Zootecnica International - Rivista Avicola - edizione italiana - 03 marzo 24

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Applicazione delle misure di biosicurezza nella fase di riproduzione e in incubatoio

Nasce il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile

Calcio e fosforo potrebbero essere gli anelli mancanti per sbloccare diete a basso contenuto proteico per i broiler? 3

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EDITORIALE

Da tempo i nutrizionisti sono impegnati a capire come il calcio e il fosforo interferiscano e interagiscano con il metabolismo delle galline nelle diverse fasi del ciclo vitale e in che modo un’assunzione mirata di minerali possa aiutare a soddisfare le esigenze quotidiane per permettere agli allevatori di prolungare il ciclo di deposizione.

L’evoluzione della ricerca in campo avicolo è sorprendente; per quanto riguarda l’aspetto nutrizionale si è riusciti a stabilire il fabbisogno giornaliero di calcio e fosforo nel tratto gastrointestinale e a livello metabolico. I tecnici sono concordi ormai nel ritenere che il benessere dei soggetti dipenda in gran parte dalla situazione gastrointestinale degli avicoli.

Partendo da questo punto di vista, i ricercatori si sono concentrati nel cercare di migliorare l’assorbimento di fosforo e calcio nelle ossa, riuscendo a verificare che le particelle di calcare di grandi dimensioni interagiscono meno con la fitasi e la dimensione delle particelle fini riduce l’efficienza degli enzimi. Particelle di calcare più grandi, infatti, rimangono nel ventriglio più a lungo e, dato che i gusci delle uova si formano durante la notte, quando la gallina mangia meno, rappresentano una fonte disponibile di calcio. In generale le galline devono sottrarre un po’ di calcio alle ossa per deporre le uova; questo processo produce fosforo, che viene però disperso nella pollina. Grazie a questi studi è stato possibile prevedere il fabbisogno nutrizionale giornaliero durante il ciclo vitale di una gallina e stabilire il momento ottimale di assunzione di questi minerali nell’arco della giornata.

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SOMMARIO

PRIMO PIANO

Tezza celebra il successo del quarto Open Day: innovazione e sostenibilità nell’avicoltura

Applicazione delle misure di biosicurezza nella fase di riproduzione e in incubatoio

FIELD REPORT

Revisione narrativa - Analisi di un caso di Salmonellosi in un allevamento familiare, con gravi conseguenze sulla salute umana Caso di studio riportato dal Medico Veterinario Stefania Mancini........................18

DOSSIER

NUTRIZIONISTICA

Calcio e fosforo potrebbero essere gli anelli mancanti per sbloccare diete a basso contenuto proteico per i broiler?

Effetti della lavorazione della soia estrusa sulle performance di crescita e digeribilità amminoacidica

ATTUALITÀ 4 LE AZIENDE INFORMANO ................................................................ 8
..........................................................12
REPORTAGE
14
Nasce il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile 24 TECH COLUMN Lo sviluppo dei nidi da cova per tacchine ......................................................... 28
32
nel broiler ............................................ 38 MARKET GUIDE 44 AGENDA ................................................................................................. 47 GUIDA INTERNET .............................................................................. 48 32 24 14

WOAH: la vaccinazione contro l’Influenza

Aviaria non deve essere un ostacolo al commercio

Gli effetti sul settore avicolo dell’Influenza Aviaria dal 2005 a oggi sono sconcertanti, con oltre 500 milioni di animali persi a causa della malattia in tutto il mondo. Il suo impatto devastante non tocca solo animali allevati e selvatici, ma ha effetti anche sulla salute pubblica e sulla biodiversità.

I recenti cambiamenti nell’epidemiologia dell’Influenza Aviaria hanno accresciuto la preoccupazione a livello globale, in parte a causa della sua diffusione in nuove aree geografiche e in parte per l’allarmante aumento di casi anche tra i mammiferi. Proprio a causa della rapida evoluzione della malattia e dei cambiamenti nei modelli di diffusione, l’Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) ha pubblicato il policy paper intitolato “Avian influenza vaccination: why it should not be a barrier to safe trade” nel quale sostiene che per contenere efficacemente la malattia, proteggere la sostenibilità economica del settore avicolo e ridurre i potenziali rischi di pandemia, devono essere riconsiderati tutti gli strumenti disponibili, compresa la vaccinazione. Il paper non manca di sottolineare l’ingiustificabilità di eventuali limiti commerciali ai prodotti avicoli provenienti da allevamenti vaccinati: eventuali restrizioni commerciali, infatti, secondo l’Organizzazione, avrebbero un impatto enorme su un settore che contribuisce in modo significativo alla sicurezza alimentare globale, nonché all’economia.

Carne avicola e uova costituiscono una fonte alimentare proteica

a basso costo, di alta qualità e a basso contenuto di grassi per gran parte della popolazione mondiale e il settore avicolo rappresenta un’importante fonte di sostentamento economico per i piccoli agricoltori. La vaccinazione, secondo la WOAH, è uno strumento in grado di difendere la sicurezza alimentare e la salute pubblica da un virus che ha causato danni ingenti in tutto il mondo. L’Organizzazione lancia un campanello di allarme chiaro: l’attuale diffusione dell’Influenza Aviaria rappresenta una delle principali preoccupazioni per l’industria del pollame, la salute pubblica e la biodiversità. Inoltre, proseguono gli esperti, considerati i recenti sviluppi epidemiologici e la crescente circolazione dell’Influenza Aviaria ad alta patogenicità negli animali selvatici, misure più rigorose di biosicurezza, unite all’abbattimento del pollame, potrebbero non essere più sufficienti per controllare la malattia.

Ecco perché – anche alla luce della migrazione stagionale degli uccelli selvatici da nord a sud, fattore alla base dell’aumento dei focolai – i Paesi di tutto il mondo dovrebbero prendere in considerazione approcci complementari, in linea con gli standard internazionali esistenti in

materia di salute e benessere. E la vaccinazione è uno di questi.

Secondo gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità animale la vaccinazione è compatibile con il commercio sicuro di prodotti avicoli. Ad oggi, nonostante la crisi mondiale, la vaccinazione è stata utilizzata solo in un limitato numero di Paesi come misura preventiva, di emergenza o sistematica per proteggere gli avicoli dal virus dell’Aviaria. Le preoccupazioni circa le restrizioni del commercio internazionale ne ostacolano l’adozione, sebbene la vaccinazione come strumento di controllo sia stata approvata da standard internazionali adottati dall’Assemblea Mondiale dei delegati nazionali WOAH.

Le restrizioni commerciali ingiustificate su prodotti provenienti da allevamenti in cui si è proceduto a vaccinare gli animali hanno un impatto enorme su un settore, come quello avicolo, che contribuisce in maniera significativa alla sicurezza alimentare e all’economia mondiale. Le esportazioni di carne avicola, infatti, rappresentano l’11% della produzione totale, mentre le esportazioni di uova rappresentano il 3% della produzione. È dunque fondamentale

4 - attualitàATTUALITÀ

mantenere attivo il commercio internazionale assicurando la sicurezza degli scambi. Secondo gli esperti le strade potrebbero essere due:

- da un lato, i Paesi che vaccinano dovranno fornire un’adeguata certificazione ai propri partner commerciali per garantire che le loro misure siano conformi agli standard internazionali. Dovranno inoltre dimostrare i loro piani per effettuare la necessaria sorveglianza dei ceppi circolanti una volta effettuata la vaccinazione e la loro capacità di dimostrare l’assenza di circolazione del virus;

ATTUALITÀ

- dall’altro, i Paesi importatori dovrebbero prendere decisioni basate sul rischio e attuare misure che consentano un commercio sicuro prevenendo la diffusione dell’Influenza Aviaria. Ciò è fondamentale per evitare la chiusura delle frontiere commerciali e i conseguenti impatti economici per l’industria avicola.

L’uso della vaccinazione negli avicoli contro l’HPAI rimane una decisione di ciascuna autorità veterinaria nazionale, in consultazione con i produttori avicoli; tale utilizzo dovrebbe essere adattato allo specifico con -

testo epidemiologico e socioeconomico, nonché alle esigenze e alle capacità di ciascun Paese. Il dialogo multilaterale e il rispetto delle norme WOAH, infine, rimangono fondamentali per garantire che, se un Paese decide di introdurre la vaccinazione contro l’Influenza Aviaria, essa sia condotta in modo appropriato, senza rischi sanitari, in modo che non costituisca un ostacolo inutile alla sicurezza degli scambi.

Fonti: WOAH, Unaitalia

Cia: bene lo stanziamento delle risorse UE per l’Aviaria, ora è necessario velocizzare i tempi di erogazione

Stanziati 46,7 milioni all’Italia per compensare gli allevatori che sono stati colpiti dai focolai tra gennaio e aprile del 2022.

“Buone notizie da Bruxelles, questo è un importante finanziamento atteso da tempo dai nostri allevatori. Ora bisogna velocizzare i tempi delle erogazioni”. Così il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, è intervenuto in merito allo stanziamento di 46,7 milioni

di euro per gli agricoltori colpiti da epidemie di Influenza Aviaria in Italia tra gennaio e aprile 2022. Queste risorse copriranno il 50% della spesa necessario ad aiutare le aziende colpite dai 23 focolai di Influenza Aviaria. Il sostegno serve, infatti, a compensare gli effetti negativi sulla produzione e il reddito per chi ha dovuto attuare le misure di salute animale necessarie a contenere l’epidemia.

Cia si impegna, ora, a far sì che si proceda tempestivamente con le erogazioni, in modo che il riconoscimento dei ristori arrivi prima possibile agli allevatori, per rientrare nel termine massimo previsto dall’UE per la loro spesa, il 30 settembre 2024. “È importante – ha concluso Fini –che i ristori arrivino presto ai nostri imprenditori agricoli, che si sono sempre comportati con la massima serietà e responsabilità nella lotta contro l’Aviaria”.

Fonte: ANSA

- marzo 2024 - 5

Industria avicola 2024, attesa una crescita del mercato

È stato pubblicato da Rabobank il report sulle prospettive del mercato avicolo mondiale nel 2024, che si prospettano moderatamente positive con una previsione di crescita dell’1,5-2%.

Sebbene in calo rispetto alla media a lungo termine, il comparto avicolo dovrebbe far segnare una ripresa rispetto al 2023 pari all’1,1%. In particolare, considerati i cali attesi nei mercati di carne suina e bovina, la carne avicola dovrebbe essere la proteina con il tasso di crescita più rapida in un mercato globale di proteine animali che ha una previsione di crescita soltanto dello 0,4%. I costi di produzione più bassi, che si traducono in prezzi più bassi della carne avicola, dovrebbero stimolare lo sviluppo del settore.

La crescita maggiore è prevista nel Sud-est asiatico, in Medio Oriente e in America Latina, sebbene a livelli inferiori alla media. I produttori

dovranno continuare a bilanciare la crescita dell’offerta con una crescita della domanda relativamente lenta, soprattutto negli Stati Uniti, in Thailandia, in Indonesia e più recentemente anche in Cina e nell’UE, che hanno dovuto far fronte proprio a un eccesso di offerta.

I produttori si troveranno comunque ad affrontare una sfida nel 2024, poiché l’industria dovrà ancora affrontare costi relativamente elevati e potenziale volatilità. In previsione di una graduale ripresa del potere d’acquisto dei consumatori, l’attenzione ai prezzi sarà minore rispetto al 2023, mentre dovrebbe aumentare la domanda di prodotti a maggior valore.

I costi dei mangimi diminuiranno leggermente, ma le questioni geopolitiche globali – come la guerra in Ucraina, le turbolenze in Medio Oriente e i rischi meteorologici – potrebbero influenzare i costi dei mangimi, così come i prezzi del petrolio e del gas.

La rapida crescita del commercio globale osservata durante il 2022 e all’inizio del 2023 ha iniziato a rallentare. Il pollo crescerà ancora, ma il commercio di carne avicola lavorata dovrebbe rimanere lento soprattutto nei Paesi che importano. Il mercato comunque è destinato a riprendersi gradualmente migliorando il potere d’acquisto dei consumatori. L’Influenza Aviaria rimane una sfida importante, con i focolai che all’inizio della stagione invernale hanno interessato l’emisfero settentrionale e hanno avuto pesanti impatti in Sud Africa. Per affrontare il problema, oltre a mantenere stringenti misure di biosicurezza, alcuni Paesi cominceranno a vaccinare.

In questo contesto di mercato basato sui prezzi, con costi di produzione elevati e volatili e con i rischi legati all’Influenza Aviaria, i produttori dovrebbero concentrarsi su un’efficienza ottimale, su ottime tecniche di approvvigionamento e su rigidi protocolli di biosicurezza.

Fonte: Rabobank

6 - attualitàATTUALITÀ

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Giordano Holding diventa Giordano Global

“Con l’obiettivo di posizionare al meglio la nostra immagine commerciale all’interno del settore avicolo, soprattutto dal punto di vista dell’identità aziendale, abbiamo scelto di raggruppare sotto un unico nome alcune delle società dell’italiana Giordano Holding. Questo nome è GIORDANO GLOBAL.”

La data effettiva della transizione sarà il 1° Aprile 2024. Le aziende coinvolte nel passaggio sono la GI-OVO, società olandese a responsabilità limitata, con le sue sedi affiliate negli Stati Uniti e in Brasile, la Eddygypt Giordano in Egitto e, naturalmente, la Giordano Poultry Plast in Italia. Ognuna di queste aziende si è costruita, negli ultimi decenni, un’eccellente reputazione e ha acquisito una posizione di rilievo nei rispettivi mercati.

“Per cercare di seguire sempre di più la nostra ambizione di diventare un marchio riconosciuto a livello internazionale”, si legge nella nota societaria “abbiamo sviluppato un nuovo logo in grado di rappresentare tutte e tre le aziende che faranno parte della Giordano Global, e per farlo siamo partiti da quello della Giordano Poultry Plast, l’azienda madre. La tradizionale P all’interno del logo, che stava a significare Poultry Plast, verrà ora sostituita da un CERCHIO che vuole evocare immagini differenti: un globo, un mondo, l’idea di circolarità e anche l’offerta globale dell’azienda. A prima vista, dunque, una piccola modifica, ma con un grande significato.”

Oltre a presentarsi con un nuovo nome, Giordano Global a breve si presenterà con un nuovo sito web, che diventerà www.giordanoglobal.com. All’interno del nuovo sito i visitatori potranno trovare l’intera offerta della Giordano Global: questo significa che tutti i prodotti e i vari sistemi

verranno riuniti sotto un’unica identità. La modifica del nome non comporterà nessun tipo di cambiamento per clienti, fornitori e stakeholder. I contatti interni delle varie aziende rimarranno invariati e anche preventivi e fatture manterranno la stessa intestazione. Dati aziendali, conti bancari e numeri di registrazione non subiranno modifiche.

Anche i vari e famosi brand delle diverse aziende rimarranno invariati: EggsCargoSystem - HatchCargoSystem - Eggyplay e Valery Technologies continueranno a essere operativi sotto l’unica immagine della Giordano.

“Siamo convinti che la scelta di lavorare insieme sotto un solo nome rafforzerà la nostra posizione a livello internazionale e aumenterà ulteriormente la riconoscibilità del marchio presso clienti, fornitori e stakeholder”, conclude la nota della società.

Per ricevere ulteriori informazioni, potete contattare gli account manager delle varie aree o il personale del back office in base ai Paesi di riferimento.

www.giordanoglobal.com

8 - le aziende informanoLE AZIENDE INFORMANO

Elanco, accordo di distribuzione e promozione con Chr. Hansen

Elanco Animal Health e Chr. Hansen (ora Novonesis) hanno stipulato un accordo di distribuzione e promozione riguardante GALLIPRO® FIT, un nuovo prodotto di Chr. Hansen, indicato per l’uso in avicoltura, contenente tre diversi ceppi di probiotico.

In base all’accordo di distribuzione e promozione, Elanco Animal Health sarà distributore esclusivo di GALLIPRO ® FIT nei seguenti Paesi: Regno Unito, Irlanda, Italia, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Portogallo, Spagna, Svezia, Austria e Paesi Bassi. Nei mercati elencati, in qualità di distributore esclusivo Elanco Animal Health sarà responsabile della promozione, della distribuzione e della commercializzazione di GALLIPRO ® FIT.

L’aggiunta GALLIPRO ® FIT al portafoglio dei prodotti Elanco si allinea perfettamente con la strategia a sostegno dell’Integrità Intestinale degli animali per supportare una produzione più efficiente. GALLIPRO ® FIT amplia l’offerta di Elanco affiancando prodotti consolidati come Maxiban, Monteban, AviPro Salmonella Duo e Hemicell.

Come dice Bruno Dias, Poultry Global Sr. Director, “Gallipro Fit rappresenta un ideale completamento dell’offerta di Elanco ai clienti avicoli nell’ambito dell’Integrità Intestinale e della Sicurezza Alimentare. Un probiotico differenziato, sviluppato da un partner scientificamente affidabile, apporterà grande valore ai clienti attenti alla salute dei propri animali, alla sicurezza alimentare

e, non da ultimo, anche al profitto. GALLIPRO ® FIT completa perfettamente il nostro portafoglio Vaccini e Integrità Intestinale. Siamo molto entusiasti della collaborazione tra Elanco e Christian Hansen, supportando l’avicoltura nel migliorare l’Integrità Intestinale, la salute, l’efficienza e la sostenibilità.”

GALLIPRO ® FIT – La scelta facile

GALLIPRO ® FIT contiene tre ceppi di probiotico selezionati per potenziare i programmi di prevenzione, migliorare la sicurezza alimentare e la performance degli animali.

Collaborazione strategica con Elanco Animal Health

Nel corso degli anni, Chr. Hansen si è impegnata a fornire all’industria avicola soluzioni microbiche all’avanguardia, con particolare attenzione alla salute, al benessere e alla produttività degli animali. GALLIPRO ® FIT, prodotto di punta di Chr. Hansen, ha consentito con grande successo di aiutare gli allevatori a migliorare le prestazioni zootecniche dei loro animali.

La collaborazione tra Chr. Hansen ed Elanco, due aziende che condividono valori e visone, è fondamentale per il raggiungimento del pieno potenziale di GALLIPRO ® FIT garantendone una distribuzione ottimale.

L’alleanza strategica tra Chr. Hansen Salute e Nutrizione Animale e Elanco Animal Health consoliderà i rispettivi punti di forza e fornirà una offerta più ampia e integrata all’Industria Avicola.

- marzo 2024 - 9 LE AZIENDE INFORMANO
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Fieragricola 2024, premio innovazione per l’abbeveratoio Combimaster di LUBING

In occasione di Fieragricola 2024, in collaborazione con Edizioni L’informatore agrario, Veronafiere ha promosso un’iniziativa per valorizzare i prodotti che presentano un contenuto innovativo, assegnando le “Foglie dell’Innovazione”.

La Commissione istituita per assegnare il premio innovazione Fieragricola 2024 ha premiato l’abbeveratoio a goccia per polli Combimaster di LUBING.

Decenni di esperienza, ricerca costante e continuo sviluppo hanno fatto di LUBING il leader mondiale del mercato dei sistemi di abbeveraggio. Gli abbeveratoi a goccia LUBING modello Combimaster offrono un’alimentazione idrica perfettamente bilanciata per tutte le specie e le età di avicoli in ogni tipologia di allevamento, contribuendo in larga misura a questo risultato. Grazie ai processi di produzione appositamente sviluppati e all‘utilizzo di acciaio inox di alta qualità e di materiali plastici particolarmente resistenti, gli abbeveratoi a goccia LUBING sono diventati la prima scelta sia per i costruttori di attrezzature che per gli allevatori di tutto il mondo.

Il Combimaster, come tutti gli abbeveratoi LUBING, garantisce un flusso di acqua adeguato all’età degli animali. Lo spillo di diametro maggiore rende l’abbeveratoio più “visibile” agli animali, trattenendo la goccia che gli animali possono individuare subito. Inoltre la minor profon-

dità di avvitamento nel tubo consente una raddoppiata disponibilità d’acqua per l’abbeveraggio e una veloce eliminazione di eventuali depositi. Questo è utile anche per migliorare il controllo e ridurre gli sprechi durante i trattamenti vaccinali.

Caratteristiche principali del Combimaster

• Pareti di maggior spessore – il corpo compatto in plastica offre una resistenza ancora maggiore ed è disponibile anche in plastica HR (Alta Resistenza).

• Design del corpo esterno ottimizzato – la forma esterna è stata studiata per garantire la massima igiene e per rendere facile la pulizia.

• Corpo più grande – il corpo dell’abbeveratoio più grande facilita l’identificazione degli abbeveratoi da parte degli animali.

10 - le aziende informanoLE AZIENDE INFORMANO

LE AZIENDE INFORMANO

• Area per gli adattatori – in questa zona è possibile agganciare direttamente all’abbeveratoio gli accessori dedicati come ad esempio le tazzine salvagoccia.

• Materiale resistente agli acidi – l’alta qualità dei materiali usati garantisce la migliore stabilità e sicurezza funzionale nel tempo.

• Filetto di tenuta basso – il corpo dell’abbeveratoio entra

nel tubo di soli 4 mm, facilitando così la pulizia interna della linea di abbeveraggio e aumentando la disponibilità di acqua.

• Superficie igienica – le superfici estremamente lisce e levigate dei vari componenti evitano la formazione di depositi.

• Spillo più grosso – lo spillo di azionamento più grosso permette una goccia più grande.

• Spillo di facile azionamento – l’abbeveratoio si aziona tramite lo spillo inferiore che garantisce la giusta quantità d’acqua fin dal primo giorno di vita del pulcino, essendo molto facile da azionare.

Per qualsiasi informazione potete contattare gli uffici Marketing, che saranno lieti di fornire tutte le spiegazioni desiderate sul Combimaster e su tutti i prodotti a marchio LUBING.

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Il sistema Pad Climate LUBING è fatto completamente in plastica. Viene usato in tutte le situazioni nelle quali si necessita un sistema ad alta efficienza.

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Tezza celebra il successo del quarto Open Day: innovazione e sostenibilità nell’avicoltura

Il quarto Open Day di Tezza S.r.l., tenutosi venerdì 2 febbraio presso la sede nella zona industriale di Verona, ha segnato un momento significativo per l’azienda e per il settore avicolo italiano.

L’evento ha visto la partecipazione di tutto lo staff manageriale, i dipendenti, gli operatori, i tecnici e gli allevatori, inclusi importanti membri dell’industria avicola nazionale, a dimostrazione dell’impegno e della collaborazione che caratterizzano il settore.

Tezza, azienda leader nello sviluppo di tecnologie avanzate per l’allevamento, ha approfittato dell’occasione per condividere le sue ultime innovazioni e i progetti e per fare una riflessione sulla sua continua evoluzione e il suo impegno nel fornire soluzioni chiavi in mano per l’allevamento di polli, tacchini, riproduttori, galline ovaiole e suini. La storia dell’azienda, fondata nel 1969 da Roberto

Tezza, è una testimonianza di crescita e adattamento, partita dalla fornitura di mangiatoie e abbeveratoi fino ad arrivare a sistemi complessi per il controllo dell’ambiente avicolo e suinicolo.

L’evento è stato arricchito dalla presenza del Presidente dell’AVA - Associazione Veneta Avicoltori, Diego Zoccante, che ha discusso le nuove modalità applicative del Decreto 30 maggio 2023 riguardante le misure di biosicurezza negli allevamenti avicoli, e di Alberto Bozza, Consigliere Regionale del Veneto, che ha illustrato le linee guida per il sostegno alle aziende avicole colpite dall’Influenza Aviaria. Questi interventi hanno sottolineato

12 IN PRIMO PIANO - in primo piano -

l’importanza delle politiche e delle pratiche volte a proteggere sia il benessere animale che la sostenibilità ambientale nel settore.

Tezza S.r.l. non è solo un esempio di eccellenza nell’innovazione tecnologica, ma anche di impegno verso la qualità, la flessibilità e l’assistenza clienti. La filosofia aziendale si basa sulla collaborazione stretta con i clienti e sulla fornitura di un servizio tecnico altamente qualificato, garantendo risposte rapide e personalizzate a ogni esigenza. L’azienda vanta una presenza capillare sul territorio italiano, grazie a un team di tecnici specializzati che lavora costantemente per mantenere e rafforzare la fiducia e la stima degli oltre 4000 clienti serviti in cinquant’anni di attività.

L’Open Day ha anche evidenziato il ruolo di Tezza come importatore unico per l’Italia dei prodotti Roxell e rappresentante per l'Italia di marchi prestigiosi come Vencomatic e Prinzen. Questa posizione consolida ulteriormente la reputazione di Tezza come fornitore di soluzioni all’a-

vanguardia per l’allevamento intensivo, nonché la capacità dell’azienda di rispondere in modo efficiente e innovativo alle esigenze del mercato.

In conclusione, il quarto Open Day di Tezza S.r.l. ha non solo celebrato i successi e le innovazioni dell’azienda, ma ha anche fornito un’occasione per discutere di temi cruciali per il futuro del settore avicolo. Con un impegno costante verso la qualità, l’innovazione e la sostenibilità, Tezza continua a dimostrare la propria capacità di adattarsi e prosperare in un settore in continua evoluzione, mantenendo al centro dell’attenzione il benessere animale e le relazioni umane.

Per ulteriori informazioni contattare: Tezza Srl

Via E. Torricelli, 13 - 37135 Verona

Telefono: +39 045 503289

Email: tezza@tezza.it - Web: www.tezza.it

13 - marzo 2024IN PRIMO PIANO

Applicazione delle misure di biosicurezza nella fase di riproduzione e in incubatoio

Giuditta Tilli1, Emanuele d’Erasmo2, Carlo Castellina3, Alessandra Piccirillo1

1 Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione, Università degli Studi di Padova, Viale dell’Università 16, Legnaro, 35020 Padova

2 Aviagen Italia srl, Via Salvo D’Acquisto 27, Cocconato, 14023 Asti

3 Gruppo Aglietto Natura srl, Viale Roma 9, Bianzè, 13041 Vercelli

Le misure di biosicurezza sono un potente strumento di prevenzione, che dovrebbe essere attuato regolarmente e in ogni fase della catena di produzione. Dato il loro ruolo, gli allevamenti di riproduttori e gli incubatoi sono generalmente noti per i loro elevati livelli di biosicurezza. Tuttavia, alcune lacune e punti critici potrebbero essere presenti anche in tali strutture. Lo scopo di questo articolo è di fare chiarezza sulle pratiche di biosicurezza sia degli allevamenti di riproduttori che degli incubatoi.

14 - reportageREPORTAGE

Per quanto riguarda la biosicurezza negli allevamenti di riproduttori, le tre caratteristiche più importanti da tenere a mente sono: una corretta gestione dei riproduttori, una buona qualità delle uova da cova, da "considerare" poiché il passo successivo nella catena di produzione è l’incubatoio. Per quanto riguarda gli incubatoi, la biosicurezza si basa su tre aspetti fondamentali: uova da cova, strutture e personale. Quest’ultimo è l’aspetto più difficile da gestire, ma anche il più importante, in quanto la biosicurezza dipende fortemente dai comportamenti del personale e non deve essere sottovalutata.

In zootecnia, la biosicurezza all’interno degli allevamenti rappresenta il principale strumento di prevenzione e secondo l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (WOAH) è definita come “l’insieme di misure manageriali e fisiche ideate al fine di ridurre il rischio di introduzione, permanenza e diffusione di malattie animali, infezioni o infestazioni da, verso o all’interno di una popolazione animale”.

Idealmente l’applicazione di tali misure dovrebbe passare attraverso ogni step della catena di produzione avicola , considerando tutte le diverse popolazioni animali di ciascuno step: le uova in incubatoio, il gruppo in allevamento, gli animali destinati al macello negli impianti di macellazione.

Ciascun livello è differente dall’altro e così lo sono anche i rischi prevenibili con una corretta applicazione delle misure di biosicurezza. Ciò significa che la biosicurezza deve essere modulata sulla base della popolazione da proteggere. Ecco perché di solito, essendo a monte della catena di produzione avicola, le misure di biosicurezza in allevamenti di riproduttori e in incubatoio sono notoriamente più rigorose rispetto agli allevamenti di animali in produzione. Tuttavia, anche tali strutture e tipologie di allevamento possono presentare delle falle nel sistema.

L’obiettivo di questo articolo tecnico è quello di fare chiarezza sulle misure di biosicurezza da applicare nella fase di riproduzione e in incubatoio. I contenuti di questo articolo di basano su un webinar organizzato nell’ambito del progetto europeo NetPoulSafe - Networking European poultry actors for enhancing the compliance of biosecurity measures for a sustainable production (G.A. 101000728), durante il quale il dr. Emanuele d’Erasmo e il dr. Carlo Castellina sono intervenuti facendo luce sul tema.

L’impatto della biosicurezza sulla qualità dell’uovo da cova

All’interno degli allevamenti di riproduttori il prodotto finale è l’uovo da cova, il quale passerà poi alla fase successiva della catena di produzione avicola che è l’incubatoio (Figura 1). Quindi, ai fini di evitare di diffondere qualsiasi tipo di problema da un livello all’altro, occorre fare molta attenzione alla gestione dell’uovo da cova.

Figura 1 – Rappresentazione schematica del sistema a integrazione verticale. Immagine realizzata dall’Ufficio Digital Learning e Multimedia (© Università di Padova) nell’ambito del progetto “NetPoulSafe”. Questo progetto è stato finanziato dall’Unione europea, programma Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione, Grant Agreement n. 101000728 (NetPoulSafe). Per maggiori informazioni: www.netpoulsafe.eu

- marzo 2024 - 15 REPORTAGE

Figura 2 – Rilevazione della temperatura delle uova in incubatoio

In particolare, l’attenzione cade su:

1. gestione della salute degli animali (riproduttori)

2. qualità delle uova da cova

3. raccolta e stoccaggio delle uova da cova

Partendo dalla gestione della salute degli animali (1), il concetto più importante è che: all’interno dell’allevamento di riproduttori le malattie non devono entrare perché alcune possono essere trasmesse alla progenie. Preso questo come punto fermo, occorre attenersi a requisiti strutturali delle strutture e a norme comportamentali.

Andando avanti, alla base di una buona qualità delle uova da cova (2), c’è una buona qualità del guscio e del luogo di deposizione. Le uova sporche e con guscio irregolare dovrebbero essere scartate o incubate separatamente, che a loro volta dovrebbero essere gestite correttamente.

Per quanto riguarda la raccolta e lo stoccaggio delle uova da cova (3), occorre fare attenzione alle manipolazioni delle uova dalla deposizione all’inizio dell’incubazione. In particolare, è di fondamentale importanza l’igienizzazione delle mani prima e dopo la raccolta delle uova e al momento della selezione delle uova. Mentre per lo stoccaggio occorre evitare sbalzi di temperatura e la stratificazione della temperatura in sala uova, prediligere sistemi di disinfezione a secco e prima dell’incubazione.

Biosicurezza pratica in incubatoio

In seguito alla fase di deposizione, inizia la fase di incubazione delle uova della quale si occupa l’incubatoio (Figura 2) e il cui prodotto finale è il pulcino

Per ottenere pulcini di buona qualità occorre implementare misure di biosicurezza su:

1. uova da cova

2. strutture

3. personale

tramite un approccio integrato di chi lavora in incubatoio.

Se intervenire sulla biosicurezza delle uova da cova (1) e sulle strutture (2) è più concretamente fattibile, gli interventi sul personale (3) sono più complessi da gestire ma allo stesso tempo essenziali in quanto la biosicurezza poggia saldamente sulle persone e sui loro comportamenti.

Intervenire sul personale comporta numerose incognite (dovendo aver a che fare con il “fattore umano”): un possibile metodo per raggiungere l’obiettivo finale è quello di creare una coscienza della biosicurezza in tutte le persone che lavorano in incubatoio.

Ma cos’è la coscienza della biosicurezza? In altre parole, se il personale sa cosa fare in termini di biosicurezza, e soprattutto perché, sarà possibile raggiungere gli obiettivi di biosicurezza che ci siamo prefissati.

Come si crea una coscienza della biosicurezza? Di seguito alcuni consigli:

- stabilire un obiettivo comune (fare biosicurezza)

- lavorare sulla componente emotiva delle persone (instaurare dei rapporti solidi)

- condividere e divulgare informazioni

Vuoi saperne di più? Guarda il webinar dell’evento, disponibile su YouTube al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=iSQGLr9-Pr4

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Revisione narrativa - Analisi di un caso di Salmonellosi in un allevamento familiare, con gravi conseguenze sulla salute umana

Caso di studio riportato dal Medico

Veterinario Stefania Mancini

Matteo Roccetti m.roccetti@izsum.it

Referee: Giovanni Pezzotti, Marinella Capuccella, Anna Duranti, Carmen Maresca, Maria Luisa Marenzoni, Maria Paola Torlone

La salmonella è una delle zoonosi più rilevanti a livello mondiale, spesso associata al consumo di uova e di ovoprodotti. La contaminazione di questi prodotti è legata alle condizioni di allevamento, stoccaggio e manipolazione, che non sempre avvengono secondo le linee guida. In questa revisione sono stati analizzati 4 focolai di salmonellosi verificatisi tra il 2016 e il 2020 causati da uova di piccoli allevatori locali e sono state esaminate le cause che hanno portato alla contaminazione dei prodotti.

- field report -

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FIELD REPORT

Introduzione

La salmonellosi è la seconda malattia zoonotica legata al consumo di alimenti contaminati, che ha causato più ospedalizzazioni in Europa dopo la Campilobatteriosi, e rappresenta la seconda causa di morte dopo la listeriosi. Diversi alimenti sono stati associati a casi e focolai di salmonellosi. Tuttavia anche nel 2021 le uova e gli ovoprodotti si sono confermati come la fonte primaria di contaminazione dei focolai di salmonellosi riportati in UE, come negli anni passati (EFSA 2022). A tal riguardo le galline ovaiole sono state identificate come il maggior serbatoio di ceppi responsabili di salmonellosi umane (de Knegt et al., 2015).

Ci sono due possibili percorsi per la Salmonella per contaminare il contenuto di un uovo intatto. Nella trasmissione orizzontale, il batterio penetra attraverso il guscio dell’uovo; nella trasmissione verticale (via transovarica), il contenuto dell’uovo è direttamente contaminato, prima che venga ricoperto dal guscio, come risultante di un’infezione di Salmonella degli organi riproduttivi (Gantois et al., 2009; Howard et al., 2012).

Molti altri fattori possono contribuire a focolai di salmonellosi correlati al consumo di uova e ovoprodotti (Brown et al., 2017;). La poca cottura, lo stoccaggio a temperature che permettono la crescita di Salmonella e incidenti di contaminazione crociata sono tra i fattori più comuni. Molti dei focolai riportati sono collegati a uova o piatti preparati con uova crude e serviti al ristorante e in eventi pubblici e privati (EFSA 2022).

Negli ultimi anni la domanda di prodotti alimentari prodotti localmente ha visto un incremento. Questo trend è, in parte, dovuto alla credenza che le uova delle piccole aziende agricole o quelle prodotte da galline allevate nel “giardino di casa” siano più salutari o più sicure della loro controparte commerciale (Stilz et al., 2022). Lo scopo di questa revisione narrativa è di valutare l’impatto che le uova e gli ovoprodotti ottenuti da allevamenti familiari possono avere nella diffusione della salmonellosi.

Materiali e metodi

Per questa revisione narrativa l’argomento è stato analizzato tramite l’utilizzo di keyword e frasi esatte. La ricerca del materiale utilizzato è stata effettuata su Pubmed/ Medline e Google Scholar utilizzando labels e filtri per ciascuno specifico database. È stato privilegiato, come

previsto dal protocollo semplificato per le Revisioni Narrative del Progetto Micro Epidemic One Health, un arco temporale di 5 anni. I risultati ottenuti dalla ricerca sono stati inizialmente valutati considerando: titolo, abstract e discussione. I lavori così individuati sono stati poi letti e analizzati.

Risultati

Sono stati considerati come base per la review due studi, che hanno analizzato complessivamente salmonellosi avvenute in Australia e negli USA.

Timothy S. Sloan-Gardner e colleghi (2019) hanno analizzato e determinato la fonte di infezione di un focolaio di Salmonella che ha interessato un numero (limitato) di casi, accomunati dall’aver consumato delle uova acquistate da un piccolo allevatore locale. Dall’ispezione dell’azienda è emerso che le uova erano state processate in un container convertito, privo di protezioni da parassiti, e le galline potevano razzolare nell’area di lavorazione. Dopo la raccolta le uova, che apparivano pulite alla vista, senza subire trat-

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- marzo 2024FIELD REPORT www.biolab2000.it

tamenti di sorta, erano processate attraverso la macchina per la gradazione. Le uova che invece apparivano sporche erano immerse per 2 minuti in una soluzione disinfettante a base di cloro. Dopo erano lavate e sanitizzate in un apposito apparato. Le spazzole della macchina per il lavaggio delle uova e della macchina per la gradazione erano visibilmente sporche. Inoltre, la funzione di igienizzazione delle uova della macchina e il sistema di acqua calda che la riforniva erano difettose. L’unico strumento per l’igiene delle mani disponibile sul sito era una piccola bottiglia contenente disinfettante a base alcolica.

Charles Robert Stilz e colleghi (2022) hanno descritto un focolaio di Salmonella verificatosi nell’estate del 2018 in Tennessee. Dall’indagine condotta è emerso come il veicolo dell’infezione fossero degli alimenti preparati con uova crude. La causa della contaminazione sembrerebbe essere attribuita al non rispetto della “Egg Safety Final Rule” (FDA, 2022). In aggiunta era stata omessa una fase

critica di cottura. Gli stessi autori descrivono un focolaio simile avvenuto 2 anni dopo sempre in Tennessee. Nello studio di coorte sono stati individuati come veicolo per le Salmonelle diversi alimenti (con aggiunta di maionese di basilico) non opportunamente conservati. La maionese, infatti, preparata utilizzando delle uova crude, era stata lasciata all’interno di un tubetto alla temperatura di 53 °F (11.7 °C). Come nel caso dell’azienda precedente, non era applicata la Egg Safety Rule (Charles Robert Stilz et al., 2022).

Discussione

Com’è noto le pratiche con cui le uova vengono manipolate, sia in azienda che fuori, possono certamente influenzare i livelli di contaminazione di Salmonella nel guscio.

Come evidenziato dal focolaio verificatosi in Australia, le procedure di lavorazione attuate in azienda sono state la causa della contaminazione. In quel frangente una sanificazione non corretta delle uova e il loro stoccaggio in condizioni non idonee ha comportato un incremento della carica batterica.

La temperatura a cui vengono conservate le uova può, com’è noto, limitare notevolmente la capacità del microrganismo di svilupparsi, riducendo la sua possibilità di causare infezioni negli esseri umani.

I risultati dello studio condotto da R. Pouillot et al. (2020) dimostrano che un rapido raffreddamento e una conservazione delle uova a bassa temperatura sono altamente efficaci nel limitare la carica di Salmonella Enteritidis nel guscio, rispetto a uova mantenute a temperatura ambiente. Per quanto riguarda la temperatura di conservazione, si evince che il raffreddamento e il mantenimento delle uova a temperatura refrigerata (<10 °C) può limitare la crescita di Salmonella spp e ridurre la probabilità di trasmettere infezioni (Gast and Holt, 2000). La Australian Egg Corporation Limited - AECL più blandamente raccomanda una temperatura per lo stoccaggio delle uova in azienda, durante il trasporto e nei punti vendita non superiore a 15 °C (±3 °C) (Linee guida AECL 2010). Seppur la temperatura consigliata risulti maggiore della temperatura di refrigerazione, Gast and Holt (2000) dimostrano che già a una temperatura di 17,5 °C è possibile ridurre la velocità di crescita della Salmonella, specialmente se il numero di batteri contaminanti iniziali è relativamente basso (15 UFC).

Il lavaggio delle uova è un altro accorgimento che, se ese -

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- field casesFIELD REPORT

guito correttamente, può aiutare a ridurre il livello della contaminazione superficiale delle uova. Ad oggi il lavaggio delle uova con disinfettanti è uno dei metodi più comuni utilizzati per la riduzione della contaminazione del guscio in Australia, Giappone e USA (Kapil Chousalkar et al., 2018). Se eseguito correttamente, lavare le uova può comportare una riduzione dei livelli di contaminazione di Salmonella enteritidis nell’ordine di 105/10 6 UFC. Non sempre si rende inoltre necessario l’utilizzo di prodotti chimici, infatti il loro utilizzo a basse concentrazioni in genere non migliora l’efficacia del lavaggio (L. Hutchison et al., 2004).

Le linee guida AECL suggeriscono di lavare le uova con dell’acqua che abbia una temperatura di almeno 12 °C purché questa non superi i 50 °C (AECL 2010). Infatti l’utilizzo di temperature troppo elevate potrebbe causare una coagulazione delle proteine, alterando la texture del prodotto (M. Ellin Doyle et al., 1999).

Bisogna però tenere presente che quando si procede al lavaggio delle uova bisogna considerare che questa operazione potrebbe portare a un incremento della penetrazione

BLUE FAN

della Salmonella all’interno delle uova, a causa di alterazioni dell’esterno del guscio (Gole et al., 2014). Anche la cottura è uno dei metodi più efficaci per poter abbattere le forme vegetative di diversi patogeni alimentari, Salmonella compresa. Come descritto nel caso del focolaio del 2018 in Tennessee, la causa dell’infezione era riconducibile a una cottura insufficiente.

La Food and Drug Administration (FDA) raccomanda di cuocere le uova ad almeno 63 °C in tutte le parti del prodotto per 15 secondi e di servire il prodotto ancora caldo; i prodotti a base di uova dovrebbero essere trattati ad almeno 68 °C in tutte le parti del prodotto per 17 secondi Secondo Doyle e colleghi un trattamento a 71 °C necessita di 1,2 secondi per eliminare 1 unità logaritmica di cellule di Salmonella (M. Ellin Doyle et al., 1999).

Conclusioni

Le uova e gli ovoprodotti hanno sicuramente un ruolo rilevante nella trasmissione della salmonellosi; nonostante

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la credenza che i prodotti dei piccoli allevatori o da galline domestiche siano più “naturali”, salubri e sicuri delle loro controparti commerciali, in questa revisione abbiamo visto i limiti di questo convincimento discutendo quattro focolai avvenuti tra il 2016 e il 2020 e causati proprio da questi prodotti.

I focolai analizzati sono stati riconducibili alle insufficienti condizioni igienico-sanitarie negli allevamenti e a pratiche di lavaggio e manipolazione delle uova non sempre efficaci. Anche lo stoccaggio dei prodotti non osservante delle linee guida consigliate dalle Autorità competenti, provocano un ulteriore incremento del rischio.

Infine i consumatori finali, se prestassero la dovuta attenzione durante le fasi critiche della lavorazione, come la cottura delle uova, potrebbero ridurre sensibilmente il rischio di infezione.

Dai dati recuperati in letteratura scientifica è emerso come delle semplici operazioni, quali lo stoccaggio dei prodotti a temperature che non permettono lo sviluppo di Salmonella (<17,5 °C) (Gast and Holt, 2000) durante le fasi di stoccaggio delle uova in azienda, di trasporto e di vendita e il lavaggio delle uova secondo degli standard codificati come quelli introdotti dalla AECL, potrebbero aiutare a ridurre sensibilmente il pericolo di infezione.

Si potrebbe dunque valutare l’introduzione di questi accorgimenti nella catena alimentare per ridurre l’incidenza della salmonellosi. La cottura è indubbiamente uno dei metodi più efficaci per garantire il risanamento di alimenti fortemente contaminati, purché questa sia eseguita correttamente seguendo, ad esempio, le linee guida emanate dalla FDA. Partendo da queste risultanze sarebbe possibile sensibilizzare i consumatori finali, mediante degli eventi formativi che potrebbero avere luogo nelle scuole, sull’effetto di alcune semplici pratiche sulla salubrità dei prodotti che vengono quotidianamente consumati.

Normativa

Reg. (CE) 2073/2005 della Commissione del 15 novembre 2005 sui criteri microbiologici applicabili ai prodotti alimentari e successive modifiche.

Reg. (CE) N. 178/2002 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 28 gennaio 2002 che stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campo della sicurezza alimentare e successive modifiche.

Reg. (CE) N. 2160/2003 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 novembre 2003 sul controllo della salmonella e di altri agenti zoonotici specifici presenti negli alimenti e successive modifiche.

Reg. (UE) 429/2016 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 relativo alle malattie animali trasmissibili e che modifica e abroga taluni atti in materia di sanità animale («normativa in materia di sanità animale») e successive modifiche.

DIRETTIVA 2003/99/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 novembre 2003 sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici, recante modifica della decisione 90/424/CEE del Consiglio e che abroga la direttiva 92/117/CEE del Consiglio.

Libro bianco sulla sicurezza alimentare. Commissione delle Comunità Europee Bruxelles, 12.1.2000. COM(1999) 719 definitivo.

Piano nazionale di controllo delle salmonellosi negli avicoli 2022/2024. Ministero della Salute. Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari Five Keys to Safer Food Manual. (2006). World Health Organization Department of Food Safety, Zoonoses and Foodborne Diseases.

Il lavoro “Revisione Narrativa: Analisi di un caso di Salmonellosi in un allevamento familiare, con gravi conseguenze sulla salute umana. Caso di studio riportato dal Medico Veterinario Stefania Mancini” di M. Roccetti è stato pubblicato su Rivista Sanità Pubblica Veterinaria (2021). Risultati del Progetto Micro Epidemic One Health (2021-2023); IZSUM - Ministero della Salute. https://spvet. it/microepidemic/MEOH-05.html. (CC BY 4.0.).

La bibliografia è disponibile su richiesta

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Bibliografia

1 Methner U. (2007). 2 Hassan JO, et al. (1994). 3 Hassan JO, et al. (1996). 4 Desloges N, Et al. (2010). 5 Schroder et al. (2011). 6 Schroder et al (2010). 7 Linde et al, 1997. 8 Gantois I, Ducatelle R, et al. ( 2006). 9 Kaspers (2001). 10 Shahin A. , (2005) 11. Barrow (2007) 12. Barrow and Methner, (2013)

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agli Allevatori Professionali Consultare il proprio Medico Veterinario per le indicazioni sulla prescrizione e l'uso corretto del prodotto.
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Nasce il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile

Partecipano al Centro l’Università di Torino, il Politecnico di Torino, l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze Gastronomiche, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e diventare punto di riferimento internazionale sul tema.

È stato presentato alla stampa lo scorso 22 gennaio, presso l’Aula Magna dell’Università di Torino, il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato da Università di Torino, Politecnico di Torino, Università del Piemonte Orientale e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Sono intervenuti Stefano Geuna, Rettore Università di Torino, Guido Saracco, Rettore Politecnico di Torino, Gian Carlo Avanzi, Rettore Università del Piemonte Orientale, Bartolomeo Biolatti, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Cristina Prandi, Vice-Rettrice per la ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’Università di Torino.

Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, che avrà sede a Pollenzo presso l’U -

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- dossierDOSSIER

niversità di Scienze Gastronomiche e Carlo Petrini come Presidente, rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul cibo come bene complessivo, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo sostenibili, agli stili di vita consapevoli, al benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari, all’innovazione non solo tecnologica ma anche concettuale e di modello, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti e diventare un punto di riferimento internazionale sul tema.

Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile sarà un luogo di incontro e di coordinamento, dove nasceranno e da dove partiranno i progetti collaborativi, implementati e realizzati nei laboratori specialistici di Unito, Polito, UniUPO e UniSG, secondo una logica di laboratorio diffuso che sfrutta e valorizza le infrastrutture di eccellenza già presenti nelle sedi degli Atenei piemontesi.

“Il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato in sinergia con tutti gli atenei piemontesi – ha dichiarato Stefano Geuna, Rettore dell’Università di Torino - è un’importante risorsa multidisciplinare per affron-

tare le sfide globali che il sistema del cibo pone in questi anni. Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione, cambiamento climatico, scarsità d’acqua e desertificazione del suolo sono solo alcune delle principali sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel prossimo futuro. La sostenibilità si è imposta come un obiettivo inderogabile e i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere progettati per tenere in considerazione questo aspetto. L’Università di Torino metterà a disposizione del Centro tutte le sue competenze tecnico-scientifiche, socio-politiche e giuridiche utili ad affrontare correttamente la complessità dello scenario attuale, così da promuovere ricerca e innovazione in ambito alimentare e contribuire alla creazione di un ecosistema territoriale capace di condurre progetti strategici e attrarre finanziamenti pubblici e privati”.

Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità saranno le parole chiave intorno alle quali il Centro incardinerà i propri interventi e le proprie progettualità, con lo scopo di perseguire i seguenti obiettivi, tra loro spesso legati:

Una valida difesa

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Un corretto microbiota per la protezione dell’intestino - marzo 2024DOSSIER

1. Promuovere stagionalità e località: la stagionalità comporta la disponibilità di cibi freschi, consentendo di godere appieno delle loro caratteristiche organolettiche e nutritive senza intermediazione di cicli frigorigeni, catene di trasporto complesse o uso di conservanti, entrambi causa di consumi energetici (diretti o indiretti) e quindi di emissioni di gas serra. Proprio per questi minori consumi - energetici o di materiali - il cibo stagionale ha un riscontro anche nel diritto al sapore e alla sostenibilità economica per il consumatore.

2. Ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare: l’inquinamento da plastiche non biodegradabili ha raggiunto livelli preoccupanti. Se da un lato sono oramai necessarie politiche attive per ripulire il mondo dalle pervasive plastiche, dall’altro è urgente sia ridurne al massimo

l’utilizzo che aumentarne la riciclabilità.

3. Ridurre gli sprechi: ogni anno si producono 2,6 Gton (miliardi di tonnellate) di cibo utile, generando contemporaneamente 1,3 Gton di rifiuti organici, per metà circa originati nelle mura domestiche, per l’altra metà lungo la filiera produttiva. Ridurre gli sprechi alimentari significa produrre meno CO2, disboscare meno foreste per far spazio a produzioni alimentari e, non poco in termini di riduzione delle diseguaglianze, risparmiare.

4. Promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli: il consumo di suolo continua ad aumentare. In Italia cresce più il cemento che la popolazione e ogni secondo si perdono 2 mq di suolo fertile. È necessario rafforzare il legame tra agricoltura e ricerca, favorendo il dialogo e la collaborazione tra aziende agricole virtuose dal punto di vista dei servizi

ecosistemici e centri di ricerca, con l’obiettivo di iniziare un percorso che porti alla costituzione di un network italiano di lighthouse farms (dimostratori territoriali di buone pratiche, luoghi di formazione e comunicazione) e living labs (luoghi di ricerca dove gli stakeholders contribuiscono a sviluppare soluzioni e ad accelerarne l’adozione sui territori), in collaborazione con gli stakeholders attivi nel settore.

5. Rafforzare la biodiversità: la Convenzione ONU sulla Diversità Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, includendo la diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. Negli ultimi 10 anni sono scomparse 160 specie animali e 35.000 sono quelle a rischio, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e di un uso scorretto dei suoli. Combattere la perdita di biodiversità non è solo una questione etica.

6. Ridurre gli anelli della filiera di produzione e trasporti delle merci: ogni volta che si tratta una materia prima alimentare se ne compromette in parte le qualità nutritive, si generano scarti, si consuma energia e si contribuisce all’effetto serra. Il trasporto di merci in container a costi bassi ha portato da un lato ad aumentare l’impronta ambientale dei cibi e dall’altro a mettere fuori mercato filiere alimentari autoctone.

7. Aumentare l’apporto proteico da fonti alternative alla carne: l’allevamento di bovini, anche per la sua estensione, comporta il 4% delle emissioni di gas serra di origine antropica. Questo non è legato tanto alla CO2 ma al metano associato alle deiezioni animali. All’insegna del

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- dossierDOSSIER

principio “no one left behind” a cui ispirare la transizione ecologica - per non generare squilibri economici controproducenti - sarà necessaria una certa progressione nel disimpegno, almeno parziale, dalla carne come fonte proteica, privilegiando comunque le filiere autoctone di prossimità rispetto a quelle di importazione, su cui pesa l’impronta ambientale aggiuntiva legata al trasporto.

8. Tracciare e qualificare sempre meglio il cibo: qualificare, certificare e tracciare i cibi prodotti lungo l’intera catena che dal campo passa all’industria di processo, alla tavola dei consumatori fino ad arrivare alla salute di questi ultimi attraverso la blockchain, la rete informatica di nodi che gestisce in modo univoco e sicuro un registro pubblico composto da una serie di dati e informazioni, come le transazioni, in maniera aperta e distribuita, senza che sia necessario un controllo centrale.

9. Promuovere l’educazione alimentare nelle scuole favorendo il dialogo tra scienza e saperi tradizionali: per raggiungere la massa critica necessaria ad affrontare con successo le enormi sfide della contemporaneità, è necessario crescere una generazione di cittadini consapevoli che i propri stili di vita e in particolare i propri consumi alimentari impattano fortemente sul sistema alimentare globale.

10. Promuovere la salute attraverso il cambiamento degli stili di vita. La salute è perseguibile attraverso l’adozione di diete sane e sostenibili. In un’ottica di innovazione e di cambiamento del modello sanitario attuale, che dedica una parte cospicua delle proprie risorse al processo di cura, il cibo potrebbe e dovrebbe rappresentare il giro di boa verso un maggiore investimento in piani preventivi, che mirino non solamente all’incremento dell’età media di vita della popolazione, come accaduto negli ultimi decenni, ma con l’obiettivo più ambizioso di promuovere e sostenere un invecchiamento in salute.

11. Supportare e promuovere la costruzione di “politiche del cibo” alle diverse scale e in particolare quella regionale e locale: le politiche del cibo su scala nazionale e regionale hanno un ruolo fondamentale nella territorializzazione delle politiche europee in campo agroalimentare. Il nuovo Centro potrà favorire ulteriormente la collaborazione tra gli atenei piemontesi, consentendo di giocare un ruolo di riferimento alla scala nazionale e internazionale nel supporto e promozione alla costruzione di food policy place-based che sappiano difendere, promuovere e valorizzare le diversità bio-culturali.

PROGETTUALITA’

I sistemi VDL Jansen sono noti per la loro qualità e affidabilità. Vengono proposte varie soluzioni, tra cui sistemi a voliera per ovaiole commerciali e svezzamento pollastre, nidi per ovaiole commerciali e riproduttori.

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- marzo 2024DOSSIER

Lo sviluppo dei nidi da cova per tacchine

Il tema della produzione di uova di tacchino nei nidi manuali oppure in quelli automatici è stato oggetto di molti dibattiti.

La Tabella 1 mostra alcune differenze fondamentali tra il nido manuale e quello automatico, con un’aspettativa nel numero di uova simile se entrambi i sistemi sono gestiti in base a standard elevati.

Fino a dieci anni fa si preferiva utilizzare i nidi manuali come metodo di raccolta delle uova per i tacchini da riproduzione: all’epoca, infatti, l’uso di nidi automatici andava a incidere

Table 1 – Nidi manuali vs nidi automatici.

Tipologia di nido

Manuale Automatico

Capitale investito Basso Alto

Lavoro richiesto Alto Basso

Raccolte giornaliere Limitate dal lavoro Numerose

Flessibilità Alta Bassa

Uova incubabili per femmina

Pulizia e disinfezione

Uguale, se la gestione segue standard elevati

Uguale, se la gestione segue standard elevati

Richiede lo smantellamento In loco

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COLUMN - technical column -
TECHNICAL

sul numero di uova incubabili deposte da ogni femmina riproduttrice. Si ritiene che la differenza nel numero di uova deposte da ciascuna femmina tra i diversi tipi di nidi, infatti, variasse tra cinque e dieci uova a favore dei nidi manuali. Oggi la differenza è stata ridotta al minimo, anche se ancora sussiste (vedi Figura 1).

L’esperienza sul campo ha dimostrato che può essere più facile convincere la femmina riproduttrice ad “accettare” un nido manuale, che viene percepito come più naturale, tuttavia la riduzione o l’eliminazione di questo divario è essenzialmente dovuta a due fattori:

1) il miglioramento tecnico dei nidi automatici, che tendono sempre più a soddisfare le esigenze delle femmine, riducendo il rischio che i meccanismi di raccolta danneggino o rompano le uova;

2) il miglioramento genetico delle razze, che ha portato ad avere animali più robusti, più forti e dinamici, che riescono a sfruttare pienamente le possibilità offerte loro dai nidi automatici.

Non tutti gli aspetti collegati alla raccolta delle uova, però, trovano una soluzione positiva nell’uso dei nidi automatici. Uno dei problemi che rimangono, infatti, e che anzi si è addirittura accentuato, è quello del numero delle uova deposte a terra che, anche nel caso di gruppi già perfettamente abituati a utilizzare nidi automatici, risulta essere comunque più elevato se comparato con i nidi manuali.

È evidente che maggiore è il numero di uova deposte sulla lettiera, maggiore è anche il rischio che si possano rompere o che possano sporcarsi rispetto a quelle deposte all’interno dei nidi. A questo problema si può ovviare effettuando la raccolta manuale delle uova che sono state deposte a terra subito dopo ogni raccolta automatica dai nidi: in tal modo si riduce non solo il tempo di permanenza di queste uova sulla lettiera, ma anche il rischio che possano rompersi o sporcarsi (vedi Figura 2).

Una seconda caratteristica dei nidi automatici che può creare qualche problema risiede nella difficoltà di organizzazione e gestione del controllo della covata, com -

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Figure 1 – Nidi manuali vs nidi automatici.
- marzo 2024TECHNICAL COLUMN
Figure 2 – Uova sporche e rotte, raccolte da terra.

prese le operazioni che consentono l’identificazione e la gestione delle femmine riproduttrici. Le uova deposte dalle femmine all’interno dei nidi devono essere raccolte più volte al giorno; generalmente il numero minimo di raccolte giornaliere è di otto per i nidi manuali e di dodici per i nidi automatici. Durante ogni raccolta è essenziale spingere tutte le femmine fuori dai nidi, indipendentemente dal fatto che abbiano deposto un uovo. Le femmine tendono a opporre resistenza a uscire dal nido e tale atteg -

giamento è ancora più accentuato durante e subito dopo il picco di produzione (terza - quarta settimana di deposizione), quando nella femmina si sviluppa la tendenza a diventare “chioccia”, quindi a “sedersi” sull’uovo per covarlo, iniziando il processo di incubazione che in natura porterebbe alla schiusa e alla nascita del tacchinotto. Più tempo la femmina trascorre all’interno del nido, più si svilupperà l’istinto alla cova, con un correlato aumento dei livelli di prolattina (l’ormone della cova): ecco

perché è così importante spingere le femmine fuori dai nidi durante la raccolta delle uova. L’istinto di sedersi sull’uovo è naturale, soprattutto nei cicli estivi, e può causare notevoli danni economici, portando la femmina a non produrre più uova. Per questo motivo è fondamentale identificare prontamente le femmine che stanno diventando chiocce (vedi Figura 3).

Esempi di sistemi di nidi automatici comunemente usati dagli allevatori di tacchine riproduttrici sono quelli

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Figure 3 – Un addetto spinge la femmina fuori dal nido e una femmina che sta diventando chioccia viene identificata con spray colorante.
COLUMN - technical column -
Figure 4 – Nidi MGH e nidi Vencomatic.
TECHNICAL

prodotti da MGH e Vencomatic (vedi Figura 4). I sistemi prodotti dalle due aziende funzionano in modo diverso per quanto riguarda il meccanismo di chiusura, l’allontamento delle tacchine dal nido e la raccolta delle uova. I nidi MGH si possono chiudere a richiesta, mentre quelli di Vencomatic sono sempre aperti. Il nido MGH si apre quando la tacchina entra nel nido e si richiude quando l’animale è dentro, lasciandole la possibilità comunque di uscire facilmente quando lo desidera. La chiusura del nido Vencomatic invece viene innescata dal peso della tacchina sul pavimento del nido. L’allontanamento dal nido avviene con il sollevamento del pavimento, che permette anche all’uovo di rotolare sul nastro posto nella parte anteriore. Nei nidi MGH invece è presente un pannello posteriore che spinge la tacchina fuori dal nido, mentre un’aletta sul fondo fa rotolare l’uovo sulla cinghia. La procedura di allontanamento delle tacchine dal nido avviene in 90-120 secondi per evitare stress agli animali e danni alle uova. Il nastro per le uova nei nidi Vencomatic si trova nella parte anteriore del nido, nei nidi MGH invece il nastro è raggiungibile da quella posteriore. È importan-

te considerare il design e l’angolo delle rampe utilizzate con i nidi automatici: l’altezza della rampa rispetto al nido dovrebbe consentire alle femmine di entrare e uscire facilmente. L’ideale sarebbe una rampa piatta e corta, per permettere alle femmine di allontanarsi dal nido dopo la deposizione, assicurando che non vi stazionino più a lungo del necessario.

I nidi automatici sono stati migliorati in modo evidente e innegabile e negli anni recenti il numero di aziende che hanno equipaggiato i propri capannoni con questo tipo di nido è cresciuto considerevolmente rispetto a quelle che usano ancora nidi manuali. Al giorno d’oggi le aziende pongono molta attenzione al benessere dei propri dipendenti ed è indiscutibile che in presenza di nidi automatici l’attività di raccolta delle uova sia assai meno stressante e faticosa. A questo aspetto si aggiunge la difficoltà che esiste in molti Paesi nel trovare dipendenti che accettino di svolgere mansioni faticose come la raccolta delle uova, pertanto i nidi automatici stanno diventando quasi una scelta obbligata.

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- marzo 2024TECHNICAL COLUMN

Effetti della lavorazione della soia

estrusa sulle performance di crescita e digeribilità amminoacidica nel broiler

A.M. Villegas1,2, N. Yacoubi3, A. Menconi2, T.J. Applegate1

1 Department of Poultry Science, University of Georgia, Athens, GA 30602, USA

2 Evonik Corporation / Nutrition & Care, Kennesaw, GA, 30144, USA

3 Evonik Operation GmbH / Nutrition & Care 63457 Hanau, Germany

Il pannello di soia è comunemente utilizzato come principale fonte proteica nelle diete dei broiler grazie all’elevata digeribilità degli amminoacidi. È richiesta una lavorazione ottimale della soia estrusa per assicurare che i fattori antinutrizionali, che interferiscono negativamente con la digestione, l’assorbimento e il metabolismo dei nutrienti che portano a una diminuzione delle performance di crescita, vengano inattivati. Gli autori di questo articolo hanno studiato l’effetto di tre diversi lotti di pannello di soia processati a diverse temperature sulle performance di crescita, sull’integrità intestinale e sulla digeribilità amminoacidica.

32 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA

La soia estrusa è il risultato dell’estrazione meccanica dell’olio dai semi di soia (SB). Durante la lavorazione, i semi di soia sono esposti a un trattamento termico per rimuovere i fattori antinutrizionali e accrescere il valore nutrizionale del prodotto per una performance di crescita ottimale. Variazioni dei parametri durante i processi di lavorazione, come umidità, tempo di essiccazione, tostatura e temperatura di essiccazione, portano all’ingestione di quantità variabili di inibitori tripsinici (TI) per i differenti lotti di soia utilizzati.

Introduzione

Entrambi i processi di surriscaldamento e riscaldamento non ottimale della soia ne influenzano sia il valore nutrizionale che la qualità. In una soia non cotta in maniera ottimale risultano elevate le concentrazioni di fattori antinutrizionali, come il TI, diminuendo così l’attività intestinale delle proteasi pancreatiche. All’opposto, troviamo che un eccessivo riscaldamento esiterà in una reazione di Maillard che ne ridurrà conseguentemente la digeribilità dei nutrienti. L’obiettivo di questo studio è stato di investigare il contributo dei pannelli di soia non correttamente processati sulle performance di crescita, digeribilità amminoacidica e integrità intestinale dei broiler.

Metodo

I soggetti maschi di razza Cobb 500 (1,860) sono stati ottenuti dall’incubatoio Cobb-Vantress® (Cleveland, GA, US). Prima di essere introdotti in allevamento, i pulcini sono stati vaccinati con un vaccino commerciale per la coccidiosi Coccivac®-B52 (Merck Animal Health, Kenilworth,

NJ, U.S.) presso il centro diagnostico e di ricerca sugli avicoli dell’Università della Georgia (Athens, GA). Dopo la vaccinazione, i pulcini sono stati suddivisi in maniera randomizzata in 3 differenti gruppi di trattamento (10 recinti/repliche per ogni trattamento; 62 animali per ogni recinto) in modo tale che il BW non fosse differente tra i vari recinti. I trattamenti dal giorno 1 al giorno 35 consistevano in una dieta pannello di soia-mais con la soia processata con differenti temperature d’estrusione, di 182, 199, 154°C, rispettivamente per un processo normale (di controllo), un processo di surriscaldamento (troppo cotta) e un processo di cottura non ottimale (poco cotta) (Perdue Agribusiness LLC). La soia estrusa è stata fornita con un’inclusione fissa in ogni dieta, che variava notevolmente come CP (proteina grezza, sulla base della sostanza secca) di 50.7, 49.1 e 48.8 % rispettivamente, per il controllo, la soia troppo cotta e poco cotta. Le diete base includevano concentrazioni di pannello di soia pari a 35,30 e 25% rispettivamente per l’avviamento (1-14 giorni), l’accrescimento (15-28 giorni) e il finissaggio (da 29

a 35 giorni) con, inoltre, uno 0,5% di inclusione di diossido di titanio come marker indigeribile. L’inclusione fissa di soia estrusa, durante le varie fasi della dieta, aveva lo scopo di riflettere le variazioni di lavorazione osservate durante la produzione di diete commerciali.

Il peso vivo (BW) e il volume di mangime ingerito sono stati registrati per ogni singolo recinto nei giorni 0, 14, 28 e 35 per valutare l’incremento ponderale e l’indice di conversione corretto alla mortalità (FCR). Nel giorno 35 sono stati selezionati 5 soggetti per ogni recinto in maniera casuale e sottoposti a eutanasia tramite diossido di carbonio. Il peso del muscolo pectoralis major destro è stato registrato dopo la sua asportazione, e, sempre a 35 giorni, ne sono stati determinati i relativi pesi per recinto. I dati sono stati analizzati con ANOVA unidirezionale, utilizzando un software JMP (JMP Software, Cary, NC, U.S.), con il recinto come unità sperimentale. Il test multiplo comparativo di Tukey è stato utilizzato per comparare le medie significative (P<0.05).

- marzo 2024 - 33 NUTRIZIONISTICA

Tabella 1 – Effetti delle condizioni di processo del pannello di soia relative alle performance di accrescimento ed alla permeabilit à intestinale dei broiler.

Trattamenti

abc Le medie della colonna senza apici sono significativamente differenti (P<0.05).

1 Le medie rappresentano 10 recinti di broiler.

IAA: Amminoacidi essenziali, DAA: Amminoacidi non essenziali

Tabella 2 – Effetti delle condizioni di processo del pannello di soia relative ai coefficienti di digeribilit à ileale apparente degli amminoacidi a 14 e 28 giorni.

Giorno 14

Trattamenti

Giorno 28 Trattamenti

Valore di P <.001 0.010 0.006

abc Le medie della colonna senza apici sono significativamente differenti (P<0.05).

1 Le medie rappresentano 10 recinti di broiler.

IAA: Amminoacidi essenziali, DAA: Amminoacidi non essenziali

Risultati

La permeabilità intestinale è aumentata nei soggetti nutriti con soia OC (P<0.05). Al 35 giorno gli animali alimentati con la dieta a base di pannello di soia OC hanno registrato i più bassi incremento ponderale e volume di mangime ingerito e il più alto indice di conversione, così come il più piccolo muscolo pectoralis major destro (P<0.05) (Tabella 1). Entrambi i pannelli di soia OC e UC hanno ridotto la digeribilità ileale apparente media (AID) di tutti

gli amminoacidi essenziali e non al giorno 14 (P<0.05) di, rispettivamente, 3.8% e 3.2%. L’AID della lisina è stata del 7% più bassa (P<0.05) nei soggetti alimentati con il lotto di pannello di soia OC rispetto al trattamento termico normale ai giorni 14 e 28 (Tabella 2). Gli effetti avversi del pannello di soia OC sull’incremento ponderale sono stati misurati sulla base dell’assunzione di amminoacidi digeribili (AA), la quale è stata più bassa (P<0.05) per lisina, metionina+cistina e treonina per il trattamento OC rispetto ai gruppi di trattamento termico normale e UC (Tabella 3).

Incremento ponderale (g) Volume d’ingestione (g) Indice di conversione FITC-d (ng/mL) Muscolo Pectoralis major destro (RPM) Peso (g) Relativo (%) Normale 2207a 3995a 1.719b 562.4b 168a 7.32a Troppo cotta 1391c 3580b 2.330a 699.0a 88b 5.77b Poco cotta 2083b 3957a 1.815b 593.0b 162a 7.37a SEM 77 63 0.061 19.1 8 0.24 Valore di P <.0001 0.01 <.0001 <0.01 <.0001 0.01
Lisina Metionina Metionina+Cistina Treonina IAA DAA Normale 88.7a 92.7 85.2 79.4a 86.9a 83.3a Troppo cotta 81.5b 91.5 83.1 74.4b 83.6b 78.4b Poco cotta 87.1a 91.9 83.7 75.9b 84.2b 80.3b SEM 0.644 0.223 0.370 0.583 0.402 0.515 Valore di P <.0001 0.081 0.052 <.001 <.001 <.0001
Lisina Metionina Metionina + Cistina Treonina IAA DAA Normale 83.5a 92.3a 84.3a 76.5a 84.7a 81.0a Troppo cotta 76.2b 89.3b 82.0b 72.0b 82.4ab 76.7b Poco cotta 83.2a 90.4ab 81.4b 72.9b 82.0b 79.2a SEM 0.890 0.447 0.411 0.639 0.449 0.509
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34 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA

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Tabella 3 – Effetti delle condizioni di processo del pannello di soia relativamente all’ingestione di amminoacidi digeribili da 0 a 35 giorni.

Ingestione di amminoacidi 0-35 g (g)

Ingestione di amminoacidi (g)

Correlazione di Pearson

abc Le medie della colonna senza apici sono significativamente differenti (P<0.05).

1 Le medie rappresentano 10 recinti di broiler.

Discussione

Modificando le temperature d’estrusione dei vari lotti di soia durante la lavorazione c’è stato un impatto negativo sulla qualità della proteina in termini di densità di nutrienti e componenti antinutrizionali. Queste differenze chimicofisiche e strutturali osservate nei tre diversi lotti di soia potrebbero potenzialmente disturbare la digestione e l’assorbimento dei nutrienti a livello intestinale, influenzando così le performance di crescita, l’incremento muscolare e l’integrità intestinale.

L’aumento delle concentrazioni sieriche di FITC-d è indicativo di permeabilità cellulare dovuto all’infiammazione e distruzione della barriera mucosale intestinale. In questo studio, i soggetti alimentati con una soia troppo cotta hanno mostrato una maggiore concentrazione di FITC-d sierico al giorno 16. I derivati dalla reazione di Maillard includono i prodotti finali della glicazione, che risultano resistenti alla digestione e si accumulano nella mucosa enterica provocando un danneggiamento della barriera intestinale e in un’infiammazione enterica. Perciò la maggior concentrazione di FITC-d osservata nei soggetti alimentati con una soia troppo cotta può essere messa in relazione con una funzionalità compromessa della barriera intestinale dovuta ai prodotti, con azione pro-infiammatoria, della reazione di Maillard. Il BW ridotto osservato al giorno 35 nei soggetti alimentati con una soia troppo cotta è significativamente correlato con una diminuita ingestione cumulativa di amminoacidi osservata dal gior-

no 0 al giorno 35, particolarmente per lisina, metionina, metionina+cistina e treonina.

Le differenze osservate per quanto riguarda l’incremento ponderale, l’indice di conversione e l’accrescimento muscolare sono dovute alla diminuzione dell’ingestione di amminoacidi e alla reazione di Maillard, con le più basse performance mostrate dagli animali alimentati con una soia troppo cotta. Questi risultati suggeriscono come differenze nella composizione nutrizionale e nelle componenti fisiche dei pannelli di soia hanno importanti effetti sulle performance dei broiler, particolarmente quando la soia subisce un processo di surriscaldamento.

In conclusione, questi risultati sottolineano l’importanza dell’ottimizzazione di un intervallo di temperature d’estrusione sicuro, in modo da evitare di penalizzare il valore nutritivo della soia, prevenendo così costi di lavorazione e di produzione viva sul campo. È necessario avere programmi di garanzia sulla qualità, in particolar modo della qualità della proteina (CP), con metodi appropriati atti a determinare delle condizioni di lavorazione scadenti della soia in maniera efficiente.

Ringraziamenti: Gli autori ringraziano Perdue AgriBusiness LLC per aver fornito il pannello di soia commerciale per questo progetto.

La bibliografia è disponibile su richiesta

Dagli atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2023

Trattamenti Incremento ponderale (g) Volume d’ingestione (g) Lisina Metionina Metionina + Cistina Treonina Normale 2207a 3995a 13.7a 5.7a 9.5a 9.1a Troppo cotta 1391c 3580b 10.8b 5.1b 7.9b 7.7b Poco cotta 2083b 3957a 13.1a 5.6a 9.2a 8.6a SEM 77 63 0.311 0.407 0.193 0.164 Valore di P <.0001 0.01 <.0001 0.010 <.0001 <.001
Lisina Metionina Metionina+Cistina Treonina Incremento ponderale (g) 0.86 0.66 0.82 0.74 P-value <.0001 0.001 <.0001 <.0001
36 - nutrizionistica -
NUTRIZIONISTICA

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Calcio e fosforo potrebbero essere gli anelli mancanti per sbloccare diete a basso contenuto proteico per i broiler?

Ridurre la concentrazione di proteina grezza (CP) delle diete dei broiler senza comprometterne i risultati finali è l’aspirazione di molti produttori avicoli. I benefici derivanti da tale riduzione potrebbero essere considerevoli, anche sotto l’aspetto del benessere animale. Tuttavia, nutrire i broiler con diete a basso contenuto proteico porta a performance imprevedibili, a prescindere da ogni sforzo effettuato per bilanciare gli amminoacidi digeribili, l’energia metabolizzabile e gli elettroliti.

A.J. Cowieson
38 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA

Storicamente la ricerca volta a ottimizzare la fornitura di amminoacidi è stata slegata dal lavoro sui macro-minerali digeribili, come calcio (Ca) e fosforo (P). Tale separazione è logica poiché gli studi sui fabbisogni nutrizionali che esplorano in maniera simultanea amminoacidi, energia, Ca e P sarebbero ingombranti e statisticamente vulnerabili. Inoltre risulta un controsenso che i fabbisogni di amminoacidi digeribili, Ca e P possano interagire.

Tuttavia, prove recenti condotte su roditori e broiler suggeriscono che il fabbisogno di P e Ca potrebbero rispettivamente aumentare e diminuire quando la proteina grezza (CP) è ridotta. Le conclusioni sono provvisorie e sono necessarie maggiori ricerche per esplorare in maniera completa i meccanismi e ottimizzare i rapporti nutrizionali.

L’obiettivo di questo articolo è quello di descrivere alcune delle recenti ricerche in questo campo e identificare gli ambiti in cui esistono opportunità per future ricerche.

Introduzione

In un articolo pubblicato su Natural History nel marzo 1997 Stephen Jay Gould ha introdotto il famoso termine ‘magisteri non sovrapponibili’ per descrivere la separazione tra le linee d’indagine scientifica e religiosa. Dal punto di vista della nutrizione del broiler sarebbe accurato rappresentare la ricerca degli aminoacidi digeribili e dell’energia metabolizzabile e la ricerca sul P e Ca digeribile utilizzando lo stesso vocabolario. Nonostante questi ambiti di ricerca distinti, in entrambi i settori sono stati fatti notevoli progressi. Per esempio, prima dell’avvento degli amminoacidi sintetici, le diete dei broiler erano formulate per contenere fino a 700g/kg di farina di soia e 350 g/kg di CP in modo da soddisfare i fabbisogni di metionina di questi animali. Queste disposizioni sono in contrasto con le attuali diete per broiler, che includono diversi amminoacidi ‘liberi’ o ‘slegati’, che possono soddisfare i fabbisogni di amminoacidi utilizzando concentrazioni di CP basse fino a 160-210 g/kg, a seconda dell’età del pulcino. In maniera analoga, l’introduzione di fitasi esogene nel 1991 e lavori più recenti sull’ottimizzazione

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- marzo 2024 - 39 NUTRIZIONISTICA

delle dosi di fitasi e sistemi di formulazione sulla base del Ca digeribile hanno portato a una diminuzione sostanziale nell’utilizzo di fosfato inorganico, al punto che molte diete di accrescimento e finissaggio per broiler ne sono totalmente prive. Nonostante questi successi ‘circoscritti’, esistono veramente pochi articoli pubblicati che esplorano le potenziali interazioni tra la concentrazione di CP e le concentrazioni di Ca e P delle diete, in modo che questi dettami rimangono largamente non sovrapponibili. L’obiettivo di questo breve articolo è quello di descrivere parte della letteratura rilevante in questo ambito, offrire spunti meccanicistici che possono risultare importanti e suggerire opportunità per la ricerca futura, allo scopo di aumentare la precisione con cui i nutrienti vengono somministrati agli avicoli senza comprometterne i parametri produttivi.

Roditori

Per quanto l’autore ne sappia, i primi studi svolti per esplorare il potenziale di un’interazione tra la CP e il P della dieta (e in associazione, con il Ca) sono stati condotti utilizzando dei modelli di roditori. Hammoud et al. (2017) hanno alimentato i ratti con una dieta a basso contenuto proteico (100g/kg di CP rispetto a una dieta standard di 200g/kg di CP) e P titolato da 0.15g/kg a 3.0g/kg. Gli autori hanno osservato incrementi significativi nell’aumento di peso, volume di alimento ingerito, efficienza energetica e concentrazione plasmatica di glucosio. Inoltre, l’azoto ureico plasmatico (N) si è ridotto da circa 6.5 mM/l a 4 mM/l in concomitanza con l’aumento del P nella dieta. I ratti che ricevevano la dieta a basso contenuto proteico con la più alta concentrazione di P hanno mostrato delle performance di crescita equivalenti a quei soggetti alimentati con una dieta a contenuto proteico standard. Queste osservazioni sono state confermate più recentemente in un modello di roditori dove l’aggiunta di lisina digeribile e/o P a una dieta a basso contenuto proteico (100g/kg) è risultata in un effetto sinergico sul tasso di crescita e sull’efficienza energetica e P da solo ha avuto un effetto positivo sul metabolismo proteico, riducendo significativamente l’azoto ureico plasmatico.

Presunti meccanismi

Il ruolo di P nel determinare i fabbisogni di amminoacidi digeribili e la risposta degli animali alla proteina grezza

contenuta nella dieta non sono stati totalmente stabiliti. In ogni caso, ci sono tre linee d’indagine potenzialmente di valore. Innanzitutto, l’ingestione di proteina ha un effetto calciuretico, mentre azoto e calcio competono per il riassorbimento renale. Un’elevata ingestione proteica risulta in perdite urinarie di calcio in eccesso e viceversa. Perciò, mentre il contenuto proteico della dieta è ridotto, è possibile che la ritenzione di calcio aumenti, uno squilibrio che può essere parzialmente mitigato tramite l’integrazione delle diete con P addizionale. Questa possibilità è stata supportata di recente da Dao et al. (2022) dove una dieta a basso contenuto proteico somministrata a broiler Ross 308 ha contribuito ad aumentare il Ca sierico ma non ha avuto effetti sul P sierico. È importante sottolineare che questo è stato associato con un decremento numerico delle ceneri tibiali, al giorno 28, nei polli che hanno ricevuto la dieta a basso contenuto proteico. Come seconda linea di indagine, le diete per broiler a basso contenuto di CP sono distinte a livello di composizione dalle diete formulate con concentrazioni di CP standard. Per esempio, diete per broiler a basso contenuto di CP hanno tipicamente alti contenuti di cereali e basse concentrazioni di proteina, come farina di soia o colza. Può essere rilevante che le concentrazioni di P fitinico nei cereali fosse più basso che nelle componenti proteiche della dieta e che la disponibilità per se di P fitinico delle matrici proteiche potrebbe essere maggiore rispetto a quella dei cereali. L’influenza della CP della dieta per se sulla digeribilità del P è probabile che sia dipendente da un certo numero di fattori addizionali, come la concentrazione di cationi nella dieta, le strategie utilizzate nella formulazione per raggiungere la riduzione della proteina grezza e il dosaggio di fitasi. In ogni caso, Dao et al. (2022) hanno osservato un aumento della digeribilità ileale di P nei broiler alimentati con una dieta a basso contenuto proteico, che contraddice le osservazioni fatte in precedenza, perciò sono necessari ulteriori lavori per esplorare il ruolo delle diete a basso contenuto proteico sulla digeribilità dei minerali. Infine, la sintesi proteica richiede delle quantità apprezzabili di P per la produzione di ATP ed è possibile che del P addizionale nella dieta possa ridurre il catabolismo delle proteine promuovendo l’accrescimento proteico tramite l’utilizzo di P per la sintesi di ATP. In breve, una dieta a basso contenuto proteico può fornire in maniera simultanea basse concentrazioni di P fitinico disponibile, promuovere la ritenzione di calcio e aumentare la domanda di ATP per alimentare la sintesi proteica. Aumentare il P digeribile nelle diete a basso contenuto proteico può

40 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA

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"La risposta dei broiler al supplemento di P disponibile, in termini di peso corporeo corretto all’indice di conversione (FCRc), è stato più pronunciato nelle diete a basso contenuto proteico rispetto alle diete a CP standard, risultando in un’interazione significativa."

essere una strategia effettiva volta a mitigare queste influenze. Questo può essere raggiunto elevando il livello di fitasi, addizionando del P inorganico o riducendo il Ca totale contenuto nella dieta. Per delle strategie ottimali sono necessarie ulteriori ricerche in future.

Convalida nei broiler

Nel tentativo di estendere i principi sopra elencati all’allevamento commerciale del broiler, è stato condotto uno studio che esplora nello specifico l’interazione tra la CP della dieta e il P.

A dei broiler maschi di razza Ross 308 sono state somministrate delle diete con un contenuto basso, medio e standard di CP e un contenuto basso, medio e standard di P altamente disponibile (per il determinato contesto le diete d’accrescimento sono state formulate a 215, 195 o 175 g/kg di CP e a 4.8, 4.3 o 3.8 g/kg di P disponibile). Tutti gli amminoacidi sono stati bilanciati utilizzando delle fonti amminoacidiche non legate alla proteina e l’energia, i macro- e micro- minerali e gli elettroliti sono stati bilanciati in maniera equivalente tra tutti i vari trattamenti dietetici. La risposta dei broiler al supplemento di P disponibile, in termini di peso corporeo corretto all’indice di conversione (FCRc), è stato più pronunciato nelle diete a basso contenuto proteico rispetto alle diete

a CP standard, risultando in un’interazione significativa. Nello specifico, aumentando il P disponibile da 3.8 a 4.8 g/kg nella dieta con una concentrazione standard di CP non si sono verificati effetti sul FCRc per tutta la durata dell’esperimento (giorni 8-35), mentre lo stesso aumento di P disponibile nella dieta a basso contenuto proteico è risultato in una diminuzione del FCRc di 7 punti. Risulta inoltre interessante che, aumentando la concentrazione di P disponibile si può osservare una riduzione della concentrazione di acido urico plasmatico, fatto particolarmente marcato a un livello moderato di CP della dieta, indicante un’interazione tra il CP della dieta e il P disponibile. Questi risultati hanno potuto confermare le ricerche svolte in precedenza nei roditori, dove il P della dieta può influenzare il metabolismo azotato post-assorbimento e può anche influenzare i processi di deaminazione e di detossificazione ammoniacale. La potenziale influenza del P disponibile sulla ritenzione azotata e sulla gestione dell’ammoniaca è pertanto un’area di interesse per studi futuri.

Conclusioni

Il ruolo di P (o più accuratamente P digeribile o disponibile) nel metabolismo amminoacidico, nel ciclo azotato, nella detossificazione ammoniacale e nelle emissioni azotate non è ben chiaro. La possibilità, in ogni caso, che riducendo il CP della dieta si possano influenzare i fabbisogni dei broiler per entrambi Ca e P, esiste. Questo può accadere tramite dei meccanismi diretti come l’importanza di P nella sintesi di ATP e per l’incremento proteico e nella competizione tra il Ca e l’azoto nei tubuli renali e anche indirettamente, tramite cambiamenti impercettibili nella concentrazione di fitati solubili di diete a basso contenuto proteico. Visto che l’industria avicola globale si sta muovendo verso diete a sempre più bassi contenuti di proteina, in concerto con l’importante lavoro in corso di ottimizzare l’impiego di amminoacidi non legati alle proteine, sono richieste diverse attenzioni all’inclusione di Ca e P nelle diete. Data la complessità di queste interazioni e i vincoli nei progetti sperimentali multifattoriali, può essere giustificato un approccio di modello meccanicistico.

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Dagli atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2023

42 - nutrizionisticaNUTRIZIONISTICA

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AGENDA

15 - 17 aprile

WPDC

Western Poultry Disease Conference

Salt Lake City, Utah, USA

Per informazioni:

WPDC Foundation

1089 Veterinary Medecine Dr. OFC 4009 Davis, CA 95616

Website: www.wpdcfoundation.org

Salt Lake City Marriot City Center 220 South State Street

Salt Lake City, Utah 84111

17 - 19 aprile

PEAK 2024

Minneapolis Convention Center Minneapolis, USA

Per informazioni:

Midwest Poultry Federation

Tel.: +1 763 284 6763

Email: info@midwestpoultry.com

Minneapolis Convention Center 1301 Second Ave S, Minneapolis, MN 55403

17 - 19 aprile

8° International Conference on Poultry Intestinal Health Manila, Filippine

Per informazioni: IHSIG vzw

2024

Intestinal Health Scientific Interest Group

Knokstraat 38

9880 Aalter, Belgio

Email: info@icpih.com

8 - 10 maggio

Fieravicola Africa & Mediterranean Poultry Forum and B2B Expo Centre Rimini

Per informazioni:

Tel: +39 0547 1877115

Email: info@fieravicola.com

Website: www.fieravicola.com

13 - 15 maggio

Middle East Poultry Expo

Riyadh International Convention and Exhibition Center

Riyadh, Arabia Saudita

Per informazioni:

Website: www.mep-expo.com/en/contact-us Email: info@mep-expo.com

Riyadh International Convention and Exhibition Center

King Abdullah Rd, King Abdullah Dt., Riyadh 11564, Arabia Saudita

19 - 21 giugno

AGRI TECH Taiwan

ICC Tainan Taiwan

Per informazioni: Informa Markets Asia Ltd, Taiwan Branch

Ms. Sophia Lu

Tel.: +886 2 2738 3898

Email: aat.sales@informa.com

Website: www.agritechtaiwan.com

ICC Tainan No. 3, Guiren 12th Rd, Guiren District, Tainan City, 11 Taiwan

24 - 28 giugno

XVI European Poultry Conference Valencia Conference Center Valencia, Spagna

Per informazioni:

Technical Secretary: Turevents & Go Tel.: +34 963 528 181

Email: info@epc2024.com Website: epc2024.com

Valencia Conference Center Avenida Cortes Valencianas, 60 46015 Valencia, Spagna

12 - 15 novembre

EuroTier

Deutsche Messe Hanover, Germania

Per informazioni: Email: eurotier@DLG.org

Website: www.eurotier.com/en Messegelände, Hanover, Germania

GUIDA INTERNET

ADM Animal Nutrition Italy S.r.l. it.support@wisium.com

www.admanimalnutrition.com

Agritech commerce@agritech.it www.agritech.it

Albitalia infotecniche@albitalia.com www.albitalia.com

Albors info@albors.it www.albors.it

Ali Lohmann info@lohmann.it www.alilohmann.com

Arion Fasoli info@arionfasoli.com www.arionfasoli.com

Aviagen info@aviagen.com www.aviagen.com

Aviagen Turkeys Ltd turkeysltd@aviagen.com www.aviagenturkeys.com

Aza International info@azainternational.it www.azainternational.it

Babolna TETRA info@babolnatetra.com www.babolnatetra.com

Barbieri Belts info@barbieri-belts.com www.barbieribelts.com

BD Agricoltura Italia S.r.l. italia@bigdutchman.com www.bigdutchman.it

Biochem bertarelli@biochem.net www.biochem.net

Biolab 2000 biolabvr@tiscalinet.it www.biolab2000.it

Carfed International Ltd carfed@carfed.co.uk

Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it www.carfed.it

Chick Farm Europe info@chickeurope.com www.novogen-layers.com

Cizo info@cizo.it www.cizo.it

Clerici Gino S.r.l. info@clerici.it www.clerici.it

Cobb Europe info@cobb-europe.com www.cobb-vantress.com

Codaf info@codaf.net www.codaf.net

Corti Zootecnici S.r.l. info@cortizootecnici.com www.cortizootecnici.it

DSM Nutritional Products info@dsm.com www.dsm.com

Elanco italia_elanco@elanco.com www.elanco.com

EuroTier eurotier@dlg.org www.eurotier.com

Evonik luca.iacoianni@evonik.com www.evonik.com

Facco Poultry Equipment facco@facco.net www.facco.net

FIEM fiem@fiem.it www.fiem.it

FierAgricola Verona fieragricola@veronafiere.it www.fieragricola.it

FierAvicola info@fieravicola.com www.fieravicola.com

Gasolec sales@gasolec.com www.gasolec.com

GI-OVO B.V. sales@gi-ovo.com www.gi-ovo.com

Giordano Poultry Plast info@poultryplast.com www.poultryplast.com

Hendrix Genetics info@hendrix-genetics.com www.hendrix-genetics.com

Hubbard contact.emea@hubbardbreeders.com www.hubbardbreeders.com

Hy-Line International info@hyline.com www.hyline.com

Impex Barneveld BV info@impex.nl www.impex.nl

Intracare info@intracareitaly.com www.intracare.nl

Lallemand animalitaly@lallemand.com www.lallemandanimalnutrition.com

Lubing System info@lubing.it www.lubingsystem.com

Marel info.poultry@marel.com www.marel.com/en/poultry

Mbe Breeding Equipment info@mbefabriano www.mbefabriano.it

Meyn sales@meyn.com www.meyn.com

MSD Animal Health S.r.l. www.msd-animal-health.it

Newpharm info@newpharm.it www.newpharm.it

Officine Meccaniche Vettorello luciano@officinevettorello.it www.officinevettorello.com

Petersime N.V. info@petersime.com www.petersime.com

Riva Selegg info@rivaselegg.com www.rivaselegg.com

Royal Pas Reform info@pasreform.com www.pasreform.com

Roxell info@roxell.com www.roxell.com

Reventa info.reventa@munters.de www.reventa.de

Sacco S.r.l. info@saccosystem.com www.saccosystem.com

Schropper office@schropper.at www.schropper.at

Ska ska@ska.it www.ska.it

Sime-Tek info@sime-tek.com www.sime-tek.com

Space info@space.fr www.space.fr

Specht Ten Elsen GmbH & Co. KG info@specht-tenelsen.de www.specht-tenelsen.de

Sperotto info@sperotto-spa.com www.sperotto-spa.com

Tezza tezza@tezza.it www.tezza.it

TPI-Polytechniek info@tpi-polytechniek.com www.tpi-polytechniek.com

Valli info@valli-italy.com www.valli-italy.com

Val-co intl.sales@val-co.com www.val-co.com

VDL Agrotech info@vdlagrotech.nl www.vdlagrotech.com

VDL Jansen info@vdljansen.com www.vdljansen.com

Vencomatic Group B.V. info@vencomaticgroup.com www.vencomaticgroup.com

Vétoquinol Italia italy_ascor@vetoquinol.com ascor.vetoquinol.it

Victoria victoria@victoria-srl.com www.incubatricivictoria.com

Direttore responsabile Lucio Vernillo

Redazione Daria Domenici (zootecnica@zootecnica.it)

Referente Italia

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Art Direction e impaginazione Laura Cardilicchia – elleciwebstudio.com

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