Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04) Art. 1 comma 1 - D.C.B. - Roma.
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[anteprime] Soli e truffati... Scrutano, spiano, studiano le abitudini della vittima predestinata. Poi, al momento opportuno, la avvicinano, e con la giusta parlantina la raggirano e la derubano. A pagina 16
Iva Zanicchi: cantare è libertà Un’artista che ama sperimentare: europarlamentare, scrittrice, cantante. Dall’amore per la canzone napoletana a giurata di Italia In...canto 2014. A pagina 46
Il Bel Paese bocciato Un’indagine dell’Ocse mette l’Italia in fondo alla classifica nelle competenze linguistico-matematiche. Il parere di Tullio De Mauro, insigne linguista italiano. A pagina 38
Il lato oscuro degli stage Si rivelano, talvolta, un modo per sfruttare chi cerca lavoro. Ce ne parla Eleonora Voltolina, fondatrice della testata on line La Repubblica degli Stagisti. A pagina 30
Finite le feste, ritroviamo la linea La bilancia non mente. Soprattutto dopo le abbuffate natalizie. Ma ritrovare la forma si può e con pochi sacrifici. Parla Federico Mordenti, medico e nutrizionista. A pagina 70
ditoriale
[ DI MARIA LAURA RONDINI - DIRETTORE EDITORIALE 50&PIÙ ]
Nel mare monotono e ripetitivo degli argomenti da prima pagina dei nostri notiziari quotidiani fa capolino, di tanto in tanto, uno strano RAGIONARE DEL FUTURO RUBATO ALLE GIOVANI GENERAZIONI E ALLA VITA CHE LI ATTENDE, destinata ad essere avara di occasioni e di prospettive, insomma si parla
sempre di generazioni destinate a star peggio dei genitori o dei nonni. Solitamente, poi, si dice anche che qualche sacrificio, per altro quasi mai richiesto a tutti, darà frutti in futuro e i giovani ne saranno, allora sì, i primi beneficiari. Questo modo di parlare di futuro (che assomiglia molto a non parlarne) sembra
dimenticare che le fondamenta per la costruzione di qualsiasi forma di futuro non si realizzano in un ipotetico domani, ma in un sano e realistico oggi. Carichi di questa dimenticanza però, con un po’ di impudenza e un po’ di malafede, oggi badiamo bene a smantellare, in ogni maniera possibile, proprio la dote e quelle eredità naturali che ai giovani futuri dovrebbero arrivare di “diritto”. Si tratta, innanzitutto e con evidenza, di quei beni comuni di cui nessuno, NEPPURE UNO STATO, DOVREBBE SENTIRSI “PADRONE” SE NON PER SALVAGUARDARLI E VIGILARE, AFFINCHÉ LA LORO DISPONIBILITÀ PER TUTTI NON VENGA MENO NEL TEMPO E NEI LUOGHI.
Dei beni comuni, come d’altronde del bene comune, non si parla mai abbastanza, e sappiamo come la classe politica che ne dovrebbe essere prima testimone e paladina, riesce sistematicamente a farsi sorprendere da qualche referendum. MA QUALI SONO QUESTI BENI DI CUI VA MESSA SOTTO TUTELA LA DISPONIBILITÀ e la salvaguardia senza deroghe, neppure per ripianare deficit di bilancio? Tutti quelli che garantiscono la vita, innanzi tutto: il diritto di
accesso all’acqua, al cibo, ai farmaci essenziali, alla conoscenza, ad un territorio tutelato e non perpetuamente degradato, reso invivibile o inaccessibile. Se abbiamo rinunciato ormai da tempo all’impegno di lasciare il Paese più bello, più ricco, più felice, sarebbe opportuno che a qualunque livello di governo - comunale, regionale, nazionale - ci si adoperasse per definire comportamenti e regole sull’uso e la salvaguardia di questi beni che sono null’altro che il diritto all’esistenza. Siamo pronti
a scommettere che le future generazioni, di questo sì, ce ne sarebbero riconoscenti.
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IN QUESTO
numero
Intervista a Gigi Proietti I ricordi di un’intera vita
12
DI PICCI MANZARI
Soli e truffati Diffidate sempre degli sconosciuti
16
59
DI GIADA VALDANNINI
Psicologi in trincea Sempre più diffusi tra le Forze Armate
20
DI ROSELLA BENNATI
Arriva il Mediatore civile per risolvere molte controversie
23
DI GIOVANNA VECCHIOTTI
Uscita dall’inferno Gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari chiudono?
27
DI GIOVANNA DALL’ONGARO
Stage in tempi di crisi Consigli e metodi per evitare inganni
30
DI ROMINA VINCI
I giovani e la Fede Qualcosa si muove nell’anima
34
DI RITA NICOSANTI
46
DI LUISELLA BERTI
Cucina, che passione! I motivi di un grande successo
53
DI DANIELA FLORIDIA
In visita a Praga Città magica e seducente
59
DI LORIS PORCHERI
64 Artisti e designer in movimento
Viaggiare secondo l’arte
BARBARA DI SARNO
IN EVIDENZA
Periscopio >> pag. 6
53
46
LA VOCE DI 50&PIÙ
PARLIAMO DI...
Spazio50 Incontri, eventi, tempo libero, cultura e tanto altro nel mondo di 50&Più A CURA DI LUISELL A BERTI
Previdenza DI GIANNI TEL
a cura di Berardo Falcone
Fisco
Letteralmente >> pag. 8
DI ALESSANDRA DE FEO
81 Anno XXXVI n. 1 Gennaio 2014 Euro 2.50 - I.P.
88 90
Anno XXXVI n. 1 Gennaio 2014
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Iva Zanicchi La vita, la musica e Italia In...canto
di Giovanna Vecchiotti Avviso ai naviganti >> pag. 37
La Biodanza >> pag. 73
di Paolo Negrini
di Ilaria Romano
Italia bocciata >> pag. 38
La scoliosi >> pag. 76
di Silvia Toscano
di Alessandro Mascia
27 gennaio 1945 >> pag. 42
Sapori & Colori >> pag. 78
di Caterina Casula
di Marina Cepeda Fuentes
50 anni di pantoni >> pag. 44
Libri >> pag. 91
di Francesco Andreani
di Renato Minore
Sposi con lo sponsor >> pag. 49
Musica & Teatro >> pag. 92
di Giada Valdannini
di D. De Felicis e M. Sarti
Animali & cibo >> pag. 56
Cinema & Dvd >> pag. 93
di Ilaria Romano
di P. Armocida e A. Miccinesi
Bici in sorpasso >> pag. 68
Giochi >> pag. 94
di Carlo Penguin
di N. Tucciarelli e R. Cento
Contro il Parkinson >> pag. 69
Stuzzica cervello di E. Diglio >> pag. 95 Bacheca >> pag. 96 Soluzioni >> pag. 98 Oroscopo di Aldebaran >> pag. 98
di Giovanni Orso A dieta dopo Natale >> pag. 70
di Giovanna Vecchiotti
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GENNAIO 2014
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Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi Direttore Editoriale Maria Laura Rondini @ l.rondini@50epiu.it Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it
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MADIBA (1918-2013) ...«Assumiamo ufficialmente il compito di costruire una società in cui tutti i Sudafricani, neri e bianchi, potranno camminare a testa alta, senza alcun timore, certi del loro inalienabile diritto alla dignità umana. Una nazione di tutti i colori, in pace con se stessa e con il mondo. Dedichiamo questo giorno a tutti gli eroi e le eroine in questo Paese e nel resto del mondo, che si sono sacrificati in tanti modi e hanno dato la vita, perché noi fossimo liberi. Ci sia giustizia per tutti. Ci sia pace per tutti. Ci siano lavoro, pane, acqua e sale per tutti. Il sole non tramonterà mai... su una conquista umana tanto gloriosa. La libertà regni sovrana». Nelson Mandela 10 maggio 1994 dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica Sudafricana
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ERISCOPI
in pillole
A CURA DI BERARDO FALCONE
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Osservare la realtà quotidiana, leggere i giornali, guardare la televisione, navigare in internet, ascoltare la radio o i discorsi al bar può aiutarci a riflettere su quanto accade nel mondo in cui viviamo. Il nostro intento è quello di mettere in evidenza notizie interessanti, curiose,
TANGO CAMBIA LA VITA , ANCHE DEI MALATI DI PARKINSON
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Ballare il tango per curare il morbo di Parkinson Il tango argentino è famoso per la sua sensualità e armonia. Nella capitale boliviana La Paz, però, non è considerato solo come una forma ludico-estetica ma anche come efficace strumento terapeutico. Un progetto, portato avanti dal neurologo Federico Fortun, ha sperimentato su alcune decine di pazienti affetti dal morbo di Parkinson un miglioramento dell’equilibrio, della coordinazione e della postura grazie al tango. Previo riscaldamento ed allungamento muscolare prima di ogni sessione. «Le mie mani spesso tremano racconta Jorge Escobar, malato da anni e paziente del dottor Fortun - ma quando ballo dimentico tutto». Quando si dice che un tango può cambiare la vita.
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importanti o stravaganti, riportandole tra queste pagine in forma sintetica. Ci piacerebbe che anche voi prendeste parte a questa sorta di gioco, fornendoci le vostre segnalazioni. Scrivete a: redazione@50epiu.it o Largo Arenula 34, 00186 Roma. Aspettiamo il vostro contributo!
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Quando fare le coccole diventa una professione Sam Hess, un’intraprendente ragazza di Portland, nell’Oregon, ha inventato una nuova professione: la coccolatrice. Nessuna malizia o pregiudizio, però, perché si tratta di un mestiere serio, con tanto di regole e tariffario di circa 35 dollari ogni 30 minuti. L’intento principale della coccolatrice è semplicemente quello di dare affetto a chi ne ha bisogno. L’azienda, fondata dalla ragazza americana, si chiama Cuddle up to me e mette a proprio agio il cliente in un ambiente caldo, rilassato e con un pacato sottofondo musicale. Su un divano, Sam tiene la mano, consola e ascolta; il tutto, però, entro limiti ben precisi di pudore e senza alcun coinvolgimento fisico.
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Il testamento di Napoleone vale 357mila euro La prestigiosa casa d’aste Druout ha battuto e venduto l’unica copia nota del testamento di Napoleone Bonaparte per 357mila euro, cifra due volte superiore rispetto a quella prevista in partenza. Il prezioso manoscritto, riscritto da uno stretto collaboratore del grande condottiero e stratega francese, è datato 16 aprile 1821 e offre eccezionali suggerimenti sugli ultimi momenti della vita di Napoleone, che morì 19 giorni dopo la stesura del testo, sull’isola di Sant’Elena. Il testamento originale, quello scritto personalmente da Napoleone, è conservato negli archivi nazionali francesi.
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Svezia: l’hotel-miniera a 155 metri di profondità Di certo non sarà il paradiso dei claustrofobici ma può reclamare il titolo della stanza di hotel posizionata a maggior profondità. Stiamo parlando della Sala Silvermine dell’Hotel Skeppsholmen, in Svezia, situata a circa 155 metri sotto terra, tra i corridoi di una vecchia miniera d’argento abbandonata. I proprietari della struttura, consigliano a tutti gli ospiti di scendere in camera con un abbigliamento adeguato alla temperatura, di appena 2 gradi per tutto l’anno. I comfort ci sono tutti, basta ricordare che lì sotto i cellulari non funzionano; per questo motivo viene fornita una speciale radio per rimanere in contatto con il personale dell’hotel per ogni evenienza. Il costo? Poco meno di 450 euro a notte.
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Lascia il rubinetto aperto e crea una cascata di ghiaccio Il signor Wen Hsu, residente da 35 anni in un palazzo a Jilin, nel Nord Est della Cina ha di recente attratto l’attenzione su di sé con una curiosa trovata, creando un’enorme cascata di ghiaccio dalla finestra del suo appartamento. Wen Hsu ha lasciato aperto il rubinetto di casa e aperto la finestra: l’inverno rigido ha fatto il resto. Il gesto è stato dettato dalla necessità di contrastare una società che ha deciso di costruire un centro commerciale sul suolo dove sorge il suo palazzo. La maggior parte dei residenti ha venduto subito, nella convinzione che è difficile lottare contro questo tipo di progetti, ma il 58enne cinese ha voluto tener duro rifiutando un’offerta economica che definisce “ridicola”.
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Un asilo a forma di gatto Tra la regione del BadenWürttemberg e dell’Alsazia, ai confini tra Germania e Francia, è stato costruito il primo asilo per l’infanzia a forma di gatto. “Le jardin d’enfants Die Katze”questo il nome dell’inusuale edificio che mescola parole francesi e tedesche - è stato ideato dall’artista di origine alsaziana Tomi Ungerer, ambasciatore dell’infanzia, in collaborazione con l’architetto Ayla-Suzan Yöndel, ed è stato edificato per ribadire l’amicizia tra le due Nazioni. Si entra nell’asilo dalla bocca del gatto (la porta d’ingresso), due grandi finestre rappresentano gli occhi e non mancano la coda (un grande scivolo sul retro) e la pelliccia (una parte del tetto è ricoperta di prato).
Decretata la parola più usata del 2013: è “Selfie” L’Oxford Dictionaries Online ha decretatato la parola più utilizzata del 2013: è “Selfie” ovvero l’autoscatto effettuato tramite uno smartphone o una webcam da pubblicare sul web. L’uso del termine Selfie è aumentato del 17mila per cento nell’ultimo anno, sbaragliando la concorrenza delle altre parole che erano state prese in considerazione come “twerk”, che significa ballare in modo sinuoso oppure “binge-watch”, fare indigestione di video e filmati e “showrooming”, verificare i prezzi dei prodotti online o in vari negozi prima di acquistare. Secondo alcune ricostruzioni Selfie sarebbe nata addirittura nel 2002, su un forum di fotografia australiano. GENNAIO 2014
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L’informazione al tempo del web Gentile Direttore, sono una di quelle persone che difficilmente scrive alle redazioni o ai programmi televisivi. In realtà, mi fa piacere scrivere a Lei, perché credo che 50&Più sia uno dei pochi giornali che merita degli elogi. Ritengo sia tra quelli più seri e completi che abbia mai letto: equilibrato, pieno di articoli ben fatti e con tante notizie e informazioni che ci aiutano anche a districarci nella vita quotidiana. Non sono solo parole, le mie, ma è ciò che sento veramente.
Io amo molto leggere, essere informato, vedere la televisione, soprattutto i telegiornali e le trasmissioni cosiddette d’informazione e d’attualità. Purtroppo mi accorgo che più passa il tempo e più comincio a non “fidarmi” delle notizie che ci danno. Mi sembra che ognuno tenda a tirare la “coperta” dalla propria parte, e per farlo omette informazioni fondamentali a scapito dei telespettatori. Insomma, mi dispiace dirlo, ma è come se non mi fidassi più di quello che sento e non so come venirne fuori.
AMEDEO PULICI
Gentile signor Amedeo, innanzitutto La ringrazio, anche a nome di tutta la redazione, per le Sue parole, che fanno molto piacere a chi, come noi, da anni si occupa di informazione, in particolar modo di informazione diretta agli over 50. La serietà ha sempre contraddistinto la nostra pubblicazione e il nostro lavoro, e il fatto che venga riconosciuta apertamente non può essere che un ulteriore incentivo a far sempre meglio. Per quanto riguarda le Sue perplessità sull’informazione in generale e quella televisiva in particolare, Le dico che in realtà Lei, signor Amedeo, si trova in buona compagnia, anzi, in buonissima compagnia. Una recente indagine sull’utilizzo dei mezzi d’informazione, condotta dalla Demos&Pi, ha messo in evidenza come la televisione sia uno dei mezzi d’informazione più utilizzati in assoluto; a questa “fedeltà”, però, corrisponde una contropartita: sempre più sta scemando la fiducia che gli italiani hanno nella libertà d’informazione legata alla Tv.
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Sta diminuendo quel senso di sicurezza che accompagna la visione del telegiornale e la tranquillità che le notizie trasmesse siano sicuramente obiettive. Stessa cosa accade, tranne pochissime eccezioni, per quei programmi di approfondimento e inchiesta e per quelle trasmissioni che si occupano di satira politica e di costume. E allora che si fa? Si spegne la tv e addio notizie? Nient’affatto. Le persone hanno
deciso di cambiare rotta e si rivolgono in numero sempre maggiore a internet e alla rete, complice la diffusione di smartphone, tablet, computer portatili. Ed ecco la sorpresa maggiore: ci si fida più dei social network che del Tg. Pare che l’informazione che viaggia attraverso il web sia sentita più libera, meno manovrata e manovrabile, soprattutto se passa attraverso uno dei social più famosi come
«Le informazioni di prima mano sono sempre le migliori» Arthur Conan Doyle, Uno studio in rosso, 1887
Twitter. Ecco, il fatto che la notizia venga divulgata direttamente dalla fonte, rende tutto più trasparente. Salvo verificare, aggiungiamo noi, la veridicità delle notizie diffuse. Come tutte le cose, Internet può essere uno strumento “benedetto” o “maledetto”, dipende dall’uso che se ne vuol fare. Di certo, pur se l’informazione sembra essere più libera è anche vero che proprio la facilità con la quale vengono diffuse le notizie non le rende più veritiere di quelle diffuse attraverso i canali tradizionali (televisione, giornali, radio). La Carta dei doveri dei giornalisti recita: «Il giornalista deve rispettare,coltivare e difendere il diritto all’informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile». E nel mondo dell’informazione, compresi i Tg, signor Amedeo, di giornalisti con sani principii, ce ne sono ancora. E molti.
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Anno XXXVI n. 1 Gennaio 2014 Euro 2.50 - I.P.
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- Roma.
importante: il telecomando, ma probabilmente non sappiamo usarlo bene. A voi chiedo solo di continuare così denunciando le cose che non vanno, facendo se possibile pressione sui vertici che contano per tutelare gli italiani tutti. EMILIA BERGAGLIO
SCRIVETECI A: Per posta: Largo Arenula, 34 00186 Roma Per fax: 06 68139323 Per m@il: g.vecchiotti@50epiu.it
TV E DINTORNI
Evviva il telecomando Spettabile redazione, sono settantenne, in buona salute, leggo La Stampa (perché sono piemontese) tutti i giorni e leggo naturalmente voi con immenso piacere. Ci chiedete di interagire, di segnalare, proporre per migliorare il vostro giornale ma io lo trovo perfetto e condivido tutto della vostra linea editoriale. In uno dei vostri numeri avete fatto una indagine sulla televisione pubblica e privata che trovo totalmente condivisibile, come naturalmente l’intervista alla dottoressa Angela Nava Mambretto (Presidente del Consiglio Nazionale Utenti) che vi risponde dicendo giustamente che c’è un bene superiore alle logiche di mercato. Di conseguenza secondo il mio modesto parere ci vogliono delle regole, contro la Tv spazzatura e poi bisogna farle rispettare. Siamo stufi di sentire parlare di libertà e democrazia come se queste due condizioni permettessero di fare impunemente qualunque cosa. Noi utenti abbiamo una sola forza
Anche a Lei, signora Emilia, i ringraziamenti da parte mia e di tutta la redazione. Quella sulla Tv, fa parte di una delle tante inchieste che frequentemente pubblichiamo per tentare di capire, noi insieme a voi, come gira questo mondo, e cercare di trovare un modo migliore per farlo andare. Anche Lei, come il signor Amedeo, fa parte della folta schiera di telespettatori stanchi ed annoiati da tanta, troppa Tv spazzatura che imperversa sulle nostre reti televisive. È vero, gli utenti hanno un’arma che possono utilizzare: il telecomando, ma non basta se viene usato soltanto per spegnere la Tv. Bisogna chiedere, invece, che vengano fatti dei cambiamenti concreti, e chiederlo scrivendo alle Tv, rivolgendosi agli organi competenti, o sollecitando testate come la nostra affinché se ne occupino. Noi, dal canto nostro, continueremo a fare tutto ciò che è nelle nostre possibiltà per tutelare le persone, come Lei ci raccomanda. AMICI IN CASA
Un cucciolo per amico Qualche giorno prima di Natale sono andata a comprare il regalo alla mia nipotina. Questa volta le ho voluto comprare qualcosa di diverso e di educativo, per quel che è possibile fare per una bimba di sei anni. Le ho regalato un cucciolo,
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GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI Mahatma Gandhi (1869 - 1948) XXXXXXXX
un cucciolo di cane come quelli del cartone animato La carica dei 101. È stato un regalo graditissimo! La mia piccola Miriam è rimasta così contenta che non sta più nella pelle. Da quando ha questo cucciolo la sua vita è cambiata: mi sembra più responsabile, quasi che questo regalo l’avesse fatta crescere di colpo. Ecco, credo che invece di tanti
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giochi, di cui i ragazzini sono pieni, ogni tanto bisognerebbe fare un gesto diverso, così magari si dona un po’ di felicità al nipotino e al cucciolo in cerca di una famiglia. ANDREINA PASSARO
Bellissima idea, la Sua, signora Andreina! Quella di regalare un cucciolo ai propri nipotini non è così frequente, come potrebbe essere anche se in realtà più della metà delle famiglie italiane ha un amico a quattro zampe in casa. Il cane e il gatto la fanno da padroni, ma anche altri animali non mancano: pesci, uccelli, criceti, tartarughe. Probabilmente ciò che ha percepito Lei nei confronti di Sua nipote è vero: un animale in casa da accudire, responsabilizza i bambini, li fa crescere. Li fa sentire utili e, soprattutto, capiscono cosa vuol dire avere nelle proprie mani una vita che dipende quaRICORDA CHE NON SEI SOLA si completamente da loro. È una lezione DIFENDI LA TUA LIBERTÀ, che dovrebbero riceINIZIA A RISCRIVERE LA TUA VITA vere tutti da bambi» 1522 è il numero verde che il Minini, così da grandi evistero per le Pari Opportunità ha istiterebbero di abbantuito per fornire ascolto e assistenza donare l’amico a 4 alle donne vittime di violenza. Attivo zampe solo perché 24 ore su 24 e gratuito, garantisce l’anonimato. devono andare in villeggiatura. GENNAIO 2014
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SOLO PER UN SECONDO Alcuni dei venti scatti del libro fotografico If only for a second, realizzato dalla Fondazione Mimi (Francia) con pazienti affetti da cancro
«Cosa mi manca di più? Essere spensierata». È nata così l’idea di dare a 20 pazienti un po’ di felicità. Le persone scelte sono state affidate a truccatori e parrucchieri professionisti. Unica condizione: stare ad occhi chiusi. Vincent Dixon ha colto la loro espressione nel momento in cui hanno aperto gli occhi. La loro felicità, è ora un libro.
Guarda il video del back stage
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«IL MIO PERCORSO È LA DIMOSTRAZIONE CHE LE ORIGINI DI UNA PERSONA NON SONO UNA CONDANNA E IL TUO DESTINO. QUELLO CHE SARAI, SEI IN BUONA PARTE TU A DECIDERLO». COSÌ GIGI PROIETTI A 50&PIÙ. E POI, IL RACCONTO DELL’INFANZIA, LA SCUOLA DI RECITAZIONE, IL CENTRO UNIVERSITARIO TEATRALE, LA FATICA E LA SVOLTA. ACCANTO, SEMPRE, UN INSEGNAMENTO DEI GENITORI: L’UMILTÀ
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GIGI
DAL TEATRO AL CINEMA, PASSANDO CON SUCCESSO ANCHE ATTRAVERSO LA TELEVISIONE. E AI GIOVANI CONSIGLIA: «IL TEATRO PUÒ AIUTARVI NELLA VOSTRA CRESCITA CIVILE»
PROIETTI DI PICCI M ANZARI
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scrivere un libro autobiografico Gigi Proietti non si era mai deciso. Eppure a chiederglielo sono stati in tanti. Chi più di lui, infatti, attore, doppiatore, cantante, regista lirico e cinematografico, maestro di un celebre Laboratorio teatrale, è stato in cinquant’anni di straordinaria carriera partecipe e testimone dell’evoluzione e dei cambiamenti dello spettacolo in Italia? E che testimone! Il suo ricordare non è certo quello di chi sfoglia con un po’ di malinconia l’album di passati successi. Al contrario. Perché lui, oggi come ieri, è in prima fila. Con immutata energia, curiosità, voglia di mettersi in gioco, sostenuto dall’affetto costante del pubblico. Quando si è deciso a raccontarsi lo ha fatto senza nessuna velleità autocelebrativa e tanto meno da scrittore da salotto. «E poi, dove sono questi salotti? Oggi, semmai, c’è solo qualche tinello», dice con quell’ironia dissacrante che sembra aver mutuato dal celebre Petrolini, da lui più volte magistralmente interpretato, e fra i massimi esponenti di una comicità intelligente e irriverente. Se Proietti ha deciso di scrivere, in una delle brevi pause dal lavoro, è stato quasi per rammentare a se stesso un mondo ormai sparito. Per mettere a fuoco, dopo tanto tempo, quell’infanzia trascorsa a Roma fra le case popolari del quartiere Tufello, dove erano approdati dai rispettivi paeselli in cerca di vita migliore i genitori, semplici, lavoratori e misuratissimi. Per testimoniare di periodi che vanno dall’Italia povera ma dignitosa del Dopoguerra, al Boom economico degli Anni ‘60, agli anni di piombo del decennio ‘70 e degli Yuppies degli ‘80. Tempi di cui certifica: «Tutto sommato qualcosa mi ricordo», proprio come recita il titolo del libro edito da Rizzoli. Autobiografia scritta con un occhio affettuoso al passato e un altro fiducioso verso il futuro. E il presente? «Quello non lo conosco e aspetto che sia passato per definirlo», dice Proietti. Lei nel libro parla con affettuosa partecipazione dell’infanzia e adolescenza e con stima verso i suoi genitori.
GIGI PROIETTI
[ SOPRA, GIGI PROIETTI E VITTORIO GASSMAN IN UNA “UN MATRIMONIO” (1978) DI ROBERT ALTMAN. SOTTO, L’ATTORE ROMANO POSA NEI PANNI DELL’AMATISSIMO MARESCIALLO ROCCA E LA COPERTINA DEL SUO ULTIMO LIBRO TUTTO SOMMATO. QUALCOSA MI RICORDO. ] SCENA DI
Cinquant’anni di carriera, conquistando generazioni di spettatori. Ora raccontati in un libro che mescola le carte dei ricordi
La mia era una famiglia povera. Ma cosa significa povera se tutti intorno a te condividono la stessa situazione, le stesse difficoltà senza farne un dramma, visto che c’era un’Italia da ricostruire? Se tutti, grandi e piccini, sono abituati al dovere, alla parsimonia, al lavoro? Mia sorella Annamaria e io potevamo ritenerci fortunati rispetto ai miei genitori e ancor di più ai miei nonni. Loro avevano trascorso un’esistenza «Da piccolo non durissima legata a sapevo neppure terre avare e pecosa fosse trose. Noi potevail teatro. Conoscevo il mo giocare nel cinema, ma solo cortile, con l’odoquello della re del sugo che arparrocchia, rivava dalla fineampiamente stra e, grazie alcensurato. Poi l’operosità instanc’era la radio: cabile di nostro il nostro mito» padre, avere un piatto caldo in tavola e, quando era necessario, scarpe nuove e un cappotto. Anche se, ricordo, per affrontare queste spese occorreva più di una riunione di famiglia, si decideva per l’acquisto e si partiva tutti e quattro in spedizione. Ci vestivamo con quella che a noi sembrava eleganza, ma veniva valutata subito dal commesso. Fulmineo nel pilotarci verso la sezione dei prodotti più a buon mercato. Ma astio verso i ricchi non ne avevamo. Anche se per fare il bagno si scaldava la pentola sul gas e per andare, raramente, al mare c’era un camion » GENNAIO 2014
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INTERVISTA GIGI PROIETTI [ CON IL CAST DEL MUSICAL THE FULL MONTY. SOTTO LA DIREZIONE DI PROIETTI, A PARTIRE DA SINISTRA, LAVORANO GABRIELE FOSCHI, RODOLFO LAGANÀ, GIAMPIERO INGRASSIA, TIMOTHY MARTIN E MASSIMO DEL RIO. NELLA PAGINA ACCANTO, CON RAFFAELLA CARRÀ; CON GIORGIO ALBERTAZZI (A SINISTRA) E SANDRA COLLODEI IN FALSTAFF E LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR. ]
dell’esercito e il mangiare si portava tutto da casa. Il nostro e il loro erano due mondi diversi. Nulla che facesse immaginare un futuro nello spettacolo allora? Per carità! Il mio percorso è la dimostrazione che le origini di una persona non sono una condanna e il tuo destino. Quello che sarai, sei in buona parte tu a deciderlo. Anche se papà suonava il mandolino e mia sorella la fisarmonica e a me, per non essere da meno, toccò una chitarraccia. Il teatro non sapevamo neppure cosa fosse. Semmai il cinema. Della parrocchia però e, quindi, ampiamente censurato. La televisione non esisteva e il nostro mito era la radio. Anzi “l’aradio”, maschile singolare, acceso tutto il giorno. Ci rendeva ascoltatori di cantanti senza volto che diventavano nell’immaginazione dei miti: Nilla Pizzi, Gino Latilla, Claudio Villa. A esibirmi ho cominciato proprio come cantante. Ai tempi del liceo fondammo un complesso: i “Viscounts”. Imitavamo Elvis Presley, i Platters e io cantavo in un inglese surreale. Le prove le facevamo fra i provoloni. Sì, nel magazzino di formaggi della famiglia del contrabbassista. Cominciammo a esibirci ai tè danzanti pomeridiani, nei giorni di libera uscita di donne di servizio e militari. Poi nei dancing e, in seguito, nei night club con tanto di separé per gli incontri ravvicinati e dove si serviva champagne fatto in cucina con vino bianco avanzato e bustine d’idrolitina. Per ottenere i primi modesti guadagni correvo da un posto all’altro, impegnato dalle cinque del pomeriggio fino all’alba. E il teatro? All’Università. Mi ero iscritto per far contento mio padre che voleva, per assicurarmi un futuro, il classico “pezzo di carta”. Scelsi Giurisprudenza, così non c’era obbligo di frequenza e potevo continuare a lavorare. Ma non mi bastava. Volevo allargare i miei orizzonti. Entrai a far parte del Cut, Centro Universitario Teatrale. Ai provini la commissione mi chiese di proporre un autore. Non ne conoscevo neppure uno. Poi, a caso, tirai fuori Giacosa perché avevo appena visto Come le foglie in tivù. Ne preparai un brano e, con sorpresa, superai il provino. Anzi, mi misero in una classe avanzata. Frequentai il Cut per due anni pensan-
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«All’inizio pensavo che il teatro fosse solo un’avventura. Ad una carriera teatrale non ci pensavo neppure, continuavo a cantare e a studiare»
do si trattasse solo di un’avventura anche se avevamo come maestro un grande: Giancarlo Cobelli. Ci insegnava tecnica, concentrazione, controllo del corpo e come dirigere su di sé l’attenzione dello spettatore. Fare l’attore è un mestiere e va imparato. Se poi uno si rivela anche artista, meglio. A una carriera in teatro non ci pensavo. Continuavo a cantare e studiare. Fu Cobelli a inserirmi in uno spettacolo, classico per di più. Gli Uccelli, di Aristofane. Recitavo in calzamaglia verde coperto di piume, arrampicato su un trespolo. Per fortuna pagavano bene. Poi con il Gruppo 101, fondato da Antonio Calenda alla fine degli Anni ‘60, cominciò la stagione del teatro alternativo. La rivisitazione dei classici e i testi di rottura delle avanguardie: Picabia, Aragon, Beckett e i testi di Brecht che offrono notevole importanza alla musica. Ricordo che dopo lo spettacolo c’era il dibattito. Con il pubblico a volte meno numeroso degli attori in scena. Eravamo stanchi, volevamo farci una doccia e correre in pizzeria ma occorreva sottostare, come bersagli mobili, a quelle disumane sessioni di critica, spesso politica, che ci sembravano i tribunali imposti ai dissidenti dai maoisti. Quando arrivò il successo e il grande pubblico? Cominciò nel 1970 quando mi chiamarono Garinei e Giovannini al Teatro Sistina di Roma, tempio della commedia musicale, per sostituire Domenico Modugno in Alleluja, brava gente, assieme a Renato Rascel e Mariangela Melato. A me, con la spocchia di attore impegnato, sembrava avvilente. Non avevo capito nulla. Lo spettacolo era di ottimo livello, le musiche bellissime, il teatro enorme, il successo si rivelò incredibile. Finalmente potevo affittare una casetta con Sagitta, ancora oggi compagna di una vita, e ridurre il doppiaggio, rivelatosi indispensabile fonte di guadagno dopo aver lasciato sia l’Università, sia le esibizioni come cantante (di doppiaggio Proietti ne ha fatto tanto prestando la sua voce fonda e intensa a star come Robert De Niro, Dustin Hoffman, Marlon Brando e Richard Burton, n.d.r.). Poi è arrivato A me gli occhi, please, un one man show che ha segnato una svolta per il modo di fare spettacolo nel nostro Paese. Col tempo abbandonai il mio inutile intellettualismo e iniziai a vedere le cose con la necessaria laicità. Per far nascere uno spettacolo, meglio se divertente, basta guardarsi intorno e cogliere i comportamenti della gente, le loro manie, le loro chiacchiere. A me gli occhi nasce nel 1976 dall’incontro per me fondamentale con Roberto Clerici, commediografo e geniale autore di indimenticabili varietà televisivi con Mina, Raffaella Carrà e Gabriella Ferri. L’idea era un atto-
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re che si ritrova solo in scena, senza scenografia e costumi, abbandonato da colleghi e assistente e, come un illusionista, dà fondo alle sue capacità istrioniche per tenere desta l’attenzione del pubblico. Per ottenerla passa dal blues alla poesia romanesca, dal brano d’autore alla canzonaccia popolare. Un “pezzo” dentro l’altro, senza un attimo di sosta per oltre due ore di fronte a un pubblico di duemila persone, in una sorta di Teatro «Quello dell’attore Tenda fino ad è un mestiere allora destinato difficile e faticoso, a concerti rock. a livello emotivo ma Insomma una anche fisico. È per sfida suicida. questo che bisogna Eppure la sera sempre essere della prima sicuri di poterlo c’erano centinae saperlo fare» ia di persone in fila e nei due anni dello spettacolo vennero in cinquecentomila. Sì, forse è stato allora che ho pensato di avercela fatta. Anche se mia madre, quando a fine spettacolo, dopo minuti e minuti di ovazioni, venne a salutarmi e le chiesi se le era piaciuto, contenuta come sempre rispose: «Abbastanza». Una vera lezione di equilibrio. Il successo di A me gli occhi e delle sue variazioni si è sempre rinnovato, anche nelle diverse edizioni, fino al tutto esaurito dello Stadio Olimpico di Roma nel 2000. Oltre al cinema con registi come Bolognini, Scola, Monicelli, Petri ma anche Altman e Lumet, per Lei il successo è arrivato anche dalla televisione. Sì, ma c’è voluto Il Maresciallo Rocca nel 1996, regista Giorgio Capitani e come prima partner Stefania Sandrelli. Prima, anche se ci sono stati diversi fortunati programmi televisivi, come nel 1975 Fatti e fattacci con Ornella Vanoni e la regia di un grande Antonello Falqui, o Fantastico 4, con la regia di Enzo Trapani nel 1983, gli esperti dicevano: «Sei bravissimo, ma non buchi». Quando interpretai Rocca tacquero. Finalmente il “buco” era stato otturato. Tanto da replicare per cinque edizioni fra 1998 e 2005 e con una coda nel 2008. Rocca arrivò a dieci milioni di spettatori a puntata e a fare concorrenza al Festival di Sanremo. Subirono una forte impennata le richieste di ammissioni all’Arma che, generosamente, mi ha nominato maresciallo ad honorem. Una cosa di cui sono molto fiero, visto che il militare non l’ho mai fatto per esuberi di leva. Lei è stato ed è anche un maestro che nel suo Laboratorio di Sperimentazioni sceniche ha formato una schiera di attori, da Enrico Brignano a Francesca Reggiani, da Massimo Wertmüller a Giorgio Tirabassi e Rodolfo Laganà, e continua con il “Globe Theatre” a Roma, di cui è da dieci anni Direttore artistico. Com’è il Suo rapporto
Quando alla fine dello spettacolo (A me gli occhi, please), dopo minuti e minuti di ovazioni, mia madre venne a salutarmi e le chiesi se le era piaciuto, contenuta come sempre rispose: «Abbastanza». Fu una lezione di equilibrio
con i giovani e cosa si dovrebbe fare per promuovere il loro interesse verso il teatro? Il Laboratorio nacque quando assunsi la direzione artistica del teatro Brancaccio a Roma nel 1978. L’idea era di offrire una possibilità di formazione a giovani che a teatro non erano mai stati. Molti esponenti della scena, da Rossella Falk a Liza Minnelli, vennero a tenere corsi o master class. Cercavamo di insegnare ai giovani gli esercizi adeguati per ot«Col tempo tenere il controllo e il mio abbandonai la corretta gestiointellettualismo ne del proprio cordovuto al teatro po, il giusto ritmo d’avanguardia. nella recitazione e Fu grazie le diverse tecniche all’esperienza interpretative. di Alleluja, Compresi i trucchi brava gente» per ottenere un applauso al momento giusto. Come la “padovanella”, utilizzata un tempo dagli attori all’uscita di scena o l’uso sapiente del dialetto. L’ho capito per esperienza diretta che con il dialetto, in particolare un comico, comunica di più. Aggiunge espressività, realismo e capacità di ironizzare anche sul tragico. Cosa in cui noi italiani siamo abilissimi. Ma devi convincere il pubblico della tua serietà e per farlo occorrono pratica e studio. Costanti. Una cosa che raccomando anche ai giovani del Globe Theatre di Roma dove, come nel suo illustre omonimo londinese, si rappresentano solo opere di Shakespeare offrendo spazio a nuovi talenti. Il nostro è un mestiere difficile e faticoso, emotivamente ma anche fisicamente, e bisogna essere sicuri di volerlo e saperlo fare. Creare un nuovo laboratorio mi piacerebbe, ma fondi non ce ne sono. Peccato, perché si tratta di scuole che influenzerebbero positivamente la formazione della società civile. Educandosi all’arte le nuove generazioni si migliorano come individui e chi insegna rimane vivo e partecipe all’evolversi dell’attualità. GENNAIO 2014
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GIADA VALDANNINI ]
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SOLI E... TRUFFATI «L’alleato principale dei truffatori resta la solitudine di chi cade nei loro inganni: persone anziane, spesso sole e desiderose di un contatto umano»
Il truffatore in genere non si presenta come una persona violenta. È distinto e rassicurante, spesso un fine e colto parlatore.
Il raggiro corre per telefono: attenzione a chi propone nuovi contratti. Senza disdetta entro 10 giorni, ci si trova a pagare un canone più alto.
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a giornata è una di quelle simili alle altre, solo più fredda per via dell’aria che a novembre, nella Tuscia, inizia a farsi pungente. Come d’abitudine, un po’ di spesa, un giro al mercato e un salto al camposanto per cambiare l’acqua ai fiori e salutare il compagno di una vita, scomparso ormai da trentacinque anni. Vuoi l’età, vuoi il figlio e le nipoti così lontane, la solitudine si affaccia prepotente e, pur non rimpiangendo la scelta di rimanere in quella città, distante ottanta chilometri dal resto della famiglia, che si darebbe per due chiacchiere in compagnia, per una parola di conforto, per un po’ di leggerezza. Ma niente da fare. Le amicizie di un tempo sono andate e con esse la possibilità di qualche ora di svago. E allora ci si ritrova davanti a una foto a pensare più al passato che al futuro, finché qualcuno arriva alle spalle dicendo: «Si-
gnora, salve. Si ricorda di me? Sono la figlia dell’Elena, quella del negozio di biancheria. Quella dove comprava le lenzuola tanti anni fa». Ora, sarà che è passato un bel po’ di tempo, sarà che la memoria comincia a far cilecca, sta di fatto che su due piedi si stenta a ricordare. Ma poi la donna si fa sempre più vicina, gentile e insistente, e qualcosa sembra riaffiorare. «Effettivamente, le lenzuola nuove non sono mai mancate in casa di mia nuora, ma vatti a ricordare il nome della padrona di quel negozio e tantomeno di quella donna, allora bambina». «Sono Maria - fa lei -, è una vita che non la vedo ma che gioia incontrarla». Così, di fronte a tanto calore, anche la più ostinata diffidenza inizia a vacillare. E giù domande su come stia la famiglia e a ricordare quante federe e trapunte abbia comprato per le sue amate nipoti. Tra un racconto e l’altro,
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Negli ultimi anni, secondo l’Istat, le truffe condotte a scapito di persone anziane sono aumentate del 470%. Non provocano solo danni materiali, ma persino morali generando vere e proprie ferite a livello psicologico (insicurezza, paura, sentimenti di umiliazione)
S si crea quel briciolo di confidenza che spinge la donna a rendersi disponibile ad aiutare l’anziana a prendere l’acqua e innaffiare i fiori. «La vedo tanto sola, sa - dice la giovane -. Intorno all’ora di pranzo vengo dalle sue parti a portare due lenzuola. Se ne ha voglia, la vengo a trovare». Allora, vista la spassionata disponibilità, perché dire di no e verso l’una, ecco il citofono. Due convenevoli sulla porta, un dolcetto in una mano e nell’altra un succo, sul tavolo già il bicchiere dell’anziana che, per non peccare di inospitalità, va a prenderne subito un altro. Giusto il tempo che la donna le versi del potente sonnifero nella bevanda e il gioco è fatto. Una volta sorseggiato, pochi istanti e l’anziana va giù, a terra, incosciente e la ladra di questo si tratta - si precipita in camera da letto a far razzia
di oro e del contante riposti, incautamente, nei cassetti. Poi, la fuga perché quel telefono sul comò non se la pianta di squillare. Dieci, quindici, venti volte, proprio perché non risponde nessuno, tanto da spingere il figlio dell’anziana ad allertare la Polizia. Gli agenti arrivano prima che lui e le sue figlie riescano a precipitarsi a Viterbo e la trovano riversa a terra. Non reagisce. Di peso sull’ambulanza e via al Belcolle - dove poi si scoprirà siano stati refertati altri sei anziani in due giorni, nelle stesse identiche condizioni. Morale della favola, c’è voluto un mese prima che la donna fosse di nuovo in grado di camminare. Un mese passato su una sedia a rotelle da cui si è alzata spinta dal proprio amore per la libertà. Anche se, talvolta, va a braccetto con la solitudine.
veglia alle sette, colazione per i nipoti, poi li vesti e di corsa a scuola. Quindi, alla posta per le bollette e al supermercato per la spesa quotidiana. Quando i figli lavorano e stanno tutto il giorno fuori casa, il da fare è tanto e non c’è tempo da perdere. Per pranzo i ragazzi tornano e la tavola deve essere imbandita e fumante. Così ti ritrovi a correre da una parte all’altra senza soluzione di continuità. «Amedeo, ti ho detto che stamani alla posta ho incontrato il figlio di Gianni, quel tuo vecchio collega del Ministero? Abbiamo chiacchierato a lungo, mi ha detto che si è sposato, che ha dei bimbi e che vive tra Roma e Zurigo. Hai capito, Gianni?». «Ho capito, ho capito, ma io mica me lo ricordo...». «Aspetta - fa la donna -, mi ha detto pure che si sta trattenendo a Roma perché Gianni sta male e che ha avuto problemi col bancomat per cui non è riuscito a fare il biglietto di ritorno. Ovviamente glieli ho dati io, mica volevo fare una figuraccia: in fondo loro sono sempre stati così cari con noi». «Si, certo - fa il marito -. Ma quanti soldi gli hai dato?». «Duecentocinquanta, quelli che avevo ritirato, ma non c’è problema: me li restituisce appena torna a Roma. Piuttosto, Amedeo, perché non fai uno squillo a Gianni così sentiamo come sta?». «Sono un po’ in imbarazzo, sai, è qualche anno che non lo chiamo». Qualche minuto dopo il telefono squilla a casa del vecchio collega ed è proprio lui a rispondere: «Caro, sono Amedeo, come stai? Stamani Anna ha incontrato tuo figlio, quello che vive tra Roma e Zurigo, e le ha detto che non stai bene. Che succede?». «Amedeo, io sto benissimo e soprattutto i miei figli vivono nel mio palazzo. Quale Zurigo?». «Anna - si sente dall’altra parte del ricevitore - a chi hai dato quei soldi?».
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DIFFIDATE DEGLI SCONOSCIUTI
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e ne inventano una al giorno, perché l’effetto sorpresa è loro complice. Quando si parla di un inganno sui giornali o alla televisione, è più difficile riproporlo. Ecco perché, gli impostori di professione, gente che vive gabbando il prossimo, sono sempre alla ricerca di nuove prede. Nella fattispecie persone sole, magari in là con gli anni. Trattandosi purtroppo di un fenomeno piuttosto diffuso, abbiamo deciso di parlarne con la Polizia, col vice questore Mario Argenio, portavoce del questore di Roma. Quali sono gli inganni principali ai danni degli anziani che vi capita di riscontrare? Si va dalla classica citofonata alla porta, con la persona distinta di bell’aspetto che dice di essere addetto della società Eni o Acea, e si rivela invece promotore di canoni a caro prezzo, fino ai finti esattori di società erogatrici di servizi intenzionati a spillare soldi. Per non parlare dei furti in casa orditi in modo che sia l’anziano stesso ad aprire la porta. Andiamo per punti. Questi fantomatici addetti alle riscossioni chi sono? Sono persone intenzionate a truffare il prossimo, gente che si spaccia per delegata alla riscossione anche di piccole somme; poi, vuoi la capacità di mettere a proprio agio il malcapitato, vuoi una certa parlantina e competenza, ecco che il raggiro è fatto. Ovviamente, e lo sottolineo, non esistono operatori di fornitura energetica o telefonica che facciano riscossione in contanti a domicilio e questo è bene che tutti lo sappiano. I
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mezzi di pagamento sono i conti correnti, i bollettini postali, le carte di credito: i contanti non sono previsti. Anche se si prechia conoscenza e che poi ragsenta la bella persona con un’otgiunge il malcapitato a casa per tima parlantina, mai fornire solsvaligiarla. È un caso limite, cerdi perché non sono abilitati alto. Uno dei peggiori. Situaziola riscossione di denaro. ni simili si verificano anche al Può anche capitare qualcumercato o supermercato dove, no che si presenti a casa protanto per dirne una, arriva qualponendo tariffe di fornitura cuno di bella presenza che iniparticolarmente vantaggiozia la sua operazione di inganse. Una volta firmato, però, no. Finge di aver fatto il militae senza disdetta entro i 10 re con uno dei figli della persogiorni di legge, ci si trova a na fermata e chiede un prestipagare, almeno per due anto, magari facendo credere che ni, un canone più elevato. il suddetto figlio gli debba dei È un’altra nota dolente. Quesoldi, ma non sia sti operatori rintracciabile. non sono diCosa consigliapendenti di«Usate re di fare? retti della sosempre Io lo dico sempre cietà che eroil buon a mia madre, che ga il servizio, senso: ha 82 anni, di ma gente inè l’arma non dare configaggiata da migliore» denza a persone aziende sache non si conotellite: i cosidscono. Di fronte detti procaca chiunque dica di conoscerciatori di contratti. Nelle maglie mi, che abbiamo fatto l’univerdegli accordi che propongono, sità insieme, io ho fornito a mia però, ci sono delle clausole camadre un bigliettino da visita pestro che la persona, magari così che glielo dia e contatti anziana e sola, può non receme direttamente, se interessapire finendo per lasciarsi inganti. Quando invece la situazione nare. Mi preme dire che non sfugge di mano, il consiglio è c’è alcuna urgenza di firmare quello di non farne una colpa simili accordi ed è quindi bene o una malattia. Bisogna prenrimandare l’operatore all’incondere coscienza che sono episotro - telefonico o di persona di che possono accadere. Ci si con un figlio o un nipote. Mepuò sentire non più all’altezza glio prender tempo e farsi condi risolvere i problemi da soli, sigliare da un familiare. Lo stesma non è così. Il problema è so, con le offerte telefoniche. reale e bisogna dare più inforAltro genere di raggiri? mazioni ai nostri genitori. C’è quella dell’anziano placcaVi capitano spesso segnato in un luogo sensibile, al cimilazioni di questo genere? tero ad esempio, da una persoPurtroppo è molto frequente. na che si finge figlia di una vec-
Poi, più c’è crisi e più aumentano questo tipo di truffe anche per pochi spiccioli. Il caso che raccontate, della donna nel viterbese, è un caso bruttissimo ma anche un caso limite, quelli più frequenti sono quelli di ottenere un piccolo rimborso, di accontentarsi di cifre modiche. Questi impostori come recuperano le informazioni che usano con gli anziani? Partono da informazioni che danno per scontato e poi è la stessa vittima a fornire involontariamente ulteriori dettagli. La solitudine, spesso, è il miglior gancio per queste persone. Ecco perché è bene tagliare sul nascere la conversazione. In quali casi bisogna chiamare la Polizia? Il 113 è un canale veloce, gratuito, e non lo dico perché io lavori alla Questura di Roma, ma i tempi di risposta sono immediati. Essendo un numero nazionale, nelle piccole città gli operatori sono di meno e le persone potrebbero stare un po’ di più in attesa, ma la Polizia e i Carabinieri sono a disposizione dei cittadini; così, quando non ci sentiamo sicuri, il consiglio migliore è quello di chiamare il 113 o il 112. Altrimenti, qualora non ci sia un’effettiva urgenza, in tutte le città e nei quartieri esistono dei servizi di assistenza informativa per gli anziani e per le persone in difficoltà, da poter contattare. Sicuramente, ripeto, la cosa più utile è quella di chiamare i numeri d’emergenza.
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CON LE “ARMI” DELLA PSICOLOGIA «Negli ultimi anni l’Esercito Italiano è stato impegnato su più fronti, oltre agli interventi su scenari di guerra. Per gestire le situazioni di stress in conflitti, emergenze umanitarie e delicate operazioni di supporto internazionale, accanto ai soldati ha fatto la sua comparsa lo psicologo militare. Proprio come il capitano Isabella Lo Castro, a cui abbiamo rivolto alcune domande» [ ATTUALITÀ DI ROSELLA BENNATI ]
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Dal 2000 gli psicologi militari sono impiegati nell’assistenza ai familiari dei caduti, nelle emergenze, nella formazione.
Nassyria 2003 Quel giorno il capitano era in un istituto di bimbi sordomuti per un incontro formativo con i docenti.
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vederla da vicino, non ha un aspetto molto marziale, il capitano Isabella Lo Castro, anche se indossa la sua divisa grigioverde: è una giovane signora con i capelli biondi, il collo lungo ed esile, lo sguardo serio e delle belle mani bianche che muove un po’ nervosamente mentre parla del suo lavoro. Non è un lavoro facile, il suo: il Capitano Lo Castro è psicologa nell’Esercito Italiano, sempre pronta ad assistere i nostri militari durante e dopo le missioni di pace all’estero, e anche in occasione di calamità nazionali che richiedono l’intervento dell’Esercito. Un’esperienza a tutto campo, dunque, dall’attentato di Nassyria (lei era lì dieci anni fa, quando ci fu l’esplosione) al terremoto de L’Aquila, fino alla recente tragedia dello sbarco di Lampedusa. Capitano, in qualità di psicologa dell’Esercito, viene spesso intervistata da varie reti televisive. Cosa suscita questo interesse del pubblico? Secondo me, questa attenzione risiede nella combinazione degli elementi: l’ufficiale, la donna, e il settore specifico, anche perché relativamente nuovo per l’Italia. In realtà, si tratta di un fenomeno già ben rodato: l’ingresso di personale femminile nelle Forze Armate italiane risale al 2000, anno in cui ci fu il primo concorso per psicologi nell’Esercito aperto anche a personale femminile. Ma forse è proprio questo che suscita curiosità: la mia funzione di psicologo militare. In che senso? C’è chi si chiede cosa c’entri la psicologia con le logiche militari. Invece serve, e molto. Dopo il primo reclutamento, avvenuto nel 2000, gli psicologi militari sono stati impiegati in settori diversi: la selezione, la formazione, le emergenze, l’assistenza ai familiari dei feriti e dei caduti. Prima di inviare militari italiani in missione all’estero, per esempio,
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«L’apporto dello psicologo militare è fondamentale, a partire dalla fase di preparazione alle missioni sino a quella delicata di rientro»
c’è una fase di preparazione psicologica essenziale: si formano piccoli gruppi, possibilmente di militari che lavoreranno insieme durante la missione, e si procede ad una formazione mirata allo stress management, la gestione delle situazioni stressanti. Poi c’è il supporto psicologico in loco, con incontri individuali o di gruppo. E, infine, c’è la fase delicata del rientro dei militari, soprattutto di quelli che hanno vissuto situazioni drammatiche. C’è un primo momento di euforia e sollievo per il ritorno a casa, ma dopo pochi giorni iniziano le difficoltà di riadattamento alla vita di tutti i giorni. Poi, con il passare del tempo, possono tornare ricordi di situazioni drammatiche vissute che, se non correttamente ricollocate nell’esperienza personale, possono creare disagio. In
«L’UOMO CHE RICONOSCE LE SUE EMOZIONI È PIÙ FORTE, NON PIÙ FRAGILE» quella fase sapere che può essere utile rivolgersi ad uno psicologo è importante. Qual è l’atteggiamento dei militari davanti al sostegno psicologico? Non urta un po’ il loro tradizionale “machismo”? O qualcosa è cambiato? Qualcosa è cambiato, sicuramente. Penso che sia superata l’idea dell’uomo che non deve chiedere mai: l’uomo che riconosce le proprie emozioni è più forte, non più fragile. E questo i nostri militari l’hanno capito. Il sostegno psicologico ai nostri soldati è utile anche nelle missioni in Patria, in caso di calamità nazionali? Sì, anche in assenza di pericolo, i militari possono trovarsi in situazioni molto stressanti. Recentemente sono stata a Lampedusa, durante quei giorni terribili del recupero di centinaia di immigrati annegati. I nostri soldati, nell’ambito dell’Operazione Stra-
de Sicure, hanno partecipato alle operazioni di raccolta sulla terraferma dei corpi. Non è stato facile per loro: abbiamo organizzato sedute di gruppo con una quindicina di soldati e il loro comandante di plotone; qui, chi voleva ha avuto la possibilità di raccontare, in un contesto emotivamente sicuro, le ore passate su quel molo. Molti mi hanno parlato delle loro angosce, di quel persistente odore di morte, e di scene tragiche, difficili da dimenticare. Eppure, anche quelle situazioni possono generare riflessioni utili: uno di quei ragazzi mi diceva che, dopo quell’esperienza, aveva un modo diverso di vedere gli immigrati. Il supporto psicologico viene dato anche alle famiglie dei militari vittime di attentati? Certamente, e si tratta di un supporto essenziale. Per noi psicologi è un’esperienza importante e significativa: i familiari dei caduti in missione sono dignitosissimi e coraggiosi. Spesso condividono pienamente gli ideali dei loro defunti e l’orgoglio li aiuta a dare un senso al loro dolore. Dieci anni fa Lei era a Nassyria, il giorno dell’attentato. Cosa ricorda di quel giorno? Ho visto cose difficili da dimenticare e ho dovuto lavorare su me stessa per elaborare quell’esperienza. Per molti mesi, dopo l’attentato, sussultavo non appena sentivo un rumore somigliante ad uno scoppio. Quando è esplosa la bomba mi trovavo in un Istituto di bambini sordomuti per un incontro formativo con i docenti. Fu un boato terribile, accompagnato da una lunga vibrazione, come di terremoto. I bambini non potevano sentire, ma avvertirono quel tremore di terra e scoppiarono a piangere. Ero con alcuni soldati, e avevo la responsabilità di decidere il da farsi anche per loro. Abbiamo cer- »
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cato di raggiungere la nostra base, ma tutte le vie erano bloccate, e siamo dovuti andare nella base più lontana, la “White Horse”, ai margini del deserto. Per fortuna avevamo i cellulari attivi, così ho subito rassicurato i miei familiari della mia incolumità, invitando gli altri militari a fare lo stesso. Bisognava conservare il sangue freddo, e non era facile. Non sai se effettivamente sarai in grado di gestire tali situazioni finché non le vivi. Sono momenti che non posso dimenticare e ogni anno, il 12 novembre, anniversario della strage, mi metto in contatto con i colleghi che hanno vissuto insieme a me quella terribile esperienza, anche se viviamo in città diverse. Una domanda banale ma non troppo. Lei ha una figlia di dodici anni. Come ha conciliato il Suo ruolo professionale con quello di mamma? Mia figlia è nata quando ero già in servizio nell’Esercito. Il rapporto con i figli per un militare, e in particolare per una donna, non è facile. Per alcuni aspetti ci sono gli stessi problemi di qualunque mamma con un lavoro impegnativo, ma mi rendo conto che nella mia carriera ci possono essere situazioni specifiche. Ci sono periodi più o meno lunghi che devo trascorrere in missioni all’estero o con incarichi di addestramento e formazione nel territorio nazionale: in questi casi ci sono problemi di carattere logistico-organizzativo che richiedono una forte sinergia familiare (l’aiuto del partner o dei genitori, ad esempio), ma bisogna affrontare anche la gestione della separazione dai figli. Sotto questo aspetto il supporto familiare non è solo organizzativo: occorre una vera condivisione della scelta professionale di chi parte, e una partecipazione alla sua
[ IN ALTO A DESTRA, IL CAPITANO DURANTE UNA MISSIONE. SOPRA, NASSYRIA (2001): ISABELLA LO CASTRO, ALLORA TENENTE, RITRATTA CON UN GRUPPO DI DONNE, PRESIDI DI SCUOLE LOCALI. ACCANTO, L’ITALIA RAPPRESENTATA NEI DISEGNI DI ALCUNI BIMBI IRACHENI. ]
esperienza da trasmettere anche ai bambini, perché vivano la separazione nel modo migliore. I familiari si trovano ad affrontare un ruolo molto importante e delicato. Una volta ho sentito dire che “la libertà della donna passa attraverso la nonna”. Per me è stato così: non avrei mai potuto fare questo lavoro senza l’aiuto di mia madre... e anche di mio padre! Come sono visti i nostri militari all’estero? Si sentono mai inopportuni o poco utili per risolvere i problemi che vedono? Generalmente sono molto benvoluti. Si parla spesso, anche in ambito internazionale , di una “Italian way”, di uno stile tutto italiano. In effetti, oltre ad una preparazione sulla cultura e gli usi dei locali - impartita a tutti i militari dei Paesi Nato - gli italiani hanno “un qualcosa in più”: l’apertura, la particolare attenzione nei confronti dei locali, il rispetto per le loro usanze, i gesti gentili come evitare di man-
«I nostri militari all’estero sono benvoluti grazie al loro approccio. Non si tratta solo di preparazione sulla cultura e gli usi locali. Gli italiani sembrano possedere quel “qualcosa” in più» 22 I
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giare o bere davanti a loro in periodo di Ramadan, o togliersi gli occhiali da sole in segno di rispetto quando si rivolgono ad altre persone. Ma quello che arricchisce la presenza dei nostri militari è la cooperazione in ambito civile. In Iraq, per esempio, come attualmente in Afghanistan e negli altri teatri operativi, le attività dell’Esercito erano di concreto aiuto alla popolazione: si organizzavano mense, si costruivano scuole e se ne gestiva la contabilità per assicurarne il funzionamento. C’è una foto di quei giorni che conservo con affetto: ci sono io, accanto ad una finestra, e al di là del vetro, un gruppo di donne velate che sorridono fiduciose. Pensi che quelle donne erano delle presidi di scuole irachene che venivano a ritirare il loro stipendio. Ricordo anche una donna che venne alla nostra base militare accompagnata dal marito per sottoporci un progetto: la creazione di un centro riservato alle donne, dove potessero apprendere un mestiere. Sembrava un’utopia in quella situazione di complicata ed iniziale ripresa dell’Iraq, ma qualche mese dopo il mio rientro in Italia ho visto in tv l’inaugurazione di quello spazio, con molti compu-
ter e macchinari per insegnare il cucito. I nostri militari erano riusciti a realizzare il progetto. Capitano, lo status di donna Le è di aiuto nel Suo ruolo di supporto psicologico o, a volte, è di impaccio? Non è possibile non considerare il proprio genere nel lavoro, l’essere uomo o donna è naturalmente diverso, ma un professionista ne è consapevole e tiene conto di questo aspetto. L’aspettativa che lo psicologo debba essere accogliente e che per la donna questo sia più facile è uno stereotipo: a volte è necessario essere accoglienti, altre volte più assertivi e autorevoli... Questo dipende dalla relazione e dagli obiettivi, non dall’essere uomo o donna. Se Sua figlia decidesse di intraprendere la Sua stessa carriera, cosa le direbbe? Non la fermerei, come non lo farei per altre professioni. Le consiglierei però di informarsi bene, anche da altre fonti, e di capire le sue motivazioni. La nostra è una professione particolare, che richiede una scelta salda. Ma spero di non trovarmi mai nei panni di mia madre quando è scoppiata la bomba di Nassyria.
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[ ATTUALITÀ DI
GIOVANNA VECCHIOTTI ]
TRA I DUE LITIGANTI c’è il MEDIATORE
«Valida alternativa al processo civile, la “mediazione” è un sistema utile a definire controversie di varia natura in modo più rapido e con un notevole risparmio in danaro»
492 giorni
Entro 30
3 mesi
è la durata media, in Italia, dei contenziosi in primo grado in ambito civile.
giorni dal deposito della domanda, l’organismo prescelto nomina il mediatore.
è il tempo massimo entro cui si conclude una procedura di mediazione. GENNAIO 2014
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raffigurata come una donna con una spada ed una bilancia a due piatti. Spesso è bendata. Alcuni dicono perché portatrice di imparzialità, altri invece imputano la sua cecità all’incapacità che ha di emettere giudizi obiettivi. La Giustizia fin dal Medio Evo è rappresentata così: una spada per punire, una bilancia per pesare i pro e i contro, il bene e il male, e una benda per essere al di sopra delle parti. Ma se oggi dovessimo associare un’immagine moderna alla Giustizia in Italia, come potremmo rappresentarla? Beh, se dovessimo tradurre in simbolo l’ultimo rapporto della Cepej-CoE (Commissione europea per l’efficacia della giustizia del Consiglio d’Europa) sulla situazione in Europa dei sistemi giudiziari, potremmo rappresentarla come una lumaca. Solo a guardare l’ambito civile, in Italia ci sono circa 4 milioni di contenziosi in primo grado, 7 ogni 100 abitanti; la loro durata media è di 492 giorni: in Spagna 289 giorni, in Francia 279, in Germania 184. Se si aggiungono processi in appello e Cassazione, un procedimento può arrivare anche a 1.267 giorni, ovvero oltre tre anni. Peggio di noi solo Cipro e Malta. Ma è sempre necessario risolvere i propri problemi nelle aule di un tribunale o ci sono altre possibilità per chiudere un contenzioso? In attesa che venga attuata una riforma della Giustizia nel nostro Paese, il recente “Decreto del Fare” (successivamente convertito nella Legge 98/2013) ha stabilito l’obbligatorietà della “mediazione” in materia civile e commerciale, al fine di trovare un accordo tra le parti senza dover ricorrere ad un giudice e diminuire, al contempo, i procedimenti giudiziari. Sul tema della mediazione civile e le procedure da seguire per poterne usufruire, abbiamo sentito il parere di un mediatore, l’avvocato Monica Poggioli.
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VERSO UN COMUNE ACCORDO
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{ NÉ VINCITORI NÉ VINTI } Avvocato Poggioli, cos’è in sostanza la mediazione e in quali ambiti si applica? Benché l’arte di risolvere i conflitti sia antichissima (sembra risalga addirittura ai Sumeri) e ben radicata nelle società patriarcali, così come nella cultura orientale, la mediazione è stata introdotta nel nostro sistema giuridico solo dal D.lgs. n. 28 del 4 marzo 2010 e successivamente modificata dalla Legge n. 98/2013. Consiste in un sistema di risoluzione delle controversie alternativo al processo civile, utile a definire una lite in essere o a prevenire un contenzioso relativo ai cosiddetti “diritti disponibili”, come i diritti patrimoniali: non può essere, ad esempio, oggetto di mediazione una controversia che verte su questioni di competenza del giudice amministrativo o di altri giudici speciali. Così come non si possono mediare diritti personalissimi, come quelli della personalità, il diritto alla vita, all’integrità fisica, agli alimenti, allo stato di figlio o di coniu-
ge ecc., che per loro natura sono indisponibili. Si parla comunemente di “media-conciliazione”; in realtà, la mediazione è il procedimento e la conciliazione è la conclusione a cui tende. Consiste in una “negoziazione assistita” da un terzo (il mediatore) che facilita la comunicazione tra le parti in lite e le aiuta, se possibile, a raggiungere un accordo reciprocamente soddisfacente che verrà redatto per iscritto: il suo compito è spostare l’attenzione dalle posizioni di principio da cui ognuno parte, agli interessi, separando gli individui dal problema su cui bisogna lavorare congiuntamente alla ricerca di una soluzione in cui nessuno vinca o perda. È importante ricordare che il mediatore non è un giudice, non attribuisce torti o ragioni, non condanna, non emette sentenze né decisioni vincolanti come fa un arbitro (al massimo può avanzare una proposta). Così non ci sarà mai un vincitore ed un vinto, e saranno proprio i contendenti,
con il suo aiuto, a risolvere il conflitto cercando un accordo in cui convergeranno i rispettivi interessi. Inoltre, poiché un conflitto coinvolge sempre aspetti emotivi, non va sottovalutato che, a differenza di una causa, la mediazione valorizza alcuni elementi non propriamente giuridici del problema, grazie ai quali è più facile trovare una soluzione creata su misura sui veri interessi delle parti e che tenga conto magari anche delle loro necessità future. La procedura è per lo più informale - non ci sono vincoli di forma come in un giudizio-; veloce - perché dura al massimo 3 mesi e le parti sono sempre libere di interrompere quando vogliono la mediazione e rivolgersi al Giudice anche per l’emissione di provvedimenti urgenti -; riservata - perché quello che viene detto in mediazione non può essere utilizzato all’esterno -. Ciò favorisce un dialogo scevro di retropensieri o preconcetti; inoltre, il segreto professionale non permette al mediatore di testimoniare in un’eventuale causa. Ulteriori aspetti positivi sono i costi contenuti e prevedibili e il fatto che le parti sono protagoniste del
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procedimento e possono controllarne l’esito finale. È obbligatoria per legge o può esserci un tipo di mediazione che può essere scelta dalle parti e, quindi, facoltativa? Il procedimento è un condizione di procedibilità per alcune materie: ciò significa che prima di intentare una causa in alcuni ambiti specifici è necessario tentare una mediazione: questa è la cosiddetta “mediazione preventiva obbligatoria”, vertente su fattispecie in cui il rapporto tra le parti è prolungato nel tempo (si pensi alle liti condominiali o ereditarie, in cui i soggetti sono per lo più destinati a vivere nel medesimo contesto abitativo o sono legati da duraturi rapporti di parentela) o in cui l’alto livello di conflittualità, unito alla particolare natura della controversia, ne rende maggiormente auspicabile una risoluzione stragiudiziale. Non è poi necessario partecipare a tutto il procedimento: è obbligatorio solo il primo incontro informativo. In tale ipotesi, la parte dovrà essere assistita nella procedura dal proprio avvocato di fiducia, a cui spetta l’onere di preventiva informa-
zione anche circa le agevolazioni fiscali spettanti. È poi possibile la “mediazione facoltativa”, cioè quella avviata liberamente dalle parti, sia prima che durante il processo senza esservi obbligate, e che può avere ad oggetto le più svariate materie. Il terzo tipo di mediazione è quella “delegata”: in questo caso il giudice - anche nel giudizio di appello, valutata la natura della causa già in corso e il comportamento delle parti - può disporre il tentativo di mediazione, rinviando a tal fine la successiva udienza fino a tre mesi. Qual è il ruolo del mediatore e chi può svolgerlo? L’attività del mediatore è quella di un “facilitatore” della comunicazione tra le parti, che l’insorgenza del conflitto ha disturbato o interrotto: per aiutare a sfumare le posizioni e focalizzare gli interessi deve tenersi in continuo equilibrio, nonostante le proprie sensazioni rispetto alle parti ed al loro problema, per poter garantire terzietà, imparzialità e neutralità, ed offrire alle parti equivicinanza e un’empatia che non sfoci nella immedesimazione. Sembra facile, ma non lo è. Anche perché ogni litigante cerca più o meno consciamente di convincere il mediatore dell’assoluta fondatezza delle proprie ragioni, mentre la caratteristica della mediazione è non lavorare l’uno contro l’altro come in una causa, ma insieme e su un obiettivo comune: l’accordo. I mediatori civili devono essere in possesso di un ti-
tolo di studio non inferiore al diploma di laurea triennale, oppure devono essere iscritti a un ordine o collegio professionale, aver frequentato uno specifico percorso formativo teorico e pratico con valutazione finale. Sono tenuti ad aggiornarsi ogni biennio e ad effettuare un tirocinio assistito, partecipando ad almeno 20 procedure presso organismi riconosciuti. Secondo la più recente previsione normativa l’avvocato che eserciti la professione è mediatore di diritto, ma anch’egli deve essere adeguatamente formato in materia di negoziazione: deve mantenersi continuamente aggiornato e può esercitare questa funzione solo nella compagine di un organismo riconosciuto, perché questo è assoggettato ad un sistema di controlli e responsabilità. Per evitare confusione tra i ruoli gli è fatto espresso divieto di avere il proprio studio presso un organismo, così come un organismo non può avere sede presso uno studio legale. Esiste una competenza territoriale? Sì, gli organismi non possono essere scelti casualmente e dovunque, in quanto la domanda deve essere presentata nel luogo dove ha sede il giudice che sarebbe territorialmente competente per l’eventuale causa. Sembra
però ragionevole sostenere che le parti possano presentare congiuntamente l’istanza ad un Organismo a prescindere dalla sua competenza territoriale. È necessaria l’assistenza di un avvocato? Come chiarito con una recentissima circolare dal Consiglio Nazionale Forense, fin dal primo incontro e per tutta la durata del procedimento di mediazione (sia essa obbligatoria, disposta dal giudice o volontaria), le parti devono essere assistite da un avvocato, presenza che costituisce un’ulteriore solida garanzia a tutela dei diritti che in mediazione si vanno a negoziare. Ci sono spese da sostenere? Le modifiche introdotte con il D.M. 145/2011 permettono agli organismi ampia autonomia nella determinazione delle tariffe proprio per incentivare la mediazione, la cui convenienza economica deve essere considerata anche in termini di risparmio di tempo e di energie emotive rispetto ad una causa il cui esito è sempre incerto, e la cui la vittoria potrebbe essere vanificata qualora il soccombente non abbia disponibilità economiche sui cui soddisfarsi. Sono dovute le spese di avvio del procedimento, in misura fissa ed unitaria »
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«Il mediatore non giudica e non condanna, bensì aiuta le parti a risolvere conflitti guidandole verso un accordo» per ciascuna parte, versate dall’istante al deposito della domanda di mediazione, e successivamente dalla parte chiamata alla mediazione: il primo incontro informativo e di programmazione tra mediatore e parti è invece gratuito, e qualora emergesse l’impossibilità di un accordo, all’organismo di mediazione non sarà dovuto alcun compenso. Se invece le parti acconsentono ad iniziare la mediazione, sono dovute le spese di mediazione vere e proprie, che includono l’onorario del mediatore e i costi amministrativi della procedura, prestabilite in base al valore della lite e a seconda che si tratti di procedura obbligatoria o volontaria, secondo il tariffario dell’organismo prescelto. La mediazione obbligatoria è comunque gratuita per le persone che potrebbero beneficiare in giudizio del gratuito patrocinio, e cioè per coloro che sono titolari di un reddito annuo imponibile, risultante dall’ultima dichiarazione, non superiore ad €10.766,33. A tal fine, è sufficiente depositare presso l’Organismo di conciliazione una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, e farsi autenticare la firma dal mediatore. Esistono anche delle agevolazioni fiscali in caso di successo della mediazione e cioè di intervenuto accordo: tutti gli atti sono esenti dall’imposta di bollo e da qualsiasi spesa, tassa o diritto, il verbale di accordo è esen-
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te dall’Imposta di registro fino ad un valore di €50.000, e le parti godranno di un credito d’imposta fino ad un massimo di €500, ridotto alla metà in caso di insuccesso della procedura. Per contro, la mancata partecipazione senza un giustificato motivo espone la parte ad alcune sanzioni: il giudice presso cui sarà incardinato il giudizio la condannerà al pagamento di una somma pari al contributo unificato dovuto, e potrà valutare tale comportamento come violazione del dovere di lealtà e probità delle parti con condanna alle spese anche in caso di vittoria nel giudizio, nonché nei casi più gravi di malafede o colpa grave anche al risarcimento del danno. Analogamente, la mancata accettazione di una proposta conciliativa integralmente corrispondente al successivo provvedimento giudiziario esporrà la parte alle spese processuali. Qual è l’iter da seguire e in quanto tempo avviene tutto il procedimento? In primo luogo è importante scegliere un organismo di mediazione accreditato presso il Ministero della Giustizia, che garantisca affidabilità e competenza anche grazie alla professionalità dei mediatori, e che sia competente per territorio. La mediazione si introduce con una domanda in carta semplice proposta da una o da entrambi i contendenti, contenente l’indicazione delle parti, l’oggetto e le ragioni del-
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la pretesa. Entro 30 giorni dal deposito l’organismo nomina il mediatore, fissa la data dell’incontro e ne dà comunicazione alle parti. Poi, la successiva calendarizzazione degli incontri sarà concordata tenendo presente che la durata massima della mediazione è di 3 mesi dal deposito della domanda. Il mediatore spiegherà le finalità del procedimento e le sue caratteristiche, e potrà ascoltare le parti congiuntamente e separatamente: le sessioni separate sono utili per comprendere meglio la posizione delle parti, per approfondire le questioni e magari capire a quali condizioni ognuna sarebbe disponibile a chiudere la controversia. Tutte le dichiarazioni rese e le informazioni acquisite sono coperte dall’obbligo di riservatezza, per cui non potranno neppure essere comunicate dal mediatore ad una parte se non con il consenso dell’altra. Se la
mediazione riesce (cosiddetta “conciliazione”) viene redatto un verbale positivo e l’accordo viene sottoscritto dalle parti e dai loro avvocati, anche per certificare che sia conforme alle norme imperative e all’ordine pubblico: in questo caso l’accordo ha forza di sentenza e costituisce titolo esecutivo per l’espropriazione forzata, l’esecuzione per consegna, rilascio, obblighi di fare o non fare e per l’iscrizione di ipoteca giudiziale. In caso di mancato accordo, il mediatore può comunque formulare una proposta di conciliazione, mentre è obbligato a farlo su espressa richiesta di entrambe le parti. Quali riflessi ha sul nostro sistema giudiziario? Lo rende più snello? Premesso che la scelta della mediazione non implica la rinuncia alla giurisdizione, né significa rivolgersi ad una giustizia di grado minore limitata a questioni marginali, lo strumento ha un chiaro intento deflattivo di un sistema giudiziario ormai elefantiaco e quasi paralizzato, proprio perché evita che ogni conflitto sfoci necessariamente in una causa, promossa spesso per questioni di principio che offuscano i veri interessi. Sicuramente una buona informazione e divulgazione potranno contribuire a rendere la mediazione un’opportunità da sfruttare e non solo un obbligo da soddisfare.
COSA, QUANTO, COME E QUANDO
Ambiti di applicazione. Condominio - Locazione - Comodato - Affitto di aziende - Diritti reali - Divisione e successione ereditaria - Patti di famiglia - Contratti bancari, finanziari e assicurativi - Risarcimento danni da responsabilità medico/sanitaria e da diffamazione a mezzo stampa o con altro mezzo pubblicitario. Costi. Le spese di procedura sono predeterminate, contenute e possono beneficiare di importanti agevolazioni fiscali. Efficacia. Il tentativo di conciliazione si conclude con un accordo nell’80% dei casi. Tempistica. Solitamente trascorrono in media 30-40 giorni dalla presentazione della domanda all’accordo definitivo che, frequentemente, si raggiunge in uno o due incontri. Per saperne di più www.mediazione-civile-commerciale.info/obbligatoria/ www.adrcenter.com/procedure/
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[ ATTUALITÀ DI
GIOVANNA DALL’ONGARO ]
USCITA DALL’INFERNO «Il 1° aprile del 2014 dovrebbero chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Cosa ne sarà delle persone rinchiuse? Dove verranno indirizzati i nuovi condannati “socialmente pericolosi”? C’è solo una certezza: l’orrore di quei luoghi non deve ripetersi»
E
È l’articolo 222
1.400
del Codice Penale che attualmente prevede, quando necessario, il ricovero negli Opg.
circa sono le persone rinchiuse oggi negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
rano altri i fatti che, a quest’ora, avremmo voluto raccontare. Se le cose fossero andate come era previsto che andassero, ci saremmo ritrovati oggi a commentare la definitiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, a raccogliere pareri sul funzionamento delle strutture alternative, a valutare la capacità dei servizi territoriali di prendersi cura di tutti quei “folli” reduci dall’inferno dei manicomi criminali. Sì, perché il 31 marzo 2013 il nostro Paese avrebbe potuto liberarsi, una volta per tutte, di quelle sei mostruose strutture, anacronistiche e fatiscenti, dove sono rinchiuse circa 1.400 persone che gli impediscono di definirsi a pieno titolo una nazione civile. Al loro posto avrebbero dovuto esserci luoghi dedicati alla cura più che alla detenzione. Questo, infatti, imponeva la legge 9 del febbraio 2012: “a decorrere dal 31 marzo 2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario sono eseguite esclusivamente all’interno delle strutture sanitarie”. Occasione mancata: la chiusura degli Opg, e con essa l’ingresso nella civiltà, è rimandata al 1° aprile 2014. Chi da tempo aspettava quel provvedimento come l’atto conclusivo di una battaglia cominciata più di trent’anni fa da Franco Basaglia, non ha stentato a parlare di “proroga della ver- » GENNAIO 2014
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gogna”. A questo punto, dobbiamo ammettere che la tentazione di tornare a denunciare l’orrore di quei luoghi, già descritto prima e meglio di noi da molti altri, è troppo forte per non venire assecondata. E non troviamo modo migliore di farlo se non quello di invitare i lettori a guardare il video (reperibile facilmente in Rete, in versione ridotta) realizzato dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale presieduta da Ignazio Marino nel 2010. Questo reportage contribuì in larga parte all’approvazione della legge per la chiusura degli Opg. Il pugno nello stomaco arriva già dalle prime immagini. Relitti di persone affrontano le telecamere: qualcuno ripete ossessivamente la sua inascoltata versione dei fatti («Io non sono pericoloso, io non sono pericoloso...»), qualcun altro tace impaurito, concentrato nel tentativo di mantenere tra le dita tremolanti una sigaretta immaginaria. Ma c’è anche chi dimostra una lucidità “fuori luo-
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go” e ripercorre senza alcuna esitazione il suo calvario iniziato trent’anni prima con una condanna per un piccolo reato. Quella che appare nel filmato è un’umanità ridotta ai minimi termini dalle cinghie dei letti di contenimento, dalla mancanza di spazio vitale, dalla somministrazione eccessiva di sedativi, dalla sporcizia che logora la dignità e l’autostima. Lo stesso identico orrore descritto nel video era già stato denunciato dagli ispettori del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura, che nel 2008 avevano fatto visita all’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Filippo Saporito” di Aversa (Napoli) e ne erano usciti con accuse pesanti al nostro Paese: altro che ospedale, quel luogo somigliava a un lager e le terapie a “trattamenti disumani e degradanti”, sinonimo di “tortura”. Tutte queste denunce a cosa sono servite? I sei istituti (ad Aversa e Napoli, in Campania; a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia; a Montelupo Fiorentino, in Toscana; a Reggio, in Emilia; a Castiglione
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delle Stiviere, in Lombardia), che rappresentano “il peggio del peggio dei manicomi e il peggio del peggio delle galere”, come recita il protagonista del bel film di Francesco Cordio, Lo Stato della Follia, premiato con una menzione speciale al Bari International Film Festival, resteranno aperti ancora. E dopo? Cosa accadrà dal 1° aprile prossimo? La legge prevede che le Regioni e le Asl si prendano cura delle persone sottoposte a misure di sicurezza attraverso progetti terapeutici riabilitativi pensati sull’individuo. Con il dichiarato intento di superare la concezione lombrosiana che giudicava il “folle autore di reato” non recuperabile e talmente nocivo per la società da doverne essere escluso. Le buone intenzioni però potrebbero venire meno nella pratica. Il rischio, come è stato osservato dal movimento “StopOpg”, è quello di riesumare il mostro di cui ci si voleva liberare riproponendo il vecchio e vituperato modello in scala ridotta. Alcune Regioni hanno infatti presentato programmi
per l’apertura di strutture residenziali speciali, dove eseguire la misura di sicurezza, che somigliano troppo a dei “mini Opg”. Rischiando così di “cambiare tutto per non cambiare nulla”. La cosa non è sfuggita all’Unione delle Camere Penali che, lo scorso dicembre, mentre i programmi regionali stavano per essere presentati in Parlamento, ha dichiarato in una nota ufficiale che vigilerà sulla corretta attuazione della Legge per evitare che invece di andare avanti si torni indietro. Danilo Montinaro, psichiatra, membro di Psichiatria Democratica e del Comitato “StopOpg”, nonché autore della toccante raccolta di poesie Sguardi furtivi (Edizioni tracce, 2005), non nasconde le sue perplessità su quanto sta accadendo: «Il forte rischio a cui andiamo incontro adesso è di spendere una montagna di soldi per mettere in piedi strutture che rispondono ancora alla vecchia logica manicomiale. In Abruzzo, la regione dove lavoro, è stato presentato un progetto da 4 milioni
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di euro per realizzare una casa di cura con 20 posti letto destinati ai soliti poveri diavoli. Quelli, cioè, che spesso senza una diagnosi certa, vengono considerati socialmente pericolosi e quindi più da rinchiudere che da curare. Ignorando così lo spirito della legge che impone un superamento del modello contenitivo». Ecco uno dei nodi cruciali del problema: le diagnosi “allegre” che condannano a pene lunghissime persone che hanno commesso reati a volte ridicoli. Gli esempi non mancano. Uno per tutti: un ragazzo viene rinchiuso per otto anni in un Opg per avere rubato 20 euro alla nonna (l’incredibile storia è raccontata sul sito della campagna “StopOpg”, www.stopopg.it). «E pensare che per liberare dagli Opg tante persone, basterebbe rivedere le diagnosi di pericolosità sociale. È una cosa che può essere fatta già adesso avviando però procedure che né i dipartimenti di salute mentale, che potrebbero prendersi in carico i dimissibili non pericolosi, né gli avvocati hanno vo-
glia di intraprendere. E così di proroga in proroga la sofferenza delle persone rinchiuse si rinnova all’infinito», spiega Montinaro. Ed ecco il secondo nodo da sciogliere: il meccanismo perverso della pena perpetua che di sei mesi in sei mesi può allontanare all’infinito il sogno della libertà. Ce ne parla Dario Stefano Dell’Aquila, membro dell’Osservatorio di Associazione Antigone, spiegandoci come funziona questa singolare ruota della giustizia. «I destinatari delle misure di sicurezza sono i soggetti che hanno commesso un reato imputabili e socialmente pericolosi, semiimputabili o non-imputabili. Ci devono essere due condizioni quindi per finire in un Opg: avere commesso un reato, fatto dimostrabile in modo oggettivo, ed essere socialmente pericolosi, fatto da accertare su base soggettiva e spes-
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so arbitraria. La misura di sicurezza è stabilita nel minimo per legge, ma resta invariata nel massimo perché non è possibile stabilire in anticipo quando l’individuo smetterà di essere pericoloso. Il giudice, scaduta la pena minima, valuta di volta in volta le condizioni della persona e può dilatare all’infinito il tempo di reclusione. Questo processo è noto in gergo come “stecca” e in molti casi è alla base del cosiddetto “ergastolo bianco”, la condanna perenne dei detenuti in Opg. Così, accade spesso che colpevoli di piccoli reati subiscano condanne sproporzionate al fatto commesso». Per cambiare questo sistema, però, bisognerebbe mettere mano al Codice Penale, cosa che la legge che prevede la chiusura degli Opg non contempla. A conti fatti ci troviamo, quindi, a dovere ridimensionare le nostre aspettative
PER MOLTI DETENUTI ANDREBBE RIVISTA LA DIAGNOSI DI PERICOLOSITÀ SOCIALE
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sulla nuova epoca che inizierà il 1° aprile 2014. Possiamo sì sperare che le future condizioni dei destinatari delle misure di sicurezza siano migliori di quelle attuali, che prevalga l’obiettivo della cura su quello della custodia e che l’orrore dei vecchi lager non si riaffacci in nessuna sua forma. Ma non possiamo aspettarci quell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge che la nostra Costituzione invita a mettere in pratica. Nè il rispetto della dignità che ogni individuo merita nella stessa misura, indipendentemente dalle sue condizioni psichiche. Dobbiamo rassegnarci a un’amara conclusione: fino a quando esisteranno colpevoli “speciali” a cui riservare un iter punitivo “ad hoc”, come la prorogabilità della detenzione, il percorso inaugurato da Basaglia non può considerarsi concluso. Perché mentre gli Opg verranno chiusi, la legge proseguirà per la sua strada, continuando ad applicare due pesi e due misure: ciò che vale per i “sani” non vale per i “folli”.
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Gli stage
300 euro
25 - 34 anni
extracurriculari non hanno vincoli anagrafici: sono aperti a disoccupati e inoccupati.
è l’indennità minima che va corrisposta agli stagisti, secondo le normative regionali.
è la fascia d’età significativa per inquadrare l’attuale situazione occupazionale dei giovani.
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[ ATTUALITÀ DI ROMINA
VINCI ]
LO STAGE al TEMPO DELLA CRISI «Un tema su cui persiste ancora molta nebbia, quello della formazione curriculare ed extracurriculare. Per certi versi scottante, visto che lo stage può nascondere in alcuni casi uno sfruttamento. Eleonora Voltolina, giornalista e fondatrice della testata on line della Repubblica degli Stagisti, svela qualche piccolo trucco per presentarsi informati»
C
ra di giovani collaboratori che, orreva l’anno 2007 coadiuvati da lei, rendono il sito quando Eleonora Voltoliuna piattaforma dinamica all’avanna decideva di aprire il guardia: racconta esperienze visblog La Repubblica degli Stagisti: sute e offre preziosi trucchi per aveva ventinove anni, un tessenon incorrere nel rischio di truffe rino da giornalista in tasca, e già e fregature. Oggi www.repubblicinque stage collezionati nella cadeglistagisti.it è un punto di risua carriera. Da qui la voglia di ferimento indiscusso per coloro creare un luogo virtuale di scamche si trovano nel momento di bio di informazioni, notizie, depassaggio dalla studio al lavoro. nunce e proposte sul tema delDall’attività giornalistica del sito lo stage che all’epoca era miscosono scaturinosciuto e te interrogaignorato dalzioni parlala maggior «Non esistono cifre mentari, proattendibili sul parte dei ponumero degli stage poste di leglitici e dei sinattivati ogni anno in ge, iniziative dacalisti. Italia, ma una sola politiche e In pochissicosa è certa: raccolte di mo tempo la si trasformano firme. Eleosua pagina in un contratto nora Voltoliweb assume di lavoro in meno na ha pubbliuna eco di un caso su dieci» cato anche sempre maun libro La ggiore, vi Repubblica trovano spadegli stagisti - Come non farsi zio tante storie di giovani alle losfruttare (Laterza, 2010). ro prime esperienze lavorative, i L’Italia è una Repubblica fonquali iniziano ad interrogarsi su data... sullo stage! Cosa ne dinamiche a cui spesso sono sogdici, Eleonora, è il caso di rigetti che ben poco hanno a che scrivere la Costituzione? vedere con la formazione. No anzi, bisognerebbe finalNel 2009 La Repubblica degli Stamente ripartire dalla nostra belgisti si trasforma in un vero e prola Costituzione, specialmente prio sito internet, diventando una dall’articolo 36, uno dei miei testata giornalistica on line. Eleopreferiti, che parla del diritto nora apre le porte ad una schie-
Under 30
Il 90%
Oltre 2 milioni di loro galleggiano nella condizione di “Neet”, sono cioè completamente inattivi.
del tessuto imprenditoriale italiano è fatto di micro imprese immature, che ancora non valorizzano bene i laureati.
che le persone hanno di essere pagate dignitosamente per il lavoro che svolgono. Qual è l’attuale condizione lavorativa in Italia? Una situazione drammatica: occupazione bassissima e disoccupazione altissima, oltre 2 milioni di under 30 nella condizione di “Neet”, cioè completamente inattivi. Ma c’è anche un problema di informazione su questi temi che non mi stanco di denunciare: la fascia di età generalmente considerata dalla politica per la “disoccupazione giovanile” è quella 15-24 anni, che però in Italia é ben poco significativa. Per quale motivo? A causa della peculiarità del nostro sistema di istruzione e di ingresso nel mercato del lavoro. Invece la fascia di età davvero significativa per inquadrare la situazione dell’occupazione giovanile è quella immediatamente successiva, e cioè 25-34. In un mercato del lavoro che sta vivendo ormai da anni una fase di stasi, per trovare un impiego l’unica strada percorribile, soprattutto per i giovani, è quella dello stage. Eppure molte volte il tirocinio, lontano dall’essere un trampolino di lancio, si rivela soltanto uno sfruttamento privo di intenti formativi. Ci fai una panoramica su questa situazione? Purtroppo il bilancio non é roseo. Non si conosce nemmeno con esattezza il numero totale degli stage attivati ogni anno in Italia! Sul tema c’è purtroppo ancora molta nebbia. I pochi punti fermi sono questi: lo stage si trasforma in contratto di lavoro solo in meno di un caso su 10. Gli stage possono essere curriculari, cioè svolti durante il percorso di studi; oppure extracurriculari. Nel primo ca- » GENNAIO 2014
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so la competenza normativa è statale, ma purtroppo in questo momento siamo in vacatio legis. Nel secondo caso la competenza è regionale, e proprio in questi ultimi mesi le Regioni hanno emesso ciascuna una nuova normativa in materia, recependo le linee guida concordate in sede di Conferenza Stato-Regioni lo scorso gennaio. Tra i punti principali di queste nuove normative, l’obbligo a corrispondere allo stagista una indennità di almeno 300 euro al mese. Come ci si difende da tutto ciò? In altre parole: come non farsi sfruttare? Bisogna scegliere molto accuratamente gli stage, cercando di conoscere il meglio possibile le aziende.
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QUANDO L LE AZIENDE SONO VIRTUOSE
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La laurea è ancora un titolo che fa gola sul mercato al giorno d’oggi? I laureati italiani sono pochi, sia in numero assoluto sia facendo una comparazione proporzionata con i coetanei di altri Paesi. Dunque, in quanto “risorsa scarsa”, dovrebbero essere ambiti sul mercato, “preziosi”. Invece non lo sono, vero? Esatto, purtroppo il mercato del lavoro italiano non ha ancora imparato a valorizzarli, forse perché il tessuto imprenditoriale italiano è costituito al 90% da micro imprese ancora immature. Alcune lauree sono per fortuna ancora molto riconosciute, specialmente se conseguite in atenei con buona reputazione na-
a Repubblica degli Stagisti certifica le aziende virtuose con un marchio ad hoc: il “Bollino Ok Stage”. Un riconoscimento che spetta a quelle aziende che fanno buon uso dei tirocini, garantendo un percorso formativo serio, un rimborso spese adeguato all età e alla scolarità dello stagista, una buona percentuale di assunti dopo lo stage, un investimento sulla qualità degli stage anziché sulla quantità. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di far sì che lo stage torni ad essere un’anticamera del lavoro. Tra le aziende virtuose troviamo la Ferrero, il Gruppo Danone, Nestlé, Philips e Kellogg’s Italia.
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zionale e internazionale. Ma in generale sarebbe ipocrita dire che i laureati sono ambiti: anzi, purtroppo, sempre più spesso i giovani che si trovano disoccupati dopo aver conseguito un alto titolo di studio, si “pentono” di aver investito tempo ed energie nella propria formazione. Come si fa ad invertire questa rotta? Bisogna sostenere con forza l’istruzione universitaria, agendo sul mercato del lavoro e sulla cultura che sta alla base, affinché le lauree vengano riconosciute maggiormente, e per far sì che i giovani non si pentano più di aver deciso a diciotto anni di intraprendere un percorso accademico. Anche perché studiare costa, e non è giusto che questo investimento dei giovani e delle loro famiglie non venga valorizzato come dovrebbe. Quali sono i profili professionali più ricercati al giorno d’oggi? Sicuramente quelli legati all’informatica e alle nuove tecnologie. Poi chi ha competenze legate ai nuovi mercati emergenti, per esempio conoscendo il cinese, il coreano, quelle lingue e culture con cui sempre più spesso le aziende italiane si trovano a fare business. Reggono molto bene le lauree “forti”, in materie scientifiche, ingegneria in testa; e l’intramontabile Economia e commercio. Direi che la cosa più importante è finire presto, alternando allo studio anche esperienze di lavoro o di stage, e possibilmente anche qualche esperienza all’estero come ad esempio l’Erasmus. Queste caratteristiche rendono i profili più interessanti per la maggior parte delle aziende. C’è un limite di età per essere stagisti? No. Per i curriculari il requisito di base è quello di essere iscritti a una scuola, o università, o master, o corso di formazione: quindi di solito si tratta di giovani, ma qualche volta può essere che anche una persona più avanti negli anni decida di iscriversi per acquisire un nuovo titolo e nuove competenze. Dunque si può essere stagisti anche a quaranta o persino cinquantanni? Sì, se un over trenta si iscrive all’università, potrà trovarsi a fare uno stage curriculare, magari previsto dal suo piano di studi. Anche per gli stage extracurriculari non vi sono vincoli anagrafici: essendo nella maggior parte delle Regioni aperti ai disoccupati e inoccupati, chiaramente questi stage possono essere svolti da chiunque si trovi in un certo momento della sua vita senza lavoro. Ma insomma, Eleonora, l’Italia è ancora un Paese per giovani? No, oggi non lo è. Non a caso migliaia di giovani laureati ogni anno emigrano verso Paesi dove si possono trovare migliori opportunità, più lavoro, più meritocrazia, retribuzioni più dignitose. Ma se la fuga può essere una legittima scelta individuale, non può essere una risposta generazionale: i giovani devono anche cercare di cambiare questa Italia.
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[ ATTUALITÀ DI RITA
NICOSANTI ]
GIOVANI E FEDE:
QUEL “SOTTILE“ BISOGNO DI CREDERE
È
opinione comune che la nostra società stia perdendo giorno dopo giorni i suoi valori. C’è chi dice che viviamo nel mondo dell’effimero, del consumismo, dell’egoismo. Una società dell’oggi e del domani nella quale difficilmente riesce a trovare spazio un percorso di fede. Fede intesa come essenza, e non apparenza. Un ostacolo tra i giovani e la fede, sostengono in molti, è la
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deriva etica. Le pubblicità, i film, i social network sviluppano un concetto molto presentista che nulla ha a che vedere con il messaggio di Dio. Eppure non è così netta la spaccatura: «C’è una grande ricerca del senso della vita oggi - racconta Antonio Bracone, insegnante di Religione -, i giovani si pongono tante domande e si mettono alla ricerca di risposte, molti scoprono Dio». Una visione que-
sta che si riflette nei milioni di adolescenti che si sono dati appuntamento a Rio de Janeiro, la scorsa estate, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Ma anche nei tanti fedeli (e sempre più giovani) che affollano Piazza San Pietro la domenica mattina. «Alcune Parrocchie di Roma Nord hanno organizzato degli incontri sul tema del discernimento, indirizzati ai ragazzi
tra i venti ed i trent’anni, nei quali ci si confronta sul senso della vita e sul proprio cammino. Ebbene, al primo incontro a ottobre, eravamo 370»: a parlare è Edoardo Bellafiore, 28 anni, catechista nella parrocchia di San Saturnino del quartiere Trieste a Roma. Edoardo fin da piccolo frequenta la Chiesa con costanza. Dopo aver ricevuto il sacramento della Comunione, però, arriva la
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«Diversi sono i percorsi, ma poi la meta diventa sempre la stessa per chi cerca: una Fede intesa come essenza, non come apparenza»
rottura: «Da bambino di dieci anni non sopportavo quella dimensione ristretta, in cui se non andavo una volta a Messa sapevo che avrei dovuto trovare con i catechisti una scusa plausibile per giustificare la mia assenza. Vedevo la Chiesa come un noioso insieme di regole», racconta. Passano gli anni, arriva la fine del li-
ceo, ed ecco l’incontro con un professore di Religione (un sacerdote, don Massimo Talamona) a fargli mettere di nuovo tutto in discussione. «Entra in classe ed inizia a parlare di calcio. Io rimango spiazzato. Nelle prime lezioni non ci fa imparare a memoria i Libri dell’Antico Testamento - come ci era successo in
precedenza - e non parte dalla religione ma ci cattura con la sua vicinanza a noi. Tutti ci riconosciamo nei temi di cui parla, ed ecco che siamo noi a sollecitarlo con le domande sull’esistenza e sulla Fede (spaziando dal come nasce una vocazione al cosa c’è dopo la morte) e a seguirlo». È in questo modo che Edoardo si
riavvicina al Cristianesimo: «Ho capito che la Chiesa non è un’entità altra. La Chiesa sei tu, è l’insieme delle persone che portano il loro cuore e le loro debolezze. La Chiesa è dedicarsi, per Gesù Cristo, a un progetto che è più grande di te e della tua vita». Anche Enrico Pittari era una “pecorella smarrita”: del resto lo scenario nel quale si affacciano i suoi venti anni è quello di una periferia desolata e indifferente, dove invece dei pastori si aggirano famelici “lupi” quali alcool e droga. Enrico si perde così in una Roma pasoliniana sempre più ghiotta di giovani speranze. È ormai un accanito fumatore, ed inizia a bere. «Mi sentivo un disadattato, nella confusione mi sono accodato alla massa, cercando di farmi riconoscere ed apprezzare». E poi ecco che intraprende una strada diversa, inizia ad interrogarsi, in un percorso di ricerca e di scoperta. «La fede mi ha aiutato molto, nelle Sacre Scritture riconosco la formula per la felicità. Ci sono tutti gli ingredienti per raggiungere la pienezza della vita, del resto il Vangelo serve proprio per arrivare a tutti». Da qualche mese Enrico ha dato alle stampe un libro: Chi è senza peccato è un tipo originale (L’Erudita Editrice, 2013), nel quale affronta la tematica dell’alcolismo intonando un inno alla vita, a non lasciarla scorrere »
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ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI GIOVANI
ma a viverla da protagonisti. Diverso è stato il percorso di Giovanni Gasparro. Classe 1983, pittore di fama internazionale, ha fatto del messaggio evangelico un perno centrale della sua vita. Le sue opere sono state esposte anche a Parigi e recentemente ad Hong Kong. Contraddistingue la sua pittura l’assoluta predilezione ai soggetti sacri, dando nuovo slancio ai mezzi espressivi tradizionali nella contemporaneità. Qualche anno fa la scoperta di una brutta malattia lo ha messo dinanzi ad una strada tutta in salita, eppure lui non ha mai smesso né di dipingere, né di credere: «Ho dipinto molto nei giorni in cui la chemioterapia me lo permetteva. L’arte è divenuta strumento di catarsi. Credo che la fede mi abbia fortificato nel proposito di completare, con le mie sofferenze, quelle patite da Cristo in croce. Questo è portato a credere un cattolico quando è sottoposto alle cure ed alle umiliazioni più dolorose, anche a ventisei anni». E c’è poi chi decide di consacrare la propria vita al Signore. «Nel 2004 ho finito l’università, ero fidanzata, iniziavo a lavorare, e programmavo una vita normale, con dei figli, un marito, il lavoro. Contemporaneamente continuavo il mio cammino di fede, personale e come educatrice in parrocchia. Poi, il Signore mi ha fatto sperimentare un “di più”, non mi bastava ciò che facevo, e ciò che ero. Così è iniziato un nuovo cammino, culminato nella consacrazione tra le Suore Apostoline». Carlotta Ciarrapica, pardon Suor Carlotta, ha preso i voti due anni fa. Oggi ha 32 anni, sorride quando ripensa alla sua infanzia: «Quando ero piccola sognavo di fare soprattutto la mamma, volevo così tanti figli che con la maternità naturale non sarei riuscita a partorirne. Il Signore mi ha preso in parola e ha allargato il mio cuore ad un’altra forma di maternità, che sto cercando di scoprire sempre di più, vivere, accogliere!».
INAVOIG IED IHCCO ILG OSREVARTTA
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abio Zavattalo appena pronunciato quando è stato eletro è uno dei più to affacciandosi dalla loggia centrale della celebri giornalibasilica: «Fratelli e sorelle, buonasera». sti vaticanisti d’Italia, Un milione e trecentomila followers da quasi venti anni si su Twitter, quasi cinquecentomila seoccupa di informazioguaci su Facebook: è anche da questi ne vaticana per il Tg1. numeri che passa questo successo coHa seguito tutti i viagsì popolare? gi di Giovanni Paolo II Non sono tanto i numeri a segnare la poe Benedetto XVI e, nel marzo 2013, è stato polarità, quanto la capacità di questo Pontestimone in prima linea di un’elezione patefice di raggiungere tutti quanti. Io credo pale memorabile. Il suo ultimo libro Fratelli e che riempire Piazza San Pietro e Via della sorelle, buona sera! (Editori Internazionali RiuConciliazione sia la vera risposta alla fama niti, 2013), trattegdi un Papa che, cogia la vita, le opere me lui stesso ha e le prime scelte di detto scherzosapapa Francesco. mente il giorno Fabio Zavattaro, della sua elezione, ma è vero che è stato chiamato con papa Francequasi dalla fine del «Non sono le piazze strasco la Chiesa sta mondo. colme a segnare la popolacambiando? Lei ha vissuto la Direi di sì, papa Giornata Mondiarità di questo Papa. È Francesco sta porle della Gioventù soprattutto il suo spostarsi tando nella nostra a Rio: che idea si per andare verso la “perifestoria una chiesa più è fatto dei giovalatinoamericana che ni e quali le differia” del mondo, per inclulatina. Lo fa con le renze rispetto aldere tutto e tutti, che lo parole, e soprattutle passate GMG? to con i gesti. La prima differenrende tanto amato» Molti lo hanno za è il modo in cui definito il “Papa dei giovani”, è così? il Papa si è presentato, la sua capacità di Senza dubbio è il Papa dei giovani, ma ancoinvolgerli e di renderli partecipi di queche delle persone anziane, delle donne, è sta grande esperienza. Allo stesso tempo il Papa che guarda all’umanità tutta, senil suo esser riuscito a legare insieme gioza badare all’età anagrafica. È il pontefice vani e anziani, i due poli della società. Non che chiede alla Chiesa di uscire, di andare si può fare a meno né dell’uno né dell’alnelle periferie dell’esistenza. È il Papa che tro: i giovani hanno la forza, la capacità di va a Lampedusa per abbracciare i migrancorrere, ma gli anziani - per ricordare un ti. È il Papa che dice che non si può escluproverbio arabo - conoscono la strada, dere una parte della società (riferendosi alhanno dunque l’esperienza, la capacità di le persone anziane), perché altrimenti quecogliere le cose. Francesco ha messo i giosta società non sarà mai pacificata. vani davanti alla capacità di andare avanQual è il suo segreto? ti, senza però dimenticare le radici, perché La tenerezza, la sua voglia di andare verso - e mi piace concludere citando Giovanni l’uomo, la capacità di coinvolgere le persoPaolo II - l’uomo che non ha memoria è ne anche con un semplice saluto, come quell’uomo che non ha futuro.
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UN PAPA TRA DUE GENERAZIONI
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@VVISO AI NAVIGANTI <
I PREFERITI DI DI PAOLO NEGRINI
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Sui 6 livelli
Le donne,
La popolazione
di competenza stabiliti dallâ&#x20AC;&#x2122;indagine, quasi un terzo degli italiani non raggiunge neppure il primo.
raggiungono gli uomini, nelle conoscenze alfabetiche e migliorano in quelle matematiche.
italiana, tra 16 e 65 anni, ha ottenuto 250 punti, rispetto la media Ocse di 273, sul fronte alfabetico.
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[ ATTUALITÀ DI SILVIA TOSCANO ]
L’ITALIA BOCCIATA IN ITALIANO E MATEMATICA «Una recente indagine Ocse volta a misurare le competenze alfabetico-linguistiche e matematiche di 24 Paesi mette in luce un risultato desolante: l’Italia è in fondo alla classifica. Il parere del professor Tullio De Mauro, insigne linguista italiano»
L‘
Solo il 29% degli italiani raggiunge la fondamentale soglia di competenze necessarie nel XXI secolo.
ultima indagine dell’Ocse - l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico, che raccoglie i 31 Paesi del mondo con il livello più elevato di Pil - condotta per misurare il grado di conoscenze fondamentali per vivere e lavorare in una socetà complessa, ha rivelato una brutta sorpresa per l’Italia. Su 24 Paesi presi in esame, l’Italia si è piazzata nientemeno che all’ultimo posto nelle competenze alfabetiche, linguistiche ed espressive, e penultima in quelle matematiche. Staccata almeno del 10% rispetto ai Paesi più industrializzati. Tradotto in numeri, ciò significa che la popolazione attiva italiana (compresa tra i 16 e i 65 anni) su un punteggio da 0 a 500 ha realizzato 250 punti rispetto alla media Ocse di 273 sul fronte alfabetico, il peggior risultato in assoluto, staccata di gran lunga da Spagna, Francia, Irlanda e Polonia, e 247 su 269 per quello matematico, appena al di sopra della Spagna e immediatamente sotto Stati Uniti, Francia e Irlanda. Al primo posto, in entrambi i fronti, il Giappone, seguito dall’Olanda e dai Paesi Scandinavi. Nell’indagine, i punteggi sono riconducibili a 6 diversi livelli di competenze, dove raggiungere il livello 3 è considerato fondamentale per vivere e lavorare nel XXI secolo. Solo il 29% degli italiani oggetto di indagine lo raggiunge o lo supera, quasi un terzo della popolazione non arriva neppure al livello 1. Vi sono poi circa 2 milioni di giovani, tra i 16
e i 29 anni, che non studiano né lavorano, i cosiddetti “Neet” (o Né-né), e sono loro che ottengono le performance più basse: solo il 5% raggiunge il livello 3, ed è forse per questa ampia fascia giovanile in difficoltà che il divario tra generazioni registra una riduzione tra le due ali estreme (16-24 anni vs. 55-65) a vantaggio della fascia più anziana. Unica nota positiva: sembra che le donne abbiano colmato le differenze rispetto agli uomini nelle competenze alfabetiche e stiano avanzando spedite anche in quelle matematiche. La situazione dell’Italia che esce dall’indagine è estremamente preoccupante, tutto ciò ha infatti ripercussioni sul mondo del lavoro e della competitività - inutile dire che il maggior tasso di disoccupazione si registra tra le persone dei livelli di competenze più bassi - ma anche su quello sociale e civile. Di tutto ciò abbiamo parlato con il professor Tullio De Mauro, insigne linguista e professore emerito di Filosofia del Linguaggio all’Università “La Sapienza” di Roma, già ministro della Pubblica Istruzione nel 2001-2002, ideatore e curatore del Grande Dizionario italiano dell’uso, nonché autore di pubblicazioni come La cultura degli Italiani, Parlare italiano. A lui abbiamo chiesto di aiutarci a commentare i risultati dell’indagine. Professore, Lei, che a partire dal Suo notissimo volume Storia linguistica dell’Italia unita (1963) da sempre si è occupa-
[ TULLIO DE MAURO, LINGUISTA ITALIANO E PROFESSORE EMERITO DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO. ]
to di monitorare il grado di conoscenza dell’Italiano da parte dei connazionali, ci può aiutare a tradurre i risultati emersi da quest’indagine. Cosa significa, ad esempio, possedere scarse competenze alfabetiche e linguistiche? Per chi è fermo al livello 1 (e per una piccola quota che non riesce a leggere nemmeno il questionario del livello 1) significa avere difficoltà di leggere un avviso al pubblico, anche ben scritto, un titolo di giornale, un’indicazione stradale, un orario. Siamo in presenza di “videolesi culturali”. Ma a Suo giudizio, l’indagine Ocse è un’indagine attendibile? Sì, certo: i campioni delle popolazioni studiate sono stati costruiti con molta cura statistica, i metodi di rilevazione erano stati sperimentati già in due precedenti indagini sugli adulti svolte in minor numero di Paesi nel 2000 e 2005, i margini d’errore statistico, calcolabili, sono minimi. Sì, l’indagine è attendibile e, per l’Italia, va aggiunto: purtroppo. Il quadro è desolante, ma quali possono essere le cause di un risultato così negativo da parte degli adulti italiani? Il confronto tra Paesi conferma che in età adulta è in parte inevitabile il fenomeno della regressione di competenze alfanumeriche, rispetto ai livelli massimi conseguiti a scuola. Dunque, un’alta scolarità mediosu- » GENNAIO 2014
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LA NOSTRA IMMAGINE SOCIETÀ
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«Per analizzare la situazione da un’altra prospettiva, abbiamo chiesto il parere di un esperto straniero, il professor James Newell dell’Università di Salford»
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indubbio, quindi, che sia necessario invertire la tendenza, far risalire posizioni all’Italia, pena una perdita di competitività nel mercato globale, un’esclusione dalle sfide che il mondo contemporaneo chiede di continuo. Ma quali possono essere le ricette più efficaci? Chiediamo ad un osservatore straniero, studioso della società italiana, il professor James Newell dell’Università di Salford, Manchester, se può indicarci qualche strada da seguire. Professor Newell, da sociologo, non so se si aspettasse un risultato così negativo dell’Italia nell’indagine, almeno così al di sotto della media del Suo Paese, la Gran Bretagna. Lei che conosce bene le due realtà, come pensa si possa risalire la china? Premesso che anche i miei studenti (inglesi) mostrano un netto peggioramento nelle conoscenze linguistiche in questi ultimi anni, e ciò in parte è dovuto all’uso massiccio dei nuovi mezzi di comunicazione che presuppongono messaggi brevi, sincopati, credo che la disabitudine alla lettura che gli italiani hanno in misura maggiore rispetto a noi sia una delle possibili cause delle vostre cattive performance linguistiche. Da noi le biblioteche sono da sempre luoghi cool, d’incontro, ricchi di iniziative coinvolgenti, abbiamo librerie dove le persone passano interi pomeriggi. In Italia non vedo giovani leggere in autobus o metropolitana, solo usare gli smartphone. Penso, poi, che l’Italia dovrebbe va-
lorizzare molto di più il proprio patrimonio artistico, unico al mondo. Non mi sembra che la Storia dell’Arte, ad esempio, o la Musica siano materie presenti in tutte le scuole e praticate dai giovani. Ed è un peccato! E il sistema scolastico italiano, come lo vede? A due velocità. Nel passato ha funzionato in modo egregio. È riuscito in pochi decenni, dalla fine della Guerra, a far progredire notevolmente il vostro Paese. Scontavate, infatti, un grave ritardo rispetto alle nazioni d’Europa più progredite. Avete delle scuole d’eccellenza, come i licei, tuttavia gran parte della popolazione ha ancora oggi solo la licenza di scuola media inferiore, se non quella elementare. Inoltre, troppo pochi sono i vostri laureati, nonostante abbiate una buona, e in alcuni casi eccellente, università. Insomma, direi che accanto ad un’elite intellettuale di alto livello, la massa è ancora troppo poco scolarizzata. E il sistema mostra segni di invecchiamento. Ci vorrebbero maggiori investimenti, una modernizzazione della scuola pubblica, insieme alla lotta all’abbandono scolastico, mentre mi sembra che i governi negli ultimi anni abbiano attuato una politica opposta, e ciò è molto preoccupante. È assolutamente necessario che modifichiate la tendenza e che puntiate sui vostri giovani, gli adulti di domani. Facendo capire a tutti che la “cultura“ è il sale della vita. Ed è anche l’unica arma vincente per le sfide economiche future.
«È assolutamente necessario puntare sui vostri giovani, facendo capire loro che la “cultura” è il sale della vita. Ed è anche l’unica arma vincente per le sfide economiche future»
«Non si tratta di “regressione”, ma di mancato progresso verso livelli più alti»
periore e universitaria consente di contenere il fenomeno. Solo metà della popolazione italiana adulta ha la licenza media dell’obbligo ed è inevitabile, quindi, che la regressione fisiologica la risospinga verso livelli di competenza men che elementari. Infine, sempre dal confronto, ricaviamo che alla regressione resistono meglio i Paesi in cui c’è un alto indice di lettura di libri e giornali, come Finlandia e Giappone, e meno bene i Paesi in cui leggere un libro è un lusso, una stranezza da intellettuali, come l’Italia. Paghiamo dunque, come Spagna, Francia, Grecia, la scarsa propensione collettiva alla lettura. C’è da meravigliarsene, oppure almeno per Lei, per la Sua esperienza di docente universitario nonchè di ministro della Pubblica Istruzione, non è stata una sorpresa? Con purtroppo pochi studiosi, come Saverio Avveduto, fin dagli anni Ottanta e Novanta avevamo ipotizzato che la massa di analfabeti e semianalfabeti in Italia fosse di molto superiore alla modesta percentuale di persone che ai censimenti decennali dell’Istat dichiarano one-
stamente per sé o per familiari l’incapacità di leggere e scrivere. Le due precedenti indagini cui ho accennato avevano confermato l’ipotesi e quantificato già le percentuali di chi, in Italia, si trova sotto la soglia minima internazionale. Le condizioni culturali di una popolazione non cambiano in un breve volgere di anni. Purtroppo l’Italia ha conosciuto e conosce iniziative di contrasto. Insomma, i dati erano attesi, da chi conosceva i precedenti. Si può parlare di una “regressione” culturale dell’Italia in questi ultimi anni? No, ma certo di un mancato progresso verso livelli più alti. E poiché nel mondo contemporaneo dalle attività di produzione del reddito all’organizzazione sociale, tutto spinge verso la richiesta di competenze sempre più alte e sofisticate, il mancato progresso comporta un regresso della qualità complessiva del Paese rispetto ad altri che si danno da fare per sviluppare le competenze lungo tutta la vita delle persone. Quali conseguenze può comportare per la società italiana nell’immediato futuro, trovarsi oggi, mediamente, ad un co-
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L’ITALIA SALVATA DAI QUINDICENNI? sì basso livello nelle competenze alfanumeriche? Come alcuni economisti (Luigi Spaventa, Tito Boeri) hanno visto, la prima conseguenza è una diminuzione delle capacità produttive, un fenomeno che dura dagli anni Novanta e non accenna a diminuire. La seconda conseguenza è duplice: una difficoltà di estesa partecipazione intelligente e responsabile alla vita sociale e politica; il rischio che nell’insicurezza di “ipovedenti culturali” si cada preda di ciarlatani e fattucchieri: secondo una ricerca attendibile sei milioni di italiani ogni anno ricorrono, pagando cifre salate, a maghi, guaritori, oroscopari ecc.
Un’ulteriore indagine Ocse, denominata “PISA 2012” e volta a monitorare ogni tre anni le competenze degli studenti quindicenni in Matematica, Lettura e Scienze, ha fornito dati piuttosto confortanti sul livello d’istruzione dei giovani italiani. Seppur i risultati vedano ancora l’Italia al di sotto della media Ocse in tutti e 3 i campi, si nota un netto miglioramento rispetto al 2006 e al 2009. Un miglioramento ancor più degno di nota, se si considera che tra il 2001 e il 2010 l’Italia è l’unico Paese Ocse dove, per la fascia 6-15 anni, la spesa e i finanziamenti sono diminuiti dell’8%. E se analizzati per area geografica, alcune regioni d’Italia riescono a raggiungere risultati d’eccellenza. In Matematica, se al primo posto sta la Cina di Shangai con 613 punti e i giovani italiani si fermano a 485 contro una media Ocse di 494, accanto a Spagna Slovacchia, Portogallo e Stati Uniti, al contrario i ragazzi del Trentino e Veneto ottengono un altissimo punteggio (523-4). Dispiace che in questa disciplina le ragazze riportino ancora un risultato di 7 punti peggiore rispetto ai maschi. In Lettura e Scienze i valori dell’Italia sono tuttora bassi, di 490 e 494 (a fronte di valori medi Ocse di 496 e 499), ma anche in questo caso il divario tra regioni del Nord e del Sud Italia è notevole: le prime si avvicinano alla vetta di Giappone e Finlandia, il Sud (esclusa la Puglia) alla Grecia e al Messico. Colmato il gap geografico, ci sono le premesse perché l’Italia futura possa volare alto!
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UN GIORNO per RICORDARE [ ATTUALITÀ DI
CATERINA CASULA ]
«Dal 2000 la Giornata della Memoria è il momento per ricordare l’obbrobrio della storia, la persecuzione, lo sfinimento della natura umana. È divenuta il simbolo delle leggi razziali, della deportazione ed olocausto del popolo ebraico. Il modo per far sopravvivere il ricordo di quello che non dovrà più accadere. Ma quando non ci saranno più i testimoni di quel momento storico?» 42 I
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l 27 gennaio del 1945 l’apertura dei cancelli di Auschwitz rivelava al mondo tutto l’orrore dello sterminio nazista. Quel giorno le truppe dell’Armata Rossa si trovarono di fronte ai pochi superstiti della tragedia della Shoah, in uno dei campi di concentramento che avrebbe tragicamente consegnato l’Olocausto alla storia. Dentro ai lager morirono, secondo le stime, circa sei
milioni di persone. Dal 2000 questa data, carica di significato, è stata istituita per Legge come “Giornata della Memoria“, ed è diventata il simbolo delle leggi razziali, della persecuzione, della deportazione, umiliazione e morte del popolo ebraico. «Considerate se questo è un uomo - scrisse Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz - che lavora nel fango, che non conosce pace, che lot-
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ta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no». Per la quattordicesima volta anche quest’anno il 27 gennaio si tornerà a riflettere e ricordare: «I verbi rimembrare (riportarlo al corpo, ai sensi), ricordare (richiamare al cuore, ai sentimenti) e rammentare (richiamare alla mente, alla parte intellettiva) sono a disposizione di chiunque di noi e suggeriscono diverse declinazioni da dare alla memoria - racconta a 50&Più Sira Fatucci, responsabile del Giorno della Memoria per l’Ucei, Unione Comunità Ebraiche Italiane -. A ciascuno di noi spetta la capacità e la possibilità di declinazione e di impegno che si vuole investire in queste azioni». Qual è il senso della memoria nel 2014? Il dovere della memoria di quanto accaduto nel corso del secolo passato dovrebbe essere condiviso da chiunque appartiene al genere umano, anche se come ci insegna Primo Levi «comprendere è impossibile, conoscere è necessario». Infatti, chi non ha memoria del proprio passato è condannato a riviverlo. Ed è la dimensione di universalità di questo terribile evento che dovrebbe costituire un prezioso strumento per ricordare sempre e per sempre che non ci si può liberare di questa eredità. Piuttosto ce ne dovremmo tutti riappropriare affinché co-
stituisca un monito per i nostri Il valore della testimonianza di figli e i nostri nipoti. Bisogna ricoloro che in prima persona suconoscere il Male anche quanbirono le persecuzioni è ed è stado le forme sotto le quali si preto un bene prezioso che le nosenta sono apparentemente instre generazioni hanno avuto la nocue e nuovamente cito Primo possibilità di poter conoscere. Per Levi: «Quando si pensa che uno molti - troppi - anni dopo la fine straniero, o un diverso da noi, della guerra, chi aveva sulla proè un Nemico si pongono le prepria pelle subito la tragedia, non messe di una catena al cui terha avuto la forza, il coraggio, la mine c’è il Lager, il campo di capacità di parlare. Ma molti di sterminio». Negli ultimi dieci anloro negli ultimi anni hanno cani si è andato sempre più rafforpito l’importanza, il valore, della zando il valore della memoria e loro testimonianza e, nonostanquesto a mio avte ogni volta che viso è dovuto a raccontino rivivadiversi fattori: in no nel loro cuore primo luogo cree sul loro corpo i «Ogni anno do che sia anche dolori che hanno 10/15mila un esito dato dalsubito, si mettostudenti la istituzione delno a nudo con partecipano la Legge sul Giorgenerosità perché al concorso no della Memohanno compreso in ricordo ria del 20 luglio fino in fondo della Shoah» 2000, Giorno inquale capacità ha dividuato nel 27 il loro racconto di gennaio, data in penetrare nell’anicui si aprirono i cancelli di Aumo, soprattutto dei giovani. La schwitz. Altra considerazione consapevolezza che quando non importante è la consapevolezci saranno più, quando avremo za che sono ormai rimasti poa disposizione solo la storia per chi testimoni e sono ormai per raccontare le vittime e i carnefimotivi di età molto stanchi. ci, avremo però i libri ai quali hanQuando loro non ci saranno più no dolorosamente affidato le loavremo la loro eredità spirituaro storie e testimonianze, e dele da conservare e tramandare gli strumenti come il fondamena nostra volta. tale e ancora poco conosciuto Come cambierà il modo di lavoro di interviste realizzate daltrasmettere la memoria la “Visual Shoah Foundation” (e quando queste persone predisponibili anche sul Web). ziose non ci saranno più? Come avviene il lavoro nel-
le scuole? Ormai da dodici anni il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e con l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, indice il concorso “I giovani ricordano la Shoah”: il successo e la diffusione di questo concorso spesso stupisce anche gli organizzatori stessi. Io ho il privilegio di seguirlo fin dalla prima edizione e spesso, mentre insieme al resto della commissione valutiamo i lavori che arrivano “in finale“ (secondo i dati del Miur circa 10-15mila studenti partecipano ogni anno a questo concorso), mi emoziono e mi stupisco delle capacità di analisi, di studio, di approfondimento e di elaborazione degli studenti, anche - e forse soprattutto dei più piccoli (dal 22 gennaio ai primi di febbraio, molti dei lavori arrivati nel corso di questi anni saranno esposti in una mostra presso il Museo di Roma in Trastevere. Vederli nel loro insieme in questa piccola ma significativa selezione, è stato piuttosto emozionante). Naturalmente, nelle scuole lavorano molto su questi temi, infatti molti insegnanti, per dirla in modo un po’ rude, hanno compreso che il rafforzamento della memoria è anche rafforzamento della identità: identità di italiani, di europei, di esseri umani.
Con la Legge
27 gennaio
Chi non ha
20 luglio 2000, n. 211, in Italia è stato istituito il “Giorno della Memoria”.
del 1945: l’Armata Rossa apre i cancelli di Auschwitz. Il mondo conosce l’orrore.
ricordo del passato, ne ripete gli errori. Per questo esiste il “Giorno della Memoria”. GENNAIO 2014
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[ ATTUALITÀ DI FRANCESCO
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VIVACI, TENUI O NEUTRI
ANDREANI ]
50 ANNI DI PANTONE: L’ALFABETO DEL COLORE
«Nato da un’idea di un giovane studente universitario, il pantone ha reso universale il linguaggio dei colori rivoluzionando non solo il campo della grafica e della stampa, ma anche quello della comunicazione»
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rano gli anni Cinquanta, quando il giovane Lawrence Herbert iniziava a lavorare in una compagnia di New York che produceva scatole colorate per imballaggi, la Pantone. Moda, cosmetici, medicinali erano i settori dove queste venivano utilizzate, e la creatività di Lawrence cominciò ad attivarsi, affascinato com’era dalle “note di colore” realizzate nelle stampe dell’azienda. Fu così che il ragazzo cambiò i suoi piani di studi (voleva diventare medico) e si concentrò sull’utilizzo del colore in campo industriale, servendosi inizialmente delle conoscenze di chimica che stava acquisendo durante gli studi universitari. Nel 1962 Herbert fece il grande salto: acquistò la società Pan-
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tone e l’anno successivo registrò il marchio Pantone® Matching System®, una rivoluzione nel campo della grafica e stampa, in particolare, e nella comunicazione, in generale. Quale fu la genialità di Herbert? L’aver creato una codificazione
di colori universalmente riconosciuta, ovvero un linguaggio preciso, che “collegasse” la grafica alla stampa e permettesse di ottenere una stessa tonalità su qualsiasi prodotto. Ogni colore e sfumatura cromatica vennero catalogati e identificati da una
serie di numeri, cosicché una volta scelto quel determinato colore per un prodotto non ci sarebbero più state discrepanze tra la cromia richiesta e il risultato finale stampato. Ma era proprio necessario creare questa tavolozza standardiz-
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zata di colori? In fondo il rosso è sempre rosso, il blu è sempre blu e così via... Apparentemente i colori sembrano tutti uguali, in realtà c’è una miriade di varianti di tonalità che li rende differenti l’uno dall’altro. Prendiamo il rosso. Esiste il rosso della Coca Cola, quello di Mc Donald’s e quello della Ferrari: sono tutti simili ma di tonalità diverse. Per non parlare poi, di un altro tipo di rosso, quel “rosso Valentino” che ha delineato uno stile e un’epoca. Ogni oggetto, simbolo, accessorio è creato facendo riferimento ad uno specifico colore Pantone. Anche la nostra bandiera. Un semplice tricolore? No, di certo. Il Verde è: Pantone tessile 17-6153; il bianco: Pantone tessile 11-0601; il rosso, invece, Pantone tessile18-1662. Tonalità diverse rispetto ai tricolori messicano, irlandese e ungherese. Non c’è brand che non si avvalga di un determinato colore per raccontare la propria immagine, così come non esiste designer o artista che non cerchi di utilizzare la codifica dei colori messa a disposizione dalla Pantone, per esaltare la propria creatività. Così è stato per Angelica Dass, un’artista spagnola che ha tentato di assegnare a tutte le diverse gradazioni di colore della pelle umana, un preciso codice. Ne è uscito il progetto “Humanae”, costituito da una serie di ritratti, con sullo sfon-
Il linguaggio dei colori è universale, come quello della musica, e come tale crea mode, stili di vita, modi di essere. Per questo, in occasione dei suoi cinquant’anni, Pantone ha raccontato l’evoluzione della società, attraverso i colori che hanno caratterizzato i vari decenni. Gli Anni ‘60, sono stati il simbolo della “rivoluzione” giovanile, quindi colori allegri: verde, arancio, rosa. Negli Anni ‘70 c’è il ritorno alla terra, una presa di coscienza ambientalista con colori
{
Ogni decennio un mix di colori, da quelli brillanti ai neutri del Duemila
}
più sobri: verdi, marroni, bruciati. Anni ‘80: nuovo boom economico, musica pop, ritorno dei colori brillanti: rosso, bluette, rosa violet. Anni ‘90: L’inizio della crisi economica si riflette sui colori: tenui e delicati come il grigio, il verde, il lemon. Anni 2000: La rivoluzione tecnologica è esplosa, così come la globalizzazione. Colori delicati e neutri come il grigio, il talpa, il beige. Anche il 2014 ha il suo colore: è il Radiant Orchid, un insieme di viola, fucsia e rosa.
do il colore del Pantone corrispondente alla carnagione della persona fotografata. I toni Pantone della pelle, sono 110. La Dass, sarà riuscita a rintracciarli tutti?
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SARÀ MEMBRO DELLA GIURIA ARTISTICA DI “ITALIA IN...CANTO” 2014: «NON VEDO L’ORA DI PARTECIPARE A QUESTA MANIFESTAZIONE. SONO MOLTO FELICE DI ESSERCI E DARE IL MIO CONTRIBUTO. AMO NAPOLI E LA CANZONE NAPOLETANA»
}
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OLTRE CINQUANT’ANNI DI CARRIERA E IL DESIDERIO DI TORNARE NUOVAMENTE
IN SALA D’INCISIONE. PER TRASMETTERE PAGINE DI MUSICA STUPENDE AI GIOVANI
ZANICCHI DI LUISELL A BERTI
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er festeggiare la quindicesima edizione, Italia In...canto 2014 ha chiamato una delle grandi interpreti della musica leggera nostrana, Iva Zanicchi. Una giurata d’eccezione con oltre 50 anni di carriera, iniziata nel 1961 con la partecipazione al concorso Voci Nuove Disco d’Oro. Nata a Ligonchio (Re) il 18 gennaio del 1940, è un’artista a tutto tondo: musica, teatro, televisione, ma anche autrice di due libri Polenta di Castagne, autobiografico, e i Prati di Sara, una storia d’amore e di amicizia. Il terzo libro è in arrivo. Poi c’è anche il suo impegno politico come europarlamentare nel gruppo del Partito Popolare Europeo. Un mandato in scadenza che l’ha segnata profondamente. «Una esperienza molto forte e istruttiva per me. Mi ha insegnato tanto, nonostante la mia età», racconta. «Ho cercato di dare il mio contributo con passione e amore. Sono vice presidente della Commissione Sviluppo e in questo ruolo ho potuto toccare con mano problemi per me prima lontani, come la fame e le guerre. In Congo ho visto cose che non voglio neanche ripetere. Dobbiamo farci carico dei Paesi poveri e aiutarli affinché le persone possano scegliere se lasciare il loro Paese o rimanere. Non possiamo considerare queste realtà distanti da noi, i tempi ormai non lo permettono». Riguardo a una sua possibile ricandidatura confessa: «Devo rifletterci ancora, ma la tentazione di non ricandidarmi è più forte, anche se mi dispiace lasciare il lavoro iniziato». Iva Zanicchi è un’artista che ama sperimentare. Il suo nuovo disco In cerca di te, che sta promuovendo in ogni dove, e disponibile anche nelle edicole, è una sperimentazione ben riuscita. Si tratta di 13 brani che hanno segnato la nostra musica rivisitati in chiave jazz. Pezzi intramontabili come le canzoni che gli “artisti” over 50 riproporranno sul palco del Teatro Mediterraneo di Napoli il 2 marzo. Iva Zanicchi non sarà certo la sola a giudicare i primi tre classificati di questa kermesse unica nel suo genere, ideata e organizzata da 50&Più. Ad accompagnarla nell’arduo compito ci saranno il fascino e la classe dell’attrice Catherine Spaak, insieme all’acume e al piglio di due scrittori e giornalisti come Gabriele La Porta e Mimmo Liguoro.
IVA ZANICCHI
[ SOPRA, IVA ZANICCHI CON KATIA RICCIARELLI DURANTE UNA PUNTATA DI
“IO CANTO”. SOTTO,
LA CANTANTE IN UNA FOTO D’ARCHIVIO CON
Il suo nuovo album, In cerca di te, è una sperimentazione ben riuscita, una rivisitazione di 13 importanti brani della nostra musica in chiave jazz
ADRIANO CELENTANO E CLAUDIO VILLA. ]
Come nasce il Suo nuovo disco? Dopo tanti anni ho sentito la necessità di tornare in sala di incisione. Non ci sono inediti, sono tutte canzoni del passato. Il brano più “anziano” è Solo me ne vo’ per la città, che è del 1938. Sono pagine di musica bellissime, scritte da grandi autori e anche cantautori, come Umberto Bindi con «Nel mio repertorio Arrivederci, non ho mai Bruno Martino dimenticato la con Estate, Fred canzone Bongusto con napoletana. cui canto AmoPer me resta re fermati. Il dila vera canzone sco raccoglie italiana, è da lì che pagine di musinasce tutto» ca stupende. Le melodie della nostra tradizione musicale vanno salvaguardate, i nostri autori sono i migliori del mondo. Un patrimonio che va ed è giusto riproporre sia per le persone di una certa età, che risentendole ricorderanno avvenimenti della loro vita, sia per trasmettere la nostra tradizione musicale ai giovani. Come è nata la scelta dei brani? Inizialmente, con il Maestro Palumbo, grande jazzista, avevamo pensato ad un disco di voce e pianoforte in chiave jazz. Una volta andati in sala di incisione ci siamo detti: «Perché non ci aggiungiamo un po’ di ritmica, e poi i fiati?». Quindi, alla fine, è diventato un disco che ha coinvolto otto bravissimi musicisti. » GENNAIO 2014
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INTERVISTA IVA ZANICCHI [ IVA ZANICCHI È OGGI DEPUTATO DEL PARLAMENTO EUROPEO E UNA DEI VICEPRESIDENTI DELLA
COMMISSIONE SVILUPPO, RUOLO CHE L’HA MESSA
IN CONTATTO CON REALTÀ GEOPOLITICHE MOLTO DIFFICILI. IN BASSO, CON
CLAUDIO VILLA, VINCITORI INSIEME DEL FESTIVAL DI SANREMO 1967, MIKE BONGIORNO E RENATA MAURO. ]
ALLORA CONDOTTO DA
Il jazz è comunque presente... Certamente, specialmente in Nebbia. Un brano che in Italia non è molto conosciuto purtroppo, ma che è suonato dai più grandi jazzisti. Agli inizi degli Anni ’70 la canzone era stata cantata da Nicola Arigliano. Ed è proprio un brano jazz. Una bella scommessa l’adattamento di pezzi classici della musica italiana con generi così distanti, almeno in apparenza… Infatti è così. Prendere queste melodie che apparentemente non hanno niente di jazz e poi riuscire a mettergli la veste giusta, è stato un lavoro davvero molto bello e piacevole. Anche i Suoi nipoti hanno dato il proprio contributo al disco, vero? Ho convinto la mia nipotina, che non vuole fare la cantante, a cantare con me Mille lire al mese. Poi ho coinvolto mio nipote, quindicenne, che ci ha accompagnato con la sua chitarra. Inoltre, il rapper Ics, arrivato secondo a X-Factor, canta in versione rap una parte della canzone. Oltre che una grande interprete, Lei è anche una grande appassionata della canzone napoletana, tanto da dedicarle un intero disco Cara Napoli. Nel mio repertorio non ho mai dimenticato la canzone napoletana. Per me la vera canzona italiana è quella napoletana. È da lì che nasce tutto. Le melodie napoletane non hanno niente di meno rispetto a certe pagine della lirica. Sono veramente straordinarie. Recentemente sono stata a Toronto per un concerto insieme a Gigliola Cinquetti. C’erano 5.500 paganti. È stata una serata bellissima. Io e la Cinquetti abbiamo duettato in napoletano cantando Anema e core. Certo non ho la pronuncia di una napoletana. Ma cerco di cavarmela. Amo la canzone napoletana. Riguardo, invece, all’incisione del disco Cara Napoli ho un ricordo bellissimo. C’erano grandi musicisti come Tullio De Piscopo alla batteria. Sono felicissima di tornare a Napoli per Italia In...canto. Non vedo l’ora di partecipare a questa manifestazione e dare il mio contributo.
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Cantare è una vera liberazione ed “Italia In...canto” 2014 è un’occasione d’oro, da non perdere
Quali sono i Suoi progetti per il futuro? Intanto sono concentrata nella promozione del mio disco, poi debbo terminare il mio terzo libro. Cosa racconta? Della mia vita, è un libro autobiografico raccontato in chiave ironica. Parlo dei miei inizi, di un’Italia così diversa da oggi e piena di speranze. È un pezzo di vita che accomuna tante persone. E la televisione? Ha in mente un programma tutto Suo? Vado volentieri in Tv come ospite. Se ci dovesse essere un programma giusto per me, lo farei. Il teatro? Ho diverse proposte, ma tutte da vagliare. Ha vinto tre volte il Festival di Sanremo. Lo segue da spettatrice? Lo guardo sempre e con passione. Non sono come quei cantanti snob che dicono di non seguirlo. Io sono nata lì, ci sono affezionata. Ha dei consigli da dare ai finalisti di Italia In…canto? Non oso dare nessun consiglio. È un’occasione d’oro questa manifestazione. Cantare è una liberazione. Credo che il canto e la musica siano l’espressione più vicina a Dio. Cantare è una preghiera meravigliosa. A qualsiasi età si può cantare. Ben vengano gli over 50 cantanti. Nessun consiglio, tranne quello di essere se stessi, non preoccuparsi di niente, lasciare che la musica esca come un fiume, senza nessuna remora. Il canto è libertà e libero deve essere.
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SPONSORIZZATI & SPOSATI
«Senza fare grandi rinunce e spendendo - in alcuni casi - la metà del previsto, si può celebrare un bel matrimonio. L’importante è trovare lo “sponsor” giusto. Non ci credete? Parla chi, in tal modo, ha coronato il proprio sogno d’amore»
[ ATTUALITÀ DI
GIADA VALDANNINI ]
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olti lo fanno. Per necessità o virtù; per non chiedere aiuto a casa o perché, col mutuo sulle spalle, i soldi per un matrimonio proprio non ci sono. E allora s’ingegnano. Alle nozze non rinunciano e puntano su sponsor che “sposino” il loro sì. È il caso di Elisa e Gianluca, uniti in matrimonio dal 13 maggio 2012. Una volta con la fede al dito, hanno deciso di sostenere nuove “promesse” e sono stati fiori d’arancio per altre cinque coppie. Ma quante sono in Italia le coppie in cerca di sponsor? È una tendenza Usa, questa, che finirà col prender piede? Difficile dirlo. Ma complici la crisi e un certo crollo delle unioni, potrebbe accadere. Intanto, a chi dovesse seguire i loro passi, Elisa e Gianluca si sentono di dire: «Armatevi di faccia tosta! Voler risparmiare non è cosa di cui vergognarsi». E questo è poco ma sicuro, tanto più che, con l’aiuto dello sponsor, si riescono ad abbattere i costi persino della metà. «Ovviamente - continua Elisa - il matrimonio con lo sponsor non può competere in termini di numeri con quelli tradizionali ma, mettiamola così, se col tradizionale bisogna mangiare pane e cipolla per non rinunciare alla carrozza coi cavalli, con lo sponsor si “rischia” di riuscire a mangiare bene e avere pure il cocchio». Elisa, sposandovi con lo sponsor, quanto avete risparmiato? Circa il 43%. Perché avete deciso di seguire questo percorso? Per risparmiare, non volendo però rinunciare a invitare i nostri parenti (circa 200). Ricevemmo preventivi che spaziavano tra i 45mila e i 55mila euro, che già di per sé sono una cifra importante, figuriamoci per una coppia giovane con mutuo sulle spalle e casa da ristrutturare... Quanto avete impiegato per preparare tutto?
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ITAZZIROSNOPS E ICILEF ERPMES REP ORESSIV E
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E VISSERO PER SEMPRE FELICI E SPONSORIZZATI
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IL GIORNO DEL
NEL RACCONTO DI ELISA
«I preparativi, il fatidico giorno; un panino, una bottiglia d’acqua... Tutto liscio come l’olio: finalmente sposi»
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avolo, ci siamo!». È tutto pronto. Dopo quindici mesi di preparativi, corse, ricerche, blog e aggiornamenti, il giorno del sì è arrivato. Appuntamento alle 10,00 in chiesa. Tra meno di cinque ore saremo marito e moglie. Alle 8,00 arrivano truccatrice e parrucchiera: iniziano le operazioni di restauro mio - mentre a casa di Gianluca la mamma dà un rinfresco/colazione per i parenti che sarebbero arrivati di lì a poco. Alle 8,30 ecco il fotografo, che è già stato da Gianluca e ne deduco che lui è pronto e incravattato... Ed io? Ancora alle prese con
vestito e capelli... Sistemato anche l’ultimo boccolo, iniziamo con le foto in casa e di colpo si fanno le 9,50. In chiesa sono già tutti arrivati, compreso papà, quel giorno puntualissimo nonostante sia noto come ritardatario cronico... Quindi, fuori di casa e di corsa in macchina. Il tragitto è brevissimo, ma sembra un’eternità. Il cuore in gola e un’ansia tremenda: «Cavolo, ci siamo!». Sul sagrato della chiesetta di quartiere dove vivo, vedo i colleghi, qualche parente, mio papà che aspetta sul primo gradino e, nella penombra della chiesa, Gianluca con la mamma che mi sor-
ride e va verso l’altare. Finalmente il cuore può tornare a battere. Ingresso, letture, Vangelo, promesse, anelli, «Vi dichiaro marito e moglie» e applausi che quasi viene giù la chiesa. Da qui, via alla festa! Riso, riso e ancora riso, poi una marea di baci e abbracci e quindi un po’ di silenzio mentre tutti se ne vanno in villa e noi restiamo da soli si fa per dire, visto che ci sono fotografo ed operatore per le riprese e qualche foto. Ma c’è un momento preciso in cui realizzo che amo alla follia mio marito, lo ricordo ancora, quando dalla macchina tira fuori una bot-
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Da quando ci è venuta l’idea del matrimonio sponsorizzato al sì, sono passati 15 mesi. Abbiamo iniziato a cercare i primi sponsor a febbraio 2011, poi sono cominciate ad arrivare le adesioni e i preventivi e allora è stato il momento delle nostre scelte. Giorno dopo giorno, siamo arrivati al 13 maggio 2012. Oggi organizzate matrimoni gratis, perché? Più che organizzare matrimoni, siamo degli intermediari tra una serie di collaboratori che hanno aderito all’iniziativa I matrimoni di Elisa e Gianluca e gli sposi che si rivolgono a noi. Lo facciamo semplicemente perché ce n’è stata la richiesta. Man mano che organizzavamo il nostro, alcune coppie ci hanno contattato per avere consigli su come fare con tempi, locations, bomboniere... Insomma, ci siamo ritrovati involontariamente a seguire da vicino anche i loro matrimoni e siamo riusciti a farli risparmiare... Allora ci siamo detti: pubblicizziamo la cosa e aiutiamo altre coppie aggi-
tiglietta d’acqua e un panino... È stato indimenticabile: il caldo, l’ansia e l’emozione ci hanno messo una sete assurda; e poi, dal caffè delle 5,00, niente cibo per non smontare il trucco. E lui? Ci aveva pensato... Quella sua premura mi rimarrà sempre impressa. Al nostro arrivo dagli ospiti si apre il rinfresco e, dopo un’ora, in sala per il ricevi-
mento. Alle 17,00 qualche nuvola si affaccia ed è il caso di accelerare per tagliare la torta. Fortunatamente - io dico grazie a qualche mio nonno in Paradiso che mi ha tenuto le nuvole lontane - non piove fino alle 20,30 quando, dopo la consegna dell’ultima bomboniera, stiamo recuperando le nostre cose per andare a casa. Finalmente, da marito e moglie...
PER SAPERNE DI PIÙ Facebook: Elisa e Gianluca Siti e Blog: http://sembraimpossibilemacisposeremo.blogspot.it/ http://sponsorizzati.oneminutesite.it/ http://glisponsorizzati.blogspot.it/
cando la “scontistica sponsor”. Poi, ovrando il business e la speculazione che viamente, una coppia che può garanc’è dietro al matrimonio, senza per quetire tanta pubblicità, un’elevata visibilisto rinunciare alla festa... tà del blog o del sito web, e una buoUn ricavo, una provvigione, l’avrena presenza nella stampa locale e nate dagli sponsor... zionale, è sicuramente più appetibile di Nessuna provvigione. Molti degli sponuna coppia che è appena entrata nel sor ci riservano sconti su eventuali acweb. Questo perché, agli sponsor, in quisti o eventi che vorremo organizzacambio degli sconti, si cerca di fare un re per noi, così come li riservano ai notam tam di pubblicità. stri sposi; nient’altro. Esattamente come D’altronde se andassiaiutate i futuri sposi? mo a chiedere percen«È impossibile Studiamo il loro budget; tuali o compensi, loro realizzare ci facciamo raccontare dovrebbero ricaricare i un matrimonio come desiderano il loro costi sugli sposi, pera costo zero. “sì”; contattiamo i vari tanto verrebbe meno Prima, quindi, sponsor e poi sottopol’essenza della nostra è bene stabilire niamo ai ragazzi i preiniziativa. Continuano un budget ventivi ricevuti ed evena chiederci perché lo per le nozze» tualmente, se ce lo chiefacciamo, gratis... e la dono, li accompagniarisposta è sempre la mo in sopralluoghi o stessa: fortunatamenprove d’abito. Parallelamente, creiamo te non abbiamo la necessità di far disui nostri blog e siti web “la pagina ventare la nostra iniziativa un lavoro. personale degli sposi”, dove raccontiaSe un giorno servirà, valuteremo. mo un po’ di loro e dove metteremo le Ma è possibile organizzare un mapubblicità degli sponsor. Man mano trimonio a costo zero o giù di lì? che scelgono, aggiorniamo i blog e conSecondo noi, no. Siamo deldividiamo articoli e notizie sui vari sol’idea che il lavoro onesto debcial network, siti web e portali dove teba essere retribuito e, quando niamo rubriche sul tema matrimoni. parliamo di matrimonio sponMa lo sponsor come compare? sorizzato, non intendiamo graIl giorno delle nozze compare come sertis ma con dei ribassi dei costi vizio, ma non con cose imbarazzanti davvero notevoli. Un minimo di o vistose come etichette sul velo o spesa è da prevedere, la cifra pubblicità proiettate su maxischermi... la decidono gli sposi in base Se gli sposi hanno voglia, suggeriamo alle loro possibilità, noi cerchiadi allestire un tavolinetto per le brochumo solo di far rientrare l’evenre degli sponsor a disposizione degli to in un budget stabilito e posospiti; ma è una libera scelta. sibilmente starne al di sotto. Parenti e amici come hanno reagiNel vostro caso, gli sponto alla vostro tipo di matrimonio? sor cosa hanno coperto? Alcuni hanno usufruito degli sconti; alTutto: dall’arredamento di altri, ancora oggi, non hanno capito che cune stanze di casa fino al cosa abbiamo fatto... Sono convinti che viaggio di nozze. E poi paril matrimonio ci sia stato interamente rucchiera, estetista, abiti, inregalato da fantomatici benefattori. trattenimento, bomboniere, Senza sponsor, quanto avreste video, catering, location e perdovuto attendere per sposarvi? sino l’addio al nubilato. Non dirò che avremmo rinunciato al E in base a cosa decidono matrimonio perché sarebbe una buse investire o meno su una gia, ma sicuramente avremmo docoppia? vuto eliminare almeno il 30% degli La prima cosa è il “fattore crisi” invitati, facendo più di un torto ai ossia, al fornitore fa gola assicunostri parenti; inoltre, saremmo stararsi un evento o una fornitura ti costretti a chiedere aiuto economigià per il 2014. Quindi, per inco alle nostre famiglie, cosa che covogliare la coppia a scegliere i sì abbiamo evitato riuscendo a pagarpropri servizi, rinuncia a un mici tutto da soli! nimo del suo guadagno appliGENNAIO 2014
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DALLA COLLANA “LE PERLE DELLA MEMORIA”
ILMANGIARE di UNA VOLTA
BUONO
D’ORDINE
PER L’ACQUISTO DEL VOLUME
LE PERLE DELLA MEMORIA N. 1
{ IL MANGIARE DI UNA VOLTA }
DESIDERO RICEVERE IN CONTRASSEGNO PRESSO IL MIO DOMICILIO N. _____ COPIA/E DEL VOLUME AL COSTO DI EURO 10,32 A COPIA (*) + SPESE SPEDIZIONE (**) (*) I soci 50&Più, le Università della Terza Età e gli iscritti che hanno partecipato alla ricerca possono acquistare il volume a 7,00 euro (con uno sconto del 30% rispetto al costo sopra indicato). (**) Per ordini fino a un massimo di 5 volumi, le spese di spedizione ammontano a: - 5,00 euro per i soci, i ricercatori e le Università che hanno collaborato alla ricerca; - 10,00 euro per tutti gli altri interessati. Per ordini superiori ai 6 volumi, le spese di spedizione ammontano a: - 10,00 euro per i soci, i ricercatori e le Università che hanno collaborato alla ricerca; - 20,00 euro per tutti gli altri interessati.
❏ Socio 50&Più - Tessera n° ❏ Università Terza Età / Iscritto ricercatore (BARRARE LA CASELLA INTERESSATA)
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Gli anni a cui si riferiscono le testimonianze riportate ne Il mangiare di una volta, primo volume della collana Le Perle della Memoria, erano ancora segnati da una diffusa indigenza alimentare: non esistevano beni alimentari superflui, tutto andava consumato. I valori e i modelli di comportamento, caratteristici delle culture tradizionali delle diverse parti d’Italia, presentavano notevoli differenze ma anche profonde analogie... Affinità e contraddizioni che in questa ricerca sono state fedelmente registrate.
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SOCIETÀ
CUCINARE, che PASSIONE! «Complici trasmissioni televisive e siti internet dedicati, l’arte culinaria riscuote sempre maggiore consenso anche tra i giovani, molti dei quali si dichiarano pronti a diventare chef» [ COSTUME DI
L
ivia e Sofia escono da scuola, hanno 16 anni e frequentano il liceo classico. Livia non ci crede: «Non si è mai vista a quel prezzo, ma è proprio quel modello?», «Ma se l’ho comprata io - Sofia giura e spergiura -. E ti ho fatto pure vedere la foto scattata a casa mia, come prova!». Verrebbe da pensare che stiano parlando di una borsa o di un paio di occhiali tanto “fashion” quanto introvabili. Invece no, l’oggetto del desiderio è... un’impastatrice. Perché sempre più spesso, sia ragazzi che ragazze, gli stessi che si sono sempre rifiutati di affiancare i genitori in cucina nella preparazione di una tranquilla cena in famiglia, se interrogati su cosa vorrebbero fare da grandi, rispondono: lo chef. E intanto si servono di internet come primo strumento di autoformazione e di ricerca, magari per sapere quale sia l’ultimo grido in materia di pane fatto in casa.
DANIELA FLORIDIA ]
Il pane... Si fa presto a dire pane e scegliere le diverse farine: manitoba, bianca, integrale, ai 4 cerali, kamut, etc. Ma il lievito? Mica penserete a bustine o panetti da supermercato? Non sia mai: BISOGNA usare il lievito pasta madre. Garantisce ai prodotti da forno, giurano e spergiurano i sostenitori, maggiore digeribilità e conservabilità, oltre che una crescita del prodotto superiore ad altri tipi di lievito (per questo si usa, ad esempio, per il panettone). Va beh, potrebbe essere questione di gusti. No, scelta di vita, piuttosto. Il lievito madre non si compra: si autoproduce o si “acquisisce” da persone fidate (o dagli “spacciatori”, rintracciabili attraverso blog dedicati o i passaparola) e a quel punto, si accudisce. Come un tamagotchi, come un gatto, come una creatura. Con orgoglio Marilena dichiara: «La mia ha già 13 mesi». Perché bisogna mantenerla in vita e rinfrescarla con impasti periodici di ac- » GENNAIO 2014
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qua e farina fresca. Sconsigliato a chi non ha degli amici così affezionati da prendersi la responsabilità di farsi affidare la pasta madre durante le vacanze. Si può congelare, ma non è detto che poi si riprenda. E, comunque, i fondamentalisti non lo farebbero mai. Se scegliere la pasta madre è una scelta di vita, non è più pensabile poter festeggiare alcunché con una torta che riporti solo un banale scritta “Auguri papà” o “Benvenuta Carolina” senza sfoggiare l’ultima tendenza in fatto di cake design. Le torte, il loro aspetto, sono diventati i parametri principali attraverso i quali si valuta la riuscita di un evento, di una ricorrenza. Un tempo era il pan di spagna la materia prima dalla quale partire per fare le diverse variazioni sul tema. Con orgoglio le mamme dichiaravano che sotto le candeline c’era semplicemente un pan di spagna farcito con crema pasticcera e cioccolato, ma rigorosamente fatto in casa. Se ci si rivolgeva ad una pasticceria, si poteva pensare a qualche rosellina di zucchero decorativa o ad un ricciolo in più di panna. Oggi la diffusione della pasta di zucchero, necessaria per le decorazioni, e della glassa fondente per la copertura delle torte, stanno rischiando di far passare in secondo piano il contenuto. L’eterno contrasto fra forma e sostanza. Biberon glassati per battesimi, Spongebob e Peppa per i piccoli, Batman e Cars, Hello Kitty e Winx per più giovani teledipendenti, ma anche la riproduzione di un campo di calcio stile Subbuteo per festeggiare i vincitori del torneo, stetoscopi e codici civili per le lauree, trionfi di farfalle, fiori, pesci, ri-
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LA CUCINA NEL MIO DNA
«Il lievito madre si autoproduce e si accudisce come una creatura»
AND OIM LEN ANICUC AL
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UNA CHEF A DOMICILIO
}
«La grande passione per la cucina ha avuto la meglio sulla sua laurea in Legge. Francesca Aielli, organizzatrice di eventi e cuoca, racconta la sua esperienza»
F
rancesca Aielli organizza eventi e fa il cuoco a domicilio. E ci spiega: «La pasticceria è tutta una questione di matematica». Francesca, come è nata la tua passione per la cucina? Mi reputo una figlia d’arte: la mia famiglia d’origine per oltre 100 anni è stata titolare di uno storico albergo in costiera amalfitana, dove ho vissuto e sono cresciuta, cominciando a cucinare a 12 anni. A casa mia ho imparato che non puoi chiedere a
qualcuno di fare se non sai fare; quindi, non si poteva chiedere ad uno chef un supplì senza aver mai fritto. Nonostante una laurea in legge, la passione della cucina, dell’ospitalità e del “bello” - i nostri pasticceri, precursori del cake design, erano capaci di riprodurre il duomo di Amalfi con lo zucchero - profondamente radicata in me, nel mio Dna, ha ripreso per fortuna il sopravvento. Qual è stato il tuo cammino e cosa serve per svolgere un’attività come la tua? Ho creato una s.r.l. che ha nella ragione sociale la promozione di eventi, mi sono iscritta alla Camera di Commercio
e ho preso l’Haccp (la certificazione che attesta il corretto trattamento degli alimenti, dal punto di vista della salubrità e dell’igiene). Ho poi conseguito l’attestato del Corso di avviamento alla professione di pasticciere, perché la pasticceria è tutta una questione di matematica, si basa sulle percentuali. Anche in un pan di spagna, per farlo riuscire, bisogna sapere quanta aria devi inglobare. La scelta e la qualità degli ingredienti, poi, sono fondamentali, ma come questi vengono trattati ancor di più. Diffidate di chi vi dice che il tiramisù l’ha preparato con le uova fresche della contadina:
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C’ERA UNA VOLTA
LE TRASMISSIONI DI CUCINA IN TV: UN PO’ DI STORIA Lanciata nel 2000 e tuttora in onda su Raiuno, La prova del Cuoco, si avvia a diventare il programma di cucina più longevo di tutti i tempi dopo quelli di Wilma De Angelis, che per oltre diciott’anni su Telemontecarlo - dal 1978 al 1995, grazie a Paolo Limiti, allora direttore dei programmi dell’emittente televisiva, che ebbe l’intuizione di mutuare trasmissioni già esistenti all’estero, e pare a chef professionisti che aiutavano dietro le quinte - ha conquistato, con le sue ricette e i suoi ospiti, pubblico, share e sponsor passando da Telemenù a Sale Pepe e Fantasia fino a La spesa di Wilma, da Complimenti allo chef ad A pranzo con Wilma. Le sfide culinarie in televisione, tuttavia, sono nate ancora prima, nel 1974, sulla Rai, con il programma A tavola alle 7, condotto da Ave Ninchi - che fu di nuovo in televisione nel 1981 con lo special Buonasera con... Ave Ninchi, in cui oltre a ripercorrere la propria carriera, non si esimeva dal proporre ricette e consigli culinari - e il critico gastronomico Luigi Veronelli. Fu Giovanni Minoli, invece, nella prima metà degli Anni ’80, con la trasmissione Che fai mangi?, condotta prima da Carla Urban e poi da Enza Sampò, ad avere l’idea di parlare di buona alimentazione proponendo insieme alla ricetta dei cuochi professionisti (compresi alcuni chef allora in piena ascesa) musica e quiz per il pubblico a casa, con un occhio di riguardo ai consumatori.
«Tra le tantissime fonti del sapere culinario libri, corsi, siti internet, ecc. - il mezzo televisivo è stato il vero motore di questa rivoluzione culturale»
la pastorizzazione non è un optional e senza i dovuti accorgimenti è facile trasformare una crema in una bomba batteriologica. Cosa proponi ai clienti? Io mi occupo di banqueting, non di catering (per il catering serve un laboratorio ed un mezzo di trasporto autorizzato con la Dia sanitaria), organizzo l’evento, suggerisco il menu (in funzione del contesto, del numero degli invitati e della loro età, se si prevede un buffet o meno); fornisco tavoli sedie, tovagliati, stoviglie e posate; non necessariamente cucino in prima persona, posso anche solo affiancare il/la
padrona di casa, assecondando l’esperienza, le propensioni, i gusti, la manualità. A volte faccio dei minicorsi di cucina. Allora non è vero che gli chef sono gelosi dei loro segreti... Sulla mia pagina Facebook, “I piccoli party”, quasi ogni giorno propongo una ricetta. Questo non significa che io sia un’eccezione. Posso insegnare come fare un’eccellente pastafrolla, ma non la “mia” pastafrolla, perché sono uno chef, ed i miei segreti me li tengo. Chiedete a mia madre se non ci credete, neanche lei è riuscita a carpirmeli!
produzioni del Colosseo, della Torre Eiffel o della Nike di Samotracia, alberi di natale, presepi, pulcini e colombe. Nulla ferma gli artisti della decorazione. Che hanno fatto sviluppare un nuovo mercato, avvicinando non solo gli addetti ai lavori ma anche una platea sempre più vasta di neofiti ad una tipologia di utensili tanto tecnici quanto fantasiosi. Passata l’epoca della siringa per dolci o del colino per spolverare lo zucchero a velo, ora si passa dal mattarello decorativo per stendere la glassa fondente alla sugar gun, la pistola che “spara” pasta di zucchero per realizzare nastri; dai dischi decorativi, uno diverso dall’altro, attraverso cui riprodurre erba piuttosto che archi o cestini, ai bisturi e agli attrezzi con punte differenziate (da quello sferico a quello incavo) per modellare o assottigliare petali e foglie, zampette, tegole e camini. Per imparare, c’è solo l’imbarazzo della scelta, fra libri, corsi, video su Youtube, siti internet, blog e ovviamente le trasmissioni te-
levisive. Perché la vera rivoluzione culturale, che ha portato milioni di persone, a prescindere dal sesso, l’età, la cultura, la disponibilità economica e l’ambiente sociale a scoprire una passione per la cucina e la gastronomia (oltre che per l’enologia, ma questa è un’altra storia), è stata la televisione. Le trasmissioni televisive dedicate alla cucina e alla gastronomia, nelle sue più diverse varianti, hanno invaso i palinsesti. Sul piccolo schermo si alternano crudeli chef che umiliano concorrenti disposti a farsi maltrattare nella speranza di vincere la sfida, a materne cuoche che esortano tutti a provare la ricetta del giorno, passando attraverso cucine da incubo o rassicuranti consigli per correggere le abitudini sbagliate dei bambini a tavola. Come disse Maurizio Crozza in una celebre battuta: «In televisione ci sono più di 20 programmi che parlano di cucina. Non si capisce se paghiamo il canone o il coperto». GENNAIO 2014
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[ ATTUALITÀ DI ILARIA ROMANO ]
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ATTENTI AI CIBI SBAGLIATI
I NOSTRI ANIMALI DOMESTICI: I SÌ E I NO DELL’ALIMENTAZIONE «Arriva in casa un nuovo “amico”. È bene partire col piede giusto e sapere che spesso non deve mangiare i nostri alimenti, ma necessita di cibi specifici e molto bilanciati. Perché il primo passo per farlo star bene, è nutrirlo bene»
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uando un animale da compagnia arriva in casa, è bene tenere presente che avrà bisogno di impegno e attenzione continua. A partire dalla sua alimentazione, che va tenuta sotto controllo e calibrata in base all’età, alle condizioni di salute e al grado di attività del nostro nuovo amico. Negli ultimi anni la possibilità di scelta fra specifici prodotti in commercio è cresciuta notevolmente, anche se c’è chi preferisce cucinare per il proprio cane o gatto. Come orientarsi allora nella scelta? «Oggi il 90% dei proprietari di cani e gatti tende ad alimentarli con cibi confezionati per due ragioni - racconta Marco Melosi, presidente dell’A.N.M.V.I., l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani -:
la praticità di somministrazione e la completezza dell’apporto nutrizionale. Dobbiamo pensare che per il benessere dei nostri animali è necessario integrare e variare la dieta, cosa che spesso non è possibile cucinando in casa. Anche se c’è chi riesce, soprattutto con il cane, a programmare una dieta a base di carne, verdure e carboidrati».
Da cosa bisogna diffidare al momento dell’acquisto, se si scelgono prodotti commerciali? Sicuramente è bene decidere caso per caso chiedendo consiglio al proprio veterinario che, dopo una prima visita, stabilisce quale sia la dieta più indicata per ogni soggetto: che si tratti di un cucciolo, di un esempla-
re adulto o anziano, in perfetta salute o magari con qualche problema di obesità, diabete o altre patologie. Sicuramente un buon indicatore è anche il prezzo: scegliere prodotti da pochi centesimi di euro non può garantire l’effettiva qualità del cibo, anche se spesso dalle etichette degli ingredienti è difficile risalire al reale contenuto di
Il prezzo
Il 90% di cani
Mai gli avanzi
È prassi comune,
di un prodotto in genere può essere assai indicativo della qualità, rivelandoci se vengono usate materie prime fresche o cascami della lavorazione trasformati in farine.
e gatti viene oggi nutrito utilizzando in genere cibi confezionati. Per due ragioni essenziali: sono pratici nella somministrazione e completi dal punto di vista nutrizionale.
Possono essere dannosi, se non letali in alcuni casi. Inoltre, favoriscono l’insorgenza di malattie metaboliche come diabete, obesità, problemi cardiaci o renali.
qualora i nostri animali siano soprattutto sottoposti ad una dieta con cibi secchi, aumentare l’apporto di liquidi onde evitare problemi renali, in particolare nei felini.
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carne, e soprattutto alla tipologia: ad esempio, se si parla di pollo, è diverso inscatolare bocconcini di carne o aver utilizzato i cascami della lavorazione trasformati poi in farina. Per chi preferisce mettersi ai fornelli, quali sono gli alimenti da evitare? No agli avanzi della nostra tavola, ai cibi fritti, particolarmente conditi e salati, perché il cane e il gatto non sono in grado di digerirli correttamente. E attenzione anche alle ossa, soprattutto quelle dei volatili che si scheggiano facilmente e possono causare problemi se ingerite. Assolutamente da evitare anche la cioccolata, tossica per gli animali, come pure la cipolla, soprattutto nel gatto. Attenzione anche nella somministrazione del latte negli animali adulti, perché potrebbero sviluppare un’intolleranza, così come accade nell’uomo. Quali sono le patologie più comuni legate ad un’alimentazione scorretta? L’obesità è una condizione parapatologica che oggi è sempre più diffusa fra gli animali che vivono in appartamento, e che quindi, oltre ad avere un’alimentazione ricca di grassi, si muovono poco. E questo vale in particolare per i gatti. Ma cibi sbagliati possono portare anche a diabete, problemi cardiaci e renali. Negli ultimi tempi si è parlato molto di dieta vegetariana anche per cani e gatti: è corretta una scelta di questo tipo? Direi di no, perché bisogna rispettare la natura degli animali e le loro esigenze alimentari: il gatto è principalmente carnivoro, anche più del cane che comunque è onnivoro. Ed entrambi hanno bisogno di un apporto di sostanze nutritive di origine animale, come accadrebbe in natura se fossero liberi di procacciarsi il cibo in autonomia.
LA DIETA
DEGLI ALTRI AMICI
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Per ognuno c’è un menu che va rigorosamente rispettato, con alcune importanti integrazioni
IL MAIALINO VIETNAMITA È un onnivoro, quindi in grado di consumare qualunque tipo di alimento. Attenzione però ad equilibrare la dieta, perché il rischio obesità è costante: dunque mai offrire più di due pasti al giorno e utilizzare il mangime apposito che contiene proteine, grassi e fibre nelle giuste proporzioni. Il mangime può essere integrato con verdure fresche e, occasionalmente, con frutta. Da evitare i cibi grassi, i dolciumi e gli avanzi della nostra tavola, oltre che gli alimenti per cani e gatti.
IL CONIGLIO È un erbivoro puro, e dunque deve nutrirsi di erbe, foglie e cortecce. La razione corretta è composta da fieno, verdure fresche e pellet di farine vegetali. Solo occasionalmente è possibile somministrargli piccole dosi di frutta. Attenzione dunque ai mangimi in commercio, che concentrano miscele di cereali, legumi e frutta secca: eccessivamente nutrienti, rischiano di saziare il coniglio dopo pochi bocconi, quando l’animale avrebbe invece bisogno di masticare a lungo grandi quantità di fibre per mantenere sana la dentatura e il sistema digerente.
LA CAVIA Deve assumere grandi quantità di fibre e nella sua dieta non devono mancare il fieno, le verdure fresche e il pellet specifico per la specie. Attenzione a non somministrare mangimi a base di semi e cereali, che posso-
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no causare alterazioni intestinali, come pure latticini, pane, pasta e biscotti. Vietati anche pomodori verdi, melanzane, patate e cacao perché tossici.
LA TARTARUGA DI ACQUA L’errore che si commette più comunemente è di alimentarle soltanto con piccoli crostacei liofilizzati o mangimi a base di farine di pesce o vegetali, trascurando la somministrazione di vegetali o di cibi freschi come piccoli pesci, crostacei e lombrichi.
LA TARTARUGA DI TERRA La soluzione migliore è lasciare, quando possibile, che si cibino delle erbette di campo, da integrare con ortaggi come zucchine, carote, melanzane e pomodori, e frutta come fragole, lamponi, pere e uva, da non somministrare più di due volte al mese. Assolutamente vietati i cibi di origine animale, i farinacei, i legumi, i latticini e gli agrumi. Per integrare il calcio, si può lasciare a disposizione della tartaruga un osso di seppia.
I VOLATILI Ciascuna specie ha bisogno di differenti qualità e quantità di mangime. Innanzitutto, bisogna distinguere fra granivori, che si nutrono di semi, e insettivori. Per i primi si può procedere con una miscela a base di avena, frumento, papavero, girasole, miglio e canapa. Per gli altri esistono mangimi già pronti a base di insetti e gamberetti di lago, misti a frutta e verdura disidratate.
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50&Più in VIAGGIO a Malta la vo , o rn ve n l’i a ld ca is R e relax ento e mare, cultura, divertim
Soggiorno mare a Malta Dal 10 Gennaio al 31 Marzo 2014
Presso l’Hotel Corinthia Marina****, sulla Baia di St. George a St. Julian’s. L’hotel fa parte del Corinthia Beach Resort, 5 piscine all’aperto, piscina coperta riscaldata, sauna, palestra, oltre al centro benessere Apollo Day Spa. Ben arredate, tutte le spaziose camere sono dotate di balcone, zona salotto, aria condizionata, Tv satellitare e connessione Wi-Fi gratuita. A pochissimi passi si trova una spiaggia di sabbia e il cuore del quartiere turistico di Paceville.
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DI LORIS POR CHERI
Tra leggenda e cultura
VIAGGIO NELLA MAGIA
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V
RAGA
MISTERO
ed emozioni
edo una città / che sarà illustre nel mondo / e la cui gloria raggiunge le stelle. / Questo luogo è celato nelle profondità dei boschi, / a nord lo protegge la valle del Brusnice, / a sud una grande montagna rocciosa. / La Moldava si apre la strada sotto le sue pendici. / Costruite questa città, ve l’ordino, / là dove io vi indicherò. / Sulla Moldava, sotto Petrín, / un falegname fabbrichi con il figlio una soglia; / e per que-
sta soglia chiamate la città Praga. / I popoli, seppur forti come leoni, / curveranno la testa davanti a questa soglia / per averla salva. / Così la mia città / avrà lode e gloria». Sono le parole della principessa Libuše, che la leggenda vuole fondatrice della città di Praga. Mentre passeggiava con il marito, Libuše ebbe una visione: in mezzo ad un folto bosco vide sorgere una bellissima città che si sarebbe coperta di gloria nel cor- » GENNAIO 2014
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UN TEMPO ERA DIVISA IN QUATTRO CITTÀ INDIPENDENTI CHE OGGI, UNITE, SONO IL SUO CENTRO PIÙ ANTICO: LA CITTÀ VECCHIA, LA CITTÀ PICCOLA, LA CITTÀ DEL CASTELLO, LA CITTÀ NUOVA
IN RICORDO DEI SUOI EROI, GIOVANI E SANTI
[ IN APERTURA, L’INGRESSO DI PONTE CARLO CON LE TORRI DI MALÀ STRANA. NEL BOX, DALL’ALTO: IL PALAZZO PRESIDENZIALE; LA GRANDE STATUA DI SAN VENCESLAO; PIAZZA DELLA
CITTÀ VECCHIA; LA MOLDAVA E PONTE CARLO. A DESTRA,
PARTICOLARE DELLA
TORRE DELL’OROLOGIO; SOTTO, IL VICOLO D’ORO CON LE CARATTERISTICHE ABITAZIONI.
]
N
ella Città Nuova, a Piazza San Venceslao, vicino al Museo Nazionale, c’è un basso monumento con issata una croce di bronzo. Sulla pietra due foto: quella di Jan Palach e di Jan Zajíc, i due giovani simbolo della Primavera di Praga. La croce di bronzo è il punto esatto dove Palach si cosparse di benzina e si diede fuoco per protestare contro l’invasione del suo Paese da parte delle truppe sovietiche.
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an Venceslao, protettore della città, ha la sua statua equestre nella piazza con il suo nome. L’enorme monumento è alto oltre 7 metri e pesa quasi 6 tonnellate. Poco lontano dalla piazza, nel Passaggio Lucerna, esiste un’opera altrettanto significativa, quanto singolare: è san Venceslao seduto sul ventre del suo cavallo, che è, quindi, raffigurato capovolto. L’opera è dell’artista David Cerný.
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so dei secoli. Ordinò ai servi di iniziare il disboscamento, ma quando essi giunsero sul luogo indicato dalla principessa, videro che c’era già un uomo che insieme al figlio stava tagliando un albero che avrebbe costituito la soglia della propria casa. In ceco “soglia” si dice prah, ed è per questo che la città venne chiamata Praha, in italiano Praga. Si racconta che Libuše era più che una principessa: aveva poteri magici ed era un’indovina in grado di indicare le vene metallifere nascoste nelle profondità della terra. E, a scorrere le vicissitudini di Praga sembra abbia regalato alla città un po’ della propria magia e del mistero, così da diventare meta privilegiata di scienziati, astronomi, maghi e alchimisti. Una città che si è guadagnata una fama di magia e di mistero anche a causa di un altro sovrano, quel Rodolfo II appassionato di esoterismo, che raccolse a corte le menti più eccentriche delle propria epoca. Ancor oggi Praga è conosciuta come
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facente parte del triangolo della magia bianca insieme a Lione e Torino. Ma a percorrere le strade della città ci si accorge che la magia di cui si racconta è dovuta alla bellezza dei suoi monumenti, fatti di storie di uomini e popoli, delle sue stradine strette e tortuose, dei suoi palazzi austeri e rassicuranti. Un tempo era costituita da quattro città indipendenti tra loro: Stare Mĕsto (Città Vecchia o Città Reale), Malà Strana (Città Piccola, oggi sede di diverse ambasciate), Hradčany (Città del Castello), Nové Mĕsto (Città Nuova, ricostruita tra il XIX e il XX secolo). Oggi fanno parte di un’unica città, da percorrere a piedi per gustare tutta la bellezza dei suoi simboli. Il Castello, è uno di essi. Da secoli sorveglia la città come fa una madre amorosa con i propri figli; la sua figura si staglia da lontano e lo si può ammirare da molti punti della città. Un tempo palazzo reale in cui vivevano i principi e i re boemi, dal 1918 è residenza del Presidente della Repubblica. Racchiude
in sé uffici, chiese, case private, fortificazioni ed è circondato da tre cortili per un’estensione di 45 ettari. San Vito, Venceslao e Adalberto è la cattedrale gotica che si trova nel Castello. Simbolo della spiritualità del popolo ceco, fu completata nel 1929, dopo 600 anni di lavori. Il Castello, insieme al centro storico della città (la Città Piccola, la Città Vecchia con il Ponte Carlo e Josefov, la Città Nuova e Vyšehrad), dal 1992 rientra tra i Patrimoni Mondiali dell’Unesco. La piazza della Città Vecchia (Stare Mĕsto) è un concentrato di bellezza e di storia. Cuore della città, raccoglie intorno a sé alcuni dei monumenti più famosi di Praga: la Chiesa di San Nicola, il Palazzo Kinský, la Chiesa di Santa Maria di Týn, il Municipio con il famoso orologio astronomico. D’epoca medioevale, l’orologio è costituito da diverse sezioni: il quadrante astronomico sul quale, oltre all’ora, sono raffigurate le posizioni del Sole e della Luna nella volta celeste; il “Corteo degli Apostoli” che, ad ogni ora, met-
te in movimento le statue dei 12 Apostoli; una parte inferiore nella quale i 12 mesi dell’anno sono rappresentati su dei medaglioni. Il Ponte Carlo, è tra i ponti più conosciuti al mondo. Lungo 515 metri e largo 10, è affollatissimo ad ogni ora del giorno e della notte. Costruito per sostituire il Ponte Giuditta, distrutto da un’inondazione della Moldava, il Ponte di Pietra fu voluto da Carlo IV, da cui prese il nome nel 1870. Alle sue estremità sorgono due torri fortificate, mentre lungo il suo percorso sono state collocate 30 statue raffiguranti i Santi. Si racconta che nella sottostante Moldava si nascondano i Vodník, strani folletti verdi vestiti con una tuba ed una marsina. Se si aggirano per la città, questa ha il lato sinistro che goccia, e quando si asciuga devono tornare immediatamente nel fiume. Quindi, se per caso nelle notti praghesi vi imbattete in un signore verde, un po’ gocciolante, non fate domande e, soprattutto, non scambiatelo per un alieno... potrebbe offendersi!
[ A SINISTRA, PONTE CARLO E SULLO SFONDO IL
CASTELLO;
NELLA FOTO PICCOLA, VEDUTA DI PIAZZA SAN VENCESLAO. SOPRA, IL GRANDE OROLOGIO MEDIOEVALE CON IL QUADRANTE ASTRONOMICO
(NELLA PARTE SUPERIORE) E I MEDAGLIONI CON I
12 MESI
DELL’ANNO (NELLA PARTE INFERIORE).
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In crociera sul fiume Elba, da Praga a Berlino Il fascino della storia e l’armonia della natura nel cuore d’Europa: da Praga a Dresda, Meissen, Wittenberg e Magdeburgo fino a Berlino (Aut. Reg. 388/87) Tel 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più
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Una crociera sul fiume segue il corso antico dell’acqua regalando il tempo necessario per osservare, visitare e rilassarsi. La navigazione sul fiume Elba, che collega la Germania e la Repubblica Ceca, offre paesaggi grandiosi, ricchi di tesori artistici e culturali. Una crociera è il modo migliore per conoscere la storia, godersi la natura incontaminata, visitare le grandi città europee ed i luoghi di interesse storico.
do per le sue porcellane. E poi Wittenberg, antica città tedesca del XIII secolo, nella quale Lutero affisse le sue 95 Tesi sul portone della “Schlosskirche”; Magdeburgo e il castello di Worlitz. Infine Berlino, città-stato e capitale della Repubblica Federale e sede del suo governo. L’importanza politica e storica di questa città l’ha resa culturalmente molto vivace e interessante, trasformandola in una delle capitali più affascinanti d’Europa.
Si parte dalla più favolosa di queste, che è sicuramente la città di Praga, capitale della Boemia, città “dorata” con il suo centro medievale e le sue bellezze architettoniche, seguita da Dresda, la cosiddetta “Firenze dell’Elba”, e da Meissen, famosa in tutto il mon-
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DI SARNO ]
TEMPO LIBERO
[ ITINERARI DI BARBARA
IL SENSO DEL VIAGGIO, IL SENSO DELL’ARTE «Fino al 30 marzo, a Milano, la mostra “Going Places” racconta attraverso gli occhi (e le opere) di artisti e designer cosa significa sperimentare un viaggio»
Pittura digitale mista ad olio su tela: così l’artista Alessandro Vianello rappresenta la Stazione Centrale di Milano nell’immagine.
Natura e tecnologia si incontrano nelle Little tree friend lights, singolari arredi realizzati dal designer Marco Iannicelli.
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arcel Proust scriveva che «il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi». È questo il concetto base della mostra Going Places che il Nhow Hotel di Milano ospita fino al 30 marzo 2014. Undici artisti e otto designer propongono, attraverso quadri, opere, installazioni e oggetti di arredo, il loro personale modo di viaggiare e di raccontare l’esperienza della scoperta. Dai micromondi di Johnny Pixel ai paesaggi astratti di Alessandra Bruno, dalle lampade di Marco Iannicelli create con i rami trovati nel corso di esplorazioni boschive alle sedute di Mogg, pacchi con cui compiere un viaggio o ricordi spediti da un viaggio già vissuto. Osservazione, sorpresa, riflessione. Perché, come ci spiega l’art director della mostra, Elisabetta Scantamburlo, «il vero
[ ELISABETTA SCANTAMBURLO ]
viaggio parte dagli occhi del viaggiatore prima ancora che dal suo primo passo». Come si esprime il modo di viaggiare degli artisti contemporanei? Le nuove tecnologie permettono agli artisti di raccogliere materiale in vari modi anche in viaggio in maniera molto più agile rispetto a una volta, e di condividerlo immediatamente con tutti. Tuttavia, non credo si possa davvero parlare di un nuovo modo di viaggiare. Forse i viaggi più estremi li fanno da soli nei loro studi, e i viaggi fisici sono solo in molti casi una fase preparatoria, una possibile raccolta di materiale. Come definirebbe la mostra
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BASE CAMP HOSTEL: IL CAMPEGGIO “A TEMA”
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uando dormire in roulotte è glamour. L’idea è dell’imprenditore tedesco Michael Schloesser, amante del riciclo e della cultura vintage, e della scenografa cinematografica Marion Seul, che nei pressi di Bonn hanno convertito un vecchio capannone industriale nel Base Camp Bonn Youth Hostel. Questo ostello fuori dal comune offre 120 posti letto, divisi in quindici roulotte da campeggio, due carrozze letto e quattro rimorchi Airstream americani e un paio di mitici pulmini Volkswagen e una Trabant. Ogni angolo, o meglio
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ogni piazzola, è a tema. Si può passare dallo stile Rockabilly, agli arredi in stile safari, fino al camper rosa shocking rinominato Drag Queen. Ogni “alloggio” ha il suo spazio esterno per rilassarsi o godere della compagnia degli altri campeggiatori. La particolarità di questo ampio magazzino-albergo è che è dotato di ogni comfort. C’è un’area barbecue, impianti sportivi e un camion-ristorante accanto al padiglione che prepara cibi caldi e bevande 24 ore su 24. Bando ai “dormitori turistici” per un restyling che apre le porte ai viaggiatori di tutte le età.
Per gli artisti, in realtà, il viaggio fisico è solo la prima parte di un percorso più ampio, una preparazione. Il vero viaggio, quello più ardito, lo fanno nel proprio studio elaborando e creando un’opera
Going Places? Le opere esposte parlano di viaggi vicini e lontani che condividono uno sguardo simile, curioso, indagatore, che si perde fino ai confini dell’immaginazione, ma che si sofferma anche sotto il proprio naso, dove si possono scoprire universi inaspettati. I viaggi di questi artisti e designer attraversano luoghi che si rivelano diversi da quello che sembrano, e che raccolgono e mantengono in sé la memoria di innumerevoli passaggi, di sogni e desideri che poi si sono spostati altrove. Le attese, le avventure e le scoperte nascondono anche il desiderio più o meno inconsapevole di scoprire qualcosa in più di sé. Spesso poi possono contenere il desiderio opposto di dimenticare se stessi, di perdersi in altri mondi fatti di immagini, odori, rumori differenti. E per tutto questo, non è necessario
andare poi così lontano. In che modo gli artisti contemporanei accolgono le nuove tecnologie? Gli artisti sono sempre i primi ad accogliere nuovi spunti per ampliare la gamma delle loro modalità di espressione. C’è un crescente interesse per il digitale e non mi riferisco naturalmente solo alla fotografia, ma alle infinite applicazioni che permettono di esprimere nuovi linguaggi espressivi. Allo stesso tempo sono molti gli artisti che, invece, mantengono e recuperano un legame con i mezzi più tra- » [ IN APERTURA, UNA BICICLETTA IN DISUSO RIELABORATA DALL’ARTISTA
FRANCESCO GRANDUCATO: DAL DEGRADO ALLA “METAMORFOSI” DELL’OGGETTO. IN QUESTA PAGINA, IN ALTO, ALCUNE ROULOTTE DEL BASE CAMP HOSTEL. A DESTRA, RAMI D’ALBERO TROVATI NEL CORSO DI ESPLORAZIONI BOSCHIVE VENGONO TRASFORMATI DA MARCO IANNICELLI IN LAMPADE A “LED”. ]
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STORIE DI VIAGGI E VIAGGIATORI
IROTAIGGAIV E IGGAIV ID EIROTS
[ IN QUESTE DUE PAGINE, NELLA PARTE ALTA, UNA CARRELLATA DI OPERE ESPOSTE NELLA MOSTRA
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“GOING PLACES”. A SINISTRA, IN BASSO, FRANCESCO GRANDUCATO POSA VICINO UNA SUA REALIZZAZIONE.
NELLA PAGINE SUCCESSIVA, IN BASSO, IL PROGETTO “STATION TO STATION” PROMOSSO DALL’ARTISTA DOUG AITKIN: UN TRENO IN VIAGGIO DA NEW YORK A SAN FRANCISCO CON DIECI FERMATE INTERMEDIE ED ALTRETTANTE PROPOSTE CULTURALI. ]
TORNANDO AL “BELLO”, SI RICONOSCE IL “BRUTTO” «È un artista polimaterico, Francesco Granducato, la cui ispirazione nasce dall’osservazione della realtà urbana e dal recupero di vecchie biciclette abbandonate. In questo modo al degrado dei rifiuti ha voluto opporre la metamorfosi dell’oggetto abbandonato»
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ttratto dalla sperimentazione, in particolare dall’utilizzo dei più diversi materiali come fonte continua di nuovi stimoli e idee, Francesco Granducato è in questi mesi tra i protagonisti di Going Places. L’artista siciliano ridona nuova dignità estetica
alle biciclette abbandonate agli angoli delle strade con un’alternarsi strutturale di materiali di recupero come scampoli di lana, cera di candele colorate, lattine di alluminio ritagliate a forma di farfalle, elastici colorati che generano e rigenerano. Come nasce l’idea di trasfor-
«Con il riciclo “artistico” delle bici ho voluto riportare l’attenzione sull’ambiente, scegliendo un oggetto che coniugasse ecologia e salute» 66 I
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mare in opere d’arte le biciclette in disuso? Ho sviluppato l’idea dall’osservazione della realtà che mi circonda: l’abitudine ormai consolidata in molte nostre città di abbandonare vecchie biciclette veri e propri scheletri di telai - attaccate a cancelli o a pali della luce. A questo degrado consuetudinario e che passa quasi inosservato, ho voluto porre vicino la metamorfosi artistica dello stesso. In tal modo la speranza è quella che riappropriandosi del “bello” si possa riconoscere il “brutto”. Utilizzando come oggetto di attrazione la bicicletta attraverso un riciclo artistico, ho voluto inoltre riportare l’attenzione sulle tematiche ecologiste e ambientaliste attraverso un mezzo che coniughi ecologia, risparmio e salute. Che cos’è la sperimentazio-
ne nell’arte? La sperimentazione artistica è una continua elaborazione di sensazioni che le nostre cellule assorbono dando micro risvegli alla nostra coscienza. L’uomo è nato per continuare ad elaborarsi è nella sua natura ed è per questo che è in continua trasformazione nel bene e nel male; non si può dire se era meglio l’uomo primitivo o quello di oggi, ma è la diversità che aiuta ad evolversi. In che cosa trovi la tua ispirazione? Fai conto di essere un maratoneta, stai correndo con i tuoi amici e a un certo punto capisci di poter andare più veloce, lasciandoti andare alla tua forza. Quando ti accorgi di aver staccato il gruppo e di essere solo, quella solitudine data dal tuo talento ti fa sentire smarri-
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dizionali. Lo si è notato anche all’ultima Biennale di Venezia, dove il ruolo del digitale e del video per esempio è stato molto più marginale rispetto alle edizioni precedenti a favore di un ritorno ai mezzi più tradizionali, che non impediscono l’espressione di linguaggi nuovi. È in crescita il numero di grandi hotel che mettono a disposizione i propri spazi per allestire mostre ed esposizioni. Come definirebbe l’esperienza culturale di chi vi si trova a passare per diletto, per lavoro o perché semplicemente risiede nelle vicinanze dell’albergo? L’hotel è il luogo di chi viaggia, di chi si muove per i motivi più diversi e che qui si ferma. È vero che sono sempre più gli hotel o comunque locali pubblici che ospitano opere d’arte e design, ma credo che quello che contraddistingue la nostra attività è quello di non scegliere dei pezzi solo per arredamento, ma di creare un vero e proprio percorso, frutto di una cura che parte da un tema declinato nelle sue varie sfumature e sviluppato su tutti i piani della struttura. Questa volta è un invito a una riflessione sul percorso che ogni viaggiatore compie, quello che lo ha portato qui, in questo hotel, in questa città, in un particolare giorno. Spesso ci si dimentica che anche il tragitto da casa al posto di lavoro o al panificio è un viaggio. Se ci si ferma un attimo, ci si accorge che la realtà è sempre e ovunque ricca di pieghe da aprire, di particolari da esplorare. Anche il breve viaggio fino al bar sotto casa può rivelarsi ricco di rivelazioni e suggestioni. Basta aprire i sensi.
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STATION STATION
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Station to Station è il progetto del celebrato artista multimediale Doug Aitkin di promuovere, attraverso un treno in viaggio da New York a San Francisco, le manifestazioni più all’avanguardia dell’arte underground contemporanea, attraverso happening, performance e installazioni site-specific e la creazione in itinere di una vera e propria piattaforma multidisciplinare. L’idea è stata realizzata grazie al contributo del noto brand Levi’s® che persegue l’obiettivo di raccogliere fondi, tramite il ricavato della vendita dei biglietti del progetto, per supportare la programmazione meno convenzionale di sette istituzioni museali americane come il Moma e il Carnegie Museum of Art o il Site di Santa Fe. Dieci le fermate intermedie, ad ognuna di esse la proposta comprende le esibizioni di personaggi del mondo dell’arte, della musica, della cucina, della letteratura e del cinema per una serie di interventi culturali ed eventi speciali in ciascun luogo. Dai cercatori d’oro ai nuovi pionieri dell’arte contemporanea.
to tanto da farti ricongiungere al gruppo, pur vivendo intimamente un sentimento di diversità che accresce la distanza dall’altro da te. La mia ispirazione la trovo nella mia solitudine in un percorso fatto di interrogativi, quasi aspettando che il mare si calmi e l’acqua diventi limpida, in attesa di vedere il fondo e di trovare un tesoro. Quali sono gli orizzonti che gli artisti contemporanei devono ancora esplorare? Citando Urs Fisher: «L’artista non crea, trasforma in bellezza le cose affinché gli uomini possano vederle». L’artista deve essere un esploratore, deve andare in avanscoperta cercando nuove frontiere, nuove terre per costruire o per seminare; l’artista non deve mai smettere di cercare la bellezza sotto ogni sua forma. GENNAIO 2014
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TEMPO LIBERO
[ CURIOSITÀ DI
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NEL 2012 LO STORICO SORPASSO
CARLO PENGUIN ]
IL VECCHIO CONTINENTE HA SCELTO LE DUE RUOTE
«Per la prima volta in Europa il numero di vendita delle biciclette ha superato quello delle auto. Un trend che si è verificato anche nel nostro Paese»
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a dove vai bellezza in bicicletta,/così di fretta pedalando con ardor?/Le gambe snelle tornite e belle/m’hanno già messo la passione dentro al cuor!»... Ricordate? Delia Scala e Silvana Pampanini erano due giovani e belle ragazze in cerca di una vita di successi sul palcoscenico, e il loro sogno lo rincorrevano pedalando. Bellezze in bicicletta, con l’omonima canzone, fu una delle icone degli anni Cinquanta, simbolo di un’Italia che stava uscendo dalle macerie della guerra e affrontava la ricostruzione. Allora il mezzo di locomozione più utilizzato, per chi se lo poteva permettere, era la bicicletta, poi soppiantata dalla motocicletta e dall’utili-
taria. Oggi, dopo anni di motori ruggenti e velocità, è iniziata un’inversione di tendenza, con le statistiche che ci dicono di un’Europa tornata sulle due ruote. Per la prima volta, infatti, nel 2012, l’acquisto delle biciclette ha superato quello delle automobili. E non soltanto nei
Paesi più tradizionalmente amanti della bici come l’Olanda e la Danimarca, ma anche in quelli del Sud, come l’Italia e la Spagna. Gli unici che hanno “resistito” sono sono stati il Belgio e il Lussemburgo. Qui da noi la vendita delle bici è stata di 1,6 milioni, mentre quella delle auto si è atte-
stata su 1,4 milioni. In Gran Bretagna, invece, il numero delle bici acquistate è stato di 3,5 milioni e quello delle auto 2 milioni, mentre in Germania sono state quasi 4 milioni le bici, a fronte di 3 milioni di auto. Crisi economica o crescita di una coscienza ecologica?
In Grecia
Sorpresa Lituania
Regina d’Europa
Nel nostro Paese
nel 2012 sono state vendute 58mila auto e 320mila biciclette. Oltre il quintuplo. Nella classifica dei 27 Paesi la Grecia si classifica al sedicesimo posto.
Pur attestandosi al ventesimo posto nella classifica europea, nel 2012 presenta una vendita delle due ruote superiore di dieci volte a quella delle automobili.
Prima in classifica è la Germania, con 3,9 milioni di bici acquistate. Il territorio tedesco è anche quello con il maggior numero di piste ciclabili: 35mila chilometri.
ci sono 3.200 chilometri di piste ciclabili e 440 bici ogni mille abitanti. In Olanda ci sono 1.010 biciclette ogni mille persone; in Danimarca 980 e in Germania 900.
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STAR BENE
LA CAPACITÀ DI NON ARRENDERSI MICHAEL J. FOX
DI GIOVANNI ORSO
UN FUTURO DI SPERANZA «La Fox Trial Finder è una piattaforma on line in grado di mettere direttamente in contatto ricercatori e pazienti affetti dal Morbo di Parkinson, per poter accelerare la scoperta di nuove cure»
«
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on sono le sfide a parlare di noi. Lo fanno le nostre azioni». Scrive così l’attore Michael J. Fox nel sito della Fondazione che ha creato per combattere il Morbo di Parkinson. Sì, perché Michael è stato colpito da questa malattia quando aveva trent’anni e da allora non si è mai arreso, ma ha sempre lottato per raccogliere fondi che potessero aiutare la ricerca scientifica. Questa volta, però, è andato oltre. Non ha semplicemente indetto una raccolta fondi, come solitamente si
fa per dare un impulso in più al settore, ma ha creato una piattaforma on line sul sito della Michael J. Fox Foundation, in modo da mettere in contatto i pazienti affetti dal Parkinson direttamente con i gruppi di ricerca del settore. La Fox Trial Finder, così si chiama la piattaforma, è attiva dal 2012 in molti Paesi - Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, Australia e Canada - ed ha già trovato 26mila volontari disposti ad entrare nei progetti di ricerca per accelerare la scoperta di
nuove cure. La piattaforma è ora disponibile anche in Italia, attraverso la Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson, cosicché anche i pazienti italiani, se lo desiderano, potranno entrare in contatto direttamente con il settore scientifico. L’obiettivo della Fox Trial Finder è quello di raccogliere nel più breve tempo possibile almeno 30mila pazienti che, su base volontaria, partecipino alle sperimentazioni per accelerare la scoperta di nuove cure. Per partecipare è sufficiente compilare il modulo on line con le informazioni personali e cliniche. Si entrerà a far parte di un data base e ricontattati. Per saperne di più: www.foxtrialfinder.org
In Italia
Quando insorge
sono 250mila le persone affette dal Morbo di Parkinson. Sono invece 4,1 milioni nel mondo.
L’età media dei pazienti è di 58-60 anni. Sopra i 60, il Parkinson colpisce l’1-2% della popolazione.
È l’attore canadese, naturalizzato americano, che tutti ricordiamo per essere stato il protagonista della trilogia Ritorno al futuro. Nel culmine della sua carriera ha scoperto di avere il Morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa che colpisce le aree profonde del cervello, ma di cui attualmente non si conoscono le cause. Michael - che ha dato vita ad una Fondazione e, ora, alla piattaforma Trial Finder, della quale fanno parte 380 studi clinici, di cui 65 in Europa - non ha cessato di lavorare davanti alla macchina da presa. Recentemente ha ricevuto la nomination ai Golden Globe 2014 come miglior attore per la sua interpretazione nella serie televisiva Michael J. Fox Show nella quale veste i panni del protagonista, Mike Henry, un conduttore televisivo affetto dal Morbo di Parkinson, tornato al lavoro dopo un’assenza dovuta alla sua malattia. [ SOPRA, L’ATTORE AFFETTO DA PARKINSON, MICHAEL J. FOX. ] GENNAIO 2014
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[ PREVENZIONE DI
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QUEL FASTIDIOSO CHILO IN PIÙ
GIOVANNA VECCHIOTTI ]
TUTTI A DIETA! DA LUNEDÌ...
«Spesso - soprattutto dopo i peccati di gola natalizi - dinanzi a impietose bilance e conseguenti sensi di colpa, ci si ritrova a fare solenni promesse, fermamente intenzionati a perdere peso anche a costo di duri digiuni. Vietate le diete drastiche, basta seguire semplici regole: tornare ad un normale regime alimentare, bere molta acqua e fare un po’ di attività fisica»
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n detto popolare recita: “Epifania, tutte le feste porta via”. E con esse riunioni di famiglia, veglioni, addobbi, regali sotto l’albero e cenoni. Ma calato il sipario sul Natale e dintorni, spesso restano a farci compagnia panettoni, pandori, torroni e dolci tipici regionali, che ostinatamente compaiono sulla tavola quasi a prolungare festeggiamenti che non si vogliono dimenticare. Una fetta di panettone di qua, un pezzetto di torrone di là, si continua a mangiucchiare finché non ci si decide di salire sulla bilancia. È proprio allora, però, che scatta l’allerta “chili di troppo” mescolata ad un acuto senso di colpa per quell’ago troppo spostato in avanti. Che fare? Come tornare al peso forma che si aveva prima della fatidica data del 24 dicembre? Lo abbiamo chiesto al dottor Federico Mordenti, medico nutrizionista. Dottor Mordenti, dopo la Befana si torna a salire sulla bilancia. Ma qualche pasto abbondante durante le festività natalizie, può avere dei reali effetti sull’aumento di peso? In effetti molto meno rispetto a quanto si creda. Esiste una sorta di leggenda metropolitana secondo la quale durante le fe-
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stività natalizie si aumenterebbe, in media, di 2-3 chili. In realtà, gli studi condotti negli ultimi 10 anni, ci dicono che più o meno
l’incremento medio è tra il mezzo chilo e il chilo nell’arco di tutto il periodo. È ovvio che più questi pasti abbondanti si sus-
seguono l’uno all’altro, maggiore è l’incremento che si può effettivamente attuare. Non è detto, però, che un aumento
The e tisane
Come pesarsi
Frutta e verdura
sono piacevoli alternative alla semplice acqua che, secondo le linee guida, dovrebbe essere consumata nella misura di 2 litri al giorno.
Per comprendere meglio gli effetti dell’alimentazione sul peso, è bene preferire il controllo settimanale a quello giornaliero, troppo soggetto a fluttuazioni.
sono da privilegiare, insieme ai carboidrati complessi: tutti apportano le fibre necessarie ad eliminare le scorie dall’organismo. Consentito anche l’olio, ma con misura.
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di peso non corrisponda ad un effettivo aumento di chili di grasso, ma piuttosto ad una crescita del glicogeno, del sodio corporeo e quindi dell’acqua ritenuta. È vero che può anche capitare che dopo il 24, 25, 26 dicembre si pesi un chilo e mezzo di più, ma basta tornare ad un’alimentazione regolare, che questo chilo e mezzo diventa 800-500 grammi. E poi ci vuole poco affinché il fisico si riorganizzi ed elimini la ritenzione di liquidi. Gli studi ci dicono, però, anche un’altra cosa: che se non si interviene subito dopo le feste per ripristinare il proprio peso forma, ciò che è stato accumulato si va a strutturare e diventa quel famoso chilo all’anno che si inizia a prendere dopo una certa età. Molti, dopo il 6 gennaio, iniziano una dieta drastica, fatta soprattutto di digiuno o prevalentemente di frutta e verdura. È corretto? Non è corretto in generale, e sicuramente non è corretto se si è un po’ avanti negli anni, considerando soprattutto che in questa fase della vita si tende a perdere massa muscolare che difficilmente potrà essere ristrutturata. In età più avanzata, invece, è il caso di privilegiare la giusta quota proteica e il carboidrato complesso, che non deve essere eliminato a favore della frutta. Per tornare al proprio peso è già sufficiente escludere dai pasti grassi, fritti e dol-
ci fin dai giorni successivi alle festività; se, invece, c’è stato un effettivo incremento che supera il chilo e mezzo-due chili, quello che si può fare è dimezzare la porzione di carboidrati (ovvero pane, pasta, riso, cous cous, orzo, farro, ma anche legumi e patate), senza eliminarli completamente. Quindi: seguire un’alimentazione equilibrata con un’attenzione particolare ai carboidrati e all’olio, mantenendo gli altri nutrienti nella stessa distribuzione. Ci sono dei cibi da privilegiare per rimettersi in forma? Sì. Direi sicuramente la verdura, la frutta ma nelle giuste porzioni, e i carboidrati complessi. Tutti apportano fibre e queste agevolano anche l’eliminazione delle scorie del sovraccarico natalizio. Come devono essere condite le verdure? L’olio, dal punto di vista calorico, è prevalente rispetto ad ogni altro nutriente. Ha 9 kcal per grammo, quindi è molto calorico; per questo motivo bisogna limitare il suo apporto utilizzando cotture semplici. Se lo si desidera, si può fare anche un leggero ripasso delle verdure in padella: basta utilizzare piccole quantità di olio aiutando la cottura con dell’acqua. In alternativa, si fa un condimento all’agro, classico. E a cena, come ci si deve regolare? Il problema spesso è serale. Nel-
la nostra società con un grande impegno durante la giornata, la sera c’è l’abitudine al cibo come conforto e come gratificazione. Ma c’è anche una giusta fase di rilassamento. La sera quindi è importante tornare ad un’alimentazione regolare, senza escludere nulla in assoluto, tendendo di più a un secondo e un contorno con un pochino di pane, o ad una minestrina o ad un minestrone con secondo e contorno. Se c’è voglia, si può prendere un piccolo cioccolatino per gratificarsi nel dopo cena. Molti medici raccomandano di bere abbondantemente (23 litri d’acqua al giorno), altri invece sostengono che bisogna bere solo quando se ne sente la necessità. Lei cosa suggerisce? Beh, diciamo che le linee guida concordano sul bere più o meno un paio di litri d’acqua al giorno. È evidente che nel momento in cui si mangia molto condito, quindi con più sale, e molto dolce, quindi con più zuccheri, si avrà più sete. In questo caso è necessario bere di più, così da eliminare prontamente i soluti che vanno nelle
urine. È anche consigliabile bere durante il pasto, in modo tale da aumentare un po’ il volume dell’alimento che si sta assumendo e, quindi, raggiungere prima la sazietà. In quest’ottica ci aiutiamo anche per raggiungere un altro obiettivo. Alcuni dicono anche di bere prima dei pasti. Lo si può fare. Prima e durante, ma anche tra un boccone e l’altro; questo aumenta il volume del bolo assunto e, sicuramente, la sazietà arriva prima. Chi, però, non ha una grandissima digestione, ha problemi di pirosi gastrica o di scarsa motilità gastrica, è il caso che moderi l’assunzione dell’acqua prima del pasto, altrimenti diluirebbe i succhi gastrici rendendo ancora più pigra la digestione. The e tisane sono consigliate? Non ci sono controindicazioni particolari. Sicuramente il the, con moderazione se non è deteinato, un po’ nell’ottica del caffè: due-tre al giorno possono essere adatti, evitando le ore serali. Le tisane assolutamente ben consigliate, facendo però attenzione a quanto vengono zuccherate. Queste bevan- »
«L’aumento di peso spesso non corrisponde ad un effettivo aumento di grasso. A volte dipende dalla ritenzione idrica dovuta all’eccessivo apporto di zuccheri e sodio»
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STAR BENE
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Bere
Da studi
Frutta secca
acqua durante i pasti aumenta il volume dell’alimento che si sta assumendo. In tal modo, il senso di sazietà viene raggiunto più velocemente.
condotti negli ultimi dieci anni è emerso che, durante le festività natalizie, l’incremento medio di peso è pari a circa mezzo chilo, un chilo.
Per quanto calorica è un alimento decisamente salutare. È consigliabile consumarla lontano dai pasti, magari come spuntino pomeridiano.
de ci permettono di ottenere i famosi 2 litri di acqua al giorno che d’inverno sono molto difficili da raggiungere specialmente quando non c’è una grande attività fisica, un dispendio energetico e una grande sudorazione. Stesso discorso per succhi di frutta e spremute? Al mattino una bella spremuta può aiutare, soprattutto quando le arance sono fresche e quindi i livelli di vitamina C sono alti. I succhi di frutta, invece, sono un po’ da evitare: primo, perché sono tendenzialmente addizionati con zuccheri e di solito hanno solo un 50% di polpa di frutta effettiva; secondo, perché essendo zuccheri molto semplici, vanno ad incrementare non solo le calorie assunte, ma anche la glicemia. Quindi, particolare attenzione ai succhi di frutta: non saziano e aumentano molto la glicemia. Questa fase di attenzione quanto dovrebbe durare?
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ti particolarmente ipercalorici Tendenzialmente, se si seguocome gli alcolici, i fritti e i dolno queste indicazioni, nell’arci debbano essere assunti con co di un paio di settimane il chimoderazione. Anche perché il lo-chilo e mezzo viene ad esserischio diabetore smaltito. logico si va ad Una cosa «Naturalmente incrementare. molto imuna buona C’è poi una coportante da attività fisica sa che andrebdire, però, è aiuta a smaltire be tenuta sotche se agli gli eventuali chili to controllo: eccessi delin eccesso. terminate le fele festività si Ma non servono stività natalizie, associa una estenuanti esercizi, solitamente buona attibasta un’ora panettoni, torvità fisica, di camminata roni, frutta secl’aumento tre-quattro volte ca e altro condi peso è a settimana» tinuano ad minore così “aggirarsi” sulcome è fala tavola. Ecco: prestare attencilitato lo smaltimento suczione agli “avanzi” può facessivo. Non servono grandi fare la differenza. La frutta secca, tiche, è sufficiente una passegper esempio, che è uno dei clasgiata di un’ora, per tre o quatsici del Natale, è un alimento tro volte a settimana. ottimo, che addirittura ha deCi sono altre raccomandagli effetti ipolipidimizzanti; zioni da fare in relazione avendo un contributo caloriall’età? co estremamente alto, deve È importante sottolineare che però essere utilizzata con una più si va avanti con gli anni e certa parsimonia. È utile insepiù diminuisce il dispendio enerrire questi alimenti nel mogetico; ne consegue che prodot-
mento dello spuntino o utilizzarli in associazione ad una normale alimentazione, senza viverli come aggiunte, né demonizzandoli. Invece del solito spuntino, per esempio, si possono mangiare dieci mandorle: è benefico e non succede nulla. Queste raccomandazioni valgono sia per gli uomini che per le donne? Sicuramente sì. Solitamente gli uomini prendono più peso rispetto alle donne, ma allo stesso modo sono un po’ più veloci a smaltire successivamente. Quante volte bisognerebbe pesarsi? La pesata settimanale ritengo possa aiutare molto a capire cosa succede. Pesarsi giornalmente con grande fluttuazione dell’introito calorico confonde molto, è destabilizzante. Invece, con una pesata settimanale che ha una sua storia, una costanza, è più facile capire cosa sta accadendo e porvi rimedio.
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[ DI ILARIA ROMANO ]
BIODANZA: VIAGGIO
ALLA SCOPERTA DELL’ANIMA «Teorizzata intorno alla metà degli Anni ’60 dallo psicologo e antropologo cileno Rolando Toro, conta oggi sessanta scuole in tutto il mondo e, in Italia, almeno un centro per ogni regione. Lo scopo? Ritrovare se stessi e, naturalmente i propri ritmi» NEL 2012 UN CONGRESSO IN LETTONIA
ita frenetica, in continua accelerazione, giornate da dividere fra il lavoro, la cura dei figli e poi dei nipoti, della casa: ogni giorno si affrontano stress e ansie legate alla paura di non riuscire a fare tutto, di non essere in grado di fronteggiare crisi economiche e di valori, di non essere all’altezza di quello che la società ci chiede. Una vita “di corsa” che spesso rischia di farci sacrificare sensibilità, creatività e affettività. Dalla riflessione sul potenziale che ognuno ha, spesso inespresso, è nata una nuova metodologia del benessere, fisico ma soprattutto mentale, che si chiama Biodanza. L’ideatore di questo sistema è stato Rolando Toro, uno psicologo e antropologo cileno che dagli anni Sessanta ha cominciato ad approfondire lo studio delle espressioni
dell’inconscio attraverso il corpo e il rapporto con gli altri. Oggi esistono 60 scuole di Biodanza in tutto il mondo e in Italia c’è almeno un centro per ogni regione. Il termine nasce proprio per definire una disciplina inedita che va oltre la danza, intesa come arte e coreografia, e integra il movimento corporeo al ritmo della musica con l’espressione delle emozioni e del proprio stato interiore. Una sessione tipo di Biodanza è un viaggio alla scoperta di se stessi e delle potenzialità che si hanno. In relazione con gli altri. Non è semplice attività fisica, come si capisce da subito, perché l’esperienza comincia sorseggiando una tisana e raccontando al gruppo come si è vissuta la settimana precedente; si cerca poi di fissare nuovi obiettivi (raggiungibili) per quelle future. Nella sede dell’Accademia Olistica Isirah di Lecce, uno dei centri italiani dove si pratica questa disciplina,
SCIENZA & BIODANZA: RISULTATI POSITIVI
Nel 2010 la Scuola di Specializzazione in Psicologia della salute dell’Università “La Sapienza“ di Roma ha condotto una ricerca sulla Biodanza e i suoi effetti. Il campione di 235 persone considerato è stato suddiviso in tre gruppi: uno sperimentale che praticava la Biodanza, uno sedentario e un terzo che si dedicava ad altre attività fisiche. Tutti sono stati monitorati per circa un anno attraverso la somministrazione di questionari con domande relative allo stato di benessere psicologico. I risultati, non ancora ufficialmente pubblicati, sem-
brano mettere in luce effetti positivi nei soggetti che praticano la Biodanza in termini di autoaccettazione, controllo ambientale ed autonomia. Gli effetti terapeutici della biodanza e le sue applicazioni in ambito sociosanitario sono invece stati oggetto della conferenza internazionale di Riga, in Lettonia, nel marzo 2012. In particolare sono stati presentati studi relativi ad applicazioni con malati di Alzheimer e Parkinson, con pazienti psichiatrici, disabili, malati di cancro, cardiopatici. Per approfondire: www.biodanzaitalia.it
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ATTUALITÀ
tutti
«La biodanza può essere consigliata ad ogni soggetto. Ci sono persino programmi studiati appositamente per chi è affetto dal morbo di Parkinson»
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ATTUALITÀ
«Non può essere praticata in modo individuale ma sempre in coppia o in gruppo, lavorando sulle cosiddette cinque aree esistenziali» [ SOTTO, ESISTE PERSINO UNA VARIANTE “ACQUATICA” DELLA BIODANZA: IMMERSO NELL’ACQUA, IL CORPO REGREDISCE QUASI AD UNO STATO INTRAUTERINO.
si respira un’aria familiare e accogliente. La prima fase di esercizi è da svolgere in gruppo. Si cammina, si corre, ci si muove per la sala riappropriandosi simbolicamente dello spazio. Poi ci si confronta con gli altri, sempre a ritmo di musica. Si lavora in coppia o tutti insieme, concentrandosi sulla respirazione, sull’equilibrio e sul grado di interattività che si riesce a raggiungere con gli altri membri del gruppo. In costante confronto con gli altri. «Lo scopo è proprio quello di ritrovare se stessi, i propri ritmi e imparare a vivere con intensità le esperienze della nostra vita», racconta Roberto Mannarini, già fisioterapista psicosomatico, che dodici anni fa ha scoperto la Biodanza e che dal 2007 è insegnante titolare. Come è nato il tuo incontro con la Biodanza? Nell’estate del 2001 durante un trattamento fisioterapico ho incontrato una persona che non vedevo dai tempi dell’adolescenza. È stata lei a parlarmene per
«Intraprendere un percorso di questo tipo significa darsi nuove possibilità, riacquistare autostima e consapevolezza di sé» 74 I
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la prima volta, e soprattutto ad invitarmi ad uno stage che si teneva presso la scuola di formazione di Napoli. Era un periodo della vita particolarmente difficile, e avevo bisogno di cambiare rotta. Quell’esperienza è stata davvero intensa e formativa, e da allora è cominciato il mio percorso: ho continuato a frequentare gli stage finché, nel 2003, mi sono iscritto al corso di formazione per insegnanti. Quali sono i principi cardine della Biodanza? È una disciplina che si basa sulla poetica dell’incontro umano. Se pensiamo all’esperienza di Rolando Toro, si tratta di qualcosa di davvero rivoluzionario: lui per primo è stato in grado di capire, nonostante avesse vissuto la Secon-
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da Guerra Mondiale e poi il colpo di Stato e la dittatura di Pinochet in Cile, che nell’uomo doveva esserci dell’altro, oltre all’egoismo che aveva portato i totalitarismi dei suoi anni. Così ha cominciato a sperimentare, prima negli ospedali psichiatrici e ha visto che l’incontro fra individualità umane, musica e possibilità di movimento, portavano fuori una sensibilità del tutto nuova nelle persone. Seguendo il suo esempio, oggi in Biodanza lavoriamo su cinque aree cosiddette esistenziali che compongono il nostro potenziale genetico e che si sviluppano nella prima infanzia: la vitalità, legata alle prime esperienze di movimento; la sessualità, legata al tipo di contatto fisico ricevuto; la creatività che dipen-
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de dalla libertà avuta nell’esplorare il mondo; l’affettività che deriva dal senso di sicurezza e di nutrimento che ci è stato trasmesso; infine, la trascendenza che dipende dall’aver provato o meno sensazioni di armonia e partecipazione all’ambiente che ci circonda. Come interagiscono fra loro queste “aree” e come compongono la nostra identità? Si tratta di svilupparle dove siano rimaste anche solo parzialmente inespresse, e soprattutto di integrarle e armonizzarle fra loro. Ad esempio, accade che tanti abbiano un contatto con la trascendenza, ma poi abbiano difficoltà a relazionarsi nella sfera affettiva. Come funziona il percorso di Biodanza? Premesso che la Biodanza non esiste senza il gruppo, perché non si può praticare individualmente, articola ogni sessione in una serie di esercizi diversi: alcuni si eseguono da soli, altri in coppia o con tutto il gruppo. E hanno tutti lo scopo di sensibilizzare ed esprimere i potenziali genetici delle cinque aree di cui parliamo, cercando di integrarle. La maggior parte di questi esercizi si esegue con la musica, ma capita anche di utilizzare il canto o di eseguirne alcuni in silenzio. Anche la sequenza di esecuzione ha uno scopo ben preciso: aumentare la resistenza allo stress e stimolare le funzioni neurovegetative. Ovviamente il percorso è una continua crescita, e per cominciare a “vedere” un cambiamento e un be-
neficio reale occorre almeno un periodo di sei/nove mesi. È consigliabile a tutti? Certamente. Intanto non richiede particolari doti atletiche legate alla danza comunemente intesa. Poi è naturale che ci siano percorsi specifici a seconda dei gruppi che la praticano, se si tratta di bambini, adolescenti, persone adulte e anziane. Esistono anche dei programmi studiati appositamente per soggetti affetti da Parkinson, per esempio. Ci sono storie “positive” che ti sono rimaste più impresse fra le persone che hanno intrapreso il percorso di Biodanza e che hai seguito da vicino? Di storie ce ne sarebbero tantissime, ma quelle che mi hanno dato più soddisfazione riguardano i tanti casi di donne che vivevano delle relazioni cosiddette “tossiche” e che grazie alla Biodanza hanno ripreso consapevolezza di sé, autostima, femminilità e sono riuscite a dare una svolta alla loro esistenza, chiudendo situazioni dannose e pericolose. È questo il risultato più bello: pensare che con questa metodologia si possa aiutare qualcuno a darsi nuove opportunità di crescita, a riscoprire parti del proprio sé che aveva accantonato e che, in caso di problemi più gravi, la presa di coscienza possa sbloccare piccoli e grandi problemi della vita quotidiana, facendoci riscoprire una dimensione più a misura d’uomo di noi stessi e del nostro rapporto con gli altri.
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ALESSANDRO MASCIA ]
STAR BENE
[ PREVENZIONE DI
SCOLIOSI:
leggende e verità «Atteggiamento scoliotico e scoliosi sono due situazioni patologiche diverse: la prima è facilmente correggibile, la seconda crea un’inclinazione e rotazione stabile delle vertebre»
La RPG, o Rieducazione Posturale Globale, permette di riequilibrare il sistema muscolo-scheletrico.
Forma ad “S” Così si presenta la colonna negli scoliotici: una spalla più alta da un lato e il bacino più alto dall’altro.
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na spalla più alta, l’orlo dei pantaloni o delle gonne non simmetrico, una scapola più sporgente dell’altra, un leggero gibbo all’altezza del dorso. Può capitare di vedere una di queste condizioni nei nostri figli o nipoti e di domandarci se hanno una scoliosi o, comunque, un disturbo di accrescimento della colonna o del sistema scheletrico in generale. La scoliosi è una alterazione stabile della colonna (dismorfismo) caratterizzata dall’inclinazione e rotazione delle vertebre. Più la scoliosi è grave, più le vertebre saranno ruotate ed inclinate. Si differenzia dall’atteggiamento scoliotico in quanto quest’ultimo è correggibile e le vertebre non presentano una componente di rotazione. Nella scoliosi la colonna vertebrale ha normalmente una forma ad “S”, per cui il soggetto si presenta con una spalla più alta da un lato ed il bacino più alto dal lato opposto. Attenzione, però, in quanto questa condizione si evidenzia anche nello schema posturale fisiologico che tutti abbiamo quando siamo in piedi con il carico su una
gamba mentre l’altra è in condizione di riposo (schema di Delenois). La differenza è che lo schema fisiologico è un atteggiamento, mentre la scoliosi non si modifica cambiando posizione. Le più frequenti sono composte da tre curve nella colonna vertebrale, ma possono essere anche formate da due o, nei peggiori casi, da quattro curve. Le cause possono essere ad esempio un piede piatto, il ginocchio valgo, una vertebra a cuneo (congenita), il torcicollo miogeno, la frattura della clavicola alla nascita. Ma una scoliosi può essere anche causata dall’alterazione dello sviluppo dei visceri, oppure dallo strabismo o dall’ipoacusia (una minore capacità uditiva di uno o di entrambe le orecchie). I motivi di insorgenza della scoliosi possono essere precedenti o successivi alla nascita, ma ce ne sono alcuni legati proprio al momento del parto: come una possibile frattura della clavicola, oppure una lesione da stiramento dell’insieme dei nervi del braccio (plesso brachiale), oppure in letteratura sono presenti anche dati
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Per le scoliosi con un’inclinazione delle vertebre di 30 gradi e oltre, possono essere impiegati corsetti correttivi. Vanno indossati per un numero di ore giornaliere proporzionali alla complessità del problema
riferiti a bambini affetti da scoliosi nati con l’ausilio del forcipe (potrebbe determinare uno sviluppo asimmetrico del cranio e, quindi, della colonna vertebrale). Nel caso in cui la scoliosi abbia un’origine prenatale, questa può essere rappresentata da una patologia chiamata “torcicollo miogeno” dove alcuni muscoli del collo, essendo in contrazione costante, costringono la testa ad essere sempre inclinata e ruotata. Esistono, inoltre, degli studi di embriologia in cui è evidenziato che uno dei meccanismi di instaurazione di molte scoliosi dipende dal non corretto accrescimento delle strutture (foglietti) che sostengono gli organi interni, determinando una tensione asimmetrica sulla colonna e costringendola così ad un adattamento di inclinazione e rotazione. Ma possono essere cause prenatali della scoliosi anche una vertebra non formata correttamente (ad esempio, una vertebra con deformazione a cuneo)
oppure un deficit dell’udito o della vista, per cui il bambino è costretto ad assumere delle posizioni di adattamento asimmetrico per poter compensare il disturbo. Un elemento importante è anche la familiarità, per cui se uno dei genitori ha una scoliosi, anche i figli potrebbero averla e, in questo caso, è utile prevedere dei controlli periodici per verificare il corretto accrescimento del sistema muscoloscheletrico. Tra le cause successive al momento della nascita si annoverano anche un piede piatto, una minore o maggiore lunghezza delle ossa delle gambe (ipometria o ipermetria), la frattura di un osso o un intervento chirurgico (per la tensione determinata dalle aderenze della cicatrice) durante l’età dell’accrescimento (0-18 anni). Questi sono tutti fattori che determinano uno squilibrio degli appoggi e dei carichi tale da modificare la corretta postura della colonna. Dato che la scoliosi è una alterazione morfologica dovuta all’ac-
corciamento dei muscoli profondi della colonna vertebrale, il trattamento per eccellenza è la Rieducazione Posturale Globale (RPG). Questa metodica prevede il riequilibrio della colonna vertebrale e, più in generale, di tutto sistema muscolare e scheletrico del corpo attraverso delle posture di allungamento. Il primo obiettivo del trattamento è evitare il progressivo peggioramento delle curve della colonna. Gli obiettivi successivi auspicabili sono quelli di correggere il più possibile l’angolo di inclinazione e rotazione delle vertebre, rendendo tale miglioramento stabile nel tempo. Durante la crescita del bambino ci sono delle fasi che evidenziano un picco di sviluppo più veloce in cui il rischio di peggioramento della scoliosi è maggiore. Questi momenti di accelerazione della crescita dell’apparato muscolo-scheletrico sono mediamente intorno ai 13 anni per le femmine e verso i 15 anni per i maschi. Sono mo-
menti riconoscibili in quanto la velocità di crescita raggiunge in queste fasi il centimetro al mese. Più è precoce l’insorgenza della scoliosi, più sarà infausta l’evoluzione della patologia, in quanto la colonna deve ancora crescere molto e può, di conseguenza, peggiorare notevolmente. Al contrario, una scoliosi che inizia tardivamente avrà un rischio evolutivo minore. Per le scoliosi di circa 30 gradi e oltre di inclinazione, il protocollo di trattamento prevede anche i corsetti correttivi. A seconda della gravità della scoliosi, andranno indossati per un numero di ore proporzionale. Attenzione, però: il corsetto fornisce un’azione meccanica correttiva di tipo passivo, mentre la vera correzione morfologica di allungamento, riequilibrio ed informazione di posizione è determinata dal trattamento di rieducazione posturale individuale. I gruppi di ginnastica per la correzione delle scoliosi non sono adeguati, in quanto ogni scoliosi è diversa dalle altre e non è possibile standardizzare dei trattamenti generali efficaci. Più l’intervento riabilitativo ed ortesico è precoce, maggiori saranno le possibilità di contenerne l’evoluzione. Si può iniziare a partire dai 5-6 anni, quando cioè il bambino è in grado di seguire e controllare gli esercizi con attenzione. La frequenza dei trattamenti deve essere intensificata nei periodi dei picchi di sviluppo e può invece essere rallentata quando ormai la crescita in altezza del bambinoadolescente è stabilizzata. Un falso credo da smentire è che il nuoto (come anche qualsiasi altro sport) sia utile per correggere le alterazioni morfologiche della colonna come la scoliosi, ma anche il dorso curvo e il dorso piatto. Queste patologie sono sempre adattamenti da accorciamento e rigidità muscolare. Lo sport è un’attività di rinforzo muscolare, per cui le scoliosi non possono che peggiorare se non sono controbilanciate da esercizi di allungamento e riequilibrio. Lo sport deve essere concordato con l’équipe medica di riferimento e non deve prevalere sul trattamento riabilitativo. GENNAIO 2014
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le Cipolle
SAPORI & COLORI CUCINA VEGETARIANA
Molto utilizzata nella nostra cucina, a cominciare dai soffritti, fanno parte di quegli ortaggi ricchissimi di sostanze anticancerogene, capaci di intervenire anche sul livello di colesterolo.
Bianche, DI M ARINA CEPEDA FUENTES
SALUTARI E SAPORITE
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n un suo breve saggio, intitolato Perché sono vegetariana, Margherita Hack, la grande astrofisica fiorentina, scomparsa lo scorso giugno a 91 anni, scriveva: «Si chiamano vegetariani coloro che non mangiano esseri viventi, quindi né carne né pesce. Per molti vegetariani il diventarlo è stato un atto di volontà, per ragioni etiche - non uccidere animali - e anche salutiste: la carne infatti è sempre un pezzo di cadavere... Io invece non ho nessun merito, perché sono vegetariana dalla nascita: quando sono nata, nel lontano 1922, i miei genitori erano già vegetariani». Racconta, poi, di come l’alimentazione senza le carni di animali le abbia dato sempre una grande energia, non solo per diventare la scienziata che tutti conoscono, ma anche in gioventù un’atleta a livello agonistico, arrivando a vincere diversi campionati nazionali di salto in alto e in lungo. Nelle circa 90 pagine del libro, la Hack dedica un capitoletto
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Ingredienti Per ogni chilo di cipolle bianche 650 gr circa di pomodori maturi olio extravergine d’oliva zucchero sale pepe nero
20 minuti circa + 1 ora di cottura
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150 Kcal circa ogni 100 gr Un rosso secco e corposo come la Barbera dei Colli Bolognesi
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ai “grandi vegetariani del passato”, come i filosofi greci Pitagora, Plutarco, Porfirio di Tiro e Plotino. Anche Lucio Anneo Seneca, il pensatore, poeta e politico nato nella Spagna romana del I secolo a.C., criticava non solo chi si nutriva di animali, ma anche chi li cacciava o pescava. Aldilà delle ragioni etiche, è stato dimostrato che un’alimentazione prevalentemente vegetariana aiuta a prevenire i tumori e molte altre malattie, specie d’origine cardiocircolatoria. Vegetariano convinto è anche l’oncologo Umberto Veronesi, la cui dieta anticancro consiglia niente carne, ma frutta e verdura a volontà. Recenti studi hanno constatato che i diversi colori di frutta e ortaggi contribuiscono alla diversa composizione dei vari prodotti: i loro pigmenti colorati sono in realtà sostanze preziose, quali antocianine, carotenoidi, flavonoidi o clorofilla, che possono diventare un tetto protettivo contro il rischio delle malattie e i danni da radicali liberi, inquinamento o esaurimento. I cosiddetti “colori della salute”
dei vegetali sono stati raggruppati in cinque fondamentali: bianco, verde, rosso, giallo-arancione e viola-nero. Cominciamo dal bianco, un non-colore che può sembrare neutro, senza particolari proprietà. Gli ortaggi di questo gruppo (finocchio, cavolfiore, aglio, cipolla, porro, rafano, rapa, sedano-rapa e asparagi bianchi) sono tra i più ricchi di so-
«Le cipolle contengono glucidi, lipidi, protidi, sali minerali, numerosi oligo-elementi, zolfo, vitamine e flavonoidi» stanze anticancerogene e più attive nella riduzione del rischio cardiovascolare riuscendo ad intervenire anche sui livelli del colesterolo. Prendiamo la cipolla, fra gli ortaggi più utilizzati in cucina: contiene glucidi, lipidi, protidi, sali minerali, numerosi oligo-elementi, zolfo, le vitamine A, B1, C2, PP, B5, E, C e, inol-
tre, anche i flavonoidi contro i radicali liberi che ci fanno invecchiare. I Romani le consumavano in grandi quantità, perché considerate energetiche nonché indispensabili per curare molti disturbi. In cucina le cipolle - non solo bianche - vengono utilizzate a partire dai soffritti: squisite zuppe, come la soupe d’oignon francese; cotte sotto la cenere, ricordo della fame di altri tempi; con patate, come le cipolle arracanate del Molise; in minestre con sedano, pomodoro e pane raffermo; sopra le focacce al profumo di rosmarino; fresche e tagliate sottili nell’insalata di fagioli, ecc. Il friggione è una tipica salsa emilianala a base di cipolle bianche e pomodori pelati la cui ricetta originale - conservata nella Camera di Commercio di Bologna - prevede lo strutto e la macerazione delle cipolle tritate per circa quattro ore. Ma a Bologna la popolare salsa, dove è chiamata frizòn, si prepara con le cipolle soffritte nell’olio d’oliva, sicché diventa molto più leggera e digeribile, e anche totalmente vegetariana.
! PER INFORMAZIONI E CURIOSITÀ SCRIVI A: redazione@50epiu.it
2 3 Preparazione
Affettare le cipolle non troppo sottili e soffriggerle lentamente in un tegame di coccio con olio extravergine d’oliva. Quando saranno appena rosolate aggiungere i pomodori sbollentati, sbucciati, senza i semi e tagliati a tocchetti, sale, un pizzico di zucchero e un po’ di pepe nero macinato. Cuocere per circa un’ora, piano piano, finché la salsa diventa densa e ben amalgamata con le cipolle. Conservare in frigo e utilizzarla per insaporire qualsiasi avanzo di cucina; ma rimanendo in ambito vegetariano è ottima con le patate lesse, la polenta, oppure semplicemente per fare dei crostini caldi molto saporiti.
Curiosità
Questa ricetta tipica mi fu suggerita nel 2005 da Giorgio Consolini, il celebre cantante dei vecchi tempi sanremesi, quando lo intervistai nel mio programma radiofonico Che bolle in pentola? di Radiodue: aveva 85 anni e si dichiarò un “affamato perenne” che manteneva una voce vivace e giovanile grazie anche a decotto di cipolle e un’ottima salute per la sua alimentazione prevalentemente vegetariana. Aveva quasi 92 anni quando morì nell’aprile 2012.
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Napoli dal 28 febbraio al 3 marzo 2014 Un concorso della 50&Più riservato a tutti i soci amanti della canzone e del canto. Organizzato dalla 50&Più di Napoli che ne cura provini, selezioni e manifestazione canora finale, intende riproporre e giudicare, attraverso l’interpretazione giocosa e spontanea, brani della canzone italiana e canzoni napoletane tra le più belle di sempre eseguite dai concorrenti 50&Più d’Italia, purché dilettanti. La finale si terrà al Teatro Mediterraneo domenica 2 marzo 2014. L’esibizione dei concorrenti è rigorosamente dal vivo con l’accompagnamento di un’orchestra di quindici elementi. A giudicare i partecipanti, oltre al voto del pubblico presente a Teatro, sarà una giuria composta da noti cantanti, giornalisti, musicisti e critici musicali. Un’occasione unica per tutti i soci che vogliono mettersi alla prova ma anche un appuntamento per coloro che vogliono trascorrere un week-end nella bella Napoli, usufruendo del pacchetto turistico arricchito dalle interessanti visite ed escursioni e dalla Cena di Gala in un rinomato ristorante nel quartiere panoramico del Vomero. PROGRAMMA di SOGGIORNO 1° giorno: Arrivo a Napoli e assistenza al trasferimento in Hotel. Visita guidata a piedi del Complesso S. Domenico Maggiore. Pensione completa. 2° giorno: Tour in pullman dei Campi Flegrei. Pranzo in Hotel e, nel pomeriggio, visita del Palazzo Reale con le sue sale borboniche e gli ambienti recentemente restaurati. Trasferimento al ristorante “Le Arcate” per la cena di Gala.
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Al termine rientro in Hotel, pernottamento. 3° giorno: Tour panoramico in pullman a Posillipo, Mergellina; a seguire passeggiata in via Partenone e Castel dell’Ovo. Dopo pranzo trasferimento al Teatro Mediterraneo per assistere alla finale della XV edizione del concorso canoro “Italia In...canto”. Al termine rientro in Hotel per la cena. 4° giorno: Partenza da Napoli per il rientro alle città di provenienza.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE Sistemazione in HOTEL 4 STELLE In camera doppia € 420 In camera doppia uso singola € 505 LA QUOTA DI PARTECIPAZIONE COMPRENDE • Soggiorno presso l’hotel NH Ambassador • Trattamento di pensione completa (incluse le bevande ai pasti) • Imposta di soggiorno del Comune di Napoli • Cena di Gala • Servizio di navetta da e per la stazione ferroviaria • Escursioni e visite guidate previste in programma (esclusi ingressi) • Assicurazioni • Assistenza di personale 50&Più. LA QUOTA NON COMPRENDE • Il viaggio per raggiungere Napoli • Eventuali biglietti di ingresso a musei (alcuni gratuiti per gli over 65) • Mance, extra personali e tutto quanto non sopra specificato.
(Aut. Reg. 388/87) Tel. 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più
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UNA VITA DI QUALITÀ CON LA PREVENZIONE
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colon retto e sottoporsi a vaccinazione per l’epatite B. Dalla prevenolo chi conosce può prevenire, vivere in salute e in serenità. zione dei tumori alla cura dell’anima con l’intervento del direttore “Conoscere per prevenire” è stato il titolo del convegno orgadi Psichiatria dell’Ospedale Niguarda, Leo Nahon, seguito dalla renizzato dall’Unione Regionale della 50&Più Lombardia, tenulazione della dottoressa Elena Dogliotti, affermata ricercatrice nutritosi presso il Centro Congressi Ville Ponti di Varese. Un convegno a zionista della Fondazione Veronesi, che ha spiegato come la prevencarattere divulgativo e di alto livello scientifico che ha riunito nomi zione parta anche da una sana alimentazione. Ha chiuso i lavori il prestigiosi della medicina grazie alla collaborazione della Fondazioprofessor Paolo Cherubino, parlando di alcune patologie ne Umberto Veronesi e del professor Paolo Cherubino, presidente ortopediche, una della Società Italiana branca della medicidi Ortopedia e Trauna che lo ha portamatologia. to ad essere riconoObiettivo dell’inconsciuto, sia in Italia tro, moderato dal che all’estero, tra i giornalista Matteo medici più accrediInzaghi, è stato tati in questo camquello di offrire una po. «La nostra clinivisione completa del ca ortopedica dell’Inbenessere e della subria, Ospedale di prevenzione, l’uoCircolo - ha affermamo visto nella sua to -, è stata la prima totalità: nel corpo e a livello internazionella mente. nale a introdurre alIn una sala gremicune innovazioni imta, oltre 400 le perportanti nel trapiansone presenti, è stato di cartilagini, nelto il professor Paola bioingegneria e lo Veronesi a dare il nella riprotesizzazioprimo contributo ne dell’anca e del giparlando della prenocchio». venzione delle maDiverse le autorità inlattie oncologiche. tervenute, tra le quaNella sua relazione li il prefetto Giorgio ha fornito le 12 reZanzi, il questore gole per vivere beFrancesco Messina, ne: «Di certo non [ IL PROFESSOR PAOLO VERONESI HA ESPOSTO NEL SUO INTERVENTO LE 12 REGOLE PER VIVERE BENE. ] il sindaco di Varese bisogna fumare, si Attilio Fontana, il predeve evitare l’obesidente Uniascom di Varese Giorgio Angelucci. Un convegno di gransità, si deve praticare attività fisica, mangiare in modo corretto con de levatura, come ha sottolineato nel suo indirizzo di saluto il presitanta frutta e verdura, assumere poco alcol e non esporsi a lungo dente nazionale 50&Più, Renato Borghi; il primo organizzato a livelal sole - ha detto Veronesi -. Inoltre, è necessario farsi controllare se lo regionale «per avviare una nuova linea tematica sulla prevenziosi hanno ferite che non guariscono o nei che cambiano forma, le ne delle patologie più diffuse che, purtroppo, affliggono la società», donne debbono sottoporsi allo screening della cervice uterina e ai ha annunciato il presidente 50&Più di Varese Giorgio Mauri. controlli per il cancro alla mammella, fare controlli per il tumore al
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Un concerto da ripetere
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lto il gradimento e un’affluenza di pubblico al di sopra delle aspettative. Questo è stato il concerto 50&Più Music Band che si è tenuto all’Auditorium della Cultura Friulana. Un omaggio alla musica degli Anni ’60 ma anche una serata di solidarietà. L’evento, organizzato dalla 50&Più goriziana, ha riunito le band del territorio composte da musicisti che hanno suonato con i gruppi dell’epoca. A portare all’apice l’entusiasmo del pubblico un grande interprete della musica italiana, Bobby Solo. Accompagnato dalla sua band ha spaziato dal rock and roll ad Una lacrima sul viso. L’appuntamento, presentato da Gianfranco Ziccarelli, era a offerta libera e il ricavato è stato devoluto all’Aisla (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). «Visto il successo che abbiamo avuto, stiamo già pensando all’edizione del prossimo anno. E considerata l’alta affluenza del pubblico, il concerto si terrà presso il Teatro Verdi di Gorizia», annuncia soddisfatto Claudio Primavera, vice presidente vicario di 50&Più Gorizia. Queste le band che si sono esibite: Il Punto (Claudio Primavera, Walter Scaramella, Bruno Razza, Sergio Di Bon, Davide Moro, Patrizio Grassi), Walhalla (Ideale Eros Gregori, Mauro Rusin, Fabio Visintin, Ugo Pinatti, Patrizio Grassi), Wild Roses (Silvano Zamaro, Renzo Mura, Bruno Cucit), Gino Pipia e I Trovieri (Gino Pipia, Davide Moro, Mauro Tesolin, Carlo Verderrama e Alfredo Podgornik), Extralarge (Stefano Forgione, Giacomo Iaria, Roberto Labruzzo, Francesco Borgione, Gigi
PALERMO
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Macchi). Gran finale con la 50&Più Band, composta da padri (il gruppo Il Punto) e figli (Michela Razza, Fabio Primavera e Giulio Scaramella). «Ringrazio la direzione nazionale 50&Più per il sostegno dato alla manifestazione, il presidente nazionale Renato Borghi e il segretario generale Gabriele Sampaolo per la loro partecipazione», aggiunge Primavera rinnovando l’appuntamento per la prossima edizione. Per chi lo desidera, le foto del concerto sono disponibili presso lo studio fotografico Bumbaca di Gorizia.
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Contro la crisi, i neo Maestri
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oddisfazione tra i neo Maestri del Commercio di Palermo. «Sono il simbolo della resistenza, la dimostrazione che rimboccandosi le maniche si può sopravvivere anche in mezzo alle difficoltà, un sorriso in un momento di grande crisi», ha affermato il presidente della Camera di Commercio di Palermo, Roberto Helg. Il presidente provinciale 50&Più Carmelo Camilleri, dando inizio alla manifestazione, ha sottolineato il valore dell’onorificenza: essa non solo dà il giusto merito agli imprenditori che in tanti anni di attività
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hanno dato benefici al territorio, ma in un periodo economico decisamente difficile, rappresenta anche uno stimolo a non mollare. Presso la Sala Terrasi della Camera di Com-
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Un libro, dodici storie
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a suscitato vivo interesse e partecipazione la presentazione del libro Donne dietro le sbarre: da Alfonsina a Sophia Loren, che 50&Più di Caserta ha organizzato nell’ambito dell’iniziativa “Incontri con l’autore”. Il libro, scritto da Liliana De Cristoforo ed edito da Rubbettino, è frutto dell’esperienza ultratrentennale dell’autrice come direttrice di vari istituti di pena tra Napoli, Pozzuoli e Caserta. Dal vasto materiale raccolto durante gli anni di lavoro, dalle confidenze delle detenute, dai suoi ricordi personali, Liliana De Cristoforo estrapola dodici storie, di cui undici sono storie dolorose di vite distrutte. Molte di queste donne si sono rese responsabili di gravi reati, altre sono state semplicemente vittime delle avversità della vita. Tra le protagoniste del libro c’è anche Sophia Loren che nel 1982 fu ristretta per 17 giorni nel carcere di Caserta. Di lei l’autrice non riporta confidenze, ma solo ricordi personali, impressioni, coloriti aneddoti.
mercio di Palermo sono stati premiati con l’Aquila d’Argento (25 anni di attività): Nicola Cascino, Teresa D’Angelo, Giorgio Gianfilippo, Angelo Gibellina, Francesco Rizzo; con l’Aquila d’Oro (40 anni di attività): Giuseppe Aresu, Girolamo Caputo, Gelsomina Cardinale, Ettore Serafino Crisci, Francesco Di Maio, Francesco Filangeri, Francesco Gelsomino, Guido Ingrao, Melchiorre Mangiameli, Cosimo Mascari, Vincenzo Misseri, Nicola Russello, Antonino Terranova, Giulio Vicari, Gaspare Vinci; con l’Aquila di Diamante (50 anni di attività): Francesco Alfonso, Carmelo Camilleri, Domenico Gelsomino, Giuseppe Gelsomino, Giovanni Lauricella, Ottavio Martorana, Rosa Mendolia, Giuseppe Rotolo.
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È TEMPO DI SEMINARI ALLA 50&PIÙ UNIVERSITÀ DI ROMA. NON C’È CHE DA SCEGLIERE
NAPOLI
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Ecco La Corrida
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è chi si è improvvisato barzellettiere, chi cantante, chi poeta. Tutti si sono esibiti con ironia e allegria rendendo arduo il compito della giuria nel decretare i vincitori della prima edizione de La Corrida, organizzata da 50&Più di Napoli. Prima classificata Antonietta Del Gaudio con la canzone Era de maggio; secondo posto ad Alba Rea che ha cantato e recitato stornelli in ciociaro; terzo classificato Claudio Galluccio che ha declamato le poesie Mumento d’ammore e M’arrecordo. Un plauso a Frank Tellina, cantautore goliardico napoletano, che con la sua simpatia ha brillantemente condotto la serata.
>> Sede Conca d’Oro • Astronomia: la Storia dell’Universo. Un tuffo nell’evoluzione della Cosmologia. Sono previsti 4 incontri a partire dal 12 febbraio, condotti dal dottor Dedalo Marchetti, laureato in Fisica ed Astrofisica. • Restauro del Mobile. Il seminario è rivolto a coloro che vorranno cimentarsi con il ripristino e la conservazione di piccoli e vecchi mobili di famiglia o acquistati nei mercatini. Sono previsti quattro incontri a partire dal 12 febbraio.
>> Sede Marconi • Seminario di Burraco. Il gioco del burraco come sostegno al benessere psicofisico. Al termine dell’Anno Accademico si disputerà un torneo tra le sedi didattiche. • Restauro del Mobile. Anche presso la sede Marconi si terrà questo seminario, con le stesse modalità previste per la Sede di Conca d’Oro. • L’Arte di Ricevere. Nel corso del seminario si apprenderanno le regole del ricevere per organizzare cene informali, feste di compleanno, ricorrenze. Si imparerà a realizzare decorazioni per ogni occasione, dando sfogo alla propria creatività e con un piccolo budget. I seminari di Restauro del Mobile e de L’Arte di Ricevere saranno condotti dall’architetto Laura Fiorletta.
LE SEDI NEL MONDO Argentina Buenos Aires La Plata 1555 Australia Melbourne Perth Sydney Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Porto Alegre Canada Burnaby Hamilton Woodbridge Montreal St. Catharines Toronto Germania Monaco di Baviera Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale
Telefono 0054 1143831736 0054 2214242331 Telefono 0061 393810620 0061 864680197 0061 297128911 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 482222513 0055 1132312351 0055 5130222720 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052661867 001 5142525041 001 5144946902 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 004 98974640814 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086
MILANO
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I vincitori di “Fotografa le tue vacanze” Premiati, presso la sede di Confcommercio, i vincitori della quarta edizione del Concorso Fotografa le tue vacanze. L’arte dell’immagine in gara, organizzato da Ascofoto e 50&Più Università di Milano. La giuria, presieduta da Davide Mengacci (conduttore e fotoamatore), ha assegnato a Roberta Tagliabue e Giulio Zucchi il primo premio. Secondo classificato, Maurizio Micheloni e, al terzo posto, Lucia Maiorana. Menzione speciale a Nicole Circelli. «Le fotografie di questa edizione entrano in una maniera più profonda nello spirito del premio che è quello di trasmettere emozioni», ha dichiarato Filippo Ravizza, presidente di 50&Più Università di Milano. «Non sempre una bella foto è anche una buona foto - ha affermato Davide Mengacci -. Quest’anno abbiamo riscontrato una maggiore cultura dell’immagine». GENNAIO 2014
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Cittadinanza e cinema
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iflettere sul senso di cittadinanza, su come si possa essere cittadini attivi anche quando si è avanti con gli anni. Ci sono tanti modi e punti di vista per approfondire questi temi. Con il convegno Cittadini ad ogni età. Lo sguardo del Cinema, l’Unione Regionale 50&Più piemontese ha scelto quello cinematografico. L’incontro, organizzato in collaborazione con la Fondazione Leonardo, si è tenuto nell’ambito dell’Anno Europeo dedicato alla cittadinanza. All’incontro, svoltosi nella splendida cornice dell’Hotel Villa Carlotta a Belgirate, sul Lago Maggiore, hanno preso parte il presidente nazionale di 50&Più, Renato Borghi, il presidente dell’Unione Regionale 50&Più del Piemonte, Alberto Filippini, la direttrice Area Nord Ovest 50&Più, Beatrice Losio, il presidente di 50&Più della provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Egidio Lanza e il segretario dell’Unione Regionale 50&Più Piemonte, Luca Lisco. In apertura di lavori è stato il presidente Filippini a ribadire il ruolo dell’as-
VENEZIA
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sociazione: «Dobbiamo guardare al domani del nostro Paese ed a quello dell’Europa. Dobbiamo rafforzare la consapevolezza e la conoscenza dei diritti e delle responsabilità connessi alla cittadinanza europea, al fine di permettere ai cittadini di esercitare pienamente il proprio diritto di circolare e soggiornare liberamente in Europa. In altre parole essere cittadini europei a pieno titolo». Fra le autorità l’europarlamentare onorevole Oreste Rossi, il consigliere regionale del Piemonte, Aldo Reschigna, il presidente del Consiglio provinciale della Provincia di Verbania, Rino Porini, la vicesindaco di Belgirate, Antonella Gallo e la direttrice dell’Unione Confcommercio della provincia di Verbano-Cusio-Ossola, Maria Lorenzone. «È necessario pensare non più a un’Europa delle banche - ha affermato l’onorevole Oreste Rossi -, ma ad un’Europa dei popoli in cui, per essere concreti, la Bce deve finanziare gli Stati e soprattutto le imprese che creano lavoro».
Il punto di vista cinematografico della cittadinanza è stato presentato dal direttore della Fondazione Leonardo, Anna Maria Melloni, tra le maggiori esperte italiane della terza età. La Melloni ha utilizzato spezzoni di celebri film (Quartet, Il rosso e il blu, Invictus) per riflettere sul ruolo attivo degli anziani: «La vita va vissuta fino in fondo - ha sottolineato - perché non si è mai così anziani da non avere qualcosa da dare o da fare». «Ecco perché è importante - ha concluso il presidente nazionale 50&Più, Renato Borghi - contribuire a costruire l’Europa, diventando attori in prima persona sino a creare quel “Paese” fatto di tanti Stati che è quello sognato da grandi come De Gasperi, Adenauer, Schuman. Noi dobbiamo metterci in gioco affinché ciò avvenga».
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Premiati 66 “Maestri”
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rande soddisfazione tra gli imprenditori veneziani, soci 50&Più, per aver ricevuto l’onorificenza di Maestro del Commercio. A ricevere l’Aquila di Calimala per la loro attività decennale sono stati ben 66 titolari di impresa nel settore del Commercio, del Turismo e dei Servizi. La cerimonia di consegna è avvenuta presso la Sala Conferenza della Scuola Grande San Giovanni Evangelista di Venezia. Durante la manifestazione sono stati consegnati due premi speciali. Il primo all’ex sindaco di Venezia e filosofo, Massimo Cacciari: «Riteniamo Cacciari un gentiluomo, l’unico sindaco che ci ha ricevuto e ascoltato, un sindaco presente», ha dichiarato il presidente della 50&Più provincia di Venezia, Livio Chiarot. E proprio Chiarot, con sua grande sorpresa, è stato il destinatario del secondo premio speciale, un sentito e affettuoso ringraziamento per la sua incessante dedizione all’Associazione. I due riconoscimenti sono stati consegnanti dal Presidente Nazionale 50&Più, Renato Borghi, e dal Presidente dell’Unione Commercianti, Massimo Zanon. «In questa situazione economica - ha detto Cacciari - non sono più tollerabili demagogia e chiacchiere. Perdiamo punti nella fi-
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liera del turismo e della cultura, che dovrebbero essere nostre eccellenze. Non è più tempo delle idee, ce ne sono anche troppe. Ora chi ha il compito di lavorare, deve fare il suo dovere sino in fondo, con senso di responsabilità. Questa è l’unica ricetta, altrimenti la decadenza dell’Italia sarà inarrestabile». Commosso per il premio ricevuto, il presidente Livio Chiarot ha sottolineato: «Alzare, ogni giorno, le serrande delle nostre botteghe non è un semplice gesto vissuto in modo banale, ma significa andare avanti, significa futuro». I saluti dell’amministrazione comunale sono arrivati dall’assessore al Commercio, Carla Rey, mentre per la regione Veneto è intervenuto il consigliere Carlo Alberto Tesserin. Sono stati premiati con l’Aquila d’Argento (25 anni di attività): Sauro Baldan, Paolo Barbiero, Rossano Bertoli, Germana Cassani, Marianna Contarin, Danilo Costantini, Giuseppina Da Ros, Adriano Donaggio, Renzo Gambalunga, Antonia Lamon, Graziella Maggiolo, Iginio Mascari, Renzo Mavaracchio, Silvio
Meneghello, Lucia Minto, Stefano Montesco, Nilla Panni, Alberto Pietroni, Vanna Pipinato, Giuliana Rampazzo, Sergio Salviato, Sergio Sartori, Marisa Talon, Carlo Vanin, Adriana Venzo, Paolo Vio, Vittorio Zampatto, Luigi Zocchia; con l’Aquila d’Oro (40 anni di attività): Franco Baretton, Riccardo Baretton, Roberto Beraldo, Silvana Borgato, Maria Bottan, Tullio Brusegan, Antonio Ruggero Carabotto, Francesco Carnieletto, Paolo Castagna, Daniela Catto, Paolo Dall’Agnola, Alfredo De Santi, Sandro Discardi, Ennio Gallo, Ottavio Gastaldi, Luciano Lando, Giuseppe Manente, Anglina Marchiante, Sergio Prior, Giovanni Rozzino, Maria Santi, Alessandro Scampone, Fiorenzo Scroccaro, Ambrogio Soncin, Silvano Sordi, Anna Stainer, Gino Zanetti, Francesco Zinato; con l’Aquila di Diamante (50 anni di attività): Pierluigi Bagarotto, Elsa Baracco, Silvano Beggiato, Adolfo Cavallarin, Giorgio Cordella, Antonio Gasparini, Silvano Merlo, Giancarlo Niero, Sergia Regolini.
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Quando il merito va premiato
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rande festa per l’assegnazione del titolo di Maestro del Commercio, onorificenza che 50&Più attribuisce agli operatori del Commercio, del Turismo e dei Servizi che nel corso della loro attività lavorativa hanno dato un valido e costante contributo al benessere economico e sociale del territorio. La cerimonia di consegna si è tenuta presso la Sala degli affreschi del Collegio Borromeo. A fare gli onori di casa il presidente 50&Più della provincia di Pavia, Romano Cantella. A sostenere i neo “maestri” non è voluto mancare il presidente nazionale 50&Più, Renato Borghi. Prima di passare alle premiazioni, è stato consegnato il riconoscimento “50&Più Donna 2013 - Una presenza attiva” a Enrica Calatroni, commerciante pavese, la quindicesima donna a cui viene assegnato il premio dalla sua istituzione ad oggi. Durante la cerimonia sono stati proclamati anche undici neodiplomati vincitori del Premio al profitto scolastico “M. Bottelli”, riservato a figli o nipoti dei soci 50&Più che si sono distinti nell’impegno
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formativo. Si tratta di: Eleonora Ottini, Gabriele Mirando, Riccardo Boeri, Alessandro Truffa, Michela Sanna, Sara Roncon, Clarissa Tirelli, Riccardo Scabrosetti, Giulia Roncon, Matteo Sisti. Gli studenti premiati hanno ricevuto borse di studio fino a 500 euro. Sono stati premiati Maestri del Commercio con l’Aquila d’Argento (25 anni di attività): Ida Baur, Paola Maria Bona, Angela Conca,
SPAZIO Giuseppe Concaro, Ottavio Forni, Anna Maria Garlaschelli, Adriana Guagni, Rosanna Martinello, Luigi Quatraro, Silvana Rampini, Milena Rigo, Walter Rizzi, Nikolaevna Tatiana Sadovskaia, Delfino Tagliani, Antonio Zizzi; con l’Aquila d’Oro (40 anni di attività): Vita Aronica, Iva Maria Bertolazzi, Mariliana Bertolazzi, Riccardo Cavarsaschi, Gianni Deleani, Adriano Fassone, Rosario Guarneri, Graziella Piva, Tiziana Antonia Rossi, Domenico Saviori, Nicola Trotta, Enzo Zaborra; con l’Aquila di Diamante (50 anni di attività): Roberto Cherubini, Domenica Carrara, Giacomo Deho’, Gabriele Lanati, Giuseppe Pioltini.
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Il coraggio di fare impresa
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l Palazzo di Città di Sassari era gremito come nelle grandi occasioni. In questo caso a riunire tante persone è stata la consegna dell’onorificenza di Maestro del Commercio. Tra i premiati soddisfazione ed emozione, anche in considerazione di una crisi economica che nel territorio è molto forte. I dati Infocamere, aggiornati a fine giugno 2013, dicono che nei primi sei mesi dell’anno nel nord della Sardegna hanno spento le luci ben 728 imprese e di queste 442 lavoravano nel settore del commercio, 135 nel turismo e 151 offrivano servizi alle imprese. Una situazione difficilissima, eppure tra i neo “maestri” il coraggio di andare avanti non manca, ma chiedono maggiore attenzione da parte delle Istituzioni per far rivivere i centri storici con i loro negozi, ormai sempre meno poli gravitazionali, punti di aggregazione, sopravanzati dai grandi centri commerciali. La premiazione ha riscaldato i cuori e infuso speranza. A fare gli onori di casa il presidente della 50&Più provincia di Sassari, Bastianino Casu, affiancato dal presidente nazionale
50&Più, Renato Borghi, e dal segretario generale, Gabriele Sampaolo. Non sono mancate le autorità con il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, la presidente della Provincia, Alessandra Giudici, l’assessore alle Attività Produttive, Gianni Carbini, il presidente della Camera di Commercio Nord Sardegna e della Confcommercio provinciale, Gavino Sini. Sono stati premiati con l’Aquila d’argento (25 anni di attività): Alessandro Casini, Grazia Maria Pia Casu, Giuseppe Antonio Cocco, Franca Mariani, Giuseppe Marrone, Valeria Pellegrini, Salvatore Pischedda, Pietro Porcu, Antonio Domenico Ruzzeddu, Giovanni Maria Viglietti; con l’Aquila d’Oro (40 anni di attività): Pietro Antonio Alberti, Giovanni Giuseppe, Maria Carta, Giuseppe Casula, Antonio Chen, Mario Dessantis, Gavina Natalina Dore, Graziano Grizzuti, Agostino Piras, Maurizio Puggioni, Bruno Angelo, Sergio Sari, Michele Simula, Giovanna Pietrina Solinas, Giancarlo Urban; con l’Aquila di Diamante (50 anni di attività): Michele Alberti, Sebastiano Casu, Rino Ladu, Silvana Loriga, Angelina Ma-
nunta, Vanna Desole, Raffaele Mario Masotti, Salvatore Meoni, Ugo Multineddu, Vittorio Bruno Multineddu, Antonio Giuseppe Olmeo, Anna Paolotti, Salvatore Perez, Giancarlo Piras, Aurelio Pistidda, Giovanni Antonio Sau, Giovanni Secchi, Rosa Suelzu.
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Dolce è dormire, ma senza disturbi
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disturbi respiratori del sonno riguardano oltre il 25% della popolazione. Nonostante questo dato, tali disturbi vengono sottovalutati in quanto non riconosciuti come fenomeni patologici. Nell’ambito del programma di informazione e prevenzione medica promosso dalla 50&Più napoletana, si è svolta la Conferenza “Apnee notturne e il russamento”. Russare è un disturbo frequente che si manifesta con una certa difficoltà della respirazione notturna. Infatti, a causa di un lieve restringimento delle vie aeree superiori, dovuto a una serie di fattori, come l’ostruzione della faringe derivante da un’eccessiva lunghezza del palato molle e dell’ugola o la presenza di polipi, l’aria inspirata trova difficoltà a passare nelle vie aeree superiori (naso e gola) creando una vibrazione dei tessuti molli della gola. Proprio dalla vibrazione di queste strutture si genera il rumore russatorio, che è un segnale di allarme di una situazione patologica. Nelle fasi iniziali è nettamente più frequente in posizione supina, quando lo spazio respiratorio a disposizione è ancora più ridotto a causa della “caduta” all’indietro della base della lingua. Inoltre, la causa più frequente di ostruzione nasale è data dalla congestione dei
turbinati inferiori (formazioni carnose presenti nelle vie nasali), che aumenta fisiologicamente in posizione sdraiata. La relazione, introdotta e moderata dall’ematologo Fausto Gonnella, è stata condotta dallo pneumologo Ludovico Tallarico, che si è avvalso anche dell’ausilio di un test proposto al pubblico in sala. Approfondimenti sono arrivati dal cardiologo Francesco Borrelli e dal neurologo e psichiatra Umberto Ruggiero.
COSA C’È IN CALENDARIO
» 8, 22 e 29 gennaio - ore 10.00. Volete fare il giro del mondo? Allo-
FIRENZE
ra non perdete le proiezioni di 50&Più presso la sede fiorentina.
» 15 gennaio - ore 9.45. L’avanguardia russa, la Siberia e l’Oriente, mo-
SALERNO
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Soci festeggiati
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ettersi in gioco è la parola d’ordine di 50&Più. La sede salernitana ha voluto dare il dovuto riconoscimento ai soci della provincia che si sono distinti partecipando agli eventi nazionali: Italia In...canto, il Concorso di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, le Olimpiadi degli over 50. La serata è stata organizzata presso il New Concordia di Pontecagnano ed ha coinvolto non solo gli iscritti, ma numerosi rappresentanti di altre associazioni impegnate sul territorio. Dopo i saluti del presidente, Geppino D’Andria e del segretario, Maurizio Tornatore, ha preso la parola la responsabile del Comitato Donne, Rosa Volpe, che ha evidenziato l’importanza di sperimentare sempre nuove emozioni appropriate all’età che si ha, ma con la stessa intensità delle emozioni della giovinezza. La serata è stata allietata dalla musica del Maestro Tonino Apicella (direttore del Coro Evergreen) e dalle melodie del consigliere, Giulio Castello.
stra a Palazzo Strozzi (occorre prenotarsi). Per saperne di Più: 055664795 - www.50epiu.it/firenze
GENOVA » 12 gennaio - ore 15.00 - presso il Circolo Unificato dell’Esercito si terrà un torneo di Burraco benefico a favore dell’Associazione “Gigi Ghirotti’’, impegnata nell’offrire cure e assistenza ai malati affetti da patologie irreversibili. Per saperne di Più: 010543042 - www.50epiu.it/genova
» Gennaio - Un 2014 in forma? In arrivo un corso di ginnastica per mi-
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gliorare la mobilità articolare e l’elasticità muscolare attraverso esercizi di scarico, respirazione e postura. Appuntamento il mercoledì e il venerdì. Orari da definire. Per saperne di Più: 048132325 - www.50epiu.it/gorizia
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Una nuova convenzione
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er gli appassionati di orologi a pendolo, 50&Più di Pavia ha sottoscritto una nuova convenzione con la Ditta Vivian (Viale Artigianato 21 - zona Cipian - Novi Ligure - www.orologivivian.it), specializzata nella loro produzione e nell’assistenza. Gli sconti sull’acquisto di orologi nuovi vanno dal 20% al 25%. Chi desidera approfittarne, non deve fare altro che esibire la tessera associativa 50&Più Card.
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O LIB ERO • CULTURA • INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO
SPAZIO
LE SEDI PROVINCIALI IN ITALIA Abruzzo L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F Chieti - Via Giovanni Antonio Santarelli, 219 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 Basilicata Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 Potenza - Via Centomani, 11 Calabria Cosenza - Viale degli Alimena, 5 Catanzaro - Via Milano, 9 Crotone - Via Regina Margherita, 28 Reggio Calabria - Via Castello, 4 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc Campania Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 Benevento - Via delle Puglie, 28 Caserta - Via Roma, 96 Napoli - Piazza Carità, 32 Salerno - Corso Garibaldi, 23 Emilia Romagna Bologna - Strada Maggiore, 23 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 Modena - Via Begarelli, 31 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti Parma - Via Abbeveratoia, 63/A Ravenna - Via di Roma, 102 Reggio Emilia - Via Gianna Giglioli Valle, 10 Rimini - Viale Italia, 9/11 Friuli Venezia Giulia Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6 Trieste - Via San Nicolò, 7 Udine - Viale Duodo, 11 Lazio Frosinone - Via Aldo Moro, 493 Latina - Via dei Volsini, 60 Rieti - Largo Cairoli, 4 Roma - Via G.G. Belli, 28 Viterbo - Via Belluno, 39/G Liguria Genova - Via Ceccardi, 1/10 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 La Spezia - Via Fontevivo, 19/F Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 Lombardia Bergamo - Via Borgo Palazzo, 137 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 Como - Via Manzoni, 4 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 11/M Mantova - Via Valsesia, 46 Milano - Corso Venezia, 45 Pavia - Corso Cavour, 30 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C Varese - Via Valle Venosta, 4 Marche Ancona - Piazza Repubblica, 1 Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 Macerata - Corso Cavour, 85
Telefono 0862204226 087164657 0854313623 0861252057 Telefono 0835385714 097122445 Telefono 098422041 0961721246 096221794 0965891543 096343485 Telefono 082538549 0824313555 0823326453 0812514037 089227600 Telefono 0516487530 054324118 0532234211 0597364211 0523461831 0521944278 0544515707 0522708552 0541743202 Telefono 048132325 0434549462 0403720169 0432538707 Telefono 0775855273 0773611108 0746483612 0668891796 0761327701 Telefono 010543042 0183275334 01875985216 019853582 Telefono 0354120126 0303771785 031265361 037225745 0341287279 0371432575 0376231207 0276013399 038228411 0342533311 0332342280 Telefono 0712075009 0736051102 0733261393
Pesaro - Strada delle Marche, 58 Molise Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 Isernia - Via Santo Spirito, 24/B Piemonte Alba - Piazza S. Paolo, 3 Alessandria - Via Trotti, 46 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 Biella - Via Torino, 18 Cuneo - Via Avogadro, 32 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 Torino - Via Andrea Massena, 18 Verbania - Via Quarto, 2 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 Puglia Bari - Piazza Aldo Moro, 33 Brindisi - Via Grazia Balsamo, 2/B Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 Taranto - Viale Magna Grecia, 119 Sardegna Cagliari - Via Santa Gilla, 6 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 Sicilia Agrigento - Via Imera, 223/C Caltanissetta - Via Messina, 69 Catania - Via Mandrà, 8 Enna - Via Vulturo, 34 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari, 11 Ragusa - Viale del Fante, 10 Siracusa - Via Eschilo, 11 Trapani - Via Marino Torre, 117 Toscana Arezzo - Via XXV Aprile, 12 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 Livorno - Via Grande, 150 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio Pisa - Via Chiassatello, 67 Prato - Via Santa Trinità, 28 Pistoia - Viale Adua, 128 Siena - Galleria Odeon, 31- Banchi di Sopra Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - Via Solteri, 78 Umbria Perugia - Via Settevalli, 320 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - Regione Borgnalle, 12 Veneto Belluno - Via Cipro, 13 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 Verona - Via Sommacampagna, 63/H
0721698224 Telefono 0874483194 0865411713 Telefono 0173226611 0131260380 0141353494 01530789 017166661 032130232 011533806 032352350 0161250045 Telefono 0805240342 0831524187 0881723151 0832343923 0997796444 Telefono 070282040 0784232804 078373287 079243652 Telefono 0922595682 0934575798 095239495 093524983 090673914 091332447 0932246958 093165059 0923547829 Telefono 0575354292 058570973 055664795 0564410703 0586898276 0583473170 0507846635 057423896 0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502
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IL SISTEMA DI CALCOLO DELLE PENSIONI: NULLA DI NUOVO «Il sistema di calcolo contributivo introdotto dalla riforma “Monti” è ormai l’unico criterio a partire dal 1° gennaio 2012. La riforma “Dini”, invece, con la sua triplice possibilità di calcolo, è ancora riservata solo a coloro che avevano maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011» [ DI
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ià dal 2012 non ci sono più differenze, tra lavoratori, sul criterio di calcolo delle pensioni. La riforma “Monti” (legge n. 214/2011) ha previsto per tutti il “sistema di calcolo contributivo”. In altre parole, per le anzianità contributive maturate dal 1° gennaio 2012, le relative quote di pensione sono calcolate tutte con il sistema contributivo, anche per coloro che al 31 dicembre 1995 avevano già versato 18 anni di contributi.
sistema retributivo, » Ilmisto e contributivo Con la riforma “Dini” (legge n. 335/1995), il sistema di calcolo delle pensioni si differenziava a seconda dell’anzianità contributiva maturata dal lavoratore alla data del 31 dicembre 1995: ✓ per chi poteva contare su almeno 18 anni di contributi (compresi quelli figurativi e da riscatto), si applicava il cosiddetto sistema “retributivo”, legato alle retribuzioni dell’ultimo periodo lavorativo; ✓ per chi aveva meno di 18 anni di contributi, il criterio utilizzato era misto, e cioè “retributivo” per l’anzianità maturata sino al 31 dicembre 1995 e “contributivo” per i periodi successivi al 1° gennaio 1996; ✓ per chi aveva cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, ossia dal 1° gennaio 1996, si applicava il solo criterio
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GIANNI TEL ] contributivo, collegato al valore dei contributi versati.
La situazione attuale »La riforma “Dini”, con la triplice possibilità di calcolo della pensione, rimane in vita esclusivamente per coloro che sono andati in pensione maturando i requisiti entro il 31 dicembre 2011. A partire dal 1° gennaio 2012, invece, ossia per le anzianità maturate da tale data in avanti, esiste solo il sistema contribu-
tivo; di conseguenza, non c’è alcuna novità per chi già appartiene a questo regime (coloro che hanno cominciato a lavorare dal 1° gennaio 1996) e per chi è nel sistema misto. Invece, chi nel 2011 si trovava nel sistema retributivo, dal gennaio 2012 è passato al nuovo misto: le anzianità fino al 31 dicembre 2011 danno vita a una quota di pensione retributiva, mentre le anzianità dal 1° gennaio 2012 in poi danno vita a una quota di pensione contributiva (vedi Tabella A).
TABELLA A COME È CAMBIATO IL SISTEMA DI CALCOLO
Fino al 31 dicembre 2011 Criterio di calcolo della pensione Retributivo, legato alle retribuzioni dell’ultimo periodo lavorativo Meno di 18 anni Retributivo, per l’anzianità maturata a tutto il 31 dicembre 1995; contributivo, per i periodi successivi al 1° gennaio 1996 Nessuna Contributivo, sulla base di tutta la contribuzione versata nell’arco della vita lavorativa A partire dall’anno 2012 Anzianità contributive Criterio di calcolo della pensione Maturate fino al 31 dicembre 2011 Retributivo o contributivo in base all’anzianità posseduta al 31 dicembre 1995 (nessuna modifica rispetto alla normativa in vigore fino al 2011) Maturate dal 1° gennaio 2012 in poi Contributivo Anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 18 anni e più
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Il sistema di calcolo contributivo funziona quasi come un libretto di risparmio. Il lavoratore accantona ogni anno i versamenti: ✓ se è un lavoratore dipendente, l’accantonamento è pari al 33% dello stipendio; ✓ se è un lavoratore autonomo (artigiano, commerciante), accantona il 22,29% del proprio reddito (ma salirà fino a raggiungere il 24% entro l’anno 2018); ✓ se è un collaboratore (Co.Co.Pro.), accantona il 27% del proprio compenso (ma salirà fino a raggiungere il 33% dal 2018). I contributi sono calcolati però fino ad un certo importo di reddito o retribuzione. Questo limite, per il 2014, è pari a 100.222 euro (cosiddetto “tetto contributivo pensionabile”). I contributi versati costituiscono il montante contributivo e producono una sorta di interesse composto, al tasso legato alla dinamica quinquennale del Pil (Prodotto Interno Lordo). Quindi, più cresce l’Azienda Italia, maggiori sono le rendite su cui i lavoratori possono contare.
di calcolo »AllaI coefficienti data del pensionamento, al montante contributivo rivalutato è applicato un coefficiente, detto di trasformazione, che converte i contributi in pensione. La misura di tale coefficiente cresce con l’aumentare dell’età. Con il Decreto Ministeriale del 15 maggio 2012, sono stati fissati i nuovi coefficienti per il calcolo della pensione per tutti i lavoratori che hanno ottenuto la pensione dal 1° gennaio 2013 e che otterranno tale trattamento fino al 31 dicembre 2015. Questi coefficienti non riguardano più soltanto le età da 57 a 65 anni, ma sono stati allungati fino a 70 anni per incentivare facoltativamente la permanenza al lavoro, nella prospettiva di una pensione più alta. E ciò vale soprattutto, come si evidenzia nella Tabella B, per coloro che sono andati o andranno in pensione - tra il 2013 e 2015 - con un’età non superiore a 65 anni: in questo caso dovranno subire - per effetto di detti nuovi coefficienti - un taglio della prestazione pensionistica che supera in alcuni casi l’11%. Ad esempio, supponiamo che un lavoratore abbia accumulato un montante contributivo di 400.000 euro. Quando decide di ottenere la pensione, l’importo della stessa verrà calcolato applicando ai 400.000 euro il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età raggiunta in quel momento. Se il lavoratore va in pensione nel 2014, bisogna fare riferimento ai nuovi coefficienti. In tal caso, se
PENSIONE RIDOTTA SENZA “RED” I pensionati che non hanno ancora inviato all’Inps, tramite il modello RED, le informazioni relative ai redditi del 2009, rischiano di vedersi decurtare l’assegno mensile. L’Istituto sta inviando agli interessati una lettera con la quale comunica che provvederà a sospendere la prestazione pensionistica e a recuperare gli importi indebitamente già corrisposti se non verranno fornite le informazioni mancanti. Mentre è in corso anche la campagna informativa relativa ai RED 2010 non presentati, va detto che alcune quote delle prestazioni erogate dall’Inps sono legate al reddito del beneficiario e, in alcuni casi, anche dei suoi familiari, come gli assegni per il nucleo familiare. Con riferimento all’anno 2009, l’ultima data utile per la presentazione del modello RED da parte dei pensionati inadempienti è fissata al 28 febbraio 2014. Se poi entro il termine stabilito la dichiarazione non viene resa, l’Inps procede alla revoca in via definitiva della prestazione collegata al reddito e al recupero di tutte le som-
chiede la pensione a 60 anni, otterrà una pensione annua lorda di 18.644 euro (400.000 moltiplicato 4,661%); se la prestazione la chiede a 65 anni, riceverà 21.740 euro (400.000 moltiplicato 5,435%); se va in pensione a 70 anni, avrà diritto a 26.164 euro (400.000 moltiplicato 6,541%). Infine, una delle novità della Riforma “Monti-Fornero”, con riferimento alla nuova pensione di vecchiaia, è la facoltà ai lavoratori di rimanere al lavoro fino a 70 anni, al fine di migliorare in questo modo il proprio assegno di pensione.
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funziona » Come il sistema contributivo
me erogate a tale titolo nel corso dell’anno in cui il modello RED avrebbe dovuto essere restituito. C’è da dire che sugli indebiti pensionistici ci sono regole e norme di legge su cui va posta attenzione. Sono questioni delicate dove non si può escludere che l’Inps possa chiedere le restituzione di importi oltre i termini previsti dalla legge. Capita anche che non vengano fornite comunicazioni chiare e trasparenti che consentano al pensionato di capire come si è generato l’indebito ed eventualmente di contestarlo. Oppure disguidi per cui i pensionati hanno presentato il modello RED ma all’Inps non risulta. È importante ricordare, a questo punto, che negli uffici del Patronato 50&PiùEnasco e del Caaf, esperti operatori sono in grado di fornire gratuitamente, tutti i chiarimenti del caso e presentare le eventuali dichiarazioni reddituali. Naturalmente, andando agli uffici è necessario portare con sé, oltre alla lettera dell’Inps, ogni altro documento che attesti il possesso dei redditi richiesti.
I nuovi coefficienti sono stati determinati anche per le età che vanno dai 66 ai 70 anni. La Tabella B mostra i valori di questi coefficienti, che per gli anni 2013-2015 crescono con il crescere dell’età, proprio perché la loro determinazione è stata fatta tenendo conto del fine di migliorare la misura della pensione a chi ritarda l’uscita dal lavoro. Il prossimo aggiornamento sarà nel 2015, quando la revisione riguarderà i pensionamenti decorrenti nel triennio 2016-2019. Dal 2019 in poi, la revisione dei coefficienti sarà biennale.
TABELLA B LE VARIAZIONI DEI COEFFICIENTI NEL TEMPO
Età Anni Anni Variazione Anni Variazione Variazione pensione 1996-2009 2010-2012 2009-2010 2013-2015 2010-2013 2009-2015
57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70
4,720% 4,860% 5,006% 5,163% 5,334% 5,514% 5,706% 5,911% 6,136% -----------
4,419% 4,538% 4,664% 4,798% 4,940% 5,093% 5,257% 5,432% 5,620% -----------
-6,38% -6,63% -6,83% -7,07% -7,39% -7,64% -7,87% -8,10% -8,41% -----------
4,304% 4,416% 4,535% 4,661% 4,796% 4,940% 5,094% 5,259% 5,435% 5,624% 5,826% 6,046% 6,283% 6,541%
-2,60% -2,69% -2,77% -2,86% -2,91% -3,00% -3,10% -3,18% -3,29% -----------
-8,81% -9,14% -9,41% -9,72% -10,09% -10,44% -10,73% -11,03% -11,42% -----------
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COME CAMBIA LA TASSAZIONE DEI TRASFERIMENTI DEGLI IMMOBILI «Dal 1° gennaio 2014 sarà sottoposta ad una vera e propria riforma lasciando però inalterate le aliquote dell’Iva. Ma non si tratta dell’unica novità: si prevedono aumenti per la registrazione dei contratti di locazione e loro modifiche» [ DI
ALESSANDRA DE FEO ]
• Una doverosa premessa. La tassazione del trasferimento degli immobili è stata oggetto di interventi che hanno determinato una vera riforma. Queste le modifiche maggiori. Il Decreto Legge 12 settembre 2013, n. 104, e la Legge 8 novembre 2013, n. 8, prevedono l’introduzione, dal 1° gennaio 2014, di novità nei criteri di tassazione per i trasferimenti immobiliari (imposte di registro, ipotecarie e catastali), lasciando inalterate le aliquote dell’Iva (del 4%, del 10% e ordinaria), diverse a seconda di specifici requisiti oggettivi e soggettivi previsti dal D.P.R. n. 633/1972. • Il quadro in sintesi. Il Decreto Legge in esame contiene interessanti disposizioni. Partendo dalle imposte di registro, ipotecaria e catastale di importo fisso, il D.L. n. 104/2013 ha innalzato, dal 1° gennaio 2014, l’importo minimo da €168 ad €200. Ma la sua portata è molto più ampia e complessa: l’aumento interessa anche altri atti, come la registrazione dei contratti di locazione (senza il regime agevolativo della cedolare secca) o di atti modificativi degli stessi, ecc. Inoltre ha previsto che le aliquote proporzionali dell’imposta di registro diventino due: • la prima, del 2%, per la “prima casa”; • la seconda, del 9%, per tutti gli altri casi. Oltre a ciò, ha soppresso tutte le esenzioni e le agevolazioni tributarie. • Imposta di registro sui trasferimenti immobiliari. Per l’acquisto della “prima casa” l’imposta di registro, dal 1° gennaio 2014, sa-
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«Per la prima casa l’imposta di registro scenderà dal 3 al 2%. Ma indipendemente dall’aliquota, non dovrà essere inferiore a € 1.000»
rà dovuta nella misura del 2 anziché del 3%. In ogni caso, indipendentemente dall’aliquota, l’importo da versare non potrà essere inferiore a € 1.000. Un’altra novità riguarda l’individuazione degli immobili che, se “prima casa”, non possono essere soggetti ad aliquota del 2% se vengono considerati di lusso, ovvero quelli accatastati A/1, A/8 e A/9. Questa tendenza a non riconoscere il regime agevolativo alle suddette categorie di immobili è stata sostenuta in giurisprudenza, dove si è ritenuto non applicabile l’agevolazione (Cassazione del 26 ottobre 2011 n. 22279 e del 18 settembre 2013 n. 21287). L’aliquota del 9% si applica anche in caso di trasferimento di immobili ad uso ufficio (A/10), che fino al 31 dicembre 2013 sconta l’imposta di registro al 7%. • Nuove imposte ipotecarie e catastali. L’art. 10, comma 3, del D.L. 23/2011 prevede che “gli atti assoggettati all’imposta di cui ai commi 1 e 2 e gli atti e le formalità direttamente conseguenti, sono esenti da bollo, da tributi speciali catastali e dalle tasse ipoteca-
rie. Sono altresì soggetti a ciascuna delle imposte ipotecaria e catastale, nella misura fissa di € 50 per ciascuna imposta”. La seconda disposizione - art. 26, comma 2, del D.L. 104/2013 - prevede che l’importo di ciascuna delle imposte di registro, ipotecarie e catastali, sia stabilita in misura fissa (€ 168) in forza di disposizioni vigenti antecedenti al 1° gennaio 2014. Da tale data, però, l’importo è elevato ad € 200. • Imposta ipotecaria e catastale proporzionali. Le imposte ipotecarie e catastali proporzionali non sembra siano mai dovute. Continuano ad applicarsi in modo proporzionale, se non rientrano nei casi esaminati (come il trasferimento di fabbricati strumentali per natura, ai sensi dell’art. 10, comma 1, n. 8-ter). In questi casi, le aliquote sono del 3 e dell’1%, in quanto percentuali che non sono state modificate. • Tagli alle agevolazioni. Un’altra importante novità è l’entrata in vigore, dal 1° gennaio 2014, di tagli alle agevolazioni fiscali. L’art. 10, comma 4, del D.L. n. 23/2011, prevede che “in relazione agli atti di cui ai commi 1 e 2, sono soppresse certe esenzioni e le agevolazioni tributarie, anche se previste da leggi speciali”. L’applicazione si riferisce agli atti a titolo oneroso previsti dall’art. 1 della tariffa del D.P.R. n. 131/1986 e non dovrebbe interessare i trasferimenti immobiliari effettuati dopo procedimenti di separazione e divorzio.
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LIBRI
«Il libro che per primo meriterebbe di essere proibito è il catalogo dei libri proibiti» Georg Lichtenberg, Aforismi, 1766-99
DI RENATO MINORE
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LETTERATURA DA VIAGGIO L’ANIMO UMANO Un’opera imprescindibile per comprendere il ‘900 e l’animo umano, «il libro che più di ogni altro ha determinato la mia visione della letteratura», dice Roberto Saviano che legge Se questo è un uomo di Primo Levi (Emons, euro 16,90).
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tiva, visiva, olfattiva, come abbandonare il proprio corpo e guardarlo dall’alto o l’altra, spesso dolorosa, di un arto fantasma cui sono soggette le persone che hanno subito amputazioni (Sacks sull’argomento ha scritto l’affascinante Con una sola gamba). L’autore ha una sorta di “orecchio assoluto“ per quelle manifestazioni fisiologiche e psicologiche da cui si aprono le questioni più radicali, tuttora irrisolte, che riguardano la conoscenza di noi stessi. È la capacità di “ascoltare i sintomi“. Anche quelli che lo riguardano.
manovre della mafia, dal trionfo della Lollo alle tragedie “naturali”. Le mutazioni del costume, le imposizioni di mode culturali, la paranoia dell’inesauribile chiacchiericcio politico che l’elastico della scrittura, legata all’occasione della sua oralità radiofonica, modella e organizza su registri insieme leggeri, pietosi, anche spietati.
GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
La normalità è davvero uno stato parziale, si potrebbe dire pressoché eccezionale. Famoso per le storie sul mondo interiore dei pazienti affetti da malattie neurologiche, nel suo ultimo saggio, con cui festeggia in forma smagliante gli ottant’anni, Sacks ricorda che almeno due individui su tre nel corso della vita ne hanno fatta esperienza. Sono le allucinazioni, di cui lo scrittore neurologo di Risvegli offre un campionario esteso e variegato. I tanti “personaggi“ di Allucinazioni parlano attraverso la voce di sconosciuti e di persone illustri, vive e morte, e attraverso la voce inconfondibile di chi li mette sulla scena, pazienti di ieri e di oggi, amici, casi clinici di vecchi libri di medicina, poeti, scrittori, filosofi, musicisti. Oggetti, mostri, spazi che si dilatano o si restringono, esperienze tattili. Insomma, azioni imprevedibili, inattese che possono gettare luce. Tutto avviene nel nostro cervello, «ma al tempo stesso si ha la sensazione di qualcosa di “reale“, di presente, tangibile». La sensazione può essere udi-
GOLA DI PIETRA Luigi Lambertini Reverdito - 190 pagine euro 11,80 GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
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Ingeborg Bachmann, la scrittrice austriaca di Malina, dal luglio 1954 al giugno 1955 spedì da Roma una serie di corrispondenze italiane, cronache politiche e di costume per la radio. La Bachmann, che conosceva perfettamente la nostra lingua, segue in questi appuntamenti periodici per quasi un anno gli scandali sociali e politici e gli eventi anche minimi nell’Italia degli anni Cinquanta. Si va dal caso Montesi alle
Una storia di intensa evocazione quella raccontata da Lambertini nel suo terzo romanzo. L’ombra di un amore adolescenziale, nato in difficili momenti e improvvisamente troncato non senza mistero, pedina l’esistenza del protagonista in diversi momenti. Che fine ha fatto Laura, scomparsa prima che la guerra finisca? E cosa ritroverà Filippo tornando sui luoghi cari della sua prima formazione sentimentale? Il tempo e l’inesorabile fluire, la memoria e le trappole seduttive: Lambertini, giornalista e critico d’arte di lungo corso, sa pausare il racconto nel carezzevole movimento di flashback che danno colore e forma alla storia. GENNAIO 2014
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musica TRIESTE
DI MILA SARTI & DARIO DE FELICIS
RECENSIONI teatro
musica ASSAGO (MI)
TRA CINEMA E TEATRO Firenze, dal 28 gennaio al 2 febbraio
D Il 20 gennaio, al Politeama Rossetti, rivive il mito di Glenn Miller, uno dei padri del jazz e dello swing. Sarà la Glenn Miller Orchestra, da lui fondata nel 1938, a far rivivere gli Anni ‘40; un ensamble diretta dal maestro Will Salden che si avvale della partecipazione della cantante Ellen Bliek e dei Moonlight Serenaders. Una scaletta di grandi classici, da A String Of Pearls, Little Brown Jug, fino a Somewhere Over The Rainbow che, 85 anni dopo, riesce ancora a far socchiudere gli occhi durante l’ascolto per gustare ogni nota. CAGLIARI
ebutta in “prima nazionale” al Teatro della Pergola il 28, Una pura formalità, libero adattamento del bel film di Giuseppe Tornatore. In scena una coppia artistica di grande spessore, Glauco Mauri, qui anche regista, e Roberto Sturno. Questa nuova avventura nasce dall’emozione che il “piccolo capolavoro” di Tornatore, sospeso fra cinema e teatro, ha suscitato in Mauri permettendogli di regalarci in palcoscenico momenti di grande intensità. L’atmosfera che avvolge il racconto è quella di un thriller che si svolge in una sperduta stazione di polizia, dove un famoso scrittore, Onoff, viene accusato di un delitto. La notte dell’interrogatorio non finisce mai e Onoff cerca ansiosamente di ricordare, ricordare forse un passato che ha voluto dimenticare? E chi è l’inquietante commissario che indaga su di lui? Domande che solo nello sconvolgente epilogo trovano le risposte, ricomponendo così lo straziato puzzle umano verso una serenità inattesa e commovente. Perché, pur se tinto di giallo, il testo è in realtà un intimo viaggio alla scoperta di se stessi, delle debolezze e delle fragilità della natura umana. In scena fino al 2 febbraio e poi in tournée al Teatro Massimo di Cagliari, al Teatro San Babila di Milano, al Teatro Biondo di Palermo e al Teatro Parioli di Roma. Info: 05522641
A piccoli passi, successo dopo successo, è diventato un’icona della musica a livello internazionale: è Michael Bublè, che arriva al Forum di Assago il 27 e 28 gennaio, per presentare il suo ultimo disco To be loved. Il grande interprete canadese (dal passaporto italiano) ha una voce di velluto e dimostra di saperla usare, riuscendo ad alternare pop e swing con un efficace dosaggio. Il risultato è un mix di canzoni piacevolmente tradizionali e grandi classici rivisitati che gli hanno valso lo scomodo paragone con leggende come Frank Sinatra. ROMA
LEGAMI CRUDELI Pesaro, dal 10 gennaio
Quello che rimane dopo aver visto uno spettacolo del gruppo di ballo Momix, non è facile da descrivere. Sensazioni di stupore, vedere che il corpo umano può diventare forma astratta e suono, mutando in fretta, in tempo reale, davanti agli occhi dello spettatore. Il 28 gennaio, al Teatro Lirico, i Momix presentano Alchemy, un gioco di elementi tradotto in ballo, guidati come sempre dal capo stregone Moses Pendleton che ne cura le coreografie. Sul palco danzerà l’illusione, come ha promesso lo stesso Pendleton.
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arole incatenate, con Claudia Pandolfi e Francesco Montanari, per la regia di Luciano Melchionna, arriva al Teatro Rossini dal 10. Il testo è dello spagnolo Jordi Galceran, uno degli autori europei più rappresentati. Avevamo avuto modo di apprezzarlo già con Il Metodo Grönholm, col quale ha dei punti in comune. Entrambi parlano di crudeltà, ma mentre in quest’ultimo il gioco spietato si manifesta nei rapporti di lavoro, nella pièce ora in scena lo sfondo è quello dei legami sentimentali. Fra verità e menzogna, situazioni spiazzanti e inquietanti, si consuma un duello che scava nella zona d’ombra di ognuno di noi. In tutte le opere dell’autore l’idea del gioco diventa metafora delle relazioni umane. Lo spettacolo arriva il 15 al Teatro Sperimentale di Ancona. Info: 0721387621
Quando musica, arte ed architettura si fondono, nasce Musica nella Roma del Bernini. Il 9 gennaio, nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, inizia un percorso nella Roma barocca, fatto di racconti, segreti e forme stilistiche di luoghi che segnarono un’epoca. A fare da filo conduttore, la musica di quel tempo, un organico ad hoc, con un soprano, contralto, basso, flauto-percussioni, chitarra spagnola e colascione. Gli strumenti e le atmosfere sonore ricreeranno il clima artistico che prosperava tra il XVII e l’XVIII secolo.
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FANTASCIENZA
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Regia di Joseph Kosinski con Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko
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Jack Harper (T. Cruise) è un riparatore di droni sulla Terra. Fa parte di una massiccia operazione per estrarre risorse vitali dopo decenni di guerra contro una terrificante minaccia conosciuta come Scavengers. Perlustrando i cieli da migliaia di metri d’altezza, la sua esistenza cambia quando salva una donna ibernata. Il suo arrivo innesca una serie di eventi che lo costringono a mettere in discussione tutto ciò che conosceva, mettendo nelle sue mani il destino dell’umanità. Un bel film che pone interessanti questioni, anche filosofiche, sull’uomo. COMMEDIA
IL PRINCIPE ABUSIVO Regia di Alessandro Siani con A. Siani, S. Felberbaum, C. De Sica, S. Autieri
GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
Gioca sul più classico modello di commedia ammantata di favola l’esordio alla regia del comico napoletano Alessandro Siani, che ha ottenuto grandi riscontri al botteghino. Antonio (Siani) lavora come cavia volontaria per i test di case farmaceutiche e un giorno si ritrova al cospetto di Letizia (Felberbaum), una principessa viziata di cui s’innamora. L’unica possibilità per lui di stare a corte è quella di seguire i consigli del ciambellano Anastasio (De Sica) che a sua volta avrà bisogno dei suggerimenti di Antonio visto il suo innamoramento per la fruttivendola Jessica (Autieri).
DI ALESSANDRA MICCINESI & PEDRO ARMOCIDA
RECENSIONI cinema UN BOSS IN SALOTTO regia di Luca Miniero con Rocco Papaleo, Paola Cortellesi, Luca Argentero,
Angela Finocchiaro, Marco Marzocca, Ale e Franz Genere: commedia GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
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al regista di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, il cinema torna a polarizzare lo scontro tra Settentrione e Meridione con un una commedia in cui si ride degli italiani e dei loro vizi atavici. Motore della vicenda è la rivalità tra Ciro e Cristina, un fratello e una sorella meridionali (R. Papaleo e P. Cortellesi) costretti dallo Stato a vivere sotto lo stesso tetto: l’uomo, implicato in un processo per camorra, deve trascorrere gli arresti domiciliari a casa di lei, che intanto si è sposata e trasferita al Nord.
IL GRANDE MATCH regia di Peter Segal con Robert De Niro, Silvester Stallone, Alan Arkin, Kim Basinger, Genere: commedia GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
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e Niro contro Stallone che fanno a pugni sul ring? È un po’ come dire Toro scatenato vs Rocky che incrociano i guantoni per la sfida del secolo. Succede sul set di questa commedia, diretta da P. Segal e interpretata, oltre che dalle due luminose star hollywoodiane, dai grandissimi A. Arkin e K. Basinger. De Niro e Stallone interpretano rispettivamente i ruoli di Billy “The Kid“ McDonnen e Henry “Razor“ Sharp: due pugili di Pittsburgh, noti per la loro rivalità, che trent’anni dopo si incontrano sul ring per regolare finalmente i conti e disputare l’incontro decisivo, rimandato quando erano all’apice della carriera.
THE WOLF OF WALL STREET regia di Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio, Spike Jonze,
Matthew McCounaghey, Jonah Hill Genere: biografico-drammatico GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
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imenticate il cinico broker interpretato da M. Douglas in Wall Street con il suo sogno di ricchezza. Dall’autobiografia di J. Belfort, Scorsese cuce sulla mimica di Di Caprio gli abiti dello squalo - pardon, del “lupo affamato“ di potere - del celebre J. Belfort, broker la cui sfrenata parabola è scandita dalla frase: «Di più non è ancora abbastanza». Più soldi di quanti riuscisse a spenderne, più donne, più Ferrari, più droga, più eccessi, più trasgressioni.
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DRAMMATICO
NO - I GIORNI DELL’ARCOBALENO
Regia di Pablo Larraín con Gael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers GIUDIZIO DI 50&PIÙ:
Il film è realizzato con una commistione sapiente di formati video che lo fanno sembrare girato 25 anni fa quando, nel 1988, il popolo deve scegliere se lasciare al potere Augusto Pinochet. I leader dell’opposizione, propugnatori del “no“, incaricano il giovane pubblicitario René Saavedra (G.G. Bernal) di dirigere la loro campagna. Pur con scarse risorse e sotto l’occhio vigile dei tirapiedi del regime, Saavedra concepisce un piano audace per vincere le elezioni e liberare il Paese. DOCUMENTARIO
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Regia di Rodney Ascher
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A più di 30 anni dall’uscita del capolavoro di S. Kubrick, Shining, il regista R. Ascher intraprende un vero e proprio viaggio inedito al suo interno, sezionandolo fotogramma dopo fotogramma. Scopriamo così tutti i riferimenti nascosti ai nativi americani, a Marshall McLuhan, al genocidio, alla numerologia, alle fiabe, alla Seconda Guerra Mondiale. Fino alla teoria, alquanto affascinante, che vuole Kubrick - Shining sarebbe disseminato di indizi - come regista delle immagini del finto allunaggio dell’Apollo 11. E, per non lasciare nulla al caso, al dvd che esce nella collana Feltrinelli “Real Cinema” è allegato anche un volume sugli stessi argomenti. GENNAIO 2014
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VERTICALI 1. La protesta di chi esegue alla lettera le sue mansioni; 2. Spiaggia a nord di Livorno; 3. La fa il sarcastico; 4. Quelle di macchia sono selvatiche; 5. Le vocali di Saul; 6. Ha numerose gabbie; 7. Aerei che... prendono visione; 8. La Bianca che sposa Mastro don Gesualdo; 9. Istituto commerciale; 10. Lascia il circo... ma non con le sue gambe; 11. Caratterizzano le zebre; 14. Paffutelli, rotondetti; 16. Gli asiatici di Ulan-Bator; 17. Lasciano in forse; 18. Ampliare, estendere; 19. Una sola volta in latino; 20. Lividi per lo spavento; 22. Il Michael Corleone del film Il padrino; 25. Porto della Grecia; 28. Noto film della Disney; 29. Una preposizione articolata; 31. Si vogliono bene; 34. Aderisce ad una corrente; 35. La madre dei programmi Tv; 38. È una spezia; 40. Hanno una stella sul petto; 42. Fa parte della chiesa; 45. Le mamme dei porcellini; 49. Mettere... sottosopra i campi; 50. Un undici milanese; 52. Montata in bestia; 54. L’autore d’una Vita di Gesù; 56. Un Madrid del calcio; 58. Paga le pensioni; 60. Un faretto da vetrina; 62. Li coniano i giapponesi; 63. In mezzo alle viti; 65. Una risposta della miss; 68. Ente Distrettuale; 69. Stanno nella cripta; 71. Sovrano.
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CRUCIVERBA Lello ORIZZONTALI 1. Ha per capoluogo Graz; 6. Avevano la corte nel Cremlino; 8. Ai... lati delle testate; 9. Il dittongo di Giuseppe; 12. Fondò l’impero persiano; 13. Il Tognazzi con Vianello; 15. Collocati molto in basso; 18. Arezzo; 19. Ridley regista del film Nessuna verità (2008); 21. Furibonda; 23. In fondo al teatro; 24. Adunanza di cardinali; 26. Il mare... di Becaud; 27. Il nome della Muti; 29. Un sedile da totale relax; 30. Popolano la Nuova Zelanda; 32. Per i... in poesia; 33. Un’imbarcata... non clandestina; 35. Ognora; 36. Fu regina di Spagna; 37. Vale denaro contante;
CRUCIVERBA SILLABICO Lello ORIZZONTALI 1. Il tegame della pizza; 2. Frugate illecitamente; 5. Frantumi di roccia; 6. Pieno fino all’orlo; 7. Riprovevole abitudine; 8. Al bagno... non finiscono mai!; 9. I maiali maschi; 10. Felice, di buon umore; 11. Una macchina impiegata nel tirar su recinzioni; 14. Può essere ad aria compressa; 16. Notevole centro marino tra Varazze e Arenzano; 18. La tromba degli angeli;
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39. In fondo ai bicchieri; 40. Un esercizio non adatto per... i balbuzienti; 41. Si caccia senza fucile; 43. Le estremità delle ossa; 44. Elementi utili per la transistorizzazione; 45. Il filosofo che educò Nerone; 46. È famosa sua figlia; 47. Il cuore del paziente; 48. Ospedale per incurabili; 51. Ente Nazionale Prevenzione Infortuni; 53. Sono doppie nei trimestri; 55. Incitamento all’asino; 57. Le Furie dei Greci; 59. Scoprì l’elettromagnetismo; 61. Seguaci d’una nuova teoria; 64. Si riempiono in ottobre; 66. Le fanno i grassatori; 67. I reparti di un esercizio alberghiero che si occupano della prima colazione; 70. L’aeroporto di Firenze; 72. Componente dei saponi; 73. Avvilite, abbattute; 74. La capitale con l’Acropoli. 1
20. Lo scherzo del faceto; 21. Illuminare.
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VERTICALI 9 1. Si usa nella cura 11 dei deficit ormonali; 2. Nel Meridione avven13 14 gono con le buone o 16 17 con le cattive dopo 20 una fuga d’amore di due fidanzati; 3. Celebri, famosi; 4. Il tecnico che opera la scelta degli atleti per la formazione; 5. Una manovra di certi moderni aerei militari; 7. I giorni precedenti le feste;
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12. Li stringe l’orecchino; 13. Tale è il bimbo prodigio; 15. È morta in certi quadri; 17. Lo uccise il piccolo Davide; 19. Si trasportano in neri e lenti carri.
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CHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI MINI CRUCIVERBA Lello 1
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STUZZICA CERVELLO
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Enrico Diglio
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Osservate attentamente le quattro figure sotto riportate e dite, seguendo un criterio logico da determinare, quale numero va sostituito al punto interrogativo. 2
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TEST 2 ORIZZONTALI 1. Sovrano; 3. In mezzo ai palchi; 6. Avverbio di tempo; 8. Non fanno che stecche; 10. Si cerca quello della matassa; 11. Quello di petto... squilla!; 12. Venne colonizzato dai visi pallidi; 16. Che non ha asperità; 17. È a capo degli ismailiti; 18. Le ninfe protagoniste de Le supplici di Eschilo. VERTICALI 1. Manzo cotto a fuoco vivo; 2. Una stradina che s’inerpica; 3. Wanda virtuosa polacca del clavicembalo; 4. Un diffusissimo saluto; 5. Golosoni; 7. Celebre pittore astrattista olandese; 9. Territorio Libero; 13. Ha le radici nel... fondo; 14. Risonanze acustiche; 15. Il nome di Barre, presidente della Somalia.
Leggete attentamente le seguenti sei parole e dite quale di esse, secondo logica, può essere considerata intrusa.
IRA
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USO
TEST 3 Osservate attentamente la figura a destra e andate a pag. 98
INDOVINELLI Favolino » Diva procace
» Stanlio e Ollio
Lei si dichiara pura (con quella bocca!), ma è cosa certa, c’è qualcuno, cui bisogna credere, che nuda l’ha scoperta.
Il grasso e magro... sempre uniti, formano un insieme gustoso e ricercato, disposti anche a rimetterci la pelle con quelo loro stile, così affettato.
» soluzioni a pag. 98
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R E L A Z I O N I P E R S O N A L I • L AV O R O • C O L L E Z I O N I S M O • P R O P O S T E • A F F I T T O • V E N D O
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L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8.
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OroscoPIÙ
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« KATIA RICCIARELLI
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VERGINE 24 ago. » 22 set.
Con Venere nel segno sarete in piena forma sia in amore che negli affetti. Se cercate lavoro, datevi da fare. È probabile un breve viaggio per andare a trovare un amico. Attenti a virus e microbi.
Riuscirete a essere perfettamente in sintonia con il partner dimostrando solidarietà e comprensione. Attenzione agli sbalzi di temperatura e prendete della vitamina C.
L’inizio anno sarà eccellente per artisti e per tutti coloro che hanno a che fare con oggetti d’arte, arredamento, cosmetici, musica ecc. Rilassatevi ascoltando buona musica.
BILANCIA 23 set. » 22 ott. Con Marte nel segno fareste meglio ad evitare le decisioni drastiche. Siate sempre prudenti in mezzo al traffico. State attenti a tavola: moderatevi nel mangiare e bere.
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Durante questo mese potrà succedere di tutto. Avrete a che fare con il mondo astrologico e ci saranno alcuni inviti per serate che dovreste accettare, visto che amate tanto le emozioni.
GEMELLI
21 mag. » 21 giu. Le stelle vi aiuteranno a risolvere i vostri problemi. Avrete energia a sufficienza e un ottimo tono muscolare. Continuate così, magari con brevi passeggiate al mattino.
CANCRO
22 giu. » 22 lug. Anche sotto il profilo professionale gli astri saranno generosi nei vostri confronti. Avete bisogno di divertirvi. Il modo migliore per prendervi cura del vostro corpo e ridurre lo stress è andare a piedi.
LEONE
23 lug. » 23 ago. La situazione relativa alla vostra vita privata sarà positiva. Cercate di essere sempre voi stessi. I giovani chiederanno i vostri consigli. Allungate, se potete, il vostro week-end.
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SAGITTARIO
23 nov. » 21 dic. Il 2014 si presenta simpatico e allegro per molti di voi che siete nati sotto questo artistico segno. Saranno tantissimi gli incontri, le feste e le riunioni piacevoli.
ACQUARIO
21 gen. » 19 feb. Il pianeta Sole vi infonderà vitalità e voglia di aria pulita. La situazione del lavoro è stabile, fortunatamente ancora gratificante. Copritevi bene e proteggetevi contro il freddo!
PESCI
20 feb. » 20 mar. Nettuno nel segno vi darà poteri extra sensoriali. Finalmente potrete contare su una vita più piacevole: le cose che farete andranno come desiderate. Ma attenti alla buona tavola.
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SCORPIONE 23 ott. » 22 nov. L’inizio del nuovo anno vi troverà seri e pensierosi. La ragione è che Saturno nel segno vi renderà più profondi e un po’ pessimisti. Attenti ai colpi di freddo o di umidità.
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TORO 21 apr. » 20 mag.
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ARIETE 21 mar. » 20 apr.
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CAPRICORNO 22 dic. » 20 gen.
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INDOVINELLI
Diva procace = La verità
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Stanlio e Ollio = I salumi
Stuzzica cervello TEST 1 - Il numero 3 2 da sostituire al 3 + 2 + 6 + 4 =15 punto interrogativo è 15. Esso, infatti, come negli altri tre Numero dei lati del rettangolo casi forniti, si ot- 6 15 tiene sommando i numeri di colore verde posti ai vertici della figura sotto la quale è posto e il numero dei lati della figura stessa. TEST 2 - La parola che può essere considerata intrusa è ECO. È, infatti, l’unica tra le sei parole date a non formarne un’altra aggiungendo all’inizio la lettera M. Le parole che si ottengono con le altre cinque fornite sono: MIRA META MALI MORO MUSO TEST 3 - Quale delle quattro seguenti figure rappresenta quella prima vista? a)
b)
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