SONDAGGIO: I VALORI DELLA NOSTRA GENERAZIONE
ZABAIONE NUMERO 5 Anno xiii GIORNALISMO INDIPENDENTE AL PARINI DAL 2006 Febbraio/marzo MMXix
ALL'INTERNO LO STEREOTIPO FEMMINISTA INTERVISTA PETER GOMEZ
EDITORIALE
COGESTIONE E AUTOREFERENZIALITÀ
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di FILIPPO SAVIO
erminata anche questa cogestione, possiamo iniziare a tirare le prime timide somme dell’operato dei nostri Rappresentanti. Complessivamente è stata una bella esperienza, ed è chiaro lo spirito con cui è stato organizzato il tutto: numerose assemblee distribuite su fasce orarie diverse e legate da un filo conduttore tematico, hanno dato la possibilità di seguire un percorso articolato su più incontri. Cito in tal senso lo spazio riservato a questioni legate all’Unione Europea, all’immigrazione o ai diritti della comunità LGBT+. Apprezzabile anche la varietà delle assemblee, per quanto riguarda sia gli argomenti trattati sia la forma degli incontri: abbiamo avuto modo di partecipare a workshop, lezioni frontali, proiezioni cinematografiche, dibattiti e test universitari (sì, perché finalmente sono arrivati anche loro. Per inciso, tanto di cappello). Inoltre, non trascurabile la quantità: con più di 75 assemblee – contro le 43 dell’anno scorso – abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta, e ciò ha creato a noi di Zaba non poche difficoltà nel recensirle. Ne approfitto, quindi, per chiedervi di dare un senso al nostro lavoro autolesionista inquadrando il QR qui a fianco. Ciliegina sulla torta, come da consuetudine, anche quest’anno la nostra scuola ha ospitato tra le sue mura le star della cogestione: il telecronista Guido Meda, che ha parlato del suo mestiere, e il dibattito Bolognini-Majorino, che ha fatto felici tutti coloro che si interessano di politica, o che provano un’irresistibile
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attrazione per i dibattiti in palestra. Tuttavia, senza voler puntare il dito e senza negare i pregi della filosofia con cui è stata pensata questa cogestione – l’organicità dei percorsi didattici e la speranza che questi tre giorni lasciassero in qualche modo il segno e non si limitassero a una buona occasione per andare a sciare - occorre far presente alcuni problemi, organizzativi e non, sperimentati in questi tre giorni. Uno su tutti, i cambi di luoghi e orari delle assemblee, effettuati nella maggior parte dei casi all’ultimo minuto, senza preavviso, o accompagnati da comunicazioni inadeguate. Come non citare poi i professori che hanno messo in atto veri e propri golpe a scapito dei relatori. D'accordo, si chiama cogestione, ma per ogni assemblea c’è chi ha investito tempo per prepararsi, prendendosi pure il disturbo di venire a scuola. "Parlare sopra", forse, non è il modo migliore per ringraziare. Non tutti i relatori, però, sono stati così zelanti: tra chi credeva di dover iniziare due ore dopo e chi è arrivato con tutta la calma che trenta minuti di ritardo fanno dedurre, non ci siamo fatti mancare nulla. Per non parlare dei prestiti di account Rai Play da parte dei professori pur di consentire la proiezione. Generosi, sì, ma bisognava arrivare a questo? Per concludere il capitolo cogestione, e passare alla seconda parte del titolo di questo editoriale, sento di dover esternare in modo sinceramente non polemico una perplessità. A parte i test universitari, per i quali era necessario stampare le fotocopie contate, qual è stato il senso delle
iscrizioni online alle assemblee? È risaputo infatti che la piattaforma digitale di cui disponiamo è più lenta di Andreotti quando si blocca in diretta tv davanti alla Perego. Se siete interessati alle news del vostro caro Zaba, vi annuncio che, per potervi offrire a inizio giugno un mensile fresco di stampa da portare sotto l’ombrellone, cominceremo a uscire a inizio mese. E chissà, magari tra le nostre pagine potrebbe tornare una vecchia – e noi crediamo gradita – conoscenza.
Il sito dove potete trovare le recensioni delle assemblee della cogestione
SOMMARIO IL VALORE DI UN VALORE PAG. 3 TRA GIOVANI, INFORMApag. 5 ZIONE E GIORNALISMO LO STEREOTIPO PAG. 7 FEMMINILE CALIFORNICATION pag. 8 RECENSIONI-FILM PAG. 10 RECENSIONI-MOSTRE PAG. 11 ZABAOROSCOPO PAG. 12 CACCIA AL PROFESSORE pag. 12 ZABAENIGMISTICA PAG. 13
FEBBRAIO/MARZO 2019 Anno xiii
NUMERO V ZABAIONE
SO G AG ND
IL VALORE DI UN VALORE
SONDAGGIO SUI PRINCIPI MORALI DELL NOSTRA GENERAZIONE
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di davide rossi
olte volte ci si chiede quali siano i valori che regolano la vita dei giovani d’oggi. Spesso si sente dire che non abbiamo una morale, che non seguiamo una rotta precisa. Molti si saranno risposti dicendo che, essendo ancora giovani, non abbiamo trovato delle certezze nella nostra vita su cui costruire il nostro cammino, eppure è sicuro che ognuno di noi, seppur con mille plausibili incertezze, abbia dei capisaldi su cui basarsi. Così abbiamo elaborato un sondaggio con Fuori Testata, giornale di psicologia online, cercando di capire quali sono i valori che ci guidano nella vita. 221 alunne e alunni del nostro liceo hanno ordinato, dal più importante al meno importante 22 valori, e durante lo scrutinio del sondaggio sono stati sommati i punti ottenuti da ogni valore nelle diverse schede. Dunque, secondo questo metodo d’analisi, il valore con il punteggio più basso è quello la cui importanza è ritenuta cruciale, mentre quello con il punteggio più alto viene tenuto in minor considerazione. La libertà sembrerebbe essere il valore più importante per i pariniani, ed è seguito da valori come l’amore, l’onestà, la pace e l’altruismo, mentre quello considerato meno importante sarebbe la discrezione, preceduto da valori quali la ricchezza e il potere. Questi dati, a prima vista farebbero pensare che siamo una generazione roZABAIONE
mantica e speranzosa, che crede in valori quasi utopici, e rifiuta quelli che invece riguardano il predominio sugli altri. “Che bello!” - si dirà - “Una generazione fondata su questi valori ha come risultato una società che non ha paura dell’altro, che non si fa problemi ad accogliere uno straniero, che non esclude nessuno!” Eppure, come abbiamo mostrato in un sondaggio pubblicato nel numero dello scorso dicembre, pensiamo che il futuro che ci attende sia principalmente negativo, ostile e che ci sarà difficile costruire una vita. Ma questo cosa significa? Significa che siamo sostanzialmente ipocriti, che siamo incapaci di conciliare i valori in cui crediamo con la vita reale e di rendere realtà i propri valori, e che di conseguenza ci vediamo insoddisfatti. Scavando un po’ più a fondo nei dati del sondaggio, si nota che il primo distacco significativo si trova tra il secondo e il terzo valore, tra l’amore e l’onestà: hanno ben 328 punti di differenza, il che ci porta a vedere come l’amore e la pace siano fondamentali per tutti, mentre quando si parla di valori come onestà o l’ istruzione, i pariniani non siano più unanimi, e comincino a scontrarsi. Dopo questo primo distacco, segue una serie di valori con un punteggio molto simile tra loro, finché non arrivano quelli che infrangono le barriere della sfera personale e richiedono un’interazione e un’integrazione con l’altro, come l’altruismo, l’affidabilità e l’umiltà. Seguono, con
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poco distacco, valori quali il buon senso e la saggezza, che però hanno una grande differenza di punti con la tolleranza, che si trova solamente al tredicesimo posto. Tuttavia, come indicato di sopra, all’inizio della classifica presenzia la pace: questo è un perfetto esempio dell’ipocrisia cui si accennava prima. E su questa scia di valori in qualche modo egoistici si collocano intorno al diciassettesimo posto la disponibilità e la flessibilità, che richiedono ancora un contatto con le persone a noi estranee. È un peccato che anche valori quali l’ironia e l’ottimismo si collochino entrambi dopo la metà, poiché quando una persona li adotta come princìpi fondamentali, spesso la vita viene vissuta con maggiore leggerezza e autocritica, che possono aiutare. Vi è una grande differenza numerica anche tra i valori sopracitati e la ricchezza e il potere: infatti essi occupano rispettivamente il penultimo e l’ultimo posto. Tuttavia, non è indifferente il numero di schede che vedono come primi valori questi ultimi e che hanno la pace e la tolleranza alla fine. Un ragazzo che frequenta il quarto anno afferma fiero di aver indicato il potere come primo valore e la ricchezza come secondo. Una sua compagna di classe lo giustifica dicendo che essere ricchi costituisce il sogno di molti ragazzi, e che anche il suo fidanzato si sarebbe comportato in maniera simile. È comprensibile che la ricchezza sia importante, ma il fatto che anche il potere sia più 3
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volte indicato tra i valori più importanti, è, a parer mio, leggermente preoccupante: sembra che abbiamo bisogno di posizioni di forza, attraverso cui affermare la nostra autorità e il nostro predominio sugli altri, che è poi una necessità rispecchiata per esempio nei nostri politici. La discrezione, secondo i pariniani, sarebbe il valore con minore importanza. Come suggerisce una ragazza del nostro liceo, questo si potrebbe spiegare con il fatto che molti non sappiano cosa significhi, anche se credo che tutti noi vogliamo sperare di non essere così ignoranti. Un’altra spiegazione plausibile si trova nel modo in cui viviamo. Nell’era dei social il confine tra vita privata e vita pubblica è spesso molto labile: questo potrebbe portare a pensare che non si debba avere alcuna forma di pudore nelle azioni che compiamo, e che quindi non vi sia nessuna ragione nel non sbandierarle ai quattro venti o nel non nasconderle. In ultima analisi, si può pensare che la nostra sia una generazione certamente con buoni propositi, anche se nella realtà dei fatti fatichiamo a realizzarli, una delle cause a cui si potrebbe ricondurre la frustrazione che è tipica di molti di noi.
distinti dall’assoluto: libertà come superamento del limite (per esempio anelito di sgancio dalla famiglia), amore come ricerca dell’altro in termini indentitari, pace come approdo a un mondo senza conflitti, quasi a immaginare una certa corrispondenza tra mondo interno ed esterno. Al contempo tutti questi valori sono oggetto dell’arte, della letteratura ecc. In coda abbiamo cinque espressioni che ci riconducono al mondo adulto, ovvero: ricchezza, efficienza, potere, flessibilità e discrezione Questi sono elementi di mediazione e di compromesso, che quindi hanno meno appeal rispetto a un’immagine a tinte forti (bianco
e nero vs toni di grigio). A media classifica troviamo invece quei valori che ci vengono trasmessi, ovvero onestà, istruzione e determinazione. Non sono pulsioni innate, ma il prodotto dell’intervento educativo (superegoico/normativo), importanti sì, ma che si acquisiscono, esattamente come quelli che seguono, cioè altruismo, coerenza, saggezza, buon senso, affidabilità, umiltà e tolleranza. Diversamente da ciò che ci si potrebbe aspettare abbiamo ottimismo, creatività, disponibilità e ironia in posizioni arretrate quasi a esprimere una certa riluttanza nei confronti del godimento e del piacere.
Classifica: i valori dei pariniani Libertà 1. Amore 2. Pace 3. Onestà 4. Istruzione 5. Determinazione 6. Altruismo 7. Coerenza 8. Saggezza 9. Buon senso 10. Affidabilità 11. Umiltà 12. Tolleranza 13. Ottimismo 14.
LA PAROLA ALL'ESPERTO
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pareri del dr. Giampietro Savuto, direttore scientifico Fondazione Lighea, e del dr. Massimo Buratti, supervisore Fondazione Lighea. Libertà, amore e pace risultano in testa alla classifica dei valori e a nostro parere esprimono appieno l’orizzonte interpretativo della realtà nella giovinezza (14 - 18). Tre valori ampi, senza limite e contrad4
Creatività 15. Disponibilità 16. Ironia 17. Ricchezza 18. Efficienza 19. Potere 20. Flessibilità 21. Discrezione 22.
I valori sono riportati, dall'alto verso il basso, dal più al meno importante. Le barre laterali in blu rappresentano il punteggio conseguito da ogni valore: maggiore il punteggio, minore l’importanza percepita. Se a determinati valori sono associate barre di lunghezza simile, allora la differenza di punteggio tra essi è minima. FEBBRAIO/MARZO 2019 Anno xiii
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ATTUALITÀ
TRA GIOVANI, INFORMAZIONE E GIORNALISMO INTERVISTA A PETER GOMEZ
DI cecilia albanese e FILIPPO savio
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eter Gomez, classe 1963, è un giornalista, scrittore e blogger italiano di origini statunitensi. Dopo aver lavorato con Indro Montanelli, è stato inviato de L’Espresso e, nel 2009, è stato cofondatore de il Fatto Quotidiano, di cui dirige la versione online. Si è occupato di cronaca giudiziaria e giornalismo investigativo. Ha inoltre scritto numerosi saggi con Marco Travaglio.
È un luogo comune basato sul fatto oggettivo che non leggono il giornale di carta, ma questo non lo fanno nemmeno i grandi. è oggettivo che soprattutto i giovani passino molte ore in rete, ma non lo fanno solo sui giochini o sui siti porno. Anche all’epoca mia i ragazzi che leggevano il giornale non erano la maggioranza. Come pensa si possano incentivare i giovani a leggere il giornale e ad acquisire quindi una maggiore consapevolezza di ciò che accade nel mondo? Bisognerebbe fare dei giornali o magazine web più interessanti e inerenti a ciò che riguarda determinate generazioni. Per esempio, sul mio sito internet scrive sempre gente sotto i 24/25 anni, perché hanno un punto di vista sulle cose già diverso rispetto a quello che può avere uno anche solo a 35 anni. Tuttavia, secondo me, l’informazione è un’abitudine che si acquisisce a poco a poco; è abbastanza naturale che sotto i 18 anni, a meno che non si abbia un impegno politico preciso, si possa essere disinformati.
È luogo comune dire che i giovani non leggano il giornale. Cosa ne pensa? A cosa crede sia dovuto? Ritiene che questo determini una mancanza di informazione nelle nuove generazioni? Io non credo che non leggano il giornale. O meglio, non leggono il giornale di carta - questo sicuramente - o ne leggono poco, però leggono molte cose su internet, certe volte senza nemmeno passare per i siti, ma condividendo sui social. Cambia il mezzo su cui si legge e certamente non si leggono solo notizie, però io non trovo i giovani così disinformati come si usa dire. C’è un’avversione di molti verso la politica, ma rispetto agli avvenimenti di cronaca non li trovo più disinforPensa che l’affermazione mati di quanto non fosse la mia dei social network possa favorigenerazione. re la diffusione di fake news o il ZABAIONE
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fenomeno ha cause diverse già presenti in altri contesti storici? Le fake news sono sempre esistite e i giornali ne sono tradizionalmente dei grandi produttori, magari, a volte, non volutamente. Parlo di articoli imprecisi, non bufale scritte apposta. È vero che il fenomeno delle fake news esiste ed è particolarmente importante sui social, ma è anche vero che le fake news trovano all’interno dei social stessi la loro morte. Nei primi giorni nessuno si rende conto della falsità della notizia, tuttavia i social, contribuendo a diffondere la verità, vanno poi a smascherare la bufala. Una funzione delle fake news può essere quella di orientare politicamente la popolazione: se si continuano a postare storie di violenza sessuale commesse da immigrati in Italia, tralasciando abusi compiuti dagli italiani, è chiaro che si contribuisce a creare un sentimento di paura nei confronti dell’immigrato. La notizia potrà pure essere vera, ma deve essere calibrata da un altro tipo di informazione. È più che altro questo che succede sui social: vengono amplificate alcune notizie a scapito di altre per sostenere determinate tesi, per orientare l’opinione pubblica o per accrescere le tensioni 5
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sociali. Più la gente litiga, più è cattiva, più la società peggiora e più determinate fazioni politiche prendono voti. Il mestiere del giornalista, infatti, a contrario di quello del propagandista, consiste anche nel valutare le notizie nel loro contesto.
sone generalmente sono ritenute più affidabili, facendo quindi più carriera. Questo è uno dei problemi della stampa italiana ed è anche uno dei motivi per cui c’è tanta disaffezione nei suoi confronti, perché poi i lettori se ne accorgono, con una conseguente perdita di fiducia nei confronti dei meA suo parere è possibile dia. svolgere la professione di giorCosa consiglia infine ai nalista in maniera totalmente indipendente anche in un conte- giovani che desiderano fare del sto nel quale le principali testa- giornalismo il loro mestiere? È vero che ci sono tanti dite sono controllate dai grandi soccupati, ma i modi più convengruppi editoriali? È possibile farlo, ma il risul- zionali per arrivare a fare questo tato non sarà ottimo: il direttore mestiere, in questo Paese come in è, per contratto, il garante dell’au- altri, sono la Laurea e le scuole tonomia della redazione, ed è l’u- di giornalismo. Nessuno ti impenico che dovrebbe avere rapporti disce nel mentre di collaborare con l’editore e scegliere la linea editoriale. In realtà succede una cosa peggiore: da un lato in Italia molti fanno gli editori non per fare i soldi con i giornali – anche perché con i giornali non si guadagna più di tanto – ma per garantire altri interessi. Ad esempio, per un grande costruttore o per un proprietario di cliniche mediche è importante avere dei giornali così da avere rapporti con la politica e poter ottenere più facilmente appalti pubblici. Dall’altro lato, c’è un problema: con i giornali che vendono poco, le redazioni troppo grandi e gli utili troppo modesti, il direttore è debole anche nei confronti dell’editore. Se prima il direttore poteva dire “io ti faccio fare tanti soldi non rompermi i coglioni”, ora non può più farlo. Aggiungete poi che in Italia c’è gente che pagherebbe per servire - caratteristica italiana abbastanza comune - e che queste per6
e scrivere, ma la strada rimane quella, anche se non possiamo sapere quale sarà la situazione del mercato dell’informazione tra cinque o sei anni. Quando ho iniziato io, se volevi fare il giornalista, prima o poi ci riuscivi. Adesso ogni tre o quattro mesi io ho dai due ai tre stagisti, tutti molto bravi e preparati - tanto che alcuni li abbiamo assunti all’inizio della nostra avventura -, poi però mi guardo intorno e, finiti i quattro mesi, sono costretto a dire “il posto per te non c’è”. Resta il fatto che, se uno vuole provarci, la strada è quella. Se poi riesce anche a scrivere e pubblicare contemporaneamente, non importa dove, è una buona strada.
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q ec ua c es e tio
ATTUALITÀ
LO STEREOTIPO FEMMINISTA UN MOVIMENTO DIFFICILE DA INQUADRARE
di emma orsenigo E NOEMI VISMARA
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on la prima ondata di femminismo le donne hanno conquistato i diritti basilari – istruzione, lavoro, diritto di voto, contraccezione e aborto – ; in questi anni ci si è resi conto che i risultati raggiunti erano fragili – una donna può lavorare, ma è difficile farlo se vuole dei figli – e da questo sta partendo una nuova ondata per raggiungere la parità di genere. Il nome femminismo, però, viene spesso rifiutato. Secondo un’analisi per la BBC di Christina Scharff, lettrice del King’s College di Londra, nel 2018 appena il 25% delle intervistate inglesi si dichiarava femminista; solo l’8% di quelle tedesche; il dato più alto, in Svezia, era appena al 40%. Tuttavia, l’80% delle censite sosteneva la parità di genere. Questo paradosso è diffuso soprattutto tra le persone meno istruite: che il femminismo, nato per supportare tutte le donne, sia un movimento di élite è già un segnale di fallimento. La motivazione presentata al rifiuto del termine femminista era soprattutto il timore di essere considerate lesbiche, poco femminili o misandriche. Eppure nell’era di Internet dovrebbe essere semplice sfatare gli stereotipi che serpeggiano intorno a questo movimento. Chi se ne interessa sa che la ragazza “maschiaccio” che non si depila e odia gli uomini non è l’unica realtà che vi sta dietro. Una delle difficoltà maggiori forse si trova in questo: è un movimento
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talmente sfaccettato e con obiettivi tanto diversi – è evidente che oggi gli interessi di una femminista italiana non sono gli stessi di quelli di una iraniana – che è non è semplice provare un senso di appartenenza. Tuttavia, milioni di donne combattono per e con questo da tutti gli angoli del globo, utilizzando mezzi in continua evoluzione. Soprattutto nell’ultimo quinquennio i principali portavoce della lotta femminista sono stati i social network. Sulla pagina Instagram catcallsofnyc, la studentessa Sophie Sandberg posta le scritte a gessetto sulle strade di New York con cui denuncia gli episodi di catcalling subiti da lei e le sue amiche. Facebook è stato protagonista del movimento #metoo, che ha visto il supporto di migliaia e migliaia di persone da tutto il mondo ed ha aiutato molte donne ad aprirsi e a denunciare gli abusi subiti. Alcune hanno raccontato la propria storia, dando vita agli sterili dati statistici. Ne è un accreditato esempio quella di Chimamanda Ngozi Adichie, autrice del saggio We should all be feminists e di un’omonima ted talk basata sulla sua vita da donna e “Femminista Africana Felice Che Non Odia Gli Uomini e A Cui Piace Mettere Il Rossetto e I Tacchi, Per Se Stessa e Non Per Gli Uomini”. Nonostante questo, le mille interpretazioni sui valori e le azioni che questo movimento dovrebbe portare avanti creano divisioni: nell’estate del 2018 c’è stata una di-
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sputa su chi meritasse una statua in Westminster Square tra Millicent Fawcett ed Emmeline Pankhurst, suffragette dai metodi opposti. Alla fine è stata scelta la prima, meno nota ma pacifista convinta, anche perché la seconda con le sue strategie ricorda le frange più estremiste del femminismo, un ulteriore freno a chi prova ad avvicinarsi al movimento. In Argentina una di queste ha tentato di dare fuoco ad alcune chiese. E in questo modo si alimenta l’immaginazione generale che vede la femminista come un’integralista, un’isterica che si vittimizza. Dati e denunce non dicono più nulla: la maggior parte delle volte sono cose che si conoscono benissimo. La provocazione, come l’esposizione dei seni da parte delle Femen per protestare contro il patriarcato, rischia di essere fine a sé stessa. Provvedimenti come scrivere ‘la sindaca’ e ‘la magistrata’ non sono che cambiamenti apparenti. Tuttavia, ora che si è posto l’accento su certi fatti, l’attenzione rimane alta: temi come le condizioni sfavorevoli nel mondo del lavoro o gli abusi sessuali non sono più un tabù. Le persone ne parlano, anche e soprattutto tra i più giovani. Forse il femminismo come movimento è in crisi, ma comunque qualcosa si sta muovendo: resta da vedere che forma assumerà. 7
al Par l'e ini st an er i o
ATTUALITÀ
CALIFORNICATION
LA VITA CALIFORNIANA DI UNA MILANESE
di sarah corinaldi
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iao a tutti, accaniti lettori di Zabaione, vorrei potervi dire di essere ancora dall’altra parte del mondo circondata da palme, ma tutto quello che vedo intorno a me ora sono i dizionari di greco e latino. Tuttavia fino a poco tempo fa ero a Los Angeles in California, in mezzo ai surfisti e sotto il sole. L’America mi ha sempre attratta, e non solo grazie alla musica, ai grattacieli e alle good vibes. Perciò quando ho dovuto decidere dove passare sei mesi della mia vita, la West Coast americana è stata una scelta più che scontata. Vorrei potervi raccontare una storia fantastica fatta solo di bagni al mare dopo scuola, di escursioni sulle Hills di Los Angeles, di capatine a Santa Monica per guardare il tramonto sul pontile, di giornate di surf a Malibù e di pomeriggi a Venice Beach sullo skateboard. Però non è solo così, ho dovuto affrontare un incendio che ha devastato la zona in cui vivevo costringendo molti dei miei amici a evacuare, e ho dovuto adottare misure di sicurezza per evitare le sparatorie. Inizialmente ci sono stati momenti difficili, trovare degli amici o sentirsi a proprio agio in una nuova casa mi sembrava impossibile. Ma già dopo due settimane di scuola passavo il pomeriggio con i miei amici americani al mare. Erano tutti accoglienti, e soprattutto interessati a sapere se la pizza italiana meritasse la fama di cui gode. 8
La nostalgia di casa non si faceva più sentire, anche se tutte le volte che parlavo con la mia famiglia chiedevo cosa avessero mangiato a cena, dal momento che, da vera buongustaia, il cibo casalingo italiano mi mancava. La scuola è esattamente come viene descritta nei film, con tutte le varie cricche: gli sportivi, i geni della matematica, il club di lingue, quello di cucina, gli skaters e le fantomatiche cheerleaders. La mia era enorme, ne possedevo persino una mappa, ma nonostante ciò credo di essermi persa almeno una decina di volte nei primi giorni. La scuola è indubbiamente più facile ma molto più coinvolgente. A ottobre sono andata all’homecoming, che è un ballo proprio come
il più idolatrato prom, a cui tutta la scuola partecipa e si veste a tema. Ho assistito anche a diverse partite di football americano e di baseball, tutte indimenticabili. Credo che siano stati i sei mesi più entusiasmanti, impegnativi e stimolanti che abbia mai vissuto. Se avete motivazione, voglia di scoprire nuove realtà, ansia di un distacco dalla monotonia milanese, desiderio di instaurare nuove amicizie e intenzione di mettervi in gioco, vi consiglio decisamente di partire e di non tornare mai più! Io avrò per sempre nel cuore tutti i tramonti visti, con il vento tra i capelli salati mentre vado sullo skate e rincorro un sogno che sto vivendo.
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Milano luci e ombre quale IMMAGINe TI VIENE IN MENTE LEGATA alle luci e alle ombre di milano? MANDACI, SULLA MAIL O SUI SOCIAL, UNA FOTO ENTRO IL 15 aprile E PARTECIPA AL
CONCORSO DI FOTOGRAFIA! LIBERA LA FANTASIA: PUOI FOTOGRAFARE PERSONE, OGGETTI, LUOGHI... INSOMMA, QUELLO CHE VUOI
IN PALIO per i primi tre classificati... SECON D prem O io
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SPECIALE DI NARRATIVA
e ti appassiona scrivere racconti, poesie o qualsiasi altro tipo di componimento, escluso l'articolo di giornale, questa è la tua occasione!
Inviaci i tuoi scritti (anche in forma anonima) entro il 15 aprile 2019 e potrai far parte del nostro "Numero Speciale di Narrativa" mail: parini.zabaione@gmail.com
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RECENSIONI-FILM
dI andrea kossuta e valerio vendramini
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GREEN BOOK
il 1962, gli Stati Uniti sono scossi dagli anni della segregazione, quando il pianista afroamericano Don Shirley decide di esibirsi in tour negli Stati del sud. Per farlo assume come autista il buttafuori Tony Vallelonga, un italoamericano con problemi economici. Le difficoltà che i due incontreranno durante il viaggio verranno da entrambi affrontate a testa alta, mantenendo la propria dignità contro una realtà che se è razzista oggi, figuratevi allora. Uno sofisticato e pacato, l’altro rozzo e impulsivo, come due magneti le loro nature agli antipodi si attrarranno. Gli attori, Mahersala Ali per Don Shirley e Viggo Mortensen per Tony Vallelonga, con le loro interpretazioni sono riusciti a catturare i tratti di queste due personalità il cui contrasto viene accentuato molto. Viene presentata la disperazione e la conflittualità interiore di Don Shirley che, a causa della propria genialità, non riesce a integrarsi. Ritroviamo un Tony Vallelonga inizialmente razzista che, nel corso del viaggio, cambia completamente modo di pensare arrivando a stringere amicizia con un nero. Ecco cos’è Green Book: l’avvincente storia della nascita di un’amicizia tra esponenti di due minoranze, un film di insolita gentilezza con uno spensierato lieto fine, in cui nulla è eccessivo ma a ogni aspetto della pellicola viene dedicato il tempo necessario. Il regista Peter Farrelly è stato in grado di alternare momenti tragici a momenti comici, suscitando più volte l’empatia del pubblico. Consiglio questo film che, magari non vi cambierà la vita, ma la giornata sì. (Valerio Vendramini)
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SEX EDUCATION
tis è un sedicenne che, nonostante la madre sia una sessuologa, rifugge il mondo del sesso, la cui vita viene sconvolta nel momento in cui aiuta un suo compagno a riottenere fiducia in se stesso dal punto di vista sessuale. Maeve, amica del protagonista , accorgendosi del talento di Otis - probabilmente tramandato dalla madre - gli propone di aprire una “clinica” clandestina, per aiutare i ragazzi della loro scuola ad affrontare i problemi legati alla loro sessualità tramite sedute a pagamento, tenute dallo stesso Otis. La serie, targata Netflix, ha come attori protagonisti Asa Butterfield, giovane ed eclettico, nelle vesti di Otis, Ncuti Gatwa, che interpreta Eric, il migliore amico di Otis e Emma Mackey, nei panni di Maeve, socia e amica del protagonista. Sex Education affronta il tema del sesso senza alcuna vergogna, in modo genuino, intelligente e ironico al punto giusto, sciogliendo ciò che molte volte rappresenta un tabù. Sesso ma non solo, nella serie si parla anche di legami di amicizia e dei tipici problemi dell’adolescenza. Così, oltre ai momenti di comicità e humor, non mancano scene emozionanti vissute dai protagonisti che come tutti i loro coetanei nascondono personalità poliedriche a volte insospettabilmente fragili. È interessante anche il modo in cui vengano trasmesse informazioni al pubblico senza cadere nel genere documentario. Adatta a un pubblico di età superiore agli undici anni, Sex Education espande gli orizzonti su temi tanto delicati quanto degni di essere conosciuti a fondo. Perfetta per liberare la mente dopo una giornata pesante. (Andrea Kossuta)
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RECENSIONI-MOSTRE
di GIULIA CAPPATO, RUTH DEMICHELIS E FEDERICO MANTACI
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ANIMALS
nimals è una mostra di fotografia che raccoglie diversi lavori di Steve McCurry, celebre fotografo americano. Le immagini della mostra sono state scattate in luoghi diversi anche a distanza di anni, ma sono unite dal filo conduttore degli animali. Il progetto, iniziato nel periodo della guerra del Golfo, spazia dall'Africa all'Est Europa, per sbarcare in America raccontando non la devastazione del conflitto, quanto il diverso rapporto tra persone e animali. Attraverso l'uso del colore, tipico di McCurry, vengono immortalati dei cammelli in contrasto con esplosioni di pozzi petroliferi poco lontane dagli animali, o ancora gli occhi rossi di un uccello completamente ricoperto di petrolio. In altre invece, gli animali non appaiono devastati dalla guerra, bensì interagiscono con l’uomo, gli sono fedeli e lo sostengono, anche quelli che meno ci aspetteremmo, come una tigre, raffigurata mentre tiene in groppa un uomo con una sigaretta in bocca. Tema fondamentale, e obbiettivo, della mostra è quello di sensibilizzare i visitatori e far comprendere come l’uomo abbia la possibilità e il dovere di salvare il pianeta, portando rispetto per la natura e agendo per la sua salvaguardia. La collezione di fotografie non è un unico percorso: forma infatti una panoramica sulle relazioni tra uomini e animali che può essere interpretata in diversi modi dal visitatore, ma che certamente induce riflessioni sulla natura e sul ruolo dell’uomo su questa. (Giulia Cappato e Federico Mantaci)
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ANTONELLO DA MESSINA
a maggior parte delle opere è andata perduta a causa di disastri naturali e quelle a noi pervenute sono sparse per il mondo: la si è ritenuta a lungo una mostra impossibile da realizzare. Per la prima volta, dal 22 febbraio al 2 giugno 2019, sono esposti a Milano 19 dei 35 quadri attribuiti ad Antonello da Messina. Frutto di una collaborazione tra Comune di Milano e Regione Sicilia, la mostra è allestita a Palazzo Reale. È articolata come un racconto la cui voce narrante sono i disegni di Giovan Battista Cavalcaselle, che per primo ricostruì il catalogo dell'artista. Come Cavalcaselle ha inaugurato la storia dell'arte nell'era moderna, il Messinese ha rivoluzionato l'arte del suo tempo. I paesaggi sconfinati sullo sfondo del capolavoro San Gerolamo nello studio richiamano l'arte fiamminga, i cui elementi, fusi con quelli dell'arte provenzale e catalana, costituiscono l'innovativa tecnica pittorica di Antonello. L’artista ha introdotto in Italia la pittura a olio e rinnovato l'arte ritrattistica: sulla tela non sono impresse soltanto fedeli riproduzioni della realtà, ma emozioni. Si passa della celebre Annunciata, nella quale l'espressione della Madonna è quasi inumana, al Ritratto d'ignoto marinaio, dove nel sorriso del dipinto si coglie una sorta di somiglianza indefinita che, come scrisse Leonardo Sciascia, “somiglia e basta”. Come dichiarato dal Direttore di Palazzo Reale, si tratta di una mostra “dedicata a chi è convinto che la bellezza possa salvare il mondo”. (Ruth Demichelis)
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SVAGO
ZABAOROSCOPO
di livia crisostomo
ARIETE
Non provare a blandire la fortuna che è già dalla tua parte, felice di stare al fianco di una persona speciale come te.
TORO
Avrai una sorpresa! Che poi sia una Ferrari o un quattro in latino non te lo so dire, non sono mica la Sibilla Cumana.
GEMELLI
Hai una felice luna in transito. Approfittane per prenderti una piacevole vacanza e staccare per un po’ i neuroni, se li hai.
CANCRO
Sei uscito stasera e non hai letto l’oroscopo... e menomale perché ti saresti rovinato la serata: sembra che marzo sarà faticoso ma tu fa' buon viso a cattivo gioco e, forse, andrà tutto bene.
LEONE
Esplora un nuovo lato di te, chi lo sa, magari trovi una passione irrefrenabile per i paradigmi.
VERGINE
Avrai una gioia solo quando il bar smetterà di scaldare il pane al posto della cotoletta.
BILANCIA
Le stelle ti dicono che non c’è niente di male nel balzare ogni tanto, ma non esagerare, non c’è sempre la “fata” Giustifica a cancellarne le conseguenze.
SAGITTARIO
Non aspettarti che un nuovo Catullo ti scriva una poesia d’amore, il primo passo devi farlo tu, e il caro Giove qui mi dice che andrà benissimo.
CAPRICORNO
Per una volta non seguire la massa, fai di testa tua, o ti rispecchi forse in una pecora?
ACQUARIO
Sarà la tua faccia che diventa da schiaffi, ma questo mese ai professori cadrai senz’altro pesante, non irritarli, o non voleranno solo note...
SCORPIONE
L’inerzia è forte, ma se soltanto provassi a svegliarti durante greco scopriresti che con il nuovo argomento è tutto più... noioso: puoi ritornare a dormire.
PESCI
Questo è il tuo mese! E non lo dico solo per consolarti in vista dell’insufficienza che sta arrivando...
CACCIA AL PROFESSORE
C
di cecilia albanese
iao a tutti Pariniani! Caccia al professore torna anche questa volta! Come al solito, il primo a inviare i nomi corretti alla mail parini.zabaione@gmail.com vincerà un buono di 5 euro da spendere al bar della scuola. Che la caccia abbia inizio!
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FEBBRAIO/MARZO 2019 Anno xiii
NUMERO V ZABAIONe
SVAGO
ZABAENIGMISTICA CRUCIVERBA 1
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di lorenzo piras
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ORIZZONTALI 1. Tipici dolci di carnevale. - 11. Arteria più importante del corpo umano. - 12. Nemico, astioso. - 14. Superlativo assoluto di buono. - 15. Serie drammatica/mistery di Netflix. - 16. Sinistra-destra in inglese. - 17. Mille volte sei. - 19. Amministratore delegato. - 20. Dentro. - 21. Attrice ed ex cantante delle “teen angles”. - 25. Piccolo stato nel sud-est asiatico. - 27. Quando la palla entra in rete. - 28. I dalmata nel famoso film. - 30. Secondo libro della Torah ebraica. 33. Vertebrato in grado di volare. - 35. Io. - 36. Uovo in francese. - 37. Esclamazione di giubilo. - 40. La protagonista di “tomb rider”. - 42. Arte marziale giapponese. - 44. Cittadina del famoso chef Marco Giordano. - 45. Operatore telefonico inglese. - 46. Primo numero primo. - 48. La farina. - 49. Caratteristica di un essere vivente. VERTICALI 1.Prima divinità primordiale della mitologia greca. - 2. Ci alloggi in vacanza. - 3. Spinosi. - 4. Disonore in greco. - 5. Si accende d’inverno. - 6. “Habeo” in italiano. - 7. Sensibilità della pellicola in una fotocamera. - 8. Aumenta con il passare degli anni. - 9. Prefisso che indica lo svolgimento di un’azione una seconda volta dopo la prima. - 10. La taglia più grande senza X. - 13. Dio dell’amore. - 18. Argentero Luca. - 19. Saluto informale. - 22. Lo usi per cucire. - 23. Io lodavo, tu.... - 24. Piccola zolla di terra con spesso fiori. - 25. Leggendario legislatore di Sparta. - 26. Dove si perde Dante. 29. Lo è l’Atlantico. - 31. Unità fondamentale del sistema politico dell’URSS. - 32. Simbolo della moltiplicazione. - 34. Legge. - 38. Famosissima catena svedese di oggetti per la casa. - 39. Contrario della sottrazione senza -zione. - 41. Arezzo. - 43. Il “time” per chiedere una pausa durante un match. - 47. Casa produttrice di Fifa.
ZABAIONE
NUMERO V
Anno xiii FEBBRAIO/MARZO 2019
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SVAGO TROVA LE PAROLE O I N I R A P R U F S V T T
A C C A L O O M O U U A U A
Albo Roma fiat uomo caro lago Apollo stampa
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M M A A A B E R E M I T A A
L T T P G D T O A F A A E R
A C A M O T N O L P A R C O
Tullio cerata Parini laurea camper palla Onlus parco
P L L A L L A P B L U E P G
M O O T U L L I O A N C E A
R G G S S A A O L T R A R T
lacca latte Ecate palma pArto calante eremita Platone
R R O I L T C C L O U T I I
E G R M E T A D O N E E C P
di LORENZO PIRAS
P U Z O A E A M E E N B O A
M T R P C T R O I A N I L R
troiani oca boa emu rap blu pio metadone
FEBBRAIO/MARZO 2019 Anno xiii
A A S E N Z A T E T T O O T
C S N O O N I Z Z A G A M O
Pitagora catalogo pericolo magazzino senzatetto BIO
NUMERO V ZABAIONe
SVAGO DOV’È SODDU?
di FILIPPO SAVIO
In questa foto compare cinque volte il nostro Preside, riuscite a trovarlo?
SOLUZIONI V
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NUMERO V
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ZABAIONE
Anno xiii FEBBRAIO/MARZO 2019
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