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L’elisir dei cinque tibetani

È una pratica che rallenta il processo d’invecchiamento. Bastano venti minuti al giorno per eseguire gli esercizi dei monaci himalayani e tonificare le ghiandole

I CINQUE TIBETANI, ELISIR DI GIOVINEZZA

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di Alessandra Miccinesi

UN PUGNO DI ESERCIZI CHE RISVEGLIA ENERGIE LATENTI.L’elisir di lunga vita dei monaci del Tibet è stato svelato da Peter Kelder nel libro I cinque tibetani. L’antico segreto della fonte della giovinezza (ed. Mediterranee). Dai remoti altopiani himalayani alle caotiche metropoli, questi esercizi sono un allenamento che garantisce vitalità e benessere, a patto che durante l’esecuzione vengano rispettati i principi del rituale. I cinque tibetani, facili da eseguire per gli sportivi, sono comunque impegnativi. E come sempre accade quando entra in gioco il corpo, l’allenamento va bene per molti ma è non per tutti. Non per questioni anagrafiche ma di puro approccio alla pratica, che non deve diventare un braccio di ferro col nostro fisico. Come lo yoga e il tai-chi chuan, anche i cinque tibetani usano il corpo per placare la mente: i gesti mescolano la ginnastica dei monaci himalayani alle asana dello yoga indiano e per eseguirli è necessaria una sana e robusta costituzione. L’applicazione della routine richiede costanza, determinazione e consapevolezza. Osservare ciò che accade nel corpo durante la pratica è la chiave del successo. Tecnicamente, il corpus di esercizi agisce sui 7 chakra: vortici energetici che il darshana yoga rintraccia nelle ghiandole endocrine. Dal basso verso l’alto, dalle gonadi all’epifisi passando per pancreas, surrenali, timo, tiroide ed ipofisi, i “tibetani” combattono gli squilibri ormonali armonizzando il sistema circolatorio al sistema energetico sottile della medicina tradizionale cinese (meridiani). Sappiamo che le secrezioni ormonali sono determinanti per la nostra salute e la longevità poiché, oltre a rigenerare organi e tessuti, agiscono sul sistema linfatico e cardiocircolatorio con ricadute a livello chimico. A beneficiarne, dunque, è la psiche, visto che la regolarizzazione del flusso ormonale armonizza la sfera emotiva. Non solo. Dopo i 50 anni ossa, tendini e articolazioni de

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L’ESECUZIONE DEL QUINTO RITO, LA MONTAGNA, OLTRE A TONIFICARE CUORE, POLMONI E SISTEMA IMMUNITARIO, RINFORZA SPALLE, BRACCIA ED ELASTICIZZA LA COLONNA VERTEBRALE

vono essere nutriti, evitando tutte quelle attività usuranti che favoriscono l’invecchiamento. Muoversi è indispensabile per la salute psicofisica, ma sarebbe bene farlo rispettando il proprio limite e ossigenandosi correttamente. Esistono delle controindicazioni anche per i cinque tibetani: ripetere l’esercizio in maniera meccanica, forzare i movimenti o distrarsi al telefonino vanifica gli sforzi. La concentrazione aiuta ad evitare incidenti. Per mantenere l’attenzione è utile osservare le fasi respiratorie che scandiscono la pratica. I guru delle antiche tradizioni hanno sempre lodato le tecniche di espansione del respiro (pranayama), che aumentano benessere e vitalità. Ripetere mentalmente delle frasi positive, poi, può rafforzare le menti poco motivate.

Per una pratica equilibrata consigliamo di rivolgersi a un insegnante esperto. La serie completa dei cinque tibetani prevede 21 ripetizioni per ciascun rito (esercizio). Possono essere effettuati due volte al giorno, mattino e sera: di giorno donano energia, al tramonto combattono l’insonnia.

È BENE SCALDARE I MUSCOLI PRIMA I cinque tibetani costituiscono un corpusdi esercizi DI PRATICARE molto efficaci per preservare la salute psicofisica. Utili anche agli over 50 senza gravi patologie, si possono svolgere ogni giorno in soli 20 minuti senza controindicazioni, a patto di rispettare le fasi respiratorie previste nella dinamica dell’esercizio. Il neofita può iniziare effettuando poche ripetizioni (3-5 per movimento, fino a raggiungere il limite massimo di 21), ascoltando i messaggi che il corpo L’unico “tibetano” invia durante l’esercizio. È bene non esache non deve gerare nell’esecuzioessere ripetuto ne. All’insorgere di affanno o capogiri in21 volte terrompere, riposare e riprendere all’occorè il primo: renza dall’esercizio massimo 12 giri successivo.

» IL PRIMO Il primo (la ruota) stimola i 7 chakra: si effettua in piedi a braccia aperte e si gira su se stessi lentamente e in senso orario. Per non perdere l’equilibrio si fissano gli occhi su un punto. Alla fine della rotazione, unire i palmi delle mani e poggiare i pollici al terzo occhio (tra le sopracciglia) per armonizzare la visione.

» IL SECONDO Il secondo rito (l’angolo) lavora su addome e parte alta del busto: supini a terra con le gambe unite, inspirando sollevare testa e gambe a squadra (anche flesse, per proteggere la schiena), la colonna vertebrale è spianata al suolo; espirando, riabbassare testa e gambe. Questo rito lavora sull’intestino, allevia i sintomi della menopausa, migliora la digestione, rinforza gambe e collo. »

» IL TERZO Il terzo tibetano (l’arco) agisce, invece, sull’apertura del torace (cuore e polmoni) e regola l’attività della zona genitale: in ginocchio con le dita dei piedi a terra e le mani sui glutei sollevati da terra, inspirando estendere indietro il busto avvicinando al massimo i gomiti; espirando tornare in posizione (mento allo sterno). Il lavoro è su cervicale e zona lombare; elimina le rigidità.

» IL QUARTO Quarto rito (il ponte): seduti, schiena eretta e gambe unite distese avanti, mani a terra ai lati dei fianchi. Si inizia inspirando: sollevare il bacino facendo forza sulle braccia e, piegando le ginocchia, cercare di allineare le anche alle spalle; sguardo in alto. Espirando tornare seduti, gambe distese. Oltre a lavorare su tiroide e digestione, l’esercizio è prezioso per chi soffre di osteoporosi agli arti inferiori, bacino e spalle. Con problemi alla cuffia dei rotatori, eseguire in alternativa il mezzo ponte.

» IL QUINTO Quinto: la montagna. Dalla posizione quadrupedica sollevare le ginocchia da terra e distendere le gambe, inspirando aprire il torace (sguardo in avanti), braccia tese; espirando portare le ossa del bacino verso l’alto (guardo le ginocchia). Mani e piedi non si spostano dalla posizione di partenza. È forse l’esercizio più faticoso: lavora su tutti i chakra tonificando cuore, polmoni e sistema immunitario. Rinforza spalle, braccia ed elasticizza la colonna vertebrale. Ottimo per artrite e osteoporosi. Con problemi alle spalle, eseguire il movimento passando dalla quadrupedia. Alla fine ci si può sedere a gambe incrociate o sdraiarsi a terra con gli occhi chiusi, osservando i pensieri e le sensazioni che emergono dal profondo del nostro essere.

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NEL SUO LIBRO, PETER KELDER

SVELA I SEGRETI DEGLI ESERCIZI ATTRAVERSO LA VICENDA DI UN FANTOMATICO UFFICIALE INGLESE, IL COLONNELLO BRADFORD, CHE LI AVREBBE

APPRESI DIRETTAMENTE IN TIBET

IL SUCCESSO In Italia e negli Usa I riti tibetani hanno vissuto il loro periodo aureo in Italia una decina di anni fa. Praticati da manager e casalinghe, impiegati e stilisti, hanno spopolato anche tra le star di Hollywood a caccia di elisir di bellezza: Madonna e Jennifer Aniston. i

I RITI E LE FRASI Per corpo e mente Rinforzare il sistema corpo-mente si può, abbinando agli esercizi la ripetizione di frasi che caricano la psiche: «Fluisco con gli eventi della vita», «La flessibilità del corpo plasma la mente» e «Offro carica e forza a ogni cellula del mio corpo». i

ROTOLAMENTO

Alla fine dei tibetani si possono fare dei rotolamenti sulla schiena su un tappetino morbido per tonificare le vertebre: dondolare con le ginocchia al petto è utile soprattutto agli over 50 per massaggiare e nutrire il tessuto connettivo.

IL SESTO RITO

Esiste anche un sesto esercizio tibetano che pochi conoscono, e serve ad accrescere la corrente energetica che scorre nella colonna vertebrale (la mitica kundalini). Questo flusso nutre i 7 chakra regali, donandogli nuova energia vitale.

L’azione dei riti tibetani armonizza i 7 chakra e lavora a livello sottile, potenziando il corpo energetico. La sapienza orientale, infatti, contempla altri corpi che vanno a integrare la struttura fisica grossolana (ossa, muscoli e organi) e cioè il corpo pranico (energia) e il corpo mentale (psiche)

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