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Nuove tecnologie e prospettive del sessaggio in ovo: la gestione dei maschi della gallina ovaiola
Al Fieravicola Poultry Forum, il 6 maggio scorso, si è svolto il convegno su “Le nuove tecnologie e prospettive del sessaggio in ovo”. Martino Cassandro, presidente WPSA Italia, ha aperto l'evento introducendo il tema; dopo il suo intervento è seguita la relazione di Joel Gautron, direttore alla ricerca presso l'Institut national de recherche pour l'agriculture, l'alimentation et l'environnement - INRAE.
Il convegno si è focalizzato sulla produzione di uova nei prossimi decenni con la presenza di Yael Alter, AD Saas Technology, che ha illustrato un nuovo metodo per salvare i pulcini maschi nella filiera delle uova. Gian Luca Bagnara, presidente Assoavi, ha infine concluso i lavori, delineando i metodi per incentivare e sensibilizzare l’introduzione in Italia del sessaggio in ovo.
A livello globale vengono attualmente prodotti 1.400 miliardi di uova all’anno. In Europa si fanno sempre più pressanti le richieste per un maggior rispetto del benessere animale in allevamento. La direttiva 1999/74 ha differenziato le produzioni in gabbia, a terra, all’aperto e biologica, ma è stata applicata dai vari Paesi in maniera diversa. Oggi la produzione in sistemi alternativi arriva al 40%, un dato ben diverso rispetto a quello del 1996, quando non superava il 10%. La situazione resta tuttavia molto articolata a seconda dei Paesi: in Germania l'allevamento in gabbia è inferiore al 2%, mentre in Portogallo e Spagna supera il 90%; l’Italia rispecchia il dato della media europea, con un valore che si aggira sul 50%.
Verso un allevamento sempre più free-range
In futuro l’allevamento in gabbia sarà sempre più penalizzato, indipendentemente dalla legislazione, poiché già messo al bando da buona parte della grande distribuzione. Restano, per il benessere, alcuni problemi aperti, come un’ulteriore riduzione del numero di animali accasati per metro quadrato e un’alternativa alla soppressione dei pulcini maschi di un giorno nella filiera delle uova.
I maschi di ovaiola sono considerati “scarti” per l’industria delle uova, poiché non depongono uova e la loro carne non ha alcun valore economico per il settore; ciò ne causa la soppressione, con un dato che si attesta sugli oltre 6 miliardi all’anno e che avviene in incubatoio a un giorno di vita. L’opinione pubblica sta facendo una notevole pressione per trovare una soluzione a questo problema e la politica si è mossa di conseguenza. Dal 2022, Francia e Germania proibiscono l’eliminazione dei maschi di un giorno, mentre Olanda, Spagna e Italia si sono impegnate a seguirne l’esempio.
Soluzioni per evitare la soppressione dei pulcini maschi nella filiera delle uova
Una delle soluzioni alla soppressione dei pulcini potrebbe consistere nella muta; se si utilizzano le ovaiole per diversi cicli produttivi si ha una riduzione nel numero di galline da accasare, e quindi di maschi soppressi in schiusa. La muta dovrebbe però essere indotta senza privazioni di mangime e acqua, perché tale pratica è vietata in Unione europea e occorrerebbe, su questo tema, approfondire le ricerche. Un’altra maniera per ridurre il numero di ovaiole da accasare potrebbe essere l’aumento della durata di deposizione. Oggi lo sviluppo della genetica ha portato a cicli di oltre 100 settimane di deposizione, con una produzione di 500 uova per gallina. Ovviamente, in analogia a quanto detto sulla muta, se la stessa gallina produce più uova, occorrerà un numero inferiore di pulcini, e di conseguenza ci saranno meno maschi da sopprimere.
Dal punto di vista produttivo, si potrebbe pensare a sviluppare linee a doppia attitudine, da impiegarsi per la produzione di uova e carne, che permetterebbero di poter utilizzare sia pulcini maschi che femmine nel ciclo produttivo. Oggi le ovaiole producono circa 340 uova a ciclo, mentre i riproduttori della linea da carne ne forniscono meno di 150. Si potrebbe prendere in considerazione un tipo di incrocio in cui le femmine siano in grado di fornire una buona quota di uova e i maschi una resa sufficiente in carne. Si tratterebbe di una scelta più che altro di tipo etico, ma andrebbe pienamente incontro alle richieste del consumatore in materia di benessere animale.
Sessaggio in ovo
Un’altra opzione, emersa di recente e dalle prospettive molto promettenti, è rappresentata dal sessaggio in ovo, che identifica i maschi prima della schiusa, evitandone la soppressione cruenta. Gli embrioni esprimono differenze anatomiche, fisiologiche e molecolari che potrebbero consentire l’identificazione del sesso in anticipo.
Per attuare questa soluzione servirebbero metodiche veloci, capaci di selezionare fino a 30.000 uova/ora, economiche, precise (al 98,5%), che non causino danni alla schiusa e alla vitalità del pulcino ed eseguibili molto precocemente, per evitare che l’embrione soffra. Sono attualmente in corso vari studi diretti a trovare la procedura ideale.
Gli approcci messi in atto per la risoluzione del problema della soppressione dei pulcini sono vari:
• biologico, con rilevamento ormonale e dei metaboliti;
• fisiochimico, basato su odori diversi tra embrione maschile e femminile;
• fisico e ottico, tramite spettrometria e risonanza magnetica o iperspettrale;
• genetico, con editing per la mappatura genetica.
Queste tecnologie presentano vantaggi e svantaggi: quelle cromosomiche e molecolari sono invasive, le fisiologiche si applicano solo su linee a piumaggio marrone, mentre sembra particolarmente interessante la tecnica del genome editing, che però non è ancora disponibile sul mercato.
Yahel Alter - Soos Technology
Soos Technology è tra le aziende che conducono studi approfonditi sul benessere del pulcino di ovaiola e ha presentato al Fieravicola Poultry Forum i risultati di queste ricerche. L’azienda opera sulla definizione del sesso nei primissimi giorni di vita, come avviene in natura, che nell’embrione aviario dipende da almeno 17 geni. Lo scopo è influenzare tale processo genetico, riassegnando i geni maschili a una funzione femminile e trasformandoli quindi in ovaiole.
Il procedimento avviene utilizzando vibrazioni acustiche, umidità e temperatura sulle uova incubate. A tale scopo, vengono usati vassoi specifici in incubazione con sensori che raccolgono i dati ogni 30 minuti. Finora, le prove di campo hanno evidenziato schiuse dal 56% al 65% di femmine sul totale (rispetto allo standard che si attesta sul 50%), mentre in laboratorio si è giunti all’80%.
In campo, soggetti con caratteristiche squisitamente femminili – cloaca, cresta, piumaggio e anche evidenza autoptica – si sono rivelati con DNA maschile. I gruppi che contenevano questi soggetti, con DNA maschile ma caratteristiche femminili, deponevano con risultati uguali a gruppi di femmine sessate dalla nascita, per tutta la durata del ciclo.
Questa inversione di sesso potrebbe dunque consentire di diminuire notevolmente il numero di pulcini maschi, con ripercussioni sul benessere animale, sulle prestazioni e sulla redditività dei produttori.