DICEMBRE 2010 ANNO I, n. 7 INSERTO PROMOZIONALE-REDAZIONALE MENSILE ALLEGATO AD "AMERICA OGGI"
EDITO DA WTC ABRUZZO S.r.l. VIA MISTICONI, 54 - 65127 PESCARA (ITALIA)
DIVELLA porta
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A Siena per un piccolo tour, alla scoperta delle bellezze di una città ricca di storia, fascino e tradizione. Camminando lungo i Banchi di Sopra, entrando a Piazza del Campo, visitare la cripta del Duomo recentememte riportata alla luce dove si possono ammirare gli affreschi originali rinascimentali. Non poteva poi mancare qualche consiglio su dove e cosa mangiare. PAG. 7
SPECIALE
RODRIGO - Il Centauro della moda maschile italiana non è un marchio che insegue la moda, ma un marchio che fa la moda vestendo tantissime star del nostro tempo. COLOMBINI - L'arte di creare diverse tipologie di arredamento grazie allo stile ed alla cultura del design italiano. Dall'ufficio ai salotti, dalle camere da letto alle cucine.
ITINERARI
DIVELLA - Pasta e non solo. Sughi, legumi e biscotti sono gli altri prodotti di qualità dell'azienda pugliese. Da 120 anni l'azienda pugliese lega il suo nome alla qualità e alla eccellenza di un prodotto, la pasta, che da sempre è simbolo di italianità nel mondo. Sarà testimonial italiano del food al prossimo Global Economic Summit di Mumbai i prossimi 27-28-29 gennaio.
AZIENDE
COPERTINA
in tavola i Sapori del Mediterraneo
Grande attesa per il Global Economic Summit che si terrà in India dal 27 al 29 gennaio 2011. Tre giorni in cui le delegazioni provenienti da tutto il mondo, si troveranno a discutere di mercato ed economia. L'evento sarà suddiviso in Expo, Conference e Meetings Business To Business (B2B). Quest'anno lo sguardo sarà rivolto alle piccole e medie imprese. PAG. 3
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A te lettore...
...dallo Staff!
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A Mumbai dal 27 al 29 gennaio
Verso il Global Economic Summit 2011 Ci si avvicina a grandi passi all'appuntamento indiano di gennaio. La missione di questo secondo Global Economic Summit è quella di facilitare il commercio globale, investimenti e alleanze strategiche. Un GES che sarà strutturato in Conference, Expo e Meetings Business to Business (B2B). I lavori del summit saranno incentrati sulla ricerca di sinergie e cooperazioni all'interno di un network sempre più in espansione e senza confini. Paesi sviluppati e in via di sviluppo si troveranno sotto lo stesso tetto per condividere esperienze e informazioni. Operatori, aziende ed esponenti di governo si troveranno a discutere di innovazione, mercato, management delle piccole e medie imprese. L'intenzione è di accompagnare le realtà aziendali lungo un percorso di cooperazione coesiva e permettere quindi uno scambio reciproco di informazioni e conoscenze, cementando rapporti esistenti o crearne di nuovi. Altro obiettivo è proiettare l'India come una legittima potenza nel forum dell'economia globale, attraverso opportunità di investimento. Dati alla mano l'India ha raggiunto un non trascurabile record, che è quello di essere diventata la seconda economia a più rapida crescita. I numeri parlano di un PIL che è in costante aumento; nel 2009 in sei mesi è passato dal 5,8% al 6,1%. Grazie alle politiche del nuovo
2009. L'obiettivo del India era quello di raggiungere una quota del 1,5% del mercato globale, ma a causa della crisi le cifre andranno riviste. Il precedente summit del 2010 è stato organizzato allo scopo di supportare il ministero del Commercio e dell'Industria, il Dipartimento del Commercio e il Governo dell'India, e vi hanno partecipato più di trenta paesi con oltre 350 delegati. Quasi 300 invece sono stati gli incontri B2B. Diversi esponenti di spicco presenti tra questi Mr. Salman Khursheed (Minister of State (IC), Ministry of Corporate
the WTC Mumbai Building
esecutivo e alla legge finanziaria del 2009/2010, si è mantenuto l'indirizzo espansivo della politica fiscale, attraverso l'incremento della spesa destinata alla popolazione della aree rurali, alle infrastrutture. L'indice della produzione industriale si è attestato al 10,4% nel terzo trimestre, mentre nel manifatturiero la crescita è stata superiore al 20%. In 5 anni gli interscambi commerciali con il
resto del mondo sono passati da circa 100 (2003/2004) a 346 miliardi di euro nel biennio 2008/2009. Sempre nello stesso periodo le esportazioni sono state superate dalle importazioni, che sono concentrate per il 31% (66,6 miliardi di euro) in prodotti petroliferi e derivati. Dal lato delle esportazioni invece in prima fila ci sono pietre e metalli preziosi, cresciuti del 40,2% nel
Affairs, Government of India). Quest'anno la conferenza focalizzerà l'attenzione sulle politiche dei governi per la promozione del commercio bilaterale, lo sviluppo su scala mondiale delle imprese, la crescita tecnologica delle piccole e medie imprese. Il World Trade Center Mumbai, organizzatore dell'evento insieme alla All India Association of Industries (AIAI), per l'occasione vestirà anche i panni dello sponsor dell'India, cercando di ritagliarle il ruolo di catalizzatore privilegiato nel contesto dello sviluppo del mercato globale.
L’India registra uno sviluppo economico crescente, come viene testimoniato dal PIL che la colloca tra le prime dieci economie di rilevanza internazionale
A sinistra, ViJay Kalantry, President WTC Mumbai. In alto, un momento dei lavori della passata edizione
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dicembre 2010 L'azienda sarà testimonial italiano del settore food
di Marco Mastella
Divella S.p.A. in "missione" in India Il Global Economic Summit, in programma dal 27 al 29 gennaio 2011, sarà luogo congeniale di conoscenza e reciprocità per le piccole e medie imprese a cui è dedicata la seconda edizione. Le PMI giocano un ruolo critico all'interno dell'economia e del mercato globali attraverso politiche di innovazione e sviluppo sostenibile. Nonostante esse siano le più dinamiche, mostrano però più vulnerabilità. Ed è proprio per questo che è nata la necessità di creare una piattaforma globale coordinata che sia in grado di promuovere la cooperazione internazionale di questi soggetti. L'Italia conta quasi 4.5 milioni di piccole e medie imprese, e non mancherà all'appuntamento del prossimo gennaio a Mumbai dove sarà presente con un corposo numero di aziende. Ma l'happening indiano sarà comunque teatro di incontri che vedranno coinvolti anche grandi nomi dell'industria italiana. Tra questi ne troviamo uno che per l'occasione è stato designato testimonial del
settore food. Il nome è quello di Divella che da 120 anni lega il suo marchio alla qualità e alla eccellenza di un prodotto, la pasta, che da sempre è simbolo di italianità nel mondo. Nata nel 1890 l'azienda pugliese è già da anni ormai una realtà che è stata in grado di crearsi una notevole fetta di mercato anche all'estero, esportando prodotti in più di 100 Paesi dei cinque continenti. Andando a guardare i dati relativi alla distribuzione tra i confini nazionali, la Divella vanta oltre l'8% di quota di mercato a volume e nella specifica classifica tra le marche
principali di pasta occupa la seconda posizione. Se invece si considera solo il meridione e le isole, il marchio occupa stabilmente la prima posizione. Ma nel corso della sua storia
secolare la Divella si è resa protagonista anche di un processo di diversificazione che l'ha portata a concepire prodotti che si integrano alla pasta. Alla macinazione nei molini infatti si è affiancata una gamma comple-
Da 120 anni un marchio di qualità e di eccellenza
Olio extravergine e pomodori tra gli altri prodotti
Pasta e non solo...
Per l'industria italiana del settore alimentare questo non poteva essere momento migliore. Il riconoscimento da parte dell'UNESCO della dieta Mediterranea come patrimonio immateriale dell'umanità, dà una ulteriore spinta all'affermazione nel mondo delle nostre eccellenze. Il Global Economic Summit del 27/29 gennaio pertanto rappresenterà la giusta occasione per valorizzare ancora di più il made in Italy. La F. Divella S.p.A. continua a rappresentare un marchio di riferimento per la pasta sia nel panorama italiano, mantenendo saldo il secondo posto nelle vendite di pasta con una quota di mercato del 9% (con una previsione del 12% nel 2011), sia nel panorama internazionale grazie a nuovi accordi ed a consolidate partnership . Divella, quale portavoce nel mondo della dieta mediterranea, ne supporta da sempre la diffusione grazie ad incisive campagne pubblicitarie ed al contempo ne preserva il gran-
de valore culturale offrendo, a prezzi molto competitivi, un’ampia gamma di prodotti di alta qualità tra i quali pasta, pomodori, olio extravergine d'oliva e biscotti. All'interno degli stabilimenti l'attività giornaliera arriva a produrre: 800 tonnellate di pasta semola di grano duro, 10 tonnellate di pasta fresca (orecchiette, trofie, cavatelli), 2,5 tonnellate di pasta fresca all'uovo (tagliatelle, lasagne), 25 tonnellate di biscotti, 800 tonnellate di semola di grano duro (nei due mulini), 350 tonnellate di farina di grano tenero. Nei mulini vengono macinate circa 1200 tonnellate al giorno per garantire una costante qualità e scorta per l’ingrediente principale della pasta: la semola di grano duro. Il grano viene acquistato nei migliori mercati al mondo, scelto fra i raccolti con le caratteristiche adatte ad ottenere semola di alta qualità. La semola Divella è infatti una sapiente miscela di varietà
ta di pomodori e sughi in scatola, oltre a biscotti, riso, legumi e tanto altro. Con duecentottanta dipendenti, il pastificio, 2 molini per la trasformazione del grano duro ed 1 per quello del grano tenero (che costituiscono i 3 stabilimenti), la Divella diffonde in Italia e nel mondo prodotti alimentari dagli elevati standard qualitativi, garantendo convenienza e competitività. Dalle pianure pugliesi una passione trasformatasi in un marchio sempre più legato al volto sano e concreto dell'industria italiana.
di grano duro composta al 60% da grano duro Italiano prevalentemente raccolto nel Sud Italia, che dona alla pasta il tipico sapore del grano appena macinato, al 15% da grano Americano proveniente dal Texas e dall'Arizona (“grano del deserto”) che ne assicura l’apporto di proteine di alta qualità, al 15% di grano duro dall'Australia che conferisce alla pasta il tipico colore giallo del sole. I dati del 2010 sono già esaustivi. Il fatturato ha raggiunto la cifra di 260 milioni di euro con più di 180.000 tonellate di pasta vendute, con una forte quota dell’export del 30%. La tendenza positiva degli ultimi 15 anni sembra profilarsi anche per il 2011, ove si prevede un ulteriore incremento del fatturato pari a 280 milioni di euro e continui investimenti nella ricerca e nel miglioramento tecnologico.
La semola è una sapiente miscela di varietà di grano duro
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L'UNESCO la sceglie come patrimonio immateriale dell'umanità
Premiata la Dieta Mediterranea “La Dieta Mediterranea è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. È caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, un ammontare moderato di
pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità”. E ancora: “La Dieta Mediterranea (da greco “diaita”, stile di vita) comprende molto più che il solo cibo. Essa promuove l'interazione sociale, dal momento che i pasti collettivi rappresentano il caposaldo di consuetudini sociali ed eventi festivi. Essa ha dato alla luce un formidabile corpo di conoscen-
In basso, un momento della produzione all'interno degli stabilimenti Divella
ze, canzoni, proverbi, racconti e leggende”. Questa è la motivazione con la quale il 17 novembre a Nairobi (Kenia) la quinta sessione del Comitato Intergovernativo dell'UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, ha inserito nella illustre lista la Dieta Mediterranea. La proposta era partita insieme a Spagna, Grecia e Marocco ed è stata approvata all'unanimità. Tutto nacque nel dopoguerra dalle osservazioni da Ancel
Keys. Lo scienziato americano notò come in alcune zone, il Cilento e l'Isola di Creta in particolare, ci fosse una bassa incidenza di tumori e di malattie cardiovascolari. Questi dati vennero attribuiti al tipo di alimentazione di quelle specifiche aree geografiche. Così si diede il via a quello che è conosciuto come il “Seven Countries Study” al quale lo stesso Keys prese parte e che mise a confronto i regimi alimentari tra soggetti appartenenti a Paesi diversi e cioè:
dell'Università di Firenze, è stato riscontrato come la Dieta Mediterranea riduce il rischio di malattie cardiovascolari e di patologie come l'Alzheimer ed il Parkinson. Dopo questa importante conquista bisogna sfruttare al meglio le opportunità che derivano dalla Dieta, per poter permettere un ulteriore salto di qualità al settore agroalimentare del made in Italy. Sarà sempre maggiore la qualità richiesta per prodotti quali pasta, pomodori, legumi, olio d'oliva.
Un sistema alimentare che è diventato nel tempo un'identità culturale. La via migliore per un'alimentazione che consente di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e altre patologie quali l'Alzheimer e il Parkinson Italia, Grecia, USA, Finlandia, Jugoslavia, Olanda e Giappone. Si scoprì come la percentuale di infarti fosse di molto inferiore nei paesi mediterranei che negli altri, dove l'alto consumo di grassi animali tende ad aumentare il colesterolo. Inoltre in base a recenti studi pubblicati sul British Medical Journal, analizzati dal team di Fancesco Sofi, nutrizionista
L'intervista
Gli elementi della Dieta Mediterranea hanno permesso agli italiani di raggiungere l'invidiabile record di longevità, primo in Europa, con una media di 77,2 per gli uomini e 82,8 per le donne. Bisogna salvaguardare questo sistema alimentare, in quanto non solo patrimonio di una identità culturale, ma esempio di mangiar sano. di Marco Mastella
A "Tu per Tu con..." Divella In vista dell'appuntamento del Global Economic Summit dal 27 al 29 gennaio a Mumbai, abbiamo sentito Alessandro Trotta, Export Area Divella S.p.A.
100% nelle vendite, pari a oltre 15 milioni di Euro di fatturato conseguito. Potrebbe stilarci una classifica dei paesi vostri partner nel mondo?
Come si può valutare il bilancio Divella 2010? Possiamo ritenerci molto più che soddisfatti. Abbiamo raggiunto l'obiettivo dei 260 milioni di euro di fatturato e venduto 180.000 tonnellate di pasta di cui oltre il 30% sono state spedite in più di 110 Paesi. E cosa ci sia aspetta dal 2011? Per l’anno venturo ci ripromettiamo di crescere ancora in Italia ed allo stesso modo nei mercati Esteri per arrivare all’ambizioso traguardo delle 200.000 tonnellate, tutte a marchio Divella. Cosa ci può dire invece degli altri prodotti del marchio Divella? Abbiamo ottenuto ottimi risultati rispetto al 2009 e anche qui quindi non possiamo non dirci soddisfatti. In particolare per i biscotti che hanno maturato un più
L'Europa si ritaglia una cospicua quota di mercato con circa 13 milioni (ma da sola la Germania ne vale 3). Al secondo posto c'è il Giappone con 7 mln e a chiudere questo podio ideale c'è l'Australia. Seguono poi i Balcani con Albania, Macedonia, Kosovo, etc., e non meno importanti mercati come Brasile, Canada, USA. Vista la vostra presenza all'Expo del Global Economic Summit di Mumbai a gennaio, dove sarete testimonial italiani per il settore food, cosa si sente di dire sulla realtà indiana? A giugno ho partecipato ad un convegno di Confindustria sull'India, dove sono stati resi noti alcuni dati. Si tratta di un'economia che cresce fortissima, circa del'8% (la stessa percentuale riguarda anche il retail dell'agroalimentare). A questa crescita si accompagna contestualmente quella della classe media. Gli stipendi hanno avuto un consistente aumento negli ultimi 2/3 anni, dai 3.500 ai 17.000 l'anno circa. In quest'ottica il nostro
prodotto può “attecchire” presso coloro che stanno crescendo in termini di salario. È una realtà dove siamo presenti, ma poco. La nostra priorità è quella di entrare in maniera graduale e con cautela, senza essere aggressivi, ma con il giusto partner commerciale con il quale sviluppare un business duraturo. Abbiamo il dovere di diffondere la cultura della cucina italiana. Punteremo inizialmente su pasta e biscotti (nuova linea per il tè, ndr). I problemi sono legati ai dazi e alle cessioni ai distributori da uno stato all'altro dell'India che potrebbero far lievitare i costi d'acquisto per il consumatore finale. Ma la prospettiva di raggiungere la seconda popolazione mondiale fa ben sperare. La Dieta Mediterranea patrimonio immateriale dell'umanità. Quali benefici per i prodotti made in Italy? Certo non può far altro che giovare alla cultura e alla cucina italiane; genererà maggiore visibilità, se ancora ce ne fosse bisogno; aumenterà anche la curiosità verso un tipo alimentazione che, ricordiamolo, è patrimonio comunque di una vasta area geografica; servirà infine a combattere e magari sconfiggere la contraffazione dei prodotti Made in Italy, vero concorrente della vera dieta mediterranea.
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Memories...Natale 1919 Piero Piccardi, Direttore Responsabile "The Italian Way", con questa cartolina gentilmente concessaci, invia a tutti lettori gli Auguri per un felice e prospero 2011. L'aveva scritta sua mamma Dina ai genitori nel Natale 1919.
dicembre 2010 Una passeggiata tra le vie e le bellezze della città toscana
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di Francesca Andreini
Siena tra tradizione e festività Natalizie "COR MAGIS TIBI SENA PANDIT". Queste sono le parole che possono leggere i visitatori che decidono di entrare a Siena dalla Porta Camollia, quella, per intendersi, che affaccia l'antica Via Fiorentina, un tempo principale arteria di comunicazione tra Parigi e Roma, unica strada che offrisse la possibilità ai pellegrini nel corso del Medio Evo, di raggiungere la tomba di San Pietro per le devozioni di rito che avrebbero permesso loro di guadagnarsi il Paradiso. Ai nostri tempi, certamente più prosaici, il Paradiso sembra sempre più lontano dalla nostra vita quotidiana, eppure in questo angolo di Toscana, ancora oggi siamo in grado di avvicinarci a tali gradi di beatitudine, qualora si riesca a percepire e condividere i ritmi e le opportunità che Siena riesce ad offrire a tutti coloro che intendessero essere iniziati ai valori che per secoli hanno portato avanti la vita di questa piccola città, ovvero l'amore per la tradizione ed il rispetto per la grande storia che l'ha resa il luogo di cultura che ogni anno la mantiene in testa alle classifiche italiane per la qualità di vita! Quale migliore opportunità per una visita per le celebrazioni dell'ultimo dell'anno! Anche quest'anno il Comune di Siena infatti ha organizzato come sempre dei concerti nella splendida cornice di Piazza del Campo che infatti saranno in grado di allietare le ultime ore di questo 2010 che si conclude ed offre a tutti la possibilità di accedere a piazza Del Campo dalle ore 22,30 per godersi lo spettacolo di cantanti e gruppi molto conosciuti. L'occasione si presenta quindi ghiotta per organizzare un piccolo tour della città che riesca a farvi percepire tutta l'atmosfera magica che questo angolo di Toscana offre ad ogni suo visitatore a piene mani! Arrivando in auto, il consiglio è quello di parcheggiare in Fortezza (www.sienaparcheggi.com) in modo tale da essere proprio nel centro della città e poter camminare agevolmente per il Corso, Banchi di Sopra, dove si affacciano le più antiche attività commerciali della città. Infatti cosa molto importante da notare è che l'amministrazione comunale ha saputo conservare le attività tradizionali anche nel centro citttadino, salvaguardando così le antiche tradizioni familiari a discapito delle grandi catene commerciali che qui hanno trovato difficoltà ad insediarsi. Passerete davanti all'antica sede della Banca Monte Dei Paschi di Siena, la più antica
del mondo, fondata nel 1472, ben 20 anni prima della scoperta dell'America!!!! La Rocca, così la chiamano i senesi, si staglia su Piazza Salimbeni, cuore nevralgico della grande attività economica della città. Andando avanti per il corso c'è poi la Piazza Tolomei, dove si trova la torre omonima, casa della famosa Pia De' Tolomei menzionata nel Paradiso di Dante: e questa è un'altra caratteristica di questa bella città, ovvero il fatto che su ognuno di questi palazzi storici si possano ritrovare delle targhe in marmo con le citazioni Dantesche riferite ai personaggi che vi abitavano e che sono state menzionate nella grande opera. ".....Ricordati di me che son la Pia: Siena mi fe', disfecemi Maremmma"! L'atmosfera rarefatta ed antica si sublima nel "Campo", ovvero, Piazza del Campo, famosa nel mondo in quanto scenario eccelso del famoso Palio che si corre ogni anno per il 2 di luglio ed il 16 di agosto in onore della Santa Vergine, protettrice di Siena: questo luogo viene definito a giusta ragione "il salotto della città", ed è proprio qui infatti che si vedono passeggiare i locali con i loro bambini che giocano sulle "lastre" della Piazza come hanno fatto i loro antenati nei secoli passati! Visita d'obbligo è al Duomo di Siena, dove giungevano stanchi i pellegrini che incrociavano sulla Francigena, per estasiarsi di fronte alla facciata della chiesa, rilucente d'oro e costellata di statue di Santi e di Angeli. Gli interni della Cattedrale meritano una sosta attenta, specialmente per la visione dei pavimenti che riportano le scene dell'antico e del nuovo testamento, ed altre
figure riportanti la gloria della città di Siena. Sempre sulla stessa piazza, il Museo dell'Opa, racchiude la preziosa Maesta di Duccio da Boninsegna, eccelso pittore del trecento Senese, che celebra la Gloria della Vergine Maria con tutta la magnificenza dei colori e delle forme che tanta fama hanno dato alla scuola della pittura Senese. Senza dubbio non si deve mancare l'occasione per godersi il Complesso Museale di Santa Maria Della Scala (www.santamariadellascala.com), antistante il Duomo e recentemente restaurato: questo luogo è stato fino agli anni 80 l'ospedale di Siena e veniva chiamato dai suoi cittadini "la città nella città" proprio per le proporzioni mastodondiche che sono andate aumentando nel corso dei secoli, dando così maniera di ritrovare durante gli scavi di recupero, reperti medioevali, romani e persino etruschi. Impressionante la visione dei famosi Pozzi di Butto, dove veniva gettato il materiale di scarico della città, e che, durante la Peste Nera nel trecento, veniva utilizzato anche per la sepoltura dei cadaveri degli appestati! Il consiglio è di concludere questo piccolo tour di Siena, nella Cripta del Duomo, recentemente riportata alla luce, dove si avrà il raro privilegio di ammirare gli affreschi originali rinascimentali, con i colori smaglianti dell'epoca, conservati nei secoli in quanto mai esposti all'atmosfera ed agli agenti esterni, dato che è stata ritrovata solo di recente. Non mancate di fermarvi a pranzo in questo angolo di paradiso! Importante gustare quelli che sono i piatti locali, quali i famosi "Pici" pasta fatta a mano che ricorda dei grossi spaghetti, e che viene condita con dell'ottimo ragù, solitamente di Chianina, una particolare razza bovina che è tipica di questa zona della Toscana, molto saporita e che consiglio di assaggiare nella famosa "fiorentina", il tutto annaffiato rigorosamente da un robusto Chianti, che non vi farà senz'altro rimpiangere la camminata fatta durante la giornata che vi ha visto scoprire questo angolo di mondo ancora immutato nel tempo.
Nella foto, un'immagine notturna del Duomo e della Torre del Mangia a Siena. Sotto, Francesca Andreini
Delizie e sapori della Toscana vetrina del gusto
Passeggiando per il corso principale di Siena, al turista più attento, sembrerà di tornare indietro nel tempo: il fatto che il transito alle autovetture sia stato proibito e si possa camminare comodamente ammirando le belle vetrine ed il fatto che per andare a "fare quattro passi" ancora ci si senta in dovere di cambiarsi e mettersi elegante, dà senza dubbio la sensazione che qua il tempo non passi con la stessa rapidità che nel resto del mondo! Ma ancora di più si avverte questa sensazione gustando le prelibatezze che vengono offerte nei numerosi forni, bar e ristoranti che si affacciano sulla strada: numerose sono le tradizioni alimentari che danno a Siena la possibilità di essere ricordata! Prima fra tutte quella dei Ricciarelli: biscotti a base di pasta di
mandorle che nella mentalità tradizionale italiana il cui gusto si lega indissolubilmente, per la maggior parte degli italiani, a quella del Natale. Il Ricciarello di Siena si ottiene dalla lavorazione di un impasto a base di mandorle, zucchero, albume d'uova, successivamente cotto in forno. Sono dolcetti con forma a losanga ovalizzata, la superficie è di colore bianco per la copertura dello zucchero a velo, con eventuale presenza di diffuse crepature della pasta, mentre il bordo è leggermente dorato Le origini dei "Ricciarelli di Siena" sono legate a quelle del Marzapane, dolce a base di mandorle e zucchero, la cui diffusione a Siena risale al XV secolo. Destinati ad un "pubblico elitario", data la presenza dello zucchero, ingrediente all'epoca costoso perché raro, erano venduti nelle botteghe degli speziali senesi, le farmacie di un tempo. Nel periodo rinascimentale sono numerosi i riferimenti ai banchetti allestiti in occasione di ma-
trimoni celebri o visite politiche nei quali si segnalano i Marzapani e se guardiamo con attenzione certi quadri dell'epoca di autori toscani non sarà difficile riconoscerli per la loro forma tipica, sul desco di qualche ricco banchetto. Ma bisogna aspettare il 1891 quando viene pubblicata la prima edizione del fondamentale volume "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene" di Pellegrino Artusi, primo esempio di ricettario della tradizione gastronomica nazionale. La ricetta n. 629, dedicata alla lavorazione del prodotto in questione, reca nel titolo la denominazione "Ricciarelli di Siena". Ricciarelli Ingredienti gr 300 di mandorle; gr 180 di zucchero a velo vanigliato; gr 240 di zucchero; 1 cucchiao di scorza d'arancia grattugiata; 2 albumi d'uovo ; 2 dozzine di fogli di riso tagliati ovali Preparazione
Pestare le mandorle fino ad ottenere una farina, facendo attenzione a recuperare tutto l'olio. Mescolare bene con lo zucchero e setacciare in una terrina. Montare gli albumi a neve non troppo densa e incorporarli al composto. Aggiungere lo zucchero a velo e la scorza d'arancia per ottenere un impasto liscio e tenero. Formare con questo delle losanghe di 1 cm di spessore, 4,5 cm di lunghezza e 3,5 cm di larghezza. Spolverizzarle abbondantemente di zucchero a velo, metterle su un foglio di carta di riso e lasciar riposare per 12 ore. Far cuocere in forno a 140° per 15'. Lasciar raffreddare su una griglia e servire cospargendo di zucchero a velo.
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dicembre 2010
in collaborazione con
Fratelli
Nurzia DAl 1835 lA STorIA SI FA DolCe
La famiglia Nurzia all’interno dello storico Caffé in piazza Duomo a L’Aquila. Da sinistra: Ulisse, Natalia, Giuliana e Francesco
Qualità indiscussa delle materie prime insieme all’amore per il lavoro artigianale sono i segreti che da quasi 200 anni rendono noto il torrone aquilano F.lli Nurzia in tutto il mondo. Oggi al timone dell’azienda ci sono i figli di Ulisse Nurzia, Natalia e Chicco » di eleonora lopes
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al 1835 il risveglio mattutino in Piazza Duomo, è sempre stato legato all’odore caratteristico della tostatura delle nocciole per la preparazione del torrone. Un odore che tutti gli aquilani conoscono bene. Il sisma del 6 aprile che ha ridotto il centro storico a un cumulo di macerie, ha risparmiato l’antico locale Caffè Nurzia dove il classico torrone morbido al cioccolato, viene ancora prodotto secondo la ricetta originale e confezionato rigorosamente a mano. Tutto iniziò nel lontano 1835, quando Gennaro Nurzia, distillatore di liquori, decise di intraprendere la produzione dolciaria.
Suo figlio, Francesco Saverio, verso la fine del 1800 ampliò l’attività del padre con una svariata produzione di torroni. Come ogni dinastia che meriti questo nome, il nipote del fondatore, Ulisse Nurzia, seguì la tradizione di famiglia e andò persino oltre. Mise a punto una pasta di cacao morbida con nocciole piemontesi che diede origine a una delle due specialità: il torrone tenero al cioccolato e in seguito realizzò anche il torrone bianco alle mandorle. Questo prodotto si affermò subito e, nelle migliori occasioni dell’anno, veniva donato come vera prelibatezza. Arrivò il primo conflitto mondiale, ed anche se per legge autarchica era proibi-
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foto di Simone Cerio
to l’uso del cacao, la ditta tenne bene. Il torrone tenero al cioccolato continuava a piacere e così divenne una tradizione radicata nelle ricorrenze più felici del popolo abruzzese. Il segreto di questo
prodotto è sempre stato la qualità indiscussa delle materie prime. Ulisse Nurzia nel 1940 donò il proprio negozio di pasticceria con il vecchio laboratorio, siti in Piazza Duomo, al figlio Tito che continuò
Il torrone prima di essere confezionato
Una fase della lavorazione del torrone
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in collaborazione con
a produrre faticosamente anche durante la seconda guerra mondiale. Da quel momento in poi, e con la stesso metodo di allora, i componenti dell’azienda Fratelli Nurzia, composta da Ulisse, la moglie Giuliana e i figli Francesco Saverio e Natalia, hanno capito che la loro dolce missione sarebbe consistita nel fare torroni e gestire il laboratorio con annesso caffé-negozio, in stile liberty, aperto a inizi del 1900. Il Torrone Nurzia si prepara, ancora nel-
lo storico laboratorio, con antichi sistemi di lavorazione, con la stessa scrupolosa attenzione degli antenati e resta una specialità di tutte le stagioni. «Da secoli il ciclo produttivo è lo stesso –ci spiega la famiglia Nurzia- Facciamo tutto a mano, packaging compreso. Noi ci rivolgiamo ad un target specifico, chi sceglie il nostro prodotto vuole la qualità e l’artigianalità». Tentano di imitarlo in 1000 modi, il torrone Fratelli Nurzia resta sempre unico ed inimitabile. Come cita un vecchio slogan.
Ancora oggi la produzione del torrone ed il negozio-caffè, continua a trovarsi in Piazza Duomo, ed è nonostante tutto ancora uno dei preziosi gioielli della città dell’Aquila dove chiunque entra per acquistare l’antico torrone Fratelli Nurzia. Solo un evento tragico come quello del 6 aprile ha sospeso la produzione e ha costretto la famiglia Nurzia a chiudere per la prima volta per 8 mesi. I danni per fortuna sono stati lievi, e l’8 dicembre 2009 il Caffè Nurzia ha ripreso la sua
storica attività. oggi 5 dipendenti sono impiegati al bar e 7 lavorano nel laboratorio dove in questi giorni si lavora tantissimo per produrre e impacchettare a mano i famosi torroni. «la tradizione e l’artigianalità –ci spiega Natalia- sono le nostre armi, ma in futuro ho intenzione di ampliare la gamma dei prodotti e organizzare una rete vendita che arrivi fuori dai confini nazionali per portare il nome del torrone aquilano in tutto il mondo».
Natalia Nurzia in compagnia di Zia Caterina conducente del Taxi “Milano 25” che accompagna gratuitamente i bambini malati
Con la cantante Laura Pausini
Con il sindaco di Milano Letizia Moratti
Con il cantante Renato Zero
ha aiutato a superare un momento della mia vita davvero difficile». Cosa si sente di dire ai vostri colleghi che non hanno ancora avuto la possibilità di riaprire la propria attività? «Voglio fargli un augurio sincero con l’auspicio che i lavori si velocizzino e che possano al più presto riaprire le proprie attività. oggi il problema per chi ha i locali distrutti è che gli affitti all’Aquila sono ancora molto alti. le criticità sono tante e ci vorrà molto tempo per risolverle». Come azienda, quali progetti avete in campo per il futuro? «l’azienda Fratelli Nurzia cerca sempre di
guardare avanti tenendo però presente la storia. la tradizione è un elemento che sarà sempre fondamentale per i nostri torroni, ma unita anche all’innovazione intesa come ampliamento della gamma di prodotti. Un mese fa la Camera di Commercio di Milano ha premiato 14 aziende in Abruzzo per il progetto innovativo e per l’incentivo all’occupazione. Tra queste con orgoglio posso dire che c’eravamo anche noi. Il progetto consiste nella presentazione, entro il 2011, di una nuova linea di cioccolato artigianale. Tra le altre novità c’è anche il recupero di un pack degli anni 60 utilizzato da nostro padre che abbiamo voluto riprodurre»
a tu per tu con Natalia e Chicco Nurzia Natalia, qual è il segreto del vostro torrone? «Il Torrone dei Fratelli Nurzia è un dolce prelibato e una rinomata specialità aquilana che risale al 1835 e che è sempre stato prodotto dalla famiglia Nurzia, i cui discendenti, ancora oggi, esercitano l’arte degli avi. Il gusto inconfondibile del nostro torrone è rimasto lo stesso in quasi 200 anni di storia. la sua pasta tenera, fragrante, viene lavorata con materie prime genuine e con l’amorosa cura manuale di una volta. Il segreto però non posso svelarlo, altrimenti che segreto sarebbe! Ma come hanno scritto in un articolo, nei nostri torroni c’è assolutamente il tocco femminile, anche se fratelli!». un anno fa c’è stata la riapertura dello storico Caffè Nurzia, come vi state preparando a queste festività dove per voi la mole di lavoro aumenta straordinariamente? «Un anno fa, centinaia di persone il giorno dell’Immacolata, si sono radunate nel cuore dell’Aquila a Piazza Duomo, per arrivare in tempo alla riapertura post sisma del Caffè Nurzia. la riapertura è stata per tutti noi una scommessa. Per ottenere il permesso per riaprire scrissi davvero a tutte le autorità nazionali. Ci siamo imposti di tornare a lavorare in questa zona senza neanche avere un posto dove fare il torrone, ma ce l’abbiamo messa tutta per riaprire a Natale. Non avevamo mai chiuso, in tanti anni di storia. Anche per
questo Natale, gli aquilani potranno ammirare il classico albero addobbato con i nostri torroncini e assaporare le nostre specialità. In questi giorni i ritmi di lavoro sono davvero frenetici!». Quali insegnamenti vi hanno trasmesso i vostri genitori? «Nostro padre ci ha trasmesso l’onestà e il senso della tradizione, lui è la storia della famiglia, mentre da mia madre ho imparato l’amore verso il lavoro. Credo che se dovessi avere un figlio e non seguisse la tradizione di famiglia, sarebbe una grande delusione. Ho la fortuna di fare un lavoro bellissimo, ho fatto la gavetta, e me ne vanto, questo mi ha permesso di conoscere l’azienda in ogni minimo particolare, dal ciclo produttivo alla parte commerciale». Chicco, dopo il terremoto, come sono cambiate le cose? «Deve riprendere la vita sociale, l’Aquila non può essere una città dormitorio. Gli aquilani sentono la necessità di lavorare. ogni tanto viene lo sconforto, ma non serve lamentarsi. All’inizio non potevamo riaprire il Caffè, la mia enoteca è andata distrutta, ma io e la mia famiglia, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo allestito un punto vendita nella Villa Comunale in una struttura di legno. Ne approfitto per fare un ringraziamento sincero a leonardo Pizzollo, titolare della cantina di Valle reale. Un vero amico che mi ha ospitato a casa sua dopo il sisma per 5 mesi e mi
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Il Centauro della moda maschile italiana al GES 2011
di Stefano Buda
Rodrigo cavalca verso Mumbai L'inconfondibile logo del centauro è l'emblema di una parabola di successo. Per definire le origini del marchio Rodrigo, leader nel settore dell'abbigliamento maschile, occorre scomodare la penna illustre di Alessandro Manzoni. Nel 1974, infatti, il brand fa il suo esordio sul mercato con una collezione pensata per un uomo forte e sicuro, proprio come il Don Rodrigo dei "Promessi Sposi". Negli anni successivi, puntando sulla qualità, l'innovazione e le capacità dei suoi uomini migliori, la Rodrigo consolida la sua fama e conquista fette di mercato sempre più ampie. Capace di interpretare le esigenze di un cliente moderno, che anche nelle occasioni formali cerca lo spunto personale e nel tempo libero non rinuncia allo stile, oggi il brand gioca abilmente sulla scala del classico e del casual. Non un marchio che insegue la moda, ma un marchio che fa la moda e veste tantissime star del nostro tempo, al cinema come sul piccolo schermo. E' lunga la lista delle partnership di successo che
hanno visto il centauro abbinato a film di qualità ("Gorbaciof", "Genitori & figli" e "Benvenuti al Sud"), alle serie tv più amate dal pubblico ("I liceali" e "Un posto al sole") e a popolarissimi programmi d'intrattenimento ("Glob" e "L'arena"). Una delle iniziative che meglio incarna lo spirito dinamico e raffinato della griffe è la pubblicazione di una collana di libri in cui moda, storia e paesaggio s'incontrano in un viaggio fotografico: scenari mozzafiato e ambienti metropolitani, da Lisbona a Londra, passando per Dubrovnik, Berlino, Mont Saint Michel e Rotterdam, fanno da sfondo all'esperienza Rodrigo. Sinonimo di total look maschile rivolto a una fascia di mercato medio-alta, Rodrigo è il brand di punta della IAC, Industria Adriatica Confezioni SpA, che detiene anche il marchio Alan Devis e che, assieme alle altre società del gruppo, conta un fatturato di 70 milioni di euro e distribuisce ogni anno 3 milioni di capi attraverso un network di 3.000 negozi. Un esempio virtuoso, quello della
IAC, che ha origine nella provincia abruzzese di quasi cinquant'anni fa. La data è scolpita nella storia: Chieti, 9 giugno 1961. Altri tempi, altro mondo: in quei giorni Kennedy discute con Kruscev delle rispettive influenze sulla Berlino divisa dal muro, mentre il presidente Obama avrebbe gettato il suo primo sguardo sul mondo soltanto due mesi dopo. Nello stesso periodo l'Abruzzo, lontano dai riflettori della storia, inizia faticosamente a rialzarsi dopo la tragedia della guerra. Alla sua rinascita contribuisce la politica di incentivi fiscali destinati agli investimenti nel Mezzogiorno. L'argomento convince l’ingegnere americano Marvin Gelber, che impianta la più grande azienda manifatturiera di camicie su scala europea proprio nella terra di D'Annunzio e Silone. L'azienda prende il nome del suo fondatore e si allea con il colosso tedesco Shulte & Dieckhoff, capace di sfornare ogni anno 15 milioni di camicie e 20 tonnellate di tessuto di cotone. In pochi anni la Gelber assume un ruo-
lo fondamentale nell’economia del territorio, impiegando 2.200 persone e rappresentando, fino ai primi anni '70, quasi la metà dell’intero reddito industriale della provincia. Nel decennio successivo cambiano i gusti dei consumatori e si esauriscono le agevolazioni fiscali, l'azienda conosce una fase di difficoltà ed entra in scena la Gepi, holding pubblica costituita dal governo per aiutare le imprese depresse. Francesco Poletti, responsabile del settore abbigliamento, trova il bandolo della matassa. Nasce il brand Rodrigo, una collezione di camiceria poi arricchita da maglieria e pantaloni, e vengono pianificati ingenti investimenti su marketing e distribuzione. Superata la crisi, nel 1986 giunge il momento di uscire dalla culla para-statale e l’intero pacchetto azionario è ceduto alla società finanziaria costituita da Poletti insieme a industriali locali e manager. Tra questi figura Biagio Bocchetti, attuale Amministratore Delegato della IAC, le cui straordinarie competenze finanziarie e
organizzative, unite a singolari qualità creative, contribuiscono al definitivo salto di qualità. Inizia un'epoca di successi entusiasmanti e una fase di espansione internazionale, culminata con l'acquisizione della Bonser Espanola e con l'ingresso nel gruppo SAITT, leader nella produzione di camiceria di alto livello con i marchi Truzzi e Mastai Ferretti. Oggi come allora la IAC è pronta a raccogliere e a vincere le nuove sfide del mercato. Mentre si afferma e si consolida sul fronte nazionale, il brand Rodrigo lancia ponti verso l'estero e già presidiando gran parte d'Europa. Una tappa importante, nel quadro della proiezione del marchio sulla scena globale, sarà la partecipazione al "Global Economic Summit" che si terrà all'Expo di Mumbai dal 27 al 29 gennaio 2011. Grazie alla mediazione del WTC di Pescara-Chieti, la IAC avrà modo di sondare le opportunità offerte dal mercato indiano e di stabilire legami con piccole e medie imprese provenienti da ogni parte del mondo.
dicembre 2010 L'intervista
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di Stefano Buda
A "Tu per Tu con..." Matteo Focardi E per quanto riguarda l'export? L'export rappresenta il 20% del fatturato della IAC. All'estero, dove la nostra forza è data da un rapporto ottimale tra qualità e prezzo del prodotto, abbiamo anche aperto quattro negozi monomarca (Atene, Baku, Burgos e Bucharest) e puntiamo ad intensificare la nostra presenza. Abbiamo una marcia in più rispetto ai concorrenti nella fascia medio-alta del mercato e
"Il mercato indiano, potenzialmente, è uno sbocco enorme per i nostri prodotti" in particolare siamo riusciti a sviluppare molto bene i nostri rapporti con Svezia, Danimarca, Belgio, Olanda, Grecia ed Ungheria. Inoltre, grazie alla nostra consociata Bonser Espanola, siamo capillarmente presenti in Spagna. Nella foto, Matteo Focardi, Export Manager del Gruppo IAC
Partiamo dall'attualità e dal delicato momento che vive l'economica a livello globale. Quanto ha inciso la crisi sullo stato di salute del vostro gruppo? Rispetto a molti altri casi la IAC ha risentito solo marginalmente della crisi, grazie alla sua lunga storia, ad un forte radicamento nel centro-sud del Paese ed alla loyalty della clientela. Il brand Rodrigo, che propone un total look completo di accessori, ha una sua identità ben precisa con un fatturato di circa 20 milioni di euro (pari a circa il 30% del fatturato dell’intero gruppo). In basso, un Rodrigo Point
Con quali strategie puntate a rafforzare la presenza del "centauro" sul mercato? Finora abbiamo puntato molto al consolidamento del mercato italiano, soprattutto attraverso l'apertura di negozi monomarca e lo sviluppo di shop-in-shop dedicati. Questa strategia darà un segnale forte ad aree in cui non siamo ancora penetrati in modo soddisfacente. Una tappa importante sarà l'apertura del nuovo punto vendita Rodrigo a Milano, che si aggiungerà agli altri 28 già attivi sul territorio nazionale.
A fine Gennaio, grazie alla mediazione del Wtc di PescaraChieti, sarete presenti all'Expo di Mumbai.
Con quali obiettivi parteciperete al Global Economic Summit? Nell’ambito della competizione globale, oggi le aziende italiane soffrono di un “nanismo d'impresa”. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un proliferare di industrie di piccole dimensioni, che da una parte garantiscono grande flessibilità, con risvolti positivi in termini di qualità dei prodotti, ma dall'altra vengono spesso ostacolate da aziende globali che, con risorse finanziarie enormi, creano forti barriere ai piccoli competitors. E' in parte anche il nostro caso. Credo che le aziende come la nostra debbano trovare, a livello internazionale, sinergie con altre aziende territorialmente qualificate, forti del fatto che il nostro know-how italiano, frutto di capacità ed esperienza, possa rappresentare il fattore fondamentale per creare valore aggiunto. L’Expo di Mumbai sarà un'ottima occasione per osservare, conoscere e valutare. A che tipo di sinergie pensate e cosa rende così attrattivo il
mercato indiano? Pensiamo a nuove sinergie su un duplice piano: distributivo e produttivo. Il mercato indiano, potenzialmente, è uno sbocco enorme per i nostri prodotti, anche se le aziende indiane hanno già sviluppato un loro mercato interno. Certo, è un discorso ancora di prospettiva e occorre attendere che la globalizzazione introduca anche in quelle zone, con maggiore decisione, un gusto più occidentale. Ma è bene attrezzarsi per tempo. Altro livello interessante è quello produttivo; noi occidentali possiamo individuare dei partner locali ai quali offrire conoscenze, know-how, stile e capacità, per ottenere dei prodotti di qualità ad un costo competitivo.
"Il brand Rodrigo ha una sua identità ben precisa con un fatturato di circa 20 milioni di euro"
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La spedizione italiana in India si arricchisce di un altro protagonista
Colombini, l'arte di arredare casa Emanuel Colombini, Amministratore Delegato di Colombini Group
“Sono passati quasi cinquant'anni da quando abbiamo consegnato il nostro primo mobile, eravamo una piccola realtà artigianale e non pensavamo che un giorno saremmo diventati un'azienda internazionale”. Le parole del Presidente di Colombini Group, Ivo Colombini, rappresentano il modo migliore per presentare la sua azienda, che sarà in India a Mumbai in occasione del Global Economic Summit dal 27 al 29 gennaio 2011. Il Gruppo viene fondato a San Marino dai fratelli Colombini. Dopo la sua nascita nel 1965, nell'arco di pochi anni diventa punto di riferimento per il settore alberghiero, grazie alle forniture di mobili alle strutture della riviera romagnola. Nel 2004 l'apertura del terzo stabilimento a Falciano (il secondo è invece quello di Rovereta nato nel 1990), il Gruppo intraprende una joint venture con partner cinesi con l'obiettivo di sviluppare il mercato locale. Diventano così sempre più lineari e decise le strategie per l'implementazione del marchio fuori dai confini nazionali. Nel corso degli anni questa politica ha permesso di raggiungere la cifra all'estero di 6.500 clienti e la nascita in Cina
di una struttura industriale. Un'ulteriore intuizione giunge nel 2006 con la creazione delle 7 linee di prodotto indipendenti per coprire tutta l'offerta casa: Artec, Eresem, Golf, Sofup, Vitality, Idea e Offic'è. Mentre due anni fa si è concretizzata l'acquisizione di marchi come Febal e Rossana. I mobili Colombini sono espressione del design italiano e la qualità e i costi contenuti sono gli aspetti peculiari della vasta gamma di composizioni create all'interno degli oltre 200.000 mq dedicati alla produzione. Negli stabilimenti lavorano a stretto contatto ingegneri, tecnici specializzati, designer, architetti ed esperti di marketing. Importante, per la verifica degli standard qualitativi dei prodotti, è il team di tecnici ed esperti del settore, che minuziosamente eseguono i controlli specifici. Qualità internazionale, in linea con al dimensione aziendale. Uno dei punti di forza dell'azienda è quello di offrire soluzioni diversificate. Colombini può infatti fornire tutto l'arredamento per la casa, dalla cucina alla camera da letto, compresi gli accessori. Grandi esigenze di produzione sostenute da un solido asset-
"Lavoriamo ogni giorno con passione e determinazione, senza mai dimenticare l'integrità, il rispetto per le persone e l'ambiente. Questi sono i valori che da sempre ci fanno crescere" (Emanuel Colombini, Amministratore Delegato)
to industriale. Da 50 anni il Gruppo Colombini è impegnato in un processo di innovazione radicale. Una rivoluzione che permette di ottimizzare tempi e costi, mantenendo sempre alti gli standard qualitativi. Colombini rappresenta la più grande azienda sul territorio italiano nel settore delle camere singole ed è tra i primi cinque produttori di mobili. Produrre e vendere, per il consumatore finale e il dealer, un'esperienza innovativa di arredo della casa secondo uno stile di vita italiano. Chi lavora nel gruppo Colombini ha precisi doveri verso i clienti, i colleghi e l'ambiente che lo circonda. Questi doveri si traducono in valori aziendali condivisi da tutti. Determinazione e passione per il lavoro che sono accompagnate dall'integrità. Colombini è una vera e propria fabbrica di idee, che ogni anno è in grado di creare 1.500 nuove proposte di disegni. Non solo idee, ma anche strategie
A cura dello Staff WTCPE in collaborazione con l'Ufficio Marketing Colombini
dicembre 2010 Febal e Rossana, le altre due punte di diamante
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A cura dello Staff WTCPE in collaborazione con l'Ufficio Marketing Colombini
Il design italiano in cucina diventa classe Febal e Rossana sono stati i due grandi “acquisti” effettuati dal Gruppo Colombini nel 2009. Una scelta che si è rivelata subito positiva in base ai risultati ottenuti nel corso dell'ultimo anno. I due grandi marchi del pianeta cucina non hanno deluso le aspettative mantenendo saldo il numero di rivenditori (circa un migliaio per Febal e 200 per Rossana) e accrescendo il numero di nuovi clienti, raggiungendo la cifra di 40. L'obiettivo è quindi sviluppare e consolidare i rapporti con i punti vendita e valorizzare partnership con i clienti attuali e quelli che verrano in futuro. L'acquisizione ha permesso a Febal e Rossana di giovarsi dei rapporti con quei fornitori che già esistevano con Colombini. Ma quello che ha permesso ad entrambi i brand di partire
con il piede giusto, è stato l'approccio all'aspetto industriale e commerciale. La nascita di un gruppo di lavoro dalle solide basi, grazie alla sinergia e ai professionisti di Febal e Rossana che hanno permesso di lanciare subito il progetto. Febal è nata nel 1959 ed è diventata la terza azienda di cucine più conosciuta in Italia. La produzione, nella fabbrica di 24.000 mq di Montelabbate (PU), si attesta stabilmente sui 9.000 modelli l'anno e il fatturato del 2009 è stato di 30 milioni di euro. Se però consideriamo i risultati congiunti di Colombini e Febal, il fatturato arriva fino ai 180 milioni di euro. Il 2011 sarà improntato su una massiccia attività di comunicazione. Pubblicizzare ed informare su tutti i modelli grazie al web e alla stampa. Si cercherà inoltre
di sviluppare le proposte di finanziamenti agevolati per dare una spinta forte e decisa alle vendite. Così come sono in cantiere progetti legati a nuovi modelli
personalizzati della linea Rossana. Proporre modelli di alto livello, offerti a prezzi accessibili. Tutte operazioni queste che dimostrano come si stia pun-
tando a migliorare il rapporto qualità-prezzo.
Alcuni modelli Febal e Rossana
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Il brand abruzzese a New York per il Member Seminar 2010
di Stefano Buda
WTCA fa gli auguri con De Cecco Il sorriso della mietitrice De Cecco, ambasciatrice del gusto italiano nel mondo, conquista lo stato maggiore della rete World Trade Center. Il meeting annuale dei WTCs si è tenuto dal 13 al 15 dicembre al Millenium Broadway Hotel di New York. La griffe della pasta tricolore è stata presentata dal Wtc Pescara-Chieti, da sempre impegnato a promuovere le realtà imprenditoriali del territorio connettendole ai network globali. I circa 200 delegati, accorsi da ogni parte del globo, assieme agli auguri natalizi hanno ricevuto pacchi regalo contenenti quella che è la regina delle specialità italiane, la pasta, per l'occasione griffata De Cecco. L’entusiasmo che ha accolto la consegna dei doni è la conferma di una popolarità che non conosce confini. Sta per compiere 125 anni
il brand dell’eccellenza industriale abruzzese. Un successo costruito sulla continuità della tradizione, unita a passione, dedizione e innovazione. Nel 1886 don Nicola De Cecco inizia a produrre "la miglior farina del contado" nel suo molino in pietra a Fara San Martino. Ai piedi della Maiella, terra di fame e di briganti, ha origine una parabola miracolosa, che porterà lustro e lavoro al territorio e lancerà l'azienda alla conquista del globo. Di generazione in generazione i De Cecco si tramandano l'arte del fare la pasta. Chi eredita i segreti restituisce estro e passione. Come Filippo De Cecco, figlio di don Nicola, che combinando antiche esperienze artigiane e intuizioni di ingegneria, realizza un nuovo modello di essiccatore a bassa temperatura capace di liberare
la produzione da vincoli meteorologici: per garantire qualità e conservabilità al prodotto non è più necessario essiccare la pasta al sole. Un’innovazione geniale che alza il sipario sul mercato internazionale. La grande crescita prende il via nel secondo dopoguerra, dopo la ricostruzione degli stabilimenti di Fara e Pescara andati completamente distrutti dai bombardamenti dei tedeschi
e degli americani. Nel tempo, passo dopo passo, la De Cecco consolida il suo successo. Profonde trasformazioni caratterizzano gli anni ottanta: l'inaugurazione di una moderna unità produttiva, capace di raddoppiare la potenzialità dello stabilimento di Fara San Martino, precede la costituzione di una propria rete di vendita e la nascita della "Società olearia", primo passo verso la
differenziazione della gamma di prodotti. Il decennio successivo è segnato da ingenti investimenti, mirati alla realizzazione del nuovo molino di Fara San Martino (con una capacità di lavorazione pari a 11.000 quintali di grano al giorno) e all’apertura dello stabilimento di Ortona, esempio di modernità e tecnologia avanzata al servizio dell'antica tradizione pastaia. Dall'ottocento ai nostri giorni nulla è più come prima: la De Cecco, continuando a selezionare grani pregiati e semola fresca, conserva intatte l'autenticità e la poesia dei sapori di un tempo. Il miracolo può dirsi compiuto. In alto da sinistra, Paola Di Mascio, Nicola Di Mascio (WTCPE President), Guy Tozzoli (WTCA President), Luciano Briga (ItalianFood Broker WTCPE) A sinistra, uno scatto "rubato" ai delegati durante il Meeting Sotto,Vijay Kalantri, WTCA Board Member and WTC Mumbai President, con Bruna Mocka, Executive Director WTCPE
dicembre 2010 da Molfetta agli Stati Uniti
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di Giovanna Maria Caldarola
MatriMovie: il matrimonio al cinema “Un’idea semplice, senza pretese” quella di Roberto Pansini, brillante creativo di Molfetta: consentire agli sposi di far proiettare il filmino del proprio matrimonio al cinema. Forse molto più di una semplice idea, MatriMovie è diventato un progetto, registrato presso gli uffici SIAE, oggi realizzabile, una soluzione geniale, un’iniziativa encomiata. Limousine bianca, tappeto rosso da première e locandina con gli sposi protagonisti; l’entrata in grande stile tra le luci e nell’acclamazione generale di parenti e amici, cocktail di benvenuto e poi tutti si accomodano sulle classiche e accoglienti
poltrone rosse di un cinema in vecchio stile. Non manca il presentatore che introduce e guida la visione del filmato; le scene indimenticabili delle nozze, quelle che non si dimenticano più, vengono rivissute tra gioia e commozione dagli sposi e dalle persone a loro più vicine, fissandosi nella memoria dei ricordi felici. L’iniziativa ha avuto un successo immediato e grande risonanza, il consenso del pubblico è venuto da sé. Il lodevole riscontro è la tangibile testimonianza che le buone idee vincono sempre, soprattutto se non nascono in senso unilaterale e non sono fini a se stesse ma
nascondono anche un grande amore per la propria città. Lo storico cinema molfettese del Centro, il teatro Odeon, per anni dimenticato a favore di un nuovo, freddo e geometrico cinema multisala di periferia è stato infatti il primo ad acquisire giovamento dall’iniziativa MatriMovie, riscoprendo un ruolo nella sua città, rispolverando il suo buon vecchio nome, sulle fila di una vicenda che qualcuno ha voluto accostare a quella di un Nuovo Cinema Paradiso… Le voci girano, l’idea piace, il fine merita…In effetti è diventata una sorta di dignitosissima “operazionesalvataggio” esportabile a favore dei piccoli cinema di città, a beneficio dell’arte e della storia. MatriMovie approderà a breve sul grande schermo in un film-documentario per la regia di Andrea Parena prodotto dalla BabyDoc FILM (insignita del David di Donatello nel 2009) con il titolo provvisorio “Stasera ti sposo al cinema” . Il documentario sarà “testimone” di questa piccola grande idea e racconterà con la cinepresa un’intramontabile “fetta” di storia e tradizione italiana, quella del matrimonio. I casting ai futuri sposi, per la scelta della coppia che sarà protagonista
delle riprese del film si svolgono in varie location. Tutto è sorto dalla sfolgorante mente di un giovane creativo di Molfetta, una città meridionale di provincia, spesso dimenticata, ma che continua imperterrita la sua fervente crescita. Certo, MatriMovie sembra promettere bene, da Molfetta ha spiccato il volo…diffondendosi nel resto della Puglia; ha presto ottenuto il consenso dei media nazionali (Vogue Sposa, Repubblica, Gazzetta del Mezzogiorno, Il sole 24 ore, Il Corriere della Sera… per citarne alcuni), l’eco ha varcato le frontiere nazionali raggiungendo persino l’Università del Belgio. Poi, un anno dopo, in occasione del primo compleanno, arriva la collaborazione con la Walt Disney Picture Italia e la proiezione di un film in prima “Ricatto d’amore”. Ora, a due anni dall’inizio, in giro per tutta l’Italia, parte il progetto cinematografico, si vola e segue la consacrazione oltre oceano con la tappa rivista e corretta di MatriMovie per gli States. Precisamente nel New Jersey, MatriMovie diventa a “stelle e strisce”. Il team, di MatriMovie, riprendere con video e foto l’evento dello “Sweet Sixteen” della famiglia Petruz-
zella originaria di Molfetta ma emigrata molti anni fa negli States perché MatriMovie valorizza anche questo, tener saldi i contatti con chi è lontano dai propri familiari, e quindi nella prossima estate 2011, arriveranno a Molfetta, direttamente dall’America, tutti i protagonisti dell’evento, festeggiata, nonni e altri parenti,con partecipanti. Il filmato verrà proiettato nel Cinema Odeon ospitando i familiari molfettesi, oltre 100, che non hanno potuto assistere allo “Sweet Sixsteen” negli USA. MatriMovie è l'iniziativa originale che fa vivere ai festeggiati e ai partecipanti l'emozione di diventare protagonisti sul grande schermo, maggiori informazioni su www.matrimovie.it
EDITORE Nicola Di Mascio
Hanno collaborato: Stefano Buda Francesca Andreini Abruzzo Impresa & Eleonora Lopes Maria Giovanna Caldarola
Dicembre 2010 - Anno I n. 7 STAMPA JB Offset Printing Co. 475 Walnut Street Norwood, NJ 07648 Del contenuto degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.
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I Pugliesi nel Mondo, una rete mondiale al profumo di olio e di mare
Quanti pugliesi sono sparsi intorno al mondo? Tanti, tantissimi, milioni. Per caso o per lavoro, per scelta o per necessità. Il Servizio Pugliesi nel Mondo, dell’Assessorato al Welfare, Aree politiche per lo Sviluppo, il Lavoro e l'Innovazione della Regione Puglia è un punto di riferimento, un servizio di sostegno ed informazione pratica, dedicato ai nostri corregionali all’estero, affinché i loro legami istituzionali, culturali e affettivi non siano recisi dal tempo e dalla distanza. L’attività del Servizio Pugliesi nel Mondo si sostanzia in interventi programmati in linea con un apposito Piano annuale regionale approvato dalla Giunta Regionale e previsto dalla Legge Regionale n.23/2000 e ruota attorno all’obiettivo tangibile di preservare i legami inesorabili tra pugliesi per nascita e origine e pugliesi per residenza. Il Servizio Pugliesi nel Mondo, vista la principale esigenza ed attività di comunicazione con l’estero dispone di un portale web all’indirizzo www.pugliesinelmondo.net , mentre a Bari, in Viale Unità d'Italia, 24/c ha la sua sede fisica diretta dalla Dott.ssa Giovanna Genchi e uno staff efficientemente organizzato in: 1.Alta Professionalità (sistema degli interventi e gestione del network dei Pugliesi nel Mondo) Sig.ra Raffaella Pallamolla; 2.Posizione Organizzativa (attuazione del Piano e gestione Albo delle Associazioni dei Pugliesi nel Mondo) Sig. Vito DANIELE; 3.Unità Operativa (interventi per gli emigrati di rientro) Sig. Vito PERILLI. La Legge regionale dell' 11 dicembre 2000 n. 23 "Interventi a favore dei Pugliesi nel Mondo", all' art. 7 prevede l'istituzione del Consiglio Generale dei Pugliesi nel Mondo (CGPM), organo composto da 23 consiglieri, rappresentanti dei pugliesi presenti nei cinque continenti. Il CGPM svolge una funzione di consulenza e proposizione in ordine ai programmi ed agli interventi regionali in favore dei Pugliesi nel Mondo ed alle problematiche relative alle condizioni degli Italiani e in particolare dei Pugliesi nel Mondo. L’ultimo rinnovo del CGPM, con la nomina di otto nuovi componenti appartenenti al Continente Europeo, è avvenuto proprio lo scorso 23 ottobre a Torino in occasione dell’ “Assemblea Continentale Europea” a cui hanno partecipato tutti i Presidenti delle Associazioni e Federazioni dei “Pugliesi nel mondo”. Dalla politica all’arte, dalla letteratura alla cucina, numerose sono le manifestazioni, gli eventi, i raduni, i concorsi, a livello europeo e internazionale, che finanzia e promuove il Servizio Pugliesi nel Mondo, tra cui la Festa d' Autunno e Fiera dei Prodotti Tipici a Vancouver, l’Accademia dell’Enogastronomia Pugliese, ormai alla sua terza edizione; la “Giornata Celebrativa dei Pugliesi Illustri nel Mondo” tenutasi a Foggia, la Settimana Pugliese a New York volta a promuovere la cultura, l'arte, la cucina e la storia pugliese, mettendo in luce aspetti poco noti anche alla comunità pugliese, ai numerosi italiani residenti a New York ed ai newyorkesi in generale. Il Servizio Pugliesi nel Mondo dunque, oltre a proteggere i vincoli relazionali tra i pugliesi in giro per il mondo, mira anche e soprattutto a favorire nuovi scambi, a creare interessanti collaborazioni, a plasmare una cooperazione socioeconomica e culturale con le comunità pugliesi all’estero che condividono l’immagine florida di una Puglia al profumo di mare e di ulivi. Una Puglia che seppur eterna e immutabile nel suo bianco aspetto, ruvido, dagli aromi forti e dolci al tempo stesso, come i suoi abitanti e la sua storia, è attualmente una realtà in continua crescita ed espansione, frutto delle sue potenzialità riscoperte e valorizzate. Un esempio è la nascita, in Puglia, di un portale di sole “good news”; l’idea parte da una mente creativa, con un entourage di validi collaboratori, niente politica o cronaca nera, promozione del territorio e collegamenti con gli emigrati di tutto il mondo. Molfetta probabilmente è la città con più emigrati, con ancora nel cuore le tradizioni e le loro origini e per questo che nasce I Love Molfetta: http://www.ilovemolfetta.it un'isola felice in cui perdersi e sorridere per pochi minuti, per staccare la spina entrando in un'area virtuale spensierata. Buona navigazione. A noi, ottimisti per natura, piace pensare di essere in ottima compagnia Maria Giovanna Caldarola