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La chiesa era stata ricavata negli anni dell’austrofascismo dal fienile di una precedente residenza signorile. La casa padronale fu convertita in canonica, le stalle in abitazioni e in una scuola materna, il fienile, appunto, in chiesa. Una chiesa improvvisata! Poco più a nord la sacrestia e al di sopra una torretta con una stanza e un appartamento, anch’esso improvvisato. Ci abitavano ormai da più di dieci anni e avevano sopportato di tutto. Nell stava proprio pensando a questo, malgrado in realtà avesse intenzione di raccogliersi in preghiera. Aveva molta voglia di pregare. Non che riuscisse sempre a comprendere Dio, cosa della quale, del resto, non si vantava mai, ma i sacerdoti di quella parrocchia non dovevano dimenticare, se non altro, l’assoluto coraggio con cui era rimasta dalla parte di Dio e della Chiesa negli anni della persecuzione. Ogni mattina suo marito le aveva profetizzato il campo di concentramento o addirittura il patibolo – talvolta quasi con scherno e una gioia maligna, e sempre puntualizzando rabbiosamente che non avrebbe mosso un dito per lei. Ma non devi proprio!, era stata ogni volta la sua tranquilla risposta, perché le sembrava che uno solo dovesse muovere il dito, uno nelle cui mani lei si metteva così completamente, da rendere qualsiasi altro intervento superfluo, anzi impossibile. Nell poteva bisticciare per ore con Paul, in modo bonario e scherzoso, su cosa gli andasse a genio e cosa no, dato che lui era eternamente in dubbio tra varie sette, ma alle mille parole sconosciute di lui, lei finiva per ribattere con un’unica e incontro3


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vertibile frase: prima di tutto c’è Dio, poi per un bel pezzo non c’è nulla, e infine ci sei tu con tutte le tue sciocchezze. Sì, parecchie volte era sembrato che lei, Nell, stesse per divorziare, ossia per essere abbandonata, visto che non avrebbe mai accettato il divorzio. Ma non appena le cose volgevano al peggio, interveniva sempre il Signore, qualche volta anche in modi che facevano segretamente sorridere. E perché no? Dio, il detentore di ogni buona qualità, doveva avere anche il senso dell’umorismo. Una volta, per esempio, fece sì che un manoscritto teosofico, che passava clandestinamente di mano in mano, venisse divorato dalle locuste, con tutte le sue rivelazioni, proprio quando ce l’aveva Paul, che se l’era portato dietro mentre andava al torrente a fare il bagno. A causa di ciò, Paul si era trovato a litigare con il capo dei teosofi, e di notte aveva avuto una sorta di visione in cui – affermava – gli era apparso Cristo. A quel punto di umoristico non c’era proprio più niente, dato che Dio non gioca mai con queste cose. In ogni caso Paul sostituì immediatamente tutti i testi delle varie sette con quelli di Jakob Böhme e di Silesio. Nell si rendeva conto che lui soffriva. A volte aveva uno sguardo da folle e, quando rientrava dal suo duro lavoro, spesso non si concedeva neppure il tempo di mangiare o anche solo di sfilarsi dalle mani i tutori di cuoio, per buttarsi su Böhme e Silesio. Il peggio era quando leggeva ad alta voce, perché lo faceva male, balbettando, in maniera concitata: solo tenendo conto del suo stato interiore, si riusciva a sopportarlo. Leggere ad alta voce è impudico, sentiva Nell, non si leggono ad alta voce cose che riguardino Dio, si riflette su di lui secondo le proprie capacità dentro di sé e in solitudine, poiché l’immagine dell’Eterno che ciascuno ha in sé è diversa. Qualche volta provava quasi orrore di fronte a quest’immagine, così grande in confronto alla sua piccolezza, e in quei momenti riusciva a pregare solo con un grandissimo sforzo. In generale, sebbene spesso ne sentisse il bisogno, la preghiera le sembrava un terribile lavoro quotidiano, davvero troppo pesante per un’anima umana. Perché la distrazione andava di pari passo con il raccoglimento, e la tentazione ancora di più. Una tentazione meschina, che gelava il cuore. Prega per 4


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una casa più luminosa, prega per una paga oraria migliore, prega che Karl vada meglio in tedesco, prega che non ti torni il cancro… Tutte cose così vicine, molto più vicine della salvezza dell’anima, persino quando pregava perché Paul trovasse la vera fede, non era affatto sicura che con questo non volesse soprattutto un’esistenza più tranquilla per sé, senza le eterne discussioni a proposito dell’andare a messa. Anche adesso la tentazione incombeva su Nell. Era inginocchiata in prima fila, nel banco della comunione, dietro di sé la chiesa vuota con le sue finestre da fienile, davanti a sé l’altare buio, chiuso. Come si sta bene!, pensava. E subito le veniva in mente un’altra cosa che conferiva al suo volto a forma di cuneo una peculiare espressione di fanatica agitazione e offesa. Sì, stava bene lì da sola perché il prete – a parte la sua sacra funzione – la disgustava! Nella canonica vivevano in quattro, due conversi e due religiosi. Contro i conversi non c’era nulla da dire, due miseri, umili lavoratori, un po’ testardi, però veniva dal cuore chiamarli fratelli – che Dio li benedica! Ma a dire il vero, Signore, delle benedizioni hanno ancora più bisogno i religiosi. Ciechi e sordi, quei due; qualcuno dovrebbe finalmente afferrarli per le spalle e scuoterli sino a svegliarli, sino a farli vedere e sentire. Ma loro non vogliono proprio. No, lo straniero, l’ungherese, neanche per idea. Quello vuole solo essere visto e sentito lui, lassù sul pulpito. Urla e infuria come un temporale, soffia come il vento della sera, geme e si lamenta, fa pause di parecchi secondi, per poi far sobbalzare tutti sui banchi con un grido tremendo. Tutti lo chiamano ormai soltanto l’attore! E mica solo i nemici della Chiesa, ma tutti coloro che della Chiesa e delle sue benedizioni hanno bisogno come del pane quotidiano. E non è tutto… O Dio, fa’ che almeno l’altra cosa non sia vera. E nemmeno quella la dicono i comunisti, ma tutti i fedeli assidui, e qualche volta quasi piangono per quanto si vergognano e temono che le chiacchiere circolino fino ad arrivare ai nemici della Chiesa. Bisogna dirlo chiaro una volta per tutte al Padre Rettore, pensano, ma chi – chi è che deve farlo. Per giunta quello è cieco, e vede solo ciò che non deve vedere, e lo 5


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vede in maniera sbagliata e innaturale, ma perché? Non è ridicolo che all’improvviso pretenda che le lavoratrici che abitano nell’edificio delle stalle non stendano più la loro biancheria intima in cortile?! È indecente e impudico, dice lui! I Padri precedenti non ci badavano, naturalmente, poiché tutti usano la biancheria, e quando la biancheria è bagnata va stesa da qualche parte. Probabilmente l’ungherese non lo sopporta. Che Dio lo assista, lo faccia ammalare non troppo gravemente, o ispiri i suoi superiori affinché lo trasferiscano da qualche altra parte, quello non va bene qui in mezzo ai lavoratori. Ha bisogno di persone più istruite intorno a sé, che lo distraggano, in modo che non gli vengano in mente idee che un prete non può avere. Che Dio lo assista. Oh, un padrenostro per il Padre… Nell lo recitò. Il suo volto si rivolgeva verso il cielo come un cuneo rovesciato, dentro di sé stava malissimo. Ma lo recitò fino in fondo, con voce chiara e ostinata, ed esclusivamente per la salvezza del Padre. La preghiera la lasciò spossata; nel momento in cui fece una pausa, Agnes, l’inserviente della chiesa di origine slovena, con il suo passo pesante era già nella stanza della torretta; poi le campane suonarono. Angelus Domini nuntiavit Mariae… iniziò Nell, ma si accorse che l’angoscia le faceva uscire gli occhi dalle orbite, poiché ora sarebbe ricominciata. Signore, è proprio necessario tutto questo?!, gridò tutto d’un fiato, in mezzo alla preghiera; non poteva fare altrimenti. La sua fronte era coperta di sudore freddo, e si sentiva così male che abbandonò la chiesa senza terminare la preghiera. Un paio di passi fino all’angolo, poi vide Paul. Le finestre della loro abitazione erano strette, delle fessure orizzontali, molto basse, non arrivavano neppure alle ginocchia, e si doveva tenere quasi costantemente accesa la luce. Paul si sporgeva da una delle finestre, come se un momento all’altro volesse buttarsi giù. Meno di un anno prima, sfinito dal duro lavoro e dalle incessanti meditazioni, era finito all’ospedale con un esaurimento nervoso. Povera anima, confusa e irascibile. «Paul, stenditi sul divano, ascolta un po’ di musica in cuffia!» lo supplicò lei, dato che Bert, il responsabile della Gioventù cattolica, stava fischiando nello spiazzo davanti alla 6


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chiesa e tirava calci a un pallone. La palla in quel momento era una speranza. Forse, dato che la serata era calda e bella, avrebbero deciso di fare baccano lì in cortile, sebbene anche questo fosse già abbastanza fastidioso, dopo che i sessanta bambini della scuola materna avevano passato tutta la giornata a strepitare e a frignare proprio davanti alla sua finestra. Lo sopportava da tanto tempo, poteva sopportare ancora per un po’ anche la Gioventù cattolica; ma, appunto, solo per un po’. Tre volte aveva già supplicato a mani levate il Padre Rettore di sistemare la Gioventù cattolica altrove, e non proprio nella torretta, quasi di fronte alla loro abitazione. Nulla, assolutamente nulla, come parlare a un muro. E Paul continuava ad aggirarsi lassù, come un animale in gabbia prima della fuga. Purché non si rimetta a piangere!… Dio, fa’ per lo meno che non pianga, non davanti ai miei occhi, è mio marito, il padre di Karl. E il problema riguarda anche Karl; il suo sguardo si fa adulto e ostile quando vede uno dei Padri, che invece dovrebbe rispettare. Per dieci anni, giorno dopo giorno, ho combattuto per lui, prima di tutto perché potesse nascere, poi per farlo regolarmente battezzare, poi per l’ora di religione a scuola, perché potesse andare in chiesa, ogni giorno mi sono schierata contro mio marito per te, Dio… Nell voleva arrivare di sopra alla svelta, ma salì uno scalino alla volta, come una vecchia, perché dietro di lei già si precipitavano quelli della Gioventù cattolica, due, tre, quattro, cinque per volta, fischiando, grugnendo, cantando. Nell si fece grande e lenta, come se in questo modo potesse sbarrare le scale almeno per qualche minuto. Ma i ragazzi erano pieni di entusiasmo e gioventù, erano forti e sottili come frecce, e appena fu possibile la superarono, qualcuno le rivolse anche un saluto, di sfuggita ma cortesemente, altri si limitarono a sogghignare, perché riconoscevano in lei una nemica. Vecchia bigotta ammuffita – beh, ciò che pensavano non era niente di così grave, erano semplicemente giovani e volevano gonfiare le stanche vele della Chiesa con un vento ardito, fresco, nuovo. Per questo non basta pregare e inginocchiarsi, serve lavoro quotidiano, impegno, occorre diventare forti e vivaci nel corpo e nello spirito, 7


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si deve praticare il pugilato, la lotta e il calcio, ma anche giocare a scacchi, cantare, comandare e ubbidire. Hui-heil! Combattiamo contro i nemici della Chiesa! E Nell, debole nel corpo e nell’anima, salì le scale barcollando attraverso quella tempesta senza un vero e proprio odio ma anche senza capire appieno. Di sopra, Paul continuava a sporgersi dalla finestra, doveva quasi accoccolarsi sui talloni per riuscirci, e andava avanti a contarli: tredici, quattordici, quindici, sedici, diciassette… «Smettila,» lo pregò Nell «non ha alcun senso, non è così che li farai diminuire.» Ma lui smise solo quando non ne arrivarono più. Poi si alzò lentamente, si girò verso Nell e la fissò come se fosse una nemica mortale. «Hai pregato ancora?» la derise. «Hai di nuovo pregato perché un paio di altri zotici si convertano e perché all’orda se ne aggiungano altri dieci, eh?» «Mettiti giù, prendi la cuffia, forse tra poco se ne andranno, hanno con sé il pallone…» «Il pallone…» ripeté Paul tristemente, e si mise ad andare avanti e indietro camminando piegato in due, in un modo che a Nell faceva paura. «Il pallone, in venticinque, e proprio sotto le nostre finestre.» Ma i desideri di Nell non si avverarono, quelli della Gioventù avevano deciso di restarsene nella torretta, la torretta che avevano messo a posto con i loro risparmi. Venticinque ragazzi fra i quindici e i diciotto anni non possono essere silenziosi neanche con tutta la buona volontà. Sia che giochino a ping-pong o a scacchi, sia che si azzuffino, o che semplicemente si dedichino a discussioni intelligenti, una sola stanza risulta inevitabilmente troppo piccola per tutti i loro passatempi. Nell si disse tutto questo, e lo disse anche a Paul, che continuava a camminare avanti e indietro piegato in due. Grazie a Dio Karl non era ancora tornato dalla lezione di violino. Speriamo che non gli abbiano rubato la bici, pensò Nell, mentre sistemava i cuscini sul divano ingobbito. «Paul, vieni a vedere come ho sistemato bene il dromedario» provò a scherzare, ma lui aveva già appoggiato i gomiti sul comò e piangeva singhiozzando come un bimbo: «Non ce la faccio, non ce la faccio proprio più» si lamentò. Che scena pietosa, atroce e pietosa! Lassù facevano chiasso e qualcuno batteva i 8


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tacchi sul pavimento. Di sicuro erano molto contenti. Una gioventù sana, una gioventù innocente, questo continuava a ripetersi Nell, ma Paul singhiozzò: «Non ce la faccio più». In fondo era Nell che non ce la faceva più. I lamenti del suo Paul le straziavano il cuore come i denti di una sega. Era suo marito, colui che portava a casa il pane; si era talmente distrutto le mani per lei e Karl, che doveva tenere insieme le nocche con dei tutori di cuoio, a nemmeno quarant’anni era già sfiancato, e quando tornava a casa la sera stanco morto, non reggeva e si metteva a piangere come un bambino. «Sdraiati, ti prego per ciò che hai di più caro, sdraiati, prendi la cuffia, io vado subito dal Padre Rettore, deve constatarlo di persona. Lo tiro per la tonaca, se non vuole seguirmi con le buone!». Sì, in quel momento era coraggiosa e forte, così forte che trascinò Paul fino al divano, lui ci cadde sopra e si lasciò mettere la cuffia. Lei lo coprì con il proprio cappotto, sebbene facesse caldo dato che aveva appena cucinato: ma non le venne in mente nessun altro modo per dargli un po’ di conforto. Lo amava. Piena di una tenerezza brusca e tormentata, arrivò in fondo alle scale. A capo chino, attraversò l’ombra squadrata dell’edificio: qui verso la fine della guerra erano grandinate le bombe incendiarie, e non avevano neppure sfiorato la chiesa, un miracolo, se si voleva vederla così – e lei la vedeva così; anche quella volta evitò che le sue suole di legno calpestassero l’ombra della croce. Ci girò intorno. Si fermò a riflettere un istante, e le venne in mente che l’amore per suo marito poteva venire solo molto dopo quello per Dio, e che poteva intraprendere qualsiasi iniziativa a favore di suo marito, ma non contro Dio. Il che non le tolse il coraggio, la rese solo un po’ più mansueta e intenzionata a mantenere tutto il dovuto rispetto verso il prete, comunque lui si comportasse. Appena messo piede nell’antica residenza signorile, le venne incontro quel converso che parlava come se per umiltà non osasse farlo con la bocca, come gli altri uomini, ma solo con il naso. I suoi capelli rasati imploravano rispetto per il Signore e il suo naso diceva: Il Reverendo non può ricevere nessuno, sta recitando il breviario. Nell credeva di sapere che le preghiere si 9


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