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Non di solo Covid si può morire. Storie di resurrezione

Il “Dolomiti” di Dimaro (Val di Sole), travolto nel 2018 da uno tsunami di pietre e fango è risorto come centro per gli sport outdoor

di Sara Alvaro

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L’epidemia di Covid ha messo quest’anno in ginocchio l’intero turismo e non è ancora escluso che abbia pesanti ripercussioni anche sulla stagione verso la quale ci stiamo avviando. Se il turismo all’aria aperta ha potuto almeno in parte salvare la stagione 2020 le conseguenze economiche restano tuttavia gravissime per il comparto. Nonostante ciò gli imprenditori sono pronti a ripartire e anzi hanno sfruttato il periodo dell’emergenza per mettere a punto nuove strategie con cui accelerare la ripresa. Del resto l’imprevisto è sempre da mettere in conto per chi si lancia nel mondo dell’imprenditoria e addirittura quelli che in un primo momento sembrano dei terribili rovesci possono trasformarsi in occasioni per un rilancio dell’attività. Con questo numero di Camping Management vogliamo raccontare alcune storie di imprenditori che per varie ragioni hanno visto andare in fumo anni di lavoro e di sacrifici ma che nonostante ciò hanno trovato la forza di rialzarsi e ricominciare da capo. In fondo il Covid, per quanto sia stato vissuto come evento eccezionale non è poi così diverso, negli effetti pratici, da una qualsiasi altra calamità naturale, capace di far sfumare i guadagni di una stagione o, peggio, causare danni dalle devastanti conseguenze finanziarie. Nell’esempio di chi dopo essere caduto si è rialzato troviamo una ragione in più per ripartire in questo 2021 la cui estate è quasi alle porte.

Livio Valentini è proprietario di quello che fu il Dolomiti camping village di Dimaro, nella trentina Val di Sole: quattro ettari con piazzole, chalet in legno, ristorante, centro benessere, due piscine, reception e servizi che nell’estate 2019 avrebbe ricevuto la sua quinta stella. Purtroppo in ottobre una violenta perturbazione si è abbattuta sul Nord-est dell’Italia, scaricando nella valle ben sessanta centimetri di pioggia in tre giorni; un vero diluvio, che ha causato frane, smottamenti e fatto

Livio Valentini “Adesso l’attività è stata in parte riconvertita, in attesa che con la seconda parte dei risarcimenti promessi dalla

Provincia, e la fine dello stato di emergenza al termine dei lavori di messa in sicurezza del torrente, si possa aumentare la ricettività con dei nuovi chalet"

gonfiare all’inverosimile i corsi d’acqua. Purtroppo il Dolomiti si trovava alla confluenza tra il torrente Noce e un affluente; normalmente un rio largo non più di tre metri che ben presto ha moltiplicato la portata trascinando detriti e massi che hanno fatto crollare uno dopo l’altro gli sbarramenti di sicurezza che erano stati messi sul percorso. Una valanga d’acqua, fango, rocce e alberi in pochi minuti si è abbattuta verso valle scavando un alveo largo almeno trenta metri; come se una gigantesca ruspa avesse squarciato l’intero pianoro su cui si trovava il camping, portandone via almeno tre ettari. Su quaranta roulotte con veranda di campeggiatori stanziali, venti sono state devastate; venti chalet istallati da appena dieci anni sono scomparsi e settecento metri quadrati di centro benessere sono stati distrutti assieme a tutti gli arredi e le piante, mentre i locali del ristorante e della reception pur rimanendo in piedi essendo costruiti in muratura sono stati invasi da montagne di detriti. Il danno stimato è stato di tredici milioni di euro. Lo stesso Valentini, che al momento dello tsunami si trovava al lavoro nel suo ufficio, è riuscito per soltanto pochi secondi a salvarsi. «Per me è stata una vera tragedia», ricorda il signor Livio, che a quel campeggio aveva dedicato trentotto anni della sua vita. «Per realizzare quel gioiello avevo lasciato un altro campeggio sul mare e investito tutti i miei risparmi e stava andando benissimo. Tra l’altro eravamo famosi per gli sport outdoor e riuscivamo ad avere ottantamila presenza l’anno, in estate mille persone al giorno, tanto è vero che dopo quella calamità gli esercizi commerciali di Dimaro, che ha milleduecento abitanti, hanno dovuto licenziare parte del personale poiché in pratica lavoravano solo con i turisti che passavano per il mio camping» Ovviamente l’evento è stato per Livio Valentini traumatico, non solo dal punto di vista economico: «Per riprendermi ho dovuto fare sei mesi di terapia da uno psicologo, però poi ho trovato la forza di ricominciare, anche perché tutti hanno cercato di sostenermi: i miei familiari, la Provincia, il Comune, i commercianti di Dimaro, per i quali il campeggio era una fonte notevole di sostentamento». Gran parte del Dolomiti era irrecuperabile, seppellito sotto massi di granito di oltre trecento quintali che sono stati fatti saltare con la dinamite per poterli portare via. Tuttavia un ettaro è stato salvato. Con duecentocinquantamila euro è stata ripristinata l’area sosta camper, il grande parcheggio coperto e lo spazio per gli sport outdoor, che erano la principale attrazione, tanto è vero che già pochi mesi dopo, alla riapertura estiva, grazie a quell’ettaro il Dolomiti è riuscito ad avere diverse migliaia di presenze. Adesso l’attività è stata in parte riconvertita, in attesa che con la seconda parte dei risarcimenti promessi dalla Provincia, e la fine dello stato di emergenza al termine dei lavori di messa in sicurezza del torrente, si possa aumentare la ricettività con nuove strutture. «Adesso oltre al centro per gli sport outdoor di Dimaro ho preso in affitto altri due centri, a Croviana e Caldes, dove facciamo rafting, canoa e idrosped sul Noce, dove si sono anche disputati i mondiali di canoa; inoltre diamo la possibilità di andare sulle mountain bike e in inverno fare passeggiate con le ciaspole, arrampicate su ghiaccio e sci d’alpinismo». Questo ha fatto si che nel 2019 vi siano state oltre trentamila presenze. Non sono ancora le cifre precedenti quel terribile 2018 ma neppure i dati di una catastrofe. Il futuro per Valentini non è ancora del tutto roseo, perché comunque ancora gli pesa l’aver visto finire in un attimo quello che da un bel sogno si era quasi trasformato in realtà, tuttavia continua a lottare: «Da quella terribile esperienza ho imparato che bisogna sempre essere preparati al peggio. Poco prima del cataclisma mi ero assicurato anche contro le alluvioni e grazie a questo ho potuto avere subito un po’ di soldi per ricominciare, mentre altra fortuna è stata che in quel momento non avevo mutui sulle spalle, cosa per me assai rara. Quindi sempre meglio cercare di prevenire e tutelarsi il più possibile». Adesso un altro Valentini, Marco, di ventotto anni, è pronto a raccogliere il testimone: «Mio figlio», ci dice il signor Livio, «dopo essersi laureato alla Luiss ha lasciato il suo lavoro in una finanziaria per dedicarsi all’attività e portare avanti i nostri progetti di espansione. Quando arriverà la seconda parte dei soldi della Provincia compreremo del terreno in qualche valle vicina - qui purtroppo non c’è abbastanza spazio anche se in parecchi mi hanno offerto i loro appezzamenti - e faremo rinascere il Dolomiti». ✻

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