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Editoriale

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Tipografia Grafica Di Marcotullio - Roma Finito di stampare Maggio 20210 I l secondo anno di pandemia rischia di essere peggiore del primo. Appare oggi evidente come e quanto questa calamità stia influendo sui comportamenti e sull’economia. Quello che abbiamo capito è che l’incidenza negativa si abbatte su specifici settori ed in ambiti definiti. Non è un bene, le sperequazioni già forti all’interno del nostro sistema economico si acuiscono e, in non pochi casi rischiano di diventare endemiche. Restiamo al nostro ambito. Il turismo, insieme al settore dei viaggi, della ristorazione e dell’intrattenimento sono le vittime più sofferenti di questa realtà. Si potrà recuperare e si dovrà farlo, con strumenti straordinari ed ordinari. I primi per dimensione e portata competono alla mano pubblica, ma non si tratta solo di aiuti e sostegni finanziari. Quel che mancava e che oggi diventa imprescindibile sono le politiche normative ed amministrative concepite ed applicate per il turismo ed al suo interno con modulazioni opportune e necessarie per le diverse modalità. Ragionare in questi termini significa e comporta non solo una adeguata conoscenza e preparazione della classe politica, ma soprattutto una sensibile ed accorta azione amministrativa centrale e locale che applichi le norme in maniera sintonica con le necessità delle imprese, delle loro maestranze e le istanze del mercato in termini di nuove e più articolate forme di domanda. Un progetto che preveda questo tipo di attenzione e questo grado di cooperazione sarà esso stesso un fattore di sviluppo per il settore e le imprese perché libererà risorse ed energie oggi impiegate in contenziosi improduttivi e penalizzanti. Risorse che potranno essere meglio impegnate per modernizzare ed adeguare l’offerta. Più campeggi, meglio tenuti, di adeguate dimensioni, con personale e management meglio preparato, con prodotti e servizi diversificati e di alta qualità, con un legame con il territorio fatto di conoscenza e scambio, con una interlocuzione non conflittuale con la controparte amministrativa, con strumenti finanziari ed assicurativi appositamente concepiti, sono questi i punti cardine di un progetto di crescita e ripresa del nostro settore concepito per lasciarci presto alle spalle le macerie di un 2020 disastroso e costruire un decennio di ripresa e sviluppo. Se agiremo in questo senso potremo riprendere il percorso esattamente da dove é stato interrotto. È un orizzonte nel quale si muoverà una nuova generazione di imprenditori che costituiranno il futuro non solo per le loro singole aziende ma anche per i contesti ed i territori nei quali opereranno. La ripresa che oggi siamo chiamati ad operare varrà e sarà gestita da loro, è bene tenerlo presente perché facendolo costruiremo un futuro condiviso tra noi e la prossima classe di operatori del settore. ✻

Maurizio Vianello Presidente FAITA-FederCamping

VALLE D'AOSTA

Ecco come la Vallée si prepara ad accogliere il turismo 2021-2022

La ripresa non è dietro l’angolo ma si punta sulla sicurezza e su forme di turismo alternativo

pagine a cura di Pietro Licciardi

Dopo una estate e un inverno turisticamente disastrosi a causa delle restrizioni imposte per fronteggiare l’epidemia cinese, anche la Valle d’Aosta si prepara ad affrontare la nuova stagione estiva alle porte pur tra mille incertezze, prima tra tutte il permanere delle limitazioni alle libertà di spostamento tra una regione e l’altra e all’interno delle stesse regioni. In ogni caso il turismo della Vallée cambierà. Secondo alcuni addetti ai lavori è possibile che nel medio periodo si consolidino alcuni dei comportamenti che si sono manifestati già nella scorsa estate, come un rinnovato interesse per la montagna da parte del mercato interno oppure che vi sia un arresto o addirittura un’inversione della tendenza, in atto ormai da diversi anni, della riduzione della durata media dei soggiorni. Sul fronte dell’offerta, è probabile - e secondo alcuni anche auspicabile - che l’emergenza Covid e l’attuazione delle misure di contenimento, incoraggi una crescita qualitativa dell’offerta in generale e, in particolare, l’adozione di approcci più sostenibili. che tengano conto delle nuove esigenze di sicurezza e “tranquillità sanitaria” che si sono manifestate nei lunghi mesi dell’epidemia.

La stagione 2020

Ad analizzare l’andamento della passata stagione estiva è l’Osservatorio turistico della Valle d’Aosta, secondo il quale l’estate 2020 è stata decisamente negativa sebbene l’afflusso registrato ad Agosto sia stato sorprendente; compensato però dalle consistenti perdite delle settimane precedenti, in particolare di Giugno, con una contrazione dei fatturati delle imprese del 29,2%. Un piccolo segnale positivo è venuto dalla diminuzione dei tassi di intermediazione (-28,6%), ovvero dal fatto che i turisti hanno organizzato la loro vacanza trattando direttamente con le strutture, il che ha comportato un risparmio per loro e anche per le imprese, nella speranza che tale tendenza possa confermarsi in futuro. In drastica diminuzione anche gli ingressi di veicoli attraverso i valichi valdostani (oltre -20%), con una conseguente diminuzione del turismo straniero di prossimità, solo parzialmente compensato dal sensibile aumento della lunghezza dei soggiorni, con una inversione di tendenza rispetto al passato del +9,9%. In aumento la clientela abituale nelle aziende ricettive valdostane (+6%), che l’Osservatorio interpreta come una manifestazione di fiducia da parte dei clienti, soddisfatti delle norme di sicurezza adottate. Anche negli hotel vi è stato un calo delle prenotazioni – arrivate più a ridosso della data di arrivo, con una “finestra” che si è ridotta del 45% - anche se compensate da soggiorni mediamente più lunghi. Da considerare comunque che il 2019 è stata una delle stagioni turisticamente migliori per la Valle d’Aosta e un segno meno nei dati 2020 sarebbe stato probabilmente da mettere in conto.

La promozione

Per quanto riguarda la promozione già dalla prossima stagione turistica estiva si cercherà di trasmettere al pubblico sia domestico che straniero l’immagine di una regione attenta alla sostenibilità e a incoraggiare forme di turismo consapevole e “slow” del territorio. Oltre alle classiche attività outdoor estive che la Valle d’Aosta può offrire in un ambiente di grande pregio naturalistico quali passeggiate, trekking, bike, rafting, la comunicazione farà particolare riferimento al Cammino Balteo, un itinerario turistico di recente istituzione che integra diversi elementi di offerta del territorio in una proposta “esperienziale” che concilia natura, cultura, enogastronomia. Del resto la sensazione è che dopo la dura emergenza sanitaria ad uscire rafforzate saranno proprio le forme di turismo alternativo, come ad esempio lo scialpinismo, che in alcune aree, come la Valle del Gran San Bernardo, sta conoscendo un boom. Altra incognita per il turismo in generale e anche per quello valdostano è se vi sarà una tenuta o meno degli arrivi e delle presenze straniere. Tenuto conto dell’andamento delle vaccinazioni in Europa e nel mondo e delle misure di contenimento ancora in atto in molti Paesi, purtroppo il timore è che anche per l’estate 2021 si registrerà una perdita consistente di turisti stranieri con numeri non molto diversi da quelli del 2020. Forse vi sarà una ripresa, anche consistente, in inverno ma se si tiene conto che molto del turismo sciistico internazionale passa dalla intermediazione, per tornare ai livelli precedenti al Covid è verosimile che si debba attendere almeno la stagione sciistica 2022/2023. Nel breve periodo, comunque, la ripresa degli arrivi stranieri sarà presumibilmente sostenuta dai paesi immediatamente oltreconfine o dai quali è possibile comunque raggiungere le località valdostane in automobile. In ogni caso, supponendo che il piano vaccinale proceda con celerità e senza intoppi, secondo alcuni funzionari dell’assessorato al turismo della Vallée, responsabili della promozione turistica, le presenze turistiche potranno tornare ai livelli del 2019 soltanto nel 2023.

“Secondo alcuni addetti ai lavori è possibile che nel medio periodo si consolidino alcuni dei comportamenti che si sono manifestati già nella scorsa estate, come un rinnovato interesse per la montagna da parte del mercato"

Sicurezza per gli ospiti

Ovviamente in Valle d’Aosta si sta lavorando alacremente per consentire la riapertura delle attività economiche e rendere sicure le vacanze. Il governo regionale da parte sua ha approvato protocolli e linee guida aggiornati, specifici per ciascun tipo di attività, come il trasporto invernale ed estivo sugli impianti a fune; mezzi di trasporto pubblici collettivi; attività ricettive; piscine; strutture termali e centri benessere; rifugi alpini e posti tappa; bar e ristoranti; esercizi commerciali in genere; sale cinematografiche, teatri, auditorium e altri spazi per spettacoli; muse, castelli, siti archeologici e dei espositive. Insomma nessuna delle potenziali attrazioni turistiche è stata trascurata per garantirne la messa in sicurezza, facendo anche largo ricorso alle prenotazioni, mentre nelle stazioni sciistiche sono stati adottati accorgimenti per garantire il mantenimento delle distanze minime, in particolare nelle code, affidando a dei “Covid Steward” il compito di vigilare sul rispetto delle indicazioni e di assiste gli “ Per quanto riguarda la promozione già dalla prossima stagione turistica estiva si cercherà di trasmettere al pubblico sia domestico che straniero l’immagine di una regione attenta alla sostenibilità e a incoraggiare forme di turismo consapevole e

“slow"

ospiti per qualunque necessità. Inoltre mentre gli impianti aperti, come le seggiovie senza cupola, viaggiano a pieno carico, gli impianti chiusi - funivie, telecabine e seggiovie con cupola – potranno riempire solo il 50% dei posti disponibili; sempre indossando la mascherina chirurgica. Si tratta di misure che certamente creeranno qualche disagio e qualche attesa indesiderata ma dopo un intero anno trascorso ad ascoltare i quotidiani bollettini sui contagi trasmessi da notiziari radio e tv occorre cercare di allentare il clima di paura, se non vero e proprio terrore, che è stato trasmesso nel pubblico mostrando che con le opportune precauzioni si può vivere tranquillamente anche con il Covid in circolazione, il quale – è bene ricordare –non è di fatto certo paragonabile alle epidemie del passato, come la Spagnola del 1918, che solo in Italia fece più morti di quelli causati dalla terribile Grande Guerra.

Il turismo all’aria aperta

Le caratteristiche ambientali della Valle d’Aosta sono tali da rendere la regione una meta ideale per il turismo all’aria aperta, soprattutto nel periodo estivo. Il numero delle strutture tuttavia non è particolarmente elevato e nella scorsa stagione i dati hanno evidenziato che a differenza di quanto avvenuto altrove l’incremento delle presenze ha riguardato più che altro gli appartamenti e le residenze turistiche alberghiere. Nonostante ciò l’open air è considerato una delle risorse più importanti, anche in vista della ripresa. Comparto che peraltro, nonostante la pandemia, è molto cresciuto in qualità. E proprio pensando alla ripresa anche dalla Regione si auspica che le imprese turistiche, soprattutto quelle che hanno completamente perso la stagione sciistica, siano sostenute finanziariamente con l’erogazione di adeguati ristori al fine di preservare nel medio periodo le capacità produttive del settore. ✻

Il neo presidente FAITA-FederCamping Valle d'Aosta: «Tutti insieme ce la faremo»

Per Matteo Restelli è grazie all’associazionismo che anche l’open air supererà la crisi tornando alle cifre precedenti la pandemia

Matteo Restelli, titolare del Villaggio turistico Camping Cervino di Antey-Saint-André, è stato eletto nel Dicembre scorso nuovo presidente dell'Associazione valdostana centri turismo all'aperto (Faita Valle d'Aosta), organizzazione aderente all'Adava che riunisce la quasi totalità dei titolari di campeggi e villaggi turistici in regione, subentrando a Jean Paul Voyat, titolare del Camping Les Salasses di Cogne

Presidente, il rinnovo delle cariche sociali della FAITA-FederCamping Valle d’Aosta è avvenuto in un momento particolarmente delicato, in pieno periodo pandemico; quale è stata la prima cosa che ha pensato una volta insediato?

«Per prima cosa ho ringraziato il presidente uscente Jean-Paul Voyat per il lavoro svolto negli ultimi dieci anni e per l’impegno portato avanti in favore delle imprese nostre associate. Ho poi espresso grande gratitudine a tutti i colleghi che hanno riposto la loro fiducia in me e ho promesso loro di impegnarmi con serietà e passione nel rappresentare la nostra categoria. Devo ammettere che sono uscito dalla nostra assemblea con piena consapevolezza delle difficoltà che insieme alla mia nuova squadra ci troveremo ad affrontare, ma contestualmente con una nuova energia e una determinazione a far bene che vorrei trasmettere a tutti i miei colleghi, associati e non, oltre che a tutti i nostri interlocutori istituzionali».

Quale impatto ha avuto la crisi causata dall’epidemia in corso di Covid-19 sul comparto open air della sua regione?

«Per capire quali sono stati i reali effetti della pandemia sul nostro settore bisogna innanzitutto fare una fotografia di quanto è accaduto in termini numerici. L’offerta open air in Valle d’Aosta è rappresentata da 48 campeggi, 16 aree di sosta e

“Il compito della nostra associazione e, di conseguenza il mio in qualità di presidente, è quello di tutelare e difendere gli interessi dei titolari delle strutture ricettive all’aria aperta"

Presidente FAITAFederCamping Valle d'Aosta

2 villaggi turistici con una capacità ricettiva potenziale pari a 17.847 tra piazzole e posti letto in allestimenti fissi o mobili. Se confrontiamo i dati ufficiali Istat registrati nel corso del 2019 rispetto al 2020, scopriremo che, a parità di strutture presenti sul territorio valdostano, nel 2019 la domanda turistica aveva registrato 114.057 arrivi e 366.738 presenze, mentre nel 2020 gli arrivi sono stati 65.549 e le presenze 243.001. Il delta negativo è stato dunque molto importante, nonostante la maggior parte delle nostre strutture ricettive sia riuscita ad aprire e a lavorare abbastanza bene nel corso dell’ultima stagione estiva».

Come ha affrontato e come è stata vicina ai propri associati la FAITA regionale in questo periodo di estrema difficoltà?

«Il compito della nostra associazione e, di conseguenza il mio in qualità di presidente, è quello di tutelare e difendere gli interessi dei titolari delle strutture ricettive all’aria aperta, ma abbiamo anche capito che questo può avvenire solo se riusciamo a lavorare in sinergia con le altre associazioni di rappresentanza del settore turistico ricettivo. Il mondo dell’ospitalità deve unire le proprie forze e non frammentarsi, bisogna concentrarsi di più sui punti che ci uniscono rispetto a quelli che ci dividono. Ad esempio, insieme ai colleghi di Adava Federalberghi Valle d’Aosta, con i quali ci lega un rapporto ormai consolidato nel tempo, abbiamo lavorato molto sul fornire informazioni puntuali ai nostri associati, sull’ascoltare i singoli problemi e cercare di risolverli, ma anche nell’utilizzare questo “tempo sospeso” per la formazione e aggiornamento professionale dei nostri imprenditori e dei loro collaboratori indispensabili, in vista di una prossima apertura».

Qual è l’atteggiamento della Regione nei confronti dell’open air in generale e della FAITA-FederCamping in particolare? I politici regionali hanno una esatta percezione dell’importanza del comparto e hanno un atteggiamento collaborativo nei confronti delle imprese del settore?

«Sono stato eletto presidente dell’associazione da poco più di tre mesi, ma devo dire che nonostante la pandemia e le conseguenti difficoltà nell’organizzare in presenza incontri e riunioni di lavoro, i nostri interlocutori istituzionali – che sono in primis l’Assessore regionale al Turismo e i suoi funzionari – si sono dimostrati sinora molto disponibili e collaborativi. Nei primi incontri avuti ci siamo subito ritrovati sulla necessità di metterci al lavoro per aggiornare un’ormai datata normativa regionale di disciplina delle strutture ricettive all’aperto, soprattutto per quanto riguarda la disciplina delle cosiddette ”case mobili” e nel differenziare le strutture ricettive che ospitano principalmente clientela stanziale da quelle che lavorano invece con gli itineranti».

La non ancora conclusa esperienza pandemica come ha cambiato e come cambierà l’open air nella sua regione in termini qualitativi e quantitativi? Pensa che potrete tornare ad avere gli stessi clienti sia italiani che stranieri del passato? «Sono fermamente convinto che,

“Sono fermamente convinto che, sia dal punto di vista associativo che come imprenditori, ne usciremo rafforzati. In questi mesi di totale confusione e sconforto, abbiamo capito tutti quale sia l’importanza dell’associazionismo"

sia dal punto di vista associativo che come imprenditori, ne usciremo rafforzati. In questi mesi di totale confusione e sconforto, abbiamo capito tutti quale sia l’importanza dell’associazionismo e dell’essere supportati, soprattutto in questi momenti di estrema difficoltà. Come associazione abbiamo registrato un incremento continuo del numero di associati, mentre come strutture ricettive, non appena verranno tolte le limitazioni agli spostamenti, sono certo torneremo a lavorare forse ancora più di prima. Se posso portare una mia esperienza personale, posso affermare con certezza che la voglia di vacanza è enorme e non passa giorno senza che un nostro cliente affezionato non ci scriva o ci chiami per salutarci e confermarci che verrà a trovarci non appena sarà nuovamente possibile» ✻

Dal cuore della Vallée una speranza di ripresa

Renato Sartori proprietario del Dalailama confida nella riapertura a Giugno delle aziende turistiche

Il Dalailama Village è un’oasi di pace e natura nel cuore della Valle d’Aosta, in una invidiabile posizione che ne fa una meta ideale per una rilassante vacanza sia in inverno che in estate, quando la Vallée si offre ai visitatori con i suoi prati fioriti, i boschi profumati e la prorompente natura che incanta adulti e bambini. Il campeggio offre tutti i confort e i servizi di un hotel, con piscina, idromassaggio, wellness, ristorante, con in più la privacy di confortevoli casette in legno con una sola camera per coppie o un appartamento per una intera famiglia; in oltre, aree giochi per bambini, sala comune, aree barbecue e tutta una serie di servizi che fanno di questa struttura una delle migliori della regione. Proprietario del Dalailama è Renato Sartori, la cui passione per il turismo all’aria aperta è cominciata cinquant’anni fa, quanto per la prima volta ebbe l’intuizione di trascorrere le proprie ferie in viaggio, inseguendo la voglia di libertà che la vacanza itinerante e all’aria aperta conteneva; libertà su tutto: dalla scelta della méta, agli orari, all’abbigliamento, al cibo… Così nel 1972 acquistò una roulottina di 3,71 metri e partì per il mare con moglie e figlie. Stessa cosa negli anni che seguirono, cambiando meta ogni volta e imparando tante cose sull’arte del vivere fuori casa all’aperto; una esperienza che avrebbe messo a frutto da lì a qualche tempo. Dieci anni dopo infatti si fece largo la voglia di metter su un campeggio tutto suo. La ricerca del luogo ideale dove iniziare l’avventura imprenditoriale portò Sartori in Valle d’Aosta, dove si imbatté in un posto straordinario: un balcone naturale sulla valle del Cervino a 1500 metri di altezza sul livello del mare, un terreno incantevole, pulito e tranquillo, al punto che anche il nome da dare al futuro campeggio doveva evocare un’oasi di pace e silenzio, un posto completamente fuori dalle angustie e dallo stress del mondo e in completa armonia con la natura. Ecco così che la scelta cadde sul Dalailama Village,

“Malgrado tutto, ci aspettiamo che scoppi la voglia di evadere, di uscire di casa, di recuperare il tempo perduto. Noi imprenditori dell’open air ci stiamo preparando a ripartire dal primo di

Giugno 2021"

evocativo del lontano Tibet, angolo di mondo isolato e appartato dalla civiltà, col quale però la Valle d’Aosta ha in comune magnifiche montagne e una abbondante neve invernale ideale per gli sport d’alta quota. Così pietra dopo pietra, muro dopo muro, nel 1987 il campeggio e villaggio poté aprire per la prima volta i suoi cancelli al pubblico. Inizialmente la struttura era abbastanza spartana, almeno rispetto agli odierni standard, ma comunque in linea con la domanda dell’epoca. Già nel 2005 Renato Sartori aveva aggiunto il centro benessere con la piscina, la sauna, il bagno turco, l’idromassaggio e il ristorante, perché i suoi ospiti dovevano avere il meglio. Quello fu anche l’anno in cui le due figlie dell’imprenditore si unirono all’azienda, con suo grande piacere e soddisfazione. Adesso il Dalailama aveva assicurato un futuro. Il campeggio non ha mai cessato di crescere in qualità e migliorarsi: nel 2012 è stato posato il primo chalet, che incontrò subito il favore dei clienti, tanto che adesso le casette in legno sono venti con dimensioni che vanno dai ventidue ai cinquanta metri quadrati. Anche il fatturato non ha cessato di crescere, merito, dice Sartori, anche del personale impiegato, capace e disponibile, e degli utili sempre reinvestiti nella struttura. Purtroppo lo scorso anno è arrivato il virus dalla Cina, che ha sconvolto tutti i piani e imposto un forte rallentamento di tutte le attività e non è detto che in questo 2021 le aziende possano recuperare la clientela e il fatturato perduto, considerata l’incertezza che ancora c’è con il continuo balletto di decreti e regioni che cambiano colore; tutto questo alle soglie della Pasqua, anticamera della stagione estiva. Anche il Dalailama nel 2020 ha visto crollare il proprio fatturato con un meno 20% rispetto al 2019. «Il sostegno da parte delle istituzioni c’è

stato», dice Sartori, «ma più che al- economica. tro sono stati una manifestazione di Di tempo libero purtroppo ne abbiabuona volontà. Solo una riapertura mo avuto fin troppo ma è la tranquilcompleta e tempestiva ci può salvare lità economica che non c’è più, con poiché ogni giorno di più che passa forse milioni di persone che hanno in queste condizioni ci avvicina al perso o perderanno il lavoro o che collasso». hanno bruciato i risparmi per reintePurtroppo per il nostro imprenditore grare gli stipendi ridotti». risulta difficile immaginare cosa si sarebbe potuto fare per proteggere il turismo – una delle principali fonti per il sostentamento economico e dell’occupazione in Italia - dallo tsunami che lo ha colpito, dal momento che una pandemia rappresenta una novità nella storia recente. Anche Sartori ripone la speranza nel vaccino. Inoltre alle istituzioni chiede «di essere rapidissimi a eliminare la pandemia e creare le condizioni per far ripartire l’economia. Il turismo vive sulla voglia delle persone di muoversi, di fare nuove esperienze, di scoprire quanto è bello il mondo. “Tra le ipotesi che abbiamo fatto ve ne sono alcune rosee e prevedono che tutto torni come prima o quasi e che le persone ritrovino la forza e la voglia per recuperare il tempo perduto. Altre sono un po’ più pessimistiche e prevedono l’eventualità di doversi dare all’agricoltura di sopravvivenza" Il turismo abbatte i confini, è l’antidoto al razzismo. Il turismo fa Signor Sartori, secondo lei amare la pace. come cambierà il turismo in Il turismo è la vera qualità della vita. generale e il turismo all’aria Il resto è lavoro». aperta in particolare dopo lo Tuttavia l’imprenditore è consape- shock da Covid? vole che la corda in oltre un anno di «Malgrado tutto, ci aspettiamo che continua emergenza è stata tesa fin scoppi la voglia di evadere, di uscire troppo e nessun intervento dello Sta- di casa, di recuperare il tempo perto può salvare il comparto turistico duto. Noi imprenditori dell’open air se le persone, dopo aver superato la ci stiamo preparando a ripartire dal pandemia, non avranno più la di- primo di Giugno 2021. sponibilità economica per andare in Ci speriamo e ci contiamo, perché è vacanza: «Il turismo ha bisogno di l’unica ipotesi che ci permette di fare due cose: tempo libero e tranquillità un programma».

L’evento pandemico come influenzerà i vostri piani di sviluppo per il Dalailama Village?

«Certamente i piani di sviluppo li abbiamo e sono nel cassetto pronti per essere tirati fuori. Ci piacciono anche, ma al momento abbiamo sospeso ogni programma. Siamo troppo impegnati nel cercare di sopravvivere. La prudenza e la resilienza sono d’obbligo, almeno per noi».

Cosa potrebbe cambiare secondo lei per il turismo valdostano dopo questa epidemia? Si aspetta un cambiamento nei flussi turistici o del modo di fare vacanza da parte della clientela straniera e italiana?

«Tra le ipotesi che abbiamo fatto ve ne sono alcune rosee e prevedono che tutto torni come prima o quasi e che le persone ritrovino la forza e la voglia per recuperare il tempo perduto. Altre sono un po’ più pessimistiche e prevedono l’eventualità di doversi dare all’agricoltura di sopravvivenza. Potremmo convertire i nostri bei campeggi e villaggi, ormai non più frequentati da turisti spossati e impoveriti da una emergenza durata all’inverosimile, in orti e campare con ortaggi e qualche gallina. Tuttavia per rispondere a questa domanda sarebbe utile il vostro aiuto come rivista e come FAITA-FederCamping: Quali sono le previsioni che circolano? Quali le ipotesi più probabili? Chi potrà tornare a fare turismo?» ✻

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