Librosolidale_2013

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L’educazione è il pane dell’anima. Giuseppe Mazzini


E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla. Costantino Kavafis



Xmas Project

Xmas Project è il regalo che vogliamo farci a Natale. E che abbiamo scelto di farci per tutti i Natali. Ci siamo regalati un’idea, la speranza e il coraggio di farla diventare realtà. Le abbiamo dato un nome, Xmas Project, l’abbiamo fatta diventare Associazione, le abbiamo consegnato un compito da portare a termine; faremo un libro, diverso ogni anno. Tutti coloro che desiderano farsi questo regalo: sono loro il Xmas Project. L’idea nasce dalla necessità di dare una soluzione a un vecchio disagio, a un bisogno che non aveva ancora trovato risposta: il disagio del regalo inutile, della forma che ha perso significato, del piacere di donare divenuto sterile. Tutti noi facciamo regali diversi, in occasione del Natale: regali colmi di affetto, regali innamorati, regali pazientemente cercati, regali che non potevamo non fare, regali riciclati, regali ‘socialmente corretti’, regali di rappresentanza, regali frettolosi. Mille regali. Tanti soldi. Un vecchio e trito discorso. Che si lega a un’altra, solita, considerazione: l’inimmaginabile divario fra il tanto che noi sprechiamo e il poco che altri non hanno. Xmas Project si sostituisce al regalo di Natale, diventa dono, si fa libro che propone un’idea e che contemporaneamente la realizza. Perché il libro racconta di se stesso, del progetto di aiuto che, con i suoi proventi, riesce a realizzare e raccoglie i volti, le frasi, i disegni, le speranze di tutti coloro che hanno contribuito a esso. Puoi scegliere anche tu di regalare e regalarti il Xmas Project, è molto facile: basta credere in un progetto di solidarietà; scegliere all’interno della tua cerchia di parenti, amici, conoscenti, clienti i destinatari di questo dono; quindi acquistare le copie del Librosolidale, alla cui realizzazione hai partecipato con un tuo segno, e contribuire così alla realizzazione del progetto, da un lato finanziandolo, dall’altro diffondendolo. Milano, settembre 2001


mbili | tatu

– purtroppo sappiamo bene che quella pubblica ha bisogno dell’aiuto di tutti – e un pezzo di scuola nello slum di Mathare, in Kenya, nel continente africano! Non è grandioso? Quest’anno i bimbi si sono cimentati nella produzione di oggetti originali con materiale di riciclo. Sono incredibili, alcuni delle vere opere d’arte. Li trovate fotografati da pag. 80, mentre in rete (www.xmasproject.it/home/scuole2013.html) trovate le foto di molte classi in posa e al lavoro che hanno partecipato al progetto. Mentre i vostri contributi creativi di quest’anno, spesso geniali e originali, spesso divertenti e profondi, sempre spontanei e fondamentali per dare senso a questo libro sono a pag. 38. La scuola nello slum ci ha portato a riflettere sul senso di raccogliere sfide che a volte sembrano impossibili, ma che con un po’ di incoscienza e coraggio si possono affrontare e anche vincere. Un po’ come il Xmas Project, no? Buon Natale e al prossimo anno!

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Natale 2013, slum di Mathare

Buon Natale 2013. Sfogliando le bozze del libro di quest’anno ci domandavamo se le straordinarie foto di Francesco Giusti e Filippo Romano riuscissero a rendere l’idea di cosa sia la vita in uno slum. Se quanto vedete non fosse abbastanza e se non avete avuto modo di visitare la splendida mostra di Liveinslums allestita in Triennale a Milano, cercate i video dell’associazione in rete e guardate “che roba è”. Quale mondo parallelo, quale livello di assoluta povertà e degrado possano rappresentare queste città nelle città, questi luoghi “informali”, queste moltitudini di fantasmi agli occhi di noi altri che viviamo nel “formale”. Quello che è certo è che ogni foto, ogni immagine ha la capacità invece di mettere in evidenza, pur nella drammaticità dello scenario, quel frammento di umanità, quel segnale di vita, quella luce di speranza che è poi il significato del progetto di quest’anno. La scuola Why Not Junior Academy nel cuore dello slum è una cosa molto concreta e utile ed è anche un simbolo vivido e potente di come si possano costruire relazioni e prospettive anche partendo dai luoghi che sembrano aver perso o non avere mai avuto alcun briciolo di umanità. Batterci a fianco di Liveinslums per la Why Not, aiutarli a raccogliere i fondi per ingrandire la scuola e per renderla più solida e forte è un modo per proteggere questa piccola fiamma di speranza e per consentirle di scaldare il cuore di qualche bimbo in più. È il nostro consueto modo, siamo ormai al tredicesimo Librosolidale, per arricchire i nostri Natali di un significativo gesto di solidarietà. Un modo che ogni anno vi trova partecipi e solerti con una spontaneità che sempre ci sorprende e commuove. Veramente grazie per il sostegno di tutti. Andiamo avanti con determinazione e con rinnovato entusiasmo anche per il grandissimo successo che il Xmas Project sta riscontrando nelle scuole. È la grande novità degli ultimi due anni: nel 2011 abbiamo goduto nel libro delle splendide isole di Haiti personalizzate dai bambini e l’anno scorso erano ottanta le classi partecipanti, un grande bosco, gli alberi da loro realizzati per sostenere il progetto in Nicaragua. Quest’anno le classi, elementari e medie, coinvolte sono oltre centotrenta! Prevalentemente a Milano e provincia, ma siamo anche arrivati già in Valsassina e in Emilia Romagna. Dài che ce la facciamo a coinvolgere altre scuole in altre città e a intraprendere un viaggio in tutta Italia: chi ci aiuta? Il meccanismo è semplice: ogni anno prepariamo dei kit didattici (tutti dicono che sono molto belli e fatti bene... grazie maestra Lella!) che forniamo alle classi per preparare delle lezioni multidisciplinari prendendo spunto dal progetto dell’anno. Alla fine ogni classe produce anche un lavoro (le isole e gli alberi degli anni passati) che viene pubblicato nel libro. Ogni classe avrà poi un libro in regalo, mentre i bimbi e i genitori che volessero aderire al progetto “comprando” dei libri ovviamente lo possono fare e parte del ricavato (un terzo) rimarrà comunque alla scuola per il sostegno delle proprie attività e progetti. Ci pensate? Con un solo gesto si finanzia un pezzo di scuola in Italia

Indice Progetto 2013: slum di Mathare, Nairobi, Kenya

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Il budget: La “Why Not Junior Academy” cresce di un piano

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Noi, Xmas Project 2013

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Xmas Project... nelle scuole!

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Xmas Project... e le imprese

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2001-2012: i nostri progetti

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Xmas Project 2014: segnalateci i vostri progetti

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Il progetto 2013

“Uno spazio è sempre povero, quando è privo di capacità di relazioni ed è sempre bello quando è generativo di incontri, di possibilità sinora inesplorate”. Giovanni Michelucci


Kenya

1899 Fondazione della cittĂ

1884/1885 SCRAMBLE OF AFRICA (BERLINO) Spartizione europea delle colonie e dei marcati africani durante il nuovo imperialismo.

1907 Nairobi diventa capitale del Kenya

/ 14000 abitanti

Estensione dei confini della cittĂ in km

18 km

1927 Piano per la capitale delle colonie

25 km (1911)

1948 Masterpl capitale c

1915/1918 Prima Guerra Mondiale

/ 24300 abitanti (1921)

1939/1945 Seconda Guerra Mondiale

77 km

/ 108900 abitanti

/ 47800 abitanti

(1944)

(1931)

1936

1881

/ 18600

(1955)

1952

New Imperialism period

1885/1920 Protettorato Britannico

1920/1963 Colonialismo Britannico


Il Kenya (in swahili Jamuhuri ya Kenya, in inglese Republic of Kenya) è uno Stato dell’Africa Orientale che presenta aspetti geografici vari e complessi. I suoi confini sono a nord con Etiopia e Sudan del Sud, a sud con la Tanzania, a ovest con l’Uganda, a nord-est con la Somalia e a est con l’Oceano indiano. Il Kenya è attraversato dall’equatore, ma pur essendo un paese equatoriale, e in parte

anche tropicale, presenta climi molto vari. Nel nord si trovano aree desertiche e nel centro sud altopiani, con boschi e savane. Il paese è solcato da lunghe catene di montagne: l’elemento morfologico più caratterizzante è la Rift Valley, che lo percorre da nord a sud. Le acque interne presentano laghi di acqua dolce e di acqua salata; il Kenya controlla inoltre un piccolo spicchio di Lago Vittoria, il più grande lago africano. Sono pochi invece i fiumi, di cui solo due hanno una portata e una lunghezza degne di nota (il Tana e il Galana). Ai lati della Rift Valley si innalzano imponenti massicci vulcanici, il mag-

giore dei quali è il monte Kenya (5.199 m), uno dei monti più alti dell’Africa, e poi il famoso Kilimanjaro (5.358 m) al confine con la Tanzania. L’ambiente dominante è quello della savana, tutelata da numerosi parchi naturali che coprono circa il 10% del territorio nazionale. La savana è l’habitat di grandi mandrie di erbivori (antilopi, gazzelle, giraffe, bufali, zebre, elefanti) e dei loro predatori (leoni, leopardi e ghepardi). Nelle acque dei laghi e dei fiumi vivono ippopotami e coccodrilli. La popolazione del Kenya continua a crescere a ritmi elevati: nel giro di vent’anni è pressoché raddoppiata e molto alta è

quindi la quota di popolazione con meno di quindici anni. La popolazione urbana si addensa soprattutto nelle città di Nairobi, la capitale, e di Mombasa, città araba sulla costa. Economicamente il Kenya, dopo un periodo di benessere durante la colonizzazione inglese terminata agli inizi degli anni sessanta, cade in una profonda crisi durante gli ultimi anni della dittatura Moi. Oggi, ha una crescita che oscilla tra il 5 e il 6% annuo. Pessima la distribuzione del reddito: il benessere di pochi (2%), infatti, è pagato con la miseria di molti (circa il 50% della popolazione vive sotto il livello di povertà).

I NUMERI Nome completo del paese: Repubblica del Kenya Superficie: 582.650 kmq Popolazione: 42.749.418 abitanti (stima 2012) Capitale: Nairobi (4.500.000 abitanti nell’area metropolitana), la più grande città dell’Africa orientale Popoli: più di settanta etnie, appartenenti a quattro famiglie linguistiche; i bantu rappresentano l’etnia più numerosa Lingua: inglese, swahili Religione: anglicani e quaccheri 45%, cattolici 35%, musulmani 11%, religioni tradizionali 9%

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Ordinamento dello stato: Repubblica Presidenziale Presidente: Uhuru Kenyatta PIL: 61.992 milioni di $ PIL pro capite: 1.741 $

THIKA

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RUIRO NAIROBI NGONG

ATHI RIVER 4303000 abitanti / 4303 (2009)

MACHAKOS

/ 3375000 abitanti (2009)

1973 Strategie per la crescita metropolitana

lan per la colonica

2020

686 km / 2143254 abitanti

(1965)

Indipendenza del Kenya

/ 380000 abitanti

00 abitanti Commonwealth del Kenya

/ 1324570 abitanti (1989)

/ 509300 abitanti (1979) 1st President of Kenya

Elisabetta II, regina del Kenya 1952

(1999)

Jomo Kenyatta

1963

1964

1978

14 anni 1963

Daniel Arap Moi 1978

2002

24 anni

1963/... Repubblica del Kenya

Mwai Kibaki Uhuru Kenyatta 2002

2013 2013

11 anni

in carica

..... anni


Rabat

Algeri Alessandria

Casablanca

El Cairo

Dakar Kano

Khartoum

Conakry Accra Abidjan

Addis Abeba

Douala L agos

Kinshasa

Nairobi 4.500.000 ab. Dar es Salaam

Luanda

Lusaka

Johannesburg

Nairobi fu fondata nel 1899 come deposito degli approvvigionamenti ferroviari, per sfruttare la sua posizione centrale tra la costa e i possedimenti britannici in Uganda. Iniziò subito a svilupparsi come importante centro economico e commerciale del protettorato britannico, fino a diventarne la capitale, nel 1907.

Durban Città del Capo

Mathare

8 km

0

Per la prima metà del XX secolo i britannici incoraggiarono l’insediamento di coloni bianchi lungo le terre che costeggiavano la ferrovia, permettendo agli africani di insediarsi in luoghi meno comodi e su terreni meno fertili. Successivamente all’emanazione del Native Registration Ordinance, gli africani furono obbligati a vivere in speciali riserve, privi del diritto di possedere terreni o di costruire case. Tale misura, negli intenti dei colonialisti, doveva servire a garantire il ritorno degli africani nei loro villaggi di provenienza, una volta terminato il periodo lavorativo, per il quale avevano un permesso a termine, non ereditabile e non trasferibile. Allo stesso tempo, un’altra legge, la Vagrancy Act, limitava i movimenti degli indigeni al di fuori delle riserve e prevedeva la demolizione di strutture non autorizzate all’interno del centro urbano di Nairobi. Poiché l’accesso alla terra era bloccato ed era proibito costruire abitazioni proprie, il risultato fu la nascita e lo sviluppo di quartieri formati da case abusive, senza alcun tipo di servizio, senza infrastrutture e lontani dal centro. È questa l’origine degli slum. Così, negli anni trenta, accanto alla città ufficiale, pianificata dagli europei e debitamente servita da infrastrutture create tenendo conto delle esigenze della popolazione europea impiegata nelle imprese legate al funzionamento e alla costruzione della ferrovia, di quelle degli amministratori della colo-

nia e dei commercianti asiatici, si iniziò a sviluppare un’altra città: quella informale, costruita spontaneamente dagli africani e abbandonata a se stessa dalle autorità. Attualmente Nairobi conta circa 4,5 milioni di abitanti, di cui circa 2,7 vivono in aree informali. Gli slum di Nairobi hanno raggiunto il numero record di 199; il più grande è di gran lunga quello di Kibera, con una popolazione stimata intorno al milione di persone. Lo slum più povero è quello di Mitumba, dove si registra un tasso di sieropositivi del 60% (contro la media nazionale intorno al 7%), un reddito giornaliero medio intorno ai 0,60 USD e un tasso di scolarizzazione del 5% (percentuale dei bambini che raggiungono il quinto anno di scuola elementare). Altri slum importanti sono Korogocho e Mathare. I nuclei di cittadini di Nairobi ad alto reddito costituiscono il 10% della popolazione e occupano il 64% della superficie della città; i nuclei a basso reddito rappresentano il 55% della popolazione e occupano solo il 6% della superficie. Il nome della città deriva dal masai Enkare Nairobi, “luogo dell’acqua fredda”. Un altro dei soprannomi di Nairobi è Nairobbery, (da robbery, “rapina”), grazie al non ambito primato di città tra le meno sicure del mondo.
Nairobi, che sorge a latitudini equatoriali su di un altopiano all’altezza di 1660 metri sul livello del mare, ha un clima mite tutto l’anno e molti spazi verdi: per questo è soprannominata anche Green City in the Sun, “città verde sotto il sole”. Nairobi è una città multietnica e multiculturale. Alla tradizione

britannica dell’epoca coloniale si è sommata l’influenza di diverse ondate di immigrati: prima quelli provenienti da altre colonie dell’Impero (soprattutto India e Pakistan), poi i sudanesi e i somali. La multiculturalità della città si riflette nella varietà dei luoghi di culto: chiese, moschee, templi e luoghi di preghiera sikh. A Nairobi hanno sede numerose università. La University of Nairobi, fondata nel 1956, è la più antica del Kenya: oggi conta circa 22.000 studenti. Data la bassissima età media della popolazione (46 anni) e la crescente espansione demografica, i bambini sono una delle fasce di età più numerose tra gli abitanti di Nairobi: fatto che salta immediatamente all’occhio del turista europeo. Come molte altre città del Terzo Mondo è cresciuta in modo incontrollato e spontaneo, senza un piano regolatore, con costruzioni basse sparse sul territorio in corrispondenza di strade e crocevia. Nel centro della città, accanto agli alberghi più lussuosi, alle ambasciate e alle sedi del governo, sorgono alcuni grattacieli, di ogni forma e altezza, edificati anch’essi senza alcun piano preciso. Non è facile quindi farsi un’idea della struttura urbana di Nairobi e identificare zone e funzioni della città: oltre al Central Business District (CBD, il centro direzionale) muovendosi per le strade ci si imbatte in spazi aperti costellati qua e là da negozi, casette private e mercatini, giardini e aiuole e infine spazi indefiniti, più o meno verdi. La maggior parte delle abitazioni di lusso della città hanno vigilantes armati, cancelli e cani da guardia...


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Nairobi e l’origine degli slum


Che cos’è uno slum? La definizione classica di slum è quella di un luogo caratterizzato da sovraffollamento, strutture abitative scadenti o informali, accesso inadeguato all’acqua sicura e ai servizi igienici, scarsa sicurezza di possesso della propria abitazione. Tuttavia questa definizione tecnica e operativa, adottata ufficialmente nel 2002, nel corso di un convegno dell’Onu tenutosi a Nairobi, si limita a definire le caratteristiche fisiche e giuridiche di questo genere di insediamenti urbani e sorvola sulle dimensioni sociali e umane, più difficili da misurare, e confrontabili fra loro, nelle varie parti del mondo, solo in termini di marginalità economica ed esclusione sociale. La formazione di slum è una delle conseguenze più ovvie dello sviluppo della città globale. L’aumento

della popolazione, l’esodo dalle campagne di masse di persone in cerca di lavoro o di migliori condizioni di vita, l’eccessiva ipertrofia urbana della città-capitale che assomma in sé tutte le funzioni del paese, hanno innescato il meccanismo di crescita tipico della megalopoli. Nell’analisi dell’urbanista e sociologo Gottmann questi fattori, di per sé positivi, diventano freni per lo sviluppo, e creano il fenomeno analizzato come “crescita senza sviluppo”. Nei luoghi in cui gli slum si creano, la scarsa precisione delle regolamentazioni edilizie e soprattutto la difficoltà delle autorità locali nel farle rispettare, ha influito su assetti urbani che oggi appaiono privi di un disegno complessivo, ma che spesso non sono semplicemente una sommatoria di eventi casuali, come potrebbe sembrare a prima vista. Infatti la storia coloniale di questi paesi e le scelte dei governi che si sono susseguiti hanno inciso in maniera precisa sull’assetto urbanistico delle città.


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Un insediamento si può definire “informale” riferendosi alla mancanza di titoli di legittima proprietà delle abitazioni, o dei terreni sui quali sono costruite e all’infrazione di norme riguardanti l’uso del suolo e le modalità di costruzione. È evidente che la natura illegale di questo fenomeno ostacola gli studi sul territorio e i rilevamenti statistici necessari. L’origine di queste aree è ovviamente legato a ragioni economiche e sociali: la maggior parte degli abitanti dello slum non è in grado di affrontare i prezzi delle zone residenziali del mercato formale. L’edilizia popolare esiste, ma ha affitti molto elevati e soddisfa solo una piccola fetta della popolazione, anche tralasciando il fatto che è molto difficile avere i requisiti per accedervi. Per garantire la possibilità di pagare un affitto è richiesto, in media, un salario pari a cinque volte quello che in realtà si ha a disposizione. Rimane un problema alla base di questi paesi in via di sviluppo: hanno risorse del tutto insufficienti per sostenere e finanziare l’edilizia pubblica. Occorrerebbero fondi di bilancio dello Stato che nei paesi del terzo mondo sono reperibili solo tramite imposte indirette, cioè da imposte sui beni di consumo che impoveriscono tutti, senza distinzione di reddito. Si vorrebbero spostare delle risorse dello Stato a favore di chi in questi alloggi ci va a vivere, mentre in realtà il paese diventa sempre più povero e le case sempre più care. Tutti i governi africani hanno affrontato il problema con una considerazione di fondo, cioè che la popolazione che emigrava dalle campagne era un elemento estraneo alla città, al cui sviluppo non avrebbe potuto contribuire. Nella maggior parte dei casi ne è derivato un atteggiamento inefficace: fingere che il problema non sussista, non farsi carico di questa fetta di popolazione urbana, escluderla dalla vita sociale della città e sperare che queste persone, prive di risorse, di occupazione e di condizioni di vita decenti, decidano di tornare al villaggio di origine. Per tutti questi motivi, lo slum si trasforma quindi nel primo bacino di accoglienza che la città offre a immigrati provenienti dalle campagne e da paesi stranieri.

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Lo slum è un insediamento “informale”.


Chapati Dosi per 4 persone 2 tazze di farina 1 cucchiaino di sale acqua olio


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Cosa vi serve (per 4 persone): 500 gr riso bollito, 250 gr fagioli neri, 120 gr cipolla tritata, 4 cucchiai d’olio (meglio se d’oliva), sale, peperoni. Per la salsa piccante: salsa di pomodoro, sale, peperoncino, pepe, aglio, cipolla, peperoni, carote e zucchine.

Mettere la farina e un pizzico di sale in una ciotola. Aggiungere acqua calda a sufficienza per avere un impasto abbastanza denso e continuare a lavorarlo fino a che raggiunga una consistenza compatta, ma morbida. Stendere l’impasto su una superficie infarinata (lo spessore deve circa essere di 1 cm). Tagliare a strisce di circa 5 cm di lunghezza la pasta. Ogni striscia dovrà essere avvolta su se stessa in modo da creare una specie di “girella”. Prendere una girella per volta e con un matterello appiattire l’impasto in modo da raggiungere un disco sottile. Una volta data la forma richiesta, mettere una padella piatta sul fuoco. Spennellare la padella con olio e friggere lentamente i dischi fino a che non siano dorati su ogni lato. Servire i chapati caldi o freddi con stufati o salse.


Liveinslums Liveinslums è un’organizzazione non governativa fondata nel 2008, che realizza progetti umanitari nei paesi in via di sviluppo, concentrando il suo impegno nelle aree urbane informali. Attualmente opera a Nairobi (Kenya), Il Cairo (Egitto), San Paolo (Brasile), Bucarest (Romania), Port-au-Prince (Haiti). È impegnata in azioni di rigenerazione urbana, attraverso una stretta collaborazione con le popolazioni

locali e secondo i criteri di cittadinanza attiva, prestando particolare attenzione ai problemi che riguardano la marginalità sociale, la produzione di cibo di qualità e l’educazione scolastica. L’associazione ha sede a Milano ed è formata da professionisti appartenenti ad ambiti disciplinari diversi (architetti, designer, agronomi, paesaggisti, sociologi, fotografi, registi e artisti). Si calcola che entro il 2050 nelle megalopoli vivrà l’80% della popolazione mondiale, con la previsione della nascita di 20 mega-city e di un forte calo (circa il 30%) della popolazione attiva nelle aree rurali. Attualmente

circa un terzo della popolazione urbana mondiale vive negli slum (baraccopoli, favelas, bidonville, township); in Africa questa percentuale sale al 60%. Gli slum sono insediamenti urbani nella maggior parte dei casi non riconosciuti in termini di diritti, dove si concentrano povertà, emarginazione e discriminazione, ma anche grandi risorse per la crescita economica e lo sviluppo delle città. Liveinslums ha scelto quindi di sviluppare progetti di cooperazione internazionale e programmi di sviluppo negli slum del mondo. Tutti i progetti di Liveinslums sono accomunati da un’unica metodologia che


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Un’idea, un metodo prevede lo sviluppo di una ricerca scientifica preliminare, il riconoscimento delle comunità insediate come attori principali dei processi di trasformazione e portatori delle conoscenze utili per capire e interpretare il contesto locale e il coinvolgimento di figure professionali specifiche a garanzia di una qualità progettuale negli interventi. I principali progetti hanno riguardato diversi settori di intervento: l’agricoltura urbana (attraverso la creazione di community garden, microjardin a cultura idroponica, orti verticali, centri di formazione per imparare le tecniche agricole); il riciclaggio (con la

trasformazione di discariche e campagne d’informazione); l’architettura (mediante la costruzione di scuole, di strutture leggere per l’allevamento di animali, di prototipi per i senzatetto, di laboratori di formazione per imparare tecniche costruttive tradizionali); la paesaggistica (con costruzioni di argini e interventi di riqualificazione). Al fine di garantire un miglioramento durevole e la sostenibilità dei progetti, l’associazione si occupa di monitorare le aree di intervento fino alla totale autonomia di gestione dei soggetti beneficiari con il supporto di competenze sociologiche, antropo-

logiche e di mediazione culturale e di realizzare ricerche che facilitino la comprensione del contesto umano e sociale. Tutti gli interventi di Liveinslum vengono effettuati poi in stretta collaborazione con fotografi e videomaker che si occupano della documentazione e della comunicazione dei progetti. Sono, inoltre, regolarmente organizzati workshop sul campo in collaborazione con Università, Master e Enti di ricerca che danno la possibilità a giovani professionisti di partecipare alle diverse fasi del lavoro insieme alle comunità insediate sul territorio.


A day in

Un giorno nella vita nello slum di

Mathare, Nairobi, Kenya


Foto di Francesco Giusti e Filippo Romano, Liveinslums

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the life


Ho fondato un’associazione con i membri di comunità di Mathare, una scuola e una grande squadra di calcio. Mi chiedevo cosa potevo fare per i bambini di Mathare e ho cominciato a fare l’allenatore di calcio nella cava e a dare lezioni a casa per i bambini che non potevano andare a scuola. Ho cominciato con dieci bambini e in pochi giorni sono diventati tantissimi, allora ho coinvolto altre persone e ognuno ospitava una classe nella propria casa. Ma col tempo era diventato difficile, dovevo trovare un posto che non fosse casa mia per aprire una scuola. CosÏ nel 2006 abbiamo fondato la Why Not Academy.

Il sogno di Dominic Otieno...


La Why Not Junior Academy nasce da un sogno di Dominic Otieno...

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41 anni, etnia Luo, nato in un villaggio dell’Up Country, Dominic si è trasferito a Mathare da un villaggio di nome Kisumu. Da sempre si è occupato dei bambini di strada fornendo aiuto di ogni tipo, dall’assistenza alle famiglie più bisognose al reperimento dei farmaci, ma la sua più grande passione è quella del calcio. Con i bambini di Mathare ha creato delle squadre che ogni settimana si affrontano nella cava dello slum, ed è a partire da questa attività che si è riunita intorno alla sua figura una folla di bambini priva di accesso al sistema di istruzione. La prima Why Not Academy nasce proprio nella sua abitazione, una baracca di Mathare, con le successive classi nelle baracche di amici e parenti. Un modo per iniziare a leggere e a scrivere che si è in seguito concretizzato nella costruzione della prima scuola elementare di otto classi, non lontano dalla stessa cava in cui i bambini si ritrovavano a giocare...

Abbiamo seguito Dominic su Facebook, e potete farlo anche voi!


Un cielo, sempre lo stesso ogni mattina, intenso e infinito, possente, severo con il suo colore netto, che sembra riflettere il grigio-argento delle lamiere. Una strada, sempre la stessa ogni mattina, polverosa, affollata, occupata sui lati da bancarelle che vendono di tutto, dalla frutta ai salvadanai ricavati da contenitori di latta; costeggiata da palazzoni in cemento che, a un certo punto, lasciano il posto alle baracche, dignitose nella loro miseria, accoglienti nella loro essenzialità. Una cantilena, sempre la stessa ogni mattina, “Muzungu how are you?”, che i bambini ripetono come una nenia, non appena vedono passare un muzungu (uomo bianco) e che rimane impressa nella mente, tanto che ti ritrovi a ripeterla, senza neanche

rendertene conto. Un miscuglio di odori, sempre gli stessi ogni mattina, che invadono le narici e arrivano fino allo stomaco, così forti che si cuciono addosso e finiscono a far parte di te, dei tuoi vestiti, della tua pelle, della tua anima. Delle mani, sempre le stesse ogni mattina, grandi, forti, ruvide, calde, piccole, che stringono le tue, che le cercano e non le vogliono lasciare. Dei volti, sempre gli stessi ogni mattina, alcuni sorridenti, altri imbronciati, alcuni rilassati, altri pensierosi, che già dopo il primo giorno diventano familiari e sembra di conoscerli da sempre. Degli occhi, sempre gli stessi ogni mattina, scuri, profondi, penetranti, che si affondano nei tuoi, che ti scrutano dal cappuccio della felpa agli scarponi; e poi ti abbracciano con

“Moja upendo!”

un calore fraterno, che ti chiedono: “Ma l’anno prossimo ci rivediamo?”, sperando di ricevere un “sì”, che ti dicono: “Grazie di essere qui”, “Ti voglio bene”, “Mi mancherai”; e ti fanno sentire parte di loro, di quel cielo, di quella strada, di quella comunità… ecco Mathare, nella sua pienezza, nella sua unicità, nella sua ricchezza, fatta proprio di quei volti, di quelle mani, di quegli occhi. E ogni mattina, degli scarponi, sempre gli stessi, percorrono quella strada fino a girare l’angolo, dove il grigio-argento delle lamiere è rotto da un rosso caldo, intenso, che sotto i raggi del sole diventa ancora più intenso e lucente. È il rosso della mchanga della Why Not Academy, quella terra pazientemente impastata a piedi nudi, che ha dato forma


da nessun’altra parte e con nessun altro. Il senso di quel perché è scritto a caratteri neri e maiuscoli su una lamiera che incrociavo ogni volta che percorrevo la strada per la Why Not. È stata la prima parola in swahili che ho imparato e che credo non dimenticherò mai: Upendo, amore! L’amore disinteressato e incondizionato, che rende la stanchezza una sensazione appagante, i calli alle mani un segno indelebile di quel lavoro fatto insieme. L’amore per un obiettivo pensato e realizzato non per, ma con la comunità di Mathare. L’amore per un sogno che unisce muzungu e mu Africa in un unico e solo amore, Moja Upendo! Conny Aieta

La ricchezza di una cultura globale comune si esprime nelle particolarità delle nostre differenti lingue e culture, proprio come in un giardino universale dai fiori multicolori. L’essenza dei fiori si esprime nella loro diversità, anche se tra loro avviene una fertilizzazione incrociata. Ma ciò che conta maggiormente è che tutti i fiori contengono in se stessi i semi per un nuovo domani. Ngugi wa Thiong’o

ishirini | ishirini na moja

abbracciarti e fare l’ultimo gioco prima dei saluti; Kinjoo, con il suo sorriso “bucato”, irrefrenabile, continua dal mattino a preparare chapati. Da qualche angolo della strada arriva della musica allegra e ritmata, accenni qualche passo di danza, dando il cinque a chiunque incroci per strada. La stanchezza della giornata di lavoro ti fa procedere più lentamente, pole pole, e così, cogli ogni sfumatura di Mathare, che ti entra da terra, dalla polvere degli scarponi, e ti arriva fino all’anima con la luce satura, nitida del suo tramonto. Ti fermi per qualche secondo e ti senti a casa! Capisci, senza “se” e senza “ma”, il senso del perché sei in quell’angolo di mondo, proprio con quelle persone, e realizzi fermamente che non vorresti essere

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a un sogno comune e condiviso con quei volti, con quelle mani, con quegli occhi. Un sogno che ti fa svegliare presto al mattino e ti fa preparare in fretta per salire sul matatu (pulmino), arrivare il prima possibile in cantiere e raggiungere Owen, Patrick, Tyson, Samson, Agostin e tutti gli altri ragazzi di Mathare che sono lì, a impastare terra e speranza al tuo fianco. Un sogno che non ti fa staccare da quella parete fino a quando non la vedi finita. E ogni sera percorri quella strada a ritroso. Il ragazzo che frigge i mandasi è ancora lì instancabile; la signora che vende la frutta, con il suo turbante e il suo vestito dai colori sgargianti, è sempre seduta al suo banchino; i bambini si rincorrono e fanno a gara per prenderti le mani,


Il torchì è un sistema di costruzione che utilizza la terra cruda. Si impasta la terra procedendo con l’applicazione di tre strati di terra pulita, mescolata prima con le fibre sisal (una fibra tessile di origine vegetale), poi con la sabbia e successivamente con la calce. L’impasto ottenuto si applica su un’intelaiatura in bambù. La tecnica del torchì, già molto diffusa localmente per costruire le abitazioni dello slum in terra cruda armata con i bastoni di legno, durante la costruzione della Why Not Junior Academy, è stata

perfezionata con molti accorgimenti tecnologici che ne migliorano le prestazioni termiche e igieniche. La comunità di Mathare, pur faticando ad accedere economicamente ai materiali di costruzione industriali (come la lamiera e il cemento), all’inizio rifiutava l’idea di costruire in terra per paura del risultato estetico. Oggi la popolazione sta rivalutando e imparando a utilizzare questa tecnica di costruzione tradizionale, a basso costo, che molti membri della comunità avevano già conosciuto nei villaggi di provenienza.


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Il torchĂŹ

Ăˆ molto importante ricominciare a costruire come nelle nostre aree rurali, imparare ad utilizzare la terra, perchĂŠ a Mathare solo chi ha molti soldi può permettersi di acquistare il cemento o la pietra. Dobbiamo riscoprire la nostra cultura anche per garantire una casa alle persone che non possono comprare i materiali edili. Cahuria John, capocantiere progetto Liveinslum


L’orto della Why Not Academy è stato realizzato in due tempi, estate 2011 e 2012, nello spazio che divide l’edificio scolastico dal fiume Mathare, una fascia di terreno larga 20-25 metri...

Nel corso dell’estate 2011 è stata ripulita un’area di circa 250 metri quadrati occupata da cumuli di rifiuti solidi depositati dagli abitanti dello slum a ridosso del fiume. Tutti i rifiuti raccolti e insaccati sono stati trasportati in discarica. Una volta ripulito il terreno in superficie è stata scavata una trincea profonda circa 40 centimetri lungo la testata del campo. Si è partiti quindi con il lavoro di zappatu-

L’orto

ra e di pulizia minuziosa della terra. Il suolo è stato interamente lavorato e setacciato per una profondità di almeno 30 centimetri. Nel frattempo tutta l’area destinata a orto è stata recintata utilizzando pali di legno, filo di ferro e filo spinato, per proteggere le colture da galline e capre che razzolano liberamente nello slum. Terminate le operazioni di pulizia, è stato definito il disegno delle aiuole e dei per-

concime

pianta di mango erbe aromatiche fagioli e piselli fagioli e piselli pomodori amaranto sukuma wiki spinaci

sukuma wiki spinaci

sacchi di rafia

giardino Sistema di raccolta acqua piovana

Mese

Gen

Feb

Mar

Mag

Giu

Lug

Ago

Precipitazioni mm

64,1

56,5

92,8 219,4 176,6

35

17,5

23,5 28,3

4

5

5

3

Media gg. di pioggia

9

Apr

16

13

4

Set

4

Ott

Nov

Dic Tot. anno

55,3 154,2 101 1.024,2 7

15

8

93


lungo un lato dell’orto. Il portale d’ingresso e un’area di ritrovo con delle sedute all’interno dell’orto, abbellite da aiuole dove sono stati piantati alcuni giovani alberi, fiori e arbusti ornamentali, hanno contribuito a connotare l’orto come luogo d’incontro e aggregazione. La seconda fase di costruzione dell’orto, nell’estate 2012, ha visto la realizzazione di due interventi principali: l’amplia-

Alimentazione Tabella scolastica 120 bambini DIETA APPORTO NUTRIZIONALE settimanale

1 giorno - pomodori 1 giorno - sukuma wiki 1 giorno - spinaci

EDUCAZIONE AMBIENTALE • Corsi di agricoltura e di riciclo • Realizzazione di una biblioteca sul giardinaggio • Bonifica del terreno (conversione degli spazi usati come discariche in orti)

SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO AGRICOLO LOCALE • Sacchi di rafia con sukuma wiki • Gestione e manutenzione degli orti

7 giorni - fagioli

• Utilizzo di pesticidi biologici locali

7 giorni - cipolle 7 giorni - coriandolo 7 giorni - amaranto 1 giorno - piselli 2 giorni - cavolo

Progetto di garden networking

mento dell’area coltivata e la costruzione di un argine più solido lungo la sponda del fiume con funzione anti-erosiva e di protezione delle coltivazioni dalle esondazioni eccezionali. L’argine protettivo è stato realizzato costruendo a mano una cortina di pietre avvolte in una rete di ferro zincato, con uno sviluppo di circa 50 metri lineari: una gabbionata a sezione trapezoidale larga circa 1 metro alla base e alta 1,3 metri. Prima di posizionare la gabbionata è stata realizzata una trincea di circa 30 centimetri di profondità e riempita di pietre per fare da basamento all’argine; a lato fiume è stata costruita una staccionata con pali di eucalipto impiantati nel terreno a cui poi è stata assicurata la gabbionata. Questo tipo di struttura è stata realizzata per proteggere l’orto non solo dalle esondazioni, ma anche per limitare l’erosione del terreno utile alla coltivazione e per impedire l’ingresso dei rifiuti solidi all’interno dell’area coltivata e quindi nell’area di pertinenza della scuola. Le esondazioni della primavera 2013 hanno permesso di verificare la buona funzionalità dell’argine tanto che sono stati necessari solo limitati interventi di pulizia e miglioramento. L’ampliamento dell’orto, a cui è stata annessa un’area adiacente, ha portato la superficie di coltivazione totale a circa 600 metri quadrati. È stata realizzata un’area per il compostaggio e, a lato di questa, sono stati disposti altri sacchi coltivati. La quantità e il tipo di verdure coltivate rispetto all’anno precedente sono stati incrementati. Ora l’orto produce sukumawiky (cavolo da foglia), la verdura in assoluto più diffusa nello slum, spinaci, amaranto, ocra, coriandolo, cipolle, peperoni, fagioli, piselli, pomodori, zucchine, zucche, mais, manioca e altro ancora.

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ne dell’orto un argine in terra. A questo punto è stato possibile fare le prime semine e i trapianti degli ortaggi. Oltre alla coltivazione in terra è stata anche messa in pratica un’ingegnosa tecnica di coltivazione fuori suolo, comunemente utilizzata a Mathare, che consiste nella coltivazione di ortaggi in sacchi di rafia riempiti di terreno. Sono stati preparati una ventina di sacchi coltivati e disposti in fila

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corsi da realizzare all’interno dell’orto. Per migliorare sensibilmente la qualità del terreno su cui coltivare gli ortaggi si è ritenuto utile apportare una considerevole quantità di terra incontaminata prelevata fuori città. Circa 15 metri cubi di terra pulita sono stati acquistati e trasportati presso l’orto e utilizzati per realizzare i letti di semina e di coltivazione. Lungo il fiume è stato alzato a protezio-



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Noi dobbiamo insegnare alla comunità che il fiume può essere una risorsa, non solo una forza da temere. Possiamo imparare a proteggerci dal fiume costruendo degli argini e lungo le rive possono nascere progetti di agricoltura come il nostro, fattorie, allevamenti di animali. Questa deve essere la forza del fiume di Mathare. Agostine Muthama, agricoltore. Membro di comunità , Referente locale orto Why Not


Il progetto 2013

La Why Not Junior Academy cresce di un piano



La Why Not Junior Academy è una scuola di strada, fondata, costruita, avviata e autogestita dai membri della comunità dello slum di Mathare. Nell’arco di pochi anni la scuola ha accolto quasi 200 bambini divisi in 12 classi ed è riuscita a integrarsi all’interno della baraccopoli diventando un importante punto di riferimento comunitario per molte famiglie. Con il tempo la scuola ha cominciato a risentire della mancanza di alcuni servizi, soprattutto quelli legati a mensa e cucina. In un contesto di povertà severa garantire un pasto agli alunni è una componente fondamentale che incide sul funzionamento della scuola e sul raggiungimento di un sufficiente numero di iscritti.

Per questo motivo la prima fase del progetto, sostenuta nel 2011 dall’Ong Liveinslums Onlus, ha previsto la costruzione di una nuova cucina, punto d’arrivo di una produzione agricola realizzata per garantire un’alimentazione adeguata a tutti i bambini e utilizzando tutti i terreni disponibili di fronte alla scuola. L’orto sorge su una ex discarica abusiva che è stata pulita, decontaminata e messa a coltivazione. La scuola necessitava inoltre di interventi di riqualificazione degli spazi esterni, in parte rovinati da una frana del terreno limitrofo. È stato realizzato un muro di contenimento e un porticato che funge nello stesso tempo da percorso, ombreggiamento, protezione dalla pioggia e raccolta dell’acqua.

Nel 2012-2013 si è passati alla seconda fase del progetto che ha previsto la ricostruzione del piano terra della scuola, che è stato realizzato in bambù e terra cruda, utilizzando la tecnica del torchì, attraverso un laboratorio di formazione a cui tutta la comunità di studenti, insegnanti e famiglie ha partecipato attivamente. In questo stesso periodo è stato ampliato l’orto, dotato tra l’altro di un banchetto per la vendita dei prodotti utilizzabile anche per servire cibi pronti, e costruito un argine in pietra con la funzione di proteggere la scuola dalle continue esondazioni che causavano ingenti danni durante la stagione delle piogge.

La scuola è stata arredata costruendo nuovi banchi, scrivanie, librerie, lavagne; sono stati avviati nuovi corsi extracurriculari per i bambini (musica, danza, educazione sanitaria, agricoltura, disegno). Al piano terra sorge anche una sartoria aperta a dodici donne della comunità locale, oltre che due asili per i bambini più piccoli. La scuola è stata ripensata nel suo insieme per garantire una maggiore fruibilità e una gestione degli spazi più ottimale.

Why Not Junior Academy


Io vorrei che la nostra scuola diventasse grande, che potesse accogliere tante classi e un giorno anche l’università. Le famiglie di Mathare non possono pagare la retta per i bambini e quindi noi non possiamo avere dei salari. Per questo io immagino il mio futuro continuando a fare sacrifici. Perché la Why Not Academy possa crescere.

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Patrick Mawanzia, artista. Responsabile Art Room Project, Why Not Academy

Il nuovo progetto: la Why Not cresce di un piano Per poter accogliere un maggior numero di bambini e garantire loro l’accesso a nuove attività, Liveinslums utilizzerà i proventi del Xmas Project per costruire un secondo piano della Why Not Junior Academy, dove saranno collocate 5 nuove classi, un’aula professori e una piccola biblioteca di quartiere. La struttura sarà realizzata in legno e la scuola sarà dotata di un nuovo tetto. Il sistema di raccolta delle acque piovane potrà essere potenziato grazie a una copertura più funzionale.


classe IV 9/10 anni

SARTORIA

classe V 10/11 anni classe VI 11/12 anni classe VII 12/13 anni classe all’aperto collegamenti verticali

classe III 8/9 anni classe II 7/8 anni SCALE

classe VIII 13/14 anni Aula Professori

classe I 6/7 anni

Biblioteca

asilo 4/6 anni asilo nido 1/4 anni

Il budget


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Progetto di ampliamento scuola primaria

STIMA DEI COSTI

1 2 3 4 5 6 7

Struttura portante in legno Tamponamenti facciate esterne Solaio Copertura e raccolta acque Collegamenti verticali (scale) Infissi, serramenti, porte e ringhiere Arredi interni

COSTO IN EURO

11.500 4.000 2.000 3.400 500 1.500 2.000

STIMA DEI COSTI

8 9 10 11 12

Strumenti per l’edilizia Costo mano d’opera Voli aerei Alloggio Consulenze tecniche

COSTO IN EURO

500 5.000 3.000 1.600 5.000

Totale 40.000 €


dawati {desk, banco}

ubao {wood, legno}

darasani {in the classroom, in classe}

shule {school, scuola}


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raf{friend, iki amico}

kitabu {book, libro}

kujifunza {learn, imparare}

baadaye {future, futuro}


Liveinslums NGO

International Development Cooperation

Ex-Opificio Tortona Via Tortona 31A 20144 Milano CF: 97558730152 liveinslums@libero.it www.liveinslums.org


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Liveinslums

Why Not Junior Academy Mau Mau Road Machimoni District Mathare – 00100 Nairobi GPO - Kenya


Noi, Xmas Project 2013



Punto di inizio

A parte due assenze, la classe era al completo...

Un punto di inizio è un punto di partenza... per bambini, per adulti, per anziani e per neonati. Un punto di partenza può far nascere una vita. Irene Semenza

Assonanze davanti a un bicchiere... divino Ed eccomi, puntuale come ormai da 13 anni ma questa volta... niente da fare; ho letto e riletto ripetutamente il tema di quest’anno ma proprio la parola “audacia” non esiste nel mio vocabolario! Mi sono impegnata, ci ho riflettuto a lungo e sono passate nella mia mente parecchie scene della mia vita eppure non sono riuscita a trovare delle situazioni (escluse quelle in cui non avevo scampo) nelle quali io abbia pensato “perché non provarci?” e lo abbia fatto. Chi mi conosce sa bene che razza di fifona sono sempre stata e di come l’insieme di timidezza, insicurezza e responsabilità siano i miei sinceri compagni di viaggio. Date le premesse ho quindi deciso che, non potendo raccontare qualcosa di audace, dedicherò questo contributo a tutti coloro che si sentono come me. A coloro che avrebbero voluto alzarsi in una sala gremita ed esprimere ad alta voce il proprio dissenso, a coloro che sono saliti sulle montagne russe e hanno chiuso gli occhi tutto il tempo sperando che finisse presto, a coloro che dopo aver valutato attentamente il percorso, le difficoltà, non avendo alcun allenamento hanno avuto paura e hanno detto “io non parteciperò!”, a coloro che ponderano le conseguenze, che cercano i consigli altrui ma se decidono di intraprendere quella strada lo fanno con la consapevolezza che si arriverà alla fine solo con la costanza e la dedizione, a coloro che ammirano l’audacia altrui, ne traggono slancio e... allora, se alzo lo sguardo a quel secondo piano della scuola, penso che “imparare per insegnare” significa per me sentirsi migliori non per l’audacia ma per la tenacia. Chicca Poletti

Eccola! Si vede là in lontananza, alla sommità del nevaio la Capanna Gnifetti (mt. 3647) sul Monte Rosa. Oggi è un giorno particolare: le nostre figlie saliranno con noi per la prima volta. Le osservo affrontare la salita, il passaggio delle Roccette e l’ultimo pezzo sul nevaio e infine eccoci alla meta, guardiamo le Alpi dall’alto; attorno a noi rocce, ghiaccio, l’azzurro di un cielo senza nuvole e i nostri cuori gioiscono. Monica Neuburger

... I bambini lavoravano divisi in piccoli gruppi, nel lavorare ridevano, parlottavano, si prendevano in giro... Erano eccitati per quell’insolito progetto che tra l’altro prevedeva la presenza in classe di alcune mamme – novità assoluta! Tra il rumoreggiare, un bambino intona una canzone che stanno imparando nelle ore di coro. In un attimo, all’unisono, tutti iniziano a cantare. A lavorare e cantare. Insieme. Un coloratissimo e inatteso “ora et labora” da XXI secolo. Li guardavo e non vedevo più la mia bambina, la sua amichetta, e poi un’altra e un’altra ancora. Non singoli bambini, ma un “tutti” legato da un filo d’oro fatto di cinque anni di amicizia, complicità, condivisione, gioia di stare insieme. È durato un attimo, il tempo di un arcobaleno. Ma che spettacolo, che emozione! Claudia Pavesi

Io sono, soprattutto, i libri che ho letto: il fruscio della carta fra le dita, il profumo della stampa che si insinua nelle narici, le parole, milioni di parole, che dalla pagina si sono arrampicate fino ai miei occhi, per poi naufragare dolcemente verso il cuore. Romanzi, racconti, novelle, saggi, manuali, uniti fra loro come i punti che la linea tratteggiata da un cartografo trasforma in coordinate per indicare un approdo. Si parte dai banchi di scuola e si viaggia lontano, attraverso la vita, per giungere fino agli estremi confini del

sapere. Dapprima, terre che appaiono inesplorate, selvagge e misteriose, poi, invece, sempre più familiari e amichevoli. Il senso dell’insegnamento, non risiede infatti nel frusto armamentario di luoghi comuni composto da interrogazioni, compiti a casa e ore di studio matto e disperatissimo, bensì nel donare a tutti la bussola della curiosità e la mappa di ogni scoperta. Partire senza muoversi, volare sulle ali di un’inaspettata libertà, quasi replicarsi, sé medesimi e i propri sogni, in un suggestivo altrove. In questo la scuola ci forma: a essere turisti della conoscenza ed esploratori del mondo. In questo sta la ricchezza di un libro: farci vivere due volte. Nicola Chinellato


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Dal ghetto “È la mia casa...” papà mamma fratellini le voci le grida di molti bambini dalla distanza risuonano chiari decisi richiami reclamano i cari “la mia casa è dove...” “io sono nato...” terra battuta polvere amici aria di densi odori percuote narici lamiera che ripara, che veglia sul sonno ma infuoca di sole che proietta all’intorno “ed è qui ch’io sono nato...”

“...è il posto dove voglio giocare a imparare” lezioni che dovran servire per me domani a poterle spartire gioioso tripudio di moltiplicazione di pani e di pesci d’emancipazione. Domenico Dino Antonelli

Profezia R., A., I., K., T., S., S., sono nel mio cuore: R. è la speranza spossante di una via; A. è il bene che sconfigge il male; I. è la dolcezza in una solitudine infinita; K. è la felicità di essere vivo; S. è la forza dell’umiltà; S. è la dignità della sconfitta. Nei loro volti il mio cambiamento si compie e scorgo l’orgoglio nella paura e la forza nella fragilità. Sconfitta dalle mie vittorie e spossata dalle mie virtù, imparo a riconoscermi e a diventare umana, come in un miracolo, come in una profezia. Andreina Salone

Dissonanze Wimbledon Roland Garros Flushing Meadows Australian Open ... il grande SLAM

Lagos Karachi Brazzaville Mathare ... i grandi SLUM

Quanta disparità. Con la scuola ampliata, speriamo di pareggiare. Claudio Elie

Nairobi, con i suoi slum sterminati, i suoi bambini di strada, la violenza delle sue bande e il suo orizzonte, l’orizzonte di un Paese profondamente offuscato. Un mondo dove a volte gli interventi a favore dei bambini e dei ragazzini sembrano palafitte su sabbie mobili. Istituzioni e progetti che si scontrano con richieste di sopravvivenza complesse, aggressive e radicali. Forse illusorio concentrarsi su pochi immaginando di educare una elite per il futuro. Le elite che abbiamo di fronte, soprattutto politiche, che hanno studiato con l’aiuto di molti e magari anche in Europa, sono a dir poco imbarazzanti. Comunque, al di là dello sconcerto e con umiltà visionaria, molti i progetti nobilissimi in favore dei bambini e ragazzini di Nairobi segnano un percorso di speranza. Una scuola al secondo piano, aperta al cielo e a tutti, nello slum, sicuramente fa parte di questo percorso, di questa visione. La nostra organizzazione, GRT – Gruppo per le Relazioni Transculturali, da due anni lavora in uno slum di Nairobi a Dagoretti e lo scambio di informazioni e collaborazioni è fondamentale, per la costruzione di una rete che forse può rendere un po’ più solide le palafitte nella sabbia mobile. I nostri operatori sono ragazzi di strada, fino a ieri ed oggi musicisti affermati, percussionisti che, con i loro strumenti, costruiti da loro hanno “spaccato” e sono chiamati a suonare dallo slum, che è la loro casa e la loro ispirazione artistica, su su fino al giubileo della Regina Elisabetta dove sono stati invitati l’anno scorso. Si chiamano Slum Drummers. Nello slum attraggono i bambini, che li ascoltano affascinati e poi insieme al nostro educatore, cercano soluzioni, auto aiuto, forza e speranza. La musica vibra potente, l’arte crea energia poiché i ragazzini e lo slum, se la devono cercare dentro, la prospettiva per il loro futuro, dato che nessuno, veramente, è in grado di offrire gran che. Loris Panzeri

Poesia

(scritta mentre si lavorava in classe al Xmas Project) L’insegnante atterra... Lo studente decolla... Lo studente atterra... L’insegnante decolla... Questo è il ciclo dell’insegnamento. Ettore D’Adda

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“e quella lì in fondo è la mia scuola...” luogo della libertà, riscatto sociale diritto dell’umanità traguardo speciale terreno fertile dove posare i semi migliori per vederli sbocciare

Slum Drummers

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“là invece mi piace giocare...” ruvida strada di cespugli e sassi un pallone rotola fra muretti bassi selve di secche gambette gli danzano intorno corrono cadono calciano sino al calare del giorno “con i miei amici per ore e ore...”


Difficolta elevata Fino a quel giorno avevo sempre preparato torte classificate con “facile” o “facilissima”, con grande disappunto di mia figlia, la quale apriva il libro rosso delle torte su pagine di magnifici dolci a otto strati, ingredienti esotici, farciture e glasse improbabili: “Mamma facciamo questa”. “Ma tu sei matta, è classificata con ‘difficoltà elevata’, lo sai che impasto solo ‘facile’ o ‘facilissimo’”. “Che noia mamma”. Imperterrita, sono andata avanti anni con i miei soliti tre ingredienti base, concedendomi, al massimo, innocue variazioni sul tema, sforzo minimo, risultato garantito. Finché quel giorno, all’ennesimo sguardo spento della figlia dopo il mio rifiuto di cimentarmi nella “Schwarzwaelderkirschtorte”, senza neanche riflettere sulla gravità di quello che stava per uscirmi di bocca, ho detto: “Però faccio la Manhattan Cheescake, che suona pure meglio”. “Mamma, ma è ‘difficoltà media’!”

“Sì ho visto, prendi la bilancia”. A quel punto la figlia ha chiamato il fratello, perché assistesse anche lui all’impresa titanica della madre, o meglio perché desse una mano nei mescolamenti, visto che la madre si doveva concentrare sulla ricetta sconosciuta e soprattutto doveva correre a comprare gli ingredienti strani, che naturalmente non aveva in casa (panna acida, mirtilli per la salsa, essenza di vaniglia, quando mai…). E così, per la prima volta ho affrontato una torta ‘difficoltà media’, che ha richiesto pure una doppia cottura e la preparazione di una salsa di guarnizione, pazzesco. È stata una piccola grande soddisfazione, i figli hanno aiutato e assaggiato tantissimo, io ho superato uno stupido blocco mentale, un limite auto-imposto senza senso. Come è venuta la torta? Abbastanza bene. Cosa ha detto la figlia dopo averla assaggiata? “Mamma, alla prossima ovviamente fai ‘difficoltà elevata’”… Daniela Medici

Cambio di prospettiva Nelle mie foto da piccola ho sempre la stessa posizione: sguardo rivolto verso l’alto, in punta di piedi, la mano allungata verso la cattedra della mia maestra, il volto di mia madre che mi insegnava a fare le cose, i libri sugli scaffali della biblioteca. Inciampavo sempre perché non guardavo mai per terra. Poi sono cresciuta e ho cominciato a guardare dall’alto al basso, non inciampo più ma dimentico talvolta quanto sia stupenda la direzione dell’imparare: dal basso verso l’alto, verso le cose nuove. Martina Nencini

Passa una vela spostando la notte più in là [Tonino Milite] Matteo e Nicola Frigatti

Poesiaslum Abbiamo chiuso gli occhi abbiamo provato a immaginare com’è vivere in una baraccopoli… Le case hanno le pareti di lamiera, dentro non ci sono finestre, tutto è buio e fa caldo, i letti sono di paglia, non abbiamo i bagni e intorno è pieno di immondizia. Riapriamo gli occhi e sappiamo che non ci piacerebbe vivere così, per questo abbiamo voluto lavorare per il libro solidale, una scuola di mattoni è importante e adesso possiamo scrivere che qualche mattone lo metteremo anche noi. S.P. e i bimbi di 4^A della Scuola primaria Mantegna di Milano

Ho imparato a sognare... che non ero bambino,
che non ero neanche un’età
 Quando un giorno di scuola mi durava una vita
 E il mio mondo finiva un po’ là
 Tra quel prete palloso che ci dava da fare
 E il pallone che andava come fosse a motore
 C’era chi era incapace a sognare e chi sognava già
 Ho imparato a sognare
 E ho iniziato a sperare che chi c’ha avere avrà
 Ho imparato a sognare quando un sogno è un cannone,
 Che se sogni ne ammazzi metà
 Quando inizi a capire che sei solo e in mutande
 Quando inizi a capire che tutto è più grande
 C’era chi era incapace a sognare e chi sognava già Tra una botta che prendo e una botta che dò
 Tra un amico che perdo e un amico che avrò
 Che se cado una volta una volta cadrò
e da terra, da lì m’alzerò C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò Ho imparato a sognare, quando inizi a scoprire
 Che ogni sogno ti porta più in là
 Cavalcando aquiloni, oltre muri e confini
 Ho imparato a sognare da là
 Quando tutte le scuse, per giocare son buone
 Quando tutta la vita è una bella canzone
 C’era chi era incapace a sognare e chi sognava già Tra una botta che prendo e una botta che dò
 Tra un amico che perdo e un amico che avrò
 Che se cado una volta, una volta cadrò e da terra, da lì m’alzerò C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò. [Negrita] Giorgia Lodigiani


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Emanuela Bussolati Scrittrice e architetto

emanuelabussolati.wordpress.com

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Erano tutti maschi: due cugini, un loro amico, mio fratello. Non molto più grandi di me ma quel che basta perché non venissi quasi mai ammessa ai loro giochi. E poi ero femmina. Lo spazio di giochi era la cascina dello zio: una grande aia circondata dal fienile, dalla stalla e, vicino all’ingresso verso la strada, dalla casa. Era stata, un tempo, parte del castello e questo era quanto serviva alla fantasia dei giochi. Si fabbricavano arco e frecce e ci si arrampicava sul fienile, per colpire immaginifici nemici assedianti. Quanto bastava a dire che erano giochi da maschi, quindi di una femmina non c’era proprio bisogno. Se non per obbedire a degli ordini: vai a prendere le frecce, portaci la merenda, stai alla larga. Ne soffrivo, perché non c’erano femmine con cui giocare e poi non mi interessavano le bambole e trovavo noioso saltare alla corda. Così seguivo la banda a distanza, mogia e speranzosa nello stesso tempo, fantasticando di azioni eroiche che mi facessero finalmente accettare nel gruppo. Sognavo di addestrare dei piccioni, perché venissero a prendere i messaggi segreti solo dalle mie mani. Sognavo di poter sollevare balle di paglia intere, per

poter costruire un fortino bellissimo. Sognavo di scoprire passaggi segreti per accerchiare i nemici e poter ottenere la promozione tanto desiderata. Ma erano sogni, appunto. La realtà era ben diversa: dovevo passare nelle ortiche senza piangere, ma non andava mai abbastanza bene. Dovevo salire in fretta su scale a pioli altissime, ma non ero mai abbastanza veloce. Fino a quando… un giorno, i contadini portarono sotto il fienile un carro pieno di fieno. Un grande batuffolo di fili verdegiallo, leggeri leggeri. La banda giocava sul fienile. La scala a pioli era accostata ed ero salita anche io. Non c’erano grandi in giro. I ragazzi lanciavano frecce e io chiedevo inutilmente un arco. Mi prese un non so che: una forza che travalicava la rabbia. Appoggiai le mani alla scala e la buttai contro il muro di fronte. ”Così imparate”! urlai. Si voltarono tutti insieme, inviperiti. “Adesso come scendiamo, scema?” Ebbi un attimo di esitazione. Non avevo pensato bene a quello che facevo. Poi mi avvicinai al bordo del fienile, sul vuoto. Sotto vedevo il carro pieno di fieno. Avevo paura. Mi buttai. Sentii il fieno ripiegarsi intorno a me e avvolgermi tutta. Il profumo mi entrava nel cervello, fortissimo. Un enorme cuscino morbido. Riaprii gli occhi e riemersi. I tre erano affacciati al fienile, con la bocca ancora aperta. Me ne andai verso casa. “Scendete voi, adesso” dissi, più fiera di quello che in realtà ero. Invece non andò così. Chiamarono lo zio e io fui punita, perché il fieno poteva contenere un forcone, perché non si fa un salto così grosso, perché ero una femmina e le femmine non fanno queste cose. In effetti fu una bravata. Ma mi misurai con la paura e con la volontà di superarla. Le paure non sono solo queste. A volte sono più profonde o più insidiose. E il coraggio allora come poi, non fu la bravata, fu sempre il momento in cui decisi di affrontare la paura.

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Emanuela ha scritto (e disegnato) per noi...


Padre e figlio …e ancora

Due volte

tutto ciò che a noi la vita aveva dato fino ad allora e che eravamo chiamati a mettere in gioco e a restituire… Naturalmente quest’esperienza ha ancora di più arricchito la nostra vita in modo così generoso che appena pochi anni dopo quando Sarah, mentre preparava una pastasciutta mi ha detto: “C’è una ragazzina di dieci anni in un istituto che cerca una famiglia affidataria e ho pensato a voi”, il perché no? c’è stato, ma ormai grazie all’esperienza precedente è stato quasi superfluo perché credo che ogni perché no? a cui si dà una risposta che ci porti un po’ più in là della nostra normalità, ci porta un po’ più in alto nel nostro guardare il mondo. Augusta Mamoli

Due volte nella mia vita, mi sono Siamo seduti, dovuta chiedere, al di là della il tavolo di Cunardo che facesti tu è grande. “normalità” della vita e delle sue Sei al mio posto, di quando ero bambino scelte quotidiane, perché no? e venivamo a passare molto tempo nel nostro rifugio di sempre. Era un giorno d’estate dell’ormai È il momento del pranzo, cose semplici, niente da cucinare, lontano 1992 e una telefonata per non rompere la tradizione. inaspettata e sorprendente di La mamma però ha pensato a noi. Padre Giuseppe mi raggiungeva in C’è il brasato già cucinato, solo da scaldare. vacanza per chiedermi: “Te la senti Seduto sullo sgabello, a mio lato c’è Romeo. di prendere in affido Cristiano?”. Padre e figlio, il tuo ultimo. Sgomento, sconcerto, bisciolini Padre e figlio, il mio primo. nella pancia e paura, una grande Due volte. paura di scegliere e di sbagliare Io seduto tra voi due. la scelta. Il confronto e, come Di fronte a te Geremia e Lorenzo. sempre, il supporto di mio marito Padre e figlio…ancora una volta. ci ha portato davanti all’unica Come quelle immagini specchiate all’infinito. domanda a cui rispondere: perché Padre e figlio. no? E di no ce ne erano davvero Sono cresciuto a colpi di segreti che mi hai lasciato in eredità. pochi, se si metteva sul piatto Come fare la malta, come fare la casseratura per costruire un muretto di pietra, come saldare dei ferri, come fare un letto o un armadio, Apunta hacia arriba Venezuela come tagliare la legna, l’erba. Apunta hacia el cielo Come usare un trapano, Un pais dividido en dos mitades una motosega, la combinata, Una que lucha, que aprende, que enseña come avere cura con le mani delle cose Otra que recibe dadivas, que no aprende y no enseña. e delle persone con il cuore. Un pueblo viciado y sumergido en la ignorancia. Spesso mi hai fatto sedere a un banco per insegnarmi le tue lezioni. Un pueblo que apunta hacia abajo Io, distratto come a scuola, ascoltavo senza assimilare del tutto, Un pais sin oportunidades senza cogliere il valore di quei momenti. La educacion en vias de extincion. Ancora oggi, ribelle, mi lamento quando cerchi di insegnarmi Venezuela, para! Reflexiona! all’alba dei miei quarant’anni, ma di nascosto ti ringrazio Y finalmente apunta hacia arriba. e ti sono riconoscente per la vita. Apunta hacia el cielo. Così cerco di crescere il mio piccolo ometto, Cyndra Velasquez con i momenti da passare assieme, con i lavoretti che impegnano le mani, con l’esempio di quello che sei stato e sei per me. Ma più di tutto quello che insegna è l’affetto. O almeno, questo è quello che io ho imparato meglio. Dedicato a te. Fabio Russo

Un pais en vias de extincion

Per me il punto piu alto cui mirare... ... è quello interiore, riuscire a guardare dentro l’Io, scoprire quello che vuole dire e trasmetterlo a Te e a Voi, marito e figlie: il centro del mio Universo. Non sempre è facile, non è la strada più breve: mi riesce meglio proiettare tutto su di Voi, e dimenticarmi di Me. Invece l’esperienza più saggia che ho fatto nel nostro tempo famiglia è stata scrutare l’orizzonte personale e farne tesoro per comunicare meglio con Voi. Quando ci riesco il mio cielo è pieno di stelle! Giovanna De Pascalis

Laura Aiello


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arobaini na nane | na tisa



Imparare per insegnare Ogni giorno, incessantemente, arrivano in Italia frotte di cosiddetti ‘migranti’. Persone di cui spesso ci ricordiamo soltanto in momenti tragici che suscitano passeggero scalpore o passeggera indignazione. Un secolo fa gli emigranti eravamo noi italiani, in viaggio verso le Americhe. E al nostro arrivo suscitavamo le stesse impressioni e le medesime

reazioni cui oggi si assiste spesso in Italia di fronte ai cosiddetti ‘clandestini’. Un secolo fa, nonostante tutto, siamo stati accolti, e lentamente ci siamo integrati, abbiamo avuto modo di esprimere il nostro potenziale creativo, progettuale, imprenditoriale, artistico. È doveroso ricordarlo perché quanto sta accadendo oggi a casa nostra dovrebbe essere, a mio avviso, visto semplicemente come una straordinaria, bellissima opportunità per poter restituire

quanto abbiamo a nostra volta ricevuto. Una grazia. Per poter dare il nostro contributo non solo a speranze, ma a realistici progetti per una vita migliore. Ma meglio ancora sarebbe riuscire a dare il nostro contributo perché i progetti per una vita migliore si costruiscano senza che le persone siano costrette a partire. Meglio ancora sarebbe se la catena del restituire quanto si è ricevuto potesse allungarsi e raggiungere le persone quando ancora sono nel loro paese di origine.

Meglio sarebbe se non esistessero più clandestini e le persone potessero crescere, evolversi, affrancarsi, sognare e vivere una vita dignitosa là dove sono nati. E per questo non c’è via migliore se non contribuire a dare gli strumenti necessari perché queste persone possano autonomamente imparare per poi autonomamente insegnare. E passare il testimone. Laura Lombardi

Quando guardiamo in alto..,

Alcuni giorni fa, mentre assistevo alla premiazione di una gara di ultraresistenza, quasi impossibile da portare a termine, sono rimasto particolarmente colpito da una targa che ben traduce quel preciso sentimento che proviamo nei momenti in cui ci diciamo “Perché non provarci?” e che ci aiuta a realizzare i nostri sogni: “ULTIMO ARRIVA SOLO CHI È CONVINTO DI POTERCELA FARE“. Salvatore La Viola

C’e nessuno in ascolto? Dio? La natura? La famiglia? Da dove viene la mia febbre di sapere? Studiare non è mai stato un peso per me. È sempre stata attività obbligatoria, importante, necessaria ma collaterale al piacere. A casa mia vigeva la legge antieducativa del “prima il piacere, poi il dovere”, non tanto perché così mi si insegnava, quanto perché riuscivo a portare buoni voti dando priorità alla vita, più che allo studio. La stessa legge ha guidato le mie scelte lavorative che anno dopo anno mi hanno portato alla sensazione, ancora oggi, di non aver cominciato a lavorare. È un privilegio

raro, lo so. Ma posso giurarlo, lavoro molto, nonostante le apparenze. Lavora la mia testa. Un incessante lavorio, fatto di domande, curiosità, esperienze. Procedo per assimilazione, con la voracità di un affamato. Esploro molto, trattengo poco, assumo tutto. E in ogni minuto della giornata c’è una parte di me che interpreta, attraverso una timida intelligenza, e un’altra parte di me che sente, attraverso un cuore malandato, che colloca ogni cosa che mi succede nei cassetti della vita. Cassetti nei quali il dovere e il piacere, lo studio e la distrazione, il lavoro e il tempo libero sono “amici del cuore”. Cassetti che si aprono e si chiudono con rapidità olimpica per fare spazio al bello come

al brutto. Il bello, in questo duemilatredici, ha provato a luccicare, calpestando il brutto che, in una mente arroccata su se stessa, avrebbe certamente trovato percorsi autodistruttivi. Ma Dio, la natura o la famiglia, o tutte e tre insieme, mi hanno regalato un’altra potente febbre, quella dell’ottimismo (parola che, nell’ultimo ventennio ha assunto significati devianti, come un po’ tutto in Italia). L’ottimismo è un altro prezioso dono che, insieme alla curiosità, mi spinge a guardare il presente e a immaginare il futuro con i colori dei bambini. Ottimismo a colazione: una patina invasiva che rifà il trucco ai volti delle persone di ogni giorno. Mentre mi guardo intorno, a raccogliere le ansie

delle tante crisi, mi diverto a ricolorare le bocche, gli occhi, le voci di tutto il mondo che sorride, nonostante tutto. Nel gruppo “giochi”, imparo che il tempo per costruire è molto meglio impiegato di quello per lamentarmi. Nascono così castelli, abbracci, progetti e sogni che colorano la mia infanzia precoce. C’è nessuno in ascolto? Contrario all’autostrada del qualunquismo, sono felice di non essere triste. Sono felice di chi conosco, disconosco e riconosco. Sono felice di imparare dai vuoti miei e degli altri, pieni di sapienza universale. E sono felice di insegnare, quando sono prof e quando non lo sono, perché da chi mi ascolta imparo molto. Roberto Bernocchi

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Una targa

hamsini | hamsini na moja

ci carichiamo di fiducia e di energia per realizzare i nostri sogni. Matteo e Pablo Panizza


Da solaaaaaa...

Ho imparato... ...a conoscere gli animali dell’Africa Margherita Bertolesi

50 anni La mia bilancia non pende certo dalla parte degli audaci e forse per questo ne sono fortemente attratta e mi emoziono ancora davanti a un’idea. Pende dalla parte di tutti coloro che si guadagnano la vita centimetro dopo centimetro lavorando e vivendo con dedizione il quotidiano. La laurea, ecco, a distanza di anni ricordo quel giorno come il giorno in cui ce l’ho fatta ma non mi sono sentita migliore, l’ho considerato il giusto risultato per la costanza e la fatica degli studi. Strano a dirsi, ma oggi ciò che mi fa sentire migliore è proprio “imparare per insegnare”. Credo nel lavoro di squadra, nel mettere a disposizione le mie conoscenze cercando di valorizzare le qualità migliori di cui ciascuno di noi dispone e imparando a mia volta dalle conoscenze altrui; credo sia già andare oltre e puntare in alto. Dedicato a tutti i visionari che hanno bisogno dell’esercito dei razionali per fare in modo che l’idea o un sogno si traducano in un progetto e poi in realtà. Cristina Poletti

La mia goccia nel mare Qualche anno fa ho scoperto che navigare è una cosa che mi fa sentire bene, è come se davanti a quell’orizzonte in blu i confini del mio corpo scomparissero. Trovarmi in mezzo al mare, sopra a una piccola imbarcazione, è una sensazione di estrema fragilità e potenza nello stesso tempo. Poco più di un mese fa ho deciso che dovevo conoscere le regole del mare, diventare capitano della mia piccola zattera, se mai ne avrò una. Ho iniziato così il corso per il conseguimento della patente nautica. Ho ricominciato a studiare dopo più di 20 anni. È un casino. Ma che emozione... Il cervello, diventato così pigro, si ribella, ma poi piano piano, davanti a libri e carteggi, si sveglia, si sgranchisce, si ossigena. È proprio vero, non bisognerebbe mai smettere di imparare. Questa la mia goccia nel mare. Simona Marcora

Quando Margherita ha gridato “da solaaaaaa” ho capito che aveva davvero imparato ad andare in bicicletta senza rotelle. Imparare per insegnare. Molto probabilmente farà altrettanto quando sarà mamma e cercherà di insegnare a sua volta l’equilibrio perfetto sui pedali come ho fatto io con lei e come ha fatto mio papà con me. Imparare per insegnare. Ricordo benissimo la presa forte e salda dell’Emilio quando sul marciapiede sotto casa teneva con la mano la sella della mia bicicletta. Io pedalavo come un ubriaco sterzando continuamente e dondolandomi a destra e a sinistra mentre lui mi seguiva come un cameriere che cerca di salvare un vassoio colmo di bicchieri dopo aver inciampato in una tovaglia troppo lunga. La sua mano però non mi mollava mai! Sentivo i passi della sua corsa dietro le mie spalle ma lo credevo lontano. “Lasciami, lasciami ce la faccio” gli dicevo e lui mi faceva credere di avermi mollato (ma mi mollavi vero papà?). E io ci credevo, e pedalavo, sentendomi grande e sicuro tutto convinto di stare pedalando da solo! Poi di colpo mi ha mollato davvero. Andavo dritto come un treno e per frenare mettevo giù i piedi e usavo le suole delle scarpe e se non mi fermavo sceglievo il muro più vicino...tanto andavo piano! Quando ho cercato di insegnare a Margherita a pedalare ho fatto proprio come mio papà! Le stavo dietro attaccato alla sella come un camaleonte mimetizzato e come un maratoneta in un bagno di sudore cercavo di non crollare. Mi diceva “Lasciami, lasciami ce la faccio” e io pronunciavo un “sì” camuffato girando la testa dall’altra parte per risponderle facendole credere di essere lontano e che l’avevo lasciata andare. Quando però Margherita si è messa a gridare “da solaaaaaa” ho capito che aveva imparato ad andare in bicicletta davvero. Sfiorava le saracinesche dei box, faceva il pelo ai muretti delle aiuole, frenava con la suola delle scarpe e nel frattempo io camminavo a un metro da terra per la felicità e cercavo con lo sguardo la Sara sperando si affacciasse al balcone. Volevo che vedesse quella magia. Di certo ha imparato e spero un giorno lo potrà insegnare. Dario Bertolesi

Un giorno speciale Perché no? me lo sono chiesta un giorno speciale. Volevo aiutare un amico in difficoltà: ce l’ho messa tutta perché gli volevo così tanto bene! Mi sono sentita una bimba coraggiosa! Lucia Fiorini


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hamsini na mbili | na tatu


Alessandro ha scritto per noi... Caro diario, nessuna bambola aveva mai ardito tanto. Di più; nessun abitante del Paese dei Balocchi aveva osato anche solo pensarci. L’attraversamento a nuoto del laghetto nel parco! Un club di temerarie bimbette ha preparato per mesi l’impresa, con complicità carbonara e soprattutto... risparmiando ogni soldino necessario per acquistare la bambola adatta. Con afflato scientifico, le consorelle hanno esaminato i cataloghi delle ditte produttrici, fino a individuare la candidata ideale. Si tratta della mitica “Ondine”, la bambola nuotatrice. Antonia, la sua piccola proprietaria non dimenticherà mai l’emozione con cui, aiutata dalle “complici”, sbucciò la “carrozza” di cartone postale in cui Ondine aveva viaggiato. Le dita tremavano svelando a uno a uno i complessi incarti e solo a fatica la piccina riuscì a imporsi cautela. Poi Ondine apparve... Allora esisteva davvero. Era lì, ed era bellissima. Supina, tra lenzuola di velina, sembrava guardarla con occhi profondi e già beffardi. Gli occhi di una monella che ne riconosceva un’altra e le diceva con lo sguardo: “Noi due ne faremo delle belle insieme”. Subito fu capannello di fanciulle, per esaminarla. La costruzione di Ondine aveva richiesto un consorzio di specialisti internazionali. Il brevetto originale è francese, del 1876, di Charles Bertran. Francese è anche il costume dettagliatissimo, azzurrissimo e di gran moda, marcato “Au Nain Bleu, Paris”, il celebre negozio di giocattoli... forse il piú celebre. La testa in porcellana biscuit è invece tedesca, “Simon & Halbig”, una firma sontuosa, eh si. La copre una parrucca sbarazzina in mohair biondo. Il corpicino è di sughero per garantire il galleggiamento mentre il suo interno, ben protetto da un leggerissimo carapace metallico, cela un meccanismo svizzero (Ginevra) a orologeria che avrebbe trasmesso il movimento agli arti snodati, in legno. Le manine metalliche appaiono palmate e “a cucchiaio” per facilitare le bracciate. In preparazione del grande evento, le bimbe avventuriere avevano fatto ciascuna la propria parte, allenando Ondine su percorsi piú brevi, a difficoltà crescente. Ogni fattore tecnico, chimico, fisico e ambientale era stato considerato. Le componenti meccaniche erano state oliate e registrate; il percorso analizzato minuziosamente: temperatura dell’acqua a riva e al centro del laghetto, eventuali correnti insidiose, traiettoria più consona, presenza di detriti in grado di ostacolare la “rotta”. E poi venne il gran giorno! Una tiepida domenica di tarda primavera del 1895. Una leggera brezza rinfresca l’aria, impigrendo i visitatori abituali del parco che passeggiano placidi o all’opposto sfrecciano su alti

velocipedi o ancora, seduti in panchina leggono il Corriere riportare nervosi appelli per le odierne elezioni nazionali. Alcuni anziani sbrindellano pane raffermo per la gioia dei voraci anatroccoli starnazzanti. L’acqua appare limpida e invitante seppur ancor troppo fredda per tentare le caviglie umane. Questione di settimane e i bagnanti si impossesseranno delle sponde. Ma oggi no. Oggi è il giorno di Ondine. La bambola appare in perfetta forma; in mattinata ha fatto una buona colazione e un riscaldamento leggero. Nuoterà a stile libero. L’ingegnoso meccanismo, le permetterebbe di esibire anche il dorso... ma meglio non rischiare. Ore 15.00. Tutto è pronto. La grossa chiave che raffigura il marchio esclusivo “Ondine”, simile al simbolo dell’infinito, è già stata inserita nella schiena. Cric-Cric-Cric... Il meccanismo viene caricato gentilmente. Al traguardo tutti gli altri balocchi stanno già attendendo emozionati; il tifo è alle stelle. Ore 15.02: sporgendosi oltre la balaustra in ferro battuto, manine esitanti consegnano Ondine al laghetto. È un frullare di trecce, una nuvola di gonnelline, un cinguettio di risate. Ogni cuoricino di bimba perde un colpo quando le acque accolgono la bambola; sembrano ghermirla ma è solo un’impressione. Le onde sostengono il corpicino di Ondine che rimasta immobile per qualche interminabile istante, forse per acclimatarsi, sembra riconoscere il suo elemento preferito. Lo assaggia. Ecco! Guardate! Comincia a ruotare le braccia, a sbattere le gambine ritmicamente. Si muove; si, si muove! Ore 15.03: tutto il parco si è ammutolito e osserva la magia. I media ci sarebbero andati a nozze. Nessuno dei presenti, umani, animali o balocchi che siano può immaginarlo ma quell’anno sta dando i natali sia alla radio che al cinema. Tesla avrebbe voluto raccontare l’evento, Lumiere di sicuro filmarlo. Ondine non se ne preoccupa; ha subito preso il ritmo, poi il largo e ora punta decisa verso il centro del laghetto. È uno spettacolo! Si sapeva che il piccolo automa avrebbe nuotato ma vederlo... Beh, è tutta un’altra storia. Ore 15.05: nel suo originalissimo stile a metà tra crawl (braccia) e rana (gambe) Ondine raggiunge una famiglia di germani e ne sfrutta la scia per qualche metro... Le proteste si limitano ad alcuni “Quack” perplessi. Ore 15.07: Hey! Un banco di pesciolini rossi ha circondato Ondine; sembrano volerla scortare, guizzando a pelo d’acqua. Tutto procede per il verso giusto. Ore 15.10: Ondine ha quasi raggiunto la splendida fontana di marmo bianco che segnala la metà del percorso. Eccola sfiorare una barca a remi a bordo della quale una coppia di innamorati la saluta agitando i cappelli. Ore 15.12: Pericolo! La bambola sta nuotando verso un mulinello apparso all’improv-

viso; il piccolo gorgo potrebbe trascinarla sul fondo. Le bimbe dalle sponde levano al cielo invocazioni d’aiuto... ancora pochi metri in quella direzione e tutto sarà perduto. Ma l’aiuto arriva. Dai cespugli emerge maestoso un cigno nero. Con pochi colpi di zampa raggiunge il fagottino azzurro e con una dolce carezza del becco modifica la traiettoria di quel tanto utile a dribblare il nemico inatteso. Tutto il laghetto esulta. Ore 15.15: L’avventura procede ora tranquilla; Ondine sta doppiando un gruppo di scogli accompagnata dal gracidare festoso dei ranocchi che li abitano. Ore 15.17: Sta succedendo qualcosa. I pesci rossi sono molto agitati; in un attimo si trasmettono la medesima informazione e fuggono terrorizzati. Cosa accade? Dalla riva non si capisce, non si vede bene. Qualcosa è nascosto dalle ninfee... qualcosa di grosso. Una lunga forma scura avvicina Ondine e sembra studiarla. Presto, il cannocchiale! Incredibile! Nemmeno il cannocchiale crede a quel che vede. Ulisse, il leggendario pescegatto del lago, Re indiscusso, è emerso dalle profondità melmose attirato dallo spettacolo. Nessuno lo vedeva da anni! Per fortuna non ha intenti bellicosi. È troppo maestoso per prendersela con una bambolina; sorride sotto i baffoni. Ore 15.20: Il vento si sta alzando e le nuvole oscurano il sole. Non pioverà mica! Ondine comincia a essere provata e la molla a scaricarsi. Vediamo le bracciate meno armoniche, più lente. La linea di galleggiamento è però ancora perfetta e la testolina di porcellana pressoché asciutta. Guai se l’acqua dovesse raggiungere il meccanismo! Ore 15.22: Ci avviamo alla conclusione del cimento ma... cosa fanno quelli? Uno sciame di monelli dalle camiciole lacere e le ginocchia eternamente sbucciate ha notato la nuotatrice e le rivolge ridanciani e canaglieschi epiteti. Peggio! La prendono di mira con un fitto lancio di sassi. Proprio ora che Ondine ha rallentato... è un bersaglio facile. Il rischio è grande! Le pietre fischiano attorno al fragilissimo musino; piccole bombe che disegnano cerchi concentrici sulla superficie delle acque. Accade tutto in un attimo. Le bimbe furiose si lanciano all’attacco con una determinazione che non ammette repliche. I lapidatori – sorpresi – sono costretti a riparare tra gli alberi. Ore 15.25: Le ultime bracciate, i metri finali. Ondine è stremata ma le grida di incoraggiamento delle sue sorelle bambole e di tutti i giocattoli amici le infondono nuovo vigore. Ore 15.27: Anche le bimbe raggiungono saltellando festose il traguardo e accolgono l’intrepida, coccolandola e asciugandola. La prova è superata, la scommessa è vinta. La bambola francese viene portata in trionfo per i viali del parco. Poi a casa. Tè e biscotti al cioccolato per tutti! Venite?

Alessandro Franzini Ondine è ospitata oggi al Museo del Giocattolo insieme ad altre migliaia di balocchi, tutti felici di raccontare la propria storia ai bambini di ogni età www.museodelgiocattolo.it


Severino ha scritto per noi... Imparare per insegnare: dalla A alla  A Aeiou Ninna nanna Pappamammacacca Abcdefghijlmnopqrstuvwyz Ambarabà ciccì coccò tre civette Perché perché perché perché perché perché C’era una volta una bambina… un re, un principe, un lupo, un drago. E vissero tutti felici e contenti “Caro Babbo Natale, quest’anno sono stato bravo. Posso avere un regalo in più. Ricordati di portare qualcosa a mia sorella anche se ogni tanto mi fa arrabbiare.”

…Non devo tirare palline di carta ai compagni durante l’ora di lezione. Non devo tirare palline di carta ai compagni durante l’ora di lezione. Non devo tirare palline di carta ai compagni durante… Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita. In un triangolo rettangolo l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti

hamsini na nne | na tano

Si comunica che le lezioni iniziano alle 8.30. L’alunno è ammesso alla classe successiva Firma del genitore.

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L’essere è e non può non essere. Tutto scorre. Eppur si muove. La fenomenologia dello spirito è la storia romanzata della coscienza che si riconosce come spirito. Un protone consiste di tre quark di “sapore” diverso: due u e un d. I quark si distinguono anche per il “colore” rosso, verde o blu. I quark u e d del protone hanno colore diverso. Un neutrone consiste di un quark u e due quark d, pure di colori diversi  Severino Colombo

Scrittore e giornalista

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Vv prend la qui prex in spox x am e rixp, ogni gg dlla t vita?  e tu?  V dikiaro mar & wife. Kiss


What it is to be... Prima di poter insegnare è necessario imparare, non credo ci siano dubbi al riguardo. Ma sappiamo davvero cosa bisogna imparare per poter insegnare ? Per provare a rispondere, cominciamo a osservare che in tempi come quelli attuali, di “crisi” come purtroppo siamo abituati a definirli, vediamo che le persone trovano comunque qualcosa in cui credere e qualcosa per cui vale la pena di vivere. Per comprendere le motivazioni profonde di questo

comportamento veniamo gettati nel cuore di una delle ricerche più affascinanti e più complesse che possono essere affrontate: la ricerca di “what it is to be a fucking human being“ (citando il mio scrittore preferito, il cui nome scriverò tra poco ma che qualcuno credo abbia già indovinato). Puntare lo sguardo sulle debolezze umane (dipendenze, incapacità di vivere, depressione) senza giudicare, ma cercando di comprendere e trovare anche nelle esperienze più terribili

Il nostro maestro Queste le parole di Maria Montessori, una donna che ha amato i bambini e li ha aiutati a “fare da soli”: Il bambino è padre dell’umanità e della civilizzazione, è il nostro maestro, anche nei riguardi della sua educazione. Simona Dinetta

Settembre 1990 “Non potevate scegliere un momento peggiore: studiate ancora, non avete nessuna prospettiva di lavoro, in questo momento non possiamo aiutarvi e siete troppo giovani, chissà se vorrete stare ancora insieme, dovendo affrontare tutte le fatiche che una famiglia comporta”... Va bene, ma… perché no? Sono passati poco più di 23 anni da quel giorno, e quello è stato il mio primo, bellissimo “perché no?”. Così bello che, ancora senza lavoro, e scombiccherati come prima, sei anni dopo ho pensato: “Perché no?”... E, giusto per la cronaca: Luca, che voleva moltissimo essere veterinario, si è laureato cum laude, primo della sua famiglia; io, che odiavo gli esami, sono invece stata la prima non laureata della mia famiglia. E siamo ancora qua, con “le nostre due perché no?” Sandra Casadei

la scintilla della vita ci porta vicino alla comprensione del compito più importante di ogni essere umano: trascendere la sua situazione contingente e puntare in alto, per cercare il significato della sua esistenza. Questo ci insegna David Foster Wallace e questo ci porta a dire che il fine dell’imparare, premessa necessaria per poter poi insegnare, è quello di acquisire una maggiore conoscenza di sé per migliorarsi e puntare più in alto di dove si è, ovvero puntare oltre i limiti che la situazione, quale essa sia,

ci pone. Chi è passato attraverso un percorso di questo tipo, chi ha cercato di comprendere la propria situazione e la situazione degli altri con volontà di superamento, può poi davvero insegnare qualcosa agli altri, non da una posizione di superiorità, ma da una posizione di consapevolezza e di compassione verso gli altri esseri umani, compassione nel senso più puro del termine, ovvero facendosi carico delle sofferenze altrui nell’ottica del loro superamento. Michele Panichi

Fac sapias et liber eris

Proverbio medievale letto su un murales di una scuola di Milano Imparare per insegnare… why not…? Why yes! Di fronte a questo tema intrigante mi vengono in mente una serie di pensieri in libertà. Tra l’imparare e l’insegnare io mi pongo più verso l’imparare, a 40 anni suonati sento sempre che c’è qualcosa da imparare e faccio fatica a pensare di poter insegnare, anche se poi lo faccio un po’ anche di mestiere... Come mamma ogni giorno ho da imparare da Margherita ma è anche opportuno che pensi ogni tanto, e comunque di più, a quello che ogni giorno insegno come genitore, all’esempio e al modello che trasmetto, anche se ricerco l’eccellenza e alla perfezione della sua educazione formale… Che se ho imparato qualcosa, oltreché alla natura umana e alla curiosità personale, devo ringraziare chi ha pensato per me, mi ha dato mille possibilità, mi ha aiutato ad aprire gli occhi sul mondo, a pensare perché no? e a ricercare sempre… che le opportunità per crescere, per imparare e continuare a evolvere avvengono grazie alla visione, al coraggio e alla responsabilità condivise di persone che pensano perché sì!, che l’educazione e la libertà sono per tutti e quindi per questo bisogna agire - nella famiglia, nella scuola e, per i più generosi, anche tra nazioni diverse. Sara Panizza

Riciclare debolezze e costruire qualcosa di nuovo Nei momenti di fatica spesso lascio trasparire il lato peggiore di me, esprimendo comportamenti aggressivi che sfoggio solo perché sono privo della mia corazza e mi sento indifeso. Come un bambino delle elementari che sta imparando l’alfabeto, anche io a 25 anni sto imparando qualcosa di nuovo: sto cercando di fare tesoro di questi momenti di debolezza per ricavarne qualcosa di buono, qualcosa che migliori la mia percezione, comprensione e consapevolezza, in modo che le mie emozioni contribuiscano a elevarmi e a farmi crescere. Questo è senza dubbio il modo per costruire il 2° piano sopra le mie “fondamenta” caratteriali. Riccardo Brioschi


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hamsini na sita | na saba



Banco di prova

Leggi guide, vedi documentari, ti informi.

Sapevo che ci sarebbero stati, nella vita, i banchi di prova. Sgomento prendo atto, da tempo, che quasi ogni giorno di vita, di banco di prova, trattasi. Stefano D’Adda

Sai tutto, puoi partire… Poi scopri di non sapere proprio niente e impari da un assalto di mani tese, dal sorriso stampato su un viso sudicio, da topaie invivibili, da siti quanto mai “vivi e parlanti”, da sorprendenti grattacieli sfavillanti, da cibi speziati e piccanti, da climi malsani. Impari cosa sono dignità, spreco, ospitalità, rassegnazione, vitalità, ignoranza (soprattutto la tua), ribellione, ingiustizia, fatalità… ti si aprono così il cuore e la mente; il problema è imparare a non richiuderli per poter forse dire la tua su ciò che hai imparato. Enrica Mamoli

Mia mamma vorrebbe che io imparassi tante lingue… ma io vorrei che lei imparasse la mia… Anna Zanotti

Sia per imparare che per insegnare bisogna saper ascoltare. Chiara Insegnare è più difficile di imparare. Alberto Imparare mi piace, ma mi piace anche insegnare ad altri quello che hanno insegnato a me. Elena

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il vostro motto “Insegnare per Imparare” ci ha fatto capire che quando impari qualcosa non devi tenerla solo per te, ma devi insegnarla agli altri per farla crescere. Noi vi abbiamo dato le nostre idee per costruire oggetti utili per la scuola e per abbellire le vostre aule; voi ci avete insegnato a guardare le cose, anche le più semplici e all’apparenza inutili, in un altro modo, in un modo fantastico e veramente speciale. Per noi un tappo di sughero usato non sarà più un oggetto inutile, ma in esso vedremo comparire come per incanto lettere e numeri da usare per leggere e contare. Anche un semplice sacchetto di plastica colorato con un pizzico di fantasia si è trasformato in un allegro coprivaso. Questo è un bellissimo gioco di magia! Ora abbiamo capito un po’ di più il valore delle cose e da oggi in poi ne avremo più cura. Un super grazie! I vostri amici di 5^A della Scuola primaria Moscati di Milano

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Cari amici di Mathare,

La scuola e un diritto! Tutte le volte che si propone un progetto per costruire una scuola in qualche terra lontana, non possiamo non pensare a quale ricchezza sia per una società il diritto all’istruzione, e a quanto spesso non lo si riconosca abbastanza. E non si riconosca anche il dovere di rispettare questo diritto. La scuola deve essere sempre di più un’opportunità di crescita e di sapere proprio per tutti. Chiara, Alberto, Elena, Federico, Michela e Dario Regazzoni


Prospettive

“Dio come siamo in alto”

Dalla gabbia d’amore Si osserva il cosmo Con occhi anelanti Ventura avventura, Risposte a domande Mal poste.

Ma da qui si vedono solo polvere e piccole formiche. “Davvero? Dio come siamo in alto!”. Ma se fossimo meno in alto di così strisceremmo coi gomiti per terra! “Allora proprio non vedi come siamo in alto?” No, proprio no. “Allora guarda verso il cielo, dà forma alle nuvole, pensa, immagina, credi, impara, colora, ridi e ama... “Dopo fermati e domandati se esiste grattacielo più in alto di te”. Mary Pantano

S’impara a prezzare Le nove, i neri buchi che mangiano sogni, la cintura d’Orione e i lombi di Zeus, Saturno e gli anelli rubati alle gazze, I pianeti altri, Petanca dell’Uno. Lo stesso Ombrello Ripara Mathare, Fonte unica Di domande ben poste, Luogo di saggi bambini E gente forgiata nel ferro. Conio di frasi parole Per l’oggi Che il domani è a un eone, È tempo remoto.

Puntare in alto, dentro Impara l’arte e mettila da parte. Così mi disse mia nonna una volta, e mia madre per anni. Io le ho prese alla lettera. Ho cominciato fin da piccola una serie (poco) strategica di salti da una parte all’altra, puntando in diverse direzioni. Che, con il passare del tempo, si sono invece dimostrati salti ben precisi, anche se non proprio definiti da me, ma più da quello che credevo gli altri si aspettassero da me. Ho imparato a nuotare, a giocare a basket e a pallavolo, ad andare a cavallo, a sciare (a quindici anni). Quando il mio corpo è diventato accettabile, né troppo grosso, né troppo magro, ho imparato a suonare il piano, a dipingere (si fa per dire) e provato a scrivere poesie (ne ho ancora di strada da fare qui). Quando il mio senso estetico si è sviluppato, ho deciso che era tempo di filosofeggiare, e ho imparato anche le leggi fisiche (ho persino portato la materia alla maturità) e a leggere e scrivere quattro lingue. Come si poteva prevedere ho iniziato a viaggiare, a tornare, a ritornare e a stare. Giunta all’età adulta, come ci si aspetta, ho iniziato anche a guadagnare soldi (non

Terra di fiabe crudeli, Officina dell’Uno In cui il Cielo È scolaro. Gabriele Dozzini

troppi), a spenderli (tanti), ma poi ho imparato a farne a meno anche quando ne volevo di più, e infine, che liberazione!, a non dare loro troppa importanza. Quando il mondo non era più sufficiente, ho guardato le stelle e gli astri, e ho deciso che volevo imparare a interpretarli. Ho imparato a cucinare, per nutrire con affetto i miei cari e conservare qualche tradizione della mia gente. Da sempre ho imparato ad amare, ho imparato ad amare (non è un errore, l’ho scritto due volte, perché imparare ad amare non si finisce mai), a lasciarmi amare (grande conquista!), e a lasciare andare (ma che fatica!). E dopo aver fatto il giro del mondo, in senso lato e metaforico, son tornata al punto di partenza, me stessa. La più grande lezione che potessi mai ricevere, ho finalmente provato e imparato a non avere paura di essere me stessa, e di accertarmi così come sono, che va bene. Un giorno ho smesso di pensare “non sono abbastanza all’altezza”. Chi definisce quanto alta è l’altezza? Dopotutto la perfezione è sublimazione. E mi sono accorta che puntando dentro di me, ho puntato più in alto che potevo. E via che si riparte. Federica Capuzzo

Ruota senza Avevo paura a fare la ruota senza; guardavo le mie compagne che la facevano senza difficoltà e mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Perché non superare la mia paura? “Dai Camilla!” mi sono detta un giorno. Ho deciso di farcela: così è stato. Ora sono più sicura di me e posso insegnare a mia sorella Lucia quello che ho faticosamente imparato. Soprattutto a non arrendersi mai. Camilla Fiorini

Imparare per insegnare 1. Quando sbaglia un passaggio finisce in rete. Chi è? 2. Mezzo minuto di raccoglimento. Chi sono? 3. Più zucchero ha più viene salato. Cos’è? 4. Lavora tra un atto e l’altro…. 5. Prima entra e poi apre la porta…. 6. Qual è quella cosa che è nata nell’acqua e che muore se vi ritorna? 7. Nasce con la luce e con la luce muore…. 8. Più son caldo più son fresco che fenomeno grottesco… 9. Sono alta di palazzo, se cado non mi ammazzo. Bella sono, ma brutta divento…. 10. Qual è quella cosa che quando si unisce ha il potere di dividere? 11. Se fai il mio nome non ci sono più…. Undici dei 63 indovinelli che la Supernonna (1920-2010) amava ripetermi continuamente, oltre a fiabe, cantilene, filastrocche e dialetto vario... Bertrand Galbiati

E stata una sfida partire... ...ma INSIEME ce l’avete fatta! Buon Natale Famiglia Gelpi


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Marco ha scritto per noi... Quando incominciai a lavorare come pubblicitario, il mio responsabile mi diede un incarico preciso: controllare i testi e correggere gli errori di battitura degli annunci realizzati in agenzia. Era un’esperienza nuova. Affrontai questa sfida con un po’ di apprensione e tanta dedizione. Giorno dopo giorno, testo dopo testo, imparai a svolgere sempre meglio il mio compito e col tempo i timori svanirono. Ormai lavoravo in scioltezza, con la massima serenità, quando il mio capo mi chiese di scrivere i primi annunci pubblicitari. Era un’esperienza nuova. Affrontai questa sfida con un po’ di apprensione e tanta dedizione. Giorno dopo giorno, annuncio dopo annuncio, imparai a svolgere sempre meglio il mio compito e col tempo i timori svanirono. Ormai lavoravo in scioltezza, con la massima serenità, quando il mio direttore creativo mi chiese di creare le prime pubblicità televisive. Era un’esperienza nuova. Affrontai questa sfida con un po’ di apprensione e tanta dedizione. Giorno dopo giorno, spot dopo spot, imparai a svolgere sempre meglio il mio compito e col tempo i timori svanirono. Ormai lavoravo in scioltezza, con la massima serenità, quando il mio direttore generale mi chiese di studiare le prime campagne internazionali. Era un’esperienza nuova. Affrontai questa sfida con un po’ di apprensione e tanta dedizione. Giorno dopo giorno, marca dopo marca, imparai a svolgere sempre meglio il mio compito e col tempo i timori svanirono. Ormai lavoravo in scioltezza, con la massima serenità, quando il mio presidente mi chiese di affiancare i più importanti clienti dell’agenzia, per aiutarli a individuare nuove strategie e posizionamenti. Era un’esperienza nuova. Affrontai questa sfida con un po’ di apprensione e tanta dedizione. Giorno dopo giorno, azienda dopo azienda, imparai a svolgere sempre meglio il mio compito e col tempo i timori svanirono. Ormai lavoravo in scioltezza, con la massima serenità, quando la persona con cui lavoro da quasi quindici anni mi propose di aprire un’agenzia di pubblicità tutta nostra. Era un’esperienza nuova. Affrontai questa sfida con un po’ di apprensione e tanta dedizione. Giorno dopo giorno, contratto dopo contratto, sto imparando a svolgere sempre meglio il mio compito e col tempo i timori stanno svanendo. Apprensioni e timori che, inevitabilmente, si generano nei momenti in cui siamo chiamati ad affrontare nuove sfide per crescere, non si superano con gesti eroici o scelte coraggiose. Si superano con la voglia di imparare a imparare.

Marco Calaprice

Pubblicitario e copywriter www.sunnymilano.it


Emanuela ha scritto per noi... Margherita e la maestra serpente

Emanuela Nava Scrittrice

www.emanuelanava.it

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La signorina Tussi era la più orribile, sputacchiosa, maestra mai entrata in una scuola. Era velenosa, infida, puzzolente, come ricordano bene anche le mie compagne Paola e Mely. Così malvagia da preferire le cinque più brave della classe chiamandole persino per nome, e trattare a cognome e note in faccia tutte le altre. Eravamo solo femmine: col grembiule bianco e il colletto rosso. E lei ci torturava. Ci mortificava. – Razza di poppanti che non siete altro! – sibilava con voce da rospo. – Quando vi deciderete a crescere? Per me, poi, nutriva un’autentica repulsione. Non mi guardava mai negli occhi, se non per pietrificarmi. Se le facevo una domanda, se ero rimasta indietro e non avevo capito bene la differenza tra l’aggettivo e l’avverbio, mi lanciava una laconica risposta con occhi sfuggenti. – Studia, studia – biascicava. Io ero la peggiore, secondo lei: collezionavo 3 e 4 come figurine. E l’album delle mie figuracce era il suo registro e la mia pagella. La mia mamma era stupefatta. – Sua figlia è una mezza scema – le disse la cara Tussi a un colloquio di fine trimestre. Forse non usò proprio queste parole gentili, ma il senso del discorso fu proprio quello. E aggiunse: – Alla fine della scuola dell’obbligo, le cerchi un lavoro, signora, dia retta a me. E dimentichi il liceo: in una scuola così difficile sua figlia non avrebbe nessuna possibilità. Non ebbi più dubbi. Quando la mia mamma mi spiattellò quello che aveva detto quell’essere viscido, presi una decisione. – La farò fuori! – gorgogliai. E il giorno dopo iniziai a fissare la raccapricciante maestra dal mio banco in quarta fila, per trovare il modo migliore per attuare il mio piano. Morso di cobra, scossa di torpedine, puntura di scorpione, contavo sulle dita. Intanto la scrutavo, studiando con calma il suo viso feroce: il colorito verdastro, gli occhi gelidi, il naso lungo. A quel naso lungo avrei appeso volentieri un granchio per le chele. Al collo, un pitone come sciarpa. Alle orecchie, due meduse come ciondoli. C’era un mare e c’era una foresta infinita di bestie pronte ad aiutarmi. Era divertente immaginarle tutte avvinghiate a lei, più mostruosa di qualsiasi mostro marino o terrestre. In testa un nido di vespe, sulle spalle un gatto selvatico, sul petto un riccio come spilla. Nelle scarpe due tribù intere di formiche vampire. Anche un pipistrello tra i capelli sembrava un’ottima idea, così come un polpo sulla cattedra, pronto a strappare con i suoi tentacoli i fogli del registro in mille pezzi. La maestra Tussi era così ridicola, ora che la sognavo vittima del mio esercito bestiale, che non mi faceva neppure più paura. La vedevo mentre si divincolava, gridava, implorava pietà. Era pronta a promuovermi con tutti 8 e 9, se solo avessi mosso un dito per aiutarla. A un tratto scoppiai a ridere così forte che l’intera classe si girò a guardarmi. Anche lei, la serpentesca Tussi, cercò di polverizzarmi con gli occhi. Ma io ero troppo estasiata per preoccuparmi delle sue amabili maniere. Sorrisi a Paola e a Mely. – La sua vita è salva! Non temete, l’ho perdonata. In fondo è grazie a lei se da grande farò la scrittrice. Ho scoperto di avere fantasia da vendere, care mie! - esclamai con allegrezza.

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tratto da “Margherita e la maestra serpente”, ed. Lo Stampatello



Ho imparato... ... che nella vita si deve e si può cambiare, e che farlo rende persino più felici. Vorrei insegnare a Ettore a non temere i cambiamenti, a fidarsi della vita. Perché, come scriveva Rilke, “la vita ha ragione, in ogni caso”. Vent’anni fa, decidere di restare a vivere a Milano è stato il più proficuo dei miei “perché no?”, il più faticoso, e quello che per primo mi ha insegnato ad affrontarne mille altri, di “perché no?”. Ero da sola, con un lavoro non ben pagato ma che mi piaceva, in un minuscolo monolocale. E mi sono detta che ne valeva la pena.

Non provarci sarebbe stato svilente, triste. Anche uscire con quel ragazzo dai capelli bianchi è stato un bel tuffo nel “perché no?”. Non mi assomigliava per niente… Inorridiva di fronte all’eco vuoto del mio frigorifero, ai miei 2 gatti pestiferi, ai miliardi di libri seminati nei miei 30 metri quadri, ai miei vestiti tutti uguali, alle mie tempeste emotive. Si deve essere detto “perché no?” anche lui, a un certo punto. Mi è piombato in casa, con tutta la sua cultura da “bravo ragazzo” e ancora qui sta. Buon natale Maurizio, buon natale Ettore, nostro amore. Elena Casadei

Emily Dickinson, 1870 (Poesia 1176 in numerazione Johnson)

Famiglia Bruno cresce... Alberto Bruno

Insieme si arriva piu in alto! Niccolò, Fabio, Amedeo e Gioele…. Paola Masini 64|65 2|3

L’eroismo che allora recitiamo sarebbe quotidiano, se noi stessi non c’incurvassimo di cubiti per la paura di essere dei re. Renato Casagrandi

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Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli al nostro compito arriva al cielo la nostra statura.

Vincere la paura mi fa sentire migliore. Parlo banalmente delle paure quotidiane: della paura del confronto, del rifiuto, dell’ignoto... di tutte quelle paure che mi tengono ferma per giorni, per poi scoprire, il più delle volte, che bastava “buttarsi”. Marina Gianesini

Why Not? Vivo da qualche tempo un periodo difficile nell’ambito del mio lavoro. Non riesco a vedere una luce guida che mi possa aiutare a fare scelte oculate. In occasione di questo libro, penso spesso a quel gioco di parole inventato da quel ragazzino nello slum di Mathare... “Imparare per insegnare ad altri”… Non ho certo la pretesa di puntare così in alto, ma almeno ci devo provare. Credo che si possa fare e che un giorno possa passare la mia esperienza ad altri, why not? Gianpiero Fiorini

Imparare per insegnare Per imparare bisogna guardare e per capire bisogna seguire. Imparare è importante perchè si può creare persino una campana volante. È facile vedrai e presto lo farai!! Bottoni usar potrai con carta assai decorerai, bottiglie girerai e simboli disegnerai. Puoi costruire un “tutto” e raccoglierlo poi come un frutto. Esprimere bontà e serenità, dando ad altri felicità. Classe 5^C della Scuola primaria Moscati di Milano


Paolo ti presento ai “miei”. Stai attraversando la linea d’ombra Paolo. Fra qualche mese non sarai più uno studente universitario. Fra qualche mese non sarai più un obiettore di coscienza. Fra qualche mese… Fermati! Il presente è oggi. Cosa sai della vita? Qualche amico. Qualche amore. Qualche speranza. Qualche idea. Ma conosci le persone? Conosci il gusto del dare? Conosci la gioia di ricevere? Oggi il presente si chiama Alice. Ti ricordi il primo giorno in cui vi siete incontrati? In macchina, nella volante della Polizia Municipale, c’eravate tu, lei e Marco, il vigile. Non vi siete scambiati neanche una parola. Lei guardava fuori dal finestrino. Marco ogni tanto ammiccava, come chi la sa lunga e ti dice con lo sguardo: “Poi ti racconto”. L’abbiamo lasciata davanti alla sua scuola. È scesa come se non fossimo esistiti e a passi raccolti e precisi come quelli di una marcia militare ha varcato velocemente il portone d’ingresso, scomparendo senza esitazione dietro le vetrate sporche. “Da domani è tutta tua”, ride Marco. “Vedrai, a quello prima di te gli ha messo le mani addosso e lo ha picchiato. Quella è propria matta. In bocca al lupo”. La nostra storia è iniziata così. Col nostro appuntamento fisso ogni mattina. Io che passo sotto casa ogni mattina alle 7. Lei già lì ad aspettare. E poi lunghi silenzi imbarazzati, i miei. E il suo sguardo, sempre oltre la linea dell’orizzonte, una fortezza inespugnabile. Siamo andati avanti per giorni così. Io con i miei dilemmi da post-adolescente. Lei con la sua

Risposte... Premetto che insegnare mi sarebbe piaciuto davvero tanto! Fin da piccola mi hanno sempre chiamato “la maestrina” e non so per quale motivo ho abbandonato questa aspirazione (o sogno). Anche recentemente, parlando con alcune colleghe, mi è stato detto che sarei stata davvero un’insegnante severissima, bravissima, ma

severissima (e non vedo che male c’è!). Recentemente mi è stato chiesto di dare supporto scolastico a una bambina rumena... il motivo per cui ho aderito è duplice: il primo, perché il progetto rientra in un programma di affido di prossimità, cosa cui io e la mia famiglia siamo da tempo interessati; il secondo, perché avrei avuto la possibilità di provare cosa vuol dire

Il perdono Ricordo l’insegnamento di Raimond Panikkar che ha illuminato il mio percorso tortuoso verso l’esperienza del perdono: “Il perdono è un atto eminentemente religioso. Anche nel nuovo testamento si dice: solo Dio può perdonare. Io ci sono riuscito quattro o cinque volte. Ho fatto l’esperienza di Dio attraverso l’esperienza del perdono. Il perdono che non esce dal cuore non è perdono. Io posso non vendicarmi, ma continua la ferita. Perché il perdono è una decreazione. Se la creazione è fare qualcosa dal nulla, il perdono è fare che quella cosa torni al nulla. Perciò non ha bisogno di vendetta, non ha bisogno di restituzione. Non ha bisogno di niente. Il perdono ha un effetto catartico, purificatore così importante che cambia l’altro. Perché tutta la vita l’altro si sentirà riconoscente, sarà felice. Così, quando si sente il perdono, si è guariti per tutta la vita.” [Intervista a Raimon Panikkar, La pace e il perdono] Claudia Montanari

fermezza granitica. Eppure non mi sono arreso. Non lo so perché, non con certezza. Potevo far finta di nulla. Andare avanti così fino all’ultimo giorno. Però sentivo che vincere quella sfida mi avrebbe cambiato. Che avrebbe lasciato un segno, aperto una strada… che non sarei stato più come prima se ce l’avessi fatta. Così ho atteso. Per giorni e giorni. Ho represso la mia ansia di fare qualcosa, di dire qualcosa. E poco alla volta la trasformazione è arrivata. Un sorriso. Le prime parole. Una battuta. Un altro sorriso. Una domanda. E una risposta. Sempre più intime: “Ce l’hai una ragazza?”, “Sì”, “Come si chiama?” “Signe” “Che nome strano!” “È danese, loro hanno dei nomi strani in effetti”, “E tu, ce l’hai un ragazzo?”, “Sì”, “Come si chiama?”, “Mirko”… Ecco, così, d’incanto siamo diventati amici. Fino all’ultimo di giorno di scuola, quando ti ho accompagnata e tu, guardandomi negli occhi, tutta emozionata, mi hai detto: “Paolo, c’è una cosa davvero importante che vorrei chiederti. Verresti con me su a scuola? Voglio presentarti alla mia maestra, ai miei amici e, soprattutto, vorrei conoscessi Mirko. Ci tengo davvero”… È stata l’ultima volta che ci siamo visti. L’anno scolastico finiva lì. E anche il mio Servizio Civile. Eppure essere accettato e abbracciato dalla tua comunità è stato il regalo più grande che potessi farmi, un regalo che ancora oggi porto dentro al cuore e che ha cambiato per sempre la mia vita e le mie scelte. Grazie Alice e grazie a tutta la tua combriccola di ragazze e ragazzi down per avermi regalato la vostra amicizia. Paolo Ferrara “insegnare”! Nonostante i due “nobili motivi”, il senso di inadeguatezza è sempre molto molto elevato: per il primo aspetto, perché viene chiesto di dare affetto e sostegno a una persona, che già sai che poi “volerà via” con le sue ali... il secondo, perché mi sono posta la domanda “Ma sarò effettivamente capace di insegnare qualcosa a qualcuno? In che modo posso farlo?

Riuscirò a farmi capire, a essere paziente, a interpretare le reali necessità scolastiche di questa bambina che – per inciso – ha una gran voglia di imparare?”. Ovviamente, non ho trovato risposta a questi interrogativi e mi sono “buttata”... e la fanciulla tornerà da me anche quest’anno... forse questa è la risposta! Federica (e MassiMatiGioia)


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La nostra storia Lucia è una manager con grandi responsabilità e prospettive. Come tante donne si è fatta in quattro per conciliare il lavoro anche dopo la nascita di Carlotta. Poi la bella sorpresa: è in arrivo Luca. Peccato che il capo non abbia sorriso alla novità. Quando è tornata in ufficio le hanno chiesto di firmare una lettera in cui dichiarava di rinunciare alla sua posizione, a parte significativa dello stipendio, al suo ruolo. “Mamma, giovedì c’è la festa di Natale. Abbiamo preparato uno spettacolo bellissimo. Non vedo l’ora che lo vedi”... Anna andrebbe di corsa, ma sa che deve avvisare in ufficio: le viene l’ansia. Immagina già i commenti del suo capo “Ma quante feste fanno? Volevo

parlarti proprio giovedì… Non ci può andare la nonna?” Ogni volta la solita storia, è come chiedere la carità… Sofia ha dieci mesi, la ricoverano d’urgenza in terapia intensiva. Sara non può non stare al suo fianco, ma ha molto lavoro in sospeso. Per una settimana lavora continuamente dall’ospedale: si porta il pc, è sempre al telefono, ma almeno è lì. Aiuta Sofia a mangiare, a prendere le medicine, e appena le luci si spengono ricomincia a lavorare. Finalmente dimettono Sofia. Sara corre in ufficio. Il suo capo la convoca subito “Oh, sei tornata! Ora finalmente puoi iniziare a lavorare…”.

salto dalla pediatra. Mi porto il progetto a casa stasera, così ci lavoro più con calma”. “Paola, preparati, questa è la settimana delle feste di Natale a scuola… Farò continuamente avanti e indietro dall’ufficio. Facciamo subito il punto sui vari appuntamenti in modo da coordinare l’agenda?”. È la nostra storia, quella di Pepe Research. Una start up, partita con tanta energia e alcuni punti fermi. Ci dicevano che non dovevamo farlo, non era il momento con i bambini piccoli… Oggi non lavoriamo meno di prima, lavoriamo in modo diverso.

Ma vi raccontiamo un’altra storia: “Elena arrivo tardi, Filippo ha di nuovo l’otite, voglio fare un

Quando la vita... ci obbliga a una nuova salita, che pensiamo di non meritare è il momento di sorridere. Stiamo per diventare persone migliori, il sorriso è contagioso e per magia, la salita diventa discesa. Ecco il mio pensiero su quello che impariamo dalle prove di tutti i giorni e che possiamo insegnare a chi vede il bicchiere sempre mezzo vuoto… Antonella Silvestri

Mauro Ferrero

Conciliare casa e famiglia non è impossibile e siamo sicure che anche tante donne dipendenti lavorerebbero meglio se potessero conciliare tutto con più serenità. Se chiedere il permesso per la festa a scuola non fosse un’ansia, se assentarsi per una visita pediatrica non fosse vissuto come un tradimento, molte donne lavorerebbero con più tranquillità, più energia e probabilmente anche con migliori risultati. Forse a volte basterebbe un gesto di fiducia e tutti sarebbero più gratificati. Elena Salvi e Paola Merulla

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da quella sera di novembre in cui mi fecero conoscere questo splendido progetto. Siamo già arrivati al tredicesimo Librosolidale, un libro magico dove parole, valori e progetti hanno un significato

vero, importante. Tredici libri in cui mi avete fatto fare il giro del mondo per conoscere realtà diverse e con il mio piccolo contributo mi avete fatto sentire parte integrante di un progetto. Insieme abbiamo costruito il nostro ieri, oggi e domani. Grazie ragazzi! Bruno Quaini

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Sono trascorsi dodici anni...


Giovanni ha scritto (e suonato) per noi... La sera prima ero andato al MacDonald con zia Stefania, era tanto che non la vedevo. Non la vedevo quasi mai e mi chiedevo sempre il perché. Poi sono tornato a casa, papà era nella mia stanza su un letto da ospedale. Steso lì con i suoi cuscini e accanto mamma e la ragazza (badante); ogni sera facevano le preghiere. Lui pregava la Madonna di Fatima. Gli zii andarono via, io salutai papà, misi il pigiama e andai a letto nello studio. Ormai stavo lì, in un divano letto. Il giorno dopo. “Giovanni amamma, giovannuzzu” aprii gli occhi e vidi lei, donna forte, invincibile, determinata, colonna di una sofferenza infinita, così, in lacrime, disarmata, “Papà se n’è andato”. Io ricordo che non riuscii subito a piangere, la prima cosa che feci fu andare da mia sorella, fu in quel momento che scese la prima lacrima. Io, Stefania e Concetta, questa era la nuova formazione della famiglia Caccamo. Ricordo poi che mamma mi disse che dovevo salutare papà per l’ultima volta e mi fece entrare in camera. Lui era sdraiato, fermo, pietrificato aveva gli occhi alla testa, io non volevo rivederlo così. Dopo qualche secondo guardai l’altarino con la madonnina di Fatima e mamma mi disse “Lo ha portato via la Madonnina, oggi è il 13 Maggio; è il giorno della madonna di Fatima”. Cosa avrei dovuto pensare? Oh che brava la madonnina lo ha portato via? No. Ero un ragazzino di 11 anni che aveva perso il papà. Questo sapevo e di questo ero certo. A turno arrivarono i nonni, gli zii e gli amici più cari. Ricordo ancora con lucidità che la persona che in quel momento riuscì a darmi conforto fu Zio Carmelo: mi abbracciò forte senza dirmi niente; tutto qui. Questo serviva, non bisognava aggiungere nient’altro, tutto era superfluo e fuori luogo. Quella giornata era appena iniziata ed io ero già stanco. Volevo stare solo con me, con papà, con mia sorella, con mia madre. Tolsero a papà i vestiti e gli misero l’abito più elegante che aveva. Perché? Buh, idiozia umana. Lo spostarono nel salone, in fondo sull’angolo destro, su un lettino, dove pian piano le persone lasciavano fiori. Poi ricordo che arrivò Agata, e portò dei vassoi con dei cornetti e delle brioches per le persone che venivano a visitare papà. La nonna Margherita si sedette accanto al lettino e nessuno la scollò più da lì. Arrivarono anche zio Saro, zio Giorgio, zia Sabina, Gianni e Mariella. A turno i miei compagni di classe. Volevo qualcosa di papà, un oggetto suo, per ricordo. Da qualche mese lui teneva sempre in mano un piccolo crocifisso di legno; chiesi a mamma se potevo averlo io; lo cercammo ma non era nella stanza. Mi accorsi che il crocifisso era in mano a papà. Lui era diventato duro, di gesso, ma la mano si aprì. Qualche settimana fa ho ritrovato il

piccolo crocifisso, in una scatoletta, dentro un cassetto. Zio Saro mi portò via a Modica dai miei cugini. Io però volevo restare lì con papà, ma mi lasciavo guidare. In macchina io e lo zio non parlammo, misi in replay continuo “incancellabile” di Laura Pausini che era partita per caso dallo stereo dello zio appena partiti. Poi, di lì a poco, vidi Carlo: il mio padrino, mio punto di riferimento dopo mamma e Stefania. L’indomani c’era il funerale, che cavolata. Io odio i funerali. Ricordo che la bara partì da casa e c’era gente in tutto il palazzo, sulle scale del condominio, all’ingresso, dappertutto. Gente che non vedevo mai e gente che vedevo ogni giorno; persone che non avrei mai accostato in un unico contesto, erano lì. Salvatore Caccamo fu Giovanni Caccamo non c’era più. Al funerale ero in prima fila. Avevo il posto d’onore. Ha celebrato la messa padre Antonello. Lui veniva ogni giorno a portare la comunione a casa a papà. Padre Antonello, non so perché non mi stava molto simpatico, sorrideva sempre, sorrideva troppo per i miei gusti. La cerimonia fu interminabile. Le letture, i convenevoli vari e poi ricordo che zia Marcella lesse qualcosa alla fine del funerale. Dopo la messa c’era il cimitero. Io non andai lì, non mi interessava. Per me papà era a casa o dentro me, non a Modica in un ossario. Allora stetti un po’ con Carlo, facemmo un giro, parlammo, lui restò a casa mia a farmi compagnia la notte. Il giorno dopo mi confessò che aveva pianto durante la notte, guardandomi dormire. Da quel giorno la mia vita è cambiata, questa è l’unica certezza che ho. Dieci anni dopo… È il 9 agosto, fa caldo e nell’aria regna la consueta spensieratezza estiva. Così, luminoso e non privo di quella certa determinazione necessaria per superare un connaturato pudore, il nostro giovanotto consegna nelle mani di un villeggiante un cd. Dentro ci sono alcuni brani incisi negli ultimi mesi di creatività. Anni di impegno, ma anche di delusioni, fatica e sempre rinnovate speranze. Il giovanotto è Giovanni Caccamo e il bagnante non è un uomo qualunque. È Franco Battiato. Come direbbero certi presentatori televisivi, un artista che non ha bisogno di presentazioni. Battiato, che ha scelto lo scorso anno di trascorrere un periodo di riposo a Donnalucata, ascolta con molta attenzione le canzoni del cd. Apprezza di questo ragazzo ibleo, seppur giovanissimo, una mano già esperta. Un gusto e una ispirazione affinate dalla speciale mistura di talento e disciplina. Ingredienti necessari per non fare disperdere le doti artistiche nel capriccio o nella vuota ostinazione. Dunque decide di seguirlo e di realizzare la produzione artistica del suo primo album: http://youtu.be/d_LlWsABwlE...

Giovanni Caccamo Cantautore

www.giovannicaccamo.it


che potessi produrre e realizzare autonomamente ad esempio. Ma tra tutti i momenti scelgo quello in cui Radio Milan Inter venne chiusa dai miei editori. Fu la vicenda più drammatica della mia esistenza professionale. Una radio che dirigevo da due anni e che aveva raggiunto, un mese prima della sua chiusura, il record di ascolti. Chiusa per un giro di affari da milioni e che non contemplava umanità nel metodo. Semplicemente il 13 agosto del 2007 venne sigillata dagli stessi editori che organizzarono uno svuotamento degli uffici nella notte. Il giorno dopo l’incredulità, lo sgomento di tutti. I due mesi successivi furono rabbiosi, ma andai avanti incoscientemente a proporre ad alcuni editori di riaprire le radio utilizzando una loro frequenza. Una cosa praticamente impossibile a detta di tutti. Ma trovai chi credeva in noi. E il periodo che intercorse tra l’improvvisa chiusura e la clamorosa riapertura furono intensi e pieni di colpi di scena. Quattro mesi dopo mi ritrovai ad arredare gli uffici adattati a redazione e a richiamare tutti quelli che erano rimasti a casa. Ero stato ottuso, ma fortunato. La radio riaprì nel gennaio del 2008 con problemi che ancora oggi viviamo profondamente. Ma sono riuscito comunque a farla rivivere. A gennaio arriverà a 9 anni di esistenza. L’insegnamento di crederci che comprendi solo quando capita sulla tua pelle, in realtà mi è servito per tutte le altre volte in cui ho creduto con altrettanta convinzione e le cose non sono andate tanto bene. Ci sono circostanze in cui si arriva a credere di essere figli di un dio minore, di non essere fortunati, specialmente adesso con questa crisi che si cuce sulla pelle delle anime. Eppure quei piccoli successi, quei brevi momenti di autentica felicità che mi sono ricavato con le mie mani, mi hanno dato abbastanza carburante per credere di poter fare delle vere imprese, quelle che la mortificazione, la sconfitta, i problemi ti impediscono anche solo di sognare. Quello che ho imparato è che per realizzare un’impresa, un successo personale, devi passare sul tuo corpo. E tenere bene a mente le parole di Kipling: “Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo... Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
e rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
e perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
e a tenere duro quando in te non c’è più nulla
se non la volontà che dice loro: “Tenete duro!”...

Lapo De Carlo

Giornalista e Deejay www.lapodecarlo.com

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Mi chiedete quando mi sono detto “Perché no? Proviamoci”. Guardate, non mi fate un favore. Tante volte parlare delle vittorie riporta alle sconfitte. Ma quando è andata bene mi sono apposto la medaglia sul petto, forse pensando di dare cibo all’orgoglio. Ci sono occasioni in cui sfidi i divieti di accesso che ti poni da solo, in cui si tenta di dare materia a un’intenzione, a un’ambizione contraddicendo quei piccoli limiti che pongono il buonsenso, la prudenza, la pigrizia. L’insicurezza o una vicenda del passato che diventa giustificazione e deterrente per mandare avanti un’idea. Quando ho letto il tema del Xmas Project quest’anno ho pensato ai momenti in cui la vita mi ha messo di fronte a un’ambizione con la quale mi sono misurato. Non so se sono le più importanti, ma me ne vengono in mente due. Verso la fine degli anni Ottanta studiavo da grafico pubblicitario in una scuola privata del centro. Essendo un istituto specializzato, la gita non era contemplata. Ma per dei ragazzi di 16 anni questo era l’evento più atteso dell’anno. Le scuole pubbliche organizzavano questo appuntamento che veniva pianificato per mesi. Ma noi non avevamo nessuno che ci potesse accompagnare e soprattutto l’Istituto non aveva mai avuto una classe che avesse fatto una gita. Punto. Ma eravamo un gruppo unito, c’era una inspiegabile complicità tra ragazzi tanto diversi. E avevamo un pallino che non riuscivamo a toglierci di mente. Ritenevamo un nostro diritto poter reclamare la gita e insistere fino allo sfinimento per ottenerla. Così ci organizzammo pianificando per due anni la nostra gita. Se proprio dovevamo sognare perché non farlo in grande? Saremmo andati a Parigi. E visto che non c’era nessuno che ci accompagnasse, la classe ritenne che io fossi il più adatto a convincere i genitori ad andare da soli con il caro vecchio metodo dello sfinimento. Così passai quasi due anni a mediare con i papà e le mamme dei miei compagni distribuendo promesse e impegni come nemmeno un politico in campagna elettorale. E alla fine riuscimmo a vincere. La prima e unica classe nella storia dell’Ateneo poteva partire per Parigi, per ben 5 giorni. Senza professori. Il responsabile della classe ero io, se accadeva qualcosa ne rispondevo io. Proprio furbo ripensandoci… Quei 5 giorni a Parigi sono rimasti a lungo impressi nella memoria di chi vi ha partecipato e nella storia della scuola siamo rimasti l’unica classe ad aver fatto una gita. In seguito ho fatto altri sforzi per realizzare delle idee che mi sferzassero. Lo stimolo di puntare a realizzare esperienze professionali

sabini | sabini na moja

Lapo ha scritto per noi...


Vengo anch’io? Why not. Si potrebbe andare tutti quanti in giro per il mondo Vengo anch’io? Why Not? Per vedere come stanno le persone e gridare “Aiuto aiuto non è tanto giusto” e vedere di nascosto l’effetto che fa

Non si insegna quello che si vuole; dirò addirittura che non s’insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è. [Jean Jaurès, Discorso alla Camera, 1910] Vittorio Ramella

Vengo anch’io? Why Not Vengo anch’io? Why Not Vengo anch’io? Why Not Ma perché? Perché no Si potrebbe andare tutti quanti ora che è Natale Vengo anch’io? Why not Con un libro sottobraccio a parlare d’amore e scoprire che si toccano sempre i cuori e vedere di nascosto l’effetto che fa Vengo anch’io? Why Not Vengo anch’io? Why Not Vengo anch’io? Why Not Ma perché? Perché no Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore Vengo anch’io? Why not Dove ognuno possa andare dove cavolo vuole un bel mondo senza carte e confini e vedere di nascosto l’effetto che fa Vengo anch’io? Why Not Vengo anch’io? Why Not Vengo anch’io? Why Not Ma perché? Perché no Si potrebbe andare tutti quanti a Mathare Vengo anch’io? Why Not nella scuola nel fango per toccare davvero e scoprire che tutti hanno da imparare e vedere di nascosto l’effetto che fa... Maurizio D’Adda

Sui muri della scuola... ...dovrebbero comparire frasi come: la scuola è sinonimo di libertà, libertà significa poter scegliere, scuola significa avere la possibilità di poter scegliere, scegliere significa essere liberi. La conoscenza ci porterà a una vita nuova in cui le scelte non saranno dettate solo dalla tradizione ma anche da una nuova consapevolezza di sé. Ania C., Anna D., Anna R.

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza. Il sommo poeta ce le ha descritte come parole dure ma sono chiarissime e azzeccatissime. Margherita, Matteo e Pablo le stanno seguendo benissimo e sono come potete vedere dalla foto felicissimi. Il buongiorno si vede dal mattino... Antonio Panizza

Imparare ad amare per insegnare a vivere! Alessandro Cellai


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“… Caro Danny … non devi pensare che sia io l’artefice di questa tua nuova gioia. Ricordi quando esigevi da me un aiuto? Lo pretendevi perché eri disperato e perché, dicevi, eravamo amici. Ma allora forse non sapevi e non capivi ancora che l’amicizia e l’amore non pretendono, non esigono… Volevi che ti spiegassi i grandi misteri della vita, ricordi? Non l’ho fatto perché non li avresti capiti, allora… le parole, a volte, non dicono nulla, non riescono a esprimere il significato vero e profondo delle cose. La vita devi scoprirla dentro di te, non puoi imprigionarla in una rete di belle parole. Non puoi rinchiuderla in una cella di regole e teorie.

Tu sei guarito a poco a poco, imparando da solo a meravigliarti delle piccole cose… un fiore, un tramonto, una rosa. Per farmi felice, per raccontarmi qualcosa sui fiori sbocciati oltre il boschetto, ti sei dimenticato per un poco di te stesso e della tua disperazione, e hai imparato a capire i piccoli messaggi che la vita sa trasmetterti in ogni istante… Hai scoperto che il calore del sole può sciogliere il ghiaccio, che il sorriso può vincere le lacrime. Hai imparato a comprendere la bellezza che ogni stagione e ogni momento porta in sé: dalla dolce primavera al freddo inverno, dalla tiepida alba al velato tramonto. Sei stato per me un amico prezioso e le tue visite mi hanno scaldato il cuore, ho ammirato il tuo impegno e la forza di capire, di reagire al tuo dolore...

Adesso posso dirti qual è il mio vero nome e puoi conoscere il mio segreto… In me è racchiusa la tranquillità e la libertà di un gabbiano, la semplicità e l’allegria di un passerotto. Io riunisco in me la bellezza di mille colori, dai più allegri ai più tristi… sono i mille colori della vita. Sono nato e cresciuto tra le cose semplici, come i fiori di questo prato, e raccolgo in me lo splendore di un sorriso: mi chiamo Felicità.” Tratto da “Un Sorriso”, Laura Fino

La vita cresce e la salvezza si fa più acuta. Il Natale già partorito lo riannuncia oggi. In migliaia di lingue. Franco e Orietta Troiano sabini na nne | na tano

Si puo insegnare la felicita?

Punta in alto!

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Ludovica Gelpi

Sofia Gelpi

Salita È stata una salita sassosa e faticosa, alla fine mi sono sentita tranquilla e il panorama era bello... Bianca Gelpi

Imparare a sognare... ...ciò che si vuole raggiungere per insegnare l’ottimismo. Imparare a guardarsi dentro per capire in che cosa si è capaci per insegnare la fiducia. Imparare a impegnarsi in un progetto comune per insegnare la volontà di cambiare ciò che non funziona attorno a noi. Carola e William


L’essenziale

La verita non si impara mai del tutto

C’è sempre qualcosa che ancora ci sfugge e forse ci sfuggirà all’infinito, ogni giorno e ogni attimo che viviamo sono in realtà dei banchi ideali sui quali siamo seduti, a volte composti, a volte no, dai quali guardiamo il mondo e la vita, che ci arricchiscono di gioia, dolore e più spesso di stupore. Perché stupirsi, spalancare gli occhi e il cuore per accogliere tutto, ma proprio tutto ciò che ci circonda, è il senso, il profondo senso dello stare qui. Volevo cantare. Lo volevo da sempre. A 35 anni mi sono trovata su un palco davanti alla gente. Per la prima volta. E avevo paura. E ne ho ancora parecchia. Tre anni dopo. Faccio una cosa che è tanto più grande di me. Non bene, non al meglio, ma la faccio. Non ho grandi doti, ne sono consapevole, ma vado avanti a studiare e sono soddisfatta dei miei piccoli progressi, se e quando ce ne sono. Imparare a cantare ha portato con se migliaia di cose: incontri, persone, emozioni... In una parola: vita. Vita che fa di me quello che sono oggi e che farà di me, di noi, ciò che saremo domani. In questo divenire e mutare continuo, in questo cammino che è la scuola più importante. Patrizia Sevieri

Troppi “uainot” Sai bene che vivo di esagerati “why not?” ... Tentare di raggiungere la cima del Kilimanjaro, dodici anni fa, anche se a 5.400 di altitudine ho vomitato tutto quello che potevo e dell’arrivo alla cima non ricordo nulla; uainot comprarmi un pulmino Volkswagen di quelli un po’ hippy, mezzo scassato (e io che non ci capisco una cippa di motori, meccanica e vari fai-da-te), da vero radical chic un po’ pirlone, perché no… uainot un acquario di pesci tropicali in casa, per Lucia, io che alla seconda giraffa ero già stufo e adesso dovrò controllare il ph delle piantine, la temperatura dell’acqua, il ventre di un rorbura o di un guppy; perché no un low-cost per Dublino, rotta su Belfast prima, Londonderry poi – quando mai ci ricapiterà di andare da quelle parti? – e ascoltare di nuovo Neil & friends nella Guildhall della città proprio quando questo libro è in stampa... a proposito, che enorme uainot ha sulle spalle questo libro! O ancora perché no? dear friends perché non prendere il volo – e chi ci ama ci segua –, per goderci Sting & Paul Simon al Madison Square Garden il prossimo marzo (... perché non c’ho una lira, ecco perché!); uainot assumere un diciottenne oggi in Italia, talmente giovane che quando l’altro Massaro (che coincidenze, la vita!), Savicevic e poi Desailly mi regalarono una serata irripetibile

Sono entrato soltanto con i miei vestiti addosso e un sacchetto bianco in mano che conteneva dentifricio e spazzolino, due paia di mutande e magliette, carta igienica. Me l’hanno detto, entra con un sacchetto in mano e mettici l’essenziale, niente di più, quando entri nello slum non mostrare di avere nulla. Ci sono rimasto una settimana, lunga come tutta la mia vita. Pensarci una scuola è immaginare con tanto coraggio e fede. Daniel lo conobbi una di quelle mattine di foschia puzzolente, ci fermò in mezzo alla massa di poveri, per strada, ci mostrò il catetere col beccuccio ormai vecchio e infetto che teneva piantato in un fianco, coperto da una benda marcita. Chiedeva soldi per acquistarne uno nuovo, mandare qualcuno di là nella città vera a comprarglielo, forse le farmacie li vendevano usualmente. Mi disse che aveva quindici anni. Aveva un nome, tirava la colla dall’arancia e i polpastrelli delle dita (me li mostrò) erano terribili, morti a scavare nella terra. Poi vidi la bambina piccola che trovò la buccia di banana tra la spazzatura e la mangiò. Poi vidi la discarica, sulla collina più alta di Korogocho, volavano in circolo uccelli mostruosi e sprezzanti. Lì vivevano i più poveri tra i poveri, nella discarica. La notte dormivamo nella baracca e non si poteva uscire. Riuscivi ad addormentarti nonostante le urla che venivano di fuori, notti di violenza ubriaca. Alex, il vecchio prete italiano, con la sua barba profetica e gli occhiali grossi, apriva la casa alle 7 del mattino e la chiudeva dopo che scendeva il sole. Lo accompagnavamo a dire messa e portare Cristo. Lui non aveva nessun dubbio, Dio era lì con i diseredati. Oggi penso che se già c’era Dio, domani potrà esserci speranza e la scuola che tu oggi prepari è speranza. Stefano Zimbaro

in quel di Atene, beh, lui non era ancora nato… ma assumerlo lo stesso, per fare anch’io qualcosina di straordinario; uainot prendere ogni tanto un giorno di pausa, recuperare la mia bionda a scuola e accompagnarla anche semplicemente a ginnastica ma intanto accendere la sua voce radiolina e ascoltarla ascoltarla ascoltarla mentre mi tira scemo – amo le storie sconclusionate della mia bionda – uainot impostare un “piano B” – Atene me lo ha fatto ricordare – e cercarmi un bel cubotto, ouzo e tzatziki a colazione, niente di più, e poi figli e nipoti futuri, you’re welcome! Perché non sono ancora andato a Mathare, uainot, cosa stiamo aspettando? Perché non rimettermi le pelli sotto agli sci e passare qualche ora con il mio guru preferito? Perché voler mettere insieme tutta questa gente e crederci fermamente, vedere ogni giorno negli occhi delle persone la voglia di fare qualcosa insieme, nonostante tutto, e uainot Vivi? Un Glocalia 3.0 che racconti questa storia, la fiaba di una “mente collettiva” (che sia la solitudine che mi fa paura?)... Uainot? Perché non chiamo tutti i giorni mio padre, mia madre per dirgli grazie? Perché no, Nini mia, perché non spacchi il culo ai passeri e dai tutto quello puoi, sei un portento, non buttare via il tempo! Perché no, perché farne meno, e se siamo sfiniti amore mio, uainot, e poi sennò come altrimenti? Matteo Fiorini


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Michele Monina

Scrittore, giornalista e autore televisivo

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È difficile misurare la propria altezza guardando il cielo. Provateci, se ce la fate. Mettetevi lì, all’aperto, la matita in una mano. Una matita temperata bene, con la mina bella appuntita, mi raccomando. Non di quelle che si spezzano facilmente, che il cielo è più duro della parete di casa vostra, specie se casa vostra non ha pareti di cemento, ma di fango, con paglia e argilla al posto dell’intonaco e della vernice. Talmente duro che è dal cielo che può arrivare la possibililtà di sfangarla, scusate il gioco di parole, o l’impossibillità di arrivare a domani. Il cielo non fa sconti, né qui né altrove. Comunque sia. Mettetevi lì, all’aperto, la matita in mano, e provate a segnare di quanto siete cresciuti nell’ultimo mese. Provateci, se ci riuscite. Fate un segno nel cielo, una linea malferma, perché fare quel segno sopra la vostra testa non è mai operazione semplice come sembrerebbe a raccontarla. Siete lì, anche un po’ in punta dei piedi, non pensate che non me ne sia accorto, bari che non siete altro, con la matita nella mano. La impugnate come fate di solito, quando a scuola dovete scrivere, o fare un disegno. Solo che stavolta dovete scrivere al contrario, alle vostre spalle, e dovete anche farlo tenendo il braccio alzato, sopra la vostra testa. No solo, per guadagnare anche solo pochi centimetri, siete del tutto intenzionati a tenere la matita appena inclinata con la punta verso l’alto. Avete fatto le prove, prima, di nascosto. Finalmente vi ricordate la giusta posizione, il modo più comodo per tenere in pugno la matita mentre ve la fate passare sopra la testa. Siete pronti a tratteggiare il malfermo segno sopra la vostra testa, quello che determinerà, poi, la vostra altezza. Gli altri segni, quelli dei mesi, degli anni scorsi, stanno lì, nel cielo, uno sopra l’altro, come a voler dimostrare quello che già un solo sguardo dimostrerebbe, che siete cresciuti, state diventando dei ragazzini, domani, e degli uomini, Dio volendo, dopodomani. Appoggiate la matita sul cielo, pronti a fare forza quanto basta per lasciare il segno. Non troppo, per non spezzare la mina, ma neanche troppo poco, perché il segno, poi, lo dovete poter vedere. Voi e la vostra mamma. Il cielo, però, oggi è morbido. Più del solito. È morbido e vi sorride. Morbido. Non è l’aggettivo giusto. Anzi, è proprio quello sbagliato, perché oggi la matita non si limita a fare un giro sopra la vostra testa, ma incontra la resistenza di una parete. Come non era mai successo prima. Ma morbido, lo dice sempre la vostra mamma, che è morbida, è una bella parola. Come tondo. Tutto quello che è morbido, in genere, è bello, piacevole. Non ha asperità. Non ha spigoli, quello che è tondo. Il cielo è morbido, quindi. Perché oggi tra voi e il cielo c’è un tetto. Un piano in più. Niente di altissimo, di sproporzionato, che mica siamo in una di quelle metropoli che avete visto una volta su un giornale con le pagine tutte patinata. Un tetto e una parete, sotto quel tetto, pronta ad accogliere il segno della vostra matita. Tanto basta. Un piccolo progresso, a volte, è un passo avanti incredibile. Come il primo passo fatto da bambini, o la prima pedalata fatta in bicicletta. Un piano in più nella vostra scuola. Un buon modo per avvicinarci al cielo, come qui pochi centimetri sopra l’ultimo segno di matita.

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Michele ha scritto per noi...


Xmas Project e le scuole Sono 134 le classi che quest’anno hanno partecipato con entusiasmo al Xmas Project: ringraziamo e abbracciamo con affetto tutti i docenti che le hanno guidate in quest’esperienza. Entrare in uno slum senza giudicarlo, ma ascoltando e capendo, entusiasmandosi per una piccola scuola che cresce, non è cosa scontata. Come non lo è parlare di diversità, di solidarietà, di tutela dell’infanzia… Ogni classe ha affrontato un percorso ricco di stimoli e di insegnamenti, che ha portato i bambini a confrontarsi con i temi del riciclo necessario, dell’uso intelligente di ogni possibile risorsa, dell’importanza – in ogni luogo e in ogni condizione – dell’istruzione e della scuola. Un percorso molto ricco, che si è concretizzato per ogni classe nella “produzione” di uno o più oggetti (didattico, quotidiano o più semplicemente – ma davvero è semplice? – ludico) realizzato con materiale di scarto e di riciclo. Trovate tutti questi “oggetti” fotografati nelle prossime pagine, segno dell’impegno e della partecipazione di classi, maestre e bambini, simili sotto tanti punti di vista ai bimbi della Why Not Junior Academy di Mathare. Alla fine di queste pagine, troverete anche le schede tecniche relative a ogni lavoro eseguito, perché – come in ogni mostra artistica che si rispetti – dietro al lavoro creativo c’è sempre l’elaborazione di un’idea e di un progetto. E mai come quest’anno i ragazzi delle scuole ce l’hanno dimostrato. Tra l’altro, li troverete anche fotografati, con i loro lavori e durante l’esecuzione degli stessi – al sito internet www.xmasproject.it/home/scuole2013.html dove potrete scoprire un mondo di creatività, un esempio di quanto i bambini sanno realizzare con poco. Un luogo virtuale, commuovente, dove addentrarsi nei sogni e nelle speranze dei nostri bambini, un giardino dove tornare fanciulli... Noi, Xmas Project, dobbiamo ammettere il coinvolgimento di tanti bimbi e ragazzi è stata un’esperienza davvero emozionante e sorprendente!

Illustrazione di Viviana Spreafico e Alberto Ipsilanti


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Progettate un nuovo oggetto con materiali di riciclo: realizzatelo, dategli un nome, spiegateci bene come può essere utilizzato nelle vostre classi o ricreato dai ragazzi dello slum. Insegnateci come dalle cose che non usiamo piÚ possono nascere oggetti bellissimi, capaci di migliorare le ore di scuola...

Inquadrate il QRcode con la fotocamera del telefonino e gustatevi i nostri ragazzi al lavoro e in posa insieme ai loro capolavori!


TOPO MATITE

Classe 1^A Scuola Primaria Moscati Milano

2

1

TEATRO DEI BURATTINI

Classe 1^B Scuola Primaria Moscati Milano

BASTONE DELLA PIOGGIA

3

Classe 1^C Scuola Primaria Moscati Milano

ANIMALI IN SCATOLA

4

Classe 2^A Scuola Primaria Moscati Milano


FLOPPY COLOR

Classe 2^C Scuola Primaria Moscati Milano

6

Classe 2^D Scuola Primaria Moscati Milano

8

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QUADERNO, PORTAPENNE E SEGNALIBRI

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L’ALBERO PORTAMATITE

Classe 3^A Scuola Primaria Moscati Milano

5

LA BOCCA DEL COCCODRILLO

Classe 2^B Scuola Primaria Moscati Milano

7


MANGIACARTACCE Classe 4^A Scuola Primaria Moscati Milano

15

11

TEATRINO DELLE MARIONETTE

14

Classe 5^B Scuola Primaria Moscati Milano

CIAO MATHARE

Classe 5^A Scuola Primaria Moscati Milano

SCATOLA DEI DESIDERI

Classe 3^C Scuola Primaria Moscati Milano

10


12 MILLEPIEDI DA SCRIVANIA

Classe 4^B Scuola Primaria Moscati Milano

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9

16 Classe 3^B Scuola Primaria Moscati Milano

MACCHINA DELLE DISPOSIZIONI

Classe 5^C Scuola Primaria Moscati Milano

13 IL BUTTADENTRO

Classe 4^C Scuola Primaria Moscati Milano

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CESTO GIORNALIERO


17

LA COCCINELLA BELLA

Sezione C Scuola Infanzia De Gasperi Piacenza

18

TASCHE PORTATUTTO Classe 4^A Scuola Primaria Mantegna Milano

20

COLLEZIONE DI OGGETTI

Classe 4^C Scuola Primaria Mantegna Milano

TENDA COLORATA

Classe 4^D Scuola Primaria Mantegna Milano

19


GIOCHIAMO INSIEME Classe 1^C Scuola Primaria Galvani Milano

21 24 ORTO VERTICALE

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22

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Classe 5^A Scuola Primaria Mantegna Milano

CALCETTO

Classe 1^A Scuola Primaria Galvani Milano

23 FARARTE

Classe 1^B Scuola Primaria Galvani Milano


26

AEREO CARGO C4A Classe 4^A Scuola Primaria Galvani Milano

27 GIOCO TEATRO

Classe 2^B Scuola Primaria Galvani Milano

GIOCHI

Classe 4^B Scuola Primaria Galvani Milano

30 28

MEMOTRIS

Classe 5^B Scuola Primaria Galvani Milano

25 SEGNAPOSTO

Classe 2^A Scuola Primaria Galvani Milano


29

33

SFERA DI CRISTALLO Interclasse Quinte Scuola Primaria Crispi Via S. Erlembardo – Milano

Classe 5^A Scuola Primaria Galvani Milano

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RICICLARTE

FARÒARTE

Classe 5^C Scuola Primaria Galvani Milano

STRUMENTI MUSICALI

Interclasse Quinte Scuola Primaria Crispi Via S. Erlembardo – Milano

32


LIBRERIA PAGLIACCIO

Classe 2^A Scuola Primaria Caracciolo Milano

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LIBRERIA UNIVERSO

Classe 2^B Scuola Primaria Caracciolo Milano

36

37

GALEONE

Classe 2^C Scuola Primaria Caracciolo Milano

DI TUTTO UN PO’

Classe 5^A Scuola Primaria Caracciolo Milano


LA NOSTRA FATTORIA

40

Classe 5^B Scuola Primaria Caracciolo Milano

LIBRERIA FANTASIA

39

TAPPETO FANTASIA

Interclasse Quinte Scuola Primaria Don Orione Milano

41

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Interclasse Seconde Scuola Primaria Don Orione Milano

ALBERO DI NATALE

Classe 5^C Scuola Primaria Caracciolo Milano

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PLASTICA IN FIORE

Classe 1^A Scuola Secondaria L. Da Vinci Milano

MONGOLFIERE

Classe 1^A Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo

43 WHY NOT ACADEMY DIARY

Classe 1^C Scuola Secondaria L. Da Vinci Milano

THAYU IL ROBOT DELLA PACE

Classe 1^B Scuola Secondaria L. Da Vinci Milano

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IL MONDO

Classe 1^B Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo

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47

45

ASTUCCI

Interclasse Quarte Scuola Primaria G. Rodari Mazzo di Rho


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IL SOLE DELLA PACE Classe 3^B Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo

49 L’ACCHIAPPAPACE Classe 3^A Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo

SOLO CARTA

Classe 5^A Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo

51 LA CASETTA DELLA POSTA

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LA SECONDA PRIMAVERA

Laboratorio Artistico Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo

Classe 4^B Scuola Primaria Villa Cinisello Balsamo


54

I PORTATUTTO

Classe 1^C Scuola Secondaria Q. Di Vona Milano

56

RISPARMIAMO!

tisini na nne | na tano

Classe 3^B Scuola Secondaria Q. Di Vona Milano

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53

GIOCHI

Classe 3^A Scuola Secondaria Q. Di Vona Milano

OGGETTI VARI

Classe 1^B Scuola Secondaria Q. Di Vona Milano


57

RI-QUADONO

GIOCHI

Classe 3^G Scuola Secondaria Q. Di Vona Milano

58

Classi Scuola Primaria Istituto Geis Arese

59 I RICREATI

Classi Scuola Secondaria Istituto Geis Arese


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60 SETTECENTO

Classe 1^A Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

LIBERTY

XI-XII SECOLO

Classe 1^C Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

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tisini na sita | na saba

Classe 1^D Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

61

SEICENTO

Classe 1^B Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano


64 FINE SETTECENTO Classe 2^B Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

65

TRECENTO

Classe 2^A Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

67

66 X SECOLO

Classe 2^D Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

CINQUECENTO

Classe 2^C Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano


69 68 ANNI TRENTA

Classe 3^B Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

QUATTROCENTO

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Classe 3^A Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

70 71 LA FAMIGLIA GALOPPINA

GRECIA

Classe 3^C Scuola Secondaria S. Caterina da Siena Milano

Interclasse Prime Scuola Primaria Bacone Milano


LA CORDA PER SALTARE

Classe 2^C Scuola Primaria Bacone Milano

74 73 75 IL GIOCO DEGLI ANELLI

Classe 2^B Scuola Primaria Bacone Milano

L’ACQUARIO

Classe 2^D Scuola Primaria Bacone Milano

72

IL TRENINO DEL CIRCO

Classe 2^A Scuola Primaria Bacone Milano


IL ROBOT ANDREA Classe 3^A Scuola Primaria Bacone Milano

76

IL GIOCO DELL’OCA

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Classe 2^E Scuola Primaria Bacone Milano

mia | mia na moja

79 CULLALLÀ

100|101 2|3

Classe 3^C Scuola Primaria Bacone Milano

LA VALIGIA CANTASTORIE

78

Classe 3^B Scuola Primaria Bacone Milano


GLI SCACCHI

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Classe 4^B Scuola Primaria Bacone Milano

83

L’ALIANTE

84

Classe 4^C Scuola Primaria Bacone Milano

DOMINO PUZZLE

Classe 4^D Scuola Primaria Bacone Milano

TEATRINO DEI BURATTINI

86

81 BIRILLOPOLI

Classe 4^A Scuola Primaria Bacone Milano

Classe 5^B Scuola Primaria Bacone Milano


MEMORY

Classe 5^D Scuola Primaria Bacone Milano

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GIOSTRIAMO

80

IM‌BAMBOLATE

Classe 5^A Scuola Primaria Bacone Milano

85

IL CASTELLO DEI BALOCCHI

Classe 3^D Scuola Primaria Bacone Milano

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Classe 5^C Scuola Primaria Bacone Milano


UN PRATO DI FIORI PER LE API Classe 1^B Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

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PINK MONEY

Classe 1^C Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

92

INVENTASTORIE Classe 1^D Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

89

CASSETTE MADRE NATURA Classe 1^A Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano


93

LO SPAVENTAPASSERI ALFABETO Classe 2^B Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

TIRATAPPO

Classe 1^E Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

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96 94 LO SPAVENTAPASSERI CIOP Classe 2^C Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

GIROTONDO DI SPAVENTAPASSERI Classe 2^A Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano


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IL GIOCO DEGLI AMBIENTI

MAPPA EUROPA Classe 4^A Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

Classe 4^B Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

100 CALCIOBALILLA Classe 4^C Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

101 I BOCCIODROMI Classe 4^D Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano


103

LA TENDA ARCOBALENO

Classe 5^A Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

IL LABIRINTO MOBILE

Classe 5^B Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

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102 LIBRERIA COLORATA

Interclasse Terze Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

L’ORTO IN VERTICALE

Classe 5^C Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Milano

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105 BIBIBOWLING E CARTOGGETTI

Interclasse Seconde Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina

IL CARTACQUARIO DI GUIZZINO

Interclasse Prime Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina

106

107 BICCHIERI LUCICLABILI

Classe 3^A Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina


111

110

GIOCALBERO

Classe 4^B Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina

108

mia na nane | na tisa

Interclasse Quinte Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina

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PANNELLO SONORO

LAMPABICCHIEDARIO

Classe 3^B Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina

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SUPER.SCADAMFIL4

Classe 4^A Scuola Primaria Giovanni XXIII Cassina Valsassina


Schede tecniche 1

TOPO MATITE Classe 1^A - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: rotoli di cartone, pagine di vecchi fumetti, fondo per torte e colla. L’oggetto è un porta matite con compartimenti a tubo di diverse altezze per poter accogliere oggettistica di cancelleria, come ad esempio le forbici ma anche gomme e graffette. 2 TEATRO DEI BURATTINI Classe 1^B - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: cartone, conchiglie, stoffa, guanti di gomma e colla. I guanti di gomma sono utilizzati come fossero delle marionette. Il “burattinaio” si nasconde dietro al teatro di cartone, indossa i guanti e narra la storia. I tre paia di guanti sono diventati sei animali colorati, protagonisti della storie, ognuno con una sua caratteristica, come ad esempio un papillon rosa, una spilla floreale o una collana argentata (fatta con i nastri). 3 BASTONE DELLA PIOGGIA Classe 1^C - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: rotoli di carta, fogli di carta utilizzata, tempera e colla, chicchi di riso, semi, sassolini, sabbia e bottoni. Il bastone della pioggia è uno strumento musicale tradizionale a scuotimento. Era usato fin dall’antichità nei riti propiziatori per la pioggia. I bambini hanno voluto ricordarne l’utilizzo originario colorando il bastone di azzurro e ricreando la fluidità dell’elemento acqua con strisce ondulate di carta assorbente. 4 ANIMALI IN SCATOLA Classe 2^A - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: scatola di cartone, ritagli di cartoncino, carta colorata, colla, tempere e matita. Quel che si dice quando basta un poco di fantasia. E da una scatola vuota e oramai inutilizzabile si sono ricavati dei giocattoli zoomorfi, un maiale, un castoro e uno squalo. 5 LA BOCCA DEL COCCODRILLO Classe 2^B - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: contenitore tetrapak a base quadrata 1Lt, ritagli di cartoncino, nastro adesivo e tempere. Qual è il miglior modo per esorcizzare la paura? Rappresentarla. Un enorme coccodrillo con orribili fauci non è certo un incontro desiderato. I bambini di questa classe hanno trasformato un cartone di tetrapak in una testa di coccodrillo che mostra i suoi denti appuntiti e la lingua rossa. Ma, guardando attentamente, questo coccodrillo non è così spaventoso, anzi sembra proprio un simpatico compagno di giochi. 6 FLOPPY COLOR Classe 2^C - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: floppy disk, pennarelli indelebili per plastica e colla. I floppy disk sono ormai un repertorio storico, dato che sono stati sostituiti dai CD e dalle chiavette Usb. Sarebbero rimasti accatastati in qualche cassetto e dimenticati se l’idea creativa di questa classe non li avesse resi protagonisti indiscussi di questi oggetti portamatite. I ragazzi li descrivono così: “Gli oggetti si chiamano floppy color perché, così colorati, sono belli e allegri”. 7 L’ALBERO PORTAMATITE Classe 2^D - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: bottigliette di plastica e tappi, bastone forato, filo di lana e bicchieri colorati di plastica. In classe si condividono molte cose, tra cui le matite colorate. Allora bisogna trovare loro una sistemazione che sia di facile accesso. Non per questo si deve rinunciare alla creatività: ecco un albero di plastica, tutto colorato, con le bottigliette appese dove riporre le matite. E all’utile si unisce il dilettevole, tenere in ordine e divertirsi a rimettere a posto. 8

QUADERNO, PORTAPENNE E SEGNALIBRI Classe 3^A - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: carta vecchia, colorante, telo, nastri, stoffa, cartoncino, tasti del computer e graffette. Un vero e proprio lavoro da workshop per creare il quaderno fatto con fogli usati, cinque giorni lasciando a bagno i fogli spezzettati. La polpa creata è stata stesa su

una “rete incorniciata” e fatta asciugare per dare forma al quaderno. Dove c’è un quaderno, c’è bisogno di una penna. Una vecchia tastiera fa letteralmente da cornice al porta penne. Con le lettere avanzavate, i ragazzi hanno creato dei segnalibri. E voilà, il mini ufficio è realizzato.

9 CESTO GIORNALIERO Classe 3^B - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: giornali, cartone, fascette di plastica, cartoncino colorato e colla. Un cesto portatutto, fatto di giornali che non si leggono più, intrecciati come lunghe chiome e avvolti come un serpente che sonnecchia al sole. Perché per fare arte non servono grandi nomi, ma grandi idee. 10 SCATOLA DEI DESIDERI Classe 3^C - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: videocassette, cassette mangianastri e pennarelli indelebili. Definito dai ragazzi come il “contenitore delle cose perse”, questo oggetto è completamente costruito con oggetti soppiantati dalla modernità. Il nome gli è stato dato perché le videocassette che lo compongono sono di cartoni animati “che raccontano storie avventurose a lieto fine che ognuno di noi vorrebbe vivere”. 11 MANGIACARTACCE Classe 4^A - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: cartapesta, vecchi giornali, tempera e colla. Il cestino è una cosa quadrata, nera, sporca. Sbagliato! Il cestino mangiacartacce è un ranocchio verde e blu con una bocca gigante e la lingua a penzoloni che inghiottisce tutto, e mentre lo fa ti guarda con occhietti furbetti di chi la sa lunga, “quello che oggi butti via, magari lo puoi riutilizzare diversamente un domani”. 12 MILLEPIEDI DA SCRIVANIA Classe 4^B - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: rotoli di carta, cartoncino, vecchi giornalini, tappo della colla e colla. Un millepiedi sorridente che porta penne e matite, e ogni tanto si ferma per far leggere il giornalino che ricopre i suoi tubi a chi vuole fare un po’ di pausa tra una lezione e l’altra. 13 IL BUTTADENTRO Classe 4^C - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: tappi di sughero, rametti, bottiglie di plastica, tempera e spago. Gioco di destrezza molto utile per sviluppare la coordinazione oculo-manuale, il buttadentro consiste nel lanciare la pallina e riprenderla più velocemente possibile nel cono che si sta impugnando. Gioco da fare da soli o in compagnia. 14 CIAO MATHARE! Classe 5^A - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: tappi di sughero, tessuto, capsule del caffè, sacchetti di plastica e colla. Un tappo di sughero si è trasformato in rondelle su cui le lettere sono scritte per formare parole e pensieri. Con gli stracci e i tessuti si sono creati dei coprivasi colorati per decorare il giardino della scuola. Infine un copriquaderno in tono con i coprivasi per annotare le nuove piantine seminate. 15 TEATRINO DELLE MARIONETTE Classe 5^B - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: cartone, argilla, stoffa, tessuto e tempera. Un’intera famiglia di marionette per raccontare storie esotiche e non, lasciando spazio alla fantasia ma anche alle tradizioni e ai racconti tramandati. Il teatrino è fatto con una scatola di cartone, con la cornice dipinta e due tendine rosse, come nei teatri veri. Sullo sfondo, un disegno scenografico completa l’opera. 16 MACCHINA DELLE DISPOSIZIONI Classe 5^C - Scuola Primaria Moscati, Milano Materiale utilizzato: scatola delle bottiglie vino, bottiglie di plastica, fogli, vasetti di plastica e sughero. La “macchina” ricorda una slot machine, dove per vincere devi far uscire combinazioni specifiche. A differenza di una classica slot, la macchina delle disposizioni non ha perdenti, solo vincenti. Il gioco infatti sussiste nel riuscire a calcolare la


LA COCCINELLA BELLA Sez. C - Scuola Infanzia De Gasperi, Piacenza Materiale utilizzato: piatti rossi di plastica, carta colorata e cannucce. Come può un piatto di plastica rosso diventare le ali di una coccinella? Si sono chiesti i bambini della scuola d’infanzia De Gasperi. Tagliando, incollando, aggiungendo e disegnando. E poi la coccinella ha preso vita, ed è divenuta la protagonista della storia reinventata da ogni bambino, la coccinella bella con le ali rosse e le antenne-cannucce. 18 TASCHE PORTATUTTO Classe 4^A - Scuola Primaria Mantegna, Milano Materiale utilizzato: pantaloni vecchi e consumati, tasche ritagliate da pantaloni, tessuti vari, fettucce, filo e ago. Lettere di tessuto ricamate su vecchi pantaloni. Nuova moda da sfoggiare? Magari, e nel frattempo questi pantaloni si possono usare per raccogliere gomme, matite, righe e altri oggetti che si usano a scuola. I pantaloni sono stati fissati su un cartone rigido per sostenerli e, volendo, appenderli. 19 TENDA COLORATA Classe 4^D - Scuola Primaria Mantegna, Milano Materiale utilizzato: bottiglie di plastica PET di varie misure, punti metallici. Le bottiglie diventano anelli colorati da incastrare uno dentro l’altro formando lunghe catene che a loro volta sono infilate su un supporto di plastica. La tenda colorata serve per dividere due spazi o anche per decorazione. 20 COLLEZIONE DI OGGETTI Classe 4^C - Scuola Primaria Mantegna, Milano Materiale utilizzato: vecchi giornali, cartone, sughero, bottoni, bottiglia e bicchiere di plastica, sacchetti di plastica, spago e pezzetti di plastica. Con i vecchi giornali i ragazzi hanno costruito una coppa portatutto da tenere in classe per raccogliere oggetti di piccole dimensioni. Hanno anche costruito dei giocattoli, il razzo spaziale con bottiglie e bicchieri di plastica e il bus della scuola con cartone, fogli colorati, tempera e sughero. Infine hanno creato una collana bijoux con lo spago, bottone, elastico per capelli e materiali riciclati di plastica. 21 ORTO VERTICALE Classe 5^A - Scuola Primaria Mantegna, Milano Materiale utilizzato: bottiglie di plastica, terra, sementi, spago e corde. Quando non si ha tanto spazio, il giardino diventa verticale. In ogni bottiglia, che è stata tagliata a metà e bucata in fondo per far scorrere l’acqua, viene messa della terra e poi piantati dei semi. Le corde permettono di appendere le bottiglie alla finestra o a un’asta posta orizzontale. 22 CALCETTO Classe 1^A – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: cartone, legno, tempera e mollette del bucato. Calcio, gioco nazionale molto praticato in Italia, il sogno di tutti i bambini. Due squadre, i rossi e i blu. I giocatori-mollette sono biondi e mori. Il campo di calcio è una scatola colorata di verde e le aste sono fatte con il legno. Per costruire questo calcetto, i ragazzi hanno utilizzato solo materiali di riciclo. Gioco ricreativo per più persone. 23 FARARTE Classe 1^B – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: cartone, tappi di plastica, cannucce, tempera e colla. Oggetto decorativo, rappresenta un parco dell’amicizia. I bambini hanno costruito un giardino colorato e dei trenini, e hanno messo nello sfondo le sagome degli edifici di una città, Milano, dove abitano. Da notare l’arcobaleno e il cielo stellato dipinti sul cartone. 24 GIOCHIAMO INSIEME Classe 1^C – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: cartone, stracci, plastica, sughero e bottiglie di plastica. Giocattoli costruiti con materiale di riciclo, due giochi della dama con le pedine di sughero e la testa delle pedine disegnata. Una cucina fatta con la scatola dei pannoloni, gli utensili da cucina creati con la plastica e il thermos con la plastica e del cartone. Non resta che immaginare di cucinare una bella torta e il gioco è fatto! 25 SEGNAPOSTO Classe 2^A - Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: mollette di legno, tempera, fogli di carta e colla. Simpatici segnaposti natalizi. Le mollette sono state colorate di rosso e un albero di natale è stato disegnato e incollato sulla molletta.

26 GIOCO TEATRO Classe 2^B – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: tappi di plastica, cartone, stoffa, fiori secchi profumati e colla. Un rotolo di carta assorbente minuziosamente decorato si è trasformato in personaggi del teatro, occhi e bocca dipinti, mentre i vestiti sono stati fatti con tessuti di vario genere arricchiti da nastrini e garze. Il teatrino presenta due tendine bianche ricavate da una coperta per infante, e delle decorazioni ottenute con tappi di plastica ai lati del teatrino. 27 AEREO CARGO C4A Classe 4^A - Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: cartone, scotch, tappi di plastica, fogli di alluminio e tempera. Modellino di aereo cargo militare ottenuto con cartone riciclato e decorato a mano. Simpatico riferimento alla classe che ha costruito il modellino nel nome dato all’aereo C4A (dove C sta per classe). 28 GIOCHI Classe 4^B – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: bottiglie di plastica, spago, cartone, fogli di carta, scotch colorato, tappi di plastica e tempera. Set di giocatoli creati con materiale riciclato. Un galeone ricavato da una bottiglia di plastica dell’acqua, tappi di plastica diventano ruote di un trenino e di una macchinina; vasetti di plastica si trasformano in zampe di cavallo; bottiglie di plastica assumono le fattezze di un pesce. Da giocare insieme e dar sfogo alla fantasia. 29 RICICLARTE Classe 5^A - Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: lana, bottoni, fiocchi, garze, graffette, plastica, cartone, carta, pennarelli brillantati e colla. Oggetto decorativo, il “riciclarte” è costituito da materiale di recupero e può essere appeso come quadro o pannello decorativo per abbellire le pareti. 30 MEMOTRIS Classe 5^B – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: spugna, tappi di plastica, cartone, tappi di plastica del vino, tempera e colla. Due giochi in uno: il gioco del tris, che consiste nel cercare di fare una linea verticale, orizzontale o diagonale con lo stesso simbolo, il cerchio o la X, senza che l’avversario la interrompa. Il secondo gioco è di memoria, si sollevano due tappi alla volta e si cerca di trovare il colore uguale. Se non si trova si rimettono i tappi a posto e tocca all’avversario. Chi si ricorda di più le posizioni dei colori, più possibilità avrà di vincere. 31 FARÒARTE Classe 5^C – Scuola Primaria Galvani, Milano Materiale utilizzato: spugne, panno per pulire, mollette da bucato, cartone, chiodi, plastilina e altri materiali di riciclo. Collage di materiali per dare forma e colore. Definita dai ragazzi una scultura fatta con riciclo di materiali per comunicare. Da notare i particolari dei due omini sull’albero della nave, entrambi con mappa da esplorare. 32 STRUMENTI MUSICALI Interclasse Quinte – Scuola Primaria Crispi, Milano Materiale utilizzato per il Bastone della Pioggia: tubo di cartone, chiodi, semi, riso, conchiglie, sassolini, tempere e decorazioni varie. Materiale utilizzato per il Flauto di Pan: canne di bambù, corda, nastro isolante. Materiale utilizzato per le Maracas: bottigliette di plastica, pasta, decorazioni. Materiale utilizzato dell’Arpa immaginaria: due tappi di sughero, legno, scotch, matite e filo di nylon. Materiali utilizzato per lo Xilofono: legno, chiodi e scotch. Materiale utilizzato per il Birimbau: lattina del caffè, filo di nylon, canna di bambù, chiodi e carta colorata. Questi strumenti musicali si dividono in strumenti aerofoni o cosiddetti a fiato (flauto di Pan), strumenti idiofoni o cosiddetti a percussione (Maracas, Xilofilo, bastone pioggia) e cordofoni (Birimbau, Arpa). Tutti con origini antichissime, gli strumenti identificano varie aree geografiche e contaminazioni culturali; per esempio, il Birimbau ha origine africana e poi si è diffuso in Brasile.

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Si possono utilizzare come segnaposti, ma anche per appendere foto e appunti da non dimenticare.

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probabilità di uscita di tre simboli uguali, il “tris vincente”. Alla macchina sono state aggiunte delle decorazioni, le campanelle della felicità e il cavallo gamba yogurt, perché le sue zampe sono fatte di vasetti di yogurt.


33 SFERA DI CRISTALLO Interclasse Quinte – Scuola Primaria Crispi, Milano Materiale utilizzato: bicchieri trasparenti di plastica, punti metallici. Questo oggetto formato da soli bicchieri di plastica, forma un lampadario dalle forme moderne e leggiadre. Con un sistema semplicissimo di fissaggio, e seguendo la forma conica del bicchiere, i ragazzi hanno costruito questo lampadario sferico utilizzabile con una lampadina a basso consumo (per non far fondere i bicchieri con il calore). 34

LIBRERIA PAGLIACCIO Classe 2^A – Scuola Primaria Caracciolo, Milano Materiale utilizzato: legno da cassette della frutta, vecchi vestiti, palloncino e carta pesta. Un sorridente pagliaccio, con tanto di manine, piedini e cappellino, attende impaziente di vedere riempire di libri la sua pancia. Questa libreria costruita con cassette della frutta e tessuto, può essere utilizzata come un allegro corredo sia a scuola sia a casa. 35

LIBRERIA UNIVERSO Classe 2^B – Scuola Primaria Caracciolo, Milano Materiale utilizzato: cassette della frutta di legno, carta pesta colorata e accessori in gomma piuma. Un posto dove mettere le enciclopedie, questa libreria costruita con cassette della frutta è stata colorata di blu a rappresentare l’universo che ci circonda. I pianeti del nostro sistema solare, con etichetta annessa, fanno da sfondo alla libreria. Il sole troneggia in alto e il pianeta Terra è posto centrale. 36 GALEONE Classe 2^C – Scuola Primaria Caracciolo, Milano Materiale utilizzato: cassette della frutta di legno, scatole cereali, piatti di plastica, bottoni e gomma piuma. Un galeone gigante per quei bambini che sognano di solcare le onde dell’oceano. Un mare colorato e ricco di pesci funge da corredo al galeone. Le dimensioni della nave sono davvero notevoli, il ponte è infatti lungo tre cassette della frutta. Le sue dimensioni lo rendono adatto a essere utilizzato come contenitore portaoggetti. 37 DI TUTTO UN PO’ Classe 5^A – Scuola Primaria Caracciolo, Milano Materiale utilizzato: bottiglie, giornali, bottoni e rotoli carta igienica. I ragazzi si sono impegnati a costruire diversi oggetti che possono essere utilizzati in molti ambiti. Giocattoli, come lo Space Shuttle americano, il robot, l’aereo e il vascello. Un portagioielli, una collana e un porta giornali per la casa e il tempo libero; un portapenne, un salvadanaio e un portaoggetti per la scuola. Fiori e bamboline per completare. 38 LA NOSTRA FATTORIA Classe 5^B – Scuola Primaria Caracciolo, Milano Materiale utilizzato: bottoni, bottiglie, bicchieri, tappi e carta pesta. Rappresentazione creativa della vita in campagna. In questa fattoria sono presenti gli animali immancabili come il maialino, la mucca e la gallina. È stato aggiunto anche uno stagno con la rana e un campo arato di sementi. 39 ALBERO DI NATALE Classe 5^C – Scuola Primaria Caracciolo, Milano Materiale utilizzato: bottiglie di plastica e tappi, dispenser dell’acqua e terra. Un tempo gli alberi di natale erano veri alberi tagliati. Riciclare non vuol dire solo utilizzare vecchi oggetti in disuso, ma anche essere sensibili al rispetto della natura che ci circonda. Un albero di natale fatto di bottiglie di plastica verde può essere un buon esempio. 40 LIBRERIA FANTASIA Interclasse Seconde – Scuola Primaria Don Orione, Milano Materiale utilizzato: cassette della frutta e tempera. Cassette riciclate per creare spazio e ordine ai libri che si usano a scuola, donando una nota di colore. 41

TAPPETO FANTASIA Interclasse Quinte – Scuola Primaria Don Orione, Milano Materiale utilizzato: tessuti, rete antiscivolo. I ragazzi delle quinte hanno realizzato insieme un tappeto patchwork intrecciando strisce di tessuto di riciclo con rete antiscivolo. Può essere esteso a varie misure per adattarsi a ogni ambiente. Un esempio non solo di riciclo ma anche del fai-da-te. 42

PLASTICA IN FIORE Classe 1^A – Scuola Secondaria Leonardo Da Vinci, Milano Materiale utilizzato: bottiglie di plastica fusa, tappi e tessuto. Oggetto decorativo che rappresenta un mazzo di fiori che non dovranno appassire. L’abilità è stata far fondere la plastica né troppo, né troppo poco, e plasmare le forme. Idea per regalo.

43 THAYU – IL ROBOT DELLA PACE Classe 1^B – Scuola Secondaria Leonardo Da Vinci, Milano Materiale utilizzato: legno, cartone, sughero, fili di plastica, pacchetti di sigarette, cannucce, bottiglie di plastica e lattine. I ragazzi hanno creato un simpatico robot della pace, con la pancia aperta che lascia intravedere i suoi meccanismi e fili elettrici. Per nulla dall’aspetto cattivo, questo robot può essere considerato un compagno di giochi. 44 WHY NOT ACADEMY DIARY Classe 1^C – Scuola Secondaria Leonardo Da Vinci, Milano Materiale utilizzato: cartone della pizza, fogli di carta, tessuto jeans e colla. Un “diario di bordo” da tenere aggiornato sul progetto di costruzione della scuola. Creato da un cartone della pizza e arricchito con stoffa jeans, il diario mostra la connessione tra l’oggetto stesso e i pensieri che i ragazzi hanno formulato sul progetto. 45 ASTUCCI Interclasse Quarte – Scuola Primaria G. Rodari, Mazzo di Rho Materiale utilizzato: stoffe, tessuti e bottoni. Ogni ragazzo e ragazza delle tre classi si sono cimentati a costruire questi astucci di stoffa. Sessantasette astucci completamente originali, non solo per la diversità dei tessuti, ma anche per la creatività dell’abbinamento bottoni-stoffa. 46 MONGOLFIERE Classe 1^A – Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: carta pesta, tempera, vaschette di plastica e nastrini. Due mongolfiere, dedicate alla prima A e alla scuola di Mathare, per far volare in alto pensieri e desideri ma anche oggettini che si possono inserire nella “cesta” della mongolfiera. Potrebbero essere usati come coccarde per la nascita dei bambini. 47 IL MONDO Classe 1^B – Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: legno compensato riciclato, fogli di carta, foglie cadute dagli alberi, sacchetti di plastica e colla. Una mappa geografica del mondo, marrone per le montagne, verde per le pianure, giallo per la savana e i deserti, bianco per i ghiacciai e blu per gli oceani. Quante foglie servono per coprire il mondo? I ragazzi hanno viaggiato con la fantasia scoprendo paesi vicini e lontani. Il pannello si può appendere e può essere usato durante la lezione come supporto didattico. 48 L’ACCHIAPPAPACE Classe 3^A – Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: cartone, tempera, lana e tappi di sughero. Ispirato all’acchiappasogni degli Indiani dell’America del Nord, l’acchiappapace è fatto di lana e all’interno raccoglie le fototessera dei ragazzi della classe. Il cartello che lo accompagna illustra la fiducia e speranza per il futuro. 49 IL SOLE DELLA PACE Classe 3^B – Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: espositore riciclato, tappi di plastica, fogli di giornale. Questo pannello decorativo esprime l’apertura agli altri, tramite le mani aperte, che rappresentano anche i raggi del sole. Il sole è creato con tappi di plastica gialli e arancioni. 50 LA CASETTA DELLA POSTA Classe 4^B – Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: cartone, rotoli di cartone e carta crespa. Una casa a tre piani ospita cilindri per raccogliere la posta destinata ai ragazzi della classe. Che siano messaggi di compagni o di mamme affettuose, ogni cilindro ha la sua finestrella sul mondo. Oggetto decorativo per promuovere la comunicazione. 51 SOLO CARTA Classe 5^A - Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: scatolone di cartone, bustine delle merendine e foglio colorato. Quando si deve riciclare la carta, dove la si mette? In un cartone di carta. Per unire l’utile al dilettevole, i ragazzi si sono divertiti ad attaccare le cartine delle loro merende sul cartone, mostrando di avere uno spiccato senso del riciclo. 52 LA SECONDA PRIMAVERA Lab. Artistico – Scuola Primaria Villa, Cinisello Balsamo Materiale utilizzato: tappi di plastica, riveste di giornali, legnetti, cartone e colla. Un quadro decorativo paesaggistico: un albero, il giardino, i fiori e il cielo. Arrotolare i fogli, incollare tappi, la modalità di esprimere arte non conosce confini. E l’albero diventa coloratissimo. Pannello da appendere per rallegrare l’ambiente.


54 I PORTATUTTO Classe 1^C – Scuola Secondaria Quintino Di Vona, Milano Materiale utilizzato: rotoli di cartone, nastrini, contenitori di latta, tessuto, bottoni, scatola di cartone e floppy disk. Tenere ordinato e riporre piccoli oggetti di uso comune che potrebbero andare smarriti. Questo è l’intento degli oggetti creati da questi ragazzi che hanno fatto portapenne, contenitori portaoggetti e anche un portadocumenti. Hanno anche costruito bloc-notes per gli appunti da tavolo con vecchi floppy-disk e del tessuto.

63 LIBERTY Classe 1^D – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: tappi di sughero, carta, nastri, cartone alimenti, cotone, giornali e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha ideato un’elegante signora Liberty.

55 GIOCHI Classe 3^A – Scuola Secondaria Quintino Di Vona, Milano Materiale utilizzato: fogli di carta, cartone, spago, sughero, bottiglie di plastica e scotch. I ragazzi si sono divertiti a realizzare la propria bambola. Hanno inventato nuovi giochi che hanno poi costruito secondo l’idea originale.

64 TRECENTO Classe 2^A – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: tappi di plastica, lattine, giornali, riviste, sacchetti di plastica e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha creato una dama del Trecento.

56 RISPARMIAMO! Classe 3^B – Scuola Secondaria Quintino Di Vona, Milano Materiale utilizzato: cartone, vetro, sughero, lattine, alluminio, plastica, legno e stoffa. Per la realizzazione dei loro oggetti i ragazzi hanno scelto una parola-chiave come loro filo conduttore: risparmio. Non solo l’utilizzo del materiale, rigorosamente riciclato, anche la funzione degli oggetti stessi richiama il concetto. Hanno dato vita così a diverse forme di salvadanai. Troviamo il salvadanaio-torta, il salvadanaio-robot; forme più classiche come la scatola salvadanaio o la rivisitazione del maialino... In un periodo di consumo estremo, impariamo a risparmiare! 57 GIOCHI Classe 3^G – Scuola Secondaria Quintino Di Vona, Milano Materiale utilizzato: legno, tappi di plastica, tappi di sughero, bicchieri di plastica e cartone. Un insieme di giochi da fare in compagnia, flipper, calcetto, subbuteo, fionda e lancio degli anelli. Un vero Luna Park portatile, da utilizzare durante le pause scolastiche. Tutti gli oggetti sono stati creati con oggetti di riciclo.

65 FINE SETTECENTO Classe 2^B – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: cartone, giornali, piatti di plastica, carta crespa, nastri e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha progettato una donzella del fine Settecento. 66 CINQUECENTO Classe 2^C – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: giornali, cartone alimentare, carta crespa, sughero, plastica, sacchetti di plastica, pagine di libri e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha ideato un vestito sontuoso del Cinquecento.

RI-QUADONO Classi Scuola Primaria – Istituto Geis, Arese Materiale utilizzato: fogli di carta, acqua, spago e fogli colorati. Così raccontano le maestre: “Chi spezzetta vecchi fogli di carta, chi frulla, chi mescola e così, come per magia, dopo aver immerso il telaio nella polpa è spuntato un foglio... e poi un altro e un altro ancora... è nato il nostro Ri-QuaDono: un quaderno di carta riciclata fatto con il cuore”.

67 X SECOLO Classe 2^D – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: cartone, tessuto, sacchetti plastica, rotoli di cartone, carta crespa, penne e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha realizzato il modello di un pellegrino del X secolo.

59 I RICREATI Classi Scuola Secondaria – Istituto Geis, Arese Materiale utilizzato: una vecchia panca, un vecchio armadio di metallo, tempera. Spiegano i realizzatori: “A volte gli oggetti hanno un’aria afflitta. Questa è l’impressione che abbiamo avuto guardando una lunga panca addormentata accanto a un armadio che aveva vissuto in una sacrestia. Tolle avanzate e grandi pennelli, qualche mano di vernice, così questi vecchi oggetti hanno ritrovato un po’ di allegria”.

68 QUATTROCENTO Classe 3^A – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: sacchetti di plastica, alluminio, ferri per lavorare lana, lana, tessuti, carta crespa, plastica e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha progettato una signora del Quattrocento.

60 SETTECENTO Classe 1^A – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: carta, lattine di alluminio, tappi di plastica, polistirolo, plastica, nastro adesivo colorato e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha creato un modello di un nobile del Settecento.

69 ANNI TRENTA Classe 3^B – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: tappi di plastica, sughero, tappiu di metallo, lattine di alluminio, sacchetti di plastica, crackers, nastri, carta crespa e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha vestito la sua modella da capo a piedi Anni Trenta.

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61 SEICENTO Classe 1^B – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: cartone, spugnetta di alluminio, bottiglie di plastica, carta di giornali, cartoni di prodotti alimentari, tappi di plastica, nastrini e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha creato un modello di una dama del Seicento.

70 GRECIA Classe 3^C – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: plastica, sacchetti di plastica, polistirolo, sughero, tappi di plastica, fogli di giornale, forchette di plastica. Tema conduttore per tutta la scuola media è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha ricostruito un abito dell’antica Grecia.

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62 XI-XII SECOLO Classe 1^C – Scuola Secondaria S. Caterina da Siena, Milano Materiale utilizzato: piatti di plastica, ritagli di giornale, lattine, carta stagnola, carta colorata, guanti in lattice e tempera. Tema conduttore di questa scuola è stato ricreare la moda nei diversi secoli e stili, ogni classe focalizzandosi su un secolo in particolare. I ragazzi hanno abbinato i materiali di riciclo a seconda del colore del vestito scelto. Questa classe ha realizzato una signora dell’XI-XII secolo.

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53 OGGETTI VARI Classe1^B – Scuola Secondaria Quintino Di Vona, Milano Materiale utilizzato: sughero, tessuto, fogli colorati, polistirolo, tappi, bottiglie di plastica, pasta e altri materiali di riciclo. Svariati portapenne composti con differenti materiali, un pallottoliere e una cornice per la foto di classe. Sono oggetti che vengono usati nel quotidiano a scuola e che non possono mancare in classe.


71 LA FAMIGLIA GALOPPINA Interclasse Prime – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: calza, ovatta, lana, bottoni, cerniere, nastri, sassi, muschio, manici di scope, nastri e artone. Quattro classi si sono unite per creare la Famiglia Galoppina, dei bellissimi cavallini da cavalcare. I cavalli vengono riposti in una torre di un castello con tanto di ponte levatoio quando i bambini hanno finito di giocare.

81 BIRILLOPOLI Classe 4^A – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: plastica, lana, stoffa, conchiglie, cannucce, palla di stoffa, coriandoli e spugne. Il gioco dei birilli è il gioco preferito di questa classe. Così i ragazzi hanno deciso di costruire da soli con materiali di recupero i loro birilli, e di creare loro una città, Birillopoli. Si può giocare in classe durante la pausa.

72 IL TRENINO DEL CIRCO Classe 2^A – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: carta, cartone, legnetti, reti, catene, fiammiferi, acetato, corda, spago, tappi, bastoncini di gelati e ghiaccioli, carbone e palloncini. Sullo sfondo un paesaggio montagnoso, il trenino del circo è composto da una locomotiva con due vagoni e una roulotte. Da notare la legenda sui materiali usati per i vari elementi che compongono il circo.

82 GLI SCACCHI Classe 4^B – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: tappi di sughero, tappi da bottiglia, lana, stoffa, legnetti (per le pedine) e legno e giornale (per la scacchiera). Dei tappi di sughero intagliati diventano le pedine degli scacchi e la scacchiera è fatta con del legno e dei ritagli di giornale per segnalare i quadrati. Le pedine sono una diversa dall’altra, e rispecchiano le pedine reali degli scacchi, poiché i ragazzi sono degli appassionati di questo gioco e vogliono poter usare i loro scacchi per giocare.

73 IL GIOCO DEGLI ANELLI Classe 2^B –Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: bottiglie di plastica, tempere colorate, piatti di plastica o di carta, strisce decorate e numerate, sale grosso colorato, palline. Gioco creato con materiale di recupero da fare in compagnia. Gioco di abilità, ideale durante le feste. I ragazzi spiegano le regole del gioco su un cartellone che si appende. 74 LA CORDA PER SALTARE Classe 2^C – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: contenitori yogurt e corda. Una corda abbastanza lunga e due contenitori dello yogurt liquido; quanto basta per creare un gioco eterno da fare da soli o in compagnia. All’aria aperta o al chiuso, cantando “Mela, entro, pesto, entro, pesto, entro, allargo, giro e esco”. 75 L’ACQUARIO Classe 2^D –Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: cartone, plastica, sassolini, conchiglie. Ispirati dal loro percorso didattico sul ciclo dell’acqua, i ragazzi hanno creato un acquario con pesci di carta e bollicine dell’acqua appese a cordini. Da tenere in classe anche durante la chiusura delle scuole, dato che non serve dare da mangiare ai pesci e nemmeno cambiare acqua. 76 IL GIOCO DELL’OCA Classe 2^E – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: cartone, fogli colorati, tappi di sughero e carta crespa. Classico gioco di società, il gioco dell’oca si presenta con diversissimi percorsi e disegni. Questo in particolare fatto dai ragazzi, si caratterizza per la sua semplicità dell’era moderna e dalla completezza degli elementi. Da notare le pedine, il portapedine e la ruota centrale. Tabellone e regole sono state re-inventati dai ragazzi stessi. 77 IL ROBOT ANDREA Classe 3^A –Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: lattine, materiale per imballaggio, polistirolo, nastro adesivo, bottoni, spugne, puntine. Robot tecnologico - si illumina per davvero! - , questo giocattolo è stato ispirato da un robot di dimensioni più ridotte visto dai ragazzi durante una visita al museo. È stato dato il nome Andrea per rendere omaggio al fratellino in arrivo di uno dei ragazzi. 78 LA VALIGIA CANTASTORIE Classe 3^B – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: scatola di cartone, filo, corda, stoffa, fiori di panno presi da un borsellino rotto, carta da parati, carta crespa e cartone. Per realizzare l’oggetto i ragazzi si sono ispirati al Teatro del Kamishibai e allo spettacolo “Storie in valigia“ visto a scuola quando stavano frequentando la classe prima. Una valigia magica che si trasforma nel palcoscenico di storie infinite. 79 CULLALLÀ Classe 3^C – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: cartone, pongo, rotoli di cartone, stoffa, pittura, vassoio di pasticcini e telo. La culla che tutte le bambine vorrebbero per le loro bambole. Questo giocattolo costruito con materiale recuperato, si ispira alla Natura. Da notare le apine poste sopra la culla. 80 IL CASTELLO DEI BALOCCHI Classe 3^D – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: cartone, carta, bastoncini, paglia e corda. La costruzione di un castello, i pennacchi, le tegole disegnate. Il castello dei balocchi si è visto nascere dalla fantasia dei ragazzi che lo hanno progettato e poi costruito secondo i disegni originali che loro stessi hanno fatto.

83 L’ALIANTE Classe 4^C – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: polistirolo, cartone, fil di ferro, colla a caldo, stecchini, elastico, stoffa, tempere e bastoncini. Ispirati dai loro stessi passatempi preferiti, i ragazzi hanno costruito questo aeroplanino di legno e dipinto minuziosamente. Da notare la fionda per lanciare l’aliante più lontano possibile anch’essa decorata. 84 DOMINO PUZZLE Classe 4^D – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: polistirolo recuperato dagli imballaggi, colla a caldo, plastica trasparente, tempera, scotch, carta e cartoncino. Giocattolo due-in-uno: da una parte il gioco del domino, con tutte le pedine, da giocare in due. Dall’altra facciata un puzzle da fare da soli o in compagnia. 85 IM…BAMBOLATE Classe 5^A – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: stoffa, imbottitura, lana, bottiglie, vestiti e indumenti usati. Bambole di diverse fattezze per i più grandi e i più piccini. Da portare sempre con sé per un morbido abbraccio. 86 TEATRINO DEI BURATTINI Classe 5^B – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: bottigliette di plastica, stoffa, cartoncini, carta crespa e bottoni. Teatrino creato da tutti i ragazzi della classe. Formati tre gruppi, i ragazzi hanno inventato tre storie da mettere in scena. Per ogni storia è stato realizzato uno sfondo. 87 GIOSTRIAMO Classe 5^C – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: copertone di auto (riciclato), cartone, ombrello, legno, scatole, palline da ping pong, polistirolo, tappi, noce, matite, gommapiuma, cucchiaini del gelato della mensa, bottoni, rotoli di carta assorbente, spago e spoletta d’acciaio. La giostra presenta l’evoluzione dei mezzi di trasporto: il cavallino con il calesse, il camion, la moto e l’elicottero. Sono stati fatti degli schizzi previa costruzione dell’oggetto. 88 MEMORY Classe 5^D – Scuola Primaria Bacone, Milano Materiale utilizzato: cartoncini, pennarelli, scatola e matite. Giocattolo da far da soli o in compagnia. Sviluppa la memoria. Ogni studente ha disegnato e colorato una coppia di tessere. 89 CASSETTE MADRE NATURA Classe 1^A – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: cassette in legno della frutta e tempera. Una semplice cassetta della frutta diventa un elegante porta vasi, di color lavanda e con decorazioni bianche. Da abbinare con fiori altrettanto gentili come le viole del pensiero, la lavanda e le margherite. 90 UN PRATO DI FIORI PER LE API Classe 1^B – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: cassette della frutta di legno, carta crespa, cestino di vimini, rotoli di cartone e colla. Ogni ragazzo si è cimentato a costruire un fiore per “attirare” le api nel giardino di carta. Giardino decorativo da tenere in classe. 91 PINK MONEY Classe 1^C – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: carta crespa, bottiglia dell’acqua, tappi di plastica, fogli e pennarelli. Simpatico salvadanaio che può contenere moltissime monete. Una volta pieno non serve romperlo, basta svitare il naso.


94 GIROTONDO DI SPAVENTAPASSERI Classe 2^A – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: paglia, fieno, cotone, tessuto, lana, concia di pelliccia e rametti. Non uno ma venti spaventapasseri per proteggere le sementi. I ragazzi vogliono essere sicuri che il duro lavoro fatto per coltivare la terra non venga rovinato da imprevisti. “Gli spaventapasseri sono amici” dichiarano i ragazzi. 95 LO SPAVENTAPASSERI ALFABETO Classe 2^B – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: fieno, paglia, tessuto, concia di pelliccia, cartone e pennarelli. Idea nata dopo una rappresentazione teatrale, lo spaventapasseri Alfabeto accompagna i bambini fin dalla prima, per presentare le lettere e le prime parole di lettura. Adesso Alfabeto sarà posto nell’orto della scuola. 96

LO SPAVENTAPASSERI CIOP Classe 2^C – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: due pezzi di ramo d’albero, fieno, tessuto, corda, bottoni, cotone e lana. Unire l’utile al dilettevole. I ragazzi di questa classe hanno un vero orto sia in giardino sia in classe e serviva loro uno spaventapasseri per proteggere i semi dall’essere mangiati. Ciop cura le sementi in classe. 97 LIBRERIA COLORATA Interclasse Terze – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: cassette della frutta di legno e tempera. Una colorata libreria da utilizzare in più classi. L’idea è nata dall’amore per la lettura di questi ragazzi che così spiegano il loro lavoro: [la libreria è] “per mettere i nostri libri preferiti perché per noi i libri sono pensieri colorati e leggere è un volo fantastico”. 98

MAPPA EUROPA Classe 4^A – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: tessuto, carta crespa, cotone, alluminio, fogli di giornali, polistirolo, legno e colla. Mappa politica dell’Europa, completa di nomi dei paesi e dei mari, ogni paese è stato colorato con un materiale diverso. Effetto coloratissimo, questa cartina dettagliata può essere appesa in classe e servire come supporto didattico. 99

IL GIOCO DEGLI AMBIENTI Classe 4^B – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: cartone, tappi, bastoncini, contenitori di plastica, bottiglie, stoffe, giornali, sabbia, bottoni, tessuti, bicchieri di plastica, carta assorbente e polistirolo. Rivisitazione personalissima del Gioco dell’Oca, il gioco degli Ambienti è diviso in aree: mare, montagna, collina, pianura e città. Ad ogni area corrisponde determinate azioni (andare avanti di tre caselle, salta un turno, ecc.). Gioco di società. 100 CALCIOBALILLA Classe 4^C – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: cartone, rotoli di cartone spesso, manici di scope di legno e plastica, retina, mollette del bucato, fogli colorati e fototessere. Calcetto a dimensioni reali, i giocatori hanno le facce sorridenti dei ragazzi che l’hanno costruito. Il calcetto è dotato anche di segnapunti. 101 I BOCCIODROMI Classe 4^D – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: cartone, bottiglie di plastica, scotch e colla. Gioco da fare in compagnia, queste due versioni di bocciodromo consistono nel tirare la biglia lungo il percorso e ottenere più o meno punti a seconda del contenitore in uscita in cui finisce.

103 IL LABIRINTO MOBILE Classe 5^B – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: tappi di plastica, tappi di sughero, coperchio di una scatola di cartone e scopino per pulire. Il labirinto mobile si tratta di un gioco da fare da soli o in compagnia. Ha un punto di partenza e un punto di arrivo che una biglia deve compiere per terminare il gioco superando degli ostacoli presenti sul percorso. 104 L’ORTO IN VERTICALE Classe 5^C – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: pannelli di compensato con cerniere, catenelle, bottiglie di plastica, vaschette di plastica, viti, terra, semi e piante aromatiche. Un orto verticale si può installare anche dove manca spazio e terreno da coltivare. Bottiglie e vaschette di plastica sostituiscono i vasi tradizionali. Nelle vaschette sementi di piante aromatiche e da cucina, come prezzemolo, basilico, piselli ecc. 105 IL CARTACQUARIO DI GUIZZINO Interclasse Prime – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato: scatolone, bottiglie di plastica, tappi di plastica e di sughero, scatole e rotoli di cartone, nastrini, bottoni, carta crespa, cartoncino, filo di nylon, tempera e colla. Il primo giorno di scuola i ragazzi hanno ascoltato una storia del pesciolino Guizzino, da cui hanno creato l’acquario di cartone; “insieme si diventa più forti” dicono i ragazzi. 106 BIBIBOWLING E CARTOGGETTI Interclasse Seconde – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato per i cartoggetti: cartone tetrapak, vecchi fumetti, cartoncino, lattine e carta assorbente. Portacravatte, portacalze della settimana (sono sette) e portapenne in tono per avere tutto in ordine, dalla scrivania all’armadio. Materiale utilizzato per i bibibowling: rotoli di cartone, carta crespa e tappi di plastica. Gioco del bowling rivisitato dai ragazzi. 107 BICCHIERI LUCICLABILI Classe 3^A – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato: legno, bicchieri di plastica e punti metallici. Abatjour creata unendo materiale naturale, il legno, e materiale di plastica, i bicchieri riciclati della mensa. Un ingegnoso connubio di vecchio e moderno. 108 LAMPABICCHIEDARIO Classe 3^B – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato: bicchieri di plastica e punti metallici. Formato da soli bicchieri di plastica, questo lampadario è creato con un sistema semplicissimo di fissaggio con punti metallici. Utilizzabile con una lampadina a basso consumo (per non far fondere i bicchieri con il calore). 109 SUPER.SCADAMFIL4 Classe 4^A – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato: ritagli di stoffa, tappi di sughero, blister di farmaci, stuzzicadenti, tappi di plastica e ritagli di tulle. Costruzione di tre giochi in un’unica scatola di cartone: scacchiera per scacchi e dama e sul fondo il filetto. Salvaspazio. 110 GIOCALBERO Classe 4^B – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato: Cartone rigido, tubo di cartone, giornali e avanzi di cartoncino, colla vinilica, nastro adesivo, tempere e tappi di plastica. Segue le regole del classico Gioco dell’Oca. Il vero traguardo del Giocalbero è l’albero in centro e il suo significato: “Hai capito che se recuperi la carta non si dovranno abbattere nuovi alberi “. 111 PANNELLO SONORO Interclasse Quinte – Scuola Primaria Giovanni XXIII, Cassina Valsassina Materiale utilizzato: rotoli di cartoncino, riso, bottoni, pastina, bottiglie di plastica, elastici, legnetti, fil di ferro, spago, tappi di metallo, cucchiai di plastica e contenitori di latta. Insieme di strumenti musicali realizzati con materiale riciclato. Nel pannello è possibile notare: i bastoni della pioggia, le chitarre, i sonagli e tamburelli, le maracas, le nacchere e i tamburattoli (tamburi di latta suonati con legnetti).

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93 TIRATAPPO Classe 1^E – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Materiale utilizzato: bottiglie di plastica, nastro adesivo, fogli per disegni e tappi di plastica. Gioco da fare in compagnia. Vince chi riesce a infilare più tappi nei contenitori, che sono di diverse misure, i grandi per i principianti e i piccoli per i più abili. Ogni contenitore è stato decorato con disegni.

102 LA TENDA ARCOBALENO Classe 5^A – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi, Milano Materiale utilizzato: legno, filo di nylon e tappi di plastica di diversi colori. Pensata per un utilizzo sia in Italia sia in Kenya, la tenda colorata ha lo scopo di attenuare i raggi di sole accecanti e può essere messa sull’uscio di una porta ma anche appesa a finestre.

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92 INVENTASTORIE Classe 1^D – Scuola Primaria Duca Degli Abruzzi Materiale utilizzato: scatole fatte con foglio di plastica trasparente, pennarelli e cordini. Osservare il materiale: “una scatola trasparente senza tetto, un segreto scoperto, metto dentro e tiro fuori“. Con gli occhi: “sono dei quadrati, ha gli spigoli, luccica un po’”. Con le orecchie: “se parlo dentro la mia voce cambia, è un cannocchiale quadrato e ci posso urlare dentro. Contenitori che possono trasmettere, emozionare e comunicare“. Dai racconti dei bambini.


Ogni anno alcune aziende e alcune imprese sociali scelgono di supportare il Xmas Project utilizzando il Librosolidale come loro regalo di Natale. Devolvono così le loro risorse a una causa sociale; deducono il costo come contributo a Onlus; comunicano in modo “responsabile” ai loro dipendenti, clienti e fornitori; regalano loro un prodotto (questo libro) che abbiamo l’ambizione di ritenere di buona fattura. Ringraziamo quindi queste aziende per la loro sensibilità e generosità. Quest’anno tutte le aziende che hanno collaborato con noi si sono cimentate sul tema del “Why not?”, “perché no?”. Un tema che in questo periodo di crisi economica e di incertezze sul futuro sfida i pessimismi, apre gli orizzonti, cerca di aprirci a nuove possibilità. Le aziende nostre amiche lo fanno da sempre e con coraggio. Ecco i loro vitalissimi “Why Not?”…

Xmas Project e le imprese



Speed Transport Service Italiana

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Architecture Interior & Design in Milan

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Perché non… abbandoniamo le paure guardando con gioia gli occhi di un bimbo, porgendo una mano ferma a chi ci viene incontro, sorridendo anche a chi non lo chiede? Perché non… cerchiamo di salire più in alto, di sfiorare le ali di una farfalla, di recuperare l’unità con l’altro? Perché non… sfidiamo con coraggio la banalità, cerchiamo di essere più di apparire, mettiamo al centro la capacità di amare che è la sola fonte di felicità e di fervore che dia senso alla vita? Non ho certezze – disse il vecchio – ma cerca le tue risposte al tempio di Apollo a Delfi, dove all’entrata c’è scritto: ”Gnòti sautòn, Conosci te stesso ! “ Claudio Covini

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Associazione nazionale italiana industrie grafiche, cartotecniche e trasformatrici

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...Non è tanto quanto si dà, ma è l’amore che mettiamo nel dare che conta... Madre Teresa di Calcutta

Grazie a tutti per aver donato un po’ di amore a questo progetto.

Daniela Aghina  Ornella Aghina  Rita Alfieri  Andrea Ansaldi  Fabio Ansaldi  Gian Paolo Arosio  Nadia Becchiati  Andrea Bechini  Mauro Bergamaschi  Danilo Bernocchi  Giampiero Bighiani  Dennis Bonetto  Viviana Boscolo  Claudio Bulgarelli  Angela Bucci  Emanuele Carne  Giovanni Carrera  Marilena Catalani  Marco Cattaneo  Fabio Cellini  Giorgio Centola  Simona Cocola  Paolo Colombo  Davide Corbella  Andrea Corradini  Giuseppe Curcio  Antonella Damaschino  Simonetta De Col  Diego De Martini  Elena De Vito  Vincenzo Di Nunzio  Sandro Faedo  Consolato Falcone  Roberto Fattori  Ev-Daniela Felis  Patrizia Feltrin  Gianfranco Forti  Alessandra Fracassi  Moreno Galeotti  Marco Garulli  Davide Gastaldello  Lidia Gatti  Giuseppe Genovese  Luca Ghiglione  Floretta Grappoli  Flavio Graziano  Francesca Guaglione  Silvia Guarnieri  Angelo Isacchi  Emanuela Lago  Monica Maduli  Giorgio Magni  Bruno Malavasi  Mirco Mancini  Giorgio Mancini  Gabriele Manno  Cristina Marcuccio  Davide Marino  Antonio Mariotti  Glauco Marzaroli  Roberta Mattera Russo  Luciano Michelotto  Sara Mondati  Marcello Nachira  Maurizio Negrini  Stefano Ocera  Marco Orlandi  Antonio Pappalardo  Angela Pedrini  Roberta Pedrotti  Cinzia Pelati  Giovanni Petriglieri  Astrid Ploppa  Claudia Porreca  Manuel Porrini  Silvia Raimondi  Tania Renier  Angela Salerno  Manuela Salinardi  Florinda Salomone  Gianfranco Salvi  Antonella Sannelli  Luca Sansovini  Natalino Santin  Piero Semeraro  Roberto Siccardi  Sonia Spataro  Emilio Soravia  Elena Tacchinardi  Claudio Taffarello  Claudio Trigari  Roberto Visigalli  Antonella Zanotti  Roberto Cesarotti  Francesco Dragoni  Roberto Paglino  Nadia Ziviani 

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Siamo mamme e neo-imprenditrici.

Ci dicevano di non imbarcarci in questa avventura finchè avevamo i bimbi piccoli. Ma abbiamo deciso di provarci, convinte che con buone capacità organizzative, un pò di flessibilità e tanta buona volontà si può fare...

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Perché non provarci?

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Xmas Project 2013 e

greta gallio ♥ federica poletti ♥ piero macchi ♥ luisa baldini ♥ elena palli ♥ chiara sofia e andrea tomasoni ♥ barbara alberti stefano e pietro ♥ raffaella capellaro ♥ amparo restrepo ♥ valentina vanoni ♥ annamaria bichisao ♥ alberto ciancio ♥ jessica manfreda ♥ monica botto ♥ stefano errico ♥ matteo errico ♥ max garbo ♥ massimiliano tinelli ♥ elena marina e vittorio salvini ♥ luca buratti ♥ marco mangini ♥ marco di gregorio e donatella ♥ federico barral ♥ massimo santambrogio ♥ elena pini ♥ luca musumeci ♥ stefania spennacchio ♥ stefano ronzoni ♥ giovanna giuliana ♥ federica rovelli ♥ paola budini ♥ paolo brosio ♥ patrizia manzone ♥ stefano stirpe ♥ stefania e fabrizio barale ♥ sandra abbona ♥ isabella valletti ♥ maura semprevivo ♥ luca agnelli ♥ samuela bozzoni ♥ silvana terrini ♥ elisabetta broglio ♥ ricard solé ♥ andrea saetti ♥ martina casadei ♥ alessandro gallio ♥ maurizio d’adda ♥ alessandro gullo ♥ nicole e flavia galimberti ♥ giacomo moletto ♥ nicola moletto ♥ danilo daniela 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martini ♥ zia andreina e zio alberto gallio ♥ gianluca gallio ♥ claudia giambelli ♥ mariapia gallio ♥ emma sara e giorgio gallio ♥ luca portochese ♥ fabiana gatti ♥ marina giordana e nando bertolesi ♥ paolo mondini ♥ nicola appicciutoli ♥ matteo dondè ♥ federica bianchi ♥ elena plati ♥ anna di silvestro ♥ jole garuti ♥ matteo dones ♥ roberto dones ♥ lorena carro ♥ matteo ciliberti ♥ luca ciliberti ♥ marco ciliberti ♥ caterina cavallo ♥ elettra plati ♥ luciana salvadori ♥ alberto colciaghi ♥ marzia bonizzoni ♥ anita egle e ilaria colciaghi ♥ tommaso e giorgia larosa ♥ francesca venato ♥ prisca baldo ♥ roberto ambrosi ♥ andrea virgilio claudia e vittorio ramella ♥ chiara e gaia pagani ♥ paolo pagani ♥ patrizia trevisin ♥ maria frosi ♥ carlo cassani ♥ giuseppina rinaldi ♥ valeria cassani ♥ roberta carpani ♥ giuseppe toniolo ♥ gilda bambino ♥ alessandro moro ♥ lorenzo talamo ♥ maurizio talamo ♥ marzia gastaldi ♥ margherita verri ♥ miky decio ♥ giovanni e stefano colombo ♥ ale colombo ♥ mariarosa e nino casanova ♥ michela casanova ♥ francesca colciaghi ♥ renato plati ♥ giovanbattista plati ♥ raffaella panigada ♥ giuseppe stroppa ♥ enrica strada ♥ antonella la rovere ♥ gloria de ponte ♥ pietro marini ♥ elisabetta loi ♥ luca lunardi ♥ veronica setola ♥ vincenzo beninato ♥ andrea e pietro ferrari ♥ michela casanova ♥ damiano bogo ♥ enza de bellis ♥ gisella novello ♥ vittorio pisicchio ♥ daniela galbiati ♥ gabriella pinolo ♥ amalia conti ♥ damiano fabiola tatiana antonio ellero ♥ paola toniolo ♥ raffaella contardi ♥ elisabetta peruffo ♥ laura aiello ♥ alberto ipsilanti ♥ dario piletti ♥ lara bellardita ♥ valentina piletti ♥ silvana ghioni ♥ lucia camilla e irene fiorini ♥ marina gianesini ♥ dario basile ♥ sabrina lombardi ♥ paola fabio giulia camilla e paolo maragno ♥ matilde e piergiorgio petruzzellis ♥ francesca cantarutti ♥ luisa basso ♥ katia malgioglio ♥ stefano marchi ♥ andrea gaeta ♥ gian giorgio carta ♥ vincenzo dragonetti ♥ manuela notti ♥ claudia muro ♥ martina todesco ♥ barbara da luca ♥ antonietta e franco ♥ cristina poletti ♥ giorgio boratto ♥ alberto mauri ♥ paolo elena e ariele cattaneo ♥ giampaolo mirri ♥ simone fontana ♥ alessandro de melas ♥ sonia de luca ♥ dario pigaiani ♥ angela bagnati ♥ maurizio barella ♥ piercarla battarini ♥ raffaella stracquadanio ♥ lorella bazzini ♥ lapo de carlo ♥ patrizia sevieri ♥ erica brovelli ♥ cyndra velasquez ♥ rino cimmino ♥ dorly albertoni ♥ lalla alfani ♥ delly asnaghi ♥ enrica carrera ♥ mariangela casarotti ♥ amelia cotogno ♥ maria rosaria gattone ♥ liliana pezzana ♥ carlo carlini ♥ steve lowe ♥ elena cazzaniga ♥ mauro ferrero ♥ giorgia lodigiani ♥ rosella capitani ♥ cristina pedretti ♥ barbara dambrogio ♥ elisa migliavacca ♥ anna mazzone ♥ valentina corio ♥ samuele e chiara marconi ♥ giorgio redaelli ♥ paola amigoni ♥ mario spreafico ♥ antonella colombo ♥ maria e loris panzeri ♥ alessandra e beatrice monterosso ♥ bruno muner ♥ il beppe e l’adele ♥ lonati beniamino ♥ elena giuseppina perletti ♥ 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gentilini ♥ giuseppe goisis ♥ nicola cazzalini ♥ fiorella corona ♥ alberto benigni ♥ fedele salvo ♥ giusi conti ♥ angelo minali ♥ manuela rinaldi ♥ guia berni ♥ roberta carpani ♥ andrea bristot ♥ margherita tommaso pamela e davide agrati ♥ marco irene e marina mazzola ♥ giovanna depascalis ♥ veronica pitea matteo e giorgio gaddi ♥ andrea e greta negrinelli ♥ sara bossi ♥ ilaria bartolozzi ♥ massimo frida e margherita rebotti ♥ agostina invernizzi ♥ giuseppe stefano e rachele fiore ♥ lilly alice ruby rhiannon ♥ alexandra rauter ♥ andrea marchetti ♥ alessandro marchetti ♥ maria borrelli ♥ davide volpi ♥ giacomo lotti ♥ sinae kang ♥ cecilia veronica chiara e stefano digiuni ♥ rosy volpi ♥ lavinia camilla francesco mascia michele panichi ♥ nadia paloma ♥ ginevra volpi ♥ eva de luca ♥ pilar del aguila ♥ rosanna travaglino ♥ upe e andrius gedgaudas ♥ federica capuzzo ♥ alessandro frezza ♥ daniele bizzozero ♥ donato ferro ♥ fabio brancaglion ♥ fabrizio cucchi ♥ fabrizio pedrizzi ♥ franco angelini ♥ giorgio guccini ♥ mary pantano ♥ annamaria e mauro fumagalli ♥ ivan e luca olivieri ♥ elena pozzi ♥ luca musso ♥ gianalberto zanoletti ♥ roberta lamperti ♥ andrea lamacchia ♥ clara conti ♥ fabrizio carbone ♥ federica savorani ♥ letizia anna maria santagata ♥ chiara palmieri ♥ roberta martini ♥ lorenzo d’aprile ♥ francesca casella ♥ sara fumagalli ♥ roberto donati ♥ daniela rocco ♥ diego rossi ♥ valentina kovacic ♥ dario inglese ♥ chiara forgillo ♥ mauro favagrossa ♥ gherardo e luigi poli ♥ giovanna zanimacchia ♥ ivan laura martina provini ♥ francesca vicoli ♥ gabriella fulvi ♥ anna claudio e noemi negri ♥ matteo e giulia strigiotti ♥ simona dinetta ♥ luca strigiotti ♥ carmen patrizia grosso ♥ paolo artini ♥ sara baschetti ♥ francesca paltenghi ♥ sara falconi ♥ alastair farrugia ♥ dionysius mintoff ♥ stefania colli ♥ valentina raguso ♥ massimo tuffi ♥ federica biasin ♥ ginestra ferraro ♥ luca del bo ♥ edgardo sivieri ♥ mariachiara merlano ♥ marco esposito ♥ ennio santini ♥ umberto ambrosetti ♥ alberto scotti ♥ teresa masi ♥ emanuela domenichetti ♥ viviana gaglione ♥ valentina salviato ♥ chiara veronesi ♥ alberto dolci ♥ tashi namgyal ♥ liana stiavelli ♥ filippo del bo ♥ marco marcato ♥ loredana vergani ♥ donata berger ♥ edoardo e alessandro ciotta ♥ tommaso e matilde borghetto ♥ sabina antonini ♥ annalisa rossi ♥ bartolomeo carbone ♥ simone brogi ♥ anna carbone ♥ diego giorgio e federico rallo e gli altri isolani ♥ guido giannelli ♥ stella perico ♥ silvia rucco ♥ barbara ballardin ♥ paola falasca ♥ michael rainer ♥ paolo e ida pogutz ♥ laura e pierceleste abbondanza ♥ marco e monica enriotti ♥ mila monti ♥ fabio iannuzzi ♥ chicco edoardo alessia e roberto randazzo ♥ max e cristina maresca ♥ momo e antonio clerici ♥ marco e diana finzi ♥ fedrico secondo ♥ massimo senatore ♥ cristiana lattuada ♥ fabio fiandanese ♥ mariangela del vecchio ♥ paola anzini ♥ laura ghio ♥ fabio belloni e silvia domante ♥ vittorio milano ♥ francesca capurro ♥ andrea ferrari ♥ luca cervieri ♥ luca battiloro ♥ giuseppe rovito ♥ francesco martino ♥ jennifer minasi ♥ laura gobbini ♥ francesca sudati ♥ stefano ronzoni ♥ massimiliano chizzali ♥ silvana terrini ♥ sara ioannes ♥ roberto guglierminotti ♥ rosalba dinapoli ♥ angela sansone ♥ stefania bonafè ♥ paola guzzetti ♥ ilaria zappelli ♥ sergio dell’anna ♥ sergio virdis ♥ francesca lamanna ♥ anna manuela e tommaso albinati ♥ luca daniela e alice chiapparino ♥ carmine e tiziana perna ♥ pietro spigai ♥ claudia e enrico guglielmucci ♥ maria grazia manca ♥ aldo vivo e maria sena ♥ gaetano vivo ♥ giovanni cassani ♥ suor marjorie jean pierre e le sorelle lasalliane di port-de-paix ♥ fabrizio lanzi ♥ serena fontana ♥ alice fornara ♥ andres serrano ♥ chiara pice ♥ claudia taddei ♥ cristina selva ♥ davide cazzaniga ♥ elena lamera ♥ irene corso ♥ laura fino ♥ pina caccamo ♥ barbara sidoti ♥ giampiero manzo ♥ raffaella stracquadanio ♥ ruggero adamovit ♥ paola rossignani ♥ sanvito assicurazioni srl ♥ andrea rotondo ♥ ruperto y carlito garrido ♥ andrea roscini ♥ chiara frigerio♥ 23bassi ♥ a.e.m. srl genova ♥ alberto delfino ♥ osservatorio permanente giovani editori ♥ pierfrancesco salvetti♥ luigi d’amico♥ sei storia ♥ francesco e filippo pellegrini♥ silvana zorec♥ dea srl development engineering automation♥ bottega effecorta♥ assografici♥ claudio covini♥ titì fiorini ♥ degremont italy spa ♥ giuseppa fogarino ♥ l’orablù ♥ walter palagonia ♥ giancarlo pasquali ♥ sunny milano ♥ antonio cirenza ♥ marco calaprice ♥ veronica bottanelli ♥ simona roncelli ♥ silvia, sergio e gabriele battagliarin ♥ pepe research ♥ elena salvi ♥ paola merulla ♥ roberto musmeci ♥ filippo musmeci ♥ delicatissimo fine food ♥ ♥ giorgio farina ♥ michele secco d’aragona ♥ maurizio secco d’aragona ♥ teresa fioretti ♥ volpi case ♥ gabriele volpi ♥ massimo volpi ♥ francesca gilioli ♥ francesca carrassi ♥ fausta prestini ♥ claudio volpi ♥ jacopo emma agnese alberta e tato la viola ♥ beecreative ♥ paola giovenzana ♥ nicolò giovenzana ♥ 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♥ rita alfano ♥ antonio colucci ♥ lucia zava ♥ cristina sanvito ♥ claudia pavesi ♥ claudia scurati ♥ franca lombardo ♥ sonia linardi ♥ franca fallica ♥ stefania ferretti ♥ antonietta curìa ♥ francesca pirrello ♥ cristina rusconi ♥ lucia gobbato ♥ donatella ardemagni ♥ elizabeth moraja ♥ silvia orazi ♥ gaetano berni ♥ francesco giusti ♥ filippo romano ♥ fabio campana ♥ luca astorri ♥ maria luisa daglia ♥ francesco segre reinach ♥ amanda marquez ♥ davide pedemonte ♥ francesco faccin ♥ maria falcone ♥ ivana piloni ♥ rosanna arnese ♥ fiorella morganti ♥ perella manuela ♥ vincenzo palumbo ♥ ettore d’adda ♥ lucia binetti ♥ giovanna pisano ♥ giovanna todaro ♥ m.teresa von arx ♥ salvatore di maggio ♥ antonella trotta ♥ bianca martinelli ♥ valeria morano ♥ chiara nulli ♥ stefania pietrobon ♥ marco sicca ♥ renato casagrandi ♥ francesca gravina ♥ rita riva ♥ laura bassani ♥ giovanna de pascalis ♥ anna rossi ♥ claudia pavesi ♥ mariadele arrigoni ♥ ivan cabiddu ♥ amiel giusti pastore ♥ antares lauria beakovic ♥ stefano scarpiello ♥ dominic otieno


I progetti sono sogni con delle scadenze. I dodici progetti sostenuti negli scorsi anni hanno toccato luoghi, realtà sociali e interventi molto diversi tra loro. Abbiamo affiancato volontari negli ospedali in Romania, contribuito a costruire scuole in Niger e case alloggio in Colombia, formato gruppi di donne Dalit in Nepal, favorito la frequenza della scuola materna a figli di madri sole a Milano, sostenuto lo scavo di serbatoi per l’acqua in Etiopia e la costituzione di una biblioteca medica multimediale in Costa d’Avorio, supportato l’attività di promozione della mozione Ilo 169 in favore dei popoli incontattati, collaborato alla realizzazione di una radio a Malta che potesse tenere in contatto i migranti che dal sud del mediterraneo fanno rotta verso la speranza di una vita migliore, assicurato l’acquisto di una clinica mobile in Ladakh, sostenuto le suore lasalliane nell’accoglienza di un numero crescente di bambini orfani dopo il terremoto ad Haiti del gennaio 2010. Abbiamo, infine, lo scorso anno navigato il fiume Papaturro insieme alle Brigate ecologiche della Riserva di biosfera Los Guatuzos in Nicaragua e li abbiamo aiutati nell’acquisto di un’imbarcazione e nello smaltimenti dei rifiuti raccolti. Le grandi differenze tra i progetti sostenuti sembrano sfumare di fronte al punto in comune che tutti questi interventi ci hanno mostrato: l’entusiasmo, l’impegno, la dedizione che abbiamo trovato nelle persone che in questi anni, attraverso il Librosolidale, hanno percorso un piccolo tratto di strada insieme a noi. Grazie davvero a tutti!


2001-2013: una collana di solidarietĂ


38 .5 00

€3 9.24 0

35 .0 00 €

23 .25 5

€3 5.34 0

Dal 2001 abbiamo €2

€ 8.041 €4

0

€3

€ 8.100

€ 7.080

€ 54

.71

0

6

0

1.30

6.70

59

8.2

€1

€ 86

0

€ 0 28

2001 in Romania, in collaborazione con la Fondazione I Nostri Bambini. Il Xmas Project 2001 si proponeva di raccogliere i fondi necessari a realizzare il progetto di ristrutturazione sanitaria dei reparti di malattie infettive e di pediatria dell’Ospedale di Slatina.

2003 in Colombia, in collaborazione con la Fundación Niños de Los Andes. Per il Natale 2003, il Xmas Project ha deciso di sostenere un progetto di recupero e reinserimento di bambini e ragazzi di strada a Bogotà, in Colombia.

2005 in Italia, in collaborazione con l’Asilo Nido Giramondo e la Cooperativa sociale Città Nuova. Per il Natale 2005 il Xmas Project ha scelto di sostenere l’Asilo Nido Giramondo nella realizzazione del “Progetto 100 euro“ per permettere a 10 famiglie monoparentali in difficoltà di pagare solo una retta forfettaria di 100 euro mensili e garantire la permanenza del proprio bambino al nido per l’intera giornata.

L’ospedale di Slatina

Casa Hogar a Bogotá

Chiedo asilo a Milano

Acqua per Gongode

2002 in Niger, in collaborazione con l’Associazione Les Cultures. Nel 2002 abbiamo portato il nostro aiuto nella Repubblica del Niger, uno dei paesi più poveri del mondo. Il Xmas Project ha contribuito al progetto di costruzione di una scuola nel villaggio di Assada, a 155 km a nord di Agadez, nel cuore del massiccio montuoso dell’Air.

2004 in Nepal, in collaborazione con l‘Associazione G.R.T. Per il Natale 2004 il Xmas Project ha sostenuto l'Associazione G.R.T. nella realizzazione di un progetto di intervento socio-sanitario in Nepal, nella regione di Rupandehi, destinato ai bambini e alle donne Dalit.

2006 in Etiopia, in collaborazione con l’Associazione OMO Onlus. Per il Natale 2006 il Xmas Project ha sostenuto OMO nella realizzazione di dieci bacini artificiali per la raccolta di acqua piovana, della capacità di 60 m3 ciascuno, attrezzati con una pompa tidal ad azionamento manuale.

0

0

7.50

€2

€ 8.100 € 1.

100

0

7.50

€2

€ 8.100 € 79

0

00 .0 €

29

28

.0

€3

00

1.90

2

6.39 €3

0 .0

Spese progetto

2006

Dalit, gli intoccabili

29

Stampa Librosolidale

2005

Una scuola ad Assada

0

Fondi stanziati per il progetto

2004

Budget preventivo

2003

6.75

Fondi raccolti

2002

€3

2001

0

3.00

€2

€ 8.052 €8

50


0

6.00

€1

€ 8.330

€ 9.000

€ 93

€ 96

5

€ 70

5

0

2007 in Costa D’Avorio, in collaborazione con l'Associazione SGUAZZI Onlus. Per il Natale 2007 il Xmas Project ha sostenuto l'Associazione SGUAZZI Onlus nell’acquisto di una parabola per connettere al mondo la biblioteca scientifica dell’ospedale di Man.

Una biblioteca per l’Ospedale di Man 2008

2009 a Malta, in collaborazione con l’Associazione John XXIII Peace Lab. Per il Natale 2009 il Xmas Project ha finanziato una radio voluta dal padre francescano Dionysius Mintoff, all’interno dei centri di accoglienza per richiedenti asilo.

2011 ad Haiti, in collaborazione con la Comunità delle Suore Lasalliane di Port de Paix. Per il Natale 2011, il Xmas Project ha raccolto fondi per dare accoglienza al numero crescente di bambini orfani ospitati e a garantire loro una visita medica mensile.

Onde radio ad Hal Far

Haiti, tra le suore di frontiera che ridanno il sorriso ai bambini

2009

2010

2011

mia moja thalathini na nane | mia moja thalathini na tisa

€ 8.345

0

5.00

€2

2012

Ladakh, il pulmino di Leh

Le Brigate ecologiche di Los Guatuzos

2008... dappertutto, in collaborazione con Survival Italia. Per il Natale 2008 il Xmas Project ha scelto di festeggiare il 40° Anniversario del movimento per i popoli indigeni e di appoggiarlo nella realizzazione delle sue campagne di informazione ed educazione in difesa dei diritti dei popoli indigeni.

2010 in India, in collaborazione con l’Associazione Ascolta e Vivi Onlus. Per il Natale 2010 il Xmas Project ha acquistato e allestito una clinica mobile per la cura della sordità nei villaggi più remoti.

2012 in Nicaragua, in collaborazione con Terre des Hommes. Lo scorso Natale abbiamo sostenuto le Brigate ecologiche, nate in difesa della natura e dell'ambiente della riserva di biosfera Los Guatzuos, nel sud del Nicaragua. Abbiamo raccolto fondi per l’acquisto di una imbarcazione e relativo equipaggiamento e fondi per una campagna di gestione della raccolta rifiuti.

00 2.5

0

€ 7.560 € 1.

160

€ 92

0

.7 8 38 €

0

7.80

€1

€ 8.815

8

€2

0 .5 2 26

0

5.60

€1

€4

25

.3

7.70

35

€5

0.0

00

Ilo 169... ovunque!

0

2.50

€2

€ 11.388 € 2.

600

138|139 2|3

0

9.00

€2

2007

37 .8 00

25 .7 00 €

31 .3 34

€2

€3 8.28 0

9.9

€3 4.29 5

98

raccolto 380.965,00 e


Carissimi amici, La piccola comunità di Los Guatuzos, 43.000 ettari di riserva della biosfera incuneati tra il Nicaragua e il Costarica, grazie al Librosolidale 2012 sta mettendo un altro tassello nella sua quotidiana lotta per far coesistere il suo delicato territorio con le necessità della sua popolazione. Dopo gli asili, le scuole, La Casa del Sole del Porvenir e la nascita delle Brigate Ecologiche (il gruppo di giovani volontari impegnati nella pulizia del fiume e nei corsi di educazione ambientale nei villaggi), a Papaturro, il capoluogo dell’area, vedrà finalmente la luce un primo centro di smistamento dell’immondizia. Il centro permetterà di suddividere i rifiuti raccolti lungo le sponde del rio Papaturro: quelli riciclabili saranno affidati a una cooperativa di donne costituitasi per l’occasione e rivenduti creando così un’opportunità di reddito per le povere famiglie della zona; il resto sarà inviato al centro ecologico di San Carlos (a 2 ore di barca) per essere smaltito. Un modo davvero intelligente per conciliare i bisogni economici della popolazione locale con il rispetto dell’ambiente. Un’altra bella notizia. Vi ricordate la storia della famiglia Lopez Gutierrez? I due genitori e i 12 figli (tutti beneficiari del Sostegno a Distanza di Terre des Hommes) vivevano in una piccola abitazione di una sola stanza con annessa cucina all’aperto. Ora la comunità ha deciso che una parte dei soldi del Librosolidale sarà destinata alla costruzione di un nuovo locale adibito a stanza dei figli. Ancora un infinito grazie a tutti voi per aver condiviso per pezzetto così importante di… sentiero con noi. Vi seguiremo con affetto e attenzione! Buon Natale,

Paolo Ferrara

Responsabile Comunicazione e Raccolta Fondi Terre des Hommes Italia


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mia moja arubaini | mia moja arubaini na moja


Xmas Project 2014? In primavera la scelta. Segnalateci i vostri progetti.


Da qualche anno abbiamo inserito, in questa parte finale del Librosolidale, un piccolo grande cambiamento: non trovate infatti nessuna anticipazione sul progetto del prossimo Natale. Abbiamo deciso di rinviare la nostra scelta in primavera, perché desideriamo ampliare le nostre possibilità di intervento: vogliamo infatti dare modo a tutti voi di segnalarci iniziative che ritenete interessanti o di indirizzare verso di noi eventuali associazioni con le quali siete in contatto. Ecco i criteri che ci hanno sempre ispirato nelle nostre scelte e con i quali verranno valutate le future proposte.

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scegliamo progetti il più possibile delineati e dettagliati, con obiettivi chiari, anche se piccoli, un budget definito e un tempo di realizzazione certo.

Un progetto “rispettoso”: appoggiamo progetti richiesti e voluti da chi ne beneficerà, o da chi opera direttamente sul campo. Pur gradite e necessarie tutte le associazioni “tramite”, ci piace alla fine arrivare ad aiutare un partner locale, che esprima un proprio progetto e il bisogno di finanziarlo.

Un progetto “sostenibile”: diciamo intorno ai 30.000 euro. Questa è la nostra potenzialità, quindi meglio tenerne conto. Ci piace avere un budget preciso e dettagliato del progetto. A preventivo e poi a consuntivo.

Un progetto “diverso”: desideriamo che la nostra piccola collana di libri ci aiuti anche a scoprire la varietà del mondo. Ci piace immaginare dei Librisolidali che ci portino di anno in anno ad avvicinare luoghi e problematiche differenti.

Altre cose che ci piacciono: ci piacciono le piccole associazioni che hanno progetti

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mia moja arubaini na mbili | mia moja arubaini na tatu

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Un progetto “finito”:

seri e interessanti, ma un po’ meno strade aperte per finanziarli. Ci sembra più utile portare il nostro piccolo contributo là dove non ci sono grandi possibilità di finanziamento. Ci piacciono le associazioni ben organizzate, quelle disponibili e desiderose di contribuire attivamente alla diffusione del Xmas Project.

Segnalateci dunque i vostri progetti, segnalateci alle associazioni che li portano avanti. Ricordatevi che dovrà essere realizzato nel 2015, anno in cui noi potremo finanziarlo. Sarà il protagonista del Librosolidale 2014/15. All’interno della copertina di questo libro, trovate tutti i dati per contattarci. Appuntamento quindi in primavera per la scelta del progetto. Buon Natale a tutti voi!

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Xmas Project ringrazia: Francesco Giusti su tutti, per aver pensato a noi e averci proposto questo progetto: gran bella idea Frank! Sempre Francesco e Filippo Romano per le fotografie che trovate all’interno di questo libro. Quest’anno ne abbiamo approfittato usando i loro scatti anche come sfondo ai contributi editoriali e ai lavori delle scuole: non ce ne vogliate, non è colpa nostra se firmate capolavori! Tutto il team di Liveinslums e in particolare: Silvia Orazi, Lulù Daglia, Gaetano Berni e Fabio Campana. Tutto il team di VM6 per il supporto grafico ed editoriale. In particolare: Riccardo “Borderman” Brioschi (quest’anno ti sei superato!), Laura Aiello, Elisabetta Peruffo, Raffella Contardi e Dario Piletti per il supporto grafico e creativo; Patrizia Zapparoli per la correzione bozze; Alberto Ipsilanti e Viviana Spreafico per le illustrazioni. E ancora, i “magnifici sette” fotografi che hanno girato per le sedici scuole che hanno aderito al progetto per immortalare i lavori realizzati nelle classi: Marco e Alessandro Trovati, Giovanni Auletta, Alberta Carli, Amiel Giusti Pastore, Antares Lauria Beakovic e Stefano Scarpiello. Last but not least, Federica Capuzzo, tornata con vigore dalla Cina e autrice delle schede tecniche riportate alle pagine 110-115.... Senza tutti voi – davvero – questo libro non ce l’avrebbe fatta! Graziella Casati per la stesura del kit didattico, sempre più ricco e prezioso. Con lei, tutte le insegnanti che hanno deciso di aderire al Xmas Project 2013 portando il progetto nelle loro classi. Grazie a tutti i bimbi e a tutti i ragazzi che hanno “lavorato” con noi! Paola Scodeggio e Gianluca Sanvito per l’insostituibile “aiuto contabile”. Fabrizio Lanzi per il supporto e il coordinamento tipografico. Claudia Taddei per l’accoglienza e il prezioso lavoro di “custodia” dei nostri libri. Tutti gli amici e le associazioni dei vecchi progetti che hanno contribuito alla realizzazione di questa Collana di solidarietà. Un grazie particolare a: per il nostro sito www.xmasproject.org Tutti coloro che credono in questo progetto.

Realizzazione grafica: Jacopo Dalai & Matteo Fiorini Stampato a Seregno presso Ingraph srl, novembre 2013 È consentita la diffusione parziale o totale dell’opera e la sua diffusione in via telematica a uso personale dei lettori, purché non sia a scopo di lucro.



Puntare in alto è quello che dobbiamo fare, non solo per costruire il secondo piano di una scuola, ma perché un po’ alla volta, se ci aiutiamo a vicenda, tra popoli ma anche tra persone comuni, cambieremo il mondo. Elisa, classe 1°A Scuola Media Leonardo da Vinci, Milano



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