run Storie di corsa numero / 40 Aprile / 2016
obTORto collo Fin dalla sua prima edizione, il Tor des Géants ha rappresentato un caso a sè. Nato con l’appoggio incondizionato e un importante contributo economico della Regione Val d’Aosta (300 mila euro) che ne ha percepito il valore promozionale per il proprio territorio, oggi sembra morire proprio per quel rapporto incestuoso con la politica. In breve i fatti. A seguito di non meglio precisati dissidi tra VdA Trailers (la società organizzatrice) e Regione VdA, questi ultimi hanno deciso di organizzare una gara (chiamata 4K) sostanzialmente identica al Tor ma da effettuare la settimana precedente. Ne è seguita una battaglia legale che è ancora in corso al momento in cui scrivo queste poche righe, che sembra puntare a un accordo. Si farà una sola gara, si chiamerà Tor des Géants, si terrà la prima settimana di settembre, ci saranno 1200 partecipanti. La classica soluzione che dà un contentino a entrambe le parti ma che penalizza in modo pesante gli unici veri protagonisti che avrebbero dovuto essere tutelati: i corridori. 1.200 partecipanti. E la sicurezza di cui si erano riempiti la bocca? Come garantire nelle basi vita appoggio per un numero quasi doppio di concorrenti, quando negli scorsi anni si stava stretti? E l’impatto sul territorio? Data anticipata. Come faranno i 700 iscritti al Tor che avevano già organizzato ferie e prenotazioni (dopo aver pagato i 550 euro di iscrizione)? Problemi di certo superabili che non impensieriranno chi affronta una gara come questa.
« UN MODO PER L’UOMO DI ALZARSI VICINO AI PROPRI LIMITI. ADESSO C’È IL RISCHIO REALE CHE SOPRAVVIVA SOLAMENTE IL BUSINESS »
Ma un’ultima amara considerazione la voglio fare. Il Tor è stato una grande avventura. Un sogno cui desideravamo far parte. Un modo per l’uomo di alzarsi vicino ai propri limiti. Adesso c’è il rischio concreto e reale che sopravviva solamente il business. Quando la politica clientelare e attenta solo agli interessi economici di alcuni singoli scende in campo e non guarda in faccia nessuno, Franz Rossi Editore X.RUN allora noi tutti perdiamo.
La rivista è edita da almostthere srl REDAZIONE / via Francesco de Sanctis, 34 – Milano DIRETTORE RESPONSABILE / Franco Faggiani DIRETTORE EDITORIALE / Franz Rossi WEB / www.xrun.eu SCRIVETECI A / redazione@xrun.eu PER ABBONAMENTI / abbonamenti@xrun.eu PER PUBBLICITÀ / marketing@xrun.eu
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Indice
L’EDITORIALE 3. OBTORTO COLLO COVER 8. YUKON ARCTIC Intervista a Renzo Moltrasio che ci racconta come affrontare la gara più fredda nel silenzio bianco e assoluto del Canada. DI FRANCO FAGGIANI
STORIE 22. RIPARTIRE DALLA BASE Un insolito dialogo tra "colleghe" che si conoscono, per caso, in un rifugio. DI GIANNI GIUSTI
32. DA CHAMONIX A NEW YORK, MIGLIAIA DI PASSI E UN SOLO CUORE Due obiettivi diversi in due gare, le più belle del mondo nella loro categoria: UTMB e NYC Marathon. DI ANDREA BOGGERI
60. PROPULSIONE EMOZIONALE La gioia di raggiungere la vetta e di tagliare il traguardo. Sgambettando in discesa e ballando sulle rocce. DI MASSIMILIANO BERTINI
70. FIVE FOR FUN… CINQUE DONNE E UNA JOLE Ricominciare a cinquant’anni e imparare a ragionare alla rovescia… con l’arte della voga. Riscoprire una passione in 160 km, da Trieste a Venezia. DI ALESSANDRA DUGAN
89. MIRACOLO A STRAMILANO Racconto di un amore ritrovato dopo aver vissuto il sapore amaro della sconfitta . DI MICHELE D’AMORE
RUBRICHE 28. INFOGRAFICA L'Italia che corre.
58. ALBUM GLI EROI CHE FECERO LA STORIA Le figurine degli atleti che hanno scritto la storia del running.
97. VIAGGI PROFILI DI CORSA Trovare la giusta dimensione nei trail e confondersi con il profilo della montagna, in vetta alla Rocher de Roquebrune. DI STEFANO MEDICI
103. RECENSIONI 107. AUTORI 110. PHOTO CREDITS 111. PAGINE MOTIVAZIONALI
Yukon Arctic
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TESTO / Franco Faggiani FOTO / Archivio Yukon Arctic
Molto di più di una gara. Un'occasione per conoscersi meglio, per far pace con se stessi, per mettersi alla prova. Moltrasio ci fa conoscere gli italiani alla Yukon Arctic Ultra 2016.
T
« ERA IL MOMENTO DI SPERIMENTARE LA CORSA DAL CALDO AL FREDDO, DALLA SABBIA ROVENTE AL GHIACCIO PERENNE, DAI PIÙ 40 AI MENO 40 »
utta colpa, anzi, merito, di Roberto Ghidoni. O meglio ancora, del suo preparatore, il professor Gabriele Rosa, ideatore, nel 1981, del Marathon Center a Brescia, un centro di medicina sportiva. Fu lui, infatti, a regalare a Renzo Moltrasio il Dvd (“Tracce”) e il libro (“Il cammino del lupo”) che l’esploratore lombardo aveva scritto dopo le sue avventure tra le valli selvagge dell’Iditarod, nel cuore ghiacciato dell’Alaska. Renzo quel film lo ha visto decine di volte e il libro lo ha letto fin quasi a impararlo a memoria. «L’avevo conosciuto in una gara in Nepal, lui ben davanti e io a metà classifica. Solo che Era il 2007 e fino ad allora Moltrasio, ultra- almeno io mi godevo il paesaggio e lui via, runner di lungo corso, aveva attraversato a testa bassa, non vedeva niente di quel che deserti e sentieri di montagna. Le avventu- di straordinario gli stava intorno». Nel 2013 lui re di Ghidoni, che oggi conduce una piccola e Davide Ugolini vanno a fare la 100 miglia, azienda agricola tra le montagne bresciane, diciamo la gara corta, della Yukon e la vincolo indussero a pensare che probabilmente era no. Tornano e mi dicono: «guarda che questa il momento di sperimentare la corsa dal caldo è la gara per te». «Ragazzi, ma dove volete che al freddo, dalla sabbia rovente al ghiaccio pe- vada, ho già 65 anni e poi, in quell’ambienrenne, dai più 40 ai meno 40. te…» inutile dire che era riemerso Ghidoni a soffiare sulla brace sopita. Dentro di me sa«Nel 2011 feci amicizia con Stefano Gregoret- pevo che in realtà il fuoco si sarebbe riacceso, ti, una forza della natura, artefice di fantasti- che quella gara sarebbe stata la mia gara. che avventure», ci racconta Renzo Moltrasio, seduti all’autogrill Lazzaroni, appena fuori Moltrasio dunque è al via nella Yukon Arctic dall’uscita autostradale di Saronno, cittadi- Ultra (che offre tracciati su 100, 200, 300 e na dove il runner dei ghiacci abita e dove ha 430 miglia per runner, mountain biker i sciasvolto la sua attività di imprenditore. tori dell’estremo) nel 2014 e nel 2015. Un posto comodo per incontrarci, ma quanto Poi è tornato anche nel febbraio del 2016 ed di più lontano poteva esserci da una tenda è a questa annata che facciamo riferimento. piantata nel silenzio bianco e assoluto del- Ci va come capo spedizione non ufficiale, lo Yukon. alla guida di un gruppetto formato, oltre che
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Renzo Moltrasio. Nelle altre foto dell'articolo, sono ritratti altri partecipanti allo Yukon Arctic Ultra 2016
« NON ESISTE BUONO O CATTIVO TEMPO, MA SOLO BUONO O CATTIVO EQUIPAGGIAMENTO » ROBERT BADEN-POWELL
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#attrezzatura Conversazioni insolite
Ripartire dalla base
TESTO / Gianni Giusti ILLUSTRAZIONI / Simone Di Natale
Il venerdì sera, a partire da primavera inoltrata, al rifugio Carlo Mauri c’era sempre confusione, caldo, fumo e, diciamolo pure, vapori odorosi poco piacevoli. Ma non c’era verso, dopo pranzo, quasi ogni venerdì, il mio compagno, un medico milanese, mi costringeva ad affrontare allegramente la salita fino alla solida costruzione di pietra su un dosso in quota tra le montagne orobiche, con la Valtellina ai piedi e le cime svizzere di fronte. Io e il medico stavamo insieme non da tanto e proprio per questo cercavo di assecondarlo, anche se qualche volta sarei rimasta a casa volentieri, specie in certe giornate umide e fangose. Prima di me aveva avuto un’altra, una francese, ma poi, nel tempo, i loro legami si erano allentati. Anche se alla fine a mollare del tutto era stata lei. Io ero arrivata nella sua vita un po’ così, le solite conoscenze occasionali, a una fiera di settore. Amore a prima vista; così almeno lo avevo sentito confidare una volta ai suoi amici. Comunque, per tornare al Carlo Mauri, era andata come al solito. Lui, preso dall’euforia di vedere i suoi compagni del fine settimana con cui programmare le uscite dei due giorni successivi, mi aveva
Ecco uno che passa la vita all’aperto e che deve averne viste tante
lasciato in disparte e s’era egoisticamente buttato nel mucchio, tra chiacchiere a voce alta, pacche sulle spalle e birrette subito stappate. Niente di che, ci avevo già fatto il callo. Del resto, tra gente di quella risma, era un’abitudine comune. Trovarci sole, defilate, era sostanzialmente un obbligo, da mettere subito in conto. Nei rifugi, in ambienti sostanzialmente ancora maschilisti, funzionava così. Alla mia tavola mi ritrovai con altri sconosciuti nella stessa condizione. Ci avevano messo in una brutta posizione, al caldo sì, ma vicino alla porta, da dove ogni tanto arrivavano spifferi da far accapponare la pelle. Con l’espressione lievemente stanca e solitaria, c’era uno di fianco a me. A guardarlo meglio aveva l’aspetto vissuto, un po’ agée se vogliamo, ma proprio per questo interessante. Fisico robusto, pelle scura, diverse rughe in evidenza, una postura un po’ troppo rilassata. forse per l’età, sembrava quasi volersi appoggiare al mio fianco. Ecco uno che passa la vita all’aperto e che deve averne viste tante. Così avevo pensato.
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Insomma, a conti fatti preferivo attaccare bottone con il tizio interessante alla mia sinistra, quello dalla pelle abbronzata. «Vieni spesso qui?», dissi tanto per dire. Lui si piegò ancora un po’ verso di me, con un piccolo gemito. Annusai. Nonostante il posto in cui ci trovavamo aveva ancora un buon odore, di tabacco, direi, di catrame, di cuoio usato ma buono anche. «No, è la prima volta a dir la verità. Di solito frequento rifugi meno incasinati. Bivacchi d’alta quota per lo più, mi si addicono meglio la neve e il ghiaccio», spiegò con tono pacato. Di uno che infondeva sicurezza, solidità.
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Dal lato opposto della tavola, invece, c’erano due tipe dall’aria opposta. Decisamente fighette, direi. Pelle bianca, fisico sinuoso, con qualche segno del tempo malcelato sotto la scorza liscia, falsamente lucida. Delle cittadine, indiscutibilmente; frequentatrici di palestre almeno un paio di volte alla settimana. Cyclette, camminata sul tapis roulant o pilates, tutt’al più. Lì al Mauri mi sembravano decisamente fuori luogo. E in più avevano l’aria di snobbarci, avevo idea che preferissero stare a ciacolare tra loro, che se la tirassero un po’. Me le immaginavo, sui salitoni che portano al rifugio: «non potete rallentare un po’, è pieno di radici, fa freddo, ci sono le spine, magari piove, mioddio le pozzanghere…». Per queste qui le pozzanghere sono una vera tragedia. Un bagno fuori programma e gli ci vuole un bel po’ per riprendersi.
L'ITALIA CHE CORRE FONTE DATI brooksteam.it e www.runlovers.it
ITALIANI CHE CORRONO
DI QUESTI, PARTECIPANO A GARE NON COMPETITIVE
2,2 MILIONI
1,4 MILIONI 242 MILA
CORRITRICI
NON PARTECIPANO A GARE
82 MILA
PARTECIPANO A UNA 1/2 MARATONA
5 MILA
PARTECIPANO A UNA MARATONA
500
PARTECIPANO A GARE DI ULTRAMARATONA E/O ULTRATRAIL
SESSIONI A SETTIMANA
DISTANZA PERCORSA IN UN MESE
3-4 VOLTE
120-200 KM
OGNI 10 KM DI CORSA PERDI
FASCE DI ETÀ
233 MILA
PARTECIPANO A UNA 1/2 MARATONA
31 MILA
PARTECIPANO A UNA MARATONA
3,5 MILA
PARTECIPANO A GARE DI ULTRAMARATONA E/O ULTRATRAIL
41%
25-40 anni
36,5%
40-60 anni
18%
> 60 anni
CORRIDORI
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NON PARTECIPANO A GARE
< 25 anni
28 — 29
703 CALORIE 198 MILA
4,5%
« LA VITA È UN VIAGGIO DA FARE A PIEDI » BRUCE CHATWIN
30 â&#x20AC;&#x201D; 31
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#trail e #strada A confronto le regine delle lunghe distanze
Chamonix New York,
Da a migliaia di passi e un solo
cuore 32 — 33
TESTO / Andrea Boggeri FOTO / Autori vari
Due gare leggendarie affrontate con spirito molto diverso. L’UTMB è un traguardo ambizioso da raggiungere per noi che facciamo trail, e quindi dopo aver fatto delle gare qualificanti anch’io mi sono pre-iscritto e ho avuto la fortuna di essere sorteggiato. Inizio quindi l’anno con una preparazione mirata a questo obiettivo facendo gare, prima corte, poi sempre più lunghe. Anche gli allenamenti, di notte e di giorno, si allungano via via per arrivare alla fine di agosto in condizioni accettabili… Parallelamente insieme a “Correre per…”, un’associazione di cui faccio parte e che si prefigge di organizzare ogni anno un’attività per sostenere qualcuno più sfortunato di noi, decidiamo di offrire a Simone la possibilità di seguire da vicino la partecipazione alla Maratona
Le più belle gare del mondo nella loro categoria
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Dicembre 2015. Sto tirando un po’ le fila di quest’annata podistica e sono davvero molto soddisfatto. Tra le altre cose, ho partecipato a due gare che sono rispettivamente le più belle gare del mondo nella loro categoria: l’UltraTrail du Mont Blanc (per gli amici l’UTMB) e la New York City Marathon, la Maratona per antonomasia.
« ALLA FINE IMPARI CHE LA COMPETIZIONE È CONTRO QUELLA VOCINA DENTRO DI TE CHE TI DICE DI MOLLARE » GEORGE SHEEHAN
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come descrivere l'emozione di un traguardo? sportholidays: andiamo oltre le distanze #SPORTHOLIDAYS
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fare sport nuovi modi e nuovi mondi per fare sport ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ma almostthere di cosa si occupa nello specifico? Di consulenza, servizi, prodotti e della promozione dello sport praticato con cultura. Dove cultura significa conoscenza, consapevolezza, metodo, rispetto. Almostthere si rivolge ai praticanti, ai professionisti, alle aziende, alle istituzioni e a chiunque voglia credere che lo sport non sia solo performance, ma anche motivazione, metodo ed etica. Attraverso il contributo di diverse discipline, almostthere si pone il compito di aiutare lâ&#x20AC;&#x2122;atleta ad allargare la sua prospettiva e a capitalizzare quanto lo sport insegna.
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Eventi sportivi
Abbigliamento
Editoria
L’azienda informa
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Vibram Sole Factor è un progetto itinerante targato Vibram nato allo scopo di porre l’attenzione sulla suola, intesa come vera protagonista della scarpa ed in grado di cambiarne performance ed estetica in termini di design. L’iniziativa prende forma grazie al truck brandizzato Vibram che, seguendo una serie di appuntamenti in diverse città europee, offre ai consumatori la possibilità di customizzare le proprie scarpe, potendo scegliere il tipo di suola desiderata in base a performance e look, col risultato di una scarpa personalizzata, unica e originale. La customizzazione, che viene operata da calzolai specializzati direttamente a bordo del truck Vibram, è possibile su qualsiasi tipo di calzatura che risulti in buono stato: sneakers tra le più svariate, scarpe da trekking, stringate, sandali e perfino décolleté! È possibile individuare la scelta preferita tra suole dai volumi over ma extralight, suole camouflage, suole in EcoStep per un’alternativa sostenibile e suole dal grip eccellente, tutte di tonalità e fantasie diverse: l’alta qualità dei materiali è in perfetta combinazione con un design funzionale e all’avanguardia, frutto di progettazioni approfondite dei team di R&D. Vibram porta il progetto Sole Factor in tour per l’Europa. Da inizio 2016 ad oggi il truck ha fatto tappa in diverse città, tra le quali Monaco, in occasione della fiera ISPO, a Livigno, Bormio, a Milano durante la Design Week, a Treviso, a Le Puy en Velay in Francia e a Trento, nel contesto del Trento Film Festival. Il calendario delle tappe è in continuo aggiornamento, è possibile seguirne il percorso sul sito vibram.com. Per ogni tappa saranno disponibili suole Vibram perfette per l’occasione, in diverse mescole e design, per rendere davvero esclusiva ogni calzatura. Accanto al truck tour, Vibram ha deciso di coinvolgere una serie di selezionati calzolai che, presenti in Italia e in Europa, potranno proporre a tutti i consumatori l’intera gamma del catalogo Vibram Sole Factor, inclusa una vasta scelta di proposte fashion. Tra questi, sia negozi già avviati, sia nuove aperture le cui prime sono previste ad Atene, Londra e Parigi.
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REGALA UNâ&#x20AC;&#x2122;ESPERIENZA
« CORRERE È LO SPAZIO APERTO DOVE VANNO A GIOCARE I PENSIERI » MARK ROWLANDS
56 — 57 X.RUN / numero 40 / aprile 2016
#album Tutti i personaggi della nostra Hall of Fame
Gli eroi che fecero la Storia
James Cleveland Owens, detto Jesse, originario dell'Alabama (Oakville, 12 settembre 1913 – Tucson, 31 marzo 1980), è stato un atleta statunitense, noto per la sua partecipazione alle Olimpiadi del 1936, svoltesi a Berlino, dove vinse quattro medaglie d'oro e fu la stella dei Giochi: i 100 mt, il salto in lungo, i 200 mt e la staffetta 4×100 mt. Dopo Berlino passò al professionismo disputando anche gare ad handicap. Owens concedeva ai velocisti locali dieci o venti iarde di vantaggio, battendoli ugualmente sulla distanza delle 100 iarde. Il 28 marzo 1990 gli fu assegnata postuma la Medaglia d'oro del Congresso dal presidente statunitense George H. W. Bush.
58 — 59 X.RUN / numero 40 / aprile 2016
Usain St. Leo Bolt (Trelawny, 21 agosto 1986) è un atleta giamaicano, specializzato nella velocità. In virtù dei risultati ottenuti nelle più importanti competizioni sportive internazionali, mai raggiunti da nessun altro, è considerato il più grande velocista di tutti i tempi. È l'attuale campione olimpico dei 100 mt piani, dei 200 mt piani e della staffetta 4×100 mt, discipline di cui detiene anche i primati mondiali, stabiliti ai Mondiali di Berlino 2009 (100 mt e 200 mt) e ai Giochi olimpici di Londra 2012 (4×100 mt). È l'unico atleta nella storia ad avere vinto la medaglia d'oro nei 100 mt e nei 200 mt in due Olimpiadi consecutive (2008 e 2012).
#trail Alla TransGranCanaria a tempo di musica
Propulsione
emozionale Si dice che ogni uomo sia la sommatoria delle sue esperienze, e ciò che è sia il risultato delle forze che lo hanno plasmato. E se invece si fosse sempre gli stessi e questa sommatoria fosse solo un filtro attraverso cui interpretare l’esistenza? Pensavo a un’esperienza grigia, sulla quale ho cambiato punto di vista, che è diventata un tesoro esperienziale da condividere: può essere che in realtà tutto sia gioia e che l'amarezza, la tristezza, lo scoramento, siano solo un grande inganno? Sono le 03.15, la sveglia suona ma sono già sveglio: irrequietezza e sogni improbabili mi hanno destato da un po'. Mi vesto, controllo in modo maniacale tutto il materiale, salgo in macchina, arrivo a Expomeloneras: guardo il palco del traguardo, la gente vestita come me, mi soffermo su mia madre - che mi ha accompagnato come al primo giorno di scuola elementare, ho il cestino, la cartella, il grembiule pulito e in ordine. Mi bacia: «stai tranquillo», augurio azzeccato. Salgo sul pullman, cerco l’iPod, di fianco a me si siede un uomo enorme - sembriamo Masha e Orso - caccia caldo, mentre partiamo ascolto il vociare intorno: un gioioso frenetico ribollire di voci diverse, che trasmettono tutte il senso di gioia dell'attesa che si scioglie - ci
Il senso di gioia dell'attesa che si scioglie
60 — 61 X.RUN / numero 40 / aprile 2016
TESTO E FOTO / Massimiliano Bertini
« DOVE POSSO ARRIVARE? NON LO SO, MA CI PROVO SEMPRE » USAIN BOLT
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#contaminazioni Gli straordinari parallelismi tra corsa e canottaggio
fun... Five for
Cinque donne e una jole TESTO / Alessandra Dugan FOTO / Archivio Five for Fun
Cinquant’anni. L’età in cui nella vita o inizi a spegnerti, o decidi di cominciare qualcosa di nuovo per provare a te stessa che non tutto è perduto. Il caso, nelle vesti di un’amica, mi porta a iscrivermi a un corso di canottaggio per adulti. Mai preso in mano un remo prima, anche se ammetto una certa dimestichezza con l’acqua e con quanto vi galleggia sopra. Sono triestina, dopotutto. E il caso continua a fare la sua parte, mettendo sulla mia strada un capo canottiera che è un vero Maestro, che fra una risata, una palata e un’altra battuta riesce non solo a insegnare i rudimenti dell’arte della voga, ma a dare vere e proprie lezioni di vita, a cominciare dalla prima che recita: tutti possono vogare, a qualsiasi età, perlomeno finché saranno in grado di salire e scendere da una barca. Vinco il timore iniziale: riesco a salire. Riesco a scendere. Perfetto! Si può fare. Il colpo di fulmine è immediato. È proprio passione, una di quelle che ti spingono a svegliarti all’alba per correre in canottiera, di quelle che ogni ritaglio di tempo è buono per farsi una vogata, di quelle che chissenefrega delle vecchie abitudini arrugginite e di vecchi sensi del dovere… A vogare, si va! La spesa del sabato può aspettare, una pasta in tavola la può mettere anche qualcun altro. Pazienza. Capiranno. E se non capiscono pazienza di nuovo.
La passione, che ti spinge a svegliarti all’alba per correre in canottiera
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X.RUN / numero 40 / aprile 2016
86 — 87 X.RUN / numero 40 / aprile 2016
« CI SONO SCONFITTE CHE HANNO PIÙ DIGNITÀ E IMPORTANZA DI UNA VITTORIA » CONFUCIO
run for
ABBONATI O RINNOVA SOSTIENI EMERGENCY Continua anche per il 2016 l’impegno di X.RUN per sostenere la Clinica Pediatrica di Bangui fondata da Emergency nella Repubblica Centrafricana. Collegatevi al sito www.xrun.eu oppure scrivete ad abbonamenti@xrun.eu e vi forniremo ogni informazione necessaria. Il costo annuale dell’abbonamento a X.RUN è di soli 50 euro, riceverete 6 numeri dell’unica rivista di storie di corsa comodamente a casa vostra.
#racconto TESTO / Michele D'Amore ILLUSTRAZIONI / Edoardo Perinelli
O
ggi Loris si guarda attorno e tutto appare irreale. Alle sette meno venti del mattino di una domenica con luce fioca di fine marzo, il marciapiede della fermata M1 di San Leonardo è pieno zeppo. Centinaia di persone con sguardo intenso e concentrato come il suo. Vestiti da runners, come lui. Con il pettorale addosso, come Loris. Il sole non è ancora spuntato, addormentato insieme a un marzo soffice, velato di nuvole colorate in scala di grigio. Stanno tutti andando alla battaglia. Loris va alla guerra, diretto verso la sua missione. Tutto è pronto. A questo giorno ci lavora da un anno. Dodici mesi di sacrifici, 52 settimane di motivazione, 365 giorni di lavoro intenso. Per essere come oggi. E lottare fino all’arrivo per dire ce l’ho fatta in grande stile, con tutta la città che ti sta a guardare. Che applaude la tua volontà incrollabile. Oggi c’è la Stramilano. E Loris gareggia. Ma non la versione da 10 km per tutti, quella che fa il giro della circonvalla fino al parco Sempione. Loris corre la 21 km agonistica, mezza maratona con partenza da Cairoli e arrivo nel mondo dei sogni, nella terra dei veri campioni. Gli occhi spalancati, la strana sensazione di sonno e agitazione nel compiere i movimenti più semplici. Le porte dei vagoni si spalancano e Loris sale sul treno insieme all’esercito di runners pronti per 10 km di emozioni. Il suo progetto è un altro. Arrivare al nastro di partenza nelle prime posizioni, mossa utile per quelli che sono i suoi obiettivi di oggi. In treno, adesso, viaggia insieme agli esaltati della 10 km, quelli che arrivano alle sette e aspettano due ore il colpo di cannone della partenza perché così scattano davanti a tutti. Anche se si tratta di una non competitiva. Loris invece vuole arrivare 4 ore prima al nastro di partenza della 21 km. Ogni posizione è importante per quella che sarà la sua gara. È da un anno che ci pensa, che la progetta e che ci lavora. Chiude gli occhi per un istante, il rumore del treno che vola sui binari ghiacciati di Milano lo porta indietro di un anno esatto. Esattamente a oggi. Anzi ieri. Il 27 di marzo, in una domenica di fine inverno, in una mattina devastante. Altri colori, altri sapori, un altro Loris. Quante sconfitte quella mattina. Il sapore amaro della fatica. Quanta rabbia quella notte. E che motivazione il giorno dopo (come oggi). Il profumo di una rinnovata volontà.
D
omenica 27 marzo 2010 Loris si sveglia tra le lenzuola della camera di Alessia. Sono le sette e lei si guarda allo specchio mentre si veste per andare a correre. «Svegliati Loris dai». La testa gli gira incredibilmente. È arrivato da lei forse alle quattro del mattino, l’alcol mutava i colori delle sue percezioni
Il sapore amaro della sconfitta e il rumore delle lacrime di rabbia
e le canne spostavano la realtà. L’ha baciata ed è crollato a letto ancora inghiottito da quel buco che tutti i cocktail e una notte per la città sotto decine di luci strobo, avevano solo reso più profondo. Ma Alessia e il suo letto caldo rappresentano il perdono. Loris ha una vita dispari. Un lavoro che non ama, una vita che non ha più sorprese, una tranquillità monetaria che lo annoia e una solidità che vive come prigione. Anche Alessia, affascinante come la rugiada che brilla al mattino, non gli dà più gli stessi brividi di passione. Le ha promesso che avrebbero corso la Stramilano insieme. Dieci chilometri, come fare? Negli ultimi mesi, la paura di essere una persona normale lo ha reso preda dei vizi. Come se drogarsi e bere fossero la strada per tornare a essere qualcosa che il tempo ti nega. Anzi no, come distruggersi per non godere di una vita splendida che non riesci a capire. La semplicità dei baci di lei, lo stupore per i particolari e le piccole felicità quotidiane dimenticati sotto chili di sostanze. Loris è gonfio, stanco e ha un viso affaticato da notti oltre il confine, oltre la linea rossa. Una volta era bellissimo. Una volta era vivo. E Alessia non riesce a capire. Perché si stia lasciando morire. Così ha iscritto tutti e due alla Stramilano e non vede l’ora di correre in questa mattina di appena primavera. Di sentire la brezza accarezzarle il viso, le endorfine darle benessere, scoprire il colore delle vie di Milano in un giorno speciale. Loris non si è ancora ripreso dalla notte, mentre arrivano in piazza Duomo. Fuma una sigaretta, ha svarioni e mal di testa e non vede l’ora che questa tortura finisca per tornare a letto a casa, guardare le partite, bere una coca e morire fino a domani. Alessia sorride pochi secondi prima della partenza, ma dentro piange. Attorno a lei le persone sono vive e felici ed entusiaste e allegre. Il suo ragazzo non riesce a tenere gli occhi aperti. E sembra una fotocopia di quello che era il suo splendido principe azzurro. Il futuro è velato: Alessia continua a domandarsi da dove venga tutta questa voglia di distruggersi. Forse c’è stata un’altra? Forse non la ama più e questo è il modo di comunicarlo? Forse Loris non ama più sé stesso. Il botto di cannone e la partenza. «Dai amore! corriamo insieme!» dice lei con la sua eccitazione. «Aspettami Alessia» risponde lui, sovrappeso, gonfio, dolorante e distrutto da un mal di testa che martella incessante la fronte. Alessia tonica, Alessia splendida nel colore soffice di questa mattina milanese. I capelli tenuti insieme con una coda alta, il viso liscio acqua e sapone, le gambe snelle e spettacolari. Lui pensa a particolari di piacere e si lascia trascinare dentro le sensazioni di una notte senza limiti. Arrivare a piazza Oberdan è già uno sforzo. A Milano non c’è aria per chi beve tutta la notte e poi prova a correrci sopra. Le occhiaie, gli occhi rossi e la barba sfatta. Il cuore che batte e il fiato che non arriva. Viale Majno col dolore e con la paura. Alessia che si volta e lo incita dolcemente. Il
#viaggi Francia, in vetta alla Rocher de Roquebrune
Profili di corsa
Le imprese di Kilian e dei grandi interpreti del trail running, il trasporto delle ultime letture: “Aria sottile” e “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer, hanno influenzato profondamente il mio percorso. E anche il mio profilo di corridore ne segue la traccia. Dagli albori in pista, sui 100 mt piani, alla strada, trovando la giusta dimensione nei trail e volgere l’occhio all’insù, alle inarrivabili skyrace. È successo in breve tempo, è accaduto senza nemmeno rendermene conto. Un giorno, all’improvviso, è cambiato il mio modo di guardare i rilievi che si stagliavano all’orizzonte. Una volta osservavo le montagne nel loro insieme, abbagliato dalla loro potenza e intimorito dalla forza che trasmettevano. Una visione generale, senza focalizzare i dettagli. Poi, di punto in bianco, ho iniziato a vedere i profili più nitidi, più marcati, immaginando, o meglio, sognando, di correrci sopra.
Da quel momento, diverse corse sono passate su creste e crinali, gole e versanti, con la stessa, identica, visione, correre su quella linea che separa il cielo dalla terra. È successo anche a Roquebrune sur Argens, un villaggio della Francia meridionale tra Nizza
« UN GIORNO, ALL’IMPROVVISO, È CAMBIATO IL MIO MODO DI GUARDARE I RILIEVI CHE SI STAGLIAVANO ALL’ORIZZONTE »
96 — 97 X.RUN / numero 40 / aprile 2016
TESTO E FOTO / Stefano Medici
questa non è una membership card sogna in piccolo o alla grande: we are almostthere scopri di piÚ su www.almostthere.eu/it/membership #ALMOSTMEMBER
#recensioni
UNA MATITA VI SEPPELLIRÀ (DALLE RISATE)
COSE DA RUNNER AUTORE / Maurizio Di Bona EDITORE / Edizioni Becco Giallo NUMERO PAGINE / 240 PREZZO / 14 euro
nostro destino più favorevole. La scienza moderna conferma questa ipotesi. L'esperienza di ogni giorno lo rende se possibile ancora più vero, almeno per noi che corriamo. Quasi come se avere il cuore leggero possa rendere un po' più leggero anche il resto del corpo. Ridere è importante. Sapersi prendere in giro lo è ancora di più. Così come la corsa ci aiuta a scoprire il nostro corpo, l'autoironia ci avvicina a ciò che siamo davvero.
“Cuor leggero, il ciel l’aiuta” recita il vecchio adagio popolare sottolineando come una sana dose di allegria e una visione positiva del mondo ci possano aiutare a rendere il
Non sia mai che scoprano Maurizio Di Bona si firma che correre è prima di tutto The Hand per i suoi disegni. sapersi divertire. Eppure non è la mano lo strumento principe del suo lavoro, bensì l'occhio.
Sfogliando le pagine di questo libro mi riconosco in una buona parte dei personaggi e riconosco molti amici corridori negli altri disegni. E sono sicuro che succederà anche a voi.
Ci vuole una prospettiva particolare, lucida e libera, per captare certi aspetti della corsa e metterli giù nero su bianco con efficacia. Ci vuole occhio e un pizzico di buona cattiveria, quella di cui tutti avremmo bisogno in un'epoca melensa straripante di retorica. Sfoglio il libro e penso agli amici a cui fare un regalo. In molti casi sono podisti, ma proprio in ossequio al principio dell'autoironia ho deciso di farne dono anche agli amici che non corrono e che spesso mi prendono in giro per questa mia grande passione.
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Esce finalmente in tutte le librerie per i tipi di Edizioni Becco Giallo, un volume che avevamo gustato in versione carbonara, attraverso il passaparola degli amici corridori. Si tratta di "Cose da Runner", una raccolta di impietosi ritratti del variegato mondo dei podisti. Siamo profondamente convinti che, seppure è necessario un approccio serio alla pratica del nostro amato sport, è altrettanto vero che è fondamentale condire la vita di ogni giorno con una buona dose di autoironia. E se non lo facciamo per i nostri hobby in quale altro ambito dovremmo farlo? Franz Rossi presenta così il libro…
FATTI E CORRIDORI IN QUTTRO ANNI DI DIARIO POPOLI IN CORSA AUTORE / Marco Patucchi EDITORE / Edizioni Correre NUMERO PAGINE / 160 PREZZO / 18 euro
Ecco fatto. Marco Patucchi ci 2012 fino ai primi mesi del è ricascato. 2016, riviviamo alcune delle grandi emozioni che tutti noi Dopo aver scritto “Marato- runners abbiamo condiviso. neti” che raccoglieva ritratti inediti di personaggi famosi Si parla di corridori, maratocon la passione per la corsa, neti per lo più, che vengono ritorna ai suoi lettori con la colti in alcuni momenti speraccolta di una serie di arti- ciali: l’ultima gara di Paula coli pubblicati su Repubblica Radcliffe, la maratona di BaSera (l’edizione digitale de La gdad con la sua forte valenza Repubblica). sociale, alcuni eroi che vengono dal passato come Bikila Si tratta di “Popoli in corsa”, o Rono, altri che sono ancoedito per i tipi di Edizioni Cor- ra in attività e sono emersi rere, che già nel sottotitolo in- dall’anonimato grazie alle troduce il tema del libro “Sto- loro performance. rie di vittorie e di sconfitte”. Su tutti lo sguardo lucido di PaÈ una sorta di diario di un tucchi che analizza come uno podista appassionato, uno di storico ma rielabora in forma quelli che non si accontenta filosofica, quasi poetica. di correre ma ama leggere di argomenti correlati alla Scopriamo così storie delicorsa e, soprattutto, in ogni cate e personaggi singolari, fatto di cronaca vede anche grandi eventi sportivi o mail lato “corsaiolo”. Così in nifestazioni semi sconosciuquesti “pezzi” selezionati in te ma meritevoli di maggior un arco temporale che va dal attenzione. In alcuni casi lo
scrittore prende il sopravvento sul giornalista e Marco inventa la realtà per renderla ancor più verosimile. Il fatto che i primi pezzi risalgano al 2012 colora di un velo di nostalgia alcuni episodi, rendendoli un pezzo di memoria nella quale riconoscersi.
UNA CAMPIONESSA CHE NON SAPEVA D’ESSERLO VALERIA FA "GLI" OLIMPIADI AUTORI / Straneo e Tarozzi EDITORE / Minerva Edizioni NUMERO PAGINE / 136 PREZZO / 12 euro
Apprezziamo anche la sua scelta di non forzare troppo in una scrittura pulita ed ordinata la campionessa, ma di condurla da lontano in modo da preservare per noi lettori il gusto autentico della sua parlata.
Parziale perché Valeria è ancora una delle principali interpreti della nostra atletica e deve ancora scrivere sulla strada, prima che sulle pagine, il gran finale della sua biografia. Eppure il libro ha un senso completo, perché racconta come tutto sia iniziato, da una malattia grave che zavorrava Valeria e le impediva di esprimersi al massimo.
allenatrice da sempre), Claudio Favaretto (presidente del Runner Team 99 sua squadra sia come amatrice che come professionista) e poi ovviamente Manlio, marito e primo tifoso. Un piccolo mondo di provincia che riesce ad assurgere a livelli italiani, europei ed infine mondiali, con una meravigliosa parentesi olimpica.
Il primo capitolo del libro, infatti, parte dall’operazione. Maggio 2010. Asportazione della milza (e della cistifellea). E quello è il bivio per Valeria che invece di scegliere di accontentarsi di una vita (di nuovo) sana, di una bella famiglia, di un lavoro che piace, preferisce rimettersi in gioco e provare la difficile strada del professionismo.
Un sogno che diventa realtà, la riscossa di chi crede fino in fondo e lavora duramente per raggiungere il proprio obiettivo. Una storia semplice, spontanea e, proprio per questo, con un’immensa forza. La stessa che da dentro il cuore di Valeria fa volare le sue gambe.
"Valeria fa gli Olimpiadi" Ad accompagnarla un team è l’autobiografia parziale di di amici prima che di esperuna grande campionessa. ti. Bea (Beatrice Brossa, sua
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Non era facile fotografare in un libro una campionessa fuori dagli schemi come Valeria Straneo. Immaginiamo la fatica di Marco Tarozzi (giornalista che già ci ha regalato una bella biografia di Steve Prefontaine "La leggenda del re corridore", cfr X.RUN #3/01) ad imbrigliare la foga di Valeria, che mette entusiasmo in ogni cosa che fa. Piegare la sua prosa irruente alle leggi della consecutio temporum e all’arte fine del narrare.
IL LINGUAGGIO UNIVERSALE DELLO SPORT RACE – IL COLORE DELLA VITTORIA REGISTA / Stephen Hopkins PAESI / Germ., Canada, Fra. MINUTI / 134’ ANNO USCITA / 2016
Un film bello, una storia americana raccontata all’europea, senza compiacersi troppo dell’eroe ma con un occhio attento anche alla Storia e ai risvolti psicologici dei coprotagonisti. Stiamo parlando di “RACE – il colore della vittoria” il film biografico su Jesse (anzi J.C., come scopriamo guardando la pellicola) Owens, uno dei pochissimi atleti a vincere 4 ori olimpici in atletica e diventato celebre per averlo fatto, lui nero, alle Olimpiadi di Berlino 1936 di fronte ad Adolf Hitler e alla sua malata ideologia razzista. Una storia nota per sommi capi, ma che nasconde nei dettagli tutta la sua profondità. Jesse Owens era figlio dell’America rurale e razzista. Subiva come tutti gli altri uomini di colore il pregiudizio ancora ben presente negli Stati Uniti. Riesce a
una regia attenta di Stephen Hopkins, dall’interpretazione di un giovane Stephan James (che avevamo già apprezzato in Selma) e con la partecipazione caratteristica di Jeremy Irons e William Hurt, amici La pellicola ha il merito di nemici all’interno del comitasottolineare gli aspetti meno to olimpico statunitense. evidenti. La difficile scelta di Owens su partecipare o Una chicca: la voce del commeno alle Olimpiadi: contro mentatore dei giochi olimpici la razzista Germania ma pur è del giornalista e scrittore sempre per i colori degli USA Federico Buffa che ha portato in giro per i teatri italiani razzisti. Oppure la presenza in Germa- uno spettacolo dal titolo "Le nia di elementi contrari all’ide- Olimpiadi del 1936" e che è ologia nazista: dall’avversario autore de “L’ultima estate di Carl “Luz” Long alla celebre Berlino”. regista Leni Riefenstahl. O il razzismo che non guarda in faccia neppure i campioni olimpici, con Owens che alla cena per il suo risultato viene fatto entrare nell’hotel dalle cucine invece che dalla porta principale. Insomma un bel film, con una grande storia, impreziosita da farsi accettare all’Università Statale dell’Ohio grazie ai risultati nelle gare di corsa e viene allenato da Larry Snyder che lo spinge a puntare alle Olimpiadi.
#autori
Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
ANDREA BOGGERI IMPRENDITORE
Infermiere di Terapia Intensiva, inizia a correre per dimostrare all’ansia che lui è più veloce. Ma in poco tempo la corsa si trasforma da medicina a passione vera e propria. I chilometri diventano ogni giorno un po’ di più, le corse più fluide e meno faticose. Trova nel bosco, nel fango, nel silenzio il suo habitat e abbandona definitivamente il cemento in virtù di sentieri e mulattiere. Se lo cercate, è più facile trovarlo lì che in centro città. Ha fatto da poco la sua prima corsa vera, fatta di tanti, tantissimi chilometri e ora pare impossibile togliergli un soddisfatto sorriso dal volto. Quando non corre, canta con il suo gruppo, il Reparto Grandi Stonati. Ha una moglie (molto) paziente e due piccoli uragani travestiti da bambini.
Ha iniziato a correre nel 1999, partecipando alla maratona di New York e da allora non si è più fermato. Imprenditore da 44 anni si divide tra il lavoro e la sua passione più grande, la corsa. Ha partecipato a molte maratone in tutta Europa, 6 volte a quella di NY e a due Passatori. Da quando "GLI ORSI" sono arrivati in Val Borbera, si è unito a loro dando vita alle Porte di Pietra, contribuendo come imprenditore e come atleta, guadagnandosi il soprannome di Orso Grigio. Ha attraversato molti deserti, tra cui i Gobi CINA, Australia e Sahara. Tra i trail a cui ha partecipato ottimi sono i risultati ottenuti nella CCC, Valdigne, Porte di Pietra. Con il passare degli anni ha maturato la filosofia di correre senza competizione, ma solo per il piacere di sentirsi bene, libero, spensierato e con la fortuna di avere un fisico che regge ancora e a cui non chiedere mai più di quello che può dare. Ma è il Tor l'esperienza che più l'ha gratificato, un'avventura unica nel suo genere che da Uomo l'ha trasformato in un Gigante.
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COME COLLABORARE
MASSIMILIANO BERTINI INFERMIERE
MICHELE D'AMORE COPYWRITER
ALESSANDRA DUGAN TALENT SCOUT
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
È un copywriter di Milano. Lavora in pubblicità ma ama le strade e i campi di periferia, le storie che nascono lontane dal centro delle cose. Dal 2003 al 2005 vive l’emozione dei campionati di provincia come cronista a seguito dell’AC Crescenzago. Tra il 2005 e il 2011 vince qualche premio letterario e scopre la corsa, il fascino della Stramilano, l’endorfina che si sprigiona in ogni rettilineo di città. Nel 2012 scrive Questa è casa mia, social novel composta in presa diretta: 50 puntate in 50 giorni. Il suo ultimo libro è 1-1. Pubblicato nel novembre del 2015, racconta di terremoti, scommesse e ricostruzioni. Perché se la vita ti ha segnato, è ora di mettersi in pari.
Alessandra Dugan, laureata in lingue e letterature straniere moderne, è nata e vive a Trieste, dove lavora da sempre in ambito editoriale. Si occupa in particolare di letteratura per l’infanzia, ma è appassionata di tutto ciò che riguarda i libri, la scrittura, la carta stampata. È lettrice onnivora e grazie a questo articolo ha riscoperto il piacere della scrittura.
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese. Un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’”uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?”. Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da qualche anno, alla corsa sui sentieri, sempre.
FRANZ ROSSI MANAGER
Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto il libro “Di corsa attorno al mondo”, flash–back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai. spaghetti alla. bolognese.
Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Tra le gare fatte alcune edizioni di Monza Resegone, Biella Camino, Dolomites SkyRace, Porte di Pietra, Valdigne, fino a togliersi la soddisfazione di finire anche il Tor des Geànts. Obbligato dal mal di schiena a nuotare almeno una volta alla settimana, ha fatto di necessità virtù, tornando ad una delle sue prime passioni: il triathlon. Corre per il Road Runners Club Milano, dove ricopre l’incarico di consigliere e di responsabile delle corse fuori strada. Ha scritto a quattro mani con Giovanni Storti il libro “Corro perché mia mamma mi picchia” nel quale ha cercato di dare una motivazione logica ad una passione folle. Lavora come manager in una software house milanese.
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STEFANO MEDICI RAGIONIERE ED ESPLORATORE
Photo credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è dell'Archivio Yucon Arctic.
Massimiliano Bertini pagine 60, 63 e 65 Archivio Five For Fun pagine 71, 73, 76 e 83 Stefano Medici pagine 98 e 100
Le fotografie pubblicate nel numero 40 di X.Run sono di:
Le infografiche alle pagine 19, 28, 29, 67, 74 e 79 sono di Elisa Aspesi.
ukonilma.files.wordpress.com pagine 4 e 5
Le illustrazioni alle pagine 24 e 27 sono di Simone Di Natale.
Archivio Yucon Arctic pagine 8, 9, 12, 15, 17 e 18
Le illustrazioni alle pagine 58 e 59 sono di Matteo Ripamonti e Edoardo Perinelli.
Renzo Moltrasio pagina 11 Archivio UTMB, Andrea Boggeri pagine 32, 35, 36, 39 e 43 heavyeditorial.files.wordpress.com pagina 40 joerunfordom.files.wordpress.com pagina 44
L'illustrazione a pagina 89 è di Edoardo Perinelli.
Pagine motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Silvia Gariboldi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali: Pagine 20-21 Non esiste buono o cattivo tempo, ma solo buono o cattivo equipaggiamento. Frase di Robert Baden-Powell, fondatore del movimento mondiale dello scout. Foto di newsnetwork.mayoclinic. org Pagine 30-31 La vita è un viaggio da fare a piedi. Frase di Bruce Chatwin, scrittore e viaggiatore britannico, autore di racconti di viaggio e romanzi. Foto di fairym.com Pagine 46-47 Alla fine impari che la competizione è contro quella vocina dentro di te che ti dice di mollare. Frase di George Sheehan, cardiologo, corridore americano e autore di libri sulla corsa. Foto di www.healthyourwayonline.com
Pagine 56-57 Correre è lo spazio aperto dove vanno a giocare i pensieri. Frase di Mark Rowlands, filosofo e scrittore britannico. Foto di www.thebalancedblonde. com Pagine 68-69 Dove posso arrivare? Non lo so, ma ci provo sempre. Frase di Usain Bolt, atleta giamaicano e campione mondiale specializzato nella velocità. Foto di images8.alphacoders.com Pagine 86-87 Ci sono sconfitte che hanno più dignità e importanza di una vittoria. Frase di Confucio, filosofo cinese del VI-V secolo a.C.. Foto di thehautemess.com