run Storie di corsa numero / 39 Gennaio / 2016
TM — 1
Chi ben comincia…
D
iceva Will Rogers (un vecchio uomo di spettacolo americano morto nel 1935) “The best way out of a difficulty is through it” che mi piace tradurre liberamente in “Il miglior modo di risolvere un problema è affrontarlo”. Stamattina mi sono svegliato e mentre decidevo se andare a correre subito (sei del mattino, nebbia, 3 gradi) o rinviare l’allenamento alla pausa pranzo, magari rubando qualche mezz’ora al pomeriggio, mi è venuto in mente il vecchio Will. Così ho indossato una maglia più pesante e sono andato a correre. Troppe volte rimandiamo le cose che ci sembrano fastidiose, come se farle qualche ora o qualche giorno dopo le rendesse migliori. L’effetto finale, invece, è l’opposto. Cresce il senso di fastidio, cresce il senso di oppressione sapendo che sono lì ad attenderci alla fine della giornata e diminuisce il nostro grado di autostima. Paradossalmente all’inizio dell’anno questo effetto viene completamente annullato dai buoni propositi, una specie di lista delle cose sagge da fare che sembra venir stilata apposta per essere dimenticata con la befana.
« TROPPE VOLTE SI RIMANDANO LE COSE CHE CI SEMBRANO FASTIDIOSE, COME SE FARLE DOPO LE RENDESSE MIGLIORI »
Perché lo facciamo? Semplicemente perché l’inizio dell’anno porta con se una carica di nuova energia (almeno così ci sembra) e tutto appare più a portata di mano. Usiamo allora questa energia positiva e convogliamola non su obiettivi impossibili ma su piccoli cambi del nostro stile di vita. Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook, ha deciso che nel 2016 correrà 365 miglia (cosa curiosa, visto che è un anno bisestile mi sarei aspettato un miglio in più…). Mi è sembrata una bella idea, un segno dei tempi che cambiano e, soprattutto, un ottimo buon proposito di inizio anno. Se tiene botta, il prossimo novembre correrà anche lui la Maratona di New York. E milioni di altre persone inizieranno ad inserire il running Franz Rossi Editore X.RUN nelle loro abitudini settimanali.
La rivista è edita da almostthere srl REDAZIONE / via Francesco de Sanctis, 34 – Milano DIRETTORE RESPONSABILE / Franco Faggiani DIRETTORE EDITORIALE / Franz Rossi WEB / www.xrun.eu SCRIVETECI A / redazione@xrun.eu PER ABBONAMENTI / abbonamenti@xrun.eu PER PUBBLICITÀ / marketing@xrun.eu
Le condizioni d’uso delle fotografie sono state concordate con i detentori dei diritti. Nel caso non fosse stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere un giusto compenso La testata è stata registrata presso il tribunale di Trieste nr. 1179 del 14/08/2008 PROGETTO EDITORIALE / Koan moltimedia STAMPA / Grafiche Damiani
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X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
Indice
L’EDITORIALE 3. CHI BEN COMINCIA… COVER 8. IL DESTINO DI UN CORRIDORE Una chiacchierata con Bernard e Martìn. Lo stile di vita spartano è il loro primo allenamento che li porterà a essere campioni sia nello sport sia nella vita. DI FRANZ ROSSI
STORIE 22. PAROLA DI BUDU Intervista ad Andrea Toniolo che ci racconta la sua prima impresa nella natura lappone assieme a uno stravagante compagno di avventura: un carretto. DI FRANCO FAGGIANI
42. HO CAMBIATO LA MIA VITA CORRENDO, MANGIANDO, RESPIRANDO Tre grandi passioni e un blog: coniugare sport e alimentazione, sconfiggere l’ansia per raggiungere i propri obiettivi con gioia. DI MICHELA “LA MICHI” MONTAGNER
50. PARTITA PER LONTANO, ARRIVATA AL GUINNESS Il giro del mondo in bicicletta: il riscatto dal fallimento, incidenti di percorso e… la conquista del Guinness dei primati. DI SILVANA LATTANZIO
60. LA SCOZIA VISTA DAL WEST HIGHLAND WAY Tra le montagne inviolate e invalicabili della Scozia ci sono luoghi selvaggi nei quali abbandonarsi alla tranquillità della solitudine. DI ANGELO RAFFINO
70. PARKRUN CORRE PER GRETA L’evento podistico più partecipato al mondo arriva a Palermo al parco Uditore. L’appuntamento è ogni sabato mattina ed è completamente gratuito. DI GIORGIO CAMBIANO
78. IL POTERE DELLA MENTE NON SI DISCUTE Tre personaggi e le loro esperienze alla Boston Marathon. Ecco a voi il più pigro, il cuore più malato e il più collassato. DI CORRADO MAZZETTI
89. QUELL’ESORDIO DA ULTRA RUNNER Il primo ultra trail non si scorda mai. Non importa l’attrezzatura iper tecnologica o gli allenamenti impegnativi, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. DI FRANCO FAGGIANI
RUBRICHE 58. INFOGRAFICA Lo scandalo che scuote la Federazione.
76. ALBUM GLI EROI CHE FECERO LA STORIA Le figurine degli atleti che hanno scritto la storia del running.
97. VIAGGI LA PIRAMIDE DEI PIRENEI Dopo i Pirenei francesi è giunto il momento di affrontare il versante spagnolo. Luoghi fatati e scenari irresistibili che fanno da cornice a una corsa vertiginosa. DI STEFANO MEDICI
103. RECENSIONI 107. AUTORI 110. PHOTO CREDITS 111. PAGINE MOTIVAZIONALI
corridore Il destino di un
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TESTO / Franz Rossi FOTO / Autori vari
L’occasione è ghiotta. Parlare con due atleti gemelli che sono ai vertici mondiali nella loro disciplina. La storia dello sport è piena di aneddoti affascinanti e curiosi.
P
« PARLA VELOCE, SI MUOVE A SCATTI, QUASI COME SE VOLESSE ANDARE A UNA VELOCITÀ MAGGIORE E POI SI TRATTENESSE PER RESTARE CON ME »
ensiamo ai fratelli Maurizio e Giorgio Damilano, entrambi in finale nella 20 km di marcia alle Olimpiadi di Mosca (1980), oro e undicesimo. Oppure ai due saltatori in alto Giulio e Nicola Ciotti che ottennero il loro primato (2 e 31) a pochi minuti uno dall’altro nella stessa gara. Oppure storie ancora più curiose, in sport in cui l’affiatamento è tutto, come nel canottaggio (con i gemelli tedeschi Landvoigt, oro, che batterono i russi Pimyenov, argento, nella finale olimpica di Mosca del due senza) o nel nuoto sincronizzato a coppie (Barcellona 1992, oro Siamo in piena Occitania, un territorio orgoalle gemelle USA Josephson che si imposero glioso e povero, posto trasversalmente tra sulle canadesi Vilagos). Spagna, Francia e Italia, unito dal parlare la stessa lingua (la lingua d’Oc, appunto). È un campo che la scienza sta ancora esplo- Parcheggio l’auto fuori dal paese e, come d’acrando: da due individui con lo stesso patrimo- cordo, telefono a Martìn che mi viene incontro. nio genetico e, nella maggior parte dei casi, con un’educazione molto simile ci si aspetta- Parla veloce, si muove a scatti, quasi come se no risultati omogenei. Così mentre viaggio da volesse andare a una velocità maggiore e poi Milano verso la Val Varaita dove ho appunta- si trattenesse per restare con me. Attraversiamento con i fratelli DeMatteis cresce la mia mo il paese e lui si ferma spesso a indicarmi curiosità. le vette intorno, a raccontarmi un aneddoto relativo alla vecchia scuola appena risistemaLa giornata piovosa mi concede una tregua ta, a spiegarmi per dove sale un sentiero lunappena lascio la Torino Savona e mi avvio go il quale si allenano. Tace modesto quando verso Saluzzo da dove imboccherò la valle. passiamo davanti alla casa comunale e c’è È una giornata autunnale e i castagni che po- affisso all’albo l’invito a una festa organizzata polano le pendici della valle stanno modifi- dal paese per celebrare i due “gemelli moncando la loro livrea. I colori variano dal verde diali”. Bernard e Martìn sono le due celebriscuro al bruno rossiccio fino al giallo bronzeo tà della borgata Rore, il vanto di Sampeyre, delle foglie che stanno per cadere. In lonta- e la loro fama si è allargata scendendo lungo nanza si scorge il Monviso, il Re di Pietra, che la valle fino a raggiungere il palcoscenico naè imbiancato e svetta sui monti circostanti. zionale e internazionale.
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X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
« MI PIACEVA CORRERE E MI IRROBUSTIVA FISICAMENTE E PIÙ ANCORA PSICOLOGICAMENTE » GABRIELLA DORIO
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X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
#ultra La grande avventura verso Capo Nord
Parola Budu di
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TESTO / Franco Faggiani FOTO / Archivio Toniolo
Anna-Jenny#1 è costituito dal telaio pieghevole di una branda da campo («perché la notte lo avrei dovuto aprire per dormirci sopra, anche se poi ho quasi sempre usato una tenda») munito di due ruote da mountain bike con due freni a disco e da una imbragatura per il traino costituita da un paraschiena da motociclista rafforzata da bretelle applicate da uno zio tappezziere. Insomma, più fatto in casa di così non si poteva.
Sul carretto c’è stato tutto quello che è servito per vivere
X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
Anche gli oggetti possono avere un nome quando, in un viaggio solitario, servono a ricordarci qualcosa o qualcuno o contribuiscono a dare carattere all’avventura. Il carretto di Andrea Toniolo detto Budu un soprannome che si porta dietro dalle elementari, dove Andrea era un nome troppo comune - si chiama Anna-Jenny#1. «Il primo nome è quello della mia fidanzata», spiega Andrea, «il secondo è quello della fidanzata di Forrest Gump (quello che alla fine di tre anni di corsa si ferma e dice: sono un po’ stanchino, ndr), che è un po’ il mio idolo, come di tutti quelli che hanno origini defilate ma sognano l’avventura. Il numero 1, invece, corrisponde a quello della mia prima impresa». Il che fa presumere, evidentemente, che ce ne saranno altre.
« QUANDO CORRO PENSO A CORRERE E BASTA: UNA TESTA PIENA DI PENSIERI PESA DI PIÙ E IN SALITA VAI DI MENO » IVAN BASSO
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X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
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#idee L’esperienza di una persona che rifugge le etichette
Ho cambiato la mia vita
correndo mangiando respirando 42 — 43
TESTO / Michela “LaMichi” Montagner FOTO / Lorenzo Ravelli
Quando mi è stato chiesto un articolo per X.RUN non ho fatto che chiedermi che cosa mai potessi raccontare di me che fosse di un qualche interesse per qualcun altro! Poi ho pensato alla ragione per cui, un paio di mesi fa, ho deciso di aprire il mio blog: Run Veg. Per condividere. Volevo assolutamente condividere la mia esperienza con gli altri podisti in primis, ma anche con chi come me stesse cercando la sua strada verso il benessere. A settembre sono incredibilmente finita sul podio di categoria di una di quelle gare che io definisco “da indurite” e mi sono detta: ma se una donna di 40 anni e 45 kg che segue un’alimentazione totalmente vegetale può fare questo, allora forse c’è davvero qualcosa di cui parlare…
Perché siamo quello che facciamo e quello che mangiamo
X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
Ho 3 passioni: il teatro, la cucina e la corsa. In teatro ci lavoro da quasi 20 anni ormai e mi piace sempre. In cucina ci sono cresciuta e mi piace sperimentare. La corsa mi piace e basta.
JESSE OWENS
48 — 49 X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
« AMO CORRERE, È UNA COSA CHE PUOI FARE CONTANDO SULLE TUE SOLE FORZE. SUI TUOI PIEDI E SUL CORAGGIO DEI TUOI POLMONI »
#contaminazioni Il giro del mondo in 144 giorni
lontano Guinness Partita per
arrivata al
TESTO / Silvana Lattanzio FOTO / Archivio Gianotti
La sua è una bella storia, di quelle che fanno bene al cuore. Paola Gianotti, dopo delusioni e cadute nella vita, riparte e lo fa alla grande, tenta l’impresa: fare il giro del mondo in bici e stabilire il nuovo record del mondo, certificato dal Guinness dei primati secondo i parametri richiesti: almeno 29.000 km in bici, toccare i due antipodi, seguire sempre un’unica direzione (o verso ovest o verso est), utilizzare un solo telaio, partire e arrivare dalla stessa città. E lei ci riesce. Questi i numeri: 144 giorni per 29.430 km, partenza e arrivo da Ivrea, la sua città. Prima di lei, il record era detenuto dalla greca Juliana Bhuring, dal 2012. Finalmente realizza quel suo sogno di bambina: andare in un posto che si chiama “Lontano”. La incontro alla presentazione del suo libro Sognando l’infinito, titolo che rende bene il suo spirito libero, la sua voglia di viaggiare. Faccia sorridente, lineamenti e fisico tirati per i tanti chilometri macinati, Paola è una donna essenziale, senza fronzoli, con un che di brusco, alla piemontese. A una sala attenta, racconta che già da bimba, in camper con i genitori e la sorella viaggia per visitare il mondo, ammirando i viaggiatori ciclisti che casualmente incrociavano. «Anch’io da grande lo farò», pensava. Crescendo è passata ai viaggi con zaino in spalla in angoli di terra lontani e affascinanti (Swaziland, Himalaya, Galapagos, per
A volte, quando non trovi la cosa giusta è perché non la cerchi dalla parte giusta
50 — 51
X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
LO SCANDALO CHE SCUOTE LA FEDERAZIONE FONTE DATI www.ansa.it
ATLETI ITALIANI COINVOLTI
ATLETI ITALIANI DEFERITI 40%
65
26
ATLETI IL CUI CASO È STATO ARCHIVIATO
ANNI DI SQUALIFICA RICHIESTI
39
2
* Coni dispone di un sistema Whereabout che monitora gli spostamenti degli atleti a cui si chiede di compilare i moduli di reperibilità. Questo permette di raggiungere l'atleta in qualsiasi momento e verificare la sua ‘pulizia’.
ACCUSATI
DALLA PROCURA DI AVER ELUSO I CONTROLLI ANTIDOPING TRA IL 2011 E IL 2012
500
PAGINE DI INFORMATIVA DEI CARABINIERI
DI E-MAIL GIRATE/ESAMINATE
DI DOPING, MA DI PROBLEMI DI RICEZIONE DELLA REPERIBILITÀ DEL SISTEMA WHEREABOUT*
GLI ATLETI CONDANNATI A PENE MAGGIORI DI 2 ANNI DI SQUALIFICA, SONO AUTOMATICAMENTE ESCLUSI DALLE SQUADRE NAZIONALI...
...RISCHIANO DI NON PARTECIPARE ALLE OLIMPIADI DI RIO DE JANEIRO 2016.
CE LA FARANNO I NOSTRI EROI?
X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
NON SI TRATTA
58 — 59
1 MILIONE
#trail Un sentiero tra brughiere e colline
West Highland Way La Scozia vista dal
La brughiera, le montagne, il vento. Birra. Ovunque, tanta e saporita, da gustare tra le mura in pietra di pub che, oltre a essere locali di ritrovo, assolvono la funzione di musei e ricoveri allo stesso tempo, centri gravitazionali di villaggi minuscoli come capocchie di uno spillo. E poi i torrenti che hanno il colore del malto. Le pecore, così sole in queste terre vaste, da far pena. Salvo poi ritrovarsele nel piatto, sotto forma di haggis, e allora beatificarsi della loro sventurata sorte. Questa è la Scozia, queste sono le highlands per la precisione, rotta Milngavie-Fort William. 152 km nel cuore di una delle aree meno densamente popolate di tutta Europa. “The West Highland Way”: pare il titolo di un film e un po’, in effetti, lo è. Gli scenari sono mozzafiato, i volti e le storie incontrate passo dopo passo sono al limite dell’incredibile e si dipanano lungo un filo narrativo che si alterna tra presente e passato. Questo sentiero, inaugurato nel 1980, è il risultato della concatenazione di tracce vecchie e nuove che dalle lowlands, le terre basse e dei laghi, si addentrano nelle terre alte, le mitiche highlands. La via è sempre ben visibile, marcata in modo encomiabile e, a onor del vero, risulta un po’ difficile riuscire a perdersi da queste parti: la visuale si proietta per
In queste aree, spopolate e disabitate si amplifica e si esaspera la solitudine
60 — 61 X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
TESTO E FOTO / Angelo Raffino
« CORRERE HA SIGNIFICATO PER ME CRESCERE, APRIRMI AGLI ALTRI, MATURARE » GABRIELLA DORIO
68 — 69 X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
#corsa L’evento podistico più partecipato al mondo, tutto gratuito!
parkrun corre per
Greta
TESTO / Giorgio Cambiano FOTO / Autori vari
parkrun – una sola parola, sempre minuscola – è una formula magica inventata, nel 2004, da Paul Sinton-Hewitt CBE*, inglese di origine sudafricana. In sintesi, si tratta di corse cronometrate di 5 km, completamente gratuite, disputate settimanalmente il sabato mattina in parchi cittadini o zone protette e aperte a tutti, dai bambini di 4 anni ai diversamente giovani. In Inghilterra non c’è corridore degno di questo nome che non conosca parkrun. È praticamente diffuso in tutto il Regno Unito e vanta numeri da capogiro: 446 parchi, 60.000 podisti, 7.500 volontari, e questo si verifica – contemporaneamente – ogni sabato mattina alle ore 9:00! Se poi diamo un’occhiata sul web, ci accorgiamo che, a livello mondiale, sono coinvolti 11 paesi sparsi in tutti e cinque i continenti, con più di 750 parchi e oltre 2 milioni di parkrunner registrati, di cui più di 1.300.000 che hanno effettivamente preso parte ad almeno un evento. Grazie a questi numeri, parkrun può, a ragione, vantarsi del titolo di manifestazione podistica più partecipata al mondo.
Loles e Carmelo hanno deciso di dedicare parte delle loro energie ai bambini più bisognosi
* CBE sta per Commander of the Order of the British Empire, titolo conferito a Paul dalla regina Elisabetta nel 2014 per i suoi “servizi alla partecipazione agli sport di base”
70 — 71
X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
#album Tutti i personaggi della nostra Hall of Fame
Gli eroi che fecero la Storia
Gabriella Dorio (Veggiano, 27 giugno 1957) è un'atleta italiana, medaglia d'oro nei 1500 metri piani alle Olimpiadi di Los Angeles 1984. Approda all'atletica leggera dopo aver vinto, senza alcuna esperienza agonistca, una corsa campestre alle scuole medie inferiori. Il primo risultato significativo della sua carriera sportiva arriva con i Giochi della GioventÚ del 1971 dove vince sulla distanza dei 1000 metri piani.
76 — 77 X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
Kathrine Switzer (Amberg, 5 gennaio 1947) è un’atleta statunitense, nota per essere stata la prima donna a correre la maratona di Boston nel 1967 grazie a uno stratagemma. La reazione degli organizzatori, che cercarono di strattonarla fuori dalla pista, suscitò un movimento di opinione che portò all’apertura della maratona alle donne nel 1972.
#Maratona Boston, una gara, tre protagonisti e le loro storie
Il potere della mente non si
discute
TESTO / Corrado Mazzetti FOTO / Autori vari
La Maratona di Boston iniziò nel 1897 ed è la più vecchia al mondo. Si celebra sempre il terzo lunedì di aprile “Patriot’s Day”, ed è una delle Six Major Maratone del mondo. Fin dall’esordio l’evento è sempre stato gestito dalla Boston Athletic Association (B.A.A.). Alla prima edizione parteciparono in 18 per arrivare agli oltre 30mila degli ultimi anni. Infiniti i personaggi, infinite le storie. Oggi ne ho scelte tre per tutti gli appassionati di questo tipo di competizione, la più bella: la pratica del limite. Thomas Longboat, il più “pigro”. Indiano nativo in Canada appartenente a una delle sei tribù irochesi ONONDAGA nella contea dell’Ontario, viveva in una riserva vicino a Brantford. Il suo vero nome era Cogwagee. Era molto veloce, alternava periodi di lunghi allenamenti (anche 20 miglia al giorno) a lunghi periodi di riposo che per la mentalità del tempo era segno di “pigrizia”. Non aveva un allenatore, correva liberamente quando, come e dove voleva. Già allora aveva capito da solo l’importanza delle ripetute ma era un ribelle e veniva criticato non solo per la pigrizia ma anche per il suo modo di correre. La maggior parte dei maratoneti correva allora con
Non aveva un allenatore, correva liberamente quando, come e dove voleva
nella pagina successiva → Thomas Longboat
78 — 79
X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
« A VOLTE LA FATICA CANCELLA TUTTO E NON CONCEDE LA POSSIBILITÀ DI CAPIRE CHE L’UNICO MODO VALIDO DI SEGUIRE LA RAGIONE È ABBANDONARSI A UNA CORSA SFRENATA SUL CAMMINO DELLA FOLLIA » GIORGIO FALETTI
86 — 87 X.RUN / numero 39 / gennaio 2016
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#racconto
TESTO / Franco Faggiani ILLUSTRAZIONI / Edoardo Perinelli
U
n corridore deve correre con i sogni nel cuore, non con i soldi nel portafogli. Lo diceva il grande Emil Zatopek. Sarà… penso, mentre scorro, con l’occhio sempre più mesto, il resoconto della Carta di Credito. Con gli acquisti di materiali tecnici stavolta ho forse esagerato. Anzi, senza forse. Una cifra da brivido, una schioppettata. Ma non potevo farne a meno. Me l’avevano detto in tutti i modi: «in un ultra trail la sicurezza prima di tutto. Perciò non lesinare». Giusto. Ed ecco, allora, The Extreme Adventure 725 S, fatto portare da un amico dalla New Zeland, che lì in fatto di tecnologie sono molto avanti. Una specie di orologio di minuscole dimensioni, lo puoi portare anche come ciondolo o applicato a un auricolare. Ti dice tutto: dove sei, quanto consumi, se devi andar più forte o più piano, se il clima sta cambiando… Te lo dice per davvero, nel senso che tu non devi neanche guardarlo; salta fuori al momento giusto una vocina suadente che ti spiega le cose in tempo reale. Bisogna saper bene l’inglese che si parla in New Zeland, devi starci un po’ attento, ma vale per tutte le cose. Le scarpe, per esempio, occhio a non sbagliar misura. Ne ho prese quattro paia, da una casa svedese, fanno le mezze misure delle mezze misure, perché col piede non si scherza. Se sbagli di un millimetro, sei fregato, vesciche garantite. Calzature speciali, oltre a questo. Leggerissime; pesa quasi più la carta che c’è dentro quando te le vendono che le scarpe stesse. Hanno una intercapedine sottilissima lungo le fiancate, con un micro congegno, mi pare si chiami Storm… vattelappesca, che regola la temperatura interna ed esterna, così hai il piede sempre asciutto, anche se fuori piove o ghiaccia. Ci sono poi i tacchetti regolabili; se trovi fango, una meraviglia; se il sentiero è invece piatto e asciutto rientrano anche di un paio di centimetri. L’allacciatura poi… Premi un pulsantino sul collo del piede e le stringhe si regolano da sole, avvolgendosi intorno al pulsantino stesso come le cime intorno ai winch della mia barca vela, quella che sta a Nizza. Ma torniamo alla mia recente spesa. Il pezzo forte è lo zaino. Che non è uno zaino tradizionale, naturalmente, ma una specie di giacca multitasche, sullo stile di quella che usava mio padre per andare a pesca in Scozia, per rendere l’idea, ma di diversi tessuti ultraleggeri, ultra resistenti, ultra traspiranti, ultra qualsiasi cosa. La si indossa come una giacca, con le maniche e tutto, e che, sempre con un sistema che adesso non sto qui a spiegare, anche perché il libretto di istruzioni è solo in coreano, regola pure lei da sola la temperatura, si gonfia e si sgonfia automaticamente, spalma sulla schiena aria calda o fresca, così non sudi mai. A tutto vantaggio della prestazione atletica. Le tasche, di diverse misure, hanno ognuna una funzione, così sai esattamente dove
Tessuti ultraleggeri, ultra resistenti, ultra traspiranti, ultra qualsiasi cosa
trovare le cose. Se la colleghi con un cavetto all’Extreme Adventure fa miracoli. Sei giù di calorie? Tac, ecco la lucina sulla tasca dove devi aver messo le barrette. Sta per piovere? Tac, ecco illuminarsi la linguetta della tasca dove devi aver messo il cappuccio impermeabile. Vuoi un sorso d’acqua alla temperatura desiderata? Tac. Sta per finire la batteria del cellulare? Voilà, entra in funzione il minuscolo ma poderoso pannello solare inserito tra le trame del tessuto, lì sulla schiena.
N
on sto a dirvi poi di maglie, calze e pantaloni tecnici, sennò riempirei tutto lo spazio. L’importanza è il riciclo delle energie, del calore del corpo, persino delle tossine, del sudore (che se non hai lo zaino-giacca ti infradicia…). L’importante è che siano capi estremamente aderenti, anzi, pressanti, per poter lavorare bene. Ne ho prese varie serie e in misure diverse, perché ho un difetto al quale sto tentando di porre rimedio con delle diete a base di infusi che arrivano dalla Cambogia. Il difetto: mi piace mangiare. Insomma non sono come dovrei essere; ingrasso, poi dimagrisco, poi mi torna la pancia, poi calo di peso e così via. Perciò meglio avere taglie diverse di tutto l’abbigliamento, sennò perde la sua funzione essenziale, il riciclo. E gli occhiali Plurilux con le lenti che si adattano alla luce esterna? E la lampada frontale che s’accende da sola quando la luce scema e si ricarica sempre con il pannello solare sul retro dello zaino-giacca o con l’energia che la maglietta aderente produce ricavandola dal sudore? Non devi pensare a niente se non a correre veloce, la tecnologia fa tutto lei, si adegua, anzi, “ti” adegua a qualsiasi condizione. Mi avvio verso la linea di partenza cercando di mettere a punto la tattica di gara. Che poi è facile, perché la regola è evidente: attaccare, aggredire. Anche se si tratta di una 180 chilometri in alta quota, dunque un trail ultra (tutto quello che è ultra mi eccita), o meglio, il mio primo trail ultra, anzi, per dirla tutta, il mio primo trail in assoluto, non c’è tattica diversa. Del resto ho la migliore attrezzatura e la massima preparazione: ore e ore sul tapis roulant. Pesi in palestra da far paura. Ciclette davanti alla tv. Lezioni di psicologia dello sport (via skype, con un professore del Texas che aveva addestrato la squadra Usa che vinse la medaglia d’oro al tiro al piattello alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Anche se l’accento texano è un po’ diverso da quello di Boston e non sempre riuscivo a capirlo, ma l’essenziale comunque l’ho colto). Quindi alimentazione a base di alghe vietnamite e minerali e gelatine dallo strano sapore ma che, mi ha detto un amico, un ex pugile di Vladivostok conosciuto in palestra (me le aveva procurate lui), sono “una mano santa”. Poi, sì, qualche garetta,
#viaggi Un “gradino” conquistato, Spagna
La piramide dei Pirenei
Ogni traguardo superato rappresenta una conquista, ogni conquista porta un piccolo mattone sulla piramide dell’esperienza. L’esperienza, aumenta la sicurezza. Accresce la consapevolezza sulle proprie possibilità, trasmettendo maggiore tranquillità allo spirito. Formule applicabili in tutti campi della vita, ma veramente su misura per il trail runner. Dopo l’ascesa sui Pirenei francesi, con la terra ancora tra i tacchetti delle scarpette, i sentieri tracciati indelebilmente nella mente e i panorami mozzafiato marchiati nel cuore, mi approccio all’avventura sui Pirenei spagnoli molto più sereno, con un piccolo pezzo di esperienza in più da mettere nello zaino. Questa volta il “campo base” è il paesino di Torla (1032 metri sul livello del mare), arroccato ai piedi delle montagne del parco National Ordesa y Monte Perdido.
L’obiettivo minimo è il rifugio Goritz, situato a 2280 metri e se tempo e condizioni fisiche lo permetteranno, uno sguardo sulle pendici del monte Perdido, la terza vetta della catena con 3335 metri. Prendo confidenza con la prima parte del percorso, andando in escursione
« OGNI TRAGUARDO SUPERATO RAPPRESENTA UNA CONQUISTA, OGNI CONQUISTA PORTA UN PICCOLO MATTONE SULLA PIRAMIDE DELL’ESPERIENZA »
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TESTO E FOTO / Stefano Medici
#recensioni
PER CORRERE BENE NON BASTANO I PIEDI CORRERE CON LA TESTA AUTORE / Pietro Cristini EDITORE / Fusta Editore NUMERO PAGINE / 125 PREZZO / 14,90 euro
Alla luce di queste considerazioni la mente è più importante del corpo. Ma se i due si uniscono alla perfezione, si forma una miscela eccezionale che ci consente di vivere meglio. Anche nello sport. La corsa, per esempio, non è certo solo frutto di un movimento meccanico di singole parti del corpo, ma pure una alchimia di desideri, motivazioni, emozioni. La corsa è dunque una concatenazione di condizioni fisiche e mentali. Le prime, lo sappiamo tutti, possono, anzi, devono essere ben allenate. Ma quel
che è importante sapere è sono considerazioni, indicache possono essere allenate zioni su esercizi meditativi da fare anche in cammino, anche le seconde. consigli pratici, pareri di altri A darci una mano a farlo c’è esperti. Un testo che ci può ora questo libro di Pietro Cri- portare a capire come non distini, dal titolo “Correre con sperdere le energie mentali e la testa”, in cui si prendono a convogliarle al meglio verso in considerazione le tecniche l’attività che stiamo facendo: mentali per correre, e dunque la corsa, nel nostro caso, ma anche gli esercizi di vita quoper vivere, meglio. tidiana. L’autore ha attinto dalla sua lunga esperienza personale, 50 anni di corse alle spalle e interessi verso l’ambiente la medicina naturale, la spiritualità. Oggi è anche direttore tecnico della Onlus Autismo e Società, dove sviluppa progetti legati alla corsa e alla disabilità. Dunque anni di esperienza diretta, di studi sul campo, on the raod, potremmo dire, supportati anche da una letteratura di settore ormai abbastanza ampia. In tutto tredici capitoli facili da leggere in cui ci
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Con la mente possiamo avere pensieri e idee, acquisire conoscenza, pensare al passato, immaginare il futuro o luoghi dove non siamo mai stati. Così disse un grande maestro del pensiero buddhista, Khenpo Gangshar, nato nel 1925.
QUEL VIAGGIO CHE TUTTI VORREMMO FARE UNA SEDUCENTE SOSPENSIONE DEL BUON SENSO AUTORI / Storti e Rossi EDITORE / Mondadori PREZZO / 18 euro
Un viaggio lungo e lento fino a un traguardo che non è un arrivo ma un nuovo punto di partenza. Per affrontarlo è necessaria probabilmente “una seducente sospensione del buonsenso”, che poi è il titolo del libro in cui Franz Rossi e Giovanni Storti raccontano il viaggio stesso, quello alla ricerca di una nuova e forse migliore condizione di vita, quello che potrebbe portare a un po’ di felicità. L’alibi per partire è la consegna di un pacchetto ritrovato per caso nella dimora di un personaggio misterioso, il cui ritratto sarà ultimato solo alla fine del viaggio. Una missione in cui il protagonista si libera di inutili fardelli, fisici e morali, e si affida all’essenziale, scoprendo, nel suo procedere a passo calibrato (perché “la lentezza ti fa apprezzare di più quello che vedi”) o con mezzi fino qualche tempo prima insospettabili (una
chiatta sul fiume, la sella di un cavallo…) la generosità e la speranza, la magia dei luoghi e degli incontri; alcuni di breve durata, altri carichi di immagini che evocano il mondo in bianco e nero, altri ancora che potrebbero sconfinare e soprattutto consolidarsi in ritrovati sentimenti. Tutti, comunque, diversi e anche per questo sorprendenti, da quelli di una vita insoddisfatta che Gilberto, il protagonista, si era lasciato alle spalle. Di protagonista in realtà ce n’è un altro, altrettanto pensante: Armostrong. Un cane, acquisito, anche lui, per caso. Un compagno d’avventura fedele, ironico e saggio, perché pratico nelle cose del suo amico “bipede”. Quasi sicuramente avrete letto: “Corro perché mia mamma mi picchia”, scritto dalla strana coppia. Lì pur nella difficoltà della scrittura a
quattro mani, un lavoro relativamente semplice, ognuno con dei capitoli-racconto a propria responsabilità limitata. Qui, in “Una seducente sospensione del buon senso” ci si inoltra nella narrativa pura, in una storia lunga e articolata frutto di limpida fantasia e di un lavoro a due in cui feeling e dura applicazione hanno dovuto farla da padrone. Un libro invitante; non solo alla lettura ma anche alla riflessione sulle cose che sembrano, senza spesso esserlo davvero, le più importanti della nostra vita. Un invito a fare delle scelte, per quanto a volte possano andare apparentemente contromano ma che sono le sole a darci la giusta direzione. Il viaggio di Gilberto è quello che tutti noi, prima o poi, vorremmo fare. Con la consapevolezza che il viaggio vero non ha mai una meta ma solo piccole soste e fugaci incontri.
LE RICETTE PER FARE SPORT E STARE BENE ALIMENTAZIONE IN EQUILIBRIO AUTORI / Rossoni e Benetollo EDITORE / Idea Montagna NUMERO PAGINE / 208 PREZZO / 26 euro
In questa direzione va “Alimentazione in equilibrio” il cui sottotitolo, “Manuale di nutrizione e ricette sane per lo sportivo”, spiega efficacemente di cosa si tratta. È stato redatto da Arianna Rossoni, una nutrizionista e chef, e da Rossella Benetollo, grafica, designer e appassionata di cucina oltre che di sport per i tipi di IdeaMontagna e coglie un’esigenza sempre più presente in chi ha scelto uno stile di vita attivo. Si tratta di un testo ricco di buon senso, che spiega in
modo semplice e completo i meccanismi sui quali si base il nostro corpo. Abbiamo bisogno di benzina per ogni nostra attività e, specialmente per chi fa sport, si tratta di comprendere come nutrirsi senza appesantirsi. Le due autrici si sono divise i compiti: Arianna ha scritto la parte relativa alla teoria della nutrizione mentre Rossella si è occupata delle illustrazioni e delle ricette. Il risultato è un ben bilanciato excursus sulla complessa arte di nutrirsi bene, con stimolanti sfide tra i fornelli in cui tutti troveranno appetitose “formule magiche” per soddisfare il palato (e l’occhio) nel rispetto della nostra salute. Il libro inizia con una esaustiva panoramica sulla teoria: cosa e come mangiare praticando attività sportiva (in particolare in montagna)
e perché farlo. Offre consigli pratici su come distribuire i pasti e come fare la spesa. Infine si concentra sulle ricette divise in tre grandi aree tematiche, piatti dolci, piatti salati e piatti da bere. Un’ultima annotazione. Abbiamo letto e riletto il volume, abbiamo realizzato (con soddisfazione) alcune delle ricette e solo dopo un certo tempo abbiamo realizzato che praticamente tutti i piatti erano a base di verdure. Insomma vegetariani e vegani andranno a nozze. Il volume costa 26 euro ed è ordinabile direttamente sul sito dell’editore (www.ideamontagna.it) oppure nelle migliori librerie .
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Forse una delle cose di cui sentiamo di più la necessità in questo nostro mondo spinto sempre all’eccesso è l’equilibrio. Equilibrio nei gesti, nel modo di porsi di fronte alla vita e, anche e soprattutto, nel modo in cui ci rapportiamo con il nostro corpo e il nostro benessere.
IL COMANDATE COLLEONI E LE NUVOLE DI SICILIA LA TRASFORMAZIONE DELLE NUVOLE AUTORE / Franco Faggiani EDITORE / Idea Montagna NUMERO PAGINE / 208 PREZZO / 16,50 euro
E per il terzo anno di fila torna a farci gli auguri di buon Natale il comandante Bartolomeo Colleoni. Nato dalla fervida fantasia di Franco Faggiani, il vulcanico forestale sbroglia eco-gialli anche in questo “La trasformazione delle nuvole” edito da IdeaMontagna. Abbiamo usato il termine vulcanico non a caso, in quanto la nuova avventura di Bart si svolge proprio alle pendici dell’Etna. In trasferta in Sicilia per motivi, diciamo così, familiari, Colleoni si trova implicato in un oscuro caso che, grazie alla sua effervescenza e all’aiuto dei soliti compagni d’arma, riuscirà magistralmente a risolvere. Anche in questo libro le donne hanno un ruolo fondamentale. Facciamo la conoscenza della Madre (il maiuscolo non è un errore) di Colleoni e iniziamo a capire un po’ meglio
da dove viene il nostro istrionico eroe. Conosciamo poi una donna magistrato e la sua assistente, entrambe tenacemente concentrate sul proprio lavoro. Ed è proprio Tecla Panzarasa, procuratore con la missione di portare a termine in tempi stretti alcune indagini sulle quali sta lavorando, che manovra nell’ombra del potere a fin di bene per obbligare Colleoni a lavorare su un caso di inquinamento ambientale.
e rimane ad aleggiare l’oscura domanda di Colleoni che, visto che il Corpo Forestale sembra in procinto di essere assorbito dall’arma dei Carabinieri, medita di tornare in Canada… Comandante non lo faccia. Abbiamo ancora bisogno di lei, se non altro per allietare i prossimi natali!
La Trasformazione delle Nuvole, Franco Faggiani, edito da IdeaMontagna (euro 16,50) è reperibile on line (www.ideaNaturalmente alla storia prin- montagna.it) e nelle migliori cipale del libro si intrecciano librerie. altre storie, tutte curiose e verosimili. La Sicilia affascina il comandante e ancor di più lo affascina tutta una girandola di altri personaggi, colorati a tinte forti con il solito piglio scherzoso che abbiamo imparato ad apprezzare in questa saga di Faggiani. Nel sorprendente finale tutte le tessere vanno al loro posto
#autori
Per scrivere per noi, basta avere un’idea, voglia di scrivere e poi contattare la redazione di X.RUN scrivendo un’email all’indirizzo: redazione@xrun.eu
FRANCO FAGGIANI GIORNALISTA
Divide il suo tempo tra le aule e la montagna, infatti, a dispetto della sua formazione preferisce di gran lunga le alte vette al mare. Vive a Palermo vicino ad una riserva naturale, per cui correre tra i boschi - di giorno e di notte con Luna (la sua cagnetta, non il satellite). Ha iniziato a correre a Londra nel 1998 e l’anno dopo ha debuttato in maratona. Alla prima sono seguite un centinaio tra maratone e ultra (ha allungato quando ha capito di essere più resistente che veloce). Aveva finito tutte le gare fino al sofferto ritiro alla prima edizione del Tor des Geants, vissuta come un lutto in famiglia ma superata grazie anche allo sfottò della moglie Loredana. Da allora vive la corsa con molta più consapevolezza dei propri limiti e prendendosi molto meno sul serio. Da Maggio 2015 ha lanciato a Palermo il primo evento di parkrun. Da allora, potete incontrarlo quasi ogni sabato al Parco Uditore, dove intrattiene i parkrunner con una speciale bevanda a base di prodotti naturali, tra cui succo dei limoni del proprio giardino, colti e spremuti con le proprie mani.
Venuto al mondo a Roma da padre argentino e madre lussemburghese. Un casino, insomma, fin dalla nascita. A 19 anni ha vissuto per alcune settimane in un angolo sperdutissimo della Nuova Guinea con i componenti di una tribù che avevano visto per la prima volta l’”uomo bianco” appena due mesi prima. Si sono spaventati e dopo un po’ l’hanno rispedito a casa. Con dentro il germe del fotoreportage, con il quale ha poi campato diversi anni. Fin quando suo padre, pragmatico operaio, un giorno gli chiese: “ma fai sempre quel lavoro strano o hai messo la testa a posto?”. Così si è trovato un posto più stabile in diverse redazioni, affiancando alle cronache la scrittura di libri e manuali. Attualmente si occupa di giornalismo legato all’ambiente e alla campagna, con una “specializzazione” in enogastronomia. Per il lavoro che fa e per lo stomaco che ha dovrebbe pesare 150 chili. Ne pesa solo 80. Grazie allo sci da fondo in inverno, all’arrampicata in estate e, da qualche anno, alla corsa sui sentieri, sempre.
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COME COLLABORARE
GIORGIO CAMBIANO PROFESSORE E INGEGNERE NAVALE
SILVANA LATTANZIO GIORNALISTA
CORRADO MAZZETTI FREELANCE
MICHELA “LAMICHI” MONTAGNER BLOGGER
È nata a Milano, felice di trovarsi nel caleidoscopio delle possibilità di lavoro e di vita che la città offre. Si laurea in Giurisprudenza, ma non è quella la sua strada. Ama la natura e le corse off road e così, quella che nasce come passione, diventa poi il suo lavoro: scrivere (e correre) reportage di gare in montagna o nei deserti per la rivista Correre. Prende la tessera da giornalista pubblicista ed entra stabilmente in redazione dal 2005 per 4 anni, passando poi all’”ufficio accanto”: la redazione di Triathlete, dove lavora tuttora.
Nato a Firenze, cittadino del mondo per libera scelta, ha vissuto infatti più all’estero che in Italia. Laureato in Sociologia con specializzazione in quella che oggi si chiama “gestione delle risorse umane”, appassionato studioso di psicologia comportamentale, di grammatica trasformazionale e di “resilienza”, ho diviso la mia vita fra lavoro e sport fino a farli diventare una cosa unica. Ho iniziato a correre a 10 anni senza mai smettere, a parte gli stop per incidenti subiti, soprattutto maratone e ultramaratone, ho corso in tutto il mondo, pochissimo in Italia perchè ero sempre da qualche altra parte ed attualmente collaboro con una società di formazione nel settore della crescita personale. La mia frase preferita: “Molti dedicano la loro vita a realizzare un’idea di ciò che dovrebbero essere, io provo ancora a realizzare me stesso”.
Fa un po’ ridere definire LaMichi in una parola. Abbiamo scelto “blogger” perché è probabilmente il suo aspetto più pubblico, ma etichettarla è davvero un’impresa. Come dice sempre lei stessa, nella vita ha tre grandi passioni, il teatro, la corsa e il cibo. Non necessariamente in quest’ordine. In effetti mescola sapientemente questi interessi, ottenendone un’esistenza piena e pienamente vissuta. Lavora nel teatro e per il teatro, racconta di corsa e di cibo di qualità nel suo blog RUNVEG.it, sperimenta moltissimo: ingredienti, dosi, scarpe da corsa e distanze nelle gare. L’unica cosa che le importa veramente è continuare a fare ciò che l’appassiona per poter mettere passione nelle cose che fa. Scorrendo le ricette presenti nel suo blog colpiscono i colori e l’armonia dei piatti oltre che l’estrema attenzione per la scelta degli ingredienti. In un’epoca in cui esser vegani è di moda, Michela continua nella sua ricerca che, iniziata molti anni fa, l’ha portata ad uno stile alimentare personale e sicuramente sano che racconta sul web.
ANGELO RAFFINO GIORNALISTA
FRANZ ROSSI MANAGER
Bolognese, come gli spaghetti famosi in tutto il mondo, ma che a Bologna, non esistono da nessuna parte. Ha iniziato a correre nei parchi della città, per poi passare ai paesi della provincia e via oltre, dalla straBologna ai confini della terra. Porta le scarpette sempre con sé, perché ogni strada ed ogni sentiero rappresentano una potenziale pista dove correre liberamente. Ha scritto il libro “Di corsa attorno al mondo”, flash–back e attimi, di viaggi vissuti di corsa. È convinto che il running sia una piacevole alternativa per scoprire posti e luoghi. È molto attento alla dieta, ma il giusto apporto di carboidrati non se lo fa mancare mai. spaghetti alla. bolognese.
Un giorno gli piacerebbe potersi definire “un viaggiatore”. Oggi ha la fortuna di essere un giornalista: per professione, passato e presente in tv, radio, cartaceo, e per passione. Da bambino il padre lo stimolava a inventare storie e racconti d’immaginazione e da allora quella fiamma continua ad illuminare idee, sogni, progetti. Tante bozze e manoscritti sono già nel cassetto, altri ci finiranno. Anche se la strada è lunga non gli mancano fiato e tenacia: per questo ama i lunghi viaggi a piedi, la corsa in generale e, soprattutto, il trail running. Un sogno chiamato Patagonia, due mete ancora da raggiungere, Alaska e Mongolia. E poi una vecchia auto “che più regge e meglio è”: ogni euro risparmiato è un euro investito a soddisfare la propria curiosità di mondo. 1982, lettore vorace a fasi alterne, la famiglia e i suoi affetti più cari, lo zaino sulle spalle, l’antivento con il cappuccio alzato, la macchina fotografica, il taccuino, la memoria, la nostalgia e la malinconia. Più o meno, questo è tutto.
Veneziano di nascita, triestino per buona parte della vita ed ora milanese d’adozione, è giunto alla corsa come modo di realizzarsi solo dopo aver provato alcuni altri sport. Non soddisfatto della sola corsa su strada, ha provato anche l’ebbrezza del trail, finendo dignitosamente le gare iniziate e tornando ogni volta con più entusiasmo di prima. Tra le gare fatte alcune edizioni di Monza Resegone, Biella Camino, Dolomites SkyRace, Porte di Pietra, Valdigne, fino a togliersi la soddisfazione di finire anche il Tor des Geànts. Obbligato dal mal di schiena a nuotare almeno una volta alla settimana, ha fatto di necessità virtù, tornando ad una delle sue prime passioni: il triathlon. Corre per il Road Runners Club Milano, dove ricopre l’incarico di consigliere e di responsabile delle corse fuori strada. Ha scritto a quattro mani con Giovanni Storti il libro “Corro perché mia mamma mi picchia” nel quale ha cercato di dare una motivazione logica ad una passione folle. Lavora come manager in una software house milanese.
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STEFANO MEDICI RAGIONIERE ED ESPLORATORE