GIUGNO 2020

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Anno XLII n. 6 Giugno 2020 Euro 2.50 - I.P.

Scuola e pandemia: la didattica non si ferma, ma…

La superstizione tra riti, amuleti e porta fortuna

COSTUME

REPORTAGE

Le ragazze del ’46: il voto che cambiò il nostro Paese

I sorprendenti effetti della terapia placebo

Insegnanti over 55 a rischio “inidoneità temporanea”

Ai giovani, il primato degli scaramantici

75 anni fa, le donne per la prima volta alle urne

Cos’è e come funziona la “pillola di zucchero”

SOCIETÀ

SCIENZA



IN QUESTO NUMERO 5. Editoriale 7. Zoom 16. Periscopio 84. Dentro la rete 92. Vivere in armonia 94. Giochi 95. Stuzzica cervello 96. Oroscopo / Soluzioni 97. Lettere

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reportage i

51

51. 1946: donne al voto Il referendum che cambiò la Storia dell’Italia di L. Berti, W. Casula, G. Valdannini

società 8.

Chi sono gli over 75 Aspetti di vita quotidiana di Rachele Randon

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10.

Le mascherine facciali Le regole del “fai da te” di Rossana Martini

12. Al Banco dei Pegni Prestiti in aumento del 30% di Carlo Penguin

anteprime

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www.spazio50.org

INDICE

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GIUGNO 2020

22

__SOCIETÀ__ Il sistema scolastico al tempo della pandemia Alla riapertura di settembre, scuola e corpo docente ridimensionati di Romina Vinci

40

__le INTERVISTE__ Alberto Manguel, raffinato saggista e scrittore argentino «Tra le pagine di un libro cerchiamo il riflesso della nostra anima» di Renato Minore

30

__INCHIESTA__ Residenze sanitarie assistite, importanti realtà da potenziare Con i giusti interventi, saranno i futuri centri globali di servizi alla persona di I. Romano, G. Dall’Ongaro

14.

Fase 2, senior al lavoro Operativi prima dei giovani di Giovanni Orso

20. Il Terzo Tempo Coppie in quarantena di Lidia Ravera

26. La disabilità oggi Tra limiti e traguardi di Barbara Di Sarno

38. Riti e superstizioni Giovani, i più scaramantici a cura del C. Studi 50&Più

60. Elisabetta II Ritratto di una regina di Luisella Berti

62. Il design ecosostenibile Il futuro è nel cartone di Caterina Fara 66. Orti sui balconi La campagna in città di Lavinia Viti

68. Il portiere di quartiere Un supereroe sotto casa di Romina Vinci GIUGNO 2020 I 3


cultura

concorso i

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47. Libri 48 Arte 49. Musica

Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi

44.

I Supervincitori 2019 Le Superfarfalle dell’ultima edizione di Luisella Berti

Direttore Editoriale Anna Maria Melloni @ am.melloni@50epiu.it Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Art Director Elisa Rossi @ elisa.rossi@50epiu.it

parliamo di...

scienze

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72. I poteri del placebo

85. Spazio50 Incontri, eventi, tempo libero, cultura e tanto altro nel mondo di 50&Più a cura di Luisella Berti

I sorprendenti effetti della “pillola di zucchero” di Adelaide Vallardi

76. L’elisir dei cinque tibetani

88. Previdenza di Gianni Tel

Gli esercizi dei monaci Himalayani per il benessere di corpo e mente di Alessandra Miccinesi

91. Fisco

79. Una scossa e il battito riparte

98. Bazar

Contro l’arresto cardiaco, un tempestivo defibrillatore di Paola Stefanucci

a cura del Centro Studi 50&Più

82. Acqua: quanto e perché bere Un alimento indispensabile al benessere e alla sopravvivenza a cura di Fondazione U. Veronesi

di Alessandra De Feo

Credit foto: Agf, Contrasto, Marka, Masterfile, Shutterstock, Antonio Barella, Shutterstock: Sharaf Maksumov, ThewayIsee, De Visu, D-VISIONS, Vincenzo De Bernardo, Archphotos, MikeDotta, Edenco96, Karolis Kavolelis, M. Rohana, Charles Lewis, fronteirasweb MoniqueKooijmans events, Library of Congress Life, Mano Mano/Facebook, Lulu dans, Stella Becker/Facebook, Flicker, ©Worcestershire Acute Hospitals NHS Trust/facebook. Foto di copertina: Marka. Illustrazioni: Enrico Riposati.

ANNO XLII - n. 6 giugno 2020 Per posta: Via del Melangolo, 26 - 00186 Roma Per telefono: 06.68134552 - Per fax: 06.6872597 m@il: redazione@50epiu.it Anno XLII n. 6 Giugno 2020 Euro 2.50 - I.P.

SOCIETÀ

ABBONAMENTI Italia: annuale (11 numeri) euro 22,00 sostenitore euro 40,00 copia singola euro 2,50 copia arretrata euro 4,50 Estero: annualeeuro 41,50 Tel. 06.68134552 Fax 06.81151914

Scuola e pandemia: la didattica non si ferma, ma…

La superstizione tra riti, amuleti e porta fortuna

COSTUME

REPORTAGE

Le ragazze del ’46: il voto che cambiò il nostro Paese

I sorprendenti effetti della terapia placebo

Insegnanti over 55 a rischio “inidoneità temporanea”

Ai giovani, il primato degli scaramantici

75 anni fa, le donne per la prima volta alle urne

Cos’è e come funziona la “pillola di zucchero”

Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 98767007 intestato a 50&Più Srl - Roma. L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualunque momento dell’anno, ma avrà comunque validità annuale.

Editoriale 50&Più Srl Amministratori Fanucchi Antonio (Presidente) Belardinelli Giuseppina Bonini Franco Frattagli Antonino Gallinaro Brigida Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale 50&Più Srl 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.688831 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it Stampa e Spedizione Spadamedia Srl 00198 Roma - Via Panama, 88 Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al R.O.C. n. 6158 del 10/12/2001 Manoscritti e fotografie Anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © Editoriale 50&Più Srl tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutela dati Editoriale 50&Più S.r.l. tratterà i dati personali forniti dagli abbonati nel rispetto di quanto previsto dal Regolamento (UE) 2016/679 e delle disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale ed al solo scopo di inviare il mensile 50&Più ed i relativi allegati. L’informativa di cui all’art. 13 del Regolamento (UE) 2016/679 è consultabile tramite il sito internet www.spazio50.org. I diritti riconosciuti dagli articoli 15 a 21 del suddetto regolamento, potranno essere esercitati nei confronti del Titolare Editoriale 50&Più S.r.l. Via del Melangolo 26 - 00186 Roma e del Responsabile della Protezione dei Dati 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma.

SCIENZA

Aderente a: Finito di stampare: 22 maggio 2020

4 I spazio50.org I GIUGNO 2020

Concessionaria esclusiva pubblicità: 50&PiùMedia Srl - Largo Arenula 34, Roma Tel. 06.68883469 - mail: 50epiumedia@50epiu.it Per la pubblicità: Luigi Valitutti - Tel. 335491325 - mail: l.valitutti@50epiumedia.it

NUMERO CERTIFICATO 8544 DEL 18/12/2018

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA


UNO SGUARDO AL FUTURO

di Anna Maria Melloni Direttore Editoriale 50&Più

EDITORIALE

editoriale GIUGNO 2020

CONOSCO QUESTA TESTATA DAL MIO PRIMO GIORNO DI LAVORO DI TRENT’ANNI FA, quando, giovanissima, mi occupavo di un centro di documentazione che si impegnava per diffondere una cultura dell’anzianità attiva. Questa testata, i suoi articoli, non potevano certo mancare tra le fonti che dovevo analizzare ogni giorno. A quell’epoca solo poche riviste si occupavano È TEMPO DI AFFERMARE in modo specifico di questo tema, negli anni IL DIRITTO DI OGNUNO ne è rimasta solo una, 50&Più. A VIVERE PIENAMENTE Molti anni più tardi si è cominciato a parlare IN OGNI ETÀ di invecchiamento in modo diffuso, si era DELLA VITA infatti scoperto che gli anziani sono tanti, sono destinati ad aumentare, votano e sempre più spesso possono contare su un reddito che a molti giovani manca. Si è cominciato a parlare di silver economy. Ci si è resi conto che gli anziani, ben lungi dall’essere meri destinatari di assistenza, rappresentavano un target attento ed esigente che valeva la pena studiare e su cui conveniva investire. Insomma, l’anziano per molti e in molti contesti ha cominciato ad essere oggetto di interesse nel momento in cui è diventato un potenziale consumatore. Per 50&Più il percorso è iniziato diversamente e molto tempo prima. Chi mi ha preceduto, nell’editoriale del mese scorso, ha ricordato a buon diritto tutti i successi e i passaggi fatti in questi anni, successi resi visibili mese dopo mese grazie alle pagine di questa testata. Di strada ne è stata fatta tanta e oggi è anche grazie all’impegno e alla costanza di 50&Più che possiamo contare su una diffusa consapevolezza rispetto al ruolo, alle capacità e all’importanza del mondo anziano nella società. Mantenendo lo spirito che da oltre 40 anni guida questa rivista e il Sistema di cui è espressione, ricordare i successi raggiunti è di grande stimolo per guardare con fiducia al futuro e alle sfide che impone. Oggi è il tempo di affermare, come in passato, il diritto di ognuno di vivere pienamente in ogni età della vita, per questo dobbiamo impegnarci sempre. Ma è anche il tempo di lavorare con passione e determinazione per costruire una società solidale, nella quale gli anziani possono giocare un È TEMPO DI LAVORARE ruolo cruciale. Per la loro esperienza, CON PASSIONE per le loro capacità, per le loro risorse E DETERMINAZIONE economiche e di tempo, per i loro valori, PER COSTRUIRE per la possibilità di esprimere, in questa UNA SOCIETÀ SOLIDALE terza età della vita, una generosità e un’attenzione all’altro che, per alcuni, è stata forse sacrificata negli anni dedicati al lavoro e alla cura della famiglia. Oggi è tempo di vivere con un’attenzione sempre più vigile alla società tutta, perché nessuno resti indietro, perché nessuno rimanga escluso. E sono proprio i senior, oggi, a poter avere un ruolo trainante nella costruzione di una società sempre più accogliente e inclusiva. GIUGNO 2020 I 5


Aut. Min. 30/01/2020

Contro le emorroidi

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Z IL TEMPO DELLA SOLIDARIETÀ

ZOOM APPUNTI SUL PRESENTE

TRA I NUMEROSI ATTI DI SOLIDARIETÀ DI QUESTO 2020, L’INCONTRO TRA GENERAZIONI TROVA UN RUOLO DI PRIMO PIANO. Durante l’emergenza sanitaria, infatti, persone di tutte le età hanno teso una mano verso la popolazione più a rischio: gli anziani. Attraverso i volontari di varie associazioni, le reti di vicinato e la relazioni familiari, in molti hanno cercato di tutelare la salute degli over 65 portando spesa o farmaci a domicilio e sbrigando alcune commissioni, evitando così i rischi connessi all’uscire da casa propria. Da questa esperienza nasce “Time to Care”, un “mini” servizio civile dedicato ai giovani tra i 18 e i 35 anni che, per i prossimi sei mesi, potranno essere impiegati e formati da enti del Terzo Settore. L’obiettivo è quello di favorire l’inclusione sociale dei senior durante le fasi di ripresa dall’emergenza sanitaria, investendo le energie dei più giovani a sostegno dei bisogni delle famiglie con persone anziane e degli anziani che vivono da soli. A volerlo sono stati la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, e il ministro per le Politiche Giovanili, Vincenzo Spadafora, che hanno stanziato cinque milioni di euro per la realizzazione del progetto. Grazie al lavoro delle reti associative del Terzo Settore, verranno attivati servizi di assistenza a domicilio o a distanza, come la consegna della spesa o di altri beni (libri, giornali, pasti preparati e ausili), l’acquisto di farmaci, il pagamento di bollette e un servizio informativo e di ascolto.

“Time to Care” è un “mini” servizio civile dedicato ai giovani tra i 18 e i 35 anni che, per i prossimi sei mesi, potranno essere impiegati e formati da enti del Terzo Settore. L’obiettivo è quello di favorire l’inclusione sociale dei senior durante le fasi di ripresa dall’emergenza sanitaria


SOCIETÀ

Over75,aspettidivita Un amico a 4 zampe per abbattere la solitudine Anziani soli over 75 e cani, un binomio vincente. Secondo l’indagine Istat, il 12,1% delle famiglie di anziani ultra 75enni possiede uno o più cani (443mila famiglie). La quota sale (15,5%) se la famiglia è composta da una coppia (con o senza figli) o da fratelli o amici che vivono insieme.

8 I spazio50.org I GIUGNO 2020

ITALIA SEMPRE PIÙ LONGEVA ne (l’84% di esse sono donne), menE A CONFERMARLO È L’ISTAT, tre sono ben 1.112 i super centenari, che di recente ha pubblicato l’indacioè coloro che sono arrivati almeno gine Aspetti di vita degli over 75, a 105 anni. Neanche a dirlo, fra di nella quale ha riportato le analisi essi le donne sono l’87%. I dati, quinsulle condizione di salute, di vicidi, confermano che per 100 giovani nanza ai figli e di abitazione dei sedi età compresa tra 0 e 14 anni ci sonior italiani ultrasettantenni. no 173 persone che superano i 65 Intanto c’è da dire che anni. Il 44,5% degli gli anziani, che all’1 over 75 vive in coppia, gennaio 2020 hanno ma chi trascorre la terSONO CIRCA 12 MILIONI GLI OVER 75, CHE VIVONO compiuto i 75 anni za età da sola è in preNEL NOSTRO PAESE. d’età, sono oltre 7 mivelenza donna (il IL 60% DI ESSI HA UN lioni, pari all’11,7% del49,2% contro il 21,7% FIGLIO CHE ABITA NELLO STESSO COMUNE E CHE la popolazione; in quedegli uomini), e se si VEDONO OGNI GIORNO sta fascia d’età, le donsuperano gli 80 anni si ne sono circa il 60%. di Rachele Randon arriva al 55,4%. La soGli 80enni, invece, solitudine si fa sentire di no oltre 4 milioni e 300mila, mentre più in chi abita nelle grandi aree mesi attestano intorno alle 775mila tropolitane, ma c’è un aspetto posiunità, le persone che hanno comtivo: il 60% degli anziani abita nello piuto 90 anni. Anche in queste ulstesso comune dei figli e il 56,4% di time due fasce della popolazione, le loro li vede giornalmente. donne sono la maggioranza: tra gli ottantenni sono il 63%, mentre tra i novantenni arrivano al 73%. C’è anche chi ha raggiunto l’invidiabile traguardo delle 100 candeline, ovvero 14.456 perso-



__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ COME SI SMALTISCONO LE MASCHERINE

Vanno poste in un sacchetto chiuso, per tutelare gli operatori ecologici, e gettate nei rifiuti indifferenziati.

IL DPCM DEL 26 APRILE dà la possibilità di realizzare da sé mascherine facciali, sostitutive di quelle monouso

MASCHERINE DI COMUNITÀ: IL RISPARMIO È A PORTATA DI MANO di Rossana Martini

+ DAGLI STATES

ALL’ITALIA

Vive a Long Island ma il suo cuore è in Italia, dove vivono i suoi nonni. Ha 11 anni ed un progetto... IL GRANDE CUORE DI STELLA

Ha appena 11 anni ma le idee molto chiare. Si chiama Stella Becker e vive a Long Island, nello Stato di New York. Studia, suona il sax, ama l’arte e il “fai da te”. E proprio quest’ultima passione l’ha spinta a realizzare un progetto: cucire delle mascherine facciali e venderle agli abitanti della Grande Mela. Il ricavato della vendita viene devoluto alla Croce Rossa di Mortara, un comune in provincia di Pavia, il paese dove vivono i suoi nonni. «Sono molto anziani e hanno problemi di salute, e lì ci sono molti casi di Coronavirus - ha detto Stella in un filmato postato su YouTube -. Anche solo un dollaro, può aiutare i dottori del posto a curare le persone».

10 I spazio50.org I GIUGNO 2020

LE MASCHERINE PROTETTIVE SONO ENTRATE A FAR PARTE DELLA NOSTRA VITA. Importantissime nel contrastare la diffusione dell’infezione da Coronavirus, devono essere utilizzate obbligatoriamente quando ci si trova in spazi affollati e chiusi, come i negozi e sui mezzi pubblici. Oltre alle mascherine usa e getta di tipo chirurgico, o similari, nel DPCM del 26 aprile si parla anche di “mascherine di comunità” ovvero le «mascherine lavabili anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso». Ciò significa che ognuno di noi, può realizzarle. Ma come? Occorrono due-tre quadrati di tessuto (20 x 20 cm), che abbia una fitta trama - in modo tale

che possa trattenere bene le particelle di saliva - ma che sia anche abbastanza traspirante; ottimo il cotone percalle, il jersey e la flanella. Nel confezionare la mascherina bisogna sovrapporre gli strati di stoffa e meglio sarebbe inserire nel mezzo anche uno strato di materiale assorbente come la carta da cucina, che verrà tolta quando si laverà la mascherina. Piegare i bordi laterali del tessuto e cucirli con all’interno due elastici rotondi. Dopo ogni uso lavare almeno a 60°. C’è da sottolineare, però, che le mascherine facciali affiancano e non sostituiscono le altre misure preventive, cioè il distanziamento fisico, l’igiene respiratoria (tossire e starnutire nella piega del gomito), il lavarsi spesso le mani e l’evitare di toccarsi il viso.



__SOCIETÀ__

AUMENTATI DEL 30% I PRESTITI

MI IMPEGNO TUTTO Tutti in fila rispettando il distanziamento diffusi da Affide, una delle società attive nel sociale, ognuno perso nei propri pensieri, campo del credito, che ha rilevato una magstringendo in mano un giore affluenza agli sporpiccolo fagotto contenentelli a partire dal mese di te uno spicchio di vita: camaggio. E a fare la fila SONO SOPRATTUTTO tenine d’oro, la collana per impegnare i propri LE DONNE OVER 50 A RIVOLGERSI ricevuta in eredità oppure beni, sono soprattutto le AL BANCO DEI PEGNI le fedi su cui si è giurato donne over 50. PER RICHIEDERE UN PRESTITO. amore eterno. Ogni anno, le persone IMPEGNATI PREVALENTEMENTE GIOIELLI DI FAMIGLIA E ORO Da quando il Coronavirus che si affidano al Banco di Carlo Penguin si è diffuso nel nostro dei Pegni variano da 270 Paese rallentando l’ecoa 300mila, con un giro di nomia, le richieste di credito al Monte dei affari di 800 milioni di euro ed un prestito Pegni sono cresciute del 30% rispetto al pepersonale di circa 1.000. Il 95% dei beni imriodo pre Covid-19. È quanto emerge dai dati pegnati è riscattato, il 5% va all’asta.

+



__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

+IL PARADOSSO di Giovanni Orso

Su oltre 4,4 milioni di lavoratori che hanno ripreso le ATTIVITÀ PRODUTTIVE all’inizio di maggio, gran parte appartenevano alle classi d’età comprese tra i 50-59 anni e over 60. IL 4 MAGGIO, PER OLTRE 4,4 MILIONI DI PERSONE si sono spalancati i cancelli dei rispettivi luoghi di lavoro. In percentuale, su 100 lavoratori rimasti a casa a seguito dei provvedimenti di contenimento del Coronavirus, il 62,2% (in maggioranza personale dipendente) è tornato in attività, pur seguendo i protocolli anticontagio prescritti per le aziende. Il paradosso del rientro al lavoro, nella cosiddetta Fase 2,

FASE 2. I SENIOR SONO TORNATI AL LAVORO PRIMA DEI GIOVANI è legato, però, all’età dei lavoratori coinvolti. Infatti, nonostante si sia dibattuto a lungo sull’opportunità di far rientrare in attività, scaglionati per classi d’età, così da tutelare la popolazione più anziana, in realtà i senior hanno ripreso a lavorare prima dei giovani. È ciò che ri-

porta l’indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro (a partire dai microdati delle Forze Lavoro Istat), intitolata Ritorno al lavoro per 4,4 milioni di italiani. Nello studio si evince che su 100 occupati in settori sospesi, all’inizio della Fase 2 sono rientrati

al lavoro il 48,8% degli under 30, il 59% dei 30-39enni, il 67,1% dei 40-49enni, il 68,7% dei 50-59enni. E tra gli over 60 la percentuale di rientro è stata pari al 60,1%. La ripresa ha interessato il 68% dei lavoratori al Nord, il 57,6% al Centro e il 51,3% al Sud.

Chi è tornato al lavoro e chi è restato “sospeso” Riprendono

Ancora “sospesi”

Per età 50-59enni 40-49enni over 60 30-39enni Under 30

Per area geografica

57,6%

68,7% 67,1% 60,1%

Nord

68%

Centro

51,3%

Fonte : Elaborazione Osservatorio Statistico Consulenti del Lavoro su microdati Istat

14 I spazio50.org I GIUGNO 2020

66,8%

49,0%

Dipendenti

Indipendenti

Sud

59% 48,8%

Per condizione



IN GIRO PER IL MONDO DRONI: IL MERCATO ITALIANO VALE 100 MILIONI

CIBO E VINO: LE SPESE PIÙ GETTONATE VIA SMARTPHONE

IL MISTERO DEGLI OCCHI VIOLA DI LIZ TAYLOR

Anche in Italia i droni sono pronti al decollo: un mercato da 100 milioni di euro. Sono 700 le imprese della filiera civile dei droni e 650 quelle che hanno chiesto il patentino di volo per i piloti. www.ansa.it

Oltre l’80% degli acquisti via smartphone è per mangiare. Così nel sondaggio Hype, una banca nata nel 2015 che funziona esclusivamente attraverso un’app e conta oltre 700mila clienti. www.oggi.it

Perché Liz Taylor aveva gli occhi viola? Per i ricercatori l’attrice pur avendo nell’iride la stessa quantità di melanina degli occhi azzurri aveva una base decolorata tra grigio e blu: viola, appunto. www.urbanpost.it

A PROPOSITO DI...

Una bambina Alfiere della Repubblica Si chiama Mavì Borrelli la bambina di nove anni che ha tagliato i suoi lunghi capelli per farne parrucche per chi è reso calvo dalle terapie contro il cancro. La bimba di Crevalcore (Bo) è stata nominata Alfiere della Repubblica. www.today.it

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ANTIOSSIDANTE E... SÌ - Rafforza il sistema im-

munitario. Il seme va inoltre menzionato per le forti proprietà antiossidanti e antipertensive.

METEOROLOGIA

Inverno 2020, il più caldo in quarant’anni L’ultimo inverno è stato il più caldo. La temperatura ha superato di 3,4 °C la media della stagione invernale nel periodo 1981-2019. Rilevazioni Copernicus Climate Change Service. www.repubblica.it

VIETATI GLI ECCESSI NO - Data l’alta concentrazione di tannini, se consumato in maniera smodata, potrebbe provocare stitichezza.

AMBIENTE

Mal’Aria, le città sono malate di inquinamento Dal 2010 al 2019, il 28% delle città monitorate da Legambiente ha superato ogni anno i limiti giornalieri di PM10. Torino prima in classifica 7 volte su 10, con 1.086 giorni di inquinamento in città. www.ilfattoquotidiano.it

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SEME DI AVOCADO

SOCIETÀ

MUSICA

Jagger vs McCartney, un match infinito Sfida a distanza tra Paul McCartney e Mick Jagger. Se il baronetto rivendica il primato dei Beatles: «Noi, i migliori», il frontman degli Stones gli risponde: «Noi riempiamo ancora gli stadi». www.tgcom24.it

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TECNOLOGIA

In Italia crescono le case smart

IN NUMERI

CENT’ANNI E NON SENTIRLI

FONTE: ISTAT

Secondo l’ultimo Rapporto Istat, sono 14.456 le persone residenti in Italia che hanno compiuto i 100 anni di età, donne nell’84% dei casi. Tra loro, 1.112 hanno raggiunto e superato i 105 anni di età.

TOTALE UOMINI E DONNE DI 100 ANNI COMPIUTI

14.456

PERCENTUALE DONNE DI 100 ANNI COMPIUTI

84%

16 I spazio50.org I GIUGNO 2020

TOTALE UOMINI E DONNE DI 105 ANNI E OLTRE

1.112

Il 68% degli italiani ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente e il 40% possiede almeno un oggetto smart, con soluzioni per la sicurezza e smart home speaker (ovvero assistenti vocali). www.today.it

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PERISCOPIO

UN TRASLOCO ANOMALO a cura di Samuela Gangi


RUTH PFAU, LA DONNA CHE FONDÒ 157 CLINICHE

PERCHÉ NELLE CONCHIGLIE SI PUÒ SENTIRE IL MARE?

ECOSIA: IL MOTORE PIÙ GREEN CHE SFIDA GOOGLE

È figura poco nota, ma c’è chi la conosce come “Madre Teresa del Pakistan”. Si chiamava Ruth Pfau, medico e suora che dedicò oltre 55 anni all’assistenza dei malati di lebbra in Pakistan. www.ilpost.it

Il refolo di vento che s’insinua nella conchiglia fa vibrare l’aria nella cavità della stessa. Il carbonato di calcio che costituisce il guscio dà poi di conseguenza l’illusione di ascoltare lo sciabordio. www.picnicatrevi.it

Esiste da 11 anni, ma pochi lo conoscono. È Ecosia, un motore di ricerca che prova a sfidare Google piantando alberi. Usa i ricavi derivanti dalle ricerche web per piantare alberi dove serve. www.quifinanza.it

AMBIENTE

Plastica nei pesci e poi dritta sulle tavole Almeno 116 specie diverse hanno ingerito plastica: il 59% sono sardine, triglie, orate, merluzzi, acciughe, tonni, scampi, gamberi rossi. È quanto emerge dallo studio Plastics in the Aquatic Environment. www.ilmessaggero.it

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CURIOSITÀ

Rimedi 100% naturali per un microonde pulito Pratico e veloce, il forno a microonde è un aiuto prezioso in casa. Per pulirlo in modo naturale, una volta a settimana, è possibile usare una miscela di acqua e limone, aceto di vino o bicarbonato. www.tuttogreen.it

i ALIMENTAZIONE

A CHI NON È MAI CAPITATO DI DOVER CAMBIARE CASA IMBARCANDOSI MAGARI IN UN TRASLOCO MOLTO FATICOSO? Nel Maryland, Stati Uniti, è successo questo e parecchio altro. Christian Neeley, infatti, un cittadino americano, ha acquistato per 500.000 dollari un edificio costruito nel 1764, con l’obiettivo di ristrutturarlo e donarlo ai suoi genitori. Per realizzare questo sogno, apparentemente piuttosto comune, ha fatto invece qualcosa di straordinario: ha chiesto

agli operai di sradicare lo stabile predisponendone poi il trasporto via mare. Ottanta chilometri in acqua che hanno fatto il giro del mondo attraverso un video virale diffuso su Youtube e rimbalzato tramite i siti delle principali testate al mondo. A guidare la traversata una piccola motonave seguita, appena dopo la chiatta con su il palazzo, da una grossa imbarcazione, che ha spinto l’edificio durante il singolare trasporto, ammirato da curiosi che ne hanno filmato l’impresa.

Anche il pesce è stagionale: ecco cosa scegliere Le specie ittiche hanno una loro stagionalità che, se rispettata, contribuisce a tutelare l’ambiente. In estate il top sono Sugarello, Sogliola, Orata, Ricciola, Spigola, Gallinella, Sarago, Sardina. www.today.it

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GIUGNO 2020 I 17


ALLE FOTO SU HONG KONG IL PREMIO PULITZER 2020 Sono stati assegnati i premi Pulitzer di quest’anno relativi alle produzioni del 2019. Nella sezione “Breaking News Photography” è stato premiato lo staff fotografico dell’Agenzia Reuters, per le immagini delle proteste ad Hong Kong. 1

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+ 1. Un ragazzo esce da un negozio davanti al quale è esplosa una molotov (Reuters/Tyrone Siu); 2. Un manifestante è bloccato da un poliziotto durante gli scontri tra le forze dell’ordine e gli studenti. Le proteste sono avvenute fuori della stazione di polizia di Mong Kok, a Hong Kong (Reuters/Tyrone Siu); 3. Un uomo pulisce i detriti rimasti al termine degli scontri tra polizia e manifestanti, avvenuti nel campus del Politecnico (Reuters/Adnan Abidi); 4. Un bambino è nel marsupio di uno dei manifestanti che, nella baia di Kowloon, si tengono per mano per formare una catena umana (Reuters/Leah Millis).

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______IL TERZO TEMPO______

COPPIE IN QUARANTENA: GIOIE E DOLORI di Lidia Ravera

VI AVEVO CHIESTO DI SCRIVERE E L’AVETE FATTO. GRAZIE. Ho scelto, fra le molte lettere, quelle di due persone che, entrambe sposate, sono uscite dal lungo periodo di reclusione con il coniuge con due esiti diametralmente opposti. La prima è una donna di 66 anni, che mi scrive: «Ho affrontato, come tutti gli italiani, l’isolamento domestico con il divieto di uscire di casa. Sono sposata da quasi quarant’anni, ho una figlia di 38 anni e un figlio di 36. Ho due nipotini, tutti e due figli della figlia, di due e cinque anni... li adoro, come tutte le nonne... Avrei voluto stare a casa di mia figlia, che ha continuato tutto il tempo a lavorare in modalità smart working, mi sarei occupata con gioia dei bambini, ma io vivo in un paesino non lontano da Roma e mia figlia a Milano e non ho potuto spostarmi. Sono rimasta, malvolentieri, a casa mia, con mio marito». 20 I spazio50.org I GIUGNO 2020


Segue la descrizione di un matrimonio svuotato di senso, fra due persone che da tempo non hanno più niente da dirsi. Le cene guardando la televisione, il fastidio per una presenza muta, per una casa troppo piccola. Prima c’era per lui il bar, per lei il gruppo di lettura, le amiche e lunghe soste a Milano dai nipotini. Ci si frequentava il minimo e si riusciva a non dire quello che non andava detto. La fine della possibilità, per entrambi, di uscire, li ha spinti uno contro l’altra, sono incominciati i battibecchi, le critiche continue: “hai macchiato la tovaglia”, “non è così che si mettono i piatti nel lavastoviglie”, sciocchezze, ma tormentose. E una sera, dopo 22 giorni, lei è sbottata: sei aggressivo, sciatto, non fai niente in casa, non ti vedo mai con un libro in mano, non dici una parola. Lui le ha risposto per le rime. Allora lei, alzando la voce ha detto la frase: “Non ti amo più”. Lui, inaspettatamente, si è messo a piangere. «Proprio con le lacrime», specifica la lettera. Ed è successo il miracolo. Si sono abbracciati. (al diavolo il virus, meglio morire tutti e due che uno per volta). Non succedeva da dieci anni. Lei si è commossa nello scoprirlo vulnerabile, lui si è sentito accolto da quell’abbraccio. E per tutte

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PARLIAMONE... CHI VOLESSE SCRIVERE A LIDIA RAVERA PUÒ FARLO: PER POSTA C/O REDAZIONE 50&PIÙ VIA DEL MELANGOLO 26 00186 ROMA PER FAX 066872597 PER MAIL REDAZIONE@50EPIU.IT

le settimane seguenti, tutti e due si sono sforzati di parlare. Il dialogo è come un muscolo, se lo alleni si rinforza, se non lo stimoli si atrofizza. La lettrice e suo marito hanno scoperto che avevano ancora molto da dirsi. È ovvio che dopo 40 anni di matrimonio gli aneddoti sulla tua infanzia lui li sa a memoria e viceversa, ma la vita cambia attorno a te e la vita che cambia (in questo periodo poi!) puoi commentarla sempre, fino all’ultimo respiro. Meno a lieto fine l’altra lettera. Mi scrive una donna di 59 anni, una donna bella (ci tiene a specificare che dimostra molto meno della sua età), felicemente sposata con un uomo di pochi anni più vecchio di lei. Lei è proprietaria di un negozio di abiti usati che, nella piccola città dove vive e che mi prega di non nominare, è un punto di riferimento per tre generazioni di donne. «Ci

vengono le madri, le figlie e le nonne», scrive. Scrive che suo marito lavora nel turismo, settore che sarà fra gli ultimi a normalizzarsi. Ha sempre viaggiato molto, ovviamente, il marito. Ma ogni ritorno era una festa. Piccoli regali, cene nei ristoranti migliori e la promessa di viaggiare un po’ meno, prima o poi. Scrive che è stata quasi felice, pur nel rispetto del dolore di chi ha perso i suoi cari, quando ci hanno chiusi tutti in casa. L’idea di godersi finalmente suo marito le faceva volare la fantasia d’amore. Fra loro le cose andavano benissimo, sarebbero andate ancora meglio, senza tutti quegli strappi, le continue partenze che nutrivano l’amore con potenti iniezioni di nostalgia. “Le cose” hanno incominciato a scricchiolare dopo una settimana. Lui, costretto a viaggiare al massimo fino al supermercato, era come un leone in gabbia. Lei continuava a “cambiarsi per la ce-

na” per tener viva la tradizione del corteggiamento. Lui neanche se ne accorgeva, se si era vestita sexy, voleva soltanto ripartire. Una sera litigarono su una sciocchezza e lei, offesa, andò a dormire. Credendola addormentata, lui andò a telefonare sul balcone della cucina, quello da cui avevano cantato l’Inno di Mameli, nei primi fantastici giorni della quarantena. Peccato che lei non riusciva a dormire, e andò a prendersi un bicchiere d’acqua in cucina, senza accendere la luce. A chi stava dicendo, lui: “muoio dalla voglia di vederti...”, “lo capisci che ho bisogno di te...”, “se questa pandemia non finisce divento pazzo...”. La Fase due, per la ex coppia felice, è incominciata con un appuntamento dall’avvocato. Per avviare le pratiche di divorzio. Alla lettrice ho risposto: «Guarda, forse è meglio così, meglio un taglio netto che un agonia di bugie». Ma l’ho fatto perché mi corre l’obbligo di pensare positivo. GIUGNO 2020 I 21


__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

Abbiamo il corpo docenti più anziano d’Europa. Come farà il nostro sistema scolastico a rispondere alle esigenze della pandemia? Tanti gli interrogativi da sciogliere

A.A.A. SCUOLA… INVENTASI di Romina Vinci ABBIAMO CHIESTO LORO DI REINVENTARSI, ANCORA UNA VOLTA. DALL’OGGI AL DOMANI SI SONO RITROVATI ALLE PRESE CON VIDEOLEZIONI, PROGRAMMI DIDATTICI DA PORTARE AVANTI, classi da gestire a distanza, compiti da somministrare, chat e conferenze alle ore più disparate del giorno. Perché gli insegnanti non si sono mai fermati. La pandemia del coronavirus non ha bloccato la scuola che, sin dai primi giorni dell’emergenza, IN FUTURO ha adottato la modalità di “DidatI possibili scenari tica a distanza”. Sono oltre 200mila, quasi 300mila gli insegnanti che Ed ecco che i docenti sono ritornati rientrano nella categoria a rischio Covid-19. Se dovessui banchi (virtuali ovviamente), sero essere esonerati temporaneamente, si potrebbe partecipando a seminari e webicreare un buco incolmabile. I supplenti, infatti, potrebbero nair al fine di aggiornare le proprie non bastare: dovranno già riempire le oltre 200mila competenze e fornire ai propri stucattedre dei pensionamenti. 22 I spazio50.org I GIUGNO 2020


I PROPOSITI PER GLI STUDENTI

Ministero dell’Istruzione: “Sì alle scuole aperte, ma in sicurezza”

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denti il maggior supporto possibile. Ed adesso rischiano di rimanere fuori. La scuola che a settembre si prepara a riaprire i battenti, infatti, sarà molto ridimensionata. E lo sarà in primis il corpo docente. Un documento dell’Inail, preparato dagli esperti in vista della riapertura delle attività, sottolinea il bisogno di una “sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori con età superiore ai 55 anni”. Per

LA SCUOLA HA CHIUSO IL 23 FEBBRAIO IN LOMBARDIA E NELLE ALTRE ZONE “ARANCIONI”. DAL 5 MARZO, POI, IL PROVVEDIMENTO SI È ESTESO A TUTTA L’ITALIA

loro, in assenza di copertura immunitaria adeguata, ovvero test sierologici, si dovrà valutare la possibilità di un giudizio di “inidoneità temporanea al lavoro da rivalutare a scadenze fissate”. Del resto, i dati degli osservatori internazionali dell’Ocse parlano chiaro: l’Italia conta gli insegnanti più anziani d’Europa, con un’età media di 49 anni. Più della metà del corpo docenti è già

avanti nella carriera. Gli insegnanti over 50 sono il 49% del totale. Questo significa che il 30% dei docenti (ovvero gli over 55) dovrebbe essere sottoposto a test e sorveglianza. Ancor più allarmante il dato che riguarda i dirigenti scolastici: il 46% ha più di 60 anni e un altro 20% rientra nella fascia d’età tra i 55 e i 60. Come potranno, dunque, gestire la ripartenza delle loro scuole da remoto, rimanendo nelle loro case? Sono tanti gli interrogativi che attanagliano gli insegnanti. Tonino De Giorgio di anni ne ha 60, insegna Filosofia e Scienze umane in un liceo in Calabria. Non ha patologie particolari, quindi è fiducioso e crede che, a set- »

Il Ministero dell’Istruzione sta lavorando sodo per mettere a punto un sistema che consenta di mantenere la sicurezza, ma anche di riprendere la didattica in presenza, requisito imprescindibile per un buon apprendimento. «Non si può ripartire con la didattica a distanza, soprattutto per le fasce dei più piccoli: scuola dell’infanzia e primaria hanno bisogno della presenza fisica», ha affermato il sottosegretario al Ministero dell’Istruzione, Peppe De Cristofaro. «Dobbiamo trovare soluzioni che garantiscano la riapertura in sicurezza, perché il rischio è l’aumento di abbandono, dispersione e povertà educativa». Dal Ministero fanno sapere che bisogna puntare, in primis, a recuperare tutti quelli che si sono persi per strada, non solo a causa di mancanza di devices o di labili connessioni, ma anche per fragilità emotiva, psicologica, per mancanza di stimoli e motivazione. Recuperare il debito contratto nei confronti di questi studenti: ecco il primo imperativo di una scuola che mira ad essere a misura Covid-19. «Dobbiamo puntare ad una scuola che sia inclusiva - prosegue De Cristofaro -; per farlo abbiamo bisogno di più investimenti, più risorse, più scuole e aule attrezzate, più docenti, più personale. Ed un meno: meno studenti in classe».

GIUGNO 2020 I 23


tembre, sarà di nuovo in aula. Non mancano, IL RUOLO DEI DOCENTI però, alcune Con la Didattica a distanza considerazioni meno autorità, più autorevolezza Sabrina Parisi insegna in una scuola superiore sul mestiere: della provincia di Milano e ha scritto un ar«Appena qualticolo sulla didattica ai tempi del Coronavirus, che mese fa, all’interno dell’instant book Pandemia 2020. quando chiedeLa vita quotidiana in Italia con il Covid-19. vamo come limiL’autrice sottolinea come, nella Dad (Didattica te i 65 anni pera distanza), il ruolo dei docenti sia cambiato ché insegnare è a vantaggio degli studenti. Infatti, molti prousurante, ci siafessori esperti di didattica “in presenza” ma mo sentiti ripoco preparati dal punto di vista tecnologico, spondere che si sono dovuti affidare ai colleghi più giovani potevamo beniso direttamente agli allievi per imparare ad simo arrivare ai utilizzare gli strumenti e cercare attivamente la collaborazione dei ragazzi durante le vi67. Adesso, invedeolezioni. Alcuni dei professori si sono sentiti ce, dopo i 55 ana disagio nel perdere parte della propria auni veniamo contorità; tuttavia, in questo modo sono costretti siderati l’anello a diventare più “autorevoli”. debole». Nella sua scuola i docenti sono 108, la metà dei quali sono over 55. «Il problema sarà come PER SAPERNE DI PIÙ ricominciare - afferma -, il RIMANERE SEMPRE AGGIORNATI SUL MONDO distanziamento sociale è DELLA SCUOLA È POSSIBILE molto difficile da rispettare, ATTRAVERSO IL SITO: soprattutto al Sud. Siamo WWW.ORIZZONTESCUOLA.IT abituati ad interfacciarci con classi pollaio, servizi igienici deficitari e pulizia che lascia a desiderare. Mascherine e guanti potrebbero essere un aiuto, ma la sanificazione delle aule a fine lezione la vedo dura». Luigia Scorrano vive ed in-

CAMBIAMENTI

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segna a Gallipoli. Ha 56 anni ed è di ruolo dal 1991. «Spero e mi auguro di poter lavorare ancora, perché amo troppo il mio lavoro. Sto facendo ogni giorno videolezioni per non perdere il contatto con i miei bambini di quarta primaria. A loro manca la scuola, ed io cerco di dare più che posso», racconta Luigia. Anche Annalisa Lucibello ha la stessa età e qualche preoccupazione in più: «Da un decennio soffro di una doppia sindrome autoimmune, e se non dovessi essere più idonea a fare questo mestiere?», si chiede. Erminia Tassone è una 65enne ed ha l’80% di invalidità a causa di una malattia autoimmune: «In questi mesi mi sono chiusa in casa per paura - racconta -, ho lavorato con i miei allievi in modo intensivo. Adesso mi trovo con più problemi agli occhi, a causa delle troppe ore passate davanti al computer. Non so se i miei sacrifici valgano a qualcosa, di sicuro quando arrivo alla sera sono stravolta. Mi piacerebbe lavorare ancora un anno per portare i miei allievi in quinta, ma dubito che ne avrò la possibilità».

E c’è anche chi, a settembre, sa per certo di non tornare in cattedra. «Non lo immaginavo così il mio ultimo anno di insegnamento. Pensavo di fare una gran festa, a fine anno, con i bambini, e poi con i colleghi. Ed invece mi sono ritrovata, ancora una volta, a mettermi in gioco, a sperimentare modalità mai utilizzate prima». A parlare è la maestra Antonella Vinci, che di anni ne ha 62, insegna ad Alatri (Frosinone). A fine mese andrà in pensione. «Non sono una persona tecnologica, ho fatto molta fatica ad allinearmi alla Dad. Io vivo sola, non ho nessuno che mi aiuti, al contrario di molte colleghe che si sono aggrappate ai figli». Anche per Mariateresa Citino è arrivato il tempo dei bilanci: «I ragazzi sono stati chiamati ad essere presenti e a dare il meglio di loro in quanto conoscitori dei mezzi per la Didattica a distanza. Hanno risposto in modo serio e positivo, ed abbiamo fatto un bel percorso insieme. Ricorderò per sempre questo mio ultimo anno di insegnamento».


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SISTEMA ASSOCIATIVO E DI SERVIZI

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Stando ai dati di una recente ricerca, il 2030 vedrà la presenza di circa cinque milioni di anziani disabili. Questo ci pone di fronte alla necessità di investire per tempo in reti assistenziali, competenze e tecnologie, intervenendo anche sulle politiche di welfare e potenziando i servizi già attivi. A sostegno della disabilità è già stato fatto molto. Ma non tutto...

__SOCIETÀ ATTUALITÀ__ di Barbara Di Sarno

DISABILITÀ OGGI: TRA LIMITI E TRAGUARDI +

"LA SALUTE È UNO STATO DI COMPLETO BENESSERE FISICO, MENTALE E SOCIALE E NON CONSISTE SOLO IN UN’ASSENZA DI MALATTIA O DI INFERMITÀ" (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ, 1948)

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L’ITALIA È UN PAESE LA CUI POPOLAZIONE INVECCHIA SEMPRE DI PIÙ, diminuendo invece nei numeri. Secondo le proiezioni elaborate dall’Istat per Italia Longeva (Rete Nazionale sull’Invecchiamento e la Longevità Attiva), nel 2050 saremo due milioni e mezzo in meno, mentre si assisterà a un exploit degli “over 65”. Nei prossimi cinquant’anni le generazioni più a rischio di non autosufficienza passeranno da un quinto a un terzo della popolazione e, già nel 2030, gli anziani disabili da assistere toccheranno la vetta dei cinque milioni. «Questo quadro solleva una questione di sostenibilità strutturale per l’intero Paese. Per far fronte alla crescente perdita di autonomia bisognerebbe investire in reti assistenziali, competenze e tecnologie - afferma lo psicoterapeuta Teo Calzaretta -. Servono


interventi sul fronte delle politiche di welfare che regolino gli aiuti in base allo stato di bisogno, potenziando, ad esempio, i servizi socio-sanitari finora in gran parte integrati abbondantemente dalle famiglie. Un’importante realtà assistenziale, qui in Italia, è rappresentata dalle case famiglia pensate per l’accoglienza di disabili adulti dai 18 ai 65 anni che non possono più vivere nel contesto d’origine. Qui si svolgono attività legate alla cura di sé e dell’ambiente in cui gli utenti vivono e individualizzate in base al bisogno e alle competenze. Parliamo quindi di igiene, di riordino ma anche di vita di tutti i giorni che comprende il fare una lavatrice, lo stendere i panni, l’apparecchiare una tavola». Quali sono, invece, le attività per la socializzazione e l’inclusione pensate in queste istituzioni? La stessa frequentazione di centri anziani o la partecipazione a soggiorni estivi, il fare la spesa o attendere in fila dal medico, ma anche fare la merenda al bar sono tutte attività che implicano un contatto con il mondo esterno. C’è poi anche l’arte terapia che permette, attraverso elementi materici, la costruzione di piccoli oggetti, e che può essere finalizzata alla comunicazione. Questo tipo di attività serve infatti a implementare la comunicazione laddove ci siano persone che non parlano e si esprimono attraverso quello che fanno. Anche lo sport è fondamentale. Oltre al potenziamento della propria struttura organica, muscolare e scheletrica, » GIUGNO 2020 I 27


SOCIETÀ ATTUALITÀ c’è l’apprendimento delle regole perché le attività vengono svolte in gruppo. C’è la gratificazione data dai riconoscimenti sociali come le medaglie e le premiazioni, la condivisione delle regole e tutta quella serie di giovamenti che ci sono in tutte le attività strutturate. Cosa accade, invece, quando una persona disabile compie 65 anni? Con l’avanzare dell’età c’è tutta una valutazione che porta il disabile dalla casa famiglia alle Rsa (Residenze Sanitarie Assistenziali). È un vero e proprio cambiamento di status, da disabile ad anziano, che si concretizza in un passaggio di servizi e competenze e che, per l’anziano, diventa spesso destabilizzante, traumatico. Al compimento dei 65 anni, infatti, la persona con disabilità passa da un piccolo modello abitativo formato famiglia a un luogo più complesso e strutturato come una casa di riposo. Le esigenze di una persona disabile fin dalla nascita sono poi molto diverse da quelle di chi ha una disabilità legata all’età. Possiamo dire che, in questo senso, un passo importante è stato compiuto con la Legge 112/2016 sul “Dopo di noi”? Alle persone con disabilità grave inserite nei progetti della Legge 112 la continuità di vita verrebbe assicurata da un progetto non più scandito da una sorta di orologio anagrafico, ma definito per loro in modo appropriato. Sinceramente penso che, in generale, noi abbiamo delle leggi che possono anche essere definite buone, ma c’è

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19 ANNI FA

LA RIVOLUZIONE DELL’ICF

Disabilità e ambiente Il 22 maggio 2001 L’Organizzazione Mondiale della Sanità perviene alla stesura dell’Icf, “Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute”. L’Icf fornisce un’analisi dello stato di salute degli individui ponendo una correlazione fra salute e ambiente. La disabilità viene definita come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole. Ogni persona, in qualunque momento della vita, può avere una condizione di salute che in un contesto sfavorevole diventa disabilità. L’analisi delle varie dimensioni esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) dell’individuo porta a evidenziare non solo come le persone convivono con la loro patologia, ma anche quali siano le loro risorse e potenzialità, e cosa sia possibile fare per sostenerle e migliorare la qualità della loro vita. Questa innovativa lettura della disabilità pone le basi per un approccio innovativo alla progettazione di ambienti adeguati e vivibili in un’ottica inclusiva e universale.

ancora una mancata conoscenza di queste condizioni che sono tanto diversificate. Quindi c’è ancora molto da fare, secondo lei? Sì, direi proprio di sì. Se penso, ad esempio, alla disabilità intellettiva, nonostante siano stati fatti tanti studi, mi rendo conto che sia ancora un ambito per molti versi sconosciuto. Gli aspetti diagnostici sono molto complessi e difficili, non è facile fare una diagnosi e quindi anche una prognosi. Diventa complicato anche per un professionista mettere in atto un piano di intervento riabilitativo, psicomotorio o di terapia cognitiva che permetta un reale intervento, soprattutto quando vengono da noi persone adulte con una diagnosi in età infantile che non sia stata integrata e aggiornata nel tempo. Da un punto di vista sociale, poi, ci sono ancora molte paure rispetto ai disabili, soprattutto non si capiscono appieno le potenzialità che una persona con disabilità può avere. E una delle prime istituzioni sociali in cui l’individuo si trova a confrontarsi sin dai primissimi anni di vita è la scuola, a

cui oggi viene richiesto di riconoscere i bisogni diversificati dei propri alunni e di attivare strumenti e risorse concreti da utilizzare nella progettazione e nella formazione. «La scuola è stata depauperata nel tempo, ma ce la mette tutta per adattare i suoi sistemi didattici e formativi alle specificità delle persone con disabilità, grazie anche all’introduzione di figure nuove come l’Operatore Educativo per l’Autonomia e la Comunicazione o attraverso il Piano Educativo Individualizzato - spiega Elisabetta Belisario, coordinatrice del servizio Aec per le scuole, Assistenza Educativa Culturale, del Municipio I di Roma -. Proprio in questo documento vengono descritti annualmente gli interventi educativi e didattici destinati all’alunno con disabilità, gli obiettivi di socializzazione e di apprendimento con uno sguardo al dopo. Questi bambini e ragazzi non si devono sentire come un oggetto estraneo da infilare in un buco dove non entrano. Devono sentire che sono parte di un tutto e che in questo tutto ci sia spa-


Sognando un’estate termale

zio per loro». Fuori dalla scuola cosa c’è a sostegno delle persone con disabilità? Ci sono tante esperienze, progettualità, sperimentazioni inclusive importantissime. Mi viene in mente il progetto “Filippide”, nato dalla volontà di Nicola Pintus, un insegnante di educazione fisica che ha capito che la corsa, essendo uno sport ripetitivo, con un’azione fisica sempre uguale, è uno spazio corporeo nel quale il soggetto affetto da autismo rientra benissimo. L’atletica, oltre a dare un beneficio fisico, affina l’autonomia, l’autosufficienza, la capacità relazionale e stimola la continuità dell’impegno. Questa e altre esperienze restituiscono competenze, abilità e dignità a coloro i quali, una volta diventati adulti, non hanno molto. Quali sono altre realtà in cui gli adulti con disabilità possono trovare una loro dimensione attiva? Penso a “La Locanda dei Girasoli” a Roma che, come altri centri di ristorazione in Italia, promuove l’inserimento lavorativo di persone affette da

Sindrome di Down, nobilitando e dando dignità alla persona attraverso un percorso di formazione e di inserimento lavorativo. Ci sono anche gli impieghi negli orti sociali o i lavori di falegnameria che agiscono sui processi motori, sensoriali e cognitivi dell’utente, attivando percorsi di socializzazione, formazione e autonomia. Se per le persone disabili in età evolutiva si riscontra l’esistenza di una sufficiente strutturazione di servizi sanitari, sociali ed educativi, nell’età adulta tuttavia si registra una minore offerta di progetti di integrazione tra interventi sociali e sanitari. Eppure non bisogna dimenticare che ogni persona disabile, di qualsiasi età sia, ha diritto ad un sistema di aiuto che garantisca lo sviluppo massimo della sua personalità e ad un inserimento sociale il più attivo e partecipato possibile. L’esercizio del diritto a conseguire una personale qualità della vita ragionevole e possibile dovrebbe essere una certezza e non una possibilità. E su questo fronte di strada da fare ce ne è ancora tanta.

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Le Residenze sanitarie assistite rappresentano un punto di riferimento per coloro che necessitano di assistenza continua, laddove l’aiuto della famiglia non è sufficiente. Spesso bersaglio di critiche, anche in tempo di pandemia, sono invece strutture che, con i dovuti interventi, possono divenire centri globali di servizi alla persona

__le INCHIESTE di 50&Più __

RSA, UNA REALTÀ DA POTENZIARE +

L’ACCURATA SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI FA PARTE DEL PROTOCOLLO CHE ANCHE LE RESIDENZE SANITARIE ASSISTITE DEVONO SEGUIRE PER PREVENIRE LE INFEZIONI DA COVID-19

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di Ilaria Romano

L’EMERGENZA COVID HA RIPORTATO ALL’ATTENZIONE PUBBLICA IL TEMA DELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTITE, le Rsa, per i numeri sui decessi e i contagi fra gli ospiti, ma ha anche contribuito ad aprire un dibattito sul futuro dei sistemi di cura e assistenza per i senior in Italia. La domanda di servizi sociosanitari e la relativa spesa pubblica e privata sono infatti destinate ad aumentare nei prossimi anni, soprattutto nel campo della cura continuativa, data la crescente percentuale di popolazione over 80 e l’aumento di famiglie mononucleari, ossia di persone che vivono da sole, con conseguente azzeramento della possibilità di assistenza da parte dei familiari.


In Italia sono oggi disponibili circa 240mila posti letto fra strutture residenziali e semiresidenziali, ai quali si aggiungono i servizi di assistenza domiciliare erogati a oltre 520mila anziani. Numeri insufficienti se si pensa che oggi le persone che necessitano di aiuto sono oltre tre milioni e 500mila, con una crescita del 25% dal 2008, e che in maggioranza si tratta di over 65 (80,8%). Un mondo, quello dei servizi alla persona, spesso poco conosciuto nonostante i bisogni crescenti, che spesso lavora in sordina e torna agli onori delle cronache solo nei casi di cattiva gestione, o di emergenza, come accaduto negli ultimi mesi. «Per le Rsa e i Servizi alle persone fragili abbiamo visto consumarsi un dramma - si legge in una dichiarazione di Sergio Sgubin, presidente Ansdipp, Associazione dei manager del sociale e sociosanitario -, tanto che in moltissimi casi si sta vivendo ancora la Fase 1. Ora si conoscono queste strutture, quelle che paradossalmente avrebbero dovuto essere protette per prime e anticipatamente dal virus. Ovviamente non diciamo che errori non ne sono stati fatti anche da parte di alcune direzioni, ma solo di questo si è parlato, e molte notizie ad effetto su indagini dimostrano solo il teatrino della politica e delle contraddizioni». Dottor Sgubin, cosa non ha funzionato, dunque? Diciamo che dal punto di vista della sicurezza i dispositivi di protezione individuale

e la formazione sul campo dovrebbero essere la norma a prescindere dalle emergenze, ma ci sono enti gestori o proprietari che in molti casi non hanno potenziato questi aspetti. Quindi dove già c’era un po’ di scarsità la situazione si è rivelata più critica. D’altra parte in questo periodo le procedure sono state ormai ottimizzate per tutti e oggi si può dire sia stata raggiunta una condizione di garanzia sotto questo aspetto. Ha dichiarato che le Rsa sono diventate il capro espiatorio di una serie di errori delle istituzioni nazionali, regionali e sanitarie. Qualche caso di non adeguatezza c’è stato, ma la maggioranza delle strutture ha cercato di far fronte all’emergenza e ha tenuto bene, anche quando è stata colpita direttamente dal Covid. Il problema del capro espiatorio è che ci sono state delle lacune enormi sia a livello nazionale che regionale e di Ats: nessuna di queste istituzioni ha fornito indicazioni chiare per due mesi rispetto a questo problema che, per la stragrande maggioranza, ha colpito proprio gli anziani, e dunque per assurdo si è abbandonato proprio il settore dove sono concentrati la maggior parte di soggetti deboli e non autosufficienti. A livello di prevenzione si sarebbe potuto fare tantissimo. Faccio un esempio: sono state chiuse le scuole, ma sono state fatte difficoltà per chiudere al pubblico le Rsa. Non è un paradosso? » GIUGNO 2020 I 31


LE INCHIESTE DI 50&PIÙ Quante realtà sono state lasciate alla disperazione, salvo poi andare a verificare con le ispezioni, con due mesi di ritardo, se abbiano o meno agito correttamente? Spesso ai vertici non si sa di cosa si parla, in ogni caso bisogna ripartire dalle persone, rimetterle al centro del dibattito. Le Rsa sono da ripensare? Possono essere un modello vincente anche per l’assistenza del prossimo futuro? Le Rsa e i centri di servizio alla persona sono ormai dei poli con assistenza domiciliare e altre attività integrate con il territorio, lavorano in rete, a volte gestiscono anche asili nido, centri diurni, ed è questo il mondo di riferimento al quale ci rivolgiamo. Purtroppo c’è anche una scarsa conoscenza rispetto a quello che è il pianeta dei centri per anziani, perché se ne parla solo nei casi di cronaca delle strutture lager, si parla ancora di ospizi, parola oramai anacronistica, e si raccontano solo le eccezioni negative rispetto ad un settore dove in tutta Italia possiamo vantare buone pratiche e risorse eccezionali. Noi pensiamo che le Rsa, dove già non lo sono, possano e

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PER SOPPERIRE ALL’ISOLAMENTO FORZATO, IL 64,4% DELLE STRUTTURE È RICORSO A TELEFONATE E VIDEOCHIAMATE, IL 20,4% SOLO A VIDEOCHIAMATE, L’8,8% SOLO A TELEFONATE ED IL RESTANTE 6,4% A SOCIAL ED E-MAIL (FONTE: INDAGINE ISTITUTO SUPERIORE SANITÀ)

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L’INDAGINE

4.629

sono le case di riposo e Rsa italiane con una popolazione di 300.000 ospiti, al 75% over 80 e al 78% non autosufficienti. (Fonte: Indagine Istituto Superiore Sanità)

Su 1.018

strutture, l’82,7% ha lamentato, durante la pandemia, la mancanza di Dispositivi di Protezione Individuale, mentre il 19,9% ha evidenziato la scarsità di informazioni ricevute circa le procedure per contenere l’infezione. (Fonte: Indagine Istituto Superiore Sanità)

debbano diventare un centro di servizi globale alla persona: approfittiamo di questo momento in cui il tema è stato toccato, nel bene e nel male, per affrontare il tema in modo diverso. Non vogliamo diventare ospedali di serie B di lungodegenza geriatrica, ma essere strutture residenziali di serie A e in alcuni casi lo siamo già. Per noi la cura della persona va oltre la parte sanitaria e assistenziale, ma è anche emotiva, educativa, sociale, di progetti. Il mondo sociosanitario non è quello sanitario. Ci sono casi in Italia di progetti intergenerazionali settimanali con attività didattiche, collaborazioni con musei e gallerie d’arte. Noi vorremmo spingere sulle strutture affinché quelle che sono in grado facciano sempre più attività, e le piccole realtà si mettano in rete, per aggregarsi ai progetti e ragionare su tutto il sistema di cura, che passa anche da quella domiciliare, delle residenze protette, dalla medicina di base e dal cambiamento del concetto culturale di “cura”. L’integrazione che deve essere realizzata può mettere le Rsa al centro di un sistema di servizi su cui far ruotare la rete territoriale.

Il compito dell’ente pubblico dovrà essere quello di controllo degli standard di qualità e del funzionamento delle collaborazioni che si attiveranno sul territorio. Quali sono le cose che dovrebbero cambiare per andare in questa direzione? Ci sono una serie di incongruenze che vorremmo far emergere, non come critica ma come proposta. Per fare un esempio, un paziente ricoverato in ospedale costa fra i 500 e i 600 euro al giorno al Servizio Sanitario Nazionale, mentre ad una Rsa in Lombardia vengono dati 50 euro al giorno per ogni ospite. Se solo si spostasse una piccola percentuale dei fondi nazionali e regionali sul mondo sociosanitario si potrebbe aumentare la quota sanitaria di accreditamento sulle strutture che non è adeguata ai livelli elementari di assistenza e che ora ha un peso maggiore sulle rette. Abbiamo fatto studi importanti in collaborazione con l’Università Bocconi e il Politecnico di Milano sulla necessità crescente di assistenza per gli over 75 nei prossimi trent’anni, quindi un salto di qualità complessivo va fatto ed è questo il momento di ragionarci.


MARCO TRABUCCHI: «UN SERVIZIO INSOSTITUIBILE» di Giovanna Dall’Ongaro

«Le critiche generalizzate e spesso superficiali sono ingiuste e la retorica denigratoria nei confronti delle residenze assistite rischia di privare le persone, che ne hanno bisogno, di cure salvavita» L’accusa riguarda casi singoli, ma la condanna diventa subito generale. Succede spesso, perché in pochi resistono alla tentazione di fare di tutta l’erba un fascio. Così, in piena emergenza pandemia, i presunti errori commessi da alcune case di riposo nella gestione del contagio da Coronavirus tra i loro ospiti si sono immediatamente trasformati nelle prove di un “J’accuse” generalizzato contro l’intero sistema delle residenze sanitarie assistenziali (Rsa). In molti hanno invocato riforme drastiche, suggerito rivoluzionari modelli alternativi, proposto piani di demolizione e ricostruzione pronti all’uso. Qualcun altro, invece, ha adottato un atteggiamento più cauto, invitando alla prudenza e ad analisi approfondite, perché lo scenario è più complesso: non tutto è da buttare, ci sono limiti che vanno superati, è vero, ma anche aspetti positivi da mantenere e potenziare. Tra queste voci fuori dal coro c’è quella di Marco Trabucchi, già professore ordinario di Neuropsicofarmacologia nell’Università di Roma Tor Vergata e presidente dell’As-

sociazione Italiana di Psicogeriatria, che durante i giorni delle polemiche si è speso molto per difendere il ruolo delle Rsa nell’assistenza agli anziani. Lo abbiamo intervistato con lo scopo di fare chiarezza. Sono state descritte come lager, parcheggi (incustoditi) per anziani, luoghi di sofferenza e solitudine, focolai di malattie. Le Rsa sono davvero così? Certamente non si può negare che ci siano strutture sul territorio che sono sfuggite ai controlli e che hanno agito in maniera deplorevole. Bisogna però fare attenzione alle notizie delle violazioni riscontrate dai Nas. A volte si tratta di gravi inadempienze, altre di piccole trasgressioni che non compromettono il benessere degli ospiti. Il clamore mediatico riservato ai casi più critici induce a pensare che l’intero sistema delle Rsa sia da condannare. Ed è uno sbaglio perché offrono un servizio insostituibile. Le Rsa sono quindi utili. Qual è la loro funzione? Il punto centrale da cui deve partire qualunque riflessione sul futuro delle Rsa è il seguen-

te: molte persone anziane si trovano in condizioni di salute tali da non poter più essere assistite come dovrebbero a casa. Da medico non posso affermare che la famiglia sia in grado di dare una risposta adeguata alle necessità di persone malate non più autosufficienti. Superato un certo limite di infermità, serve un’assistenza infermieristica, la sorveglianza 24 ore al giorno, la presenza di medici capaci di fornire cure di qualità. E non si tratta solo di interventi per ridurre il dolore, ma di veri e propri piani di cura a tutto tondo che la famiglia non può offrire. Ecco quale è lo scopo delle case di riposo. Non bisogna quindi sentirsi in colpa se si decide di affidare un proprio famigliare al personale delle Rsa? Questo è un tema che mi sta molto a cuore. Quando si alimentano i sospetti che tutte le strutture siano luoghi di sofferenza per gli ospiti, si fa un duplice danno. Da una parte si manca di rispetto agli operatori che durante l’emergenza Covid hanno dimostrato uno spirito di abnegazione encomiabile e che meriterebbero

tutta la nostra ammirazione, dall’altra si rischia di istillare nei famigliari il senso di colpa, già presente in condizioni normali, per aver deciso di mandare il proprio caro in un posto che gli ha fatto più male che bene. Queste critiche generalizzate e spesso superficiali sono ingiuste e questa retorica denigratoria nei confronti delle case di riposo rischia di privare le persone che ne hanno bisogno di cure salvavita. Ad un’analisi più approfondita emergerebbero senz’altro aspetti positivi, ma anche alcuni limiti delle Rsa… Potrebbe dirci quali sono gli uni e gli altri? Partiamo dai primi. Oltre a garantire cure qualificate sul piano clinico e assistenziale, che non possono essere prestate in maniera adeguata a casa, le case di riposo offrono un sostegno psicologico ai loro ospiti, differenziato in base alle loro caratteristiche. Il 60-70% delle persone che risiede in una casa di riposo è affetto da demenza. In questo caso verranno proposti alcuni interventi specifici per migliorare la qualità della vita delle persone malate, tra cui, per esempio, “la terapia della bambola” (l’approccio prevede che la persona anziana accudisca una bambola, Ndr). Per le persone non affette da disturbo cognitivo sono previste altre attività, sempre con lo scopo di aiutare gli ospiti a mantenere intatto il senso della vita e assicurare agli anziani un ambien- »

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In Lombardia e in Emilia Romagna, due volti diversi della pandemia. La Fondazione Casa di Riposo di Nembro, nella flagellata provincia di Bergamo, ha vissuto il drammatico decesso di 34 dei suoi ospiti, nonostante le immediate misure preventive. Ce ne parla Valerio Poloni, presidente della Fondazione __le INCHIESTE di 50&Più __

DENTRO L’EMERGENZA

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di Ilaria Romano

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FONDAZIONE CASA DI RIPOSO DI NEMBRO (BERGAMO), INVESTITI DALL’EMERGENZA NEL TERRITORIO PIÙ COLPITO DAL COVID

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«ALL’INIZIO È STATA UNA TRAGEDIA PER TUTTI PERCHÉ LA NOSTRA STRUTTURA OSPITA PERSONE ANZIANE CHE SONO RESIDENTI DI NEMBRO - racconta a 50&Più il presidente della Fondazione Casa di Riposo di Nembro, Valerio Poloni -, per cui per noi più che ospiti sono amici e parenti. Vivere questa situazione è stato un momento particolarmente drammatico per il personale che ha parenti fra gli ospiti, e per tutta la comunità. Sono decedute 34 persone su 87 ospiti, fra cui il presidente della Fondazione, mio predecessore, e il medico che si occupava della salute dei dipendenti; siamo, quindi, anche rimasti privi di queste figure di riferimento, nonostante le misure preventive».

Come vi siete mossi all’inizio per cercare di contenere l’emergenza? Noi abbiamo chiuso il 24 febbraio, senza attendere le disposizioni dell’Ats, l’Agenzia di Tutela della Salute, anzi, contravvenendo alle disposizioni del momento che ancora non prevedevano la chiusura, proprio perché ci siamo resi conto di essere di fronte a qualcosa di imprevedibile. E, nonostante questo, abbiamo pagato un prezzo altissimo. Ci siamo adeguati subito ai dispositivi di protezione individuale per il personale e la struttura è stata sanificata dai militari dell’Esercito russo che ci hanno dato una mano, ma abbiamo vissuto un mese di marzo terrificante, che ha colpito tutta la comunità, anche perché siamo sempre


stati una realtà molto aperta e in connessione col territorio. Quali sono i servizi che offrite come Fondazione? All’interno della Rsa abbiamo 85 operatori fra medici, infermieri, fisioterapisti, educatori, animatori, cuochi, personale per la lavanderia. Forniamo un’assistenza alla persona a 360 gradi. In più operiamo sul territorio con i servizi domiciliari agli anziani, portiamo i pasti e forniamo assistenza medica e fisioterapia a casa. La struttura si è dovuta riorganizzare completamente per garantire nuovi standard di sicurezza da quando ha chiuso i contatti con l’esterno e, come racconta la direttrice sanitaria Barbara Codalli, i 54 ospiti attualmente presenti sono stati divisi in due gruppi. «Da quando abbiamo avuto l’esito dei tamponi che finalmente siamo riusciti ad ottenere per tutti i pazienti e il personale, abbiamo creato una sorta di reparto chiuso per gli ospiti che, pur essendo totalmente asintomatici, sono risultati positivi al test». Dunque, siete riusciti a fare una mappatura sanitaria completa? Ci siamo riusciti, ma con tempi molto lunghi rispetto a quanto ci si aspettava. In questa struttura

è da marzo che non ci sono più pazienti e personale sintomatici, eppure abbiamo ancora tamponi positivi o debolmente positivi, e questo ci dice che il virus può rimanere addosso per parecchio tempo e non bisogna abbassare la guardia. Come vi siete organizzati per garantire i contatti fra ospiti e familiari dal momento in cui è scattate l’emergenza? Abbiamo cominciato con le videochiamate in maniera del tutto spontanea, utilizzando i nostri cellulari. Per gli ospiti che non gradivano il video e preferivano continuare a comunicare al telefono abbiamo usato solo quello. Aggiungo che noi della direzione chiamiamo i familiari regolarmente, così da aggiornarli sulle condizioni dei loro cari. Adesso stiamo pensando a una forma nuova di riapertura nei confronti dei familiari perché ci rendiamo conto che c’è bisogno, da entrambe le parti, di ritrovare un contatto maggiore. I parenti però non entreranno nella struttura, ma resteranno all’esterno e, attraverso le vetrate aperte, comunicheranno con gli ospiti in modo da garantire la distanza sociale. Il tutto con la supervisione dei nostri operatori. Vor- »

te sereno e stimolante. In questo contesto le visite dei famigliari acquisiscono un’importanza fondamentale. Passiamo alle criticità. Quali sono i limiti che andranno superati? La crisi dovuta all’epidemia ha messo in luce alcune questioni cruciali che dovranno essere migliorate. La prima è la formazione degli operatori. Le competenze degli operatori delle case di riposo sono diverse da quelle richieste in ospedale o sul territorio e dovrebbero essere acquisite con percorsi di formazione specifici che attualmente non esistono. La seconda riguarda i costi: per fornire elevati standard di cura le strutture devono aumentare le loro entrate. Non si può pretendere di avere assistenza sanitaria di qualità, strumentazione tecnologica all’avanguardia, interventi psicologici efficaci, senza prevedere una congrua remunerazione a chi offre tutto questo. Bisognerà trovare il modo di finanziare meglio queste strutture senza dover aumentare le rette a carico delle famiglie già elevate. Si potrebbe intanto iniziare a ridurre i costi della burocrazia. Insomma, non c’è bisogno di individuare un modello alternativo. Basta riformare quello che abbiamo. È così? Sì. Per le ragioni che ho detto prima, l’assistenza do-

miciliare, che sicuramente deve essere potenziata, non può essere considerata un’alternativa valida alle case di riposo. La vera domanda che dovremmo farci è di natura strategica. Che direzione vogliamo prendere? Io sono convinto che il ruolo delle Rsa all’interno del Sistema Sanitario Nazionale sia fondamentale e vada potenziato. In letteratura scientifica una delle caratteristiche usate per valutare la qualità delle cure in una casa di riposo è la capacità di evitare il più possibile i ricoveri ospedalieri, sia per risparmiare ai pazienti il trauma del trasferimento, sia per ridurre l’impatto sul sistema sanitario. Ecco, io penso che bisognerebbe puntare su questo traguardo: le Rsa dovrebbero cambiare la loro pelle, diventare un centro polifunzionale meno dipendente dall’ospedale e sempre più radicato nel territorio dove convergono le attività sanitarie territoriali, medici di famiglia in primis. Lo scenario ideale sarebbe quello di avere delle Rsa strettamente connesse alle altre strutture del Servizio Sanitario Territoriale, come le case della salute e gli ospedali, con uno scambio di prestazioni fornite dai professionisti delle diverse strutture, in modo tale che l’ospite della casa di riposo non sia un perfetto sconosciuto al di fuori della Rsa.

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LE INCHIESTE DI 50&PIÙ remmo riuscire ad organizzare questi incontri con cadenza settimanale, in aggiunta alle chiamate e alle videochiamate. Come garantite la sicurezza nell’ambito del lavoro quotidiano? Abbiamo distanziato gli ospiti il più possibile: a tavola non mangiano in più di due, l’attività educativa e di animazione è stata ridimensionata a rapporto individuale o di piccoli gruppi al massimo di cinque persone, in ambienti ampi e distanza superiore al metro. Ove possibile gli ospiti indossano la mascherina, ma sono pochi quelli che riescono a tollerarla, il personale invece lavora sempre e solo con tutti i dispositivi di protezione necessari. Quali sono state le reazioni degli ospiti all’emergenza? Questa è una struttura altamente medicalizzata, e abbiamo pazienti con patologie anche gravi, con tracheotomie e peg, in alcuni casi clinicamente molto compromesse. In pratica, siamo in parte paragonabili a una struttura ospedaliera. In generale all’inizio c’è stata molta paura perché quanto accaduto non poteva passare inosservato, poi abbiamo cercato di lavorare anche per rassicurare le persone e i familiari, e il clima è andato migliorando, ma dobbiamo restare tutti estremamente prudenti.

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QUALCHE DATO

Le problematiche Sono diverse le difficoltà incontrate dalle strutture residenziali e sociosanitarie durante l’emergenza. Tra queste, il 32,9% ha segnalato la carenza di personale sanitario: il 25,5% ha evidenziato difficoltà nell’isolamento dei residenti affetti da Covid; il 21,8% ha dichiarato di aver ricevuto informazioni discordanti circa la gestione della pandemia, una mancanza di coordinamento e problemi nell’eseguire tamponi. Infine, il 10,3% ha indicato una carenza di farmaci. (Fonte: Indagine Istituto Superiore Sanità)

+ RESIDENZA ANNI AZZURRI, IL CASO “ZERO CONTAGI” DI BAGNOLO IN PIANO (REGGIO EMILIA)

C «CHIUDERE TUTTI GLI ACCESSI DALL’ESTERNO IL 5 MARZO È STATO FONDAMENTALE - racconta a 50&Più la direttrice Daniela Zaccarelli -, da allora non abbiamo più fatto entrare non solo i parenti degli ospiti, ma nemmeno i fornitori e i manutentori, se non per casi di estrema urgenza». Quanti sono oggi gli ospiti e cosa si prevede per il prossimo futuro? Attualmente abbiamo 57 persone nella residenza, fra i 60 e i 100 anni, tutti non autosufficienti, per una capienza totale di 80 posti letto. Per il momento non abbiamo nessuna indicazione di riaprire le porte all’esterno, dunque sarà un passaggio che non si farà a breve. Come avete continuato a garantire i contatti fra ospiti e familiari dal momento di emergenza in poi? I rapporti tra familiari e ospiti sono garantiti sia con telefonate giornaliere sia con videochiamate attraverso i tablet. Anche noi professionisti siamo a disposizione per essere contattati e dare tutte le informazioni sulle condizioni dei propri cari che abbiamo in cura. Da parte delle famiglie c’è stata grande comprensione, anche se

inizialmente la chiusura così precoce era sembrata fuori contesto; successivamente si è capito quanto sia stato importante metterla in atto. E comunque non è stato facile, perché abbiamo avuto ospiti che sono entrati nella residenza appena prima della chiusura e quindi le loro famiglie non li hanno più visti in presenza da allora; in condizioni normali procediamo con un inserimento graduale che va avanti un mese. Insomma, l’impatto è stato importante per tutti. Un servizio che abbiamo garantito è stato quello di permettere l’ingresso dei familiari in caso di aggravamento delle condizioni di un ospite, per l’ultimo saluto, ma attraverso un percorso protetto e senza alcun contatto con il resto della struttura. Ospiti e personale sono stati sottoposti a tampone? Quali sono le condizioni ad oggi? Sì, tutti gli ospiti e gli operatori sono stati sottoposti a tampone e sono risultati tutti negativi. Adesso stiamo stabilendo una ciclicità nei test, per cercare di ripeterli e monitorare la situazione nel tempo. Una procedura precauzionale che avevamo attivato prima che fossero disponibili i tamponi è stata


quella di isolare qualunque ospite avesse anche solo una temperatura superiore ai 37 gradi, anche se con quadri clinici riconducibili non al Covid ma ad altre patologie. Come vi comportate in caso di nuove richieste d’ingresso? Indicazione aziendale è ancora zero ingressi, ma siamo coscienti che c’è un bisogno del territorio di svuotare le strutture temporanee nate per i pazienti Covid, quindi ad un certo punto ci verrà chiesto di essere di supporto. Per l’accesso pretenderemo comunque un’analisi del percorso fatto nei periodi precedenti, un tampone all’ingresso, seguito da un periodo di isolamento 15 gg, con un secondo tampone di controllo. Solo in seguito si potrà procedere con l’accesso vero e proprio di un nuovo ospite. Come garantite la sicurezza nell’ambito del lavoro quotidiano? Relativamente ai Dpi, di norma siamo tutti dotati di guanti e mascherina e, nei casi di isolamento sospetto, ogni operatore fa la vestizione completa da procedura Covid, con camice, copriscarpe, mascherina ffp2, occhiali e copricapo. Per fortuna, nessun caso sospetto è diventato poi un caso conclamato; in ogni caso, in via precauzionale seguiamo questa procedura. Relativamente al distanziamento abbiamo lasciato libero un soggiorno al secondo piano per dieci persone, sotto la supervisione di un operatore. Gli altri 47 ospiti sono divisi al piano terra fra sala animazione, sala lettura e palestra. Cerchiamo di non lasciarli mai in camera perché

l’isolamento sociale è un rischio altrettanto elevato, e garantiamo comunque l’attività ricreativa per piccoli gruppi, con tutti i limiti del distanziamento per alcuni pazienti che vanno seguiti in modo particolare. Abbiamo anche creato un comitato interno per gestire le nuove procedure e settimanalmente incontriamo tutti gli operatori per confrontarci sugli elementi e sui comportamenti da adottare anche al di fuori del lavoro; abbiamo fatto un corso di formazione su vestizione e svestizione, perché questa è una situazione infettiva molto più grave del solito, abbiamo consegnato ai dipendenti tutte le indicazioni aziendali e ministeriali da leggere anche a casa, ci scambiamo suggestioni su quali sono le problematiche ma anche i dubbi di gestione. Insomma, abbiamo attivato una formazione continua e soprattutto ci siamo dati ruoli ben precisi, salvo poi stravolgerli in caso di necessità, come quando il fisioterapista provvede anche a tagliare i capelli e fare la piega alle ospiti o io stessa vado a fare la spesa.

Come definirebbe il lavoro delle Rsa? Il nostro lavoro comincia quando gli altri hanno finito di lavorare, è questa la nostra normalità. L’ospedale risolve la problematica d’urgenza, noi subentriamo quando serve la riabilitazione o anche solo per evitare i peggioramenti. E abbiamo avuto grandi soddisfazioni anche con pazienti con demenza, decontestualizzando la terapia riabilitativa con attività alternative alla palestra. Tutti abbiamo punti di forza e debolezza, e ovviamente ci sono altri ritmi rispetti al lavoro di cura fatto in casa, ma questo non sempre è possibile, e non significa che l’assistenza in una struttura non sia efficace o che le persone siano abbandonate. Gli anziani sono la nostra memoria e sono in grado di darci tanto. Quello che è successo con l’emergenza Covid non è una colpa, il virus poteva entrare in qualunque momento prima di prendere provvedimenti. Abbiamo solo cercato di fare del nostro meglio e non abbassiamo la guardia ora.

L’immediato blocco degli accessi alla struttura e le severe misure preventive hanno consentito alla Residenza Anni Azzurri, di Bagnolo in Piano (Re), di sbarrare le porte al Covid-19. A raccontarcelo, Daniela Zaccarelli, direttrice della Residenza

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__SOCIETÀ COSTUME__

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SECONDO GLI STUDIOSI

CONDIZIONAMENTI

La psicologia della superstizione

Esiste una branca della psicologia che si occupa dei meccanismi alla base della superstizione. Secondo questi studiosi, la scaramanzia sarebbe una forma di condizionamento. Le persone, infatti, sono inclini ad associare le conseguenze degli eventi ai loro comportamenti. Indossare un determinato indumento, ad esempio, quando raggiungiamo obiettivi appaganti, può indurre a pensare che sia proprio il nostro abbigliamento a portare fortuna. Allo stesso modo, se un gatto nero ci attraversa la strada, possiamo ricondurre a quel momento tutto quello che di negativo potrebbe accaderci durante la giornata.

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La superstizione è fatta di riti e credenze comuni a tutti. Ma quando si tratta di allontanare la sfortuna, i giovani sembrano più scaramantici

“NON È VERO, MA CI CREDO”. TRA SUPERSTIZIONE E RAGIONE a cura del Centro Studi 50&Più PASSARE SOTTO UNA SCALA, VEDERE UN GATTO NERO CHE ATTRAVERSA LA STRADA E ROMPERE UNO SPECCHIO SONO PRESAGI DI SFORTUNA. O FORSE, PER I MENO SCARAMANTICI, SONO SOLO PICCOLI DETTAGLI. In Italia, però, quelli che credono nella superstizione rappresentano il 58% della popolazione. Lo rileva un sondaggio di LeoVegas, la società svedese di giochi online, che lo scorso anno ha voluto indagare l’idea di “sfortuna” di alcuni Paesi europei. Sul podio, al primo posto, si trova la Lettonia, con il 60% della popolazione che si dichiara scaramantica. Si

aggiudica il secondo gradino la Repubblica Ceca, con il 59%, seguita da Italia e Slovacchia (57%), mentre chiude la classifica la Finlandia, con il 21%. Per quanto riguarda il Belpaese, sembra che Napoli sia la città più scaramantica e che questo sia dovuto alle sue leggende e ai riti legati al culto di San Gennaro. Ma quali sono le superstizioni più diffuse in Italia? Prima tra tutte c’è proprio quella legata ai gatti neri. L’origine di questa credenza risale al Medioevo, quando si pensava che le streghe assumessero sembianze feline per vagare indisturbate. In seconda posizione c’è il timore di passare sotto una sca-

la, riconducibile all’uso di questi attrezzi durante le conquiste di fortezze e castelli. I soldati che ergevano le scale, infatti, erano spesso colpiti da olio o pece bollente ancor prima di salire. Anche rompere uno specchio è una cosa piuttosto temuta. I sette anni di guai che ne conseguirebbero risalgono all’antica Roma e al prezzo di questi oggetti: romperne uno era come dilapidare i risparmi di famiglia. Un discorso analogo è legato al sale: farlo cadere porterebbe sfortuna perché in tempi antichi il suo prezzo era proibitivo. Certo, esistono anche dei veri e propri amuleti in grado di allontanare la cattiva sorte. Il


I RITUALI NEL MONDO

“Paese che vai, usanze che trovi”

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DA UNO STUDIO INGLESE È EMERSO CHE LE PERSONE DIVENTANO MENO SUPERSTIZIOSE CON L’AVANZARE DELL’ETÀ: SE IL 59% DEI RAGAZZI INGLESI SI DICHIARA SCARAMANTICO, LA PERCENTUALE SCENDE AL 35% NEGLI OVER 50

più diffuso in Italia è senza dubbio il cornetto rosso, un’evoluzione moderna delle corna di animale che, in antichità, venivano appese fuori dalle abitazioni per allontanare il malocchio. Vanno appesi all’ingresso anche i ferri di cavallo che, grazie al materiale con cui sono prodotti, sembrano essere resistenti alle iettature. Ma, nel caso si fosse sprovvisti di un qualsivoglia amuleto fortunato, si possono sempre incrociare le dita, toccare ferro o cercare un quadrifoglio. Una serie di comportamenti che sono stati presi in esame dalla psicologia della superstizione e da numerose aree di studio, come l’antropologia

e la sociologia. Se ne sono occupati anche due studiosi italiani, Gaetana Ragusa e Vittorio Trupia, in una ricerca che ha indagato il grado di superstizione di giovani e anziani. È opinione comune che gli anziani siano più superstiziosi, probabilmente perché, fino a qualche tempo fa, tramandavano alla famiglia le storie mistiche della loro infanzia. Ma nel confronto tra due campioni composti da uomini e donne, il primo, formato da ragazzi tra i 15 e i 30 anni, e il secondo, da adulti con più di 40 anni, è risultato che i giovani sono più scaramantici della controparte adulta. Questo potrebbe dipendere dalla loro inesperienza, come afferma la age-theory (la teoria dell’età). Le generazioni più giovani, essendo più incerte sul futuro, adottano il pensiero superstizioso per superare la paura e

l’angoscia di nuove sfide. Inoltre, sembra che le persone alla ricerca di un lavoro e di stabilità socioeconomica siano più inclini ad affidarsi a indovini ed oroscopi. La fascia di popolazione più anziana, d’altra parte, può fare affidamento sulla propria esperienza e sulle abilità acquisite nel corso della vita ogni volta che si trova a fronteggiare una situazione inedita. Lo conferma anche lo studio inglese condotto dal professore di psicologia Richard Wiseman: le persone diventano meno superstiziose con l’età. Il 59% dei ragazzi inglesi tra gli 11 e 15 anni, infatti, dichiara di essere scaramantico, ma la soglia si abbassa al 44% nelle persone tra i 31 e 40 anni, e raggiunge il 35% negli over 50. Un dato che dimostra che l’atteggiamento verso i fenomeni superstiziosi non è legato alla trasmissione da una generazione all’altra, ma a una fiducia nelle proprie capacità che si acquisisce con il tempo.

I riti scaramantici sono tanti quanti i Paesi del mondo. In Cina, ad esempio, esistono molte superstizioni legate all’uso delle bacchette per il cibo: non si possono tagliare gli spaghetti con una di esse, così come non si possono piantare le bacchette in verticale in una ciotola di riso. Entrambi i gesti, infatti, sono presagio di sventura. Una credenza legata al sale, invece, arriva dalla Russia, in cui questo condimento è legato all’amore e al matrimonio: si dice che i piatti troppo salati siano frutto della preparazione di una donna innamorata. In Brasile, invece, sono molto attenti ai propri risparmi e sconsigliano caldamente di appoggiare a terra la borsa o il portafoglio: tutto ciò che contiene denaro, infatti, deve rimanere sollevato verso l’alto per fare in modo che la pecunia frutti. In ultimo, i danesi consigliano di custodire i cocci delle stoviglie rotte fino a Capodanno e di buttarli quella notte a casa di amici. Più è grande la mole da gettare e più sarà fortunato l’anno nuovo.

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intervista di Renato Minore

TRA LE PAGINE DI UN LIBRO CERCHIAMO IL RIFLESSO DELLA NOSTRA ANIMA 40 I spazio50.org I GIUGNO 2020


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__le INTERVISTE di 50&Più__

ALBERTO MANGUEL

AD ALBERTO MANGUEL, RAFFINATO SAGGISTA E SCRITTORE ARGENTINO DI NASCITA MA COSMOPOLITA DI FATTO, È CAPITATA UNA BELLISSIMA ESPERIENZA, UNICA. Giovanissimo ha incontrato Jorge Borges, che gli ha chiesto (era già cieco) di leggere per lui un pomeriggio, nel suo studio, prendendo il posto della madre, ottuagenaria ormai stanca di sfogliare libri d’ogni tipo. E per quattro anni ha letto ad alta voce per lui: Kipling, Stevenson, Henry James, versi di Marino, Heine, tutta la sterminata biblioteca che Borges conosceva a memoria e che ogni volta, alla rilettura, acquistava un’eco diversa. Ricorda ora Manguel: «Borges mi interrompeva per commentare, Borges lasciava che le parole venissero a lui. Io ero invisibile». Grazie a quello straordinario apprendistato, l’invisibile Manguel è di-

+ Narratore, scrittore, saggista... I libri sono sempre stati protagonisti nella vita di Manguel, a cominciare da quando, adolescente, ha iniziato a leggerli per il grande Borges. Un’esperienza da cui ha appreso l’importanza di lasciarsi guidare dal piacere della lettura

+ ventato un lettore aviguel sui temi della letdo, esigente, raffinato. tura ieri e oggi, su cui È diventato negli anni ha anche scritto una lo scrittore che è, il trafondamentale storia, duttore, il bibliofilo, il più volte pubblicata, critico, l’esigente “letl’ultima volta da Bomtore definitivo”, apparpiani, concepita come tenente a quell’eletta libro in cui liberamente schiera che nella mosi depositano le escurdernità include (oltre sioni attraverso i secoli, l’amato Borges) comgli autori, l’enigmatica pagni d’avventura comagia della scrittura. me Calvino ed Eco. Nel Per prima cosa gli chiecorso di una vita intera, ha costruito una biblioteca «BORGES SCEGLIEVA IL LIBRO. di oltre trentacinSE ERO IO A CONTROLLARE quemila volumi. IL TONO E IL RITMO DELLA LETTURA, ERA COMUNQUE BORGES, Nel suo ultimo, L’ASCOLTATORE, bellissimo Vivere A PADRONEGGIARE IL TESTO» con i libri (Einaudi) ha raccontato l’esperienza di un trasloco davvero dolodiamo con quale senroso, che ha vissuto timento, quale emozioquando ha dovuto trane ricorda le letture sferire questa biblioteca che faceva per Borges. di oltre trentacinqueChe cosa ha appremila volumi da un’imso da quel fondamensa casa sulla Loira mentale incontro? a un piccolo appartaSpesso nella nostra vita mento, con l’inevitabile non riconosciamo il dilemma su cosa pormiracolo quando esso tare con sé e cosa absi manifesta. Ero adobandonare, “ascoltanlescente quando ho indo” la voce dei libri a contrato Borges, sapeuno a uno. vo che era un grande Conversiamo con Manscrittore studiato a

scuola, ma non mi rendevo conto dell’enorme privilegio che avevo nel sentirlo riflettere sulle proprie letture. Da Borges ho appreso la generosità intellettuale e l’importanza di lasciarsi guidare dal piacere della lettura. Borges sceglieva il libro. Se ero io a controllare, con qualche sforzo, il tono e il ritmo della lettura, era comunque Borges, l’ascoltatore, a padroneggiare il testo. Io ero l’autista, ma il paesaggio, lo spazio attraversato apparteneva al passeggero che guardava ciò che gli passava davanti al finestrino. Manguel, come possono i libri attraversare una vita? Sono quelli a cui torniamo sempre. Quando ho avuto le prime esperienze, già possedevo le parole per nominare ciò che avevo vissuto, lette in un libro. Invecchiando, si cerca più piacere nella ripetizione che nella novità. La novità è passione dell’adole- » GIUGNO 2020 I 41


ALBERTO MANGUEL scenza, ma il piacere di sentire una, cento, mille volte la storia di Pinocchio è una lettura profonda, legata alla nostra esperienza. Che cosa cerchiamo quando leggiamo? Che cosa pretendiamo da quell’esperienza che ci vede - in modo solitario - di fronte a una pagina? Cerchiamo (a volte senza saperlo) di trovare il riflesso della nostra anima nelle pagine che leggiamo. Speriamo di trasmettere la generosità mostrata dalle anime nel Paradiso della Commedia, quando adottano tratti che Dante può riconoscere e con i quali poi può dialogare. Lei scrive che il libro è un segmento di Dna da cui poter ricostruire un intero corpo. Il rapporto con esso è così importante, fondante? Sì, lo penso. Siamo una specie che legge, sopravviviamo nel mondo grazie alle letture che facciamo di quel “secondo libro di Dio” (come la chiama Conrad de Megenberg nel XIV secolo) che è la Natura. Spesso ci sbagliamo, ma importa poco. Bisogna passare alla pagina seguente. Oggi si è in sostanza modificata la condizione della lettura. Si legge sempre più per passare ad altro, incrociandosi con altro. Dove e come trovare la cura, l’attenzione che rende unico l’istante della lettura e irriproducibile il contatto del lettore? Non esiste una formula magica per spingere alla lettura. «NON ESISTE UNA FORMULA La passione di un lettore può MAGICA PER SPINGERE qualche volta servire come ALLA LETTURA. DI SOLITO, modello, ma il più delle volte SCATTA UN CLIC INSPIEGABILE PER LO SCAMBIO ALCHEMICO scatta una sorta di clic inspieTRA LIBRO E LETTORE» gabile per lo scambio alchemico tra libro e lettore. Ma in una società come la nostra, dove i valori sono quelli della rapidità e della facilità, il valore della lettura - feconda difficoltà e lentezza riflessiva non è ben visto. Non è una modificazione irreversibile che produce una altrettanto

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In alto, Alberto Manguel ospite della XIX edizione del “National Book Festival” di Washington. Sopra, durante una conferenza a Danzica (Polonia).

profonda modificazione delle nostre strutture percettive e cognitive? Sicuramente: il nostro cervello sta cambiando come accade ogni volta che si apre la finestra di una nuova tecnologia. Spero che sia per il meglio. Le parole sono diverse secondo il medium su

cui le leggi. Che cosa cambia se leggiamo Il processo di Kafka su un eBook o lo ascoltiamo con l’audiolibro? Il contesto cambia il testo. Questioni di gerarchia convenzionale, prestigio dell’edizione o della registrazione, anche della tipografia

BIOGRAFIA

1948

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GLI INIZI Nasce a Buenos Aires, ma cresce a Tel Aviv, dove suo padre è il primo ambasciatore argentino in Israele. All’età di sette anni torna in Argentina e, appena adolescente, trova lavoro in una libreria della sua città.

1964

L’INCONTRO CON BORGES A 16 anni incontra Jorge Luis Borges nella libreria in cui lavora. Per i quattro anni successivi Manguel vive a stretto contatto con lui che, ormai cieco, gli chiede di leggergli dei libri. Un apprendistato che si rivela unico.


IL LIBRO

«In un libro c’è l’interattività vera. Un libro si può cominciare dove vuoi, si può mettere in tasca e andare via, si può associare ad un altro»

Secondo Manguel, “nella nostra società - dove i valori sono quelli della rapidità e della facilità - la lettura non è ben vista”.

scelta, o il tono dato dalla voce che legge (e che leggendo, interpreta): tutto ciò modifica il testo stesso. Si è impoverita l’attività di lettori, ha perduto la qualità più preziosa? È possibile leggere in modo critico i testi elettronici in potenza interattivi?

1997

C’è interattività vera in un libro. Un libro si può cominciare dove vuoi, si può mettere in tasca e andare via, si può associare ad un altro. Invece la lettura di Internet è interattiva solo nel senso che i programmatori lo permettono: se prendo un testo, posso entrare in esso o

LA LETTURA NEI MILLENNI Viene pubblicato uno dei suoi libri più celebri, Una storia della lettura, inconsueta e interessante ricostruzione degli innumerevoli modi in cui gli uomini hanno letto testi di ogni genere nel corso dei millenni.

2018

OGNI VOLUME HA UNA STORIA

“I libri raccontano tutti una storia, non solo quella che c’è scritta dentro, ma quella che si portano dietro“. Nell’ultima opera di Manguel, Vivere con i libri, tutti gli amanti della lettura troverebbero numerosi spunti di identificazione. Un libro in cui riconoscersi, dunque, in cui vedere riflessa - come in uno specchio - la stessa passione dell’autore. Proprio in questo volume, infatti, Manguel dichiara il suo amore incondizionato per i libri, inseparabili compagni di vita, che lo hanno seguito sino in capo al mondo. E mai si sarebbe voluto trovare a dover rinunciare a parte di essi, a causa del trasloco dalla sua casa nella Loira ad un piccolo appartamento newyorkese. Quanto dolore nel dover scegliere quali libri portare con sé e quali lasciare?

cambiarlo se me lo permette il programma. Come creare nei ragazzi immersi nell’infinita rete comunicativa lo spazio di silenzio in cui può trovare radici la lettura? La sola cosa è dare l’esempio della nostra passione per la lettura, fare in modo che i libri siano a disposizione di tutti. Nella nostra società, dove è importante solo ciò che è produttivamente economico, il piacere senza difficoltà e senza complicazione, la rapidità, si cade spesso in contraddizione. Da una parte si dice “tu devi essere consumatore” e, dell’altra, “tu devi leggere”. Il lettore non è consumatore, fa una scelta aristocratica. La sua “elegia” in Vivere con i libri non è nostalgica, non rassegnata, e con una convinzione essenziale: “Leggere sarà anche in futuro un atto di ribellione”. Lo conferma? Certo. La lettura appassionata, profonda è, ai nostri giorni, il supremo atto di ribellione. Il lettore dice: “Io non sono come le pecore che vanno, faccio qualcosa di diverso, mi prendo il tempo per entrare in un libro, dentro il suo percorso. Se m’impegno, troverò qualcosa di profondo, qualcosa che è il riflesso di me stesso”.

I PREMI Tra gli ultimi riconoscimenti ricevuti, il Premio Johannes Gutenberg (Germania, 2018), il Premio della Letteratura Formentor (Spagna, 2017) e il Premio internazionale Alfonso Reyes (Messico, 2017). GIUGNO 2020 I 43


__EVENTI CONCORSO__

Ilde Rosati

Pietro Garuccio

Svelati gli artisti che hanno superato il giudizio del pubblico dopo aver vinto la Farfalla d’Oro della XXXVII edizione del Concorso di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia

I QUATTRO SUPERVINCITORI DELL’EDIZIONE 2019

di Luisella Berti INUTILE DIRE LA LORO SORPRESA E GIOIA. Una bella notizia dopo i giorni della quarantena. Sono loro, i quattro Supervincitori dell’edizione 2019 del Concorso artistico di 50&Più, riservato ai talenti con più di 50 anni di età. Le loro opere, dopo aver superato il giudizio della giuria di esperti del Concorso, sono state sottoposte a quello del pubblico che ha votato attraverso la Rivista 50&Più e il sito concorso www.50epiu.it. Facciamo la loro conoscenza, con una anticipazione: vi colpirà la loro poliedricità. CONCORSO 50&PIÙ 2020 Iniziamo dalla Prosa. Con 1.612 A breve, i vincitori della XXXVIII edizione voti, vince la Superfarfalla Ilde RoNei prossimi numeri della Rivista sarà dato ampio sati, di Reggio Emilia, con l’opera spazio ai vincitori delle Farfalle e Libellule d’Oro delBuongiorno Signora, io sono suo l’edizione 2020, la XXXVIII, del Concorso, Prosa, Poefiglio. Ilde è un’insegnante di atsia, Pittura e Fotografia. Saranno intervistati i giurati, gli artisti e pubblicate le loro opere. tività pittoriche in pensione, con

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EDIZIONE 2019: RISULTATI una grande passione per la scrittura. Ci racconta come è nato il suo racconto. «È frutto di una storia vera. Quella di mio nonno, figlio di genitori ignoti. Una condizione che lo faceva soffrire molto. In più, ricevette un’offesa terribile: non solo la madre lo abbandonò, ma oltretutto lo cacciò quando andò a trovarla. Mio nonno era un uomo meraviglioso ed estremamente generoso. Nonostante questa grande sofferenza e gli anni della Prima Guerra Mondiale, che visse in trincea arruolato come infermiere, amava tutto della vita». Ilde è un’artista molto prolifica: «Il disegno è la mia principale attività, ma nella scrittura mi perdo. Scrivere mi libera l’anima e la mente. Leggo anche moltissimo». Con 3.999 voti, il vincitore della Superfarfalla per la Poesia è Pietro Garuccio, di Trapani. Informatico in pensione. I versi del Dono della sera nascono per dare un messaggio ben preciso che l’autore spiega così: «L’amore non ha età e quei sentimenti che provavamo in gioventù, possono rinascere e manifestarsi anche in età adulta. Si può amare e ci si può rinnamorare della stessa persona nel corso della vita». Pietro non scrive solo poesie, ma si diletta soprattutto nella prosa: «Ho iniziato a scrivere sollecitato da mia moglie in tempi recenti. Ho raccolto la sfida partecipando ad un concorso. E da lì ho iniziato». Cosa lo spinge a scrivere in prosa o in versi? «La poesia nasce da un guardarsi dentro, la prosa da una osservazione esterna combi-

nata all’immaginazione». Passiamo ora alla Pittura. Con 1.705 voti il premio va a Gianni Molena, di Padova, con il Cantante di strada. «Dipingo da 60 anni. Sono un autodidatta. Negli ultimi cinque anni, però, ho seguito un corso e i risultati si vedono. Ho una passione innata per la pittura. Quando ho iniziato, a 15-16 anni, non avevo soldi e quindi mi arrangiavo con il fai da te: mi costruivo i pennelli, con il mortaio e il martello rompevo i sassi colorati, pezzi di tegole, e facevo i colori con l’olio di lino. Le tele le ricavavo da vecchie lenzuola. Poi ho utilizzato tavole di legno. Ne è passato di tempo, ora sono un tecnico elettronico in pensione. Il quadro vincitore ritrae un uomo che ho incontrato mentre si esibiva in via Roma, a Padova. L’ho fotografato e l’ho ritratto». Dipingere non è l’unica passione di Gianni. «Amo la fotografia, ho lavorato anche con la creta e il bronzo. Ma quando dipingo non penso ad altro». Infine, ecco la vincitrice della Superfarfalla per la Fotografia. Si tratta di Maria Carla Rolfini, di Milano.

+

Gianni Molena Vince con Il mondo allo specchio, ricevendo 2.759 voti. «Questa fotografia racconta - nasce per caso da un viaggio culturale in Germania, a Wittemberg. Ho scattato e poi messo in evidenza il mondo dal quale si riflette la piazza circostante». La vera passione per Maria Carla, però, è la pittura. «Mi accompagna sin da bambina. Con il lavoro e gli impegni famigliari non è stato possibile coltivarla. Lavoravo in un’azienda commerciale, mi occupavo di bilanci. Ho ricominciato a dipingere in un periodo molto particolare della mia vita. Avevo perso mio padre, anche lui dipingeva. Così ho pensato di proseguire, dedicandomi a questa passione che avevamo in comune. Dipingere mi astrae da tutto. Nel dipingere do sfogo alla fantasia». E la fotografia? «Anche, nella foto cerco l’originalità e l’unicità».

PROSA

VOTI

Ilde Rosati Buongiorno Signora, io sono suo figlio

1.612

Anna Sani La bandana

1.240

Maria Grazia Marrucci Il senso 589 Marisa Chianura Il toro

558

Giovanni Silonio Lo Spirito Santo, favola alata

528

POESIA Pietro Garuccio Dono della sera

3.999

Rainalda Torresini Ago e filo (una vita strappata)

2.170

Anna Pellizzaro Due mani

Antonino Frattagli Solitudine di fine estate 527 Silvana Dalla Piazza Tempesta Vaia

Un particolare dell’opera di Maria Carla Rolfini

403

PITTURA Gianni Molena Cantante di strada

1.705

Roberta Brugnolo Il ramo d’oro

930

Marisa Ierardi Incanto

775

Maurizio Marroccu Warrior’s rest

496

Danilo Mariani Metropoli

434

FOTOGRAFIA Maria Carla Rolfini Il mondo allo specchio 2.759 Reno Carideo Cosa c’è di più romantico

CURIOSI E POLIEDRICI, I SUPERVINCITORI 2019 AMANO CIMENTARSI IN PIÙ DISCIPLINE. LA CREATIVITÀ NON HA LIMITI E NEMMENO LA VOGLIA DI CIMENTARSI IN QUALCOSA DI NUOVO

558

2.263

Domenico Carosio Artista di strada

961

Silvana Dalla Piazza Bianche geometrie

372

Franco Brambilla La “Dama di Leonardo” 341 nel 2000

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Abbiamo a cuore i nostri soci. I nostri eventi nazionali riprenderanno quando potremo incontrarci con la massima sicurezza per la salute di tutti.

#noicelafaremo


cultura LIBRI ARTE MUSICA

__LIBRI CULTURA__ «CHE ABBIAMO OGGI, PASQUALE?». INIZIA COSÌ LA MISURA DEL TEMPO, il nuovo romanzo di Gianrico Carofiglio, nello studio dell’avvocato Guido Guerrieri, insieme al fedele sacco da boxe che pende dal soffitto del suo soggiorno. Carofiglio torna a muoversi nella matassa di una storia giudiziaria assai complessa, dove si incastrano e si confondono il passato e il presente. Il passato è l’incontro con Lorenza, una donna affascinante e insopportabile, un flash che abbaglia la sua memoria. Il presente è ancora la stessa donna: ventisette anni dopo, chiede il sostegno legale all’amico di un tempo per un difficile processo in cui è coinvolto suo figlio, in carcere per omicidio. L’abilità di Carofiglio, che si presenta come un possibile candidato allo Strega di quest’anno, è nel montare con perizia il clic della memoria di Guerrieri, che s’interroga su se stesso e faticosamente ricostruisce il senso di quel lontano in-

UN NUOVO + CASO PER L’AVVOCATO GUERRIERI

contro tra sconnessi lampi dell’espeLA MISURA DEL TEMPO EINAUDI rienza e vere rimo288 PAGINE zioni. E, alternata 18,00 EURO nel montaggio, l’ine-Book 9,99 euro chiesta giudiziaria Giudizio di 50&Più: con tante lacune e incongruenze da smontare con pazienza e decisivo intuito. Carofiglio ha scritto il suo roL’incontro con una donna manzo più ambizioso che sa ricuciche innesca ricordi di un re i lembi della tempo passato, la richiesta doppia ricerca in d’aiuto per il figlio, una interrogazione, coinvolto in una brutta che le riguarda entrambe, sul tempo, storia. Una difesa difficile, anche sui molti ma non impossibile “tempi” che scandiscono l’esistenza. di Renato Minore Sotto la veste di un “giallo” un po’ alla SALVARE UNA VITA Sciascia e alla Dürrenmatt può James Maskalyk Einaudi - 232 pagine celarsi l’idea di un vero “conte prezzo: 14,00 philosophique”, un filosofico e-Book 7,99 racconto di quelli che si scriGiudizio di 50&Più: vevano una volta. E la scrittura Salvare la vita è un racconto prezioso, da legnitida ed essenziale sostiene gere in questi tempi di Coronavirus per comabbastanza bene un siprendere meglio, sul campo, cosa sia l’emergenza attraverso la mile intento.

testimonianza di un medico scrittore. Il canadese James Maskalyk ripercorre la sua vita trascorsa nei pronto soccorso in posti disagiati, Etiopia, Cambogia, Bolivia. Tutto ha un cuore, un centro, un punto di partenza per ogni storia di dolore, sofferenza, lutto, sollievo: il “piano terra", la posizione in cui solitamente è posta l'accettazione. È il luogo in cui Maskalyk vive le paure e le incertezze su pazienti spesso in condizioni critiche, per cui sono necessari intuito, pronte decisioni, primi interventi. Proprio descrivendo i gesti di accoglienza e la prima “cura”, fa capire come siano importanti, i farmaci e il primo rapido intervento, anche chirurgico, ma altrettanto fondamentale è il contatto umano, la compassione, l’empatia.

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__ARTE CULTURA__ INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

Museo di San Domenico - Piazza Guido da Montefeltro 12, Forlì. Orari: da martedì a venerdì 9.30/19; sabato, domenica e festivi 9.30/20; lunedì chiuso. Biglietti € 13; ridotti € 11 (fino a 18 anni, over 65, gruppi, universitari, convenzioni); ridotto € 5 (6/14 anni, scuole); gratis disabili con accompagnatore, fino a 6 anni, accompagnatori gruppi e scolaresche, guide.

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BREVI PROPOSTE

TORINO

La fotografia del ‘900 Sono circa duemila le foto raccolte da Guido Bertero dagli Anni ‘90 in poi. Ne propone un sunto suggestivo la mostra Memoria e passione. Da Capa a Ghirri al CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia. Gli incisivi scatti di Barbey, Cartier-Bresson, Eisenstaedt, Mulas, Scianna e via dicendo offrono letture inedite della nostra storia. ROMA

Il Rinascimento marchigiano Trentasei opere tra quelle restaurate a seguito del terremoto del 2016, di alto valore devozionale e storico-artistico, sono esposte al Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro. Jacobello del Fiore, Vittore Crivelli, Cola dell’Amatrice, il Baglione e il Serodine tra i protagonisti.

Un’importante mostra parte dall’antichità e arriva al XX secolo per narrare l’inquietudine di un mito senza tempo

I TREMILA ANNI DI ULISSE, EROE DI OGNI EPOCA CHI NON HA MAI PENSATO DI ESSERE UNA PERSONA CHE “MANGIA LA FOGLIA”? In grado cioè di capire il significato dietro una frase, un discorso, un’azione, che altri vorrebbero mantenere nascosto. E nei casi in cui ci appare chiaro ciò che gli altri vorrebbero recondito, ecco che lo specchio riflette di noi l’immagine di un novello Ulisse, astuto, insoddisfatto di quanto si dice, desideroso di nuovo. La stessa locuzione viene in effetti da un passo dell’Odissea, quando il dio Ermes dona all’eroe di Itaca una foglia da masticare per non soggiacere ai trucchi della maga Circe, che fa credere ai suoi compagni di avventura di averli

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MOSTRE di Ersilia Rozza

trasformati in porci così da poterli trattenere ancora. A Ulisse, eroe del viaggio e della conoscenza, della furbizia e del coraggio, il più antico dei tre grandi miti - insieme a Faust (l’eterna giovinezza) e a Don Giovanni (il vero amore) - che “abitano questa nostra parte di mondo che chiamiamo Occidente”, i Musei di San Domenico, a Forlì, dedicano una grande rassegna. Ulisse. L’arte e il mito propone - in un percorso cronologico, ma anche seguendo alcune tematiche le risposte che l’arte, la letteratura, la quotidianità, hanno offerto alle sue inquietudini, che ogni stagione ha ritenuto e interpretato come proprie.

Sono circa 250 pitture, sculture, miniature, mosaici, ceramiche, arazzi e opere grafiche, dall’antico al Novecento, dal relitto della nave greca di 17 metri al Cavallo in alluminio di Paladino, dai quadri di Rubens, Giordano, Hayez, De Chirico alla Ebe di Canova, dalle statue romane ai manoscritti tre-quattrocenteschi che riportano il canto dell’Inferno dantesco, dove l’eroe è condannato a espiare il suo incolmabile desiderio di conoscenza.


__MUSICA CULTURA__ CURIOSITÀ

Il primo concerto allo stadio San Siro di Milano si tenne il 27 giugno di quarant’anni fa, uno degli eventi mito del XX secolo. In centomila applaudirono Pino Daniele, Roberto Ciotti, la Average White Band e, soprattutto, la leggenda del reggae Bob Marley, al suo ultimo tour.

Il Covid-19 sta depauperandoci di tutta l’emozione che sanno distribuire i talenti meno affermati. E non solo

LA MUSICA, OLTRE CHE PASSIONE, È ANCHE UN LAVORO

MUSICA di Raffaello Carabini

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PIANO SOLO

Il norvegese Jon Balke, uno dei pilastri del jazz europeo, propone un nuovo lavoro in solitario, Discourses NOTE CARICHE DI ATMOSFERE

I Discourses solistici di Jon Balke sono fiumi che scorrono tra frastagliate rocce scivolose, bagnano pianure avvolte nella nebbia, addensano grovigli e mulinelli di note cariche di volumi e atmosfere. In un indistinto susseguirsi di composizione, improvvisazione e sound design il musicista scandinavo affastella, parole sue, “paesaggi sonori stratificati” e “riflessi distorti e riverberi dal mondo”, confrontando i suoni con il linguaggio contemporaneo, in un periodo storico in cui “il discorso è sempre più polarizzato” e il dialogo sempre più latitante.

LO RICORDA BENE IL MUSICISTA NEVRUZ IN UNA LETTERA APERTA A SPETTAKOLO!.IT. «Nella vita faccio il cantante, il musicista e oggi sono senza lavoro», scrive. «E vorrei essere chiaro su questo nei confronti di quegli spettatori che hanno fruito di musica in streaming e canali Tv web, fioriti per gli orfani della ribalta o per chi onestamente ha creduto di far qualcosa di buono per i propri spettatori. Nessun giudizio, ma una premura concedetemela. Non abbiamo bisogno di farci vedere, abbiamo bisogno di vivere e guadagnare con il nostro lavoro. E bisogna dirla questa cosa così antipatica, perché oltre alla preoccupazione economica fortissima, non vorrei anche affrontare un equivoco inaccettabile: essere scambiati

per degli appassionati e non per dei lavoratori». L’universo sonoro che ci circonda non è disegnato solo dai big, ma anche da una marea di artisti più o meno minori e da sconosciuti operatori oggi in enorme difficoltà. Sia perché questi talenti rischiano di non diventare mai grandi, sia perché, insieme alla loro, è a repentaglio la carriera professionale di chi lavora negli studi di registrazione e nelle sale prove, di chi alleste e gestisce i concerti, di chi è impegnato nelle agenzie di management ecc. Per tutti esiste il rischio di dover cambiare percorso lavorativo, mentre a noi rimane la certezza di perdere millanta emozioni e tanto di «Quello che mi hai insegnato», come canta Nevruz rivolto alla musica.

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È online la nuova piattaforma di 50&Più, uno strumento di comunicazione rivolto al mondo degli over. Un angolo del web piacevole e divertente, dedicato prevalentemente a chi ha superato i 50 anni e cerca un approccio veritiero ai problemi che riguardano l’età matura. Un luogo in cui l’informazione, sempre attenta e aggiornata, è dedicata a coloro che vogliono sentirsi parte attiva della società. www.spazio50.org vi aspetta, vieni a scoprire di più!

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__REPORTAGE__

L

LE RAGAZZE DEL ‘46 CHE FECERO LA STORIA Al Referendum istituzionale del 2 giugno fu massiccia la presenza delle donne, gran parte delle quali si recarono alle urne per la prima volta. Nel racconto di chi c’era, l’emozione di quel giorno di Luisella Berti

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__REPORTAGE__ «Per me e per le donne della mia epoca, votare significava veder riconosciuto il nostro ruolo nella società. Di quella giornata ho un ricordo nitido», a raccontare è Letizia Porcari, 98 anni, di Roma. Quel 2 giugno del 1946 aveva 23 anni. «Andai a votare con mio padre. Prima di entrare nel seggio elettorale abbiamo dovuto fare una fila lunghissima. A differenza di oggi, c’era un solo seggio. Un po’ poco. Il voto consisteva nello scegliere fra Monarchia e Repubblica». Semplice, in apparenza. Ma con il voto si decidevano le sorti del Paese. «Mi sentivo addosso una sensazione strana, una grossa responsabilità, mai provata prima, forte e diversa. Era un voto che non riguardava soltanto me, ma tutti». All’epoca Letizia era una studentessa di lettere e filosofia all’università. «Studiavo molto anche per conseguire il diploma di pianoforte. Da allora ho sempre votato. E alle giovani generazioni dico di non disafDUE DONNE D’ECCEZIONE: NILDE IOTTI E TINA ANSELMI. ENTRAMBE PARTIGIANE, HANNO DEDICATO LA LORO VITA ALLA POLITICA. NILDE IOTTI FU ELETTA MEMBRO DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE E PRESE PARTE ALLA COMMISSIONE DEI 75. FU LA PRIMA DONNA PRESIDENTE DELLA CAMERA, RUOLO CHE RICOPRÌ PER 3 LEGISLATURE. TINA ANSELMI, INVECE, È STATA LA PRIMA DONNA A CAPO DI UN DICASTERO: FU MINISTRO DEL LAVORO, DELLA SANITÀ E POI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE PARI OPPORTUNITÀ 52 I spazio50.org I GIUGNO 2020

fezionarsi alla politica e di esercitare il voto per costruire il proprio futuro». Quella domenica del 2 giugno del 1946 in fila per il voto c’era anche Giannina Biondini, 97 anni. «Abitavo a Recanati ed avevo 22 anni. Mi recai al seggio accompagnata dai miei genitori. All’epoca, non si usciva da sole. Ero consapevole che l’andare a votare per noi donne significava uscire dall’isolamento. E di questo ne ero molto felice. Da quel giorno non ho mai perso un appuntamento elettorale». L’affluenza femminile fu un

L’IDENTIKIT

Com’era l’elettorato femminile nel ‘46 La maggioranza delle donne era casalinga, senza reddito proprio, in gran parte analfabeta o aveva conseguito la licenza elementare (più di 3 milioni). La retribuzione delle lavoratrici era la metà rispetto al salario di un uomo, anche a parità di mansioni e ore lavorate.

successo straordinario. Votò l’89% delle donne, la stessa percentuale che ci fu al voto amministrativo di marzo e aprile dello stesso anno in diversi comuni. Il voto di giugno non consisteva solo nel Referendum Istituzionale per scegliere tra Monarchia e Repubblica, ma anche nell’elezione dell’Assemblea Costituente, nella quale, per la prima volta, anche le donne potevano essere elette. Era una giornata particolare, si respirava un clima di festa. «Avevo 13 anni, vivevamo a Parma e frequentavo le medie», racconta Maria Antonia Pigozzi Rossini. «Ricordo l’agitazione di mia mamma e delle mie zie che avevano fatto una riunione in casa nostra. Erano nel salotto a discutere sul voto: qual era la procedura, come bisognava vestirsi. Hanno vissuto quel voto come se fosse una festa. Mia madre andò a votare con mio papà. Anche tutte le nostre vicine di casa andarono accompagnate da padri o mariti. Anche io, quando andai a votare per la prima volta, fui accompagnata da mio padre, ma rispetto a mia madre ero certamente più consa-


pevole. Avevo una mia idea, tanté che aderii al Consiglio Nazionale Donne Italiane». Il Cndi riuniva diversi movimenti femminili; risorta dopo il fascismo, come altre organizzazioni, con l’Udi (Unione Donne in Italia) svolse un grande lavoro di sensibilizzazione ed educazione al voto, attraverso manifestazioni, incontri di piazza, volantinaggio. «Ho un ricordo molto limpido di quel giorno, benché avessi solo 9 anni. All’epoca vivevamo a Genova», racconta Emilia Ferraris. «Quella domenica del 2 giugno al mattino andai a messa con mia mamma, entrambe con il “vestito

buono”, e al pomeriggio la rividi indossare lo stesso abito. Così le chiesi: “Mamma dove vai, siamo già andate a messa”! E lei mi rispose: “Vado a votare con papà!”. “Vai a votare? E cosa vuol dire?”. Ci sedemmo su un divanetto, si sfilò i guanti e mi spiegò, con le parole che si possono usare con una bambina di 9 anni, l’importanza del voto, della democrazia, dei movimenti femminili, di quante donne si erano sacrificate per il diritto al voto. È un ricordo che porto sempre con me e che mi scalda il cuore. Sono grata ai miei genitori perché sin da bambina mi hanno inculcato l’idea

Sopra: 25 giugno 1946, la prima riunione dell’Assemblea Costituente, a Palazzo Montecitorio. Fu presieduta da Giuseppe Saragat.

Elette solo 21 donne su 556 deputati

In basso: il ministro dell’Interno, Giuseppe Romita, legge i risultati del referendum istituzionale del 2 giugno 1946.

Furono 226 le donne che si candidarono per essere elette all’Assemblea Costituente. Giunsero al traguardo solo in 21 su 556 deputati, ovvero il 3,7% degli eletti. Si adoperarono su temi come l’uguaglianza, la famiglia, il riconoscimento dei figli nati fuori dal matrimonio, la parità salariale, l’accesso delle donne alle professioni. Delle 21 costituenti, 5 entrano nella “Commissione dei 75”, incaricata di formulare la proposta di Costituzione. Esse furono: Maria Federici (Pci), Angela Gotelli (Dc), Nilde Iotti (Pci), Angelina Merlin (Psi) e Teresa Noce (Pci).

della libertà, dell’importanza di esprimere la propria opinione e la responsabilità delle proprie azioni». «I mei genitori erano molto liberali. In famiglia si parlava di tutto, così come nelle famiglie che frequentavamo all’epoca racconta Nicoletta Capris -. Al tempo del primo voto alle donne vivevo a Genova e frequentavo l’ultimo anno di ragioneria. Ricordo il clima di incertezza del dopo voto e la tensione che aleggiava nell’aria, con il rischio di piombare in una guerra civile». La Repubblica vinse con 2 milioni di voti di scarto. Il risultato del Referendum venne annunciato il 10 giugno dalla

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__REPORTAGE__

LA TORTUOSA STRADA PER I DIRITTI «Il voto referendario venne vissuto come l’occasione per dimostrare che la donna aveva dei diritti all’interno della famiglia e della società, e che poteva essere anche eletta», ci dice Rita Palumbo, autrice di diversi scritti e libri dedicati alla questione femminile attraverso la voce delle sue protagoniste, tra i quali Camilla Ravera racconta la sua vita. «Il diritto al voto e ad essere elette non arrivò per caso. Parte dal Risorgimento, dalle donne che parteciparono ai movimenti mazziniani come Adelaide Cairoli, oppure Gualberta Alaide Beccari, giornalista e direttrice del periodico La donna (che fondò nel 1868 ndr). Tra le sue collaboratrici c’era Anna Maria Mozzoni,

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considerata la capostipite del femminismo italiano: nel 1879 fondò la Lega per la promozione degli interessi femminili. Oppure Anna Kuliscioff, medico italo-russo che nel 1911 fondò il Comitato socialista per il suffragio universale. Sono state tante le donne che hanno fatto la storia del nostro Paese, eppure molte sono state dimenticate. Il primo congresso delle donne italiane ci fu a Roma nel 1908, organizzato dal Consiglio Nazionale delle Donne Italiane. Eppure solo dopo il ’46 si sono fatti passi in avanti; prima di allora, qualsiasi minimo progresso veniva successivamente cancellato. Si andava avanti e indietro, come fosse una tela di Penelope». Nel 1882 le donne vennero escluse dalla riforma eletto-

rale, nel 1912 il suffragio fu solo maschile. «Nel 1925 Mussolini concesse alle donne il voto amministrativo, ma conosciamo gli sviluppi di questo provvedimento». Nemmeno l’enorme contributo alla liberazione dal nazifascismo fu sufficiente. Le donne dovettero lottare ancora per veder riconosciuti i propri diritti politici. «Nel 1944 fu l’Udi, l’Unione donne in Italia, a fare la prima richiesta di eleggibilità delle donne». Il 31 gennaio del 1945, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi emanò un decreto che riconosceva alle donne il diritto di voto. Ma fu il decreto del 10 marzo 1946, Norme per l’elezione dei deputati all’Assemblea Costituente, ad includere le donne tra gli eleggibili.

Corte di Cassazione, che rimandò al 18 giugno il giudizio definitivo sulle contestazioni, il numero complessivo dei votanti e quello dei voti nulli. Ada Grecchi aveva 10 anni all’epoca e racconta come andò il voto delle donne nella sua famiglia. «Mia mamma era agitatissima. Non sapeva bene cosa fare perché non aveva mai votato. Non seguiva la politica, lavorava come bidella in una scuola. Credeva certamente che il voto alle donne fosse una cosa giusta, ma era spaventata dalla novità, preoccupata dalle modalità di voto. Quando votò aveva 34 anni. Aveva passato gli anni della dittatura fascista e dell’occupazione tedesca e, purtroppo, era una donna “abituata ai doveri, non ai diritti”. Mio padre non faceva altro che dirle per chi dovesse votare. Per l’occasione si era vestita elegante, aveva persino messo il rossetto e la cipria. Ma quando chiuse la busta che conteneva la scheda di votazione, purtroppo lasciò una piccola traccia di rossetto, cosicché il presidente del seggio annullò il suo voto. Tornò a casa in lacrime. Mia mamma, non aveva potuto studiare, ma aveva sete di cultura, la stessa che trasmise a me. Mi diceva, “la cultura ti accompagnerà sempre”». Ada Grecchi è stata una delle prime donne manager italiane. Nel 1990 entrò a far parte della Commissione per le Pari Opportunità, presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, assumendone la vice presidenza. La presidente era Tina Alsemi, partigiana e prima donna a ricoprire la carica di ministro della Repubblica Italiana.


Monarchia e Repubblica nel Referendum che apre una nuova fase della storia d’Italia. Ma la strada verso la parità di genere in politica è tutt’altro che compiuta

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LE CONQUISTE 75 ANNI DOPO IL PRIMO VOTO

S

di Winda Casula

SONO PASSATI 75 ANNI DA QUANDO IN ITALIA LE DONNE HANNO CONQUISTATO IL DIRITTO DI VOTO. IL 30 GENNAIO DEL 1945, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, si decise di affrontare il tema in Consiglio dei Ministri, e il giorno seguente fu emanato il decreto con il quale si dava il via libera al suffragio femminile, per le cittadine dai 21 anni in poi. Per l’eleggibilità a una carica politica, le donne avrebbero invece atteso un altro anno, fino al decreto del 10 marzo 1946. L’appuntamento alle urne fu quello del 2 giugno del 1946, in occasione del Referendum istituzionale che portò gli italiani a scegliere fra monarchia e repubblica anche se, in alcuni comuni, le donne avevano già votato nello stesso anno alle amministrative e, per la prima volta nella storia del nostro Paese, erano state elette » GIUGNO 2020 I 55


__REPORTAGE__

alla carica di sindaco Ada Natali a Massa Fermana, in provincia di Fermo, e Ninetta Bartoli a Borutta, in provincia di Sassari. Il voto fu un traguardo conquistato dopo un lungo percorso di lotta intrapreso dalle donne già alla fine dell’Ottocento, in seguito quasi cancellato dalla memoria storica con l’avvento del regime fascista. Eppure, quelle donne che avevano aperto un dibattito sulla parità di genere e che si autodefinivano femministe, ebbero un ruolo fondamentale in un percorso di conquista dei diritti, a partire dalla liberazione dall’autorità maritale, che all’epoca accordava solo agli uomini la tutela dei figli e la possibilità di gestire il patrimonio delle proprie mogli o della famiglia. Un percorso che non si è ancora concluso, 75 anni e tante battaglie vinte dopo. C’è un dato interessante che riguarda l’affluenza al voto e che, dal 1946 ad oggi, ha messo in luce una progressiva disaffezione degli italiani alle urne, e delle donne in particolare. Se fino al 1976 la partecipazione alle elezioni non è mai scesa al di sotto del 92%, a partire dal 1976 ha cominciato a calare: nel 1979 le donne che non vanno a votare sono il 9,9%, gli uomini l’8,8%. Nel 2001 l’astensionismo femminile raggiunge il 19,8%, quello maschile il 17,2%. Alle politiche del 2006 non vota il 17,2% delle donne e il 14% degli uomini, con differenze sempre più marcate in base all’età: fra gli over 75, le donne che non 56 I spazio50.org I GIUGNO 2020

DALLA PARTE DELLE DONNE

EMMA BONINO: MOLTO È STATO FATTO, MOLTO C’È DA FARE

di Giada Valdannini «QUELLO DEL VOTO ALLE DONNE PENSO SIA STATO UN MOMENTO FONDAMENTALE DELLA NOSTRA STORIA RECENTE. In alcuni Paesi era già arrivato - in altri doveva arrivare. Per noi è stato davvero un punto di svolta». A dirlo è Emma Bonino, senatrice e storica esponente radicale. «Le donne fecero pure parte della Costituente che ha scritto poi la nostra Costituzione anche se, per esempio, tutto il loro ruolo nell’antifascismo e nelle associazioni partigiane non è mai stato completamente riconosciuto: nell’immaginario comune resta il partigiano col fucile solo sui monti, quando invece le staffette giocarono un ruolo importante che meriterebbe di essere raccontato». Da allora, per le donne, che cosa è cambiato?

Il voto alle donne come punto di svolta. Le conquiste femminili lungo 75 anni di storia. «Ma non indietreggiamo: viviamo in una fase culturale di populismo reazionario». È cambiato moltissimo. Non è ancora tutto, la strada è lunga, però abbiamo avuto il divorzio, ci siamo battute e abbiamo vinto contro l’aborto clandestino, abbiamo ottenuto la riforma dello stato di famiglia, abbiamo abolito il Codice d’onore nell’82. Siamo riuscite a far esplodere il fenomeno della violenza domestica, che era stato negato per anni e attribuito a chiunque fuori dalle mura di casa prima di accettare che, in realtà, la violenza domestica avviene proprio all’interno della famiglia. Inoltre, è aumentato il numero delle rappresentanti in Parlamento. Poi, certo, il mondo cambia e noi non

ci dobbiamo sedere. Però, se mi guardo indietro, quando ero ragazza io a vent’anni, tra un po’ questo Paese non lo riconosco dal punto di vista femminile. Nel campo del lavoro, però, le donne continuano a vivere un netto svantaggio rispetto agli uomini: sono meno


occupate e meno retribuite. Ecco perché non possiamo mollare la presa: in momenti di distrazione, vecchi modelli tornano a galla. Però, un importante passo avanti è che non ci siano più carriere precluse alle donne e significativa, negli anni, è stata l’immissione in ruolo nella Magistratura; per non parlare della legislazione, anche sociale, di parità di salario - anche se più o meno applicata. Adesso il problema è se riusciamo andare avanti in una situazione in cui tutte queste conquiste possono essere messe in discussione, possono anche tornare indietro. Viviamo in una fase culturale di populismo reazionario. Le quote rosa, cui lei si è sempre dimostrata contraria, restano l’unica via? È una legge di cui, come sapete, io non sono entusiasta ma, da buona legalitaria, penso che fino a che una legge c’è vada applicata. Anch’essa è naturalmente una legge di questi ultimi cinquant’anni e, come vede, dal voto alle donne molto è stato

fatto. E l’appartenenza all’Unione Europea, sul tema dei diritti al femminile, ci ha sempre aiutate perché i Paesi del Nord e le loro donne parlamentari hanno una cultura completamente diversa: molto meno familistica e conservatrice. Ma noi donne le donne le votiamo? Le sosteniamo? No. Non è automatico che una donna voti donna. Anzi, è il contrario. Il perché non lo so - non faccio la sociologa -. So che, per la legge elettorale, finché ci sono le quote rosa, c’è l’alternanza uomo/donna; poi, con le preferenze, siamo a volte punto e a capo. In questa condizione, l’unico modello che salverebbe le donne è la meritocrazia, salvo che in Italia non esiste, nemmeno per i maschi, se è per questo. Esiste la cooptazione di chi conosce chi. Noi nasciamo pari e cresciamo dispari: gli stereotipi che passano a scuola, quelli che passano alla televisione, influenzano bambine e bambini. Cresciamo dispari perché i posti di potere sono tutti occupati da uomini e il potere è un grande

afrodisiaco: chi lo ha, se lo tiene ben stretto. Intanto, durante questa pandemia da Covid, che ruolo hanno giocato le donne? Mentre ci emozionavamo tutti per la fotografia dell’infermiera esausta crollata sulla scrivania - e sappiamo tutti il ruolo che le donne hanno avuto non solo negli ospedali, ma anche come ricercatrici, in famiglia quando è arrivato il momento di formare degli organismi di responsabilità, nel comitato più autorevole le donne sono state quattro su diciassette. Ecco perché, con un gruppo di persone, è stato creato il movimento “Dateci vocÈ”: non ci siamo arrese quando abbiamo visto la composizione maschilista dei Comitati. Le donne hanno raccolto un sacco di firme per il riequilibrio di questi comitati e con colleghe senatrici - Valente, Fedeli e anche parte dell’opposizione - abbiamo depositato una mozione per chiedere l’immediato riequilibrio di questi organismi di consultazione. Perché è ora di finirla che le donne ven-

gano esaltate nei convegni del sabato e della domenica e, poi, dal lunedì al venerdì le cose cambiano. Come se lo spiega? Nominato a capo un uomo, quello parte in automatico nominando un altro uomo. È istantaneo: si guarda intorno e chi vede? Vede uomini che ha sempre frequentato, sempre conosciuto e riproduce, come un Old Man Boy, la maniera cui è abituato, ossia il circolo che ha sempre vissuto. Ma mi lasci dire una cosa alle donne. Prego. L’autonomia economica è lo scalino necessario per un’autonomia di testa. Quindi, anche se vi si chiederanno sacrifici, non rinunciate alla vostra professione. Non rinunciate al lavoro. Comunque, sacrifici o non sacrifici, tenetevi stretta la vostra attività, il vostro stipendio, mantenete conti separati. Ci si vuole benissimo lo stesso anche con due conti in banca differenti, ve lo assicuro. Ma tenete presente che qualunque siano le difficoltà, l’autonomia e l’indipendenza economica sono il primo gradino dell’indipendenza di scelta.

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Sopra: uno dei convegni del Festival “L'ereditaĞ delle Donne”, svoltosi nel 2019 a Firenze. A destra: Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, insieme a Maria Elisabetta Alberti Casellati, attuale presidente del Senato

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SECONDO UN SONDAGGIO, OTTO DONNE SU DIECI DICHIARANO DI SENTIRSI PENALIZZATE E DISCRIMINATE PER IL LORO IMPEGNO POLITICO ALL’INTERNO DEI LORO STESSI PARTITI

si recano alle urne sono circa il doppio degli uomini. Oggi, nel 2020, le donne in Italia occupano ancora solo un terzo delle cariche politiche nazionali, nonostante rappresentino oltre la metà della popolazione. I primi tentativi di aumentare la partecipazione politica al femminile sono stati implementati nel 1993, con l’introduzione delle quote di genere nelle elezioni locali e nazionali. Nel 2003 si arriva anche a una legge costituzionale che esplicita il dovere di promuovere, con appositi provvedimenti, le pari opportunità tra donne e uomini, riconoscendo ostacoli sociali e strutturali che impediscono un accesso alle cariche politiche indipendentemente dal genere. Se è vero che la rappresentanza femminile è aumentata, basti pensare che era del 13% nel 1994 e oggi è passata al 36%, è altrettanto evidente che l’assegnazione di una carica alla presidenza di Camera e Senato o alla guida di un Ministero

ALTE CARICHE

Una strada tutta in salita

L’assegnazione di una carica alla presidenza di Camera e Senato o alla guida di un Ministero sono per una donna ancora un’eccezione, in un panorama che resta appannaggio maschile. IN POLITICA

Le donne sono ancora un terzo Nel 1994 la rappresentanza politica femminile era del 13%. Oggi si è passati ad un 36%, ma le donne italiane occupano ancora un terzo delle cariche politiche nazionali, malgrado rappresentino più della metà della popolazione.

I ruoli chiave della politica e delle istituzioni sono quasi sempre occupati da uomini, e in Italia non c’è mai stata una donna alla guida del Consiglio dei Ministri 58 I spazio50.org I GIUGNO 2020

restano ancora un’eccezione, in un panorama che resta appannaggio maschile, senza sostanziali variazioni negli ultimi 25 anni. Senza contare che in Italia non abbiamo mai avuto una donna alla Presidenza del Consiglio, come invece è accaduto in Belgio, Danimarca, Finlandia e Germania. Nelle istituzioni locali la situazione è leggermente migliore, e l’inclusione delle donne è aumentata nettamente, passando dal 6,5% delle amministratrici nel 1989 al 33% di oggi. Secondo un recente sondaggio Emg, realizzato fra il 28 febbraio e il 4 marzo dell’anno in corso su un campione di mille persone, il rapporto con la politica per le donne si rivela molto difficile: otto su dieci sono le giovani che hanno dichiarato di sentirsi penalizzate per l’impegno politico, a causa degli atteggiamenti maschilisti e discriminatori che hanno ritrovato anche all’interno dei partiti. Non solo, dunque, il problema di coniugare impegni familiari e vita pubblica, ma una difficoltà ad essere parte di mondi ancora oggi, nel 2020, considerati da tanti appannaggio degli uomini. L’emergenza Covid ha confermato la tendenza alla mancata parità di genere: secondo i dati raccolti da Openpolis, nei ruoli della catena di comando sia locale sia nazionale le donne sono solo il 20%, e negli incarichi chiave di Protezione Civile e Ministero della Salute la presenza femminile scompare completamente. Insomma, la strada è ancora lunga, seppure leggermente in discesa.


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MEMORIE

di vita femminile

Il 15° volume de Le Perle della Memoria, “La cittadinanza difficile. Memorie di vita femminile”, è dedicato alle donne del secolo scorso che si sono fatte largo negli “spazi” riservati al mondo maschile. È importante, quindi, affiancare alla voce delle donne quella dei tanti uomini che, da una diversa prospettiva, hanno vissuto la stessa storia. La strada per la conquista dei diritti non è terminata e “ricordare” può favorire il raggiungimento della piena affermazione femminile, evitando pericolosi “ritorni al passato”.

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

Ora che è nonna e bisnonna, con i suoi nipoti e pronipoti si lascia andare a gesti di affetto che prima non si permetteva con i suoi figli. Il tempo l’ha addolcita e l’età, 94 anni, rasserenata

ELISABETTA II, LA FOTOGRAFIA È IL SUO RACCONTO

TRA TANTI PRIMATI DELLA REGINA ELISABETTA II, 94 ANNI E DA BEN 68 ANNI SUL TRONO INGLESE, C’È ANCHE QUELLO DI ESSERE LA DONNA PIÙ FOTOGRAFATA AL MONDO. Scontato, visto che regna da decenni e che ha viaggiato da un capo all’altro del mondo. Certamente è così, di Luisella Berti ma il motivo è ancora più profondo. Con la fotografia e con i fotografi Elisabetta II ha sempre avuto un rapporto privilegiato, come ci racconta Paola Calvetti, autrice della biografia Elisabetta II. Ritratto di Regina (Mondadori). «Scrivendo questa biografia mi sono accorta che la storia della fotografia, dalle grandi lastre agli scatti rubati di uno smartphone, è andata di pari passo con la sua vita. Da quando è nata è stata fotografata dai più grandi. All’inizio fu la madre, la regina Elizabeth, ad avere questa intuizione, ma fu soprattutto lei ad utilizzare la fotografia, più che la televisione, molto poco amata, come il veicolo per raccontare la CaPARATA ANNULLATA sa Reale. Lei stessa è una brava foIl doppio compleanno non ci sarà tografa, un’appassionata. Ci sono Elisabetta II è nata il 21 aprile del 1926. Come i suoi antenati, tante fotografie che hanno ripreso festeggia il compleanno due volte: nel giorno della nascita, in la regina mentre fotografa». Nel liforma privata, e nel secondo sabato di giugno con il Trooping bro l’autrice racconta la vita di Elithe Colour, la parata in suo onore. Quest’anno, prevista per il 13 giugno, è stata cancellata a causa della pandemia. sabetta II proprio attraverso la fo-

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tografia, il rapporto con i fotografi che l’hanno accompagnata nel corso degli anni, con incursioni anche nelle loro vite che meriterebbero biografie a parte. Ne emerge un ritratto di regina inedito, con aspetti del suo vissuto poco conosciuti. «Elisabetta II è una donna molto timida e non si è mai trovata a suo agio davanti alla telecamera, mentre con la fotografia il rapporto è stato molto diverso. Infatti, i fotografi che l’hanno ritratta la descrivono naturale e molto professionale. È famosa una fotografia di Brian Aris in occasione dei suoi 70 anni, che la ritrae in una risata improvvisa. Non è un ritratto studiato, ma

GRANDE APPASSIONATA DI FOTOGRAFIA, LA REGINA ELISABETTA È ANCHE UN’OTTIMA FOTOGRAFA

del tutto spontaneo. Mentre Brian Aris si preparava per lo scatto la macchina da presa iniziò ad inclinarsi sul treppiede, il suo assistente Patrick Steel, riuscì a prenderla al volo restituendola ad Aris che scattò proprio quando la sovrana se la rideva di gusto». Questa foto, inusuale, ebbe il placet della regina ed entrò, quindi, tra quelle consentite, era il 1996. Naturale e spontanea, collaborativa e alla mano, seria e posata, è il ritratto che esce dalle sue fotografie. La fotografia la rivela, specie negli scatti spontanei: «Ma anche in questi ultimi - osserva Paola Calvetti - conserva, comunque, la sua regalità. Elisabetta II è stata educata sin da bambina a essere regina, a mettere al primo posto i suoi doveri istituzionali». Un ruolo che ha preso estremamente sul serio, assorbendola totalmente, un perfetto funzionario pubblico, anche a discapito degli affetti. «Elisabetta II è diventata regina in modo del tutto inaspettato a 26 anni. Sapeva di es-

sere erede al trono, però certo immaginava che il padre sarebbe vissuto di più. Invece è deceduto a 56 anni. Dal momento che è diventata regina è entrata subito nel ruolo, e non credo che ne fosse felice, men che meno Filippo (il principe consorte compirà 99 anni il 10 giugno, ndr), il quale dovette dire addio alla carriera in marina. Rinunciò a tutto per lei. Ha vissuto per lei». Un matrimonio ben riuscito visto che sono sposati da quasi 73 anni. «Li ha uniti una grandissima storia d’amore, un’unione basata sulla tolleranza, come hanno rivelato in occasione dei 50 anni di matrimonio. Le burrasche non sono mancate, ma il divorzio non è qualcosa di negoziabile, Elisabetta II è anche a capo della Chiesa anglicana e ha sofferto molto per i divorzi dei figli». Negli ultimi anni Elisabetta II, nelle fotografie che la ritraggono, sembra più spontanea, allegra, dolce. «In realtà, l’immagine è iniziata a cambiare nel 2002, l’anno della scomparsa di sua madre (deceduta a quasi 102 anni, ndr), la regina Elizabeth. Perché la vera vittoriana della famiglia era la regina madre, che aveva una

grande influenza sulla figlia, anche dal punto di vista comportamentale e persino nell’abbigliamento. Infatti, non a caso nel 2002 Elisabetta inizia a sorridere di più e a cambiare stile. Proprio quell’anno assolda Angela Kelly (stilista e assistente personale della regina, ndr), inizia a crearsi quell’immagine che noi oggi conosciamo: abiti molto colorati e gli immancabili cappellini. Oggi che è bisnonna si permette dei gesti con i nipotini e i pronipoti che con i figli non si permetteva. È famosa la fotografia di lei di ritorno da un lungo viaggio durato 6 mesi nei Paesi del Commonwealth, era il primo da Regina. Carlo aveva 5 anni, Elisabetta lo salutò stringendogli la mano e lui si rifugiò tra le braccia della nonna, la regina madre. Oggi con i nipoti e pronipoti l’atteggiamento è molto diverso. L’età l’ha ammorbidita e rasserenata, continuando comunque a dare lezioni di stile». Abdicherà? Gli esperti sono concordi che questo non accadrà. D’altra parte a 21 anni, quando non era ancora regina, giurò che il suo servizio sarebbe durato per tutta la vita, breve o lunga. «No, non lo farà mai - conferma Paola Calvetti -. Carlo, il più longevo erede al trono del mondo (71 anni, ndr), sarà un bravo re per i pochi anni che lo sarà. Ma ormai è chiaro che si punta tutto sul primogenito William. La scomparsa di Elisabetta II sarà un trauma per gli inglesi, spero solo che avvenga in un momento storico meno drammatico di quello attuale».

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__ATTUALITÀ TENDENZE__

IL FUTURO IL NUOVO DESIGN GUARDA SEMPRE DI PIÙ ALL’ECOSOSTENIBILITÀ, e il cartone sta diventando uno dei materiali più utilizzati, non solo per realizzare contenitori ma anche componenti d’arredo e mobili, incredibilmente solidi e resistenti, soprattutto se per realizzarli viene utilizzato il cartone ondulato. Le applicazioni sono svariate e fantasiose, dalle lampade alle sedie, fino a librerie, tavoli e scrivanie. Questo avvicinamento al design ecologico è avvenuto a tutti i livelli, dai grandi de62 I spazio50.org I GIUGNO 2020

tica è stata esportata in Europa fin dalla prima metà del XIX secolo. Dal 1840 in poi, i fabbricanti di arredi trovano nel cartone e nella cartapesta il modo più economico per produrre piccoli mobili in serie a basso costo, che poi possono impreziosire con le laccature. Circa un secolo più di Caterina Fara tardi, nel 1955, viene messa a punto in America la prima tecnica di fabbricasigner alle piccole realtà, fino ad arrivare zione d’incastri di sezioni e traverse per al fai da te, e anche in rete si trovano realizzare poltrone smontabili ed economolti esempi di tutorial a riguardo. miche. Dalla fine degli anni Sessanta, granMa il mobilio in cartone ha origini nelle di architetti e designer come Bernard Holtecniche giapponesi dell’origami, e la pra-

NEL CARTONE


Il cartone non è più un materiale destinato solo agli imballaggi, ma prende vita in mobili di design e oggetti di uso quotidiano, all’insegna della sostenibilità ambientale daway, con il tavolino e la poltrona Tomtom, e Frank O. Gehry, con la linea Easy Egdes, si cimentano in opere di cartone, che diventeranno icone dell’arredamento. In Italia, uno dei designer di punta contemporanei nell’arredo ecologico è l’architetto Giorgio Caporaso, che ha dato vita a panche, poltrone e tavoli in cartone, con finiture in legno e rivestimenti in licheni, nella convinzione che realizzare case sostenibili significhi occuparsi non solo dei materiali da costruzione, ma anche degli interni, creando il minore impatto ambientale possibile, senza rinunciare allo stile e alla bellezza. Il cartone è anche la strada scelta da giovani creativi che sul riciclo hanno puntato tutto: è il caso di Sekkei, una start up nata dall’idea di sei imprenditori di Pomezia, in provincia di Roma, che hanno deciso di portare questo tipo di arredi nelle case di tutti, con modelli e prezzi per ogni esigenza. Il loro motto, che è diventato un hashtag, è #ComeSoloilCartoneSaFare, e valorizza la doppia anima del cartone: semplicità e forza insieme. Sekkei ha avviato diverse collaborazioni con artisti contemporanei, come Alessandro Costa, Antonio Fiore e Carola Masini, per portare il cartone fuori dal luogo comune del materiale da imballaggio, che invece può essere impreziosito e lavorato fino a diven»

ECOLOGICO E RESISTENTE

Un materiale dai mille usi

Il cartone è un materiale ecosostenibile, economico, personalizzabile e non nocivo, a differenza di altri materiali. I mobili in cartone sono realizzati mediante una tecnica a incastro, che rende visibili i singoli dettagli ed evita l’uso di collanti nocivi. Il trasporto risulta facilitato perché viaggiano smontati in sagome da assemblare, con volumi di imballaggio ridotti al minimo e costi abbattuti. Per gli arredi si utilizzano tipi di cartone ad alta resistenza: ondulato, realizzato incollando fra loro da 2 a 7 strati; alveolare, ad elevata resistenza alla pressione e, se pur di forte spessore, molto leggero; a tubi a spirale, resistenti al fuoco, realizzati con una forte percentuale di fibra riciclata; a pannelli sandwich a nido d’ape, in fibra riciclata al 100%, costituiti da una struttura chiusa tra due fogli mediante una colla organica. I cartoni di prima qualità sono in grado di reggere pesi elevati, all’incirca fino a 2 quintali per una sedia, e si prestano ai più svariati usi: accostati a lastre di vetro

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IL MOBILIO IN CARTONE HA ORIGINI NELLE TECNICHE GIAPPONESI DELL’ORIGAMI, E LA PRATICA È STATA ESPORTATA IN EUROPA NELLA PRIMA METÀ DEL XIX SECOLO

temperato o film trasparenti che fanno da guaina protettiva, possono essere usati anche come piani da lavoro in cucina. Il cartone ondulato è utilizzato spesso come separatore per ambienti.


__ATTUALITÀ TENDENZE__

tare pezzo unico da collezione. Arcadia invece è un’azienda di Ravenna, che ha sposato la medesima filosofia del rispetto dell’ambiente, utilizzando lo stesso materiale, il cartone riciclato, che consente di risparmiare per ogni tonnellata prodotta circa 26 metri cubi d’acqua e l’emissione di 27 kg di CO2. Per ogni prodotto acquistato, Arcadia contribuisce alla piantumazione delle zone soggette a deforestazione, perché collabora con Eden Project, un’organizzazione no profit che opera in Madagascar, dove esistono oltre 200mila tipi di piante rare, ad Haiti, che ha subito la distruzione del 98% delle sue foreste, e in Nepal, in cui si concentra sul ripristino di una zona del parco naturale. A Falzè di Piave, in provincia

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di Treviso, lavora il gruppo di giovani architetti Cardboard, che progetta arredi a impatto zero con materiali completamente riciclabili, e che pone particolare attenzione anche alla sostenibilità degli imballaggi. Oltre ai mobili, realizzano anche arredamenti su misura per uffici e attività commerciali, sempre a partire dal cartone come materia prima. Karton offre, oltre all’acquisto di mobili e complementi, i consigli per realizzare in casa alcuni oggetti attraverso l’arte della lavorazione del cartone, fatta di pieghe, sovrapposizioni di più strati e composizioni variegate. Usando i contenitori da pizza o altri imballi recuperati dalle consegne delle merci, i designer Karton hanno dato vita ad un modello alternativo di riciclo: sovrappo-

IN FINLANDIA

Un kit per tutti i nuovi nati Lo Stato finlandese dona alle neo mamme una scatola di cartone che contiene un kit per accompagnare il neonato nei primi mesi di vita, composto da vestitini in cotone bio, materasso, coprimaterasso, lenzuola, coperte, sacco a pelo, tuta da neve, set da bagno, libro illustrato e altro. Una volta svuotata, la scatola può essere utilizzata come culla. Questa tradizione si tramanda da ottant’anni e si è adattata un anno dopo l’altro alle nuove esigenze della nascita. Le mamme possono scegliere di non accettare il dono e di sostituirlo con un aiuto economico pari a circa 140 euro, ma pare che accada raramente perché si tratta di prodotti utili ed ecosostenibili. Il cartone potrà anche essere usato per costruire dei giocattoli: bastano scatole di varie dimensioni da pressare, tagliare e riassemblare.

I BENEFICI DEL CARTONE: COSTI CONTENUTI (MATERIA PRIMA ECONOMICA), FACILITÀ DI TRASPORTO (I PEZZI VIAGGIANO SMONTATI IN SAGOME), SEMPLICITÀ DI MONTAGGIO IN TEMPI BREVI, RICICLABILITÀ AL 100%

nendo fogli di cartone pressato e piegato, realizzano strutture letto, librerie, schedari, tavoli e comodini senza utilizzare colle o attrezzi. I mobili vengono consegnati smontati con le istruzioni di assemblaggio consultabili in rete. C’è anche chi ha abbinato la tecnologia al cartone: due designer coreani hanno realizzato Origami, una stampante laser con tutti i consueti ingranaggi all’interno e il rivestimento in cartone pieghevole 100% riciclabile, resistente all’acqua e ignifugo. Infine, dagli Usa arriva la bicicletta con telaio in cartone, dall’idea del designer di origine turca Izhar Gafni: il materiale è stato pressato e poi trattato con una speciale pellicola che lo rende impermeabile. Il costo di produzione è di circa dieci dollari, può essere dotata anche di motore elettrico ed è acquistabile dal sito cardboardtech.com.


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DENTRO LA NOTIZIA

PRIMA DI INIZIARE

L’importanza della luce Per coltivare frutta, ortaggi e spezie non si deve avere a disposizione necessariamente un terreno, ma è sufficiente un terrazzo su cui sistemare dei vasi. Nel progettare “un orto sul balcone” bisogna, però, tener conto dell’esposizione solare del terrazzo, così da disporre i vasi per evitare che le colture si facciano ombra l’un l’altra, e anche per poter scegliere i prodotti in base al quantitativo di sole che li illuminerà durante il giorno. Se il balcone è esposto a nord, infatti, è opportuno evitare di coltivare pomodori, peperoni, peperoncini e melanzane, che risentirebbero moltissimo delle poche ore di sole. 66 I spazio50.org I GIUGNO 2020

Complice il lockdown c’è stato un boom di vendite di semi, piante e attrezzature per coltivare frutta e ortaggi sul terrazzo di casa

LA CAMPAGNA IN CITTÀ: GLI ITALIANI SCOPRONO GLI ORTI SUL BALCONE

di Lavinia Viti

INSALATA, ROSMARINO, BASILICO, PREZZEMOLO... No, non è la lista della spesa, ma alcuni dei prodotti che gli italiani hanno “imparato a coltivare” sul proprio terrazzo durante il periodo di lockdown imposto a seguito della pandemia di Coronavirus. Il dover stare chiusi in casa, a riempire il tempo libero, ha determinato, infatti, non solo una maggior dedizione alla cura delle piante sul terrazzo o in giardino, ma ha accresciuto il desiderio di realizzare dei piccoli orti fai da te. Già nel primo mese di chiusura forzata, secondo i dati monitorati dalla Coldiretti, c’è stato un picco nell’acquisto di

casalinga di pomodori, zucchine e insalata, infatti, non è necessario un grande terreno, ma sono sufficienti vasi di diverse dimensioni, a seconda di che cosa si desidera piantare. Se si dispone di un terrazzo abbastanza grande, poi, si può ricorrere anche a delle vasche che, se sufficientemente capienti, permettono anche di piantare contemporaneamente diversi tipi di ortaggi. Le piante più richieste pare siano quelle di insalata, semplici da coltivare, poco costose (pochi centesimi di euro) ma, soprattutto, veloci nella crescita, tanto che dopo soli 40 giorni dalla loro semina già

semi, piante da frutta, fertilizzanti e di tutta l’attrezzatura necessaria alla coltivazione in vaso o su piccoli appezzamenti di terreno. Molti degli acquisti sono avvenuti anche tramite vendite online con consegna a casa, seguendo le disposizioni governative anti contagio. L’avere a disposizione un orto da cui attingere quotidianamente frutta, verdura e spezie con cui cucinare, pare sia il sogno di circa il 62% degli italiani, un sogno che può diventare realtà se si ha a disposizione qualche vaso da poggiare sul davanzale della finestra o sul balcone. Per garantirsi la produzione


UN’ESTATE DI RINASCITA ALLE TERME

KM ZERO ORTI URBANI

Sempre più diffusi, sono amati da senior e giovani Sono piccoli spazi, in genere tra i 10 e i 20 metri quadrati, situati di solito nelle periferie delle città anche se, sempre più spesso, stanno diventando componenti irrinunciabili nella progettazione di nuovi quartieri. Sono gli orti urbani, piccoli appezzamenti di terreno cittadino, nei quali vengono coltivati frutta e ortaggi in una quantità tale da soddisfare il bisogno di una persona nell’arco di un anno. Sempre più diffusi sul nostro territorio (secondo l’Istat, sono oltre 2 milioni di m2 di superficie in 77 capoluoghi), gli orti urbani rappresentano un microcosmo che soddisfa diverse componenti: da quello della sostenibilità ambientale - con l’aumento della biodiversità nei centri urbani e del riciclo di rifiuti organici, utilizzati come fertilizzanti - a quello sociale, con l’aumento di interscambi personali e di condivisione di esperienze. Senza dimenticare i riflessi benefici sulla salute grazie all’attività fisica che si effettua durante la coltivazione.

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si possono portare in tavola. Anche le piante mignon di pomodori riscuotono un gran successo e, se si ha l’accortezza di dotarle di un supporto, si possono far crescere in altezza, aumentando così il numero dei pomodori da gustare. Tra gli ortaggi, molto gettonati sono anche i peperoni, i cetrioli, le melanzane, i fagiolini e i peperoncini piccanti, di cui esistono decine di varietà e forme: rotondi, a cono e a campana. Molti degli ortaggi sopra elencati sono di varietà nane, creati da numerosi incroci, ma proprio per questo coltivabili anche dentro un vaso. Tra la frutta, molto richieste

sono le fragole, le ciliegie, i frutti di bosco e i limoni. Senza dimenticare le spezie, profumate compagne di gustosi piatti, e le piante aromatiche, con proprietà officinali. Basilico, rosmarino, timo, prezzemolo, salvia, menta ma anche pepe, aglio, coriandolo, camomilla, calendula e lavanda. Ognuna con una specificità: esaltare il sapore di pietanze, sughi e condimenti, oppure pronte per essere tisane, decotti e bevande. Per averle a portata di mano in ogni stagione, poi, è sufficiente raccoglierle nel momento della loro crescita e farle essiccare, così che siano sempre disponibili.

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__SOCIETÀ ATTUALITÀ__

Un portiere di comunità che risolve i problemi quotidiani, un progetto di welfare per le persone anziane, che mira a combattere le solitudini urbane

UN “PORTIERE” PER SEMPLIFICARE LA VITA di Romina Vinci “MANIMAN” È UN INTERCALARE DIFFUSO IN DIALETTO GENOVESE, HA UN SIGNIFICATO DI CAUTA ASPETTATIVA NEI CONFRONTI DEGLI EVENTI E DEL PROSSIMO. SI POTREBBE TRADURRE CON “NON SIA MAI”. Ed è stato il nome scelto, nel 2017, per dare avvio ad un inedito progetto di welfare: il portierato di quartiere. Siamo a Genova, nel quartiere Foce, ed è qui che una vecchia edicola è stata recuperata e convertita ad un nuovo servizio di utilità sociale. È diventata, infatti, l’ufficio del MANI-MAN, GARANZIA DI SUCCESSO portiere di quartiere, una sorta La soluzione a portata di mano di custode sociale che si prende Una persona gentile, disponibile e paziente, un tuttofare cura delle famiglie che abitano in grado di far fronte ai piccoli problemi quotidiani. È nel quartiere Foce, tra Piazza Pauna sorta di supereroe sotto casa, per portare la spesa lermo e via Montesuello. pesante, per sostituire le lampadine, per aiutare i bambini con i compiti e far compagnia agli anziani soli. “Mani-man” può essere definito

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IL PROGETTO PER GIOVANI

Un bando della Regione per “formare” i maggiordomi di quartiere

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UN PROGETTO DI PORTIERATO DI QUARTIERE AVVIATO DURANTE LA STAGIONE ESTIVA SI È RIVELATO MOLTO UTILE AI VACANZIERI DEL LUOGO: DEL RITIRO DI UN PACCO, DI PAGARE UNA BOLLETTA O DI ANNAFFIARE LE PIANTE SI È OCCUPATO IL MANI-MAN

un incrocio tra un educatore, un custode sociale e un portinaio di stabile che, dal suo quartier generale, il chiosco, dà un aiuto concreto agli abitanti della zona. Un servizio di ascolto e di supporto, ma anche un aiuto pratico per le piccole incombenze quotidiane. Ritirare un pacco, portare la spesa a casa, pagare una semplice bolletta: sono solo alcune delle incombenze del portinaio di quartiere. Che vie-

ne contattato telefonicamente, o via mail, oppure recandosi direttamente all’edicola. “Mani-man” è un progetto ideato e sostenuto dal Consorzio Agorà, un’impresa sociale che si occupa di servizi alla persona. L’iniziativa vede la partecipazione del Municipio Medio Levante del Comune di Genova, dell’Anaci (Associazione Nazionale degli Amministratori Condominiali), dell’Amiu,

ovvero la partecipata comunale dei rifiuti, e il sostegno economico della Compagnia di San Paolo. «Abbiamo scelto di partire in questo quartiere di Genova, perché è qui che si concentra la popolazione più anziana d’Europa. È una zona molto frenetica, due volte a settimana qui si svolge un mercato molto grande e famoso», racconta Alessandra Grandi, del Consorzio Agorà. A vederla è un’edicola a tutti gli effetti, soltanto che è stata riconvertita. È portata avanti da tre figure: dal lunedì al sabato, dalle 7.30 del mattino alle 19, c’è sempre un operatore nel chiosco, mentre gli altri due sono impegnati nei vari servizi a tutela della cittadinanza, facendo fronte, in pri- »

Il 24 Ottobre scorso la Regione ha presentato un progetto per estendere su tutto il territorio ligure la figura del “Maggiordomo di Quartiere”. L’idea è quella di aprire almeno 15 sportelli, su tutto il territorio regionale, finanziati con un contributo di due milioni di euro. Il progetto è stato presentato dal presidente Giovanni Toti e dagli assessori Ilaria Cavo e Sonia Viale. I “maggiordomi” saranno dei giovani disoccupati con un Isee sotto i 20mila euro, residenti in Liguria. Si tratta di un progetto di welfare territoriale per promuovere la collaborazione e i rapporti di vicinato attraverso punti di presenza sul territorio. Possono diventare partner del progetto soggetti del Terzo Settore iscritti al registro regionale e composti da un ente di formazione accreditato per l’erogazione dei servizi al lavoro. Semaforo verde anche a Comuni, imprese private (associate o singole) o istituti di credito con le loro fondazioni. Un progetto di ampio respiro e che mira a costruire un network ben saldo. Il bando al momento è sospeso. La macchina organizzatrice è momentaneamente in standby, pronta a ripartire non appena si presenteranno le condizioni. Perché sono progetti di utilità sociale come questo di cui ha bisogno il nostro Paese, per poter guardare avanti e costruire una società più sostenibile e attenta ai bisogni dei cittadini.

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mis, alle piccole incombenze casalinghe. Se si rompe FRANCIA una tapparella, se I cugini d’Oltralpe hanno già bisogna sostituire il loro portierato di quartiere Lulu dans ma rue è un portierato di quartiere una lampadina, se che si trova vicino a Place de Vosges. Ideato c’è una piccola dall’economista Charles-Edouard Vincent, queperdita dal rubista edicola sui generis ha semplificato la vita netto… niente padi molti parigini. Il servizio è semplice. Si può nico, arriva il Maandare al chiosco, ma anche telefonare od ni-man. inviare una mail, spiegando di cosa si ha bi«Le organizzaziosogno. Il portiere di turno trova il Lulu giusto, ni come Agorà, cioè l’uomo o la donna (idraulico, studente, che si occupano di esperto informatico, pollice verde) in grado servizi alla persodi svolgere la mansione richiesta. Le tariffe na, sono le antensono accessibili: oscillano tra i 5 e i 10 euro ne sul territorio per venti minuti di intervento (soprattutto le piccole incombenze casalinghe), o a forfait spiega Alessandra concordati in anticipo. Le prestazioni sono Grandi -, perché detraibili dalle tasse al 50%. hanno a che fare con la gente, ne conoscono le esigenze, le vulnerabilità». Vedono anche come si evolNONOSTANTE LA PANDEMIA CAUSATA DAL CORONAVIRUS, vono le solitudini urbane: IL SERVIZIO MANI-MAN NON SI È «Oggi molte persone sono FERMATO, MA SI È TRASFORMATO sole, non hanno una famiIN UNO SPORTELLO DI AIUTO PSICOLOGICO PER CHI È SOLO glia su cui far affidamento, ed anche un piccolo problema diventa grande, perché non si ha nessuno a cui chiedere aiuto. Progetti di welfare, come il nostro, vogliono proprio colmare questo gap», sottolinea la portavoce di Agorà. Dopo due anni di sperimentazione, il portiere di quartiere è diventata una solida re-

ESTERO

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altà per gli abitanti di Foce. «A marzo ci siamo dovuti fermare, a causa della pandemia da Coronavirus, ma abbiamo subito attivato uno sportello telefonico di aiuto psicologico, per far capire alle persone che noi c’eravamo lo stesso, che anche in questa fase potevano contare sul loro Mani-man di fiducia». E non solo. L’idea del portierato di quartiere è piaciuta così tanto che, l’estate scorsa, è stata replicata in un’altra zona di Genova, tra via Liccoli e vico Cesana. Per tre mesi, i residenti della zona hanno avuto non uno, ma ben due “angeli custodi”, Patrizia e Andrea, che sono diventati i “maggiordomi di quartiere”. Dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18, hanno aiutato anziani e commercianti per piccole mansioni. «Siamo stati un po’ i galoppini della situazione», ha detto sorridendo Patrizia Rampone. Pagare le bollette, ritirare i pacchi, piccole manutenzioni, annaffiare le piante di chi è andato in vacanza: questi sono stati solo alcuni dei servizi offerti dai maggiordomi di quartiere. A beneficiarne, in primis, sono

stati i tanti negozianti della zona, presi d’assalto dai turisti, e che non avevano il tempo materiale per far fronte alle piccole commissioni. «Siamo diventati un punto di riferimento per il quartiere, ed anche una cassa di risonanza per eventi ed attività culturali», ha aggiunto Andrea. Anche Andrea e Patrizia hanno avuto un ufficio d’eccezione: l’edicola di piazzetta Luccoli, che è stata la loro base operativa. Un punto centrale, conosciuto da tutti, diventato in poco tempo il portierato del quartiere, un riferimento per la popolazione. La Regione, intanto, ha guardato con interesse all’evolversi dell’iniziativa del portierato di comunità, ed ha fatto partire un progetto di natura più ampia, per far sì che la figura del “Maggiordomo di Quartiere” diventi operativa in varie zone della Liguria. E chissà se, i maggiordomi, avranno anche una divisa ad hoc. Per saperne di più: Agorà Coop www.agoracoop.it Vico del Serriglio 3 16124 Genova N. Verde: 800911123



scienze SALUTE-BENESSERE PREVENZIONE TECNOLOGIA

Non si tratta solo di una semplice caramella. È capace di attivare i processi cerebrali che favoriscono la guarigione. Tutto dipende dal contesto psicosociale della terapia __SALUTE__

I “SUPER POTERI” DELL’EFFETTO PLACEBO di Adelaide Vallardi UN PO’ DI ZUCCHERO, LA DOSE GIUSTA DI ADDENSANTI PER OTTENERE UN PRODOTTO COMPATTO, un colorante dalla tonalità tenue, le dimensioni ideali per favorire l’ingestione. Nulla di più: nessuna sostanza chimica, nessun principio attivo. La sua composizione è tale e quale a quella di una caramella. Eppure quando quella pillola va giù possono accadere cose inaspettate: i dolori dell’emicrania si attenuano, i fastidi della sindrome dell’intestino irritabile svaniscono, la spossatezza dovuta a una malattia oncologica migliora, la depressione si allontana e anche le articolazioni infiammate dall’artrite smettono di procurare sofferenze cro-

niche. Sono i “super poteri” dell’effetto placebo, le capacità terapeutiche del farmaco finto che continuano a stupire e a interessare i neuroscienziati. Molti studi recenti, pubblicati su riviste scientifiche dall’autorevolezza indiscutibile, hanno dimostrato che banalissime pillole di zucchero o semplici soluzioni di acqua e sale riescono a procurare benefici reali a chi le assume, a volte paragonabili a quelli dei veri farmaci. Come è possibile? Abbiamo chiesto ad Alessandra Muscetta, psichiatra e psicoterapeuta, responsabile della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Spad di Roma, di spiegarci cosa sappiamo di questo affascinante

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effetto placebo che negli ultimi tempi sembra sia diventato talmente potente da mettere in crisi le sperimentazioni farmaceutiche. Per essere autorizzato al commercio un

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«IL CONTESTO IN CUI VIENE SOMMINISTRATA LA TERAPIA, LA RELAZIONE CON IL MEDICO, L’AMBIENTE IN CUI AVVIENE LA CURA SONO ELEMENTI CHE ATTIVANO SPECIFICHE RISPOSTE NEL CERVELLO CON EFFETTI REALI SULLA SALUTE»


I meccanismi dell’auto-guarigione

Nel nostro cervello esistono meccanismi neurobiologici capaci di auto-guarigione, di cui tutti gli esseri umani sono provvisti. Questi processi possono essere attivati da una serie di fattori aspecifici, tra i quali anche l’effetto del placebo

farmaco deve dimostrare di essere superiore a un placebo in un trial clinico. Alcune indagini recenti hanno però dimostrato che i farmaci finti stanno funzionando sempre meglio, mettendo in difficoltà le aziende produttrici di quelli veri. Cosa sta succedendo? Perché il placebo funziona anche se non ha alcun principio attivo? Il fenomeno che chiamiamo “effetto placebo” esiste da sempre, è vecchio quanto la storia dell’umanità. Ed è qualcosa di molto vicino, per esempio, alle proprietà terapeutiche che un tempo derivavano dagli interventi degli sciamani. È stato dimostrato che il contesto in cui viene somministrata la terapia, la relazione con il medico, l’ambiente nel quale avviene la cura sono elementi chiave per attivare specifiche risposte nel cervello che hanno effetti reali sulla salute. L’effetto placebo non fa altro che confermare qualcosa che in psichiatria è noto da tempo: nel nostro cervello esistono meccanismi neurobiologici capaci di auto-guarigione, di cui tutti gli esseri umani sono provvisti. Questi processi possono essere attivati da una serie di fattori aspe-

PERCHÉ FA BENE

IL FATTORE ANSIA

Sembra che la somministrazione di un placebo stimoli il rilascio nel cervello di endorfine e di endocannabinoidi. E per questo procurerebbe sollievo dal dolore.

Le aspettative negative attivano meccanismi di ansia che inducono il rilascio nel cervello di sostanze che amplificano il dolore. Anche così si finisce per provare ciò che ci aspettiamo.

FUNZIONA ANCHE SE SI È CONSAPEVOLI CHE SI TRATTA DI UN FARMACO FINTO

Il placebo funziona anche quando i pazienti conoscono la verità: il dolore lombare, per esempio, passa prima se all’autentico farmaco analgesico viene aggiunta una “caramella” dalla composizione nota (acqua e zucchero). Uno studio recente pubblicato sulla rivista Pain ha dimostrato che quel che conta è il rituale che attiva alcune regioni del cervello, provocando un miglioramento dei sintomi. «È il vantaggio di essere immerso in un contesto terapeutico - spiega l’autore principale dello studio -, interagire con gli infermieri, prendere le pillole, tutti i rituali e i simboli dell’assistenza medica. Il corpo risponde a tutto ciò».

Basta un poco di zucchero e la pillola… funziona davvero

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__SCIENZE SALUTE__

cifici, tra i quali anche l’effetto del placebo. Potrebbe sembrare che stiamo parlando di magia, ma in realtà è tutto molto scientifico. Ancora non sono del tutto chiari i meccanismi psicologici e neurobiologici che stanno dietro l’effetto placebo, ma è emerso con certezza che il contesto psicosociale della terapia ha un impatto sul cervello del paziente. Le attenzioni del medico, le sue parole, l’atteggiamento di fiducia nella terapia attivano nel paziente la motivazione a stare meglio, mettendo in moto un processo neurobiologico che può diminuire sintomi anche gravi. E molti studi lo hanno dimostrato. È per questo che il placebo funziona tanto bene nei trial clinici? Più sono fatti bene, più è curato il contesto sanitario e più è potente l’effetto placebo? Sì, è proprio così. Nelle speri-

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IL PLACEBO È UN EFFICACE AIUTO TERAPEUTICO CHE ANDREBBE POTENZIATO PERMETTENDO, IN ALCUNI CASI, DI ELIMINARE O DI RIDURRE IL DOSAGGIO DI FARMACI CHE POSSONO AVERE EFFETTI COLLATERALI

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mentazioni dei farmaci i pazienti sono divisi in due gruppi, uno assume il medicinale vero e l’altro, senza saperlo, il placebo. Ma il contesto della cura è lo stesso e molte volte basta questo elemento a ottenere benefici sulla salute. Così si spiega come mai un paziente che arriva in ospedale con un forte mal di pancia, si sente meglio anche semplicemente con una flebo di soluzione fisiologica. È come se il contesto fosse una parte rilevante della cura. L’aspettativa di stare meglio influenza la capacità di auto curarsi, riuscendo a ottenere veramente il risultato che ci si aspetta. La cosa strana, però, è che è stato dimostrato che l’effetto placebo funziona anche quando il paziente sa di assumere un falso medicinale. Come si spiega? In realtà non è così strano. Perché come abbiamo detto è la relazione medico-paziente ad attivare la motivazione a stare meglio, da cui deriva il reale miglioramento. Il fatto di conoscere la vera natura del farmaco, in qualche caso, può essere irrilevante. Conta molto di più il dialogo con il medico e le proprie aspettative sulla cura. Sono questi ele-

menti che attivano alcuni circuiti nella corteccia prefrontale associati all’auto-guarigione. Spesso lo ignoriamo, ma il nostro corpo è molto bravo a guarire se stesso. Banalmente verrebbe da pensare: “Ma se basta l’effetto placebo a stare meglio, possiamo liberarci dei farmaci? Possiamo veramente curarci con una caramella?”. Non si può estremizzare fino a questo punto. È vero che il placebo è molto più che acqua e zucchero. Ma non può sostituire i farmaci. In alcune condizioni può essere un valido aiuto, come nel caso del dolore cronico, della fibromialgia, dell’emicrania e anche della depressione. Ma, bisogna dirlo chiaramente, se c’è un danno d’organo, il placebo non può farci nulla. Fatta questa precisazione, però, possiamo considerare il placebo un efficace aiuto terapeutico che andrebbe potenziato, permettendo in alcuni casi di eliminare o di ridurre il dosaggio di farmaci che possono avere effetti collaterali. Vale soprattutto in un Paese come il nostro, in cui si abusa di medicinali, dagli antidolorifici ai sonniferi.

I LIMITI

È più di una caramella, ma non è una panacea Può dare sollievo dal dolore, ma non può ridurre un tumore o sbloccare un’arteria piena di placche di colesterolo. Il placebo ha un ruolo importante nel trattamento di molte patologie, ma non è affatto una panacea. Ha un valore clinico, è statisticamente significativo e procura sollievo ai pazienti. È molto più che acqua e zucchero, è vero, ma non è la soluzione a tutti i mali. Agisce soprattutto nelle patologie in cui la componente psicologica ha un ruolo importante. Nella fibromialgia, nella sindrome dell’intestino irritabile e anche nella fatigue sperimentata dai malati oncologici.


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__SCIENZE BENESSERE__

È una pratica che rallenta il processo d’invecchiamento. Bastano venti minuti al giorno per eseguire gli esercizi dei monaci himalayani e tonificare le ghiandole

I CINQUE TIBETANI, ELISIR DI GIOVINEZZA di Alessandra Miccinesi UN PUGNO DI ESERCIZI CHE RISVEGLIA ENERGIE LATENTI. L’elisir di lunga vita dei monaci del Tibet è stato svelato da Peter Kelder nel libro I cinque tibetani. L’antico segreto della fonte della giovinezza (ed. Mediterranee). Dai remoti altopiani himalayani alle caotiche metropoli, questi esercizi sono un allenamento che garantisce vitalità e benessere, a patto che durante l’esecuzione vengano rispettati i principi del rituale. I cinque tibetani, facili da eseguire per gli sportivi, sono comunque impegnativi. E come sempre accade quando entra in gioco il corpo, l’allenamento va bene per molti ma è non per tutti. Non per questioni anagrafiche ma di puro approccio alla pratica, che non deve diventare un braccio di ferro col nostro fisico. Come lo yoga e il tai-chi chuan, anche i cinque tibetani usano il corpo per placare la mente: i gesti me-

scolano la ginnastica dei monaci himalayani alle asana dello yoga indiano e per eseguirli è necessaria una sana e robusta costituzione. L’applicazione della routine richiede costanza, determinazione e consapevolezza. Osservare ciò che accade nel corpo durante la pratica è la chiave del successo. Tecnicamente, il corpus di esercizi agisce sui 7 chakra: vortici energetici che il darshana yoga rintraccia nelle ghiandole endocrine. Dal basso verso l’alto, dalle gonadi all’epifisi passando per pancreas, surrenali, timo, tiroide ed ipofisi, i “tibetani” combattono gli squilibri ormonali armonizzando il sistema circolatorio al sistema energetico sottile della medicina tradizionale cinese (meridiani). Sappiamo che le secrezioni ormonali sono determinanti per la nostra salute e la longevità poiché, oltre a rigenerare organi e tessuti, agiscono sul sistema linfatico e cardiocircolatorio con ricadute a livello chi-

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mico. A beneficiarne, dunque, è la psiche, visto che la regolarizzazione del flusso ormonale armonizza la sfera emotiva. Non solo. Dopo i 50 anni ossa, tendini e articolazioni de-

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L’ESECUZIONE DEL QUINTO RITO, LA MONTAGNA, OLTRE A TONIFICARE CUORE, POLMONI E SISTEMA IMMUNITARIO, RINFORZA SPALLE, BRACCIA ED ELASTICIZZA LA COLONNA VERTEBRALE


vono essere nutriti, evitando tutte quelle attività usuranti che favoriscono l’invecchiamento. Muoversi è indispensabile per la salute psicofisica, ma sarebbe bene farlo rispettando il proprio limite e ossigenandosi correttamente. Esistono delle controindicazioni anche per i cinque tibetani: ripetere l’esercizio in maniera meccanica, forzare i movimenti o distrarsi al telefonino vanifica gli sforzi. La concentrazione aiuta ad evitare incidenti. Per mantenere l’attenzione è utile osservare le fasi respiratorie che scandiscono la pratica. I guru delle antiche tradizioni hanno sempre lodato le tecniche di espansione del respiro (pranayama), che aumentano benessere e vitalità. Ripetere mentalmente delle frasi positive, poi, può rafforzare le menti poco motivate.

Per una pratica equilibrata consigliamo di rivolgersi a un insegnante esperto. La serie completa dei cinque tibetani prevede 21 ripetizioni per ciascun rito (esercizio). Possono essere effettuati due volte al giorno, mattino e sera: di giorno donano energia, al tramonto combattono l’insonnia.

È BENE SCALDARE I MUSCOLI PRIMA DI PRATICARE

I cinque tibetani costituiscono un corpus di esercizi molto efficaci per preservare la salute psicofisica. Utili anche agli over 50 senza gravi patologie, si possono svolgere ogni giorno in soli 20 minuti senza controindicazioni, a patto di rispettare le fasi respiratorie previste nella dinamica dell’esercizio. Il neofita può iniziare effettuando poche ripetizioni (3-5 per movimento, fino a raggiungere il limite massimo di 21), ascoltando i messaggi che il corpo invia durante l’esercizio. È bene non esagerare nell’esecuzione. All’insorgere di affanno o capogiri interrompere, riposare e riprendere all’occorrenza dall’esercizio successivo.

L’unico “tibetano” che non deve essere ripetuto 21 volte è il primo: massimo 12 giri

» IL PRIMO

Il primo (la ruota) stimola i 7 chakra: si effettua in piedi a braccia aperte e si gira su se stessi lentamente e in senso orario. Per non perdere l’equilibrio si fissano gli occhi su un punto. Alla fine della rotazione, unire i palmi delle mani e poggiare i pollici al terzo occhio (tra le sopracciglia) per armonizzare la visione. » IL SECONDO

Il secondo rito (l’angolo) lavora su addome e parte alta del busto: supini a terra con le gambe unite, inspirando sollevare testa e gambe a squadra (anche flesse, per proteggere la schiena), la colonna vertebrale è spianata al suolo; espirando, riabbassare testa e gambe. Questo rito lavora sull’intestino, allevia i sintomi della menopausa, migliora la digestione, rinforza gambe e collo. »

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__SCIENZE BENESSERE__ » IL TERZO

Il terzo tibetano (l’arco) agisce, invece, sull’apertura del torace (cuore e polmoni) e regola l’attività della zona genitale: in ginocchio con le dita dei piedi a terra e le mani sui glutei sollevati da terra, inspirando estendere indietro il busto avvicinando al massimo i gomiti; espirando tornare in posizione (mento allo sterno). Il lavoro è su cervicale e zona lombare; elimina le rigidità. » IL QUARTO

Quarto rito (il ponte): seduti, schiena eretta e gambe unite distese avanti, mani a terra ai lati dei fianchi. Si inizia inspirando: sollevare il bacino facendo forza sulle braccia e, piegando le ginocchia, cercare di allineare le anche alle spalle; sguardo in alto. Espirando tornare seduti, gambe distese. Oltre a lavorare su tiroide e digestione, l’esercizio è prezioso per chi soffre di osteoporosi agli arti inferiori, bacino e spalle. Con problemi alla cuffia dei rotatori, eseguire in alternativa il mezzo ponte. » IL QUINTO

Quinto: la montagna. Dalla posizione quadrupedica sollevare le ginocchia da terra e distendere le gambe, inspirando aprire il torace (sguardo in avanti), braccia tese; espirando portare le ossa del bacino verso l’alto (guardo le ginocchia). Mani e piedi non si spostano dalla posizione di partenza. È forse l’esercizio più faticoso: lavora su tutti i chakra tonificando cuore, polmoni e sistema immunitario. Rinforza spalle, braccia ed elasticizza la colonna vertebrale. Ottimo per artrite e osteoporosi. Con problemi alle spalle, eseguire il movimento passando dalla quadrupedia. Alla fine ci si può sedere a gambe incrociate o sdraiarsi a terra con gli occhi chiusi, osservando i pensieri e le sensazioni che emergono dal profondo del nostro essere.

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NEL SUO LIBRO, PETER KELDER SVELA I SEGRETI DEGLI ESERCIZI ATTRAVERSO LA VICENDA DI UN FANTOMATICO UFFICIALE INGLESE, IL COLONNELLO BRADFORD, CHE LI AVREBBE APPRESI DIRETTAMENTE IN TIBET

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IL SUCCESSO

In Italia e negli Usa I riti tibetani hanno vissuto il loro periodo aureo in Italia una decina di anni fa. Praticati da manager e casalinghe, impiegati e stilisti, hanno spopolato anche tra le star di Hollywood a caccia di elisir di bellezza: Madonna e Jennifer Aniston.

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I RITI E LE FRASI

ROTOLAMENTO

Alla fine dei tibetani si possono fare dei rotolamenti sulla schiena su un tappetino morbido per tonificare le vertebre: dondolare con le ginocchia al petto è utile soprattutto agli over 50 per massaggiare e nutrire il tessuto connettivo.

IL SESTO RITO

Per corpo e mente Rinforzare il sistema corpo-mente si può, abbinando agli esercizi la ripetizione di frasi che caricano la psiche: «Fluisco con gli eventi della vita», «La flessibilità del corpo plasma la mente» e «Offro carica e forza a ogni cellula del mio corpo».

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Esiste anche un sesto esercizio tibetano che pochi conoscono, e serve ad accrescere la corrente energetica che scorre nella colonna vertebrale (la mitica kundalini). Questo flusso nutre i 7 chakra regali, donandogli nuova energia vitale.

L’azione dei riti tibetani armonizza i 7 chakra e lavora a livello sottile, potenziando il corpo energetico. La sapienza orientale, infatti, contempla altri corpi che vanno a integrare la struttura fisica grossolana (ossa, muscoli e organi) e cioè il corpo pranico (energia) e il corpo mentale (psiche)


__SCIENZE PREVENZIONE__

Per 70mila italiani l’anno l’arresto cardiaco è (ancora) fatale. Il soccorso immediato e un defibrillatore nelle vicinanze che chiunque all’occorrenza può utilizzare rappresenterebbe la salvezza

NEL NOSTRO, COSÌ COME NEGLI ALTRI PAESI SVILUPPATI, LE MALATTIE DEL CUORE DAI DISTURBI DEL RITMO ALL’INFARTO - SONO LE PATOLOGIE PIÙ DIFFUSE E LA PRIMA CAUSA DI LETALITÀ. In particolare, in Italia, le vittime degli eventi cardiovascolari sono 270mila ogni anno. E, in tale drammatica contabilità, ben settantamila decessi sono attribuibili alla “morte cardiaca improvvisa”. All’arresto cardiaco, per dirla con le parole di tutti i giorni. Ormai, nessuno più ignora che quando il cuore si ferma, un defibrillatore potrebbe farlo ripartire.

Se solo ne avessimo uno a portata di mano… Prima che sia troppo tardi. Per la vita perduta e per il rammarico che brucerà l’esistenza di chi nulla ha potuto. La salvezza, dunque, dipende dalla tempestività del primo intervento. Ne parliamo con Alessandro Capucci (nella foto, nel tondo), già direttore della Scuola di Specializzazione di »

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UNA SCOSSA (CARDIO) RISOLUTIVA di Paola Stefanucci

NELL’ARRESTO CARDIACO OGNI MINUTO PERSO È FATALE. IL 70% DELLE VITTIME MUORE PRIMA DELL’ARRIVO DEI SOCCORSI O DI RAGGIUNGERE L’OSPEDALE

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__SCIENZE PREVENZIONE__

CHI PUÓ USARE IL DAE

COME FUNZIONA

Il rischio di morte cardiaca improvvisa cresce con l’età, ma può colpire anche i giovani. Risolutivo è l’uso tempestivo del defibrillatore, non necessariamente da parte di personale abilitato. La legge del ”Buon Samaritano" stabilisce che, in caso di necessità - come la MCI (Morte cardiaca improvvisa) -, gli astanti possono usare il DAE, senza incorrere in alcuna responsabilità penale o civile.

Usare il defibrillatore è facile. Lo abbiamo visto tante volte nei medical thriller al cinema e nelle serie dedicate ai camici bianchi in tivù. Ma cosa è la defibrillazione? Una scarica di corrente elettrica che, scorrendo attraverso le cellule cardiache, è in grado di ripristinare una contrazione corretta e funzionale, in modo che il cuore riacquisisca la sua capacità di pompare il sangue e ossigenare gli organi e i tessuti di tutto il corpo.

Malattie dell’Apparato Cardiovascolare dell’Università Politecnica delle Marche ad Ancona, nonché instancabile promotore - attraverso il “Progetto Vita” da lui fondato a Piacenza 22 anni fa - della diffusione pubblica e capillare del defibrillatore semiautomatico esterno. Professor Capucci, quali sono le patologie all’origine dell’arresto cardiaco? Si tratta (sempre) di un evento fulmineo o si può prevedere? E, se sì, a quali sintomi premonitori bisogna prestare attenzione? La più frequente causa di arresto cardiaco è l’infarto miocardico (70%); vi sono, però, altre patologie quali le malattie dei canali, le cardiomiopatie, farmaci e sostanze stimolanti, droghe, miocarditi, vasculopatie cerebrali etc. che possono contribuire ad arrestare il cuore. Per quanto riguarda l’infarto, il sintomo premonitore è il dolore al petto (a volte nella zona dello stomaco), 80 I spazio50.org I GIUGNO 2020

accompagnato a stanchezza e sudorazione e/o dispnea; soprattutto con insorgenza a riposo e di lunga durata, superiore ai 15 minuti. In tal caso, nell’attesa degli operatori sanitari, è opportuno rimanere distesi in ambiente aerato, assumere una semplice aspirina (se in possesso, trinitrina sub linguale); se possibile, procurarsi un defibrillatore esterno e applicare gli elettrodi al torace, dopo averlo acceso. Ciò è possibile perché la persona colpita da infarto è cosciente. Immaginiamo un altro scenario. Una persona di punto in bianco si accascia a terra senza alcun preavviso. Polso e respiro sono assenti. Componiamo il 118. Che fare in attesa degli operatori per il trasporto in ospedale?

L’unica maniera possibile per ripristinare il battito è quella di erogare uno shock al cuore attraverso l’utilizzo di un defibrillatore (semi) automatico esterno (DAE). La defibrillazione precoce (possibilmente entro 5 minuti dall’insorgere dell’arresto) è l’unica manovra efficace che consente di riportare in vita la persona senza danni neurologici. L’apparecchio è perfettamente in grado di porre la corretta diagnosi di fibrillazione ventricolare (altrimenti, non eroga la scossa, non si carica nemmeno!) e di guidare, parlando, al suo utilizzo. Bisogna solo applicare le piastre autoadesive al torace, accenderlo e seguire le istruzioni vocali. Chi scampa ad un arresto cardiaco è suscettibile alla re-


cidiva? E come scongiurare tale pericolosa eventualità? Avere un arresto cardiaco in concomitanza con infarto miocardico non significa doverlo riavere, a meno che il danno subito dal cuore non sia ingente, con riduzione della forza contrattile (frazione di eiezione misurata all’ecocardio, inferiore al 35%). La frazione di eiezione è espressione della differenza di volume ventricolare fra diastole e sistole e quindi della capacità contrattile durante ogni battito cardiaco. Nelle altre patologie come, ad esempio, la sindrome del QT lungo o le malattie dei canali, invece la recidiva è da temere e va impiantato sempre (dopo il primo scampato episodio di arresto) un defibrillatore automatico (endo o epicardico).

A suo avviso, l’uso del defibrillatore nella finzione cinematografica e televisiva è banalizzato? La serie Gray’s Anatomy è molto corrispondente, invece l’episodio di “007” in cui Daniel Craig si defibrilla da solo in auto è chiaramente romanzato. Le cure per il cuore malato oggi offrono risultati brillanti e durevoli. Basti pensare, alla chirurgia del bypass aorto-coronarico o all’angioplastica. Quali le “novità” future per i pazienti cardiopatici? Nel futuro della cardiologia ci sarà sempre più monitoraggio a distanza e meno ospedalizzazione, grazie all’impiego dell’intelligenza artificiale, ovvero una serie di algoritmi automatici che ricevono informazioni di parametri fisiologici ed esitano in una diagnosi. In uno studio internazionale in cui è stata protagonista la Clinica di Cardiologia di Ancona è stato dimostrato come la modifica di un numero, risultante dall’analisi di tali parametri, sia in grado di predire l’evento “scompenso cardiaco acuto”, con una mediana di 34 giorni prima del possibile ri-

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IL TEMPO PER UNA RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE DI SUCCESSO È AL MASSIMO DI DIECI MINUTI; PRIMA DELLA COMPARSA DEI DANNI CEREBRALI IRREVERSIBILI DOVUTI A IPOSSIA

covero ospedaliero. Avremo App che, realizzate da cardiologi e non solo da tecnici, saranno poste sui telefoni o sugli orologi, per monitorare l’attività del cuore con grande precisione. Arriveremo a prevenire con un mese di anticipo eventuali crisi di scompenso cardiaco o di aritmie, come la fibrillazione atriale, e a personalizzare le cure.

+LE ISTITUZIONI,

Presto la Legge per la diffusione IL 118 E UN’APP dell’apparecchio “Salva-vita” nei luoghi pubblici Defibrillatori ovunque e il battito riparte «Più è estesa la presenza dei defibrillatori, più vite umane si salvano», ribadisce da tempo il professor Alessandro Capucci, fondatore in proposito del “Progetto Vita”. Dovrebbero esserne provvisti scuole, palestre, teatri, cinema, stazioni, porti, aeroporti, uffici, bar e condominii: l’84% degli arresti cardiaci avviene in casa, solo lo 0,5% durante l’attività sportiva. «Occorre - ci dice - coltivare sempre più la sinergia fra le istituzioni e il 118, prevedere la geolocalizzazione dei defibrillatori e un’App per cellulari, che permetta di consultarne la mappa digitale, come già succede a Piacenza. Accanto ad ogni apparecchio, ovunque esso sia, vi devono essere semplici, brevi (cartoon) e chiare informazioni che possano guidare chiunque al suo utilizzo. Anche gli scolari». La legge in merito è stata approvata alla Camera dei Deputati. Ora tocca al Senato. GIUGNO 2020 I 81


__SCIENZE PREVENZIONE__

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È insapore, inodore e incolore, eppure si tratta di un vero e proprio alimento, indispensabile al benessere fisico e alla stessa sopravvivenza

CONSIGLI UTILI

QUANTITÀ E QUALITÀ

Un binomio perfetto La quantità di acqua resta il primo caposaldo del nostro benessere, ma è altrettanto importante la qualità dell’apporto idrico. Infatti, non tutte le acque sono uguali e, in funzione del loro contenuto di sali minerali, possono adattarsi meglio ai fabbisogni di una età specifica e/o aiutando a prevenire alcune patologie. È proprio la quantità di sali, disciolti o presenti nell’acqua, che ne determinano le caratteristiche. In particolare, i sali disciolti vengono misurati in funzione di un “residuo fisso” che consente di suddividere l’acqua in quattro grandi categorie. 82 I spazio50.org I GIUGNO 2020

ACQUA & CO.: QUANTO E PERCHÉ SERVE BERE? a cura di Fondazione Umberto Veronesi

LO IMPARIAMO SIN DALLA NASCITA. L’ACQUA È UN ELEMENTO FONDAMENTALE PER L’ESSERE UMANO E FORSE NON RICORDIAMO ABBASTANZA QUANTO SIA PRESENTE... IN CIASCUNO DI NOI. Il nostro corpo, infatti, è costituito in gran parte da acqua. In particolare, nell’adulto raggiunge circa la metà del peso totale e nei lattanti addirittura l’80%. Ecco perché è bene conoscere più da vicino le funzioni e l’utilità dell’acqua, non solo come un elemento indispensabile alla sopravvivenza, ma anche come strumento decisivo per il benessere fisico.

A COSA SERVE L’ACQUA?

Insapore, inodore, incolore, eppure l’acqua è un vero alimento. Senz’acqua non sarebbe possibile il funzionamento di tutti gli apparati del nostro corpo. È il mezzo con cui le cellule comunicano fra di loro; è la via che trasporta il nutrimento ai differenti organi ed elimina le scorie e i residui tossici tramite l’urina; è parte essenziale di alcuni liquidi biologici, tra cui quello oculare e quello sinoviale, che è prodotto dall’omonima membrana e protegge le cavità articolari, e di quello cerebro-spinale. L’acqua è anche il principale

componente delle secrezioni degli apparati respiratorio, gastrointestinale e genito-urinario. QUANTA ACQUA DOBBIAMO BERE?

I nutrizionisti ci dicono che dovremmo assumere circa 2-2,5 litri al giorno totali (2 le donne e 2,5 gli uomini), di cui almeno 1 litro e mezzo di pura acqua, quantificabile in circa 8 bicchieri nelle fasi normali della vita. Il resto può arrivare da altri liquidi (meglio tè e tisane senza zuccheri, spremute o estratti di frutta e verdura, piuttosto che succhi di frutta o bibite gassate) e da alimenti particolarmente ricchi di ac-


I BENEFICI IN BOTTIGLIA

Le acque minerali

comportano un aumento della sudorazione. ATTENZIONE AI “LIVELLI IDRICI”

qua, in primis la frutta e la verdura. Ma ci sono condizioni particolari in cui il fabbisogno aumenta, come malattie che fanno perdere liquidi o situazioni come la gravidanza (il volume del sangue della donna aumenta e serve acqua per la formazione del liquido amniotico, oltre che del sangue e dei tessuti del feto), l’allattamento o la menopausa. Più scontate, inoltre, le variazioni dovute a fattori ambientali, come clima e temperatura (e l’arrivo della bella stagione deve far suonare il campanello d’allarme per evitare la disidratazione), oppure come l’attività fisica o lavorativa che

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Se manca il giusto apporto di acqua il nostro organismo va in allarme e lo segnala con alcuni sintomi caratteristici, primo fra tutti la sensazione di sete. Poi, secchezza della cute e delle mucose di occhi e bocca, affaticamento, crampi muscolari. La raccomandazione è tuttavia di non arrivare mai a questo punto, sorseggiando sempre un po’ di acqua nell’arco della giornata, anche se non si ha veramente sete. Perché se la percentuale di acqua si abbassa, anche solo del 20%, sono guai seri, talvolta letali. La disidratazione si può manifestare in principio con l’affaticamento dei reni, la pelle secca, stanchezza cronica e immotivata, torpore, svogliatezza, nausea, vertigini,

sdoppiamento della visione e mal di testa. E può poi portare a problematiche gravi, come l’ipertensione, l’insufficienza renale, difficoltà cognitive come un rallentamento della memoria, della concentrazione e dell’apprendimento. È importante sapere che con l’avanzare dell’età il meccanismo della sete non funziona bene e anche per questo motivo aumenta il rischio di disidratazione. Se l’acqua non viene introdotta bevendo, l’organismo fa riassorbire acqua nei reni, riducendo la quantità di acqua eliminata con le urine e questo può portare a danni anche gravi. Per questo le persone anziane dovrebbero abituarsi a bere frequentemente. Consumare ogni giorno frutta e verdura, oltre a fornire importanti nutrienti e fibra alimentare, aiuta ad assumere una sufficiente quantità di acqua.

Come orientarsi nella variegata offerta commerciale di acque in bottiglia? Innanzitutto, sapendo che l’acqua di rubinetto o quella erogata dai distributori pubblici è sicura e sana. Eventuali necessità particolari (ad esempio, più o meno sodio o calcio) andrebbero valutate con il medico e considerate nel complesso della dieta. Se preferiamo acquistare l’acqua in bottiglia, impariamo a leggere le etichette. • Minimamente mineralizzata: È l’acqua più “leggera” perché contiene una percentuale di sali disciolti non superiore a 50 mg/litro. • Oligominerale o leggermente mineralizzata: Ha un residuo fisso inferiore a 500 mg/litro. • Medio-minerale: I sali disciolti variano tra 500 e 1.500 mg/litro. • Molto ricca di sali: Il residuo fisso è superiore a 1.500 mg/litro. Si tratta spesso di un’acqua con effetti terapeutici che viene prescritta dal medico, ed è acquistabile in farmacia o presso i centri termali o anche in alcuni supermercati.

Liscia o con bollicine? La scelta tra naturale e gassata è dovuta ad una questione di gusti e di abitudini, e non ha che fare con le reali proprietà nutrizionali. L’acqua frizzante disseta di più? No, le bollicine gassose stimolano i recettori delle papille gustative e, simulando un effetto anestetizzante, danno la sensazione che l’acqua si più dissetante e “fresca”. Aiuta a digerire? Neppure. La sensazione può essere data dal fatto che l’anidride carbonica favorisce l’espulsione di aria dallo stomaco, ma non influisce effettivamente su una maggiore azione digestiva.

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DENTRO LA RETE AVVISO AI NAVIGANTI

a cura di Paolo Negrini

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WEB

Per non abboccare

Il tentativo di truffa tramite l’invio di e-mail con falsi collegamenti che rimandano a siti fraudolenti è indicato con il termine phishing. Altra modalità truffaldina per tentare di raggirarci è lo smishing, ossia il phishing effettuato tramite Sms. Nel messaggio, in genere, è riportato un URL (indirizzo) abbreviato. Evitate di cliccare sui link presenti nei messaggi di testo non richiesti. Non è prudente.

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Bloccare le chiamate indesiderate è il desiderio di ogni possessore di smartphone

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www.commissariatodips.it

ALIMENTAZIONE

Pasta made in Italy

La pasta è l’alimento più amato dagli italiani e di questo si parla sul sito welovepasta.it. Non aspettatevi ricette. Gli argomenti spaziano dalla storia della pasta e della sua nascita, dai processi produttivi ai formati, fino al valore nutrizionale. We Love Pasta nasce con l’intento di promuovere la cultura della pasta e della dieta mediterranea, entrambe riconosciute Patrimonio immateriale dell’Umanità.

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www.welovepasta.it

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RADIO

Dirette dal mondo

Sono molto contento di segnalare alla vostra attenzione “Radio garden”. Un sito ed anche un’app per Android e iOS, che consente di collegarsi alle stazioni radio di tutto il mondo. Rispetto a piattaforme analoghe, la ricerca avviene semplicemente ruotando con un dito un mappamondo 3d e toccando uno dei puntini verdi che rappresentano le stazioni radio. Buon ascolto.

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http://radio.garden/

LO SAPEVATE CHE? Il 9 gennaio 2007 Steve Jobs, Ceo della società Apple, nell’annuale Macworld Conference annuncia il lancio del primo iPhone, che sarà disponibile negli Usa dal 29 giugno dello stesso anno.

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TECNOLOGIA

Devo proprio rispondere?

STOP AI SECCATORI LO SMARTPHONE CI RENDE SEMPRE RAGGIUNGIBILI, ANCHE AI SECCATORI. Come dare uno stop a queste chiamate? Per bloccare le chiamate provenienti da un singolo numero, su Android fare un tap sul numero nella lista delle chiamate ricevute, poi fare tap sul menu con i tre puntini in alto a destra. Scegliere “Blocca numeri” e confermare con “Blocca“. Su iOS, aprire il dialer e andare su “Recenti”. Fare tap sulla “i” di fianco al numero da bloccare. Confermare selezionando “Blocca contatto“. Per semplificare le cose, posso suggerirvi l’app “Dovrei rispondere?” (Should I answer). Da come si intuisce, l’app permette di sapere chi sta chiamando prima ancora di rispondere, evitando così chiamate di telemarketing, pubblicità e call center in genere.


spazio INCONTRI EVENTI TEMPO LIBERO CULTURA

DISTANTI MA VICINI

AREZZO

Insieme anche a giugno Arte, storia, letteratura e musica, in una parola cultura. La 50&Più provinciale di Arezzo intratterrà i soci anche nel corso del mese di giugno. «Sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria, abbiamo pensato di dar vita a degli appuntamenti settimanali per incontrarci con i nostri soci, utilizzando la tecnologia digitale e il web. Così è nata “50&Più... (giorni di quarantena)”, una rubrica di intrattenimento culturale. Andremo avanti fino a tutto il mese di giugno, cercando di soddisfare anche i gusti dei nostri soci», spiega Claudio Magi, presidente della 50&Più

provinciale di Arezzo. I video, realizzati in esclusiva per la 50&Più aretina, sono tutti pubblicati sulla pagina Facebook 50epiuarezzo e sul canale YouTube. Per chi se li fosse persi, ecco un piccolo assaggio di alcuni. Maria Gatto, direttore del Museo Archeologico Nazionale G.C. Mecenate e dell’Anfiteatro Romano di Arezzo, racconta la vita di Mecenate, amico e consigliere di Augusto di origine etrusca, nato appunto ad Arezzo. Stefano Fratini, socio e amico della 50&Più aretina, interpreta La prima cosa bella, il celebre brano di successo di Nicola Di Bari e dei Ricchi e Poveri. Il Maestro Alessandro Tricomi esegue l’Aria delle Variazioni Gol-

dberg (BWV988) di J. S. Bach, fornendo anche delle curiosità sul brano. Dalla musica si passa quindi alla letteratura. Roberto Locci, collaboratore e amico della 50&Più, interpreta un breve e simpatico monologo del grande scrittore umorista Achille Campanile: La rivolta delle sette. Inoltre, da Istanbul, la giovane pianista Gaye Şrinoğlu esegue per 50&Più Arezzo il celebre brano di W. A. Mozart nell’arrangiamento jazz del pianista e compositore turco Fazil Say. Da non perdere i prossimi appuntamenti sempre sulla pagina Facebook 50epiuarezzo e su YouTube. info: 0575354292 www.spazio50.org/arezzo

PADOVA CONCORSO

Immagini e pensieri La 50&Più provinciale di Padova lancia il concorso #CELAFAREMO. «Abbiamo pensato di coinvolgere i soci in una piacevole ricerca: individuare i dipinti che possono riallacciarsi, in qualche modo, al periodo di emergenza che stiamo vivendo. Organizziamo quindi un concorso dove tutti i nostri iscritti possono farci pervenire la foto di un quadro d’autore, da loro individuato, abbinato ad un proprio pensiero che rappresenti e richiami il titolo proposto: #CELAFAREMO», spiega Patrizia Prederi, vicepresidente della 50&Più provinciale di Padova. Appena ci saranno le condizioni, l’obiettivo è quello di organizzare una mostra dove verranno esposte le foto, con il relativo commento o pensiero, dei quadri pervenuti. info: 049655130 3332342101 www.spazio50.org/padova

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LE SEDI 50&PIÙ NEL MONDO

PIEMONTE INIZIATIVA DI SOLIDARIETÀ

Donati 7.120 pacchi di pasta A sostegno delle famiglie o di enti in difficoltà, la 50&Più Unione regionale ha scelto di dare un supporto concreto. Così ha donato alla Protezione Civile piemontese una grande fornitura di pasta alimentare, pari a 35,60 quintali (7.120 pacchi). Il quantitativo è stato consegnato direttamente alla Protezione Civile incaricata dell’immediata distribuzione ai beneficiari. I presidenti provinciali delle 50&Più del Piemonte sono orgogliosi di aver contribuito in modo tangibile a far fronte, seppur in parte, alle tante necessità attuali delle famiglie del Piemonte. info: 011533806 www.spazio50.org/torino

Argentina

Telefono

Buenos Aires

0054 1148135013

La Plata 1555

0054 2214242331

Villa Bosch

0054 1135019361

Australia

Telefono

Perth

0061 864680197

Belgio

Telefono

Bruxelles

0032 25341527

Brasile

Telefono

Florianopolis

0055 4832222513

San Paolo

0055 1132591806

Porto Alegre

0055 5130222720

Canada

Telefono

Burnaby

001 6042942023

Hamilton

001 9053184488

Woodbridge

001 9052660048

Montreal Riv. des Prairies 001 5144946902

PESARO E URBINO SOLIDARIETÀ

Donazione alla Caritas Come contribuire a contrastare le gravi conseguenze che la crisi sanitaria sta avendo sulle famiglie? Purtroppo, il virus non è solo un problema di salute pubblica, ma fa nascere o rafforza diseguaglianze sociali. La decisione della 50&Più provinciale di Pesaro e Urbino, presieduta da Alberto Dolci, è stata quella di affidarsi alla Caritas diocesana locale. Così è stata donata una somma per far fronte ai bisogni delle persone più fragili, nella certezza che l’offerta avrà l’impiego più adeguato. info: 0721698224 - www.spazio50.org/pesarourbino

BRINDISI APPUNTAMENTI

A giugno corso di Yoga e di Cucina Il massimo della bontà unito al massimo del relax. La 50&Più provinciale di Brindisi proseguirà anche nel mese di giugno il corso di Cucina, con piatti tipici alla scoperta della tradizione, e il corso di Yoga. Entrambi gli appuntamenti, settimanali, si svolgono online sulla piattaforma Skype. Per maggiori informazioni la segreteria 50&Più è a disposizione. info: 0831524187 enasco.br@enasco.it www.spazio50.org/brindisi/ 86 I spazio50.org I GIUGNO 2020

Montreal S. Leonard

001 5142525041

Montreal Ville Lasalle

001 5146675592

Ottawa

001 6132325689

St. Catharines

001 9056466555

Toronto

001 4166523759

Germania

Telefono

Dusseldorf

0049 021190220201

Spagna

Telefono

Valencia

0034 961030890

Svizzera

Telefono

Lugano

0041 918212050

Uruguay

Telefono

Montevideo

0059 825076416

USA

Telefono

Fort Lauderdale

001 9546300086


LE SEDI 50&PIÙ PROVINCIALI IN ITALIA Abruzzo L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F Chieti - Via F. Salomone, 67 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 Basilicata Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 Potenza - Via Centomani, 11 Calabria Cosenza - Viale degli Alimena, 5 Catanzaro - Via Milano, 9 Crotone - Via Regina Margherita, 28 Reggio Calabria - Via Tenente Panella, 20 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc Campania Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 Benevento - Via delle Puglie, 28 Caserta - Via Roma, 90 Napoli - Via Cervantes, 55 int. 14 Salerno - Via Zammarelli, 12 Emilia Romagna Bologna - Strada Maggiore, 23 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 Modena - Via Begarelli, 31 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti Parma - Via Abbeveratoia, 61/A Ravenna - Via di Roma, 104 Reggio Emilia - Viale Timavo, 43 Rimini - Viale Italia, 9/11 Friuli Venezia Giulia Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6 Trieste - Via Mazzini, 22 Udine - Viale Duodo, 5 Lazio Frosinone - Via Moro, 481 Latina - Via dei Volsini, 60 Rieti - Largo Cairoli, 4 Roma - Via Cola di Rienzo, 240 Viterbo - Via Belluno, 39/G Liguria Genova - Via XX Settembre, 40/5 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 La Spezia - Via del Torretto, 57/1 Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 Lombardia Bergamo - Via Borgo Palazzo, 154 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 Como - Via Bellini, 14 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 Mantova - Via Valsesia, 46 Milano - Corso Venezia, 47 Pavia - Corso Cavour, 30 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C Varese - Via Valle Venosta, 4 Marche Ancona - Piazza Repubblica, 1 Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 Macerata - Via Maffeo Pantaleoni, 48a

Telefono 0862204226 087164657 0854313623 0861252057 Telefono 0835385714 097122201 Telefono 098422041 0961721246 096221794 0965891543 096343485 Telefono 082538549 0824313555 0823326453 0812514037 089227600 Telefono 0516487530 054324118 0532234211 0597364211 0523461831 0521944278 0544515707 0522708552 0541743202 Telefono 048132325 0434549462 0407707340 0432538707 Telefono 0775855273 0773611108 0746483612 0668891796 0761341718 Telefono 010543042 0183275334 0187731142 019853582 Telefono 0354120126 0303771785 031265361 037225745 0341287279 0371432575 0376288505 0276013399 038228411 0342533311 0332342280 Telefono 0712075009 0736051102 0733261393

Pesaro - Strada delle Marche, 58 Molise Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 Isernia - Via XXIV Maggio, 331 Piemonte Alba - Piazza S. Paolo, 3 Alessandria - Via Trotti, 46 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 Biella - Via Trieste, 15 Cuneo - Via Avogadro, 32 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 Torino - Via Andrea Massena, 18 Verbania - Via Roma, 29 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 Puglia Bari - Piazza Aldo Moro, 33 Brindisi - Via Appia, 159/B Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 Sardegna Cagliari - Via Santa Gilla, 6 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 Sicilia Agrigento - Via Imera, 223/C Caltanissetta - Via Messina, 84 Catania - Via Mandrà, 8 Enna - Via Vulturo, 34 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari, 11 Ragusa - Viale del Fante, 10 Siracusa - Via Eschilo, 11 Trapani - Via Marino Torre, 117 Toscana Arezzo - Via XXV Aprile, 12 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 Livorno - Via Serristori, 15 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio Pisa - Via Chiassatello, 67 Prato - Via San Jacopo, 20-22-24 Pistoia - Viale Adua, 128 Siena - Via del Giglio, 10-12-14 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - Via Solteri, 78 Umbria Perugia - Via Settevalli, 320 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - Piazza Arco d’Augusto, 10 Veneto Belluno - Piazza Martiri, 16 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0721698224/5 Telefono 0874483194 0865411713 Telefono 0173226611 0131260380 0141353494 01530789 0171437261 032130232 011533806 032352350 0161250045 Telefono 0805240342 0831524187 0881723151 0832343923 0997796444 Telefono 070282040 0784232804 078373287 079243652 Telefono 0922595682 0934575798 095239495 093524983 090673914 091334920 0932246958 093165059 0923547829 Telefono 0575354292 058570973 055664795 0564410703 0586898276 0583473170 05025196-0507846635/30 057423896 0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502

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__PREVIDENZA__

UNA GRANDE STRATEGIA PER IL NOSTRO PAESE Occorre uno sforzo per riattivare il motore della crescita. Abbiamo bisogno di risorse pubbliche e private, in Italia e soprattutto in Europa

a cura di Gianni Tel

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COSTRUIRE UN AMBIENTE FAVOREVOLE E AMICO DELLE PERSONE ANZIANE (AGE FRIENDLY) DEVE ESSERE UN OBBIETTIVO DELL’EUROPA 2020 E DI TUTTI GLI STATI MEMBRI, COMPRESA L’ITALIA

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IL DECRETO “RILANCIA ITALIA”, EMANATO A MAGGIO DAL GOVERNO, PREVEDE IL “RILANCIO” DEL PAESE ED INTERVIENE IN TUTTE LE SITUAZIONI DI SOFFERENZA. DOPO LA POSSIBILITÀ DI INDEBITAMENTO GARANTITA DALLA BANCA CENTRALE EUROPEA (B.C.E.) E LA SOSPENSIONE DEL PATTO DI STABILITÀ, STA PREVALENDO L’IDEA CHE L’UNIONE EUROPEA POSSA SUPERARE LA CRISI SOLO AGENDO IN MODO COORDINATO. Ci sono, dunque, tutte le condizioni perché questa tremenda emergenza sanitaria, con il suo tragico carico di vittime, possa fare anche da spinta a recuperare alcuni ritardi del Paese. Il decreto, però, non ha indicato le priorità. Ogni misura si affianca all’altra nel tentativo di creare un “ombrello” sotto il quale chiunque possa sentirsi aiutato. Ma l’“Italia del Futuro” non può e non deve essere quella dei redditi di emergenza e di cittadinanza. La coesione del Paese fa oggi tutt’uno con la coesione dell’Europa. Coesione sociale ma anche economica. Occorre uno sforzo per riattivare il motore della crescita, presupposto per salvaguardare e rilanciare il modello sociale. Abbiamo bisogno di risorse pubbliche e private, in Italia e soprattutto in Europa, dove molte cose stanno cambiando. L’Italia ha fatto riforme importanti in questi anni, ha messo in sicurezza il sistema pensionistico con enormi sacrifici per i pensionati, e tagliato come pochi altri la spesa pubblica. Dobbiamo considerare anche che il maggior cambiamento che dovrà avvenire in Europa sarà quello demografico. Secondo stime della Commissione Europea, entro il 2020 gli over 65 saranno il 20% della popolazione. In Italia, nei prossimi 15 anni, passeranno dal 22% al 26% della popolazione. La longevità è una delle maggiori conquiste dell’età contemporanea, ma per preservarla sono necessarie alcune fondamentali condizioni: • redditi pensionistici adeguati; • servizi socio-assistenziali compatibili con le nuove esigenze degli anziani e delle famiglie; • coesione socio-economica; • solido patto fra generazioni: abbandonando l’idea che togliendo diritti a chi oggi è anziano si aiutano i giovani. Costruire un ambiente favorevole e amico delle persone anziane (age friendly) deve essere un obbiettivo dell’Europa 2020 e di tutti gli Stati Membri, compresa l’Italia. Tutti gli attori: Istituzioni, Associazioni di rappresentanza, Associazioni di volontariato e singoli cittadini devono insieme implementare politiche attive per la longevità e per l’inclusione sociale, un nuovo welfare pubblico-privato che tenga conto dei bisogni reali delle persone e delle famiglie più disagiate con problemi socioassistenziali e di non autosufficienza. È necessario impegnarsi per un futuro di raccordo e solidarietà fra generazioni, senza conflitti e spaccature. È ora che si intervenga nei confronti dei pensionati, riconoscendo il ruolo che hanno avuto ed hanno per la crescita e lo sviluppo del Paese. Spesso, in questi anni di mancata crescita economica, con le loro pensioni e con il lavoro di cura hanno sostenuto figli e nipoti, disoccupati e inoccupati, sostituendosi ad uno Stato sociale insufficiente.


Il Censis ha rilevato che oltre sette milioni di anziani si prendono cura delle famiglie e dei nipoti e offrono loro aiuto economico. Molti di loro si dedicano quotidianamente al volontariato e svolgono un ruolo di servizio sussidiario di cure giornaliere non riconosciuto. Molti sopperiscono a servizi carenti e di fatto svolgono un ruolo di welfare informale. Cosa accadrebbe per il Paese e per le famiglie se gli anziani si fermassero? » ALCUNI SUGGERIMENTI E CONSIDERAZIONI

Il welfare non è un costo insostenibile da tagliare. Soprattutto i servizi sono un investimento per dare risposte alle famiglie e, come già in precedenza, per contribuire a creare nuove occupazioni e anche nuove imprese. Occorrono investimenti che diano un ritorno in termini di nuovi occupati, minore incidenza del lavoro sommerso e nuove imprese regolari, che si muovano in un mercato regolato a garanzia delle famiglie stesse. Si può dar vita, nel nostro Paese, come è già successo in altri Paesi europei, a un volano socio-economico con l’economia d’argento (silver economy), cioè filiere territoriali di welfare dove piccole imprese possono diventare protagoniste, offrendo agli anziani servizi organizzati ed efficienti per la casa e le persone. In un contesto di forte invecchiamento della popolazione, è necessario credere nello sviluppo di un welfare di questo tipo e continuare ad avanzare proposte puntuali e concrete. Al tempo stesso è necessaria una particolare attenzione da parte dei Governi e un maggior coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza ai tavoli di concertazione ogni qual volta vengono affrontanti temi che riguardano i pensionati e gli anziani(1). Gli anziani attivi desiderano ancora dare un forte contributo alla società in una visione di lungo periodo. Secondo il Censis, l’84% giudica positivamente la propria vita, il 48,6% è molto soddisfat-

to perché fa cose che lo gratificano e il 35,9% è soddisfatto ma vorrebbe fare di più. Tutti, in modo unitario, desiderano contribuire a realizzare un sogno: una società coesa per tutte le età. Vanno messe in atto politiche che incoraggino le persone con oltre 60 anni a lavorare più a lungo rimuovendo, ad esempio, le tasse che scoraggiano la permanenza nell’ambito lavorativo dopo l’età di pensionamento. Rispetto agli altri Paesi Ocse, nei servizi di prevenzione l’Italia spende meno di un decimo di quanto spendano Olanda e Germania e presenta la più bassa percentuale di operatori per l’assistenza a lungo termine. Occorre diffondere strumenti a basso costo per la prevenzione delle malattie e promuovere campagne per incrementare le vaccinazioni. Da alcuni studi - riportati nel 2012 dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro - si evince che i lavoratori più anziani sono più dediti al luogo di lavoro, si assentano meno per malattia e rimangono più a lungo nel proprio posto di lavoro. In genere, le competenze, l’esperienza e la maturità dei lavoratori più anziani sono superiori ai

possibili problemi, quali l’aumento delle patologie legate all’età. Non può esserci oggi una legge che impone una scadenza alla vita lavorativa senza preoccuparsi del dopo. Attualmente abbiamo una piramide demografica rovesciata, ma si è anche allungata l’aspettativa di vita. Questi circa 15 anni di vita attiva in più non possono essere vissuti a carico delle generazioni più giovani. Questa generazione di anziani deve avere l’opportunità di sviluppare la propria potenzialità in termini di esperienza di occupazione, di servizi resi nel sociale, nel settore del volontariato. Tutto questo ha bisogno di provvedimenti dedicati a livello legislativo e di organizzazione sociale. È importante, dunque, cogliere i cambiamenti socio-demografici e fare un’attenta progettazione su più fronti.

Si veda anche l’articolo della rivista 50&Più n. 5, del maggio scorso, “Un’alleanza per l’Italia di domani”.

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__FISCO__

GLI INTERVENTI A SOSTEGNO DI FAMIGLIE E IMPRESE Tra le diverse misure di aiuto previste dal Governo, riveste notevole importanza quella che stabilisce la sospensione dei versamenti tributari e contributivi

a cura di Alessandra De Feo

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PER CONOSCERE LE CONDIZIONI DI ACCESSO ALLE MISURE DI SOSTEGNO È IMPORTANTE VERIFICARE ANCHE QUANTO È STATO PREVISTO DALLE SINGOLE REGIONI E DAI COMUNI DI APPARTENENZA

A SEGUITO DELL’EMERGENZA COVID-19 CHE HA COLPITO IN MODO PARTICOLARE IL NOSTRO PAESE, IL GOVERNO STA EMANANDO UNA SERIE DI DIPOSIZIONI CHE INTRODUCONO MOLTISSIME MISURE A SOSTEGNO DELLE DIVERSE CATEGORIE (FAMIGLIE, IMPRESE, LAVORATORI). In materia fiscale il Decreto Legge dell’8 aprile 2020, n. 23 (cosiddetto Decreto di Liquidità), ha posto particolare attenzione allo slittamento delle scadenze fiscali, stabilendo la sospensione dei versamenti tributari e contributivi in scadenza nei mesi di aprile e maggio relativi alle: • ritenute alla fonte su redditi di lavoro dipendente e assimilati operate in qualità di sostituti di imposta; • trattenute relative all’addizionale regionale e comunale operate in qualità di sostituti di imposta; • I.V.A.; • contributi previdenziali e assistenziali (Inps); • premi per assicurazione obbligatoria (Inail). La suddetta sospensione, in via generale, è però subordinata alla sussistenza di specifici requisiti da parte dei contribuente, in particolare: • per i soggetti esercenti attività di impresa, arte o professione, con ricavi inferiori ad € 50 milioni (riferimento al periodo di imposta 2019) e che hanno subìto una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 33% nel corso del mese di marzo 2020 rispetto a marzo 2019, e nel mese di aprile 2020 rispetto al mese di aprile 2019; • per i soggetti esercenti attività di impresa, arte o professione, con ricavi superiori ad € 50 milioni (riferimento al periodo di imposta 2019) e che hanno subìto una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 50% nel corso del mese di marzo 2020 rispetto a marzo 2019, e nel mese di aprile 2020 rispetto al mese di aprile 2019; • per i soggetti esercenti attività di impresa, arte o professione e che hanno intrapreso l’attività in data successiva al 31.03.2019, nonché per gli enti non commerciali, compresi enti del terzo settore. I suddetti versamenti sospesi per i mesi di aprile e maggio, in base alla norma attualmente emanata, dovranno essere effettuati entro il 30 giugno 2020, e potranno essere in un’unica soluzione o in 5 rate mensili di pari importo, sempre a decorrere dal mese di giugno 2020. A tale riguardo anche l’Agenzia delle Entrate ha fornito utili chiarimenti (si vedano: le circolari n. 5/E del 20.03.2020 e n. 9 del 13.04.2020, risoluzioni n. 12/E del 18.03.2020 e n. 14/E del 21.03.2020). Ma attualmente è allo studio del Governo (cosiddetto Decreto Rilancio) un’ulteriore proroga dei suddetti termini - si ipotizza possa essere il 16 settembre 2020 - che ha una rilevanza ancora più ampia, visto l’intervento temporale che va a coprire, in quanto interesserebbe tutti i contribuenti che, di norma, sono chiamati al versamento delle imposte relative alle dichiarazioni dei redditi 2020. Il Governo, con il provvedimento attualmente allo studio, sta anche valutando di prorogare il versamento dell’Imu e della Tasi; in questo caso, si presume che la decisione sia poi demandata ai singoli Comuni. Anche a livello territoriale sono previsti degli aiuti ai cittadini. A tale riguardo si suggerisce di verificare quanto è stato previsto anche dalle singole Regioni e Comuni di appartenenza. Ad esempio, la Regione Lazio e quella della Campania (come altre) hanno deliberato le condizioni, le modalità ed i termini per poter accedere al bonus affitto dell’immobile locato come abitativo. A titolo indicativo sono previsti dei format di domanda di partecipazione all’avviso pubblico per la concessione del contributo straordinario per il pagamento dei canoni di locazione anno 2020, presenti sui singoli siti.


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__VIVERE IN ARMONIA SEGUENDO LE STAGIONI__

«Non chiudete le persiane. Con la luce entrano in casa l’aria pura e la salute, la gioia dei polmoni e la letizia del cuore. Vedete quanti buoni amici chiudete fuori casa!» Almanacco Barbanera 1867

a cura di

IN ATTESA DEL SOLSTIZIO GIUGNO

SARÀ IL SOLSTIZIO A SPALANCARE LE PORTE ALL’ESTATE. GIORNATE LUNGHE, CALDE E LUMINOSE SI FANNO STRADA NEL CIELO AZZURRO. Un tempo nuovo si mostra portando con sé profumi, colori e sapori, che fanno bene al corpo e allo spirito. Perché a metterci di buonumore pensano il rosso vivace delle ciliegie e anche quello dei primi pomodori. E mentre nell’orto si annaffia e si semina, l’attesa è tutta per il giorno del solstizio, perché è il momento di preparare le acque profumate di san Giovanni. Che il Santo, nella notte del 24, benedirà rendendole rugiada miracolosa. Però in questa ore ci attende anche la raccolta delle noci ancora verdi per il nocino, delizioso liquore che si potrà bere soltanto a Natale. Ma poco importa, ora con noi ci sono le lucciole, il sole e le stelle.

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IL POMODORO (Solanum lycopersicum)

Fa bene perché... Fonte di preziosi nutrienti, è ricco di potassio, fosforo, vitamina C, vitamina K e folati. Il colore rosso è dovuto ad un antiossidante, il licopene. Il pomodoro è diuretico, riduce la pressione arteriosa, protegge, ossa e vista, è antitumorale. Ottimo nelle diete per la quasi totale assenza di grassi. Il proverbio Se piove e viene il sole, fagiolini e pomodori. Pollice bio Pomodoro, piedi in acqua e testa al sole. Il re dell’orto non sopporta il freddo, ma anche un clima troppo secco e la carenza di acqua ne danneggia le piante. Predilige terreni fertili e ben drenati. L’ideale è una posizione soleggiata e al riparo dal vento. La semina Si semina in terra a primavera inoltrata, in Luna crescente. Le annaffiature devono essere poco frequenti fino all’arrivo dei frutticini, che compaiono dopo la caduta dei petali del fiore. Poi si intensificano. Oppure si semina a febbraio in semenzaio - in un vasetto con 3-4 semi per il trapianto di fine aprile. Raggiunti i 20-30 cm di altezza, i pomodori rampicanti necessitano di sostegni. Per rinvigorire la pianta si accorciano i rami con la cimatura. Raccolta e conservazione La raccolta inizia a fine giugno e si fa in Luna crescente per il consumo fresco. In calante per la conservazione in forma di passati o pelati.


BUONO A SAPERSI!

Una bella ritinteggiata! La bella stagione è il momento ideale per ritinteggiare le pareti di casa. E magari può anche essere l’occasione per dare spazio alla nostra personalità, scegliendo colori che meglio si adattino a gusti e stili di vita. Dunque l’arredamento va pensato e scelto senza farsi condizionare dalle tendenze. Optiamo poi per pitture ad acqua ecologiche, che non rilascino nell’aria i tossici VOC (composti organici volatili) e studiamo i giusti cromatismi facendo varie prove sul muro, da selezionare solo dopo averle fatte asciugare.

NEL CESTINO DEL MESE ORTAGGI: aglio, bietole, carote, cetrioli, cicorie, cipolle, fagioli, fagiolini, lattughe, melanzane, patate, peperoni, pomodori, porri, rape, ravanelli, rucola, sedano, spinaci, piselli, valerianella e zucchine. FRUTTA: albicocche, amarene, ciliegie, fragole, lamponi, meloni, pesche, pere e susine.

AROMI: basilico, cedronella, erba cipollina, maggiorana, menta, origano, prezzemolo, santoreggia, timo e valeriana.

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COLTIVARE CON LA LUNA NELL’ORTO, NEL GIARDINO, SUL BALCONE

Nel momento in cui fiori ed erbe virtuose si offrono in abbondanza, si possono preparare i macerati fertilizzanti utili anche alle piante d’appartamento. Si preparano “in casa” da piante e ortaggi fatti macerare in acqua per un periodo che va dalle 2 alle 4 settimane. Tra i più noti c’è quello d’ortica, ricco d’azoto, da preparare prima che la pianta fiorisca, tra maggio e luglio. Poi c’è quello di cavolo, ottimo per ortaggi e piante fiorite, e ancora di calendula, dente di leone, equiseto e foglie di pomodoro. Utile pure quello di barbabietola rossa, che favorisce la crescita del prato. E nell’orto e nel giardino? Con la Luna crescente seminare i fagiolini tardivi e pure cavolfiori e verze. Poi c’è da trapiantare il sedano. Con la fase di Luna calante seminare all’aperto finocchi e trapiantare i cardi. Nell’annaffiare gli ortaggi non bagnare le parti aeree: si eviteranno malattie. In giardino estrarre dal terreno i bulbi dei fiori che mostrano le foglie secche e conservarli al buio e in luogo asciutto per il futuro reimpianto. Eliminare le rose sfiorite, cimare i crisantemi e legare le piantine ai tutori. Fare talee di ficus da porre a radicare su sabbia e torba in parti uguali e sotto copertura: il ficus si riproduce bene anche per margotta. Annaffiare regolarmente le specie in vaso.

SE HAI ½ GIORNATA

Dice il proverbio...

Giugno freddino, povero contadino La guazza di san Giovanni cura tutti i malanni San Pietro e Paolo piovosi, per trenta giorni son dannosi

IL SOLE E LA LUNA IL SOLE

Il 1° sorge alle 05.27 e tramonta alle 20.29. L’11 sorge alle 05.24 e tramonta alle 20.36. Il 21 sorge alle 05.25 e tramonta alle 20.39. Le giornate prima si allungano e dal 21 si accorciano. Il 1° giugno si hanno 15 ore e 02 minuti di luce solare e il 20 se ne hanno 15 e 15 minuti. Si guadagnano 13 minuti di luce. Il 21 si hanno 15 ore e 14 minuti di luce.

LA POTATURA VERDE

Giugno la forbice in pugno, un noto e celebre proverbio di quelli che un tempo giungevano a scandire i lavori nelle campagne, ma che tornano assai utili anche oggi. Ecco allora che in un fine settimana di Luna calante si può procedere alla potatura verde dei fruttiferi e anche di molte altre piante. In questa stagione gli arbusti hanno reagito al taglio invernale emettendo tutta la vegetazione e adesso è tempo di correggere i rami che sono cresciuti troppo e quelli che sono cresciuti nei punti sbagliati. I succhioni interni - rami nuovi molto vigorosi - sono da eliminare, mentre i rami di troppo che non portano frutti vanno accorciati. Questo tipo di potatura può essere fatta anche su molte piante che hanno ormai sfiorito, come il cotogno giapponese o la forsizia, e pure sulla vite è il momento di eliminare i succhioni partendo dal basso.

LA LUNA

Il 1° tramonta alle 02.59 e sorge alle 15.20. L’11 sorge alle 00.41 e tramonta alle 10.54. Il 21 sorge alle 05.24 e tramonta alle 21.03. Luna crescente dal 1° al 4 e dal 22 al 30. Luna calante dal 6 al 20. Luna Piena il 5, Luna Nuova il 21. GIUGNO 2020 I 93


giochi 1

CRUCIVERBA Lello ORIZZONTALI 1. Un’opera di Verdi; 8. Stato Maggiore; 10. Struttura sanitaria destinata a degenze diurne; 19. Una figlia di Agamennone; 20. Popolo originario del sud dell’India; 22. Ospita barche; 23. Sulla nullius nessuno può vantare diritti; 24. Il più celebre dei colli capitolini; 28. La Camila tennista attualmente numero uno in Italia; 29. Sono noti i suoi spumanti; 30. Esclamazione di meraviglia o d’impazienza; 31. Locuzione latina che significa nei confronti di tutti; 33. Le intasa il traffico; 34. Lasciano impronte personali; 35. Titolato undici spagnolo che gioca il derby con l’Atletico; 36. Coda di paglia; 37. Affronta l’avversario con prese; 38. Una rete vista in tutto il mondo; 41. Un giovane ufficiale; 44. Chiudono gli addii; 45. È simile alla betulla; 46. La squadra di calcio di Bergamo; 50. Rendono alteri gli atei; 51. La adoravano gli Egizi; 53. La commedia che costituisce il capolavoro di Plauto; 57. Film di Murnau del 1927 che fu premiato alla prima edizione dei Premi Oscar; 58. Un capiente mezzo pubblico; 59. Attrici che attirano su di sé tutta l’attenzione del pubblico; 60. È niente per i francesi;

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61. Fa affiorare parte dei fondali; 64. Una cavità cardiaca; 65. Snello a metà; 66. Il vero nome di Madama Butterfly; 68. Il bambino lo dà a tutti; 70. La sua grande sapienza fu superata da quella di Salomone; 71. Uno dei satelliti galileiani di Giove; 72. Una raccolta di racconti a tema calcistico scritti da Osvaldo Soriano; 73. Il più breve tra i verbi; 74. Le chiedono i mendicanti. VERTICALI 1. Restare ad occhi sbarrati e bocca aperta; 2. Una grande vittoria di Cesare su Vercingetorige; 3. Panieri di vimini; 4. Le iniziali di Telesio; 5. Aiuta a tagliar corto; 6. Riscritta in altra lingua; 7. Importante galleria fotografica londinese;

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8. Lo sono le persone di valore; 9. La capitale del Wisconsin; 10. Un apparato umano; 11. Tutti a Londra; 12. In mezzo al pomodoro; 13. Epico racconto nordico; 14. Un grado ecclesiastico; 15. Hanno formula uguale, ma diversa struttura molecolare; 16. I corregionali dei perugini; 17. Una cantautrice belga di successo; 18. Canzoni medievali; 21. La più popolosa città del Québec; 25. Durò pochissimo quello di Giovanni Paolo I; 26. Un po’ iellato; 27. Sono i primi a sfilacciarsi; 32. Un tipico liquore inglese; 34. Lo Harry famoso maghetto; 37. L’autore di Zanna bianca; 39. Funerea d’aspetto; 40. La rotazione del busto eseguita dal ginnasta; 41. Elegante festa mondana;

42. Scoprì la Nuova Zelanda; 43. Un Edward celebre musicista inglese; 47. Non difettano in statura; 48. Hanno richiamato l’attenzione; 49. L’aiuto del poeta; 50. Il nome di Blaga, uno dei più importanti poeti romeni del XX secolo; 52. Un mammifero come il cinghiale; 53. L’autore del romanzo L’uomo senza qualità; 54. Alessandro Magno vi sconfisse Dario; 55. Fu un economista e dotto veneziano del Settecento; 56. Le due insenature della costa settentrionale dell’Africa; 58. Si chiude nel bozzolo; 61. Il Dylan cantautore statunitense; 62. Divinità nordiche; 63. Il Giallo bagna la Cina; 66. Il rame in chimica; 67. L’Italia nei siti internet; 69. Uomo senza pari.

CRUCIVERBA SILLABICO Lello ORIZZONTALI 2. Destinato a vita eterna; 5. Scipione l’Africano vi sconfisse Annibale; 7. La tesseva Penelope; 9. Famosa aria del Rigoletto di G. Verdi; 12. Giancarlo, regista che ha ideato e diretto il programma Mediaset di successo Drive In; 13. I dischiudersi di fiori e gemme; 14. Così è un governo che perde la maggioranza; 17. Un giocatore della squadra di calcio del Venezia; 18. L’effetto indesiderato di un medicinale; 20. Il campo che costituiva la piazza

d’armi nell’antica Roma e in altre città d’Italia; 21. Balla se non c’è il gatto; 22. Canta Vissi d’arte; 23. Gruppo pop rock italiano nato nel 2000. VERTICALI 1. Dersu, il piccolo uomo delle grandi pianure di un grande film di Akira Kurosawa; 3. Un breve poema sinfonico di Richard Strauss; 4. Il ricettacolo del fiore; 6. La statua cara ai milanesi; 8. Solerte, zelante;

10. Città sul confine tra Arizona nel 1940 vinse otto Premi Oscar; e Messico; 17. Un gruppo montuoso dolomitico; 11. Fare baldoria, gozzovigliare; 19. Ha ospitato le Olimpiadi Invernali 15. Proprio della duna; del 1972; 16. Il popolarissimo film che 21. Un formaggio fresco piemontese. 2

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stuzzica

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Enrico Diglio

TEST 1 Osservate attentamente la figura a destra e dite quale dei quattro particolari sotto riportati non le appartiene.

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ORIZZONTALI 1. Agisce con astuzia; 7. La Li Fusi comune del messinese; 8. Un formato immagine dell’informatica; 10. Razza giapponese di cani da lavoro; 12. Un breve consenso; 13. È sempre in fin di vita; 15. Anatre marine con becchi a margini seghettati; 17. Allietano la vita; 18. Sono associazioni benefiche; 19. Nuclide radioattivo, isotopo del torio. VERTICALI 1. Impoveriti da spese o tasse eccessive; 2. Prime in classifica; 3. Avanti Cristo; 4. Uno dei mercati storici di Palermo; 5. Segnala una macchina in sosta; 6. Un cantautore pugliese; 9. Il Paolo che fu un noto giornalista e conduttore televisivo italiano; 11. La Novak del film La donna che visse due volte; 14. Altro nome dell’Assiolo; 16. Lo Schiele grande pittore austriaco.

REBUS Lionello 3 5 5

a)

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TEST 2 Osservate attentamente il gruppo di parole a destra e dite quale di esse può essere considerata “intrusa”, secondo un criterio logico da determinare.

INDOVINELLO Favolino » UN TIPO PREPOTENTE Gli argomenti per cui sugli altri impone il suo potere, son mitra e bastone, ed è disposto, se conferma occorre, con qualche schiaffo, le sue mani imporre.

__SOLUZIONI A PAGINA 96__

REBUS Lionello 6 4’8 1 6 GIUGNO 2020 I 95


oroscopo di Aldebaran

GIUGNO

PAUL McCARTNEY

Musicista e cantante

soluzioni

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gemelli

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21 MAG. I 21 GIU. Molti di voi saranno impegnati con nuovi progetti. Mettete ordine nelle vostre giornate: dopo il lavoro, dedicatevi a ciò che vi fa più piacere. Cercate di fare ogni giorno un po’ di ginnastica.

23 SET. I 22 OTT. Fortuna in tutte le faccende riguardanti documenti e pratiche burocratiche. Per quanto riguarda la sfera affettiva, la famiglia vi colmerà di mille attenzioni. Evitate i cibi grassi.

ariete

scorpione

21 MAR. I 20 APR. Mese all’insegna della tranquillità. Riscoprirete il piacere della lettura. Le distanze non mineranno le vere amicizie. In cucina non fate mai mancare verdura e frutta di stagione.

23 OTT. I 22 NOV. In questo mese vi sentirete un po’ fiacchi e pigri. Se non vi darete da fare, la noia prenderà il sopravvento. Provate a cimentarvi in cucina, potreste scoprire doti inaspettate.

toro

sagittario

21 APR. I 20 MAG. Cercate di ricordare i sogni che farete in questo caldo mese. Potrebbero contenere messaggi importanti. Limitatevi a tavola, specie alla sera prima di coricarsi, e bevete tanta acqua oligominerale.

23 NOV. I 21 DIC. Passerete il mese insieme ai vostri cari. Per alcuni si verificheranno avvenimenti piacevoli, come la nascita di un nipotino. Non trascurate i rapporti con i parenti più stretti e gli amici.

cancro

capricorno

22 GIU. I 22 LUG. Questo mese sarà dedicato al rinnovo della casa e al divertimento con tutta la famiglia. Il lato economico ne risentirà. Ottimo periodo per dedicarsi al bricolage. Seguite una dieta leggera.

22 DIC. I 20 GEN. Vi concentrerete su salute, aspetto e cibo. Per tenervi impegnati, rispolverate qualche vecchio hobby. Sentirete il bisogno di dare una mano a chi ne ha bisogno. Seguite il vostro istinto e agite.

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REBUS (3 5 5) farfallone TTO = Far fallo netto REBUS (6 4’8 1 6) L oca; L I colli; M piantò a metà NO = Locali coll’impianto a metano INDOVINELLO Un tipo prepotente = Il vescovo

stuzzica

CERVELLO

TEST 1

leone

acquario

23 LUG. I 23 AGO. Bisognerà frenare lo stimolo di fare spese e acquisti online. Potrà verificarsi un contrattempo con la banca. Controllate attentamente la corrispondenza. Siate parchi a tavola.

21 GEN. I 19 FEB. Penserete più del solito a coloro che nel mondo soffrono e che hanno bisogno di conforto. Alcuni di voi compiranno azioni concrete per venire in aiuto a chi si trova in difficoltà.

vergine

pesci

24 AGO. I 22 SET. In questo mese le intuizioni saranno forti, tanto da sconfinare nelle percezioni extra-sensoriali. Se avete preso qualche chilo, mettetevi subito a dieta. Fate esercizi di stretching.

20 FEB. I 20 MAR. Nelle e-mail che riceverete ci saranno manifestazioni di stima nei vostri confronti. Le stelle promettono un miglior stato di salute. Cercate di fare mezz’ora di ginnastica al giorno.

96 I spazio50.org I GIUGNO 2020

Il particolare che non appartiene alla figura prima vista è quello contrassegnato dalla lettera d). TEST 2

La parola “intrusa” è VISTO. Essa, infatti, non fa parte di una sequenza circolare che è composta dalle seguenti sedici parole, caratterizzate dal fatto che ognuna differisce per una sola lettera dalla parola che la segue e da quella che la precede.


+

SCRIVETECI: PER POSTA VIA DEL MELANGOLO, 26 00186 ROMA PER FAX 066872597 PER MAIL G.VECCHIOTTI@50EPIU.IT

lettere Risponde Giovanna Vecchiotti - Direttore Responsabile 50&Più

LA VITA NON È SOLO UN TRAGICO PALCOSCENICO Siamo così abituati ad essere circondati da notizie negative, che spesso ci lasciamo sfuggire quelle che mettono in luce il lato bello della vita. Una nostra lettrice, ci racconta la sua scoperta... GENTILE DIRETTORE, innanzitutto volevo ringraziarla perché, nonostante la chiusura del Paese per la pandemia, voi della rivista 50&Più non ci avete lasciati soli. Il fatto poi che il numero di aprile, anche se non è stato stampato, abbia potuto comunque leggerlo sul sito Spazio50 (sono anziana, ma tecnologica!), mi ha fatto un immenso piacere, perché mi ha confermato che voi della redazione (forse dalle vostre case) stavate comunque lavorando per noi lettori. E poi, che gioia quando ho ricevuto il numero di maggio! L’ho sfogliato e guardato come si guarda un vecchio amico che non si incontra da qualche tempo. Scusi questa premessa, ma sono una

ottantenne che vive da sola, e ogni tanto divento un poco sentimentale... Le scrivo per dirle che in questo periodo così tragico per tutti, durante il quale non si sentono altro che brutte cose, sia in Tv che sui giornali, per evitare di deprimermi mi sono messa alla ricerca di buone notizie riguardanti gli anziani. E sa cosa ho trovato? Che moltissimi miei coetanei, nonostante siano stai colpiti dal Coronavirus, sono riusciti a guarire e ora stanno bene. Certo, superare la malattia non è stata una “passeggiata”, ma certamente essi hanno dimostrato che con l’aiuto del personale sanitario, con le cure adeguate e, perché no, con un pizzico di fortuna, il nemico invisibile poteva essere sconfitto. Ecco, mi faceva piacere dire che qualche volta le buone notizie riguardano anche “noi vecchietti e la nostra tempra”! Dolores Vinciguerra Grazie signora Dolores, per le sue belle parole nei confronti della redazione che ha lavorato costantemente per farvi compagnia, prima solo sul web, poi tornando nelle vostre case. La ringrazio anche della segnalazione sulle buone notizie che riguardano gli anziani. Sono stati in tanti, infatti, coloro che pur appartenendo a fasce d’età elevate, se non addirittura centenari, sono riusciti a sconfiggere il virus. E per aggiungere alla sua “collezione” un’ulteriore buona notizia, le segnalo Keith Watson, del Worcestershire (Gb), 101 anni, che dopo un lungo ricovero è tornato a casa, portandosi dietro l’affetto di tutto lo staff medico. GIUGNO 2020 I 97


bazar

NAVIGARE PER IMPARARE I NUMERI CHE AIUTANO SALUTE Questo spazio offre informazioni, CURARSI curiosità, notizie utili. Come ogni E PRENDERSI CURA bazar, sarà luogo d’incontro e di LIBRI scambio. Potete quindi inviarci le vostre segnalazioni e quesiti a: centrostudi@50epiu.it

a cura del Centro Studi 50&Più

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LA FORMAZIONE È ONLINE È operativa Epale, la piattaforma europea multilingue rivolta al settore dell’educazione degli adulti. Finanziato dalla Commissione europea, il progetto riunisce vari professionisti per promuovere e migliorare le opportunità di apprendimento destinate agli adulti. https://epale.ec.europa. eu/it

SUPPORTO TECNOLOGICO Hackability è un’associazione che solitamente si occupa di creare oggetti utili per i disabili ma, in questi giorni di stop forzato, è a disposizione per risolvere i problemi di chi non ha dimestichezza con le moderne tecnologie. Basta chiamare Hackability@home, servizio di assistenza telefonica gratuito, al numero 011.19117853, attivo tutti i giorni, dalle 10 alle 12.

oppure al 0424708910.

NAVIGARE PER IMPARARE

CONSIGLI PER I NONNI NoiNonni.it è uno spazio d’informazione e di confronto pensato per i nonni e per tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di bambini. Il sito offre la possibilità di raccontare esperienze ed episodi legati alla figura e all’impegno dei nonni oggi. Nella sezione “Nonni in pratica” si trovano consigli su come rapportarsi ai bambini nelle diverse situazioni quotidiane. Non mancano poi spunti per il tempo libero, come fiabe, ricette, libri, film e giochi. www.noinonni.it

I NUMERI CHE AIUTANO

SUPERARE LE PAURE Per aiutare psicologicamente le persone che stanno affrontando l’emergenza dovuta al Covid-19 è operativo il numero verde 800.833.833. Attivo tutti i giorni, dalle 8 alle 24, il servizio offre il supporto di professionisti per superare attacchi di ansia, stress e paure. Gli psicologi a disposizione operano su due livelli: il primo di ascolto telefonico, con suggerimenti e rassicurazioni, e il secondo articolato con colloqui di sostegno via telefono oppure online.

98 I spazio50.org I GIUGNO 2020

+ SALUTE SPORT SEMPRE VERDE Lo sport fa bene ad ogni età, ma chi lo fa da giovane si prepara anche a vivere una buona vecchiaia. Molte evidenze scientifiche dimostrano che le attività svolte in gioventù influiscono sulla vita futura. Chi da adolescente ha praticato molte ore di sport ha le ossa più forti rispetto agli altri, quindi meno fratture invecchiando, maggiore massa muscolare e meno problemi di peso. PRENDERE IL SOLE Poeti e cantanti hanno sempre associato la luce solare a sentimenti positivi e la scienza conferma questa relazione. L’esposizione alla luce solare migliora la risposta immunitaria e aumenta la produzione di vitamina D, con effetti positivi per la salute delle ossa. Inoltre, secondo recenti studi, più ci si espone al sole e più serotonina, l’ormone della felicità, viene prodotta dal corpo, allontanando così depressione e stress.

+ E PRENDERSI CURARSI CURA

A CASA CON TE Aism (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) lancia il progetto “A casa con te”. Sono esercizi pensati per le persone con sclerosi multipla, che per l’emergenza Coronavirus non possono ef-

fettuare la loro normale terapia riabilitativa. Sei video-tutorial messi a disposizione gratuitamente da Aism su YouTube, per essere vicino a chi non riesce a raggiungere i servizi riabilitativi o a chi non può più essere raggiunto a domicilio dai servizi sanitari. L’OPINIONE CHE CONTA È partito anche a Pisa il progetto “Prems” (Patient reported experience measures), per indagare sull’opinione dei degenti ospedalieri. Già attivo in Toscana, Veneto e Umbria, il sistema serve a segnalare ai manager e ai dirigenti, il giudizio dei pazienti appena dimessi. Il questionario viene inviato via e-mail al paziente, che ha un mese di tempo per restituirlo compilato.

+ LIBRI L’APPRENDISTA di Gian Mario Villalta SEM Editore, 2020, pagg. 228 Ambientata in un piccolo paese del Nord-Est italiano, la storia ruota intorno a Tilio e il vecchio Fredi. Il primo sta imparando come diventare sacrestano grazie ai consigli dell’anziano. Tra una messa e l’altra, i due sorseggiano caffè corretto alla vodka e si raccontano. Una coppia indimenticabile che nei suoi dialoghi narra, in un intrecciato racconto di vicende personali, desideri, rimpianti e tutta la storia del Paese.


Green tea L-theanin

Placebo

Il percorso della vitalitĂ



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