X.RUN #41 ottobre 2016

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Luglio Duemilasedici

41

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storie di corsa

#corsa

Amici, runner

e viaggiatori #trail

LOVEredo Ultra Trail #corseatappe

Di madre in figlia #ultra

Marathon des Sables la regina del deserto



run Storie di corsa numero / 41 Luglio / 2016



Qualcuno con cui correre La corsa è uno sport individuale o di squadra? Il quesito può sembrare capzioso: tolte le staffette in cui si corre in team, la corsa è lo sport individuale per eccellenza. Nessuno può correre al posto tuo; in maratona affronti da solo il muro; la battaglia in pista è tu contro tutti gli altri; e persino nei trail, dove lo spirito agonistico è diluito, quello che conta è il tuo rapporto con la Natura. Ognuno di noi ama, di quando in quando, correre da solo. Per sfogarsi, per assaporare un momento tutto per se, per apprezzare i luoghi che attraversa correndo. Ma nella maggioranza dei casi, correre in compagnia è più bello.

« UNA PASSIONE CONDIVISA È ANCOR PIÙ EFFICACE »

Come dice Patrick Bauer, inventore della MdS, la passione è il nostro primo motore. E una passione condivisa è ancor più efficace. Quando ci alleniamo cerchiamo il gruppo, per sostenerci, per far volare il tempo e rendere meno noiosi i “lunghi”, per motivarci ad uscire anche al mattino presto, anche con il brutto tempo. Correre è un’attività del branco, anche se rimane uno sport individuale. Così in questo numero di X.RUN abbiamo deciso di esplorare i tanti modi in cui si può correre assieme. Kate ci svela cosa significa per lei correre con Serge: running di coppia. E poi Massimo e Salvatore che girano il mondo con la scusa di gareggiare. O Silvana e Bianca, madre e figlia, che hanno trovato un modo diverso di passare del tempo assieme. E due diversi gruppi di amici che esplorano un territorio, il Lazio e la Sicilia, attraversandolo a piedi, con o senza il pettorale. Esperienze diverse, accomunate dal piacere condiviso di fare attività fisica insieme. Perché correre crea un collegamento profondo con il proprio corpo e un’empatia naturale con chi corre accanto a te. Ti rende parte di una comunità più grande. E se anche la corsa rimane uno sport individuale, quando è presa come attività fisica o ludica ha uno spirito completamente diverso che Franz Rossi opera a livello istintivo e ci spinge a cercare qualcuno con cui correre. Editore X.RUN


La rivista è edita da almostthere srl REDAZIONE / via Francesco de Sanctis, 34 – Milano DIRETTORE RESPONSABILE / Franco Faggiani DIRETTORE EDITORIALE / Franz Rossi WEB / www.xrun.eu SCRIVETECI A / redazione@xrun.eu PER ABBONAMENTI / abbonamenti@xrun.eu PER PUBBLICITÀ / marketing@xrun.eu

Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso La testata è stata registrata presso il tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008 PROGETTO EDITORIALE / Koan moltimedia STAMPA / Faenza Printing Industries

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X.RUN / numero 41 / luglio 2016


Indice

L’EDITORIALE 3. QUALCUNO CON CUI CORRERE COVER 8. MARATHON DES SABLES: LA REGINA DEL DESERTO Partecipare alla Marathon des Sables lasciandosi trasportare dall’entusiasmo di chi, questa gara l’ha già corsa, e prepararsi al meglio ed essere uno tra i primi 10 a tagliare la finish line. DI MARCO PAJUSCO

STORIE 18. LE PASSIONI CHE MUOVONO IL MONDO Patrick Bauer, padre della Marathon des Sables, racconta con commozione ed emozione la sua infinita passione per questa gara. DI DINO BONELLI

24. AMICI, RUNNER E VIAGGIATORI Due amici, Massimo e Salvatore, con età molto diverse, che vivono in due città lontane, ma che girano il mondo insieme, correndo. DI MARCO RAFFAELLI

32. LOVEREDO ULTRA TRAIL Kate e Serge, innamoratissimi, decidono di partecipare insieme alla Lavaredo Ultra Trail. Concludono questa esperienza mano nella mano e con il bacio della vittoria. DI KATE DAWSON-DESMURS

44. UNA MARATONA A PASSO DI MARCIA Il Bradipo Team partecipa alla quarta edizione della Maratona sulla Via Francigena sull’antico Itinerario di Sigerico da percorrere esclusivamente camminando. DI FRANCO FAGGIANI

68. DI MADRE IN FIGLIA Il regalo per la festa della mamma: un weekend lungo insieme per completare una corsa a tappe, la Sixtysix Lakes. DI SILVANA LATTANZIO


78. TRANSICILIA TRAIL Attraverso i tre bellissimi Parchi Regionali della Sicilia, un gruppo di amici parte da Cefalù e raggiunge la sommità dei crateri dell’Etna. DI ADRIANA PONARI

89. IL DILEMMA DEL PODISTA Si può dare una svolta alla propria vita a 39 anni? Il racconto di un uomo che scopre il mondo del running. DI ANGELO RAFFINO

RUBRICHE 30. INFOGRAFICA Circumnavigare a piedi il globo.

66. ALBUM GLI EROI CHE FECERO LA STORIA Le figurine degli atleti che hanno scritto la storia.

100. VIAGGI IL PIACERE DELLA CORSA L'entusiasmo per il trail: correre sui sentieri, nel bel mezzo della natura nella splendida cornice della Spagna, nei pressi del Monte Urgall. DI STEFANO MEDICI

105. RECENSIONI 107. AUTORI 110. PHOTO CREDITS 111. PAGINE MOTIVAZIONALI


Marathon des Sables:

la regina del deserto


8—9 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

TESTO / Marco Pajusco FOTO / Dino Bonelli


Da quando sono tornato molte persone mi hanno chiesto: perché lo hai voluto fare? Cosa cerchi in una esperienza come la Marathon des Sables?

È

esattamente la domanda che mi facevo anche io prima di partire! Solo che io volevo trovare la risposta attraverso l’esperienza vissuta personalmente. Inizialmente mi sono innamorato dei racconti e degli aneddoti sulla MdS legati alla frugalità della vita al campo e la condivisione, dei legami che si creano con la natura e con gli altri partecipanti. Ed è stato per quello che una sera di ottobre, ignaro delle implicazioni che avrebbe avuto quella scelta, mi sono iscritto alla famosa Marathon des Sables. Come ho ricevuto la mail di conferma hanno iniziato a tremarmi le ginocchia, e si è insinuata nella mia mente la seguente paura: «Ho la più pallida idea della situazione in cui mi sono impelagato? Sono un minchione! Morirò!»

Ho quindi deciso di chiedere consigli al grande Filippo Salaris, amico e compagno di alcune corse negli anni passati. Filippo è l’italiano che più si è distinto negli ultimi anni nella Marathon des Sables, partecipando 3 volte e arrivando sempre molto vicino al podio (in ordine cronologico si è aggiudicato il settimo, il quarto e il sesto posto nelle edizioni 2012-13-14) e si piazza sempre sul podio nelle gare a tappe e nei trail nostrani. Se andate a correre in Sardegna, è l’uomo da battere, se lo trovate in una corsa “in continente” come amano dire i sardi, e avete mire di classifica, occhio! Sarà sicuramente un tostissimo avversario. Quando l’ho chiamato la sua prima risposta

« HO LA PIÙ PALLIDA IDEA DELLA SITUAZIONE IN CUI MI SONO IMPELAGATO? SONO UN MINCHIONE! MORIRÒ! » è stata: «Marco lo sai in cosa ti sei cacciato vero?» Quel primo feedback è stato carburante per il focolaio delle mie ansie e la convinzione di soffrire e forse morire nel deserto a 33 anni, come è successo a più celebri personaggi biblici, si faceva sempre più strada nella mia mente. Fortunatamente dopo avermi messo in guardia sulle difficoltà di questa corsa Filippo mi ha dato i migliori consigli su come prepararmi, sul materiale da comprare, e suggerimenti sul cibo, ma non si è limitato a fare questo, mi ha dato tutto il suo materiale: zaino, ghette e buona parte del materiale obbligatorio per la corsa. Come ringraziare per la generosità questo grande campione e grande uomo? Semplicemente dando il massimo, nella preparazione e poi nella corsa. A questo punto non mi è rimasto che allenarmi, dedicando buona parte della mia vita non lavorativa allo sport, attraversando un periodo pesante ma istruttivo, ho imparato a inserire un po’ di disciplina nella mia vita disordinata.


10 — 11 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

Marco Pajusco. Nelle altre foto dell'articolo, sono ritratti altri partecipanti alla Marathon des Sables


#ultratrail La storia di Patrick Bauer e della Marathon des Sables

Le passioni

che muovono il mondo

TESTO E FOTO / Dino Bonelli

«Questa sarà l’ultima notte al bivacco, già sento che mi mancherà..» Patrick Bauer, il padre padrone della Marathon des Sables, ha gli occhi lucidi di un uomo soddisfatto e visibilmente commosso. Siamo seduti per terra nella tenda ristoro del bivacco 5 ed è appena finita l’ultima tappa della MdS 2016. Finito il pranzo mi ero avvicinato a lui per chiedergli come stava e lui dicendomi di esser molto stanco, mi ha raccontato come tutto il suo lavoro continua a esser condito con una passione infinita che percepisce anche in ognuno dei suoi collaboratori (oltre 600 tra dirigenti, lavoranti e volontari). «Quando sentirò venir meno questa mia intensa passione, smetterò di venirci di persona e forse la seguirò solo più da casa. Senza passione, qualsiasi cosa si faccia, non sa di niente. Il mondo stesso senza le varie passioni non saprebbe di niente...». L’occhio azzurro, velato da una patina lucida che raccoglie mille emozioni, fissa un orizzonte immaginario oltre l’apertura d’ingresso della grossa tenda che ci ospita. Poi, con quell’ultimo filo di voce rimasto, mi chiede com’è andato il nostro amico comune Marco Olmo, di come ha vissuto questa sua ventunesima MdS. Io gli dico il mio pensiero, condiviso da migliaia di runner di tutto il mondo, sull’inossidabile

Senza passione, qualsiasi cosa si faccia, non sa di niente


18 — 19 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

Marco Olmo durante l'ultima Marathon des Sables


« GLI ULTIMI ARRIVANO FINO IN FONDO ANCHE SE SANNO FIN DALL'INIZIO CHE NON AVRANNO MAI UNA MEDAGLIA AL COLLO » MARCO OLMO


22 — 23

X.RUN / numero 41 / luglio 2016


Salvatore Gorgone e Massimo Ciocchetti


#corsa Massimo e Salvatore, i globetrotter

Amici, runner e

viaggiatori 24 — 25

TESTO / Marco Raffaelli FOTO / Archivio Ciocchetti

Massimo Ciocchetti ha 30 anni e nella vita è un insegnante di educazione fisica. Ha orari da capogiro, collabora con tre centri specializzati all'allenamento in quartieri ben distinti a Roma, Il Freetime Sporting Club, la Columbus Fitness Club e la Fitness Play. Finita luniversità si è specializzato in diverse discipline e a oggi conta buone qualifiche, tra le quali anche quella di istruttore Fidal. Non si ferma mai Massimo, lavora mediamente dalle 11 alle 13 ore al giorno e quando può, quasi tutti i giorni, cerca di inserire una sessione di corsa nelle ore più disparate. Il segreto come dice Massimo è:

Lo sport è ossigeno e si sa, dove c’è aria c’è libertà

X.RUN / numero 41 / luglio 2016

Massimo è un avventuriero e ha deciso di vivere il mondo a modo suo. Fuori dagli schemi o meglio, dentro uno schema del tutto personale che lo rende libero, oltre che forte. Gira il mondo correndo, unendo, dunque, l’utile al dilettevole. Non è un perdi giorno, vive la nostra realtà con i piedi ben puntati a terra, un vero schiaccia sassi delle difficoltà quotidiane. Ha corso ovunque, dall’Alaska, passando per Panama, arrivando in India, ripartendo dalla calotta Polare in Groenlandia. Il suo valore più importante, al di là delle spese sostenute, è regalare sorrisi ed esser apprezzato per la sua semplicità.


CIRCUMNAVIGARE A PIEDI IL MONDO FONTE DATI en.wikipedia.org

DAL 1969 AD OGGI DIVERSE PERSONE HANNO INTRAPRESO QUESTA AVVENTURA

48.000 KM

PERCORSI DA ROBERT GARSIDE IN 5 ANNI E 8 MESI

26.200 KM

PERCORSI DA JESPER KENN OLSEN IN 1 ANNO E 9 MESI

26.200 KM

PERCORSI DA TOM DENNISS IN 1 ANNO E 9 MESI

50.000 KM

PERCORSI DA TONY MANGAN IN 4 ANNI


26.200 KM

L'OBIETTIVO CHE KEVIN JOHN CARR INTENDE RAGGIUNGERE

23.300 KM

PERCORSI DA DAVID KUNST IN 4 ANNI E 4 MESI

23.300 KM

PERCORSI DA JEAN BELIEVEAU IN 11 ANNI E 2 MESI

65.300 KM

PERCORSI DA ARTHUR BLESSIT IN 46 ANNI E 6 MESI

32.400 KM

PERCORSI DA FFYONA CAMPBELL IN 11 ANNI

X.RUN / numero 41 / luglio 2016

75.000 KM

30 — 31

PERCORSI DA STEVEN M. NEWMAN IN 4 ANNI



#trail Correre come una persona sola

Love

redo

Ultra Trail 32 — 33

TESTO ED ILLUSTRAZIONE / Kate Dawson-Desmurs FOTO / Archivio Dawson-Desmurs

In questo preciso momento, ad esempio, per continuare a salire la ripida cresta in cui ci troviamo, in questo paesaggio magnifico – le Dolomiti – dove le rocce si innalzano spoglie verso il cielo, come primitive esplosioni del Giurassico e dietro alle quali ci aspettiamo di veder sbucare all’improvviso creature di altri tempi. Sono montagne selvagge. Il loro aspetto maestoso si impone all’orizzonte con una bellezza che lascia senza fiato. E noi siamo qui, minuscoli al loro confronto, assaliti dal vento che ghiaccia i nostri corpi, la neve è ancora presente, vento e pioggia ci mettono alla prova mentre stiamo partecipando alla famigerata Lavaredo Ultra Trail. Ma siamo assieme.

Il loro aspetto maestoso si impone all’orizzonte e lascia senza fiato

X.RUN / numero 41 / luglio 2016

«Allée my darling…» queste parole suonano come musica al mio orecchio. Ogni giorno significano gioia, amore, sostegno, forza, tenerezza e una base sicura sulla quale appoggiarmi. Sono parole che mi risollevano quando devo scavare in profondità dentro me stessa per trovare la forza necessaria a far girare le gambe nei momenti di crisi. Sono parole che mi fanno capire che l’uomo che mi sta di fronte mi ama, ama il rapporto che ci lega. Che ha bisogno come me del nostro stare assieme per una moltitudine di ragioni…


« SI DICE CHE LA POESIA SIA COMINCIATA CON LO SPORT » ANDRÉ SCALA


42 — 43

X.RUN / numero 41 / luglio 2016



#nordicwalking Sui sentieri degli antichi pellegrini

Una maratona a passo di marcia

Acquapendente e Montefiascone, due bei paesi antichi della mirabile campagna viterbese e, in mezzo, gli oltre 42 km della Francigena Marathon. Non da correre ma da camminare, come da regolamento. Del resto siamo sulla millenaria via dei pellegrini che, dalla Francia, consumavano al passo le suole dei sandali fino a Roma, alla tomba di Pietro, per certi versi rivale, in fatto di assegnazione di indulgenze, a quella di San Giacomo, nella spagnola Santiago. Dunque il ritmo, ancora oggi, deve essere quello. Acquapendente se ne sta al confine con la Toscana, con il monte Amiata a due passi. Prende il nome dal fatto che dalle colline che la circondano in certe stagioni scivolano verso il fiume Paglia decine e decine di rivoli secondari. "Certe stagioni" si fa per dire, perché queste da un po’ fanno quello che gli pare, al di là di quanto scandiscono i calendari. A noi, il giorno prima della prova, c’è toccata la pioggia. Torrenziale, altro che rivoli. Insomma, acqua ce n’è stata e pendenze pure. Montefiascone invece è appollaiata in lodevole posizione più a sud, su una montagnola di 600 mt a dominio del lago di Bolsena.

Acqua ce n’è stata e pendenze pure

44 — 45 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

TESTO E FOTO / Franco Faggiani


come descrivere l'emozione di un traguardo? sportholidays: andiamo oltre le distanze #SPORTHOLIDAYS



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fare sport nuovi modi e nuovi mondi per fare sport ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||

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« SE SONO LIBERO È PERCHÉ CONTINUO A CORRERE » JIMI HENDRIX


64 — 65 X.RUN / numero 41 / luglio 2016


#album Tutti i personaggi della nostra Hall of Fame

Gli eroi che fecero la Storia

Pietro Paolo Mennea (Barletta, 28 giugno 1952 – Roma, 21 marzo 2013) è stato un atleta, politico e saggista italiano. Campione olimpico dei 200 metri piani a Mosca 1980, è stato primatista mondiale della specialità dal 1979 al 1996 con il tempo di 19"72 che, tuttora, costituisce il record europeo. Soprannominato "la Freccia del Sud", è l'unico duecentista della storia che si sia qualificato per quattro finali olimpiche consecutive (dal 1972 al 1984). Laureatosi quattro volte, dopo la carriera atletica svolse attività politica e scrisse molti saggi di vari argomenti, esercitando le professioni di avvocato e commercialista.


66 — 67 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

Sara Simeoni (Rivoli Veronese, 19 aprile 1953) è un'ex atleta italiana specializzata nel salto in alto. Campionessa olimpica e medaglia d'oro alle XXII Olimpiadi di Mosca nel 1980, è stata primatista del mondo con la misura di 2,01 mt stabilita due volte nel 1978, anno in cui vinse il campionato europeo. Ha vinto inoltre due medaglie d'oro alle Universiadi, altrettante ai Giochi del Mediterraneo e quattro titoli di campionessa europea indoor. Quattordici volte campionessa italiana, ha detenuto il primato italiano per 36 anni.



#corseatappe Alla Sixtysix Lakes, un’emozione unica

Di

madrein figlia

FOTO / Pierluigi Benini

Un’emozione unica. Sì, credo che per sintetizzare la mia partecipazione a questa Sixtysix Lakes le parole giuste siano queste: «Un’emozione unica». Perché questa non è solo una gara delle molte che, così, da tapasciona, ho fatto, ma è stato il regalo per la festa della mamma che mia figlia Bianca mi ha fatto quest’anno. È un off road organizzato dalla Zitoway Sport and Adventure, quella che ha organizzato per tantissimi anni la 100 km del Sahara, Tunisia, facendola diventare una classica nel panorama dei deserti, avamposto per poi affrontare la temibile Marathon des Sables. E infatti questo è stato anche il mio percorso. Ora la 100 non si fa più, per intuibili motivi di sicurezza, ma con tutto il gruppo dell’organizzazione siamo rimasti in grande amicizia. Per “siamo” intendo io e mia figlia, e così a lei viene in mente di farmi questo regalo: un weekend lungo insieme, io e lei, in un contesto di sport e di empatia con lo staff storico. Un incontro che ha il sapore di un rentreé tra amici, correndo la gara: 10 km venerdì sera con lampada frontale, 35 km sabato (ma che io ho corso solo fino al 15esimo, come da programma) e 21 domenica per un totale, appunto, di 66, Sixty Six. Commento di mia madre (così inseriamo la terza generazione di donne): «Ma cosa fai, le regali la fatica? Con tutti quei chilometri

Il nostro umore è troppo alto perché subisca influenze del meteo

68 — 69 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

TESTO / Silvana Lattanzio


« CORRI SPESSO, CORRI A LUNGO. MA MAI FINO AL PUNTO DI SUPERARE LA GIOIA CHE CORRERE TI DÀ » JULIE ISPHORDING


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X.RUN / numero 41 / luglio 2016


#trail Correre in modalità autogestita

TranSicilia Trail

una storia lunga 230 km TESTO E FOTO / Adriana Ponari

Non c'è dubbio che la Transicilia Trail sia davvero una bella storia e sia indubbiamente una storia d'Amore: per chi l'ha progettata nei minimi particolare, ma anche per chi l'ha vissuta e per me che la sto per raccontare! 230 km attraverso i tre Parchi Regionali di Sicilia, Madonie, Nebrodi e dell'Etna a dimostrare che la nostra Isola è una montagna circondata dal mare: sì perché l'originalità di questa montagna, che è la Sicilia, consiste nello scorgere tutto intorno da lassù l'incanto del mare e di piccole isole pregne di storia e antica umanità. Il percorso si mostrerà impervio, da correre attraverso boschi e foreste, rocce e ruscelli, in modalità autogestita. L'ideatore è Dario, che da anni sogna di raggiungere dalla sua amata Cefalù (la cittadina normanna divenuta patrimonio dell'umanità e porta d'ingresso del Parco delle Madonie) la sommità dei crateri dell'Etna. È un progetto, il suo, che viene definito e arricchito, giorno per giorno, di dettagli tecnici: non è un progetto semplice, non è una scampagnata! Un gruppo di amici con diverso tipo di esperienza trail non esiteranno un attimo a seguirlo, accesi di entusiasmo e voglia di avventura!

Capiranno cosa significa respirare la vita e sentirsi liberi


78 — 79

X.RUN / numero 41 / luglio 2016


« NELLO SPORT, PRIMA O POI, I CONTI TORNANO, ARRIVANO I NOSTRI, VINCONO I BUONI » MARCO PASTONESI


86 — 87 X.RUN / numero 41 / luglio 2016


questa non è una membership card sogna in piccolo o alla grande: we are almostthere scopri di piÚ su www.almostthere.eu/it/membership #ALMOSTMEMBER


#racconto TESTO / Angelo Raffino ILLUSTRAZIONI / Edoardo Perinelli



98 — 99 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

« DIVIDI UNA GARA IN 3 PARTI: CORRI LA PRIMA CON LA TESTA, LA SECONDA CON LA TUA PERSONALITÀ, LA TERZA COL CUORE » MIKE FANELLI


#viaggi Danostia, San Sebastian, Spagna

Il piacere della corsa

TESTO E FOTO / Stefano Medici

La pista è la vera atletica, il trail è la nuova via, la maratona è un’esperienza unica, le skyrace sono extreme, le ultra sono ultra… Scorrendo pagine di riviste sportive, articoli su blog, pubblicità di eventi, percepisco una lotta fratricida fra rappresentanti della stessa squadra, appassionati di corsa, convinti elettori del running life style. Una corsa in terra di Spagna mi porta dentro al cuore dell’argomento. Dopo aver esplorato, vissuto, seguito impervie piste nei Pirenei selvaggi del versante francese, io e la mia famiglia raggiungiamo le coste settentrionali della penisola iberica. Quella lingua di terra che si affaccia sul mar Cantabrico, nello specifico della favolosa località di Donostia - San Sebastian. Il nostro camping si trova sui versanti del monte Igueldo, che domina dall’alto la Baia de La Concha, dove si estende la più grande spiaggia cittadina d’Europa. Programmo una

corsa sul lungomare, per tenere i muscoli caldi. La mente è già sulla lunghezza d’onda… del mare e già percorre il grande arco naturale della baia. Mi sveglio di prima mattina e raggiungo il parcheggio del luna park, situato sullo sperone di roccia all'estremità occidentale della baia. È una struttura datata, lontana dai moderni mega parchi divertimento, ma impreziosita dalla location a picco sul mare, che regala panorami mozzafiato alle varie attrazioni. Sono pronto a scendere in paese per la strada asfaltata, quando vedo uscire dalla vegetazione un gruppo di persone, dei trekkers. Prendo un po’ d’informazioni sui percorsi in zona ed entro nella macchia seguendo la direzione indicata. Sono carico d’entusiasmo. Perché? Mi domando, non lo so, forse il trail è la nuova corsa? Certo che ultimamente andar per sentieri mi stimola enormemente, forse vivere in città estremizza


100 — 101 X.RUN / numero 41 / luglio 2016



del bagnasciuga nonostante il grande afflusso che richiama ogni giorno la spiaggia. L’ordine e la pulizia sono perfetti, valorizzare le bellezze che la natura ci offre è più che un dovere e qui ne sembrano veramente consapevoli. Mi godo il lungomare in tutta la sua lunghezza, corro lineare come un treno sui binari, e mi sento leggero come la brezza marina che mi accarezza la pelle. Procedo verso l'estremità orientale de La Concha, dove si trova il porto e l'acquario, ai piedi del monte Urgull, e magari, se trovo una strada diretta, mi arrampico fino al Cristo. Supero il bivio che porta al centro storico in prossimità del palazzo dell'Ayuntamiento, il municipio, e proseguo spedito verso l'acquarium. Il porto brulica di taverne e ristoranti, le insegne e i gustosi menu sembrano invitarmi per la serata, ci farò un pensiero, intanto meglio bruciare qualche altra caloria. Superato l'acquario, la ciclabile rossastra, che affianca il lungomare, prende le sembianza di una pista, una pista d'atletica. C'è un lungo rettilineo, con una curva che gira intorno al promontorio in prossimità di una scultura. Impossibile resistere, è come vedere il traguardo di un anello rosso. Accelero a tutta, i muscoli spingono potenti, mi godo lo sprint, il brivido della velocità, i battiti del cuore che pompano fino in gola, l'esaltazione, percorro tutta la curva

« VIVERE IN CITTÀ ESTREMIZZA LA MANCANZA DEL RAPPORTO TRA UOMO E NATURA, RISVEGLIANDONE L'IRRESISTIBILE RICHIAMO »

102 — 103 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

la mancanza del rapporto tra uomo e natura, risvegliandone l'irresistibile richiamo. Un sorriso illumina il mio volto pensando al percorso escursionistico trovato, è un vero luna park… Per trailer. Corro felice, scendendo un ripido cammino. Salto di sasso in roccia, rallento, accelero nuovamente, vivo l’essenza del movimento, l’istinto primordiale che prende il sopravvento sulla cadenza ritmata del podista. Le variazioni di fondo, di ritmo, danno verve al gesto atletico, tutti muscoli vibrano sollecitati dallo sforzo. Dopo una decina di minuti arrivo ai primi avamposti umani, attraverso una serie di cortili strabordanti di rigogliosa vegetazione per poi raggiungere il mare e il meraviglioso palcoscenico naturale su cui si affaccia la città. Lo scenario è da togliere il fiato, proiettati nell’immensità dell’orizzonte, viene d’istinto respirare a pieni polmoni, aprire le braccia quasi a voler abbracciare tutta quella vastità. Corro sullo splendido lungomare sopraelevato, guardando l’isolotto che si trova al centro della baia, la lussureggiante isola di Santa Clara con il suo piccolo faro a indicare la via. Subisco la sua presenza come un’attrazione magnetica, riesco quasi a sentire le sirene di Ulisse. Senza accorgermene prendo il ritmo costante della corsa su strada, respiro regolare con andatura fluida. Lo sguardo si concentra in avanti, in piena tranche agonistica da “maratoneta”, macino metri dopo metri. Ma l’ambiente esterno ha di nuovo il sopravvento, e un’altra meraviglia cattura la mia attenzione, è il Cristo che svetta sul monte Urgull, e ricorda il più famoso Cristo Redentore di Rio de Janeiro. Rapito da tale imponenza la corsa procede nella confort zone, è come una gara su strada, come la più classica delle stracittadine. Si prova il piacere della scoperta dei monumenti, degli angoli caratteristici creati ad arte dall’uomo, l’antropizzazione dell’ambiente. Noto con particolare stupore la cura


fin sotto al monumento. Recupero un po' di energie cercando l'accesso più diretto per la cima del monte, i cartelli indicano un lungo percorso di tornanti, non voglio esagerare, ci sono altre vie da conquistare. Ritorno sui miei passi attestandomi su una comoda andatura, fino all'accesso della parte vecchia, poi varcato la soglia che separa il porto dalla città, inizio a vagare al piccolo trotto tra le strette vie del centro. La chiesa di Santa Maria dalla facciata barocca, Plaza de la Constitucion, sono indeciso se passare alla prossima spiaggia, playa de Zurriola famosa per le sue onde, o raggiungere la spiaggia di Ondarreta in direzione rientro. Considerando l'imminente appuntamento con il surf del pomeriggio, decido per Ondarreta all'estremità occidentale, per vedere la scultura del pettine del vento. Un'opera in ferro dello scultore Eduardo Chillida, presente in tutte le cartoline di San Sebastian. Riprendo il lungomare, e mi godo il ritorno seguendo una ragazza in longboard nei suoi sinuosi movimenti che viaggia elegante nella mia direzione. I chilometri passano veloci, mi ritrovo in fondo alla baia ai piedi della funicolare che porta direttamente al luna park. Passo oltre per raggiunger il famoso peine del viento, l'ultimo tratto del sentiero è bloccato, ma si può comunque vedere l'opera fantasticandone sul significato. Si presenta come un insieme di tre strutture di acciaio, attaccate alla roccia che si protendono come artigli sfidando le leggi della natura. Le prime due posizionate di fronte e sullo stesso blocco di roccia mantengono

un dialogo, frutto del legame tra presente e passato. Simboleggiano la ricerca dell'una per l'altra, come un ritorno al passato per unire quello che è stato e quello che è. Mentre la terza protesa verticalmente verso l'orizzonte è rappresentante del futuro che ancora deve arrivare. Ritorno a salire per lo sterrato nell'ultimo tratto che mi separa dal traguardo virtuale di questa avventura. Rifletto sull’ultima visione, su questa uscita, ho vissuto emozioni di varie corse e tutte hanno donato sensazioni uniche riportandomi a momenti del passato proiettandomi verso progetti per il futuro. I trail, le capestri, le corse su strada, le gare in pista, skyrace, credo sia sbagliato etichettarle; questa è meglio di quella, quella è più dura di quell'altra, noi, loro, la corsa sta alla base, il piacere puro della fatica, del naturale movimento dell'essere umano, del gesto sportivo in tutte le sue variabili, sono il vero spirito che noi runners dobbiamo cercare di non dimenticare. Non esiste questa meglio di quella, esiste solo… “la corsa”.

« SI PROVA IL PIACERE DELLA SCOPERTA DEI MONUMENTI, DEGLI ANGOLI CARATTERISTICI CREATI AD ARTE DALL’UOMO »


#recensioni

CORRERE CON RE GIORGIO I

CORRERE È LA MIA VITA AUTORI / Calcaterra e Ottavi EDITORE / Edizioni LSWR NUMERO PAGINE / 335 PREZZO / 19,90 euro

eccezionali. Tassista di professione (mestiere poi condiviso con quello relativo alla conduzione di un negozio di “cose da corsa” e anche di una Società sportiva, entrambe con il suo nome) ha sempre avuto quella che si direbbe una certa predisposizione alla corsa. La prima volta che provò una maratona, a 18 anni e senza un briciolo di allenamento, la chiuse in 3ore e 29. Così, tanto per provare un po’. La seconda, affrontata non subito dopo ma qualche anno più in là, la portò a termine in 2 ore e 39. Quasi un’ora di meno. «Giorgio, ascolta te stesso. Se te la senti, vai», così gli diceva suo padre, primo sostenitore e sponsor. Così Giorgio è andato; con entusiasmo, passione, costanza, doti inscindibili tra loro che lo hanno portato a vincere 11 edizioni consecutive del Passatore e 3 volte il Campionato

mondiale di Ultramaratona. Tanto per dire, perché dei successi in Italia e all’estero è difficile fare la conta. In ognuna o quasi delle pagine del libro si fa cenno a una gara, per lo più finita al primo posto (tempo di leggere il libro e avrà vinto altre due o tre gare). Il testo è un susseguirsi di ricordi, aneddoti, vittorie ma anche con quei momenti (per lui comunque rari) di défaillance, che sono poi quelli che rafforzano più dei successi. E persone, che passano e lasciano il segno. Una bella lettura, che si deve all’atleta e all’uomo. Giorgio Calcaterra - Daniele Ottavi, Correre è la mia vita, 335 pagine, Edizioni LSWR, 19,90 euro. Copie direttamente a casa tramite il sito www.correreelamiavita.com, con tanto di sconto, e anche su www.giorgiocalcaterra.com.

104 — 105 X.RUN / numero 41 / luglio 2016

Correre mi rende libero. Correre è la mia vita. E se lo dice, e soprattutto lo dimostra, Giorgio Calcaterra, c’è da credergli. Il runner romano (top runner, ultramaratoneta, pluricampione del mondo, mito, leggenda? In questo caso scegliete le definizioni che più vi aggradano, tanto gli stanno tutte alla perfezione) non ha certo bisogno di presentazioni. Sarebbe come spiegare chi è Kilian Jornet a uno che corre in montagna. Ma sicuramente questo suo lungo racconto (315 pagine davvero fitte) affidato alla scrittura di Daniele Ottavi, amico, esperto di comunicazione e maratoneta “ogni cinque anni”, può essere una “pietra miliare”, come si diceva in tempo, nella formazione di ogni corridore o aspirante tale. Calcaterra fa parte di quella preziosa stirpe di persone normali che fanno cose


QUANDO IL TRAIL ERA UNA AVVENTURA DA PIONIERI TRAIL DE VIE AUTORE / Dario Viale EDITORE / Fusta Editore NUMERO PAGINE / 207 PREZZO / 13,90 euro

“Una caratteristica che continua ad accompagnarmi anche ora che sono diventato piuttosto conosciuto, è evidentemente una certa aria da pellegrino in gita. Forse a causa dell’atteggiamento alla buona, della scarsa tecnicità di alcuni miei indumenti sportivi, di una certa naturale trasandatezza…”. Così si descrive Dario Viale nel bel libro di corse e di vita vissuta che lo riguarda: “Trail de Vie”. Viale appare sulla scena dei lunghi trail quando questi cominciano a perdere la loro connotazione popolar-montanara e a diventare raduno di personaggi un po’ snob, con l‘affacciarsi delle prima skyrace, dei primi sponsor, dei superman del sentiero, delle prime manifestazioni internazionali proposte in prevalenza dai francesi. Ma colui che diventerà poi il mito dei forti conterranei Martin e Bernard Dematteis,

che firmano l’introduzione al libro, fa in tempo a lasciare segni molto profondi. Con vittorie in molte gare classiche e con un record di salita al Monviso, nel 1986 che non è ancora stato battuto (1.48,54) e con una memorabile vittoria all’Himalaya Marathon, un traguardo a oltre 5mila metri. Viale, il pioniere, comincia a correre a 17 anni, iniziando come tutti quelli che vivono nelle borgate attaccate ai costoni alpini, ovvero allungando il passo su quei sentieri che portano da casa al lavoro e viceversa, su e giù per la montagna. Lavora agli impianti di risalita del luogo natale, Limone Piemonte, e l’inverno non regala niente, si lavora sette giorni su sette. Naturale però che la sua corsa si nutra di attività come lo sci da fondo e lo sci alpinismo. Come in quell’inverno del 1985 in cui vinse

la Tre Rifugi, popolare appuntamento di scialpinismo in calendario dal 1953 sulle solitarie montagne cuneesi. Una gara a coppie e il compagno di Dario era un altro tipo come lui per carattere, estrazione e tenacia, seppur di 13 anni più “vecchio”: Marco Olmo. “Olmo in quest’ultima picchiata stenta un po’ di più, cade un paio di volte proprio prima del traguardo, quasi che all’improvviso abbia paura di vincerla questa corsa che insegue da parecchi anni”. E invece i due vincono, entrando nella storia dello sport di montagna. Scrive Olmo nella quarta di copertina: questo libro ci riporta agli albori dell’ultra trail quando ancora si chiamava marcia alpina: una disciplina rivoluzionaria per l’epoca, in cui solo pochi temerari osavano cimentarsi”. Da leggere, con divertimento e nostalgia.


#autori

Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu

CATHERINE DESMURES TRADUTTRICE ED ILLUSTRATRICE

Non è per niente facile collocare Dino in alcuna dimensione. Professionalmente si occupa di fotografia, ma allo stesso tempo collabora nell’organizzare eventi sportivi in tutto il mondo, è responsabile di un museo di tavole da surf a Prato Nevoso (CN) dov’è nato. Si occupa di sport, beneficenza, reportage... Da un punto di vista sportivo è appassionato di tavole, sia le snowboard che i surf, ma non disdegna la corsa o il triathlon (è stato anche IronMan oltre che finisher in molte gare in tutto il mondo). I viaggi sono la sua droga, non rifiuta mai un’opportunità di prendere un aereo e di andare a visitare un posto remoto. Lo potrete individuare, fotografo o fotografato, ai piedi delle Twin Towers a Kuala Lumpur, mentre scia nello Utah, mentre corre alle Seychelles, mentre surfa in Australia, mentre segue una muta in Alaska o intervista uno sciamano in Indonesia. Naturalmente non disdegna le località nostrane, basta che ci sia qualcosa di interessante da fotografare e Dino si precipita.

Kate per gli amici, Fréd la chiama "Forrest" (come nel film Forrest Gump), o mémé [nonna NdR] se va piano. Ha iniziato a 6 anni con il nuoto, ma la lista degli sport in cui ha gareggiato comprende squash, badminton, tennis, triathlon, canottaggio in mare, mountain biking, e adesso in Francia lo sci (discesa e fondo) e il trail running. È nata a Kenilworth, Inghilterra, cresciuta a Liverpool, ha preso un diploma in fotogiornalismo. Nel 98 si è trasferita in Francia dove, circa 4 anni fa, iniziò a praticare il trail running fino a quando questo sport non è diventato una vera e propria passione. A quel punto aveva bisogno di una nuova sfida in questo sport... le ultra! Oggi vive a Annecy, in attesa dell'inizio della stagione sciistica per provare la nuova passione: lo sci alpinismo.

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COME COLLABORARE

DINO BONELLI FOTOGRAFO


SILVANA LATTANZIO GIORNALISTA

STEFANO MEDICI RAGIONIERE ED ESPLORATORE

MARCO PAJUSCO COMMERCIALE

È nata a Milano, felice di trovarsi nel caleidoscopio delle possibilità di lavoro e di vita che la città offre. Si laurea in Giurisprudenza, ma non è quella la sua strada. Ama la natura e le corse off road e così, quella che nasce come passione, diventa poi il suo lavoro: scrivere (e correre) reportage di gare in montagna o nei deserti per la rivista Correre. Prende la tessera da giornalista pubblicista ed entra stabilmente in redazione dal 2005 per 4 anni, passando poi all’”ufficio accanto”: la redazione diTriathlete, dove lavora tuttora.

Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto il libro “Di corsa attorno al mondo”, flash–back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai. spaghetti alla. bolognese.

Ha iniziato a correre per tenersi in forma e con il tempo se n’è innamorato. Ha partecipato alla sua prima maratona e da lì non ha smesso più passando alle corse fuori strada, in montagna, sulla neve, nei deserti… Un po’ ovunque. Tutti i giorni aspetta quel momento in cui può staccare da quel mondo artificiale fatto di strade e palazzi per immergersi nei sentieri e nei boschi: anche a Milano, dove lavora, riesce a trovare un angolo di soddisfazione in quelli che sono i suoi parchi. D’estate in collina o sulle sue montagne; o in riva al mare in qualche splendido paesaggio, trae energia dall’ambiente circostante. Quando è in montagna, ama respirare l’energia delle vette, attraversandole solo e silenzioso in rispetto della natura. Un proverbio Tarahumara dice: “If you run on the earth and with the earth, you can run forever”, Marco crede che finché si corre vivendo il momento presente, in armonia con quello che ci circonda, allineando corpo e mente e ambiente circostante, non c’è spazio per fatica, paura, dolore e ansie; correre diventa Zen e l’estasi è a portata di mano.


MARCO RAFFAELLI GIORNALISTA

ANGELO RAFFINO GIORNALISTA

Ha ereditato dalla famiglia materna l'amore per la fotografia, cui si dedica nel tempo che le lascia libero la sua professione di medico neurologo. Ama la natura, ama camminare e abita in campagna. Da un po' di tempo a questa parte ha iniziato a puntare il suo obbiettivo sul variegato mondo podistico. Adriana vi dedica il suo tempo con interesse ed entusiasmo, sempre più convinta che tale mondo abbia tanto da dire dal punto di vista umano e culturale. Potete trovare altre foto e scritti di Adriana nel sito web di Ultramaratone, maratone e dintorni con il quale collabora.

Corre perché fermo non sa stare e altrimenti non vede nulla, poi se si trova sul Monte Resegone, sul Queensborough Bridge o a Gamla Stam non fa differenza. Roma è la compagna di corse ideale, la sua squadra, il Cral Poligrafico dello Stato, il rifornimento al 35 km. Ha corso tante maratone, si è ritirato, ha fatto il suo tempo dei tempi e camminato per 42.000 mila passi. Non si è ancora stancato, suo padre gli ha passato il testimone e corre ancora con lui, magari un km dietro, ma grazie a lui ha sempre la forza e l'entusiasmo di vivere e raccontare il suo podismo!

Un giorno gli piacerebbe potersi definire “un viaggiatore”. Oggi ha la fortuna di essere un giornalista: per professione, passato e presente in tv, radio, cartaceo, e per passione. Da bambino il padre lo stimolava a inventare storie e racconti d’immaginazione e da allora quella fiamma continua ad illuminare idee, sogni, progetti. Tante bozze e manoscritti sono già nel cassetto, altri ci finiranno. Anche se la strada è lunga non gli mancano fiato e tenacia: per questo ama i lunghi viaggi a piedi, la corsa in generale e, soprattutto, il trail running. Un sogno chiamato Patagonia, due mete ancora da raggiungere, Alaska e Mongolia. E poi una vecchia auto “che più regge e meglio è”: ogni euro risparmiato è un euro investito a soddisfare la propria curiosità di mondo. 1982, lettore vorace a fasi alterne, la famiglia e i suoi affetti più cari, lo zaino sulle spalle, l’antivento con il cappuccio alzato, la macchina fotografica, il taccuino, la memoria, la nostalgia e la malinconia. Più o meno, questo è tutto.

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ADRIANA PONARI MEDICO E FOTOGRAFA


Photo credits Le immagini Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso.

Le infografiche alle pagine 30, 31, 41 e 55 sono di Elisa Aspesi. L'illustrazione alle pagine 36 e 37 sono di Kate Dawson-Desmurs.

La foto di copertina è di Dino Bonelli.

Le illustrazioni alle pagine 66 e 67 sono di Simone Di Natale e Edoardo Perinelli.

Le fotografie pubblicate nel numero 41 di X.Run sono di:

Le illustrazioni alle pagine 89 e 96 sono di Edoardo Perinelli.

www.starbene.it pagine 4 e 5 Dino Bonelli pagine 8, 9, 11, 12, 15, 16, 19 e 20 Archivio Ciocchetti pagine 24 e 29 Archivio Dawson-Desmurs pagine 32, 35 e 39 Franco Faggiani pagine 44, 47, 48, 51 e 52 Pierluigi Benini pagine 68, 71, 73 e 74 Adriana Ponari pagine 79, 81, 82 e 84 Stefano Medici pagine 101 e 102


Pagine motivazionali Le frasi riportate nelle pagine motivazionali sono selezionate a cura di Silvia Gariboldi. Ringraziamo per le citazioni e le foto delle pagine motivazionali: Pagine 22-23 Gli ultimi arrivano fino in fondo anche se sanno fin dall'inizio che non avranno mai una medaglia al collo. Frase di Marco Olmo, atleta italiano, vincitore di numerosi ultratrail. Foto di Dino Bonelli Pagine 42-43 Si dice che la poesia sia cominciata con lo sport. André Scala, filosofo francese. Foto di vadodicorsa.files.wordpress. com Pagine 64-65 Se sono libero è perché continuo a correre. Jimi Hendrix, è stato un chitarrista e cantautore statunitense. Foto di www.rollingstone.com Pagine 76-77 Corri spesso, corri a lungo. Ma mai fino al punto di superare la gioia che correre ti dà. Julie Isphording, ex fondista statunitense. Foto di www.starbene.it

Pagine 86-87 Nello sport, prima o poi, i conti tornano, arrivano i nostri, vincono i buoni. Marco Pastonesi, giornalista italiano specializzato in rugby e ciclismo. Foto di www.runlikeneverbefore. com Pagine 98-99 Dividi una gara in 3 parti: corri la prima con la testa, la seconda con la tua personalità, la terza col cuore. Mike Fanelli, corridore americano. Foto di william-oakes.com




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