run Storie di corsa numero / 36 Giugno / 2015
TM — 1
La bellezza è la via
S
cherziamo spesso, tra amici runners, dicendo che noi non corriamo per il risultato cronometrico ma per perseguire la bellezza del gesto. Non pensiate che io corra con dei filosofi (anzi siamo soprattutto dei cialtroni che sanno mascherare la mediocrità dei loro risultati sportivi con un sacco di belle parole) ma, come in ogni storia che si sente raccontare, c’è del vero in quello che diciamo. Sono fermamente convinto che noi esseri umani dovremmo porci come obiettivo la bellezza. Sicuramente prima dell’utile economico, ma anche prima della vittoria personale o di gruppo. Perseguire la bellezza significa combattere le brutture, significa migliorare il mondo, significa elevare il nostro spirito. Non sempre quello che è bello è buono, ma di certo quello che è buono è bello. La bellezza è la via. Non parlo solo della dimensione palese della bellezza, l’armonicità delle forme e dei colori in un dipinto, o la potenza espressiva di una musica, o il lirismo di un testo. Parlo anche e soprattutto della bellezza intrinseca, quella che va cercata sotto la superficie. Quella che solo l’occhio dell’intenditore sa cogliere. La bellezza della soluzione di un problema matematico. La sincronia di un meccanismo o la potenza di un motore. La semplice perfezione dell’abbinamento di sapori in un piatto. Nelle arti maggiori, pittura, musica, cinematografia, letteratura, bellezza intrinseca ed estrinseca coincidono. E nella corsa, che noi appassionati consideriamo una forma d’arte, capita lo stesso. Bisogna andare al campo e osservare i ragazzi che si allenano. Allora si comprenderanno termini come “corsa rotonda”, “caviglie potenti”, “elasticità”, “ritmo”.
« LA BELLEZZA INTRINSECA, QUELLA CHE VA CERCATA SOTTO LA SUPERFICIE. QUELLA CHE SOLO L’OCCHIO ESPERTO SA COGLIERE »
Se poi vi fermerete abbastanza a lungo, magari in una sera estiva quando il sole indugia all’orizzonte e le ombre si allungano mentre tutto è permeato di una luce calda, e se quella sera i ragazzi concluderanno l’allenamento sfidandosi tra loro, allora vedrete la corsa trasformarsi in danza, vedrete la potenza sposare l’armonia, vedrete la Franz Rossi velocità prendere corpo. Editore X.RUN Ed assisterete allo spettacolo della bellezza in movimento.
La rivista è edita da almostthere srl REDAZIONE / via Francesco de Sanctis, 34 – Milano DIRETTORE RESPONSABILE / Franco Faggiani DIRETTORE EDITORIALE / Franz Rossi WEB / www.xrun.eu SCRIVETECI A / redazione@xrun.eu PER ABBONAMENTI / abbonamenti@xrun.eu PER PUBBLICITÀ / marketing@xrun.eu
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X.RUN / numero 36 / giugno 2015
Indice
L’EDITORIALE 3. LA BELLEZZA È LA VIA COVER 8. DEL SENSO DELL’ATLETA PER L’ESTETICA La ricerca della bellezza estetica ed emotiva. La storia di un giocatore di tennis che diventa atleta. Per ben due volte. DI PAOLO BERTACCINI
STORIE 24. YULIA LA TRAPEZISTA Il coraggio di riuscire a lanciarsi da un trapezio all’altro, di affidarsi a persone per superare le difficoltà improvvise. DI FRANZ ROSSI
36. IL BASTONE E LA CAROTA La corsa come via di fuga e come raggiungimento di un sogno. La parola a un medico. DI MASSIMO PISTONO
42. QUANDO LA CORSA MONTA IN CATTEDRA Alunni e professori dell’Istituto Odontotecnico di Besana raccontano la loro partecipazione alla Milano Marathon a staffetta. DI MARIO VENTURELLA
50. LA REGINA CON LE SCARPE DA CORSA Sempre più spesso la corsa è occasione per promuovere il territorio. DI FRANCO FAGGIANI
66. RUNNING IS THE NEW FASHION La corsa diventa trendy e anche il mondo della moda se n’è accorto. DI SILVIA GARIBOLDI
73. IL PROFESSORE A 52 anni: iniziare a correre e scoprire la vera bellezza nel cambiamento. DI FRANCO FAGGIANI
84. CORRERE A VENEZIA Una città inadatta alla corsa ma che offre dei percorsi unici: ponti, canali e scenari inaspettati. DI IPPOLITO ALFIERI
RUBRICHE 100. VIAGGI - MUGELLO GP RUN, UNA CORSA A TUTTO GAS Running e motori: due mondi apparentemente molto lontani fino a quando si scende in pista con le scarpe da running al Mugello GP run. DI STEFANO MEDICI
106. RECENSIONE 107. AUTORI 110. PHOTO CREDITS 111. PAGINE MOTIVAZIONALI
Pietro Mennea con Alan Wells e Don Quarrie, Mosca, 1980
Del senso dell’atleta per l’
estetica
, ovvero...
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TESTO / Paolo Bertaccini FOTO / Autori vari
...l’ostacolo inteso come chiave d’accesso alla bellezza. Un divertissement fra storytelling collettivo, biografia dei luoghi, autoanalisi e appunti di scienze sociali.
D
« UN TEMPIO SACRO IN CUI SI ENTRAVA DEFERENTI CON UN SENSO DI INADEGUATEZZA RISPETTO A COSE PIÙ GRANDI DI NOI UMANI »
a ragazzo, fra fine anni Settanta e Ottanta, abitavo a fianco del mitico Parco Snam a Metanopoli, oggi fermata MM3 San Donato. Prima del Foro Italico, realizzato per l’Olimpiade del 1960 a Roma, era stato il principale centro sportivo polifunzionale in Italia. Voluto da Enrico Mattei e dedicato all’inizio alle molte migliaia di dipendenti del gruppo Eni, è da considerarsi uno dei luoghi simbolo della socializzazione dello sport in Italia nel dopoguerra. Era dunque destino che non potessi sfuggire a misurarmi con le sfide, non poco controver- che pareva importante, e dunque incoragse, del fare sport. giato da più parti, due volte ne fui respinto, entrambe per dis-empatia sfortunata: la priAl suo interno, ancor più mitico del Parco ma undicenne con un insegnante di scuola, stesso, c’era il campo Snam, ossia lo stadio la seconda sedicenne con un dirigente. con la pista di atletica. Stando alle narrazioni, in origine il fondo era di terra battuta rossa La seconda volta era stato il colossale Carmelo liscissima, con le corsie delimitate da strisce Rado, discobolo settimo all’Olimpiade di Roma, sapientemente inchiodate sul terreno dagli ad- a farmi gareggiare per prova. Con il figlio Davide detti: qualcuno sostiene fosse la meglio tenuta giocavo a tennis, battendolo; ma poi, sul tartan, d’Italia. Quando lo frequentai io era in tartan nel salto in lungo, Davide si trasformava e divenrosso fiammante. Un tempio sacro in cui si en- tava un piccolo Dio greco: un’esplosione di beltrava deferenti con un senso di inadeguatezza lezza atletica. La sua superiorità era conclarispetto a cose più grandi di noi umani. mata. Uno straordinario talento dell’atletica italiana, 7.60 da allievo, fra i tanti persisi (in) Giocatori versus atleti spiegabilmente per strada. Atleta lui, giocatoGiocavo a tennis. Riuscii a fare bene fino re io: questa era l’abissale differenza fra noi. a vincere, quasi diciottenne, il molto impegnativo torneo sociale e ad acquisire la classi- Un laboratorio di bellezza fica nazionale. Ma il magnetismo che mi rapi- Dal tennis sbirciavo sempre dentro il campo: va era quello della pista d’atletica; sedotto dai mi parevano, ed erano, tutti bellissimi. voli di Sara Simeoni, una libellula, e dai lam- Il gioco del tennis, lo garantisco, è un esercipi di Mennea. Nonostante un talento atletico zio straordinario di abilità tecniche, psichiche
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Monica Pellegrinelli, Bellinzona, 2008
« UN’ATLETA IN CORSA È UNA SCULTURA IN MOVIMENTO » EDWIN MOSES
22 — 23 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
#running La storia di un’atleta, la sua malattia e la sua guarigione
Yulia
trapezista , la
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TESTO / Franz Rossi FOTO / Archivio Baykova
Il suo sorriso perenne, la sua passione per la corsa in natura e la sua voglia di esprimersi attraverso le foto
X.RUN / numero 36 / giugno 2015
La vita è un circo, a qualcuno capita di fare il domatore, a qualcuno capita di fare il giocoliere, a Yulia è toccato di fare la trapezista. Tornando a casa dopo una bella serata tra amici non potevo pensare in modo differente alla storia che avevo appena sentito. In volo da un attrezzo all’altro, lasciandosi andare con fiducia, certi che dall’altra parte ci sia il trapezio e magari un braccio amico che ti afferri. Ho conosciuto Yulia Baykova e il suo sorriso, spesso nascosto dietro una macchina fotografica, quando ho iniziato a correre i trail. Lei e Vincenzo erano presenti in quasi tutte le gare e pubblicavano resoconti e fotografie dei meeting sui due siti www.novararunning. it e soprattutto www.trail-running.it (che poi è diventata anche una società podistica molto attiva). Come dicevo mi aveva colpito il suo sorriso praticamente perenne, la sua passione per la corsa in natura e la sua voglia di esprimersi attraverso le foto. Faceva dei reportage che non raccontavano solo chi c’era alle gare o chi vinceva ma anche la fatica e la gioia di partecipare, la bellezza dei luoghi che si attraversavano e l’amore per la natura. Negli anni ci siamo incontrati davvero tante volte, in gara e fuori, tanto che faccio regolarmente una capatina sul suo profilo Facebook certo di trovare notizie interessanti o immagini che regalano un momento
#strada Da cosa si scappa verso cosa si corre
Il
bastone
carota e la
TESTO / Massimo Pistono FOTO / Autori vari
Ho incontrato molti corridori, fanatici, improvvisati, assidui, principianti, agonisti, dilettanti, autodidatti e super seguiti. Tutti, nessuno escluso, mi sono sembrati appartenere ad un segmento di retta, ovvero quella porzione di linea che ha un suo inizio e una sua fine. Una estremità di questo segmento la si puo’ identificare come un problema, l’estremità opposta come un sogno, un desiderio. Tutti i runners che ho conosciuto si posizionano su un punto preciso di questo segmento. Alcuni sono vicini alla partenza ovvero al problema altri prossimi all’ arrivo, ovvero al sogno o desiderio. Per tutti il problema è quel qualche cosa che li spinge a scappare e tutti i corridori prossimi al problema esprimevano più il senso di fuga, sembravano correre per sfuggire da qualche cosa più che incontro ad un sogno. Gli altri, quelli vicini al traguardo, mi apparivano sollevati, gratificati e felici del loro correre e attratti positivamente dal sogno. Una buona fetta invece stavano così nel mezzo che a volte coglievo il momento di fuga altre l’appagamento del rincorrere un desiderio raggiungibile e vicino. La partenza, il problema, produce in chi corre una spinta, una pulsione al movimento in avanti per sfuggire da un disagio che solo per loro è un problema, molto spesso non ancora colto o compreso, ma cercano
La partenza, il problema, produce in chi corre una spinta, il traguardo invece è un sogno
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« LO SPORT È L’ANTIRUGGINE PER UNA SALUTE DI FERRO » GERHARD UHLENBRUCK
#strada Studenti e professori che corrono la Milano Marathon
Quando la corsa monta in
cattedra
TESTO / M. Venturella con la collaborazione di C. Calabrese, G. Ceppi, M. Frigoli, L. Nidasio, L. Riccelli, Y. Riyaboy FOTO / Autori vari
Il professor Vecchioni cantava: “Luci a San Siro di quella sera / che c’è di strano siamo stati tutti là”. Lui si riferiva alla presenza immancabile di numerose coppiette che cercavano un po’ di intimità nascoste nella nebbia autunnale. Noi tutti siamo stati a Milano, anche se San Siro l’abbiamo visto di passaggio mentre correvamo la Milano Marathon lo scorso 12 aprile. Ma considerando il fatto che racconterò della partecipazione di una scuola a questo grande evento sportivo, iniziare con la citazione di un collega mi è sembrata la cosa giusta da fare. Io non c’ero quando questa storia è iniziata così chiedo a Lorenzo, docente di laboratorio all’IPIA Besana, memoria e anima stessa del nostro gruppetto, di raccontarmi qualche dettaglio sull’avventura. «Tre anni fa - mi dice - in occasione della giornata dello Sport organizzata dall’Istituto Grandhi, tra gli invitati c’era Franz Rossi che nel suo intervento presentò l’iniziativa della staffetta nella Milano City Marathon. Mi diedi disponibile a partecipare e pensai di poter coinvolgere in questa esperienza gli studenti e i docenti dell’istituto per correre la staffetta e correrla per Emergency. «Nel 2014 l’Istituto Odontotecnico Besana con una squadra composta da due studenti e due docenti partecipò con così tanto entusiasmo
Noi tutti siamo stati a Milano, anche se San Siro l’abbiamo visto di passaggio mentre correvamo
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X.RUN / numero 36 / giugno 2015
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« LA MONTAGNA MI HA INSEGNATO A NON BARARE, A ESSERE ONESTO CON ME STESSO E CON QUELLO CHE FACEVO » WALTER BONATTI
#trail Percorsi per chi ama correre sui sentieri e anche su strada
La
regina con le scarpe da
corsa
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TESTO / Franco Faggiani FOTO / Autori vari
Lì trovavo tutto quello che il “perfetto fondista” sogna
X.RUN / numero 36 / giugno 2015
Mi dicevano: ma non ce l’hai un posto più vicino? Perché a volte mi facevo quattro ore di macchina per andare all’Alpe di Siusi, trotterellare per 40 chilometri con gli sci da fondo e poi altre 4 ore di macchina per tornare a casa. Distrutto. Soddisfatto. Certo, di posti più vicini ce n’erano eccome ma, a parte che anche l’occhio vuole la sua parte e sul vasto altopiano ai piedi dello Sciliar veniva abbondantemente appagato, lì trovavo tutto quello che il “perfetto fondista” sogna. Piste lunghe e di diverse difficoltà, tenute sempre alla perfezione anche mentre infuria la bufera, in un ambiente naturale da cardiopalma; poi segnalazioni chiare, servizi, assistenza, accoglienza, prodotti molto buoni, prezzi sempre accessibili. D’estate quelle piste sono viottoli, sentieri, tracce che scavalcano dossi, pascoli e praterie fiorite e collegano malghe ospitali e località. Nel 2007 gli atleti keniani scelsero questo altopiano bolzanino, ben diverso da quelli della Great Rift Valley, per i loro allenamenti europei in quota. Nel 2010 sull’altopiano di Siusi è nato un grande Running Park. Venti tracciati circolari, per un totale di 180 chilometri, distribuiti in parte tra 1800 e i 2300 metri e altri a quote più basse. Si va dalla Sprint del laghetto Huber, 800 metri, al Beginner Run fino al Paul Tergat Track, il percorso più difficile, lungo il versante sud,
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Ma almostthere di cosa si occupa nello specifico? Di consulenza, servizi, prodotti e della promozione dello sport praticato con cultura. Dove cultura significa conoscenza, consapevolezza, metodo, rispetto. Almostthere si rivolge ai praticanti, ai professionisti, alle aziende, alle istituzioni e a chiunque voglia credere che lo sport non sia solo performance, ma anche motivazione, metodo ed etica. Attraverso il contributo di diverse discipline, almostthere si pone il compito di aiutare l’atleta ad allargare la sua prospettiva e a capitalizzare quanto lo sport insegna.
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64 — 65 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
#corsa Come moda e sport si influenzano a vicenda
Running is the new
fashion
TESTO / Silvia Gariboldi FOTO / Autori vari
Che sia la corsa a ostacoli nel traffico, che sia lo scatto con annesso salto in lungo per prendere al volo l’ultimo tram, che sia il salto dei pasti per mantenere la linea, che sia il triplo carpiato che ogni uomo e donna normale deve portare a termine ogni giorno, siamo tutti in qualche modo spinti a impegnarci fisicamente in questa frenetica vita moderna. Fortunatamente, la favola della scarpina di cristallo, oggi è superata. Vuoi mettere affrontare una “semplice” giornata lavorativa con un tacco 12? Le fiabe moderne raccontate dagli stilisti più rinomati propongono un nuovo mood. Già abituati a vedere Prada che veste la squadra Luna Rossa, Stella McCartney che realizza linee sportwear per Adidas, ora è il turno di Moncler che presenta la collezione per i 60 anni dalla prima scalata dell’Everest. Senza parlare poi dei top da ginnasta di Gucci, delle t-shirt oversize di Calvin Klein, delle tute seconda pelle di Fay… e di esempi ce ne sarebbero ancora tanti: Converse, Timberland, Colmar… Il settore moda si avvicina sempre più al mondo dello sport. I modelli di lusso oggi sono pensati su una silhouette sportiva.
Siamo tutti in qualche modo spinti a impegnarci fisicamente in questa frenetica vita moderna
66 — 67 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
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TESTO / Franco Faggiani ILLUSTRAZIONI / Edoardo Perinelli
#racconto
V
entisette maggio 2014 - Lo sport divide, altro che. Così almeno succede tra me e mia moglie. La colpa è, probabilmente, mia. Pigrizia dovuta a un lavoro sedentario nel quale poi ci si lascia andare, passione per lo studio riflessivo e contemplativo, che non prevede azione. E anche un metabolismo che non collabora, anzi: sette giorni di dieta per perdere un etto e sette minuti di pranzo per riprendere un chilo. Forse, mi ripeto spesso per convincermi, è la mia impalcatura, tirata su in 52 anni di vita, che lo richiede. Sono alto un metro e novantatre e peso 120 chili. Dove volete che vada, con lo sport. Mia moglie è l’opposto, su tutti i fronti. Non sto a descriverla, ma se prendete tutto quello che ho appena detto di me e lo rovesciate come un calzino, avrete il suo ritratto preciso. Da tempo non abbiamo punti in comune o cose da condividere. Non abbiamo nemmeno figli sui quali far convergere preoccupazioni e gioie. Abbiamo un cane, un setter irlandese color fuoco. Si chiama Ela, da Elastico. Perché sapete come sono, questi cani da caccia. Vanno avanti e indietro in continuazione, su e giù all’infinito. Non stanno fermi un attimo, nemmeno in casa. Figuriamoci quando li porti fuori. Ela, naturalmente, sta dalla parte di lei. Perché con me è costretta al giretto intorno a casa, al mattino e alla sera tardi. Appena fatti i suoi bisogni, zac, si torna su. A volte mi dà l’idea che si trattenga, pur di potersi muovere per un paio di minuti di più. Se qualche volta ho fatto sport è stato solo per riacchiapparla; prima che si azzuffasse con qualche suo simile o intrufolasse il naso nei sacchetti di plastica dei clochard in sosta nelle aiuole sotto casa. Con lei, naturalmente, è il cane più felice del mondo. Perché se lo porta dietro nei suoi allenamenti ai giardini pubblici in centro città, dove sciamano tra gente bene e cani educati da manuale. Ci vanno nel tardo pomeriggio e fanno a chi si sfianca di più. Però sembrano contenti, anzi, soddisfatti. Entrano in casa commentando le proprie performaces. Anche Ela. Salta e scodinzola e uggiola, per dire la sua. Io, a correre, ci ho provato. Uscendo la mattina molto presto. Non perché avessi poi da fare chissà che, ma per scamparla dallo sguardo dei vicini. Con le braghette astringenti che mi strizzavano le parti intime e la maglietta tecnica e fosforescente («così quando andrà a correre al buio, la vedranno» aveva detto il palestrato commesso di Sportime. Figuriamoci!) che metteva in assoluta evidenza il gelatinoso girovita. Eppoi le gambe bianche e pelose e grassocce. Sì, molto meglio non farsi vedere. Persino mia moglie, che pur avrebbe potuto mostrare un briciolo
Se qualche volta ho fatto sport è stato solo per riprenderla; prima che si azzuffasse con qualche suo simile
« LO SPORT MI FA SENTIRE PARTE DEL MONDO IN MODO DIVERSO, GUARDANDO GLI ATLETI HO VISTO VOGLIA DI VINCERE » GIORGIO ARMANI
82 — 83
X.RUN / numero 36 / giugno 2015
#strada A volte il luogo dove si corre determina la nostra passione
Correre a
Venezia
FOTO / Autori vari
A Venezia vivere è difficile. Non me ne sono reso conto fin quando non ho cambiato città, a 18 anni, nel 1985. Fino ad allora non ho mai avuto una reale consapevolezza di quanto ogni cosa fosse complicata da una configurazione urbana che non credo sia necessario descrivere o spiegare. Trasferito a Milano, tutto mi si semplifica. Cambiano i tempi di trasferimento. I mezzi di trasporto, le dimensioni della città. Una novità che per certi versi mi avvantaggia rispetto agli autoctoni. Dopo qualche mese conosco la città meglio di qualsiasi milanese. Per questione di sopravvivenza? Non so. Forse per semplice curiosità verso una dimensione “nuova”. Ma non è questa la storia che racconterò. Dicevo di Venezia. Lo sport in questa città si divide in due gruppi: gli sport di tradizione, e tutti gli altri. Venezia è città che ha regalato all’Italia campioni di straordinaria caratura nel canottaggio, nella vela (e fin qui non è cosa sorprendente) ma anche nella scherma e nel basket. Per tutti gli altri sport, poca tradizione, pochi impianti e naturalmente pochi spazi. Nuoto, atletica, e – ovviamente – ciclismo sono
Lo sport a Venezia si divide in due gruppi: gli sport di tradizione, e tutti gli altri
84 — 85 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
TESTO / Ippolito Alfieri
98 — 99 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
« SE LA NOTTE SOGNO, SOGNO DI ESSERE UN MARATONETA » EUGENIO MONTALE
#viaggi Per una volta si corre in Italia
Mugello GP Run, una corsa a tutto gas
TESTO E FOTO / Stefano Medici
Corsa, una parola che racchiude molteplici significati, dallo sport, al life style, dal lavoro, all’avventura. Prendendo la corsa come competizione che ha inizio generalmente con la partenza simultanea di concorrenti, si apre un ulteriore universo di discipline, infinite tonalità, che 50 sfumature… sono davvero poche. Si va dalle gare in pista, divise in velocità, mezzo fondo, fondo, alle gare su strada con mezze maratone, maratone, ultra, passando alle corse in natura, con le agguerrite campestri, i trail, le ultra, le sky race. Saltando poi in sella a una bici per iniziare a pedalare per strada, in salita, nei giri a tappe, per poi unire la bici al running, e passare oltre rilanciando con il triathlon, e poi ancora aumentando la velocità con moto, automobili, razzi, beh razzi ancora no, ma chissà… in futuro. Probabilmente per noi runner, affiancare l’atletica ai motori, risulta
molto arduo, mondi lontani, si fatica a vedere il punto di contatto oltre la linea del traguardo. L’unico collante che possiamo trovare, è dato dalla passione, capace di unire cose impensabili con la forza dell’entusiasmo. Le sensazioni esaltanti di ogni singola uscita, in natura o tra giungle d’asfalto, spinti solo dalla forza dei muscoli, o l’entusiasmo per una vittoria di Valentino Rossi o il rombo di una Ducati a pieni giri lanciata in rettilineo. Personalmente, eredito la passione per la Ducati da mio padre per una vita passata a lavorare negli stabilimenti di Borgo Panigale, mentre per Rossi, è pura ammirazione per il genuino talento, capace di sbalordire il mondo con le sue magie. A inizio gennaio, però, c’e un appuntamento che unisce atletica e motori oltre la passione, la Mugello GP Run, una gara podistica nel circuito di Scarperia. L’occasione di scendere in pista, con le scarpette da running,
100 — 101 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
#recensione
SPERIMENTARE IL LIMITE PER CONOSCERE SE STESSI LUNGO LENTO AUTORE / Paolo Maccagno EDITORE / Quodlibet NUMERO PAGINE / 128 PREZZO / 15 euro
Un libro strano, un libro complesso, certamente non facile. Un libro dettato dalla passione. Rappresenta una sfida per chi legge e di una sfida parla: la maratona. Siamo abituati a leggere di corsa in tanti modi diversi, dal manuale tecnico al romanzo che racconta il running. Nel caso di Lungo Lento (Quodilibet Studio, euro 15) l’interessantissimo saggio di Paolo Maccagno, la maratona diventa laboratorio umano, luogo metaforico (e non reale) in cui sperimentiamo le nostre sensazioni, la paura, il dolore, la fatica. Non stupisce che a scriverne sia un antropologo (anche se probabilmente la definizione gli sta stretta) che è anche maratoneta. Il sotto titolo “Maratona e pratica del limite” ci offre un’indicazione di quale sarà il tema centrale del libro, ma fin dalle prime pagine ci si trova immersi in un mondo dotto, in
un linguaggio estremamente accurato, ogni parola è scelta con attenzione e ogni frase è pesata, e alla fine scopriamo che è un viaggio alla scoperta dell’Uomo. Da ogni pagina emerge la doppia passione per la corsa e per lo studio dell’Essere umano calato nella sua dimensione spaziale. Correre è un modo di esplorare il territorio fisico, i posti che attraversiamo, e il territorio “spirituale” dentro di noi. In fondo l’esperienza del limite è un modo di definire chi siamo. Capita a volte che due persone vivano la stessa esperienza e raccontino persino sensazioni simili, ma uno dei due rielabori il vissuto in modo molto più profondo ed analitico. Leggendo Lungo lento mi sono ritrovato in ogni capitolo e ogni capitolo è stato fonte di rinnovata analisi delle mie sensazioni. Maccagno usa spesso citazioni
per sottolineare i concetti che propone alla riflessione del lettore. A volte si tratta di antropologhi o di psicologhi, a volte cita maratoneti (molto spesso testimonianze tratte anche da X.RUN), ma un grande spazio lo trovano anche gli atleti anonimi che hanno lasciato un commento sul web o che sono stati citati a loro volta. Per essi, per il popolo delle lunghe distanze, l’autore conia il termine di “xrunner”, cioè il corridore ignoto, il corridore medio. E anche in questo riesce a dare una lettura peculiare di un termine che noi X.RUNNERs usiamo molto spesso. Un libro che, a mio giudizio, va affrontato con la passione e la tenacia del maratoneta. Un libro che va gustato, leggendolo e rileggendolo per apprezzarne la profondità. Un libro che teorizza su una delle più belle attività pratiche del mondo: la corsa di lunga lena.
#autori
PAOLO BERTACCINI RICERCATORE SOCIALE E CONSULENTE
Personaggio alquanto interessante. Si potrebbe definirlo “permanentemente disallineato”. Venexiano, si è trasferito a Milano da dove osserva con curiosità il mondo, senza perdere però il cordone ombelicale che lo lega alla città lagunare. Ex giornalista, editore, operatore (non passivo) della comunicazione. Ama lo sport. In tutte le sue accezioni. Ama guardarlo (lo sci in genere, innanzitutto). Ama praticarlo (la corsa e gli sport di resistenza). Ama parlarne e sentirne parlare. Anche per questo ha creato con un gruppo di sei amici, almostthere, un’impresa che ha messo lo sport al centro della sua attività.
Fondatore del Centro Studi Territoria specializzato in ricerche e progetti per sviluppo economico-sociale locale attraverso metodiche di partenariato pubblico-privato (PPP), in sinergia con i sistemi universitari. Studioso e progettista esperto nel ruolo sociale dello sport, collabora con l’Alta Scuola ASAG dell’Università Cattolica e con il Master in Sport e Intervento Psico-sociale. Advisor e consulente di aziende private e istituzioni pubbliche. Studioso di scienze sociali con un retroterra di studi storici ed epistemologici, è specializzato in smart cities/communities e green economy, nel ruolo sociale dello sport e nelle integrity policies. Senior partner di Transparency International Italia, promotore e Direttore del Premio Giorgio Ambrosoli, membro della Commissione Legalità di Confcommercio.
Maggiori informazioni sul sito: www.almostthere.eu
COME COLLABORARE Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
106 — 107 X.RUN / numero 36 / giugno 2015
IPPOLITO ALFIERI COFOUNDER ALMOSTTHERE
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
SILVIA GARIBOLDI CLIENT ACCOUNT
STEFANO MEDICI RAGIONIERE ED ESPLORATORE
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese. Un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’”uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?”. Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da qualche anno, alla corsa sui sentieri, sempre.
Nata a Milano alla fine degli anni ottanta, vive da sempre in Brianza. Laureata alla facoltà di economia a pieni voti, lavora nel campo della comunicazione e del marketing. È solare e molto vivace. Spende la maggior parte dei suoi risparmi in vestiti e viaggi. Ha studiato per molti anni danza classica prima di abbandonare. Nel 2014 conosce la realtà di almostthere e inizia a curarne le linee di abbigliamento e gli eventi. Quasi obbligata dal suo capo, lo stesso anno partecipa alla sua prima corsa in occasione della Milano Marathon a staffetta e da allora scopre che correre le piace. Inizia così la sua “carriera” da neofita e partecipa alle più disparate corse non competitive della città di Milano.
Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto il libro “Di corsa attorno al mondo”, flash–back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai. spaghetti alla. bolognese.
FRANZ ROSSI MANAGER
Massimo è l’anello di congiunzione tra il medico e il maratoneta. Il bello è che non riesce mai a correre liberandosi delle conoscenze mediche e non riesce a professare la medicina senza considerare, quando capita, il fatto che ha di fronte un runner. Sportivo a tutto tondo, debutta come pentatleta (e qualcosa in questo ha a che fare con il fatto di essere nativo di Torino) e di questa disciplina di nicchia apprezza molto la dimensione di squadra. Su incitamento di Renato Canova si avvicina alla corsa veloce (da pistard tenta anche gli ostacoli) ma è amore per il running fin dai primi allenamenti. Una volta abbandonata l’attività agonistica e conseguita la laurea in medicina (si occupa di riabilitazione di pazienti cardiopatici) torna a correre per diletto e si cimenta nelle lunghissime distanze. Dopo l’incontro con Yulia Baykova decide di voler provare anche la corsa in natura e debutta nel Trail del Lago d’Orta.
Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Tra le gare fatte alcune edizioni di Monza Resegone, Biella Camino, Dolomites SkyRace, Porte di Pietra, Valdigne, fino a togliersi la soddisfazione di finire anche il Tor des Geànts. Obbligato dal mal di schiena a nuotare almeno una volta alla settimana, ha fatto di necessità virtù, tornando ad una delle sue prime passioni: il triathlon. Corre per il Road Runners Club Milano, dove ricopre l’incarico di consigliere e di responsabile delle corse fuori strada. Ha scritto a quattro mani con Giovanni Storti il libro “Corro perché mia mamma mi picchia” nel quale ha cercato di dare una motivazione logica ad una passione folle. Lavora come manager in una software house milanese.
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MASSIMO PISTONO MEDICO
Photo credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso. La foto di copertina è tratta dal sito www.adamsport.it. Le fotografie pubblicate nel numero 36 di X.Run sono di: running.seiseralm.it pagine 4 e 5 www.calcioweb.eu pagine 8 e 9 Monica Pellgrinelli pagina 11 Paolo Genovesi pagina 15 Archivio IAAF pagina 16 Luca Valenti pagina 19 Tom Phillips pagina 20 Archivio Baykova pagine 24, 28 e 33
www.shutterstock.com pagine 37 e 44
Stefano Medici pagine 101, 102 e 105
studentslife.it pagina 38
Le illustrazioni del racconto di questo numero sono di Edoardo Perinelli.
media1.onsugar.com pagina 43 www.runnersworld.it pagina 50 news.gorefabrics.com pagina 53 www.pinterest.com pagina 67 hautepinkpretty.com pagina 68 www.lifestyleetc.co.u pagina 70 blog.ilgiornale.it pagina 84 www.venicemarathon.it pagina 87 cittadellasperanza.org pagina 90 blog.mynextrun.com pagina 94 www.fidal.it pagina 97
Pagine motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Silvia Gariboldi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali:
Pagine 98-99 Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta Frase di Eugenio Montale Foto di e.fastcompany.net
Pagine 22–23 Un’atleta in corsa è una scultura in movimento Frase di Edwin Moses Foto di www.adamsport.it
Pagine 48-49 La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo Frase di Walter Bonatti Foto di ultra168.com Pagine 64-65 La volontà di vincere non è niente senza la volontà di allenarsi Frase di Alberto Salazar Foto di www.modvive.com Pagine 82-83 Lo sport mi fa sentire parte del mondo in modo diverso, guardando gli atleti ho visto voglia di vincere Frase di Giorgio Armani Foto di www.shutterstock.com
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Pagine 40-41 Lo sport è l’antiruggine per una salute di ferro Frase di Gerhard Uhlenbruck Foto di www.radiobruno.it