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Il portiere di quartiere
from GIUGNO 2020
by 50epiu
Un portiere di comunità che risolve i problemi quotidiani, un progetto di welfare per le persone anziane, che mira a combattere le solitudini urbane
UN “PORTIERE” PER SEMPLIFICARE LA VITA
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di Romina Vinci
“MANIMAN” È UN INTERCALARE DIFFUSO IN DIALETTO GENOVESE, HA UN SIGNIFICATO DI CAUTA ASPETTATIVA NEI CONFRONTI DEGLI EVENTI E DEL PROSSIMO. SI POTREBBE TRADURRE CON “NON SIA MAI”. Ed è stato il nome scelto, nel 2017, per dare avvio ad un inedito progetto di welfare: il portierato di quartiere. Siamo a Genova, nel quartiere Foce, ed è qui che una vecchia edicola è stata recuperata e convertita ad un nuovo servizio di utilità sociale. MANI-MAN, GARANZIA DI SUCCESSO La soluzione a portata di mano È diventata, infatti, l’ufficio del portiere di quartiere, una sorta Una persona gentile, disponibile e paziente, un tuttofare di custode sociale che si prende in grado di far fronte ai piccoli problemi quotidiani. È cura delle famiglie che abitano una sorta di supereroe sotto casa, per portare la spesa nel quartiere Foce, tra Piazza Papesante, per sostituire le lampadine, per aiutare i bamlermo e via Montesuello. bini con i compiti e far compagnia agli anziani soli. “Mani-man” può essere definito
+UN PROGETTO DI PORTIERATO DI QUARTIERE AVVIATO DURANTE LA STAGIONE ESTIVA SI È RIVELATO MOLTO UTILE AI VACANZIERI DEL LUOGO: DEL RITIRO DI UN PACCO, DI PAGARE UNA BOLLETTA O DI ANNAFFIARE LE PIANTE SI È OCCUPATO IL MANI-MAN
un incrocio tra un educatore, un custode sociale e un portinaio di stabile che, dal suo quartier generale, il chiosco, dà un aiuto concreto agli abitanti della zona. Un servizio di ascolto e di supporto, ma anche un aiuto pratico per le piccole incombenze quotidiane. Ritirare un pacco, portare la spesa a casa, pagare una semplice bolletta: sono solo alcune delle incombenze del portinaio di quartiere. Che viene contattato telefonicamente, o via mail, oppure recandosi direttamente all’edicola. “Mani-man” è un progetto ideato e sostenuto dal Consorzio Agorà, un’impresa sociale che si occupa di servizi alla persona. L’iniziativa vede la partecipazione del Municipio Medio Levante del Comune di Genova, dell’Anaci (Associazione Nazionale degli Amministratori Condominiali), dell’Amiu,
ovvero la partecipata comunale dei rifiuti, e il sostegno economico della Compagnia di San Paolo. «Abbiamo scelto di partire in questo quartiere di Genova, perché è qui che si concentra la popolazione più anziana d’Europa. È una zona molto frenetica, due volte a settimana qui si svolge un mercato molto grande e famoso», racconta Alessandra Grandi, del Consorzio Agorà. A vederla è un’edicola a tutti gli effetti, soltanto che è stata riconvertita. È portata avanti da tre figure: dal lunedì al sabato, dalle 7.30 del mattino alle 19, c’è sempre un operatore nel chiosco, mentre gli altri due sono impegnati nei vari servizi a tutela della cittadinanza, facendo fronte, in pri»
PER GIOVANI Un bando della Regione per “formare” i maggiordomi di quartiere Il 24 Ottobre scorso la Regione ha presentato un progetto per estendere su tutto il territorio ligure la figura del “Maggiordomo di Quartiere”. L’idea è quella di aprire almeno 15 sportelli, su tutto il territorio regionale, finanziati con un contributo di due milioni di euro. Il progetto è stato presentato dal presidente Giovanni Toti e dagli assessori Ilaria Cavo e Sonia Viale. I “maggiordomi” saranno dei giovani disoccupati con un Isee sotto i 20mila euro, residenti in Liguria. Si tratta di un progetto di welfare territoriale per promuovere la collaborazione e i rapporti di vicinato attraverso punti di presenza sul territorio. Possono diventare partner del progetto soggetti del Terzo Settore iscritti al registro regionale e composti da un ente di formazione accreditato per l’erogazione dei servizi al lavoro. Semaforo verde anche a Comuni, imprese private (associate o singole) o istituti di credito con le loro fondazioni. Un progetto di ampio respiro e che mira a costruire un network ben saldo. Il bando al momento è sospeso. La macchina organizzatrice è momentaneamente in standby, pronta a ripartire non appena si presenteranno le condizioni. Perché sono progetti di utilità sociale come questo di cui ha bisogno il nostro Paese, per poter guardare avanti e costruire una società più sostenibile e attenta ai bisogni dei cittadini.
ESTERO mis, alle piccole incombenze casalinFRANCIA ghe. Se si rompe I cugini d’Oltralpe hanno già una tapparella, se il loro portierato di quartiere bisogna sostituire Lulu dans ma rueè un portierato di quartiere una lampadina, se che si trova vicino a Place de Vosges. Ideato c’è una piccola dall’economista Charles-Edouard Vincent, queperdita dal rubista edicola sui generisha semplificato la vita netto… niente padi molti parigini. Il servizio è semplice. Si può nico, arriva il Maandare al chiosco, ma anche telefonare od inviare una mail, spiegando di cosa si ha bisogno. Il portiere di turno trova il Lulu giusto, cioè l’uomo o la donna (idraulico, studente, esperto informatico, pollice verde) in grado ni-man. «Le organizzazioni come Agorà, che si occupano di di svolgere la mansione richiesta. Le tariffe servizi alla persosono accessibili: oscillano tra i 5 e i 10 euro na, sono le antenper venti minuti di intervento (soprattutto le ne sul territorio - piccole incombenze casalinghe), o a forfait spiega Alessandra concordati in anticipo. Le prestazioni sono Grandi -, perché detraibili dalle tasse al 50%. hanno a che fare con la gente, ne + NONOSTANTE LA PANDEMIA conoscono le esigenze, le vulnerabilità». Vedono anche come si evolCAUSATA DAL CORONAVIRUS, vono le solitudini urbane: IL SERVIZIO MANI-MAN NON SI È FERMATO, MA SI È TRASFORMATO IN UNO SPORTELLO DI AIUTO «Oggi molte persone sono sole, non hanno una famiPSICOLOGICO PER CHI È SOLO glia su cui far affidamento, ed anche un piccolo problema diventa grande, perché non si ha nessuno a cui chiedere aiuto. Progetti di welfare, come il nostro, vogliono proprio colmare questo gap», sottolinea la portavoce di Agorà. Dopo due anni di sperimentazione, il portiere di quartiere è diventata una solida re
altà per gli abitanti di Foce. «A marzo ci siamo dovuti fermare, a causa della pandemia da Coronavirus, ma abbiamo subito attivato uno sportello telefonico di aiuto psicologico, per far capire alle persone che noi c’eravamo lo stesso, che anche in questa fase potevano contare sul loro Mani-man di fiducia». E non solo. L’idea del portierato di quartiere è piaciuta così tanto che, l’estate scorsa, è stata replicata in un’altra zona di Genova, tra via Liccoli e vico Cesana. Per tre mesi, i residenti della zona hanno avuto non uno, ma ben due “angeli custodi”, Patrizia e Andrea, che sono diventati i “maggiordomi di quartiere”. Dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 18, hanno aiutato anziani e commercianti per piccole mansioni. «Siamo stati un po’ i galoppini della situazione», ha detto sorridendo Patrizia Rampone. Pagare le bollette, ritirare i pacchi, piccole manutenzioni, annaffiare le piante di chi è andato in vacanza: questi sono stati solo alcuni dei servizi offerti dai maggiordomi di quartiere. A beneficiarne, in primis, sono stati i tanti negozianti della zona, presi d’assalto dai turisti, e che non avevano il tempo materiale per far fronte alle piccole commissioni. «Siamo diventati un punto di riferimento per il quartiere, ed anche una cassa di risonanza per eventi ed attività culturali», ha aggiunto Andrea. Anche Andrea e Patrizia hanno avuto un ufficio d’eccezione: l’edicola di piazzetta Luccoli, che è stata la loro base operativa. Un punto centrale, conosciuto da tutti, diventato in poco tempo il portierato del quartiere, un riferimento per la popolazione. La Regione, intanto, ha guardato con interesse all’evolversi dell’iniziativa del portierato di comunità, ed ha fatto partire un progetto di natura più ampia, per far sì che la figura del “Maggiordomo di Quartiere” diventi operativa in varie zone della Liguria. E chissà se, i maggiordomi, avranno anche una divisa ad hoc.
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