Zootecnica International - Rivista Avicola - edizione italiana - 07/08 luglio-agosto 24

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Sostenibilità e trasferibilità nel mondo dell’avicoltura italiana

Cascina Felizia, un allevamento di eccellenza per un futuro sostenibile

Pubblicato lo studio su costi e implicazioni dell’European Chicken Commitment (ECC) nell’Unione europea

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Tramoggette Gió: le originali senza griglia

Appositamente realizzate per grandi allevamenti, grazie alla facile regolazione della quantità di mangime e all'assenza della griglia (che impedisce ai pulcini di rimanere intrappolati), le tramoggette Gió presentano numerosi vantaggi: semplici da usare e veloci da pulire, portano ad una notevole riduzione dei costi di lavoro.

EDITORIALE

L’inizio dell’estate ripropone il temuto esame di maturità, che per migliaia di ragazzi rappresenta il lasciapassare per studi universitari o per altri percorsi legati al loro futuro.

Tra gli argomenti assegnati quest’anno non poteva mancare quello sulla vita digitale tra selfie e blog, che rappresenta la traccia ideale per chi vive una costante e inestricabile compenetrazione tra realtà virtuale e vita reale.

La Rete è ormai un contesto in cui i giovani trascorrono gran parte del loro tempo, svolgendo attività che prima riguardavano esclusivamente la vita reale.

I profili social vengono coltivati con continuità e scrupolo per trasmettere alla comunità di amici e ai nuovi contatti un’immagine di sé spesso camuffata e distante dall’identità reale.

I selfie servono per immortalare momenti, situazioni, stati d’animo e la loro pubblicazione risponde al desiderio di ostentazione dell’io, in una dinamica che spesso raggiunge livelli ossessivi e parossistici.

I blog aumentano l’auto-narrazione e documentano con spiccato spirito di cronaca le tappe della propria giornata, scandite da emozioni, sensazioni, suggestioni, opinioni.

Tutto questo riassume la ridondante centralità della Rete con i suoi riti, le sue liturgie e consuetudini. Richiamando l’esigenza di una presumibile cultura digitale, sarebbe opportuno soffermarsi sulla parola “cultura” per ritrovarne i suoi più profondi significati.

SOMMARIO

Cascina

DOSSIER

Pubblicato lo studio su costi e implicazioni dell’European

Presentato

Combattere la diosbiosi nel broiler:

L’incremento del dosaggio di una nuova variante di 6-fitasi batterica migliora la

con Bacillus multispecie

ATTUALITÀ

BroilerNet, premiate le buone pratiche ‘top’ in Europa

Con il coinvolgimento di partner da 13 Paesi e attraverso la creazione di uno spazio per l’interazione tra scienza e pratica, BroilerNet è il progetto europeo che identifica le buone pratiche adottate nel settore avicolo su alcuni temi chiave.

BroilerNet è il primo progetto di rete europeo che mira a migliorare la sostenibilità e la resilienza del settore dei polli da carne attraverso reti nazionali e transnazionali (Broiler Innovation Networks – BIN) di allevatori, consulenti, veterinari, ricercatori e ogni altro soggetto coinvolto nel settore. Il primo ciclo di identificazione delle sfide e delle best practice per il settore avicolo europeo si è appena concluso e i temi sono stati discussi e classificati da un network di esperti provenienti da diversi Paesi europei. In questa fase sono anche stati selezionati e premiati i “BroilerNet Champions ”, realtà che si sono distinte per aver fornito esempi di buone pratiche sui tre temi del progetto.

Per il tema della sostenibilità ambientale sono state identificate le sfide che riguardano la neutralità carbonica e l’impatto ambientale delle produzioni; le materie prime per la mangimistica e la qualità dei mangimi; l’ottimizzazione della gestione energetica. In questa categoria, sono stati assegnati due premi a due realtà italiane per la raccolta e il riutilizzo della lettiera esausta per la produzione di fertilizzante e per la best practice dell’utilizzo di energia elettrica da fotovoltaico (ne parliamo in questo numero con un’intervista esclusiva al titolare, N.d.R.) e

uno alla Francia per la promozione di insetti come fonte di proteine per i mangimi.

Sul tema del benessere animale le tre sfide prioritarie individuate sono state la formazione e istruzione degli allevatori, la genetica e la gestione del clima negli allevamenti. Due premi sono stati assegnati alla Spagna per aver presentato esempi efficienti di audit interni sull’abbattimento d’emergenza e di utilizzo di piattaforme sopraelevate come materiale di arricchimento negli allevamenti; un produttore svedese è stato premiato per aver sviluppato un programma per la salute delle zampe.

Per il tema della salute degli animali tra le sfide prioritarie del settore sono state individuate il miglioramento della biosicurezza in allevamento, il contrasto all’Influenza Aviaria e la riduzione dell’uso di antimicrobici in allevamento. A ricevere i premi sono stati un produttore francese per aver implementato le misure di biosicurezza con l’utilizzo di attrezzature dedicate, uno strumento tedesco di autoanalisi dei fattori di rischio relativi all’Influenza Aviaria e la best practice finlandese del riscaldamento centralizzato a circolazione ad acqua con fonti di energia rinnovabile.

Stefan Gunnarsson, coordinatore di BroilerNet , è rimasto molto colpito dal numero di buone pratiche presentate in tutti i Paesi: “ Più di 400 persone all’interno del settore europeo dei polli da carne hanno dato il loro contribuito a BroilerNet. È molto positivo constatare l’impegno e l’entusiasmo dei partecipanti alle reti nazionali che hanno individuato importanti sfide del settore e, insieme, hanno lavorato all’individuazione di best practice in tutta Europa. I nostri gruppi di esperti tematici hanno contribuito, con la loro esperienza scientifica e pratica, a garantire la qualità del processo. Si spera che l’intenso lavoro sia utile agli allevatori europei e, a lungo termine, contribuisca a una maggiore resilienza e sostenibilità dell’allevamento di polli da carne dell’UE.”

Schede informative, video e interviste sono disponibili qui: www.broilernet.eu/knowledge-hub www.broilernet.eu

International Egg Commission: l’aggiornamento dell’economista Trevor Williams

L’ex capo economista della Lloyds Bank, il professor Trevor Williams, ha presentato un approfondito aggiornamento economico globale ai delegati dell’IEC di Edimburgo lo scorso aprile.

Nell’ambito della sua presentazione esclusiva, il professor Williams ha analizzato l’impatto economico dell’instabilità geopolitica, della crescita demografica e del rapido cambiamento tecnologico, concludendo con un’analisi degli effetti sull’industria delle uova.

L’inflazione rallenta

Il professor Williams ha spiegato come abbiamo “schivato un proiettile” evitando una recessione in seguito all’instabilità degli ultimi anni, illustrando che l’inflazione globale ora sta diminuendo: “I prezzi stanno ancora salendo, ma stanno salendo più lentamente. Si prevede che la riduzione globale dell’inflazione persisterà – e in realtà diminuirà. In altre parole, l’inflazione rallenterà più di quanto stiamo vedendo attualmente”.

I tassi di interesse si dimezzeranno

Con il rallentamento dell’inflazione, ora c’è spazio per un calo dei tassi di interesse: “Non abbiamo più bisogno di tassi di interesse ai livelli di emergenza a cui sono arrivati per garantire che la pressione fosse contro l’aumento dei prezzi. È chiaro che la ripresa è in corso”, ha detto il professor Williams, prevedendo che, in media, i tassi di interesse si dimezzeranno nei prossimi 9 mesi.

Potere di spesa post-pandemica e tassi di disoccupazione

Trevor Williams ha spiegato come la pandemia di Covid-19 abbia portato oggi un maggiore potere di spesa per i consumatori, che deve ancora essere reimmesso nell’economia: “Le persone che potevano risparmiare nel 2020 a causa del blocco lo hanno fatto. Queste persone non hanno ancora speso tutti i soldi risparmiati in questo periodo”. Inoltre, in molti Paesi i tassi di disoccupazione

sono ai livelli più bassi dal 2001, dimostrando una ripresa dell’occupazione geograficamente diffusa.

Accordi commerciali

Il professor Williams ha riferito che il commercio internazionale gioca un ruolo cruciale nella prosperità globale: “Maggiore è l’aumento della quota di esportazioni e importazioni del Paese, maggiore è l’aumento del suo PIL pro capite. Quindi, più i mercati sono aperti, maggiore è la possibilità di prosperità”.

Fonte: International Egg Commission

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Biolab 2000 esegue analisi chimiche dei mangimi, nuclei, cereali e foraggi per l’alimentazione animale che prevedono:

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Lubing Pad Climate, la soluzione per l’estate

La tecnologia Lubing Pad Climate sfrutta al massimo le caratteristiche dell’acqua per creare sistemi di raffrescamento ad alta efficienza per gli allevamenti avicoli, cunicoli e suinicoli.

Un ambiente fresco, con il giusto tasso di umidità e con una ridotta presenza di polveri nell’aria è fondamentale per allevare animali sani e robusti.

Il Pad Climate consiste in una struttura dove va montata una serie di pannelli evaporativi, in carta o plastica, che raffrescano e umidificano l’aria che passa al loro interno. La struttura va montata adiacente al capannone, in posizione opposta rispetto agli estrattori.

Come funziona?

L’acqua presente nella canalina inferiore viene spinta verso l’alto dalla pompa che la porta al tubo di distribuzione superiore; questo elemento spruzza l’acqua sul deflettore, che la distribuisce omogeneamente sulla parte superiore del pannello evaporativo.

Scendendo lungo la struttura alveolare del pannello, l’acqua provvede a bagnarlo completamente, per poi defluire nuovamente

nella canalina inferiore dove viene ripescata dalla pompa.

L’acqua che passa attraverso il pannello evaporativo assorbe il calore presente nell’aria, raffrescandola e umidificandola allo stesso tempo. Grazie a questo sistema naturale di raffrescamento, all’interno del capannone avremo aria più fresca e umida, senza aggiunta di energia esterna al sistema.

Pannello in plastica

I sistemi di raffrescamento con pannelli sono ben noti per il raffrescamento e l’umidificazione dei capannoni avicoli, ma i pannelli in plastica sono relativamente nuovi. La domanda più comune è se i pannelli in plastica possano produrre lo stesso livello di raffrescamento dell’aria dei tradizionali pannelli in carta. In breve, la risposta è sì. Con il pannello in plastica LUBING, prodotto in polipropilene e molto più leggero, si ottengono gli stessi risultati di raffrescamento e umidità dei pannelli in carta. Ma la differenza sta nel fatto che è necessaria molta meno energia per la ventilazione!

La speciale disposizione delle superfici solide e delle strutture a rete (design brevettato) assicura una distribuzione ideale dell’acqua attraverso il pannello con una minore perdita di pressione rispetto ai pannelli in carta. Ciò consente una corretta bagnatura e minori spruzzi, con conseguente elevata capacità di raffrescamento, soprattutto nelle regioni a clima caldo. L’uso di fogli di polimeri ad alta resistenza in combinazione con la saldatura termica garantisce la massima stabilità e una lunga durata. Inoltre, i pannelli in plastica possono essere facilmente puliti con un’idropulitrice senza danneggiarli. Questo aumenta notevolmente la durata di vita rispetto ai pannelli di carta. Inoltre, l’uso di additivi stabilizzanti ai raggi UV garantisce un’eccezionale resistenza ai raggi del sole per anni. I requisiti per la qualità dell’acqua sono molto bassi.

Vantaggi del sistema

Pad Climate

• Per il raffrescamento evaporativo dei capannoni di polli, ovaiole, riproduttori, tacchini, conigli, suini e serre.

• Eccellente capacità di raffrescamento – design brevettato: la speciale disposizione delle superfici solide e delle strutture a rete assicura una

perfetta distribuzione dell’acqua in tutto il Pad. Questo permette una perfetta bagnatura, meno spruzzi d‘acqua e quindi un‘eccellente capacità di raffrescamento.

• Facile da pulire: l’uso di fogli di polimeri saldati e altamente resistenti permette di pulire il Pad in plastica senza difficoltà e senza danneggiare i pannelli. Possibilità di pulizia dei nostri pannelli con idropulitrice a 120 bar.

• Lunga durata: l’uso di fogli di polimero in combinazione con la termosaldatura garantisce la migliore stabilità e una lunga durata.

• Minima perdita di pressione: il pannello in plastica è caratterizzato da una bassa perdita di pressione. Ad una velocità dell’aria di 1,5 m/s la perdita di pressione del Pad in plastica è inferiore ai 10 Pa contro i 30-35 Pa dei pannelli in carta. A causa della bassa perdita di pressione, il pannello in plastica minimizza il consumo di energia in modo sostanziale.

• Alta resistenza agli UV: l’uso di additivi stabilizzanti UV assicura un’eccezionale resistenza ai raggi UV per anni.

• Impermeabile alla luce: la geometria del pannello in plastica blocca la luce.

• Resistenza chimica: il pannello in plastica è fatto di polipropilene. Questo materiale è altamente resistente alla maggior parte dei prodotti chimici.

• Efficienza simile alla carta (70-75% di base): con la differenza che, nel tempo, quella della carta peggiora mentre, grazie al reticolo brevettato, quella dei pannelli LUBING migliora per la formazione dei depositi che ne aumentano la superficie di scambio.

• Peso: i pannelli in plastica LUBING sono molto più leggeri di quelli in carta.

• Igiene: i pannelli in plastica non assorbono, quindi non rilasciano odori sgradevoli.

della SIPA contributo di:

Società Italiana di Patologia Aviare Sezione Italiana della

- www.mvcongressi.com

LXIII CONVEGNO

ANNUALE SIPA

Aviconiglicoltura italiana: sostenibilità e trasferibilità nel mondo Rimini

10 MAGGIO

2024

Sostenibilità e trasferibilità nel mondo dell’avicoltura italiana

Fiera di Rimini

4 th Joint Meeting Organized by SIPA (Società Italiana di Patologia Aviare), WPSA (Associazione Scientifica di Avicoltura) e ASIC (Associazione Scientifica Italiana di Coniglicoltura)

Si è svolto a Rimini il 10 maggio scorso il LXIII Convegno annuale della Società Italiana di Patologia Aviare dal titolo “Aviconiglicoltura italiana: sostenibilità e trasferibilità nel mondo”.

Il convegno ha rappresentato il quarto evento congiunto tra SIPA, WPSA e ASIC e si è svolto nell’ambito della manifestazione Poultry & Mediterranean Forum che si è tenuta alla Fiera di Rimini nel mese di maggio. Moderatori dell’incontro sono stati la prof.ssa Angela Trocino, il prof. Massimiliano Petracci e il prof. Mattia Cecchinato

Ad aprire il convegno è stato Luca Buttazzoni, Referente FAO del National Focal Point italiano - Centro di Ricerca Zootecnia e Acquacoltura, CREA ZA, Roma, che è intervenuto su “Le risorse genetiche avicunicole italiane nel DAD-IS della FAO”

L’Italia negli anni ’70 è stato uno dei primi Paesi al mondo a porsi il problema della conservazione delle razze di interesse zootecnico; nel 1986 si è iniziato a utilizzare il termine ‘biodiversità’ e nel 1990 in Italia è stato creato il Centro nazionale per la salvaguardia dell’animale in via di estinzione. Insieme ad altri 196 Paesi, l'Italia ha ratificato la Convenzione sulla diversità biologica: della sua tutela si occupa la FAO, che ne segue lo sviluppo in ogni Paese.

La tutela della risorsa genetica animale ha lo scopo di mantenere la variabilità genetica, favorendo quindi l’adattabilità e, di conseguenza, anche la sopravvivenza della specie al variare dell’ambiente. Attualmente, negli allevamenti intensivi le razze scelte sono poche e sono quelle che danno le rese migliori, ma si tratta di una situazione specifica, che non deve oscurare la presenza e la sopravvivenza di razze autoctone, che possono essere favorevolmente utilizzate in determinate situazioni. La genetica “rurale” infatti, oltre alle caratteristiche estetiche di alcune razze, consente di produrre in ambienti difficili e si concilia anche con il mantenimento dell’habitat rurale.

Buttazzoni ha sottolineato che negli ultimi decenni la popolazione italiana si è fortemente urbanizzata ed è molto aumentata la sensibilità nei confronti del benessere animale (senza tener conto degli animali da compagnia che oggi sono considerati ormai parte integrante della famiglia). Il mantenimento delle razze autoctone oggi richiede, da parte degli allevatori, il riconoscimento di determinati caratteri fenotipici e l’intenzione di fondare libri genealogici di razza.

Purtroppo, a differenza di bovini, suini e ovini, in Italia non esiste una corrispondenza con le definizioni comunitarie di razza, ma è possibile iscrivere le razze all’anagrafe nazionale della biodiversità, in cui si registrano le risorse genetiche di interesse alimentare e agrario di origine vegetale, animale o microbica soggette a rischio di estinzione o erosione genetica, come avviene ad esempio per la gallina marchigiana e il tacchino romagnolo.

Attualmente sono inserite in programmi di conservazione 18 razze di pollame e 7 di tacchini, allo scopo di tutelarne la biodiversità.

Martino Cassandro, Professore di Zootecnia Generale e Miglioramento Genetico Animale – DAFNAE - UniPD Agripolis, Legnaro (PD), è intervenuto sulla “Gestione genetica delle razze locali e loro utilizzo in sistemi di allevamento alternativi” illustrando i sistemi di allevamento avicolo, le risorse avicole disponibili e il loro utilizzo in varie aree dell’Europa e dell’Africa.

Nel mondo esistono due sistemi di allevamento avicolo: uno commerciale, fortemente integrato e industrializzato, che utilizza ibridi commerciali ed è tipico dei Paesi più sviluppati, e uno a villaggio o a cortile, che utilizza razze autoctone o locali, prevalente nelle zone rurali, dove le razze indigene formano la prevalenza della biodiversità genetica nel pollame. L’allevamento rurale avviene in strutture poco specializzate, con alimentazioni di risulta, senza specifici programmi alimentari, infrastrutture, assistenza tecnica: esattamente il contrario dell’allevamento intensivo.

Tra le diverse tipologie di risorse genetiche avicole, il prof. Cassandro ha indicato innanzitutto le risorse mutanti, che hanno espresso nel tempo una mutazione di interesse fenotipico e che possono avere caratteri favorevoli a determinate situazioni (come il gene del collo nudo, più tollerante al calore) o con uno specifico colore delle penne, utile per determinare il sesso dei pulcini. Questi fenomeni, ben noti, sono utili anche nella didattica della genetica. Altre risorse genetiche sono le specializzate, sviluppate presso istituzioni pubbliche come strumenti di ricerca per comprendere vari fenomeni biologici e utilizzate talvolta anche per essere integrate in programmi di selezione commerciale.

Le linee Inbred, o consanguinee, sono state sviluppate nelle Università e dall’industria di genetica avicola per comprendere la depressione da consanguineità e per replicare i successi ottenuti negli incroci. Infine, le razze standard comprendono tutte le razze riconosciute dalle varie associazioni di razza in tutto il mondo. Alcune, come la Chantecler, sono resistenti al freddo, altre sono in grado di produrre uova a guscio bianco, altre, come la Padovana, si distinguono per la conformazione della testa. Tra queste c’è la Livornese, ovaiola conosciuta in tutto il mondo, dalla quale origina la maggior parte delle linee di galline ovaiole a guscio bianco. Secondo Martino Cassandro, nel prossimo futuro, considerando la diversificazione del mercato, il cambiamento delle condizioni di produzione e le nuove abitudini dei consumatori spingeranno gli allevatori a interessarsi ad animali ad alta resi-

lienza, che possano mantenere un buon livello di produzione e prodotti di qualità, con sistemi sostenibili a basso impatto ambientale e antibiotic-free.

Il convegno è proseguito con l’intervento dell’olandese Suzanne Bosman, Poultry Vets, The Netherlands, e di Alessandro Scolari, Laboratorio Vallerana Srl, Cremona, che hanno dialogato sulle problematiche sanitarie legate all’allevamento di polli a crescita lenta in un intervento dal titolo “Raising slow-growing broilers in Holland and Italy: differences and similarities ”.

In Olanda il mercato ha visto un notevole cambiamento a causa delle richieste del consumatore, che preferisce polli di linee a crescita lenta: questo ha comportato negli ultimi 15 anni un calo produttivo del 40% della produzione di broiler commerciali e un parallelo aumento dell’allevamento a crescita lenta, ovvero 49 giorni di ciclo con razze specifiche e densità tra i 12 e 16 soggetti per m2, con un accrescimento giornaliero massimo attorno ai 50 grammi.

In Olanda le categorie vengono identificate con le stelle, da 1 a 3, e per tutte è prevista un’alimentazione con granaglie e presenza di balle di paglia; la differenza dipende dalla disponibilità del giardino di inverno o dello spazio all’aperto. Nell’allevamento identificato con 1 stella (massimo 25 kg carne per m2, pari a 9-12 soggetti, con balle di paglia, granaglie nell’alimentazione, razze a crescita lenta e giardino di inverno) sono stati diagnosticati alcuni problemi sanitari, legati sia all’alimentazione (da adeguare, in virtù della crescita rallentata), che ambientali (dovendo gestire l’accesso al giardino di inverno diventa più problematico ottenere una ventilazione uniforme). Pare che la ventilazione insufficiente abbia favorito episodi di bronchite infettiva, rendendo difficile, anche per la mino -

re densità, l’eventuale rivaccinazione. Si sono inoltre notati episodi di malattia di Marek, legata probabilmente sia alla maggiore età di macellazione (poiché il virus ha più tempo per sviluppare, si manifesta con sintomi e lesioni), che a capannoni difficili da pulire a causa dell’accesso all’aperto, il che favorisce anche della forte persistenza del virus nell’ambiente. Anche il Reovirus, con le tipiche tenosinoviti, si è manifestato più di frequente negli allevamenti a lenta crescita, forse per la maggiore difficoltà di disinfezioni finali o forse per i traumi legati al saltare sulle balle di paglia. Per ciò che riguarda l’impatto sull’ambiente, pare che l’impronta di carbonio dei diversi tipi di allevamento sia inferiore in quella industriale rispetto a quella degli allevamenti con razze a lenta crescita. Occorre pertanto rivedere con attenzione queste nuove mode alimentari, sia in termini di benessere che di impatto ambientale, per meglio indirizzare la richiesta del mercato.

In Italia l’allevamento del pollo a lenta crescita è quello rurale vero e proprio, destinato all’autoconsumo, oppure quello che si rifornisce presso allevatori, detti svezzatori, che a loro volta acquistano pulcini negli incubatoi. Tutte le filiere alimentari producono anche polli alternativi, a lento accrescimento, presenti nella grande distribuzione.

In Europa si parla di circa il 7% del mercato occupato dai polli a lenta crescita rispetto a quelli convenzionali, con differenze anche notevoli tra i vari Paesi: in Francia arriva al 36%, mentre in Germania si ferma al 3%.

Per ottenere la certificazione di polli a lenta crescita sono previsti numerosi controlli e l’adesione a determinati protocolli che riguardano le modalità di allevamento, l’alimentazione, l’età di macellazione, il genotipo, altre variabili come arricchimenti, luci, spazi esterni.

In particolare:

• l’allevamento estensivo al coperto non deve superare i 15 capi/m2, non più di 25 kg peso vivo e deve raggiungere almeno i 56 giorni di età;

• quello all’aperto non supera i 13 capi/m2, l’animale deve avere accesso per almeno metà della vita all’aperto, con 1 m2 /pollo e mangime contenente almeno il 70% di cereali;

• il rurale all’aperto non supera i 12 capi/m2, ciascun ricovero non deve contenere oltre 4800 polli, l’età minima di macellazione è di 81 giorni e l’animale deve trascorrere almeno 6 settimane all’aperto;

• il rurale in libertà ha le stesse caratteristiche del precedente ma ha spazi all’aperto illimitati.

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Circa i genotipi a lento accrescimento, le maggiori aziende genetiche del settore (Hubbard, Aviagen, Ali Lohmann, Hy-Line) insieme ad altre tradizionali (Aglietto, Kabir, Cessta, Caringa) hanno approntato una serie di razze a lenta crescita, alcune utilizzabili anche nella produzione biologica.

Il mercato italiano ha visto aumentare la disponibilità di prodotti identificati per determinate caratteristiche: il 28% è allevato con “maggior benessere” e il 40% senza uso di antibiotici. Sono aumentate anche le richieste di polli a crescita lenta, allevati in ambienti a luce naturale e con arricchimenti, come le balle di paglia: negli ultimi due anni sono infatti triplicati.

Naturalmente queste razze a crescita lenta hanno caratteristiche specifiche: si muovono e razzolano di più, sono più nervose, nell’arco della

giornata consumano meno mangime e bevono meno acqua dei polli a rapida crescita. Da queste caratteristiche derivano comportamenti che comportano l’adozione di specifiche strategie gestionali, come una temperatura più alta all’arrivo, il contenimento con recinzioni della pulcinaia, una maggior cura nel favorire l’assunzione del mangime e arricchimenti ambientali realizzati di solito con balle di paglia.

Per quanto riguarda le condizioni sanitarie, la minore densità favorisce certamente una minore mortalità (3% rispetto al 5% del pollo commerciale), con arti più robusti e minori lesioni podali, che sono tutti sintomi di migliore benessere, ma – similmente a quanto osservato in Olanda – si rileva una maggiore frequenza della malattia di Marek, clostridiosi e coccidiosi (per la quale è più difficile ottenere una buona

immunità, dato che i soggetti giovani accedono all’aperto troppo presto) e reovirosi. Anche le lesioni sternali, a causa della conformazione del petto, poco sviluppato, si manifestano con bursiti.

Recentemente si sono notato fenomeni di white striping anche in razza a lenta crescita, osservati al macello nel 30-40% dei petti, con degenerazione delle fibre muscolari. Inoltre per quanto riguarda l’impatto ambientale, anche in Italia come in Olanda si nota l’indubbio vantaggio dei broiler convenzionali rispetto a quelli a lenta crescita: in virtù del costante miglioramento delle conversioni alimentari, l’utilizzo dell’alimento viene ottimizzato con relativo abbassamento dell’impronta di carbonio.

Le razze a crescita lenta hanno un impatto ambientale tra il 10 e il 60% maggiore rispetto al broiler commerciale. D’altra parte, ha concluso Alessandro Scolari, il pollo a crescita lenta viene allevato in un ambiente con migliore benessere e la carne ha migliori caratteri qualitativi, inoltre consente di usare aree in zone disagiate che altrimenti sarebbero inutilizzate.

Occorre però che i consumatori siano informati in modo corretto ed equilibrato sulle caratteristiche delle diverse produzioni avicole, in modo che possano consapevolmente e liberamente scegliere il prodotto da acquistare.

Il benessere dei polli allevati è importante, ma non può però essere valutato senza tenere in considerazione la necessità di alimentare il mondo evitando gli sprechi di risorse.

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Cascina Felizia, un allevamento di eccellenza per un futuro sostenibile

A una trentina di km a sud-ovest di Torino, a pochi metri dal bioparco Zoom, sorgono i capannoni che ospitano i circa 50.000 broiler di Cascina Felizia. Di come sia possibile questa serena convivenza ci ha parlato Roberto Pons, che insieme alla moglie Tiziana e ai suoi tre figli - in particolare Mattia, che ha studiato agraria - è riuscito a creare un allevamento intensivo che ha le sembianze di un parco naturalistico.

Cascina Felizia è stata fondata 60 anni fa e da allora ha vissuto molte vite diverse, una delle quali è iniziata quando Roberto e sua moglie Tiziana, stanchi di lavorare in strutture

Daria Domenici

che andavano bene 50 anni fa ma che non erano più al passo con i tempi, si sono rivolti a un’azienda di Treviso che aveva la necessità di installare pannelli fotovoltaici e guardava interessata ai tetti dei capannoni di Cascina Felizia. Grazie a questa collaborazione, in poco tempo sono state bonificate e sistemate le vecchie strutture in amianto e in lana di roccia e sono stati installati i pannelli, con una parte in autoconsumo. I quattro capannoni che ospitano i circa 50.000 broiler (l’azienda è in soccida con Amadori, dove lavora anche Roberto in qualità di tecnico) oggi sono completamente ricoperti da pannelli fotovoltaici. “Abbiamo una produzione di 500 kW, a cui si aggiungono 25 kW di produzione privata in autoconsumo, che presto diventeranno 45 kW. Se guardi l’azienda dall’alto, vedi solo pannelli fotovoltaici”, ci spiega Roberto con una punta di fierezza.

Una seconda fase di trasformazione che ha vissuto Cascina Felizia è avvenuta con la pavimentazione dei primi 1500 metri quadri intorno all’azienda. Oltre a offrire ottime garanzie in termini di biosicurezza, “la pavimentazione in cemento armato elicotterato (altamente resistente all’uso, alle sollecitazioni, agli agenti chimici e microbiologici e alle abrasioni) mi è servita per dare una grande impronta di pulizia”, prosegue Roberto Pons. “Poi ci siamo dedicati all’interno e al benessere degli animali: abbiamo portato l’aria nei capannoni con la ventilazione forzata, abbiamo perfezionato la tipologia di gestione dell’allevamento, ci siamo assicurati di apportare migliorie continue e di rispettare tutti i nuovi standard necessari, richiesti dal periodo a cui andavamo incontro”.

La terza vita di Cascina Felizia inizia con un evento traumatico: nel 2017 uno dei capannoni prende fuoco a causa di un malfunzionamento dei pannelli fotovoltaici. “In otto minuti se ne sono andati completamente in fumo 1.000 metri quadri di capannone”, ricorda Roberto. “Una persona normale si sarebbe fatta prendere dalla disperazione, ma quando ho saputo che mia moglie e i miei figli stavano bene, a quel punto ero già impegnato a comprare il capannone nuovo e in nove mesi esatti abbiamo ricostruito tutto. Il nuovo capannone rispondeva ai massimi standard in termini di biosicurezza e di gestione dell’allevamento e lo abbiamo inaugurato con un evento di presentazione. Da quel giorno abbiamo potuto anche migliorare il funzionamento dei vecchi capannoni: anzi, la presenza di una struttura completamente nuova accanto alle altre in cui il sistema di produzione era già rodato, ci ha permesso di prendere il meglio da entrambi i metodi

di produzione. Non è detto, infatti, che il vecchio sia da buttare: i vecchi e i nuovi sistemi possono dialogare tra loro, purché l’obiettivo sia quello di migliorare entrambi, in uno scambio proficuo tra passato e modernità”.

Il processo di miglioramento di Cascina Felizia non si ferma, perché Roberto Pons ha un obiettivo: calarsi nell’ecosistema, entrare a far parte del territorio avendone cura, mostrare che anche un allevamento intensivo può essere sostenibile. Quindi prosegue con la pavimentazione in cemento armato, in modo da garantire entrata e uscita a senso unico nel pieno rispetto delle misure di biosicurezza; realizza quello che chiama un “arco tridimensionale” per la disinfezione dei mezzi in entrata (un arco classico, a cui Roberto ha l’idea di aggiungere tre canaline a terra che riescono a disinfettare anche i punti morti), installa una centralina per il controllo della CO2, rivede il sistema di controllo alimentare. I riconoscimenti non tardano ad arrivare (nel 2017 e nel 2019 l’azienda è premiata come eccellenza del settore avicolo italiano) e la trasformazione, spiega Roberto, va avanti: “per anni, in avicoltura, abbiamo puntato a sistemare l’interno, dimenticandoci completamente dell’esterno. Secondo me invece è importante dare un’immagine di appartenenza al territorio. Per questo abbiamo sistemato il terreno intorno ai capannoni creando dei mini-parchi con prato all’inglese, su cui crescono salici ridenti, rose, ciliegi. Questi

Roberto Pons

interventi non servono solo a rispettare l’ecosistema, ma hanno anche un beneficio diretto sul benessere animale e sulla gestione dell’azienda: il verde intorno, infatti, ci permette di abbassare la temperatura in estate di 5-6 °C, dovendo quindi ricorrere a minori sforzi per garantire una corretta ventilazione per gli animali”.

Infine, il colpo di genio: la piantumazione delle Paulownie, piante che assorbono un quantitativo di anidride carbonica fino a 10 volte superiore a quello delle altre specie e che hanno un ritmo di crescita altissimo. Accanto all’allevamento adesso c’è un vero e proprio parco, con due cupole (una realizzata con le piante di Paulownia e una in legno), dove si può fare yoga o passeggiare, in cui si possono ammirare le casette per gli insetti impollinatori disseminate un po’ ovunque, accanto a una parte di terreno dove oggi l’azienda, in collaborazione con il WWF, coltiva grano per Barilla.

Dopo aver constatato quanto Cascina Felizia sia una realtà particolare, davvero integrata nel territorio al quale è fiera di appartenere, con Roberto Pons abbiamo parlato anche del futuro dell’avicoltura. La sua ricetta è sempli-

ce: innanzitutto dovremmo insegnare agli allevatori come integrarsi nel territorio, attraverso lo scambio di buone pratiche e corsi di aggiornamento, perché “trasmettere il nostro sistema di lavoro, sano, integrato, è la cosa più importante. Non sono i premi che fanno i risultati, sono solo riconoscimenti di un lavoro fatto con passione”. Poi andrebbe migliorata la qualità della comunicazione: “in questi ultimi anni gli allevatori sono stati additati come insensibili maltrattatori di animali, a causa di alcune realtà che - è inutile negarlo - esistono, così come in ogni categoria professionale ci sono purtroppo persone che lavorano male. Ma se tutti si impegnano a migliorare, aprono le porte al pubblico per far vedere che non hanno niente da nascondere, dimostrano che un allevamento intensivo immerso nel verde può essere piacevole da frequentare, nessuno potrà più accusarci di niente. Per questo motivo il 27 maggio scorso ho organizzato una grande festa rivolta ai bambini delle scuole, con numerose attività pensate proprio per educare i più giovani, per far conoscere il nostro lavoro e ribadire la necessità di rispettare il territorio.”

La cupola realizzata con le piante di Paulownia

E il 27 maggio, infatti, a Cascina Felizia si sono riuniti oltre 300 allievi delle scuole della zona per una giornata di educazione ambientale, patrocinata dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari e di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. Nel corso della giornata i bambini hanno capito l’importanza delle piante per arginare il rischio idrogeologico nel gazebo di Re Soil Foundation, hanno imparato a spegnere un incendio nel bosco grazie all’intervento della squadra AIB, hanno scoperto come vive un pollo grazie alla lezione-gioco della prof.ssa Elena Grego del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Torino, hanno capito l’importanza degli insetti impollinatori per la sopravvivenza del nostro pianeta, scoperto come viene prodotto il miele e quali sono le caratteristiche dei semi e la loro importanza per l’alimentazione sia umana che animale. Tutti i bambini, al termine della festa, hanno ricevuto in dono una pianta di Paulownia da portare a casa, perché, come dice Roberto Pons, “se oggi stesso ognuno di noi piantasse una pianta, stasera sul nostro pianeta avremmo 7 miliardi di nuove piante”. Come dargli torto?

Premio BroilerNet alle eccellenze del settore avicolo italiano

Nel corso dell’ultimo Poultry Forum (Rimini, 8-10 maggio 2024) Roberto Pons ha ricevuto da Unaitalia il premio BroilerNet per la sua gestione virtuosa dell’energia elettrica ricavata dal fotovoltaico. Il premio gli è stato assegnato per il suo impegno per la sostenibilità e l’innovazione, che rappresenta un modello di riferimento per l’intero settore, a dimostrazione di come sia possibile coniugare efficienza energetica produttiva, responsabilità sociale e rispetto per l’ambiente. Il riconoscimento è stato selezionato dal network europeo all’interno del progetto BroilerNet, cui Unaitalia aderisce insieme ad altri 12 Paesi.

www.broilernet.eu

LA PRINCIPALE FIERA MONDIALE PER ALLEVATORI PROFESSIONISTI

Una delle casette per gli insetti impollinatori presenti intorno all'azienda

Pubblicato lo studio su costi e implicazioni dell’European Chicken Commitment (ECC) nell’Unione europea

AVEC, l’associazione europea che riunisce tutte le rappresentanze nazionali del settore avicolo europeo, ha pubblicato lo studio “Costs and Implications of the European Chicken Commitment in the EU”, condotto in modo indipendente da RSK ADAS Ltd (ADAS), società di consulenza inglese specializzata in agricoltura.

Lo studio di impatto analizza i costi e le implicazioni di un’eventuale adozione dell’European Chicken Commitment (ECC) nella totalità delle produzioni di carne di pollo europee. L’ECC è un insieme di criteri per l’allevamento dei polli da

carne promosso e concordato da alcune organizzazioni europee per la protezione degli animali e impegna i suoi firmatari ad applicare requisiti – come l’utilizzo di genotipi a lenta crescita, una minore densità di allevamento, l’uso di strumenti di arricchimento, ecc. – alla loro produzione (fresco, congelato e lavorato) entro il 2026.

Jason Gittins, Direttore Tecnico per la zootecnia di ADAS, ha spiegato che “a causa delle differenze di resa della carne tra la produzione standard e quella ECC, studi precedenti hanno spesso sottostimato il vero impatto del passaggio agli standard ECC”.

“L’aspetto innovativo di questo studio – ha dichiarato Birthe Steenberg, Segretario Generale di AVEC – è l’attenzione al calcolo dei costi per chilogrammo di carne, a differenza delle ricerche precedenti focalizzate esclusivamente sulle conseguenze per gli animali vivi o sul peso vivo, che non riflettono accuratamente le realtà di mercato”.

Vediamo più nel dettaglio quanto è emerso dallo studio.

Previsti impatti significativi

Secondo lo studio “Costs and Implications of the European Chicken Commitment in the EU”, condotto in modo indipendente da RSK ADAS Ltd (ADAS), l’adozione dei requisiti dell’European Chicken Commitment avrebbe un impatto significativo sul costo della produzione di pollo nell’Unione Europea. In base alle ipotesi effettuate nello studio la produzione annua sarebbe notevolmente ridotta, con la conseguenza che la carne avicola prodotta al di fuori dell’UE potrebbe risultare disponibile a un prezzo inferiore, e anche dal punto di vista ambientale potrebbero esserci problemi, con un’impronta di carbonio della produzione destinata ad aumentare.

Impatto sui costi di produzione

È stato calcolato che il costo di produzione per ogni animale allevato in base all’ECC sarebbe del 21,9% più alto rispetto a quello di un pollo allevato con una produzione standard con una densità di 39 kg/m2 (3,34 € vs 2,74 €). Per ogni kg di carne prodotta, il costo di produzione è calcolato in 2,02 € per la produzione standard e di 2,77 € per l’ECC, con un aumento pari al 37,5%. Il calcolo si basa su dati di performance della razza che indicano come il rendimento della carne dei polli a crescita più lenta sia

inferiore dell’11,3% rispetto ai polli utilizzati nella produzione intensiva.

Impatto sul consumo di mangime e acqua

Il mangime viene indicato come una delle maggiori cause delle differenze di costo tra i due sistemi produttivi: secondo gli esperti che hanno redatto il rapporto, infatti, l’aumento del costo di produzione con sistema ECC per kg di carne potrebbe variare dal 33,3% (con FCR più basso e prezzo del mangime ridotto) al 42,4% (con FCR più alto e nessuna differenza nel prezzo del mangime). La produzione in base all’European Chicken Commitment cioè prevederebbe un aumento dell’uso di mangime pari a 720 grammi per pollo e del consumo di acqua pari a 1,23 litri per pollo. Tradotto in termini di costi per kg di carne prodotta, rappresenterebbe un aumento di circa il 34,5% per acqua e mangime. Per mantenere l’attuale produzione di carne di pollo nell’UE, sarebbero pertanto necessari ulteriori 7,30 milioni di tonnellate di mangime e ulteriori 12,44 milioni di metri cubi di acqua.

Figura 1 – Costo di produzione (in € cent.) per animale nella produzione standard e nella produzione secondo l’European Chicken Commitment.

Impatto sulla produzione

Sulla base dei dati forniti dalle aziende e i calcoli di ADAS, si stima che un animale di 2,4 kg di peso vivo allevato in maniera standard produca 1,356 kg di carne, mentre il pollo a lenta crescita ne produca 1,203 kg, con una riduzione dell’11,3%. Dunque per mantenere l’attuale

quantitativo di polli prodotti nell’Unione europea, sarebbe necessario aumentare lo spazio per gli allevamenti (circa 18,40 milioni di metri quadrati in più, pari a più di 9000 nuove strutture) e per mantenere l’attuale produzione di carne sarebbe necessario uno spazio di crescita aggiuntivo di 1,28 milioni di metri quadrati (equivalente a 606 edifici con 2.025 m² di spazio di crescita). Nel caso in cui non venissero costruiti nuovi allevamenti, lo studio stima che la produzione annuale di polli da sistemi potrebbe ridursi addirittura del 41%, con importanti implicazioni per la filiera avicola e per i settori correlati e con il pericolo che Paesi terzi possano entrare nel mercato con prezzi più competitivi.

trasta con gli obiettivi di riduzione dell’intensità climatica della produzione di carne. I punti chiave per ridurre le emissioni derivanti dalla produzione di carne dovrebbero partire dall’aumento della produttività per ridurre il volume di lettiera utilizzata (meno giorni in allevamento) e migliorare il rapporto di conversione alimentare per ridurre le emissioni derivanti dall’alimentazione. In un sistema in cui aumenta il tempo in allevamento, sarebbe necessario concentrarsi sulla riduzione delle emissioni nella catena di approvvigionamento del mangime, ad esempio cambiando le materie prime utilizzate, concentrandosi sull’uso di fertilizzanti a basse emissioni e su inibitori della nitrificazione/denitrificazione per ridurre le emissioni dalla produzione di mangimi”.

Impatto sulla sostenibilità

Il passaggio dalla produzione intensiva a quella dell’European Chicken Commitment avrebbe anche ripercussioni sull’ambiente, aumentando le emissioni di gas serra di 1,63 kg di CO2 per kg di carne prodotta (+24,4%). L’aumento sarebbe causato principalmente dalla minore resa in carne dei polli ECC e dalla maggiore durata del loro ciclo di produzione, nonostante la compensazione dovuta a una riduzione della farina di soia nella dieta dei polli a lenta crescita.

“L’obiettivo dell’ECC – conclude lo studio “Costs and Implications of the European Chicken Commitment in the EU” – è migliorare il benessere dei polli rallentando la loro crescita e aumentando il tempo di macellazione. Tuttavia questo prolungamento del periodo di crescita con-

Figura 3 - Attuale produzione annua europea di carne di pollo in milioni di tonnellate (oltre 30 kg di peso vivo per m2) e stima della produzione se tutti gli allevamenti fossero convertiti all’European Chicken Commitment.

A proposito dei risultati dello studio l’AVEC ha fatto notare come questi effetti sulla produzione porterebbero inevitabilmente a un aumento dei prezzi finali, che potrebbero escludere una larga fascia di consumatori dall’acquisto di carne di pollo o aumentare drasticamente le importazioni da Paesi terzi con standard produttivi e di benessere animale inferiori. Il  Presidente di AVEC,  Gert-Jan Oplaat ha sottolineato l’importanza della scelta di acquisto del consumatore: “L’ECC mira a migliorare il benessere degli animali, ma è fondamentale riconoscere che questi miglioramenti comportano implicazioni economiche e ambientali significative. Sappiamo che il consumo di carne di pollo nell’UE dovrebbe aumentare nei prossimi 10 anni; i consumatori dovrebbero avere, quindi, la possibilità di scegliere prodotti con un maggior benes-

Figura 2 - Costo (in € cent.) per kg di carne prodotta con metodo standard e secondo l’European Chicken Commitment.

sere animale e un maggior costo, se lo desiderano, ma è fondamentale che rimangano disponibili opzioni convenzionali ed economicamente accessibili a tutti”.

AVEC ha inoltre ribadito l’impegno del settore avicolo europeo per il miglioramento continuo del benessere degli animali in equilibrio con la sostenibilità economica e ambientale e ha sottolineato la necessità di metodi alternativi per migliorare il benessere degli animali senza gravare eccessivamente sulle tasche dei consumatori o esacerbare le preoccupazioni ambientali. “La sostenibilità richiede un delicato equilibrio tra i suoi tre pilastri: benessere animale, sostenibilità economica e sostenibilità ambientale”, ha concluso Birthe Steenberg, Segretario Generale di AVEC. “Migliorare il benessere degli animali è fondamentale ed è altrettanto importante tenere in considerazione l’impatto economico e ambientale delle nostre produzioni”.

Costs and implications of the European Chicken Commitment in the EU: i risultati in cifre

Lo studio rileva che il passaggio completo agli standard ECC comporterebbe:

• un costo di produzione aggiuntivo del 37,5% per chilogrammo di carne;

• un aumento del consumo di acqua del 35,4%, pari a 12,44 milioni di metri cubi in più all’anno;

• un aumento del consumo di mangime del 35,5%, pari a 7,3 milioni di tonnellate;

• un aumento del 24,4% delle emissioni di gas serra per chilogrammo di carne;

• una riduzione del 44% della carne prodotta;

• la necessità di costruire 9.692 nuovi allevamenti per mantenere i livelli di produzione attuali (costo stimato: 8,24 miliardi di euro).

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Presentato al Senato il Rapporto

“La transizione digitale delle filiere italiane della carne”

Il 29 maggio è stato presentato al Senato il Rapporto “La transizione digitale delle filiere italiane della carne”, primo studio che analizza l’impatto delle tecnologie nel settore della produzione di carne.

Si è tenuta il 29 maggio al Senato della Repubblica la conferenza stampa per la presentazione del Rapporto “La transizione digitale delle filiere italiane della carne” indetta su iniziativa del Senatore Antonio De Poli in collaborazione con la Fondazione per la Sostenibilità Digitale. Lo studio è stato realizzato dalla Fondazione con il contributo scientifico del centro studi di Carni Sostenibili, l’associazione che riunisce le principali sigle dei produttori di carni e salumi in Italia.

SMART MEAT 2030

In occasione dell’evento è stato siglato anche il Manifesto SMART MEAT 2030 – Sustainable Management and Advanced Responsible Technologies for Meat Ecosystems and Agri-food Tracking – per la sostenibilità digitale del settore zootecnico italiano, documento che nasce per sostenere le aziende del settore zootecnico nel loro percorso verso gli obiettivi europei 2030 di sostenibilità. Dalla valorizzazione della tecnologia digitale e della sostenibilità digitale come pilastri delle filiere di produzione della carne, alla necessità di infrastrutture, competenze e formazione; dalla costruzione di ecosistemi data driven, all’adozione di tecnologie avanzate fino al monitoraggio delle emissioni e del benessere animale; dalla questione della sicurezza informatica, al ruolo strategico delle Istituzioni: sono questi i 10 punti che costituiscono il Manifesto e disegnano un percorso di sensibilizzazione verso i temi più urgenti per supportare le aziende del settore verso la transizione digitale in un’ottica di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Nelle intenzioni dei promotori il Manifesto è aperto ad associazioni, aziende e Istituzioni che vogliano sottoscriverne l’impegno, collaborando nella costruzione di un sistema ancora più avanzato, sostenibile e tecnologico.

Il Rapporto: come le tecnologie possono migliorare i processi delle filiere

“La transizione digitale delle filiere italiane della carne” è il primo studio che analizza come le tecnologie digitali possano migliorare l’allocazione del capitale fisico, naturale e umano nelle aziende della filiera delle carni, riducendo i costi e guadagnando in efficienza. Il Rapporto esamina il ruolo dell’agricoltura digitale nel migliorare l’equità e la sostenibilità ambientale dei sistemi alimentari, evidenziando le sfide che potrebbero emergere lungo il percorso. Rappresenta inoltre uno strumento di riflessione per facilitare la comprensione e la transizione verso una nuova realtà produttiva per tutti gli attori, dal primario ai servizi, coinvolti nella produzione della carne. Nel corso dell’analisi sono stati esaminati in modo critico e dettagliato l’impatto e le implicazioni della digitalizzazione, intesa come inserimento di tecnologia, e della trasformazione digitale, intesa come effetto della digitalizzazione sui processi, sulle filiere della carne, valutandone le ripercussioni in termini di sostenibilità

“Ragionare in termini di sostenibilità vuol dire ragionare in termini sistemici: ciò comporta da una parte la possibilità di ottimizzare il rapporto di efficienza/efficacia degli allevamenti, dall’altra però il fatto che all’aumento dell’efficienza aumenta anche la complessità per gli attori della filiera. Per gestire questo aumento di complessità servono strumenti digitali”

– Stefano Epifani

Le filiere della carne in Italia

Lo studio scatta una fotografia dettagliata dell’intero comparto. In Europa ci sono 9,1 milioni di aziende agricole, di cui 3,2 milioni zootecniche e miste; la produzione agricola complessiva nei Paesi europei ammonta a 537,5 miliardi di euro, di cui 206 miliardi derivanti dalla produzione animale. Nel nostro Paese ci sono 166.460 aziende zootecniche (131.110 specializzate nell’allevamento del bovino, 28.550 per il suino e 6.800 per il settore avicolo) per 513.000 addetti (358.000 per il settore bovino, 91.000 per il settore suino e 64.000 per il settore avicolo). In totale il settore zootecnico vale 33 miliardi di euro (11 miliardi per la fase agricola, 22 miliardi per quella industriale).

L’Italia con 3,69 milioni di tonnellate di carne prodotta si colloca al 5° posto in Europa, dopo Germania, Spagna, Francia e Polonia, ma al penultimo posto nei consumi pro-capite di carni con 72 kg di consumo apparente all’anno, a cui corrispondono circa 35,5 kg di consumo reale, considerando solo la parte edibile (al netto di ossa, cartilagini e grasso).

La digitalizzazione nel sistema zootecnico

Gli ultimi dati ISTAT su innovazione e digitalizzazione – 7° Censimento Generale dell’Agricoltura – tratteggiano una situazione ricca di luci e ombre: in totale poco più del 15% delle aziende zootecniche è digitalizzata, percentuale che sale al 71,6% per quelle più grandi che superano il centinaio di capi adulti. Quello che emerge dal Rapporto della Fondazione è che le filiere della carne, oggi, anche a valle degli investimenti fatti nell’ambito di Industria 4.0 e di quelli affrontabili nel contesto del PNRR, sono tra quelle che potrebbero trarre maggiori vantaggi da un approccio orientato alla sostenibilità digitale, ma in molti casi ne stanno cogliendo soltanto gli impatti più marginali. Sono, infatti, ancora molti gli ostacoli che ne limitano una capillare diffusione: la mancanza di infrastrutture pervasive, la scarsa diffusione nel settore di

una cultura orientata al digitale e la difficoltà di gestire un processo di cambiamento che per essere efficace deve toccare tutti gli anelli di una catena del valore complessa e multiforme. Ostacoli che hanno certo rallentato, ma non bloccato lo sviluppo di esperienze, modelli e casi d’eccellenza che dimostrano quanto queste filiere possano anche essere rivoluzionate dalla trasformazione digitale in un’ottica di sempre maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale.

La sostenibilità digitale: gli effetti della digitalizzazione

Il Rapporto, inoltre, analizza la sostenibilità digitale nell’allevamento di carne in termini di ottimizzazione dell’uso delle risorse, miglioramento del benessere animale, riduzione dell’impronta ecologica dell’intera filiera. Tecnologie come sistemi IoT avanzati possono monitorare in tempo reale le condizioni degli animali e l’ambiente in cui vivono, permettendo interventi tempestivi che migliorano la salute e il benessere degli animali e riducono la necessità di trattamenti farmacologici. Tecnologie come la telemetria avanzata per la raccolta delle informazioni e l’analisi predittiva sono impiegate per monitorare la salute e il comportamento degli animali, con sensori che raccolgono dati su parametri vitali e attività, contribuendo a prevenire malattie e a migliorarne le condizioni di vita. Un approccio che non solo impatta positivamente sulla sostenibilità delle operazioni, ma che ha effetti incrementali anche sulla qualità del prodotto finito, come dimostrato dagli studi raccolti nel rapporto, che evidenziano una diminuzione del 20% nel tasso di mortalità e una riduzione del 15% nell’uso di antibiotici attraverso le applicazioni di tali tecnologie.

“È di fondamentale importanza che si comprenda il ruolo profondamente trasformativo della digitalizzazione in una filiera complessa come quella della carne”, ha dichiarato il professor Stefano Epifani, presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Ragionare in termini di sostenibilità vuol dire ragionare in termini sistemici: ciò comporta da una parte la possibilità di ottimizzare il rapporto di efficienza/efficacia degli allevamenti, dall’altra però il fatto che all’aumento dell’efficienza aumenta anche la complessità per gli attori della filiera. Per gestire questo aumento di complessità servono strumenti digitali. E cultura diffusa per utilizzarli. Ma utilizzandoli ci si rende conto che rappresentano non solo una grande

“Grazie all’uso di dati e intelligenza artificiale – ha concluso Francesco Frinchillucci, Sales Director di SAS – è possibile ottimizzare il ciclo di crescita del bestiame, ridurre gli sprechi negli impianti di trasformazione e aumentare l’efficienza nella distribuzione. Tutto questo consente di ottenere rese costanti e di qualità superiore, migliorare la salute degli animali e ridurre l’impatto ambientale, promuovendo un’economia circolare e sostenibile”.

Combattere la disbiosi nel broiler: l’immunità si accende, l’infiammazione si spegne

La disbiosi del broiler è una condizione che si presenta con un’elevata presenza di cellule infiammatorie che infiltrano la mucosa intestinale, con villi deformati e accorciati, che si può manifestare anche in assenza di patogeni.

I-CARE è un lievito idrolizzato, fonte naturale di nutrienti, minerali, vitamine e β -glucani che permettono di migliorare il benessere degli animali.

Pier Enrico Rossi, Medico Veterinario

Malattia di Marek, Malattia di Gumboro, Malattia di Newcastle, sono malattie molto temute nell’allevamento avicolo e vengono controllate attraverso l’impiego di idonei piani vaccinali, attuati già in incubatoio; per altre patologie, quali la coccidiosi, si può ricorrere sia all’impiego del vaccino che all’utilizzazione di sostanze ad attività

coccidiostatica, mentre l’enterite necrotica può essere controllata con misure igienicosanitarie. L’impiego dei vaccini, stimolando la produzione dei relativi anticorpi, mira a impedire l’insorgenza della malattia nel momento in cui il sistema immunitario è in grado di rispondere alla sollecitazione vaccinale.

Da quando la Malattia di Gumboro e quella di Marek sono state descritte nel secolo scorso, il progresso scientifico e la ricerca dell’industria avicola sono stati impressionanti, anche grazie alla selezione genetica di animali a rapida crescita, broiler e ovaiole che continuano a deporre uova fino a cento settimane senza bisogno di effettuare la muta. Anche la ricerca nel campo delle neuroscienze ha fatto enormi progressi: è ormai dimostrata, infatti, l’esistenza di un’attività neuronale localizzata fuori della scatola cranica e distribuita in tutto il resto del corpo. Le molecole tipiche prodotte dai neuroni, i neuro peptidi, e i loro relativi recettori sono stati ritrovati infatti in altri organi oltre il cervello. I neuro peptidi sono piccolissime molecole prodotte dai neuroni che servono a comunicare messaggi ad altri neuroni e ad altre cellule, che hanno il corrispondente recettore, con un meccanismo di chiave serratura. I gangli sono strutture ovoidali, invisibili ad occhio nudo, costituiti dall’insieme di alcuni pirenofori, o corpi cellulari di neuroni, delimitati da tessuto connettivo. Da essi fuoriescono gli assoni e i dendriti, che formano le fibre nervose, sia sensitive che motrici. I gangli sono sparsi nell’organismo (in particolare sono distribuiti in 33 paia ai lati della colonna vertebrale): sono inoltre presenti in gran numero nella parete dell’intestino e nella sottomucosa (plesso di Meissner), nonché tra lo strato longitudinale e quello trasversale della tonaca muscolare (plesso di Auerbach), che regolano le varie funzioni dell’apparato digerente. È interessante notare che, a differenza di altri distretti periferici, quello gastrointestinale funziona anche se si tagliano le connessioni (fibre nervose) con il cervello e il midollo spinale, cioè se isoliamo un pezzo di intestino dal sistema nervoso centrale, esso continua a funzionare. Al contrario, la vescica, l’apparato respiratorio e i sistemi muscolari necessitano di una sovraintendenza dei centri cerebrali per poter funzionare. Altre parti del corpo hanno capacità specifiche di tipo neuronale; infatti, le sostanze chimiche prodotte dai neuroni, i neurotrasmettitori, non agiscono solo su altri neuroni ma anche su diversi tipi di cellule, come i macrofagi, appartenenti al sistema immunitario, che circolano in tutto l’organismo e collaborano a difenderlo dalle infezioni.

Anche le cellule immunitarie producono alcuni neurotrasmettitori: esiste pertanto un legame tra sistema nervoso centrale e sistema immunitario: il collegamento tra i due sistemi è rappresentato dalle cellule di Langerhans, un gruppo di cellule dendritiche che hanno il compito di riconoscere un agente estraneo all’organismo, l’antigene, e di presentarlo ai linfociti T, che sono gli effettori ultimi della

difesa immunitaria. La neuroimmunologia è la scienza deputata allo studio dell’interazione tra questi due sistemi, questo ci fa capire quanto sia complessa l’organizzazione immunitaria dell’organismo e ci fa intuire come qualsiasi alterazione di questa organizzazione possa portare a uno squilibrio della reazione immunitaria stessa. L’immunità aspecifica o innata è una immunità di tipo non specifico, presente fin dalla nascita in quei soggetti il cui sistema immunitario, non essendosi ancora sviluppato, non è in grado di dare risposte specifiche e selettive agli agenti patogeni. Fanno parte del sistema immunitario innato i linfociti, i mastociti, gli eosinofili, i basofili, i macrofagi, i neutrofili e le cellule dendritiche: tutte queste cellule sono in grado di identificare e/o distruggere gli agenti patogeni.

Infiammazione

In tutte le patologie infettive quando un agente patogeno (virale, batterico o parassitario) attacca i tessuti ne provoca l’infiammazione o flogosi, un meccanismo di difesa immunitaria non specifica, innata, che costituisce una risposta protettiva all’azione dannosa provocata dall’agente patogeno.

Le manifestazioni delle modificazioni tissutali di un tessuto infiammato sono:

• arrossamento dovuto all’aumento di sangue nell’area (rubor);

• rigonfiamento dovuto all’edema (tumor);

• aumento della temperatura (calor);

• inibizione della funzionalità dell’area colpita a causa degli squilibri prodotti sull’integrità delle strutture infiammate.

L’infiammazione ha lo scopo di liberare l’organismo dall’agente causale e non è mai solo un fenomeno locale: diverse molecole, che vengono sintetizzate e rilasciate da cellule che partecipano all’infiammazione, passano nel sangue e agiscono su organi a distanza, in prevalenza il fegato, stimolandolo a produrre altre molecole, responsabili della risposta infiammatoria.

In linea di massima il decorso del processo infiammatorio può essere acuto o cronico: tutto dipende dall’entità e dalla durata dello stimolo flogistico, dalla sede della flogosi e dalla risposta dell’ospite. L’infiammazione acuta può andare incontro alla completa risoluzione con guarigione o alla formazione di una cicatrice, con sostituzione del tessuto danneggiato con tessuto fibroso, oppure può

progredire verso una flogosi cronica, cioè un’infiammazione di durata prolungata: in questo caso il processo di cronicizzazione e la sostituzione del tessuto colpito con tessuto connettivo comprometteranno il raggiungimento di elevati standard produttivi.

Infiammazione dell’intestino: come agisce I-CARE

Quando l’infiammazione colpisce l’intestino del broiler si crea uno squilibrio nell’assorbimento dei nutrienti, l’alterazione nella conversione degli alimenti e - in ultima analisi - il calo dell’accrescimento ponderale. In questo caso l’infiammazione viene scatenata dai recettori TRL presenti sull’epitelio, che si attivano in presenza di composti batterici, dando origine alla cosiddetta disbiosi del broiler, una condizione che si presenta con un’elevata presenza di cellule infiammatorie che infiltrano la mucosa intestinale, con villi deformati e accorciati. Tale disbiosi si può manifestare anche in assenza di patogeni.

Il sistema immunitario dell’intestino è formato dagli enterociti, che costituiscono una vera e propria barriera fisica, e dal tessuto linfoide associato all’intestino (GALT), costituito da svariate cellule del sistema immunitario, quali linfociti B, linfociti T, cellule dendritiche e cellule M, organizzate all’interno delle placche di Peyer. Tutte queste cellule sono in grado di riconoscere particolari strutture molecolari, associate ai patogeni potenzialmente pericolosi, e di legarle grazie ai recettori di riconoscimento specifici.

I β-glucani sono molecole che ven-

gono riconosciute dal sistema immunitario come estranee e si legano a questi recettori specifici PRRs presenti sulla superficie delle cellule del sistema immunitario innato. I β-glucani sono polisaccaridi lineari del glucosio, legati con legami glicosilici in posizione β-(1-3), da cui si dipartono ramificazioni di glucosio connesse con legami β-(1-6) o β-(12) glicosidici.

La struttura macromolecolare di questi carboidrati varia a seconda della fonte di provenienza:

• la parete cellulare di lieviti e funghi è composta da catene lineari con legami β-(1-3) e da residui ramificati di glucosio collegati da legami β-(1-6);

• le pareti cellulari di cereali contengono solo catene lineari di glucosio connesse da legami β-(1-3) e β-(1-4) alternati;

• le pareti cellulari dei batteri sono costituite da catene lineari connesse con legami β-(1-3).

A seconda della fonte di origine (pareti di funghi e lieviti, alghe, batteri e cereali) i β-glucani presentano differenze notevoli nella loro solubilità, struttura, grado di ramificazione, massa molecolare e tali caratteristiche influiscono notevolmente sulla capacità di queste molecole di svolgere l’attività immunomodulante. Infatti, questa specifica capacità di azione, si riscontra esclusivamente nei β-glucani contenenti un legame β-(1-3)-(1-6) e con un adeguato grado di ramificazione. Proprio per questo motivo, Prosol SPA ha selezionato nel corso degli anni uno specifico ceppo di lievito che, grazie all’accurato processo di idrolisi, è in grado di migliorare la biodisponibilità dei β-glucani contenuti all’interno della parete cellulare del lievito ren-

Interluchina10 (pg/ml)

Figura 1 – I-CARE, grazie alla sua specifica attività di immunomodulazione, permette ai polli di essere maggiormente reattivi a fronte di uno stress infiammatorio. Migliorando la produzione di citochine antinfiammatorie, I-CARE riduce l’infiammazione evitando così inutili dispendi di energia a discapito della crescita. Prova svolta presso Faculty of Agriculture Kasetsart University (Tailandia).

dendoli maggiormente bioattivi nella modulazione della risposta immunitaria dell’animale.

In questo modo si assiste a un incremento della fagocitosi delle cellule del sistema immunitario deputate a tale scopo: granulociti, monociti, macrofagi e cellule dendritiche.

I macrofagi svolgono il ruolo più importante, in quanto posseggono numerosi recettori in grado di riconoscere il β-glucano. Il legame dei β-glucani con il recettore attiva i macrofagi con conseguente aumento della chemiotassi. Contemporaneamente, grazie alla sua specifica modalità di azione, I-CARE riduce i

Figura 2 – I polli alimentati con I-CARE hanno mostrato una migliore risposta antiossidante. Prova svolta presso Faculty of Agriculture Kasetsart University (Tailandia).

livelli sierici di citochine pro-infiammatorie limitando la risposta infiammatoria, fino a spegnerla, impedendone la cronicizzazione e favorendo

il processo di guarigione: l’infiammazione è causa di un elevato dispendio energetico a scapito dell’incremento ponderale (Figura 1).

Infine, limitando la deplezione del glutatione, uno dei maggiori antiossidanti cellulari, mantiene una buona azione antiossidante e garantisce una elevata protezione nei confronti dei radicali liberi (Figura 2).

Un altro importante elemento che contraddistingue I-CARE è la presenza di acidi nucleici, macromolecole costituite da nucleotidi. Queste molecole svolgono una funzione di supporto non solo nell’azione di immunomodulazione: un importante ruolo è legato alla sintesi delle proteine, un processo cruciale per la crescita e la funzione cellulare. Inoltre, è stato ampiamente dimostrato che la supplementazione di acidi nucleici migliora la capacità di adattamento e risposta dei polli agli stimoli, sia di carattere ambientale (stress) che nutrizionale, migliorando in questo modo le performance genetiche dell’animale attraverso un migliore stato di salute e una migliore produttività.

Figura 4 – I-CARE migliora la resistenza agli agenti patogeni aumentando l’immunità umorale. Dopo la vaccinazione contro la malattia di Newcastle, i pulcini hanno mostrato una risposta significativamente migliore nella produzione di anticorpi.Prova svolta presso Faculty of Agriculture Kasetsart University (Tailandia).

sorbimento dei nutrienti, migliorando l’indice di conversione nelle fasi principali e maggiormente significative dell’allevamento (Figura 3), ma anche nella funzione di barriera contro gli agenti patogeni. Acidi nucleici, Mos e acido glutammico, precursore della glutammina, contenuti in I-CARE lavorano proprio in questo senso e sono in grado di garantire un corretto sviluppo dei villi intestinali e di permettere la sintesi degli anticorpi di origine vaccinale (Figura 4).

Non dimentichiamo, infine, come un intestino sano e con una corretta morfologia intestinale possa non solo essere fondamentale nell’asVISITA IL NOSTRO SITO ww w.zootecnica.it PER ESSERE AGGIORNATI SULLE ULTIME NOVITÀ DEL SETTORE TENDENZE DI MERCATO NUOVI PRODOTTI NEWS DALLE AZIENDE INTERVISTE REPORT EVENTI PROFILI AZIENDALI

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Figura 3
Prova svolta presso il centro di ricerca Schothorst Feed Research (Paesi Bassi).

Y. Dersjant-Li1, A. E. Ghane2, M. Toghyani3,4, A. Bello1, S. Liu3,4, P. Selle3,4 e L. Marchal1

1 Danisco Animal Nutrition & Health (IFF), 2342 BH Oegstgeest, Paesi Bassi

2 Danisco Animal Nutrition & Health (IFF), Singapore

3 School of Life and Environmental Science, Faculty of Science, The University of Sydney, NSW 2006, Australia

4 Poultry Research Foundation, The University of Sydney, Camden, NSW, 2570, Australia

L’incremento del dosaggio di una nuova variante di 6-fitasi batterica migliora la digeribilità ileale di zinco, rame, ferro e manganese nei broiler

In questo studio è stata eseguita una meta-analisi sui dati derivanti da due studi svolti per valutare l’effetto, in dose crescente, di una variante di 6-fitasi batterica di nuova concezione (PhyG) sulla digeribilità ileale di zinco (Zn), rame (Cu), ferro (Fe) e manganese (Mn).

Introduzione

I fitati (mio-inositolo esafosfato, IP6) sono la forma maggiore di stoccaggio del fosforo

L’analisi di 360 insiemi di dati, provenienti da 12 set di dati disponibili, mostrava che aumentando il livello di PhyG aumentava in maniera esponenziale anche la digeribilità di Zn, Cu, Fe e Mn oltre il livello raggiunto con una dieta controllo, senza supplementi. I dati indicano che nelle diete contenenti PhyG, i livelli d’inclusione di Zn, Cu, Fe e Mn possono essere ridotti, riducendo l’escrezione nell’ambiente di questi oligoelementi e contribuendo a migliorare la sostenibilità nell’allevamento del broiler.

(P) nelle piante. Questi, sottoposti a pH dell’ambiente intestinale dei broiler (pH 4-6), mostrano una forte affinità nel legare cationi minerali, inclusi Ca 2+, Zn2+, Fe2+, Mn2+, Cu2+, formando complessi insolubili che non sono prontamente assorbiti.

Utilizzando un modello di digestione in vitro, Yu et al. (2018) hanno mostrato come le fitasi esogene potevano migliorare la biodisponibilità degli oligoelementi (TM) nelle comuni materie prime incluse nelle diete. Tuttavia, studi in vivo hanno fornito risposte alquanto incoerenti. Una variante di 6-fitasi batterica (PhyG) di nuova concezione ha mostrato un’attività relativamente elevata nel tratto gastro-enterico superiore (pH 1.5-3.5) nel rompere in maniera efficace l’acido fitico, a questi livelli di pH. È stato ipotizzato che queste fitasi potrebbero ridurre il legame dell’acido fitico con gli oligoelementi e, quindi, migliorare la digeribilità di questi ultimi. L’obiettivo di questo studio è stato quello di valutare l’effetto di dosi crescenti di PhyG sulla digeribilità ileale e del tratto intestinale intero di Zn, Cu, Fe e Mn nei broiler.

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Metodo

Sono stati analizzati i dati di due studi, entrambi svolti presso l’Università di Sydney. In ognuno degli esperimenti è stato impiegato un trial randomizzato in cui soggetti maschi Ross 308 di un giorno di vita sono stati suddivisi in 20 animali per gabbia, 6 gabbie per ogni trattamento. Entrambi gli studi hanno adottato una dieta di base con frumento, mais e farina di soia, addizionando farina di colza e crusca di riso; in ognuno di essi è stata testata l’inclusione di PhyG, a cinque differenti dosaggi: 0 (NC), 500, 1.000, 2.000 e 4.000 FTU/kg. Le diete sono state formulate in tre diverse fasi: 0-10, 10-21 e 21-35 giorni (d) di età.

Nell’esperimento 1 (Exp.1) è stato utilizzata una disposizione fattoriale dei trattamenti che comprendevano tre livelli di fitati presenti nelle diete (PP) [2,45 g/kg (basso), 2,95 g/kg (medio) e 3,45 g/kg (alto)], ognuno formulato per contenere PhyG a ognuno dei cinque dosaggi. Un totale di 1.800 animali è stato sottoposto ai test per i 15

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trattamenti. Il contenuto di PP medio analizzato delle diete nelle diverse fasi è stato rispettivamente di 2,9, 3,4 e 3,9 g/kg per il livello di PP ‘basso’, ‘medio’ e ‘alto’.

Nell’esperimento 2 (Exp. 2) sono stati utilizzati cinque trattamenti che comprendevano la dieta di base addizionata con PhyG a ognuno dei cinque dosaggi. È stato testato un totale di 600 animali. Un singolo livello di PP è stato utilizzato in tutte le diete. Il contenuto di PP analizzato nelle diverse diete è stato rispettivamente di 3,3, 3,1 e 2,8 g/kg nello starter (prima fase), grower (seconda fase) e finissaggio (terza fase). Zn, Cu, Fe e Mn sotto forma di solfati sono stati inclusi nelle diete con una premiscela in entrambi gli studi. Il contenuto di questi oligoelementi analizzato nelle diete di trattamento è descritto nella Tabella 1. In entrambi gli studi è stato introdotto in tutte le diete un marker indigeribile, la celite, una fonte di ceneri acide insolubili, alla dose di 20g/kg. Le diete sono state pellettate con il vapore a 80 °C. Al giorno 10 otto

soggetti per gabbia e ai giorni 21 e 35 sei soggetti per gabbia sono stati sottoposti ad eutanasia; è stato successivamente prelevato, da ogni replica, sotto forma di pool, il contenuto ileale per la determinazione di Zn, Cu, Fe e Mn. Campioni di escreti sono stati raccolti da tutte le gabbie durante i periodi 6-9, 17-20 e 22-35 (d) di età per la determinazione degli oligoelementi.

Questi risultati hanno prodotto un totale di 360 insiemi di dati estrapolati da 12 set di dati provenienti dai due studi. Il contenuto ileale digeribile di oligoelementi, espresso in mg/kg, è stato calcolato basandosi sul determinato coefficiente di digeribilità e sul contenuto di oligoelementi della dieta.

È stato calcolato il miglioramento del contenuto ileale digeribile di oligoelementi oltre la risposta media nel gruppo NC; successivamente, sui valori ottenuti è stata verificata l’eventuale presenza di valori anomali, inseriti poi in una

Ileal digestible Cu

digestible Mn

Figura 1 – Miglioramento della digeribilità ileale di Zn, Cu, Fe e Mn (mg/kg di mangime) al di sopra della risposta del CN, con aumento della dose di PhyG, modellato da raccordo curva esponenziale.

curva esponenziale. La relazione tra la digeribilità apparente dell’intero tratto (ATTD) degli oligoelementi, su base individuale, e il dosaggio crescente della fitasi è stata analizzata anch’essa tramite l’inserimento in una curva esponenziale.

Risultati

Aumentando esponenzialmente i livelli di PhyG si è notato il miglioramento della digeribilità del contenuto in Zn, Cu, Fe e Mn, espresso come aumento rispetto alla risposta NC (Figura 1).

La digeribilità apparente dell’intero tratto di Zn e Mn è cresciuta espo -

Tabella 1 – Livelli di Zn, Cu, Fe and Mn (mg/kg) analizzati nelle diete (media, per i diversi trattamenti).

nenzialmente all’aumento del dosaggio di PhyG (Figura 2), mentre l’ATTD di Fe e Cu è rimasta inalterata.

Discussione

I dati estrapolati da queste due sperimentazioni hanno dimostrato un consistente miglioramento in vivo nel contenuto digeribile di Zn, Cu, Fe e Mn della dieta quando è stata inclusa PhyG. Questo suggerisce che la fitasi aumenta

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la biodisponibilità del contenuto di oligoelementi per gli animali e che può potenzialmente ‘sostituire’ una parte dell’inclusione di oligoelementi nella formulazione della dieta. Questi dati completano i risultati ottenuti in vitro da Yu et al. (2018) dove una differente fitasi, alla dose di 5.000 U/g era stata inclusa in una digestione simulata di stomaco e piccolo intestino, aumentando il ‘tasso di rilascio’ (definito come percentuale di oligoelementi solubili) di Cu e Zn dal mais, di Cu, Zn e Mn dal frumento e di Zn e Mn dalla farina di soia, riducendo inoltre il contenuto di acido fitico intatto. Poiché queste tre materie prime costituiscono la base delle diete test nei suddetti studi, è stato ipotizzato che l’aumentata biodisponibilità degli oligoelementi da parte di PhyG fosse dovuta, almeno in parte, al rilascio degli oligoelementi da parte di frumento, mais e farina di soia. La capacità della fitasi PhyG di degradare rapidamente e completamente i fitati nel tratto gastro-enterico superiore, a bassi livelli di pH, che è stata dimostrata sia in vitro sia in vivo, potrebbe spiegarne l’effetto perché porterebbe alla riduzione della disponibilità di fitati che generano complessi con gli oligoelementi (addizionati alla dieta o derivanti dalle materie prime).

I miglioramenti del contenuto di oligoelementi digeribile ileale oltre il valore di NC ha generato un plateau tra i 1000 e 2000 FTU/kg per il Cu (un miglioramento di ~3 mg/kg) e per il Fe (un miglioramento di ~18 mg/kg) ma è continuato fino alla dose più elevata (4000 FTU/kg) per lo Zn e il Mn (miglioramenti rispettivamente di ~11 e ~16 mg/kg). Per il Cu e il Fe le accresciute digeribilità e assorbimento di questi oligoelementi (all’aumentare del dosaggio di PhyG) non sono state seguite da una migliore digeribilità nell’intero tratto; ciò potrebbe indicare che il

PhyG dose, FTU/kg ATTD Mn

fabbisogno per questi oligoelementi in particolare è stato raggiunto, perciò l’aumento di Cu e Fe digeribili nell’ileo non è stato mantenuto dagli animali. In ogni caso, per Zn e Mn sono stati evidenziati miglioramenti progressivi nella digeribilità di questi oligoelementi nell’intero tratto a dosi incrementali di PhyG, suggerendo l’effetto positivo che la fitasi potrebbe avere nel raggiungimento del fabbisogno di questi due oligoelementi.

Questi risultati sono in accordo con le recenti scoperte di uno studio di capacità di ‘sostituzione’ di oligoelementi da parte della PhyG, dove quest’ultima, inclusa in una strategia di dosaggio a più livelli, sulla base di diverse fasi, a una dieta di base carente di Zn, Mn e Cu, ha contribuito a migliorare l’utilizzo tissutale dello Zn (nello scheletro, nel fegato e nel plasma) e l’utilizzo degli oligoelementi per la crescita. Quest’ultimo dato è stato confermato da un migliore peso corporeo finale e da un miglior accrescimento corporeo negli animali a cui è stata somministrata questa fitasi, a livelli equivalenti o migliori in confronto a un’inclusione di oligoelementi, a prescindere dalla fonte o dosaggio di questi ultimi.

Riassumendo, queste meta-analisi hanno dimostrato come una fitasi PhyG di nuova generazione può migliorare la biodisponibilità degli oligoelementi nelle diete di base nei broiler. In pratica, quando viene utilizzata questa fitasi, può essere applicata una matrice di oligoelementi, che potrebbe essere d’aiuto nel ridurre i costi totali del mangime e nel migliorare la sostenibilità delle produzioni.

Bibliografia disponibile su richiesta Dagli Atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2024

Figura 2 – Rapporto tra la digeribilità totale apparente del tratto (ATTD) di Zn e Mn (%) con l’aumento della dose di PhyG.

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Confronto tra probiotici con Bacillus multispecie su performance, salute intestinale e digeribilità dei nutrienti nei broiler

J.I. Bromfield1, S. Niknafs2, X. Chen1, D. Horyanto1, B. Sun1, J. Von Hellens1, M. Navarro2, E. Roura2

1 Bioproton Pty LTD, Acacia Ridge, Australia

2 Centre for Nutrition and Food Sciences, Queensland Alliance for Agriculture and Food Innovation, St Lucia, Australia

L’utilizzo di antimicrobici quali promotori di crescita (AGPs) è stato vietato nella maggior parte dei Paesi per prevenire lo sviluppo e la diffusione della resistenza antimicrobica. I probiotici sono quindi diventati popolari, per la loro capacità di migliorare le performance e il benessere, soprattutto in assenza di AGPs.

Introduzione

Il divieto di AGPs insieme all’applicazione delle buone pratiche di utilizzo degli antibiotici da parte dell’allevamento intensivo ha dato luogo a un calo della resistenza antibiotica a livel-

lo globale. I probiotici sono stati studiati per sostituire gli AGPs. Alcuni sono capaci di migliorare le performance, incrementando la salute intestinale e diminuendo la mortalità, probabilmente grazie a un calo delle infezioni.

Questa prova studia gli effetti di un nuovo probiotico a base Bacillus, selezionato in vitro, seguendo vari parametri, tra cui la produzione di enzimi, le performance della crescita del pollo, il profilo microbico, la morfologia intestinale e la digeribilità dei nutrienti, per determinare la migliore alternativa agli AGPs.

Metodica

Le prove effettuate in questa sperimentazione sono state approvate dal Comitato etico dell’Università del Queensland, con certificato 2020/AE000235. 576 polli Ross 308 a sesso misto sono stati trasferiti negli stabulari del Queensland, per una prova di 21 giorni. Tutti erano pesati e distribuiti a caso in gruppi di 8 per recinto. Anche i recinti erano distribuiti a caso, scegliendo 8 trattamenti di mangime a base granoturco e soia. I gruppi erano: T1: controllo negativo (NC); T2: controllo positivo (NC + tilosina); T3: T1 + formula 1, 0,15%; T4: T1 + formula 2, 0,15%; T5: T1 + formula 3, 0,15%; T6: T1 + formula 4, 0,15% (12 box per trattamento, n=96) come indicato in Tabella 1. Ogni settimana si misuravano il peso e il consumo, mentre la mortalità era registrata giornalmente. Il contenuto di duodeno, digiuno e ileo era raccolto per esami microbiologici intestinali, profilazione microbica e digeribilità dei nutrienti. Nel test per la proteasi si sono osservate aree di chiarificazione su agar con latte scremato, mentre il  test per alfa amilasi era condotto su agar amido.

Tabella 1 – Formulazione di specie di Bacillus species combinate (6x108 CFU/g). Formulazione 1

BAM1 BAM1 BAM1 BAM1

BAM3 BAM4 BAM4 BAM2

BAM4 BCON BLIC2 BLIC1 BCON BSUB

BAM1: Bacillus amyloliquefaciens ceppo 1, BAM2: Bacillus amyloliquefaciens ceppo 2, BAM3: Bacillus amyloliquefaciens ceppo 3, BAM 4: Bacillus amyloliquefaciens ceppo 4, BLIC1: Bacillus licheniformis ceppo 1, BLIC2: Bacillus licheniformis ceppo 2, BSUB: Bacillus subtilis, BCON: Bacillus coagulans.

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Risultati

I risultati delle performance sono riassunti in Tabella 2. La formulazione 1 (T3) rispetto alla 3 (T5) ha mostrato un peso corporeo significativamente maggiore al giorno 21. L’indice europeo di efficienza alimentare ha dimostrato che T3 aveva performance significativamente superiori al T5. Inoltre il ceppo F1 (T3) tendeva a dare la mortalità minore rispetto a tutti gli altri. La morfologia intestinale non mostrava differenze significative. Il profilo microbiologico mostrava che i generi Lactobacillus, Alistipes, Akkermansia, Turicibacter e Bacteroides erano a livelli bassi in T1 rispetto agli altri gruppi (P<0,05), il che suggerisce che la sommini-

strazione di tilosina aveva un’influenza significativa sulla crescita di questi generi. Comunque, l’aggiunta di probiotici del ceppo Bacillus pare restaurasse il numero di generi batterici (T3,T4,T5 eT6). T3 aveva la maggiore digeribilità, significativamente maggiore rispetto al controllo negativo. T1,T2,T5 e T6 avevano un livello di azoto (N) significativamente maggiore rispetto a T1 (P<0,05). Lo stesso risultato si notava anche sulla digeribilità delle proteine grezze (P<0,05).

Discussione

Questa prova ha rivelato che l’inclusione di un probiotico a base Bacillus nella dieta del pollo può miglio -

Tabella 2 – Effetti di differenti ceppi di Bacillus sulle performance del broiler dal giorno 1 al giorno 21 (n=96).

Gruppo in trattamento

T1: controllo negativo (NC: mangime standard senza antibiotici); T2: controllo Positivo (NC + antibiotico Tylosin, 20 g/ton); T3: NC + ceppo F1 (0.15%); T4: NC + ceppo F2 (0.15%); T5: NC + ceppo F3 (0.15%); T6: NC + Natupro (0.15%). BW:peso corporeo; ADG: crescita media giornaliera; ADFI: consumo medio di mangime giornaliero; FCR: tasso di conversione; CV: Coefficiente di variazione (indicazione dell’uniformità di crescita calcolata come rapporto della deviazione standard rispetto alla media); EPEF: fattore di efficienza alimentare europea (ADG × tasso di sopravvivenza)/FCR × 10). a,b medie con lettere diverse in ciascuna riga sono significativamente differenti a livello di P<0,05.

rare le performance di crescita, la salute intestinale e la digeribilità dei nutrienti rispetto a un controllo positivo che contiene AGPs. La formulazione 1, un insieme di 3 Bacillus amyloliquefaciens, era la più efficace nella dieta del pollo, come dimostrato da Ahmat et al. (2021) che ha osservato che la produzione e le performance del pollo, come pure la risposta immunitaria, risultavano migliori in soggetti alimentati con questi probiotici a base Bacillus. Poiché il Bacillus amyloliquefaciens produce proteasi ed amilasi come sottoprodotti, la digeribilità di nutrienti come le proteine grezze è aumentata, come pure si nota una maggiore resistenza alle infezioni intestinali. La somministrazione di ceppi di probiotici a base Bacillus può essere usata per  recuperare l’abbondanza di diversi generi batterici a livello della flora intestinale, che gioca un ruolo importante nella fermentazione delle fibre e promuove la salute intestinale, come fa il Lactobacillus L’assenza di differenza tra i trattamenti nella morfologia intestinale contraddice quanto rilevato da altri autori. Tale discrepanza potrebbe essere dovuta alla breve durata di questa prova, di soli 21 giorni. La prova, però, era stata impostata per valutare diverse formulazioni di probiotici, per questo motivo il periodo era breve. Lo studio ha identificato la formulazione 1 come candidata per future ulteriori prove al fine di migliorare la produzione del pollo, la sua salute intestinale e la digeribilità, in assenza di mangime con antibiotici come promotori di crescita.

La bibliografia è disponibile su richiesta

Dagli Atti dell’Australian Poultry Science Symposium 2024

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Pseudopeste aviare, ultimi aggiornamenti

In questo articolo viene riassunto l’intervento che Guillermo Zavala ha tenuto al XXII Congresso della World Veterinary Poultry Association del 2023, in cui ha fornito una interessante analisi della malattia di Newcastle.

La malattia di Newcastle, o pseudopeste aviare, è una delle malattie più gravi, anche dal punto di vista economico, delle specie aviarie ed è causata da un paramyxovirus tipo1. Storicamente i ceppi, in base alla patogenicità o tropismo, erano classificati come lentogeni, mesogeni, velogeni, neuro o viscerotropi, ecc. Oggi la malattia viene considerata, usando l’indice di patogenicità intracerebrale (ICPI) come virulenta (vNDV) o poco virulenta (loNDV). La virulenza è data dalla presenza di diversi amminoacidi basici nel punto di fusione del clivaggio delle proteina, oltre alla presenza di residui di fenilalanina in posizione 117. Pertanto

VETERINARIA

è utilissimo eseguire il sequenziamento dei ceppi virali isolati, onde stabilirne la patogenicità e i conseguenti provvedimenti profilattici.

Da oltre un secolo i veterinari conoscono la malattia, diffusa a livello globale, che si manifesta da asintomatica a gravissima, con mortalità fino al 100% dell’effettivo. È economicamente importante e altamente diffusibile, tanto da comportare restrizioni al commercio e all’esportazione sia di avicoli vivi che dei loro prodotti. La WOAH (ex OIE) viene costantemente informata circa la presenza di focolai nei diversi Paesi, che hanno l’obbligo di denunciarla.

Nonostante la vaccinazione e le pratiche di biosicurezza, la malattia di Newcastle colpisce ancora gli allevamenti, in particolare in Paesi terzi. Sono circa 250 le specie avicole sensibili alla malattia, che può dunque trasmettersi con facilità dai selvatici agli allevamenti commerciali: da qui diventa facile poi entrare nel circuito e diffondersi ad altri allevamenti. Soggetti vivi, soggetti morti, materiale organico e attrezzatura contaminata sono tutti in grado di diffondere il virus, pertanto va costantemente implementato il controllo dei selvatici quali agenti primari di infezione.

Ovviamente la struttura dell’allevamento deve essere adeguata a garantire una valida prevenzione, ma anche in presenza di una costruzione idonea le notevoli dimensioni di alcuni allevamenti rendono difficile il contenimento della malattia. Nel caso di allevamenti molto grandi di broiler, ad esempio, diventa quasi impossibile lo svuotamento contemporaneo e quindi anche il vuoto sanitario a fine ciclo risulta insufficiente. È evidente che ogni ingresso per il carico del macello rappresenta una rottura della catena di biosicurezza, favorendo l’ingresso del patogeno.

Nell’allevamento delle ovaiole invece un punto critico è costituito dalla pollina: la sua regolare rimozione, qualsiasi sia il sistema adottato (nastro o fossa profonda), viene eseguita da mezzi che probabilmente hanno lavorato anche in altri allevamenti e che possono pertanto fungere da diffusori. Lo stesso problema si nota nella rimozione delle carcasse, effettuata da mezzi che fanno tappa in diversi allevamenti. Infine, bisogna ricordare la necessità di rendere i capannoni sigillati nei confronti sia di altri avicoli selvatici che di roditori.

La biosicurezza rappresenta dunque il metodo più efficace per combattere la malattia: i suoi principi vanno

applicati dappertutto, ovviamente adattandoli alle specifiche situazioni. Infatti, un valido protocollo di biosicurezza nei confronti della salmonella non necessariamente lo è anche verso la malattia di Newcastle: per questo è necessario fare attenzione alle diverse misure adottate, ricordando che la formazione costante del personale è la chiave di volta del successo della prevenzione. Molto spesso, infatti, l’industria avicola assiste a un frequente turn-over del personale, che va dunque sempre nuovamente formato.

A rischio sono anche alcune pratiche commerciali: ad esempio, lo sfoltimento nel broiler rappresenta un classico caso di trasmissione della malattia di Newcastle. Nelle ovaiole, invece, è stata spesso fonte di infezioni la pratica di vendere uova o galline a fine ciclo a chiunque desideri entrare in allevamento. Come per altre malattie avicole, anche l’allevamento rurale rappresenta una vera e propria riserva virale per gli allevamenti commerciali.

La vaccinazione viene eseguita con buoni risultati ormai da decenni, usando principalmente vaccini attenuati o ricombinanti, come pure inattivati. Spesso la protezione è buona, soprattutto se si combinano diversi vaccini, secondo una specifica strategia vaccinale. I vaccini attenuati generano la risposta di Th1 e Th2, e successivamente quelli inattivati stimolano la risposta delle igG. I ricombinanti sono i più recenti, e, mentre i primi usavano sia Pox virus che HVT quali vettori, recentemente se ne sono sviluppati alcuni in grado di dare protezione anche verso la malattia di Gumboro e la laringotracheite, grazie all’inserimento di diverse proteine immunogeniche. La risposta anticorpale generata è buona, ma ancora non è ben chiaro quale sia il meccanismo che la induce. Pertanto , la vaccinazione va considerata quale strumento strettamente associato alla biosicurezza, per limitare e prevenire la malattia di Newcastle.

Una volta che la malattia entra nell’allevamento, se in forma grave, vengono adottate, come accade per l’Influenza Aviaria, le misure di stamping out, a volte sostenute da una compensazione per l’allevatore. Naturalmente, in Paesi in cui la malattia è enzootica, difficilmente si riesce a limitarla con questa pratica: si suggerisce quindi, per il futuro, di migliorare la pianificazione degli allevamenti, al fine di implementare la biosicurezza, associandola a una vaccinazione specifica e realizzata in maniera adeguata, tale cioè da ottenere una valida risposta anticorpale in almeno l’88% del gruppo, diminuendo, al contempo, i fattori di rischio sopra elencati.

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VALLI spa • via Cimatti, 2 • 47010 Galeata (FC) T: +39 0543 975 311 • F: +39 0543 981 400 E: info@valli-italy.com • I: www.valli-italy.com

PRODUZIONI CHIAVI IN MANO

Sistemi di abbeveraggio per pulcini, polli da carne, galline ovaiole, pollastre, riproduttori, tacchini, conigli e suini

Conveyor per la centralizzazione della raccolta delle uova

Sistemi di raffrescamento a nebbia e a pannello SISTEM SRL

info@lubing.it www.lubingsystem.com

Italia lubingsystem.com

ATTREZZATURA AVI CUNICOLA Housing equipment for breeders, layers and broilers. www.vencomaticgroup.com

AGENDA 2024

6 ~ 8 agosto

SIAVS - Salão Internacional de Proteína animal

São Paulo, Brasile

Per informazioni:

Tel: +55 (11) 3095-3120

Email: siavs@abpa-br.org

Web: https://siavs.com.br/

Distrito Anhembi

Pavilhão de Exposições (Expo 1 e 2)

Av. Olavo Fontoura, 1209

São Paulo, Brasile

28 ~ 30 agosto

ILDEX Philippines

SMX Convention Center Manila Manila, Filippine

Per informazioni:

Kevin Zhao (project manager)

Tel.: +66 (0)2 111 6611 ext. 221 kevin@vnuasiapacific.com

Mylene Magpantay (project manager)

Tel.: 0947 311 2909

poultryshowandildex@gmail.com

Web: ildex-philippines.com

SMX Convention Center Manila, Manila, Filippine

1 ~ 5 settembre

75th EAAP Annual Meeting

Firenze Fiera

Firenze

Per informazioni:

Email: eaap2024@thetriumph.com

Web: https://eaap2024.org/ Firenze Fiera

Piazza Adua, 1 50123, Firenze

VET International s.r.l. Milano, Italia

Email: espn2023@vetinternational.eu

Email: espn2023sponsor@vetinternational.eu

Web: www.espn2023.eu

17 ~ 19 settembre

SPACE 2024

Exhibition Center of Rennes

Rennes, Francia

Per informazioni: SPACE

Rue Maurice Le Lannou

CS 54239

35042 Rennes Cedex, Francia

Email: inscription@space.fr

Tel.: +33 (0)2 23 48 28 80 Web: www.uk.space.fr

Exhibition Center of Rennes

La Haie Gautrais

35170 Bruz, Francia

2 ~ 3 ottobre

VIV Africa

Kigali, Rwanda

Per informazioni:

Severina Proskurnova, Sales manager

Email: severina@vnueurope.com

Tel.: +31 6 2156 4223

Natalie Taylor, Project manager

Email: natalie@vnueurope.com

Tel.: +31 6 2131 6182

Web: www.vivafrica.nl

Kigali Convention Centre (KCC)

KG2 Roundabout

Kigali, Rwanda

Tel.: +250 252 252 252 Web: www.kcc.rw

28 ~ 29 ottobre

International Conference on Poultry Science

Lisbona, Portogallo

Per informazioni:

Web: waset.org/poultry-scienceconference-in-october-2024-in-lisbon

Per informazioni:

DLG Service GmbH

Eschborner Landstraße 122

60489 Frankfurt am Main, Germania

Tel.: +49 (0) 69/24 788 433

Email: eurotier@dlg.org

Web: www.eurotier.com/en

Messegelände, Hanover, Germania

12 ~ 15 novembre

OVUM 2024

28° Latin American Poultry Congress

Punta del Este Convention Center

Punta del Este, Uruguay

Per informazioni: Web: ovum2024.uy/en/ovum2024english

Email: info@congresos-rohr.com

Punta del Este

Convention & Exhibition Center Av. Pedragosa Sierra S/N angolo Av.

Aparicio Saravia

Punta del Este, Uruguay 2025

28 ~ 30 gennaio

IPPE International Production & Processing Expo

Georgia World Congress Center Atlanta, Georgia, USA

Per informazioni:

Anne Sculthorpe, CEM, Senior Exhibit Manager

Email: asculthorpe@ippexpo.org

Tel.: +1 678 514 1976

Kris Early, Media/Press/Sponsorship Coordinator

Email: kearly@uspoultry.org

Tel.: +1 678 514 1979

Email: info@ippexpo.org

Website: www.ippexpo.org

Tel.: +1 770 493 9401

12 ~ 15 novembre

EuroTier

Deutsche Messe Hanover, Germania

Georgia World Congress Center

285 Andrew Young International Blvd NW, Atlanta, Georgia, USA

GUIDA INTERNET

ADM Animal Nutrition Italy S.r.l. it.suppor t@wisium.com

www.admanimalnutrition.com

sAgritech commerce@agritech.it www.agritech.it

Albitalia infotecniche@albitalia.com www.albitalia.com

Albors info@albors.it www.albors.it

Ali Lohmann info@lohmann.it www.alilohmann.com

Arion Fasoli info@arionfasoli.com www.arionfasoli.com

Aviagen info@aviagen.com www.aviagen.com

Aviagen Turkeys Ltd turkeysltd@aviagen.com www.aviagenturkeys.com

Aza International info@azainternational.it www.azainternational.it

Babolna TETRA info@babolnatetra.com www.babolnatetra.com

Barbieri Belts info@barbieri-belts.com www.barbieribelts.com

BD Agricoltura Italia S.r.l. italia@bigdutchman.com www.bigdutchman.it

Biochem ber tarelli@biochem.net www.biochem.net

Biolab 2000 biolabvr@tiscalinet.it www.biolab2000.it

Carfed International Ltd carfed@carfed.co.uk

Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it www.carfed.it

Chick Farm Europe info@chickeurope.com www.novogen-layers.com

Cizo info@cizo.it www.cizo.it

Clerici Gino S.r.l. info@clerici.it www.clerici.it

Cobb Europe info@cobb-europe.com www.cobb-vantress.com

Codaf info@codaf.net www.codaf.net

Corti Zootecnici S.r.l. info@cortizootecnici.com www.cortizootecnici.it

DSM Nutritional Products info@dsm.com www.dsm.com

Elanco italia_elanco@elanco.com www.elanco.com

EuroTier eurotier@dlg.org www.eurotier.com

Evonik luca.iacoianni@evonik.com www.evonik.com

Facco Poultry Equipment facco@facco.net www.facco.net

FIEM fiem@fiem.it www.fiem.it

FierAgricola Verona fieragricola@veronafiere.it www.fieragricola.it

FierAvicola info@fieravicola.com www.fieravicola.com

Gasolec sales@gasolec.com www.gasolec.com

GI-OVO B.V. sales@gi-ovo.com www.gi-ovo.com

Giordano Poultry Plast info@poultryplast.com www.poultryplast.com

Hendrix Genetics info@hendrix-genetics.com www.hendrix-genetics.com

Hubbard contact.emea@hubbardbreeders.com www.hubbardbreeders.com

Hy-Line International info@hyline.com www.hyline.com

Impex Barneveld BV info@impex.nl www.impex.nl

Intracare info@intracareitaly.com www.intracare.nl

Lallemand animalitaly@lallemand.com www.lallemandanimalnutrition.com

Lubing System info@lubing.it www.lubingsystem.com

Marel info.poultry@marel.com www.marel.com/en/poultry

Mbe Breeding Equipment info@mbefabriano www.mbefabriano.it

Meyn sales@meyn.com www.meyn.com

MSD Animal Health S.r.l. www.msd-animal-health.it

Newpharm info@newpharm.it www.newpharm.it

Officine Meccaniche Vettorello luciano@officinevettorello.it www.officinevettorello.com

Petersime N.V. info@petersime.com www.petersime.com

Riva Selegg info@rivaselegg.com www.rivaselegg.com

Royal Pas Reform info@pasreform.com www.pasreform.com

Roxell info@roxell.com www.roxell.com

Reventa info.reventa@munters.de www.reventa.de

Sacco S.r.l. info@saccosystem.com www.saccosystem.com

Schropper office@schropper.at www.schropper.at

Ska ska@ska.it www.ska.it

Sime-Tek info@sime-tek.com www.sime-tek.com

Space info@space.fr www.space.fr

Specht Ten Elsen GmbH & Co. KG info@specht-tenelsen.de www.specht-tenelsen.de

Sperotto info@sperotto-spa.com www.sperotto-spa.com

Tezza tezza@tezza.it www.tezza.it

TPI-Polytechniek info@tpi-polytechniek.com www.tpi-polytechniek.com

Valli info@valli-italy.com www.valli-italy.com

Val-co intl.sales@val-co.com www.val-co.com

VDL Agrotech info@vdlagrotech.nl www.vdlagrotech.com

VDL Jansen info@vdljansen.com www.vdljansen.com

Vencomatic Group B.V. info@vencomaticgroup.com www.vencomaticgroup.com

Vétoquinol Italia italy_ascor@vetoquinol.com ascor.vetoquinol.it

Victoria victoria@victoria-srl.com www.incubatricivictoria.com

Direttore responsabile

Lucio Vernillo

Redazione

Daria Domenici (zootecnica@zootecnica.it)

Referente Italia

Marianna Caterino (marianna@zootecnica.it)

Amministrazione amministrazione@zootecnica.it

Ufficio

Zootecnica International Vicolo Libri, 4

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Art Direction e impaginazione

Laura Cardilicchia – elleciwebstudio.com

Stampa Nova Arti Grafiche, Firenze

Edizione italiana Anno XXXIV • Luglio/Agosto 2024

Giordano è il marchio che rappresenta l'offerta di prodotti più completa e all'avanguardia nel settore avicolo e veterinario.

Con oltre 60 anni di esperienza nella progettazione e realizzazione di prodotti in plastica, le varie aree del gruppo sono in grado di rispondere alle diverse esigenze attraverso competenze specifiche.

Specialista nel trasporto dei volatili, nell'allevamento, nella manipolazione delle uova e nella veterinaria.

Dedizione assoluta, know-how, innovazione e responsabilità sociale sono e continuano a essere l'asse su cui si sviluppa ogni giorno il nostro lavoro.

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