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Marco Marzari, il timoniere dell’Under 14 Rossa Interview mit dem Trainer der U14 Marco Marzari

Marco Marzari, il timoniere dell’Under 14 Rossa

Il tecnico della formazione “Giovanissimi Professionisti Lombardia 2007” non ha dubbi: “Il mister deve cercare di essere una guida, un supporto alle difficoltà, in poche parole un educatore”

Alla guida della formazione “Giovanissimi Professionisti Lombardia” (2007), altrimenti denominata “under 14 rossa” c’è mister Marco Marzari, tornato nello staff biancorosso. Al tecnico abbiamo chiesto innanzitutto un bilancio dell’anno solare andato da poco in archivio per quanto riguarda la sua formazione.

Mister, come possiamo considerare l’anno andato in archivio? “L’anno 2020 è stato un anno difficile per tutti quanti, un anno veramente unico di cui non era mai esistito riferimento, per cui è stato affrontato tutto come in un contesto di “prima volta”. E come in ogni prima volta abbiamo sperimentato. Sperimentato l’allenamento a distanza, sperimentato il contatto a distanza, sperimentato le correzioni a distanza. E tutto è stato molto formativo, sia per noi dello staff sia per i ragazzi. Certo la situazione non è stata facile, ma credo abbia fatto venire la” fame” e consentito di apprezzare ancora di più quanto siano importanti il campo e lo spogliatoio vissuti direttamente. Era un valore dato per scontato, ora lo si apprezza con molta più consapevolezza”.

Com’è riuscito a mantenere i contatti con i ragazzi? Avete svolto un lavoro a distanza? “Per quanto riguarda gli allenamenti ci siamo tenuti in contatto attraverso Whatsapp, grazie a cui e i ragazzi, istruiti inizialmente sulle attività tecniche e coordinative, si sono esercitati e allenati individualmente inviando poi settimanalmente delle immagini. Di questi filmati abbiamo poi cercato di farne un riassunto editando dei piccoli video divertenti per mantenere lo spirito di gruppo, tenendolo vivo poi anche con qualche incontro via Zoom”.

Quali sono le domande più frequenti formulate dai ragazzi? “A questa età non è semplice sen-

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tire domandare qualcosa dai ragazzi, soprattutto a distanza. Il rapporto lo si costruisce sul campo, con qualche chiacchierata prima o dopo l’allenamento, con qualche battuta. Nonostante ci siano personalità già formate, è poco usuale chiacchierare per loro con un adulto e quindi il dialogo si deve costruire passo dopo passo magari passando dal chiedere come sta andando la scuola, come va la propria squadra del cuore, il giocatore che piace di più, se hanno visto questo e quel gol”.

E le indicazioni del mister quali sono e sono state? “Il mister deve cercare di essere una guida, un supporto alle difficoltà, in poche parole un educatore. Noi mister forniamo ai ragazzi gli strumenti per risolvere le problematiche del campo, quindi attraverso la loro interpretazione devono trovare la soluzione. A volte anche con un cortese rimprovero che rappresenta un segnale di sentimento, di rispetto, di stimolo verso lo sport, verso questo sport non sempre semplice nel suo contorno dentro e fuori il campo e che bisogna imparare a gestire mentalmente, fisicamente ma anche caratterialmente”.

Quale ambiente ha ritrovato all’FCS? “Ringrazio tantissimo Alex Schraffl e Dino Ciresa della rinnovata fiducia, che mi ha dato carica ed entusiasmo, consentendomi di rientrare nel modo migliore in un ambiente di grande professionalità, di enorme stimolo, in cui si punta sempre a dare sempre il meglio, curando i dettagli e la formazione. E’ questo il valore aggiunto. Tutti siamo chiamati a dare il meglio di noi stessi e questo crea competizione, quella sana, quella che fa migliorare costantemente. Condividere è uno di quegli aspetti che ho imparato con il tempo da un grande maestro di calcio e poi è diventato per me un aspetto determinante che fa crescere, fa migliorare, motiva a cercare sempre una soluzione. Le situazioni condivise, compresi i problemi, aiutano a trovare sempre le giuste risposte”.

La prima cosa che ha detto ai ragazzi in occasione della ripresa del lavoro sul campo, nei modi e nei termini consentiti? “La prima cosa è stata esprimere la felicità di rivedere i ragazzi. Ho chiesto a tutti loro di sorridere, di farlo sempre e di divertirsi il più possibile dentro al campo, cercando di trasmettere a tutti la passione, quella che mi accompagna ogni volta che posso entrare nel campo”.

Ai ragazzi si insegna molto, si impara anche qualcosa? “Si impara sempre, da chiunque. Dai ragazzi si impara che anche alla loro età esiste il rispetto, la determinazione, il sognare un percorso, in questo caso sportivo, fatto di fatiche ma anche di gioie e soprattutto voglia di stare insieme”.

Marco Marzari: „Lehren und Lernen, so läuft es im Trainerjob“

Der erfahrene Übungsleiter kehrte vor rund eineinhalb Jahren zum FC Südtirol zurück. In diesem Jahr coacht Marzari die U14 Red, die an der schwierigen „Giovanissimi Professionisti“ Meisterschaft der Lombardei teilnimmt.

Übungsleiter Marco Marzari kehrte im Sommer 2019 in den Jugendsektor des FC Südtirol zurück. In diesem Jahr leitet der erfahrene Bozner die U14 Red des FCS (Jahrgang 2007), mit welcher er an der Meisterschaft „Giovanissimi Professionisti“ der Region Lombardei teilnimmt. Trotz der vielen Komplikationen in den letzten Monaten zog Marzari im Gespräch mit der FCS News eine Bilanz der ersten Saisonhälfte.

Coach, wie würden Sie die Ereignisse der letzten zwölf Monate beschreiben? „Das Jahr 2020 war für uns alle ein sehr schwieriges. Es passierten Dinge, die wir so zuvor nie erlebt hatten. Den Menschen fehlten Anhaltspunkte und Gewissheiten, weshalb man im Laufe der Wochen viele neue Dinge ausprobieren musste. Im Fußball war das nicht anders. Wir begannen virtuelle Trainingseinheiten zu gestalten und versuchten den Jungs aus der Distanz neue Kenntnisse und Ratschläge zu übermitteln. Ich bin davon überzeugt, dass sowohl wir Trainer, als auch die Kids viel aus dieser Erfahrung gelernt haben. Als wir wieder mit dem reellen Training beginnen konnten, waren die Jungs motivierter denn je. Man merkte ihnen an, wie sehr sie die Zeit auf dem Feld und in der Kabine genossen. Bis vor Kurzem hielt man das alles für Selbstverständlich.“

Wie war es möglich, den Kontakt mit den Jungs aufrecht zu erhalten? „Das wichtigste Medium war ohne Zweifel unsere Whatsapp-Gruppe. Wir Trainer schickten den Jungs regelmäßig neue Technik- und Koordinationsübungen, welche sie zuhause ausführten mussten. Am Ende des Individualtrainings schickten uns die Kids das Video der jeweiligen Übung. Die lustigsten Aufnahmen wurden zu einem einzigen Clip zusammengefügt, um die Stimmung im Team etwas aufzulockern. Natürlich gab es auch das ein oder andere Zoom-Meeting mit der gesamten Mannschaft.“

Welche sind die Fragen, die die Jungs am öftesten stellten? „In dem Alter ist es ungewöhnlich, dass die Jungs einem Fragen stellen. Insbesondere wenn es sich um virtuelle Treffen handelt. Das Verhältnis zwischen Trainer und Spieler entsteht auf Spielfeld oder bei einem „Ratscher“ vor und nach dem Training. Obwohl die Kids bereits einen geformten Charakter haben, ist es für sie ungewohnt, sich mit einem Erwachsenen zu unterhalten. Deshalb beginnt man das Gespräch oft mit ganz einfachen Fragen: Wie läuft es in der Schule? Wie sieht es gerade bei deinem Lieblingsteam aus? Welchem Spieler siehst du besonders gerne zu? Hast du das Tor gesehen?“

Wie entwickeln sich diese Gespräche? „Als Trainer hat man mehr Verantwortung als sich nur Übungen auszudenken und zu erklären. Man kann diesen Job wahrhaftig mit dem eines Erziehers vergleichen. Auf dem Spielfeld stellen wir den Jungs die Instrumente zur Verfügung, um ein gewisses Problem zu lösen. Es steht jedoch den Fußballern zu, diese zu interpretieren und eine Antwort darauf zu finden. Manchmal braucht es auch eine Zurechtweisung, um die Jungs zu ihrer Höchstleistung anzuspornen. Denn im Fußball spielt nicht nur der physische, sondern auch der psychische bzw. mentale Faktor eine enorm wichtige Rolle.“

Welches Ambiente haben Sie beim FC Südtirol wiedergefunden? „In erster Linie muss ich mich bei Alex Schraffl und Dino Ciresa für das geschenkte Vertrauen bedanken. Das höchstprofessionelle Umfeld ist einer der Faktoren, welcher den Clubs auszeichnet. Jeder ist dazu bereit, an sein Limit zu gehen und das Beste aus sich herauszuholen. Dadurch entsteht zeitgleich ein gesunder Konkurrenzkampf, von dem alle Beteiligten profitieren. Im Laufe der Jahre habe ich von einem großen Fußballmeister gelernt, wie wichtig es ist, seine Erfahrungen, aber auch Probleme, mit anderen zu teilen. Dadurch erhält man neue Ideen bzw. Inputs, die einem beim eigenen Wachstum fest weitehelfen.“

Was war das Erste, das du deinen Jungs bei der Wiederaufnahme der Trainingsaktivität sagtest? „Wie glücklich ich war, endlich wieder alle auf dem Spielfeld zu sehen. Ich wollte sie lächeln sehen. Sie sollen Spaß am Fußball haben und ihre Leidenschaft mit den anderen teilen. Denn so geht es auch mir, jedes Mal wenn ich das Spielfeld betrete.“

Im Trainerjob ist man hauptsächlich dafür verantwortlich Sachen beizubringen. Lernt man jedoch auch etwas aus dieser Erfahrung? „Man lernt immer was dazu. Von jedem. Obwohl es sich noch um Kinder handelt, spielen Respekt, Entschlossenheit und Ziele bereits eine große Rolle. Im Sport muss man viele Opfer bringen, doch dank diesen kommt es zu unbeschreiblichen Freuden und Freundschaften im Team.“

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