Generation indie

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Indie/Alternative Arcade Fire Imagine Dragons The xx Munford & Sons canova da semisconosciuti ai vertici dell’indie

EDITION CANOVA Thegiornalisti | Brunori Sas | Calcuta | Motta | Cosmo | Levante

N.0 settembre 2017

generation indie


editoriale Salve a tutti! Oggi vi presentiamo il primo numero della nostra nuova rivista dedicata al genere Indie. Il progetto nasce con l'intento di farvi compiere un viaggio dentro questa realtà che rappresenta meglio di altre la nostra generazione. Una realtà che attraverso i social network si è avvicinata sempre piÚ a noi. Abbiamo dedicato questo numero alle nuove band del momento, come i Canova e Thegiornalisti, date dei prossimi concerti, due interviste e altro ancora. Non ci resta altro che augurarvi una buona lettura.


indice 4 6 7

Canova Thegiornalisti Brunori Sas

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Calcutta Motta Indie/Alternative

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Top ten Concerti Interviste


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Passano le donne d’estate Passano le moto in tangenziale Passano anche le stagioni E le correnti del mare

Canova Dei Canova si parlava da qualche tempo, ma la loro esplosione in tutta la loro forza e verve di musicisti provetti e ragazzi affascinanti dai modi super cordiali è avvenuta lo scorso autunno con l'uscita del disco Avete Ragione tutti per Maciste Dischi, e l'inizio del loro tour che, già ai primi di novembre fece tappa a Roma. I talent non ci piacciono, sono fatti per rilanciare i giudici, non per lanciare i giovani. Eliminata l'opzione televisiva, quindi, l'alternativa era provare a buttarsi nel mare aperto del mercato discografico sperando di non essere sbranati e di saper stare a galla: Abbiamo voluto fare tutto dal basso, anche per esigenze economiche, ma senza rinunciare alla qualità. Così è nata l'idea di scegliere la foto per la copertina dell'album su Instagram. Volevamo che il disco trasmettesse questo senso di vicinanza alla vita vera, spiega Matteo Mobrici svelando che in verità l'immagine del disco avrebbe dovuto essere quella che è diventata poi il retro, ma c’era troppo nudo, insomma non si poteva fare. Il nome del gruppo (formato da Matteo Mobrici, Fabio Brando, Federico Laidlaw e Gabriele Prina) l'hanno trovato per

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strada, letteralmente. Camminavamo per la città e cercavamo un'idea per il nome della band – racconta Federico Laidlaw, bassista, poi all'improvviso uno di noi ha alzato gli occhi e ha visto la targa di via Canova, ed era perfetto: italiano, breve, con un suono bellissimo. Basta con le band dai nomi stranieri che poi vengono da Busto Arsizio. Se ci fosse un asse cartesiano della musica con il periodo storico sulle ordinate e la località geografica sulle ascisse i Canova sarebbero facilmente collocabili: 2015-16, Milano. Non abbiamo la pretesa di essere la voce di una generazione, ma è ovvio che scriviamo quello che viviamo, e viviamo in questa città, in questo momento, in mezzo a persone come noi. Persone che si amano e che si lasciano persino otto volte, come raccontano in Expo, una canzone che più geolocalizzabile non c'è. Persone che un posto fisso non lo hanno mai visto e non hanno alcuna certezza se non quella che se accendi la radio c'è Tiziano (Vita Sociale). Magari! Però ammettiamo che è un gran momento per la musica italiana.

Hanno ragione tutti: hanno ragione quelli che dicono che oggi si sfonda solo coi talent, hanno ragione quelli che invece ci provano nella cameretta con una telecamera puntata in faccia e un canale YouTube.Hanno ragione quelli che «l’indie è una moda» e anche quelli che l’indie non hanno ancora capito cosa sia. Soprattutto, hanno ragione i Canova, che se ne fregano di tutto questo rumore di fondo e dopo anni di gavetta arrivano al loro primo disco nel momento giusto, con i pezzi giusti."

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Con il loro quarto album,“Completamente Sold Out“, raggiungono l’apice del successo. La musica è leggera e abbastanza semplice

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Thegiornalisti Band romana a metà fra il cantautorato sociale e il pop, si formano nel 2009. Si appigliano agli amori difficili, alle srate sbagliate e alle problematiche adolescenziali di quindicenni mai completamente svincolati dalle logiche di liceo. Le loro canzoni malinconiche sono inni generazionali, ma di una generazione che non vince mai. Dopo aver autoprodotto i primi due dischi nati e scritti nel salotto di casa, si fanno strada nel 2013 quando firmano con Foolica, e l’anno successivo fanno uscire “Fuoricampo”, disco che riscuote un ottimo successo di critica e di pubblico. È bello che ci sia una band giovane per giovani che parla di giovani ai giovani e faccia sentire un pò vecchi, inadeguati e non invitati quelli che non si sentono giovani. Il ricambio generazionale passa anche attraverso il pop. I Thegiornalisti sanno di verità, non è solo voglia di farcela, ma anche di stare bene. Se la rabbia dei nuovi rapper italiani può essere veicolata nella solitudine degli auricolari, la voglia di star bene dei Thegiornalisti si esprime nei cori da stadio che avvengono nei conerti, in cui tutto diventa celebrazione della vita, della musica, della gioventù. La loro musica sa cementare la comunità. E grazie ai social, addio alla distanza tra pubblico e star. Quindi non resta che aspettare il loro prossimo album.


Brunori Sas Brunori Sas è il nome d’arte di Dario Brunori, trentenovenne cantautore della provincia cosentina. Quando si sente dire che il cantautorato in Italia è morto non fateci caso. Chi lo afferma non ha mai ascoltato Brunori Sas. Certamente il cantautore italiano più di successo al momento. “A casa tutto bene” è il titolo dell’album che a gennaio ha segnato il suo ritorno sulle scene a tre anni di distanza da “Vol.3 - Il cammino di Santiago in taxi”, che lo ha consacrato come uno dei migliori narratori della sua generazione. Il disco è musicalmente più complesso e stratificato, e si muove metaforicamente sulla tratta aerea Lamezia-Milano, quella che Brunori ha percorso spesso durante la stesura dei brani. Il mood risente così dell’influsso più ancestrale e sanguigno dei ritmi della Calabria, così come dei suoni più freddi e sintetici della metropoli. Largo quindi alla mandole del ‘700 mischiate ai sintetizzatori, e alle tessiture orchestrali che si fondono con i loop e le drum machine. Il risultato è un quadro sonoro di grande coralità, in costante equilibrio tra due mondi apparentemente vicini ma molto lontani. Scrivere eleganti ballate sentimentali o ironici ritratti popolari, in questo momento storico,

mi sembrava troppo comodo e forse poco onesto. Il racconto, rispetto al passato, attenua il piglio ironico e i filtri poetici e si fa più sobrio e diretto. Le narrazioni sono spesso in forma di dialogo o composte da espressioni prese in prestito dalla rabbia omofoba o dalle discussioni alle cene coi parenti. I temi ricorrenti sono quelli dello spaesamento della generazione di mezzo, cresciuta con i grandi valori dei nonni e destinata a cercare una sua dimensione in assenza di riferimenti. Canzoni che hanno a che fare con la necessità di affrontare le paure quotidiane e con la naturale e pericolosa tendenza dell’uomo contemporaneo a cercare riparo nella comfort zone casalinga, spesso gli fa ignorare quello che accade fuori. Un disco con poche risposte e tante domande. Di paure, passioni struggenti e attualità si canta in questo disco. Un mutare nella continuità che ha portato il cantautore calabrese, alle soglie dei quarant’anni, a guardarsi un pò meno alle spalle e un pò più intorno. Racconta di avere messo un pò meno ironia, questa volta, ma lo dice con ironia. Parlando del disco uscito il 20 gennaio sorride, sa che “A casa tutto bene” sta piacendo a chi lo segue ormai da tempo e sa che saprà c onquistare un nuovo pubblico.

3 La vera forza di Brunori Sas, in “A casa tutto bene” è di essere cambiato pur rimanendo se stesso

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Quando ho sentito i primi che dicevano Mainstram era una merda io ero contento

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Calcutta Ne stanno parlando tutti. Bene. Lui è palesemente un nerd, un hipster arrivato fuori tempo massimo. Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, è un giovane cantautore di Latina, uno che se la canta e se la suona da un pò, ma dalla scrittura notevole. Se uno si mette ad ascoltare “Mainstream”, il suo secondo album, si accorge che i testi di Calcutta sono tutt’altro che robetta. Belle melodie, ottime strutture e testi che hanno una loro poetica definita. Anche la voce, a dirla tutta è interessante. Con quella sporcizia trattenuta tipica di certo cantautorato figlio di Lucio Battisti. Lo stesso disagio, lo stesso spaesamento che ben emerge in Frosinone. Calcutta scrive di dolore. Il dolore individuale che per sua intrinseca natura, ci rende soli, maledettamente soli. Come dimostra la seconda traccia di Mainstream “Che cosa mi manchi a fare”. Il dolore è nostro, per cui quello che possiamo condividere di questo brano è il testo; la sua cruda e fredda analisi del dolore, lo spaccato della realtà di oggi dove tutto è vittima della digitazzazione. Il vero senso dei suoi testi e racchiuso in un semplice concetto, cioè che spesso basta un semplice gesto a salvarci dalla quotidiana tristezza della realtà. Nell’ottobre 2016, ha vinto il disco d’oro con il brano “Oroscopo”. Calcutta è una penna assolutamente da tenere d’occhio.


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Motta Francesco Motta è un cantante, polistrumentista e autore di testi. Nasce artisticamente nel 2006, a soli vent’anni, con i Criminal Jokers, band pisana con cui incise due dischi, “This was supposed to be the Future“ (2009) e “Bestie“ (2012). Il suo album “La fine dei vent’anni” è il suo primo disco solista, di cui compone testi, musiche ed arangiamenti. L’album parla di cosa si prova quando si abbandonano i 20 e si entra nei 30, e lui ne sa qualcosa, visto che ha compiuto trent’anni solo lo scorso ottobre. Motta è uno i quei cantanti che la sua generazione quella nata dopo il 1980, colloca nel genere “Indie”. Un’etichetta indipendente consente agli artisti maggiore libertà, la possibilità di esprimersi senza doversi sottoporre alle regole del mercato. Nei brani di Motta si parla di quel senso di disagio che proviamo nel passare da un’età all’altra. Di come possiamo sentirci troppo piccoli e impreparati a ruoli che invece la generazione precedente ricopriva senza problemi, e di come allo stesso

tempo, ci sentiamo troppo grandi per altre situazioni. Oltre a toccare argomenti come la scelta della maternità, il rapporto con i genitori, l’ansia di invecchiare senza sapere bene in che modo, “Sei bella davvero” ad esempio parla di una donna transgender. Una maniera di scrivere, quella di Motta, che vive di somma e splendide sottrazioni, destrutturazioni nichilistiche ed impavide aperture al mondo: anche la voce sta piegata sullo sfonfo, poi improvvisamente diventa protagonista, si supera e pare doppiare se stessa, per disgregarsi e nuovamente cambiare forma. Contaminando ed esperienzale, lontano dalle strizzate d’occhio di certo “nuovo” cantautorato tricolore, l’esordio di Motta è un viaggio psicotico a cuore caldo, mente fredda e respiro universale.

Non dovevo fare musica bella, dovevo fare musica mia

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indie/alternative

Imagine Dragons Il 23 giugno 2017 esce il nuovo album 'Evolve', già reperibile il suo primo singolo estratto Believer.

Il 13 gennaio arriva ‘I see you’, il terzo album della band inglese.

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Il gruppo si è formato nel 2008 e dopo la pubblicazione dei primi 3 EP, riesce a raggiungere un grandissimo successo in tutto il mondo con il disco d’esordio Night Visions del 2012. Di quel disco fanno parte canzoni che hanno scalato le vette delle più importanti classifiche internazionali come Demons, On top of the world e Radioactive. In particolare quest’ultimo è stato eletto dalla rivista Rolling Stone come migliore brano rock del 2013. Il secondo lavoro in studio è stato Smoke and Mirrors, arrivato a due di distanza, che è riuscito a confermare il grande talento di questa band.

The xx sono la prova che gli inguaribili nostalgici non trovano buo-

na musica contemporanea perché evidentemente non vogliono trovarla. XX è un album che porta qualcosa di nuovo nella scena musicale dei nostri giorni. Un indie pop con tocchi di elettronica e garage music. Oliver Sim e Romy Madley Croft oltre ad essere due grandi musicisti, si rivelano anche due intelligenti e talentuosi cantanti. E il geniaccio di Jamie xx con i suoi beat pone quella che è la ciliegina sulla torta, una ciliegina che è fondamentale per il sound della band. Siamo un gruppo solo perché siamo amici: l’equilibrio della nostra musica deriva dalla relazione che c’è tra di noi.


Mumford & Sons

“Niente più banjo, mandolino e chitarra resofonica, la chitarra dei musicisti americani degli anni Venti: quella fase della nostra storia ormai è alle spalle”.Nessuna delle dodici tracce del nuovo album della band inglese, Wilder Mind, in uscita il 4 maggio, contiene quegli strumenti musicali che hanno reso inconfondibile il loro folk. “Ognuno di noi è tornato a suonare lo strumento con cui si trova più a suo agio. Dovevamo fare un passo avanti, e lo abbiamo fatto verso la sincerità, anche se da fuori potrà sembrare un lavoro più sperimentale, minimalista”, raccontano il vocalist Marcus Mumford e il chitarrista Winston Marshall nella Soho House di Berlino.

Arcade Fire

Gli sorprendono tutti e cambiano drasticamente rotta nel successivo Reflektor (2013), mettono in mostra suoni e ritmi che, fino ad oggi, avevano forse lasciato intravvedere, ma di sicuro mai sviscerato. Ce lo avevano anticipato dapprima con il brioso quanto complesso singolo omonimo che ha precorso l’album: ritmo è la nuova parola d’ordine. Sono tornati a fare sul serio e non lo mandano a dire, con settanta minuti di musica di grande livello, un fiammifero acceso fra le dita e il sorriso beffardo di chi, in cuor suo, sa di aver fatto centro.

Il 17 giugno 2016 usciva‘Johannesbur’.

Il 28 ottobre arriva il quarto album della band indie rock canadese, ‘Reflektor’.

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top ten

1/ Calcutta

Oroscopo non è un singolo, solo una cosa fatta fra amici. Così Calcutta ha lanciato il pezzo sulla sua pagina facebook. “Oroscopo”. È la canzone che ama meno, che c’azzecca poco con il suo album ma è quella che gli ha regalato il vero successo. La base da tormentone estivo firmata dalle sapienti mani ti Takagi e Ketra è davvero killer, il ritornello è disegnato per farlo urlare al cielo “tutta la notte”. Con questa hit, Calcutta sfonda ufficialmente i confini (indefiniti) tra underground e mainstream. Per diventare il più amato dalle radio.

Questo è il senso profondo del romanticismo di “Completamente” .

5/ I Cani 3/ Calcutta

Frosinone racconta di una giornata di

2/ Thegiornalisti

Completamente è forse la prima canzone che Tommaso Paradiso ha scritto contro qualcosa, contro qualcuno. È un grido di ribellione contro il risparmio dei sentimenti contro chi calcola pure la virgola nei rapporti umani, banalmente nell’amore. È come se si fosse fatto paladino di chi rischia, soffre e alla fine pure perde. È un inno contro tutti quelli che stanno sempre con il bicchiere in mano per tutta la serata ma non bevono mai.

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rabbia e normali frustrazioni mentre parafrasando lo stesso autore che leggendo il giornale si accorge che le novità sono che: “ .. c’è papa Francesco ed il Frosinone è in serie A .. “. La frase”, potrebbe stare tranquillamente in un cantaccordi da falò sulla spiaggia o in una compilation improvvisata di canzoni da gita fuori porta. Frosinone è la canzone delle nuove generazioni. Perché? Perché Calcutta canta di cose comuni. Di quello che sa, che vive e che prova. Parla di noi.

4/ Cosmo

L’ultima festa è il manifesto di Cosmo, un mondo decadente che appare alle prime luci del mattino. È la fotografia perfetta di una generazione che vive un sentimento di malessere continuo, e che la vive con un’intelligenza ed una consapevolezza diversa.

Il posto più freddo il brano ha tutte le carte in regola per piacere ad ogni livello, per catturare l’attenzione del pubblico. La musica è leggera, non invasiva, in grado di accompagnare dolcemente le parole per cinque minuti. Il testo è semplice, ma questo è il vero punto di forza della band romana, I Cani. Sembra un romanzo d’amore adolescenziale, eppure è un grido d’aiuto che ricorda l’infanzia e i momenti più bui della propria adolescenza.


6/ Thegiornalisti

Sold out Un carico di nostalgia inaspettato. Come dice lo stesso leader della band, Tommaso Paradiso, il brano è un insieme di storia, di fatti. Il brano ha intuizioni fulminanti sia a livello melodico, che a livello testuale e il linguaggio è contemporaneo e universale. È un brano tra sogno e realtà é epico. È traumatico. È un desiderio, una proiezione.

7/ Levante

8/ Motta

Sei bella davvero è una ballata pop che vista da lontano è un mattoncino rosa nel muro argilloso che è il resto della tracklist. Quella che sembra una dolce cantilena d’amore è in realtà dedicata a un transessuale. Motta scrive canzoni di una concretezza disarmante e le canta pronunciando ogni singola parola come fosse l’ultima, con una tensione e una ferocia fonetica di rara potenza.

Non me ne frega niente è una travolgente marcia pop che colpisce fin dai primi secondi di ascolto per il suo beat incalzante e per il testo che è tutta una provocazione. L’argomento che questa volta la cantautrice, Levante, decide di fotografare, con il suo solito piglio ironico e originale, riguarda le isterie da social network dei nostri giorni, viste da un punto di vista disincantato e mai autoassolutorio. È il racconto di un’artista che è senza dubbio dentro le dinamiche del web, ma che cerca di mettere in luce la linea di demarcazione tra sostegno virtuale e alienazione da tastiera.

10/ Lo Stato Sociale

Amarsi male è un brano ironico, che racconta la routine dei rapporti di coppia e la ricerca continua di un alibi per occupare il tempo. Nei rapporti tra le persone si creano nuovi progetti e, se il tempo viene trascorso in maniera piatta e noiosa, anziché stimolante, si arriva ad “amarsi male".

9/ Canova

Vita sociale è una canzone che parla di quella spossatezza che contraddistingue quel momento di noia e male di vivere che colpisce spesso il giovane d'oggi. Sembra infatti che la vita sociale stia diventando sempre più un peso e una collezione di apparenti istanti di felicità a tratti contrastanti con il disagio invece costante che ci può annebbiare in questo mondo più virtuale che reale. Una ballad struggente sulla solitudine in giornate di sole in cui ti viene voglia di “mandare a puttane la tua vita sociale”.

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concerti

Motta

The XX

25 lug Roma

10 lug Roma

15 giu Bologna

6 lug Firenze

25 lug Singapore

Cosmo 21 giu Roma

14 ago Budapest

Thegiornalisti 6 lug Poggio Renatico 4 ago Catania 18 ago Gallipoli

Arcade Fire

Levante

4/5 lug Londra

21 lug Bellaria

18 lug Firenze

22 lug Collegno

Brunori Sas

Canova

7 lug Salerno

15 lug Milano

14 lug Sogliano

29 lug Lecce

2 lug Berlino

4 lug Roma

14

7 lug Arezzo

11 lug Roma


interviste

Levante

«Ho vissuto dei momenti di totale caos, a livello personale e anche di crescita».

In cosa è diverso questo album dai tuoi precedenti? È un disco pensato in una maniera corale, è un po’ più per gli altri sul piano musicale, l’ho fatto sognando il live. L’ho scritto in fretta, avevo bisogno di nuova musica, di raccontarmi ancora. Nei miei dischi precedenti c’era il testo in primo piano, qui c’era il bisogno di comporre della musica diversa. Ti sentivi sola mentre scrivevi? Sono una persona solitaria. Che soffre la solitudine, ma che ne ha una grandissima necessità.Non ci posso fare niente, sono doppia… Mi addolora, ma allo stesso tempo io in mezzo alla folla non riesco a stare. Per questo album avevi un destinatario ideale? Cantavi a qualcuno? Cantavo a me. Mi ha un po’ spaventata questa cosa, perché a novembre mi sono ritrovata con una lista di titoli… Non è una cosa studiata, va da sola, poi la copertina arriva e racconta tutto. Io ho uno strano rapporto con gli specchi. Fin da quando mi ricordo. A quattro anni stavo davanti allo specchio e mi pettinavo, e mia madre dall’altra parte della casa gridava, Claudia basta! Hai un desiderio, alla fine, per questo disco? Arrivare alle orecchie che non mi hanno ancora ascoltato.

I Cani

«Volevo fare un disco emotivo, ma senza melodrammi».

Ci sono canzoni che parlano della rottura o che la evocano. I pezzi di cui parli servono più a umanizzare certi aspetti che possono risultare freddi, come la questione cosmologica. Trovo ci sia stato da parte tua un tentativo di spingersi verso la canzone d’amore. Le canzoni d’amore non mi riuscivano, un tempo. In questo disco c’è forse meno immediatezza, meno aggressività adolescenziale, però credo di aver guadagnato in delicatezza. Volevo fare un disco emotivo, senza sembrarlo. Anche i pezzi sentimentali dovevano restare freddi. Nei miei vecchi pezzi si sentiva che le canzoni erano scritte da un maschio. Stavolta invece ho voluto un po’ scardinare questa visione, in questo disco c’è molta femminilità. Era una tua necessità? Perché? Non sono un tipo molto melodrammatico e mediterraneo, diciamo. Perciò ho preferito dei suoni che mi restituissero questa idea di freddezza e repressione. Non ci sono stati ascolti che mi hanno particolarmente influenzato. Semmai, ho visto un documentario, Bitter Lake di Adam Curtis, sull’Afghanistan. E lì ho pensato: questa è l’estetica che voglio ricreare. Questo è il 2015. All’inizio di Bitter Lake, poi, c’è questo pezzo di Burial, Come Down to Us, un pezzo lunghissimo. Ecco, volevo intercettare quel vuoto, quelle atmosfere pulite e con molto riverbero.

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EDITION GAZZELLE n.1 ottobre 2017

Top 5 artisti emergenti Coez Liberato Ex-Otago Dente Cosmo

Indie/Alternative

Interviste

Tame Impala The Black Keys alt-J Radiohead

The Zen Circus L'orso


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