LUGLIO - AGOSTO 2014

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Anno XXXVI n. 7/8 Luglio/Agosto 2014 Euro 2.50 - I.P.


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Per i soci 50&Pi첫 un gadget* di benvenuto presentandosi in una delle filiali CheBanca! Elenco su CheBanca.it o chiamando il numero 848 444488 * fino esaurimento scorte


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[anteprime] C’era una volta il segreto di Stato? Ad aprile è stata firmata la direttiva per desecretare e trasferire agli archivi pubblici gli atti riguardanti le inchieste di numerose stragi. A pagina 20

Un film sulla Grande Guerra Si intitola Torneranno i prati il nuovo lavoro di Ermanno Olmi sulla Prima Guerra Mondale. Proprio a cento anni dallo scoppio del conflitto. A pagina 39

Ancora stregati dalla Luna Quarantacinque anni dopo il primo sbarco, la ricerca punta di nuovo lo sguardo verso il nostro satellite. Siamo pronti per colonizzarla? Forse. A pagina 12

La notte della Taranta Tradizioni, territorio e musica: la Grecìa salentina offre tutto questo nella riscoperta della Taranta, a cui è dedicato un festival ricco di eventi. A pagina 42

Climatizziamoci Il grande caldo è arrivato: meglio il condizionatore o il ventilatore? Attenzione, perché la risposta non è affatto così scontata. A pagina 24

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[ DI MARIA LAURA RONDINI - DIRETTORE EDITORIALE 50&PIÙ ]

Basta riconoscersi Sembrerebbe che in questa estate 2014 si sia compiuta, nel segno del malaffare e della corruttela, un’unità d’Italia al rovescio, basata non su un anelito di fratellanza e sul riconoscimento delle comuni radici di storia e cultura, ma su tangenti e corruzione, sul costante tradimento dei più elementari principi del vivere civile. Un’epidemia che colpisce ovunque e chiunque, senza zone franche. Così, quasi rifacendosi alla “legge del contrappasso” di dantesca memoria, è ora il Nord del Paese ad essere attraversato dal ciclone degli scandali e a vedere trascinati alla vergogna della cronaca, vertici politici e amministrativi, manager di grandi aziende e tutta quella cerchia di cosiddetti “faccendieri” che prolifica instancabile all’ombra del potere e degli affari. E la gente comune a chiedersi il perché di questo fiume inarrestabile, in cui annegano fiducia, desiderio e orgoglio di sentirsi cittadini di questo Paese. Questo malessere che attraversa e scoraggia tutti è ormai così palese che iniziano a diffondersi sondaggi e inchieste mirate a capire qual è la comune percezione del limite tra lecito e illecito, fin dove giunge la condiscendenza generale nei confronti di chi approfitta del magari piccolo o piccolissimo potere che ha, per il proprio tornaconto. Insomma c’è una elasticità morale, una comprensione verso chi “in fondo cerca solo di aggiustarsi”, che inesorabilmente si ripercuote e si amplifica man mano che il livello dell’“aggiustamento” entra in contatto con situazioni più ricche di opportunità. Tutti teniamo famiglia e se non è la famiglia sono gli amici... Poi, però, ci sono gli onesti, quelli veri, quelli che lo sono per tutta la vita, che per quanto silenti, sono tanti, sono milioni. Possono essere i nostri vicini, quelli che incontriamo ogni giorno mentre ci rechiamo al lavoro, quelli che segnano sul calendario le scadenze delle bollette per non dimenticare di pagarle, quelli che sanno ancora cercare qualche spicciolo da dare a chi lo chiede, quelli che rispondono all’ultimo annuncio per un posto di lavoro precario o sperano nell’ennesimo concorso da vincere contando solo sulle proprie forze, quelli orgogliosi di un lavoro ben fatto qualsiasi esso sia. Perché, nonostante tutto, sono milioni le persone “ferocemente oneste”, come le definisce il magistrato presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, e sono ancora abbastanza numerose da salvare questo Paese. L’Italia dei ferocemente onesti: che bella realtà in questa calda estate del 2014.


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IN QUESTO

numero

La Luna, 45 anni dopo Lo sbarco tra ricordi e aspettative

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DI GIOVANNA DALL’ONGAR O

Michele Mirabella: “Diamo salute agli anni”

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DI GIADA VALDANNINI

Italia e segreto di Stato I passi per fare chiarezza

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DI DANIEL A FLORIDIA

Condizionatore o ventilatore?

24

Consigli utili contro il caldo DI ANNA MER CURI

Assistenza del futuro Stanno arrivando i robot?

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DI LUISELL A BERTI

Storie dall’Ucraina, un Paese in cerca di se stesso

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DI IL ARIA R OM ANO

Cento anni fa La Prima Guerra Mondiale

35

DI R OSELL A BENNATI

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DI PEDR O ARMOCIDA

42 Tradizioni, folclore e... Taranta

Nella Grecìa Salentina

DI WINDA CA SUL A

Film e terza età Il volto cinematografico degli Over

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DI ANNA M ARIA MELLONI

49 Il Celeste Impero tra ieri e oggi Viaggio in Cina

DI GIOVANNI ORSO

In visita a Riga e Umeå Capitali Europee della Cultura 2014

52

DI LORIS POR CHERI

54 per restare giovani e in forma

32 Concorso Prosa, Poesia Pittura e Fotografia 2014

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Il talento artistico degli over 50 in gara

Anno XXXVI n. 7/8 Luglio/Agosto 2014 Euro 2.50 - I.P.

DI LUISELL A BERTI

Spazio50 Incontri, eventi, tempo libero, cultura e tanto altro nel mondo di 50&Più

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A CURA DI LUISELL A BERTI

Fisco

I Cinque riti tibetani

DI ALESSANDRA DE FEO

DI ALESSANDR O M A SCIA

Previdenza

56 con i consigli della Iapb Italia Onlus

Sapori & Colori >> pag. 58

DI TIZIANO MELCHIORRE

di Marina Cepeda Fuentes

Tuteliamo la vista

LA VOCE DI 50&PIÙ

PARLIAMO DI...

DI GIANNI TEL

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Anno XXXVI n. 7/8 Luglio/Agosto 2014

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Ermanno Olmi: “Racconto la Grande Guerra”

Per posta: Largo Arenula, 34 00186 Roma Per telefono: 06 68134552 Per fax: 06 68139323 Per m@il: redazione@50epiu.it

Libri >> pag. 90

di Renato Minore IN EVIDENZA

Musica & Teatro >> pag. 91

Periscopio >> pag. 6

Cinema & Dvd >> pag. 92

di D. De Felicis e M. Sarti a cura di Berardo Falcone

di A. Miccinesi e P. Armocida

Letteralmente >> pag. 8

Oroscopo di Aldebaran >> pag. 93 Giochi >> pag. 94

di Giovanna Vecchiotti Avviso ai naviganti >> pag. 18

di N. Tucciarelli e R. Cento

di Paolo Negrini

Stuzzica cervello di E. Diglio >> pag. 95 Bacheca >> pag. 96 Soluzioni >> pag. 98

I bibliobus >> pag. 31

di Carlo Penguin

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LUGLIO/AGOSTO 2014

Abbonamenti e Pubblicità Abbonamenti: Telefono 06 68134552 Fax 06 68139323 Pubblicità: Telefono 06 68883260 Rel.Com@50epiu.it


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Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi

Direttore Editoriale Maria Laura Rondini @ l.rondini@50epiu.it

ZOOM

Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Art Director Elisa Rossi @ elisa.rossi@50epiu.it Editoriale 50&Più Srl - Amministratori Dante Di Mattia (Presidente) Brigida Gallinaro Marina Gruden Vlach Ines Marangon Giuseppe Martino Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale 50&Più Srl 00186 Roma - Via del Melangolo, 26 Telefono 06.6872515 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma - Largo Arenula, 34 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it Stampa e Spedizione Punto Web Srl - 00040 Ariccia (Roma) Via Variante di Cancelliera snc Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al R.O.C. n. 6158 del 10/12/2001 Spedizione Poste Italiane SpA Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - D.C.B. - Roma Manoscritti e fotografie Anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © Editoriale 50&Più Srl Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutela dati Si garantisce la riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo all’Editore. Le informazioni custodite nell’archivio dell’Editoriale 50&Più Srl verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la rivista e gli allegati, anche pubblicitari (D. Leg.vo 196/2003 tutela dati personali). “Accertamento ADS richiesto per il periodo dall’1/01/2014 al 31/12/2014”

ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

LE PIETRE DEL CAMMINO Le pietre del cammino, rosse e nere, fanno un mosaico anomalo. Nessun artista le ha assemblate in un simbolico “albero della vita”. Forse sarebbe un’energia sprecata. Resta l’arte, lo so. Ma qui il sentiero della vita ha già detto l’essenziale: componente essenziale è il disordine. Inedito di Maria Luisa Spaziani (1922-2014) Per gentile concessione della figlia di Maria Luisa, Oriana Rispoli

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Finito di stampare: 21 luglio 2014

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ERISCOPI

in pillole

A CURA DI BERARDO FALCONE

L OTTA

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Osservare la realtà quotidiana, leggere i giornali, guardare la televisione, navigare in internet, ascoltare la radio o i discorsi al bar può aiutarci a riflettere su quanto accade nel mondo in cui viviamo. Il nostro intento è quello di mettere in evidenza notizie interessanti, curiose,

DURA ALLA CONTRAFFAZIONE DEI MARCHI ITALIANI

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Agenti segreti per salvare il Made in Italy Da una ricerca condotta dalla “FederAlimentare” risulta che sempre più spesso molti marchi italiani vengono contraffatti all’estero, in un giro di affari mondiale che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro. Per questo motivo, i brand italiani più importanti hanno iniziato una battaglia di controspionaggio rivolgendosi ad investigatori privati; questi riescono ad individuare velocemente le frodi e a produrre prove e documenti validi da utilizzare in sedi processuali a tutela del marchio. La falsificazione del “Made in Italy“ (spesso di natura gastronomica) erode il fatturato delle imprese di circa 6 miliardi di euro ogni anno, ed è perpetrata maggiormente negli Usa, in America Latina e Australia.

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importanti o stravaganti, riportandole tra queste pagine in forma sintetica. Ci piacerebbe che anche voi prendeste parte a questa sorta di gioco, fornendoci le vostre segnalazioni. Scrivete a: redazione@50epiu.it o Largo Arenula 34, 00186 Roma. Aspettiamo il vostro contributo!

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Il turismo spaziale parla italiano con Hyplane L’Italia entra a pieno diritto nella corsa al turismo spaziale con “Hyplane”, un velivolo supersonico il cui progetto è stato da poco presentato a Milano. Il prototipo ricorda nelle sembianze un Concorde, lungo 24 metri e 13 di apertura alare; avrà un motore a ciclo combinato che gli permetterà di sfrecciare a 5.000 km/h (Mach 4, quattro volte la velocità del suono), toccando quote di 70 km. Inoltre, si punta a ridurre il peso del motore, per permettere al jet di decollare e atterrare nei comuni aeroporti senza rumorosi boati. Saranno previste a bordo, come passeggeri, 6 persone al prezzo di 50.000 euro ciascuna.


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La nuova frontiera delle droghe è su Internet Il Reparto Analisi dei Carabinieri e i Nas hanno di recente sollevato il velo su un fenomeno preoccupante, che si sta rapidamente diffondendo tra i giovani: l’utilizzo di smart drugs. Così chiamate perché ottenute da micidiali mix di sostanze stupefacenti (provenienti dalla Cina) e composti sintetici, queste droghe provocano danni, spesso irreversibili, sulla mente e sul fisico dei ragazzi. Ma ancor di più preoccupa la facilità di reperimento. Navigando su Internet, è possibile trovare senza difficoltà queste sostanze letali, vendute spesso come stimolanti o energizzanti. L’obiettivo dei Nas - già da qualche anno è scoprire le attività commerciali che gestiscono questo traffico.

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Lo spettacolo notturno del vulcano Kawah Ijen Chiunque si rechi in Indonesia, più precisamente nella parte orientale dell’isola di Giava, può osservare un fenomeno assolutamente spettacolare e unico nel suo genere: il vulcano Kawah Ijen di giorno erutta lava rosso intenso, mentre di notte cambia colore e diventa blu fosforescente, con tanto di fiamme altissime. Non è fantascienza ma il risultato di un’alta concentrazione di zolfo che conferisce alla lava un insolito colore bluastro acceso. Per quanto tutto ciò possa sembrare affascinante, è altrettanto pericoloso perché le forti emissioni di acido solforico rappresentano un danno per la salute di molti minatori che lavorano alle pendici del vulcano. Los Angeles: si incontrano i piccoli scienziati di tutto il mondo A Los Angeles si sono sfidati circa duemila ragazzi e ragazze all’interno dell’International Science and Engineering Fair, la più grande fiera internazionale dedicata a giovanissimi scienziati e inventori, selezionati tra le scuole di 70 Paesi del mondo. Ne è uscito vincitore il 15enne Nathan Han, di Boston, che ha scritto un algoritmo di apprendimento automatico per studiare le mutazioni del gene BRCA1 (responsabile dello sviluppo del tumore al seno), aggiudicandosi 75.000 dollari. Gli altri vincitori sono stati Shannon Xinjing Lee, 17enne di Singapore - che ha scoperto un nuovo tipo di carbone sintetico - e il 15enne tedesco Lennart Kleinwort - creatore di un’App che permette di effettuare disegni tecnici su smartphone.

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Quando il tifo diventa un vero terremoto Dal 2002 il Centurylink Field è lo stadio dei Seattle Seahawks, una delle squadre più forti della NFL (la lega di football americano). Tempo fa Steve Malone, geologo del Pacific Northwest Seismic Network, durante una partita dei Seahawks, ha notato un lieve movimento tellurico e ha quindi deciso di monitorare la situazione, installando dei sismografi intorno lo stadio. Il risultato è stato sorprendente: la folla, durante il tifo, era capace di ricreare esattamente quello che accadrebbe nel caso di un vero terremoto. Oggi, il Centurylink Field che ospita fino a 67mila supporters scatenati - detiene il primato come stadio all’aperto più rumoroso del mondo, con 137,6 decibel.

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Una tassa sui cibi spazzatura per combattere l’obesità L’Onu, e in particolare il professore belga Olivier De Schutter, sta studiando una soluzione ad un problema fino a poco tempo fa sottovalutato: la crescente percentuale di persone obese nel mondo. Da qui la proposta di tassare in maniera decisa i cibi grassi e poco salutari. «Le diete non sane sono una minaccia addirittura più grande del tabacco - ha dichiarato De Schutter -. Così come il mondo si è riunito per arginare i rischi del tabacco, ora è necessario stipulare un accordo coraggioso e condiviso sulla corretta alimentazione». Si tratterebbe di un intervento su più fronti, oltre alla tassazione, si taglieranno molte pubblicità di cibi spazzatura e dovranno essere erogati sussidi all’agricoltura, per supportare le piccole coltivazioni locali e fornire cibi più sani e freschi. LUGLIO/AGOSTO 2014

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Se un pallone fa da “collante” Gentile Direttore, avete chiesto di raccontare il ricordo di una partita dei Mondiali, ma io ne approfitto per fare alcune considerazioni, e allora dico: ecco, ci risiamo! Ogni volta che c’è un evento sportivo calcistico di grande risonanza, come il Campionato del mondo o gli Europei, mi accorgo che gli italiani diventano improvvisamente nazionalisti. Mi spiego meglio. Inizia a giocare la nostra Nazionale e, prima delle partite, comincia a spuntare il nostro Tricolore alle finestre, i ragazzi por-

tano le magliette azzurre con su scritto “Italia”, se non addirittura le scarpe con i colori della nostra bandiera. E se l’Italia vince, le bandiere alle finestre e ai balconi si moltiplicano. Ma cosa accade se la nostra squadra perde? Beh, si torna subito subito a dimenticare le nostre origini. Ma possibile che “l’orgoglio di essere italiani” viene fuori soltanto se undici ragazzotti strapagati riescono a infilare una palla nella rete avversaria e a vincere? Per il resto siamo solo capaci a denigrare il nostro Paese. Purtroppo.

ALESSANDRO DONATI

Ha detto bene, signor Alessandro: «Purtroppo!». Ci sono tanti “orgogli” nella vita, però noi l’orgoglio lo mettiamo in mostra prevalentemente quando la nostra Nazionale di calcio gioca e vince. In questo caso siamo tutti contenti di dire: «Abbiamo vinto!»; se invece la sorte non ci sorride allora liquidiamo tutto con un: «Hanno perso». Probabilmente, in pochi ricordano che il 17 marzo è l’Anniversario dell’Unità d’Italia, e che il 7 gennaio è la Giornata Nazionale della Bandiera. Eh sì, siamo un popolo per niente orgoglioso di ciò che siamo, eppure facciamo poco o niente per cambiare. O meglio, non tutti facciamo qualcosa. Chiediamo a gran voce di voltare pagina ma poi, nel nostro piccolo, restiamo ancorati alla routine che ci regala sicurezza, lasciando correre laddove non ci riguarda in prima persona. E si continua così, permettendo che una partita di pallone faccia da “collante” ad una Nazione. Magari saremmo anche disposti a farci guidare politicamente da un allenatore della Nazionale purché vinca la Coppa del Mondo. Che altro dire? Speriamo di no!

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STAMINALI, CHE ALTRO?

Ho letto con interesse l’articolo sulle staminali pubblicato su marzo 2014, ma ritengo sia incompleto, perché mentre illustra chiaramente cosa sono le staminali embrionali e la loro utilità, a mio avviso non informa cosa siano le staminali adulte. Viste le difficoltà ad agire con le staminali embrionali, non si può agire con quelle adulte? Quali sono le problematiche? DOMENICO MAGGI

Risponde Ilaria Romano, autrice dell’articolo. «Tutte le cellule sta-

minali sono ancora indifferenziate, e quindi possono “trasformarsi” in cellule specializzate di vari organi e tessuti. La differenza è che quelle embrionali sono “totipotenti”, ossia in grado di differenziarsi in tutti i tipi cellulari e dare origine a qualunque tessuto e organo maturo. Quelle adulte sono invece “multipotenti” perché possono dare origine anche a tipologie di cellule diverse da quelle del tessuto di appartenenza, ma con un potenziale più ristretto rispetto alle embrionali. Normalmente provvedono al mantenimento dei tessuti e alla loro eventuale riparazione, come

nei casi di trapianti di pelle, midollo osseo e, in fase sperimentale, di muscolo cardiaco. Oggi in Italia si lavora sulla possibilità di riparare danni al cervello, al sangue, ai muscoli, alle ossa e alle cartilagini, alla cornea, al fegato e al pancreas proprio con staminali adulte».

RICORDA CHE NON SEI SOLA DIFENDI LA TUA LIBERTÀ, INIZIA A RISCRIVERE LA TUA VITA » 1522 è il numero verde

«Della patria l’amor santo e perfetto/ che amor di figlio e di fratello avanza,/ empie a mille la bocca, a dieci il petto»

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Vincenzo Monti, In morte di Lorenzo Mascheroni, 1801

che il Ministero per le Pari Opportunità ha istituito per fornire ascolto e assistenza alle donne vittime di violenza. Attivo 24 ore su 24 e gratuito, garantisce l’anonimato.


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Poste Italiane S.p.A.

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RICORDI “MONDIALI”

Il drammatico 4-3 tra Italia e Germania in Messico nel 1970 conseguito ai supplementari con un’altalena di gol continui e il gol del 4-3 di Gianni Rivera che ci aprì le porte alla finale col Brasile? I gol di Rossi (...) in Argentina nel 1978? I tre gol di Pablito Rossi a Barcellona il 5 luglio 1982? (...) I gol di Rossi-Tardelli-Altobelli che stracciano la Germania nella finale di Madrid del 1982? E l’urlo di Tardelli, visto, rivisto chissà quante volte? E il rigore sbagliato da Cabrini in quella notte magica di Madrid? E Dino Zoff, il portiere dei portieri, che alza al cielo (...) la coppa di campioni del mondo? I cinque gol in cinque partite (...) di Totò Schillaci nel Mondiale del 1990 (...)? E il gol all’Argentina, ancora in quel Mondiale, che porta quasi in finale l’Italia? Il rigore di Baggio, nella finale del 1994 con il Brasile dopo i tempi supplementari e regolamentari, (...) che volava tragicamente in alto, sopra la traversa (...)? Il colpo di testa di Materazzi, su cross di Pirlo, nella finale di Berlino 2006, che pareggiò i conti con la Francia e ci portò ai sup-

plementari prima e ai rigori dopo, ultimo ostacolo, che superammo con il rigore di Grosso e che, ancora una volta, ci consentì di diventare campioni del mondo (...)? O le lacrime di tutti gli Azzurri nel Mondiale 2010 in Sudafrica, (...) in cui l’Italia fu eliminata ai quarti di finale (...)? Facciamo esercizio di nostalgia? Scegliamo dunque (...) e tiriamo fuori il più bel gol di sempre? No, il più bel gol è quello che verrà, (...) con la Nazionale che si gioca la coppa del mondo con chissà chi. Sarà una notte d’amore e di passione, le strade silenti, l’aria fresca dopo un giorno di caldo a cui si è sfuggiti andando al mare, tutti con le finestre aperte, qualcuno piazzato nella terrazza con parenti e amici, alcuni anche digiuni di calcio ma appassionati per una notte (...), la voce del telecronista che sciorina nomi, che racconta azioni di gioco, che trasmette al cuore nuove emozioni. (...) Pronti ormai a vivere la coda dei supplementari e forse i soliti imprevedibili rigori, il cuore che batte a mille all’ora (...). Qualche minuto e saremo campioni del mondo come nel 1934, nel 1938, nel 1982, nel 2006. (...) Con la gente che si riversa nei balconi ad urlare, con le terrazze che diventano pista da ballo e i caroselli di auto, cento, mille, un milione che fanno presto a fendere il silenzio della notte che a quel punto si sarà fatta calda. Campioni del mondo ancora una volta, con il gol più bello che è già nato nella notte del trionfo. Sognando il gol che verrà, sarà il più bello. ENZO LEMMO

4 giugno 2014 Gentile signor Lemmo, per motivi di spazio pubblichiamo la Sua lettera parzialmente, ringraziandoLa per aver condiviso con noi e con tutti i lettori ricordi ed emozioni.


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IL SORGERE DELLA TERRA VISTA DALLA LUNA Dicembre 1968, Missione Apollo 8. Ăˆ cosĂŹ che appariva il nostro pianeta visto dallo spazio. Suggestivamente azzurro e velato dalla sua atmosfera, mentre rifletteva la luce del Sole.


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La mattina del 24 dicembre 1968 l’Apollo 8 raggiungeva l’orbita lunare, ruotando dieci volte intorno al nostro satellite per una missione di ricognizione e di verifica di eventuali siti su cui allunare. Gli astronauti Frank Borman, Jim Lovell e William Anders scattarono numerose foto in alta risoluzione, tra cui questa della Terra vista dalla Luna.


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20 luglio 1969

La luna

I rover lunari

Sono passati 45 anni dal primo viaggio, ma la Luna attira ancora lo sguardo degli scienziati.

dista meno di 4 giorni di viaggio dalla Terra e potrebbe avere risorse minerarie utili per viverci.

diventeranno il mezzo piÚ economico per sostituire l’uomo nelle missioni di studio e analisi.

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[ ANNIVERSARI DI

GIOVANNA DALL’ONGARO ]

INNAMORATI DELLA LUNA «Quarantacinque anni fa Neil Armstrong compì il celebre piccolo passo che fece fare il grande balzo all’umanità. Da allora il nostro satellite è stato a lungo esplorato rivelando molti aspetti di sé, ma non tutti. Ora vale la pena conoscerlo più a fondo perché, prima o poi, potremmo passarci un po’ di tempo»

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noscere con precisione alcune ouston, qui Mare della sue caratteristiche che potrebTranquillità, Eagle è atbero rivelarsi di fondamentale terrato». Era il 20 luglio importanza se mai decidessimo del 1969 e Neil Armstrong, ridi passare lassù un po’ di temvolgendosi al centro di controlpo. Di questi aspetti abbiamo lo texano, preannunciava al parlato con Enrico Flamini, comondo intero che un’impresa ordinatore scientifico dell’Agenepocale stava per compiersi. zia Spaziale Italiana (Asi). Sei ore e mezza più tardi, infatCosa sappiamo della Luna e ti, “il piccolo passo” dell’astrocosa invece nauta ameriresta ancora cano sul suo«Le prossime da scoprire? lo lunare si missioni saranno Le diverse sarebbe traprobabilmente missioni Asformato nel eseguite con l’uso pollo hanno “grande baldi rover, robot cambiato inzo” che l’utelecomandati nanzitutto le manità aveva a distanza, p re c e d e n t i tanto atteso. che serviranno ipotesi sulA quarantaa migliorare, tra l’origine delcinque anni l’altro, le manovre la Luna. Fino di distanza di atterraggio» agli anni Sesdal memorasanta si penbile evento e sava che la Luna si fosse formadopo le successive esploraziota insieme alla Terra dal mateni, il corpo celeste, fedele comriale primordiale della nebulopagno di viaggio della Terra, è sa protoplanetaria. Dall’analisi ancora capace di attirare su di dei campioni di roccia lunare sé lo sguardo curioso degli raccolti dagli astronauti si è inscienziati. Che si ritrovano, dovece scoperto che il nostro sapo tanti anni, a volere nuovatellite è una costola della Terra mente la Luna. Certamente per che si è staccato dalla crosta motivi assai diversi da quelli che terrestre a causa dell’impatto il 16 luglio del 1969 alimentacon un altro corpo circa 4,7 mirono i potenti motori del razzo liardi di anni fa. Lo dimostra anSaturn V, progettato da Werche il fatto che la densità menher Von Braun, lanciando i tre dia della Luna è pressappoco membri dell’equipaggio deluguale a quella delle rocce dell’Apollo 11, Neil Armstrong, Edla crosta terrestre. win Buzz Aldrin e Michael ColDopo le missioni Apollo l’inlins, verso l’agognata meta. A teresse per la Luna si è manmantenere vivo l’interesse per tenuto vivo? il nostro satellite non c’è più la Dopo il programma Apollo è frenetica corsa allo spazio tra cominciata l’era degli Shuttle e Usa e Urss, ma il desiderio di co-

la Luna è stata messa da parte. L’esplorazione spaziale si è concentrata su altri obiettivi e sugli altri pianeti da scoprire, come Venere, Mercurio e poi Marte. L’interesse per la Luna è ritornato alla fine degli anni Ottanta, inizio anni Novanta. Perché si è tornati a “volere la Luna”? Perché ci sono alcuni aspetti interessanti ancora da chiarire. Come, innanzitutto, la presenza di acqua. I dati raccolti da alcune missioni, tra cui “Clementine” e “Lcross” nel decennio scorso, indicano che l’acqua è presente in quantità maggiore di quanto pensavamo ma ancora non abbiamo prove certe di quanta effettivamente ve ne sia. Non abbiamo certezze neanche sulla quantità di ghiaccio presente ai poli. Inoltre, abbiamo misurato solo di recente con precisione il campo gravitazionale della Luna grazie alla missione “Grail”, ma conosciamo poco la sua mineralogia. Tutte queste informazioni sono indispensabili per un eventuale insediamento umano o per altri utilizzi del suolo lunare. La Luna, quindi, può essere sfruttata? La Luna dista meno di quattro giorni di viaggio dalla Terra e potrebbe, perché no, essere utilizzata come risorsa di materiali utili alla Terra o anche per viverci. Ma è necessario prima di tutto sapere se l’acqua deve essere portata da Terra oppure no. Avere l’acqua a disposizione significherebbe inoltre poter contare sull’ossigeno da usare come carburante per i razzi. Mentre per immaginare di sfruttare le risorse minerarie dovremmo sapere di più sulla quantità di Elio 3 a disposizione che potrebbe servire come fonte energeti- »

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DALLA TERRA ALLA LUNA IN POCHE PAROLE

}

«Ecco alcune frasi, più o meno celebri, che hanno accompagnato la missione Apollo 11» KENNEDY STREGATO DALLA LUNA «Io credo che questa Nazione debba porre a se stessa una sfida raggiungendo l’obiettivo, prima della fine di questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e di riportarlo vivo sulla Terra» (Discorso sullo State of the Union, 25 maggio 1961).

L’ATTERRAGGIO, 20 LUGLIO 1969 Neil Armstrong: «Houston, qui Mare della Tranquillità. L’Eagle è atterrato» e dalla Terra: «Avete fatto diventare blu un po’ di gente qui. Stiamo respirando di nuovo».

LA VOCE DEI PROTAGONISTI Neil Armstrong: «Questo è un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo per l’umanità» e poi la descrizione della superficie: «A grana molto fine... quasi come polvere». Buzz Aldrin (sceso per secondo): «Magnifica desolazione».

LA TARGA Gli astronauti dell’Apollo 11 lasciarono sulla Luna una placca con incise le seguenti parole: «Qui uomini dal pianeta Terra fecero il primo passo sulla Luna. Luglio, 1969 d.C. Siamo venuti in pace per tutta l’umanità».

ARRIVEDERCI LUNA Gene Cernan, comandante della missione Apollo 17, ultimo uomo a camminare sulla Luna nel 1972, prima di rientrare disse: «Ce ne andiamo come siamo venuti e, se Dio vuole, come ritorneremo, con pace e speranza per tutto il genere umano».

[ SOPRA, DA SINISTRA, GLI ASTRONAUTI NEIL ARMSTRONG, MICHAEL COLLINS E EDWIN ALDRIN. ]

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ca sulla Terra, o sulla presenza delle terre rare molto utili per la costruzione dei dispositivi elettronici. Infine, con qualche informazione in più sul campo gravitazionale potremmo perfezionare le manovre di atterraggio. Ma veramente potremmo vivere sulla Luna? E dove abiteremmo? In gallerie sotterranee, probabilmente. A questo riguardo sarebbe molto interessante infatti studiare in modo approfondito le zone vulcaniche per accertare la presenza di tunnel naturali, i cosiddetti lava tubes, che potrebbero ospitare colonie umane, visto che la vita in superficie è resa impossibile dalla potente radiazione solare. La presenza di questi cunicoli per ora è solo indiziaria e servirebbero ulteriori indagini per avere prove certe. Come si otterranno i dati che cerchiamo? Manderemo nuovamente l’uomo sulla Luna? Il costo di una missione con e-

quipaggio umano è circa dieci volte maggiore di una che sfrutta i robot. Quindi, in tempi di crisi come quelli attuali le risorse non lo permettono. Conviene piuttosto mandare dei rover con lo scopo di migliorare le manovre di atterraggio e di analisi in situ. La Cina, però, la pensa diversamente e ha annunciato di voler spedire i suoi uomini... Certamente la Cina ha una voglia e una capacità di rischiare che l’Occidente non ha più. Se un fatto del genere accadesse, è comunque prevedibile una reazione da parte dei Paesi occidentali. Perché, per le ragioni che abbiamo detto, la Luna è un avam-

posto strategico. Ma la Luna di chi è? Di nessuno. I trattati internazionali stabiliscono infatti che la proprietà non può essere reclamata da Paesi o da privati. Si può utilizzarla ma non si può possederla. Ciò vuol dire che se una compagnia di un qualsiasi Paese, per fare un esempio, decidesse di impiantarvi una miniera per l’estrazione di qualche minerale sarebbe libera di farlo, ma non potrebbe affermare che quel territorio è suo. Insomma, la Luna continuiamo a volerla ma, in un certo senso, non l’avremo mai... È così. Ma possiamo utilizzarla in vari modi. Tra l’altro, l’assenza di atmosfera e la radiazione solare escludono il rischio di inquinamento batterico dovuto a organismi che potremmo portare dalla Terra. Un vantaggio, in termini di semplificazione dei progetti e quindi costi, che un pianeta come Marte per esempio non offre.

?

DOVE ERAVATE QUEL GIORNO Il 16 luglio 1969 l’Apollo 11 partì dal Kennedy Space Center (Cape Canaveral - Florida) con a bordo Aldrin, Armstrong e Collins. Il lancio fu seguito, oltre che da quanti si affollavano intorno alla base, da milioni di spettatori alla televisione. L’allunaggio avvenne quattro giorni dopo, il 20 luglio. Resta indimenticabile la diretta televisiva di Tito Stagno in collegamento con Ruggero Orlando da Houston. E voi, cosa vi ricordate di quei momen-

ti? Cosa stavate facendo? E come pensavate che sarebbe cambiato il mondo, allora? Raccontatelo a: Redazione 50&Più Largo Arenula 34 - 00186 Roma


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PER VIVERE A LUNGO E SERENAMENTE LO STORICO CONDUTTORE DI “ELISIR” HA LE IDEE MOLTO CHIARE: SEGUIRE UN CORRETTO STILE DI VITA, TENERE IMPEGNATI MENTE E CORPO E COMBATTERE LA SOLITUDINE

}

MICHELE IL MODO MIGLIORE PER INVESTIRE LE NOSTRE RISORSE È QUELLO DI UTILIZZARLE PER IL BENE DELL’UMANITÀ E PER IL PROGRESSO DELLA SUA STORIA

MIRABELLA DI GIADA VALDANNINI

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INTERVISTA MICHELE MIRABELLA [ MICHELE MIRABELLA, IN SERVIZIO ALLA RAI DAL 1973, QUARANT’ANNI DI INTENSA ATTIVITÀ.

AL CENTRO, CON ALBERTO ANGELA DI GATI ALLA PRESENTAZIONE DI UN PALINSESTO RAI. SOTTO, CON ANNA VILLARINI E GIOVANNI ALLEGRO, CON CUI HA CONDOTTO “PRONTO ELISIR”. ]

ED ELSA

ongevi e felici. È possibile? Sì, con un pizzico di fortuna e una certa cura di sé. Tanto più in Italia dove, secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’aspettativa di vita è superiore alla media. Con una speranza che tocca, superandoli, gli ottantadue anni. Secondi, solo alla Svizzera e a Singapore. A giudicare dai dati del rapporto World Health Statistics 2014, si vive sei anni in più rispetto al 1990. Nonostante ciò, restano grandi le differenze tra nazioni ad alto reddito e quelle con forte disagio economico. Un bambino nato in uno Stato ricco vive mediamente fino a 76 anni, mentre uno che cresce in un’area povera del pianeta non supera i 60. Ma c’è un modo per campare cent’anni, o giù di lì? Delle abitudini sane da coltivare? Ne abbiamo parlato con Michele Mirabella, storico conduttore di Elisir, il fortunato programma di Rai Tre che si occupa da anni di salute e benessere. Lui, personaggio televisivo, attore, docente universitario e regista di teatro, ha le idee chiare.

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Professor Mirabella, qual è quindi l’elisir di lunga vita? Condurre un’esistenza in sintonia con la natura, mangiare sano, occupare la mente: sia nella contemplazione del passato che del futuro. Io dico sempre «avere nostalgia del futuro», perché mi piace l’idea che abbiamo preparato un mondo un po’ migliore, forse, di come lo abbiamo ereditato. Si può essere dunque longevi e felici? Perché no! Se la vita è lunga ma tormentata da affanni e angosce, che è lunga a fare? Bisogna dare anni alla salute perché ci ricompenserà facendoci vivere più a lungo, ma anche salute agli anni per viverli in maniera serena. Mente sana in corpo sano, dunque. Bisogna avere cura di entrambi. Coloro che raggiungono l’età matura in buone condizioni psicofisiche testimoniano il valore della serenità e quindi mai della rassegnazione. In poche parole, la ragionevolezza della serenità. La vita ha le sue regole ed è nostro compito, oltre che diritto, goderne appieno. Non nel senso di scialacquare le risorse che ci sono state date dal Padre Eterno, quanto di usarle in maniera provvidenziale per essere sempre utili all’umanità, al progresso della sua storia. La memoria, la lucidità, che ruolo giocano? Un ruolo fondamentale. La nostra memoria - intendo dire quella di noi in là con gli anni - è formidabile perché l’abbiamo allenata sin da piccoli imparando tutto a memoria. Non so come faranno quelli che si sono votati ai computer: vorrà dire che i loro pc avranno una vecchiaia serena arrugginendo nelle discariche, mentre loro non ricorderanno nemmeno la preghiera che apre il pranzo. Da trent’anni a questa parte è cambiato decisamente il modo di invecchiare. Non trova? Certo. L’aspettativa di vita è salita oltre gli ottant’anni. Gli anziani, però, oggi, restano sempre più soli perché le famiglie sono spesso ristrette per numero e qualità. Vengono parcheggiati negli ospedali, accantonati negli ospizi, lasciati a deperire e ad annoiarsi davanti alla televisione. I figli non si occupano dei padri e delle madri e questo è un delitto che grida vendetta davanti a Dio. Nel Suo programma ha parlato anche di robot da compagnia che, all’evenienza, segnalano a sanitari e parenti che la persona - nella fattispecie l’anziano - non sta bene. Che ne pensa di questo utilizzo delle macchine?


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MICHELE MIRABELLA La robotica è un ottimo accessorio come lo è il telefono, la radio, la televisione. Una buona soluzione per alleviare la solitudine ma, senza una persona in carne e ossa, senza qualcuno con un cuore palpitante, l’apparecchio diventa una ferraglia. In assenza di qualcuno che si affacci all’uscio per risanare dalla solitudine con una battuta di spirito, una tenerezza, gli strumenti elettronici sono ferri vecchi. Invecchiare ha qualche vantaggio? I vantaggi sono pochissimi, è inutile prenderci in giro. Tra questi, ci sono i ricordi e l’esperienza. Però, siccome la cultura moderna, così volgare e sciattona, non ha bisogno del passato, essi finiscono per perdere valore agli occhi di molti, mentre dovrebbe essere chiara l’importanza di mutuare dall’esperienza la ricchezza. La Sua di vecchiaia? La sto vivendo, ma troppo più in là non mi proietto. Prego soltanto il Signore di darmi la salute. Come ha iniziato a occuparsi di medicina, Lei che ha una formazione letteraria? È stato per caso. Io sono sempre stato appassionato di medicina e poi, sa, anche il medico è un umanista, non uno scienziato. Il medico, infatti, non si occupa di malattie ma di persone che hanno malattie. Lo dice lo stesso giuramento di Ippocrate: il dottore studia gli uomini, non i loro malanni. Comunque, tornando al programma, è capitato per caso: quando la rete mi ha chiesto un format sul benessere, mi sono messo al lavoro. C’è da dire che non lo volevo nemmeno condurre, temendo la mia ipocondria. Poi, invece, ha accettato… E mi sono trovato benissimo. Mi ha aiutato perché è

«Se la vita è lunga ma tormentata da affanni e angosce, che è lunga a fare? Bisogna dare anni alla salute perché ci ricompenserà facendoci vivere più a lungo, ma anche salute agli anni per viverli in maniera serena»

LA CARRIERA

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asce a Bitonto (Ba) nel 1943. Si laurea in Lettere e Filosofia all’Università degli Studi di Bari e nel 1973, dopo aver vinto una borsa di studio, inizia a lavorare in Rai. Regista, autore, attore di teatro e cinema, conduttore radiofonico e televisivo, Michele Mirabella nel corso della sua carriera ha dimostrato la sua personalità eclettica: regista di numerose opere liriche e di oltre sessanta spettacoli teatrali, ha recitato in diverse compagnie e in teatri stabili in tutta Europa e negli Stati Uniti. Insegnante di “Sociologia della Comunicazione: Teorie e tecniche dei mezzi di comunicazione di massa” presso l’Università di Bari, è stato insignito della laurea honoris causa in Farmacia dall’Università di Ferrara e, di recente, ha ricevuto il Premio Copernico, prestigioso riconoscimento per la divulgazione scientifica. Tra le sue pubblicazioni: La più bella del villaggio (Robin, 2003), Cantami, o mouse (Mondadori, 2011), Lo spettatore vitruviano (Armando, 2013). Dal 1996 conduce Elisir su RaiTre.

[ SOPRA, IL CONDUTTORE CON EVA CROSETTA NEL PROGRAMMA DI

RAITRE “APPRESCINDERE”,

UN’ALTRA SUA CREATURA TELEVISIVA.

]

anche stata un’occasione per studiare. La gente non studia più e vedere riconosciuto l’impegno dà soddisfazione, come quando l’Università di Ferrara mi ha conferito la laurea honoris causa in Farmacia: per me, una grande gioia. In più, un mese fa, mi è stato dato il “Premio Copernico” che è un prestigiosissimo riconoscimento mondiale per la divulgazione scientifica. Conduttore, attore, regista di teatro, docente universitario. Come tiene assieme tutte queste passioni? Facendone una alla volta e tutte insieme. Quanto di teatro c’è nella mia conduzione di Elisir? I volti del piccolo schermo dovrebbero passare dal palcoscenico e dai microfoni della radio prima di approdare alla televisione. Una volta c’era un’indispensabile patente che si chiamava “abilitazione al microfono” e consisteva nel dover dimostrare di conoscere almeno tre lingue, di parlare un perfetto italiano, di avere una cultura generale di livello superiore e di avere una bella voce, una perfetta dizione; oggi, non c’è nulla del genere. Nel ‘93 condusse un programma, Venti e venti, in cui giocava con la lingua italiana coinvolgendo i telespettatori. C’è ancora bisogno di format di quel genere? Tutti i giorni, prima e dopo i pasti. Come una medicina. Quest’anno la Rai festeggia i sessant’anni della Tv pubblica. Un bilancio? Sono stati anni fantastici, protagonisti di una modernizzazione velocissima. Il nostro Paese è alieno dalla galassia Gutemberg - legge poco, guarda piuttosto le figure - e la televisione ha svolto un ruolo importante. Anche educativo. Intanto, a giudicare dalla longevità di Elisir, l’interesse in Tv per la medicina persiste. Forse perché Elisir non è una trasmissione. È divulgazione amichevole, alla portata di chiunque e utile alla collettività. Contribuire al benessere di una comunità significa anche infondere serenità. Se dovessi dirlo con una parola, il successo di Elisir sta nella carità divulgativa che è ispirata dai grandi Padri della Chiesa, da Sant’Agostino, San Tommaso, San Francesco. LUGLIO/AGOSTO 2014

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> @VVISO AI NAVIGANTI

I PREFERITI DI DI PAOLO NEGRINI

LA TOP 5 DELLE COSE DA FARE, VEDERE, ASCOLTARE IN RETE

L’ABITO GIUSTO [ TRUCCHI E SUGGERIMENTI ] «Il tuo corpo non è sbagliato, il vestito sì. Non ci sono donne perfette che possono indossare tutto, ma abiti perfetti per ciascuna di noi». Il motto con il quale l’autrice del sito si presenta, lascia subito intendere l’argomento proposto: piccoli trucchi e suggerimenti per aiutare le signore ad indossare l’abito adatto alle loro esigenze. Insomma, niente più sguardi sconsolati davanti allo specchio. >> www.modaperprincipianti.com

UN SITO PER IMPARARE A MANGIARE [ NEL RISPETTO DELLA DIETA MEDITERRANEA ] L’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione è un ente pubblico di ricerca le cui attività sono rivolte allo studio degli alimenti e del loro ruolo nel mantenimento e nella prevenzione del rischio di malattie correlate all’alimentazione. Oltre a compilare ed aggiornare le tabelle di composizione degli alimenti, elabora le Linee Guida per una Sana Alimentazione Italiana, nel rispetto dei principi della dieta mediterranea e della nostra tradizione. Volete sapere se un alimento contiene una certa sostanza o in quali alimenti è contenuta? Dal menu laterale Banche Dati accedete a Tabelle di composizione degli alimenti. Nella casella di ricerca inserite i termini da trovare. >> www.inran.it

CERCO CASA [ VENDESI, AFFITTASI E... NON SOLO ] Casa.it è il portale immobiliare specializzato nel fornire informazioni su appartamenti, locali, negozi da affittare o acquistare in Italia. Inserire la località, la tipologia ed avviare la ricerca. Il sito fornisce anche informazioni su tutto quello che c’è da sapere riguardo a prezzi di mercato, ristrutturazione e adempimenti fiscali. >> www.casa.it

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A CENA FUORI [ SENZA GLUTINE ] La celiachia è un’intolleranza al glutine che colpisce un italiano su 100. L’esclusione del glutine dalla dieta non è facile da realizzare e fare la spesa o andare a cena fuori è un percorso ad ostacoli. Sul sito Celiachia.it, oltre a tutte le informazioni utili per affrontare questa intolleranza, è possibile ricercare gli esercizi commerciali iscritti all’Aic (Associazione Italiana Celiachia) che possano offrire un servizio idoneo alle esigenze alimentari dei celiaci. >> www.celiachia.it

RAEE [ NUOVE NORMATIVE ] Si tratta dell’acronimo di Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. La principale innovazione delle disposizioni, entrate in vigore il 12 aprile, consiste nell’introduzione del concetto di “uno contro zero“: il consumatore potrà “smaltire” RAEE di piccole dimensioni, presso i punti vendita senza alcun obbligo di acquisto. La normativa è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale: D.L. 14 marzo 2014, n. 49. >> www.gazzettaufficiale.it


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[ ATTUALITÀ DI

DANIELA FLORIDIA ]

«Dalla declassificazione dei documenti secretati alle iniziative per ricordare i momenti più bui del nostro Paese, qualcosa sta cambiando. Le troppe zone d’ombra che incombono su stragi, terrorismo eversivo e strategia della tensione, potrebbero essere rischiarate da una direttiva dello scorso aprile che rende pubblici gli atti delle Commissioni d’inchiesta»

STORIE D’ITALIA IN CERCA DELLA VERITÀ

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l 9 maggio, nel Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, istituito nel 2007 e celebrato nel giorno dell’uccisione di Aldo Moro (avvenuta proprio il 9 maggio del 1978), alla Camera dei Deputati, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, stringe commosso i familiari di chi è stato portato via dalla violenza cieca ed eversiva di un attentato, di una bomba o di un attacco terroristico. Sfilano, fra gli altri, portando le loro testimonianze Sabina Rossa, figlia di Guido Rossa, ucciso dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979; Manlio Milani, presiden-

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te dell’Associazione dei familiari dei caduti nella strage di Piazza della Loggia, e marito di Livia Bottardi, vittima della strage del 28 maggio 1974; Franco Sirotti, fratello di Silver Sirotti, deceduto nella strage dell’Italicus il 4 agosto 1974, e Rosaria Manzo, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage sul treno rapido 904 e figlia di Giovanni Manzo, ferito nella

strage del 23 dicembre 1984. Solo pochi giorni prima - il 22 aprile - il premier Renzi aveva firmato una direttiva che potrebbe aiutare a fare luce su alcune pagine buie della storia del nostro Paese, nel periodo che va dal 1969 al 1980, gli anni della strategia della tensione: i “fatti” di Ustica, Peteano, Italicus, Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Gioia Tauro, la stazione di Bologna e il rapido 904...

«Esiste già un piattaforma per accogliere i documenti “sdoganati”: è il portale della “Rete degli Archivi per non dimenticare”»

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La direttiva prevede che su queste vicende vengano messi a disposizione gli archivi dell’Intelligence, “desecretando”, ossia abbassando o eliminando il livello di riservatezza degli atti e il loro trasferimento all’Archivio di Stato, in modo che diventino accessibili a chiunque. Una “piattaforma” per accogliere questa documentazione, in realtà, già esisterebbe: il portale Rete degli archivi per non dimenticare, inaugurato nel 2011, creato all’interno del Sistema Archivistico Nazionale (San) con l’obiettivo di valorizzare e rendere disponibili per un ampio pubblico le fonti do-


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{CHI DEPISTA VA PUNITO } Aldo Moro Il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo cade proprio il 9 maggio, in ricordo della data in cui fu ucciso lo Statista.

«Su 14 stragi sono stati presi pochi esecutori e nessun mandante. Ad accomunarle, tutte, i continui depistaggi perpetrati. Le parole di Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione Vittime della strage di Bologna»

Piazza della Loggia 102 feriti e 8 morti. Quello eseguito a Brescia il 28 maggio 1974 fu uno degli attentati più feroci mai avvenuti in Italia.

cumentali esistenti sui temi legati al terrorismo, alla violenza politica e alla criminalità organizzata, conservati presso gli archivi di Stato e altri istituti disseminati sul territorio nazionale. Alla Rete hanno infatti aderito numerosi archivi privati, centri di documentazione e associazioni che hanno lavorato per conservare e tutelare la memoria storica del nostro Paese. Ma anche altre Istituzioni stanno procedendo ad operazioni “trasparenza”: la Camera dei Deputati, dal 23 maggio scorso, ha messo a disposizione tutti gli atti delle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la giornalista e l’operatore Rai uccisi nel 1994 a Mogadiscio perché stavano realizzando un’inchiesta su traffici illegali, par-

tite di armi e rifiuti tossici. Le associazioni delle vittime delle stragi, i comitati, i parenti di chi non c’è più, d’altronde, con una tenacia alimentata dal desiderio di giustizia, non hanno mai perso le speranze di conoscere la verità e quindi sostengono e promuovono iniziative per avere risposte. L’Associazione “Casa della Memoria” di Brescia, è una di queste: fra i suoi scopi l’acquisizione di documentazione sugli avvenimenti e le vicende relative alla strage di Piazza della Loggia (un’esplosione durante una manifestazione provocò la morte di otto persone e il ferimento di altre centodue) e alla “strategia della tensione“ al fine di pervenire alla più completa ricostruzione dei fatti. Ne cura la schedatura e la consultazione, garantisce l’apertura al pubblico di archivio e biblioteca, promuove la pubblicazione di studi e ricerche. A Bologna, al Museo per la Memoria di Ustica (www.museomemoriaustica.it), l’installazione permanente di Christian Boltanski composta da 81 luci e 81 specchi in memoria delle 81 vittime della strage - circonda i resti del »

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onorevole Paolo Bolognesi dal 1996 è presidente dell’Associazione vittime della strage di Bologna, nata il 1° giugno 1981 con l’obiettivo di ottenere con tutte le iniziative possibili la giustizia dovuta per quell’esplosione che, nella stazione di Bologna, causò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200. Chi c’era quella mattina del 2 agosto 1980 alla stazione? Stavo tornando con mia moglie dalla Svizzera, dove ci eravamo recati per un suo intervento chirurgico che per fortuna era andato bene. Ad aspettarci c’erano i miei suoceri, mia madre e mio figlio. Avremmo dovuto incontrarci per poi ripartire serenamente in vacanza per un mese, senza neanche passare da casa. Saremmo dovuti arrivare alle 10.40; arrivammo alle due del pomeriggio perché, ovviamente, il treno fu bloccato, e le informazioni che avevamo erano poche e contraddittorie. Si parlava di un attentato o di una caldaia scoppiata, sapevamo solo che la situazione era grave. Arrivammo alla stazione, devastata, e nessuno ci aspettava. Avere le informazioni era difficile. Poi ci dissero che mia madre e il padre di mia moglie erano al Rizzoli, un bambino che nessuno aveva riconosciuto - che forse si chiamava Marco e quindi poteva essere mio figlio - potevamo trovarlo all’Ospedale Maggiore. Della madre di mia moglie nessuna traccia. Cominciammo il giro per cercare i nostri parenti: ho riconosciuto mio figlio da una voglia sulla pancia, tanto per dare l’idea di come era ridotto. Verso le nove di sera, dopo aver fatto il giro degli ospedali, ci recammo alle camere mortuarie: intorno alle due di notte abbiamo riconosciuto la madre di mia moglie all’Istituto di Medicina Legale. Momenti terribili... Ancora oggi non so come ho fatto. A distanza di due » LUGLIO/AGOSTO 2014

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mesi sono passato davanti ad un grande magazzino dove stavano rifacendo le vetrine: c’erano tanti manichini nudi buttati per terra; mi è venuto in mente quello che ho visto all’Istituto di Medicina Legale - i cadaveri stesi per terra uno accanto all’altro - e ho avuto un crollo. D’altronde, avevamo avuto un morto e tre feriti in famiglia da curare; evidentemente, appena si sono abbassate un po’ le difese, è riemerso quello che era stato rimosso. Lei ha detto che su 14 stragi di nessuna si sono individuati i mandanti, di alcune gli esecutori, di tutte si sa che sono state oggetto di depistaggi. Come è andata con la strage di Bologna? A fine agosto era stata già individuata la pista che avrebbe portato agli esecutori materiali, ai servizi segreti, ai teorici dell’eversione nera. Ma appena la procura trasferì tutto all’Ufficio istruzione, questo si dichiarò incompetente su una serie di aspetti e l’indagine cominciò ad essere spezzettata. Dal quel momento si persero quelle indicazioni preziose che già erano state individuate in meno di un mese dalla procura: a cominciare dai nominativi dei 40 “sospetti” molti dei quali effettivamente poi finirono sul banco degli imputati, come Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, e furono condannati in quanto esecutori materiali insieme a Luigi Ciavardini. Quindi, se non ci fossero stati i depistaggi, l’esito del processo avrebbe potuto essere più corposo. Sono stati condannati gli esecutori e i depistatori: il gran maestro della loggia massonica P2, Licio Gelli, il faccendiere Pazienza, il generale Musumeci, il colonnello Belmonte: questi ultimi due ai vertici del Sismi, il Servizio Segreto Militare, ed iscritti alla Loggia massonica P2, condannati, in realtà, per calunnia pluriaggravata con finalità di ter-

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rorismo. Perché in Italia non c’è il reato di depistaggio. Lei ha presentato un disegno di legge per l’introduzione di questo reato nell’ordinamento giuridico italiano. Perché? E cosa prevede questo disegno di legge? Perché il depistaggio è stata l’arma di distruzione dei processi per terrorismo e stragi. Un’indagine partiva con un quadro anche abbastanza preciso, poi man mano che si andava avanti veniva portata verso dei filoni incredibili o strade inverosimili. Nel nuovo reato è previsto, fra l’altro, che anche chi sa e non parla debba essere condannato, perché chi copre o collabora con i “depistatori” è un complice. Molti sono stati in silenzio, anche nella strage di Bologna. La mia esperienza mi ha portato a definire un reato che prima non era previsto, ma l’importante è che funzioni. Quindi, ben vengano dei miglioramenti, purché in tempi brevi. Il disegno di legge è stato presentato subito, all’inizio della legislatura, e confido che entro l’estate possa arrivare in Aula. È importante, perché può essere utile per combattere tanti reati e fenomeni criminali che affliggono la nostra vita civile. «Sulle stragi - cito sempre delle Sue precedenti dichiarazioni - non ci sono misteri ma segreti». La direttiva firmata dal premier Renzi per la declassificazione degli atti relativi alle stragi servirà a svelare questi segreti? I misteri possono essere accettati solo per fede, e quindi nelle religioni. Quelli che ci sono dietro alle stragi o alle bombe sono segreti, il risultato di una precisa strategia. La direttiva del Presidente del Consiglio è in qualche modo il risultato di una battaglia che abbiamo incominciato nel 1984 con una raccolta di firme per l’abolizione del segreto di Stato sui rea-

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FILM - PER SAPERNE DI PIÙ • Bologna 2 agosto... I giorni della collera (2014), di Daniele Santamaria Maurizio e Giorgio Molteni • Romanzo di una strage (2012), di Marco Tullio Giordana, liberamente tratto dal libro Il segreto di Piazza Fontana di Paolo Cucchiarelli • Il muro di gomma (1991), di Marco Risi, sulla strage di Ustica E tantissimi altri materiali tra documentari, cortometraggi, ricostruzioni storiche e video.

ti di terrorismo e stragi. Alcune leggi sono anche passate al Senato, ma non servivano. Una legge del 1977 già introduceva alcune limitazioni, escludendo che il segreto di Stato potesse essere opposto in processi riguardanti l’attacco agli assetti istituzionali; poi, nel 2007, fu sancito che il segreto di Stato decadesse dopo 15 anni, prorogabili al massimo per altri 15. Nel caso della strage dell’Italicus il segreto di Stato fu opposto su alcuni nominativi. Se questo non fosse successo, forse si sarebbe potuta scoprire prima del 1981 la Loggia massonica P2 e magari evitare la strage di Bologna. Quindi, la direttiva è un’ottima notizia, perché avere le informazioni su alcune stragi può aprire molti squarci di verità su altri avvenimenti. Per questo è importantissimo che i documenti vengano riversati e sopratutto digitalizzati: l’analisi con le tecnologie attuali può portare molto lontano. Ora vedremo nei fatti cosa farà chi deve applicare la direttiva. Noi stiamo facendo la digitalizzazione dei processi, e abbiamo visto che parlare di mafie e terrorismo unitariamente può far riscrivere la storia dei fenomeni politico-criminali del nostro Paese.

DC9 abbattuto il 27 giugno 1980 mentre si dirigeva verso l’aeroporto di Palermo. Nello spazio antistante al Museo, Il giardino della memoria, per il XXXIV anniversario della strage ospiterà diverse attività, musicali teatrali e letterarie, che culmineranno il 10 agosto in una lettura di poesie. E, come sempre, è una poesia, incisa su una lapide, a farci riflettere sul significato di queste vicende drammatiche: quella scritta da una bambina di 9 anni, Nadia Nencioni, poco prima della notte fra il 26 e il 27 maggio 1993, quando a Firenze venne fatta esplodere una Fiat Fiorino imbottita di esplosivo nei pressi della storica Torre dei Pulci. Nell’esplosione Nadia perse la vita insieme alla sorellina Caterina, di neanche due mesi, i suoi genitori e uno studente - Dario Capolicchio di 22 anni mentre altre 48 persone rimasero ferite. Nella poesia Il Tramonto, che Nadia scriveva il 24 maggio, si legge: ...«Il pomeriggio se ne va Il tramonto si avvicina, un momento stupendo, il sole sta andando via (a letto) è già sera tutto è finito».


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[ ATTUALITÀ DI

*

UN VADEMECUM PER I MESI PIÙ CALDI

ANNA MERCURI ]

QUESTA ESTATE CLIMATIZZIAMOCI BENE «Condizionatore o ventilatore? La fretta non è buona consigliera. Prima dell’acquisto è bene informarsi sulla tecnologia più adatta alle nostre esigenze, sui consumi energetici e i costi. Alcuni suggerimenti utili per affrontare il caldo»

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on so perché, ma ho sempre amato l’idea dell’estate e del sole e il caldo afoso...», dice il pupazzo di neve Olaf nel film della Disney Frozen - Il regno del ghiaccio. Un desiderio condivisibile per chi vive al freddo, ma per chi deve fare i conti con estati torride e umide, forse ambirebbe a essere nei panni del simpatico Olaf, almeno per un po’. Ma la realtà impone soluzioni praticabili. Allora c’è chi agisce in anticipo, senza attendere l’arrivo dell’afa, e chi finisce per cercare soluzioni immediate. Con la fretta però si rischia di acquistare prodotti sbagliati. Il ventilatore è il prodotto più a buon mercato e con consumi energetici inferiori che vanno dalle 20 alle 50 volte di meno rispetto a un piccolo climatizzatore. Il ventilatore, però, potrebbe non bastare specie quando la temperatura in casa supera i 32°. Anzi,

in questo caso, è sconsigliato dal Ministero della Salute perché, oltre a essere inefficace, aumenta la disidratazione. Con il grande caldo l’abitazione può diventare un involucro infuocato quando pareti e tetti non sono ben isolati. Anche qui i rimedi più naturali, come arieggiare nel-

le ore più fresche e chiudere persiane e finestre in quelle più calde, non danno il sollievo sperato. Chi non se la sente di affrontare il problema alla radice con una ristrutturazione all’insegna del risparmio energetico, approfittando della detrazione fiscale del 65%, va alla ricerca di prodotti capaci di com-

battere il caldo in casa. Negli ultimi anni sono sempre più diffusi i condizionatori ad aria modello “split” (costituiti da un compressore esterno, in genere istallato sul balcone, e un’unità interna). All’apparenza, la scelta del climatizzatore sembrerebbe semplice e rapida, ma in realtà non lo è. Sono

La soluzione?

Dalle 20 alle 50 volte

Di tanti tipi

I Btu,

Ristrutturare la propria abitazione all’insegna del risparmio energetico, magari sfruttando le detrazioni previste del 65%.

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in meno rispetto ad un piccolo impianto di climatizzazione: sono i consumi energetici di un ventilatore. Ma non basta se la temperatura sale oltre i 32°.

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I condizionatori possono essere split (suddivisi in on/off e inverter): monosplit se bisogna raffrescare una sola stanza, multisplit in caso di più ambienti.

o British Terminal Unit, e i kW sono le due unità di misura per scegliere il climatizzatore più adatto sia per consumo che per metri quadri da rinfrescare.


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almeno quattro i parametri da tenere presenti: l’istallazione, la potenza, la tecnologia e l’etichetta energetica.

Sopralluogo e istallazione »Se avete deciso di istallare un condizionatore modello “split” prima di passare all’acquisto, è utile affidarsi a un tecnico di fiducia per un sopralluogo in modo da verificare se l’ambiente interno ed esterno sia adatto a una corretta istallazione e funzionamento. Ad esempio, il compressore esterno e gli “split” interni non devono essere esposti ai raggi diretti del sole, perché riducono l’efficacia delle prestazioni. Alla buona collocazione occorre aggiungere anche un’istallazione a regola d’arte. Quando si acquista un climatizzatore informarsi anche del costo di istallazione.

La potenza »L’apparecchio deve essere rapportato per dimensioni all’ambiente che deve rinfrescare. Si tratta di una misura necessaria per evitare di acquistare condizionatori troppo o poco potenti. Per scegliere la potenza giusta occorre far ri-

ferimento al valore espresso in Btu (British Terminal Unit) o in kW (potenza nominale). Ad esempio, per raffrescare una stanza di 10 mq sono necessari 5.000 Btu o 1,5 kW; da 10 a 15 mq, 7.000 Btu o 2 kW; da 15 a 25 mq, 9.000 Btu o 2,5 kW. L’indicazione della potenza nominale ci aiuta anche a fare i conti con la potenza elettrica disponibile nelle abitazioni che generalmente è di 3 kW. Se acquistiamo un climatizzatore troppo potente, il rischio è che la corrente salti di continuo.

tecnologia “on/off” » Lao “inverter” I climatizzatori “split” si dividono fra modelli “on/off” e a “inverter”. Nel primo caso la tecnologia è più semplice, meno costosa, ma gli apparecchi richiedono un maggiore impegno energetico. Il compressore lavora subito alla massima potenza fino al rag-

giungimento della temperatura richiesta per poi spegnersi e riaccendersi per tornare alla temperatura impostata. La tecnologia “inverter” funziona invece con un sistema modulante. La potenza del compressore inizialmente è massima, ma diminuisce gradualmente al raggiungimento della temperatura impostata che mantiene senza fermarsi. Questi climatizzatori costano di più ma si risparmia in consumi energetici. I climatizzatori possono essere “mono-split”, se c’è la necessità di raffrescare solo una stanza, o “multi-split”, se è necessario collocarli in più locali. In questo caso, un unico compressore esterno alimenterà più unità interne.

» Climatizzatori con pompa di calore Esistono molti modelli “split” che possono essere utilizzati, oltre

CHI USUFRUISCE DELLE DETRAZIONI FISCALI

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li interventi di sostituzione integrale o parziale del vecchio impianto termico con impianti di climatizzazione invernale realizzati attraverso l’acquisto di condizionatori, anche estivi, con pompa di calore ad alta efficienza, usufruiscono della detrazione del 65% ripartita in 10 anni. Le pompe di calore devono garantire un coefficiente di prestazione (Cop) e un indice di efficienza energetica (Eer) pari almeno ai valori minimi fissati nell’allegato I del decreto ministeriale 06.08.09. Per conoscere la documentazione necessaria alla detrazione: http://efficienzaenergetica.acs.enea.it. In luogo della detrazione del 65%, i condizionatori con pompa di calore, sia in caso di sostituzione che di nuova installazione, beneficiano della detra-

zione del 50% (art. 16-bis del Tuir) che prevede minori adempimenti e formalità. Il 50%, infatti, è applicabile agli interventi finalizzati al conseguimento di risparmi energetici anche in assenza di opere edilizie. Il beneficio fiscale, ripartito in 10 anni, si ottiene con la certificazione del produttore sulle caratteristiche tecniche e di risparmio energetico del climatizzatore con pompa di calore. Oltre alla fattura, è necessario il bonifico bancario con indicato: 1) la causale del pagamento (“Detrazione 50% per Interventi di cui all’art. 16-bis Dpr 917/1986”); 2) il codice fiscale del beneficiario della detrazione fiscale; 3) il codice fiscale/partita Iva del beneficiario del bonifico.

SOCIETÀ

che per raffrescare, anche per riscaldare gli ambienti perché dotati di pompa di calore. Dal punto di vista energetico sono tre volte più efficienti rispetto a una stufetta elettrica.

L’etichetta energetica »Come da direttiva europea, anche i climatizzatori hanno la loro etichetta energetica. L’etichettatura è stata aggiornata in modo da consentire una scelta più ponderata. La nuova etichetta prevede due indici nel caso di climatizzatori con pompa di calore: l’efficienza del raffreddamento (Seer) e del riscaldamento (Scop), più questi indici sono alti più bassi sono i consumi energetici. La classe energetica dell’apparecchio va da A+++, la più efficiente, a D, la più energivora. Altre informazioni sono la potenza espressa in Btu o in kW: più questi valori sono alti, più l’impianto è potente. Inoltre, è indicato il valore sulla rumorosità e quello sul consumo energetico e espresso in kWh su 500 ore di funzionamento all’anno.

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TRE GUIDE UTILI

}

EuroTopten è una guida on line del programma Intelligent Energy for Europe della Commissione Europea, curata dal Wwf Italia (www.eurotopten.it), per scegliere gli elettrodomestici. Ma c’è anche Come migliorare il microclima delle abitazioni durante l’estate. Regole per l’uso corretto degli impianti di aria condizionata, guida del Ministero della Salute (www.salute.gov.it). Infine, da www.mcexpocomfort.it si può scaricare Efficienza energetica: Quando e come utilizzare i condizionatori.

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[ ATTUALITÀ DI LUISELLA BERTI ]

L’assistenza del futuro? ARRIVANO I ROBOT «Non siamo su Marte ma sul pianeta Terra. E se il termine robot crea qualche perplessità quando si tratta di assistenza alle persone, allora possiamo chiamarlo mediatore, assistente, aiutante. La robotica dedicata alla terza età è una realtà. E l’Italia nei progetti dell’Unione Europea è in prima linea. Dal prossimo anno il primo robot “made in Ue” potrebbe già entrare in commercio»

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nvecchiare in buona salute? Non è questo il desiderio di tutti? Per vivere in autonomia a casa propria, con le abitudini di sempre, gli oggetti, i ricordi. «Per non pesare sui figli», come spesso si dice. L’età avanza per tutti e si vive anche più a lungo. Anni in più di vita che ognuno si augura di vivere pienamente e in libertà. Ma se fosse necessario l’aiuto di un assistente? Come lo vorremmo? Preferibilmente discreto, capace di stare al posto suo, che non sconvolga la nostra quotidianità e che, se ci dimentichiamo di fare qualcosa di importante come prendere le medicine, ci avvisi, ma con tatto. Insomma, che intervenga solo quando è necessario. Esiste un assistente così? E da dove viene? Sulla robotica dedicata alla terza età in Europa c’è un certo fermento e diversi milioni di euro investiti. Visto

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che gli europei saranno sempre più longevi, la parola d’ordine per una buona qualità della vita e mantenere la propria indipendenza è innovazione. Da qui l’investimento sulle nuove tecnologie, inclusa la robotica. Il tutto rientra nel programma europeo “Orizzonte 2020” che con l’innovazione e la ricerca punta a rilanciare l’economia dell’Unione Europea in maniera intelligente, sostenibile e solidale. A questo si aggiunge il programma comune Ambient Assisted Living (Aal) che coinvolge 22 Paesi, tra cui l’Italia. Il programma ha prodotto oltre 100 progetti innovativi dedicati alla terza età. L’investimento è di 25 milioni di euro nel 2014 e altrettanti ce ne saranno nel 2015. Grande impulso poi è arrivato dal Settimo Programma Quadro (FP7), il principale strumento di finanziamento dedicato alla ricerca.

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[ A SINISTRA, “NONNA LEA” CON IL ROBOT

MISTER ROBIN,

FRUTTO DEL SISTEMA

GIRAFFPLUS. ]

[ SOPRA E IN ALTO, DUE COMPONENTI DEL PROGETTO

ROBOT-ERA: IL ROBOT ORO, PER GLI AMBIENTI ESTERNI CHE FA

“ACCOMPAGNATORE”, DORO, PER L’ASSISTENZA IN CASA. ] ANCHE DA

E IL ROBOT DOMESTICO

Grazie a questi programmi, la robotica si è messa in moto coinvolgendo diversi gruppi di ricerca interdisciplinari (ingegneri, tecnici, medici, psicologi, etc...) oltre che aziende e industrie private. L’Italia è in prima linea in due importanti progetti. Il primo è GiraffPlus (www.giraffplus.eu), per il quale sono stati investiti 3 milioni di euro. Coinvolge il Consiglio Nazionale delle Ricerche, con l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (Istc-Cnr) e l’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione (Isti-Cnr). Insieme a loro lavorano altri partner pubblici e privati del Portogallo, Slovenia, Spagna, Regno Unito e Svezia che, con l’Università di Orebro, coordina il progetto. A testarlo presso le loro abitazioni sono 6 anziani tra Spagna, Svezia e Italia. La candidata nostrana è la 94enne Lea Mina Ralli, alias nonna Lea. Vive a Roma ed è una grande appassionata di tecnologia. CONTINUA A PAG. 29

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ARRIVANO I ROBOT!

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MISTER ROBIN ALL’OPERA A CASA DI NONNA LEA

«Ha 94 anni ed è una blogger molto attiva. Ama la tecnologia e la scrittura. Da cinque mesi sta sperimentando il sistema GiraffPlus. Siamo andati a vedere come stanno andando le cose»

«

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artecipare a questo progetto mi entusiasma tantissimo. Ne vedo il futuro e la sua portata mondiale. Ha già scatenato tanta curiosità. Molte signore mi chiamano chiedendomi se si può comprare. Rispondo che bisogna avere pazienza perché è ancora in fase di sperimentazione e occorre metterlo a punto», racconta Lea Mina Ralli, alias nonna Lea, che ha chiamato il robot Mister Robin e utilizza il sistema “GiraffPlus” da cinque mesi. «Il mio ruolo è quello di collaudare questo innovativo sistema di assistenza, dare dei consigli e vedere dove è possibile migliorare», dice. «Recentemente ho avuto un problema alla cervicale e non potevo più muovermi. Tramite Mister Robin mi sono collegata con il medico, il dottor Marcello Turno dell’Asl RmA che partecipa al progetto. È stato provvidenziale perché pur essendo di domenica il dottore è venuto in video, ha constatato il mio stato di salute, mi ha dato dei consigli e mi sono rimessa in sesto». Il malore è stato improvviso: «A seguito di una caduta che ebbi 20 anni fa, ho problemi alla cervicale e a un braccio. Sono cardiopatica da qualche anno. In-

somma, gli acciacchi ci sono». Nonna Lea ha 94 anni e mezzo e vuole vivere da sola nella sua casa romana. «Tutt’ora mia figlia mi chiede di trasferirmi da lei, ma ora che è diventata anche nonna, i suoi impegni sono aumentati, non voglio gravare su di lei. Con Mister Robin poi mi sento più sicura». Vilma è una figlia molto presente. «Da quando mia mamma sta sperimentando il sistema GiraffPlus - racconta -, mi sento più tranquilla, se c’è un allarme mi arriva uno squillo sul telefonino». Della mamma racconta che ha una mente “enciclopedica”, è una donna molto impegnata, adora la scrittura e l’informatica. Infatti Nonna Lea è una blogger e nel suo blog (http://nonnalea.wordpress.com) pubblica le sue poesie. Grazie ai sensori del sistema GiraffPlus, le attività di nonna Lea sono continuamente monitorate. Due volte al giorno un’assistente, tramite il robot, si collega con lei. «Verifichiamo la pressione sanguigna, si assicura che abbia preso le medicine e mi dà dei consigli», racconta. Com’è stato il primo impatto con il robot? È stata una sorpresa. Mi avevano parlato di un ro-


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[ «CON MISTER ROBIN MI SENTO PIÙ TRANQUILLA», DICE NONNA LEA.

A LATO, IL MISURATORE

DI PRESSIONE E IL GIROSCOPIO PER GENERARE L’ALLARME IN CASO DI CADUTA. IN BASSO, ALCUNE POESIE DI NONNA LEA.

SEGUE DA PAG. 27

bottino e quindi ho pensato fosse un piccolo oggetto. «Lo metterò sulla scrivania», mi sono detta. Invece ho visto che aveva il suo ingombro, che aveva bisogno di una sua postazione per la ricarica, quindi ha il suo spazio. A parte questo, faccio sempre la mia vita. Come è entrata a far parte del progetto? Sono stata contatta tramite la Asl. Ho dovuto superare un esame cognitivo e medico. «Signora deve rispondere a delle domandine», mi hanno detto. Invece erano tre fogli pieni di quiz. Morale? Sono riuscita a rispondere a tutte le domande. Io voglio riuscire in quello che faccio. Come nasce la Sua grande passione per la scrittura? Scrivo da sempre. Mi ero iscritta alla scuola magistrale, volevo fare l’insegnan-

te. Poi mi sono sposata a 16 anni, ho fatto la casalinga e cresciuto i miei 4 figli. Così ho ricominciato a studiare con loro. Quando sono rimasta vedova, a 75 anni, mi sono iscritta all’Upe, l’Università Popolare Europea. Ho preso dei diplomi di giornalismo, informatica, grafologia, psicologia, di tutto. Ho fatto gli esami, volevo vedere cosa rimane nella mente degli anziani a una certa età. Non credevo di farcela, ma ho sempre avuto il massimo dei voti. Ho fondato un giornale che si chiamava Senza Tempo. Poi, con la mia grafica, 82enne, abbiamo ricostituito il giornale Tempi nostri. Ho all’attivo 94 libri, li pubblico da me. Ho anche scritto un libro di preghiere per Papa Francesco - Le preghiere del cuore -; quando lo ha ricevuto mi ha inviato una lettera di ringraziamento.

Quanto tempo passa al computer? Molto. Al mattino controllo subito se c’è posta, rispondo, scrivo poesie e pubblico sul mio blog. Con gli italiani all’estero mantiene una corrispondenza continua. Cosa Le scrivono? Il rapporto con i nostri connazionali all’estero nasce dalla mia partecipazione come ospite del programma di Rai International, condotto da Francesca Alderisi, Sportello Italia. Ora, mi tengo in contatto con loro tramite la posta elettronica. Mi chiedono consigli, ricette, una poesia per un nipote. Quali sono i Suoi programmi per il futuro? Vado avanti come vado. Non faccio programmi. Vivo giorno per giorno. Ho tante cose da dire e da scrivere.

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«GiraffPlus è un sistema complesso, oltre al robot (che nonna Lea ha chiamato Mister Robin, ndr) nelle abitazioni vengono installati una serie di sensori sia di tipo ambientale che fisiologico», spiega Amedeo Cesta, ricercatore senior a capo del gruppo di Intelligenza Artificiale dell’Istc-Cnr. «Per sensori ambientali abbiamo quelli di movimento, sensori di pressione sulle sedie o sul letto, altri che indicano il funzionamento degli elettrodomestici, se una finestra o una porta sono aperte. I sensori fisiologici per la misurazione della pressione sanguigna oppure per la glicemia». Ma c’è anche un sensore particolare da indossare come fosse un ciondolo. «Si tratta di un giroscopio, un rilevatore di cadute che interviene facendo scattare l’allarme. Attraverso questi sensori abbiamo una raccolta dati continua grazie a un software strutturale messo a punto dai miei colleghi pisani. Se, ad esempio, c’è una fuga di gas o acqua sul pavimento, si genera immediatamente un allarme che può raggiungere un parente, oppure un centro di assistenza continua». I dati raccolti in tempo reale, poi vengono immagazzinati e analizzati attraverso un secondo software. Infine, vengono selezionati e inviati a seconda dei destinatari. «Quindi, da un lato abbiamo informazioni di lungo termine e dall’altro informazioni a breve termine per generare allarmi in caso di pericolo». Le informazioni di lungo periodo sono altrettanto importanti. «Forniscono informazioni aggiuntive: per il dottore sull’andamento nel tempo dello stato di salute della persona assistita, per il figlio che vuole sapere qualcosa in più dell’attività giornaliera del proprio genitore. Infine, servono per creare servizi aggiuntivi a seconda delle varie necessità e utili per coloro che si prendono cura della persona». Il robot nel caso di GiraffPlus svolge una funzione di telepresenza e di movimento all’interno dell’abitazione. «Il parente, il medico, possono mettersi in contatto con la persona, parlarci e perlustrare la casa manovrando il robot da una propria postazione fissa. La sensazione - sottolinea Cesta - è quella di essere all’interno dell’abitazione. In caso di allarme poi attraverso il collegamento con il robot è possibile verificare lo stato delle cose». » LUGLIO/AGOSTO 2014

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[ I ROBOT DEL PROGETTO ROBOT-ERA. DA SINISTRA: ORO PER GLI ESTERNI; CORO PER LE MANSIONI DI CONDOMINIO; DORO PER L’ASSISTENZA IN CASA. ]

La sperimentazione promette bene, tanto che a fine anno il sistema GiraffPlus entrerà in altre nove abitazioni, di cui tre sempre a Roma, e per la fine del 2015 l’azienda produttrice svedese Giraff Technologies prevede di metterlo in commercio con un costo iniziale di circa 2.000 euro e un affitto mensile di circa 200 euro. «Siamo sulla strada giusta - afferma lo studioso Cesta - ma vorrei precisare che non stiamo creando tecnologie per lasciare gli anziani soli in casa. Questo non è il futuro. Da tempo lavoro per creare strumenti che possano essere utili a questo segmento della popolazione. Lavorando in un Istituto di scienze cognitive, ho ben presente il fattore umano, il contatto umano non è sostituibile. Con questo progetto abbiamo la possibilità di studiare in ambienti reali come diverse persone in varie parti d’Europa reagiscono alla visione continua del robot e dei servizi aggiuntivi ad esso collegati. E lo facciamo per periodi che vanno da sei mesi a un anno. Il nostro obiettivo è quello di creare servizi che supportino gli anziani e ne facilitino l’assistenza». Il secondo progetto che coinvolge l’Italia ci porta verso una dimensione più avveniristica perché parliamo di robot autonomi o semi-autonomi in grado di cooperare tra loro e di interagire con le persone. Il progetto si chiama Robot-Era (www.robotera.eu/robotera) ed è coordinato dall’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con un finanziamento di 8,7 milioni di euro. Il progetto è iniziato nel 2012 e terminerà nel 2015.

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[ CORO, IL ROBOT CONDOMINIO, CONSEGNA LA SPESA DIRETTAMENTE ]

AL PIANO. TRA GLI ALTRI COMPITI QUELLO DI RITIRARE LA POSTA.

PROGETTO “ROBOT-ERA”

UNA PROPOSTA INTERESSANTE Gli over 65 di Pisa e dintorni che vogliono prendere parte alla sperimentazione del progetto “Robot-Era”, che partirà nel 2015, possono telefonare al dottor Filippo Cavallo al numero 0587672152 o inviare una mail a filippo.cavallo@sssup.it. In questo caso si tratta di tre robot, o meglio di tre piattaforme robotiche che operano in scenari diversi, all’interno dell’abitazione, nel condominio e in ambienti esterni. C’è il robot domestico, Doro, che agisce in casa fornendo servizi che spaziano dal fare la spesa on line al portare degli oggetti, dal ricordare di prendere le medicine al portare fuori la spazzatura. L’aspetto interessante è l’interazione con la persona: «Questa avviene - spiega Filippo Cavallo della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, coordinatore del progetto - attraverso il linguaggio naturale: il robot è in grado di attivare alcune prime fasi di dialogo con la persona. Poi può interagire attraverso il touch screen di cui è dotato. Può comunicare attivando luci a led colorate, a ogni colore e a seconda del modo in cui vengono accesi, danno informazioni immediate alla persona. Inoltre, può interagire in maniera fisica perché possono portare oggetti oppure aiutare la persona ad alzarsi, a camminare, fuori e dentro casa». Altro aspetto è la collaborazione tra i robot. Un esempio di come i robot possono interagire tra loro è l’ordine della spesa on line. L’ordine passa dal touch screen del robot domestico e arriva nel compu-

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ter del negozio. Il robot esterno, Oro, autonomamente va a ritirare la spesa, torna e la consegna al robot condominio, Coro, che entra in ascensore, sale al piano, esce, e si posiziona davanti alla porta. Nel frattempo il robot domestico, Doro, manda segnali alla persona per avvisarla che la spesa è arrivata a destinazione. Le tre piattaforme robotiche hanno superato una prima fase di prova. La sperimentazione è stata condotta nel laboratorio DomoCasa di Peccioli, dove è collocato stabilmente il laboratorio Service Robotics and Ambient Assisted Living Lab dell’Istituto di BioRobotica della Scuola superiore Sant’Anna, e presso la residenza assistita di Angen in Svezia, Paese partner del progetto con l’Università di Obrero, insieme alla Germania. Oltre 70 cittadini tra Italia e Svezia hanno collaborato con i ricercatori di Robot-Era. Nel 2015 partirà un secondo ciclo di sperimentazione, ma con modalità diverse: «Il secondo ciclo consisterà innanzitutto nel ridisegnare meglio tutti e tre i robot sulla base di quello che abbiamo già imparato. Poi faremo una grossa campagna di reclutamento, anzi i lettori di 50&Più potrebbero dare un grande contributo, per testare i robot

direttamente nelle abitazioni delle persone, come sta avvenendo con GiraffPlus». Ma come sarà regolamentato il mercato della robotica dedicato alle persone? L’Unione europea ci ha già pensato con il progetto “RoboLaw”, coordinato sempre dalla Scuola Superiore Sant’Anna e finanziato con 1 milione e 500mila euro. Il progetto si è già concluso e il Libro Bianco con le linee guida per la regolamentazione della robotica verrà pubblicato entro luglio 2014. «Abbiamo preso in esame gli aspetti legali, assicurativi, etici, di standardizzazione e certificazione legati alla robotica di servizio per uso personale. Possiamo fare i più bei robot del mondo, ma occorre una regolamentazione sicura affinché possano entrare sul mercato», afferma Cavallo. Cosa ci dobbiamo aspettare in futuro sulla robotica dedicata agli anziani? «Nei prossimi 5 o10 anni avremo dei robot, a me piace chiamarli dei mediatori, che assisteranno non solo la persona ma anche coloro che se ne prendono cura come i caregiver. Considerando la crescita della popolazione anziana e la necessità di un numero maggiore di operatori sociali, già pochi, sarà necessaria una riorganizzazione dell’assistenza a livello di Comuni, di Asl, di operatori sociali. I processi socio-assistenziali cambieranno, probabilmente si farà più uso di tecnologie robotiche che fungeranno da alter ego per gli operatori. Andando un po’ più in là negli anni, i robot saranno in grado di fare qualcosa in più e saranno integrati nel sistema socio-sanitario».


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DOVE TROVARE I LIBRI CON LE RUOTE

Ecco i Bibliobus nelle grandi città [ CULTURA ] DI

CARLO PENGUIN

LE BIBLIOTECHE in viaggio «Sono i Bibliobus, autobus comunali carichi di libri, che sostano nelle zone delle città nelle quali sono assenti le biblioteche. Il servizio è gratuito»

«

È

arrivato un bastimento carico di...». Beh, non è proprio un bastimento, ma è certamente carico di tantissime cose che hanno a che fare con la cultura, il divertimento e la conoscenza. Si tratta del Bibliobus, ovvero un autobus che trasporta libri laddove non ci sono biblioteche a disposizione dei cittadini. L’intento è quello di avvicinare le persone alla lettura e di fornire un servizio capillare sul territorio, servendo soprattutto zone periferiche o disagiate delle città, i piccoli comuni nei quali è assente

una biblioteca, ma di portare i libri anche a chi, per motivi di salute o di età, è impossibilitato a raggiungere luoghi di lettura. Coloratissimi e allegri, i Bibliobus al loro interno, al posto dei sedili, hanno scaffali carichi di libri, videogiochi, film. Arrivano in orari prestabiliti, nelle aree di sosta per loro predisposte. Quanti sono i libri? Alcuni veicoli riescono a trasportare oltre duemila volumi. Ma non tutti i libri a disposizione sono sugli autobus: esistono dei cataloghi on line attraverso i quali si può ordinare ciò di cui si ha bisogno.

Come funziona? Come una comunissima biblioteca. Alcuni bus hanno dei posti per chi vuole leggere un libro “a bordo”, e persino postazioni internet. I libri si possono prendere comunque in prestito e leggerli comodamente a casa propria. Basta mostrare un documento d’identità e il gioco è fatto. Ci sono poi dei sistemi di Bibliobus come quelli di Milano e Roma, che hanno attivato il prestito interbibliotecario, ovvero attraverso il Bibliobus di riferimento si possono prendere in prestito libri appartenenti ad altre biblioteche. Cosa offre? Libri per bambini, ragazzi e adulti (saggi, narrativa, storia, gialli), ma anche cd, dvd, audiolibri, libri in braille, videocassette e testi per stranieri.

La prima iniziativa

Nel mondo

risale al 1859, a Warrington (UK). Era la Warrington Perambulating Library ed il mezzo di trasporto era un calesse trainato da cavalli.

Il più grande Bibliobus è quello di Tampere, in Finlandia, che ospita anche 12 computer.

Sono tantissimi in Italia i grandi e piccoli centri che hanno un proprio servizio di Bibliobus gestito dal Comune. Di seguito le informazioni su alcune tra le maggiori città. A Milano un pullman è a disposizione dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 12.30 in varie zone della città. Per informazioni: Tel. 0288463365, www.comune.milano.it/biblio teche/sub_bibliobus.html. A Ravenna, dal 10 giugno fino al 23 agosto, è in vigore l’orario estivo del Bibliobus che serve la città ed il Lido, tutti i giorni dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.30. Per informazioni: Tel. 0544482116-482055 www.classense.ra.it/main/in dex.php?id_pag=49. A Firenze il Bibliobus è curato dalla BiblioteCaNova Isolotto del Comune. Percorre il territorio del Quartiere 4 dal martedì al venerdì a orari variabili. Per informazioni: Tel. 055055 www.biblioteche.comune.fi. it/bibliobus. A Roma gli orari vanno dalle 9.00 alle 17.30, dal lunedì al venerdì, a seconda delle aree servite. Per informazioni: Tel. 060608 www.comune.roma.it.


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SOCIETÀ

[ ESTERO DI ILARIA ROMANO ]

UCRAINA, un Paese in cerca di se stesso «Nel 1991 la dichiarazione di indipendenza e l’adesione alla Comunità degli Stati Indipendenti con Russia e Bielorussia. Da allora è stato un susseguirsi di elezioni e governi, crisi economiche e politiche, dovute all’antico legame con Mosca che oggi acuisce disordini legati al separatismo filorusso. 50&Più ha raccolto le impressioni di chi a Kiev vive tra le barricate»


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entre andiamo in stampa, per l’Ucraina sono giorni cruciali e la situazione si evolve di ora in ora. Le ultime notizie riguardano la ripresa del controllo di Slaviansk da parte dell’esercito ufficiale e l’abbandono dei posti di potere occupati dai “separatisti“. Il 9 luglio, dopo il cessate il fuoco unilaterale dichiarato dal presidente Poroshenko nei giorni precedenti, anche Putin ha mostrato un segnale di apparente apertura rispetto ad una soluzione del conflitto durante un incontro con il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini. Ma la negoziazione, se ci sarà, è ancora tutta da scrivere. Nel frattempo a Kiev il timore è che il conflitto alle porte del Paese serva a distogliere dalle questioni interne. Per questo Maidan, la piazza centrale di Kiev (nella foto in basso), non è ancora tornata alla “normalità“, anche se chi c’era stato nei giorni caldi e drammatici della protesta che portò all’epilogo il governo di Viktor Yanukovyc, oggi stenta quasi a riconoscerla. Ci sono ancora alcune tende, ma sempre di meno, e poi bandiere, striscioni e altarini con candele e foto delle vittime della rivoluzione dell’inverno scorso. Si cammina ancora fra la gente che continua a dormire in questi piccoli fortini, che hanno retto a temperature fino a venticinque gradi sotto zero, e dove ancora oggi si cucina, si discute, si scambiano informazioni, si celebra la liturgia ortodossa. «Piazza dell’Indipendenza, Maidan Nezalezhnosti e ora semplicemente “Maidan”, è stata il simbolo del riscatto della gente - racconta Maryna, 26 anni e un perfetto italiano, un impiego bancario nel reparto marketing -. Oggi qui sono rimasti i giovani e i meno giovani che non avevano un lavoro, e che restano a presidio di uno spazio sociale. Non so se sia un bene o un male, nel senso che molti pensano che la piazza, in pieno centro, non possa restare per sempre

con i sampietrini divelti, le barri- anni ed è tornata a Kiev per le elecate di copertoni e pallet inchio- zioni presidenziali del 25 maggio dati l’uno all’altro e a tratti cir- scorso -; per fortuna la gente ha condati dal filo spinato. Perché organizzato una rete di solidarieun tempo questa era la zona del tà incredibile». Nella capitale, inbusiness e il cuore pulsante del fatti, sono nati piccoli centri logiPaese, e fa male vederla così». Ri- stici di raccolta e spedizione di corda quando dopo il lavoro rag- beni di prima necessità per l’esergiungeva gli amici e i compagni cito. Si acquistano uniformi, nuoin centro, e ognuno si dava da ve e usate, che spesso vanno scufare. Anche solo a portare un cite e riadattate, vecchi teli milipo’ di viveri a chi non si allonta- tari che diventano zaini, sapone, nava mai, un termos di the cal- repellente contro le zanzare, dendo, una pentola di borsch (zup- tifricio, schiuma da barba e sigapa di barbabietola, ndr). Quan- rette. Il tutto viene meticolosado si manifestava per creare qual- mente impacchettato e spedito al cosa di nuovo, per amore del fronte. Dai civili. Le storie sono proprio Paese, e per cercare di tante. Ci sono persone che da cambiare il corso della politica e Kiev si sono trasferite a Slaviansk del futuro dell’Ucraina. E per per stare vicino ai figli che si sono arruolaquesto si era ti, e ai loro disposti a «Quello ucraino è commilitodare la vita. uno strano conflitto. ni. E che ora Oggi diverse Tutto viene fatto si occupano centinaia di passare per di smistare il persone conuna guerra civile» contenuto tinuano a videi pacchi vere in Piazdirettamenza Maidan. Molti dei giovani che sono sta- te a chi ne ha bisogno. ti per mesi sulle barricate si sono È una strana guerra, questa, perarruolati nella Guardia Naziona- ché sembra di essere tornati inle e sono partiti in direzione est, dietro di decine d’anni, eppure nel Donbass, mandati a interve- non c’è un vero fronte come in nire contro i cosiddetti separati- tutte le guerre contemporanee. sti, dove l’11 maggio scorso un Quello che è passato da tanta, referendum non riconosciuto dal parziale informazione è che si governo ucraino e dalla comuni- tratti di una guerra civile, o cotà internazionale, ha “legittima- munque di una battaglia di conto” l’autoproclamazione delle Re- trapposizione fra un governo napubbliche Indipendenti di Do- zionalista, quello di Kiev, e una fetta di popolazione separatista “finetsk e Luhansk. «A questi soldati manca tutto - lo-russa” che sta combattendo racconta Nila, una giovane don- per l’indipendenza da una naziona che vive in Italia da quattro ne che non riconosce più. » UN CRESCENDO DI VIOLENZA

LE PROTESTE DI MAIDAN Il 21 novembre la gente scende in piazza per protestare contro la sospensione, da parte del governo ucraino, di un accordo di associazione con l’Unione Europea. Da allora la repressione delle forze di polizia cresce, come pure la partecipazione di piazza che arriva a sfiorare le 800mila presenze. I primi giorni di scontri violenti si verificano fra il 30 novembre e il primo dicembre, e poi di nuovo dal 19 al 25 gennaio, quando vari edifici istituzionali vengono occupati, mentre la piazza diventa un raduno stabile. Fra il 18 e il 20 febbraio decine di manifestanti vengono uccisi da cecchini e dal fuoco della polizia. LUGLIO/AGOSTO 2014

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Basta andare a Donetsk per rendersene conto, attraverso la voce e la paura della gente del posto. In città non si combatte, gli scontri più sanguinosi si sono verificati in aeroporto a fine maggio e da allora non ci si può avvicinare. La presa del potere che ha portato alla proclamazione di questa nuova repubblica, che ora ha anche un suo canale televisivo (Donieska Respublika) mentre quelli più indipendenti vengono oscurati, è avvenuta con i kalashnikov in mano, dopo mesi e mesi in cui le notizie dei canali russi e di alcuni rappresentanti dei partiti locali “spiegavano” cosa succedeva a Kiev, in piazza Maidan, dove i manifestanti erano bollati come estremisti di destra che sparavano sulla polizia disarmata. «Vorremmo solo vivere in pace racconta Oxana - e negli ultimi tempi usciamo di casa solo per andare a fare la spesa, ma già non ci avviciniamo più alla zona della stazione, perché abbiamo sempre paura che succeda qualcosa. Siamo poco lontani dall’aeroporto e gli elicotteri li abbiamo sentiti passare sopra le nostre teste». A chiederle di cosa abbia paura, la signora risponde che il governo di Kiev ha promesso che chi parla russo sarà punito, e che quindi è giusto non rispondere più a un’istituzione centrale. E le elezioni del 25 maggio? «Qui nessuno è andato a votare - dice -. Io personalmente non mi riconoscevo in nessuno dei candidati, e poi il nostro sindaco ha detto di restare a casa». In questa città da oltre un milione di abitanti, fra le più ricche del Paese, in una regione piena di carbone e patria di alcuni degli oligarchi che hanno in mano gran parte della ricchezza economica e del potere, tutto è apparentemente in ordine. Strade ben asfaltate, parchi puliti e attrezzati, aiuo-

«Oggi gli occhi sono puntati su Petro Poroshenko, eletto presidente lo scorso 25 maggio» 34 I

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IL DONO DI KRUSCEV

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La Crimea fu donata al governo di Kiev nel 1954 dall’allora presidente dell’Urss Nikita Kruscev, e secondo il trattato di amicizia e cooperazione tra Russia e Ucraina del 1997, Mosca si era impegnata a non avanzare pretese territoriali sull’area nonostante avesse a Sebastopoli un’imponente flotta navale. Il porto è stato dato in affitto dal governo di Kiev al Cremlino inizialmente fino al 2017, scadenza poi prolungata dall’ex presidente Yanukovyc fino al 2042, in cambio di una riduzione sul costo del gas. Le prime proteste nella penisola cominciano proprio dopo la caduta di Yanukovyc e la sua fuga da Kiev, il 22 febbraio di quest’anno. Il 27 gli edifici principali della capitale Sinferopoli vengono occupati da paramilizie, e il primo marzo il Parlamento russo approva la richiesta di Putin di usare la forza militare nell’area. L’11 marzo il Parlamento della Repubblica Autonoma di Crimea dichiara unilateralmente l’indipendenza dall’Ucraina, con 78 voti favorevoli su 81 votanti. Cinque giorni dopo viene indetto un referendum sull’autodeterminazione, dove il 96,7% dei cittadini si è espresso a favore dell’annessione alla Federazione Russa.

le curate e locali raffinati in centro. Ordinata, ricca e tremendamente vuota. I segni della guerra sono nei palazzi occupati dai “separatisti”, quello della regione diventato sede della “repubblica”, dove campeggiano bandiere, filo spinato, sacchi di sabbia e uomini armati all’ingresso, e quelli, meno visibili, della Sbu, i servizi di sicurezza ucraini. «La gente oggi ha paura di uscire in macchina - racconta Roman, un imprenditore del posto, di origine russa -, soprattutto se ha un’auto di un certo valore, per-

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ché ad ogni check point potrebbe vedersela sequestrare. I più richiesti sono i fuoristrada, per questo non se ne vedono più parcheggiati in giro. Chi li ha ancora li tiene in garage ed esce a piedi». Anche questo è la nuova repubblica, ma chi non è d’accordo con quanto sta accadendo ha troppa paura di esporsi, e chi può lascia la città, con la scusa delle vacanze estive e della fine delle scuole. «Io mi sento ucraina, ma cosa posso fare contro uomini armati? - racconta una donna che con la famiglia ha lasciato

Donetsk alla volta di Ukrainka, località sul Dnipr a venti chilometri dalla capitale -. Spero di tornare a casa presto, e spero che il mio Paese resti questo. Parlo due lingue da sempre, ma non vorrei cambiare passaporto». Perché, nel Donbass, il fatto di sentirsi più vicini alla cultura russa, non ha impedito la vita per 23 anni, ossia dall’indipendenza del Paese ad oggi, e qui è normale il bilinguismo. Ma la propaganda ha creato davvero instabilità, e tanti credono di essere discriminati dal governo di Kiev, oltre che convinti di un dilagante neofascismo nelle istituzioni centrali, nonostante il partito di estrema destra non abbia toccato il 2% dei consensi. Eppure finora le istituzioni centrali non sono state in grado di fare informazione, di controbilanciare quella russa e quella separatista. Né prima né dopo la crisi di Crimea. E in pochi spiegano che le vittime degli scontri armati contro l’esercito ucraino sono più combattenti ceceni e russi che non civili locali. Lo confermano all’obitorio del più grande ospedale della città, dove raccontano che i corpi portati qui dall’aeroporto sono stati rispediti in Russia. Quelli dei ceceni seppelliti nel locale cimitero musulmano. Nel frattempo, il 7 giugno, ha giurato il nuovo presidente eletto il 25 maggio al primo turno, Petro Poroshenko, già ministro degli Esteri fra il 2009 e il 2010, e poi ministro dello Sviluppo Economico due anni fa. Uno dei più importanti uomini d’affari del Paese, con il suo impero nell’industria dolciaria. Un altro oligarca. È subentrato ad Olexandr Turchynov, presidente ad interim nominato dopo la fuga di Yanukovyc, ma mai completamente riconosciuto da una larga fetta di ucraini. Oggi gli occhi sono puntati su di lui, per ristabilire una situazione di normalità nel Paese, nei rapporti con la Russia, nei confini territoriali, fra la popolazione; anche se, come spesso si sente dire a Kiev, «ha vinto il migliore fra i peggiori».


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[ STORIA DI ROSELLA BENNATI ]

Quei due spari CHE CAMBIARONO IL MONDO «28 giugno 1914. L’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, erede dell’Impero austro-ungarico, e la duchessa Sofia stanno attraversando Sarajevo. Un primo attentato fallisce ma, mentre l’auto cerca di allontanarsi, un secondo attentatore, Gavrilo Princip, esplode due colpi con la sua pistola. È la goccia che fa traboccare il vaso, l’innesco del primo conflitto mondiale»


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«Quello che doveva essere un conflitto “lampo” finì col trasformarsi in un estenuante scontro di logoramento, fatto di trincee, con avanzamenti e rovesci di cui non si vedeva più la fine. In breve la società europea capì che nella guerra non c’era nulla di romantico»

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ono passati cento anni da quando, a Sarajevo, un giovane indipendentista serbo cambiò il destino del mondo uccidendo con due colpi di pistola l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell’impero asburgico, e sua moglie Sofia. Era il 28 giugno 1914: un mese dopo l’Austria-Ungheria dichiarava guerra alla Serbia, dando inizio alla Prima Guerra Mondiale. L’attentato di Sarajevo fu in realtà un pretesto: le vere cause del conflitto erano legate alla crisi dei rapporti internazionali europei, con le maggiori potenze divise dalle loro diverse politiche di colonizzazione, mentre da parte di molti Paesi cresceva la preoccupazione per la rapida ascesa della Germania. Inoltre, c’erano numerosi movimenti nazionalisti e irredentisti europei nei Balcani, in Alsazia e Lorena e, per quanto ci riguarda da vicino, in Trentino e a Trieste. Fu una guerra diversa da tutti i precedenti conflitti: coinvolse tutte le principali potenze mondiali e molte di quelle minori, e vide per la prima volta l’utilizzo di aerei, carri armati, sottomarini e anche delle prime micidiali armi chi-

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miche. La chiamarono “Grande guerra”, e fu un vero massacro: più di 70 milioni di combattenti e 9 milioni di caduti, oltre a 7 milioni di vittime civili, morte sì per gli eventi bellici ma anche per le carestie e le epidemie che ne conseguirono. «Una inutile strage»: così il pontefice Benedetto XV definì la Grande Guerra in un suo appello alla pace del 1917. Le voci contrarie alla guerra si levarono da molte parti, e ancora oggi è vivo il dibattito sulle cause, le ragioni e i torti di quell’enorme conflitto. Il nostro Paese restò neutrale per un anno, con mesi di forte contrasto tra gli interventisti (nazionalisti desiderosi di riconquistare territori un tempo appartenuti all’Italia e irredentisti che identificavano il conflitto con la prosecuzione del per-

corso risorgimentale e unitario) e neutralisti (socialisti sostenitori dell’internazionalismo pacifista, i cattolici e la maggioranza dei liberali). L’Italia entrò in guerra il 23 maggio 1915, dopo essersi alleata segretamente con la Triplice Intesa (Inghilterra, Francia e Russia) stipulando il Patto di Londra, che la impegnava alla guerra contro l’Austria attribuendole, in caso di vittoria, le terre irredente del Trentino, Alto Adige, Trieste e Istria e un pezzo di Dalmazia. Questo fu l’inizio. Il resto è storia: dalle prime lente e snervanti battaglie sul fronte italo-austriaco, nelle trincee scavate sulle montagne del Friuli, alla sconfitta di Caporetto, nell’ottobre del 1917; dagli errori del generale Cadorna alla conquista di Trento

Trincee

Spostamenti

Il simbolo di quegli anni: l’intera Europa Centrale ne è solcata e deturpata per chilometri e chilometri.

Furono uno degli elementi cardine nel conflitto. Non solo più velocemente, ma con materiali, armi, vettovagliamenti.

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e Trieste nel 1918 con la guida del generale Armando Diaz. Una vittoria importante, per il nostro Paese, che ancora oggi ci dà un senso di orgoglio e appartenenza, ma che costò la vita a più di 650mila soldati; non c’è paesino in Italia che non abbia nella piazza centrale il monumento ai caduti, con la lista dei nomi dei suoi giovani cittadini rimasti uccisi nella Prima Guerra Mondiale. Come avevano vissuto gli italiani la Grande Guerra? Ne avevano compreso le motivazioni? Cosa significò per loro la vittoria? Lo chiediamo allo storico Giovanni Sabbatucci, professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università La Sapienza di Roma e autore di diversi testi sulla Prima Guerra Mondiale (Il problema dell’irredentismo e le origini del movimento nazionalista in Italia, in Storia contemporanea (1970-1971); I combattenti nel primo dopoguerra, Laterza 1974; La crisi italiana del primo dopoguerra, Laterza 1976; La Grande Guerra come


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«Quarant’anni dopo la guerra francoprussiana del 1871, le cose erano cambiate: tattiche di combattimento, armamenti più letali, tecnologie mai viste»

[ IN ALTO, OPERAIE INGLESI IN UNA FABBRICA; SOPRA, 1918: CELEBRAZIONE DELLA VITTORIA. NELLA PAGINA ACCANTO: 24 MAGGIO 1915, APERTURA DEL “CORRIERE DELLA SERA”; BERSAGLIERI AL FRONTE; 1917, MILITARI FRANCESI A CAPORETTO. IN APERTURA, LA COPERTINA DE “LA DOMENICA DEL CORRIERE” DEL LUGLIO 1914, CON L’ILLUSTRAZIONE DELL’ATTENTATO ALL’ARCIDUCA D’AUSTRIA. ]

fattore di divisione, in AA. VV., Due nazioni, a cura di L. Di Nucci, E. Galli della Loggia, Il Mulino 2003). Professor Sabbatucci, la Prima Guerra Mondiale scoppiò un secolo fa, lontano dal nostro Paese. Come venne percepito l’inizio del conflitto dalla gente comune? La guerra appariva un fenomeno remoto? No, non così remoto. Nel 1914 le maggiori potenze europee non si affrontavano in guerra da più di quarant’anni (l’ultima era stata quella franco-prussiana del 187071). Ma c’erano stati momenti di forte tensione e conflitti nelle colonie e nei Balcani. E le potenze grandi e piccole si armavano sempre più. Dunque, la minaccia della guerra non era affatto scompar-

sa: molti la temevano, qualcuno addirittura la desiderava. Quel che è certo è che la guerra era considerata un’opzione sempre praticabile, sia che la si considerasse una sciagura o un crimine sia che la si vedesse come un’opportunità. L’entrata in guerra dell’Italia fu un passo condiviso dagli italiani? Il grosso della popolazione italiana non ne sentiva affatto la necessità. A volerla fermamente erano i ceti medi e soprattutto, con poche eccezioni, gli intellettuali, anche se con motivazioni diverse: completare l’opera del Risorgimento, fare finalmente dell’Italia una grande potenza, aiutare le potenze “democratiche” in lotta contro gli imperi autoritari, farla fi-

nita con la routine della “dittatura” giolittiana. Si trattava di minoranze, ma influenti e fortemente motivate. Del resto, se si fa eccezione per i socialisti (ma il Psi non arrivava a 50.000 iscritti), l’idea di un’opposizione attiva alla guerra era assai poco diffusa: il sentimento dominante era la rassegnazione. All’inizio del Novecento l’analfabetismo in Italia riguardava quasi il 40% della popolazione. Come venivano seguiti gli eventi bellici da chi non era in grado di leggere i giornali? A inizio Novecento esistevano ancora i banditori. Poi c’erano i luoghi di socializzazione (luoghi di lavoro, scuole, osterie, riunioni varie). In realtà le notizie hanno sempre trovato il modo di diffondersi, anche in assenza di giornali, anche quando non c’era il telegrafo e il tempo era quello necessario ai messaggeri a cavallo o alle navi per superare le distanze. »


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la sistemaziorotagoni[ DI HELLYS MARTIN ] ne della meste. Per moria comunecessità, ne, con un per coraggio, processo che per passione: le potremmo donne. Quando paragonare scoppia la Granalla scomparde Guerra fanno «Un libro racconsa carsica dei quello che hanno ta come la Grande corsi d’acqua, sempre fatto: racche pure alicolgono le sfide Guerra finì per cammentano imdella vita e si rimbiare anche loro, acceportanti sorboccano le manigenti, sono che. Escono di lerandone il processo passate nel sicasa ed entrano di emancipazione» lenzio di una nelle fabbriche, sepoltura che semplicemente viene consideperché c’è bisorata “naturale”, ma naturale non è». Alcune gno di loro; vivono l’orrore della prima linea e, di loro sono sopravvissute a questo oblio, coda infermiere, assistono e incoraggiano i feriti. Anme la Regina Elena che trasformò il Quirinacora: intellettuali appassionate che partecipano le in ospedale per i soldati e indossò anche al dibattito politico; donne istruite che non avelei il camice da crocerossina. Tante altre sovano mai lavorato e si trasformano in impiegano rimaste inghiottite da quel cono d’ombra te; giovani che, a rischio della vita, portano diche sempre tende a cancellare le donne dalspacci segreti. E poi boscaiole, guidatrici di tram la storia. Donne che la storia invece l’hanno e taxi, dirigenti negli uffici, maestre, sarte. Diefatta. Con un lavoro durissimo. Come, ad tro ognuna una storia: fatta di normalità e esempio, le portatrici carniche: tutti i giorni coraggio. Non eroine isolate, ma un popolo su e giù fino alla prima linea, sui sentieri di di donne in carne e ossa; volti inghiottiti dalmontagna, con più di 30 chili di rifornimenl’oblio appena spenti i clamori del conflitto, ti sulle spalle e in mano i ferri da calza. Un donne che - scrive Dacia Maraini nell’introdupasso, un giro di maglia. Così, per non stare zione a Donne nella Grande Guerra, appena con le mani in mano. uscito per Il Mulino - «appena è cominciata

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DONNE SUL FRONTE, EROINE SENZA NOME

«Questa resterà per sempre la “Grande Guerra”, un immenso conflitto che devastò un’Europa non più abituata a fronteggiarsi sui campi di battaglia» Nel ricordo dei nostri nonni la Prima Guerra Mondiale appare spesso ingentilita da una certa retorica patriottica. Fu davvero così o, in realtà, molti giovani restarono delusi dalla ferocia della guerra di trincea? All’inizio la delusione fu terribile. Anche se la guerra era in corso da dieci mesi, molti giovani erano partiti avendo in mente la rappresentazione idealizzata delle guerre del Risorgimento: pensavano comunque a una guerra breve, vittoriosa e risolutiva rispetto allo stallo che si era creato sui fronti. Non è detto, però, che l’impatto con la realtà abbia indebolito le

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motivazioni iniziali. In qualche caso avvenne il contrario: se si affrontavano tanti sacrifici, non ci si poteva accontentare d’altro che della vittoria. Quanto ai ricordi a volte (ma non sempre) edulcorati, succede così per tutte le guerre, soprattutto per quelle vinte. Quando si partecipa a un evento così importante si tende a idealizzarlo. E si preferisce essere ricordati come eroi piuttosto che come vittime di una violenza: non averlo capito fu l’errore fatale dei socialisti nel dopoguerra. [ 2 DICEMBRE 1918: ALCUNI FUNZIONARI GOVERNATIVI REDIGONO I TERMINI DEL TRATTATO DI

LUGLIO/AGOSTO 2014

VERSAILLES. ]

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La guerra mise l’uno contro l’altro contadini di Paesi diversi, spesso ignari di quanto avveniva nelle rispettive “stanze dei bottoni”. Secondo Lei, i soldati soffrivano di questa assenza di coinvolgimento, o ritenevano che la difesa della patria venisse comunque prima di tutto?

Non credo che questa fosse la preoccupazione principale della maggioranza dei combattenti. L’idea diffusa della guerra era quella di un flagello che si doveva comunque subire ed era dovuto a decisioni imperscrutabili e incomprensibili. E i capi militari per molto tempo non fecero quasi nulla per coinvolgere la truppa. L’idea della difesa dei confini della patria divenne più concreta solo dopo Caporetto, quando il nemico era già in casa: solo allora i comandi e il potere politico si sforzarono di popolarizzare la guerra o quanto meno di spiegarla. E se l’Italia non fosse entrata in guerra? Difficile fare la storia con i se, ma quale avrebbe potuto essere lo scenario? Se non fosse entrata allora, molto probabilmente lo avrebbe fatto dopo. Come la Bulgaria, la Romania o la Grecia. La guerra - e anche questa era una novità - tendeva quasi naturalmente a espandersi e a coinvolgere gli Stati neutrali. Ma soprattutto era diffusa nella classe politica italiana la convinzione che non si potesse star fuori da un evento che avrebbe deciso i destini dell’Europa. L’alternativa era quella di accettare il rango di potenza periferica e marginale, come la Spagna. Partecipando e vincendo, l’Italia si trovò inclusa fra i quattro grandi del mondo (in realtà tre e mezzo). Ma non per questo risolse i suoi problemi: anzi si incartò sciaguratamente nella sindrome della “vittoria mutilata”. La domanda di fondo - ne valeva davvero la pena? - resta dunque aperta.


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TRA NEVE E NEBBIA ILRACCONTO DELLA

GRANDE GUERRA «A 83 anni Ermanno Olmi ha prodotto il suo nuovo film sul ’15-’18, raccontando il conflitto attraverso gli occhi di 13 soldati. Con tanto di colpo di scena finale»

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orrei che prima di essere un bel film, fosse un film utile». Ecco la dichiarazione d’intenti di Ermanno Olmi, 83 anni, un vero e proprio manifesto che condensa e spiega il suo nuovo progetto di cui ha terminato le riprese a marzo. Torneranno i prati è

il bel titolo. Che non può che essere di buon augurio e speranzoso, proprio come lo è il suo regista, uno dei più grandi del nostro cinema. Certo si parla di guerra. Quella mondiale. Terribile. La Prima. Una mattanza. «A cento anni di distanza il miglior modo di celebrare questo

[ CINEMA DI PEDRO ARMOCIDA ]

conflitto mondiale è capire perché è successo», dice Olmi nel suo Altopiano di Asiago dove ha scelto di vivere e dove oggi ha ambientato Torneranno i prati all’indomani degli ultimi sanguinosi scontri del 1917. Nel film il racconto si svolge nell’arco di » LUGLIO/AGOSTO 2014

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una sola notte. Gli accadimenti si susseguono imprevedibili: a volte sono lunghe attese dove la paura ti fa contare, attimo dopo attimo, fino al momento che toccherà anche a te. Tanto che la montagna, da luogo di pace, si trasforma in un posto dove si muore. Ed è paradossale. Ora che si cammina a fatica sopra la neve in cui si sprofonda, non si può non pensare a loro. Alle decine di migliaia di giovani vite che riposano sotto quella coltre bianchissima. E più che immaginarlo, quasi li vedi il rosso, la sofferenza, la morte. Così, il solo fatto di aver deciso di girare proprio qui Torneranno i prati, in esterni, d’inverno, sotto la neve con gli aliti carichi di vapore dei protagonisti che nessun effetto speciale potrà mai sostituire, è l’omaggio più grande e privo di retorica che si potesse fare a quel sacrificio umano. La ricerca filologica di Ermanno Olmi, che ha ricostruito in questi stessi luoghi, quasi cento anni dopo, gli interni della trincea a quota 1.100 metri in località Sant’Antonio - Valgiardini e gli esterni ai 1.800 metri di Dosso di Sopra Val Formica - Cima Larici, dimostra la predilezione per l’aderenza alla realtà presente in tutti i lavori del grande cineasta, fin dagli esordi con il cinema industriale. Un legame che torna con una nuova collaborazione con la Edison delle sue origini documentarie, grazie alla quale il film (l’uscita è prevista nelle sale nel tardo autunno) è stato girato a

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impatto zero sull’ambiente. Due mesi di complesse riprese con la squadra rodata e a felice conduzione familiare: Cinema Undici e Ipotesi Cinema a produrre con Rai Cinema, Fabio Olmi alla fotografia, Paolo Cottignola al montaggio, Maurizio Zaccaro alla regia del set, Elisabetta Olmi all’organizzazione generale. Poi, con l’aiuto dello scenografo Giuseppe Pirrotta (Il villaggio di cartone, ma anche I cavalieri che fecero l’impresa di Pupi Avati), ecco che prendono forma le trincee dove si svolge il film con protagonisti, tra gli altri, Claudio Santamaria e Alessandro Sperduti. Ci sono il bunker del capitano, il ricovero dei soldati, il camminamento e anche il caposaldo italiano: il rudere e il piccolo cimitero. Al di là delle feritoie, tra i possenti pali di legno a sorreggere un terreno di fango con la pioggia e di gelo con la neve, il temuto nemico. Dentro, un percorso sempre in salita o in discesa, mai in piano, comunque in balia degli eventi. Come quelli che hanno avvolto il set: «C’è stata una nevicata eccezionale - racconta Olmi -. Per liberare un camminamento dalla neve sono serviti 200 autocarri. Poi quando si riusciva a girare una scena diurna con il sole in pochi minuti arrivava la nebbia e non si vedeva più niente. Allora optavamo per la scena con la nebbia ma quando si passava al controcampo o nevicava o riusciva il sole. Da diventare pazzi». Come è arrivato a girare questo film dopo che aveva annun-

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ciato il Suo ritiro dal cinema? In effetti, sono un po’ stufo di dire: «Non faccio più film», tanto poi mi smentisco. Solo che il progetto di un film sulla Grande Guerra cento anni dopo mi ha affascinato. Così, mi sono messo al lavoro e ho ragionato soprattutto sulle cause che hanno portato a questo conflitto mondiale. Cercando di tenermi lontano dalla retorica. Perché c’è sempre il pericolo dello sventolio di bandiere e delle celebrazioni vuote. Oggi siamo a una vigilia che rischia di somigliare molto, ma con conseguenze più gravi, alla Prima Guerra Mondiale. Possibile che la civiltà non riesca a capire che la guerra e l’atto umano più stupido? Ma quante volte le abbiamo sentite e dette queste cose? Il pessimismo, però, non Le si addice. Infatti penso che evitare la guerra sia una questione vitale. La guerra è un virus conosciuto, nel momento in cui ci si prende a sberle non c’è più possibilità di

tornare indietro. Oggi capita che tu sfiori uno e quello subito ti mandi a quel paese. Come gli scontri verbali in Tv a cui non facciamo più caso. Le grandi guerre nascono dalle piccole difficoltà che ognuno di noi non affronta, dobbiamo iniziare da noi stessi. Ad esempio, con l’onestà: se la pratichi, tutti la percepiscono. Camus diceva che se vuoi che un pensiero cambi il mondo, cambia prima te stesso. Ciascuno di noi è una parte del tutto, non basta protestare, ognuno deve agire, comportarsi e vivere secondo quel progetto di democrazia acquisita con i sacrifici che tutti conosciamo, ma di cui oggi tutti se ne fregano. Mi fa paura questa sonnolenza della democrazia. Qualche esempio? I peggiori sono quelli che non vanno a votare, gli agnostici che non riconoscono questo diritto, che è un dovere garantitoci dalle generazioni precedenti. Per il film come si è documentato?


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[ IN QUESTE PAGINE, ALCUNI MOMENTI SUL SET DI “TORNERANNO I PRATI” (FOTO DI SIMONE FALSO). AL CENTRO, IN BASSO, ERMANNO OLMI CON LA MOGLIE ALLA 68° MOSTRA DI VENEZIA, CON ALBERTO SORDI QUALCHE TEMPO FA E AL 65° FESTIVAL LAGUNARE, DOVE HA RITIRATO IL LEONE D’ORO ALLA CARRIERA. ]

uno dei relatori a un convegno Ci sono i libri di storia che sandella Triennale sull’agricoltura no veramente tutto, anche se di città. Quando è toccato a me non conoscono la realtà di cui ho chiesto: «Scusate, c’è per cascrivono. Ho riletto poi gli scritso un contadino qui?». No, la ti di Rigoni Stern - un poeta edusala era piena di ingegneri e di cato dal bosco, dalla natura nelarchitetti che decidevano come la sua libera espressione -, Gadbisognava fare l’agricoltura. Imda, Lussu, Weber che colgono maginate che cosa avrebbero sfumature mancanti allo storico detto se un agridi professione. coltore si fosse Questi autori messo a parlare hanno vissuto «Ci sono i libri di architettura e quegli avvenidi storia - che ingegneria. menti, ma li hansanno tutto -, All’inizio avrebno anche metapoi ci sono gli be voluto girare bolizzati nello scritti di chi un film “in diretscrivere il loro roquegli anni ta” di un’ora e manzo, perché di li ha vissuti» mezza. questo si tratta, Il progetto del sotto c’è scritto tempo reale che coincidesse con proprio “romanzo”. Ho letto, quello del film in una trincea è invece, pagine di anonimi e mi stato impedito dalla meteorosono chiesto: «Chi scrive la stologia. Ci siamo trovati all’imria?». Quella ufficiale gli storici, provviso con cinque metri di nequella reale coloro che non hanve e con le scenografie compleno nome. Succede anche neltamente sepolte, sparite. l’agricoltura. In che giorni è ambientato? In che senso? Prelude a Caporetto ma non è Le racconto un aneddoto: ero

il giorno prima o dopo. «Dopo la disfatta tutti tornano a casa loro e dopo un po’ tornerà l’erba sul prato» è una frase del film dove due personaggi, un alto ufficiale e un anonimo soldatino, disobbedendo, fanno prevalere la propria coscienza sui comandi superiori. Un imperativo morale che si paga anche con la vita. Per questo mi hanno sempre colpito i processi ai nazisti con personaggi come Eichmann che dicevano di aver obbedito agli ordini. No, non esistono comandi che contraddicono la vita. Per non parlare di quando i comandi dei superiori sono stati suicidi. Chi comandava non si poneva alcuna domanda visto che sotto aveva una generazione di soldati che veniva dal latifondo, meno preziosi di una mucca, giovani morti che camminano. Così non posso non pensare con vergogna a quei monumenti che celebrano i generali, a volte criminali. C’è spazio per la fede nei personaggi del suo film? No, non ci sono riferimenti alla trascendenza, tranne la battuta: «I nostri parenti a casa non fanno che pregare, pregare». La notte scende su queste figure di nostri soldati che sono a un passo dalle trincee nemiche. Due eserciti che magari non si vedono, come in La guerra di Piero di De Andrè, ma si sentono. In fondo, simili. Per questo ho voluto personaggi senza nome, c’è la “prima

vittima”, la “seconda vittima”, il “soldato canterino” che è un mito, un napoletano che portava il rancio e cantava così bene che nessuno gli aveva mai sparato, un modello di ideale cessazione della guerra perché tutti condividevano il canto. La Prima Guerra Mondiale è stata l’ultima con tracce di umanità, la Seconda invece completamente disumana con il razzismo. Adesso non sai più chi è il tuo nemico, gli eserciti hanno mercenari ben pagati come Giovanni dalle Bande Nere che raccoglieva gli assoldati per andare incontro alla morte. La notte, metafora mortifera, è la protagonista di Torneranno i prati… È il momento in cui tutto è più indefinito, il tempo più adatto per compiere quelle azioni che potevano portare alla presa di un osservatorio utile sulle trincee nemiche. Istanti in cui l’udito era di certo più garantista dell’occhio, si capiva come si muovevano gli altri. Poi, però, in fondo a questo Suo viaggio al termine della notte, sembra esserci un colpo di scena. Ci sarà una sorpresa nel volto del nemico, perché il nostro vero nemico siamo noi stessi. Parole confermate dai venti di guerra che non smettono mai di soffiare. Anche alle porte della nostra Europa (per non andare troppo lontani). Anche ora che i prati sono tornati a fiorire sull’Altopiano di Asiago. LUGLIO/AGOSTO 2014

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[ COSTUME DI

WINDA CASULA ]

NELLA GRECÌA SALENTINA MUSICA POPOLARE E FOLCLORE «Tanta musica, ma anche tanta tradizione. Quelle della Taranta sono notti che raccontano un intero territorio, il Salento, attraverso suoni antichi e danze arcaiche»

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VACANZE DANZANTI

egli ultimi anni il Salento ha riscoperto la sua musica popolare, ha saputo valorizzarla e l’ha resa celebre ben oltre il tacco d’Italia. La pizzica è tornata ad essere un elemento di identità culturale che ogni anno, soprattutto in estate, richiama migliaia di turisti e appassionati nei comuni della Grecìa Salentina e non solo, oltre ad artisti di fama nazionale e internazionale che da tempo hanno cominciato ad esibirsi accanto ai gruppi folcloristici nati fra Lecce e le cittadine della provincia. Nel 1998 è nato un festival che ogni anno ha saputo rinnovarsi e attirare sempre più artisti nelle sue tappe musicali. Oggi la “Notte della Taranta” coinvolge 15 comuni ed è diventata una delle manifestazioni di musica popolare più importanti d’Euro-

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pa. Quest’edizione si svolgerà dal 5 al 23 agosto, con la consueta tappa finale a Melpignano,

in grado di convogliare ormai 150mila spettatori (www.lanottedellataranta.it). «Il Festival fa protagonista il Salento grazie all’iniziativa dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dell’Istituto Diego Carpitella, e in sedici anni ha

er tutto il mese di agosto è possibile frequentare un corso di canto, tamburello e pizzica nella formula vacanza, grazie alla Scuola di Tarantelle di Roma, guidata dal Maestro Sandro Pasquali, che anche questa estate torna in Salento per proporre una formula alternativa di soggiorno, fatta di musica popolare partecipata oltre che ascoltata. La località scelta è Ponte Ciolo, nei pressi di Santa Maria di Leuca. «Questi soggiorni studio - spiega il maestro, leader del gruppo “Le Tarantole” e con una lunga esperienza musicale - hanno l’obiettivo di creare un ulteriore legame tra danza, tradizione e territorio. La mattina è dedicata al mare, il pomeriggio allo stage di danza popolare, canto e tamburello e la sera alle feste e sagre». Ma com’è arrivato alla musica popolare il Maestro

avuto una crescita straordinaria, unendo alla tradizione altri linguaggi e stili musicali racconta a 50&Più il direttore artistico Sergio Torsello -. Il festival è cambiato molto. È cambiato il luogo, si è evoluta la formula, si è consolidato un modello organizzativo. All’inizio si svolgeva tutto in una notte. Il Concertone finale di Melpignano (che allora si teneva nella piccola Piazza San Giorgio) era preceduto nella stessa serata da concerti a “ragnatela” nei comuni della Grecìa Salentina. Il festival itinerante, di fatto, nasce nel 2000, mentre nel 2002, per la prima volta, abbiamo affiancato alla figura del Maestro Concertatore ospiti italiani e internazionali. Nel 2004 è nata l’Orchestra popolare “La Notte della Taranta”. Nel 2010, infine, è stato dedicato uno spazio adeguato anche alla danza tradizionale. Di pari passo è cresciuto e si è consolidato un impianto organizzativo che nel 2009 ha portato alla nascita della Fondazione “La Notte della Taranta”». Come è cambiato l’evento agli occhi del pubblico? I cambiamenti più significativi si sono avuti proprio nella percezione del pubblico. Na- »

Pasquali? «Ho fatto un tour lunghissimo dal 1980 al 1990 con i cantanti della televisione - ricorda - e mentre d’inverno si era ospiti nelle trasmissioni, d’estate si andava in giro per tutto il Sud Italia. Ho fatto almeno 60 concerti fra Salento, Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna, e sono stato attratto da queste tradizione. Così mi ci sono dedicato. È stata una scelta spontanea». L’appuntamento con la vacanza studio è già collaudato e ha ottenuto un ottimo riscontro grazie alla sua formula familiare. «Si condivide una grande casa in campagna - racconta Pasquali - che offre 13 posti letto ed è attrezzata per fare spazio a tutti. L’idea è proprio quella di condividere insieme tutta l’esperienza». Per info: www.scuoladitarantelle.it

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to come un evento che celebrava attraverso la musica un ritrovato amor loci, un nuovo senso di appartenenza, oggi è uno dei più importanti festival musicali d’Europa. Se nella fase iniziale era un progetto figlio di un movimento “intellettuale”, oggi è entrato nell’immaginario locale come un “bene comune”. E come tale è non solo percepito, ma anche vissuto dal pubblico. Quante sono le realtà locali e non che ruotano attorno ad un calendario così fitto? Tra gruppi musicali, associazioni, musicisti, operatori culturali, piccole e medie imprese e amministrazioni comunali, direi qualche centinaio. Quanto è importante comunicare un territorio attraverso la musica popolare? Le musiche di tradizione orale hanno una caratteristica fondamentale che le contraddistingue dalla musica colta: sono forme espressive strettamente legate al ciclo della vita e perciò capaci di condensare in pochi elementi i tratti distintivi dell’identità culturale di un territorio. Raccontare un territorio con la musica popolare significa, dunque, imbastire una narrazione profonda. Che aggira l’effetto cartolina e guarda oltre un certo esotismo di maniera. Un racconto che si sofferma sui luoghi ma anche sulle persone che vi abitano, sulla cultura materiale e sull’immaginario collettivo. Riuscite a lavorare di concerto con le amministrazioni locali? Il rapporto e la collaborazione con le amministrazioni locali (comuni, ma anche Provincia e Regione) è fondamentale per il nostro festival. Essenzialmente per due motivi: è un evento che vive quasi totalmente grazie a finanziamenti pubblici e poi coinvolge ben quindici comuni disseminati su tutto il territorio provinciale. Cos’è il mito della taranta per Lei? Mi occupo di “tarantismo”, musica popolare e cultura salentina da quasi trent’anni, ma credo sia davvero difficile rispondere in poche

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IL MORSO MELODICO DELLA TARANTA

«Danza, musica, folclore e territorio: il vero protagonista resta il Salento con la sua memoria, i suoi spazi, la sua cultura»

battute ad una domanda del genere. Parafrasando Ernesto De Martino, posso dire che il complesso simbolismo del ragno che morde e avvelena e la “guarigione” ottenuta grazie all’azione di musica, danza e cromoterapia in fondo ci costringe ad interrogarci sul “male di vivere” nelle sue forme passate e contemporanee. Forse anche per questo il mito della taranta è oggi più vivo che mai. Qualche anticipazione sul calendario di quest’anno? È in preparazione, ma ci saranno importanti novità: per la prima volta anche la danza è affidata ad un “maestro concertatore”, il coreografo Miguel Berna, grande studioso e interprete delle tradizioni coreutiche dell’area mediterranea; per accedere al festival itinerante, invece, bisogna partecipare ad un bando con un progetto speciale. Un’iniziativa che ha l’obiettivo di stimolare la creatività dei tanti gruppi che animano la scena della pizzica. Insomma: la “Notte della Taranta” come sempre si rinnova.

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ella credenza popolare il “tarantismo” è una malattia provocata dal morso di un ragno, la tarantola, che poteva manifestarsi soprattutto nei mesi estivi, quando la popolazione contadina si dedicava alla mietitura del grano. La musica e la danza rappresentano la terapia, una sorta di esorcismo. Il fenomeno è stato a lungo studiato a partire dal 1959 quando l’antropologo, filosofo e storico Ernesto De Martino costituisce un gruppo di ricerca con un medico, uno psichiatra, uno storico delle religioni, una psicologa ed un etnomusicologo, e parte alla volta del Salento per documentare attraverso l’osservazione e l’uso innovativo, per l’epoca, di video che realizza fra i comuni di Copertino, Nardò e Galatina, in provincia di Lecce. Dai risultati della ricerca, riassunti nel libro La Terra del Rimorso pubblicato nel 1959, emerge che le cause profonde degli episodi di “morso”, che coinvolgono le donne, sono da ricercarsi nell’aspetto psicologico e sociale della vita contadina, e legate a frustrazioni, traumi e difficili condizioni di vita. L’esorcismo musicale dai sintomi diventa pertanto una sorta di liberazione personale, comunque convogliata in una simbologia “socialmente accettabile”. La “tarantata” che ascoltava la musica cominciava a danzare a tempo battendo i piedi e compiva svariati giri su se stessa finché non crollava a terra stremata e “guarita”. Secondo la tradizione veniva poi condotta nella chiesa di San Paolo di Galatina, dove beveva l’acqua sacra del pozzo e otteneva la grazia. Il fenomeno è oggi completamente scomparso.

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DAL SALENTO AL GARGANO, UN ALTRO APPUNTAMENTO FOLK

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estando sempre in Puglia ma spostandosi sul Gargano, per gli appassionati di musica popolare c’è anche un altro appuntamento da non perdere. Dal 4 al 10 agosto si svolge il “Carpino Folk Festival”, giunto alla sua diciannovesima edizione. Carpino, un comune di poco più di 4mila abitanti in provincia di Foggia, è il cuore della kermesse, e nella sua Piazza del Popolo ospita una serie di spettacoli all’aperto, trasformando-

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si in una vera e propria città teatro. Accanto all’evento musicale sono nate anche due iniziative autonome: il “Carpino Food Festival”, per la valorizzazione enogastronomica della tradizione contadina, e il “Cantar Viaggiando”, un percorso a bordo dei treni delle ferrovie del Gargano che parte da San Severo per passare da San Nicandro e Cagnano Varano fino a raggiungere Carpino. Per info: www.carpinofolkfestival.com


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[ COSTUME DI

ANNA MARIA MELLONI ]

RISPECCHIARSI IN UN FILM «Il cinema, attraverso pellicole di grande spessore, è riuscito a restituire alla figura degli anziani la giusta dimensione, mettendo in risalto la straordinarietà delle loro vite»

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en prima della nascita del cinema, Goethe scriveva che il vecchio perde uno dei maggiori diritti dell’uomo: non viene più giudicato dai suoi simili. Forse, l’assenza di giudizio a cui si riferisce Goethe, è in qualche modo riconducibile a quella sgradevole percezione che molti riferiscono dopo la pensione, quando non avvertendo più su di sé le

aspettative di un tempo, si sentono smarriti in quel limbo di indifferenza sociale nel quale non si è più tenuti ad essere cittadini a pieno titolo, perché socialmente archiviati in nome degli anni già vissuti. Ma l’evoluzione demografica, il crescente numero di over 65 ha indotto a ripensare il ruolo che le generazioni più anziane possono giocare nella società di oggi. Quan-

do la cinepresa cerca di raccontare l’invecchiamento, incuriosisce scoprire l’interpretazione che verrà data di questa età. Quale anzianità verrà presentata? La normale storia di una persona qualunque o l’eccezionalità di una vita diversa da tutte le altre? Se la carta stampata ha troppo spesso polarizzato l’immagine degli anziani mostrandoli iperattivi e appagati da un lato, fragili e bisognosi dall’altro, il cinema e la narrativa hanno saputo offrirci sguardi più sfumati, accorciando la distanza tra i protagonisti delle storie narrate e le persone che incontriamo nella nostra vita. Il cinema ha saputo restituirci l’unicità, l’originalità e la straordinarietà delle vite che appaiono normali solo a uno sguardo superficiale. Ad esempio, in Pomodori verdi fritti

alla fermata del treno (1991), Evelyn, casalinga di mezza età frustrata e infelice, attende il marito nel salottino di una struttura per anziani, perché la zia di lui non gradisce la sua presenza. Lì incontra Ninny, un’anziana signora che le si avvicina con l’atteggiamento tipico di quei vecchi che cercano nell’altro solo l’occasione per raccontarsi Evelyn inizialmente ascolta per pura cortesia, poi pian piano viene stregata dalla storia dell’anziana signora, fatta di scelte coraggiose e colpi di scena, tanto da tornarvi più volte. E grazie alla vitalità che la vecchia saprà trasmetterle, troverà le risorse per affrontare le proprie insoddisfazioni.

Nel 2004, il film Ladies in Lavender racconta l’amore di due sorelle, Janet e Ursula, ormai anziane, che non essendosi sposate, hanno passato tutta la vita assieme. L’amore per una terra dai paesaggi incantati, la Cornovaglia. Per il lento e cadenzato ritmo delle stagioni. L’amore per la musica, che arriva inattesa assieme a un naufrago raccolto sulle rive del mare. E, infine, l’amore impossibile, quello di una donna anziana per un uomo molto più giovane di lei, un amore che non può essere dichiarato, che solo la sorella maggiore saprà intuire. Il tema, scabroso, della passione senile verso un ragazzo viene trattato con estrema delicatezza, senza eccessi, senza giudizi. Trentatré anni prima, nel 1971, per affrontare lo stesso argomento, il film Ha-


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rold e Maude ricorreva al paradosso, utilizzando un registro che arrivava ad essere grottesco. Qui il diciottenne Harold, stanco della vita, riempie le sue giornate andando ai funerali di sconosciuti e mettendo in scena improbabili tentativi di suicidio. Incontra l’ottantenne ed entusiasta Maude, con la quale nasce una storia prima d’amicizia e poi d’amore. Ancora sul tema, erotismo incluso, il film tedesco Settimo cielo, del 2008, che racconta l’inizio di una storia travolgente tra due anziani. Per seguire, “almeno una volta”, quello che sente, Inge lascia Werner, il compagno di una vita, e si abbandona alla passione per Karl. Del film colpisce la scelta di fotografare, con crudo realismo, ogni attimo della scena d’amore dei due amanti. Se i soggetti fossero due giovani, l’occhio dello spettatore sarebbe più allenato, ma trattandosi di due settantenni, si coglie l’inten-

zione di togliere ogni velo a quello che è un tema troppo spesso trascurato, se non negato, ovvero la sessualità in età anziana. Il film ci accompagna nei diversi passaggi emozionali: l’iniziale passione, il senso di colpa per il tradimento, il desiderio di costruire un nuovo amore, la perdita, la morte, per suicidio, del marito abbandonato. Nel 2008, Clint Eastwood ci regala Gran Torino, di cui è protagonista e regista. Walt Kowalski è un operaio della Ford in pensione, reduce della guerra di Corea; incarna il prototipo di vecchio arrabbiato e pieno di pregiudizi, che guarda con diffidenza e rabbia i musi gialli che invadono il suo quartiere di Detroit. Il film esordisce con la rappresentazione di un vecchio che pone infinite barriere tra se stesso e il resto del mondo, che come unica passione ha la sua Gran Torino Ford del 1972, religiosamente conservata in ga-

rage. L’uomo capace di generosità e slanci emerge solo nel momento in cui subentra, imprevista, l’amicizia con due giovani vicini asiatici. La relazione con queste persone fragili smuove in lui corde fino a quel momento sopite. Eastwood dichiara il suo carattere di uomo forte, che non si ferma davanti agli ostacoli. Questa caratterizzazione del maschio, già più volte offerta nel cinema western, per la prima volta in questo film viene calata in un personaggio anziano. Il protagonista pensa e agisce esattamente come il suo eroe dell’età giovanile e arriva a sacrificare la propria vita per incastrare i cattivi e difendere i buoni. Nel film Non è mai troppo tardi, del 2007, ci viene proposto, anche se in modo divertente, un processo di negazione della vecchiaia e della sofferenza legata alla malattia. Edward e Carter (Jack Nicholson e Morgan Freeman) sono due persone diversissime, il primo è un ricco imprenditore, il secondo è un tranquillo meccanico. Si trovano a condividere la stessa came-

ra di ospedale, entrambi con una prognosi infausta che lascia loro solo alcuni mesi di vita. Decidono di dedicare il tempo rimasto a tutti i sogni fatti e mai realizzati. Compilano, quindi, una lista dei desideri che si impegnano a concretizzare. Il film, con estrema leggerezza, benché il tema di sfondo sia la morte, ci accompagna alla ricerca di risposte a quesiti importanti. Cosa qualifica la vita di un uomo? L’inanellarsi di esperienze estreme ed esaltanti o la capacità di impegnarsi con dedizione in una vita fatta di quieta normalità? Carter, da giovane, sognava di diventare un insegnante di storia, poi l’imprevista gravidanza della fidanzata impone una virata nei suoi progetti di vita: farà il meccanico e dedicherà ogni giorno a sua moglie e ai suoi figli. La scoperta della malattia e l’incontro con Edward faranno esplodere in lui il desiderio di fuga da una soffocante quotidianità. Sarà necessario andare fino in India o salire sulle cime dell’Himalaya per ridare senso alla vita vissuta fino a quel momento. Anche per Edward, miliona-

[ ALCUNE SCENE TRATTE DA FAMOSE PELLICOLE: A SINISTRA, “GRAN TORINO” (2008) E SOTTO IL CAST AL FEMMINILE DI “POMODORI VERDI FRITTI ALLA FERMATA DEL TRENO” (1991). QUI SOTTO, “NON È MAI TROPPO TARDI” (2007) E “UNA STORIA VERA” (1999). ]

rio che non ha saputo accompagnare ai successi professionali quelli familiari, uno dei desideri più importanti, “Baciare la ragazza più bella del mondo”, si concretizzerà nel bacio che finalmente riuscirà a dare alla nipotina, mai conosciuta prima. È Alvin, di Una storia vera (1999), ad offrirci l’immagine più alta e al contempo fragile di uomo anziano. Alvin da dieci anni non parla col fratello Lyle, a causa di un tremendo litigio di cui ora non ricorda nemmeno le cause. Ma Lyle ora sta male. Anche il 73enne Alvin è malato, non guida, cammina con le stampelle, ma deve incontrare Lyle. Decide di partire a bordo di un tagliaerba col quale, nell’arco di 6 settimane, affronterà 240 miglia (386 chilometri circa), viaggiando a 5 miglia all’ora (8 km/h). Il film, tratto da una storia vera, ci accompagna nel lungo viaggio che Alvin, contadino dall’Iowa, compirà per raggiungere il fratello e riconciliarsi con lui. Il viaggio di Alvin sarà costellato di interessanti incontri e, al suo arrivo, lo accoglierà il commosso stupore del fratello: «Hai fatto tanta strada con quel coso per venire da me?». «Sì, Lyle». Ognuno di noi conserva il ricordo di un personaggio che lo ha accompagnato negli anni, incarnando un modello talvolta entusiasmante, talvolta rassicurante: l’indimenticabile Humphrey Bogart di Casablanca o l’impalpabile Audrey Hepburn di Vacanze romane. Pensando al mio futuro mi chiedo se sia già stato rappresentata la donna anziana con la quale mi piacerebbe identificarmi, quell’immaginario tra realtà e finzione al quale tendere un po’ per gioco, un po’ per specchiarsi in un film.

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in PELLEGRINAGGIO

dal 20 ottobre al 27 ottobre 2014

“Terra Santa: il Cammino Internazionale di Pace Giovanni Paolo II”

Betlemme-Gerusalemme PROGRAMMA: 1° giorno - ROMA - TEL AVIV Partenza in aereo per Tel Aviv. Arrivo e trasferimento in Galilea e sistemazione a Nazareth, “il fiore della Galilea”. 2° giorno - NAZARETH Visita del Monte Tabor e del Santuario della Trasfigurazione; sosta a Cana di Galilea. Nel pomeriggio, visita della Basilica dell’Annunciazione e della Chiesa di San Giuseppe, sorta sul luogo dove visse la Sacra famiglia. 3° giorno - NAZARETH Partenza per la regione del Lago di Tiberiade: traversata in battello del lago, visite di Tabga (luogo del primato di Pietro e della moltiplicazione dei pani) e di Cafarnao, salita al Monte delle Beatitudini. 4° giorno - NAZARETH Partenza per il Mar Morto, la depressione geologica più profonda della terra, attraverso la valle del Giordano. Rinnovo delle promesse battesimali a Qasr el Yahud. Sosta a Qumran e in serata arrivo a Betlemme, la città della nascita di Gesù. 5° giorno - BETLEMME Partenza per Gerusalemme e visita del Monte degli Ulivi: il Getsemani, la Basilica dell’Agonia, la Cappella del Pater Noster, la Cappella del Dominus Flevit. Nel pomeriggio, Via Crucis per le vie della città vecchia e ingresso alla Basilica del Santo Sepolcro. 6° giorno - BETLEMME Visita della Basilica della Natività, della grotta di San Girolamo e del campo dei pastori. Pomeriggio, par-

tenza in pullman per la visita ad Ain Karem, luogo della nascita di San Giovanni Battista. Sosta al santuario della Visitazione. 7° giorno - BETLEMME Partenza per Gerusalemme. Visita del Monte Sion: il cenacolo, luogo dell’Ultima cena, la Chiesa della Dormizione di Maria, San Pietro in Gallicantu. Pomeriggio, sosta al Muro del Pianto. Visita della Chiesa di Sant’Anna, dove si venera la nascita della madonna e della Piscina Probatica. 8° giorno - TEL AVIV - ROMA Trasferimento all’aeroporto di Tel Aviv e partenza in aereo per Roma.

Quota individuale di partecipazione In camera doppia Supplemento camera singola

Tasse e accessori Quota gestione pratica

€ € € €

950 300 210 30

Per i non soci 50&Più Quota d’iscrizione € 40,00 La quota comprende: Volo speciale Alitalia Roma/ Tel Aviv /Roma; Trasferimenti in pullman GT; Visite come da programma compresi gli ingressi dove previsti; Sistemazione in hotel o istituti religiosi di seconda categoria (camera a due letti con servizi privati); Pensione completa (bevande escluse) dalla cena del 1° giorno alla prima colazione dell’8° giorno; Mance; Radio guide; Guide abilitate; Accompagnamento pastorale e assistenza tecnica; Assicurazione: assistenza e spese mediche, bagaglio e annullamento viaggio. La quota non comprende: Escursioni non previste in programma; Spese personali e tutto quanto non espressamente sopra indicato.

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Cina

VIAGGIO IN ORIENTE

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Quello che un tempo era conosciuto come “il Celeste Impero”, è oggi una Nazione in rapida trasformazione, che incide sul presente e sul futuro del mondo

L VOLTO INDIMENTICATO

del Celeste Impero

DI GIOVANNI ORSO

[ UNO SCORCIO DELLA CITTÀ PROIBITA. IN ALTO, UNA PANORAMICA DI SHANGHAI. ]

«

S

i racconta che nella notte dei tempi in Cina non esistessero né fiumi ad attraversare le terre né laghi ad abbellirle, ma ci fosse soltanto il Mare d’Oriente nel quale vivevano quattro draghi: il Dragone Nero, il Dragone Lungo, il Dragone di Perla e il Dragone Giallo. Un giorno i quattro si alzarono in volo e si accorsero che gli abitanti della terra invocavano il Padre Celeste affinché mandasse la pioggia ad interrompere la siccità che stava di- »

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VIAGGIO IN ORIENTE struggendo i raccolti. I Draghi preoccupati si recarono dal Padre Celeste e lo pregarono di ascoltare le preghiere. Il sovrano, che non aveva alcuna intenzione di esaudire le richieste, rimandò i dragoni sulla terra rassicurandoli sul suo operato. I giorni passavano, la pioggia non arrivava e gli uomini morivano per la carestia. I draghi, perciò, decisero di riempire le loro bocche con l’acqua del mare e di riversarla sulla terra sottoforma di pioggia. Così fecero e la siccità terminò. Ma il Padre Celeste, infuriato per la loro disubbidienza, ordinò che venissero imprigionati dentro quattro montagne. I draghi, però, pur di salvare gli uomini si trasformarono in fiumi, così nessuno sarebbe mai più rimasto senz’acqua». Oggi quei quattro fiumi ancora attraversano l’immenso territorio della Cina, e aiutano la popolazione rurale a sopravvivere, in attesa di radicali trasformazio-

[ UNO SCORCIO DELLA GRANDE MURAGLIA. ]

ni che ne cambino ancor più l’esistenza. Il Paese odierno è un mix di realtà, di stili di vita, di paesaggi e di bellezze: praterie, deserti, montagne, zone rurali ancorate al medioevo, metropoli proiettate nel futuro come Shanghai. Pechino, la capitale, è il biglietto da visita dell’inarrestabile trasformazione del Paese. Abban-

«Shanghai, conosciuta come Perla d’Oriente, è una metropoli moderna con un cuore antico»

[ L’ESERCITO DI TERRACOTTA A XI’AN. ]

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donate le biciclette, è un pullulare di automobili, traffico e smog. Gli antichi quartieri popolari stanno progressivamente lasciando lo spazio a grattacieli e superstrade. Resistono ancora le sue bellezze architettoniche, ricordo della gloria passata di imperatori e dinastie. Piazza Tienanmen è il cuore della città e il simbolo dell’intero Paese. Immensa e grandiosa, con i suoi 40 ettari di estensione, è la piazza più grande del mondo, tanto da poter contenere un milione di persone. Da lì si può raggiungere la Città Proibita, un complesso di edifici all’interno del quale è situato il Palazzo Imperiale. Qui vissero, in totale isolamento dal mondo, 24 imperatori, 14 della dinastia Ming e 10 della Qing; all’epoca nessun suddito poteva avvicinarsi ad essa, per questo fu definita “proibita”. Ci vollero 14 anni per costruire la Città, 100mila artigiani e più di un milione di operai. Ogni imperatore fece modificare ed aggiungere stanze e padiglioni finché si raggiunsero 9.999 stanze e mezza, su di una superficie di 150mila metri quadrati. Solo il Palazzo Imperiale si estende per 72 ettari. Oggi la Città Proibita, con tutti i suoi tesori, è Patrimonio dell’Umanità. Altro simbolo dell’antica Cina è la Grande Muraglia, inserita tra le sette meraviglie del mondo. Ventiduemila chilometri che si snodano lungo le montagne di 15 provincie, interrotti da alte fortezze disposte ad intervalli regolari. Fu l’imperatore Qin Shi Huang a volere l’opera, come baluardo a difesa del Paese dagli attacchi esterni, lo stesso imperatore che volle il famoso “esercito di terracotta”. Rinvenuto casualmente da un contadino della città di Xi’an, nel 1974, l’esercito è la rappresentazione dell’armata che unificò la Cina; le statue che lo compongono sono riproduzioni di guerrieri: fanti, cavalieri, arcieri, balestrieri e alabardieri. Fanno parte della raccolta anche carri e cavalli. Si pensa che l’esercito di terracotta non sia altro che la guardia imperiale posta al difesa della tomba dell’imperatore Qin Shi Huang, la cui camera funeraria è tuttora inviolata, avvolta nel mistero come oggi è ancora gran parte della Cina.


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50&Più in VIAGGIO dal 24 settembre al 7 ottobre 2014

QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE IN CAMERA DOPPIA

Cina Classica Antica storia e moderne città PECHINO - XI’AN - GUILIN - SUZHOU - NANCHINO - SHANGHAI

Un itinerario unico e “classico” allo stesso tempo, alla scoperta della realtà cinese partendo dalla capitale Pechino con i suoi tesori, attraversando Xi’an con il suo imponente Esercito di Terracotta e Guilin con paesaggi da favola, per arrivare nella modernissima e storica Shanghai e nei giardini imperiali delle città limitrofe. Un viaggio straordinario nella “Terra di Mezzo”. 1° giorno: Partenza per Pechino 2° giorno: Arrivo a Pechino Arrivo all’aeroporto internazionale e trasferimento in Hotel. Nel pomeriggio visita della città. 3° e 4° giorno: Pechino Escursione alla “Grande Muraglia”. Visita del Villaggio Olimpico, del Tempio del Cielo, del Palazzo d’Estate, della Città Proibita e di Piazza Tienanmen. 5° giorno: Pechino - Xi’an Volo per Xi’an e visita della Moschea (VIII sec. d.C.) e della Pagoda dell’Oca Selvatica. 6° giorno: Xi’an Visita dell’Esercito di Terracotta, composto da oltre 8.000 statue a grandezza naturale che raffiguravano soldati, cavalli e carri da guerra. 7° giorno: Xi’an - Guilin Volo per Guilin. Visita della Grotta dei Flauti e della Collina degli Elefanti. 8° giorno: Guilin Navigazione lungo il fiume Li, nel panorama

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incantevole della Cina rurale. 9° giorno: Guilin - Shanghai Volo per Shanghai e visita del tempio del Buddha di Giada. 10° giorno: Shanghai Visita della Città Vecchia, di Pudong e del quartiere coloniale con edifici in stile art-decò. 11° giorno: Escursione a Suzhou Escursione in treno a Suzhou, la “Venezia d’Oriente”, con i ponti di pietra, le pagode, i raffinati giardini e i canali con gli antichi edifici. 12° giorno: Escursione a Nanchino Escursione in treno a Nanchino e visita della città vecchia e delle mura, del mausoleo Ming e del monastero Ling Gu. 13° giorno: Shanghai Visita del Museo d’Arte Antica Cinese e tempo a disposizione per girovagare lungo la “Nanjing Road”, grandi magazzini e storici empori. 14° giorno: Rientro in Italia Estensione individuale a Hong Kong (su richiesta).

Min. 20 partecipanti Min. 25 partecipanti Suppl. camera singola

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Assicurazioni bagaglio/sanitaria e annullamento viaggio € Tasse aeroportuali e fuel surcharge (da riconfermare all’emissione del biglietto aereo) € Visto turistico €

70 340 115

La quota di partecipazione include Voli di linea Swiss da Roma a Pechino - Voli di linea interni in Cina - Sistemazione in camera doppia standard in Hotel di categoria 4 Stelle Sup. - Trattamento di mezza pensione, con prima colazione e cena in Hotel (ad eccezione delle cene del 6° e del 12° giorno che sono in ristoranti locali) - Pranzo a buffet durante la minicrociera sul fiume Li (Guilin) - Trasferimenti privati con Pullman GT e aria condizionata - Guide locali parlanti italiano in ogni città - Tour leader locale parlante italiano dall’arrivo a Pechino, il 2° giorno, alla partenza da Shanghai, il 14° giorno - Accompagnatore dall’Italia - Visite ed escursioni compresi gli ingressi, come indicato in programma - Polizza “Viaggi Rischio Zero”, UnipolSai Assicurazioni - Guida della Cina, ed. Polaris (per camera). La quota di partecipazione non include Tasse aeroportuali e fuel surcharge (€ 340, da riconfermare all’emissione del biglietto aereo) - Eventuali tasse aeroportuali locali: attualmente sono tutte inserite nei biglietti aerei, potrebbero essere richieste o modificate senza preavviso dalle autorità locali - Visto turistico (circa € 115) - Escursioni e visite facoltative, non previste in programma - Pasti non previsti in programma, bevande, mance, extra di carattere personale e tutto quanto non espressamente indicato.

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CAPITALI EUROPEE DELLA CULTURA 2014

4102 ARUTLUC ALLED EEPORUE ILATIPAC

TURISMO

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CAPITALI EUROPEE DELLA CU

[ SOPRA, UNA PANORAMICA DI RIGA E UNO SCORCIO DELLE SUE STRADE ACCIOTTOLATE NEL CENTRO STORICO.

IN BASSO, DA SINISTRA: UNA DELLE PIAZZE DELLA CITTÀ CON LA CHIESA DI S. PIETRO; UN PARTICOLARE DEI PALAZZI IN STILE ART NOUVEAU; LE CASE DEI TRE FRATELLI. ]

Riga e Umeå, lo sc «Restano in carica per un anno, durante il quale mettono in mostra tutte le loro bellezze: dalla natura all’architettura, dalla cultura allo stile di vita. Per il 2014 l’Unione, con Riga ed Umeå, ha premiato il Nord Europa»

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niti nella diversità”. Il motto dell’Unione Europea anima anche lo spirito delle Capitali Europee della Cultura, che ogni anno vengono elette nel Vecchio Continente: approcci culturali diversi ma lo stesso desiderio di uguaglianza. Quest’anno lo scettro è toccato a Riga, in Lettonia, e a Umeå, in Svezia.

Riga, la Parigi del Nord È una delle più belle città europee, se non la più bella. A dirlo non sono solo i turisti, che in numero crescente invadono le sue strade medievali, ma anche il sito 10best.com che, dopo un referendum tra i cybernauti, ha stilato la graduatoria delle dieci città più belle del Vecchio Continente. E Ri«Non solo architettura ga è risultata in e storia. Ristoranti, teatri discoteche e birrerie fanno vetta alla classifica, stracciando le di Riga la Ville lumière blasonate Parigi, dei Paesi Baltici»

Londra e Berlino. Un primato raggiunto «per il perfetto mix fra l’atmosfera pulsante della grande città e la ricchezza culturale e architettonica che la pervade», come recita la motivazione ufficiale, a cui non si può certamente dar torto. La capitale della Lettonia vanta una storia risalente al 1201, anno della sua fondazione. La sua crescita ed espansione furono rapide, tanto da permetterle, di lì a pochi anni, di entrare a far parte della potente Lega Anseatica. Una posizione che le portò prestigio e ricchezza, ma che nel corso dei secoli la trasformò in preda: tedeschi, svedesi, russi, ancora tedeschi e poi di nuovo russi. La storia di Riga, e della Lettonia tutta, è stata un susseguirsi di conquiste e desiderio di indipendenza che si è concretizzato soltanto nel 1991, a seguito della caduta del Muro di Berlino. Riga è oggi una città elegante, vivace, dove

storia e modernità si fondono e si amalgamano, e dove la cultura è un vessillo. Il suo centro storico è stato riconosciuto dall’Unesco, Patrimonio dell’Umanità. Vecrīga, ovvero Riga vecchia, è una mirabile fotografia della vita medievale. Le sue stradine acciottolate, strette e tortuose, fanno da corona alle possenti costruzioni multicolore risalenti al periodo anseatico. Un percorso storico che cambia nell’arco di pochi chilometri e ti proietta tra il XIX e il XX secolo, quando ti inoltri nel quartiere Art Nouveau con i suoi 800 edifici ottimamente conservati. La maggior parte di essi è concentrata nell’area tra Elizabeth iela e Alberta iela, la via principale, e mostra facciate riccamente decorate con motivi floreali, visi scolpiti, figure mitologiche, aquile, leoni, tutte improntate ad una delicata cromia in cui predomina il bianco e l’azzurro.


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LA CULTURA 2014

DI LORIS POR CHERI

lo scettro per un anno Ma Riga non esaurisce qui i suoi gioielli. Il Castello è un altro pezzo di Storia. Costruito nel 1330, è oggi la residenza del Presidente della Repubblica lettone e sede di due musei, quello della Storia della Lettonia e il Museo Straniero delle Arti. La Cattedrale conserva uno degli organi più grandi del mondo e insieme al Duomo, alla Chiesa di S. Pietro e a quella di S. Giacomo costituisce il fulcro religioso del Paese. C’è un altro angolo caratteristico della città: le Case dei Tre Fratelli. Situati uno accanto all’altro, questi edifici furono costruiti tra il 1400 e il 1700. Stili architettonici diversi che la vicinanza ha reso simili, come appartenenti ad una stessa famiglia.

Umeå, la città delle betulle

Il Circolo Polare Artico non è poi così vicino (circa 400 chilometri), ma tanto basta a far sì che Umeå goda di un’atmosfera particolare, forse un po’ misteriosa. Sarà per quella luce soffusa che l’avvolge nelle notti d’estate, quando il buio stenta a calare, oppure per quelle saette luminose che solcano il suo cielo invernale, lasciando scie multicolore come fossero pennelli che dipingono quadri astratti... Oppure sarà perché Stieg Larsson abitava qui quando creava i suoi capolavori, quei thriller che hanno catturato i lettori di tutto il mondo. In realtà Umeå è una bella cittadina che si affaccia nel golfo di Botnia, nella Svezia settentrionale, di fronte alla Finlandia, ed è sede di una delle più prestigiose università del Paese, tanto da ospitare circa trentaseimila studenti. Immersa nella natura e circondata da boschi, «Distante 400 chilometri per questa sua dal Circolo Polare Artico, peculiarità è Umeå è una città chiamata “la citall’avanguardia che offre tà delle betulle”, natura e cultura»

affumicata e patate, seduti atche ombreggiano copiose antorno ad un falò. che i viali della città. Cittadina culturalmente vivace, A Umeå la vita si svolge prevaUmeå propone esposizioni d’arlentemente all’aria aperta e non te moderna all’avanguardia, coc’è attività sportiva che non me la Umedalen Skulptur, la coinvolga i suoi abitanti: sci, mostra permanente allestita nel rafting, trekking, corse con il parco di un ex ospedale psigatto delle nevi o con lo sledchiatrico ora trasformato in mudog (slitta trainata da una museo; o il Bildmuseet, il museo ta di cani, ndr), o semplicemend’arte contemporanea con sete lunghe passeggiate a piedi o de presso l’università. Da non in bicicletta. Chi ama coniugaperdere l’Älgens Hus, il primo re sport e buona cucina a Umeå parco europeo di alci, dove si può sperimentare il gourmet ammirano questi animali e si kayaking, ovvero recuperare gustano prodotti tipici. con un pantagruelico pranzo le calorie bruciate pagaiando a bordo di un kayak intorno alInformazioni dettagliate su prol’arcipelago Kvarken. grammi e attività che si svolgoFondata ufficialmente nel 1622 no nel corso dell’anno a Riga e ad dal sovrano svedese Gustavo II Umeå, si possono trovare su: Adolfo, Umeå era popolata prevalentemente da tribù Sami, un www.riga2014.org popolo che ancor oggi ha una grande influenza sullo stile di viwww.umea2014.se ta e sul modello culturale della città. Al Västerbottens Museum è possibile rivivere le loro antiche usanze: nei boschi [ IN ALTO, LA CASA DELLA CULTURA che circondano il museo ci so- AD UMEÅ E UNO SCORCIO DELLA BAIA no case sugli alberi e capanne, DELLA CITTÀ. QUI SOTTO, DA SINISTRA: mentre all’ora di pranzo è pos- UN BOSCO DI BETULLE; IL FIUME sibile ascoltare antiche leggen- VINDELÄLVEN; UNA DELLE SCULTURE de mangiando carne di renna CHE POPOLANO IL PARCO DI UMEDALEN. ]

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STAR BENE

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le zone

presenti nel corpo che ruotano a grande velocità e consentono all’energia vitale di scorrere nel sistema linfatico endocrino

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[ PREVENZIONE DI

ALESSANDRO MASCIA ]

I CINQUE TIBETANI CHE FERMANO IL TEMPO «La loro storia, velata di mistero, li rende ancora più interessanti. In realtà, i riti tibetani del ringiovanimento si ispirano alla filosofia base di altre discipline, sempre nate in Oriente, come il Tai Chi, il Qi Gong e lo Yoga»

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l primo a divulgare e a scrivere un libro sui Cinque riti tibetani del ringiovanimento fu, negli Anni ‘30, Peter Kelder, il quale narrava di aver incontrato un ex ufficiale dell’esercito inglese che a sua volta aveva incontrato un monaco lama tibetano dell’Himalaya. Il monaco aveva insegnato all’ufficiale inglese una serie di esercizi il cui risultato finale sarebbe stato quello di mantenere l’eterna giovinezza. La storia, esposta nel libro, ha inizio un pomeriggio in cui Kelder si trova a leggere un giornale seduto su una panchina in un parco. Un vecchio gentiluomo gli si siede vicino e i due iniziano a parlare. È un tale colonnello Bradford, un ufficiale dell’esercito inglese ormai in pensione. I due fanno amicizia e, ad un certo punto, il colonnello annuncia di voler tornare in India per scoprire la fonte dell’eterna giovinezza. L’ufficiale racconta di quando vi era in missione ed aveva udito un’incredibile quanto bizzarra storia che riguardava i lama di un monastero situato in qualche sperduto luo-

La pratica

Le ghiandole,

Si inizia eseguendo quotidianamente ognuno degli esercizi per 3 volte, per poi arrivare a 21 ripetizioni.

come la tiroide, migliorano la loro attività grazie alla maggiore ossigenazione, rallentando l’invecchiamento.

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go dell’Himalaya tibetano. In quel monastero si tramandava da migliaia di anni la soluzione di uno dei più grandi misteri del mondo. Secondo la leggenda i monaci erano eredi del segreto della Fonte della Giovinezza. Cominciò così a raccogliere informazioni sulle vie da seguire, sulle caratteristiche della zona, sul clima e su qualunque altro dato potesse aiutarlo ad individuare quella località. Il colonnello Bradford chiese a Kelder se volesse unirsi nel viaggio, ma Kelder decise di non andare. Bradford partì e passarono molti anni in cui non si ebbero più notizie di lui; quando Kelder lo aveva quasi dimenticato, un giorno ricevette una lettera in cui il colonnello gli comunicava il suo ritorno. Quando i due si ritrovarono, Kelder fu testimone della strabiliante trasformazione del vecchio colonnello Bradford, il quale mostrava ora le sembianze di un quarantenne. Invece di un vecchio curvo con un bastone da passeggio, vide una figura alta ed eretta, dal volto florido, i capelli


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STAR BENE

folti con rare tracce di grigio. Il colonnello si apprestò a raccontare al suo amico quanto gli fosse accaduto durante il viaggio in Tibet. Parlò della scoperta di un remoto monastero nel quale i monaci non invecchiavano mai grazie a degli esercizi che quotidianamente professavano. Secondo Kelder gli esercizi dei monaci tibetani avevano il potere di “rinforzare il fisico, riequilibrare l’energia, rigenerare il corpo e la mente e rallentare il processo di invecchiamento”. I lama fecero capire al colonnello che nel corpo sono presenti sette zone, fondamentali sotto il profilo energetico, chiamate Chakra che, come sette vortici, ruotano a grande velocità e consentono all’energia vitale di scorrere nel sistema endocrino e linfatico. Nel momento in cui uno di questi vortici rallenta, il flusso di energia vitale diminuisce o si blocca. Questa condizione definirebbe l’inizio dell’invecchiamento o l’inizio di uno stato di malattia. Per riacquistare la giovinezza, la salute e la vitalità si deve ricreare il normale movimento rotatorio di questi centri energetici e ciò è possibile attraverso questi cinque esercizi. A questo punto il colonnello mostra a Kelder i cinque esercizi. Si deve iniziare con l’esecuzione quotidiana di ognuno di questi e ripeterlo per tre volte per poi aumentare pro-

gressivamente le ripetizioni fino ad eseguirli 21 volte. Sono esercizi che aiutano la mobilità articolare e muscolare. Partendo dalla stimolazione dei muscoli del bacino (in particolare del perineo), migliorano la vascolarizzazione del corpo verso l’alto in direzione dell’addome e dei muscoli respiratori (nello specifico del muscolo diaframma), fino a favorire una migliore ossigenazione di tutto il corpo e della testa. Gli esercizi insegnati dai monaci tibetani stimolerebbero la funzionalità delle ghiandole del sistema endocrino del corpo (ipofisi, epifisi, tiroide, paratiroide, pancreas, surrenali, ovaie e testicoli). Come per tutte le attività motorie, è indispensabile un controllo medico che attesti l’idoneità fisica per effettuare questi esercizi. È opportuno essere seguiti da insegnanti specializzati che possano controllarne la corretta esecuzione. I Cinque riti tibetani riprendono la filosofia di base di altre discipline nate sempre in Oriente, come il Tai Chi, lo Yoga e il Qi Gong. L’interpretazione medica di questi esercizi attesta che migliorano la circolazione aiutando il corpo ad eliminare le tossine. L’aumento dell’apporto di ossigeno potenzia l’attività cerebrale e, coinvolgendo il sistema linfatico ed endocrino, si ha un miglioramento di tutte le ghiandole, comprese la tiroide e l’ipofi-

LA FONTE DELLA GIOVINEZZA • È indicato per: migliorare i sintomi dell’artrosi, la circolazione arteriosa, venosa, linfatica e cerebrale; tonificare i muscoli; rallentare l’evoluzione dell’osteoporosi; migliorare la funzionalità del sistema endocrino e molte altre ancora. • È controindicato in caso di: vertigini; morbo di Parkinson; patologie cardiache; interventi chirurgici recenti; sclerosi multipla ed altre ancora da verificare con il proprio medico. • Per la pratica di questi esercizi è comunque sempre indispensabile il consenso di un medico specialista. [ LA COPERTINA DEL LIBRO “I CINQUE TIBETANI” DI PETER KELDER. ]

si, così che la produzione dell’ormone della crescita rallenterebbe il processo di invecchiamento. Un ulteriore beneficio è indotto dall’effetto placebo, il quale attesta che le aspettative e le convinzioni influiscono direttamente sullo stato fisico dell’uomo ed anche sulla percezione del dolore. I numerosi esperimenti eseguiti sull’effetto placebo hanno evidenziato come pazienti convinti di assumere un farmaco, mentre veniva somministrata loro una compressa priva di principi attivi, abbiano ottenuto miglioramenti quasi

avessero assunto realmente il farmaco stesso. Sono stati dimostrati benefici contro emicrania e cefalea, nel controllo del peso corporeo, nei disturbi del sonno, nella funzionalità intestinale, nell’evoluzione dell’osteoporosi e persino nell’attività sessuale. LUGLIO/AGOSTO 2014

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L STAR BENE

a vista si salva soprattutto con la prevenzione. Quest’ultima deve ricevere un’attenzione almeno pari alle cure stesse. Imparare a sottoporsi periodicamente a un check-up e a curarsi adeguatamente è fondamentale per tutelare quello che, già secondo Aristotele, è il senso più amato dall’uomo in quanto ci fornisce più informazioni sul mondo circostante. Nel mondo ci sono 39 milioni di ciechi e 246 milioni di ipovedenti, ma in otto casi su dieci la disabilità visiva può essere prevenuta. Per questo occorre un’attenzione alla salute oftalmica che deve durare tutta la vita, da quando si è neonati sino alla terza età. «La vista è la nostra luce: consente di avere libertà e autonomia di movimento - ha affermato l’avvocato Giuseppe Castronovo, presidente dell’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità, Iapb Italia onlus -. Per questo noi abbiamo a cuore la vista, a partire da quella dei bambini più piccoli. Abbiamo a cuore il futuro di tutti i cittadini e teniamo particolarmente alla salute oculare. Teniamo mol-

[ PREVENZIONE DI TIZIANO

MELCHIORRE* ]

LA VISTA: UN BENE DA TENERE SOTT’OCCHIO «Uno stile di vita corretto, una regolare attività sportiva e periodici controlli specialistici ci aiutano a mantenere in salute questo dono prezioso. I consigli della Iapb Italia onlus» *Segretario generale della Iapb Italia onlus

APPUNTAMENTO CON LA PREVENZIONE

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Dopo

i 50 anni

to alla prevenzione e alla riabilitazione per salvare quello che Platone definiva il più acuto dei cinque sensi». La Iapb Italia onlus ha fondato a Roma, nel 2007, il Polo Nazionale che, nel 2013, è diventato ufficialmente Centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva. Il Polo è impegnato a dare risposte alle esigenze di tutte le persone che, a causa dell’ipovisione, hanno perso la propria autonomia, con grave pregiudizio della loro sa-

potrebbero manifestarsi alcune malattie oculari come la degenerazione maculare e la retinopatia diabetica

L’ESPERTO RISPONDE L’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità - Iapb Italia onlus mette a disposizione un numero verde di consultazione oculistica telefonica gratuita (800-068506), attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 13.00.

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In alternativa si può scrivere all’indirizzo e-mail info@iapb.it oppure postare nel forum del sito internet www.iapb.it. Si otterrà sempre una risposta gratuita dello specialista. Si precisa che il servizio non ha fini di lucro ma ha esclusivamente uno scopo informativo di tipo medico-scientifico.


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lute (fisica e psicologica), che spesso ne determina una vera e propria emarginazione sociale. Il Polo Nazionale, fin dalla sua nascita, ha come mission - nell’ambito delle politiche sanitarie a tutela della salute pubblica - quella di proteggere il bene prezioso della vista. Si occupa di ricerca e di riabilitazione visiva degli adulti e dei bambini. Insieme all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù gestisce un servizio di riabilitazione per piccoli ipovedenti e, inoltre, insieme al reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico Agostino Gemelli è stato creato un Centro per la riabilitazione visiva per bambini pluridisabili. Ci sono alcune malattie oculari che colpiscono soprattutto dopo i 5055 anni: nei Paesi industrializzati sono principalmente la degenerazione maculare legata all’età (Amd), la retinopatia diabetica e il glauco-

ma (che potrebbe non dare sintomi) accanto alla classica cataratta (opacizzazione del cristallino), facilmente operabile. I danni provocati dalle malattie oculari possono essere spesso evitati. La prevenzione, tuttavia, passa attraverso corretti stili di vita. È ampiamente dimostrato da innumerevoli studi scientifici che un’alimentazione corretta (ricca di vitamine, omega-3 e omega6) e la pratica regolare di uno sport contribuiscono a migliorare la salute, compresa quella oculare. Naturalmente è anche fondamentale evitare di fumare. Si potrebbe dire che la prima medicina preventiva sia un corretto stile di vita. La salute non è solo un dono di natura, ma va anche conquistata giorno per giorno. E un occhio di riguardo lo dobbiamo sempre riservare alla prevenzione.

• Sottoponetevi regolarmente a una visita oculistica di controllo comprensiva di esame del fondo oculare. Se siete affetti da diabete, malattie del sistema immunitario, ipertensione o altre patologie vascolari è necessario invece recarsi da un medico oculista di fiducia almeno una volta ogni sei mesi. • Non trascurate alterazioni della visione, come i lampi luminosi (fosfeni) o l’annebbiamento della vista: è sempre meglio fare un check-up presso uno specialista. • Utilizzare solo occhiali da sole con filtri a norma di legge nelle giornate assolate, soprattutto quando vi recate al mare o in montagna. • Periodicamente provate a leggere e a guardare lontano chiudendo un occhio alla volta. Se notate, ad esempio, che con un occhio vedete peggio dell’altro o notate distorsioni delle immagini, allora recatevi dal vostro oculista per una visita, sottoponendovi anche a un controllo del fondo oculare. • Se avete gli occhi rossi non instillate colliri senza aver prima consultato il vostro oculista, a meno che non si tratti di lacrime artificiali. Se utilizzate lenti a contatto, toglietele. • Quando siete alla guida o state di fronte allo schermo utilizzate sempre gli occhiali che vi ha prescritto l’oculista. • Mangiate tutti i giorni frutta e verdura fresca: l’apporto vitaminico è importante per prevenire gravi malattie come la degenerazione maculare legata all’età. Inoltre, bevete perlomeno due litri di acqua al giorno: oltre a far bene a tutto il corpo, anche l’occhio - per così dire - “vuole la sua parte”. Potrete così rendere più difficile la comparsa di corpi mobili vitreali (le cosiddette mosche volanti, che sono accumuli di materiale proteico). • Attenzione a cosa entra negli occhi: polveri, trucco e detersivi sono agenti che determinano infiammazione e arrossamento e, talvolta, abrasione e ustione della cornea (la superficie oculare trasparente). Nel caso in cui avvenga il contatto con una di queste sostanze e si manifesti irritazione degli occhi, recatevi dall’oculista prima di iniziare una terapia. • Le lenti a contatto non vanno portate di solito per più di 6-8 ore al giorno, ma la loro tollerabilità varia a seconda dell’occhio. Comunque, per pulire e disinfettare le lenti vanno sempre utilizzati dei liquidi specifici. In presenza di arrossamento oculare, dolore e/o secrezione dovete sospenderne l’uso fino a nuova indicazione dell’oculista. • Non fate mai uso dei cosiddetti “rimedi fai-da-te” (tipo gli impacchi caldi): potrebbero contribuire a peggiorare i disturbi oculari. LUGLIO/AGOSTO 2014

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STAR BENE

IL DECALOGO DELLE BUONE ABITUDINI


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i Peperoni

SAPORI & COLORI CUCINA VEGETARIANA

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Inizialmente furono disprezzati e ritenuti cibo “rustico”. Giunti dall’America del Sud, proprio come le patate e i pomodori, col tempo si sono presi la loro rivincita

uando nel 1773 Vincenzo Corrado, cuoco alla corte di Napoli, scrisse Il Cuoco Galante, i peperoni, arrivati in Europa agli albori del XVI secolo, non erano ritenuti un cibo “affidabile”, ma - scriveva - un «cibo rustico e volgare, adatto quindi agli stomaci dei villici adusi ai cibi pesanti». E nemmeno anni dopo, quando aggiunse al suo libro un’appendice dedicata ai vegetali, li introdusse. Il capitolo s’intitolava Del cibo pitagorico ovvero erbaceo per uso de’ Nobili e de’ Letterati e venne pubblicato nel 1781. I peperoni rimasero “cibo volgare” in Italia per decenni. Nella Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, scritto quasi un secolo dopo, non compaiono ancora. Eppure, già nella seconda metà del XVIII secolo, la moda di consumare verdure e ortaggi, fino ad allora considerati nutrimento da villani, stava prendendo piede fra le classi più abbienti. Sempre Vincenzo Corrado precisava nella prefazione del libro

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ERDI,

DI M ARINA

CEPEDA FUENTES

GIALLI O ROSSI... PEPERONI TRICOLORI RIPIENI CON UVETTA E PINOLI

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Ingredienti 6 grossi peperoni dolci, polposi, verdi, rossi e gialli 200 gr di pangrattato 150 gr di ricotta fresca 40 gr di uvetta sultanina 20 gr di pinoli 30 gr di capperi olio extra vergine d’oliva sale e pepe q.b.

circa 1 ora e ½ compresa cottura

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circa 175 per ogni grosso peperone


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che «Non senza ragione quindi la Italiana gente, le Pitagoriche leggi ha ripigliate ad osservare con tutto impegno nelle cucine, e nelle mense...». Ma sui peperoni, oltre a questo, non vi è altro. Arrivati in Europa furono ritenuti piante ornamentali. Fu proprio Cristoforo Colombo a portarli nel 1493, al ritorno dal suo secondo viaggio, chiamandoli “pepe d’India” per il loro sapore. Aveva “scoperto” la varietà piccante: il peperoncino. Nel suo diario, parlando dell’isola di Haiti, scriveva: «I miei uomini vi trovarono molti aji che gli Indigeni usano come fossero pepe e che vantano maggiori pregi del nostro, perché esso può considerarsi vera e propria pietanza per chi riesca a sopportarne il sapore assai forte. Là, niuno mangia senza il condimento di questo aroma». Quegli strani ortaggi che gli indigeni dei Caraibi chiamavano Aji o Xilli, vennero denominati in Italia peperoni per il loro gusto piccante simile al pepe (dal latino piper). Ma i botanici battezzarono tutta la specie, piccante e dolce, Capsicum annum (dal latino capsa, scatola, dalla forma dell’ortaggio

contenente molti semi). In realtà, i peperoni appartengono alla famiglia delle Solanaceae, giunte dall’America del Sud, di cui fanno parte anche i pomodori e le patate. Nel mondo esistono varietà che differiscono oltre che per il sapore dolce o piccante, anche per la forma: allungata, conica, quadrata. E anche per il colore: gialli, più teneri

«Consumati crudi, i peperoni sono un’importante fonte di vitamina C ed A, calcio, fosforo e potassio» e succosi; rossi, dalla polpa croccante, spessa e zuccherina; verdi, raccolti in anticipo e che diventano rossi o gialli se lasciati sulla pianta fino alla completa maturazione. A tal proposito, i peperoni hanno proprietà aggiuntive secondo il loro colore: i peperoni verdi, dal gusto deciso, pungente, sono depurativi; quelli gialli, più teneri e succosi, antiossidanti; e i rossi, più carnosi e saporiti perché più maturi, i più ricchi di

principi nutritivi. Consumati crudi, sono più ricchi di vitamina C rispetto agli agrumi, vitamina A, calcio, fosforo e potassio per la presenza di lecitina, pectina e capsicina. Grazie a quest’ultima hanno un’azione antinevralgica, antireumatica, diuretica e stimolano il circolo venoso e capillare. La varietà piccante, il peperoncino, oltre ad essere utile nella cura di malattie da raffreddamento quali sinusite, raffreddore e bronchite, ha proprietà antitumorali; e, a differenza del peperone dolce, favorisce la digestione. Il peperone è infatti sconsigliato a chi soffre di ulcere gastriche e acidità di stomaco: in genere, la parte meno digeribile è la buccia, perciò basterebbe eliminarla facendolo arrostire sulla griglia per qualche minuto. Ha un bassissimo apporto calorico e, per questo motivo, è consigliato nelle diete ipocaloriche. Attenzione, però, al momento dell’acquisto i peperoni devono presentarsi con il picciolo attaccato, la superficie a buccia liscia e tesa, di colore brillante e privo di macchie, con la polpa soda e dal peso consistente. Anche in cucina occorre tener con-

2 3 Preparazione

Lavate i peperoni, svuotateli e tagliate la calotta superiore col picciolo che va messa da parte per utilizzarla come coperchio dopo averli riempiti. In una padella scaldate a fuoco lento un cucchiaio di olio extravergine d’oliva: aggiungetevi i pinoli, il pangrattato, la ricotta fresca, i capperi lavati bene e tritati e l’uvetta precedentemente tenuta a mollo in acqua tiepida e ben sgocciolata. Condite il tutto con sale, pepe nero macinato e olio quanto basta. Mescolate bene, riempite i peperoni aiutandovi con un cucchiaio. Copriteli con la propria calotta e disponeteli in una pirofila oliata. Infornate a 220° per 45 minuti circa. Quando saranno cotti, piuttosto al dente, serviteli dopo averli fatti riposare per una decina di minuti. Sono ottimi anche freddi. Accompagnate con una Barbera giovane oppure con un Montepulciano d’Abruzzo.

Curiosità

Ogni anno, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, Carmagnola ospita la “Sagra del Peperone”, un importante evento che da decenni riscuote un grande afflusso di pubblico. Oltre alla tradizionale esposizione di peperoni, ai relativi concorsi e alle degustazioni, si può assistere alla sfilata dei Sovrani dei Peperoni, “Re Povron” e la “Bela Povronera”, e alle esibizioni di gruppi folkloristici carmagnolesi, spettacoli e serate musicali.

to del loro colore. Quelli verdi sono ottimi nella peperonata o nell’insalata, ma anche fritti, nella varietà detta friarelli, coltivata soprattutto in Campania, dolcissimi nonostante simili d’aspetto al peperoncino. Per cucinarli col pomodoro i più teneri e succosi sono quelli gialli, come il Giallo di Cuneo. I più sazianti e saporiti, dalla polpa croccante, spessa e zuccherina, sono i peperoni rossi, come il piemontese Corno di Bue di Carmagnola oppure il Quadrato di Asti, ottimo ripieno, arrostito oppure crudo per i pinzimoni e per intingerlo nella “bagna cauda”, tipica salsa piemontese a base di acciughe.

arina Ciao, M

Fare un giornale è un’avventura umana, un viaggio in cui si incontrano giornalisti, collaboratori e scrittori, persone che si avvicendano, lavorano e, purtroppo, all’improvviso ci lasciano. Così è stato anche per Marina Cepeda Fuentes, storica firma di 50&Più, che prematuramente ci ha lasciati lo scorso 21 giugno dopo venticinque anni di collaborazione. Un quarto di secolo fatto di tanti articoli dedicati soprattutto alle tradizioni enogastronomiche del nostro Paese di cui era innamorata e che, per molto tempo, ha raccontato con puntualità e precisione. A lei vanno il nostro ricordo affettuoso e la nostra riconoscenza. La Redazione di 50&Più

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Alla XXXII edizione del Concorso 50&Più hanno partecipato 600 artisti con 800 opere ammesse. La finale si è svolta a Baveno, sul Lago Maggiore, dall’1 al 7 luglio

DI LUISELLA BERTI FOTO DI PAOLO SACCHI E MARLIN DEDAJ

QUESTAè BELLEZZA [ SOPRA, ALCUNI

DEI VINCITORI DELLE FARFALLE E LIBELLULE D’ORO. ACCANTO, I PREMI E UN MOMENTO DEL CONCERTO IN OMAGGIO A LUCIO DALLA. ]

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[ A DESTRA, IN PARTENZA PER LA SUGGESTIVA CROCIERA NOTTURNA SUL LAGO

MAGGIORE. IN BASSO, DA SINISTRA, IL SEGRETARIO

50&PIÙ GABRIELE SAMPAOLO GENERALE

E IL PRESIDENTE NAZIONALE

RENATO BORGHI. ]

[ IL LABORATORIO DI PITTURA ]

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prirsi agli altri. Superare se stessi e i propri limiti. È questo quello che muove i partecipanti del Concorso di Prosa Poesia Pittura e Fotografia di 50&Più, che anche quest’anno ha riunito centinaia di artisti dilettanti over 50 da tutta Italia. Per la prima volta si sono dati appuntamento a Baveno (Vb) sul Lago Maggiore, trascorrendo insieme una settimana di creatività, cultura e amicizia. Giornate nelle quali ha soffiato un vento particolare. Il vento di Ponente. Buono, positivo, profumato, di rinnovamento. Ma Ponente è anche il titolo dell’opera simbolo del Concorso di quest’anno, realizzata dall’artista Giulio Rigoni. Ed è proprio un’atmosfera serena e gioviale tipica di questo vento quella che si respira tra i partecipanti e li accompagna fino al giorno del verdetto finale. «Abbiamo scelto, ci siamo presi le nostre responsabilità e le eventuali colpe perché tutti meritereste il premio», ha detto il critico d’arte Duccio Trombadori, esponente della Giuria del Concorso, alla platea dei finalisti, riuniti nel-

la sala congressi del Grand Hotel Dino in attesa del verdetto finale. Con Duccio Trombadori, hanno fatto parte della giuria Renato Minore (giornalista, scrittore e critico letterario), Lina Pallotta (fotografa di fama internazionale), Elio Pecora (poeta e scrittore) e il pittore Giulio Rigoni. Sono state assegnate le tradizionali 20 Farfalle d’Oro, 55 Menzioni speciali della Giuria e 4 Libellule d’Oro, premio riservato a coloro che hanno vinto la Farfalla d’Oro nelle precedenti edizioni. «Siamo arrivati alla fase finale della manifestazione, quella del riconoscimento del vostro talento», ha dichiarato il presidente nazionale 50&Più, Renato Borghi. «Ma non è solo questo il senso di questo Concorso. C’è il piacere di stare insieme, indipendentemente dal giudizio della Giuria e della classifica. Questa è una manifestazione - ha aggiunto - densa di significato, una luce che illumina le difficoltà economiche e sociali che stiamo attraversando».

Il segretario generale Gabriele Sampaolo ha sottolineato l’energia e la vitalità espressa dai partecipanti. «Vi ringrazio, siete preziosi per la nostra Associazione. Oggi c’è tanto bisogno della vostra energia, della vostra voglia di continuare ad imparare. Un’energia che nasce non solo dalla vostra creatività ma anche dalla volontà di uscire dal vostro quotidiano per aprirvi agli altri. Quello che date è davvero un bell’esempio». «Per me questo Concorso è un grande regalo, non avrei mai pensato di incontrare così tante persone e di conoscere nella mia vita così importanti personaggi della cultura», dice Vittoria Barigazzi di Belforte (Mn), ex artigiana, oggi artista a tutto tondo: scrive poesie e prose, dipinge e ama anche la fotografia. C’è chi partecipa per la prima volta. È il caso di Ferruccio Mirandola di Quattro Castella (Re). «Questo è in assoluto il mio primo concorso. Dipingo da una decina di anni. Qui ho trovato un bell’ambiente e una buona compagnia». »

[ IL LABORATORIO DI PROSA ]

[ WORK SHOP IN ESTERNA DI FOTOGRAFIA ]

[ IL LABORATORIO DI POESIA ]


EVENTI

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[ SOPRA, I COMPONENTI DELLA GIURIA: DA SINISTRA, ELIO PECORA, RENATO MINORE, DUCCIO TROMBADORI, LINA PALLOTTA E GIULIO RIGONI. ]

Franca Fiordalice di Roma, invece, è alla sua seconda partecipazione. «Amo la fotografia. È l’occasione per scoprire la mia città, Roma, e soffermarmi su quello che mi circonda. È una passione che ho ereditato da mio padre». Nel corso della manifestazione, presentata dal giornalista Rai Paolo Notari, non poteva mancare un saluto a Maria Luisa Spaziani, scomparsa recentemente. «Era una donna estremamente intelligente ed ironica, sostenitrice convinta di questo Concorso», ha ricordato Renato Minore nel rivolgere, a nome di tutti, un saluto ad una donna di grande cultura che per ben 31 anni ha fatto parte della Giuria del Concorso 50&Più. Un’edizione ancora una volta all’insegna della condivisione. Si condivide il piacere di continuare ad imparare grazie ai la-

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boratori dedicati alle quattro sezioni in gara, condotti da noti professionisti come il poeta Elio Pecora, il pittore Enrico Benaglia, la scrittrice e attrice Alida Sessa e la fotografa Lina Pallotta. Si condivide la passione per la musica con le serate in compagnia dei gruppi Operapop e Nino Rota Ensemble. Infine, una serata speciale ed emozionante dedicata a Lucio Dalla con un concerto in suo onore. Si condivide la bellezza del territorio grazie alla crociera notturna sul Lago Maggiore. Si condivide, infine, il piacere di trasmettere emozioni e allegria. Così c’è chi si improvvisa cantante o barzellettiere nello spettacolo autogestito 50&Più Show, realizzato dal Maestro Vincenzo De Filippo, che ha chiuso la manifestazione. Per tutti appuntamento al prossimo anno.

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LE “SUPERFARFALLE DEL CONCORSO”

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A Baveno sono stati premiati anche i quattro Supervincitori votati dai lettori della Rivista 50&Più e del sito www.50epiu.it che hanno ricevuto la Farfalla d’Oro nell’edizione del Concorso 2013. Paolo Capucci di Rieti con il racconto Qui Radio Londra. «Scrivere questo racconto mi è venuto naturale perché ho raccontato i miei ricordi di guerra. Avevo 11 anni quando con mio padre ascoltavano clandestinamente Radio Londra». Due anni fa vinse la Superfarfalla per la Fotografia. «Fotografare rimane la mia vera passione». Luana Innocenti Lami di Pontedera (Pi) con la poesia Deviazioni. «Dedico questo premio alla Toscana. Scrivo poesie da sempre. Ho partecipato per la prima volta a questo Concorso un anno fa. Quest’anno ho guadagnato anche quest’altro importante premio. Sono felicissima». Maria Teresa Gomiero di Vigonza (Pd) con il quadro La vita. «È un premio che proprio non mi aspettavo, è una grande soddisfazione riceverlo. Il quadro racconta la vita secondo il mio punto di vista. Una vita colorata, bella, anche nei momenti dolorosi». Giuseppina Righetti di Rovereto (Tn) con la fotografia Sguardo illuminato. «Non ho mai avuto tempo per me nella mia vita. Mi piace viaggiare e grazie alla fotografia posso catturare e fermare le mie emozioni. Sono molto onorata di questo premio e ringrazio tutti, chi mi ha votato e chi no».


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Inno alla Bellezza ovvero i mille passi di una Nuvola

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volte, tutto è appeso a un filo. A un filo di seta azzurro. Soprattutto i sogni, e tanti di essi fanno capo a una nuvoletta. Io sono una nuvola capace di accendere i sogni degli umani. Il mio cuore è una tuba, uno strumento a fiato: mi gonfio come le rosee guanciotte di una bimba petulante. Tra le nuvole pecorelle delle mie sorellastre, io sono la carranzana, la pecorabasca di S. Sebastian. Joachim

è il mio moroso, il più bel cirro che mai cielo e vento abbiano originato. Una cresta argentea, da principe azzurro, il mio Joachim Burian. Ma, per me, di più. Un bianco zucchero filato. La leggerezza di un danzatore di fandango: fusione perfetta di vuoto e di bellezza. Cioè, di infinito. Di cielo e di azzurro. Di spazi e di vento. Joachim Burian, il mio nuvolone dagli occhi di brigante che danza, corpo seducente da torero, nell’arena del cielo, mentre un codazzo di nuvoline civettuole lo vagheggiano e gli soffiano aliti di rosa, come le gitane spagnole, dal lancio adorante. Nefele la Grande, mia madre. Non la nuvola che Zeus creò per ingannare Issione, ma la sposa infelice di Atamante, che si trasformò in nube dorata per avvolgere l’ara su cui i figli erano votati al sacrificio. Anche a me piace ballonzolare per il cielo. Materializzarmi e smaterializzarmi, secondo le occasioni e il gradimento. Sfarfallare, volteggiare, come stecco di zucchero filato, ed essere rapita come palloncino che punta alle stelle. Al biancore di una fatata luna. Mi sento bella, perché “nessuno mi spettina così bene come il vento”. L’ho sentito da una voce umana che saliva fino a me. Croce sul cuore, giuro. E non spergiuro. Perché io amo la bellezza e l’arte. Non sono

come le mie sorellacce, nobili sì, ma sciroccate, dal carattere salcigno. Le intrattabili. Le mie sorellacce, beretta calibro 9, si acquartierano nei punti più imprevedibili del cielo per tendere agguati ad aerei ed uccelli reali. Galoppano le scapestrate per creare tempesta in mezzo all’oceano su cui filano veloci, a cento nodi l’ora, eleganti transatlantici con vip goderecci a bordo. Le mie sorelle, gelide di cuore e dure di mente, gioiscono ad abbuiare il cielo, a infoscare l’orizzonte.

Io, invece, me ne vado tutta impettita ad inanellare giorni di giochi innocenti. Piccola e monella scorrazzo per il cielo in groppa al vento malandrino. Inseguo la Bellezza. Ho sorvolato il Brasile, per ammirare gli aragiacinto, i grossi pappagalli bluviola. Ciangottavano nella riserva, luogo senza tempo, eterno e misterioso. È lì, forse, che io e Joachim ci siamo irrimediabilmente perduti. Ho sorvolato le foreste pluviali di mangrovie. Sempre in cerca del mio amasio Joachim. Il crudele, gelido vento del Nord lo ha strappato al mio abbraccio. E io ci ho consumato l’anima da un capo all’altro del cielo. L’ho cercato dappertutto, perfino sulle cime tinteggiate di azzurro stoviglia del Grande Atlante. Poi ho vagato a caso. Il cuore gonfio di amaritudine. Mi sento soffocare. Il mio bel ganzo Joachim perduto. Mi sembra di essere un anerobio che si sviluppa senza respirare aria, perché magrissima come una salacca, continuo a macinare strada per le vie del cielo. L’unica musica che ascolto è quella del vento. Tra savane, praterie, deserti. Senza preclusioni, senza esclusioni: lo cerco dovunque il mio »

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Joachim, luce di stelle. Il mio cuore disabitato, espropriato, bandito e deserto come una chiesa sconsacrata. Tra fitti piovaschi e schiarite, tra visione e veggenza. “Noli me tangere”, sussurro al padre vento, non trattenermi, non bloccarmi. Sono fatta di aria e di pianto. Devo andare. Son fatta di affanni e di ricordi lancinanti. Sorvolo l’Antartide, la Groenlandia, il deserto del Gobi. Tra le mie fibre lievi s’insinua l’algido vento dell’Himalaya, tra chiome di alberi e cime spezzate dai venti. Popoli e bellezze. Ghiacci perlati e rocce “rugginose”. Crepacci e pascoli smeraldo. Ma, sono solo una nuvola: non posso niente, io. Eppure, so intrecciare inserti di sogno, coniugare reale e immaginario, perché possano gemmare l’amore e la bellezza. L’averlo perduto il mio Joachim Burian mi ha diviso il cuore a delta, una divaricazione con tanti sfracelli. Eppure, non chiedo niente al dio Vento: solo finire, mancare, soffocare l’ultimo respiro nello stesso istante del mio Joachim. Come Filemone e Bauci che, vecchissimi, alitarono insieme la morte nel tiglio e nella quercia. Ebbene sì, il nostro amore è senza solutori, tenace e saldo come la catenaria. Ora mi taccio, non dirò più uno iota, vagherò disperatamente solo alla ricerca del mio Burian Joachim, danzatore di fandango. Tante sono le piste, gli avvistamenti: che danza lieve sulla cupola bianca del TajMahal, in India, sedotto perso dal più bel monumento che mai essere umano abbia innalzato per la sua sposa. Che volteggia sul Colosseo, buffando sulle criniere di leoni nemei, in irrefrenabile, irremovibile pugna. Che sfiori, a Luxor, la punta della Piramide - Tomba di Tutankamen lo Splendido faraone egizio col culto di Ammon Rà. Che solitario corra insieme alle tinnule onde del Danubio Blu, bevendo musica e bel-

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lezza, incantato perso per la meraviglia del cosmo. Che frugacchia nella foresta vergine, a spiare il necroforo vespillo che al crepuscolo si ciba di carni putrefatte, a che le sue larve possono trasformarsi in ninfe e farfalle. Ancora un miracolo di bellezza! Perché dalla morte nasce la vita. E in tutti noi c’è bisogno di eternità, come la natura che continua ostinatamente a fiorire e a sorridere, dopo alluvioni, glaciazioni, terremoti. Perché sia terso e smaltato di azzurro il cielo di dopo. L’uomo è ciò che ama. Lo asseriva chi? Non me lo ricordo più. L’ho sentito sussurrare da un profeta di interiorità. Di spiritualità e, quindi, di bellezza. La bellezza, già. La fascinazione del cosmo e della natura. L’amore. Che ha unito me e Joachim in una sola fede ossessiva, martellante. Da renderci ribelli e vagabondi. Una tetraktis pitagorica, un triangolo perfetto, saldo così il nostro giuramento. Qualcuno ha insinuato timidamente di averlo visto inghiottito dalla spuma nivea delle acque del Niagara, mentre ne accompagnava il rapido salto mortale. Lo berrò questo calice di dolore, perché gioia e dolore si diramano dalla stessa, profonda radice, il sentimento, il forte sentire. La bellezza è nell’equilibrio di due forze opposte. È nell’armonia, nel sogno. Nei principi matematici della simmetria. E le grandi opere dell’uomo sono il canto della terra verso il cielo. Parola di nuvola, la migrante dall’anima incostante. Ma, il mio cuore è fatto anche di diamanti e di rubellite. “Né la durata né la severità della lotta mi fermerà”. Chi ha scandito temerariamente queste audaci parole? Forse un politico inglese dalla tempra di acciaio? Io e Joachim il Bello, rattorti come un lucignolo, siamo come gli ioni dell’ar-


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gento, abbiamo la stessa intensità di calore, di vigore. Ma, ora l’unica musica che ascolto è quella del vento. Che mi riporti da lui: che possa cantargli una nenia dolente di amore e di morte, al suono della tibia che flanta tra fiocchi di neve, come un vento di buriana. Sulla Grande Muraglia, dopo miglia e miglia a girare inanemente, dopo milleannimille, il mio personalissimo tempo interiore, lo ritrovo, il mio Joachim, trafitto mortalmente dalla luce del Sole morente, vestito in filigrana di tutti i colori dell’arcobaleno. Il cuore ancora pulsante in un esile fil d’aria, consumatosi come una candela, all’istante stesso del mio apparire. Mi ha aspettato il mio Joachim perduto, perché ne raccogliessi l’ultimo soffio, tenacemente tenutosi in vita per donarmi l’addio. Non voleva che patissi l’abbandono immotivato. Cielo, mare, terra, aria hanno ascoltato le mie grida di dolore: strida su lastre di ghiaccio, incisioni a vivo su lastre di ferro. Tutto ciò che graffia l’anima e lacera il cuore. Come la ninfa Eco, invoco il suo nome e il suono mi riporta solo la M di Joachim e, stranamente, la B iniziale di Burian. La Molta Bellezza. La migliore, la maggiore. Consunta ed infelice, tra algide giornate e piogge battenti, veleggio sulla verde Irlanda o, forse no, sul cielo dorato della dolce Tàngeri, quando, improvviso, alla vista un rubino balascio: un fiore bellissimo che mai terra abbia generato o la dea Flora, amante di Zefiro, concepito. Un fiore con la corolla aperta e ferma, incantato verso la luce. Vorrei prolungarne la vita e la bellezza, con una goccia di brezza brillante, nettare d’eternità. Ma, un vento gelido, cinico, capace di passare sui sentimenti, come nella terra arida dei morti, lo ghermisce, proditorio e fellone. Prima che la Madre Terra lo

sciolga dal suo abbraccio vitale, mi catapulto a reggere nel mio bozzolo l’innocente sorriso. Nel cilindro della mia anima di nuvola rotore lo serro. E, poi, travolti e portati lontano dal vento di maestrale, insieme sprofondiamo negli abissi dell’Oceano. Nella cupa fossa delle Marianne, forse. Io creatura d’aria, appartenente al mondo del mutabile, felice preda del regno di Nettuno. Lui, petalo di seta carminia dal regno incontaminato di stupita bellezza. A volte, il Caso è un grande Demiurgo, ne sa più di noi. Nel cielo tornato terso, una folata di vento birichino.

» Giulia Maria Barbarulo

Laureata in Lettere presso l’Università Federico II di Napoli ha insegnato materie letterarie nei licei e negli istituti tecnici. Scrive da sempre, nel 2009 ha pubblicato un libro di poesie dal titolo Il cielo e i suoi silenzi; nel 2012 la silloge poetica L’anemone stellato. Vincitrice del primo premio Canepa 2011 - Torino Fiera del Libro. Nel 2012 ha pubblicato Storia e storie di Caballero, gatto filosofo, presentato in anteprima alla 42a edizione del Giffoni Film Festival. Vive a Pellezzano (Sa). Nel 2013 al Concorso 50&Più ha vinto la Menzione speciale della giuria per la Prosa e la Poesia.

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Il Basco innamorato

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i chiamo Basco, Vasco in spagnolo. Ma non confondetemi col famoso Vasco. Ero relegato in fondo alla cappelleria di Vicolo della Cuccagna, a Roma. Andateci pure voi e salverete dall’oblio tanti miei amici. Non potete sbagliare: a pochi passi c’è Piazza Navona. Volete sapere cosa mi è successo? Una fresca mattina di primavera, verso le 11.00, entra nel negozio un’avvenente ragazza, piuttosto alta, snella, dai lunghi capelli neri. «Buongiorno, posso dare uno sguardo?». «Ma certamente! Troverà senz’altro il suo cappello preferito». La ragazza si diverte a toccare, beffeggiandoli, i cappelli più estrosi, fantasiosi ed eccentrici, scintillanti di lustrini e di piume variopinte, vere acrobazie sartoriali. Finalmente, come sospinta dal mio sguardo implorante, si ferma nell’angolo dov’ero abbandonato. Mi prende, mi accarezza e mi fa il solletico all’ombelico, il pippolo o piolino, che tiene fra il pollice e l’indice per farmi roteare sempre più velocemente. «Ecco, ho trovato: prendo questo basco rosso». «Lo provi, signorina. Si guardi allo specchio... Le sta benissimo! Lo sa che il basco era il berretto preferito dalle mitiche Marlene Dietrich, Greta Garbo, Ingrid Bergman, senza parlare di Pablo Picasso, Che Guevara e del divino Raffaello?». Mi guardo anch’io allo specchio e, per un momento, con quei suoi lunghi capelli neri, mi sembra di posare sul capo di Raffaello. Finalmente mi ero scrollato di dosso la polvere e la noia e potevo girare libero e felice sulla testa di una splendida ragazza che mi aveva scelto fra tanti colleghi presuntuosi e boriosi. Se fossi un “grillino”, manderei loro un bel “vaffa”... Non vi ho ancora detto il nome della ragazza. Si chiama Raffaella ed ha 17 anni. Che bella coincidenza: un

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berretto alla raffaella sul capo di Raffaella! Mi porta quasi sempre con sé e così posso sentire su di me il calore del sole, le gocce lente o violente della pioggia, i soffi o le raffiche del vento. Rivivrò sempre l’emozione che ho provato quando mi è apparso per la prima volta il faccione tondo e sorridente della luna piena. D’estate mi porta al mare e mi si alza la pressione a vederla nuotare come una sirena. Anch’io vorrei tuffarmi, cullato dalle onde... Poi, stanca e felice si siede accanto a me e si mette a scrivere sulla sabbia. «Ecco, vedi», mi dice sorridendo e rinfrescandomi con l’acqua di mare che cade dai suoi capelli, «se tu scrivi sulla sabbia le amarezze e i cattivi pensieri e poi li cancelli, essi spariranno. Me l’ha insegnato mio padre, un filosofo ottimista, che, però, crede di far ridere con le sue barzellette su Berlusconi. Te ne racconto solo una e, se non riderai a crepapelle, non me la prenderò... Mi consenti?». «Ti consento, ti consento, sono tutt’orecchie!». «Berlusconi fa di tutto per andare in Paradiso. A San Pietro, che è corso trafelato a riceverlo, chiede con ostentazione: -“Mi consenta, chi comanda qui?”. “Ma il Padre Eterno!”, risponde ossequioso San Pietro. “E allora io... che sono venuto a fare qui?”». Raffaella mi ha portato per tutta l’Europa con le sue amiche e i suoi amici. Sento ancora un brivido di paura al ricordo di quando a Parigi un colpo di vento mi ha fatto volare dalla Tour Eiffel. Per fortuna, mi raccolse un gendarme, che mi riconsegnò ad una Raffaella ansante, ma felice di avermi ritrovato. A Roma, poi, la sua adorata città natìa, mi ha fatto conoscere le vie e i vicoli più antichi dal nome strano e curioso, come Via delle Zoccolette, Via dei Chiavari, Via Scossacavalli, Vicolo Scorticabove, Vicolo dello Scavolino, il più corto di Ro-

ma. Però, camminando, non si può evitare di calpestare i regali (Roma è generosa!) che lasciano i migliori amici dell’uomo per marcare il loro territorio. «Mer...!», si lascia scappare di bocca, ma non finisce la parola, perché si consola per il fatto che, dopotutto, porta fortuna. Le piace mettersi in posa davanti ai monumenti del Belli e di Trilussa per recitare qualche loro poesia romanesca o per comporre qualche pasquinata contro i politici davanti a Pasquino. Ogni tanto, assetata, si ferma ai nasoni, le tipiche fontanelle romane, divertendosi a spruzzarmi. Un giorno d’estate, mi lancia perfino nella fontana di Trevi ed ha l’ardire di entrare nell’acqua per venire a riprendermi. Per un attimo ho avuto la pazza idea di essere Marcello Mastroianni tra le braccia di Anita Ekberg nella famosa scena della Dolce Vita di Fellini. Ancora adesso il Fiume Nilo del Bernini in Piazza Navona si nasconde il volto per non vedere le sue ragazzate. E che dire di quando mi ha ficcato dentro la Bocca della Verità per non rischiare (non si sa mai!) la sua mano? Nella Galleria Borghese, la divina Paolina del Canova non finirà mai di rimproverarla per aver avuto la sfrontatezza di posarmi sul suo capo. E nei Musei Capitolini, l’imperatore Marco Aurelio è ancora accigliato per avermi lanciato sul suo cavallo. Ma non finisce qui. Al primo lancio riesce a centrare, come fosse un attaccapanni, il fallo maestoso del Dio Priapo. Mi sentivo veramente a disagio, più rosso di quanto non fossi... ma perdono tutto alla mia Raffaella, specialmente quando mi porta nei più tipici locali di Trastevere, dove posso deliziarmi con le canzoni e gli stornelli romaneschi, avvolto dal profumo inebriante della cucina romana e del vino dei Castelli. Durante l’Ottobrata romana, nel rione Monti, in Via Baccina, siamo riusciti ad affacciarci dalla finestra della casa dove visse per vari anni Ettore Petrolini. «Da ogni finestra di

Roma si vede il mondo», diceva il grande attore. E a noi sembrava proprio di vederlo, il mondo intero! La sera, stanchi delle nostre scorribande, torniamo a casa. Mi getta sul letto e, dopo avermi dato il bacio della buonanotte con le sue labbra di granato, sprofonda in un sonno beato. D’estate, nei giorni più afosi, si abbandona nuda senza accendere neanche una luce, perché s’illumina da sola con il suo corpo sodo e luminoso. Solo io sono lì fermo a sfiorare la morbida seta della sua pelle e dei suoi capelli. Come può immaginare che io, un basco insignificante, ormai liso e sbiadito, sia innamorato pazzo di lei? Rimango sveglio tutta la notte e aspetto con ansia il mattino, quando, con una strana voluttà, mi lascio spolverare e accarezzare, premere sulla testa e uscire con lei, pronto a sfidare il freddo pungente dell’inverno o il caldo opprimente della canicola romana. Chiedo a Dio di fermare il tempo, prima che Raffaella mi butti fra gli stracci, per assaporare più a lungo il profumo e la gioia della vita. Se potessi, ritaglierei l’amore, che palpita in me per Raffaella, in tante piccole stelle da appuntare sul suo petto e su quello di tutti gli uomini.

Luigi Manfredi »Ex insegnante di lingua e letteratura francese, appassionato di poesia, prosa e arte che lui dice essere «la grande bellezza, la grande speranza dell’umanità». Vive a Roma.

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Balbis

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inalmente un senzatetto, per levarsela dai piedi, le suggerì, se voleva sapere qualcosa di Balbis, di scovare Zita, la barbona che si portava appresso la “casa“, un trabiccolo pieno di stracci e tegami sbatacchianti. Il giornale voleva un pezzo di colore sull’accattone morto assiderato, coi piedi mangiucchiati dai topi, sotto un ponte di Torino. Il problema era trovarla questa Zita, perché quando non mendicava si rintanava nei posti più invisibili della città. Riuscì infine a rintracciarla nel quartiere Barriera nel cortile di una fabbrica dismessa. La mendicante, al vedere la giornalista avvicinarsi, cominciò a lanciarle torsoli di mela, sassi e bottiglie di plastica vuote. Ma, visto che non mollava e voleva chiederle solo di Balbis, tornò a rincantucciarsi in un mucchio di cenci presso la carretta guatando l’intrusa con occhi ostili. Il freddo faceva fumare il fiato e gelava le mani. La giornalista, dopo aver battuto i piedi sul terreno e agitate le braccia per riattivare la circolazione, si sedette su una cassa da frutta a un metro dalla barbona. Si accese una sigaretta e gliene offrì una insieme a una bottiglietta di acquavite. La vecchia, ammansita da quei doni interessati su cui si gettò avida, mostrando due occhietti scuri infossati e uno sguardo irridente, insinuava il sospetto che sotto quell’apparenza cadente celasse una ben più vigile consapevolezza. Grattandosi il naso spugnoso con dita nere che spuntavano da mezzi guanti di lana sudici, biascicò rauca:

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«Allora, che vuoi sapere di Balbis?». «Chi era». «Credo volesse essere solo un... pensiero!». Interdetta da quella inattesa risposta ermetica: «Se parli per enigmi non mi aiuti! Come mai questo nome?». «Nessuno sapeva come si chiamava, perché non parlava, abbiamo cominciato a chiamarlo così dal nome del ponte sotto cui stava sempre». «Se non parlava, come fai a dire che lo conoscevi?». «Io non l’ho mai detto, te lo avranno detto altri perché stavo spesso con lui. Anzi, qualche volta sono riuscita a scambiare qualche parola, ma cose così...». La giornalista sentiva i piedi gelati e si spazientì, ma si rese conto che non arrivava da nessuna parte e le propose: «Facciamo prima se mi dici tutto quello che sai, anche solo impressioni». Zita la guardò male, poi con gli occhi fissi su un punto imprecisato del muro scalcinato, parve trovare nel ricordare una pausa estraniante: «Come tutti noi che ci troviamo in questo stato, anche Balbis doveva aver sofferto e molto, però, a differenza di tanti, non si portava dentro rancori. Io mi ero fatta una mia idea della sua vita precedente e dei motivi che l’avevano portato sulla strada, solo congetture... Però una parola un giorno, un indizio un altro, mi ero convinta che dovesse essere un artista con moglie e figli. Per leggerezza, una scappatella forse, si era inimicato la consorte già maldisposta che lo aveva distrutto chiedendo il divorzio, impedendogli di vedere i figli e pretendendo alimenti esorbitanti. Il dolore gli aveva provocato una depressione micidiale e un tremito alle mani che gli aveva reso impossibile la carriera e così si era ridotto sul lastrico, determinato alla rinuncia di ogni

forma materiale di vita, compresi gli affetti, per affidarsi a una dimensione solamente spirituale che non l’avrebbe deluso. Una volta mi disse, parlava raramente e solo con la luna piena perché quella luce gli dava una sensazione incorporea, che si era proposto di dimenticare due parole: io e mio. Ma chissà dentro di sé quanto gli doveva essere costata quella rinuncia. L’ho visto spesso piangere in silenzio. Pensavo che i suoi occhi un tempo azzurri fossero diventati di un bianco slavato proprio per il gran piangere. Ricordo che un giorno, all’improvviso si accasciò nell’udire da una radiolina il suono languido di un violino e il pianto gli sgorgava muto, come un rivolo. Un’altra volta restò di sasso alle effusioni di una ragazzina che si proclamava sua figlia, e non appena lei se ne andò, un pianto dirotto gli inondò la barba bianca. Nella “preistoria“ delle nostre vite noi barboni abbiamo tutti un passato che ci sforziamo di dimenticare, ma qualche traccia resiste e ci tradisce. Io ero un’insegnante e Balbis, con le sue dita lunghe e nervose, forse un violinista o un pianista. Un altro pensiero che mi accennò sotto la luna era quello del “distacco“. Ne aveva fatto il traguardo della sua vita, e in quell’ottica la rileggeva: dal taglio del cordone ombelicale, dall’abbandono traumatico della sua famiglia, dal suo lavoro sino all’auspicata liberazione della sua anima dal corpo, una vita tutta imperniata sul distacco, divenuto lo scopo finale dei suoi giorni». La giornalista era senza parole: non si aspettava quella profondità di pensieri e sentimenti né quella proprietà di linguaggio così contrastanti con lo stato e l’aspetto della vecchia accattona e glielo disse. Zita le sorrise con un filo di compiacimento, ma sminuì subito generalizzando: «Nessuno è come sembra, forse nemmeno tu». «Come mai con tanto senno, ti sei ridotta in questo stato?».


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La vecchia allora parve crollare sotto un peso immane, ma poi ebbe un’impennata d’orgoglio e fulminando la ragazza con un’occhiata: «La mia è un’altra storia. Eri venuta per Balbis!». Presa alla sprovvista, mentre si attendeva autocommiserazione e forse le lacrime di Zita, ripiegò sulla prima domanda che le venne in mente: «Era una persona buona o cattiva?». «Non posso saperlo, ho appena detto che non siamo ciò che sembriamo. Se potessimo vederlo adesso nella dimensione di puro spirito tanto desiderata, ci sarebbe forse chiaro». La giornalista allora decise temerariamente di esporle le sue perplessità riguardo quell’intervista: «I lettori del mio giornale si aspettano sdegno e pietà per l’assideramento e ribrezzo per la voracità dei topi. Ma di questo non mi hai detto nulla!». Come una lumaca a cui abbiano toccato le antenne, la vecchia si calò ancora di più sugli occhi la sciarpa di lana multicolore a frange e campanellini, legata alla corsara intorno alla fronte, e corrucciata, si chiuse: «Se non ti va bene quel che dico e come lo dico, puoi anche alzare i tacchi e tornartene al tuo giornale!». «No, no! Continua...», raccomandò la ragazza mordendosi le labbra per la lamentela sfuggitale. Cominciavano a scendere farfalline di neve rade e vorticose e Zita ebbe un risveglio quasi di entusiasmo: alzò il volto verso il cielo di piombo in un’espressione beata che le spianava le rughe sussurrando: «Non dovrei amarla, perché mi farà morire, ma

mi piace: o forse l’amo proprio perché mi condurrà alla morte!». Poi siccome, dopo tutto, le piaceva il parlare appropriato, come un abito da tempo dismesso, che la ragazza le offriva l’occasione di tornare a indossare, uscì nuovamente dal guscio mormorando come a se stessa: «Anche Balbis amava la neve, gli alberi, il Po, i prati, gli animali e persino i topi!». Al che la giornalista, suo malgrado, non riuscì a trattenersi: «Ma come lo sai se non te lo diceva!». «Come si sente che sei giovane! L’amore, mia cara, è l’unico sentimento che mostra segnali inequivocabili. Ho sentito Balbis cantare dolcemente mentre batteva i denti, e non con rabbia per il gelo, come fanno i nostri compagni di sventura. Credo accennasse quel motivo dolce proprio nella speranza di uscire dalla prigione del corpo con le sensazioni sgradevoli che comporta». «Non è molto “umano“ questo comportamento», commentò incredula la giovane. «Ma era quello a cui tendevano tutti i suoi sforzi: un mese fa, di notte, fu assalito da tre giovinastri con le svastiche sui giubbotti, che, tenendolo per i capelli, lo immersero nel Po per vedere quanto resisteva in apnea e lo lasciarono intirizzito e fradicio sulla riva. Con la broncopolmonite che si prese, e che l’ha portato a morire, non gli ho sentito pronunciare una parola di protesta, di odio. Lo so bene perché ero là vicino, ma non ho emesso un solo grido di allarme per lo spavento. Credo provasse com-

passione per quegli sciagurati». «Sembra che tu stia parlando di Gesù o di S. Francesco», replicò scettica la ragazza. «Lo so, pare impossibile perché non era credente. Però penso che, consapevole o no, quelli fossero i suoi modelli». «Eri con lui quando è morto?». «No, ma sono stata la prima a scoprirlo: aveva gli occhi aperti fissi al cielo e sembrava felice!». «Coi piedi rosicchiati dai topi?!». «Ma sei fissata con questi topi! Balbis, sono convinta, avesse i piedi già intorpiditi dal gelo e che non abbia neppure avvertito dolore ai morsi di quelle bestiole. Le avrà guardate senza scacciarle mentre succhiavano il suo sangue, felice di dare loro qualcosa di sé che non gli serviva più». «Un’altra volta mi racconterai la tua storia?». «Vedremo che cosa mi porti». concluse Zita raggomitolandosi nel suo mucchio di stracci. Quando la giornalista consegnò l’intervista al suo caporedattore, le fu rifiutata come non adatta alla pubblicazione: i personaggi “positivi“ anche se stravaganti non attirano, e una storia “di salvazione” sui generis, pur in un contesto drammatico, ancora meno.

»DopoIvoilPatuelli diploma ha lavorato per vent’anni in banca. Da dieci anni si dedica con intensità alla scrittura narrativa. Ha pubblicato sei romanzi e due raccolte di racconti. Vive a Ospedaletti (Im). Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta e nel 2012 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la Prosa.

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Sfollamento

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icordo ancora l’odore dolce delle frittelle alla vaniglia che la mamma friggeva per il pranzo speciale della domenica. Il fischio possente della sirena d’allarme ci scuote. Le bombe cadono giù da un cielo inorridito sulla città sgomenta. Il tempo di spegnere il gas, la mamma ci porta giù, al piano terra della palazzina di cinque piani. Stipati in una piccola stanza uomini, donne e bambini, si stringono l’uno con l’altro. Pianti, urla, preghiere s’innalzano invano verso un cielo muto. Io mi rincantuccio nel mio solito angolino, tutti i giorni si ripete l’evento, nessuno bada a me. Gli adulti si aggrappano alle maniglie delle due porte, per tenerle ferme. Ogni bomba sganciata fa tremare le pareti, i vetri si frantumano come briciole: le urla diventano sempre più disperate. Chiudo gli occhi per non vedere la mamma piangere e allungo le mani sulle orecchie per non sentire. Un secondo allarme annuncia la fine dei bombardamenti. Io e mio fratello usciamo per primi; fuori l’aria è densa di fumo, terrorizzata lo seguo, senza rendermi conto a cinque anni che quei frammenti che raccoglievo erano schegge. Ritornata a casa, l’odore delle frittelle, ormai fredde, cancella dai miei occhi il terrore, ritorna il sorriso, l’allegria, mangiamo finalmente le frittelle e le lacrime intrise di vaniglia sanno di miele. «Mangiale tutte!», dice la mamma. Strano... Di solito lascia sempre una parte del pranzo per la cena... Questa volta ci permette di mangiarle tutte. Subito dopo mangiato, la mamma ci comunica, l’immediata partenza «Prendete, solo due giocatoli con voi, sbrigatevi non abbiamo molto tempo, dobbiamo andare via subito. Ci aspetta un lungo e faticoso viaggio, dobbiamo lasciare Cagliari al più presto». Frugando nei miei giocattoli, ho preso la bambola più vecchia. Anche lei reduce della guerra, le manca un occhio di cristallo e un braccio, le voglio molto bene, dorme sempre con me.

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Prendo anche un cappellino rosso di pannolenci, regalato dalla mia madrina. Lo metto sempre d’inverno, ogni volta che esco e d’estate lo metto in testa alla bambola e così non mi separo mai né dalla bambola, né dal cappellino. La cucina si allontana dal nostro sguardo, un velo bianco la cancella per sempre. La mamma con in braccio l’ultima nata Giulia, sembra non riuscire a varcarne la soglia! I piedi inchiodati al pavimento. In silenzio m’inchino a raccogliere, sotto il tavolo una frittella. Tiro il bordo del vestito della mamma, costringendola a girarsi, si scuote, la prende, la mette in tasca, come fosse una reliquia. In quella cucina, non è più tornata. Un camion sgangherato ci aspetta giù. Mio padre fa salire prima la mamma con la sorellina in braccio. Il volto impietrito, lo sguardo disperato, rivolto alla casa che sta lasciando. Non si dà una ragione di tutto questo sconvolgimento. Così in un attimo, la guerra le porta via l’anima. Sollevata da terra mi fanno sedere in una panca. Il suono delle sirene delle ambulanze, lacera l’aria, è un andare e venire continuo di feriti e sangue. Urla di dolore dovunque! Palazzi sventrati, fuma-

no come ciminiere colorando di nero cupo un cielo azzurro. Accanto ai ruderi figure spettrali si aggirano alla ricerca di una persona cara, di un oggetto, un segno tangibile del loro recente passato cancellato da una bomba, un presente inghiottito nel nulla. È il mio primo viaggio, il camion è aperto, il vento di maestrale intreccia i miei pensieri in una fitta trama, nessuno spiraglio permette alla luce di entrare. Quanto sangue... Frequento la prima elementare, ci teniamo per mano, io e Carla, la mia compagna di banco, poi corriamo, lei mi precede ridendo felice «Non mi prendi, non mi...», suona l’allarme, un attimo, una bomba cade poco distante: di Carla è rimasta solo, spiaccicata nel muro, una macchia lattiginosa, bianca: il suo piccolo cervello. Mi risveglio nel mio letto, sento i miei parlare di un miracolo, tutti mi abbracciano. Non dico una parola per un mese, perché mi fa tanto male? Non respiro...? Ho solo sei anni... «Mamma... Perché? Carla, morta così? Mamma, mamma, aiutami a non pensarci, aiutami, vedo sempre la mia amichetta del cuore, schiacciata». Questa scena mi segue ovunque, come la mia ombra. Attraversiamo la cit-


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tà. Ecco un mare verde, un cielo azzurro, limpido, senza fumo. Il profumo dell’erba bagnata, mi avvolge tutta, mi fa dimenticare l’odore acre del sangue. Ci mettiamo a cantare, le nostre voci cristalline fanno tornare il sorriso e cancellano per un attimo il recente passato di morte. Finito di cantare, silenzio assoluto: senza fragore di bombe e di aerei che squarciano il cielo. Adesso posso chiudere gli occhi finalmente tranquilla. Un’altra scena m’impedisce di dormire. Ecco un altro atroce episodio vissuto. Due settimane prima della partenza, come tutte le domeniche ci rechiamo alla chiesa di San Domenico, il nostro posto è sempre nella navata laterale destra. La chiesa è gremita di fedeli che cantano accompagnati dalla musica dell’organo. Suona l’allarme, cade una bomba, la chiesa crolla come un cencio, rimane intatta solo la navata di destra e le persone che si trovano lì. Per uscire siamo costrette, a passare sui cadaveri, tra le urla dei feriti, ricordo di aver visto l’inferno. Mi

sono risvegliata nel mio letto. Non so quanto ho dormito, so che per tanti giorni ho avuto la febbre alta, non mangio e non parlo. Il viaggio continua: montagne di granito, fanno da sfondo ad una strada sempre più impervia. Tutti dormono, spossati dalla stanchezza e dalla tensione. Io fantastico. Salgo sola fino alla cima delle montagne che toccano il cielo. Comincia ad imbrunire, quando appaiono le prime case. Attraversiamo il paese e ci dirigiamo su verso la collina. Ormai è buio. Illuminata dalla luna piena, appare una schiera di case allineate, ciascuna composta da due appartamenti. Tutto è silenzio rotto solo dall’abbaiare di qualche cane in lontananza. Tutto sembra magico. La mattina mi sono svegliata, per la prima volta senza sirene, senza il rombo dei motori, senza lo schianto delle bombe, senza paura. Oh dolce quiete! Un altro pianeta. Accanto a me mia sorella dorme ancora. Mi vesto in silenzio e scendo giù. La

mamma seduta, piange, mi avvicino, è assente, lo sguardo perduto nel vuoto, non mi vede. Non oso toccarla. Mi avvicino alla finestra, la casa è circondata dalla campagna: siepi di fichi d’india si alternano a cespugli di lentischio, pennellate senza ordine né regole colorano l’aria confondendosi con l’argento degli ulivi che ondeggiano al vento. Rimango lì col naso spiaccicato al vetro della finestra, sento che la nostra vita sta cambiando anche se non riesco ancora a capire come. La colazione è pronta, a malincuore stacco il mio naso dai vetri della finestra e mi siedo a tavola. Odio mangiare, ogni volta lo stesso rito, prima ingoiare un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo sempre, in bella mostra sulla credenza della cucina un fiasco intero. Costretta per il bene della mia salute, lo ingoio e naturalmente lo vomito, a suon di schiaffi vengo spedita in camera senza mangiare. Quando tutti finiscono e mio padre va a riposare, mia madre con un sorriso triste senza proferire una parola mi porta da mangiare. Guardo la nuova credenza alla ricerca del fiasco ma non c’è. Mia madre strizzando l’occhio: «Il fiasco l’abbiamo dimenticato a Cagliari». Felice faccio colazione senza schiaffi e dimentico le bombe.

Laura Pisano »È nata a Cagliari e vive ad Oristano. Insegnante in pensione, ha studiato gemmologia all’Igi di Milano e ha viaggiato molto per studio e per passione. Presidente per due mandati del Sindacato Gioiellieri di Oristano, da diversi anni dedica parte del suo tempo alla ricerca di un linguaggio artistico. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta, nel 2013 ha vinto la Menzione speciale della giuria per la Poesia.

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Un dolce matrimonio

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na mano bianca dalle dita lisce e rotondette è sospesa, incerta, sopra un vassoietto di cartone stipato di cioccolatini. Quale scegliere? La conchiglia bianca che sembra approdata dai mari del sud, o la rosa in boccio scolpita nel cacao o la stella scurissima dalle punte gonfie di crema, oppure il bauletto bronzeo su cui spicca un chicco di caffè? Infine la mano plana lentamente co-

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me fosse una colomba e afferra delicatamente tra due dita la stella corvina. Se la porta lentamente sulla lingua che è tutta tesa e sporgente come quella di una bimba pronta a ricevere l’ostia. La bocca si richiude beata, schiacciando la pasta profumata contro il palato. In quel momento si sente una voce che chiama: «Serena! Sei ancora lì? Lo sposo ti aspetta davanti alla chie-

sa, tuo padre è giù che ti attende con la portiera della macchina aperta». Serena ascolta le parole che sembrano provenire dalla sua bocca piena di cioccolata: «Vengo subito, arrivo!». Ma non è la sua voce, si dice, c’è qualcosa in essa che non le appartiene. Le dita, furtive, si abbassano ancora una volta su quei cioccolatini che splendono di una luce scura e promettente. Afferrano la conchiglia di cioccolato bianco e la posano con calma sulla lingua. Poi è la volta del bauletto scuro sormontato dal chicco bruno che scivola fra i denti e si squaglia liberando un delizioso aroma di caffè tostato. «Serena!», gridano da fuori. «Vengo!». Le dita sporche di cioccolato si strofinano sull’ampia gonna di organza bianca lasciandovi due tracce scure. La giovane sposa fa un passo verso la porta. Ma poi si ferma, torna indietro e con le dita tranquille continua a pescare nel vassoietto, tirando su ora una foglia di quercia color oro bruciato, ora una spiga di grano dal profumo squisito, ora un pesciolino dal colore tenebroso di una notte senza luna. Serena è una splendida ragazza, alta, dalle forme generose; è un tipetto volitivo, sicuro di sé ed ora ha deciso! Questo momento è suo in modo esclusivo e merita di essere vissuto pienamente, come un rito d’addio all’adolescenza. Un sorriso felice, fanciullesco e spensierato aleggia sulle sue labbra. Accosta una poltroncina e vi si lascia cadere semi sdraiata. Coglie con lentezza, quasi con ponderazione le prelibatezze di quel vassoietto; sollevando in alto i cioccolatini, osservandoli da sotto e abbassandoli pian piano verso la bocca sente crescere un’intima gioia. Un piacere sensuale l’avvolge; vi si abbandona con movimenti lenti, flessuosi; come una gatta, che ronfando inarca la schiena ad una carezza. Si lecca le dita, rovescia la testa estasiata. In quello stesso istante, davanti alla


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chiesa, il suo sposo in attesa scoppia in una fragorosa risata. Si chiama Marco, è un giovane aitante, allegro, ottimista. Gli invitati, che già da un po’ l’osservano di sottecchi restano interdetti. I commenti si sono sprecati perché a nessuno è sfuggito il vistoso ritardo della sposa. I maligni sogghignano e propalano impietosi lazzi bofonchiando di nascosto. Ma la risata di Marco li ha zittiti. Si rendono conto che non è ironica né impacciata, non cerca di mascherare rabbia o disappunto. È piena, gioiosa, chiaramente originata da un’immagine che la sua mente ha elaborato. Ha visto qualcosa di piacevole, divertente; forse sconcertante ma non del tutto imprevisto. «Seereenaaa», quasi un guaito attraversa la porta chiusa. È la voce della madre della sposa. «Amoreee... Vieni fuori, ti prego... Non farci impazzire...». Decisa la figlia risponde: «Vengo mamma... non ti agitare...». Parlando a bocca piena qualche schizzo di saliva colorata cade sull’abito già danneggiato. Serena osserva ma non si scompone. Davvero questa giovane porta un nome che le calza a pennello. Marco, lo sposo, ora si rivolge agli invitati: «Venite, entriamo... Serena sta per arrivare». Deve fare un grande sforzo per mantenere un minimo di serietà. Reprime come meglio può la risata dirompente che gli gorgoglia in petto e pian piano spinge la gente all’interno della chiesa. Percorre a sua volta la lunga navata e va a sedersi, solo, sull’ultima panca sotto l’altare. «S-E-R-E-N-A!». Il ruggito paterno scuote la porta. «Esci immediatamente! Dobbiamo andare, siamo terribilmente in ritardo!». Le urla non agitano più di tanto la ragazza che pacatamente risponde: «Papà… Non essere isterico... Va tutto bene... Ora vengo». La rabbia sbolle immediatamente il povero padre capisce che è una battaglia impari: la calma di sua figlia lo ha sempre soggiogato. Le rico-

nosce una forza di carattere, un equilibrio che sa di non possedere. Mestamente si adegua: «Va bene, ti aspetto... È tutto pronto». Marco è sempre perso nelle sue fantasticherie. La mimica del suo viso esprime gioia, divertimento, allegria, sorpresa. Nessuno si azzarda ad avvicinarlo. All’improvviso si alza ed annuncia: «Tra dieci minuti sarà qui Serena». Serena dà un’ultima occhiata al vassoietto. È rimasto un solo cioccolatino. Decisa lo afferra, si alza e si dirige alla porta. Esce dicendo: «Andiamo!». È accolta da un ululato di terrore. Madre, zie, cugine ed amiche fissano sconvolte il vestito macchiato, stazzonato, l’elaborata acconciatura ormai decisamente compromessa. Il padre, piccolotto e massiccio, assume un colorito preoccupante poi sembra afflosciarsi con un disperato: «Mio Dio!». Serena gli sorride in modo tranquillo, disarmante; si china e gli prende il volto tra le mani. Lui non è in grado di reagire: mugola debolmente. Lei lo fissa intensamente: «Papà, va tutto bene, sono felice... Andiamo». Si avvia decisa e lui docile gli trotterella dietro tamponandosi il sudore gelido che cola dalla fronte. Come uno stormo di prefiche la madre, le parenti e le amiche si accodano, piangendo lacrime straziate sulla fine ingloriosa di quell’abito stupendo a cui sono state dedicate intere giornate di prove, discussioni, modifiche. Dal suo posto in fondo alla navata Marco vede un’ombra stagliarsi nel vano luminoso del portale della chiesa. Riconosce la sua promessa al braccio del padre. Si alza e si avvicina all’altare in attesa. La possente sonorità dell’organo diffonde la marcia nuziale. Mentre il padre di Serena sembra rimpicciolire ad ogni passo e tutto il seguito del corteo pare intento a studiarsi le scarpe, lei avanza con passo flessuoso, il portamento di una regina. A lato gli invitati, ammutoliti, non possono reprimere un sobbalzo al suo passaggio. Si ge-

nera come una piccola “ola” da stadio che Marco osserva divertito. Ora sono affiancati, soli davanti all’altare. Si guardano intensamente, entrambi sorridono mentre il desiderio struggente di abbracciarsi, di baciarsi si fa opprimente. Lui si china e le sussurra: «Erano buoni?...». Lei, trattenendolo per il bavero della giacca, gli infila in bocca l’ultimo cioccolatino che ha estratto furtivamente dalla borsettina: «Assaggia!...». Marco si raddrizza impettito perché il sacerdote sta avanzando verso di loro. Cerca di succhiare e deglutire rapidamente... Non deve assolutamente ridere... Un filo di saliva scura precipita sul candido sparato!

Mario Redaelli »Milanese di nascita, vive a Portogruaro (Ve) da cinquant’anni. Riprova a scrivere dopo 16 anni. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta.

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XXXII CONCORSO 50&PIÙ POESIA

Andavano alla guerra quei ragazzi del ’99 Sferragliar di carri, ordini quasi lame taglienti per la massa di ragazzi cresciuti in un amen. Nelle giberne foto di fanciulle baciate, lasciate già donne, nella testa preghiere di nonne, grida di madri stremate dal distacco e la benedizione da quei paesi abbarbicati a monti impervi, a bassure, a piane di Gallura o d’Acitrezza. C’eran nei loro sguardi colori d’ulivo, di mare, di mentastro, di crete, di rupi, di salmastro. Giovani con fucile e baionetta senza sapere come o un perché. E tra quei carri s’udiva a volte un canto, che sapeva di storie di paese, di aie o moli, di frantoi. Andavano alla guerra... cantando come fossero d’amore, senza sapere ch’era sol dolore la trincea, la gavetta, la garitta. I giorni, i mesi, gli anni, fermi, in posizione in trincee di mota, di sacchi, di cartone per ingannar le mitraglie oppur il cannone che ruggivan dentro gole e altopiani, che addormentavan ricordi sogni e amori... Forse un dì si tornava, non c’era più la voce di “Tapum!”

Luciano De Carli »Pensionato, giornalista, scrittore, poeta, acquarellista. È stato animatore culturale per quasi 60 anni e fino a 35 anni ha lavorato nell’azienda commerciale di famiglia ed è stato docente statale per 43 anni. Ha pubblicato diversi libri di storia, racconti e poesie. Al Concorso 50&Più ha vinto nel 1990 la Farfalla d’Oro per la Poesia, nel 2008 la Menzione speciale della giuria per la Prosa e nel 2010 il Premio Buonconsiglio. Vive a Levico Terme (Tn).

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Porte Ancora con forza disegna il sole le sue geometrie pomeridiane sulle strade deserte, sulle case assonnate, sulle cose distratte / e sul percorso, del mio giorno assorto. E la luce è buona. Ancora mi rimane il tempo di bussare a qualche porta. / Inizierò da quella del restauratore di emozioni e di sogni / e poi dell’accordatore dei sentimenti e delle sensibilità più accese. / Continuerò con il domatore delle paure dello spazzacamino dei pensieri neri del cacciatore di tempeste per ammirare gli arcobaleni / del Don Chisciotte delle cause vinte. Busserò alla porta della palestra della grazia, della bellezza, / della gentilezza, della gratitudine. Mi farò aprire l’officina del rispetto, della dignità, dell’accoglienza. / Chiederò ospitalità al notaio dei ricordi più belli, dei legami / più intensi, delle amicizie indissolubili. Ed anche al fabbro degli affetti indistruttibili, della gioia, / della fiducia, del gusto per la vita. Mi aprirà i battenti anche il chimico delle seduzioni, / l’alchimista delle sensazioni e delle impressioni, il tipografo delle meraviglie, il poeta delle suggestioni, l’acrobata delle più disparate situazioni. E prima del tramonto, busserò all’uscio del seminatore di stelle perché anche la mia notte nulla possa invidiare al giorno!

Maria Teresa Fiorato »Pensionata delle Poste dal 1994, dal 2005 si è inserita come volontaria presso il “Davide e Golia” della Caritas di Vicenza che si occupa di disagio mentale. Partecipa al Concorso 50&Più per la quinta volta e nel 2008 e 2009 ha vinto la Menzione speciale della giuria per la Poesia. Vive a Vicenza.


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Mattino di fantasie

Le noci

Quando io danzo

Bisbiglio di amanti nell’alba.

Non credevo che tu, sul finire dell’estate, mi guardassi con amore. Avevo messo via i vestiti fioriti e le sciarpe leggere. Sono venuta con te a scaricare il noce. Le nostre mani erano giallastre, ma mi sentivo colma d’amore, pronta ad affrontare il lungo inverno.

Dolce allegria in un vortice di danza. Energia pura scorre nelle mie vene e nel mio corpo attraversato da vibranti note. Il volto è radioso e pieno di gioia. I piedi veloci sono le ali del cuore. Sento la vita palpitare in me mentre divento luce.

Eppure sei solo pioggia senza vento nello scuro del mattino, tremulo carezzar di fantasie, che si svegliano ridenti, calde e pigre come corpo di donna sotto la carezza ardente. Tranquilla cade la poca pioggia intorno al lampione acceso e bagna le fantasie, che molli sciamano lentamente nell’aria umida del mattino.

Giovanni Gentile »Laureato in Economia e Commercio, ha sempre esercitato la professione di dottore commercialista prima a Milano, poi a Treviso, città dove risiede. Collabora a riviste tecniche pubblicando lavori nell’area del controllo di gestione e del marketing. Farfalla d’Oro per la Prosa nel 1998 e Libellula d’Oro nel 2000 al Concorso 50&Più. Menzione speciale della giuria per la Poesia nel 1998, 1999, 2000, 2002, 2005, 2009 e 2013. Nel 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012 Farfalla d’Argento per la Fotografia. Nel 2006 e 2008 Segnalazione della giuria per la Prosa.

Ornella Vitali »È nata a Firenze e vive a Marliana (Pt). Spo-

»Insegnante in una piccola scuola di campaFiorella Raffaelli

gna, ha la passione della scrittura. Ha partecipato a diversi concorsi letterari ottenendo lusinghieri riconoscimenti. Al Concorso 50&Più partecipa per la prima volta. Vive a Reggio Emilia.

sata, con due figli e nonna, ha studiato a Firenze presso la facoltà di Economia e Commercio. Ha frequentato corsi di yoga, medicina orientale e naturopatia. Si dedica con passione all’ecologia e all’agricoltura biologica. Partecipa al Concorso 50&Più per la quinta volta; nel 2012 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la Poesia.

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XXXII CONCORSO 50&PIÙ PITTURA

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L’onda Bertilla Diquigiovanni »Dipinge da qualche anno da autodidatta e la pittura ad acquarello ha portato molta luce e gioia nella sua vita. Ha partecipato a mostre locali e fa parte di un gruppo culturale di iniziative pittoriche di Creazzo (Vi), città in cui vive. Partecipa al Concorso 50&Più per la quarta volta; nel 2011 e 2012 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la Pittura.

Rose del mio giardino Gheri »DopoElenail diploma di abilitazione Magistrale, ha frequentato per quattro anni la facoltà di Medicina e un corso triennale di Teologia. Ha lavorato per otto anni all’Istituto di Fisica di Firenze e ha insegnato alle scuole elementari per trent’anni. Ora che è in pensione si dedica alla sua passione che è la pittura e frequenta da quattro anni un corso presso l’Università Età Libera. Vive a Firenze.

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Pittura_Layout 1 10/07/14 11.05 Pagina 77

Colori alle Tre Fontane Anna Maria Trinchieri »È nata a Roma, dove vive e lavora. Ha comin-

L’incrocio azzardato Claudio Orlandini »Agente di commercio in pensione. Maestro

ciato a dipingere per fuggire dalla realtà e approfondire il proprio intimo. Tutto questo ha portato a trasportare su carta le proprie emozioni e i suoi quadri sono occhi che sembrano scrutare, scoprire, esaltare e comunicare segreti e memorie di sogni. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta.

d’arte. Partecipa al Concorso 50&Più per la sesta volta; nel 2008 e nel 2013 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la Pittura e nel 2011 si è classificato al 2° posto nell’Estemporanea di Pittura. Vive ad Ancona.

Ciclisti sotto la pioggia Ugo Di Pasquantonio »Attualmente pensionato, dopo 42 anni di attività commerciale a Firenze, città in cui vive. Da quando ha più tempo libero per se stesso, ha ritrovato quella passione che ha sempre avuto per la pittura, passione sopita e mai dimenticata.

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XXXII CONCORSO 50&PIÙ FOTOGRAFIA

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Il cubo di Rubik Detti »NataAnna a Scansano (Gr), vive a Grossetto. Ha partecipato a numerose mostre collettive e, inoltre, fa mostre per beneficenza. Ha ottenuto il riconoscimento della giuria al XXVI Concorso Nazionale Salsomaggiore 2002. Al Concorso 50&Più, nel 2008, ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la Fotografia; nel 2009 la Farfalla d’Oro per la Pittura e la Menzione speciale per la Prosa e, nel 2010, la Superfarfalla d’Oro.

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Alla finestra Dario Callini »Dirigente d’azienda a riposo, mantiene interessi culturali in vari campi, e anche per questo è iscritto da molti anni all’Università 50&Più, dove ha frequentato e frequenta diversi corsi e ha partecipato a viaggi culturali. È sempre stato appassionato di fotografia. Partecipa al Concorso 50&Più da nove anni e nel 2008 ha vinto la Menzione speciale della giuria per la Fotografia.


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La raccolta dei cavoli Pasquale Talano »È nato a Fondi (Lt), dove vive. Partecipa con

Clonazione virtuale Gianni Rovelli »Cardiologo, primario ospedaliero, ha l’hob-

entusiasmo per l’ottava volta al Concorso 50&Più, dove nel 2007 ha vinto il primo premio all’Estemporanea di Fotografia e nel 2012 la Menzione speciale della giuria per la Fotografia.

by dell’arte e della fotografia. Vive a Rho (Mi). Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta.

Colore scartato Alessandra Tenani »ViveClaudia e opera a Milano. La passione per l’arte le è stata trasmessa dai genitori che le hanno insegnato ad osservare le cose, gli animali e le persone, dentro e fuori casa, musei, gallerie e natura. Dal 2005 frequenta l’École d’Art Martenot di Milano e dal 2008 corsi di incisione del gruppo Cesare Frigerio di Corsico. Dal 2006 partecipa a molte esposizioni, anche di pregio, in modo amatoriale e al Concorso 50&Più per la prima volta.

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XXXII CONCORSO 50&PIÙ

PROSA

POESIA

FOTOGRAFIA

PITTURA

SCHEDA DI VOTAZIONE PER IL CONCORSO PROSA, POESIA, PITTURA, FOTOGRAFIA È questo il momento più atteso dai finalisti: superare la selezione. I cinque candidati al premio finale per le sezioni Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, attendono ora il giudizio inappellabile dei lettori. Come ogni anno, con la scheda

di votazione qui proposta, sarà scelto il vincitore per ogni disciplina. Dunque, votate secondo le vostre preferenze: quella crocetta che traccerete sul quadratino posto a lato di ogni nome, sarà decisiva.

Da ritagliare e inviare a 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma entro il 31/12/2014. La votazione può essere effettuata anche sul sito di 50&Più, all’indirizzo www.50epiu.it

Cognome

Nome

Via

Cap.

Città

Telefono

Editoriale 50&Più assicura che i dati personali verranno trattati con la riservatezza prevista dal D. Leg.vo 196/2003 e saranno utilizzati solo per i propri fini commerciali. Tali dati su richiesta saranno cancellati o rettificati.

POESIA

c «Inno alla Bellezza ovvero i mille passi di una Nuvola» Giulia Maria Barbarulo

c «Andavano alla guerra quei ragazzi del ‘99» Luciano De Carli

c «Il Basco innamorato» Luigi Manfredi

c «Porte» Maria Teresa Fiorato

c «Balbis» Ivo Patuelli

c «Mattino di fantasie» Giovanni Gentile

c «Sfollamento» Laura Pisano

c «Le noci» Fiorella Raffaelli

c «Un dolce matrimonio» Mario Redaelli

c «Quando io danzo» Ornella Vitali

➤ ➤ ➤ ➤

PITTURA

FOTOGRAFIA

c «L’onda» Bertilla Diquigiovanni

c «Alla finestra» Dario Callini

c «Rose del mio giardino» Elena Gheri

c «Il cubo di Rubik» Anna Detti

c «Colori alle Tre Fontane» Anna Maria Trinchieri

c «Clonazione virtuale» Gianni Rovelli

c «L’incrocio azzardato» Claudio Orlandini

c «La raccolta dei cavoli» Pasquale Talano

c «Ciclisti sotto la pioggia» Ugo Di Pasquantonio

c «Colore scartato» Claudia Alessandra Tenani

LIBELLULA D’ORO PER LA PROSA: Anna TARONI CARRARO di Biandronno (Va), con l’opera «Insonnia»; LIBELLULA D’ORO PER LA POESIA: Elena MANCUSI di Salerno, con l’opera «Il mio fiume»; LIBELLULA D’ORO PER LA PITTURA: Franca MARTINI di Siena, con l’opera «La pausa»; LIBELLULA D’ORO PER LA FOTOGRAFIA: Clara BERGOMI di Vicenza, con l’opera «Rievocando Monet».

PROSA

MENZIONI SPECIALI Prosa: Daniela BALBIANO BORASIO, Rossana BERNACCHIA, Carlo CALDARELLI, Vanni CAMURRI, Anna Pia COLAIUTA, Arturo FALASCHI, Itala FARINA, Maria Grazia FRANCESCHETTI, Simonetta MANASIA, Elena MANCUSI, Licia MARIOTTI, Marcello PIERUCCI, Pier Francesco POMPEI, Serenella SCAFATI, Giovanni SIGNORINO, Giovanni SILONIO, Anita SIMONATO, Adriano TAGLIAPIETRA. Poesia: Gennaro ALBERGO, Giuseppe ARRIGUCCI, Giulia BARBARULO, Daniela BASTIANELLI, Annunziata BERTOLONE, Lina BOZZON CASAGRANDE, Luigi DAVOLI, Mario DI GUGLIELMO, Tania DURPETTI, Itala FA-

RINA, Rosella FERRARIS, Maria Grazia FRANCESCHETTI, Agostino GIANNINI, Angelo MACONI, Silvana MORGANTINI, Rossana PIANIGIANI, Marcello PIERUCCI, Adriana PINZUTI, Remilia ROCCHI, Bianca Maria RORATO, Giovanni SILONIO, Piera SPANÒ, Anna TARONI CARRARO, Giorgio ZATTA. Pittura: Antonietta CONTI, Luciana MOLON, Maria BUSATO, Jolanda STELLA, Mirella MORELLI, Gabriella MERLINI, Ena PACIARONI, Ferruccio MIRANDOLA. Fotografia: Lionello AMIC, Giorgio CARRARO, Antonio EUGENELO, Franca FIORDALICE, Enzo RUBIN.


XXVI Edizione

ore 22.30 E S E T E I R O T S LE t o s u F e s t a m b i e n t e . i t E O I L E O T S O G A 8 mple rogramma co Scopri il p

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Garden Club Toscana Dopo il successo della scorsa edizione in Calabria, l’Evento 50&Più, tra i più sentiti e vissuti dai nostri soci, a grande richiesta ritorna al Garden Club diventato “Valtur”. Un villaggio idoneo allo svolgimento delle nostre Olimpiadi e un’opportunità per trascorrere una vacanza di fine estate nel bel mare della Toscana. » IL VILLAGGIO Il Garden Club, oggi facente parte dei Villaggi Valtur, è situato sulla Riviera degli Etruschi immerso nel verde del proprio parco-giardino. Il Club si trova a soli 3 km da San Vincenzo (Livorno) in una posizione strategica per scoprire gli antichi borghi e per visitare le più interessanti località nel territorio: Isola d’Elba, Arcipelago Toscano, Volterra, Pisa, Siena, Firenze. » LE CAMERE Disposte su 2 piani senza ascensore le camere, completamente rinnovate, sono suddivise in: doppie, triple e duplex-famiglia (2 doppie comunicanti con 1 bagno-doccia/balcone). Tutte dispongono di: frigobar, TVsat, telefono, cassetta di sicurezza, aria condizionata e asciugacapelli.

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Undici sedi

È “solo” poesia

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i rafforza la presenza di 50&PiùEnasco in Canada a favore dei nostri connazionali. Il direttore generale, Gabriele Sampaolo, e il direttore dell’area estero, David Sensi, hanno inaugurato il nuovo ufficio provinciale di Oakville e i nuovi locali, più moderni e funzionali, della sede 50&Più di Rivière des Prairies. Il taglio del nastro della nuova sede di Oakville, di cui è divenuto responsabile Andrea Antonioli, è avvenuto alla presenza delle autorità locali e del coordinatore del Canada, Vincenzo Ghiandoni, a dimostrazione del grande legame che 50&PiùEnasco ha saputo costruire con le Istituzioni e il territorio. Anni e anni di lavoro e di puro servizio. Come quello dato dalla responsabile dell’Ufficio di St. Catharines, Vilma Vergalito, alla quale il direttore generale ha consegnato una targa celebrativa come ringraziamento per i suoi 40 anni di attività. Un traguardo raggiunto anche da Rudy e Marise Marcolini, responsabili delle sedi del Quebec. Una vocazione al servizio di 50&PiùEnasco che lasciano a Sylvia Marcolini, oggi nuova responsabile. Le sedi di 50&PiùEnasco in Canada sono ben 11 e ogni anno offrono servizi a più di 30mila italo-canadesi. Servizi che, oltre a quelli di carattere puramente previdenziale e socio-assistenziale, si stanno allargando anche ad altri settori con l’obiettivo di offrire una consulenza sempre più integrata e completa, per essere pienamente al fianco dei nostri connazionali.

MILANO

Lombardia in musica »

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ompito arduo per la giuria della XVI edizione del Concorso “Raffaele Viviani”, organizzato dalla 50&Più campana. Le poesie in gara erano tutte di qualità, ma ogni concorso che si rispetti ha i suoi vincitori. Questa, quindi, la classifica finale della sezione in vernacolo e in lingua italiana: al 1° posto Oreste Fabiani con D’inta ‘a cucina e Rocco Giulio Castello con Vengo a te; al 2° Vittorio Fiorenzano con Sciure appassute e Assunta Volpicelli con Delirio di una madre; al 3° Mario Terracciano con ‘E penziunate e Gennaro Saccone con La casa sulla collina. La giuria, presieduta dal dottor Giulio Pacella, era composta dai poeti Alberto Arrichiello, Renato Cammarota, Nazario Napoli Bruno, dall’avvocato Carlo Del Preite, dal professor Giulio Mendozza e dal Maestro Maurizio Merolla. La manifestazione, introdotta dal presidente della 50&Più campana, Vincenzo Cozzolino, anche quest’anno ha celebrato degnamente il poeta Raffaele Viviani, la cui arte in vernacolo ha rappresentato uno spaccato della società napoletana del Novecento vista nella sua quotidianità. La regia di Maurizio Merolla e la partecipazione dell’attrice napoletana Liliana Palermo hanno prodotto un tourbillon di prosa, poesia e spettacolo, valorizzando la manifestazione quale momento di creativa espressione letteraria con un forte potere evocativo di emozioni e sentimenti.

uccesso di pubblico per il concerto Un pizzico di Lombardia in musica tenutosi a Palazzo Castiglioni. Protagonisti dell’evento gli strumenti a pizzico e le musiche rare lombarde, eseguite magistralmente dall’Orchestra a Plettro Regionale Lombarda. Grazie al-

la collaborazione fra la 50&Più Milano e il Circolo del Commercio, con il sostegno artistico della Fondazione Carlo Antonio Monzino, si è inaugurato così un ciclo di iniziative musicali per festeggiare il 40° anniversario della 50&Più. I concerti riprenderanno in autunno.

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Musica e teatro in onore dei soci

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no spettacolo per festeggiare le innumerevoli attività svolte durante l’anno e la premiazione dei soci più attivi al Teatro Rizzo. Sul palcoscenico si sono esibiti i soci con una miscellanea di poesie, prose e brani di musica classica. Non poteva mancare la performance del Coro diretto dal Maestro Franco Damiano. Il momento delle premiazioni è stato introdotto dal

LE SEDI NEL MONDO

presidente Maria Pia Ciannarella che con il Consiglio direttivo al completo ha consegnato la medaglia “Gold Age” ai soci Anna Iodice, Alberto Pucci, Augusto Romelli, Giuseppe Zechender, Alba Mesolella, Samuele Di Nardo ed Erminia Luserta. Tutti distintisi per l’attiva partecipazione alle iniziative associative. Applausi dal pubblico, sempre fedele agli spettacoli organizzati dalla 50&Più di Caserta, come quelli tenuti dalla Compagnia teatrale. Tutti soci e attori dilettanti che non si prendono troppo sul serio e per questo riescono a divertire il pubblico. Così è stato con l’ultima rappresentazione al Teatro Don Bosco della commedia di Gaetano Di Maio È asciuto pazzo ‘o parrucchiano. Altri ne arriveranno dopo l’estate, insieme a corsi, convegni, escursioni e viaggi.

Argentina Buenos Aires La Plata 1555 Australia Melbourne Perth Sydney Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Porto Alegre Canada Burnaby Hamilton Woodbridge Oakville Montreal Riv. des Prairies Montreal S. Leonard Montreal Ville Lasalle St. Catharines Toronto Germania Monaco di Baviera Svizzera Ginevra Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale

COSA C’È IN CALENDARIO… » Luglio - Gli associati con 25, 40 o 50 anni di attività nel settore del Com-

PAVIA

mercio, Turismo e Servizi che vogliono candidarsi per il riconoscimento di Maestro del Commercio debbono avanzare richiesta entro il mese di luglio all’ufficio 50&Più di competenza.

» 16 settembre - Termine ultimo per presentare le domande di partecipazione ai Premi al Profitto scolastico riservato a figli o nipoti di iscritti alla 50&Più Pavia e che abbiano conseguito la maturità con voto superiore agli 80/100.

» 21 settembre - ore 15.00. Presso il Teatro Odeon (Via Berruti 2) c’è la IV edizione del Concorso canoro 50&Più In...canto riservata agli ultracinquantenni cantanti dilettanti iscritti a 50&Più (anche contestualmente a selezione avvenuta). Per saperne di Più: 038228411 - www.50epiu.it/pavia

» 3/4 settembre - Due giorni dedicati alla visita della città di Merano (Bz)

UDINE

e ai giardini di Castel Trauttmansdorff, con i suoi ottanta ambienti botanici dove prosperano e fioriscono tutte le piante del mondo.

» 19 settembre - Fiera del riso presso Isola della Scala (Vr), una delle manifestazioni più visitate ed apprezzate d’Europa, la celebrazione del riso abbinata alle maggiori eccellenze gastronomiche italiane.

» 26 settembre - Visita guidata alla mostra di Illegio (Tolmezzo), un appuntamento ormai consolidato con l’arte sacra. Tema di quest’anno I monti di Dio. Per saperne di Più: 0432538707

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Telefono 0054 1143831736 0054 2214242331 Telefono 0061 393810620 0061 864680197 0061 297128911 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 4832222513 0055 1132591806 0055 5130222720 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052661866 001 9053386667 001 5144946902 001 5142525041 001 5146675592 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 0049 8974640814 Telefono 0041 223214535 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086

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Prossime attività

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n “assaggio” delle prossime iniziative della 50&Più Goriziana. In autunno gli amanti della cucina potranno seguire un corso ad hoc condotto dall’abilità e dalla creatività di uno chef. Sempre in autunno sono previste due gite. Le mete sono in fase di definizione, ma una delle due potrebbe essere Venezia. Inoltre, sempre all’insegna del gusto, ecco il felice binomio dell’iniziativa “Castagne e Ribolla”, il tutto “condito” con musica e ballo. E ora l’assaggio è servito.


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Fotografate le vostre vacanze orna anche quest’anno - è la quinta edizione - Fotografa le tue vacanze - L’arte dell’immagine in gara, il concorso promosso da 50&Più Università Milano e Ascofoto (l’Associazione Confcommercio dei commercianti di articoli foto digital imaging - fotografi e mini laboratori). Il concorso è aperto a tutti i fotografi, esperti e/o dilettanti che risiedano in Lombardia ed abbiano compiuto, alla data della cerimonia di premiazione (il prossimo 24 novembre), i sedici anni di età. Entro il 27 ottobre 2014 gli elaborati dovranno giungere (farà fede la data del timbro postale) al seguente indirizzo: “Fotografa le tue vacanze - L’arte dell’immagine in gara” - Ufficio stampa di Confcommercio Milano - Segreteria del Premio - Corso Venezia 47 - 20121 Milano. Si concorre con una sequenza di massimo 3 fotografie (minimo una) di formato 20x30 cm, a colori. Le fotografie potranno essere scattate tanto con attrezzature digitali, quanto con attrezzature analogiche. Non sono ammessi fotomontaggi, doppia esposizione e/o ritocchi di alcun genere. Le fotografie possono essere montate (biadesivo) su cartoncino leggero del formato 30x40 (A3). Le opere giunte saranno giudicate da una commissione composta da Filippo Ravizza (presidente di 50&Più Università di Milano e Provincia), Dario Bossi (presidente di Ascofoto), Roberto Mutti (presidente della Giuria del Premio, giornalista - critico fotografico), Mauro Fabbri (giornalista - critico fotografico), Giovambattista Bonato (giornalista - critico fotografico), Massimo Garriboli (fotografo), Carmen Mitrotta (fotografa). Ai vincitori saranno assegnati (oltre a targhe e diplomi di merito), premi consistenti in buoni-denaro da spendere per l’acquisto di apparecchi fotografici.

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Pronti per altre esperienze

C

on la tre giorni nel Lazio in visita ai Castelli Romani, Castelgandolfo, Grottaferrata, Ostia antica e Villa Adriana a Tivoli, si è completato il ciclo di escursioni per l’anno 2013/2014 organizzate dalla 50&Più di Firenze. Sono state giornate ricche di avvenimenti che hanno saputo regalare la gioia di respirare gli splendori dell’antica Roma. Con la gita in traghetto lungo il Tevere, è stato possibile cogliere appieno l’importanza che questo fiume ha avuto permettendo la nascita di una civiltà che ha saputo dominare per secoli tutto il mondo allora conosciuto segnando la vita, la politica e la cultura di molti popoli. Nel corso della stagione l’Associazione fiorentina ha offerto ai suoi associati un ampio ventaglio di gite, allo scopo di far conoscere il nostro Paese anche nei suoi aspetti meno noti, e farne apprezzare le sue bellezze uniche e irripetibili. 50&Più Firenze è pronta per far vivere altre nuove esperienze: l’appuntamento è per ottobre, con l’inizio della nuova stagione ricca di attività.

Auguri per i 50 anni

di Matrimonio a

Giovanni Pipitò e Annamaria D’Angelo

VICENZA E VERBANIA

»

Per saperne di Più: 0444964300 www.50epiu.it/vicenza

Un gemellaggio per condividere

S

i è svolto il secondo incontro istituzionale tra la 50&Più di Vicenza e la 50&Più di Verbania. Erano presenti i presidenti Fiorenzo Marcato ed Egidio Lanza, accompagnati da alcuni consiglieri. Dopo la visita di Vicenza sul Lago Maggiore di due anni fa, ecco il tour in terra vicentina. Gli associati di Verbania, durante i tre giorni di permanenza, hanno potuto ammirare le opere palladiane, conoscere le bellezze delle montagne dell’Altopiano di Asiago e gustare le delizie enogastronomiche locali. L’incontro è stata un’occasione importante per uno scambio di esperienze di vita sindacale. «Il gemellaggio - hanno sostenuto i due presidenti - vuole rinsaldare l’amicizia fra associati di diverse province e regioni, con uno spirito di apertura mentale utile per creare solidarietà e condivisione».

ANCONA

»

Per saperne di Più: 0712075009 www.50epiu.it/ancona

Nonni su internet

A

ppena conclusa la prima edizione del corso di Alfabetizzazione informatica promosso dalla 50&Più di Ancona, ma sono già aperte le nuove iscrizioni. I 17 partecipanti hanno sperimentato l’uso del computer, la navigazione in Internet e la posta elettronica. Nelle 10 lezioni, di 2 ore ognuna, gli “allievi” hanno scoperto un mondo nuovo, quello del Web, che ha suscitato una notevole curiosità tra i partecipanti, alcuni dei quali quasi ottantenni ma non per questo meno attenti e curiosi. Il corso è stato tenuto dal dottor Emanuele Cappelletti, mentre l’Istituto Comprensivo Cittadella Centro di Ancona ha messo a disposizione l’aula multimediale dando un prezioso contributo al progetto finalizzato, oltre che all’apprendimento, alla socializzazione. Per partecipare alla nuova edizione e ricevere informazioni sull’avvio del corso si può contattare la segreteria.

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_Spazio50_bis_Layout 1 10/07/14 11.10 Pagina 86

INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • CULTURA • INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO LE SEDI PROVINCIALI IN ITALIA Abruzzo L’Aquila - Viale Corrado IV, 40/F Chieti - Via Giovanni Antonio Santarelli, 219 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 Basilicata Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 Potenza - Via Centomani, 11 Calabria Cosenza - Viale degli Alimena, 5 Catanzaro - Via Milano, 9 Crotone - Via Regina Margherita, 28 Reggio Calabria - Via Castello, 4 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc Campania Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 Benevento - Via delle Puglie, 28 Caserta - Via Roma, 96 Napoli - Piazza Carità, 32 Salerno - Corso Garibaldi, 23 Emilia Romagna Bologna - Strada Maggiore, 23 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 Modena - Via Begarelli, 31 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 - c/o Unione Comm.ti Parma - Via Abbeveratoia, 63/A Ravenna - Via di Roma, 102 Reggio Emilia - Via Gianna Giglioli Valle, 10 Rimini - Viale Italia, 9/11 Friuli Venezia Giulia Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 6 Trieste - Via San Nicolò, 7 Udine - Viale Duodo, 5 Lazio Frosinone - Via Aldo Moro, 493 Latina - Via dei Volsini, 60 Rieti - Largo Cairoli, 4 Roma - Via G.G. Belli, 28 Viterbo - Via Belluno, 39/G Liguria Genova - Via XX Settembre, 40/5 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 La Spezia - Via Fontevivo, 19/F Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 Lombardia Bergamo - Via Borgo Palazzo, 137 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 Como - Via Manzoni, 4 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 11/M Mantova - Via Valsesia, 46 Milano - Corso Venezia, 45 Pavia - Corso Cavour, 30 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C Varese - Via Valle Venosta, 4 Marche Ancona - Piazza Repubblica, 1 Ascoli Piceno - Viale Vittorio Emanuele Orlando, 16 Macerata - Corso Cavour, 85

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50epiu.it

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LUGLIO/AGOSTO 2014

Telefono 0862204226 087164657 0854313623 0861252057 Telefono 0835385714 097122445 Telefono 098422041 0961721246 096221794 0965891543 096343485 Telefono 082538549 0824313555 0823326453 0812514037 089227600 Telefono 0516487530 054324118 0532234211 0597364211 0523461831 0521944278 0544515707 0522708552 0541743202 Telefono 048132325 0434549462 0403720169 0432538707 Telefono 0775855273 0773611108 0746483612 0668891796 0761327701 Telefono 010543042 0183275334 01875985216 019853582 Telefono 0354120126 0303771785 031265361 037225745 0341287279 0371432575 0376231207 0276013399 038228411 0342533311 0332342280 Telefono 0712075009 0736051102 0733261393

Pesaro - Strada delle Marche, 58 Molise Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 Isernia - Via Santo Spirito, 24/B Piemonte Alba - Piazza S. Paolo, 3 Alessandria - Via Trotti, 46 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 Biella - Via Torino, 18 Cuneo - Via Avogadro, 32 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 Torino - Via Andrea Massena, 18 Verbania - Via Quarto, 2 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 Puglia Bari - Piazza Aldo Moro, 33 Brindisi - Via Grazia Balsamo, 2/B Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 Taranto - Via Giacomo Lacaita, 5 Sardegna Cagliari - Via Santa Gilla, 6 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 Oristano - Via Sebastiano Mele, 7/G Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 Sicilia Agrigento - Via Imera, 223/C Caltanissetta - Via Messina, 84 Catania - Via Mandrà, 8 Enna - Via Vulturo, 34 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari, 11 Ragusa - Viale del Fante, 10 Siracusa - Via Eschilo, 11 Trapani - Via Marino Torre, 117 Toscana Arezzo - Via XXV Aprile, 12 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 Livorno - Via Grande, 150 Lucca - Via Fillungo, 121 - c/o Confcommercio Pisa - Via Chiassatello, 67 Prato - Via Santa Trinità, 28 Pistoia - Viale Adua, 128 Siena - Galleria Odeon, 31- Banchi di Sopra Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - Via Solteri, 78 Umbria Perugia - Via Settevalli, 320 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - Regione Borgnalle, 12 Veneto Belluno - Via Cipro, 13 Padova - Via degli Zabarella, 40/42 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 Venezia Mestre - Viale Ancona, 9 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 Verona - Via Sommacampagna, 63/H - Sc. B

0721698224 Telefono 0874483194 0865411713 Telefono 0173226611 0131260380 0141353494 01530789 017166661 032130232 011533806 032352350 0161250045 Telefono 0805240342 0831524187 0881723151 0832343923 0997796444 Telefono 070282040 0784232804 078373287 079243652 Telefono 0922595682 0934575798 095239495 093524983 090673914 091332447 0932246958 093165059 0923547829 Telefono 0575354292 058570973 055664795 0564410703 0586898276 0583473170 0507846635 057423896 0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 016545981 Telefono 0437215264 049655130 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502


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FISCO

NOTIFICA DEGLI ATTI AGLI EREDI in caso di debiti tributari «La Corte di Cassazione ha nuovamente affrontato il problema, ma una soluzione univoca e condivisa stenta ad arrivare» [ DI

I

ALESSANDRA DE FEO ]

l problema della disciplina degli atti impositivi ed esattivi post mortem del contribuente è stata affrontata ancora dalla Corte di Cassazione sia con la sentenza 228 del 2014 che con l’ordinanza 8213 del 2014, ma senza un’univoca soluzione. Secondo entrambe, gli atti devono essere inviati agli eredi presso l’ultimo domicilio del de cuius, ma non concordano sulla questione dei debiti tributari del defunto, ovvero se gli eredi debbano risponderne pro quota o in via solidale fra loro. L’ordinanza 8213 e la sentenza 228/2014 divergono: dei debiti tributari rispondono gli eredi, pro quota o in via solidale, in quanto la disciplina civilistica è incardinata sulla divisione del debitore e sul frazionamento dell’obbligazione in funzione delle quote ereditarie, contrapponendosi alla disposizione contenuta nel primo comma dell’articolo 65 del Dpr 23 settembre 1973, n. 600, in forza del quale gli eredi rispondono, in solido, delle obbligazioni tributarie verificatesi prima della morte del de cuius. Non è chiaro se il primo comma dell’articolo 65 debba essere applicato alle sole imposte sui redditi o esteso ad altre imposte e tributi. Questo anche se la parte predominante della dottrina è propensa per la seconda soluzione, al contrario della giurisprudenza favorevole all’applicazione della suddetta norma alle sole imposte sui redditi. La sentenza 228 del 2014 si riferisce ad una

[

«L’ordinanza 8213 e la sentenza 228 del 2014 concordano solo sull’invio agli eredi presso l’ultimo domicilio del defunto»

]

particolarità dell’articolo 65, che stabilisce una sorta di dispensa dell’Ufficio nella ricerca degli eredi, consentendo a questi di usufruire in modo indefinito della possibilità di comunicare all’Ufficio le generalità e il domicilio dei singoli eredi: qualcosa cui occorre porre rimedio. L’articolo 16 del Tuir (in vigore prima dell’articolo 65), oltre a non prevedere la franchigia di 30 giorni dalla comunicazione delle generalità e del domicilio degli eredi e per l’obbligo dell’Ufficio di provvedere alle notifiche degli atti a tali indirizzi, dava la possibilità, per l’Ufficio, di eseguire le notifiche degli atti a tali indirizzi solo “fino a sei mesi dalla morte del contribuente”. Nell’articolo 65 la possibilità di tale notifica non ha più limite di tempo. In netto contrasto con quanto previsto, invece, per gli atti processuali. A maggior chiarimento, si riporta quanto stabilito con l’ordinanza dell’8 aprile 2014: «Gli eredi del contribuente hanno l’obbligo di comunicare il decesso del loro dante causa e il

nominativo di tutti gli aventi causa, in modo che gli Uffici finanziari possano azionare direttamente, nei confronti degli eredi, le obbligazioni tributarie, il cui presupposto si sia verificato anteriormente alla morte del de cuius. Se tale comunicazione è stata effettuata, gli atti impositivi devono essere notificati personalmente e direttamente agli eredi nel domicilio fiscale da costoro comunicato; se, invece, tale comunicazione non sia stata eseguita, gli atti intestati al dante causa possono essere notificati nell’ultimo domicilio del de cuius ed esser diretti collettivamente ed impersonalmente agli eredi. Tale notifica sarà efficace nei confronti degli eredi che, almeno trenta giorni prima, non hanno effettuato alcuna comunicazione. In caso di successione mortis causa di più eredi, nel lato passivo del rapporto obbligatorio si determina un frazionamento pro quota dell’originario debito del de cuius fra gli aventi causa, con la conseguenza che - al pari di quanto si verifica nelle obbligazioni solidali - il rapporto che ne deriva non è unico ed inscindibile, e non si determina nell’ipotesi di giudizio instaurato per il pagamento, litisconsorzio necessario tra gli eredi del debitorio defunto, né in primo grado, né nelle successive fasi di gravame, neppure sotto il profilo della dipendenza di cause». Tutto ciò va considerato bene prima di impugnare o meno un atto relativo ad un debito di un de cuius. LUGLIO/AGOSTO 2014

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PREVIDENZA

Previdenza_Layout 1 10/07/14 11.11 Pagina 88

LA QUATTORDICESIMA, TUTTA QUESTIONE DI REDDITO «Non tutti posso usufruirne. Il beneficio scatta con il 64° anno di età e con un reddito complessivo individuale che non superi di una volta e mezzo il trattamento minimo annuo del fondo lavoratori dipendenti» [ DI

A

nche quest’anno è in pagamento da luglio la cosiddetta “quattordicesima”, introdotta dalla legge n. 127 del 2007, sulle pensioni di importo basso. A beneficiarne sono oltre 3 milioni e 500mila pensionati di età pari o superiore a 64 anni, con importi di pensione inferiori a € 751,31 mensili, pari a € 9.767,14 annui. La somma è legata all’anzianità contributiva come indicato nella Tabella A.

I REQUISITI

Il beneficio spetta se il pensionato possiede, oltre l’età suddetta, anche il requisito reddituale, che viene aggiunto se l’interessato può far valere un reddito complessivo individuale, relativo all’anno di riferimento, non superiore ad una volta e mezzo il trattamento minimo annuo del fondo lavoratori dipendenti. Per avere l’intero aumento non bisogna superare per il 2013 un reddito complessivo individuale fino a € 9.767,14. Se il reddito personale è di poco superiore, la somma aggiuntiva è ridotta in proporzione. Se si considera un titolare di pensione diretta del fondo lavoratori dipendenti con un’anzianità contributiva di 20 anni e un reddito annuale di sola pensione ammontante a €10.000, la somma aggiuntiva spettante è di € 187,14 complessivi (9.767,14 + 420 - 10.000). Nella Tabella A sono indicati i limiti di reddito 2014. QUALI REDDITI

Per quantificare i limiti reddituali si considerano tutti i redditi, compresi quelli esenti o tassati alla fonte (interessi bancari e postali, i ren-

88 I 50epiu.it I LUGLIO/AGOSTO 2014

GIANNI TEL ]

dimenti da Bot e altri titoli). Rientrano anche le rendite Inail e gli assegni assistenziali. Bisogna denunciare tutto eccetto redditi da: casa da abitazione; indennità di accompagnamento; importi dei trattamenti di famiglia; somme riscosse per i trattamenti di fine rapporto (Tfr, Tfs, ecc.); importi arretrati soggetti a tassazione separata. La 14a è esentasse, non costituisce reddito né ai fini fiscali né per il riconoscimento di altre prestazioni previdenziali assistenziali. Per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e coldiretti) sono stati stabiliti (Tabella A) tre anni in più di contribuzione nelle relative tre fasce di anzianità contributiva legate agli aumenti pensionistici. LA DOMANDA

Ai pensionati che già l’hanno percepita negli anni dal 2007 al 2013, la 14a viene pagata a luglio. Coloro che compiono il 64° anno di età nel 2014 devono presentare una domanda da cui risulti che il loro reddito personale non supera il limite di legge. L’importo è cor-

risposto in tanti dodicesimi quanti sono i mesi in cui spetta, considerando mese intero quello in cui si compie il 64° anno di età. Per presentare la domanda va verificato l’ammontare della somma erogata da parte degli Istituti Previdenziali, vanno presentate le relative richieste di mancato riconoscimento e/o adeguamento. Il Patronato 50&Più Enasco, presente in ciascuna provincia, è gratuitamente a disposizione per fornire tutti i chiarimenti del caso.

Le altre iniquità per gli autonomi »Insieme alla quattordicesima, altre iniquità sono previste dall’attuale normativa verso i pensionati autonomi malgrado l’importanza del loro ruolo sociale e del loro peso anagrafico. Per questo la nostra associazione 50&Più insieme al Cupla (Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo) ha lanciato un grido di allarme all’attuale Governo proponendo, in un apposito documento, le priorità di intervento per tutti i pensionati ed evidenziando le iniquità per quelli autonomi.

TABELLA A - GLI INCREMENTI E I VALORI REDDITUALI DELLA 14a

Anni di contribuzione

Somma aggiuntiva intera annua (in euro)

Limiti di reddito (*) 2014

Dipendenti Fino a 15

Autonomi Fino a 18

336

€ 10.103,14

Oltre 15 fino a 25

Oltre 18 fino a 28

420

€ 10.187,14

Oltre 25

Oltre 28

504

€ 10.271,14

(*) € 9.767,14 (una volta e mezzo il trattamento minimo) incrementato della somma aggiuntiva spettante in base all’anzianità contributiva (€ 336, € 420, € 504).


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TABELLA B - PENSIONE DI VECCHIAIA: I REQUISITI NEL TEMPO Requisito di età

Dipendenti donne del settore privato

62 anni Anno 2012 62 anni e 3 mesi Anno 2013 63 anni e 9 mesi dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 65 anni e 7 mesi dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 66 anni e 7 mesi dal 1° gennaio 2018 66 anni Anno 2012 66 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 66 anni e 7 mesi dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 63 anni e 6 mesi Anno 2012 63 anni e 9 mesi Anno 2013 64 anni e 9 mesi dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 66 anni e 1 mese dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2017 66 anni e 7 mesi dal 1° gennaio 2018 66 anni Anno 2012 66 anni e 3 mesi dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 66 anni e 7 mesi dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 dal 1° gennaio 2021 l’età di pensionamento non può risultare inferiore a 67 anni

Dipendenti pubblici, uomini e donne

Lavoratrici autonome (donne)

Lavoratori autonomi e dipendenti (uomini)

Clausola età minima Tutti i lavoratori Condizioni comuni a tutti i lavoratori Requisito contributivo minimo Importo pensione

Decorrenza (1) (2)

20 anni Non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale per chi non ha alcun contributo versato entro il 31 dicembre 1995. Tale condizione è esclusa per chi va in pensione all’età di almeno 70 anni e con 5 anni almeno di contribuzione effettiva

(1) Si tiene conto dell’ulteriore adeguamento di tre mesi alla “speranza di vita” a partire dal 1° gennaio 2013. (2) Restano fermi gli ulteriori adeguamenti alla “speranza di vita” (anno 2016, anno 2019, anno 2021 e così via).

L’ETÀ PENSIONABILE DI VECCHIAIA PIÙ ELEVATA PER LE LAVORATRICI AUTONOME

La riforma “Fornero”, in luogo delle precedenti ipotesi di pensioni di vecchiaia, dal 2012 ha previsto un solo trattamento pensionistico che si consegue con un minimo di 20 anni di contributi versati ed una età, così come indicato in Tabella B, dove è prevista un’evidente discriminazione tra lavoratrici dipendenti ed autonome dal 2012 fino a tutto il 2017. Le lavoratrici dipendenti del settore privato possono conseguire il trattamento di vecchiaia, se più favorevole, con un età anagrafica non inferiore a 64 anni, qualora abbiano maturato entro il 31 dicembre 2012 un’anzianità contributiva di almeno 20 anni e, alla medesima data, abbiano conseguito una età anagrafica di almeno 60 anni. Tale regime agevolato di accesso al sistema pensionistico ha escluso le lavoratrici autonome in possesso degli stessi requisiti. Ciò è discriminatorio visto che, a parità di requisiti, per una categoria è stato previsto un regime agevolato, e per le lavoratrici autonome è stato negato. PENSIONE ANTICIPATA AGEVOLATA NON PREVISTA PER I LAVORATORI AUTONOMI

La riforma “Fornero” ha previsto dal 2012 nuove regole per l’accesso al pensionamento anticipato (già pensione di anzianità, vedi Tabella C). Per i lavoratori dipendenti (uomini e donne) del settore privato è stato introdotto uno speciale regime agevolato a questo trattamen-

to pensionistico. Detti lavoratori con un’anzianità contributiva di almeno 35/36 anni entro il 31 dicembre 2012 e che hanno raggiunto i precedenti requisiti pensionistici con un’età pari rispettivamente a 60/61 anni, possono conseguire il trattamento di pensione anticipata a non meno di 64 anni. Tale regime agevolato ha escluso i lavoratori autonomi in possesso dei medesimi requisiti: un’altra discriminazione. GLI ASSEGNI AL NUCLEO FAMILIARE PER I PENSIONATI EX LAVORATORI AUTONOMI

Ai pensionati ex lavoratori autonomi viene corrisposta, per il familiare a carico, un’aggiunta di famiglia pari a € 10,21 mensili, a differenza dei pensionati ex lavoratori dipendenti a cui è riconosciuto l’assegno al nucleo familiare. È una discriminazione che vede i primi ricevere assegni familiari di importo cinque volte inferiore a quello erogato ai pensionati ex lavoratori dipendenti. La parificazione non comporta grandi spese aggiuntive ed è coerente con un disegno di eguaglianza dei cittadini. Peraltro, la legge finanziaria 2007, aumentando l’intervento della fiscalità generale per pagare l’as-

segno al nucleo ai lavoratori dipendenti e loro pensionati, ha acuito questa disparità. È questa un’impostazione preconcetta che differenzia il lavoro autonomo da quello dipendente. Ogni discriminazione basata sull’appartenenza a categorie lavorative durante la vita attiva è contraria all’articolo 3 della Costituzione e soprattutto errata sotto il profilo della giustizia sociale, perché quella del pensionato è una condizione sociale del cittadino e non una categoria. Occorre prendere atto che i diritti della popolazione anziana riferiti a questi aspetti non costituiscono più solo un settore parziale della vita pubblica, ma ne rappresentano in qualche modo un profilo centrale che riguarda direttamente la natura stessa della democrazia contemporanea. È importante che gli attuali governanti capiscano che tutti i pensionati, con i propri valori, le proprie identità e le proprie certezze, sono e saranno una realtà sociale da considerare.

TABELLA C - LA NUOVA PENSIONE ANTICIPATA

Periodo Anno 2012 Anno 2013 (1) Dal 1° gennaio 2014 (1)

Lavoratori (uomini) 42 anni e un mese 42 anni e 5 mesi 42 anni e 6 mesi

Lavoratrici (donne) 41 anni e 1 mese 41 anni e 5 mesi 41 anni e 6 mesi

(1) Tenuto conto dell’incremento di 3 mesi per effetto della variazione della speranza di vita (Decreto Ministeriale del 6 dicembre 2011).

PREVIDENZA

Soggetti lavoratori


Libri_Layout 1 10/07/14 11.12 Pagina 1

DI RENATO MINORE

UN GIORNO DI GIOIA Aurelio Picca Bompiani - 240 pagine euro 17,50

LETTERATURA DA VIAGGIO UNA VITA ESAGERATA Ascesa e disfatta di Tony Pagoda, cantante dell’estrema periferia partenopea elevato a gloria con la sua vita esagerata. Il romanzo di Paolo Sorrentino, Hanno tutti ragione, è ora un audiolibro letto da Toni Servillo (Emons, euro 19,90).

UN PROFUMATO MISTERO Zia Antonia sapeva di menta di Andrea Vitali, narratore che colpisce al cuore, con fluidità sbadata, dalla crassa provincia italiana, secondo i due vettori del sesso e del denaro, è letto dallo stesso autore (Salani, euro 14,80).

!

E-BOOK: IL MANOSCRITTO RITROVATO AD ACCRA DI PAULO COELHO Ed. Bompiani 90 I

50epiu.it

I

GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

«Vorrei dipingere con lo smalto le mani al posto delle unghie di quella bellissima donna che era mia madre; poi, invece di mettere il rossetto a lei, lo strofinerei sulle mie labbra. Deve essere rosso Dior». Un rapporto inscindibile, l’elaborazione di un lutto protratto all’infinito, la continua emozione di sensi e fantasie che corre tra il figlio e la madre accompagnano i molti sentimenti e le molte azioni dell’ultimo romanzo di Picca. Lei, la bellissima Tilda, restata vedova, dalla Costa Azzurra è tornata nel Castello, la residenza avita. Ma la sua è una famiglia che concentra conflitti, passioni esagerate, comportamenti anche imprevedibili tramandati di padre in figlio. Tilde deve accettare il ricatto all’interno di quel groviglio di follie familiari per continuare a vivere negli spazi dove vive. Così trasforma sempre più i suoi traffici (appena loschi) di commerciante in preziosi un po’ strozzina. Diventa infine una vera rapinatrice, progetta e realizza anche una “visita“ romana da Bulgari, finisce ancora a Nizza, in una funesta impresa

LUGLIO/AGOSTO 2014

gangesteristica. Sempre pedinata, vagheggiata, scrutata in ogni piccolo gesto da lui, Jean, che è anche chi racconta e s’avvolge nella storia come Pinocchio nella farina del pescatore. Il romanzo ha il ritmo veloce, quasi incalzante di un noir un po’ vintage. Inseguimenti, minacce, rapine, sparatorie, tutto al posto giusto e sapientemente citato nel clima da anni Cinquanta: Picca è impeccabile nel calco. E, insieme, la pulviscolare attenzione a gesti, parole, colori, odori tra tanti spostamenti fisici e mentali, tra le peripezie di una vita sempre più spericolata.

sterminato diario-romanzo dove riversa la sua anima senza censure, in una feroce autopsia con canzoncine d’infanzia, dichiarazioni di poetica, il resoconto sulla morte della figlia, il dolore mentale crescente. Ovvero, come scriveva lei stessa: «Un’enorme stufa che per funzionare ha bisogno di legna, tantissima legna».

Marina Cvetaeva

Taccuini 1919-1921

Traduzione e cura di Pina Napolitano

ORGANI VITALI Francisco González-Crussì Adelphi - 338 pagine euro 18,00

COLLANA SÍRIN

LIBRI

«La lettura per l’arte dello scrivere è come l’esperienza per l’arte di vivere nel mondo, e di conoscer gli uomini e le cose» Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817-32

GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

Voland

TACCUINI 1919-1921 Marina Cvetaeva a cura di Pina Napolitano Voland - 432 pagine euro 20,00 GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

Condannata alla poesia quanto all’infelicità, irruente e ribelle, la sua vita coincise con il timbro tragico della voce. Bella, intelligente, audace, Marina Cvetaeva scrisse centinaia di poesie, poemi, drammi, oltre alle lettere con Pasternak, grande e impossibile amore. Nonostante la passione, platonico. I Taccuini nascevano sui piccoli quaderni che lei stessa cuciva, foglio su foglio, uno

A partire dal primo trapianto il cuore non ha più lo status di sede delle passioni. Ma la moglie del trapiantato dichiarò di essere stata in ansia che il marito non l’amasse più, temendo perduti con il cuore anche i sentimenti che pensava contenesse. Gli organi del corpo sono stati a lungo tutt’altro che ingranaggi della “macchina animata“ a cui la medicina moderna sembra volerli ridurre. Erano oggetti simbolici e metaforici, la cui importanza andava di là dalla funzione chimica o meccanica. Con questo libro si viaggia attraverso la storia, le molte idee serie o fantastiche, il romanzesco, il leggendario dello stomaco, dei polmoni, del cuore.


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musica

RECENSIONI teatro FOTO: WWW.DANNYS.IT

VARIE TAPPE

DI MILA SARTI & DARIO DE FELICIS

Da Genova (8/7) passando per Verona (13/7), fino a Lecce (26/7) allo Stadio Via del Mare: queste sono alcune delle tappe del tour Un amore così grande dei Negramaro. Il gruppo, oltre ai suoi successi, porterà la canzone che dà il nome al tour, diventata inno italiano per i mondiali di calcio in Brasile. Giuliano Sangiorgi e band sono oggi il prototipo di musica italiana, attingendo a temi della tradizione nostrana in salsa pop e - solo a volte - rock. Gli stadi calcati si vestiranno di azzurro, per una galoppata musicale estiva lunga 10 tappe. GARDONE DI RIVIERA (Bs)

musica LUCCA

IL SENSO DEL POTERE E QUELLO DELL’UOMO Todi (Pg), dal 21 al 31 agosto

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ulla scia del grande successo della passata edizione, riparte il Todi Festival che anche quest’anno si dividerà fra prosa, mostre, musica e incontri. Una carrellata di eventi con artisti noti e popolari e giovani attori, che accompagneranno lo spettatore in una splendida cornice fra palazzi antichi e piacevoli spazi all’aperto. Il cartellone, annunciato dal direttore artistico Silvano Spada, prevede quindici inediti di prosa, fra questi lo spettacolo inaugurale (21 e 23) di Emilia Costantini Domani?! Chissà... Intervista immaginaria a Marina Berlusconi, con Laura Lattuada e la regia di Filippo Crivelli. «Una metafora sul potere dinastico declinato in vari modi: finanziario, politico e mediatico», commenta la giornalista-autrice del testo che incuriosisce molto perché romperà, attraverso l’intervista immaginaria, quel muro di riservatezza eretto dalla figlia prediletta dell’ex Cavaliere. Un’altra prima interessante è L’ipocrita (27, 28, 29, 30 e 31), di uno dei più grandi sceneggiatori del ‘900, Vincenzo Cerami. Un monologo sull’essere umano e i suoi disagi: interprete il giovane Antonio Grosso. Info: 0758944417 - 0758956706

Il Lucca Summer Festival, per l’edizione 2014, vanta uno dei musicisti più influenti e premiati della musica contemporanea: Stevie Wonder. Sul suo biglietto da visita, non dovessero bastare gli oltre 100 milioni di dischi venduti nel mondo, c’è scritto che è grazie a lui che dagli Anni ‘90 il soul e il rhythm and blues (e in generale tutta la Black Music) si sono evoluti diventando ciò che ascoltiamo oggi. Il talentuoso polistrumentista presenterà una carrellata dei suoi brani più famosi, cantati col suo inconfondibile e contagioso sorriso. SIRACUSA

TUTTO SU OSCAR! Borgio Verezzi (Sv), dal 2 luglio all’11 agosto

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Nella suggestiva cornice del Teatro del Vittoriale il 18 luglio si esibisce una leggenda del pianoforte come Burt Bacharach. Compositore, arrangiatore, cantante e pianista ha dimostrato di saper confezionare concerti indimenticabili nella sua carriera. Dalla collaborazione con il suo paroliere storico Hal David sono uscite piccole gemme pop, incastonate dalla sua voce suadente, come Walk On By, I Say a Little Prayer e The look of love. Nel concerto si raccontano storie d’amore, certo, ma stavolta si parla anche di politica.

na carrellata di spettacoli per gli spettatori del 48° Festival Teatrale di Borgio Verezzi. Nove prime nazionali, fra cui Oscar! (26, 27, 28 luglio) di Masolino D’Amico, un One Man Show di Gianluca Guidi su Oscar Wilde, firmato da Massimo Popolizio. Il 31 luglio, con repliche l’1 e il 2 agosto, va in scena Il prestito, commedia di Jordi Galceran, con Antonio Catania e Gianluca Ramazzotti diretti da Giampiero Solari. Info: 019610167

VIVA SHAKESPEARE Verona, dal 2 al 26 luglio

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l 66° Festival Shakespeariano dell’Estate Teatrale Veronese festeggia i 450 anni dalla nascita del Bardo con due opere: Otello (dal 2 al 5), con Giuseppe Battiston al suo esordio al Teatro Romano nei panni del protagonista, e La dodicesima notte (dal 16 al 19), con Carlo Cecchi nel ruolo di Malvolio. Chiude la rassegna Il Bugiardo di Goldoni (dal 23 al 26), con Maurizio Lastrico e la regia di Valerio Binasco. Info: 0458066485

Ascoltare i Carmina Burana di Carl Orff, nel Teatro Greco il 20 luglio, è di per sé un’esperienza che andrebbe vissuta a priori. Se si aggiunge che verranno eseguiti dal Coro Lirico Siciliano e dall’Orchestra del Festival Euro Mediterraneo, l’evento presagisce profonde emozioni. Favorite dalla peculiare acustica del teatro siciliano, le potenti note dell’opera riecheggeranno ad invocare la Dea Fortuna che gestisce le sorti di ciascuno. Tanti personaggi, tante voci recitate principalmente in latino e in tedesco antico. LUGLIO/AGOSTO 2014

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DRAMMATICO

NEBRASKA

Regia di Alexander Payne con B. Dern, W. Forte, B. Odenkirk, S. Keach, D. Ratray, J. Squibb, A. McEwan, R. Howard, M. Doty

DI ALESSANDRA MICCINESI & PEDRO ARMOCIDA

RECENSIONI cinema MAI COSÌ VICINI regia di Rob Reiner con Michael Douglas e Diane Keaton Genere: commedia

GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

Un padre e un figlio on the road sulle strade della profonda provincia americana. Trapiantato nel Montana, Woody (B. Dern) è convinto di aver avuto un colpo di fortuna: una lettera gli comunica di essere il vincitore di una lotteria pari a un milione di dollari. Da ritirare a Lincoln, nel suo Nebraska. Un viaggio di 1.200 km che farà con David (W. Forte), il figlio riluttante e perplesso. Nebraska racchiude il ritratto d’un rapporto filiale e paterno, commovente e cinico quanto basta. Perché l’importante non è vincere... AVVENTURA

BELLE & SEBASTIEN Regia di Nicolas Vanier con F. Bossuet, T. Karyo, M. Chatelier, D. Storoge, A. Pietschmann, U. Cancelier GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

Sulle Alpi francesi, durante la Seconda Guerra Mondiale, il piccolo orfano Sebastien trova l’amicizia di Belle, una grande femmina di cane dei Pirenei che abita nei boschi e che dovrà difendere da chi la ritiene un pericoloso predatore. Belle e Sebastien dimostreranno il loro valore portando in salvo una famiglia di fuggitivi ebrei. Tratta da una delle serie televisive francesi di maggior successo, scritta e diretta da Cécile Aubry negli Anni ’60, Belle & Sebastien è una delicata e commovente storia d’amicizia per tutta la famiglia.

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ue premi Oscar “ruggenti” per una commedia frizzante, che è anche un inno alla vita e all’amore. E, perché no?, un’ode alla famiglia. Douglas e Keaton sono vicini di casa. Lui, Oren, è un agente immobiliare indisponente, che scopre di avere una nipote di 9 anni. Quando la piccola gli viene affidata, l’egocentrico nonno la scaricherà alla dirimpettaia, Leah, e proverà a tornare al “tran tran” quotidiano. Come da copione, il burbero Oren imparerà ad aprire il cuore alla famiglia. E a Leah.

UNA PROMESSA regia di Patrice Leconte con Alan Rickman, Rebecca Hall, Richard Madden Genere: dramma GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

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n triangolo amoroso sullo sfondo della Germania del 1912, prima della Grande Guerra. Passato ai festival di Venezia e Toronto, il film del francese Patrice Leconte s’ispira ad un romanzo di Stefan Zweig, Il viaggio nel passato. È la storia di un ricco proprietario di una fabbrica (Rickman) sposato a una giovane donna (Hall), che assume come segretario un laureato di umili origini (Madden). Tra il giovane e la signora nasce una silenziosa intesa interrotta dall’esplosione del conflitto: il ragazzo deve partire per il Messico. Tornerà otto anni dopo, con l’Europa in ginocchio e un macigno nel cuore. Sarà sopravvissuto l’amore, e cosa ne resta?

IL SALE DELLA TERRA regia di Wim Wenders e Juliano R. Salgado Genere: documentario GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

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opo aver posato l’occhio sulla ritmica cubana e sulla danza (Buena Vista Social Club e Pina), Wim Wenders ci regala una nuova perla: un documentario, diretto col brasiliano Juliano Ribeiro Salgado, sulle tracce del fotografo ed ecologista Sebastião Salgado. Tanti scatti al servizio della natura incontaminata, per svelare la tremenda bellezza della flora e della fauna. Un grande progetto fotografico, omaggio alla meraviglia del pianeta che ci ospita e che dobbiamo preservare.

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BIOGRAFICO

CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO Regia di Ettore Scola con T. Lazotti, M. De Santis, G. Lazotti, G. Forges Davanzati,

E. D’Argenio, E. De Martino GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

Ettore Scola torna alla regia con un film su Federico Fellini che ha conosciuto bene. Convince soprattutto la prima parte, incentrata sulla loro conoscenza al Marc’Aurelio, storico giornale satirico della nostra editoria. Poi ci sono gli amici comuni come Maccari, Sordi, Mastroianni, le visite “di piacere“ sui set dei rispettivi film. C’è Cinecittà con il Teatro 5 dove tutto inizia e finisce. Un’opera fatta di ricordi e impressioni sparse, che finisce per essere un tributo a un’epoca e a un mondo così lontani e così vicini. DRAMMATICO

IL PASSATO

Regia di Asghar Farhadi con B. Bejo, T. Rahim, A. Mosaffa, P. Burlet, E. Aguis, J. Jestin, S. Ouazani, B. Karimi, V. Cavalli

GIUDIZIO DI 50&PIÙ:

Dopo quattro anni di separazione, Ahmad torna a Parigi da Teheran su richiesta della moglie Marie, una donna francese, per terminare il divorzio. Ma qui scopre la conflittualità tra Marie e la figlia Lucie. I suoi sforzi per migliorare quel rapporto sveleranno un segreto del passato. Scritto con M. Lahidji, questo film dimostra il talento del regista iraniano Farhadi che gioca sul racconto “per accumulo” delle storie, rimanendo credibile anche con una cura formale, solo apparentemente anonima, della messa in scena.


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C ancrO & LeonE » di ALDEBARAN

CANCRO 22 giu. » 22 lug.

« FRANCESCA SCHIAVONE

« GABRIELE SALVATORES

OroscoPIÙ GEMELLI 21 mag. » 21 giu.

SAGITTARIO 23 nov. » 21 dic.

» luglio Per molti di voi luglio rappresenterà il periodo boom del mese. Sarete soddisfatti di voi stessi. Venere nel segno aumenterà la stima e l’affetto che gli amici hanno nei vostri confronti. » agosto Vi converrà parlare apertamente dei vostri problemi. Frequenterete parenti e vicini e farete delle piccole gite o brevi viaggi. La situazione finanziaria promette bene. Siate parchi a tavola.

» luglio Tanti impegni di lavoro e poco tempo per l’amore. Alcuni di voi avranno modo di fare cose giuste al momento giusto. Viaggi utili e piacevoli, ma attenti al caldo-umido. » agosto Sarete ammirati per qualcosa che riuscirete a fare. Avvertirete la voglia di produrre, di fare in un periodo in cui dovreste godervi il sole, il mare e l’aria pura.

» luglio Sarete ammirati, apprezzati e spesso vi troverete al centro dell’attenzione. Sono favoriti i brevi spostamenti in luoghi di mare o di lago. Ottima la forma psicofisica. » agosto Se desiderate approfittare della posizione delle stelle in questo mese, allora dovrete incontrare gente, viaggiare e muovervi in luoghi frequentati. Lavoro così così, purtroppo.

LEONE 23 lug. » 23 ago.

VERGINE 24 ago. » 22 sett.

CAPRICORNO 22 dic. » 20 gen.

» luglio Bellissimo il pianeta Sole nel segno. Agite, create, producete: tutto quello che farete durante questo mese nascerà sotto una buona stella. Ci sono novità in famiglia. » agosto Il mese inizia con l’ingresso di Venere nel vostro segno, portando i sentimenti in primo piano. Sarete affascinanti come non mai. Incontri destinati a risultare utili in futuro.

» luglio Sarete desiderosi di realizzare un vostro progetto e sarà proprio grazie all’appoggio della Fortuna che riuscirete nel vostro scopo. State però attenti a tavola. » agosto Il Sole nel vostro segno vi gioverà in generale. Sarete brillanti, estroversi, simpatici e, perciò, popolari e ben visti da tutti. Sarete preferiti dalle stelle, approfittatene!

» luglio Dentro di voi il desiderio di spostarvi non sarà forte, visto che i momenti romantici li troverete anche vicino alla vostra residenza. La Fortuna busserà alla vostra porta. » agosto Uscite e fate qualche breve viaggio con la persona preferita. Sarete forti e in gamba dal punto di vista amoroso. Siate cauti nel mangiare in luoghi pubblici.

ARIETE 21 mar. » 20 apr.

BILANCIA 23 sett. » 22 ott.

ACQUARIO 21 gen. » 19 feb.

» luglio Sarà un mese fortunato per quanto riguarda le vacanze. Godrete la vita giorno per giorno e vi troverete bene ovunque abbiate deciso di passare questi momenti di relax. » agosto Con Urano nel segno ci saranno cambiamenti inaspettati e improvvisi. Spostamenti a breve/medio raggio, uniti a un interesse economico. Siate prudenti in mezzo al traffico.

» luglio

TORO 21 apr. » 20 mag.

Mese intenso per tutto ciò che riguarda le amicizie sia lontane che vicine, nuovi incontri, flirt, ecc. Vi aspetta, quindi, un inizio di estate pieno di aspettative e di sorprese. » agosto Sarà un mese bellissimo, in cui potrete scegliere se andare in vacanza o continuare la vostra attività. Andrà tutto bene. Pensate anche agli altri, alle persone che vi amano.

» luglio Questo è un periodo davvero positivo per voi: datevi da fare e proponete le vostre idee. Week-end, gite o viaggi al mare sono favoriti. Gli amici vi saranno vicini e complici. » agosto Sarete contenti e felici grazie a ciò che faranno gli altri per voi. Una certa dose di fortuna vi aspetta ancora. Frequenterete persone altolocate. Converrà muovervi di più.

» luglio

SCORPIONE 23 ott. » 22 nov.

Sarete protetti dagli astri. Marte vi regala una splendida forma fisica. Pittura o musica, qualunque sia il vostro interesse, sentirete il bisogno di esprimere emozioni. » agosto Siate prudenti perché Marte vi spingerà a spendere più del solito. Attenzione a non comprare cose inutili di cui poi potreste pentirvi. Pensate bene a tutti i vostri acquisti.

» luglio Avvertirete la necessità di frequentare gente e probabilmente incontrerete una persona interessante. Le faccende domestiche richiederanno la vostra attenzione. » agosto Lo stress che avete accumulato potrete facilmente smaltirlo dedicandovi di più a voi stessi: con diete o simili. Certo una bella vacanza al mare risolverebbe tutto. Organizzate! PESCI » luglio

20 feb. » 20 mar.

Nettuno nel vostro segno indica tanta intuitività e immaginazione. È il momento giusto per programmare un viaggio all’estero. Controllate bene documenti e scadenze. » agosto Sarete affascinati dai luoghi in contatto con l’acqua grazie alla presenza di Nettuno. Potrà agire sul vostro temperamento istintivo, rendendovi placidi e tranquilli. Fate sport.


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45. Così si definisce un omone; 46. I residui degli oleifici; 47. Discorsi senza costrutto; 49. Gruppo Interparlamentare Donne; 50. Il dittongo nell’orecchio; 52. Film di Akira Kurosawa che si svolge nel Giappone medievale; 56. Correlativo di quanto; 60. Una tavola piallata; 64. Il Castel di Grazie zia del 1966; 66. Il Cocker cantante rock; 68. Iniziali della Guzzanti; 70. Nei canti e nei suoni; 71. Salvo Complicazioni; 72. Durare... senza dare; 74. Rendono strana la serata.

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» soluzioni a pag. 98 CRUCIVERBA Lello ORIZZONTALI 1. La strada da Roma al mare; 9. Corso di specializzazione postuniversitario; 14. Il grasso del pingue; 18. Usanze; 20. Il Girardelli sciatore; 22. Abbreviazione di mistress; 23. Prepara itinerari turistici; 24. Il consorte della... reine; 25. La fine di Star Trek; 26. Il primo caso latino (abbreviazione); 27. Un tipo di vapore; 29. L’abbreviazione di ettaro; 30. L’ordine che ha sede nei conventi; 33. Un saluto della mademoiselle; 35. Sigla di Sassari; 36. In mezzo al dedalo; 37. Emmanuelle regista e interprete del film Laure del 1976; 38. Si organizzano a battute; 40. Nove lo è di tre; 43. Rinfrescarsi... la lezione; 47. Più è lungo e più è salato!; 48. Scrisse l’Inno di Garibaldi; 51. Così agisce sempre la persona integerrima; 53. In fondo al periodo; 54. Garantita con una firma; 55. L’anno della disfatta di Caporetto; 57. Intonare nuovamente; 58. Il ragazzo che porta le mazze da golf; 59. Fa parte del peso lordo; 61. Liceo Scientifico; 62. Incontri... in centro; 63. Sono diverse nell’iris; 64. Articolo maschile; 65. Il gelato dei tedeschi;

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66. Jennifer del film Madame Bovary del 1949; 67. L’aurora dei Greci; 69. Lavorato con il bulino; 73. Capovolto non muta; 75. Lo combina il pasticcione; 76. Il... bersaglio di Cupido; 77. È simile al papavero.

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VERTICALI 1. Li fa sbarrare la paura; 2. Dà un ottimo olio; 3. La sigla del tritolo; 4. Poco... istruito; 5. Vale 1.936,27 lire; 6. Nelle lampade tubiformi; 7. Larga cassa a stecche; 8. È evoluto senza volto; 9. Il nome di Theodorakis; 10. Due quarti dell’anno; 11. Un tipo di crittografia; 12. Il nome della signora Bovary; 13. Il centro di Tirana; 14. Può esserlo un riflesso; 15. Imposta Municipale Unica; 16. Lasciare da parte; 17. Piene di pretese; 19. La città dei Ford; 21. Un garante ne assicura l’imparzialità; 28. Quello Cetra è fra i più noti; 30. Estorsione; 31. Darsi il buon giorno; 32. Il mare delle Antille; 34. Sfreccia sulla neve; 36. Il re di Scozia che fu vittima di Macbeth; 39. Prima dell’omicron greco; 40. Vi sono le sorgenti del Po; 41. Storica villa romana; 42. Scrisse Le vite parallele; 44. L’appellativo di Achille;

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ORIZZONTALI 1. La Marceau interprete de Il tempo delle mele; 7. Cavarsi dai guai; 8. Divieto di procedere oltre; 9. In cima allo stelo di grano; 12. Lo difese Emilio Zola; 14. Assediarono i Troiani; 15. L’albero a cui s‘impiccò Giuda; 17. Scrisse Becket e il suo re; 20. Sigla di Napoli; 21. Era famoso il suo Colosso. VERTICALI 2. Tra sett. e nov.; 3. Ottimo vino del trevisano; 4. Il periodo della giornata in cui certi bar propongono sostanziosi aperitivi; 5. Istituto Radiologico; 6. Tenui... come certi pagamenti; 8. Agli antipodi del nord; 10. I filamenti dei funghi; 11. In casa; 13. La Kabaivanska soprano; 15. Fa... il tifo per una diva; 16. Colui il quale; 18. Alla fine del buio; 19. Il cuore di Aldo.


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OCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOCHI • GIOSTUZZICA CERVELLO

GAMeS

Enrico Diglio

TEST 1

TEST 4 Dite quale numero va sostituito, secondo logica, al punto interrogativo nell’ultima delle dieci sequenze riportate qui sotto.

Osservate attentamente la figura sottostante e andate a pagina 98.

TEST 2 Osservate attentamente la figura sotto rappresentata e dite quale particolare tra quelli riportati in basso non le appartengono.

c)

TEST 3

INDOVINELLO

Osservate attentamente, nella figura a fianco riportata, le sequenze di lettere e numeri e dite quale lettera e quale numero vanno sostituiti, secondo un criterio logico da determinare, rispettivamente al punto interrogativo azzurro e a quello rosso.

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» FORnari

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Favolino

» Scaltro politicante L’hanno visto in piazza, quella piazza aperta al Monumento dei Caduti, in pompa magna, con bastone e mitra sacramentando e pur chiedendo voti. es. (parete/parente)

» Pianista estroso Un tipo chiuso, ritenuto spesso un uomo di giudizio; ma si dà che mentre esegue al piano un “improvviso” - se può - si prende qualche libertà!

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ZEPPA 6/7

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» Un tipo irascibile Normalmente se nessuno di lui si cura rivela tutta la sua impassibilità, ma se provocato di colpo s’accende quando e soprattutto a seguito di una fregatura.

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Lionello

Lionello


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R E L A Z I O N I P E R S O N A L I • L AV O R O • C O L L E Z I O N I S M O • P R O P O S T E • A F F I T T O • V E N D O

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ueste pagine sono dedicate a chi cerca un’amicizia, a chi vuole affittare, comprare o vendere immobili. Qui potete assicurarvi un impiego o acquistare oggetti rari e curiosi». » Tutte le inserzioni sono pubblicate gratuitamente e non devono superare le 50 parole.

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50epiu.it

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L’art. 6, comma 8, del D.L. 4/6/2013 n. 63, convertito nella L. 3/8/2013 n. 90, ha imposto di riportare negli annunci di vendita o di locazione di immobili, l’indice di prestazione energetica dell’involucro edilizio globale o dell’unità immobiliare e la classe energetica corrispondente. Lo stesso D.L. ha previsto, inoltre (art. 12), che in caso di violazione di tale obbligo, il responsabile dell’annuncio è punito con una sanzione amministrativa non inferiore a 500 euro e non superiore a 3.000 euro. A tal proposito, evidenziamo che per la pubblicazione accetteremo solo annunci che riportino anche quanto previsto dal suddetto art. 6, comma 8. LUGLIO/AGOSTO 2014

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REBUS (5, 4, 5, 5)

va SO con tenente D; ali E = Vaso contenente dalie

B EL l’agita; FU O riporta = Bella gita fuori porta

INDOVINELLI

Pianista estroso = Il carcerato che evade Un tipo irascibile = Il fiammifero ZEPPA / Scaltro politicante = PELATO/PRELATO CRITTOGRAFIA / FORnari = FOR maggior di nari = Formaggi ordinari

Stuzzica cervello TEST 1 / Quale delle tre figure a fianco riportate rappresenta quella prima vista?

a) b) c)

TEST 2 / Il particolare che non appartiene alla figura prima vista è quello contrassegnato dalla lettera b). TEST 3 / La lettera e il numero che vanno sostituiti rispettivamente al punto interrogativo azzurro e a quello rosso sono E e 6. Essi, infatti, permettono di rispettare il criterio logico valido per tutte le sequenze, ove le lettere sono di colore azzurro e i numeri sono di colore rosso: la lettera E, infatti segue, nell’alfabeto, la lettera che la precede nella sequenza (lettera D), mentre il 6 rappresenta il numero della posizione, nell’alfabeto, della lettera F che segue la lettera E. Quindi:

C

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TEST 4 / Il numero che va sostituito al punto interrogativo nell’ultima delle dieci sequenze fornite è 24. Esso, infatti, permette di soddisfare il criterio logico per il quale il numero che è posto al termine di ogni sequenza è uguale al prodotto ottenuto moltiplicando il numero delle lettere delle due parole che lo precedono. ROSA

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GIGLIO

ROSA è composta da quattro lettere 4

24

GIGLIO è composta da sei lettere x

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= 24


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