la sepoltura di re Pipino era indicata con precisione, ante limina basilicae -sul limitare della basilica- col lato lungo trasversale all’ingresso, cosicchè chiunque entrasse in chiesa doveva necessariamente passare sul corpo del Sovrano ivi sepolto. L’indagine col Georadar ha confermato alla lettera quanto affermato da Ludovico il Pio”. Quindi Pipino e la moglie riposerebbero ancora oggi, in pace si spera, sotto le pietre di San Ginesio.
Me ne vado da questo meraviglioso borgo di quattromila anime, con un passato denso di storia e di misteri, incerto se scrivere o meno di questa giornata. Mi dico che la gravità delle ipotesi storiche non è supportata da altrettanto gravi evidenze. Almeno finchè non si scava sotto l’antico portale. Ma insomma, mi dico alla fine, forse potrebbe anche non essere la Storia, ma è pur sempre una storia. I MontiWMSibillini e la Piana di Castelluccio fiorita dove scorge un paesaggio bizzarro; un’Italia disegnata alberi sul lato di C’è molto azzardodagli in quest’idea. una collina E tanto basta,
perchè la si possa raccontare.
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Non è solo il mare ad essere blu! 16 sono le Bandiere Blu che le Marche hanno ot-
tenuto quest’anno. L’orgoglio regna ovviamente sovrano tra tutti noi che della nostra terra e del nostro mare siamo innamorati. Ma, ci siamo mai chiesti come vengono assegnati questi importanti riconoscimenti? Cosa in effetti viene valutato e da quindi lustro alla nostra regione? Per rispondere a queste domande siamo risaliti direttamente alla fonte: il Presidente della FEE Italia – Fondazione per l’Educazione Ambientale -, Claudio Mazza.
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di Eleonora Baldi
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Professore, quali sono i criteri utilizzati per assegnare le Bandiere Blu? “Gli elementi presi in considerazione sono molti e vanno oltre il “mare” puro e semplice. Ovviamente il primo indicatore riguarda la qualità dell’acqua che deve essere eccellente. Poi si valuta la presenza di un depuratore di secondo o terzo ordine che deve essere dimensionato per sopportare il picco registrato nel periodo estivo; inoltre, dobbiamo verificare che almeno l’80% degli allacci fognari sia collegato al suddetto depuratore. Il metro di valutazione si amplia poi a tutto quello che riguarda il rispetto dell’ambiente nella sua globalità: la gestione dei rifiuti e la percentuale di raccolta differenziata realizzata, in modo particolare quella in spiaggia. Poniamo particolare interesse anche alla presenza di servizi in spiaggia, all’assistenza fornita ai bagnanti. E non è finita qui. Il nostro giudizio è globale e per questo consideriamo la generale gestione del territorio: iniziative di chiusura del centro storico ai veicoli per permettere una visi visita più agevole, collegamenti con navette o altro dai punti periferici al centro, piste ciclabili. Insomma, tutto ciò che può migliorare la qualità della vita, intenden intendendo con ciò la diffusione di un’educazione ambientale ad ogni livello. Quest’anno abbiamo inserito un altro criterio: quello dell’efficienza energetica. Per aiutarci in questa valutazione, è entrata come part part-
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ANCHE IL 2011 HA REGALATO GROSSE SODDISFAZIONI ALLE NOSTRE MARCHE: BEN 16 BANDIERE BLU. MA NON SONO SOLO IL MARE E LA SPIAGGIA AD ESSERE PREMIATE Po rto S
www.fee-italia.org www.bandierablu.org ner anche Enelsole. Quello che vorremo, è che i comuni capissero l’importanza del dotarsi di un Piano di Efficienza Energetica: è una nuova sfida e va vinta!” Dietro l’assegnazione della Bandiera Blu c’è quindi una valutazione a tuttotondo. “Sì. La nostra filosofia è di spingere ad un miglioramento continuo, a performance di anno in anno più elevate, all’aumento di punteggi ottenuti nelle edizioni precedenti e all’implementazione di nuove voci. La nostra è una politica dei piccoli passi, da fare insieme: diamo obiettivi raggiungibili, nella volontà di portare le varie località ad iniziare un percorso che di anno in anno aumenterà in eccellenza. A volte i dubbi avanzati da alcune amministrazioni nel presentare o meno la propria candidatura, vertono proprio sulla necessità di sottoporre tutto il territorio a valutazione. Ma in realtà questo dovrebbe essere proprio il punto per cui farlo: nella valutazione noi indichiamo le caratteristiche forti e quelle deboli, specificando in cosa migliorare. E questo rappresenta un grande aiuto per chi vuole intraprendere un vero percorso”. Che cosa ne pensa della regione Marche e delle località premiate con la Bandiera Blu? “Senza dubbio le Marche lavorano bene sul tema dell’attenzione nei confronti dell’ambiente, si crede molto nella crescita della cultura ambientale. Si è avuta l’intelligenza di capire che turismo ed ambiente non possono camminare lontani, ma assolutamente a braccetto. Il patrimonio naturalistico della regione rappresenta parte integrante dell’offerta turistica ed anzi ne è un plus importante che va tutelato. Negli anni abbiamo assistito ad una crescita costante della vostra regione, ad un trend molto positivo che permette di immaginare prospettive ancora più buone per il futuro turistico. A mio parere le Marche hanno grandissime potenzialità, c’è una profonda cultura turistica che porta ad amare il vostro territorio che io stesso conosco molto bene e apprezzo. Certo, con queste potenzialità, si potrebbe fare ancora di più!” WM
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Offagna: città medievale
Se vi trovate a passare dalle parti di Ancona, tappa assolutamente d’obbligo è il borgo di Offagna Appuntamenti con Offagna >>>
Offagna
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- Feste Medievali dal 23 Luglio al 30 Luglio - Offagna Jazz 6/7 Agosto - Offagna Sotto le Stelle dal 13 Agosto al 28 Agosto - Fiera del Colombaccio 10/11 Settembre - Natale Sotto la Rocca, mercatini natalizi 10/11 e 17/18 Dicembre - Natale Sotto la Rocca, concerto 23 Dicembre
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Dolcemente adagiato tra le colline marchigiane, in posizione dominante dalla quale è possibile godere nelle giornate limpide di un panorama del tutto particolare che abbraccia un largo orizzonte, il paesino anconetano regala delle emozioni particolari legate ad un’aria storica inconfondibile. Terreno di lotte tra i comuni di Osimo e di Ancona, diviene territorio sottostante a quest’ultimo nel corso del 1400 e proprio a questo periodo risale la costruzione della Rocca che tutt’ora si presenta come fiore all’occhiello della cittadina. Una costruzione nata come roccaforte degli anconetani che, grazie alla sua posizione strategica, potevano controllare la zona circostante e proteggersi da eventuali attacchi, rappresenta uno degli esempi dell’eccellenza architettonica del medioevo: una costruzione quadrangolare, nella quale il mastio centrale è perfettamente protetto da una cinta muraria spessa ad articolata, nella quale sono presenti sia il camminamento di ronda che altri suppletivi per garantire un veloce accesso alle cannoniere. Particolarmente interessante architettonicamente è il mastio, di cinque piani: al primo piano si trova una cella che comunica con il piano superiore tramite due botole poste sul soffitto, mentre la residenza del castellano era situata al terzo piano e l’ingresso al mastio al quarto piano, quindi a notevole dislivello. Se dopo aver respirato l’aria storica del centro storico e della Rocca voleste concedervi il più terreno piacere della tavola, potrete contare sicuramente sull’appoggio di un buon bicchiere di Rosso Conero d.o.c e Conero docg riserva “Grigiano” da accompagnare alle squisite norcinerie - prosciutto, lonza, lonzino, ciasculo, salame nostrano, salsicce, porchetta e coppa di testa – e alla tipica crescia: un tipo particolare di pane, sottile e dalla forma rotonda, cotto alla brace. Se poi decideste di fare un salto ad Offagna durante il periodo delle Feste Medievali – 23/30 Luglio – non dimenticate di assaggiare il Dolce della Contesa, a base di pasta sfoglia, che viene servito insieme ad un vino di more e miele chiamato Moretum. WM
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Qui è di casa la magia DOVE E QUANDO
Prima edizione del Festival dell’Appennino, emozionante connubio tra territorio ed arte per restituire momenti irripetibili alla memoria di chi deciderà di partecipare Si è fatto un gran parlare di destagionalizzare il turismo marchigiano, di creare eventi ed occasioni che possano aprire le porte del meraviglioso entroterra della nostra regione a chi non lo conosce. Finalmente si è passati dalle parole ai fatti, creando la prima Edizione del Festival dell’Appennino che dal 2 Giugno al 12 Luglio, attraverso 10 appuntamenti itineranti, propone il perfetto incontro tra i più nascosti e meravigliosi scrigni dell’entroterra piceno e spettacoli, concerti, degustazioni, escursioni e conversazioni: nutrimento unico per occhi, orecchie e anime. Il merito di aver messo in piedi una macchina tanto ingegnosa quanto complicata da realizzare va alla Provincia di Ascoli Piceno, al Bim Tronto, al CAI Ascoli, alla totalità dei comuni coinvolti e a tutti presidenti delle relative pro-loco. Senza dimenticare poi i due direttori artistici della rassegna, Maurizio Serafini di
“Arte Nomade” e Carlo Alberto Lanciotti della “Compagnia dei Folli”. Vi starete chiedendo “ma qual è la particolarità di questo Festival?”. In effetti, si potrebbe pensare che di rassegne e manifestazioni ne è piena la nostra estate. Ma quante di queste vi propongono una vera e propria esperienza, che vi guida attraverso sentieri a volte anche pericolosi che si inoltrano tra i monti dell’Appennino fino a portarvi per mano in palcoscenici naturali dai quali ogni contenuto trasmesso assume di sicuro un’aria magica? Svelare l’incanto dei luoghi coniugandolo all’arte dell’uomo, nel rispetto della natura e dell’ambiente, è il vero e nobile obiettivo della manifestazione. Perché qualsiasi operazione di marketing territoriale non può che passare attraverso l’emozione, quella che inevitabilmente saprà animare tutti gli appuntamenti del Festival. WM
Giovedì, 2 giugno - Ascoli Piceno (Forte Malatesta) Ore 16,30 convegno e presentazione del festival. Ore 21,30 concerto con l’Orchestra di fiati - Laboratorio ensamble di Federico Paci e coro Ventidio Basso, diretto da Carlo Morganti Domenica, 5 giugno - Cervara (Ascoli Piceno) Ore 10 - Sezione tematica “Le vie picene dell’Insorgenza” con escursioni, seminario e concerto Domenica 12 giugno - Castel di Luco (Acquasanta Terme) Vagar per note e castelli Ore 14,30 escursioni. Ore 19,30 cena e concerto per chitarra con Franco Morrone. (prenotazione obbligatoria al n° 366 - 6750186) Mercoledì 15 giugno - Tallacano (Acquasanta Terme) Il popolo dimenticato Ore 17,30 Festa, escursioni e conferenza Ore 21,30 spettacolo per musica e teatro “Gli orchi di Itallica” a cura di Maurizio Serafini e Cesare Catà (prenotazione obbligatoria per l’escursione al n° 366 6750186) Domenica 19 giugno - Meschia (Roccafluvione) La città di Pietra (arpe magiche e suoni del bosco) Concerti a partire dalle ore 16,30 Sabato 25 giugno - Pretare (Arquata del Tronto) Lotte di confine verso l’Unità d’Italia Ore 21,30 spettacolo teatrale e tecnico a cura della Compagnia dei Folli Domenica 3 luglio - Montemonaco - Alla grotta della Sibilla A partire dalle ore 9 escursione, conferenza del prof. Mario Polia (17,30) a seguire concerto Nel regno della Sibilla (18,30) con Hogam e Cesare Catà. (info 338 4695073) Sabato 9 luglio Casalevecchio (Montegallo) Il borgo che si è fermato Ore 14,30 escursione, Ore 16,30 lettura teatrale (Paola Lucidi e Valeria Ameli Compagnia dei Folli) Ore 17,30 conferenza del prof. Polia, Ore 18 spettacolo dei Mazzamurelli Domenica 10 luglio (Acquasanta) Festa dell’Appennino perduto a cura del CAI di Ascoli Piceno Martedì 12 luglio Forcella (Roccafluvione) Il borgo che rinasce Ore 17,30 chiesa di S.Giovanni Battista - convegno con il vice presidente nazionale di Confindustria Giovani Simone Mariani e l’assessore alla Cultura Andrea M. Antonini. Ore 19 concerto in chiesa a lume di candela di Krijn Koetsveld (musicista e cicloturista olandese) Ore 20 Festa finale a cura della comunità forcellese.
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Marche, a giugno é voglia di feste Sagre, feste, rievocazioni storiche, concerti e prodotti tipici: arriva la bella stagione e le Marche, da nord a sud, offrono occasioni per tutti i gusti
di Marco Catalani
Dal mare all’Appennino, ogni comune, ogni borgo si tira a lucido per attrarre visitatori e c’è davvero l’imbarazzo della scelta tra eventi consolidati e feste meno note, ma non per questo di minore interesse.
PER ORIENTARSI TRA LE OFFERTE, PROVIAMO A FORNIVI UNA MINI BUSSOLA, CERTI CHE NON BASTEREBBERO TUTTE LE PAGINE DELLA RIVISTA A CONTENERE L’ELENCO COMPLETO DI TUTTE LE INIZIATIVE DI PROLOCO, ASSOCIAZIONI E COMUNI
Eventi mangerecci Civitanova Marche
Il pesce e gli altri prodotti ittici la fanno, doverosamente, da padroni sulla costa e a Civitanova Marche, tra il 10 e il 12, si apre la Festa del Mare e quest’anno in concomitanza c’è anche un camper raduno per cui si attendono arrivi da tutta Italia.
Portonovo
A Portonovo il 16,17,18 e 19 si svolge Mosciolando. Per il resto d’Italia si chiamano cozze ma qui il presidio Slow Food parla chiaro: quello che cresce spontaneo e si pesca tra Pietralacroce e i Sassi Neri di Sirolo è il Mosciolo Selvatico di Portonovo. E la Baia gli rende un tributo fatto di convegni, presentazioni di vini con i produttori del Conero Moroder e Strologo e, naturalmente, grasse mangiate di moscioli. Come per l’evento Pescati e Mangiati (sabato 18 alle 11 alla sede della Coop Pescatori). Gran chiusura con la corsa delle batane che vedrà gareggiare a muscoli e remate i rioni del quartiere Poggio di Ancona.
Monte San vito
Se ci spostiamo dal Presidio, il Mosciolo torna ad essere Cozza e a Monte San Vito, nella frazione Cozze, si festeggia l’ultima settimana di giugno. In questo caso la tradizione è recente e nasce non da retaggi storici fatti di scambi tra mare e campagna, ma dal gioco di parole tra il nome della frazione (da “cozzare”, nato dopo il taglio del bosco che ha preceduto la costruzione delle case) e l’omonimo mitile. E Il terzo weekend di giugno a Loreto si festeggia l’asparago.
Cartoceto
Il 10, 11 e 12 a Cartoceto, città dell’olio, si festeggia il vincisgrasso.
Castelvecchio
Sempre nel Pesarese, a Castelvecchio, il 25 e il 26 c’è La Salsiccia n’ti Canton dove i vari rioni si trasformano in osterie e si sfidano a colpi di salsicce bollite nel vino bianco o servite con fagioli oppure cotte arrosto e, perché no, a farcire piadine e cresce.
Montecarotto
Bagnamo il tutto con i vini di Verdicchio in Festa, mostra mercato dei vini marchigiani e dei prodotti tipici locali, a Montecarotto dal 29 giugno al 3 luglio e non rimane che pensare al dessert.
Agugliano
Ad Agugliano, tra l’11 e il 13, c’è la Fiera del Gelato Artigianale con stand di mastri gelatai da tutta Italia. Una manifestazione la cui bontà è finita di recente anche Rai 2 (Eat Parade, la rubrica di gastronomia del Tg2) e su Rai 1 (La Prova del Cuoco).
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Tra il 24 e il 26 a San Ginesio c’è il Festival dell’Alimentazione Biologica con stand e convegni legati al buon mangiare, degustazioni guidate e folklore.
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Rievocazioni Monterubbiano La più antica è quella di Monterubbiano. Le origini di Sciò la Pica (scacciare il picchio) si fondono con quelle dell’intera regione. Secondo la tradizione infatti le popolazioni sabine raggiunsero l’odierna provincia di Ascoli seguendo il volo di un picchio (Picus in latino, da cui deriva Piceno), uccello caro al dio Marte. Ogni volta che l’uccello si fermava, la gente lo avrebbe disturbato per fargli continuare a fare strada. Picchio e popolo arrivarono così nel territorio dell’odierna Monterubbiano dove erano presenti piante a bacca rossa (le “robbie”). La tradizione pagana si è unita poi a quella cristiana della Pentecoste. Una bolla del 1180 descrive la processione dei ceri fatta ex voto alla Madonna. In epoca moderna siamo arrivati alla 46esima edizione che si svolgerà tra il 18 e il 21: i cavalieri delle quattro corporazioni del paese si sfidano nella giostra dell’anello.
San Severino Marche In costume anche a San Severino Marche dove si svolge ogni anno il Palio dei Castelli tra arcieri, balestrieri, duelli tra cavalieri in armatura, cortei e locande. Fino all’11.
coNcERTI Ad Ancona giugno è il mese dello Spilla Festival che tra piazza del Papa, Mole Vanvitelliana e Palazzo degli Anziani porterà in città tra il 18 e il 30 giugno nomi dell’indie rock come Mistery Jets, Anna Calvi, Winstonmcnamara, Alan Mcgee, The Divene Comedy e Is Tropical.
Il 18, Giuliano Palma & the Bluebeaters allo Sferisterio di Macerata.
Fabriano
Dal 17 al 26 invece ci spostiamo a Fabriano per il Palio di San Giovanni Battista, patrono della città della carta. Qui la gara principale è la suggestiva sfida del maglio dove si affrontano squadre di fabbri e garzoni delle varie “Porte” della città.
Schieti di Urbino Odora di storia (molto più recente) anche la sfida di Schieti di Urbino. Il 18 e il 19 rivive il Palio dei Trampoli che anticamente si usavano per guadare senza problemi il fiume Foglia che circonda ad ansa la frazione urbinate.
Musica anche all’Artika Festival di Recanati (dal 15 al 26)
Montegranaro Se invece amate l’arte circense, dal 20 al 26, spostatevi a Montegranaro. C’è la 13esima edizione del Veregra Street Festival: teatranti, musici, giocolieri fino a notte fonda tra le piazzette e i vicoli del centro storico.
Ultimo weekend di giugno (24-25-26) anche per il Filottrano City Rockers, festival antirazzista che annovera quest’anno 40 band ad esibirsi sul palco
Dal 27 invece a Senigallia torna il Caterraduno
Dal 28 a San Benedetto del Tronto prende il via la prima edizione del Giardino Nord Festival.
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Maila Chianciani di
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Negli scorsi numeri abbiamo affrontato, o per lo meno scalfito in superficie, la tematica del Vampiro (ci vorrei ritornare su presto, preparatevi), dove molti incarnano volentieri la parte del mostro, dando sfogo a ciò che è o un’affezione infantile al senso del bullo, oppure un chiaro sintomo di schizofrenia. Battute a parte, il non-morto per eccellenza si presta alla grande sia a modelli di totale dissoluzione morale e fisica, sia a titaniche esperienze di martirio e bontà infiniti, quelle dell’ “apparente-malvagio-che-invece-ha-un-cuore-così”. E devo dire, ad essere sincera, che ho cono-
sciuto giocatori che interpretavano alla grande l’uno o l’altro archetipo, e anche tutta una serie di interessanti sfumature intermedie. Ma in fondo, come spesso accade, nel mondo dei giochi di ruolo e di narrazione, in particolare, si muovono soggetti che sanno vivere intensamente l’esperienza ludica, caricandola, sostanzialmente, di coerenza e di sana voglia di sperimentare. L’importante è rimanere padroni si sé.
Quello che invece mi preoccupa un pochino di più è vedere videogiochi, film, alcuni giochi di ruolo e qualche altro tipo di simili espedienti che mettono in atto una vera e propria glorificazione dei cattivi, delle cattive abitudini, dei cattivi comportamenti. O che mettono a disposizione dei giocatori la fatidica scelta, dandogli la possibilità di seguire il sentiero luminoso o quello oscuro… e, manco a dirlo, pare che il secondo eserciti regolarmente un ascendente di tutt’altro spessore rispetto al primo. No, stavolta non cederò alla tentazione di fare nomi. Sarebbe facile. E sarebbe stupido. Quest’ultimo, soprattutto perché i mondi della simulazione, della finzione e dell’intrattenimento ci permettono di spogliarci di numerose maschere che portiamo, una sull’altra, nel continuo tentativo di adeguarci, di conformarci, di tranquillizzarci, quindi è pienissimo di gente che adora vedere il filmone in cui il protagonista fichissimo è un ladro, o cimentarsi nel gioco in cui sei sostanzialmente un assassino, e così via. Innescherei troppe, e oramai stancanti, polemiche. Intendiamoci, non sono diventata improvvisamente rigida e bacchettona, nonché ipocrita, mi sto solo ponendo
seriamente (e questa so che è la cosa che sorprende di più) una domanda, da qualche tempo: siamo tutti in grado di gestire l’insostenibile leggerezza della libertà di immedesimazione, o qualcuno può prenderci gusto? C’è una seppur vaga possibilità che, tra un malvagio e l’altro, si perda di vista, e scusate in anticipo il gioco di parole, il valore dei valori?
Ovviamente non siamo, per ora, in un mondo di malfattori (crediamoci tutti assieme, su, concentratevi), ma, sapete, siamo anche in una società in cui certe cose non le fai solo perché altrimenti ti punirebbero, e questo è lo stesso motivo per cui quando non c’è certezza della pena, le cose tendono ad andare in vacca con una semplicità e una rapidità disarmanti.
Ok, ok, niente moralismi spiccioli, torno sul selciato: ho detto durante il mio primo articolo su questa rivista che il gioco è simulazione, quindi apprendimento; ho proseguito sottolineando la fondamentale importanza che questi processi di formazione hanno in ognuno di noi e in moltissimi altri animali (escludendo dall’annovero le cozze, che se ne sono un po’ risentite); siamo quindi sicuri che non si debba dire qualcosa in più in merito? Oppure vogliamo lasciare l’intero mercato (e non solo) in balia di quei “fottuti bastardi” che ultimamente vanno tanto? La mia è una domanda, non tanto una presa di posizione, e in questo vorrei essere capita: non sto dichiarando senza incertezze e pentimenti che sia tutto sbagliato, sto solo esprimendo un mio (lecito) dubbio su ciò che può accadere, alla lunga, sulla scia di una moda. Il cattivo è suadente perché fa ciò che ci hanno detto che non si può fare. Affascina
perché in lui c’è uno strano retrogusto di ribellione. Esalta perché a volte fa proprio ciò che vorremmo veder fatto. Ma in questo modo tendiamo a fondere pericolosamente assieme concetti come la malavita, la voglia di giustizia, la sete di vendetta, il sapore del frutto proibito (ma, poi, proibito a chi? In fondo l’abbiamo mangiato, no?), l’istinto alla trasgressione: in pratica, un’insalatona che, a ben guardare, potrebbe risultare clamorosamente senza senso, e questo scoccia un pò. In noi si agita una bestia famelica e aberrante, una creatura silente e bramante, un bad guy che ci guarda dritti negli occhi, ci da dei vigliacchi e ci mostra quello che, in fondo, vorremmo fare se gli altri non fossero lì tutti attorno a guardarci e giudicarci di continuo. Gli Altri guardano e giudicano, e noi diventiamo improvvisamente agnellini docili e obbedienti. La nostra bontà è dunque un’illusione? Il frutto di una debolezza? L’incarnazione della paura del giudizio? Allora, in questo, i cattivissimi protagonisti di alcuni giochi non sarebbero altro che dei coraggiosi che hanno la forza di essere coerenti con sé stessi. Oppure, ribaltando il fronte della discussione, forse giochiamo spesso nella parte del cattivo perché tanto è solo un gioco e quindi non facciamo del male a nessuno? Questo vorrebbe dire che, allora, di fronte alla vera e concreta pratica del male, molti di noi si tirerebbero indietro, consci che quella volta qualcosa di effettivamente sbagliato ci sarebbe. Ma, in fondo, non siamo tutti uguali. …eppure rimane in me un senso di smarrimento, di fronte ad un quesito che sembra non accettare una sola ed inequivocabile risposta… Intanto io continuo a giocare e a fare la brava ragazza (o quasi) anche nel gioco.
E a tutti voi, buon divertimento, a prescindere. Whymarche.com 75
P erche?
Il caso E’ stato un caso che io abbia conosciuto Davide Farina e la sua meravigliosa mamma…
Cotton Rosa
per caso qualche anno fa lui ha iniziato un percorso artistico che lo ha portato ad essere … spinti dal caso quattro amici hanno deciso di fare qualcosa di più che lamentarsi e hanno fondato l’associazione Diritto Forte…e IL CASO è che nel 2011, quando con un touch facciamo praticamente di tutto da accendere la macchina a video chiamare a Pechino, dobbiamo sorprenderci dell’amore di una mamma che sostiene suo figlio a prescindere dalle sue inclinazioni.
Davide è una Drag Queen, anzi è Miss Drag Queen Italia 2010 e per questo è stato anche ospite a Pomeriggio Cinque da Barbara D’Urso. Ma andiamo con ordine! 76
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Arrivano, belli uno più dell’altro, sorridenti, complici. Mamma e figlio, un legame forte quello di Davide ed Anna che è fatto di amore e di condivisione, di sincerità e di confronto. Ci salutiamo e ci sediamo. Davide da bravo gentleman va a prendere da bere e così ho l’occasione di scambiare qualche parola con Anna. Le sue parole sono un fiume di orgoglio, di stima, di affetto per quello che è e sarà sempre il suo bambino. Un ragazzo d’oro, mi dice, uno che lavora da quando aveva 14 anni, che è ben visto, che sa come comportarsi, che mantiene fede ai valori che lei e suo marito Roberto – ex militare e siciliano, tenetelo a mente così sfatiamo un altro “mito” – gli hanno insegnato. “Mi vergognerei se mio figlio rubasse, si drogasse, fosse un delinquente. Questi sono problemi, non il fatto che sia omosessuale. Io di Davide sono orgogliosa, per tutto quello che è. E come me, lo sono suo padre e suo fratello”. Non sono parole dette tanto per dire, la convinzione e la sincerità si sente a pelle. E la felicità si dipinge negli occhi di Davide che guarda la mamma parlare.
Eleonora Baldi a cura di
so
“ Fine maggio del 2008. E’iniziato tutto per scherzo. Degli amici organizzavano una serata ad Alba Adriatica e mi chiesero di prestarmi ad interpretare una valletta un po’stupida. Una parrucca, un abito da sera e un tacco a spillo…e il palco! Il portare la“maschera”mi ha dato soprattutto all’inizio una certa sicurezza, la sfrontataggine giusta per fare la battuta un po’ più colorita e sentirmi sempre a mio agio. Avere davanti persone che non conosci quando sei nella vita quotidiana rappresenta un limite, mentre quando indossi gli abiti di scena diventa un trampolino di lancio. Al di la del fatto che la valletta stupida sia piaciuta e che poi io abbia deciso di esibirmi come Drag Queen, questo passaggio mi ha aiutato anche una volta giù dal palco per relazionarmi con le persone, per superare i tabù che comunque ci sono. E’stato un lancio per non aver più problemi, limiti, paure”. Quanto c’è di Davide quando sali sul palco e quanto è la“maschera” ? “ All’inizio di Davide c’era zero. Mi indirizzavano dicendomi cosa dovevo fare, cosa era meglio che dicessi. Adesso Davide è sempre Davide : fuori dal palcoscenico, sopra al palcoscenico, a metà! Ed è cambiato anche il mio modo di
vivere gli spettacoli. I primi erano praticamente muti, non dicevo niente, facevo solo la bella immagine in mostra; poi ho iniziato a fare qualche personaggio e quindi a ricavarmi il mio spazio. Adesso ho voglia di comunicare, del contatto con il pubblico. Vedo che riesco a trasmettere l’energia che ho quando salgo sul palco e mi piace la sensazione di condivisione che ho con chi assiste ai miei spettacoli. Non vedo diffidenza negli occhi di chi guarda, ma anzi sento il calore che è quello che poi mi da la carica spettacolo dopo spettacolo e mi spinge a fare sempre qualcosa di più”. Sono solo emozioni positive quelle che Davide ci racconta. Provo a chiedergli se mai qualcuno nel pubblico ha fatto battute poco simpatiche, se ha trovato spettatori difficili. Capisco subito una cosa: impossibile farsi dire da Mr. Farina qualcosa di negativo! E’splendente, è tranquillo, è sereno. Ripete“solo emozioni positive, tutto!”, e non è forzato, è spontaneo, è vero. Non posso fare a meno di pensare che questo suo approccio positivo, oltre che dalla sua personalità, derivi dalla sicurezza che da una famiglia alle spalle che non giudica, che ti è vicina, che ti appoggia.
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P erche? E allora giro per un attimo il riflettore verso mamma Anna e le chiedo le sue di sensazioni. “ Io sono sempre stata contenta di quello che Davide ha fatto. O almeno, da quando lo so! Mi ha detto dei suoi spettacoli da Drag Queen non da subito, ma da quando è partito il trio delle Cottonfiok con altri due ragazzi, uno di Milano e l’altro di Torino, a Marzo dello scorso anno”. “Anche le Cotton sono nate per scherzo! – ci racconta Davide - Con questi due miei amici stavamo partecipando al“Tram della Cesira”dove da Max, un ragazzo dello Staff, ci invitò a partecipare una specie di Corrida. Trucco e parrucco per tutti e tre, e abbiamo improvvisato uno spettacolo. Se a vincere la Corrida fosse stato un uomo travestito appunto da donna, di diritto sarebbe stato ammesso alle finali di Miss Drag Queen Lombardia … e noi ci siamo andati! Ci siamo presentati alla finale semplicissimi, con tanto di una serie di eventi assurdi che ci hanno accompagnato: il cd che non partiva, l’entrata da ultimi invece che da quinti come avremmo dovuto, Moreno – uno dei due altri componenti del trio – che cade dai tacchi durante l’esibizione… potevamo pensare di vincere? E invece, abbiamo vinto! Quello che poi ci ha regalato anche il titolo di Miss Drag Queen Italia sta forse proprio nella nostra semplicità: siamo i primi a prenderci in giro, a divertirci. E così anche per me quando salgo sul palco. Mi piace trasmettere il divertimento che provo, alleggerire la tensione soprattutto per chi per la prima volta vede questi spettacoli. Così creo il contatto con le persone. Che poi è anche la chiave del mio modo di vivere la vita. Per farti capire come mia mamma sia coinvolta, ti dico solo che è stata lei la prima a sapere della vittoria a Miss Drag Queen Italia: l’ho chiamata alle 3 della mattina! ” Anna è pronta ad entrare nel vivo della conversazione e la prima cosa che dice ci svela ancora di più del rapporto splendido che ha con Davide. “ Lui mi ha subito fatta partecipe! Mi aveva già fatto vedere degli spezzoni delle esibizioni tramite pc, spiegandomi come funzionava, chiedendomi cosa ne pensavo. La mia reazione è stata subito buona. E anche quella di mio marito: abbiamo commentato, riso, insieme. I loro non sono spettacoli volgari, e questo è molto importante. La prima volta dal vivo invece l’ho visto a Milano, sono rimasta piacevolmente colpita. Mi è piaciuto l’ambiente che abbiamo trovato. Mio marito è un ex militare, quindi per deformazione professionale è abituato a guardare ogni dettaglio. E posso assicuravi che uscito dal locale è stato il primo a dire che l’ambiente, la situazione, le persone erano più“puliti”di quanto non si veda nella discoteche canoniche. Nessun eccesso, nessuna ostentazione, di nessun tipo! C’è molto più rispetto di quanto siamo abituati a vedere in giro.” Abbiamo capito come il percorso che ha portato
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Davide ad essere pieno di energia e di positività, ad essere un catalizzatore di attenzione sul palco e non, sia stato seguito con rispettosa complicità da mamma Anna. Ma c’è di più! Si dice tale madre tale figlio…e infatti anche Anna alla fine non ha potuto resistere ad esibirsi insieme a Davide! “ Uno dei miei cavalli di battaglia – ci dice lui – è Orietta Berti. E tutti, io per primo, dicono che mamma le assomigli molto. Durante una cena della nostra Associazione Diritto Forte ho preso la palla al balzo e le ho chiesto di esibirsi con me! E siccome è più protagonista del figlio…il no non era contemplato!” “Ma no – ribatte mamma ridendo – non è per protagonismo…era per farti felice! Ma sì, mi sono divertita tanto anche io. Andrò anche a Milano con le Cotton, ormai ci ho preso gusto!” E arriviamo al punto: alla condivisione. Perché quello che vedo davanti a me non è semplicemente una mamma che ha accettato senza problemi la scelta – privata e artistica – di suo figlio, ma che la condivide, la vive insieme a lui, se ne appassiona. E dall’altro lato, vedo un figlio che è così tanto sicuro dell’amore della propria mamma che non solo non deve nascondergli chi è e che cosa fa, ma che la coinvolge, la fa sentire partecipe.
Non è forse questo il rapporto che ogni genitore vorrebbe avere con il proprio figlio? E cambia allora così tanto che a condividere la vita con lui possa essere una donna o un altro uomo? “Io sono orgogliosa di Davide! Da mamma quando ho capito che era omosessuale non mi sono creata problemi, l’ho presa con molta tranquillità. A differenza di mio marito. Sono stata io a farlo ragionare, parlando tanto con lui. Gli ho fatto capire che il vero problema sarebbe stato se nostro figlio fosse stato un drogato, un ladro, un vagabondo; si sentono tante di quelle storie! Ragazzi che ammazzano i genitore per una dose … Davide porta avanti i valori che gli abbiamo insegnato, quelli della famiglia prima di tutto; si sa comportare, è un ragazzo onesto, a lavoro è rispettato e considerato così come fuori! E’mio figlio e io non lo abbandonerò mai! E gli sto dando un aiuto anche morale e adesso anche mio marito e Alessandro - l’altro mio figlio - sono orgogliosi di lui. Quello che vorrei dare è un messaggio importante anche agli altri genitori: non vi create problemi per la gente! Dovete andare
avanti per la vostra strada e fregarvene di cosa dicono gli altri; che importanza hanno nella vostra vita? Sicuramente dietro me ne diranno tantissime, ma non mi importa! Io esco con Davide, andiamo a fare shopping, a cena, ci divertiamo. Abbiamo un meraviglioso rapporto basato sulla sincerità ed è questa la cosa importante per me! Io sono partecipe, sono la sua confidente, la sua amica. Non mi lascia mai da sola. Questo devono capire gli altri genitori!” Che altro potrebbe aggiungere? E Davide invece? Il suo rapporto con se stesso sarà sempre stato così facile come è ora? “ Prima ancora che la famiglia, per me sono stati fondamentali gli amici. Ho capito la mia inclinazione alle superiori e la prima persona a cui l’ho detto è stata una mia professoressa. Ma come l’avrei detto alle mie quattro migliori amiche? Avevo paura di perderle, non sapevo proprio come l’avrebbero presa. Ho avuto l’idea di scrivere loro una lettera … hanno avuto una reazione tranquillissima anzi non solo il rapporto non è cambiato ma è diventato ancora più stretto. Questa è stata la mia prima conferma: non dovevo avere paura di vivere quello che ero e che sono, non dovevo creare un personaggio! Vivere con una maschera è qualcosa di assurdo ed insopportabile. Anche a casa da quando lo sanno i rapporti sono migliorati. Prima magari avevo paura di dire la mezza parola in più, di tradirmi. Adesso so che posso essere me stesso e questo mi permette di parlare, confidarmi, vivere senza segreti. All’inizio comunque è stato difficile trovare un gruppo di amicizie, persone con le quali condividere. Però piano piano mi sono assestato, passando attraverso i normali errori, conoscendo persone sbagliate e altre giuste e scegliendo poi gli amici e gli affetti di cui circondarmi, seguendo i valori che la
mia famiglia mi ha insegnato!” Il quadro che mi delinea è tutto sommato roseo. Ma mi chiedo: possibile che non ci sia stato un momento difficile? Una situazione che l’abbia messo alla prova? Dei momenti negativi? E scopro qualcosa di più di Davide: la sua positività è praticamente senza limiti! Impossibile fargli dire qualcosa di pessimistico, non fa parte di lui. Una delle sue doti migliori, mi racconta mamma Anna è quella di trovare il buono in tutto, di reagire ad ogni problema o nota negativa scovandoci il lato buono e positivo. “ Anche a lavoro hanno sempre saputo tutti di me. Ho trovato persone intelligenti che hanno saputo capire ed accettare. Anche perché, diciamolo una volta per tutte, non c’è niente di male! E poi io sono il primo a prendermi in giro, a fare ed accettare battute e doppi sensi. Anche questo mio atteggiamento e questa tranquillità nell’esprimere quello che sono aiuta. A volte basta mezza parola per creare un caso, per gridare all’omofobia. Invece basterebbe riderci sopra, ironizzare. In questo modo si fa capire a chi pensa che l’omosessualità sia una malattia che invece è una parte della normalità. La differenza la fa la tranquillità interiore che raggiungi e che riesci a comunicare all’esterno. La prima cosa è accettare se stesso, poi esserlo dalla famiglia e dagli amici.
E vivi la normalità. Perché anche questa voglio ripeterlo è normalità!” Mentre ascolto mi viene in mente quanto sia assurdo dover ancora ribattere questi concetti! Siamo nel terzo millennio ed io per prima mi esalto nel poter raccontare questa storia di condivisione, accettazione, sostegno. Come se Anna, suo marito Roberto e Alessandro stessero facendo qualcosa di eccezionale. Che in effetti, considerando l’incapacità di aprirsi agli altri e di uscire dal proprio piccolo mondo che pervade la nostra società, è qualcosa di raro. Ma non dovrebbe essere così. E allora chiedo a Davide e Anna un’ultima cosa: un messaggio che chi leggerà queste pagine deve interiorizzare. Mi dicono più la stessa cosa. “ Essere tranquilli con se stessi, non si sta facendo del male a nessuno, si sta semplicemente vivendo la propria vita. E la gente…che pensi ciò che vuole! Non è importante. Chi ti vuole bene, non ti girerà le spalle; chi lo farà lo avrebbe fatto comunque e per un altro qualsiasi motivo”. Anna aggiunge solo una cosa rivolgendosi ai genitori: “Ci saranno dei momenti in cui i vostri figli avranno bisogno di voi. Non si può abbandonare un figlio? Per cosa poi? Per niente! Dovete esserci per loro, in ogni momento”. WM
DIRITTO FORTE Diritto Forte è un’associazione nata grazie all’impegno di quattro amici che decidono il 19 Aprile del 2010 di esporsi e di occuparsi del discorso omosessualità, omofobia e pregiudizio e portalo alla ribalta per cercare di cambiare le cose. Adesso gli associati sono circa 100. Le attività svolte sono aperte non solo ai soci ma a tutti e si pongono come obiettivo quello di organizzare eventi che sappiano canalizzare l’attenzione di pubblici sempre più ampi e che possano dimostrare come l’omosessualità non sia una malattia, ma semplicemente un’altra faccia della normalità. Il messaggio che vogliono dare è fortemente positivo ed assertivo, costruttivo e non polemico, assolutamente apolitico. Cercano di coinvolgere non solo la comunità ma anche le istituzioni, per vedere cosa effettivamente si può fare. Un’iniziativa tra le tante? 20 bar delle province di Fermo e Macerata che tengono sui propri banconi delle bustine di zucchero con su scritto “Bene di prima necessità, libertà di amare – l’omosessualità non è una malattia, non è una trasgressione, non è una perversione, non è una scelta. No all’omofobia, no al pregiudizio”. Per chi volesse saperne di più www. dirittoforte.it
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G ossip
Dobbiamo prepararci ai
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di
Le Marche si riscoprono la terra promessa dei vip nostrani, che a colpi d’investimenti si preparano a strappare il turismo d’élite alla Romagna
Silvia Santarelli
Non più solo Roma o Milano, non più solo Toscana e Sardegn L’ultimo ad “investire” nella sua Tavullia è stato Valentino Rossi, che lo scorso 19 marzo ha inaugurato il “Bar Pizzeria da Rossi”, un locale sito a due passi dal suo fans club dove i suoi tifosi si danno appuntamento per tifare il “Dottore” quando corre in pista. All’interno c’è anche una specie di museo, dove rigorosamente sotto vetro, sono custoditi moto ed altri cimeli di Valentino. Tavullia da piccolo paesino dell’hinterland pesarese è diventato una vera e propria meta di pellegrinaggio per i tanti fans del centauro che soprattutto in estate, vengono da ogni parte d’Europa. Incontrare Valentino in giro per le Marche non è cosa semplice, bisogna “armarsi” di un motoscafo, per seguirlo al largo dell’Adriatico quando decide di rilassarsi a bordo del suo “Titilla II” un Pershing 56 da 18 metri, con 6 posti letto mosso da 2 motori da 1300 cavalli. Un bolide made in Marche che è ormeggiato nel piccolo porto di Baia di Vallugola, a pochi chilometri da Tavullia. E come dice il detto “Moglie e buoi dei paesi tuoi..”, Valentino ha scelto per fidanzata Marwa Klebi, nata in Marocco, da padre marocchino e mamma pesarese, che risiede a Pesaro praticamente da sempre. Ad investire anche l’ex arbitro
Daniele Tombolini, che vive in campagna, a pochi chilometri da Jesi. Dai campi da calcio è passato ai vigneti, producendo il vino “Centounopercento by D. T.”. E nelle Marche Tombolini trascorre parte delle sue vacanze tra le spiagge di Civitanova e Senigallia, dove alterna un bagno sulla spiaggia di velluto ad una partita a ping pong al Centro Olimpico TennisTavolo di via del Molinello. Pochi sanno che l’attrice Virna Lisi, nome d’arte di Virna Pieralisi è nata ad Ancona ed ha passato parte della sua infanzia ed adolescenza a Falconara, dove di tanto in tanto torna a trovare le sue vecchie amiche. Alcuni anni fa, la Lisi si era rivolta ad un’agenzia immobiliare della zona, perché interessata ad acquistare una villa a Falconara Alta, ma tutto si è presto trasformato in una bolla di sapone. Una villa l’ha acquistata lo scorso anno l’allenatore del Manchester City Roberto Mancini. Si tratta di Villa Fabbro, in via dei Grilli, poco distante dal centro storico. La villa è in fase di ristrutturazione. Un investimento da un milione e 500 mila euro, dove all’interno dovrebbero essere realizzati appartamenti di varie metrature. Nonostante trascorra gran parte delle vacanze estive in Sardegna, dove avrebbe acqui-
ai
PAPARAZZI?
Sardegna…ora i Vip scoprono anche le Marche! stato un hotel, il “Mancio” non manca di presenziare a Portonovo o al ristorantino “Macelleria Canestrari” al Foro Annonario di Senigallia, scelto non solo dall’allenatore del Manchester City, ma anche dallo staff della casa automobilistica Bmw, che proprio al Foro Annonario ha girato uno spot pubblicitario. Le colline marchigiane le conosce come le sue tasche, il ciclista Michele Scarponi da Filottrano, che forse anche per questo, preferisce prepararsi proprio su queste colline: “Mi piace girarmi e vedere il mare quando mi alleno” – afferma Scarponi. Mentre Valentina Vezzali prepara le sue stoccate vincenti nella sua Jesi, dove risiede insieme al marito Domenico Giuliano ed al figlio Pietro. Ma non è difficile vedere la Vezzali allenarsi al campo di atletica del Centro Sportivo Saline a Senigallia. A scegliere la spiaggia di velluto, anche la fiorettista Giovanna Trillini, jesina come Valentina, che all’Ospedale di Senigallia ha dato alla luce il suo secondo figlio Giovanni, mentre nella frazione senigalliese di Montignano, dà lezioni di scherma. Nonostante i tanti anni trascorsi a Milano per lavoro, si definisce marchigiana a tutti gli effetti, l’ex lady Genny Donatella Girombelli; ad Ancona, che per anni è stata la sede del suo impero, ha deciso di rimanere dopo avere venduto la sua casa di moda nel 2001. Anche il re del tacco a spillo Cesare Paciotti, per le sue vacanze sceglie l’Adriatico, quello della sua Civitanova, dove vive in una splendida villa. Nelle Marche torna quando può anche il patron di Tod’s Diego Della Valle. Si vede poco, ma Senigallia c’è l’ha nel sangue il rapper Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, figlio di commercianti senigalliesi. Marchigiano d’adozione Francesco De Gregori, che una senigalliese l’ha presa in moglie; il cantautore ha deciso di mettere le sue radici nella Regione acquistando un casale in campagna nell’hinterland senigalliese. Neo marchigiano anche Francesco Guccini, che lo scorso 21 aprile si è sposato a Mondolfo, città natale della sposa Raffaella Zuccari. E se Tom Cruise e Katie Holmes hanno scelto per il giorno del si il celebre Castello di Bracciano, Dougray Scott e Claire Forlani hanno preferito Pievebovigliana in provincia di Macerata. Mentre l’acquisto di una villa in provincia di Macerata, da parte della star hollywoodiana George Clooney si è rivelata una bufala, a comprare casa nelle Marche potrebbe essere il centrocampista dell’Inter Esteban Cambiasso, che secondo alcune indiscrezioni sarebbe interessato ad acquistare un appartamento a Marcelli di Numana, presso il residence che verrà costruito all’Ex Santa Cristiana. Con lui, alcuni comici di Zelig. Ma ci sono anche vip interessati ad acquistare un appartamento al “Borgo Le Torri”, complesso residenziale di lusso, che sorgerà sulle ceneri dell’Ex Sacelit-Italcementi. Anche qui, sono stati visti alcuni comici di Zelig; con loro, anche l’ex campione di sci Alberto Tomba. A Senigallia, dove ormai trascorre le vacanze da qualche anno, ha deciso di comprare casa l’ex bomber di Lazio e Bologna Beppe Signori. Le agenzie immobiliari si sono già movimentate, intanto Beppe trascorre i suoi soggiorni sul velluto all’Hotel Terrazza Marconi, mentre preferisce l’Hotel City l’attrice Manuela Arcuri, che alcune voci, mai confermate, davano come prossima acquirente insieme al fratello Sergio, di uno stabilimento balneare sito a meno di cento metri dalla Rotonda. Vista la crescita, i vip disposti a colonizzare le Marche sono destinati ad aumentare.
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