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[anteprime] L’Orchestra di Piazza Vittorio Originalità e tradizione, partecipazione e convivenza: la camaleontica trasformazione del gruppo più multietnico del pianeta. A pagina 20
Kosovo senza paura Dopo poco più di 12 anni, tra mille difficoltà, torna a rivivere questo lembo dei Balcani. Grazie anche ai nostri soldati. A pagina 30
Farmaci generici, chi li conosce? In Italia stentano a decollare. Eppure hanno fatto recuperare 600 milioni di euro al Servizio Sanitario... A pagina 38
Benessere: 4 tappe per ripartire Settembre, si ricomincia. Come tornare in forma e affrontare l’autunno tra progetti e iniziative. A pagina 61
Turismo in sella Un nuovo modo di viaggiare, da soli o con la famiglia. Consigli e itinerari per chi ama la bici. A pagina 65
ditoriale
[ DI MARIA LAURA RONDINI - DIRETTORE EDITORIALE 50&PIÙ ]
Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità di scelta: fargli guerra, isolarsi dietro un muro o stabilire un dialogo. (R. Kapuscinski) Questo numero di 50&Più affronta il tema del multiculturalismo: se saremo stati all’altezza del compito che ci siamo dati, nell’animo di ciascuno di noi rimarrà, alla fine, una verità semplice: che multiculturale è tutta la storia dell’umanità, da sempre, ineluttabilmente. «E siamo noi a far ricca la terra noi che sopportiamo la malattia del sonno e la malaria noi mandiamo a raccolto cotone, riso e grano, e noi piantiamo il mais su tutto l’altopiano. Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane, le nostre braccia arrivano ogni giorno più lontane. Da noi vengono i tesori alla terra carpiti, con che poi tutti gli altri ne restano favoriti. E siamo noi a far bella la luna con la nostra vita coperta di stracci e di sassi di vetro. Quella vita che gli altri ci respingono indietro come un insulto, come un ragno nella stanza. Riprendiamola in mano, riprendiamola intera, riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza. È vero che non ci capiamo che non parliamo mai in due la stessa lingua, e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero che abbiamo tanto da fare e che non facciamo mai niente. … Ma io ho visto anche degli zingari felici corrersi dietro, fare l’amore e rotolarsi per terra. Io ho visto anche degli zingari felici in Piazza Maggiore...» (Ho visto anche degli zingari felici, Claudio Lolli, 1976)
Questa canzone è dedicata alle decine di giovani ragazzi norvegesi uccisi, il 22 luglio 2011,
mentre credevano di partecipare a un campeggio estivo sull’isola di Utoya (Oslo), da un uomo per il quale incontrare gli altri
significava fargli guerra.
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IN QUESTO
numero
L’Orchestra di Piazza Vittorio: diversità è ricchezza
20
DI GIADA VALDANNINI
Kosovo, dodici anni dopo: la speranza nella ricostruzione
30
DI IL ARIA R OM ANO
Fortissimamente Rock. Dopo 60 anni graffia come il primo giorno
34
25
INCONTRI DI GENERAZIONI
DI RAFFAELLO CARABINI
Farmaci generici, questi sconosciuti
38
DI A MINA IACUZIO
Dalla pelle alla palestra: quattro mosse per ripartire
61
DI SADÌA M ACCARI
65
DI LUISELL A BERTI
INCHIESTA
Multiculturalismo: la lunga marcia di un fenomeno globale DI LEONARDO GUZZO
IN EVIDENZA
15
34
LA VOCE DI 50&PIÙ
PARLIAMO DI...
Gold Age 2011 Rimini ci aspetta
25
DI BARBARA M ARIOT TI
Concorso Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia
41
Il coraggio delle emozioni DI ANNA MER CURI
Periscopio >> pag. 6
a cura di Dario De Felicis Letteralmente >> pag. 8
di Giovanna Vecchiotti
Spazio50 Incontri, eventi, tempo libero, cultura e tanto altro nel mondo di 50&Più
Avviso ai naviganti >> pag. 12
A CURA DI LUISELL A BERTI
di Paolo Negrini
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Tecnologia >> pag. 14
Previdenza DI GIANNI TEL Fisco DI ALESSANDRA DE FEO
di Lanfranco Sbardella “Navigare” in mongolfiera >> pag. 72
di Silvia Toscano A spasso nei parchi >> pag. 73
di Tonino Valentini
Sapori & Colori >> pag. 74
DVD di Pedro Armocida >> pag. 91 Giochi >> pag. 92
di Marina Cepeda Fuentes
di A. Miccinesi e M. Sarti
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Musica & Concerti >> pag. 90
di Donatella Ottavi Arte di Valerio M. Urru >> pag. 87 Libri di Renato Minore >> pag. 88 Cinema & Teatro >> pag. 89
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SETTEMBRE 2011
Anno XXXIII n° 9 Settembre 2011
di N. Tucciarelli e R. Cento Stuzzica cervello di E. Diglio >> pag. 93 Bacheca >> pag. 94 Oroscopo di Aldebaran >> pag. 98
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Mensile di attualità e cultura di 50&Più Sistema Associativo e di Servizi Direttore Editoriale Maria Laura Rondini @ l.rondini@50epiu.it Direttore Responsabile Giovanna Vecchiotti @ g.vecchiotti@50epiu.it Art Director Elisa Rossi @ elisa.rossi@50epiu.it Editoriale 50&Più S.r.l. - Amministratori Dante Di Mattia (Presidente) Tommaso Anania Brigida Gallinaro Ines Marangon Giuseppe Martino Procuratore Gabriele Sampaolo Amministrazione Editoriale 50&Più S.r.l. 00186 Roma, Via del Melangolo, 26 Telefono 06.6872515 - Fax 06.6872597 mail: editoriale@50epiu.it Direzione e Redazione 00186 Roma, Largo Arenula, 34 Telefono 06.68134552 www.50epiueditoriale.it Stampa e Spedizione Punto Web Srl - 00040 Ariccia (Roma) Via Variante di Cancelliera snc Distribuzione in Italia m-dis Distribuzione Media SpA 20126 Milano - Viale Sarca, 235 Telefono 02.64110911 Concessionaria di Pubblicità Promedia 2000 Srl - 20141 Milano Via Giulio Carcano, 34 Telefono 02.89079601 - Fax 02.89079619 Registrazione Tribunale di Roma n. 17653 del 12/04/79 Iscrizione al R.O.C. n. 6158 del 10/12/2001 Spedizione Poste Italiane SpA Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - D.C.B. - Roma Manoscritti e fotografie Anche se non pubblicati, non verranno restituiti. © Editoriale 50&Più S.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale della pubblicazione senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. Tutela dati Si garantisce la riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo all’Editore. Le informazioni custodite nell’archivio dell’Editoriale 50&Più S.r.l. verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la rivista e gli allegati, anche pubblicitari (D. Leg.vo 196/2003 tutela dati personali). ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
ZOOM DI GABRIELE SAMPAOLO
L’ALBERO DELLA CUCCAGNA
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orse molti dei nostri lettori ricorderanno l’esperienza che un tempo si viveva in occasione delle feste patronali nel nostro Paese così come, ancora oggi, in alcuni Paesi anglosassoni. “L’albero della cuccagna”, oggi in uso solo quale espressione idiomatica, era in passato un festoso evento al quale tutti erano invitati. Ci si doveva cimentare in una breve, ma difficilissima arrampicata lungo un palo ben ingrassato, per raggiungere i beni appesi in cima. Chi riusciva si portava a casa il premio raggiunto tra gli applausi e i complimenti di tutti. Anche quest’anno la 50&Più propone un appassionante Gold Age (Rimini, 19-23 ottobre). Infatti, dopo aver trattato argomenti come la “bellezza” e la “vita buona”, il tema 2011 sarà “L’albero delle virtù”. Tutte le virtù, quelle piccole e quelle grandi; quelle tecniche e quelle morali; quelle rivolte a se stessi e quelle rivolte agli altri. “L’albero delle virtù”, dunque, come l’albero della cuccagna salendo il quale, attraverso scivoloni e fatiche a denti stretti, si raggiunge (ogni giorno!) il premio della virtù. Un premio che torna poi generosamente a vantaggio di tutti, del bene comune.
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Finito di stampare: 25 agosto 2011
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Italia: annuale (11 numeri) sostenitore copia singola copia arretrata Estero: annuale
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Per il pagamento effettuare i versamenti sul c/c postale n. 98767007 intestato a 50&Più Srl - Roma. L’abbonamento andrà in corso dal primo numero raggiungibile e può avere inizio in qualunque momento dell’anno, ma avrà comunque validità annuale.
Credits foto: Buenavista, Contrasto, Corbis, Stephanie Gengotti, Marka, Masterfile, Olycom, Sintesi, Shutterstock, Kojoku/Shutterstock, Michael Woodroof/Shutterstock, ChipPix/Shutterstock, Ferenc Szelepcsenyi/Shutterstock, Boykov/Shutterstock, Tips, © Henri Cartier-Bresson/Magnum Photos, © The S. Hermitage Museum St. Peters’Burg/Yuri Nolodkovets. Illustrazioni: Enrico Riposati.
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ERISCOPI
in pillole
A CURA DI DARIO DE FELICIS
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Osservare la realtà quotidiana, leggere i giornali, guardare la televisione, navigare in internet, ascoltare la radio o i discorsi al bar può aiutarci a riflettere su quanto accade nel mondo in cui viviamo. Il nostro intento è quello di mettere in evidenza notizie interessanti, curiose,
importanti o stravaganti, riportandole tra queste pagine in forma sintetica. Ci piacerebbe che anche voi prendeste parte a questa sorta di gioco, fornendoci le vostre segnalazioni. Scrivete a: redazione@50epiu.it o Largo Arenula 34, 00186 Roma. Aspettiamo il vostro contributo!
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Nascono i “lampioni intelligenti" Tre ricercatori dell’Institut Teknologi Bandung in Indonesia hanno ideato e testato il lampione del futuro. Il prototipo, costituito da una videocamera, una lampadina e un pc, si accende quando sta per arrivare un’auto e si spegne subito dopo per risparmiare energia. Il computer, collegato al lampione, verifica che si tratti effettivamente di un’automobile, prevedendolo con un’accuratezza del 91%. Ulteriori esperimenti stanno calibrando il sistema anche su ciclisti e pedoni.
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Le patatine fritte creano dipendenza? Uno studio del Dipartimento Drug Discovery and Development dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova ha scoperto che i cibi grassi creano biologicamente dipendenza. Infatti, ogni volta che ingeriamo alimenti fritti o unti si genera nella lingua un segnale che viene inviato al cervello e quindi all’intestino che stimola la produzione di due endocannabinoidi, sostanze naturalmente prodotte dal nostro corpo, causando la sensazione di dipendenza da questa tipologia di cibo.
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37 fragole al giorno tolgono il medico di torno Una mela al giorno? Meglio una fragola, anzi, 37, per mantenersi in buona salute. Una ricerca del Salk Institute for Biological Studies afferma che la fisetina, un flavonoide contenuto nella frutta e particolarmente abbondante nelle fragole, protegge da un ampio spettro di malanni, riduce le complicanze del diabete, rafforza la memoria e sembra avere benefici su molti organi del nostro corpo. Una qualità che rende questa sostanza un promettente principio attivo per futuri farmaci multi-funzione.
Paolina Borghese è la più amata dagli italiani Un recente sondaggio del Censis ha eletto la donna più bella dell’arte italiana. La ricerca intitolata Gli italiani e la bellezza, che ha coinvolto 1.032 persone tra i 25 e i 64 anni, ha decretato Paolina Bonaparte in Borghese simbolo per eccellenza della bellezza italiana nell’arte. La signora di marmo scolpita dal Canova, che domina le sale della Galleria Borghese, ha trionfato sulla Venere Callipigia e l’Odalisca di Hayez. Solo 62° posto per la Gioconda di Leonardo.
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Festival della Filosofia a Modena, Carpi e Sassuolo Da venerdì 16 a domenica 18 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo si tiene la decima edizione del FestivalFilosofia. “La natura” è il tema principale trattato nei 200 appuntamenti in programma, fra lezioni magistrali, mostre, concerti, spettacoli, letture, giochi per bambini e cene filosofiche. Tra i protagonisti, alcuni tra i più importanti pensatori moderni come Baumann, Augé, Koolhaas, Shiva, Cacciari, Galimberti e Bodei.
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La musica fa bene fin da piccoli Secondo una ricerca dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano la musica è già scritta nel dna e nel cervello umano. Infatti, già a due giorni di vita, un neonato è in grado di riconoscere le note e persino di accorgersi delle stonature. Le ninne-nanne che le mamme cantano, dunque, rappresenterebbero per i piccoli proprio un primo approccio con la musica.
La prima biblioteca senza libri L’Università privata di Drexel a Filadelfia, che il Times ha messo tra le 200 migliori al mondo, è il primo Ateneo al mondo bookfree, cioè senza libri. Nella biblioteca non ci sono volumi rilegati, scaffali, cataloghi, né bibliotecari, ma solo computer che offrono accesso immediato a un archivio di oltre 170 milioni di prodotti culturali digitalizzati, tra e-book, riviste, film e file musicali. SETTEMBRE 2011
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Ricordi in punta di penna «Lontani ma non per questo dimenticati, dolorosi ma non per questo da cancellare: sono i ricordi che una lettera pubblicata sul numero di giugno ha suscitato in molti. 10 giugno 1940: chi ricorda questa data? era l’appello che Alfio Montereali rivolgeva a chi aveva vissuto l’annuncio dell’ingresso in guerra, con la consapevolezza che stava accadendo qualcosa di terribile. Hanno risposto in molti, bambini d’allora come lui, e ci hanno raccontato le loro “piccole, grandi storie”. Eccone alcune»
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Una “storia” sconosciuta Avevo anche io 10 anni e mi ritrovai sommerso dalla calca osannante, accorsa in Piazza XX Settembre, a Foggia, per ascoltare il discorso di Mussolini. Ho pubblicato due libri sugli avvenimenti tragici che si abbatterono sulla mia città nell’estate 1943: 22.000 vittime, il 75% degli insediamenti strutturali ed abitativi distrutti e indicibili sofferenze alla popolazione. Una "Storia” sconosciuta ma mai dimenticata da chi, come me, e tanti altri coetanei, è stato privato con violenza delle gioie della fanciullezza. Abbiamo conosciuto la fame, vivevamo nel terrore, siamo stati costretti alla diaspora; al rientro a Foggia trovammo le nostre case svuotate dagli sciacalli. Foggia è l’unica della Puglia, ed una delle 8 città italiane, ad essere stata decorata di duplice Medaglia d’Oro, al Valor Civile ed al Valor Militare per aver subìto dal 28 maggio al 18 settembre 1943 pesantissimi bombardamenti da parte delle forze aeree anglo-americane. Chi mai può dimenticare
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GIOVANNA VECCHIOT TI
LETTERAlmente
il 10 giugno 1940! Con tutte le terribili conseguenze che ne derivarono! ALFONSO DE SANTIS
È tutto da dimenticare! «La dichiarazione di guerra è stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia... Noi scenderemo in campo... contro le democrazie... reazionarie dell’occidente...». Parole gravi e forti pronunciate dal Duce che sono rimaste nella mia memoria in quel
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giorno tanto lontano. Avevo 14 anni, studiavo allora, e credevo alla “guerra lampo” come si diceva. Ma attraverso disagi, paure, bombardamenti, fame, la guerra ebbe fine solo dopo aver percorso palmo a palmo, tutta la nostra terra. In Africa perdemmo le “Colonie” mentre in Russia lasciammo i nostri morti coperti di neve. Ricordare e parlarne oggi sembra un episodio impossibile, vissuto e sofferto, che solo noi vecchi abbiamo conosciuto e ci è dato
ABBIAMO IMPARATO A VOLARE COME GLI UCCELLI, A NUOTARE COME I PESCI, MA NON ABBIAMO IMPARATO L’ARTE DI VIVERE COME FRATELLI. MARTIN LUTHER KING
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raccontare, come un triste, lungo episodio che si inserisce nella nostra vita. I ricordi oggi sono tanti, e le parole poche: è tutto da dimenticare. Scusatemi! LIBE FERRETTI
Quando la guerra sembrava lontana Gentile Direttore, ho letto il breve e significativo scritto del sig. Alfio (mio coetaneo) e sono pienamente d’accordo con lui che non si possono dimenticare le sofferenze, conseguenza dell’entrata in guerra dell’Italia a fianco dei tedeschi. Anch’io avevo 10 anni nel ’40 ed essendo terminata la scuola, mi accingevo ad andare in villeggiatura dagli zii, in montagna. Io e lo zio con il calesse avremmo raggiunto Ranchio, senonché a Linaro, nella piazzetta, il prete esponeva la radio: qui sentimmo la voce altisonante, inconfondibile di Mussolini che annunciava l’entrata in guerra dell’Italia contro Francia e Inghilterra. Quell’estate del ‘40 trascorsa da noi sfollati a Ronchio, presso il nonno, con una
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MARIA JOSÈ BRIGHI SPAZI
E nella radio una voce diceva...
Omaggio a mio padre Era una calda giornata che giugno ci offriva dopo un periodo di pioggia. Avevo nove anni, da poco terminata la quarta elementare con buoni voti, perché studiare mi piaceva. Iniziate le vacanze,
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Sono nata nel 1928 e mi chiamo Eva, sono cresciuta a Milano. Abitavo in un grande quartiere con molti abitanti e del 10 giugno ricordo che le
EVA CARRETTA, GIAMESIO
LETTERAlmente
certa tranquillità (infatti la guerra sembrava lontana). Dopo pochi anni, invece, avremmo assistito a scene orrende in quel luogo, dove s’erano rifiugiati tanti partigiani. Ricordo tutti gli avvenimenti con chiarezza, in quanto fanno parte della nostra storia.
famiglie che avevano la radio la misero sul balcone per farla sentire al vicinato: noi bambini pensavamo che fosse una festa e giocavamo felici. Ad un tratto cominciò il discorso del duce con tantissimi applausi, mentre tutte le mamme piangevano. Subito non avevo capito che cosa ciò significasse, ma con il tempo e vivendola giorno per giorno, ho scoperto cosa è veramente la guerra. Quel momento mi è rimasto impresso nella memoria per tutta la vita!
mi rendevo utile con lavori adatti al mio fisico (ero alta e magra). Nella bottega di mio padre, falegname, raccoglievo i piccoli scarti di legno, ne facevo fasci e altri lavoretti. Mia madre collaborava in modo concreto al lavoro, dopo l’impegno della casa e la cura di mia sorella, tre anni maggiore di me affetta da paralisi infantile (così si diceva allora). Stava seduta su un carrettino costruito da mio padre e per rendersi utile
aveva imparato a lavorare ai ferri. Tutti contribuivano al lavoro della piccola impresa artigiana. Quel giorno, 10 giugno 1940, mio padre era in cortile ad accatastare delle tavole di legno mentre dalla finestra della casa vicina una radio trasmetteva musica, ad un tratto una voce annunciava: «Il discorso del Duce!» Mio padre si fermava di botto e ci invitava ad ascoltare, lui sapendo già di che si »
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trattava. Io, seppur piccola, seguivo con attenzione quelle parole che il Duce con voce tonante pronunciava: «Annuncio agli italiani che la dichiarazione di guerra è stata consegnata nelle mani degli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia...». Guardai mio padre e capii che era sbiancato in viso sotto la polvere della segatura, ma dal suo sguardo colsi lo sdegno, il dolore e l’angoscia per quello che sapeva ci avrebbe aspettato. Anche se era prevista, la realtà era dura da accettare. Giovanni Bertoli, così si chiamava mio padre, aveva partecipato alla guerra 1915/’18 sulle rive del Piave, aveva sofferto disagi, fatiche ed aveva visto morire compagni giovani. Lui aveva trasportato i
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LA COSTITUZIONE ITALIANA PRINCIPI FONDAMENTALI
”
«Art. 11 / L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
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feriti alla tenda della “Croce Rossa”, faceva parte del corpo della Sanità. In quel periodo aveva annotato in un “diario”, su fogli di fortuna, gli avvenimenti importanti, corredati da foto che scattava egli stesso nei luoghi, teatro degli scontri. Io, quel diario lo vedevo da bambina in un cassetto, avevo chiesto spiegazioni di cui mi accontentai, ma quando più avanti mi interessai veramente, mio padre non c’era più a darmele. Quel diario l’ho ricopiato e lo conservo tuttora con estrema cura. L’ho prestato all’Associazione Combattenti e Reduci, da inserire nella mostra sulla Grande Guerra allestita nei locali del Comune del mio paese, qualche anno fa, per far conoscere quei fatti lontani anche ai giovani. Il 10 giugno 1940, come dicevo, vidi mio padre allarmato, angosciato e triste, lo sentii imprecare contro chi aveva programmato quell’evento che avrebbe portato dolori, distruzioni e lutti. Infatti, quando dopo poco tempo venne richiamato alle armi, era della classe 1892, aveva 49 anni, cercò di opporsi a quel provvedimento ma dovette comunque presentarsi al Distretto Militare di Parma. Lasciò con amarezza la sua bottega in mano a mia madre e ad un operaio. La famiglia era composta oltre da mio padre Giovanni, da
mia madre Virginia, mia nonna 80enne, affetta da Alzheimer, allora non si chiamava così ma la sostanza era quella, mia sorella Ede di 11 anni ed io Elia 9 anni. Immagino la preoccupazione del capo famiglia nel dover lasciare quella situazione per partecipare ad una guerra. Lui che amava solo la pace. Dovette farsi forza e presentarsi al Distretto dove fece presente la sua situazione ma non fu ascoltato. Provò a pensare varie soluzioni per far accettare le sue ragioni ma non ne trovò. Scoraggiato e stanco camminò in periferia finché davanti a una osteria gli venne un’idea. Facendosi forza ingurgitò vino e birra fino ad essere brillo e si addormentò su una panchina. Per lui abituato a bere un bicchiere di vino ai pasti fu una faticata che però diede i suoi frutti! Al Distretto quando facendo l’appello lo trovarono assente, lo fecero cercare e, una volta preso, lo ricoverarono in infermeria. Il mattino dopo ricontrollarono la sua posizione dalla quale risultò che non era idoneo al servizio militare! Fu rimandato a casa, per la gioia di tutti noi. Riprese il lavoro ma aveva il terrore dei tedeschi invasori da cui si nascondeva appena sentiva odore di pericolo. Ne fece di corse sulla collina della “Costa” per evitare i rastrellamenti! Assistè alle incursioni aeree su Parma (sempre impegnato a portare al sicuro mia sorella che non poteva camminare), ai mitragliamenti subìti dal paese e fuori che provocavano feriti. Favorì la lotta partigiana in cui si fronteggiavano giovani dello stesso paese e ne vide cadere troppi. Festeggiò la fine del conflitto e da persona onesta e mite continuò il lavoro nella sua bottega. ELIA BERTOLI
Il futuro di tanti giovani è anche nelle tue mani. Mettici la firma. Ippolita Loscalzo
Volontaria Associazione Italiana Sclerosi Multipla
Con un lascito testamentario puoi decidere tu il futuro di migliaia di persone.
“Io sono una persona pratica ed energica e da trent’anni svolgo la mia attività di volontaria in associazione. Lavoro per sostenere tante persone colpite dalla sclerosi multipla, molte delle quali sono giovani e in particolare donne: persone che affrontano ogni giorno tante difficoltà hanno il diritto di sperare nella cura definitiva e noi il dovere di renderla concreta. Per questo voglio chiedervi di fare un lascito a favore della nostra associazione. Io l’ho fatto”. www.aism.it
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tel. EMAIL Le informazioni da lei rilasciate saranno inserite in una banca dati e potranno essere utilizzate da FISM, Fondazione Italiana Sclerosi Multipla - Via Operai, 40 - 16149 Genova esclusivamente al fine di informarla sulle attività, iniziative e necessità della Fondazione stessa, nel rispetto di quanto disposto dall’articolo 7 del Decreto Legilastivo 196/03 in materia di “tutela dei dati personali”. In qualsiasi momento potrà consultare, modificare, opporsi al trattamento dei suoi dati rivolgendosi a: FISM - Via Operai, 40 - 16149 Genova.
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> @VVISO AI NAVIGANTI
I PREFERITI DI DI PAOLO NEGRINI
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Ricordate il viaggio a Milano di Totò e Peppino, abbigliati con tanto di colbacco e pelliccia? Mezzacapa aveva sentenziato: «A Milano fa freddo e c’è la nebbia!». L’esito positivo di una gita fuori porta, di un’escursione o di un viaggio è strettamente legato alla situazione climatica nella quale verrete a trovarvi. Il sito del servizio meteorologico dell’Aeronautica, offre una panoramica completa e sicura della situazione del tempo, sia in Italia che all’estero. Sono inoltre presenti informazioni relative ai mari, al clima ed eventuali avvisi di allerta. Interessante la moviola satellitare. Il servizio è ottimizzato anche per l’utilizzo mediante telefonini SmartPhone di ultima generazione. >> www.meteoam.it
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ATTUALITÀ
[ TECNOLOGIA & NUOVI MEDIA ]
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SCATTA E INVIA
“GEOLOCALÍZZATI” E TI DIRÒ DOVE SEI
«Sono sempre più di moda le applicazioni per cellulari che permettono di mostrare la propria posizione abbinando foto e video»
DI L ANFRANCO SBARDELL A
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iamo a Roma, in Piazza S. Pietro e stiamo guardando Via della Conciliazione. Ora possiamo farlo sapere a tutti i nostri amici digitali, senza doverli chiamare. Basta prendere il proprio telefonino di ultima generazione - che oggi si chiama smartphone (smart, intelligente e phone, telefono) e usare una delle decine di applicazioni nate nell’ultimo anno. Lanciato il programma non resta che aspettare pochi secondi: si viene “geolocalizzati”, si aggiunge un commento e una foto. Fatto. Ogni smartphone è dotato di un sistema chiamato GPS (Sistema di Posizionamento Globale) che funziona come il navigatore che ormai possiedono tutte le automobili. Appena si accede al-
l’applicazione del telefono, il GPS ci individua sul globo terrestre. La tecnologia è rivoluzionaria non tanto per il sistema di funzionamento, già rodato da anni, ma perché la vera rivoluzione ha carattere “sociale”, in quanto abbiamo la possibilità di far vedere a tutti i nostri amici della “rete” (così come viene
chiamato il mondo d’internet) dove siamo e cosa stiamo facendo, magari mostrando loro che mentre siamo in Via della Conciliazione, per tornare all’esempio con cui abbiamo iniziato, stiamo gustando dell’ottima granita alla pesca. Stregoneria, magia? Solo impulsi elettrici e nanotecnologie che
hanno permesso di far diventare sempre più piccoli questi circuiti. Ora facciamo anche una foto alla granita che stiamo mangiando e la carichiamo sul nostro profilo. Ecco fatto, in pochi istanti abbiamo detto dove ci troviamo e che cosa stiamo facendo, mostrando anche una foto della nostra saporita granita.
Il capostipite
Scatta e condividi
Viaggio nella storia
Trova & parla
“Foursquare” è la tecnologia capostipite nata nel 2009. Più sono le posizioni segnalate dai 10 milioni di utenti, più si raccolgono punti per scalare i vertici di una classifica virtuale.
Fare foto, ritoccarle e condividerle. Con “Instagram” è possibile farlo in pochi attimi. L’applicazione è stata creata da due ragazzi laureati all’Università di Stanford (California).
“WhatWasThere” permette di caricare foto e ricordi di luoghi ormai perduti e condividerli. Lanciando l’applicazione è possibile vedere foto storiche del luogo che stiamo visitando.
“Koprol” è un sito nato in Indonesia che permette di registrarsi e farsi geolocalizzare. Immediatamente si ha la possibilità di trovare persone vicine a dove siamo e parlare con loro.
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4.235.059 il numero degli stranieri residenti attualmente nel nostro Paese. (Fonte Istat 2010)
11 miliardi di euro i contributi previdenziali e fiscali che gli immigrati versano ogni anno allo Stato italiano. (Fonte Caritas-Migrantes 2010)
«L‘
La lunga marcia del MULTICULTURALISMO «Su 60 milioni di italiani oltre 4 milioni sono stranieri. Una realtà che cammina silenziosamente nel verso della storia. Un mosaico in via di realizzazione che promette varietà e ricchezza, ma ha bisogno di cure»
[ INCHIESTA DI LEONARDO
GUZZO ]
ltalia è un Paese multiculturale». Ad affermarlo, dati alla mano, è il Dossier Statistico sull’Immigrazione che la Caritas e Migrantes, presenteranno a Roma il prossimo 27 ottobre. Per gli addetti ai lavori non si tratta di una novità: da circa 20 anni i rapporti Caritas-Migrantes restituiscono il quadro fedele di una società in marcia verso il pluralismo etnico e culturale. Secondo il documento 2010 e riferito all’anno precedente, su circa 60 milioni di residenti in Italia più di 4 milioni sono stranieri. A loro si deve il pur lieve incremento demografico dell’Italia e si può ricondurre l’11% del Pil, prodotto non solo attraver- »
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so il lavoro nei settori dell’industria e dei servizi, ma anche attraverso una crescente attività imprenditoriale. Segno inequivocabile di un processo che avanza... «La trasformazione in senso multiculturale dell’Italia è un fenomeno evidente da anni», spiega Franco Pittau, responsabile del Dossier, «una constatazione immediata alla quale non si può sfuggire. Se tra i residenti in Italia una persona su dieci è straniera significa che il nostro è un Paese multiculturale. Il tasso di immigrazione italiano, in effetti, è superiore alla media europea e negli ultimi vent’anni solo la Spagna ci tiene testa quanto all’afflusso di immigrati. La causa va ricercata nella struttura demografica e nelle dinamiche di mercato dell’Italia. Una società attempata richiede giovani: senza l’immigrazione la popolazione italiana sarebbe condannata a un inesorabile invecchiamento e alcuni comparti produttivi abbandonati dai lavoratori nazionali - agricoltura, edilizia, assistenza domiciliare - rischierebbero lo stallo. In più l’immigrazione italiana denota un carattere di insolita varietà e ricchezza: ci sono almeno quattro comunità con una forte presenza (rumeni, albanesi, marocchini e cinesi) ma il panorama degli stranieri in Italia comprende 20-30 grosse collettività radicate sul territorio». Una situazione riconfermata, con qualche variazione, dal prossimo rapporto Caritas-Migrantes. «Nell’ultimo anno l’afflusso regolato di lavoratori stranieri in Italia è diminuito, per ragioni legate alla crisi globale e alla minore richiesta nazionale, ma anche perché ormai l’immigra-
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zione è diventata una risorsa demica. In questo senso governanmografica interna. In altre parole ti e parti sociali possono fare molla richiesta di lavoro è già soddisfatto, adottando un approccio imta dalla popolazione straniera che prontato al pragmatismo invece risiede in Italia e questo, in fin dei che all’ideologia, risolvendo proconti, è un dato positivo». blemi pressanti come la cittadiDiverso è il rapporto degli Italiananza e la regolarizzazione dei ni col fenomeno migratorio. «La lavoratori stranieri, e soprattutto percezione dell’immigrazione e riscoprendo il valore della diverdel suo carattere di risorsa resta sità e del confronto: tra opinioni contraddittoria. Metà della pocome tra culture, in politica come polazione italiana la considera un nella società civile». fenomeno poUna fotograsitivo, l’altra fia nitida, che metà ne è spalascia intrav«Più la società è ventata, salvo vedere uno mobile e legata chiudere un sfondo storiai ritmi della occhio sulla co e sociologlobalizzazione, più il fenomeno del badante che gico tanto multiculturalismo magari assiste complesso diventa realtà» un familiare o quanto inteaiuta nelle facressante. A cende dometracciarne i stiche». La strada da percorrere, contorni ci aiuta Fiammetta Miinsomma, è ancora lunga. «Mulgnella Calvosa, docente di Anaticulturalità non vuol dire ancora lisi dei fenomeni migratori e delinterculturalità, intreccio sistemale Politiche di inclusione alla Lumtico e fecondo delle culture - consa. «In termini pratici non ha sentinua Pittau -. Il multiculturalismo so discutere dell’opportunità del italiano ha davanti un lungo cammulticulturalismo e delle sue altermino, non è ancora una realtà native», mette subito in chiaro. «Il matura e sufficientemente dinamulticulturalismo è una realtà, un
fenomeno inevitabile all’interno di una società mobile, fluida, legata ai ritmi della globalizzazione. Le dinamiche di mobilità sono dinamiche storiche che sono sempre esistite e che nella società contemporanea traggono prevalentemente origine dai rapporti geopolitici. I rapporti coloniali, instaurati dai Paesi occidentali col cosiddetto Terzo Mondo, hanno attivato i flussi degli ultimi secoli. Prima erano gli Inglesi e i Francesi a colonizzare l’Asia e l’Africa, ad occuparle e a trasferirvi popolazione; poi si è verificato il riflusso». Ma oggi i flussi migratori sono cambiati. «L’immigrazione non è legata soltanto ad esigenze di espulsione dei Paesi poveri, ma anche a esigenze di attrazione dei Paesi ricchi connesse al sistema economico e demografico di questi ultimi. Il caso delle badanti è emblematico. Del resto i flussi migratori non si attivano mai se non c’è una disponibilità del Paese ricevente, se non si è già stabilita con il Paese di partenza una comunicazione attraverso canali economici, commerciali, politici. La migrazione è tendenzialmente preceduta da forme di socializzazione
Imprenditori
Degli attuali
5.000
I più giungono da: Marocco (16,6%), Romania (15,2%), Cina (14,5%).
932.675 minori presenti, circa 500mila sono nati in Italia da cittadini stranieri.
(Fonte Caritas-Migrantes 2010)
(Fonte Caritas-Migrantes 2010)
è il numero dei migranti che fino ad oggi sono stati accolti nel Comune di Riace in Calabria.
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RIACE: accogliere per rinascere
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anticipatoria: le persone che decidono di partire hanno già una conoscenza, reale o virtuale, della società verso cui si dirigono, sono già disponibili ad inserirsi in quella società, ad accoglierne i modelli di comportamento. Fermo restando che anche questi modelli non sono cristallizzati ma dinamici, aperti agli stimoli provenienti dal confronto con altre culture. Certo, a volte il processo di inclusione presenta dei problemi, inutile nasconderlo. L’importante è che essi fungano da stimolo per nuove soluzioni e non forniscano il pretesto per alzare barriere, per chiudersi tra le mura di una fortezza antistorica». Ma per avere successo il multiculturalismo ha bisogno di altri elementi. Per Fiammetta Mignella la parola chiave è governance. «L’inclusione è cruciale negli Stati contemporanei, dovrebbe essere in cima all’agenda normativa. La politica deve governare il fenomeno, riconoscere e distinguere i flussi migratori (quelli finali e quelli di transito, quelli legati a particolari emergenze) e regolarli in maniera appropriata. La governance è indispensabile in una
società fatta di segmenti, che possono riferirsi a identità culturali diverse ma anche a diverse condizioni economiche e sociali. Bisogna socializzare e integrare gli immigrati così come bisogna socializzare e integrare i disoccupati e i giovani che né studiano né lavorano. L’inclusione, nella sua dimensione ideale, realizza una convivenza effettiva e partecipata, senza pregiudizi e settarismi, in cui l’apertura di chi accoglie si coniuga con la disponibilità a sentirsi parte di chi è accolto». Se non esistono, in Italia e in Europa politiche ufficiali comuni, è pur vero che la società civile è disseminata di casi che dimostrano come la convivenza parta dalla “coabitazione”, dalla condivisione di esperienze quotidiane, semplici e profonde, di passioni, difficoltà e dei mezzi per superarle. Realtà di integrazione che provano quanto la pratica di vita sia più forte di qualunque speculazione filosofica e come la vicinanza fisica, la collaborazione, la reciproca fiducia siano indispensabili per costruire una coscienza comune. Eccone solo qualche esempio.
«L’unica razza che conosco è quella umana».
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na moderna, concretissima utopia nel mezzo di una delle terre più martoriate d’Italia. Questa è Riace: un “eco-villaggio multiculturale” che unisce l’accoglienza dei migranti, prevalentemente profughi e rifugiati politici, con la riqualificazione di uno dei borghi più caratteristici della Calabria, famoso nel mondo per i suoi bronzi ma condannato alla “morte civile” dallo spopolamento. L’idea di base è semplice e insieme all’avanguardia: ripopolare il centro storico svuotato offrendo casa e lavoro a emigranti che chiedono asilo politico in Italia, e ottenere in cambio che i nuovi cittadini imparino la lingua italiana e si impegnino a far rivivere gli antichi mestieri artigianali. Responsabile dell’iniziativa è l’associazione Città Futura, intitolata alla memoria di Don Pino Puglisi - il prete ucciso dalla mafia nei primi Anni ’90 - e presieduta da Domenico Lucano, attuale sindaco di Riace. «Ospitare nel borgo gli emigranti in attesa di identificazione che chiedono asilo politico all’Italia permette di coniugare l’accoglienza con una prospettiva di riscatto del territorio», osserva Lucano anticipando la nostra domanda. «A Riace i profughi trovano casa e lavoro, ma offrono anche la possibilità ai nostri giovani calabresi di riadattarsi come docenti in corsi di inserimento professionale e, in più, attirano frotte di turisti, soprattutto nordeuropei, incuriositi dalla stranezza di un borgo medioevale ripopolato da Afghani ed Etiopi. Si sviluppa così un circolo virtuoso che moltiplica i posti di lavoro e porta una boccata d’aria salutare all’economia del Paese». Il Comune di Riace aderisce al piano nazionale di accoglienza dal 2001, ma l’inizio del progetto di Città Futura data ancora prima, al 1998. Da allora, a partire dal primo gruppo di profughi accolti nel borgo (un centinaio di Curdi turchi, sfuggiti all’esercito di Ankara, e iracheni, scampati al gas di Saddam Hussein), quasi cinquemila migranti hanno sperimentato l’ospitalità del paesino calabro; e molti, una volta ottenuto lo status di rifugiati, sono rimasti ad abitare le case lasciate vuote dai concittadini partiti per l’Altitalia o il Nuovo Mondo. «L’accoglienza dei migranti - riprende Lucano - s’ispira a un’idea antica e profonda della nostra cultura: la sacralità dell’ospite. In più risponde a un criterio di convenienza economica. Ai centri di identificazione ogni immigrato costa dai 60 ai 70 euro al giorno, senza contare le spese legate all’attività di sorveglianza delle forze dell’ordine. A noi costa solo 20 euro; e in più lavora, contribuendo a risollevare la nostra economia. È la prova concreta che l’integrazione, ben lontano dall’essere un problema, può rappresentare una straordinaria opportunità di sviluppo».
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LA NUOVA VITA DI JAFAR
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uò esistere il sogno italiano? Sicuramente sì. Almeno per me... Da quando ho deciso di lasciare il mio Paese, ho avuto in testa solo l’Italia». A parlare è Jafar Ahmadi, 31 anni, afghano: il protagonista di una specie di favola dei tempi moderni, eccezionale e al tempo stesso convenzionale, fatta di peripezie e coraggio, tenacia e sacrifici, con l’immancabile lieto fine. «Ho lasciato l’Afghanistan per sfuggire al caos e alla guerra e ho viaggiato attraverso l’Iran, il Kurdistan conteso, la Turchia e la Grecia per arrivare fino in Italia. Un viaggio lungo mesi e pieno di avventure». Per i lettori di 50&Più Jafar ripercorre la sua storia, rinnovando un ricordo sempre vivo ma lontano. «In Kurdistan sono stato catturato da un commando di
guerriglieri a scopo di riscatto e poi rilasciato in circostanze rocambolesche; in Turchia mi guadagnavo da vivere lavorando in una fattoria; in Grecia ho provato l’umiliazione della schedatura e del carcere per la colpa di essere clandestino. E poi un bel giorno, circa quattro anni e mezzo fa, sono riuscito ad attraversare l’Adriatico in nave e a sbarcare in Italia, a Venezia». Il sogno italiano di Jafar, a lungo accarezzato, è diventato concreto. «Sono arrivato a Roma quasi subito. La capitale è il crocevia obbligato per tutti gli Afghani che arrivano in Italia, anche per quelli che vogliono passare all’estero. A Roma, grazie all’impegno di associazioni, enti di assistenza, istituti religiosi, è più facile trovare aiuto. Un
piccolo conforto materiale, un pasto caldo... Il vero problema è l’alloggio. Molti finiscono per strada e devono piegarsi a compromessi degradanti, come la prostituzione, per vivere dignitosamente. Io sono stato fortunato: sono entrato in un programma di accoglienza gestito dal Comune di Roma, ho studiato la lingua italiana, ho trovato ospitalità in un ostello». In modo netto, con l’aiuto della fortuna ma non solo, la storia di Jafar ha avuto una svolta. «In Afghanistan facevo il calzolaio in un’impresa a gestione familiare. Vengo da una famiglia abbastanza agiata, ho studiato, conosco l’inglese e il tedesco. Tutto questo mi ha certamente favorito: ho trovato quasi subito un lavoro, un contratto transitorio e poi a tempo indetermi-
nato, e ho ottenuto un permesso di soggiorno triennale». E alla fine, nell’Italia del suo sogno, Jafar ha trovato anche l’amore. Come nei migliori racconti de Le mille e una notte. Ma al di là del suo caso specifico, quando parla della cultura dell’accoglienza in Italia, il giovane afghano fa un ritratto in chiaroscuro. «Il vostro Paese, che adesso è anche il mio, è pieno di realtà splendide: enti e associazioni che si prodigano per l’accoglienza degli immigrati e cercano di favorire in ogni modo il processo di integrazione. Il rovescio della medaglia è la trafila interminabile della burocrazia, le file in questura per i certificati, i mesi passati a comunicare e attendere la verifica di dati, gli esami e le audizioni e gli interrogatori per scandagliare la mia vita e la mia
A“DAR” SI COMINCIA DALLA CASA «La cooperativa “Dar” è impegnata nel fornire un alloggio decoroso a chi non può permetterselo. Perché la casa è il primo segno d’integrazione»
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AR è una cooperativa di abitazione nata a Milano nel 1991 con lo scopo di ricercare alloggi dignitosi e a basso costo per tutti coloro, lavoratori italiani o stranieri, che non sono in grado di sostenere i prezzi del libero mercato. La parola dar significa “casa” in arabo e riassume con semplicità lo spirito dell’associazione: offrire un tetto a chi ne ha bisogno senza guardare alla razza, alla cultura, al passaporto. DAR ristruttura alloggi di proprietà oppure ottenuti in affitto o in comodato da enti pubblici per poi riaffittarli ai soci a un canone “sostenibile”. In vent’anni di attivi-
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tà centinaia di famiglie hanno trovato casa grazie alla cooperativa, che oggi dispone di oltre duecento alloggi a Milano e nell’area metropolitana. I più sono di proprietà pubblica, anche se un numero crescente appartiene direttamente a DAR, molti sono concentrati negli stessi stabili, in modo da creare veri e propri “complessi edilizi multiculturali”. «Alla base di DAR - ci dice Sara Travaglini, vicepresidente della cooperativa - c’è la voglia di impegnarsi nel sociale e soccorrere i più deboli in una prospettiva globale. Tutti possono entrare nell’organizzazione e partecipare alle sue attività, anche
se l’assegnazione degli alloggi cooperativi è riservata alle sole persone economicamente svantaggiate. L’alloggio, peraltro, è solo il primo passo: DAR si sforza di mantenere stretti rapporti con tutti i soci assegnatari per conoscerne le condizioni di vita, le necessità, i problemi cercando di concorrere al loro superamento e al buon esito del processo di integrazione». In questa ottica, accanto alle tradizionali attività, la cooperativa ha avviato nel tempo altri servizi: un progetto per consentire l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa a persone (per lo più stranieri e precari) che ne sono normalmente escluse, e
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storia». Quello dell’integrazione, Jafar ne è convinto, è un falso problema, generato da un errore di prospettiva e alimentato da timori strumentali. «È un po’ paradossale che si parli ancora di integrazione. Il multiculturalismo è un dato di fatto che altri Paesi accettano tranquillamente e che, invece, in Italia incontra ancora resistenze. Ma si tratta di resistenze dall’alto, da parte di chi non sa esattamente come stanno le cose. La gente comune, quella che vive la vita nella sua dimensione più concreta, trova sempre una soluzione e ha già imparato, giorno dopo giorno, che la diversità è ricchezza. Io sono per molti versi una mosca bianca: ho sempre desiderato venire in Italia, occidentalizzarmi, non faccio fatica a rispettare costumi e regole della società in cui vivo anche se conservo forti legami con le mie radici. Sono in contatto con altri afghani, ho cercato di aiutare i più sfortunati finché ho potuto ma non mi sono mai sentito intrappolato in una comunità. Del
resto, il termine comunità è vago: all’interno di ogni comunità esistono differenze, spesso anche marcate, di ceto, istruzione, mentalità. Ma anche le comunità più arretrate e chiuse, magari condizionate dalla tradizione o dalla religione, non vanno discriminate, abbandonate a se stesse col rischio di isolarsi ancor di più». La ricetta di Jafar, provata sulla pelle, è chiara. «Lo dico per esperienza diretta: invece di ragionare in termini di gruppi, per generalizzazioni, bisognerebbe guardare alle persone dentro ai gruppi, cercare di assicurare a ognuno un alloggio e un lavoro regolare per garantirgli dignità, per farne un uomo e un cittadino di serie A. Bisognerebbe accostarsi ad ogni cultura con rispetto, vederne il lato buono invece di cercarne ossessivamente i difetti. Non di rado queste culture altre conservano e trasmettono valori nobili - come l’idea della condivisione, il senso della sacralità dell’ospite - che la nostra società occidentale ha ormai perso».
il “fondo prestazioni”, che mira a favorire il contatto tra soci potenziali fornitori di prestazioni lavorative e soci potenziali utilizzatori. «L’iniziativa - spiega ancora Sara Travaglini - nasce dal presupposto che i soci immigrati possiedono spesso competenze e capacità che non sono valorizzate dalle loro occupazioni abituali ma li mettono in grado di offrire a prezzi competitivi prestazioni ulteriori assai richieste dal mercato. Lo scopo è aiutare i lavoratori colpiti dalla crisi, evitare che vengano meno al regolare pagamento degli affitti inceppando il delicato meccanismo economico su cui si basa la cooperativa. Ma non si tratta soltanto di un’operazione a carattere economico: i contatti tra soci di diverse etnie e culture permettono di creare legami di mutua assistenza, rapporti di familiarità e fiducia che facilitano l’integrazione. La soddisfazione dei bisogni primari e l’attenzione alle persone sono, a nostro parere, il segreto di un multiculturalismo felice».
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SONO ROMANI D’ADOZIONE MA PARLANO MAGIARO, PUNJABI, WOLOF O RAJASTANI. VESTONO ABITI CHE PIÙ DIFFERENTI NON SI PUÒ, MA LI UNISCE IL TALENTO PER LA MUSICA E UN PROGETTO COMUNE: SONO I COMPONENTI DE “L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO”, UN ENSAMBLE CHE HA GIRATO IL MONDO, PARTENDO DALL’ESQUILINO, IL QUARTIERE PIÙ MULTICULTURALE DI ROMA.
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L’ORCHESTRA UN MAESTRO, VENTI MUSICISTI E UNA GRANDE IDEA: DIMOSTRARE AL MONDO
“CHE UNIRE CULTURE PUÒ PRODURRE BELLEZZA E NON PAURA”
DI PIAZZA VITTORIO DI
GIADA VALDANNINI GIANNI FIORITO
FOTO DI
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L’ O R C H E S T R A DI PIAZZA VITTORIO
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hi gliel’avrebbe detto agli ideatori di riscuotere un simile successo. Per sua stessa ammissione, all’inizio, Mario Tronco - padre de L’Orchestra assieme ad Agostino Ferrente e all’associazione “Apollo 11” - non ci avrebbe scommesso un centesimo. «Pensavamo a un concerto simbolico in quel “dopo 11 settembre” e, invece, L’Orchestra ha iniziato a camminare, a correre. E noi dietro ad arrancare». Non un momento qualunque, quindi, quello in cui la formazione ha preso a esibirsi, ma il buco nero dei nostri anni: un momento in cui le cose non sarebbero mai più state le stesse. Le Torri Gemelle erano appena venute giù e un sentimento di odio e diffidenza si stava diffondendo. Tronco, casertano d’origine, all’Esquilino da vent’anni, ha accolto la sfida. C’era bisogno di un atto simbolico, di una dimostrazione per «far capire che unire culture può produrre bellezza e non paura». Così è nata L’Orchestra di Piazza Vittorio e lo storico cinema Apollo, che stava per trasformarsi in una sala bingo, è diventato un incredibile catalizzatore di musica: il posto in cui un’ambizione si è trasformata in realtà. C’è da dire che il progetto poggiava su solide basi: un maestro come Tronco, per anni nella piccola orchestra Avion Travel, Agostino Ferrente, regista, e venti abili musicisti provenienti un po’ da tutto il mondo. Eppure gli inizi sono stati di puro volontariato - come ricorda Tronco - fino a che le capacità hanno avuto la meglio e
Houcine Ataa Tunisia, voce Fausto Bottoni Italia, trombone, euphonium Peppe D’Argenzio Italia, sax baritono e soprano, clarinetti Evandro Cesar Dos Reis Brasile, voce, chitarra classica e elettrica, cavaquinho Sanjay Kansa Banik India, tabla Sylvie Lewis Inghilterra, voce, chitarra Awalys Ernesto “El Kiri” Lopez Maturell Cuba, batteria, congas Omar Lopez Valle Cuba, tromba, flicorno Zsuzsanna Krasznai Ungheria, violoncello John Maida Stati Uniti, violino Gaia Orsoni Italia, viola Carlos Paz Duque Ecuador, voce, flauti andini Pino Pecorelli Italia, contrabbasso, basso elettrico Leandro Piccioni Italia, pianoforte El Hadji Yeri Samb Senegal, voce, djembe, dumdum, sabar Raul “El Cuervo” Scebba Argentina, marimba, congas, percussioni, timpani “Kaw” Dialy Mady Sissoko Senegal, voce, kora Ziad Trabelsi Tunisia, oud, voce Mario Tronco Italia, Fender Rhodes
L’Orchestra ha iniziato ad avere fama internazionale. Grazie all’omonimo documentario di Ferrente, la loro storia ha fatto il giro dei maggiori festival internazionali come quello di Locarno, il Tribeca di New York, per poi uscire nelle sale italiane distribuito dalla Luckyred, aggiudicandosi premi come il Nastro d’Argento e il Globo d’Oro. Ma gli artisti si sa, sono inquieti e versatili. Così è nata l’idea di scostarsi dalla musica etnica, proveniente dai diversi Paesi, per affrontare la più tradizionale europea con Il flauto magico di Mozart. Una scommessa che sta continuando a spingere L’Orchestra in giro per il mondo, assistendo alla fioritura di sempre nuovi ensambles che si ispirano ad essa ma che di strada ne devono fare prima di raggiungere i cinquecento concerti già realizzati da L’OPV. 50&Più ha raggiunto il maestro Tronco per conoscere meglio la formazione che quest’anno festeggia i dieci anni di attività e che il prossimo mese di ottobre sarà a Rimini al Gold Age 2011. Maestro Tronco, L’Orchestra di Piazza Vittorio nasce “per dimostrare che l’unione di culture può produrre bellezza e non per for«L’idea iniziale za paura”. puntava ad un Proprio così. L’unioconcerto unico, ne di culture diverinvece, siamo se ha dato e dà ristati spiazzati sultati sublimi. Nadal successo poli, per esempio, ottenuto. che è una città meE abbiamo scelto ravigliosa, è un midi accettare sto di culture; anla sfida» che il jazz è nato grazie a una cultura meticcia. Però un conto è la musica, un conto la quotidianità. Certamente con la musica è più semplice perché c’è un linguaggio comune, comprensibile a tutti. Inoltre, i musicisti sono privilegiati: chi impara a suonare uno strumento acquisisce un pezzo di felicità. Nella società civile è più difficile comprendersi perché ci sono di mezzo gli interessi economici e la difficoltà di comunicare con lingue diverse. Ai concerti le è capitato di conoscere qualcuno che fosse contro l’immigrazione? Ci è capitato di ricevere complimenti soprattutto nei concerti gratuiti in piazza da persone che avevano l’atteggiamento di chi pensa: «Siete negri, però siete bravi!». E se da un lato è sconfortante, dall’altro è un punto messo a segno. Solitamente sono persone venute ai concerti per caso, anche un po’ sospettose, che poi si sono fatte sorprendere dalla musica. » SETTEMBRE 2011
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INTERVISTA L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO [ACCANTO, IL MAESTRO MARIO TRONCO. CASERTANO D’ORIGINE, ROMA, NEL QUARTIERE ESQUILINO, L'ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO DA UN’IDEA SUA E DEL REGISTA AGOSTINO FERRENTE. (FOTO DI GABRIELE CAPRIULO)]
VIVE DA ANNI A
LO STESSO CHE HA VISTO NASCERE
I musicisti de L’Orchestra hanno avuto difficoltà di integrazione? Tra loro non ne hanno avuta perché, oltre al linguaggio comune di cui dicevo, c’è un progetto valido, o almeno ci auguriamo che lo sia. E non lo dico solo io ma anche il pubblico. È più facile unire le persone quando c’è una condivisione di progetti umani, artistici, lavorativi. Eppure la formazione è andata cambiando negli anni. Perché? Tutto dipende dai permessi di soggiorno, ma il 70% degli “storici” c’è ancora. Per Il flauto magico siamo tornati a essere ventuno; in genere siamo sedici, ma dipende moltissimo dai flussi migratori e dall’economia. Sono momenti abbastanza difficili per tutti. Le selezioni come avvengono? C’è un passaparola? Ormai ci cercano. Più di una volta mi è capitato di ricevere mail di musicisti che scrivono: «Sono di passaggio a Roma. Decido di fermarmi se riesco ad entrare ne L’Orchestra. Altrimenti proseguo per Parigi». Tra di voi, c’è qualcuno a cui la musica ha cambiato davvero la vita? Per l’80% dei musicisti stranieri è così, ma è così anche per quelli italiani (attualmente siamo in quattro). Fare questo mestiere è difficile, complicato. La possibilità di riuscire è bassissima. Pensate che solo il 15% degli iscritti ai conservatori svolge questa attività da professionista: il resto non ce la fa. Di storie di riscatto sociale, ne L’Orchestra ce ne sono molte. Non posso indicarne una in particolare: sono tutti scappati da regimi o hanno scelto l’Europa per dimostrare il loro valore come musicisti. Quando ha messo in piedi L’Orchestra lo riteneva un progetto vincente? No, per niente. Qualche volta mi sembrava addirittura una pessima idea. È stato il desiderio di fare un gesto simbolico a farmi muovere, tanto che all’inizio avevo pensato a un concerto unico per poi chiudere tutto. Invece dopo il primo, L’Orchestra ha iniziato a camminare, a correre. E noi dietro ad ar-
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«È più facile unire le persone quando c'è una condivisione di progetti umani, artistici e lavorativi»
rancare. Una bella metafora. Un progetto che corre oltre le intenzioni. Ci siamo trovati spiazzati - sia per noi sia per l’associazione è stato complicatissimo - ma abbiamo accettato la sfida. Si è trattato di un lavoro di volontariato che è durato tanto. Oggi speriamo le cose siano cambiate. Beh, per esempio, io ho dovuto lasciare le mie attività precedenti. Con grande piacere, per carità: quando si fa una scelta del genere la si fa per amore, ho preso questa decisione perché la nostra è un’attività molto intensa: L’Orchestra ha fatto più di cinquecento concerti, ha girato il mondo. Per tutti noi è stata una vera sorpresa, come se ci fosse bisogno di un progetto del genere. Non c’erano già gruppi simili? La nostra grande sorpresa è stata arrivare a New York e accorgerci che non c’era nessuno progetto analogo. Pensavamo che lì l’accoglienza sarebbe stata fredda, che chissà quante orchestre così già ci fossero, invece non ce n’erano. E lo stesso è capitato a Londra. Ora, in Italia sono nate orchestre simili, che hanno nomi di piazze. A Torino, a Genova con Piazza del Caricamento e Via Padova a Milano. Sempre luoghi simbolo come Piazza Vittorio? Sempre luoghi dell’immigrazione. Ma non vi sta stretta l’etichetta di musica etnica? È proprio per questo che, a un certo punto, abbiamo deciso di cambiare strada e fare Mozart, perché avevo questa sensazione, però volevo anche dare una scossa ai musicisti. Sono molto irrequieto e quando capisco che abbiamo imparato a fare una cosa, cerco di cambiare le carte in tavola. Volevamo portare in scena qualcosa di prettamente musicale e fortemente europeo, per questo abbiamo optato per Mozart. Qual è il più grande risultato della vostra formazione? Ritengo sia quello musicale. La capacità di offrire un repertorio originale ma anche tradizionale dei Paesi dei musicisti, potendo contare su un’orchestra che ha una grande apertura mentale ma anche una duttilità enorme. Dove vi vedremo prossimamente? Questo mese riprendiamo Il flauto magico e saremo una settimana in Olanda. Poi, dieci giorni a Roma, all’Olimpico, quindi a Milano, Napoli e Cagliari. Sarà un autunno molto impegnativo. In estate ci siamo riposati: come ogni anno ci siamo sparpagliati in giro per il mondo perché ogni musicista, ad agosto, approfitta per tornare dalle famiglie ed essere pronto, a settembre, a Roma.
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«Ognuno nasce piccolo e osserva il più grande per imparare come comportarsi», dice lo psicanalista Luigi Zoja, in questa intervista. Ma dov’è finito il ruolo guida dell’adulto? L’esperienza e la saggezza dei vecchi? C’è una nuova società da costruire. E c’è bisogno di responsabilità.
GENERAZIONE RESPONSABILE [ GOLD AGE 2011 DI BARBARA
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n un’epoca in cui la tendenza è chiudersi nel proprio privato, per rassegnazione o disincanto, 50&Più propone una riflessione collettiva per iniziare un nuovo percorso di responsabilità personale e sociale in cui la generazione
MARIOTTI ]
adulta riassuma un ruolo attivo e in cui ognuno possa contribuire al miglioramento della vita di tutti. L’appuntamento è con la decima edizione di Gold Age - Incontri di Generazioni, dal titolo L’Albero delle virtù. Quando l’impe-
gno personale genera frutti per tutti, al Palacongressi di Rimini, dal 19 al 23 ottobre. Ad aprire l’evento, il 20 ottobre, il convegno Prima delle Leggi: un percorso per una nuova consapevolezza collettiva. Tra i relatori, uno psicanalista di fama come Luigi Zoja, autore di numerosi libri e saggi tra i quali: La morte del prossimo, Contro Ismene, Bellezza e Giustizia, Il Gesto di Ettore, fino all’ultimo Paranoia. La follia che fa la storia. Zoja ci dà una lettura della società. Inizia qui il percorso per una nuova consapevolezza collettiva di 50&Più. Dottor Zoja, cosa c’era pri-
ma delle leggi? Cosa regolava le azioni degli individui? Pur in assenza di un concetto astratto di legge e con norme precise esterne, tutti sentiamo un bisogno di giustizia. Anche prima delle leggi esisteva un istinto naturale verso un comportamento che noi oggi definiremmo giusto o corretto. Un certo senso etico, quindi, era preesistente alla presenza di norme. Norme che non sempre nascono da un sentimento, quanto da un bisogno di funzionalità. In questo senso i Romani crearono leggi molto avanzate per i loro tempi, i Greci inve- »
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GOLD AGE 2011 L’ALBERO DELLE VIRTÙ
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ce non avevano codici corrispondenti, ma non significa che fossero eticamente inferiori, piuttosto il contrario. È d’accordo sul concetto di società “liquida” del sociologo Zygmunt Bauman? È un concetto che mi trova d’accordo come definizione fenomenologica della società. Viviamo in un’epoca sottoposta a evoluzioni rapide, in particolare dal punto di vista tecnologico ed economico. Ogni evoluzione è la conseguenza di altre: la fine della Guerra Fredda ha portato alla vittoria del libero mercato e poi alla cosiddetta globalizzazione. Negli ultimi anni ogni decennio ha scaturito molti più cambiamenti di quanti non ne abbia portati un secolo. E dal suo punto di vista? Da psicanalista indago, più che le varianti, le invarianti. Una delle invarianti è l’esigenza antichissima dell’uomo di raccontare e di raccontarsi. Quello che è cambiato sono i canali e le modalità del racconto. Viviamo in una società in cui ognuno tende a rinchiudersi nel proprio privato e in cui i grandi racconti non sono più tali, ma semplicemente un entertainment, un passatempo. I grandi racconti, come quelli omerici, non esistono più. Oggi il bisogno di raccontarsi è fortissimo. Prendiamo il fenomeno ipermoderno di internet con i social network; canali dove il raccontarsi si manifesta anche in forme nevrotiche e narcisistiche. Oggi assistiamo a un problema paradossale: da un lato le persone tendono a chiudersi nel proprio privato e dall’altro, invece, si sovraespongono attraverso i canali comunicativi di internet. La tecnologia rende possibile quello che era inimmaginabile fino a poco tempo fa, lasciandoci completamente impreparati. E quasi tutti tendiamo a utilizzarla in maniera infantile. Ci sono modelli, punti di riferimento, “autorità”, che nella nostra società abbiamo perso? Avere punti di riferimento è un’esigenza primaria. Ognuno nasce piccolo e osserva il più grande per imparare come comportarsi. L’uomo è un essere complesso e ha bisogno di imparare durante tutta la sua vita. Quello che è accaduto è stato il crollo del patriarcato. Nel corso del XX secolo si sono manifestati i suoi eccessi peggiori e il suo collasso finale. Come tutte le grandi trasformazioni, questo ha combaciato con le grandi evoluzioni economiche e tecnologiche, con la fine delle ideologie, della Guerra Fredda, della vittoria del libero mercato e dell’individualismo. Il crollo del patriarcato ha lasciato un vuoto dando vita a una società “orizzontale” in cui i giovani imparano dai loro
coetanei, piuttosto che dagli adulti. Nella società di tipo “orizzontale” possono naturalmente esserci anche modelli positivi. Ai miei tempi c’era Che Guevara che incarnava sia l’uomo d’azione, purtroppo violenta, sia l’intellettuale. In Italia, oggi, i giovani hanno invece un modello in Roberto Saviano che stimola la riflessione. I nostri giovani sono meno votati all’azione, la loro è una generazione più introversa e riflessiva. L’atteggiamento riflessivo è miglior premessa per una maturazione graduale. Non a caso, nei giovani c’è anche un aumento della lettura. Chi, invece, è nell’età matura, dove può trovare punti di riferimento validi, vista la ridondanza di cattivi esempi a vari livelli? La buona informazione, le buone letture, la cultura in generale, rimangono punti di riferimento che aiutano a crescere, a maturare: a qualunque età. Oggi siamo sopraffatti da mille sollecitazioni. Il tempo per fermarsi, riflettere su noi stessi, sugli altri, sfugge. Possiamo ancora riprenderci il nostro tempo e ricominciare a pensare? Ci vuole un po’ di autodisciplina. Dobbiamo fare delle scelte tagliando anzitutto il superfluo. Michelangelo diceva che la vera scultura è “eliminare”: le forme sono già dentro la pietra. Tagliare non è solo rinuncia, è anche parte dell’attività creativa. C’è una spiegazione alla tragedia avvenuta in Norvegia lo scorso 22 luglio? Dopo l’accaduto ci si è interrogati sul soggetto: «Ma chi è?», «È un pazzo?», «Ma no, in realtà ragiona!». La paranoia è potenzialmente presente in tutti noi. Ed è naturale dubitare, criticare, diffidare, altrimenti saremmo perduti. Il paranoico è colui a cui questo meccanismo è sfuggito di mano. Il paranoico ragiona, solo che parte da una premessa esagerata e forte: vedere dei nemici ed eliminarli. La paranoia, inoltre, ha un’alta contagiosità. La tragedia della Norvegia è stata causata da un pazzo paranoico che ha agito in condizioni estreme, ma le motivazioni che ha dato, purtroppo, circolano. In Europa assistiamo a nazionalismi di ritorno, addirittura localismi, molto aggressivi. È possibile che eventi di quella natura possano ripetersi. La quantità di violenza è proporzionale alla ristrettezza del proprio punto di vista? In parte sì. I localismi sono il frutto di una semplificazione del ragionamento e del messaggio. Indicare un nemico, proiettare all’esterno le responsabilità, è più semplice che fare autocritica.
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[ PROGRAMMA SOGGETTO A VARIAZIONI ]
PROGRAMMA
Pomeriggio ore 21,30
SOCIETÀ
* Rimini, 19-23 ottobre 2011
MERCOLEDÌ 19 OTTOBRE Arrivo partecipanti. Spettacolo di illusionismo e magia.
GIOVEDÌ 20 OTTOBRE ore 09,30 ore 09,30/19,00 ore 10,30
ore 16,00 ore 17,30 ore 21,30
Cerimonia d’inaugurazione. Apertura area espositiva. Convegno: “Prima delle Leggi. Un percorso per una nuova consapevolezza collettiva” Presentazione del Rapporto 50&Più/Censis. L’albero della virtù: Il racconto di Adriano Olivetti. Workshop. 2012, Anno Europeo per l’Invecchiamento Attivo e la Solidarietà tra le Generazioni. Rossana Casale “Acustica”.
VENERDÌ 21 OTTOBRE ore 09,30/19,00 ore 10,00
Gold Age è la manifestazione rappresentativa degli ultracinquantenni aperta a tutte le generazioni. Un importante momento di confronto e verifica della rilevanza del mondo over 50 che vuole essere ancora protagonista attivo e responsabile nella vita della collettività. Il programma prevede convegni di grande rilievo oltre che serate con spettacoli di artisti famosi, presso il Palacongressi di Rimini.
www.goldageonline.it
ore 16,00
ore 17,30
ore 21,30
Apertura area espositiva. Tavola Rotonda: “La ricostruzione del sé. La sfida della virtù”. L’albero della virtù: “La virtù civica. La straordinaria storia di Siena”, con Mariella Carlotti. Workshop. Presentazione del nuovo tema di ricerca della Memoria Collettiva, con i coordinatori delle università, delle sedi provinciali 50&Più e delle Unitre aderenti al progetto. Spettacolo musicale con L’Orchestra di Piazza Vittorio.
SABATO 22 OTTOBRE ore 09,30/19,00 ore 10,00 ore 16,00 ore 17,30
ore 21,30
Apertura area espositiva. Tavola rotonda: “Quale nuova civiltà?”. L’albero della virtù: Il racconto di Giorgio La Pira. Workshop. Risultati e analisi della ricerca: “Esperienze di lettura nel Novecento. Il piacere del romanzo”, con i coordinatori delle università, delle sedi provinciali 50&Più e delle Unitre aderenti al progetto della Memoria Collettiva. Gino Paoli in concerto.
DOMENICA 23 OTTOBRE ore 09,30/13,00 ore 10,00
Apertura area espositiva. La Memoria Collettiva: Presentazione del XVIII volume delle Perle della Memoria: Dalla bottega all’ipermercato, con Roberto De Angelis, docente di Sociologia Università La Sapienza di Roma, curatore della ricerca. Partenza.
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[ TURISMO GOLD AGE 2011 ]
RIMINI - 19/23 ottobre 2011
QUOTA INDIVIDUALE DI PARTECIPAZIONE - 5 giorni/4 notti
Hotel 3 stelle camera doppia camera singola Hotel 3 stelle Sup. camera doppia camera singola Hotel 4 stelle camera doppia camera singola
€ 170,00 € 215,00 € 195,00 € 240,00 € 285,00 € 355,00
La quota comprende: - soggiorno in camera doppia in Hotel della categoria prescelta; - trattamento di pensione completa; - bevande incluse ai pasti (1/2 minerale e ¼ di vino); - partecipazione ai convegni, spettacoli e intrattenimenti previsti; - servizio navetta da e per la struttura congressuale; - assicurazione bagaglio/sanitaria e annullamento; - assistenza di personale 50&Più. La quota non comprende: - trasferimenti da e per Rimini; - escursioni facoltative proposte in loco; - extra in genere e tutto quanto non espressamente specificato.
Informazioni e prenotazioni: 50ePiù Turismo (Aut. Reg. 388/87) Tel 06 6871108/369 Fax 06 6833135 E-mail: info@50epiuturismo.it Oppure presso le sedi Provinciali 50&Più
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IMINI NON SOLO ESTATE
È la prima città che viene in mente pensando al mare, alle spiagge, all’estate: è Rimini, con i suoi stabilimenti allineati sul lungomare, alberghi adatti ad ogni esigenza e ristoranti eccellenti. Le sue strade, un po’ strette nella parte più antica, fanno da contraltare alla generosa e navigata ospitalità dei riminesi.
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alla fine dell’Ottocento ad oggi, la Riviera è rimasta il sogno delle vacanze per molti italiani. E non solo. Con i suoi litorali che di notte si animano lasciando spazio fino a tardi ad una passeggiata tranquilla, ad una cena con la famiglia o gli amici, ad un acquisto veloce. “Va bene, va bene”, starà pensando qualche lettore, “Il mare, le spiagge, il sole… Ma siamo ormai alle porte dell’autunno…”. E, infatti, non c’è solo il turismo balneare: negli ultimi anni Rimini ha “cambiato pelle” con nuove strutture, intraprendendo grandi progetti come la Fiera, il Palacongressi, la Darsena, restaurando Castel Sismondo e il Tempio Malatestiano. E molto altro ancora. Se poi da Bellaria a Cattolica ci si ferma per un attimo a parlare con un abitante della Riviera, anche se in inverno inoltra-
to, ci si accorge che il ricordo di Fellini, il suo modo di interpretare magicamente il mondo, è un’eredità dei suoi conterranei. Dunque, un bel posto da visitare in occasione del prossimo Gold Age.
previsti »TuttiGligliHotel Hotel, di categoria 3 stelle, 3 stelle Superiore e 4 stelle, sono ubicati nel centro di Rimini e collegati al Palacongressi tramite navette coordinate da 50&Più. Tutti gli Hotel previsti per questo evento effettueranno il trattamento di pensione completa, bevande incluse ai pasti (½ minerale e ¼ di vino), con menù a 3 portate. Salvo diverse indicazioni, i servizi inizieranno con la cena del giorno di arrivo e termineranno con il pranzo del giorno di partenza. Eventuali pasti supplementari verranno conteggiati a parte.
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La Nato inizia le operazioni militari coinvolgendo anche le forze italiane.
Il Kosovo, in maggioranza albanese, si autoproclama indipendente.
sono stati i soldati inizialmente distaccati per garantire stabilità e pace nel Kosovo.
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[ ESTERO DI ILARIA ROMANO ]
ATTUALITÀ
KOSOVO, dodici anni dopo: la speranza nella ricostruzione «Da circa tre anni il Kosovo si è proclamato indipendente. La deriva umana, i profughi, la pulizia etnica, le devastazioni sembrano essere alle spalle di una pacificazione lontana, ma non impossibile. Grazie alla missione della Nato e dell’Unione Europea a cui partecipano anche i militari italiani»
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2.866 sono i funzionari della missione Eulex, organizzata dall’Europa per la ricostruzione.
odici anni hanno camro. Anche i ruderi delle case dibiato molte cose. Il Kostrutte durante il conflitto, albasovo ha superato la guernesi come serbe, sono rimasti ra civile e, a vederlo oggi, è un fermi al 1999. È il modo che le cantiere a cielo aperto non solo famiglie hanno di ricordare la loa Pristina, la capitale, ma anche ro storia, anche e soprattutto nelle città più piccole, come Pec, quando riescono a ricostruire e nei villaggi. Non si spara più in nuove case, che restano semKosovo, non ci sono profughi per pre senza intonaco, identiche le strade, si costruiscono nuove caa quelle distrutte, solo spostase, si aprono negozi. E allora perte di qualche decina di metri. Il ché la missiodolore è dene internagli albanesi zionale che come dei Sono oltre 500 dal 1999 serbi, dei crii nostri soldati coinvolge anstiano-ortoimpiegati nella che i militari dossi come missione di pace, italiani è andei musulcon tanti compiti cora in atto? mani, che si da svolgere È una doritrovano di a contatto manda che i nuovo fiancon la popolazione. soldati si senco a fianco, tono fare in una conspesso, prima di partire per sei vivenza tuttora complicata. Anmesi verso un posto che non fa che se non si spara più. E anpiù notizia perché non è l’Afghache se i popoli dei Balcani sonistan, e nemmeno la Libia. no fra i più ospitali al mondo. Ma dopo 180 giorni trascorsi in Il Kosovo si è autoproclamaquesta piccola terra fra le monto indipendente il 17 febbratagne una risposta la trovano io del 2008, ma la Serbia contutti, e ad alcuni basta anche tinua a considerarlo come una meno tempo. sua provincia, e pure cinque Qui i segni della guerra ci sono Paesi dell’Unione Europea ancora, e forse non si cancelle(Spagna, Romania, Slovacchia, ranno mai. Sul ciglio delle straCipro e Grecia) non lo hanno de, fra una casa e l’altra, all’inriconosciuto. gresso di molti villaggi, si possoLa situazione oggi è “calma e no incontrare lapidi di marmo stabile”, come si dice in gercon le foto dei caduti durante i go militare, e difatti la presencombattimenti. Che siano morza internazionale è stata ridotti albanesi lo dice la bandiera rosta (dai 40mila uomini subito sa con l’aquila a due teste che dopo la guerra ai circa 5mila sventola in ogni piccolo cimitedi oggi): ma per procede- » SETTEMBRE 2011
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KOSOVO
re al completo ritiro delle truppe bisognerebbe avere la certezza di lasciare un Paese in grado di provvedere da solo alla sicurezza di tutti i suoi abitanti. Questo traguardo non è stato ancora raggiunto, soprattutto a nord, nell’area di Mitrovica, dove il confine con la Serbia rappresenta un luogo in cui le tensioni sono all’ordine del giorno. E dove i problemi si chiamano confine, dogana, documenti d’identità, persino targhe delle auto. Gli oltre 500 italiani che ora si trovano in Kosovo partecipano alla missione Nato e a quella dell’Unione Europea. I compiti da svolgere ogni giorno sono tanti, e portano i militari a contatto diretto con i civili, come testimoniano di seguito.
OVOSOK
ATTUALITÀ
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[SCENE DI VITA A MITROVICA (SOTTO); IN BASSO, UNO SCORCIO DI PRISTINA. IN ALTO, A DESTRA, L’ALZABANDIERA NELLA BASE DEL “VILLAGGIO ITALIA”. ACCANTO, PADRE PIETRO DEL MONASTERO DI DECANI CON UN MILITARE ITALIANO. NELLA PAGINA SUCCESSIVA, PARTICOLARE DELL’INTERNO DEL PATRIARCATO DI PEC.]
Il ritorno dei profughi serbi Dopo il graduale rientro dei profughi albanesi che durante la guerra erano stati costretti a fuggire in Albania e Montenegro in particolare, da circa un anno è cominciato anche il rientro di piccole comunità serbe in territori a maggioranza albanese. A Belo Polje, vicino Pec, c’è uno di questi villaggi: 15 famiglie che stanno ricostruendo le loro case in mezzo a distese di grano, vicino ai ruderi delle loro vecchie abitazioni. I militari italiani presidiano l’area 24 ore al giorno, perché la paura di rappresaglie è ancora forte. Con loro si è creato un rapporto speciale, di rispetto e ospitalità. Il capo villaggio offre sempre un posto alla sua tavola ai militari italiani e a chi li accompagna, e racconta di un Paese che non sa ancora camminare sulle proprie gambe, delle minacce ricevute e della paura di restare soli.
Il culto ortodosso patrimonio dell’Unesco Sul territorio kosovaro sorgono due pilastri della Chiesa ortodossa serba, dichiarati Patrimonio dell’Umanità: il Monastero di Decani e il Patriarcato di Pec. Già violati durante la guerra, ma fortunatamente scampati alla distruzione, sono ora sotto scorta insieme ai loro abitanti; i monaci a Decani e le suore a Pec. A Decani, i monaci stanno costruendo un nuovo edificio che potrà ospitare molti più visitatori di quanti possano dormirci ora. A spiegare la storia di questo luogo è Padre Pietro, che racconta gli affreschi, gli arredi, la loro vita fra la preghiera e la produzione di olio, vino, Rakjia, la grappa tradizionale, miele e icone sacre dipinte con colori naturali ricavati dagli alimenti. La sicurezza del complesso è garantita solo da militari italiani, gli stessi che fino a poco tempo fa si occupavano anche del patriarcato di Pec, ora sotto la responsabilità del contingente sloveno.
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La cooperazione civile/militare Il contingente italiano collabora alla realizzazione di progetti concreti e strutture sul territorio con l’unità di cooperazione civile/militare. Non si tratta di semplici sovvenzioni ma di strumenti che permettono uno sviluppo economico e del mercato del lavoro. Per il 2011 il campo di intervento è l’agricoltura: si punta a costruire un sistema di irrigazione efficiente e a migliorare le tecniche di coltivazione nel rispetto delle tradizioni locali e dei mezzi a disposizione dei coltivatori. Negli anni passati sono state costruite scuole e centri di accoglienza, come quello di Vitomirica per i ragazzi diversamente abili. Un asilo realizzato grazie ai militari italiani sarà inaugurato a settembre proprio a Pec, vicino al “Villaggio Italia”. Un aiuto costante arriva anche alla Caritas Umbra che a Kljna ha messo in piedi, nel 1999, una casa famiglia per bambini abbandonati o con difficoltà familiari. Proprio il 21° Reggimento Artiglieria “Trieste” di Foggia, arrivato in Kosovo nel maggio scorso, ha portato con sé un carico di vestiti e scarpe per loro.
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Cosa lasciamo in eredità Quando la missione terminerà, la sicurezza del Paese dovrà essere lasciata nelle mani delle autorità locali e delle forze di polizia kosovare, che si stanno addestrando sul campo affiancate da personale internazionale, Carabinieri italiani compresi. Altre forze civili che fanno capo all’Unione Europea, ossia giudici, poliziotti e finanzieri, si occupano dell’organizzazione della giustizia. Uno degli obiettivi è fare in modo che i tribunali funzionino e i magistrati siano formati su standard europei. Nel frattempo, dove manca il personale locale, è stato creato un sistema di corti di giustizia che garantisce lo svolgimento dei processi. Alle autorità kosovare passerà anche la gestione degli spazi che oggi ospitano ancora le basi militari e che potranno essere utilizzate come posti di polizia o come strutture comunali per l’accoglienza. La stessa Caritas Umbra sta realizzando un nuovo edificio più grande che in futuro potrà ospitare anche gli adulti soli, e non più solo i bambini. Al Kosovo resterà anche l’aeroporto A.M.I.Ko., costruito dall’Aeronautica Italiana, che diventerà uno scalo civile. Per capire quali possano essere gli interventi più utili da fare, un’unità operativa della Nato raccoglie le richieste della gente, attraverso i propri uffici nelle città e le visite periodiche nelle scuole: una delle attività è la realizzazione e distribuzione di un mensile per ragazzi in versione serba e albanese, con traduzione in inglese, che parla del lavoro dei militari ma anche di musica, cinema, moda. Perché la ricostruzione passa anche dalla normalità.
Impressioni, ricordi ed esperienze dei militari italiani in Kosovo
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Colonnello Vincenzo Cipullo, comandante del Multinational Battle Group West, l’area Ovest del Paese di competenza italiana: «Ormai non si può prescindere da un approccio integrato: una componente militare per la sicurezza, una diplomatica per la politica e una civile, sia internazionale che locale, che consolidi i rapporti sul territorio. E soprattutto non si può fare a meno di comunicare all’esterno quello che è il nostro lavoro, perché anche in Italia ormai se ne parla ben poco. Forse proprio perché le cose stanno andando bene». Colonnello Antonio Stasi, comandante del battaglione di manovra: «È la mia terza missione all’estero. Sono stato qui in Kosovo nel 1999, appena finita la guerra, poi in Iraq nel 2006 e oggi di nuovo qui. Il nostro compito attualmente è quello di tutelare la sicurezza e la libertà di movimento, ma anche i siti religiosi di grande importanza. Il ricordo peggiore di dodici anni fa è l’odore della morte, quello più bello erano e sono anche oggi i bambini, che hanno per noi un affetto che nemmeno in Italia è così forte». Capitano Ivan D’Alessio, comandante dell’unica compagnia italiana operativa sul territorio: «È la mia seconda volta in Kosovo, dopo il 2006, ma due anni fa sono stato anche in Bosnia. Insomma, negli ultimi cinque anni ho trascorso in tutto 22 mesi nei Balcani. E si tratta di luoghi che stanno attraversando momenti diversi. La Bosnia rappresenta la vecchia Jugoslavia, ed è stata il teatro principale della sua disgregazione; ma era anche storicamente più sviluppata, al contrario del Kosovo che era una provincia della Serbia. Mi piacerebbe visitare questi territori sotto un’altra luce, lontana dalla guerra e a ricostruzione avvenuta». Caporal maggiore Walter Ciccarese, servizio di guardia al monastero di Decani: «Mi sono arruolato nel 2007 e sono già stato in Kosovo nel 2008. Ora presto servizio di guardia al Monastero di Decani. Il rapporto con la popolazione qui è molto intenso: i bambini, ma anche gli adulti hanno un grande rispetto verso di noi, che si tratti di cittadini serbi o albanesi. Se dovessi dire cosa è cambiato in questi tre anni, ho notato certamente un forte sviluppo nelle città, come Pristina e Pec, dove molte strade sono state completamente rifatte e sono sorti nuovi negozi. E questo è senza dubbio un aspetto positivo». Caporale Giacomo Chiriatti, autista: «Sono alla mia prima missione all’estero, ma l’impatto con questa terra è stato stupendo: c’è una natura incontaminata e i bambini ti fanno cambiare lo stato d’animo in pochi minuti, anche quando magari stai soffrendo la lontananza da casa. Io mi occupo dei mezzi militari: vanno preparati, controllati e attrezzati. Spesso ci capita di portare con noi i sacchetti per il pranzo, ma alla fine non mangiamo mai nulla, perché è più importante darli a chi ne ha bisogno, e per strada si incontrano tanti bambini che hanno fame».
LA PRESENZA ITALIANA IN KOSOVO OGGI In Kosovo sono attive due missioni internazionali in cui lavora personale italiano. - Kfor o Kosovo Force fa capo alla Nato ed è partita nel 1999 per riportare la sicurezza e affrontare la crisi umanitaria immediatamente dopo la fine della guerra civile fra serbi e albanesi. Oggi prevede due aree di competenza che dividono il Kosovo in zona Est e zona Ovest. La compagnia operativa del nostro Paese vive nella base “Villaggio Italia”, nata vicino alla città di Pec. Kfor è formata anche da un’Unità Multinazionale Specializzata di cui fa
parte il Reggimento Carabinieri Italiano. La loro sede è nella capitale Pristina. - Eulex lavora sotto la bandiera dell’Unione Europea ed è una missione civile avviata nel 2008 per aiutare le autorità kosovare nell’ambito della giustizia, delle funzioni di polizia e dei controlli di dogana. Il personale è formato da 2.866 persone fra funzionari locali e internazionali, di cui 195 sono italiani. Tutta italiana anche la gestione dell’aeroporto A.M.I.Ko. di Dakovica, dove ha sede il personale dell’Aeronautica Militare.
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HANNO DETTO...
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FORTISSIMAMENTE ROCK
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ROCK ROCK
[ MUSICA DI RAFFAELLO
CARABINI ]
S “Perché non sparite tutti lontano, non provate a capire meglio quello che tutti noi diciamo. Io non sto cercando di suscitare una grande sensazione, sto solo parlando della mia generazione. Questa è la mia generazione, questa è la mia generazione, baby. La gente cerca di metterci sotto solo perché noi gli stiamo intorno. Le cose che fanno sembrano terribilmente cold, spero di morire prima di diventare vecchio.” (My Generation, The Who, dall’album My Generation del 1965)
[ELVIS PRESLEY]
[JIMI HENDRIX]
[FRANK ZAPPA]
esso e volgarità. Droga ed eccessi. Ribellione e contestazione. L’ennesima morte eccellente ci riporta gli abusati luoghi comuni sul rock. Amy Whinehouse, vestale dannata del soul-rock, uccisa da eroina e alcol il 22 luglio scorso, è l’ultima di una lista di “geni maledetti”, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison, Brian Jones e Kurt Cobain, bruciati - come Amy, alla fatidica età di 27 anni - dalla voglia di vivere tutto e subito. La musica simbolo della trasgressione giovanile ha sempre avuto bisogno di miti. Anche positivi, come il leggendario chitarrista Eric Clapton, che attualmente coordina i seminari di Narcotic Anonymous per aiutare gli altri a uscire dalla dipendenza dagli stupefacenti. Il rock sta vivendo un periodo di transizione. La crisi della discografia, uccisa da Internet, lo sta riportando nelle sale da concerto, nei palasport come nelle cantine, con la necessità di comunicare immediatamente, sbaragliando le mediazioni con arte e/o consumo. La provocazione torna prepotente e il rock ridiventa la musica “primitiva” inventata dall’uomo moderno. «L’incontro tra l’innocenza e la storia», come lo definì Robert Fripp, leader dei visionari King Crimson, fu inventato da una gioventù in cerca della «Ha preceduto propria utopia. Di la contestazione, una Terra Promessa ha innovato da conquistare, vala musica, licando le sabbie ha scandalizzato. mobili delle nuove Dopo 60 anni frontiere del linil rock graffia guaggio, in bilico tra ancora come voglia di sovversioil primo giorno ne e psicodramma e non intende generazionale. smettere» Il punto di partenza è il rock‘n’roll americano di Elvis, Chuck Berry, Little Richard, Jerry Lee Lewis, e di Rock Around The Clock (il brano del 1954 di Bill Haley and His Comets considerato lo start dell’epopea rock) ed Heartbreak Hotel, Blue Suede Shoes e Shake, Rattle And Roll. Quella combinazione di componenti musicali africane ed europee, di rhythm&blues e di country, inventata dalla schiatta dei blue jeans e dei giubbotti di pelle, delle motociclette e dei “giovani ribelli”. Quello di arrivo non si sa. In quasi settant’anni ha disegnato un melting pot sonoro e di riferimenti socio-culturali di cui non esistono cartine cui veramente fare affidamento per esplorarlo e comprenderlo del tutto. Andiamo a un piccolo elenco - cui di certo mancano nomi anche fondamentali - di generi e artisti che non vanno mancati. Il lieve surf dei Beach Boys e la grinta “campagnola” dei Creedence Clearwater Revival sono la prima risposta tutta bianca al r‘n’r; la british invasion dei Beatles (la loro prima audizione negli studi dell’eti- » SETTEMBRE 2011
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BRANI SENZA TEMPO 1
Like A Rolling Stone - Bob Dylan, 1965 La rivista Rolling Stone considera questo brano, che segnò la nascita del folk-rock, la più grande canzone di sempre. Subito davanti a Satisfaction e Imagine. Non sbaglia.
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(I Can’t Get No) Satisfaction - Rolling Stones, 1965 Il riff di chitarra più famoso. Tre note che strappano il vello dello status quo e gli urlano contro “non possiamo essere soddisfatti: siamo giovani e vogliamo cambiare il mondo”.
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Imagine - John Lennon, 1971 Il Beatle più graffiante scrive questo capolavoro “anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista”, il cui messaggio, parola di sua moglie Yoko Ono, si può sintetizzare dicendo che «siamo tutti un solo mondo, un solo Paese, un solo popolo».
[MICK JAGGER E I ROLLING STONES: CINQUANT’ANNI SUL PALCO E MILIONI DI DISCHI VENDUTI PER UNO DEI GRUPPI PIÙ LONGEVI NELLA STORIA DEL ROCK.]
chetta Decca, sotto l’attenzione del produttore Dick Rowe, l’uno gennaio 1962, sarà l’errore di valutazione più eclatante di tutti i tempi: al discografico non piacque il sound dei quattro “scarafaggi” che finora hanno venduto quasi 380 milioni di soli album e continuano a vendere) e Rolling Stones, di Moody Blues e Cream, ha mille facce; il garage di Stooges e MC5 è graffiante e durissimo; il West Coast rock di Jefferson Airplane e Grateful Dead, di Crosby, Stills, Nash&Young, Eagles e Doors è invece più protestatario (come quello della costa occidentale del “poeta” Bob Dylan) ed elegiaco. Sono loro a segnare i favolosi Sixties, insieme alla follia di Frank Zappa e alle meraviglie tecniche di Hendrix e Clapton e alle voci fuori dal coro di Janis Joplin e dei Velvet Underground. Poi è la volta dell’hard rock di Led Zeppelin e Deep Purple, di AC/DC e Van Halen, il sound roccioso e potente che diventerà heavy metal con i gruppi successivi, tra cui ricordiamo Motorhead e Iron Maiden, Metallica e Guns n’Roses; dell’art rock “progressivo” e visionario di Genesis (e poi dei solisti Peter Gabriel e Phil Collins) e Queen, di Pink Floyd e David Bowie; del rock sudista di Allman Brothers, ZZ Top e Lynyrd Skynyrd. Fino al punk deflagrante di Clash, Sex Pistols e Ramones, violentissima risposta alla standardizzazione dettata dalle radio in modulazione di frequenza, che erano diventate casse di risonanza dei discografici, privilegiando l’adult oriented rock “commerciale” (al meglio con Journey e Toto), costruito da produttori specializzati e un po’ tutto uguale. I generi principali di fine secolo sono la new wave ad ampio raggio di Police (e poi di Sting) e Talking Heads, di Jam e Simple Minds, di Joy Division e U2, di Elvis Costello e dei R.E.M., il pop rock di grande pregio dei rodati Queen e di Elton John, Billy Joel, i Dire Straits e gli australiani Inxs, l’heartland rock di Bruce Springsteen e Jackson Browne, cui afferiscono anche personaggi inclassificabili come Tom Waits e Nick Cave, il synth pop di Depeche Mode e Pet Shop Boys, l’alternative di Residents e Pere Ubu, fino alla nuova onda “purificatrice” del grunge di
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Walk On The Wild Side - Lou Reed, 1972 Camminando lungo il lato selvaggio si può arrivare a i giardini di Kensington (quelli di Peter Pan, cantata da Patty Pravo nella versione italiana del brano), ma soprattutto si può esplorare l’arte di strada, la perversione e la droga. Tutti elementi chiave dell’immaginario rock.
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Born To Run - Bruce Springsteen, 1975 Rock distillato puro al 100%. Un inno e una parola d’ordine. Impressionante: ogni volta che la si riascolta si vorrebbero indossare le scarpette chiodate da centometrista per bruciare lo scorrere della vita.
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God Save The Queen - Sex Pistols, 1977 Arrivò al primo posto in classifica giusto per il Silver Jubilee, le nozze d’argento, della Regina Elisabetta II, ma non era specificamente rivolta alla regina, era l’inno della ribellione punk contro ogni potere costituito.
[BOB DYLAN]
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[ERIC CLAPTON]
[LENNY KILMISTER - MOTORHEAD]
Vita spericolata - Vasco Rossi, 1983 Secondo Festival di Sanremo per il Blasco nazionale che, a 31 anni, concludeva con «Voglio una vita!... Vedrai che vita, vedraaaiii... ooohhh ooohhh...», una sfida in faccia ai signori delle prime file e al pubblico nazional-popolare della Tv, che ne decretarono il penultimo posto.
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Smells Like Teen Spirit - Nirvana, 1991 L’inno adolescenziale del grunge prende in prestito un riff del 1976 della band adult oriented rock (il tipico rock commerciale Usa) dei Boston e nel testo ripete per ben 45 volte la parola hello, “ciao”.
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Even Better Than Real Thing - U2, 1991 Tutti vogliamo una possibilità in più: con il nostro uomo o la nostra donna, con noi stessi, con il nostro lavoro. Soprattutto con il nostro futuro. Perché sempre cerchiamo di essere “ancora meglio della realtà”.
10 Loser - Beck, 1994 La prima formidabile fusione tra rock, delta blues e rap nacque per caso, un divertimento personale e casalingo del cantautore più fulmicotonico di sempre. Che riuscì a rappare solo cantando: «Sono un bambino perdente, perché non mi uccidete?». Parlava di se stesso o del rock? [BEATLES]
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ANNI CINQUANTA: ARRIVA IL ROCK’N’ROLL
È la stagione degli urlatori, gli imitatori di Elvis Presley & co., i vari Tony Dallara, Bobby Solo, Little Tony, Mina, Adriano Celentano, Ricky Gianco... tutti cover (versioni in italiano di brani anglofoni) e voce a palla, spesso non poco sgraziata.
ANNI SESSANTA: I CANTAUTORI E IL BEAT
La prima ondata dei cantautori, che scoprono il valore del testo, viene da Genova - Umberto Bindi, Luigi Tenco, Gino Paoli, Bruno Lauzi - e Milano - gli eccentrici Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci, con il livornese Piero Ciampi. Mentre a segnare la primavera rock italiana sono i gruppi beat: Equipe 84, Rokes, Camaleonti, Dik Dik, Pooh...
ANNI SETTANTA: LA GRANDE STAGIONE DEL PROGRESSIVE
Nel 1968 Senza orario, senza bandiera, il celebre LP dei New Trolls firmato con Fabrizio De Andrè, lancia una nuova direzione per il rock italiano. Di lì a poco Orme, Osanna, Trip e Delirium approfondiscono quella traccia, mentre Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso e Area arrivano alla notorietà internazionale.
[LUCIANO LIGABUE, CLASSE 1960. IL “LIGA”, COME LO CHIAMANO I FAN, VANTA UN ROCK PERSONALE, UN’EPICA
“CLASSICA” CHE HA FINITO COL RENDERLO UNO SPRINGSTEEN “ALL’EMILIANA”.]
Nirvana e Pearl Jam, Green River e Alice in Chains, e a quella del britpop di Oasis, Radiohead e Pulp. Il rock di inizio secolo, che vanta personaggi come Linkin Park, Muse, White Stripes, Verve, Coldplay, Maroon Five, la stessa Whitehouse, è meno definito e identificabile, cui il diffondersi di Internet e della creazione casalinga non hanno permesso di esprimere una personalità tale da diventare riferimento per giovani e non. Il rock però continua a essere un grande laboratorio dove una distorta vibrazione elettrica ci ricorda allo stesso tempo un fremito corporale e una folgorazione mentale. Il balbettio quasi demente di Roger Daltrey degli Who, che lanciava quel generation contro tutto e contro tutti, è solo l’antenato delle ubriacature dell’elettronica creata con suoni forniti da fonti impensabili e trasformati dai computer in ritmo digitale iperframmentato. Saremo anche allo schiudersi della nuova era post rock, ma una cosa è certa: ogni volta che qualcuno comincia a parlare di morte del rock ecco che, neanche a farlo apposta, viene fuori un nuovo urlo di energia, un violento graffio sonoro, un’aperta velenosa risata che vorrebbe seppellire il mondo.
{ROCK IN ITALIA »
Da una parte Vasco Rossi ha dato le dimissioni dal suo ruolo. Mentre il 69enne ex-tossico, ex-bisessuale, ex-Velvet Underground Lou Reed era in tour per l’Italia e annunciava il nuovo album con i Metallica, il rocker italiano che più rocker non si può ha dichiarato al TgUno: «A sessant’anni uno non può fare la rockstar». Dall’altra Luciano Ligabue, che di anni ne ha 51, raduna al Campovolo di Reggio Emilia oltre 150mila spettatori (nel 2005 erano 165.264, record europeo assoluto di paganti) per rilanciare la sua epica “classica” un po’ alla Springsteen un po’ emiliana, con parole che tagliano come lame, perché «chi si contenta gode, ma solo un po’». Del resto oggi nella classifica dei cento album più venduti in Italia ne allinea ben 13, prima volta per un artista nella storia della nostra musica. Questo è oggi, ma ieri? Qui accanto una cronologia rapidissima del rock di casa nostra.
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ANNI OTTANTA: CANTAUTORI FOREVER
Chi più chi meno rock, diventano un orologio della nostra canzone. Dopo l’onda numero due, forse la più corposa, del decennio precedente, con Guccini (e i Nomadi), De Gregori, Cocciante e Baglioni, ecco quella più sofisticata e variegata degli Anni ‘80: Battiato, Fossati, Graziani, Vecchioni, Branduardi, Gaetano, Bennato, Daniele e il “ritardatario” Dalla.
ANNI OTTANTA BIS: ROCK A 360 GRADI
La stagione è matura e i suoi frutti non si discutono. I Litfiba di Piero Pelù valgono i grandi gruppi mondiali, i CCCP Fedeli alla Linea (poi Consorzio Suonatori Indipendenti, poi Per Grazia Ricevuta) fanno un post-punk di livello assoluto, Gianna Nannini gira tutta Europa con seguito crescente, Gang, Skiantos e Almamegretta volano altissimo, Vasco Rossi è il Blasco e poi escono anche il Liga, Jovanotti, Zucchero…
90 2000 ANNI NOVANTA: IL RIFLUSSO
Resistono i vecchi nomi transgenerazionali, mentre i nuovi sono personaggi interlocutori, dagli ska-punk Vallanzaska agli intensi Prozac +, dai poppeggianti Le Vibrazioni ai divertenti Elio e le Storie Tese, dai Timoria ai Negrita, dai “rumoristici” Marlene Kuntz ai Subsonica, dagli Afterhours ai Bluevertigo di Morgan, da Carmen Consoli ai Massimo Volume.
IL 2000: IN ATTESA DI FENOMENI
Pochi i personaggi significativi messisi in mostra nel nuovo secolo. Citiamo a caso in un panorama ancora indefinito i pop punk Finley, i new traditional Piccola Bottega Baltazar, i neoromantici Modà, i pop rock Negramaro. Ma statene certi il rock non è solo Negruz a X Factor. SETTEMBRE 2011
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ATTUALITÀ
[ SANITÀ DI
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EQUIVALENTI O DI MARCA?
AMINA IACUZIO ]
FARMACI GENERICI, QUESTI SCONOSCIUTI «Nonostante arrivino a costare il 55% in meno rispetto a quelli di marca, stentano a diffondersi in Italia, con un notevole aggravio della spesa pubblica. Perché si continua a essere diffidenti?»
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uso dei farmaci generici in Italia è ancora fermo al 12% del totale, mentre in Europa la percentuale media è del 50%, e negli Usa dell’80%. Nel nostro Paese i consumatori sono diffidenti. Di fatto il farmaco generico è ancora un mistero per molti italiani. Non è sufficientemente diffusa la convinzione che si tratti di un medicinale che equivale in termini di qualità, efficacia e sicurezza al corrispettivo medicinale di marca. In realtà si tratta di medicinali che arrivano nelle nostre farmacie dopo essere stati sottoposti dall’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, agli stessi controlli di qualità di tutte le altre specialità e seguono precisi standard applicati in tutti i Paesi europei. Il generico deve essere, per legge, “bioequivalente” alla specialità medicinale registrata, deve cioè avere lo stesso principio attivo presente nella
medesima dose, la stessa forma farmaceutica, la stessa via di somministrazione e le stesse indicazioni terapeutiche. Stesso principio attivo - A differenza delle specialità medicinali, il farmaco generico o “equivalente”, non ha un nome di fantasia (il marchio regi-
strato), ma viene commercializzato con il nome comune del principio attivo. Per essere più precisi ed evitare confusioni tra i possibili sinonimi, per il farmaco equivalente si utilizza la Denominazione Comune Internazionale (DCI), che è una contrazione del nome chimico, di
solito troppo lungo, accettata da tutte le nazioni. Sulla confezione dell’equivalente, quindi, compare la DCI seguita dal nome dell’azienda produttrice. Per esempio, sulla confezione di un noto antiinfiammatorio troveremo scritto “ibuprofene”: si tratta dello stesso prin-
600 milioni di euro
20 per cento
20 anni
55 per cento
è stato il risparmio nel 2010 del Servizio Sanitario Nazionale con l’introduzione dei generici.
è la differenza minima di prezzo, stabilita per legge, tra un farmaco di marca e uno generico.
è la durata del brevetto di un farmaco, prolungabile per soli altri 5 anni.
è la riduzione media del prezzo dei farmaci, dopo la scadenza del brevetto, nel nostro Paese.
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prezzo inferiore, al momento della sua immissione in commercio, di almeno il 20% del prezzo della specialità di riferimento. Scaduto il brevetto, poiché non ci sono spese di ricerca da recuperare, il prezzo del medicinale deve essere più basso. In Italia la riduzione media di prezzo dopo la scadenza del brevetto è del 55%. È importante capire che l’uso dei farmaci generici comporta un beneficio economico non solo per il paziente, ma anche per il Servizio Sanitario
Nazionale. Nel caso di medicinali di marca, per i quali è scaduto il brevetto ed esistano già in commercio generici corrispondenti, il Servizio Sanitario Nazionale rimborsa la specialità medicinale di riferimento solo per un importo pari al prezzo più basso del medicinale equivalente in commercio. Il costo inferiore degli equivalenti permette, inoltre, di indirizzare fondi e risorse per l’acquisto di farmaci innovativi e l’accesso a nuove e costose terapie.
Obbligo d’informazione La legge stabilisce, inoltre, che il farmacista deve informare il cittadino sulla possibilità di sostituire il medicinale prescritto dal medico con il generico corrispondente, qualora disponibile in commercio, e prevede la facoltà per lo stesso farmacista di sostituire il medicinale prescritto dal medico con il generico corrispondente. Tale facoltà del farmacista viene meno solo nel caso in cui il medico apponga sulla ricetta l’indicazione “non sostituibile”. Il cittadino è libero di non accettare la proposta di sostituzione effettuata dal farmacista: in tal caso, la differenza fra il prezzo del medicinale prescritto e quello del generico corrispondente sarà a suo carico. Controlli sul farmaco - Per essere autorizzato e messo in commercio il generico deve sottostare a una serie di test che sono uguali in tutta Europa. L’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) richiede test sulla specialità medicinale di riferimento.
ATTUALITÀ
cipio attivo contenuto nel medicinale di una marca famosa che sentiamo spesso in una pubblicità televisiva. Brevetto scaduto - Perché si possa produrre un generico è necessario che il brevetto del farmaco “griffato” sia scaduto. Le case farmaceutiche, una volta scoperto un farmaco, lo brevettano, cioè si assicurano il monopolio della sua produzione e commercializzazione per potersi ripagare dei costi sostenuti per scoprire e sintetizzare il nuovo principio attivo. In Europa la copertura brevettuale dura 20 anni, estendibile di altri 5 anni con l’SPC (Supplementary Protection Certificate). Solo alla scadenza del brevetto chiunque, ottenute le necessarie autorizzazioni, può fabbricare il farmaco e metterlo sul mercato. Prezzo inferiore - L’unica, importante differenza fra specialità medicinali e generici è nel prezzo di vendita. La legge dice, infatti, che il medicinale generico deve avere un
Pareri a confronto Contrari
Favorevoli »La dottoressa Sandra Pietrini, medico di base della ASL del 4° Di- »«Sono più di 10 anni che vendo farmaci generici, e nessuno si è mai lamentato di effetti indesiderati. Eppure vivo in un paese piccolo, e ci conostretto di Roma, non ha dubbi. Lei nelle prescrizioni ai pazienti scrive sciamo tutti!», dichiara Mariolina De Angelis, proprietaria di una farsempre il nome del farmaco di marca, e accanto aggiunge, belle grosmacia a Forino, piccolo comune irpino di 5.000 abitanti. «Anni fa, prima se e sottolineate, le parole “NON SOSTITUIBILE”. Una disposizione ridella legge del 1996, si potevano produrre farmaci anvolta al farmacista, che ha invece l’obbligo di informare il paziente della possibilità di comprare «Quando un generico che senza autorizzazione del Ministero della Sanità, ma arriva in farmacia, ora non è più così. Oggi i medicinali che arrivano nelal suo posto un farmaco generico. Ed ecco la sua significa che il le nostre farmacie sono stati sottoposti dall’Aifa agli prima osservazione: «Il farmaco generico dovrebMinistero ha accertato stessi controlli di qualità di tutte le altre specialità». be contenere per legge almeno il 20% di prinla sovrapponibilità «È vero che cambiano gli eccipienti, ma questi poscipio attivo rispetto al farmaco di marca, ma non con il medicinale sono provocare intolleranze e allergie esattamente coè così, ce n’è molto meno. I controlli non sono di marca» me gli eccipienti usati nei prodotti di marca», sostiesufficienti, così come gli studi fatti per valutare se ne il dottor Alberto Mambelli, medico di base siano realmente come gli altri». Secondo la dotche esercita da venticinque anni in Francia. «Qui l’uso dei generici è ortoressa Pietrini anche gli eccipienti, che vengono sempre aggiunti al mai una consuetudine. In Italia c’è una maggiore resistenza ai generici principio attivo, possono differire. In altre parole, ad uno stesso farperché le case farmaceutiche sono più influenti che in Francia. In genere maco di marca possono corrispondere vari equivalenti, tutti diversi tra sono le stesse case farmaceutiche a produrre sia il farmaco di marca che di loro per il tipo di eccipienti. «Secondo la mia esperienza, alcuni ecil generico compensando i ridotti introiti causati dalla diffusione dei gecipienti possono provocare allergie e altri effetti secondari - incalza la nerici». E conclude: «Uno stratagemma comune è brevettare una molePietrini -. Inoltre, quando il medico prescrive un tipo di generico, è cocola nuova, mutata di poco rispetto alla precedente, e venderla come di munque facoltà del farmacista proporne un altro; ma se due generici marca finché non scade il brevetto». non sono uguali, non possono essere intercambiabili».
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I motivi per stare tranquilli ATTUALITÀ
«Le accuse portate ai farmaci generici non sono dimostrate, e d’altra parte questo è un dibattito che avviene solo in Italia», afferma il professore Silvio Garattini, farmacologo di fama mondiale e direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, da lui fondato nel 1963. «In Paesi come la Germania e il Regno Unito i generici sono molto più diffusi. Purtroppo il nome di farmaci generici, che deriva dall’inglese generic, in italiano suona male perché dà l’idea di qualcosa che serve un po’ per tutti i mali. Si dovrebbe parlare di medicinali equivalenti». «Inoltre - aggiunge - gli equivalenti devono costare almeno il 20% meno dei farmaci di marca, e questo comporta che i produttori siano costretti a diminuire anche il prezzo di quelli di marca per stare sul mercato. Addirittura ci sono gli “equivalenti branded”, cioè dei farmaci di marca il cui prezzo è stato abbassato. Tutto ciò per le multinazionali del farmaco significa minori profitti. Bisogna considerare che l’industria farmaceutica investe 1/3 del suo fatturato per la promozione. In conclusione, la scelta di un generico è una scelta etica, perché fa risparmiare il Servizio Sanitario Nazionale, rendendo disponibili le risorse per l’acquisto di altri farmaci costosissimi. Ricordiamoci che alcuni antitumorali, tanto per fare un esempio, arrivano a costare 30.000 euro. In Italia nel 2010 il Servizio Sanitario ha recuperato 600 milioni di euro, anche grazie all’introduzione dei farmaci equivalenti». Il farmacologo Achille Caputi, ordinario all’Università di Messina, ci descrive i test che vengono effettuati sul medicinale prima della sua immissione sul mercato. Test di bioequivalenza. La bioequivalenza attesta che i due medicinali, quello registrato e il generico, hanno lo stesso comportamento terapeutico qualitativo e quantitativo. Nella prati-
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ca si somministra al paziente il farmaco griffato e, in seguito, con prelievi successivi si stabilisce qual è la concentrazione massima del principio attivo nel suo sangue, quanto tempo ci mette a raggiungerla e, infine, quanto tempo rimane nell’organismo il principio attivo. Si ottiene, così, una determinata curva. Dopo un certo tempo si somministra il generico e dopo gli stessi controlli si confrontano le due curve. Gli stessi test si fanno su un gruppo di pazienti. Poiché esiste una variabilità nella risposta individuale a un farmaco (il cui effetto varia secondo il peso della persona o altri fattori), viene ammessa una variabilità non superiore al 20%. «Possiamo stare tranquilli. Recentemente uno studio su 12.000 generici ha dimostrato che la media di variabilità è solo del 3-5%, mentre solo il 5% dei generici ha una variabilità del 15%», aggiunge il professor Caputi. Test di qualità. Il test riguarda la struttura che produce il farmaco e il suo ciclo di produzione. Ma può riguardare anche il prodotto finale per stabilire, ad esempio, se la percentuale di principio attivo dichiarata è rispettata. «Le ispezioni a sorpresa ai laboratori da parte di funzionari dell’Aifa sono frequenti; hanno chiuso laboratori in varie parti d’Italia», assicura il professor Caputi. «Quando un generico arriva in farmacia, significa che il Ministero della Salute ha in precedenza accertato che il suo comportamento è perfettamente sovrapponibile a quello del medicinale di riferimento. Non solo, ma anche dopo la sua comparsa, i laboratori che li producono vengono controllati. Se qualcuno ha prova del contrario, e sostiene che un determinato generico non rispetta i parametri di legge, non deve far altro che presentare una denuncia all’Aifa, e loro mandano immediatamente un’ispezione».
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CONCLUSA LA XXIX EDIZIONE
[ CONCORSO 50&PIÙ PROSA, POESIA, PITTURA E FOTOGRAFIA ]
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l concorso di “Prosa Poesia Pittura e Fotografia” ha designato ad Assisi i vincitori della XXIX edizione. Soddisfazione ed emozione tra i partecipanti, molti dei quali pensano già al prossimo appuntamento con l’arte targata 50&Più. Dentro ogni racconto, poesia, quadro, fotografia, c’è il segno di chi ha avuto il coraggio di esprimersi con la forza della creatività. Il concorso di “Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia”, ideato e organizzato da 50&Più, dedicato agli over 50, artisti non professionisti d’Italia, è fatto di persone che non temono il giudizio, si sentono libere di esternare le proprie emozioni. »
DI ANNA MER CURI
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CORAGGIO DELLE EMOZIONI SETTEMBRE 2011
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SPECIALE CONCORSO
XXIX CONCORSO 50&PIÙ PROSA, POESIA, PITTURA E FOTOGRAFIA
AIFARGOTOF E ARUTTIP ,AISEOP ,ASORP ÙIP&05 OSROCNOC XIXX
[SOPRA, GABRIELE SAMPAOLO, SEGRETARIO GENERALE 50&PIÙ, NEL CORSO DI UN INTERVENTO. A DESTRA, IL PRESIDENTE NAZIONALE 50&PIÙ, GIORGIO RE, DURANTE UNA PREMIAZIONE. ACCANTO E NELLA PAGINA SUCCESSIVA, ALCUNI MOMENTI DELLA MANIFESTAZIONE.]
Amano il confronto e la condivisione e per questo si sono riunite ad Assisi lo scorso luglio per partecipare alla fase finale del Concorso che ha premiato i vincitori della XXIX edizione. C’è entusiasmo e soddisfazione per essere arrivati alla finale. «Un traguardo che per noi è già fonte di felicità», dice Bianca Maria Rorato, 59 anni, venuta insieme a due amiche dalla provincia di Treviso, anch’esse in gara. Le incontriamo alla fine del laboratorio Elementi di poesia, condotto da Elio Pecora. «Ci godiamo questi giorni, frequentiamo tutti i laboratori: per noi sono come il pane», dicono. «A 50 anni - racconta Bianca Maria - mi sono detta: “Cosa hai fatto finora per te?” E non ho visto grandi cose. Così ho iniziato a ritagliarmi un po’ di spazio per coltivare le mie passioni, come quella di scrivere». Le fa eco Rita Dall’Antonia: «Ho sempre amato la scrittura; oggi questa passione sta rendendo gli anni della pensione l’età più bella della mia vi-
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ta. Il coraggio di essere me stessa l’ho trovato dopo i 60 anni». Lina Bozzon, 77 anni, racconta: «Partecipo da 9 anni. Un giorno una mia amica mi ha detto: “Sulla rivista 50&Più è pubblicato un bando per un concorso, per-
«La vera giovinezza - ha dichiarato Elio Pecora - è la capacità di approssimarsi al mondo continuando a interrogarlo»
ché non ci provi?”. Così ho fatto. Quest’anno partecipo sia con una poesia sia con un quadro». Un altro concorrente con la poesia nel sangue è Antonio Imperiali di Roma, classe 1934. Le sue poesie hanno una particolarità: la maggior parte sono in dialetto romanesco. «Ne ho scritte più di 500; nascono dentro di me spontaneamente». Al Con-
corso c’è anche chi partecipa per la prima volta, come Filippo Cappello da Siracusa. «Due anni fa sono andato in pensione e ho iniziato a dipingere». Ha seguito il laboratorio di Enrico Benaglia L’immaginario nell’arte. «È importante conoscere le tecniche della pittura perché puoi esprimere con più libertà le tue emozioni». Tra i pittori dilettanti c’è anche Edoardo Isaia da Napoli. In gioventù è stato campione di motociclismo. «Nel 1957 ho vinto il titolo campano». Scrive da sempre Merville Ferrari, 64 anni, da Galliate (No). «Quest’anno partecipo con un racconto e con una poesia». Per esercitarsi non perde una lezione del laboratorio di scrittura di Francesco Tarquini Dalla memoria alla scrittura letteraria. Le giornate corrono veloci, sono intense e coronate dagli spettacoli serali. Tra le esibizioni quella di Silvia Mezzanotte, del Tuscan Chamber Orchestra, di Vittorio Viviani, la serata danzante con l’orchestra di Edmondo Comandini e dei gruppi Sei-
IN OGNI OPERA D‘ARTE DEL CONCORSO C’È IL SEGNO DI CHI HA AVUTO IL CORAGGIO DI ESPRIMERSI CON LA FORZA DELLA CREATIVITÀ
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daccordo e i Saxophone Ensemble. Con l’approssimarsi della finale, i vertici della 50&Più sostengono e incoraggiano i concorrenti. Ci sono il vice presidente nazionale, Romano Cantella: «Vi auguro di continuare a vivere questi giorni con felicità»; il segretario generale, Gabriele Sampaolo: «La vostra serenità caratterizza questa manifestazione. Questa è la 50&Più e anche il modo migliore per vivere la nostra associazione». Il giorno della finale è il più emozionate. Ad accogliere i finalisti il presidente nazionale 50&Più, Giorgio »
{ SAPER GUARDARE L’ANIMA } Si racconta che Mozart a 4 anni suonava dei brevi brani musicali; a 5 tenne il suo primo concerto. Grandma Moses, invece, iniziò a dipingere a 76 anni; in pochi anni dal suo pennello uscirono più di mille quadri, 25 dei quali furono realizzati dopo i 100 anni. Due vite contrapposte unite dalla stessa esperienza: vivere per l’arte, muovere la propria creatività. Se Mozart fu il genio precoce, la Moses fu l’icona della creatività scoperta in sé quando si crede che la vita ha ormai poco da regalare. Diceva George Bernard Shaw: «Si usa uno specchio per guardarsi il viso; si usano le opere d’arte per guardare la propria anima». Ad Assisi non si è guardato soltanto alla propria anima, la si è offerta in dono agli altri. Giovanna Vecchiotti
[A FIANCO, LA GIURIA DI
ASSISI:
A PARTIRE DA SINISTRA
ARNALDO COLASANTI, DUCCIO TROMBADORI, RENATO MINORE, CARLA MORSELLI, ELIO PECORA E FRANCO MURER.]
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I SUPERVINCITORI
Re: «Grazie per aver voluto condividere con noi queste giornate memorabili. Assisi ci ricorda un grande poeta: San Francesco. Non potevamo scegliere cornice migliore per questa manifestazione capace di esprimere alti livelli di creatività e cultura». Paolo Notari, conduttore dell’evento, presenta i componenti della giuria: Arnaldo Colasanti, critico letterario, Franco Murer, pittore, Renato Minore, giornalista e saggista, Carla Morselli, fotografo, Elio Pecora, poeta, Maria Luisa Spaziani, poeta, Duccio Trombadori, critico d’arte. «La vera giovinezza - dichiara Elio Pecora - è la capacità di approssimarsi al mondo continuando a interrogarlo. Ed è questo quello che emerge dalle vostre opere». Emozione, applausi, boati accompagnano la proclamazione dei vincitori: 20 Farfalle d’oro, 4 Libellule d’oro, 60 Menzioni speciali e 8 Segnalazioni della Giuria. La manifestazione si è chiusa con lo spettacolo autogestito di un gruppo di artisti concorrenti: hanno cantato, recitato e proposto sketch di magia. In 29 edizioni sono stati oltre 20mila i partecipanti approdati alla finale. E la creatività targata over 50 continua a volare verso l’edizione numero 30.
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SPECIALE CONCORSO
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[SONO STATI PREMIATI CON LA FARFALLA DI GRANITO I QUATTRO SUPERVINCITORI DELL'EDIZIONE 2010, VOTATI DAI LETTORI. DA SINISTRA: ANTONINO FRATTAGLI, PER LA SEZIONE PROSA; ROSALIA MAROTTA, PER LA SEZIONE PITTURA; DARIO ASPLANATO, PER LA SEZIONE POESIA; GUGLIELMO CELESTINO VILLERMOZ, PER LA SEZIONE FOTOGRAFIA.]
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QUATTRO SUPERVINCITORI E UN’UNICA PASSIONE: L’ARTE
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Ad Assisi sono stati premiati i quattro supervincitori del Concorso 2010 votati dai lettori di 50&Più. Rosalia Marotta, 78 anni, da Caserta, con il quadro Fiori. «Ringrazio i lettori che mi hanno regalato quest’enorme emozione». - Da quanto tempo dipinge? Dal liceo classico. Poi avrei voluto iscrivermi all’Università, ma ero l’ottava di nove figli e i miei genitori non potevano permetterselo. Ho frequentato comunque l’Accademia delle Belle Arti e ho insegnato disegno e storia dell’arte alle scuole medie. Guglielmo Celestino Villermoz, da Aosta, 54 anni, con la foto Sognando il mare. «L’anno scorso ho partecipato al Concorso per la prima volta e ho vinto la Farfalla d’oro. Quest’ulteriore premio proprio non me lo aspettavo». - Quando è nata la passione per la fotografia? Da quando frequento la montagna, sin da ragazzo. Sono aiuto istruttore del Club Alpino di Aosta, allora abbino la passione per la fotografia con la montagna. Dario Asplanato, da Grottaferrata (Rm) con la poesia Come una silfide. Ha 66 anni, ma nel cuore «mi sento un trentenne». - Perché scrive poesie? Perché riesco a esprimere me stesso. In più, visto che sono di natura un ottimista, mi piace pensare che chi legge le mie poesie guardi alla vita con maggiore serenità. Grazie ai lettori di 50&Più per aver scelto la mia poesia». Antonino Frattagli da Trapani, 64 anni, con il racconto Psico-cronaca di un premio letterario a Levico. «È una gioia per me essere stato scelto dai lettori di 50&Più». - Oltre alla prosa, si cimenta anche in altre forme artistiche? In realtà ho iniziato prima a scrivere poesie, poi ho scoperto che con la prosa riuscivo a esprimere meglio i miei pensieri e anche a metabolizzarli. La scrittura, comunque, è una riscoperta recente che ho ripreso solo 4 anni fa.
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ell’inverno del ‘44 si intensificarono i vola ed avremmo finalmente cominciato a bombardamenti sulla vicina città: per- mangiare. ciò i miei compaesani avevano deciso di La nonna, tagliato il pollo, ne aveva messo costruire un rifugio. una grossa coscia nel mio piatto. Era ben roCon alcune amichette ero andata a visitarlo, solata, la coscia invitante e profumata: una ma che tristezza! Era un oscuro tunnel sotter- vera goduria per la vista ed il palato. raneo, che faceva paura. Io non ci andrò mai! Ma, sul più bello, la sirena cominciò a suo- dicevo fra me. Amavo giocare a nascondino nare l’allarme. dietro le siepi, nei campi di grano, ma non mi Il pollo rimase nei piatti e tutti i commensarei certo nascosta là sotto. sali s’avviarono lestamente verso il rifugio; Si avvicinava, intanto, il giorno della Befana, io venni trascinata controvoglia dalla mia atteso con grande emozione: era infatti l’uni- mamma, che era spaventata oltremisura. co giorno dell’anno in cui si ricevevano doni. Uscita di casa, fatti pochi passi, ripensai alLa sera della vigilia avevo messo nel camino il la mia coscia di pollo ancora calda e fragranfieno per il ciuchino. Che ansia quella notte te. Lasciai la mano della mamma, che per di attesa! Non ero riuscita a prender sonno. la paura (e per mia fortuna) non si accorse Al mattino mi aspettava sul camino, semina- di nulla e feci ritorno a casa, dove la porta scosto dal fieno, un servizio di tazzine e pen- era aperta, come allora si usava. tolini. Che bello, avrei potuto giocare a far la Trafelata entrai in cucina, dove tutto era ricuoca. masto al suo posto, la mia coscia di pollo C’era anche una bambola, bellissima per quei compresa. Così, con le mani tremanti per tempi; ma appena il tempo di vederla e acca- l’emozione, l’afferrai, avviandomi poi verso rezzarla e subito era finita nell’armadio: non il rifugio. doveva rompersi. Lentamente, a piccoSi può immaginare la li morsi, cominciai a mia delusione: nemsgranocchiarla, cenmeno il tempo di dartellinandola fino alAvevo un formidabile le un nome; ci pensò l’osso. Che gioia, che appetito e, con l’acquolina purtroppo il passaggio soddisfazione assadel fronte a mandarla porare qualcosa di in bocca, aspettavo l’ora in frantumi. tanto desiderato, nel canonica, quando Avevo giocato con silenzio, perché la tanta foga per tutta strada era deserta: il nonno si sarebbe seduto la mattina, ma intanc’ero solo io, col rua capotavola ed avremmo to si avvicinava l’ora more dei miei passi del pranzo. La nonna, sulla ghiaia. finalmente cominciato attraverso un baratto, Dopo un po’ si udì il a mangiare. era riuscita a procusegnale del cessato rarsi, dai vicini contaallarme. Vidi i miei dini, un pollo. Mentre genitori (che nella questo stava cuocenconfusione non si do, la grande cucina era invasa da un gra- erano accorti della mia assenza) incammidevole profumo, che si diffondeva per tut- narsi verso casa e li seguii. ta la casa. Tenevo ancora in mano il mio osso di polPoter mangiare il pollo era, in quel tempo, lo, come un trofeo; non avevo proprio cuocosa rara; per di più la nonna era brava in re di buttarlo. cucina e questo dava la certezza che sareb- Da allora tanto tempo è passato; oggi posbe stato squisito. siamo procurarci ogni sorta di prelibatezze. Avevo un formidabile appetito e, con l’ac- Ma non ho mai più assaporato qualcosa di quolina in bocca, aspettavo l’ora canonica, tanto gustoso quanto quel pollo della Bequando il nonno si sarebbe seduto a capota- fana del ‘44.
Morelli »ViveMirella a Pontedera (Pi). Appassionata d’arte, poesia e pittura in particolare, ha preso parte a varie mostre e concorsi riportando premi e segnalazioni nei due campi. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la quarta volta, nel 2008 ha vinto la Farfalla d’oro per la Poesia e, nel 2009 e 2010, la Segnalazione della Giuria sempre per la Poesia.
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uanti anni sono passati! Ma io lo ricordo ancora, Franziscu su bandidore! Tutti lo schernivano, se potevano cambiavano strada, quando passava nelle vie, certi li vedevo toccarsi le parti intime, altri facevano le corna, le donne si segnavano con la mano sinistra. Egli non si scomponeva, richiamava il suo cane a voce alta “andamos… Cunsidèra!” e continuava il suo cammino, umile e dignitoso. Io lo guardavo, non mi sembrava una persona malvagia al contrario del comandante dei carabinieri un certo Maresciallo Borzini, soprannominato (Buzzinu) diavolo, che era un uomo odiato, per il suo comportamento autoritario che spesso rasentava l’abuso e la prevaricazione nei confronti dei paesani, persone semplici, la cui totalità esercitava il mestiere dei padri, la coltivazione della vite, degli ulivi e dei cereali. Anche ziu Billia Canutzu, guardia comunale, non era visto di buon occhio ed era considerato persona senza coscienza. Alle spalle anche nei loro confronti tutti facevano le “fiche” e mandavano una specie di maledizione, incrociando il pollice con l’indice e tenendo il pugno ben chiuso. In loro presenza però si scappellavano, facevano mille riverenze, in più riempivano le loro case di regali, soprattutto generi aliquando amIo lo vedevo come un uomo forte e mentari; mazzavano il maiale gli sicuro nel suo lavoro di “beccamortos”, portavano “su sinzu” poi capretti, pollastri molte volte l’ho osservato in cimitero... agnelli, e ogni genere di frutta e verdura e a dispetto delle maledizioni, le rispettive mogli e i loro figli erano belli grassi e pasciuti. La maggioranza della gente invece viveva in ristrettezza alimentare e molti erano magri come i cavallini selvaggi della Jara e in quegli anni la magrezza non era di moda, anzi era sintomo di salute cagionevole. Avevo simpatia per Franziscu, mi appariva come un uomo importante degno di rispetto col suo berretto a visiera, regalatogli dal signor Virgilio Deluna, capo cantoniere provinciale, dopo la sua entrata in pensione. Anche la sua tromba di ottone che portava a tracolla appesa a una catenella lucida che rifletteva i raggi del sole gli dava un senso di solennità. Quando si fermava imponente al centro della piazza di Corte Josso, e in tutte le altre cortes, del villaggio di Mura de Figos: Corte de Susu, Corte de Mesu e Corte de Anzu, e suonando tre squilli prolungati, e
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scandendo in lingua sarda la frase: “si ettat su bandu”, agli occhi di chi poco prima l’aveva disprezzato, sembrava assumere una personalità nuova e ognuno sospendeva le proprie faccende e tendeva l’ascolto con attenzione. In quel silenzio quasi rituale annunciava con voce possente la presenza in piazza della Croce di venditori di ogni genere di merci e derrate. Bandiva l’arrivo imminente in paese di qualche prestigiatore, spettacolo ricorrente in quegli anni che richiamava molti spettatori o l’arrivo del circo Zanfretta, il più piccolo circo della Sardegna i cui proprietari ed artisti, erano i membri di una sola famiglia e le attrazioni erano rappresentate da un asinello ed una coppia di cagnolini che lo cavalcavano, l’asinello sapeva fare operazioni elementari di aritmetica, rispondendo con colpi di zampa. Puntualmente ogni anno dopo la trebbiatura alzava il piccolo tendone nelle aie polverose (sas alzolas) e dopo (s’incunza) la raccolta, portava momenti di gioia ed entusiasmo per bambini e adulti perché anch’essi nella loro semplicità avevano mantenuto lo spirito ingenuo e giocoso degli anni della loro gioventù. Franziscu annunciava con voce imperiosa le imminenti riunioni del consiglio comunale e le ordinanze del sindaco, lo faceva con passione, come se egli stesso fosse fonte e custode di tanta autorità. Io lo vedevo come un uomo forte e sicuro nel suo lavoro di “beccamortos”, molte volte l’ho osservato in cimitero quando scavava una nuova fossa e a mani nude toccava con naturalezza e con rispetto come quando si tocca una cosa delicata e di grande valore, i teschi, i femori e le tibie dei morti dissepolti per poi depositarli in “s’ossighera” fra cumuli enormi di ossa anonime appartenute a genti vissute in anni lontani e ormai dimenticate. Quando rialzava la pesante botola di pietra si soffermava un attimo e bisbigliava una preghiera incomprensibile, un segno di rispetto per quella moltitudine che fu; rispetto che egli aveva dentro il suo animo per chiunque e benediceva le persone buone che gli offrivano qualcosa, non per il valore ma solo perché osavano specchiarsi nei suoi occhi tristi senza discriminazione, come si guarda una persona qualsiasi, buona e rispettosa. Ma dai più era considerato uno da poco, forse perché molto povero e la povertà sembrava una sua colpa, per me era un uomo generoso che non appro-
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fittava del fatto che nessuno si abbassava a fare quel lavoro “riprovevole” e non si faceva pagare col giusto compenso, limitandosi a ricevere ciò che il buon cuore dei paesani gli donava. L’ultimo ricordo mi riporta ad un pomeriggio limpido e freddo di metà dicembre di anni lontani, ero uno scolaro di quarta o quinta elementare? Stavo facendo i compiti nella stanza da letto ma ogni tanto sbirciavo dalla piccola finestra pulendo con le dita i vetri appannati per vedere i passerotti, qualche pettirosso e le ballerine “sas Culisaidas” che si fermavano infreddolite nella strada deserta sotto il davanzale e beccavano le briciole di pane che avevo gettato. Ad un tratto il silenzio pomeridiano fu rotto dalla cadenza dei passi di quattro uomini che nell’incedere frettoloso con i loro scarponi chiodati “sas bottas”, tipici calzari dei contadini, davano il senso di un plotone di esecuzione, responsabile della morte di ziu Chiccu Laru, mentre ziu Chiccu era morto suicida gettandosi nel pozzo del suo cortile. I quattro uomini, due dei quali imbacuccati con mantelli neri di orbace, “su gabbanu” uno vestiva un cappotto militare consunto e sudicio, l’altro era Franziscu su Bandidore, l’unica persona che conoscevo indossava una giacca larga e corta, sicuramente regalatagli da qualche paesano di buon cuore, per ripararsi dal vento gelido di tramontana, teneva il bavero alzato che gli ricopriva parte del collo lungo e magro. Sulle spalle portavano una bara coperta da un telo nero che lasciava intravedere qualche tavola di pino piallata di fresco. Nessun fiore, non un segno sacro, nemmeno una misera croce che pur nell’austerità del segno rammentasse che dentro quella cassa c’era un essere umano che durante la sua misera vita aveva sofferto tante privazioni e ad un certo punto, la sopportazione non lo ha più sorretto e aveva deciso di farla finita. Nessuna persona a seguito che versasse una lacrima, solo il cane bianco e nero di razza indefinita di Franziscu che lui aveva salvato da morte certa quando era ancora cucciolo, e a rischio della propria vita, l’aveva riportato in salvo estraendolo dal fondo di un crepaccio vicino Graffones, un luogo impervio quasi inaccessibile, dove un gruppo di ragazzi scalmanati l’aveva gettato. L’aveva chiamato “Cunsidèra” e ne fece il suo più caro e fedele amico, educandolo a rispettare il suolo sacro del camposanto e lui ubbidiva accucciandosi con pazienza fuori
dal cancello. Spaventosamente magro, più del suo padrone, seguiva i quattro con la coda fra le gambe, le orecchie calate e gli occhi solcati da due rivoli umidi che gli scorrevano giù simili a due fiumi che sembravano di dolore, pareva che tutta la sofferenza di quel drammatico evento si fosse riversata sopra questo essere innocente. Tre dei quattro che trasportavano il feretro avevano un’espressione di indifferenza e cercavano di coprirsi il volto come per non essere riconosciuti dalle comari che dalle porte “iscanzadas” appena socchiuse, sbirciavano curiose, in attesa di riunirsi, per commentare con dovizie di particolari il triste avvenimento. Sembravano il braccio destro della morte, che sotto le parvenze di quel drappo nero pareva avvinghiata alla bara come un grande corvo, quasi tormentata dal pensiero che il suicida tornasse sui suoi propositi. Come comandati da un ufficiale inflessibile che li guidava con i suoi comandi perentoPasqualino Fadda ri, aumentavano la cadenza dei passi, smaniosi Pensionato della pubblica di arrivare al camposanto per liberarsi da quel amministrazione. fardello e seppellire il povero ziu Chiccu Laru, conVive a Oristano. dannato alle fiamme eterne dagli uomini prima Partecipa al “Concorso 50&Più” ancora del Padre Celeste. per la terza volta e, nel 2008 Solo Franziscu aveva l’aria afflitta come “Cune 2010, ha ricevuto sidèra”, suo compagno e unico amico della la Menzione speciale sua vita che per una volta ha potuto seguire della Giuria per la Prosa. il suo padrone fino all’interno del cimitero nel settore sconsacrato, unico essere del mondo dei vivi, quasi a dare a ziu Chiccu con la sua presenza gli onori che gli uomini gli avevano negato. Molte volte mi sono domandato come mai Nessun fiore, non un segno sacro, nemmeno quel nome strano per una misera croce che pur nell’austerità del un cane? Non lo avevo mai sentito prima, segno rammentasse che dentro quella cassa “Cunsidèra” ma da c’era un essere umano. ragazzo non riuscivo a capirne il significato, a decifrarlo e mai ho chiesto spiegazioni a nessuno. Con l’avanzare degli anni ho afferrato il senso. Era una metafora, un monito allegorico rivolto a tutti: considera! Cos’è la nostra vita? Presto o tardi nessuno si affranca dal comune destino, tutti passeremo tra le sue mani o nelle mani di un altro, forse non onesto, semplice e generoso come lui. Mi ricorderò sempre di te! Franziscu su Bandidore.
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vevamo perduto tutto noi, con la guerra, proprio tutto, pure nostro padre ed eravamo otto fratelli abbastanza piccoli. Abitavamo l’Appennino Emiliano, di cui è risaputa la disfatta. Per fortuna, a quel tempo, forse anche per le grosse ferite della guerra, che si portavano addosso quasi tutti, ci si voleva un gran bene, a mia madre poi... Alcuni signorotti del paese, con un poco ingentiliti i sentimenti, erano rimasti tali: signorotti del paese. Fra questi, la signora Italia, moglie del colonnello, con una sola figliola, poco più grande di me, che però non aveva accettato di divenirmi amica, proprio per la troppa differenza sociale che ci divideva. Con questi nomi appropriati, era da stupire il generoso gesto della signora Italia che mi aveva regalato un vestitino della suddetta figliola e due scarpette, con l’ombra di un tacco, che a lei non andavano più bene. Sicuramente non sapeva, la figliola, non avrebbe mai condiviso. Erano rari i momenti dei nostri incontri, che, facilmente diventavano scontri. Mi ero molto stimata, io, con quel vestitino e le scarpette col tacco, sarà per l’innato desiderio femminile. Andai anch’io nella piazzetta antistante la chiesa, miracolosamente risparmiata dai bombardamenti, con un gruppetto di giovani a festegAndai anch’io nella piazzetta antistante giare la Liberazione. Quanla chiesa, miracolosamente risparmiata do la ragazzina mi vide il suo vestito: - Ladra, ladra!dai bombardamenti, con un gruppetto Mi disse, poi me lo strapdi giovani a festeggiare la Liberazione. pò. Mi difesi come potei e le tirai le scarpe proprio a colpirla un po’ in testa. - Non mi servono le tue scarpe! - Le urlai: - lo sono capace di andare scalza, non ho i tuoi piedini dolci e un animo così cattivo... - Scalza, svestita e in lacrime, andai a finire di piangere fra le braccia di mia mamma che, pure piangendo, cercava di calmarmi e convincermi a prenderla persa, specie nel rispetto dei signori anche dopo la Liberazione, perché dalla loro esistenza dipendeva la nostra sopravvivenza. Nella mia pur piccola testa, cominciavano ad accavallarsi i tanti perché, della solo presunta libertà che, purtroppo, nel ripido percorso occorsomi, ha incontrato molte conferme. Non esiste libertà senza rigide regole. Raggiunta la maggior età, mi ero diplomata infermiera. Con quel diploma della salvezza in tasca, Garibaldi a cavallo, mi sentivo. Chissà qua-
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li traguardi, quali altezze, avrei raggiunto. Domande di lavoro qua e là, infatti, non venivano accolte proprio per l’altezza, o più precisamente, per la non altezza. A quel tempo, infatti, al personale infermieristico, era richiesto 1,60 di statura, mentre io, nei miei anni migliori, avevo raggiunto 1,54 ovviamente senza tacchi divenutimi, oltre tutto, odiosi. Ai tanti colloqui cui partecipavo, venivo cordialmente salutata: - Ci risentiremo, sei simpatica, anche preparata, ma troppo piccola... - Quella volta, per fortuna, fu cambiata la legge e fui assunta presso l’ospedale Sant’Orsola, una vera botta di fortuna che mi aveva anche consentito di sposarmi e avere un bambino. Secondo una modalità allora vigente, le giovani e ultime assunte, venivano assegnate ai reparti più pesanti e rischiosi. Così fu per me. Venivano ricoverati molti giovani con meningiti tubercolari. “I Meningitici” si chiamava quel reparto. Ovviamente era il meno ambito dal personale, ma non potevo rifiutarlo io, ancora fra le più giovani assunte. Fui accolta con grande entusiasmo sia dai medici che dalle colleghe, ma sopratutto dai malati, nei cui sguardi incontravo molta gratitudine. Sofferenze inenarrabili in quel reparto che mi impegnava e mi coinvolgeva molto. Si dice che la preoccupazione per gli altri diminuisca la propria, la preoccupazione forse, ma il rischio, no. Non mi risparmiavo di niente, nella fermissima convinzione, che, oltre ai medicinali, servisse soprattutto la vicinanza affettuosa, come tenere la mano alla fronte del malato che vomita e quei malati vomitavano spesso. Le norme igieniche, in netto contrasto con l’assistenza amorevole, che a parer mio migliorava la loro sofferenza, non era assolutamente possibile osservarle. Mio marito mi metteva spesso in guardia: - Attenta a non contagiarti che, oltre tutto, abbiamo un bambino da salvaguardare... -. Era successo di tutto in quel periodo, anche in casa nostra, malattie e morti. Mio figlio aveva cinque anni e non avevamo mai festeggiata una sola ricorrenza. Quella volta, era la Befana, andava quasi tutto bene, avremmo finalmente festeggiato. Avevo preparato un po’ di dolcetti, un gioco per il bimbo e mi ero cucito un vestitino festoso per quella sera. Tornai da dodici ore di lavoro in ospedale, il piccolo che mi aspettava festoso sulla scala: Mamma, finalmente... -. Però non mi senti-
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vo affatto bene. Una febbre altissima e dolori diffusi non mi permisero di festeggiare. Il dottore mi certificò cinque giorni di malattia ma, calatami un po’ la febbre, non i dolori, il medico fiscale disse che ne bastavano tre. Mio marito sulle mie difese, discusse vivamente col dottore, forse anche con qualche offesa, purtroppo però, era solo l’inizio di una lunghissima malattia che lui aveva da tempo paventata. Mi aveva vista, mio marito, correre molto e deperire troppo, fra i lavori di casa e i meningitici, cui tenevo tanto. Ritenevo necessaria la rincorsa anche alle avversioni, come se fosse un benefico lubrificante, restando quasi sorda ai suoi avvertimenti. Era solo l’inizio, dicevo, di quella bruttissima malattia per la quale mi spettava una lunghissima degenza in Sanatorio. Altroché vestito di Liberazione. Fu dolorosissimo l’abbandono della casa e soprattutto del bambino, quante lacrime. Anche se avevo trovato un ambiente calorosissimo in Sanatorio, i medici, le suore, i pazienti. Quasi un’unica famiglia. Le lunghe degenze, insegnano poi tante cose, “io spino dalla parte che non punge” diceva sempre mia madre, che di dolori era grande esperta. Avevo imparato bene a lavorare a maglia, avevo disfatto un mio cappotto e avevo fatto i calzoncini per il mio bimbo, che doveva cominciare la scuola e doveva essere protetto, mentre io, per molto tempo, ero sicuramente al caldo. Lavorare la lana era l’alternativa alla disperazione. Le visite mediche settimanali con il primario e la suora caposala, erano sempre motivo d’apprensione. A volte, persino le suore, dispensavano piccole bugie di consolazione. Anche la famiglia era un buon conforto e mio marito lo era davvero. Accudiva lodevolmente nostro figlio e qualche domenica venivano a trovarmi e a mostrarmi i quadernini con scritto “bravo”... Bene o male, più male che bene erano passati due anni. Intravedevo la liberazione dalla malattia e il possibile ritorno al lavoro, dove avevo conservato diritto e benevolenza da parte di tutti, anche dei superiori. Non potevo essere rimessa ai miei meningitici, che erano stati la “causa” delle mie traversie come l’orgoglio per affrontarle. Non sempre la vita si arrende senza ribellarsi, però deve lasciarsi avvolgere dal perenne divenire. Che fosse il loro caso? Era sicuramente anche il mio. Fui designata all’E.e.g. che stava nascendo.
Abbastanza fresca di memoria, avevo frequentato i dovuti corsi e superati gli esami per questa nuova diagnostica strumentale che mi aspettava. Ubriaca com’ero di fiducia, un po’ meno mio marito, avevamo comunque avuto anche un’altro bambino e lusingata come sempre da tutte le attese, ero tornata a sognare la liberazione. In questa anomala normalità, forse mi muove- Ero tornata a sognare, senza avere vo con troppa tenacia... quasi mai smesso, quella liberazione Fu questo o fu quello, finii sotto una macchi- cui credevo un po’ di diritto... na. Quando mi svegliai, dopo lunghissimo coma, piena di gessi, di ferri, di dolori ovunque e torpore, tanto torpore da non capire chi mi stava accanto, riconobbi gli occhi di mio marito che mi imploravano, mi trasmetMaria Iattoni tevano forza e volontà di “rivivere”. AggrappaVive a Bologna. Ex infermiera, ta interamente a lui, mesi e mesi per tirarmi un si è avvicinata alla poesia dopo po’ su... Non in piedi, non lo sono ancora, ma un incidente con danni abbastanza da essere lasciata coi miei figli che stapermanenti. Dice: «La 50&Più vano diventando uomini. Ero tornata a sognare, è quasi spina dorsale alla mia senza avere quasi mai smesso, quella liberazioinfermità che mi consente di ne cui credevo un po’ di diritto. fare viaggi nella memoria». In un caldo pomeriggio d’agosto, seduti sul muPartecipa al “Concorso 50&Più” retto del cortile, disse mio marito: - Ho mal di teda vari anni e, nel 1997 e 2004, sta… -. Si lasciò cadere sulla mia spalla e non si ha vinto la Menzione speciale svegliò più. Qualcuno ha detto che il Paradiso può della Giuria per la Poesia. attendere, sì certo. E il vestito? Il mio vestito della Liberazione? Se avessi ascoltato abbastanza i maestri religiosi che, date le circostanze descritte, non mi sono mai mancati, scavalcati gli abissi d’angoscia che mi hanno portata fin qui, avrei quasi certezza di imboccare, prima o poi, proprio la via del Paradiso, indossando il famoso vestito della Liberazione. Ho imparato invece l’arte della fuga. Mi sono fatta invadere dalla convinzione che, anche il percorso terrestre, se pur dolente, ha qualche risvolto paradisiaco. Così, eccomi ancora qui. Pur sempre in combattimento, pur senza muovermi, alimentata ed irrigata dalla inesauribile sorgiva che é 50&Più, verseggio su questo “foglio libero” un libero sfogo, accoccolata sognatrice come sempre, in un angolino di questo meraviglioso prato, idealmente in volo, attingendo e liberando sogni, che da sempre a sempre sono ragione di vita. È questo, il mio vestito di Liberazione.
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foglio il diario dei ricordi per soffermarmi su qualche particolare anno della mia vita. Le pagine scorrono velocemente perché nulla del passato è ritenuto così importante come: la nascita dei figli, il matrimonio e la morte dei genitori. Le soddisfazioni materiali avute dalla vita (carriera, soldi, viaggi...) non sono “beni durevoli”. Sono importanti solo alcuni aspetti: se ci sono stati miglioramenti progressivi del nostro io interiore e quanto abbiamo messo in pratica del detto: “quello che conservi è perso, quello che doni è conservato per sempre”. Per il primo punto non è facile essere giudici di se stessi. Si è portati a perdonarci molte cose. Quella timidezza che mi ha Se progresso, nel mio caaccompagnato per tutta la vita e che spesso so, non vi è stato, posperò affermare che me l’ha resa difficile, per quella congenita so l’impegno profuso per ritrosia ad apparire o a far apparire i migliorarmi è stato conella mia vita. Per propri meriti e le proprie virtù. stante il secondo punto penso di aver dato a sufficienza al prossimo. Nella maggioranza dei casi ho ricevuto ingratitudine. Ciò però non ha mai influito sul mio comportamento. Perché mi creo questi problemi? Sarà per quel senso di temporaneità della vita che mi ha accompagnato sin da giovane o, forse, per paura dell’aldilà ove vorrei presentarmi con “le carte in regola”. Sfoglio questo album della memoria. I primi ricordi che affiorano sono quelli peggiori. Non può essere diversamente anche per il fatto che non passa giorno che non sia costretto a pensarci. A pensare alle operazioni subite che hanno lasciato delle cheloidi che suscitano prurito sia per un cambiamento climatico in arrivo e sia per l’inevitabile sudore estivo che costantemente irrita le ferite. I giorni in terapia intensiva penso siano stati tra i peggiori della mia vita. La laurea dei figli fu un’emozione intensa unita a felicità ed a malinconia per la consapevolezza del trascorrere del tempo e dell’avvicendarsi delle generazioni e di quella costante che è la temporaneità della vita. La felicità della consapevolezza di aver creato, con l’importante aiuto di mia moglie, una famiglia unita, bella ed in qualche caso invidiata dal prossimo.
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Al di là di questo, il resto non conta molto ma, anzi, se non riusciamo a staccarcene, saranno solo fardelli che peseranno nell’altra vita. Eppure questi fardelli (soldi, carriera, ambizioni, piaceri...) hanno occupato gran parte del nostro tempo nell’arco di un’intera vita. A volte per necessità e a volte per nostro appagamento. Il sentimento dell’amore mi ha sempre procurato emozioni intense che ricordo con piacere. Il cuore che accelerava i battiti alla sola visione di lei, la felicità intensa che ti procurava un suo sguardo e quando ti salutava. Tutti i pensieri tuoi su di lei che ti accompagnavano fino a sera e fino al momento di coricarsi, il discutere di lei con il tuo migliore amico che, spesso, poverino, mostrava segni di insofferenza a sentire il solito ritornello: mi dichiaro o non mi dichiaro? E se mi dichiaro e mi dice di no…? Quella fu una bella stagione della vita. Il primo lavoro e quei soldi guadagnati che ti parevano un’enormità, quando da studente si era sempre “al verde” e si centellinavano pure le sigarette. Ti pareva che nessuna meta fosse preclusa perché dentro di te sentivi una forza illimitata per abbattere tutti gli ostacoli che si fossero frapposti al raggiungimento della meta. Quella forza che via via, con il trascorrere del tempo, è andata affievolendosi sempre più per tutto quello che hai dovuto affrontare ed alla fine è diventata una “difesa” anziché “un attacco”. La lenta parabola della vita che vedi iniziata: dal calo fisico, ai capelli imbiancati, alle frequenti visite dal dentista, alle pasticche che sempre più numerose inghiotti, alla sonnolenza davanti al televisore, ai tempi sempre più lunghi di recupero dalle fatiche, al senso di fastidio che hai per le novità e per tutto ciò che non è a “routine”, alla memoria che ha attimi di “dissolvenza” totale ed ai promemoria che scrivi e che sono sempre più lunghi… Ma la mente spesso si ribella e fa suo il detto di Cicerone; “Ego vero me minus diu senem esse mallem, quam esse senem, antequam essem” (Invero, preferirei essere vecchio meno a lungo che essere vecchio prima di esserlo). Quella timidezza che mi ha accompagnato per tutta la vita e che spesso me l’ha resa difficile, per quella congenita ritrosia ad apparire o a far apparire i propri meriti e le proprie virtù. Quel
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panico iniziale e quella agitazione che mi assaliva ogni volta che dovevo parlare in pubblico e l’intima soddisfazione successiva per essere riuscito a controllarsi per cui nessuno poteva minimamente sospettare la tempesta che avevo dentro. La soddisfazione di vedere comunque riconosciuta la tua professionalità senza che tu avessi fatto alcuna azione “pubblicitaria” di te stesso, ma che era solamente il risultato di un’applicazione costante e di una tenacia infinita. Ad Asmara si viveva per l’oggi e non per il domani, contrariamente a quello che succede in Italia ove vige (forse giustamente) il pensiero per la “vecchiaia”, la pensione, la previdenza… A casa mia e nelle case di amici che frequentavo, non ho mai sentito, dico mai, fare questi discorsi. D’accordo, forse eravamo tutti poco previdenti o un po’ incoscienti, ma, vivaddio, vivevamo! E gli anni passarono. Il tempo del Liceo fu anche il tempo del mio primo amore per una compagna dell’altra sezione. Sensazione meravigliosa, indimenticabile, unica, irripetibile come può essere solo l’esperienza del primo amore. Dopo ci può essere il vero amore, quello che conduce all’altare, ma le emozioni che dà il primo rimangono indimenticabili proprio perché è la prima volta che si fa “conoscenza” con questo sentimento prima di allora sconosciuto. Conseguita la maturità venne il tempo delle partenze degli amici, con alcuni di loro eravamo assieme dalle elementari. Si recavano in Italia per proseguire gli studi. Non rimase quasi
nessuno ad Asmara. A Massaua dormivo sotto le stelle su quel terrazzo di casa. Fino a notte inoltrata, mi giungeva la musica del “Trocadero”, famoso locale notturno della città e, addormentandomi con quella musica, sognavo luoghi esotici e mirabolanti avventure. Nelle notti senza luna si andava a pesca, con la lampara a prua, e noi ritti in piedi, ai lati della barca, pronti a lanciare le nostre fiocine. Per lunghi intervalli non si parlava e si udiva solamente lo sciabordio dei remi che il barcaiolo immergeva nel mare, senza sollevare un benché minimo spruzzo d’acqua. A distanza si vedevano le luci della città di Massaua ed il vento portava a tratti quella musica del Trocadero... Soli, in mezzo al mare, nella notte stellata, il mare calmo e fosforescente, il suono di una musica lontana, sono ricordi che la memoria conserverà per sempre. Squarci di vita che la rendono vivibile, facendoci dimenticare le banalità quotidiane. Ricordi, ricordi, ricordi… consolazione di una vita che volge al tramonto, ma anche motivo di struggente malinconia di un tempo che non ritornerà più. Come recita una canzone di una tribù del Sudan: “Dio creò la luna, e la luna nasce muore e ritorna. Dio creò le stelle e le stelle nascono muoiono e ritornano. Dio creò il sole e il sole nasce muore e ritorna. Dio creò l’uomo e l’uomo nasce, muore e non ritorna più”.
Nicotera »NatoMichele ad Asmara, vive a Roma da 46 anni. Direttore di compagnie di assicurazioni, ora è in pensione e fa parte di alcuni consigli di amministrazione del settore. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la seconda volta.
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a “Carlos Matteo” aspetta dondolando pigramente sul fiume Paraguay. Sì, sono in Paraguay e dall’altra sponda del fiume c’è l’Argentina. Il porticciolo non ha una banchina vera e propria, solo delle lastre sconnesse di pietra degradanti sul fiume. Quattro marinai afferrano la mia sedia a rotelle e sbandando e scivolando mi issano sulla nave. Mi tengo aggrappata alla sedia e ascolto i commenti di quelli che stanno osservando: “Adesso cade, si ribalta, sta sbandando, le pietre si muovono”. Non rassicurante, ma ce l’abbiamo fatta. Sono sul ponte della nave, il tempo è bello. Guardo l’acqua color ruggine, grassa e indolente, che scivola verso la foce leccando gli argini. barca si sta avLa barca si muove con un movimento Un’altra vicinando alla riva, lada gran regina. Piante grasse sciandosi dietro una scia ingombrano il fiume che finirà la sua a V. C’è sole, c’è spazio. Sulla riva di destra, in Pacorsa in Argentina, nel Paranà. raguay, ci sono dei prati ben curati, è un Campo da Golf. Dei “green keepers” stanno spruzzando acqua sul “Fair Way”, di lato c’è un “Bunker” (la mia ossessione quando giocavo). Il movimentato tetto della Foresteria fa capolino tra gli alberi. La barca si muove con un movimento da gran regina. Piante grasse ingombrano il fiume che finirà la sua corsa in Argentina, nel Paranà. Le sponde sono vive di vita occulta, uccelli riempiono l’aria con i loro cinguettii tra la folta vegetazione, ci guardano passare. L’acqua ha riflessi di mercurio. Nella calma opulenta del mezzodì ansimando, scuotendosi e oscillando lenta va la barca cancellando i pensieri della terraferma. Anche il respiro rallenta. Tolte le difese si sciolgono le gomene del dolore. Completa la magia del quadro un vecchio suonatore d’arpa, in qualche punto della nave spande melodie gioiose. La dimensione del tempo: ore, minuti, hanno perso il significato. La poesia riscalda più del sole, più. Senza parole. La barca fa una ampia curva sul largo fiume e torniamo sui nostri passi. Ahimé, viene il momento di ritornare sulla terraferma, guardo le pietre scoscese della banchina. Sono trepidan-
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te. Vedendo passare il capitano della nave, un omone grande e grosso come un armadio, mi viene un’idea. Quando si avvicina gli faccio capire che mi piacerebbe se mi prendesse in braccio per portarmi a riva, mentre la sedia a rotelle può essere trasbordata vuota. Ha un sorriso e mi solleva come se fossi una piuma, ed eccomi abbracciata in sicurezza tra le braccia del capitano che con passo sicuro attraversa le lastre traballanti della banchina. Gli schiocco un bacio di gratitudine. Il giorno successivo siamo ad Asuncion. Viaggio con un gruppo composto da persone che formano un coro: “l’Accademia Ars Canendi”, che si esibisce sotto la direzione del Maestro Szaran, un Maestro rinomato anche per le opere di educazione dei bambini di strada. Nel gruppo dei coristi due famiglie viaggiano con i loro bimbi molto piccoli. L’autobus attraversa il centro città di Asuncion. Mentre il nostro gruppo visita il palazzo del comune, io dall’autobus fermo sul bordo della strada osservo la gente. Uno scorcio di vita quotidiana. Mosse da un tiepido vento, le foglie degli alberi ondeggiano, ventaglio naturale per una calda giornata di primavera. Con un cesto di panini in testa, cesto aperto da un lato per allettare la vista, come un cappello con una falda abbassata, passa un venditore di pane. Piccoli bimbi a gruppi sul bordo del marciapiede. Avranno quattro-cinque anni? Vestiti di stracci, si muovono a piedi nudi per elemosinare. Alcuni sanno appena muovere i primi passi, mano nella mano di fratelli più grandicelli. Mamme-bambine con un fagottino in braccio. I passanti passano. Vetture di grossa cilindrata sfrecciano. Manifestanti davanti al Municipio vociano. Appoggiate al muro delle case o sedute su panche, diverse persone sorseggiano un tè contenuto in teiere fatte di pelle o altro materiale, dalla forma allungata. Bevono un composto di Erba Mate. Dicono che fa bene per il colesterolo. Quando il gruppo ritorna sull’autobus, questo ci scarrozza per un incontro con un insediamento di indios della etnia Maka che vivono alla periferia della città. Ci accoglie il capo tribù, dalla lunga chioma bianca e dall’aspetto imponente. Nel villaggio c’è un edificio principale, o “casa delle accoglienze”, composto da
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due grandi stanze dove gli indios vendono il Ars Canendi” si esibisce in un grazioso miloro artigianato. nuetto che ci riporta al Veneto, per la delizia Tutt’intorno un brulicare di bimbi minuti co- di tutti. me elfi. Mamme sedute davanti a minusco- L’ultimo concerto eseguito nella Cattedrale le casupole di 20 mq. Le piccole abitazioni Metropolitana di Asuncion, la capitale del Paospitano tre famiglie, ognuna con dieci-do- raguay, è dedicato ai bambini “invisibili”, queldici figli, come ci spiega il capo tribù. li che non esistono, quelli non dichiarati, che All’esterno dell’edificio principale l’occhio dalla nascita alla morte non sono mai esistiti. cala su una disteLa cattedrale è gresa di immondizie e mita. Centinaia di disordine. Gli inbambini venuti da dios sembrano tutto il paese occuPrima del rientro, un ultimo passivi, rassegnapano i banchi, ti, forse la malnuognuno con il suo sguardo sulla città, che è fatta di trizione li rende strumento. Eseguocontraddizioni: belle case apatici. no dei brani guidaA nostro beneficio ti dal Maestro Szadall’architettura elegante dietro gli indios si esibiran. Con i derivati tremolanti paraventi di foglie e scono in uno spetdei suoi concerti il tacolo di danze riMaestro crea dei appena girato l’angolo miseri tuali. Sono in magcentri dove i bamtuguri appoggiati uno sull’altro. gioranza persone bini, che sono molanziane, o addiritto dotati per la mutura vecchie. I volsica, possano prenti dipinti e copricadere lezioni. po tradizionale di piume, molti a piedi nudi Prima del rientro, un ultimo sguardo sulla cite alcuni con scarpe da ginnastica. Arranca- tà, che è fatta di contraddizioni: belle case no in girotondo, sudando e faticando, men- dall’architettura elegante dietro tremolanti patre giovani indios seduti stanno a guardare. raventi di foglie e appena girato l’angolo miPer me era penoso, sentivo vergogna. Que- seri tuguri appoggiati uno sull’altro. ste persone dalle gambe storte che ballano Bambini che spuntano come funghi, come con pesantezza battendo i piedi su un tavo- portati dal vento, tanti bambini. Sono tutt’ora lato e sollevando un nuvolo di polvere, ur- nella mia mente, visini attoniti dai grandi oclando e con il fiatone, si debbano esibire per chi sgranati, gambette gracili con pantalonciil turista, per una mancia. Buttare la loro di- ni sbrindellati, e sopra un cielo immenso e ingnità ai nostri piedi. differente, troppo in alto per guardare alle miPer addolcire l’atmosfera il coro “Accademia serie della terra.
Wally Gigante Waddell »È nata a Ronchis (Ud), ma ha vissuto in Francia, Inghilterra e Canada. Ha preso il diploma di infermiera a Londra specializzandosi poi in psichiatria e pediatria. Ha studiato amministrazione ospedaliera, corso di laurea breve alla London University nell’Ontario (Canada). Ora vive a Lignano Sabbiadoro (Ud). Al “Concorso 50&Più” del 2005 è stata premiata con la Menzione speciale della Giuria per la Prosa, nel 2007 ha vinto la Farfalla d’oro per la Poesia e nel 2008 la Libellula d’argento.
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La casa delle farfalle
A mio padre
Ombreggiava di viola il fiore del cardo nell’ora calda odorosa di menta.
Padre, bevevo dalle tue mani l’acqua più pura del mondo quando correvo nei giardini incantati dell’infanzia e affidavo all’acqua leggere barchette di carta.
Ubriachi di sole e senza fiato andavamo sul tacito sentiero che conduceva a balconate antiche dove, tra i gelsi abbandonati al vento, scavava la pietra un vecchio casolare. Rideva il melograno aperto di ferite sospeso e incolto tra guizzi di ginepro. Cercavamo segreti appesi al muschio infinite leggende di vissuti amori a ritroso nel tempo perduto dell’attesa aggrappati all’oro della sera come l’eco di un canto tra le siepi. Radeva l’aria stupefatta armonia di voli gialli balenio improvviso di pollini e farfalle. Volava a pioggia d’asfodeli il soffio piumato d’opaline brezze sparse sopra i passi randagi della ghiaia, avevamo speranze d’ingenua giovinezza tra le pieghe scolorite delle vesti. Forse, al rintocco di vespere campane ci demmo il primo bacio tra le crete persi in un volo cieco senza approdo. Intagliava il cielo filigrana di luna.
Luciana Cerne »È nata a Pontedera (Pi) dove vive. Scrive da molto tempo, ha vinto premi importanti e collabora a riviste culturali. Ha pubblicato tre volumi di poesie e ha fatto teatro amatoriale. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta.
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Ora mi perdo nei labirinti della vita non ritrovo più quella bimba già spaurita e sola. Padre, vorrei bere ancora quell’acqua così bella così pura dalle tue grandi mani unite a coppa. Ma tu non ci sei più e io sto invecchiando.
Anna Maria Mangano »Insegnante in pensione. Vive a Palermo. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta.
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Il mio amico down
Tramonto
Incontro mancato
Ti osservo potare le rose con grazia e maestria, sei down, ma fai le cose quasi con magia.
Era colore d’indaco e violetto il vento che sfiorava quella sera le tegole ricurve del mio tetto nel bel tramonto di quasi primavera. Tenere le gemme di betulla si beavano di quella carezza che le ninnava come in una culla con l’alito gentile della brezza. Era tornato al nido ogni uccellino e ad uno ad uno tacevano i richiami; sotto l’ali piegavano il capino nelle casette loro in mezzo ai rami. Avrei voluto anch’io essere alata per godere così di quella pace, nell’atmosfera tenera e fatata dove ogni affanno alfin si tace.
Eravamo impietriti dopo la funzione, sul sagrato nessuno parlava. Tra gli occhi arrossati e le mani tremanti ti ho cercato.
Consentimi d’aiutarti nel tuo quotidiano, non mi basta pensarti senza darti una mano. Sei forte, allegro e fiero, giochi con farfalle e cani, sei un ragazzo vero. Dai amore a piene mani. Ti guardo ed imparo a vivere, sei sempre sorridente. Sei tu che mi fai crescere, tu che sembri avere niente.
Panzone Natale »Ha Leda pubblicato libri di poesia e narrativa. Ne Il mio corriere per bambini ha dipinto dei quadri e per ognuno ha scritto la relativa poesia o racconto. È presente in riviste e antologie e fa parte di diverse associazioni culturali. Scrive e pubblica in francese, ha tradotto molte opere in inglese e ha ottenuto vari riconoscimenti. Vive a Pescara.
Maria Antonietta Rotter »È nata a Bologna e risiede da molti anni a Povo (Tn). Insegnante di lingua tedesca nelle scuole medie, ora è in pensione. Amante della poesia e della letteratura da sempre. Sue poesie si trovano in svariate antologie e ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali. Partecipa al “Concorso 50&Più” per l’ottava volta vincendo tre Menzioni speciali della giuria per la Prosa e nel 2010 per la Poesia. Nel 2005, 2008 e 2010 il Premio Buonconsiglio.
Ti ho cercato tra le bocche socchiuse e sui volti angosciati, ma la mia poca fede non è bastata; così del dramma ho confuso l’autore, la trama e i personaggi. Non è vero quel che si dice. So piangere anch’io.
Luciano Zoni »È nato a Varese dove vive. Amante della natura e dell’arte scrive poesie dall’età dell’adolescenza. Nel 2000 ha stampato una raccolta di poesie dal titolo Attimi. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la seconda volta.
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XXIX CONCORSO 50&PIÙ PITTURA
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Ortensie Marilena Barone »È nata e vive a Ghisarlengo (Vi). Dipinge da autodidatta e partecipa al “Concorso 50&Più” per la sesta volta.
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Visione Monferrina Luciano Berruti »È nato a Asti dove vive. Commerciante,
Si fa sera... Lanteri »NatoMario a Riva Ligure, vive a Voghera (Pv). Aquila d’oro del Commercio,
fin dall’età scolastica ha coltivato la passione per la pittura ed ha effettuato due mostre una ad Asti e l’altra a Torino. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la quarta volta.
partecipa da diversi anni al “Concorso 50&Più” sempre con grande slancio e passione. Nel 2006 e nel 2007, ha ottenuto la Menzione speciale della Giuria per la Pittura.
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Ambra Martini »Ha Franca frequentato l’Istituto d’Arte di Siena e poi l’Accademia di Firenze. Ha partecipato a mostre in Piemonte e in provincia di Siena. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta.
Les tôits de Montmartre Raffaella Sartori »Ex traduttrice di lingue francese e tedesco, vice presidente dell’Associazione Culturale Italo-Francese. Inizia nell’anno 2009 a cimentarsi nella pittura, frequentando dei corsi presso l’Associazione del Segno del prof. C. Vignato nel comune di Thiene. Da neofita predilige dipingere opere a olio, tratte da proprie fotografie. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta.
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XXIX CONCORSO 50&PIÙ FOTOGRAFIA
FOTOGRAFIA
Donna di Tallin Capucci »Da Paolo sempre appassionato di fotografia, partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta. Vive a Rieti.
Luci e ombre Anna Consani »Appassionata da anni di fotografia, è iscritta con il marito al “Gruppo Fotografi Versiliese”. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta. Vive a Camaiore (Lu).
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Ci hanno appena fotografato Emilio Grato Grivon »Pensionato, grande invalido Inail, volontario laico in Tanzania. Partecipa al “Concorso 50&Più” per la prima volta. Vive a Chambave (Ao).
La venditrice di cetrioli Alina Gobbi Frattini »È nata e vive a Belforte Gazzuolo, in provincia di Mantova. Insegnante di educazione fisica presso una scuola media. Da autodidatta si cimenta nella fotografia, la poesia e la decorazione di oggetti vari. Partecipa per la nona volta al “Concorso 50&Più” e nel 2007 ha ricevuto la Menzione speciale della Giuria per la Poesia.
Bimbe palestinesi: quale futuro? Olga Turchetto »È nata nel bellunese ma risiede a Treviso. Ex insegnante di educazione tecnica, appassionata di viaggi, di fotografia ed è attiva nei gruppi di mutuo aiuto.
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XXIX CONCORSO 50&PIÙ
PROSA
POESIA
FOTOGRAFIA
PITTURA
SCHEDA DI VOTAZIONE PER IL CONCORSO PROSA, POESIA, PITTURA, FOTOGRAFIA È questo il momento più atteso dai finalisti: superare la selezione. I cinque candidati al premio finale per le sezioni Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia, attendono ora il giudizio inappellabile dei lettori. Come ogni anno, con la scheda
di votazione qui proposta, sarà scelto il vincitore per ogni disciplina. Dunque, votate secondo le vostre preferenze: quella crocetta che traccerete sul quadratino posto a lato di ogni nome, sarà decisiva.
✂ Da ritagliare e inviare a 50&Più - Via del Melangolo 26 - 00186 Roma entro il 28/2/2012. Cognome
Nome
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Editoriale Cinquanta&Più assicura che i dati personali verranno trattati con la riservatezza prevista dal D. Leg.vo 196/2003 e saranno utilizzati solo per i propri fini commerciali. Tali dati su richiesta saranno cancellati o rettificati.
PROSA c «Franziscu, bandidore e beccamortos» Pasqualino Fadda c «Il vestito della Liberazione» Maria Iattoni c «La coscia di pollo» Mirella Morelli c «Intermezzo» Michele Nicotera c «Ricordo di una gita in barca un po’ diversa» Wally Gigante Waddell
POESIA
PITTURA
FOTOGRAFIA
c «La casa delle farfalle» Luciana Cerne
c «Ortensie» Marilena Barone
c «Donna di Tallin» Paolo Capucci
c «A mio padre» Anna Maria Mangano
c «Visione Monferrina» Luciano Berruti
c «Luci e ombre» Anna Consani
c «Si fa sera...» Mario Lanteri
c «La venditrice di cetrioli» Alina Gobbi Frattini
c «Ambra» Franca Martini
c «Ci hanno appena fotografato» Emilio Grato Grivon
c «Les tôits de Montmartre» Raffaella Sartori
c «Bimbe palestinesi: quale futuro?» Olga Turchetto
c «Il mio amico down» Leda Panzone Natale c «Tramonto» Maria Antonietta Rotter c «Incontro mancato» Luciano Zoni
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MENZIONI SPECIALI Prosa: Wilma AMBROSIO, Simonetta BERTOCCI, Ilvano BETTI, Marcello BOVO, Maria Grazia CARDELLI LENZI, Nazzareno CARIDEO, Cinzia ESPOSITO, Anna Maria GIUNTI, Concetta GUERCIONI, Francesca MAGALDI, Gabriella MAGANZA, Evelina MAIER, Francesco MAURICI, Silvana PASINETTI, Enrica PESOLE, Marcello PIERUCCI, Odino RAFFAELLI, Remilia ROCCHI, Anna SANI, Ave VASI. Poesia: Antonia BIANCO, Isabella CONTENTI, Rosa COSTANTINO, Maria Antonietta DI MARIA BONALDI, Antonio EUGENELO, Silvana FERRARI, Michela FONTANA, Lidia GALEAZZI, Giorgio GIANONCELLI, Giorgio GUARNAC-
CIA, Vittorio GUERRIERO, Rita IMPERATORI, Danilo NAGLIA, Maila NOSIGLIA, Jolanda OLLARI, Anna Maria RAGNI, Anna RE, Bianca Maria RORATO, Rosanna Luisa ROSSI, Elena SORECA, Flora TONNI BIRTOLO, Antonietta VOLONTÈ, Antonia ZAZZERONI. Pittura: Giancarlo BARENGO, Ivana BELLUCCI, Bertilla DIQUIGIOVANNI, Violetta MAROVELLI, Ena PACIARONI, Rossana PIANIGIANI, Cristina POFFERI, Mila SARTORI, Romeo SPINATO. Fotografia: Loris CAMPAGNOLO, Armando FESTINI, Luigi Pierino GRIVON, Enzo RUBIN, Lidia SEGANFREDDO, Maria Erminia TINELLI, Ermanno TREZZI.
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[ TENERSI IN FORMA DI SADÌA MACCARI ]
BENESSERE
DALLA CURA DELLA PELLE ALLA PALESTRA: QUATTRO MOSSE PER RIPARTIRE «Settembre, si ricomincia. L’estate passa ma i segni di un’eccessiva esposizione al sole restano. Qualche soluzione? Basta seguire un programma in quattro tappe: si comincia dalla pelle, si passa alla dieta e, dopo aver curato i capelli, si approda in una palestra adatta alle nostre esigenze. Il resto è solo impegno e costanza»
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on l’estate agli sgoccioli e l’autunno alle porte, non perdiamoci d’animo. È tempo di progetti e buone intenzioni. Se tra questi ci mettiamo fisico e salute, non facciamo un soldo di danno. A settembre, infatti, i propositi buttati là sotto l’ombrellone possono trasformarsi in realtà. Avete presente quando, complice la canicola, tutto fa fatica? Quando a giugno la prova costume ci fa cadere le braccia e, dopo mesi d’esposizione al sole, la nostra pelle grida pietà? Ecco, è in quel momento che rispolveriamo il prontuario del “chi ben comincia è a metà dell’opera”, ripromettendoci di iniziare settembre mangiando meglio, iscrivendoci in palestra, frequentando corsi/toccasana per mente e corpo. Insomma, vagheggiando l’idea di dedicare più attenzioni a noi stessi. Quel tempo è arrivato. Proviamo a non sciuparlo.
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Partiamo dalla pelle
Cominciamo dalle cosiddette misure “tampone”: quelle, per intenderci, volte a recuperare là dove sia-
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Usciti dal nostro hammam (bamo stati carenti. gno turco) casalingo, scatta la Partiamo dalla pelle. Se non fase massaggio. Preferibili olii abbiamo seguito con zelo le di diverso genere: mandorle regole della corretta abbrondolci, jojoba, germe di grano, zatura, possiamo approfittare due o tre volte la settimana. di qualche utile stratagemma. Restituiranno alla pelle morbiEvitiamo, naturalmente, di rindezza e luce. correre la tintarella a tutti i costi, diffidiamo di proposte di Cambiamo bagni solari in centri estetici o alimentazione prodotti che contrastano lo Ovvio che l’alimensbiancamento: la bella stagiotazione può essere d’aiuto: line sta per finire, il pallore non quidi, frutta e verdura sono alè ancora in agguato, pensiamo leati indispensabili. Ecco perpiuttosto a idratare l’epidermiché segnaliamo l’efficacia di de e a ristorarla dall’impegno una giornata deestivo. Innanzipurativa - che tutto, per eliminon deve supenare quel che «Dopo tanti rare le strette 24 resta della pelle propositi ore - per poi cotta dal sole, sotto passare a una usiamo degli l’ombrellone, vera dieta. Dieesfolianti natuè il momento ta, non tortura. rali. Lo chiamadi agire» Con l’estate che no “scrub”: in se ne va, ci manuna terrina verca solo di rattrisate sale fino e starsi con regimi alimentari ferpoco olio. Mescolate e passarei e deprimenti. te strofinando tutto sulla pelRicapitolando: partiamo da una le: porterà via l’epidermide giornata depurativa a base di morta e lascerà dietro di sé un frutta, verdura e tanta acqua. effetto seta. Se proprio volete Se siete “idrorepellenti” e non viziarvi, aggiungete degli olii vi sognate di buttar giù tre liessenziali e il trattamento avrà tri d’acqua (1 litro, 1 litro e ½ tutt’altro profumo. Una volta è la giusta quantità giornaliefinito, una doccia tiepida vi rira), optate per centrifughe, sucmetterà al mondo.
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chi di frutta e latte. La fame calmatela sempre con la frutta, tanto da domani si torna a mangiare. Poco, per carità, ma il giusto necessario. Al bando sale, alcolici e fritti. Via libera a pesce, carne e verdure: purché cotte a vapore o alla piastra. La pasta non neghiamocela, ma occhio alle quantità. Due settimane con questo ritmo, sostituendo frutta a ogni spuntino e, oltre a rimetterci in forma, saremo anche pronti alla fase due: l’iscrizione in palestra. Prima però, non dimentichiamo un punto forte della bellezza. I capelli.
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Curiamo i capelli
Proviamo a ridargli tono dopo i bagni e l’estenuante azione degli ultravioletti. Come la pelle, anche i capelli subiscono l’aggressività di sole e salsedine: per questo, diversi prodotti erboristici, di profumeria o da acquistare in farmacia, sono adatti alla cute e al cuoio capelluto. Come per l’epidermide, possiamo sperimentare dei rimedi della nonna, di sicuro efficaci. Impacchi all’olio di mandorla con tuorlo d’uovo, un cucchiaino di miele e due di aceto di
Pesi e macchine
24 ore
1 litro e mezzo
vanno bene, ma senza esagerare: quello che cerchiamo di fare è “risvegliare” il fisico.
è la durata massima di una “giornata depurativa”, prima di iniziare un’attenta e bilanciata dieta.
è la giusta quantità di acqua che si deve assumere quotidianamente per rimanere idratati.
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CENTRI BENESSERE E TERME, SEMPRE PIÙ RICHIESTI
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Scegliamo bene la palestra
Ed ora siamo all’ultima fase. La palestra, questa sconosciuta, è lì ad attenderci. In base a cosa scegliere? Alla vicinanza a casa, al fatto che la frequenta un amico, ai corsi che si possono seguire o alla locandina promozionale che già occhieggia sul cruscotto anteriore della nostra auto, incastrata sotto il tergicristalli? Eh sì, i proprietari dei fitness center sanno che a settembre partiamo armati di belle speranze, e allora cavalcano l’onda. Quindi, prima che sia la palestra a scegliere voi, forse è il caso che scegliate voi la palestra. Per provare ad arrivare almeno alle Feste, optiamo per una da raggiungere facilmente, che si frequenti in compagnia e che proponga attività che, oltre a tenere in forma, divertano. Dallo Yoga al Tai Chi,
«Lo Yoga può essere una valida alternativa a sport più “estremi”. Oltre ad avere effetti positivi sulla psiche, mantiene in forma l’apparato muscolo-scheletrico con le cosiddette “asana” (posizioni). Chi lo pratica, sente migliorare la qualità della vita» dai balli di gruppo ai sudamericani. I pesi e le macchine lasciamoli ai patiti. Ma la mente sana in corpo sano non significa solo sport e palestra: lunghe e tranquille passeggiate possono fare al caso nostro, unite al fatto di lasciare l’auto non appena possibile. Allora, forti delle energie recuperate con le vacanze estive, diamoci da fare: con semplici accorgimenti e piccoli sacrifici, il nostro corpo sarà pronto ad affrontare un nuovo anno.
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mele. Può avere un odore non proprio gradevole, ma assicura il riequilibrio del ph naturale del capello. Se poi, una volta fatto, volete passare un prodotto profumato, consigliamo uno shampoo non schiumoso, preferibilmente oleoso e neutro. Per il resto, se possibile, evitate per il momento permanenti o colpi di sole: si dimostrano troppo aggressivi su capigliature già provate dal sole.
Varcata la soglia dei 50, con meno impegni familiari, una posizione lavorativa solida e più tempo a disposizione, si pensa al “benessere” in modo diverso. L’aumento, nel nostro Paese, della domanda di servizi legati al benessere psico-fisico si lega principalmente ad una nuova visione della salute non più unicamente intesa come prevenzione o cura, ma come raggiungimento e mantenimento di uno stato di benessere. In questo senso, la richiesta di termalismo e beauty-farm - anche abbinati insieme - ha subìto una vera e propria impennata, toccando percentuali che superano il 30% tra uomini e donne con un’età compresa tra i 45 ai 64 anni.
CURE ESTETICHE: SÌ, MA SENZA ESAGERARE Sempre meno bisturi e botulino, e sempre più trattamenti mininvasivi come il filler, il foto ringiovanimento, i peeling chimici o l’asportazione dei capillari: sono queste alcune delle prestazioni di medicina estetica più richieste dalla popolazione, uomini e donne, tra i 50 e i 65 anni. Gli “over” si scoprono un po’ narcisi, ma a ragione: la qualità della vita migliora progressivamente e perché lasciarsi andare? Senza esagerare con “trasformistiche” sedute dal chirurgo.
SPORT PER RESTARE IN FORMA: GLI UOMINI SUPERANO LE DONNE
Una mela al giorno... sulla pelle «Per un’ottima maschera antirughe, frullare la polpa di una mela con 4 cucchiai di panna fresca. Applicare l’impasto sul viso pulito per 20 minuti e, infine, sciacquare».
Secondo il Rapporto Eurispes 2011 (elaborazione dati Istat), per migliorare il proprio corpo gli uomini tra i 45 e i 54 anni che hanno svolto attività fisica si sono attestati intorno al 32,2%, mentre le donne comprese nella stessa fascia d’età sono state il 22,2%. Il dato tende a ridursi dopo i 55 anni, a mano a mano che l’età aumenta, ma senza particolari crolli verticali, semmai in modo graduale. SETTEMBRE 2011
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TURISMO
[ ITINERARI DI FRANCESCO
*
COCCOLE E RELAX
ANDREANI ]
ACQUI TERME... NELL’ACQUA E NELLA STORIA «Arte, cultura, benessere, buona cucina e ottimo vino: una cinquina vincente nell’accogliente provincia alessandrina»
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micant benigne passimque in plurimis terris alibi frigidae, alibi calidae, alibi iunctae (...) erumpentes (...) urbesque condunt, sicut (...) Statiellas». Questo tuffo nella storia ci fa rivivere la meraviglia provata da Plinio il Vecchio quando si trovò a descrivere nella sua Naturalis Historia i benefici che apportavano “le acque che sgorgavano ovunque, sia calde che fredde”, in particolare in prossimità di Statiellae, un agglomerato urbano situato nella Liguria del tempo. E poiché i Romani erano cultori del benessere, non si fecero sfuggire l’occasione di sfruttare “quelle sorgenti curative” e fare di Aquae Statiellae uno dei centri termali più importanti dell‘impero. Il trascorrere dei secoli non ha cancellato né gli effetti benefici di quelle acque né la notorietà di quel centro che, oggi, conosciamo con il nome di Acqui Terme, una città che ha conservato il fascino proprio dei luoghi che hanno attraversato la storia e offerto il loro contributo per realizzarla. E immergersi nella storia è facile per chi visita Acqui. I resti dell’acquedotto romano, sulla destra del fiume Bormida, ti proiettano in epoca imperiale, mentre il sapore della Belle Époque ti assale a Piazza Italia che, con i suoi giardini e le fontane digradanti, ti riceve come
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fosse il salotto buono di una casa accogliente. Il fervore dell’epoca ti avvolge mentre percorri Corso Italia che, con i palazzi signorili e gli eleganti negozi, si insinua morbidamente nel cuore della città e ti conduce al simbolo acquese per eccellenza: la Bollente. Questa antica sorgente, da cui ogni minuto 560 litri d’acqua sgorgano ad una temperatura di circa 73° C, è meta privilegiata degli amanti dello star bene e dei turisti. I più temerari sfidano il ca-
lore bagnandosi le mani, gli altri restano ad ammirare l’edicola marmorea, del 1879, che si staglia nella piazza. Uno spettacolo che, nella notte, le luci rendono ancora più suggestivo. Poco distante il Duomo ti accompagna in un altro angolo di tempo. Consacrato da San Guido nel 1067, del periodo romanico conserva le absidi e la cripta mentre gli intagli barocchi dei confessionali e le sculture a rilievo rinascimentali ti introducono alla preziosità del trit-
«Tra le soste obbligate, l’antica sorgente “La Bollente” (a sinistra), e i resti dell’acquedotto romano»
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tico della Madonna di Montserrat del XV secolo, opera del pittore spagnolo Bermejo. Da non perdere anche il castello dei Paleologi, “voce narrante” delle vicende belliche acquesi, e oggi sede del Museo Civico Archeologico. Le sue sale raccolgono testimonianze provenienti dalla preistoria fino al Medioevo. Utensili, reperti funerari, vetri e ceramiche sono il racconto della vita attiva di una città crocevia di culture dell’epoca. E per gli amanti della buona cucina è, invece, d’obbligo un tour tra i prodotti tipici della zona: funghi porcini, tartufi bianchi e neri, salumi, formaggi ma anche castagne e nocciole fino ad arrivare ai dolci. Il tutto annaffiato da un Dolcetto (d’Acqui o d’Ovada) o un Grignolino proveniente dalle colline del Monferrato. Allora, credete ancora che ad Acqui si vada solo per le Terme?
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[ ITINERARI DI LUISELLA BERTI ]
TURISMO
VACANZE IN SELLA «A dispetto di strutture ancora carenti e a macchia di leopardo, il cicloturismo sta prendendo piede anche in Italia. Ma siamo ancora molto lontani dai Paesi europei del centro-nord. Solo in Germania sono 5 milioni i tedeschi che scelgono la bicicletta per le loro vacanze»
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imenticate traffico e smog cittadino. Itinerari battuti dal turismo di massa, dalla vacanza mordi e fuggi. Immaginate invece un itinerario lento, che si conquista piano piano, in sella a una bici, pedalata dopo pedalata. Senza correre o esagerare. Perché non c’è nessun record da battere, non è una gara, né una sfida con noi stessi. È piuttosto riprendersi il proprio tempo, il giusto rapporto con lo spazio e le distanze; è anche desiderio della scoperta: luoghi, persone, tradizioni, arte e cultura, paesaggi straordinari che solo un ciclo-viaggio può offrire. In Italia, come nel resto d’Eu- » SETTEMBRE 2011
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«Tremila i chilometri totali previsti dalla Ciclopista del Sole. Un percorso ricco di interessi culturali e paesaggistici» ropa, il cicloturismo è in crescita. Questo genere di viaggio, però, ha bisogno di percorsi continui da attraversare in una settimana o dieci giorni in sicurezza. Itinerari ben segnalati, con servizi di assistenza lungo il percorso e strutture ricettive attrezzate anche per le biciclette. Questo è il minimo che si può chiedere ed è anche il minino che si può trovare in Paesi come Germania, Austria e Olanda che sul cicloturismo e sulla mobilità dolce fanno scuola. Anche la Slovenia sta puntando su questo modo alternativo di fare turismo. I cicloturisti sono una platea di viaggiatori di ogni età. Si spostano in gruppo, in coppia, in famiglia con bambini al seguito o in solitaria. A proposito dell’età, stando ai dati dell’Osservatorio Provinciale per il Turismo “Cicloturismo e cicloturisti“ del Trentino, l’età media del cicloturista è di 43 anni. La fascia d’età fra i 36 e i 45 anni rappresenta il 32,4%, quella fra i 46 e 55 anni il 27,7% e quella 56-65 anni il 12,2%. Un
[SOPRA, IL PROGETTO DELLA CICLOPISTA DEL SOLE, CHE ATTRAVERSA L'ITALIA DAL BRENNERO ALLA SICILIA, FINO ALLA SARDEGNA. IL PERCORSO FINORA RICOSTRUITO VA DAL BRENNERO A FIRENZE, PER UN TOTALE DI 670 KM.]
turismo senza dubbio “maturo”, con una prevalenza degli uomini sulle donne. Le province di Trento e Bolzano sono le mete privilegiate sia per i ciclo-viaggiatori italiani che stranieri. «In Italia il cicloturista che vuole trascorrere una vacanza di
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sella rigida sacco a pelo, materassino e tenda borse posteriori
borsa da manubrio
manubrio da turismo borracce faro alogeno freni cantilever borse anteriori
sgancio ruota rapido
cambio
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una settimana e oltre, lungo percorsi belli e continui, protetti e con servizi adeguati, non può che scegliere l’Alto Adige che offre percorsi di 1.000 Km. Una meraviglia», dichiara Claudio Pedroni della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus),
I TOUR OPERATOR DEL SETTORE REGISTRANO AUMENTI ANNUALI A DUE CIFRE, ANCHE SE I CICLOTURISTI ITALIANI CONTINUANO A SCEGLIERE L’ESTERO.
» DOTAZIONE IDEALE DELLA BICICLETTA
La bicicletta
TURISMO
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copertoni medi scolpiti
}
responsabile per le reti ciclabili e rappresentante italiano nel gruppo di lavoro della rete ciclabile europea EuroVelo. «Nel resto della Penisola, invece, tranne qualche eccezione, troviamo percorsi brevi, spezzettati, in certi casi carenti o assenti di segnaletica e senza servizi», precisa. Pedroni si occupa di cicloturismo dagli Anni ‘80. È un chimico ed ha superato i 60 anni. «Sono 30 anni che pedalo e non so quando mi fermerò». Sono passati più di 20 anni da quando con la Fiab ha iniziato a lavorare all’idea di realizzare la Ciclopista del Sole, una rete ciclabile che unisse l’Italia dal Brennero alla Sicilia per proseguire in Sardegna, con l’ultima tappa a Santa Teresa di »
Il cicloturismo è alla portata di tutti. Ma una bicicletta adeguata è d’obbligo. Per un itinerario di più giorni la scelta va su una bicicletta da turismo. Per una bici di qualità la spesa è di circa 600-700 euro. «Fondamentale è che la bicicletta sia affidabile e della propria misura», raccomanda Claudio Pedroni, responsabile per le reti ciclabili della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta Onlus). Sella rigida, manubrio basso, copertoni di sezione media (da 25 a 32 mm), portapacchi anteriore e posteriore, sono solo alcune caratteristiche principali. L’alternativa alle bici da viaggio sono le mountain bike. «Vanno bene per ogni percorso», spiega Pedroni. «Anche se precisa - la ruota più grossa e gli ammortizzatori dissipano l’energia. Deve essere dotata di portapacchi. Da evitare lo zaino sulle spalle». Riguardo ai chilometri da percorrere: «50-60 km al giorno sono alla portata di tutti. Con un po’ più di allenamento si può arrivare a 80-100 km. Senza dimenticare che il cicloturismo non è una corsa, ma è il piacere di assaporare quello che l’itinerario offre». Infine, il casco non è un opzione. I caschi sicuri sono quelli conformi alla norma tecnica europea UNI EN 1078.
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» ITINERARI IN TRENTINO
[SOPRA, UN TRATTO DELLA BELLISSIMA PISTA DELLA VALLE ISARCO, IN TRENTINO ALTO ADIGE (FOTO C. PEDRONI). NELLA PAGINA PRECEDENTE, IL PERCORSO CICLABILE CHE COSTEGGIA LA STRADA PROVINCIALE 158, IN TOSCANA (FOTO R. PUGLISI).]
ESEMPI DI RETI CICLABILI NAZIONALI
Paese
Sup. kmq Abitanti Rete Rete ciclabile % ciclab. / (Ml) stradale km nazion. km strade Austria 84.000 8 110.000 4.000 4% Belgio (Vallonia) 17.000 4 50.000 (Revel) 1.000 2% Danimarca 43.000 6 71.000 4.200 6% Germania 357.000 80 650.000 40.000 6% Inghilterra 244.000 58 350.000 17.000 5% Olanda 34.000 15 115.000 6.000 5% Svizzera 41.000 7 71.000 3.300 5% Italia 324.000 57 310.000 (17.000)* 6% * Proposta BICITALIA FIAB 2010 (Fonti: Atlante De Agostini e archivi EuroVelo)
Nota: In Italia, a fine 2010, sono stimabili circa 3.000 km di ciclabili extraurbane con lunghezze di almeno 10 km.
L’ attrezzatura
» IL KIT PER LE RIPARAZIONI DI EMERGENZA camera d’aria
filo del freno e cavo del cambio
pompa pompa
utensile multiuso toppe, mastice e carta vetrata
leve per copertone straccio
Lungo la Valle dell’Adige Con oltre 400 chilometri di percorsi ciclopedonali (l’obiettivo è arrivare a 550 km) il ciclo-viaggio nella provincia di Trento è servito. La rete si articola in 10 percorsi principali, la maggior parte dei quali sono in sede propria, distinti dalla viabilità ordinaria. Ogni percorso ha una specifica segnaletica, tabelle informative sul luogo, sulla storia, sulla cultura e sull’ambiente. Inoltre, dispongono di “bicigrill”, aree attrezzate per servizi di assistenza e riposo. Grazie al servizio di intermodalità con i mezzi pubblici, autobus e treno, è possibile trasportare la bicicletta per spostarsi da un punto all’altro. Quello che qui vi proponiamo è l’itinerario della Valle dell’Adige che misura 96 km. Attraversa da nord a sud il Trentino per collegare la provincia di Bolzano con quella di Verona. Costituisce, inoltre, un collegamento protetto tra le Alpi e le Dolomiti. L’itinerario si sviluppa quasi interamente lungo il Fiume Adige, utilizzando le strade arginali che attraversano campagne coltivate a vigneto e frutteto, costeggiando i piccoli borghi e i centri principali di Trento e Rovereto. • Caratteristiche del tracciato Lunghezza: 96 km Difficoltà: facile Dislivello in salita: non significativo (100 mt in salita tra Pilcante e S. Lucia, direzione nord) Tipo di fondo: asfalto Da non perdere: il centro storico di Trento e Rovereto. www.provincia.tn.it
» ITINERARI IN PUGLIA Il romanico pugliese Questa regione sta puntando molto sul cicloturismo. Lo scopo è quello di creare una mobilità dolce interregionale e transazionale. Un percorso interregionale è quello che collega Bari e Napoli lungo i 334 km della ciclovia dei Borboni, tra natura e cultura. Per chi, invece, intende dedicarsi solo alla Puglia, i percorsi cicloturistici sono davvero numerosi e il trasporto della bicicletta sui treni regionali è gratis. Si potrebbe iniziare esplorando l’itinerario dedicato al romanico pugliese nella provincia di Bari. Partendo da Bari si raggiungono Bisceglie e Trani, autentici gioielli del litorale barese con numerosi ritrovamenti archeologici e monumenti architettonici. Oltre ai numerosi dolmen del Paleolitico, è possibile visitare le bellissime cattedrali romaniche: quella di San Nicola a Bari, di San Pietro Apostolo a Bisceglie e di San Nicola Pellegrino a Trani. Il percorso è completamente pianeggiante, utilizzando tratti della SS 16, ormai declassata dalla presenza della SS 16Bis, e soprattutto il lungomare di Bari. • Caratteristiche del tracciato Lunghezza: 49,200 km Difficoltà: facile Dislivello in salita: 38 mt Tipo di fondo: asfalto Da non perdere: la visita al centro storico di Bari, Bisceglie e Trani. www.viaggiareinpuglia.it SETTEMBRE 2011
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» ITINERARI IN TOSCANA
TURISMO
Itinerari adatti per famiglie con bambini? Due i percorsi consigliati da Romano Puglisi, 56 anni, autore di diverse guide cicloturistiche dedicate al Lazio, come Passi e Valli in bicicletta. Lazio. Il primo itinerario va da Follonica a Grosseto. «Io e mio figlio Valerio di 8 anni, biciclette al seguito, siamo partiti in treno da Roma per Follonica». In 3 giorni hanno percorso 96 km, con una media di 30 km circa al giorno. «Il tratto più entusiasmante è stato pedalare attraverso il promontorio di Punta Ala: la vista sul mare è spettacolare. Dopo Cala Violina abbiamo proseguito verso Castiglione della Pescaia, fino a Marina di Grosseto. Da Grosseto abbiamo poi ripreso il treno per Roma». Romano Puglisi viaggia con una trekking bike, simile a una city bike, ma più adatta per i viaggi. Valerio, invece, con una bici da 20 pollici con 5 marce. «Viaggia con me sin dall’età di tre anni. Lo portavo con il trailgator», un braccio che collega la bici dell’adulto e del bambino. • Caratteristiche percorso Lunghezza: 96 km Difficoltà: facile Dislivello in salita: 250 mt Tipo di fondo: percorso misto su pista ciclabile, sterrato, asfalto Da non perdere: il panorama del promontorio di Punta Ala e Cala Violina. www.fiabtoscana.it
[IN ALTO, ALCUNI CICLOTURISTI SUL PONTE DELLA GEROLA, IN PROVINCIA
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TURISMO IN SELLA
DI PAVIA (FOTO C. PEDRONI). SOPRA, UNO SCORCIO DEL PAESAGGIO LUNGO LE GOLE DEL FIUME MELFA, NEL LAZIO (FOTO R. PUGLISI).]
Gallura. Un percorso di 3mila km con itinerari di interesse paesaggistico e culturale, lungo strutture già esistenti: ciclabili, strade secondarie o dismesse. Il percorso finora è stato ricostruito dal Brennero fino a Firenze. In tutto 670 km che Pedroni ha percorso, mappato e pubblicato in due volumi (Ciclopista del Sole 1 e 2, Ediciclo Editore). Il prossimo tratto sarà quello da Firenze a Roma. La Ciclopista del Sole rientra in un progetto proposto dalla Fiab: creare la rete ciclabile nazionale Bicitalia per 17mila km. Un’utopia? Eppure tanto è lunga la ciclabile nazionale in Inghilterra; in Germania, invece, siamo a 40mila km. In Italia siamo appena a 3mila km. Nel 2001 una delibera Cipe (Comitato Interministeriale per la
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Programmazione Economica) impegnava il Ministero dei Trasporti e della Navigazione a «sviluppare e a sottoporre a questo Comitato un apposito studio sulla fattibilità di una rete di percorribilità ciclistica nazionale, finalizzata principalmente all’incentivazione di forme di turismo sostenibile». Alla delibera, su richiesta del Ministero dell’Ambiente, è seguito uno stu-
dio di fattibilità a cura dell’Associazione Italiana Città Ciclabile e della Fiab. Ma poi il progetto si è fermato. «Il problema - denuncia Pedroni - è che non esiste una cabina di regia, una commissione nazionale impegnata nella programmazione di una rete nazionale ciclabile. Ci sono regioni e province che stanno lavorando molto bene, penso a Lombardia, Puglia, Tosca-
na. Province molto attente sono Modena, Cremona, Lodi, Parma, Pisa. Ogni realizzazione, però, termina entro confini regionali o provinciali». Eppure i tour operator del cicloturismo registrano aumenti annuali a due cifre. Ma nella maggioranza dei casi i cicloturisti italiani scelgono l’estero. Un vero peccato: basti pensare che soltanto nella provincia di Trento il
10 milioni
71,8 milioni
60 km
70 euro
e oltre, sono gli appassionati di cicloturismo in tutta Europa.
di euro il fatturato della ciclopista del Danubio in Austria nel 2010.
misura la prima biciautostrada in Germania: unirà Dortmund e Duisburg.
è la spesa media giornaliera del cicloturista in Trentino.
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» ITINERARI NEL LAZIO Visto dall’alto, il percorso lungo le gole del fiume Melfa spaventerebbe chiunque. Invece, è l’ideale per il cicloturismo e adatto a tutti, principianti e bambini. La Valle del Melfa, situata tra la Valle del Liri e il Parco Nazionale Lazio e Abruzzo, è un vero spettacolo della natura. La strada, che passa in mezzo alla gola per 14 km, è tortuosissima e scoraggia gli automobilisti. Ma è l’ideale in bicicletta: «Con un percorso così pedalare è ancora più divertente», ammette Romano Puglisi. «La strada è stata costruita nel 1850 circa. L’itinerario completo è di 35 km, considerando anche quelli dalla stazione di Roccasecca fino all’imbocco della Valle. Abbiamo percorso questo tratto praticamente in solitaria: io, mio figlio Valerio e amici con bambini al seguito. In totale sono 310 mt di dislivello, ma con una pendenza solo del 2%. Si può fare tranquillamente in una giornata, senza problemi per i bambini che possono percorrere anche 40-50 km al giorno». • Caratteristiche percorso Lunghezza: 35 km Difficoltà: facile Dislivello in salita: 310 mt Tipo di fondo: asfalto Da non perdere: una visita a Roccasecca, i borghi Castello, Caprile, Irpino, Casalvieri, Santo Padre, e gli itinerari della Valle del Melfa. www.comune.roccasecca.it
COMPRESI CHE - SECONDO ROMANO PUGLISI - SONO IN GRADO DI PERCORRERE FINO A 50 KM AL GIORNO (FOTO R. PUGLISI).]
(sono due milioni stando agli ultimi dati Istat, ma il dato è in crescita), sceglierebbe l’Italia come meta per la loro ciclo-vacanza. Considerando una spesa media di 50 euro al giorno per sette giorni, si creerebbe un indotto di 350 milioni di euro, senza contare i cicloturisti stranieri. C’è un’Italia intera ancora da scoprire. Un’occasione da non perdere per il nostro Paese.
«Un modo alternativo per vivere la vacanza? Il cicloturismo: in solitaria, in gruppo, in coppia, e con bambini al seguito»
www.fiab-onlus.it È la Federazione Italiana Amici della Bicicletta. Offre ampie pagine dedicate al cicloescursionismo.
informazioni utili
turismo in bicicletta crea un indotto all’anno di 85 milioni di euro; nel distretto austriaco del Salisburghese l’indotto è di oltre 40 milioni di euro. Con strutture adeguate, secondo una stima di Roberto Formato, consulente in “Sviluppo turistico”, pubblicata su BC, il magazine della Fiab, almeno la metà degli italiani che usano quotidianamente la bicicletta
[VALLE DEL MELFA, LAZIO. UN PERCORSO ADATTO A TUTTI, BIMBI
www.bicitalia.org È il sito del progetto BicItalia, la Rete Ciclabile Italiana della Fiab. Sono consultabili tutti i percorsi finora mappati da Nord a Sud della Penisola. Per ogni itinerario sono disponibili cartina e dettaglio del percorso, i punti di interesse e le possibilità di alloggio. www.pedalitalia.it È la prima biblioteca digitale che raccoglie le pubblicazioni di percorsi ciclabili presenti in Italia. Da un’idea della regione Toscana, al progetto aderiscono: Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Umbria e Veneto. www.albergabici.it È il servizio Albergabici® della Fiab con 1.900 strutture ricettive (alberghi, agriturismo, bed & breakfast, campeggi, ecc.) che offrono servizi per i ciclisti.
85 milioni
2,5 milioni
1,8 milioni
5 milioni
di euro, l’indotto generato nel 2009 dal cicloturismo in Trentino.
le biciclette prodotte in Italia, leader in Europa, nel solo 2010.
le biciclette vendute in Italia nel 2010, il 10% in meno del 2009.
gli italiani che la usano come trasporto urbano. (Fonte Legambiente e Ipr Marketing)
www.ediciclo.it È la Casa editrice che dal 1987 pubblica ciclocloguide e reportage di viaggio in bicicletta, nazionali e internazionali. www.rivistabc.com È il sito della rivista BC, mensile della Fiab, dedicata alla diffusione della cultura della bicicletta come pratica quotidiana e come elemento di benessere complessivo.
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ANTEPRIMA CROCIERA PASQUA 2012
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disposizione per visite individuali o escursioni facoltative. Pensione completa a bordo. 11 aprile: Bratislava Arrivo a Bratislava e pomeriggio dedicato alla visita della città. Pensione completa a bordo. 12 aprile: Vienna Attracco al porto di Vienna e visita della città. Pomeriggio a disposizione per visite individuali o escursioni facoltative. Pensione completa con Cena di Gala a bordo. 13 aprile: Linz Arrivo a Linz, visita della città e del centro storico in stile barocco. Pensione completa a bordo. 14 aprile: Arrivo a Passau Arrivo a Passau e sbarco alle ore 09,00.
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TURISMO
METRI
«È l’altezza minima da terra per il volo vincolato. Ma c’è anche chi va in luna di miele in mongolfiera o chi decide di sorvolare con essa la propria città. C’è chi la usa per pubblicizzare prodotti e chi vi organizza voli turistici, mentre ogni anno aumentano gli appassionati»
A
[ TEMPO LIBERO DI SILVIA TOSCANO ]
NAVIGARE IN CIELO, A BORDO DI UNA CESTA «La mongolfiera ha permesso all’uomo di volare fino all’invenzione dell’aereo: un dominio dei cieli durato più di un secolo, che oggi vive una nuova, divertente stagione tra turismo, passione e sport»
400.000 SPETTATORI
AL FESTIVAL DI FERRARA
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ceve verso l’alto è pari al peso del pallone stesso, di dimensioni variabili. Una volta in aria, la mongolfiera si muove sospinta dal vento, non è provvista infatti di strumenti direzionali propri, il pilota può solo variare la quota; è meglio quindi effettuare il volo la mattina presto o nel tardo pomeriggio, quando l’aria è più stabile. Questo ben lo sanno le migliaia di appassionati che questa “macchina volante” old fashion richiama sempre più numerosi, per turismo, per mero gusto del volo, come attività sportiva vera e propria. Dal 1988 si svolge anche in Italia il Campionato Italiano di Volo libero in mongolfiera, con la partecipazione dei migliori piloti in attività, ma senza essere dei virtuosi: tutti basta aver compiuto 6 anni possono provare l’ebbrezza, immutata da due secoli, del volo libero in mongolfiera.
ASSAPORANDO L’EBBREZZA DEL VOLO, GLI APPUNTAMENTI IN ITALIA
Il Ferrara Balloons Festival (9-18 settembre 2011) è uno dei più importanti d’Italia. Nel parco dedicato allo scrittore Giorgio Bassani riesce a radunare ogni anno più di 400.000 spettatori. Centinaia le mongolfiere che si alzano in volo all’alba e al tramonto. È possibile effettuare, su prenotazione, voli liberi (4 passeggeri più il pilota) o voli vincolati con mongolfiere che, ancorate a terra in tutta sicurezza
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lzarsi in volo per la sola forza dell’aria, all’aperto, senza costrizioni, senza limitazioni, ma in tutta sicurezza: il primo aeromobile a portare un essere umano in cielo è ancora oggi il modo più naturale per librarsi nell’aria, sentire l’ebbrezza del volo e salire ad altezze più che ragguardevoli per godere dello spettacolo del mondo dall’alto. Stiamo parlando della mongolfiera, il simpatico pallone cui è attaccata una cesta aperta, o gondola, per il trasporto dei passeggeri. Inventata dai fratelli Montgolfier nel lontano 1783, vola sfruttando il semplice principio di Archimede: l’aria contenuta all’interno del pallone è scaldata per mezzo di un bruciatore posto alla sua base e diventa così più leggera dell’aria circostante sollevandosi da terra. La spinta che ri-
con apposite funi, si alzano di circa 30 metri offrendo lo spettacolo del Festival dall’alto. Gli altri appuntamenti previsti: 1-9 ottobre 2011 il 3° Paestum Balloon Festival (Salerno); 29-30 ottobre 2011 il 5° Raduno Aerostatico “Castello di Masino” (Caravino, Torino); 7-15 gennaio 2012 il 10° Dolomiti Baloonfestival (Dobbiaco - Bolzano).
[ TEMPO LIBERO DI
DONATELLA OTTAVI ]
UN PICCOLO EDEN ABBRACCIATO DAL MARE «Sono molti i giardini italiani che offrono al visitatore splendidi scenari di siepi geometriche, piante rare, alberi secolari e non solo... tra questi i “Giardini La Mortella” d’Ischia»
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hiudete gli occhi. Immaginate di passeggiare in un giardino incantevole, tra fontane, corsi d’acqua e piante tropicali ed esotiche: felci arboree, aloe del Sudafrica, agavi del Messico; e poi magnolie, camelie, fiori di loto, bambù, aceri giapponesi, palme, orchidee. Provate a percepirne gli odori, respirando l’aria umida e ombrosa degli ambienti sub-tropicali.
Ora salite verso la collina, nella zona più esposta al sole e, prima di lasciarvi rapire dalla vista sul mare, soffermatevi ad ammirare la cascata, il Ninfeo, il bellissimo Teatro greco... Un sogno che si realizza visitando i “Giardini La Mortella”, sull’isola d’Ischia, luogo che William Walton scelse come dimora sul finire del secondo conflitto mondiale. Importante musicista in-
L’11 settembre, presso l’Orto Botanico di Catania, mostra mercato “Piante succulente”. Info: 095 551120 (Orto Botanico - www.grandigiardini.it / Dario Fusaro)
glese del Novecento, qui trovò un rifugio dove lavorare in serenità, mentre sua moglie Susana trasformava il terreno, inizialmente impervio della proprietà, in un capolavoro unico, piantando instancabilmente e dandogli forma. Aperto al pubblico nel 1991, “La Mortella” offre anche l’opportunità di assistere a concerti di musica da camera, come quelli in calendario per ottobre. Info: “Giardini La Mortella” Via Francesco Calise 39 80075 Forio d’Ischia (Na) Tel. 081 986220 www.lamortella.org
Il 1° ottobre ingresso scontato per i nonni ai Giardini Botanici Hambury (Ventimiglia). Info: 0814 229507 (Villa Hambury - www.grandigiardini.it)
TURISMO
[GIARDINO LA MORTELLA - WWW.GRANDIGIARDINI.IT - FOTO D. TERESCHCHENKO]
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AL PARCO, TRA NATURA E DIVERTIMENTO Non i classici parchi gioco con altalene, scivoli e castelli di legno dagli avventurosi ponti mobili che si attraversano in precario equilibrio... ma giardini veri e propri, curati nei minimi dettagli, ricchi di verde e di storia. “Paesi delle meraviglie” che, in questo mese di settembre, i piccoli saranno felici di visitare anche grazie agli eventi loro dedicati.
PARCO GIARDINO SIGURTÀ VALEGGIO SUL MINCIO (VR) Alle soglie dell’autunno gli alberi cambiano veste e i colori delle foglie assumono le calde tonalità del sole. Un processo naturale che il Parco Sigurtà trasforma in occasione di divertimento per i più piccoli: il 18 settembre, grazie all’iniziativa “Maschere di foglie”, i bambini dai 6 ai 10 anni potranno realizzare maschere in cartoncino rivestite con coloratissime foglie. Info: 045 6371033
VILLA BORROMEO VISCONTI LITTA LAINATE (MI) Per il prossimo 25 settembre Villa Borromeo propone una visita guidata, riservata ai bambini, allo storico Ninfeo e ai giochi d’acqua. A seguire un laboratorio teatrale in cui un’attrice, attraverso giochi e improvvisazioni, aiuterà i piccoli a interpretare trama e personaggi di una fiaba. Info: 02 93598266/267 SETTEMBRE 2011
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La pasta
SAPORI & COLORI
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Zuppa di fave fresche o fatte a purè, ravioli di salsiccia e caciocavallo, pane raffermo condito con pachino, origano e olio. E ancora, acciughe marinate, “esotiche” sarde a beccafico o la pasta alla Norma. La Sicilia è servita.
A CUCINA della
DI M ARINA
CEPEDA FUENTES
SICILIA
Q
uando il 24 gennaio 1835 debuttò al Théâtre Italien di Parigi il melodramma I puritani, l’ultimo composto dal catanese Vincenzo Bellini prima di morire otto mesi più tardi, l’entusiasmo degli italiani in sala, per la maggior parte patrioti esuli nella capitale francese, arrivò al culmine alle parole: «Vittoria, vittoria! Suoni la tromba, e intrepido io pugnerò da forte, bello è affrontar la morte»; il popolo viene, infatti, incitato alle armi per conquistare la libertà. Da quel giorno la musica di Bellini contribuì, con quella di Giuseppe Verdi, al risveglio patriottico di cui furono protagoniste molte e coraggiose donne siciliane. Come Rosa Donato, figlia di un cuciniere, che a Messina nel 1848 fece saltare un’intera batteria e durante la resistenza non lasciò mai il suo cannone. Ma anche Giuseppa Bolognara, detta Peppa ‘a cannunèra, che il 31 maggio 1860, durante l’insurrezione della città, sparava cannonate a Catania dopo lo sbarco dei Mille, infliggendo gra-
PASTA CA’ NORMA
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Ingredienti 500 gr di maccheroni, meglio se piccoli 1 kg di pomodori maturi 4 melanzane lunghe 100 gr di ricotta salata Basilico fresco 1 spicchio d’aglio Olio d’oliva Sale
1 ora circa
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Kcal 540 circa a persona 4 persone
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vissime perdite alle milizie borboniche. Prese poi parte all’espugnazione di Siracusa vestendo abiti maschili e, infine, le venne assegnato il compito di vivandiera della Guardia Nazionale. Fu allora che Peppa mise alla prova il suo ingegno per nutrire i soldati con i mezzi di fortuna, tipici della cucina ai tempi di guerra: piatti umili che, con pochi ingredienti, hanno saziato per secoli i contadini descritti nelle opere di Giovanni Verga, dai Malavoglia a Mastro Don Gesualdo, dalle Novelle rusticane a Vita dei campi. Sono ricette legate alla memoria, alle feste, alle carestie, alle guerre: la ‘Mpanata alla catanese, una sorta di grande raviolo ripieno di salsiccia e caciocavallo; il Pane cunzato, a base di pane raffermo condito con pomodori pachino, origano e olio d’oliva; la Cuccìa, il tipico dolce con grano, ricotta e cannella che si degusta a Siracusa per Santa Lucia. Ma anche i tanti piatti a base di legumi, come la zuppa di fave fresche al profumo di menta che si consuma il 29 giugno, festività di San Paolo; oppure, sempre con le fave, ma secche, il piatto per eccellenza
dei contadini siciliani: il Maccu frittu, una sorta di purè molto denso, fatto rassodare, tagliato a fette e poi fritto in olio d’oliva. E poi le acciughe, marinate nell’aceto, con olio e origano; oppure alla maruzza e cioè fritte e condite con aceto, pepe e uva sultanina. Alici pescate in abbondanza nel mare sici-
«Quelle siciliane sono ricette legate alla memoria, alle feste, alle guerre. Ogni evento ha creato un particolare piatto, povero e semplice, complesso e raffinato che sia» liano, e che venivano anche conservate sotto sale. Una cucina molto diversa da quella borbonico-palermitana dei lussuosi banchetti descritti da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo, e che trova le sue radici nella Sicilia greca di cui gli antichi geografi dicevano: «E oltre l’Italia c’è la
Sicilia, la terra più fiorente e bella che si conosca». Ma anche in quella splendida Sicilia islamica, dominata dagli arabi a partire dallo sbarco a Mazara del Vallo nell’827 e fino alla caduta di Noto nel 1091, e dove a Palermo - la città delle cento moschee - la tavola aveva profumi di spezie sconosciute e sapori agrodolci, tuttora presenti in molti piatti come le Sarde a beccafico, la Pasta con le sarde e altri ancora, fino ai Cannoli di ricotta. Ma tornando alla cucina contadina, uno dei piatti più celebri della Sicilia è la Pasta ca’ Norma: i maccheroni, preparati a Catania con melanzane fritte, pomodoro e ricotta grattugiata. Ad attribuire il nome “Norma” alla ricetta fu il commediografo catanese Nino Martoglio il quale, davanti a questo piatto, per indicarne la suprema bontà esclamò: «È una Norma!», paragonandola all’opera di Vincenzo Bellini. Ecco la ricetta originale in onore del compositore patriota che morì nel 1835, a soli trentaquattro anni mentre si trovava in Francia, e che dal 1897 riposa nel Duomo della sua splendida città ai piedi dell’Etna.
? PER INFORMAZIONI E CURIOSITÀ SCRIVI A: redazione@50epiu.it
2 3 Preparazione
Affettare le melanzane nel senso della lunghezza e immergerle per un’ora in acqua salata. Asciugarle, tagliarle a dadini, friggerle in olio ben caldo e scolarle su carta assorbente. Pelare i pomodori, tagliarli a pezzettini e soffriggerli con l’olio d’oliva e lo spicchio d’aglio (o una cipolla affettata); lasciar cuocere finché la salsa diventa abbastanza densa. Nel frattempo, lessare la pasta al dente, scolare, condire con il sughetto, le melanzane fritte e la ricotta grattugiata al momento. Ornare con basilico.
Consigli
Per evitare che le melanzane si affloscino, friggerle all’ultimo e non mescolarle con la pasta fino a quando si dovrà consumare. Metterne un po’ nel piatto e aggiungere alcuni cubetti di melanzane; poi un altro po’ di pasta e sopra altre melanzane, terminando con la ricotta grattugiata. In questo modo le melanzane rimangono croccanti e la ricotta fresca.
Vino Ottimo un vino locale, come l’Etna rosso doc. SETTEMBRE 2011
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SPAZIO
INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • CULTURA Per saperne di Più: 038228411
GOLF & MUSICA
IN GARA
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PAVIA
È
il primo trofeo di golf riservato agli over 50, quello organizzato dalla 50&Più di Pavia. Un’opportunità per i tanti appassionati di questo sport che ogni anno registra sempre più consensi tra gli ultracinquantenni. I dati della Federazione Italiana Golf dicono che a praticarlo sono oltre 100mila sportivi e un golfista su due ha superato i 50 anni. Il primo Trofeo Golf 50&Più in ...campo si svolgerà lunedì 26 settembre presso il Golf Club “Santa Martretta” di Vigevano (Pv). Ma non finisce qui. C’è un altro appuntamento da non perdere per chi si diletta nel canto: è il Concorso Canoro 50&Più in ...canto. La gara, riservata agli iscritti 50&Più, cantanti non professionisti, si terrà domenica 2 ottobre alle ore 15.00 al Teatro Odeon (via Mons. Berruti 2) di Vigevano. «Si tratta di due eventi che abbiamo organizzato in occasione della settimana dedicata agli anziani e ai nonni ideata dal comune di Vigevano, che si tiene dal 26 settembre al 2 ottobre», spiega Romano Cantella, presidente della 50&Più di Pavia e vice presidente nazionale. «A queste giornate partecipano diverse associazioni del territorio e anche noi abbiamo voluto dare il nostro contributo intercettando le passioni dei nostri associati», precisa. Infatti, sono tanti i soci della 50&Più che praticano il golf e amano esibirsi nel canto. Le due manifestazioni andranno ad arricchire una settimana fitta di appuntamenti, dove, oltre allo sport e al divertimento, si potrà usufruire di tanti servizi e visite mediche gratuite. «Con i nostri due eventi - spiega Cantella - abbiamo anche un doppio onore: a dare il via a tutti gli appuntamenti della settimana sarà il Trofeo Golf 50&Più in ...campo, mentre il Concorso Canoro 50&Più in ...canto chiuderà l’intera manifestazione, proprio il 2 ottobre, giornata dedicata alla Festa dei Nonni».
TROFEO GOLF 50&PIÙ IN ...CAMPO Regolamento » Il Trofeo - gara 18 buche formula stableford, inizio ore 11.00 - è aperto a tutti gli ultracinquantenni golfisti qualificati. » La partecipazione è gratuita per i soci 50&Più. L’iscrizione va effettuata presso la segreteria dell’associazione provinciale (corso Cavour 30 Pavia - Tel. 038228411). » Gli sportivi non soci possono rivolgersi alla segreteria del Golf Club “Santa Martretta” (via Chitola 49 - Vigevano - Tel. 0381346628), con una quota per l’iscrizione di 15 euro per i soci del Club e di 25 euro per i non soci. » Per tutti i partecipanti il termine ultimo per l’iscrizione è il 20 settembre. » I primi tre classificati della 1° categoria (hcp 0/18) e della 2° (hcp 19/36) riceveranno una ciotola in argento. Il primo dei soci 50&Più non classificato riceverà una targa come premio speciale. Promozione iscrizione 50&Più Pavia » Il giocatore che desideri associarsi a 50&Più, sarà iscritto per 12 mesi con una quota di 10 euro (anziché 36 euro) e potrà usufruire di tutti i servizi e le agevolazioni previsti per gli associati (rivista mensile inclusa). CONCORSO CANORO 50&PIÙ IN ...CANTO Regolamento » L’iscrizione al Concorso è riservata agli iscritti 50&Più, cantanti non professionisti, ed è gratuita. Le iscrizioni devono pervenire alla segreteria provinciale entro l’8 settembre 2011 con l’indicazione di due titoli di canzoni di musica leggera - italiana o lombarda - con le relative partiture scelte per l’esibizione. » Le selezioni per accedere alla finale avverranno a Pavia dalle ore 10 alle ore 17 di lunedì 19 settembre 2011. » Verrà dichiarato “vincitore unico” il concorrente che otterrà il maggior numero di consensi dalla giuria artistica. » Il primo classificato riceverà una targa ricordo e avrà diritto a un soggiorno gratuito a Napoli in occasione del XIII Concorso Nazionale di “Italia in... canto 2012”.
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INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • CULTURA • INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • C NAPOLI
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Per saperne di Più: 0815518187
» Maestri del Commercio. A Settembre si ricomincia con manifestazioni e premi. Ma, soprattutto, per diventare “Maestri” bisogna muoversi in tempo. Entro il 30 settembre, tutti i soci 50&Più con alle spalle almeno 25 anni di attività possono richiedere di partecipare ai Maestri del Commercio e ambire all’Aquila d’Argento, d’Oro o di Diamante; basta inviare la candidatura alla Segreteria 50&Più di Napoli in Via Toledo 156. Per il resto, ciò che conta è la passione per il proprio lavoro.
» Torna il teatro. Anche quest’anno la 50&Più di Napoli non perde il suo appuntamento con l’Officina Teatro Napoletano che il 9 giugno ha tenuto lo spettacolo di cabaret È di scena Gigino - in un profluvio di prosa, poesia, canzoni e sketch, che ha avuto come protagonisti gli attori Michela Cangiano, Maria Barca, Susy De Gennaro, Domenico Del Gaudio, Giovanna Di Dato, Angela Falco, Cira Fedele, Antonio Imparato, Maria Pizza, Anna Raggi, Alba Rea, Salvatore Sacco, Cherubina Santoro, Rosa Sarti, Michele Silletti, Lucia Sollazzino, e la gattina Lulù, Alessandra Cecere, tutti sotto la regia di Rosaria Mennillo. Il prossimo appuntamento sarà per il 27 settembre. Entro questa data tutti coloro che vogliono far parte del gruppo teatrale possono dare la loro adesione. La segreteria dell’Associazione è disponibile per ogni informazione.
» Visita all’Oasi di Ninfa e a San Lorenzo Maggiore. È un vero e proprio “monumento naturale” l’Oasi di Ninfa, nel territorio di Cisterna di Latina. Un gruppo di soci con la vicepresidente Cristina Galiano hanno visitato questa “Pompei del Medioevo”. I giardini che la circondano sono la scenografia di un borgo fantasma, incastonato in un parco rigoglioso di piante esotiche e giochi d’acqua. Dopo il verde di Ninfa, i soci si sono ritrovati per scoprire uno dei capolavori di Napoli: il complesso archeologico di San Lorenzo Maggiore, a pochi passi da San Gregorio Armeno. Un’occasione per vedere come l’area fosse il centro del commercio dell’antica Neapolis.
» Italia: quale futuro energetico? «Un appuntamento che si ripete con il dottor Fausto Gonnella per trattare temi scientifici attuali, permettendo un dialogo aperto su argomenti delicati». Così il presidente Cozzolino ha aperto la conferenza-dibattito dedicata a un argomento davvero attuale: il fabbisogno energetico in Italia. Ne è nata un’attenta discussione sulle energie fossili, i costi per costruire centrali nucleari e smaltirne le scorie, i tempi di attuazione e l’impatto ambientale in caso di calamità o errori umani, mentre le immagini di Hiroshima, Nagasaki, Fukushima, Bophal e Vajont hanno suscitato commozione. La conferenza ha anche affrontato il “Piano Rubbia”, un nucleare “pulito” a fusione definibile non prima del 2050. Particolare l’attenzione dedicata al tema dell’impiego, in Italia, dell’energia eolica, geotermica e fotovoltaica.
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Per saperne di Più: 0332342280
» Gemellaggio Un’unione simbolica che rafforza lo spirito associativo, un occasione per condividere esperienze e promuovere attività fra 50&Più di Varese e 50&Più Imperia. La delegazione di Imperia, guidata da Germano Cervini, è stata accolta dal presidente Giorgio Mauri. Effettuato lo scambio di targhe, il presidente Cervini ha donato alla 50&Più di Varese una scultura in legno, opera di Francesco Loraschi. Dopo la cerimonia sono seguiti due giorni di tour tra le bellezze della provincia: dal Sacro Monte ai laghi, dalla visita a Santa Caterina del Sasso all’escursione alle Isole Borromee. » Prevenire è salute La prevenzione... per vivere bene, questo il titolo del convegno con cui 50&Più ha affrontato la prevenzione di due tumori diffusi. Sul tumore alla prostata è intervenuto Alberto Roggia, direttore dell’Unità di Urologia e del Centro per la Chirurgia della prostata all’Ospedale Sant’Antonio Abate di Gallarate; mentre, per il tumore alla mammella, l’intervento è stato di Francesca Angela Rovera, direttore del Centro Ricerche Senologia dell’Università dell’Insubria, Ospedale di Circolo. I due specialisti hanno sottolineato che una diagnosi precoce permette di affrontare la malattia con maggiori possibilità di guarigione. Per l’Asl di Varese è intervenuto Vincenzo Renna, responsabile del Dipartimento di Prevenzione medica. Giordano Ferrarese, presidente Associazione Ristoratori Confcommercio Varese, ha dato poi consigli per mangiare sano. Tutto si è concluso con un buffet di prodotti della Terra Varesina, in collaborazione con il Consorzio “Varese da Gustare”, a cura delle Lady Chef della Federazione Italiana Cuochi, professioniste e imprenditrici della provincia di Varese.
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O LIBERO • CULTURA • INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • PIACENZA
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CASERTA
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SPAZIO
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La forza del dono
Arrivano découpage e chitarra
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a 50&Più di Piacenza, guidata dal presidente provinciale Giannantonio Moroni, ha contribuito all’acquisto di due defibrillatori da donare rispettivamente alla Casa protetta “Villa Verde” di Ancarano Rivergaro (Pc) e alla Parrocchia di Suzzano Rivergaro (Pc). Alla donazione erano presenti diversi rappresentanti delle amministrazioni locali, tra i quali: il presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trepidi, il sindaco, Pietro Martini, e il vice sindaco, Mauro Rai di Rivergaro.
a 50&Più di Caserta è pronta: il prossimo anno anche corsi di découpage e chitarra, mentre la 50&Più Università svolgerà quelli di inglese, francese e spagnolo, computer, pittura, yoga e coro. Non mancano ginnastica, ballo di gruppo e di coppia. Due pomeriggi saranno dedicati al bridge; il venerdì al torneo di burraco; un pomeriggio allo scopone scientifico e tre agli scacchi. Dulcis in fundo, riprende la scuola di teatro di Giuseppe Zechender, con uno spettacolo programmato per novembre. Già fissato al 15 dicembre - al Teatro “Don Bosco”, ore 17.00 - lo spettacolo, diretto da Mimma Luserta, con brani di commedie napoletane. Tutti gli attori e gli aspiranti si ritroveranno il 7 settembre alle ore 17.00. In programma anche viaggi e visite guidate e, il primo mercoledì di ottobre, via alle conferenze.
2012: quattordici idee sul territorio »
I PARMA
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In visita al Museo Navale
È
stato un susseguirsi di avvenimenti visivi inaspettati per il gruppo di soci 50&Più di Parma in visita al Museo Navale di La Spezia e alla Portaerei Cavour nel porto di Muggiano. Commissionata alla Fincantieri nel 2000, la portaerei ha compiuto la sua prima missione operativa il 19 gennaio 2010, per portare soccorso ad Haiti a seguito del disastroso terremoto. La portaerei è stata intitolata a Camillo Benso conte di Cavour, per il forte impulso che egli diede, all’indomani dell’Unità d’Italia, all’espansione e alla qualificazione della Marina Italiana sorta dalla fusione delle Marine Preunitarie. Il presidente, Franco Bia, ha ringraziato il presidente dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, Emilio Medioli, per il fondamentale supporto dato alla realizzazione della visita. Altra bella sorpresa della giornata è stata la visita alla cittadina di Portovenere, nota come “il miracolo panoramico” del Golfo di La Spezia che, con il suo mare blu-cobalto, è patrimonio dell’Umanità Unesco.
Per saperne di Più: 066864596
l 16 giugno l’assemblea di 50&Più Università si è allargata da 29 componenti a 36, con l’elezione di Cristiana Barandoni, Germano Cervini, Gianfranco De Lullo, Luca Lisco, Sandra Mazza, Paolo Negrini, Massimo Ronchetti e Maria Teresa Spina. L’ampliamento riflette la crescita della struttura, che conta ormai 14 sedi sul territorio nazionale ed è avviata a crescere ulteriormente. La strategia adottata è chiara: portare su tutto il territorio un’attività universitaria alta come qualità, libera come scelte culturali, fondata sulla valorizzazione dell’esperienza come approccio didattico. Intanto, mentre questo numero della rivista giunge nelle case dei lettori, sono in corso due viaggi di studio in Spagna e fervono i preparativi per quello più impegnativo che si svolgerà a novembre verso il Laos e la Cambogia. Per chi ha scelto di non muoversi dall’Italia l’attenzione è calamitata sui tre premi che caratterizzeranno la chiusura del 2011: la quinta edizione del concorso pratese “Raccontiamoci: storie di vita vissuta”, e i due concorsi milanesi, rispettivamente, di fotografia (“Fotografa le tue vacanze”) e di letteratura (“Scrittori in Lombardia”). Le fasi conclusive di questi eventi 2011 cadranno ad anno accademico già ampiamente avviato in quasi tutte le sedi, con spazio sia ai corsi tradizionali sia alle esperienze innovative: a Roma verranno spiegate in altrettante lezioni le tradizioni alimentari di singole regio-
ni e se ne sperimenteranno le ricette d’intesa con ristoranti tipici della capitale; a Massa Carrara si lavorerà di concerto con l’Università Statale Fiorentina e altre istituzioni pubbliche; a Caserta la programmazione verrà affiancata da un progetto di costruzione di un repertorio fotografico della città storica minacciata dalla devastazione ambientale, per contribuire sul piano culturale, ma anche su quello civile, a difendere il patrimonio architettonico del capoluogo. La rivista darà conto di tutti gli appuntamenti citati e degli altri, per ciascuna sede.
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INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • CULTURA • INCONTRI • EVENTI • TEMPO LIBERO • C COSA C’È IN CALENDARIO... » 5 settembre - Visita alla Reggia Sabauda di
PAVIA
Venaria Reale (To), uno dei cinque beni culturali più visitati in Italia. Per saperne di Più: 038228411
GENOVA »
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Da settembre - Inizio dei corsi di burraco, il gioco di carte che impazza in tutta Italia. 22 settembre - La corretta alimentazione e l’inganno delle diete. Conferenza con il dietologo Carlo Gerbella, ore 15.30, presso l’Ascom in via Cesarea 8. Dal 30 settembre al 2 ottobre - “Festa nazionale dei Nonni e Bambini per l’Unicef” con un omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia. In via Cesarea, una delle più belle strade di Genova, ci saranno giochi di strada e una lotteria con 90 premi speciali tra i quali una crociera per due persone. La festa culminerà il 2 ottobre con un’escursione a Casella. Nonni e nipoti saranno accolti dal sindaco che offrirà cioccolata, dolci e castagne. 10 ottobre - Seminario di riflessologia per prepararsi a un inverno senza malanni. L’incontro, a cura della riflessologa Gabriella Cerato, si terrà presso l’Ascom in via Cesarea 8. Per saperne di Più: 010543042
» 29 settembre - Premiazione single, la gara che
NAPOLI
mette alla prova la creatività dei single. Per saperne di Più: 0815518187
VICENZA » 2 ottobre - Festa dei Nonni con visita al Parco
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Faunistico Cappeller di Cartigliano (VI) per conoscere animali provenienti da tutto il mondo. Dal 7 al 9 ottobre - Un fine settimana a Firenze con visita della città, delle ville medicee e della Galleria degli Uffizi. Per saperne di Più: 0444964300
» 1° ottobre - Festa dei Nonni. Con il patrocinio
UDINE
del Coni Provinciale, della Federazione Ciclistica e della Federbocce, sono aperte le iscrizioni per gare a coppie nonno/nipote, con premiazione finale. Per saperne di Più: 0432538707
» 9 ottobre - Una giornata all’aria aperta per la
RIMINI
raccolta delle castagne a Bagno di Romagna (FC), con pranzo in agriturismo. Per saperne di Più: 0541743202
» 23 ottobre - Visita al castello di Trakošćan, uno
GORIZIA
dei più rinomati della Croazia. Per saperne di Più: 048132325
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Aquile del Commercio
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i è tenuta al Palazzo Trinci di Foligno la premiazione dei Maestri del Commercio della provincia di Perugia. Il presidente provinciale 50&Più, Federico Lucci, ha ringraziato i 46 Maestri del Commercio per l’impegno e la dedizione verso il loro lavoro e la comunità. Sono intervenuti: il presidente nazionale 50&Più, Giorgio Re, il presidente della Regione, Catiuscia Marini, il presidente della Camera di Commercio Provincia di Perugia, Giorgio Mencaroni, il sindaco di Foligno, Nando Mismetti, e Aldo Amoni, presidente della Confcommercio Umbria, che ha ricevuto un Premio speciale. «Sono orgoglioso - ha detto Amoni - che questa manifestazione si sia svolta per la prima volta nella città di Foligno, dandoci la possibilità di premiare i commercianti che hanno fatto la storia della città e del territorio». Premio speciale anche alla professoressa Ambra Cenci che ha presentato la manifestazione. «Il riconoscimento che mi è stato dato arriva inaspettato, ma è oltremodo gradito perché è la dimostrazione e l’ulteriore conferma dell’affetto che questa città ha per me». Il Grifone, simbolo della forza, è andato a due aziende del folignate attive da più di 100 anni: Brunelli Mobili e Figli Castellani. Il “Baiocco d’oro”, invece, a otto personalità che si sono distinte nel sociale, nell’economia e nella cultura: Maurizio Tonato, Luciano Radi, Leonello Radi, Ambra Giardini Cenci, Alberto Cianetti, Leonardo Tricarico, Arnaldo Caprai, Carla Bazzucchi. Prima della premiazione il presidente Re ha sottolineato: «Quelli che stiamo per premiare, non sono soltanto Maestri del Commercio, ma anche di vita» . Per i 50, 40 e 25 anni di attività sono stati premiati, rispettivamente, con l’Aquila di diamante, d’oro e d’argento: Loredana Ferrarese, Livio Luccioli, Quinto Massatani, Antonia Micarelli, Emidio Neri, Antonio Romagnoli, Luigi Rossi, Clemente Stefanetti, Lucio Alessi, Flavio Bastida, Luciano Biagetti, Antonino Casciola, Guido Donati, Alibrando Fantauzzi, Armando Finauro, Maria Gambacorta, Tito Giusti, Francesco Masciotti, Luisa Notari, Giovanni Nappino, Marcello Narcisi, Olivo Perugini, Gabriella Righi, Antonia Tomassoni, Ermanno Zingaretti, Giovanni Angelucci, Giuseppina Belloni, Guglielmo Bietolini, Maurizio Bonci, Gianpiero Caporali, Lorenzo Cavadenti, Anna Rita Donati, Armando Farenga, Paolo Ferrara, Remo Guercini, Sandro Luzi, Osvaldo Mondi, Ennio Orlandi, Febo Panico, Paola Santoni, Alberto Silvestrucci, Santina Stella, Tosca Tomarelli, Bianca Maria Trabalza, Mariano Trequattrini, Mario Valentini. Aquila alla memoria, invece, per: Paolo Angelucci, Marco Brunozzi, Bernardo Dolci, Giancarlo Frigerio, Alvaro Ortolani, Adelmo Pizzoni, Osvaldo Ugolinelli.
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» Premiata 50&Più vicentina In occasione dei festeggiamenti per il trentennale dell’Università adulti/anziani di Vicenza, anche la 50&Più vicentina con il presidente, Fiorenzo Marcato, ha ricevuto una medaglia ricordo dalle mani del presidente/direttore Monsignor Giuseppe Dal Ferro. Nata nel 1981, le finalità che l’Università adulti/anziani di Vicenza persegue sono sostanzialmente due: favorire l’impegno sociale o comunque incrementare la vita di relazione, con un coinvolgimento attivo, e favorire l’interesse per il nuovo, la creatività come stimolo a saper abbandonare vecchie abitudini per vivere con serenità nella nostra società. Su quest’ultimo aspetto si sta creando un’ulteriore collaborazione con la 50&Più vicentina per organizzare un “meeting della creatività” nel quale gli “artisti” dei due organismi associativi possano essere coinvolti, per ricercare una sinergia di intenti e proporsi alla comunità vicentina in forma unitaria.
PRATO
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Maestri del Commercio
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» Il Sentiero del Silenzio Nei pressi del Rifugio Campomuletto nel Comune di Gallio - Altopiano di Asiago 7 Comuni (VI) è stato realizzato un itinerario artistico e riflessivo, sul tema della guerra, che porta il nome de Il sentiero del Silenzio, Porta della Memoria. Lungo il percorso, dieci sculture d’arte contemporanea raccontano gli orrori della guerra e il valore della pace. Il sentiero, inaugurato il 4 novembre 2008, è visitato da un numero sempre maggiore di appassionati non solo della montagna, ma anche del “silenzio” che solo in questi luoghi è possibile trovare. Anche il gruppo 50&Più di Vicenza ha percorso il sentiero. Un’esperienza altamente bella ed emotiva, vissuta come une delle più significative iniziative proposte dalla 50&Più vicentina.
» Importante riconoscimento Il vice-presidente 50&Più di Vicenza, Cav. Angelo Gemmo (nella foto) è stato premiato da Unioncamere Nazionale, a Palazzo Colonna di Roma, nel corso della cerimonia Italia 150. Le radici del futuro - Le imprese che hanno fatto la storia d’Italia. La Gemmo Metalsider Srl, della quale è il presidente, è una delle aziende storiche italiane: è attiva, ininterrottamente, dal 1789.
n un clima di grande commozione, presso il Palazzo del Commercio dell’Unione Commercianti, si è tenuta la IX edizione dei Maestri del Commercio di Prato. Sono stati designati 61 Maestri, esercenti che hanno contribuito alla crescita economica e sociale della Provincia pratese. È stata anche l’occasione per la consegna dei premi speciali: il premio “Gold Age” a Pietro Antonio Vestri, per l’eccellente lavoro svolto nell’ambito dell’Unione Commercianti come presidente provinciale del patronato 50&Più Enasco; Premio speciale alla Questura di Prato-Polizia di Stato per l’insostituibile operato sul territorio e per l’alto valore civico e morale rivolto ai cittadini; Onorificenza al questore Filippo Cerulo. Un riconoscimento al socio Paolo Santoni per la sua preziosa collaborazione. Le premiazioni sono state consegnate dal presidente provinciale 50&Più, Franco Cassioli, dal vicepresidente nazionale 50&Più, Emidio Bianchi, dal direttore dell’ufficio 50&Più Enasco, Antonello Baccini, dall’assessore alla Sicurezza urbana e alla Polizia municipale del Comune, Aldo Milone, dall’onorevole Andrea Lulli, dal presidente dell’Unione Commercianti, Canio Molinari, e dal direttore, Gianluca Niccolai. Presenti anche Monsignor Pierluigi Milesi e il Colonnello Carlo Domenico La Vigna con la delegazione del Comando Regionale dei Carabinieri. Sono stati premiati Maestri del Commercio: Aquila d’argento (25 anni di attività): Maria Grazia Becucci, Paola Belli, Daniele Benesperi, Gennaro Daniele Berardono, Corrado Paolo Brogi, Ruggero Casini, Sonia Cassioli, Lucia Cavicchi, Elisabetta Cirri, Valeria Coppini, Alberto D’Agostino, Falco Di Medio, Luciano Farnesi, Antonio Fusco, Dalia Gori, Giuseppe Guadagnini, Roberto Innocenti, Graziano Lari, Roberto Lombardi, Tiziana Lombardi, Attilio Mariani, Andrea Marini, Andrea Othman, Colomba Rana, Francesco Renzo, Rocco Vincenzo Rizzo, Elisabetta Scarlini, Patrizia Scarlini, Gabriele Tani. Aquila d’oro (40 anni di attività): Maria Angela Aiazzi, Silvana Annunziata Aiazzi, Roberto Bartolini, Franco Alberto Bigagli, Cipriano Bigiarini, Giovanni Antonio Brogi, Carlo Cappellini, Morena Chiaramonti, Vanna Cocchi, Paolo Ganugi, Maurizio Ghignola, Riccardo Ghiri, Roberto Giovaniello, Mauro Vladimiro Innocenti, Domenico Mannori, Maria Teresa Mannori, Bruno Marmocchi, Franco Messini, Giovanna Maria Musinu, Giuseppe Paolo Pagli, Franco Ferruccio Panci, Amedeo Pazzi, Rino Pratesi, Patrizio Prota, Michele Rubino, Piera Sanesi. Aquila di diamante (50 anni di attività): Franco Renzo Bini, Giovanni Gelli, Isauro Cappelli, Elsa Catoni, Alvaro Sabini, Loirano Sarri. SETTEMBRE 2011
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Natura e cultura in Valsessera
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opo Boccioleto e Rimasco nel 2010, la 50&Più di Vercelli, il 20 luglio scorso ha trascorso una giornata a Guardabosone con una guida turistica d’eccezione: Claudio Zaninetti, sindaco della cittadina, con cui i 50&Più vercellesi e valsesiani hanno visitato - tra vicoli medioevali e abitazioni d’epoca - la Chiesa Parrocchiale di Sant’Agata, quella della Madonna del Carretto (1669) e la Cappella Ottagonale, l’Oratorio di Lup-
pia (1582), l’Oratorio di Santa Maria, i Piloni Votivi e la magnifica Cappella Vietti del XV secolo. Alla giornata hanno anche partecipato Carlo Riva Vercellotti, presidente della Provincia di Vercelli e Pietro Bondetti, presidente del Consiglio Provinciale di Vercelli. La visita è proseguita nella Casa dei Mestieri, nel Museo di Scienze Naturali, nel Museo delle tradizioni agricole per terminare all’Orto Botanico “Pier Carlo Bussi”.
LE SEDI NEL MONDO Argentina Buenos Aires La Plata 1555 Australia Melbourne Perth Sydney Belgio Bruxelles Brasile Florianopolis San Paolo Canada Burnaby Hamilton Woodbridge Montreal St. Catharines Toronto Germania Monaco di Baviera Uruguay Montevideo USA Fort Lauderdale Philadelphia
Telefono 0054 1143831736 0054 2214242331 Telefono 0061 394824800 0061 464680197 0061 297128911 Telefono 0032 25341527 Telefono 0055 482222513 0055 1132312351 Telefono 001 6042942023 001 9053184488 001 9052661867 001 5142525041 001 5144946902 001 9056466555 001 4166523759 Telefono 004 98974640814 Telefono 0059 825076416 Telefono 001 9546300086 001 6108281554
A sinistra, il gruppo dei 50&Più con il sindaco di Guardabosone, Claudio Zaninetti; il presidente della Provincia di Vercelli, Carlo Riva Vercellotti; il presidente del Consiglio Provinciale di Vercelli, Pietro Bondetti.
MILANO
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Scrittori: un premio 50&Più in Lombardia
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alla sua terza edizione il Concorso “Poeti e Scrittori in Lombardia - 50&Più per la cultura”. La partecipazione, gratuita, è aperta a tutti i residenti in Lombardia che abbiano compiuto 18 anni al 12 dicembre 2011, data ultima per l’invio degli elaborati. Al concorso sono ammesse solo opere di prosa e poesia inedite e in lingua italiana. Il premio per ciascuna sezione prevede un primo, un secondo e un terzo classificato cui saranno consegnati buoni per l’acquisto di libri rispettivamente del valore di 300, 200 e 100 euro. Inoltre riceveranno: il primo classificato una pergamena e una targa dorata, targa d’argento e pergamena per il secondo classificato e pergamena e targa di bronzo per il terzo. I primi tre classificati delle precedenti edizioni possono partecipare a una sezione diversa: chi è stato premiato per la poesia può
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concorrere per la prosa e viceversa. Ogni candidato dovrà inviare cinque copie della propria opera: quattro anonime e una con i dati anagrafici e recapiti telefonici in busta chiusa e in formato stampa. Insieme agli elaborati, il concorrente dovrà allegare una dichiarazione di paternità dell’opera non premiata in altri concorsi. Per il secondo anno consecutivo è indetto anche il premio “Poeta e Scrittore 50&Più in Lombardia”, riconoscimento unico per la migliore poesia e prosa riservato ai soci 50&Più. Al vincitore una targa dorata, una pergamena e un buono spesa di 300 euro per l’acquisto di libri. I concorrenti associati dovranno inviare, oltre agli elaborati, anche una copia della tessera 50&Più. Gli elaborati dovranno pervenire entro il 12 dicembre 2011 a: “Poeti e Scrittori in Lombardia” - Ufficio Stampa - Unione Confcommercio Milano - Segreteria del Premio - corso Venezia 47/49 - 20121 Milano. Allo stesso indirizzo, il 23 gennaio 2012, alle ore 16.30, si terrà la cerimonia di premiazione.
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LE SEDI IN ITALIA Abruzzo Avezzano (AQ) - Via Monte Velino, 17 Chieti - Via Giovanni Antonio Santarelli, 219 Pescara - Via Aldo Moro, 1/3 Teramo - Via Guglielmo Oberdan, 47 Basilicata Matera - Via Don Luigi Sturzo, 16/2 Potenza - Via Centomani , 11 Calabria Cosenza - Viale degli Alimena, 5 Catanzaro - Via Milano, 9 Crotone - Via Regina Margherita, 28 Reggio Calabria - Via Castello, 4 Vibo Valentia - Via Spogliatore snc Campania Avellino - Via Salvatore De Renzi, 28 Benevento - Viale degli Atlantici, 5 Caserta - Via Roma, 96 Napoli - Piazza Carità, 32 Salerno - Corso Garibaldi, 4 Emilia Romagna Bologna - Strada Maggiore, 23 Forlì - Piazzale della Vittoria, 23 Ferrara - Via Girolamo Baruffaldi, 14/18 Modena - Via Begarelli, 31 Piacenza - Strada Bobbiese, 2 Parma - Via Abbeveratoia, 63/A Ravenna - Via di Roma, 102 Reggio Emilia - Via Gianna Giglioli Valle, 10 Rimini - Viale Italia, 9/11 Friuli Venezia Giulia Gorizia - Via Vittorio Locchi, 22 Pordenone - Piazzale dei Mutilati, 4 Trieste - Via San Nicolò, 7 Udine - Viale Duodo, 11 Lazio Frosinone - Via Aldo Moro, 493 Latina - Via dei Volsini, 60 Rieti - Largo Cairoli, 4 Roma - Via Properzio, 5 Viterbo - Via Belluno, 45 Liguria Genova - Via Ceccardi, 1/10 Imperia - Via Gian Francesco De Marchi, 81 La Spezia - Via Fontevivo, 19/F Savona - Corso A. Ricci - Torre Vespucci, 14 Lombardia Bergamo - Via Borgo Palazzo, 137 Brescia - Via Giuseppe Bertolotti, 1 Como - Via Francesco Ballarini, 12 Cremona - Via Alessandro Manzoni, 2 Lecco - Piazza Giuseppe Garibaldi, 4 Lodi - Via Giovanni Haussmann, 1 Mantova - Via Valsesia, 46 Milano - Corso Venezia, 45 Pavia - Corso Cavour, 30 Sondrio - Via del Vecchio Macello, 4/C Varese - Via Valle Venosta , 4 Marche Ancona - Piazza Repubblica, 1 Ascoli Piceno - Via Vittorio Emanuele Orlando, 16 Macerata - Corso Cavour, 85
Telefono 0863415327 087164657 0854313623 0861252057 Telefono 0835385714 097122445 Telefono 098422041 0961720352 096221794 0965891543 096343485 Telefono 082538549 0824313555 0823326453 0815510737 089227600 Telefono 0516487530 054324118 0532234211 0597364211 0523461831 0521944278 0544515707 0522708552 0541743202 Telefono 048132325 0434549462 0403720169 0432538707 Telefono 0775855273 0773611108 0746483612 0668891796 0761327701 Telefono 010543042 0183275334 01875985216 019853582 Telefono 0354120126 0303771785 031265361 037225745 0341287279 0371432575 0376231207 0276013399 0382372511 0342533311 0332342280 Telefono 0712075009 0736051102 0733261393
Pesaro - Strada delle Marche, 58 Molise Campobasso - Via Giuseppe Garibaldi, 48 Isernia - Via Santo Spirito, 24 Piemonte Alessandria - Via Trotti, 46 Asti - Corso Felice Cavallotti, 37 Biella - Via Torino, 18 Cuneo - Via Avogadro, 32 Novara - Via Giovanni Battista Paletta, 1 Torino - Via Andrea Massena, 18 Verbania - Via Quarto, 2 Vercelli - Via Duchessa Jolanda, 26 Puglia Bari - Piazza Aldo Moro, 33 Brindisi - Via Giuseppe Mazzini, 30 Foggia - Via Luigi Miranda, 8 Lecce - Via Cicolella, 3 Taranto - Viale Magna Grecia, 119 Sardegna Cagliari - Via Santa Gilla, 6 Nuoro - Galleria Emanuela Loi, 8 Oristano - Via Mattei, 46 Sassari - Via Giovanni Pascoli, 59 Sicilia Agrigento - Via Imera, 223/C Caltanissetta - Via Messina, 69 Catania - Via Mandrà, 8 Enna - Via Vulturo, 34 Messina - Via Santa Maria Alemanna, 5 Palermo - Via Emerico Amari , 11 Ragusa - Viale del Fante, 10 Siracusa - Via Eschilo, 11 Trapani - Via Marino Torre, 117 Toscana Arezzo - Via XXV Aprile, 12 Firenze - Via Costantino Nigra, 23-25 Grosseto - Via Tevere, 5/7/9 Livorno - Via Grande, 150 Lucca - Via Fillungo, 121 Carrara - Piazza 2 Giugno, 11 Pisa - Viale Antonio Gramsci, 3 Prato - Via Santa Trinità, 28 Pistoia - Viale Adua, 128 Siena - Banchi di Sopra - Galleria Odeon, 31 Trentino Alto Adige Bolzano - Mitterweg - Via di Mezzo ai Piani, 5 Trento - Via Solteri, 78 Umbria Perugia - Via Settevalli, 320 Terni - Via Aristide Gabelli, 14/16/18 Valle d’Aosta Aosta - Regione Borgnalle, 12 Veneto Belluno - Via Cipro, 13 Padova - Piazza Virgilio Bardella, 3 Rovigo - Viale del Lavoro, 4 Treviso - Via Sebastiano Venier, 55 Venezia - Viale Ancona, 9 Vicenza - Via Luigi Faccio, 38 Verona - Via Sommacampagna, 63/H
0721698225 Telefono 0874483194 086541171 Telefono 0131260380 0141353494 01530789 017166661 032130232 011533806 032352350 0161250045 Telefono 0805240342 0831524187 0881721314 0832343923 0997796444 Telefono 070282040 0784232804 078373287 079243652 Telefono 0922595682 0934575798 095239495 093524983 090673914 091332447 0932246958 093165059 0923547829 Telefono 0575354292 055664795 0564410703 0586898276 0583473170 058570973 050483711 057423896 0573991500 0577283914 Telefono 0471978032 0461880408 Telefono 0755067178 0744390152 Telefono 01654598 Telefono 0437215264 0498209787 0425404267 042256481 0415316355 0444964300 045953502
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MANOVRA ECONOMICA: UNA “STANGATA” SOCIALE «Doveva tagliare la spesa improduttiva e gli sprechi. Invece, è intervenuta con tagli immotivati, riducendo le risorse dei fondi sociali» [ DI
GIANNI TEL ]
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ra che la Manovra economica è legge, appare in tutta la sua ampiezza la “stangata” sociale che è stata inferta al Paese. I tagli al Welfare sono particolarmente ingiusti, sbagliati ed iniqui se non, addirittura, controproducenti per le stesse possibilità di ripresa dell’economia. È deviante l’impostazione del problema se fatta solo in termini di disavanzo finanziario rispetto ai modi e alla reale portata di una riforma che tocca i gangli vitali della convivenza civile. Moltissime persone nel nostro Paese (disoccupati, individui in condizione di povertà, famiglie con anziani non autosufficienti) ricevono un debole sostegno pubblico che li pone in una situazione di difficoltà economica. L’assistenza, la previdenza, la salute, la cultura e l’educazione, l’istruzione e la formazione sono i settori che stanno pagando da tempo le conseguenze di questa crisi. Si continua però ad intervenire con tagli lineari e non selettivi, riducendo drasticamente le risorse stanziate per gli appositi fondi sociali e per Enti lo-
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«Con un’adeguata riforma del sistema fiscale sarebbe possibile introdurre una normativa più equa per ridurre l’evasione fiscale»
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cali, costringendo questi ultimi a ridurre in modo traumatico servizi decisivi per la salute, per l’assistenza sociale, per la ricerca, per i più deboli, per gli esclusi. Questa manovra doveva, invece, aggredire e tagliare la spesa improduttiva e i tanti sprechi che si annidano nel fabbisogno pubblico. Non rinviare, poi, “la madre di tutte le riforme”, quella del sistema fiscale, attraverso la quale, invece, sarebbe stato possibile introdurre norme più eque e strumenti più efficaci per ridurre l’abnorme livello di evasione ed elusione fiscale e contributiva. Non agire poi a monte sul sistema scolastico e sulla formazione dei giovani, affinché possano essere adeguatamente preparati ed entrare nei nuovi mercati del lavoro, significa non solo non tener conto dei loro interessi ma non considerare neanche quei
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tanti padri anziani che, con le loro pensioni, debbono spesso mantenere figli trentenni o nipoti privi di sbocchi occupazionali. A giudizio dell’Associazione 50&Più e del Cupla (Coordinamento Unitario dei Pensionati del Lavoro Autonomo) è giunta l’ora: - che tutte le associazioni degli anziani e pensionati propongano subito modifiche e soluzioni adeguate per una fascia di popolazione che non rappresenta certo un peso per la società; - che le stesse associazioni siano effettivamente coinvolte con funzioni propositive in tutte le fasi decisionali della politica sociale del Paese, tramite appositi tavoli di confronto con le autorità nazionali e locali competenti; - che si proceda con tagli decisi e incisivi ai costi della politica e della spesa pubblica in generale, per reperire le risorse necessarie per garantire al Paese un modello di Welfare più sostenibile e inclusivo. Il potere di acquisto delle pensioni diminuito del 30% negli ultimi 10 anni, i fondi delle politiche sociali ridotti del 76% negli ultimi 3 anni, l’azzeramento del fondo per la non autosufficienza, i nuovi tickets sulla sanità, il taglio dei posti letto e le giornate di degenza in ospedale, sono solo alcuni de-
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LEGGE N. 122/2010: REGOLA L’ADEGUAMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE ALLA VITA e blocco del costo » Riduzione della vita sulle pensioni
Per gli anni 2012 e 2013 gli importi di pensione che complessivamente non superano cinque volte il trattamento minimo (circa 30.383 euro annui nel 2011 ovvero circa 2.337 euro mensili lordi) mantengono il meccanismo classico della rivalutazione automatica e cioè: - 100% di aumento fino a tre volte il minimo (1.402 euro mensili lordi); - 90% per gli importi compresi tra tre e cinque volte il minimo (tra 1.402 e 2.337 euro mensili lordi). Per le pensioni, invece, di importo superiore a cinque volte il trattamento minimo (circa 30.383 euro annui nel 2011) la rivalutazione al costo della vita viene concessa nel modo seguente: - 70% di aumento fino a tre volte il minimo (1.402 euro mensili lordi); - nessun aumento per la parte eccedente tale soglia (da 1.402 euro mensili lordi in poi). Contrariamente a quanto si vuol far credere, non si tratta di un prelievo una tantum ma di un taglio che avrà effetti permanenti e crescerà nel tempo. Per avere un ordine di grandezza degli effetti futuri si può fare riferimento a quanto è avvenuto tra il 1992 e il 1995. Anche allora la perequazione automatica fu applicata sia parzialmente sia sospesa per un tempo limitato. Una pensione concessa nel 1992, di importo pari a 4 volte il minimo Inps, nel 2010 ha perso circa 230 euro al mese, 3.000 euro lordi l’anno. C’è da dire anche che gli aumenti del costo della vita hanno la funzione di difendere il reale potere di acquisto delle pensioni. Il suo riconoscimento, parziale o non, si traduce automaticamente nella privazione per i pensionati di quello strumento giuridico di attuazione del diritto, costituzionalmente ga-
rantito, al mantenimento e al miglioramento delle condizioni di vita. Nonostante in poco più di un decennio queste pensioni abbiano registrato una perdita del potere di acquisto di circa il 10% e nonostante l’ammonimento espresso recentemente dalla Corte Costituzionale, il legislatore è tornato nuovamente a colpirle per la quinta volta in soli 13 anni.
dell’età pensionabile » Adeguamenti all’aspettativa di vita Viene accelerato l’adeguamento dei requisiti di accesso alla pensione all’incremento della speranza di vita. È anticipato, pertanto, dal 1° gennaio 2015 al 1° gennaio 2013 l’adeguamento triennale dei requisiti di età e delle cosiddette “quote” (somma di età anagrafica + anzianità contributiva) per la pensione di anzianità; dei requisiti anagrafici di 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini per la pensione di vecchiaia; del requisito anagrafico di 65 anni per l’assegno sociale e per la pensione di vecchiaia delle lavoratrici del Pubblico Impiego. Di conseguenza, dal 2011 l’Istat renderà annualmente disponibile il dato della variazione, nel biennio precedente, della speranza di vita rapportata a 65 anni, con riferimento alla media della popolazione residente in Italia. Si ricorda che tale adeguamento, in base all’art. 12-ter lettera a) della legge 122/2010, non potrà superare i tre mesi.
delle aliquote » Revisione di reversibilità Con effetto sulle pensioni decorrenti dal 1° gennaio 2012, l’aliquota percentuale della pensione di reversibilità (generalmente pari al 60%) è ridotta qualora il matrimonio sia stato contratto da uno dei coniugi dopo i settanta anni, con una differenza di età tra i coniugi stessi di oltre venti anni. Tale riduzione è pari al 10% per ogni anno di matrimonio mancante rispetto alla durata minima di 10 anni. In caso di frazione di anno, la predetta riduzione percentuale è rideterminata proporzionalmente. La riduzione non trova applicazione in presenza di figli minori, studenti ovvero inabili. Resta fermo, in ogni caso, il regime di cumulabilità fra pensione di reversibilità e redditi di cui alla legge 335/1995.
pensionabile per le lavoratrici » Età dipendenti e autonome Dal 1° gennaio 2020 il requisito anagrafico di 60 anni per l’accesso alla pensione di vecchiaia nei sistemi retributivo misto e contri-
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gli elementi che tracciano una situazione fortemente critica per anziani e pensionati sulla quale 50&Più insieme al Cupla prossimamente chiederanno precise risposte e intensificheranno la propria azione nei confronti del Governo e del Parlamento. Vediamo nel dettaglio cosa ha previsto la legge di Manovra per gli aspetti pensionistici.
butivo per le lavoratrici dipendenti e autonome e per le lavoratrici iscritte alla gestione separata (art. 2 comma 26 legge n. 335/95) è incrementato di un mese. Tali requisiti anagrafici sono incrementati di ulteriori due mesi a decorrere dal 1° gennaio 2021, di ulteriori tre mesi a decorrere dal 1° gennaio 2022, di ulteriori quattro mesi a decorrere dal 1° gennaio 2023, di ulteriori cinque mesi a decorrere dal 1° gennaio 2024, di ulteriori sei mesi a decorrere dal 1° gennaio 2025 e per ogni anno successivo fino al 2031 e di ulteriori tre mesi a decorrere dal 1° gennaio 2032. Pertanto l’età pensionabile raggiungerà i 65 anni, a regime dal 1° gennaio 2032. A questo occorrerà aggiungere l’effetto dell’adeguamento collegato all’aumento dell’aspettativa di vita. Resta invariato anche il meccanismo delle “finestre”: il periodo in cui, maturati i requisiti, si attende comunque l’effettiva corresponsione dell’assegno e cioè: 12 mesi per i lavoratori dipendenti, 18 mesi per i lavoratori autonomi. Negli anni seguenti l’unione di questi meccanismi determinerà per alcune “classi” di età, cioè per le donne nate negli Anni ’60, un effetto-domino che potrà spostare anche di tre/quattro anni il pensionamento.
di contributi »PerIchi40 anni va in pensione con 40 anni di contributi - oltre alle finestre già in vigore: 12 mesi per i dipendenti, 18 mesi per gli autonomi - si introducono delle mini finestre che avranno l’effetto di ritardare il godimento della pensione (che oggi non era soggetto a limiti). Per chi matura i requisiti nel 2012, la pensione slitta di un mese; i mesi salgono a due per chi matura il diritto nel 2013, e arrivano a tre per le pensioni maturate a partire dal 1° gennaio 2014. Sono esclusi dalle regole tutti coloro i quali maturano la pensione entro il 31 dicembre 2011, oltre a un gruppo predefinito di 5mila persone, da selezionare tra quelle che matureranno il diritto dopo tale data e che abbiano determinate caratteristiche (lavoratori in mobilità, titolari di prestazioni a carico dei fondi di solidarietà). SETTEMBRE 2011
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PREMI DI PRODUZIONE: TASSARE O DETASSARE? «Come ogni anno le imposte sui premi di produttività generano diverse interpretazioni, spingendo l’Amministrazione Finanziaria a intervenire» [ DI
ALESSANDRA DE FEO ]
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a normativa di favore per i premi di produttività del 2011 è stata anche quest’anno oggetto di notevole interesse, creando contrasti e indirizzi interpretativi tanto difformi da costringere l’Amministrazione Finanziaria a intervenire per definire i criteri di applicazione. È stato stabilito che, per usufruire della tassazione agevolativa, le somme devono essere erogate nel rispetto del contratto collettivo, o aziendale, o di uno specifico accordo, la cui esistenza dovrà essere provata dal datore di lavoro. L’Amministrazione Finanziaria, con la Circolare 19/E del 10/5/2011, è intervenuta anche sull’efficacia retroattiva del contratto, precisando che la “detassazione” può avvenire solo con un accordo collettivo,
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«Per usufruire della tassazione agevolata, i premi devono rispettare il contratto collettivo, aziendale o uno specifico accordo scritto»
sottoscritto prima dell’erogazione. L’Agenzia vi ha incluso anche le somme corrisposte per il lavoro straordinario, per il lavoro notturno e per quello su turni, purché finalizzato a sostenere un concreto incremento della produttività. Ma, a parere dell’Amministrazione, ciò non si può precisare senza stabilire una correlazione tra le somme erogate e gli elementi considerati rilevanti per il potenziamento della competitività. Pertanto, “le eventuali somme erogate dal datore di lavoro nel 2011, prima della stipula dell’accordo o del contratto collettivo di lavoro, non possono essere soggette all’imposta sostitutiva, anche se l’accordo dovesse prevedere la retroattività al 1° gennaio, o si riferisca, in forma generica, a prestazioni effettuate nel 2011”. Per evitare contestazioni, ciò dovrà essere formalizzato per iscritto.
riserva »NonQualche si può negare che la produttività possa essere verificata anche ex post, come nel lavoro straordinario o in quello articolato su turni, il cui risultato può essere accertato dal datore di lavoro solo dopo lo svolgimento della prestazione. In tale situazione una rigida interpretazione non consentirebbe al lavoratore di usufruire dell’agevolazione. Sull’argomento servirebbe una più attenta riflessione dell’Amministrazione.
Sanzioni »Ai sostituti d’imposta che applicano, o hanno applicato, per gennaio e febbraio 2011, i criteri adottati negli anni precedenti non verranno applicate sanzioni, sempre che abbiano effettuato, entro il 1° agosto 2011, i versamenti relativi alle maggiori imposte.
IN CASO DI DUBBI La Circolare 19/E del 10/05/2011, chiarisce quando può essere applicata la “detassazione” anche retroattivamente.
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ARTE DI VALERIO M ARIA URRU
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otografare per Cartier-Bresson è stato un modo di vivere e “di allineare sguardo, testa e cuore” all’obiettivo fotografico. “L’occhio del secolo”, come lo ha definito Pierre Assouline, ha esplorato i grandi movimenti artistici, politici e sociali che, per buona parte del Novecento, hanno caratterizzato il nostro mondo. Le fotografie esposte rivelano un Cartier-Bresson che scelse l’anonimato per descrivere - e “non turbare” - l’ambiente ritratto. Situazioni spesso ”normali” assumono nelle sue pellicole un forte lirismo, in cui l’autore sembra sparire dietro l’obiettivo e ricomparire solo quando l’otturatore scatta. Il risultato? Le sue foto scavano nella cifra spirituale del paesaggio e dei protagonisti, mostrando un orizzonte poetico che anche lo spettatore meno esperto può intuire con facilità.
BIENNALE DI VENEZIA
PHOTOGRAPHE TATLIN (2004) In questa opera Prigov rappresenta la visionarietà estrema della parola sull’intero paesaggio dipinto.
GOUACHE CON INGRANAGGI (1970) Con questo titolo l’artista russo realizzò alcune pitture, utilizzando gouache, inchiostro e penna.
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GOUACHE CON INGRANAGGI (1970) Un’altra opera legata al ciclo precedente, dipinta con la medesima tecnica e gli stessi materiali.
HENRI CARTIER-BRESSON / PHOTOGRAPHE CENTRO INTERNAZIONALE DI FOTOGRAFIA CORTILE DEL TRIBUNALE 12 - TEL. 0458007490 MARTEDÌ / DOMENICA 10,00/19,00 SABATO 10,00/22,00 - FINO AL 9 OTTOBRE
1365 (1998)
Numeri e lingua sovrastano l’ambiente per un’opera concettualista carica di valore simbolico e realizzata con penna a sfera.
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MOUTH-2 (1990)
Tecnica con carta, stampa a contrasto, penna a sfera e gouache. Un’enorme bocca, simbolo della parola, schiaccia l’intera immagine sullo sfondo.
Ca’ Foscari Esposizioni - Università Ca’ Foscari Dorsoduro 3246 - Tel. 0412346942 fino al 15 ottobre
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mitri Prigov. Dalla Collezione del Museo statale Ermitage. Per la sua “prima volta” nell’Arte Contemporanea, l’Ermitage sceglie la Biennale di Venezia con un evento dedicato a Dmitri Prigov (1940-2007), uno dei maggiori concettualisti russi. Disegni, oggetti e installazioni sono esposti in sale separate, mentre in altre si proiettano video sulle sue performance poetiche. La lingua essenza
principale della sua arte, è il mezzo artistico con cui Prigov ha trattato la nascita e lo sviluppo degli oggetti, lasciando che le parole diventassero creature in grado di attrarsi e di respingersi. I suoi disegni richiamano un tempo che precede il linguaggio, rappresentando la contraddizione tra gli slogan moderni e il mondo contemporaneo, disorganizzato e realizzato con piccole e sottili pennellate. SETTEMBRE 2011
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LIBRI DI RENATO MINORE
«Conservare e trasmettere la memoria, imparare dall’esperienza degli altri, condividere la conoscenza del mondo e di noi stessi, sono solo alcuni dei poteri (e pericoli) che i libri ci conferiscono, e le ragioni per cui li custodiamo con amore e li temiamo». Alberto Manguel
PER SEMPRE
LETTERATURA DA VIAGGIO
RITRATTO DI INTELLETTUALE Enzo Siciliano, protagonista della cultura, viene raccontato nel documentario di C. McGilvray, Quel giorno di indimenticabile bellezza (Fandango, 22 euro), con uno studio di A. Colasanti, La stanza chiara.
NORD SEGRETO Cinema all’aperto (Fandango, 25 euro), con i i tre documentari di Gianni Celati (Strada provinciale delle anime, Il mondo di Luigi Ghiri, Case sparse Visioni di case che crollano), racconta il mondo padano e segreto dello scrittore.
! E-BOOK: MADAME BOVARY DI G. FLAUBERT su www.liberliber.it 88 I
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Susanna Tamaro Giunti - 222 pagine euro 18,00 50&PIÙ CONSIGLIA:
Questo nuovo lavoro di Susanna Tamaro è una parabola di sofferenza e redenzione, di rovina e rinascita, di confusione e consapevolezza. Come si può comprendere, come si può accettare il mistero della morte (improvvisa, ingiusta, senza la minima ragione) di chi ci era accanto? Di quanto dolore, improvvisamente e misteriosamente rivelato, sono fatte le nostre esistenze? Matteo, la voce narrante del romanzo, è un cardiologo innamoratissimo della propria moglie che inizia una vera discesa agli inferi quando lei muore insieme al figlio che ha accanto e all’altro che porta nel grembo, in un incidente la cui natura non è subito chiara. Un vuoto, anzi un vero abisso di disperazione che apre la strada all’autopunitiva degradazione fatta di sesso, alcol, confusione esistenziale. La “ripresa” avverrà dopo altre cadute, grazie a una sorta di ritiro dal mondo in veste di contadino e di pastore, in un casale sul cucuzzolo di un colle dove, come un monaco benedettino, Matteo impara a coltivare l’orto e il silenzio. Impara ad
accudire il gregge immerso nella natura, un luogo per nulla idilliaco come vuole una certa ideologia ecologista dove rovi, spine e vipere strisciano e si aggrovigliano. Impara ad accogliere con parole di vera saggezza chi sale a visitarlo, attratto dalla sua scelta così insolita nella vita di frastuono e disordine che sembra contagiare tutti e tutto. La Tamaro incardina la parabola della caduta e della salvezza del suo eroe infine redento, «leggero, straordinariamente leggero» di fronte alla rivelazione, vera suspence dell’ultima pagina. E lo fa nella solida e asciutta polpa di un racconto struggente e assai edificante, eletto a modello in cui sia possibile identificarsi.
perduti in un viaggio dalle cause misteriose, dopo aver subìto la scomparsa dei genitori. Per dieci anni vagano da un orfanotrofio all’altro per luoghi selvaggi e inospitali, per angoli bui e inesplorati. Un periplo non solo fisico e fiabesco, ma anche psicologico ed esistenziale, guidato dalla sorella maggiore Kate, l’unica a ricordarsi dei genitori e l’unica a sapere che loro torneranno un giorno a riprendersi i figli.
THE BEB Alessandro Di Felice Sacco - 208 pagine euro 18,00 50&PIÙ CONSIGLIA:
L’ATLANTE DI SMERALDO John Stephens Longanesi - 304 pagine euro 18,00 50&PIÙ CONSIGLIA:
Sulla scena del “fantasy” c’è una novità, si chiama John Stephens, sceneggiatore televisivo di Los Angeles che si sta imponendo in tutto il mondo col suo L’Atlante di smeraldo. I protagonisti sono i tre fratellini Kate, Michael ed Emma
La fantascienza italiana sceglie il futuro remoto, millenario, ma ha un cuore molto antico, indistruttibile. Ecco un’opera prima davvero divertente: al centro la denuncia di chi considera la terra come un’infinita risorsa da sottoporre a ogni tipo di saccheggio. Sotto forma di una favola, un viaggio nei misteri del Beb, il male che ha estinto l’umanità. Affiora tra i tanti colpi di scena, il desiderio di una maggiore simbiosi con la natura e il recupero di valori come l’amicizia, l’amore per la vita, il desiderio di sapere.
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COMMEDIA NERA
GOD OF CARNAGE IL DIO DELLA CARNEFICINA
RECENSIONI cinema teatro DI ALESSANDRA MICCINESI
regia di Roman Polanski con C. Waltz, K. Winslet, J. Foster e J. C. Reilly
DI MIL A SARTI
COMMEDIA
COSE DELL’ALTRO MONDO regia di Francesco Patierno con D. Abatantuono, V. Mastandrea, V. Lodovini, S. Collodel e L. Efrikian 50&PIÙ CONSIGLIA:
Il cinema italiano affronta il tema dell’immigrazione con una robusta vena comica. Cosa succederebbe se un giorno tutta la manodopera straniera sparisse? Gli imprenditori rimpiangerebbero gli immigrati? Prova a rispondere Francesco Patierno, che riprende il plot del film Un giorno senza messicani, per raccontare una storia ambientata nel laborioso Nord Est. Il cinema nostrum prova a fare un passo in avanti, tra pregiudizi e razzismo, spintonando la coscienza a colpi di risate.
L’ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE regia di Rupert Wyatt con J. Franco e F. Pinto 50&PIÙ CONSIGLIA:
50&PIÙ CONSIGLIA:
Il premio Oscar Roman Polanski adatta per il grande schermo la pièce teatrale di culto di Yasmina Reza, in cui si narra il gioco al massacro di due coppie di genitori che si incontrano per discutere di un litigio avvenuto a scuola tra i loro figli. Nel corso dell’incontro, però, l’intento di pacificare la questione scatenata dai ragazzi verrà meno, e gli adulti daranno vita a un’isterica battaglia combattuta fino all’ultima parola. Una commedia da camera sui labili confini del vivere civile oggi.
FANTASCIENZA
TORINODANZA FESTIVAL 2011 Torino, dal 5 settembre al 4 dicembre
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orna Festival Torinodanza diretto da Gigi Cristoforetti, dal 5 settembre al 4 dicembre, con quattro focus tematici sulla danza contemporanea. La prima sezione, Miti, parte con tre straordinari eventi visionari e imprevedibili. Sorpresa, stupore, onirismo è ciò che si vive davanti al leggendario Bartabas che inaugura l’edizione con Le centaure et l’animal alle Fonderie Limone di Moncalieri il 5, 6, 8 e 9. Lo spettacolo racchiude l’incontro fra il teatro equestre di Zingaro e il Buto giapponese di Ko Murobushi. Virtuosismo e bellezza contraddistinguono gli allestimenti di Emio Greco che, il 16 e il 17, con La Commedia, ci seduce con il linguaggio del corpo. Chiude la prima parte Octopus, dal 21 al 23, creazione per otto ballerini e due musicisti, di Philippe Decouflé, su coreografia geometrica.
FESTIVAL PERGOLESI SPONTINI Jesi, dal 2 al 17 settembre
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l lavoro artistico di Giovanni Battista Pergolesi si compì in appena cinque anni poiché il compositore morì ventiseienne, ma la sua grandezza musicale continua a farci vibrare. Dal 2 al 17 a Jesi, sua città natale, la Fondazione Pergolesi Spontini ci propone con l’XI edizione dell’omonimo Festival, parte della sua opera. In programma, il 2, il dramma per musica in tre atti La Salustia, il 3 va in scena La serva padrona; l’8 è la volta de L’Olimpiade di Pietro Metastasio. L’omaggio a Pergolesi continua il 30 (replica il 2 ottobre) con Lo Frate ‘nnamorato, che inaugura la 44a Stagione Lirica di Tradizione del Teatro Pergolesi di Jesi.
La letteratura insegna che uno dei pericoli maggiori dell’umanità proviene dalla sete di conoscenza. Da questo assunto parte il film, ricco di effetti speciali, che ricollegandosi allo storico Planet of the Apes di Franklin J. Schaffner, ne rappresenta il prologo. Uno scienziato che conduce ricerche sull’Alzheimer scopre un farmaco che aumenta l’intelligenza, consentendo al cervello di autoripararsi. Ma quando la cura verrà testata sui primati, questi - capeggiati da Caesar - daranno luogo a una rivolta che si estenderà all’intero pianeta. FANTASY
COWBOYS & ALIENS regia di Jon Favreau con H. Ford, D. Craig, S. Rockwell e P. Dano 50&PIÙ CONSIGLIA:
Marziani alla frontiera? L’incubo si materializza in un film che mescola due generi che hanno fatto grande Hollywood: western e fantascienza. E che potrebbe spingere cowboy e indiani a unire le forze per battere gli Ufo. Diretto da Jon Favreau e interpretato dalle star Harrison Ford (ex Indiana Jones) e Daniel Craig (novello agente 007), il film è ambientato nel 1873 in Arizona. Uno straniero senza memoria si risveglia nella prateria. È solo. Al polso sinistro ha uno strano bracciale di metallo: giunto nella città di Absolution però viene arrestato. SETTEMBRE 2011
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MILANO
RECENSIONI musica concerti
PALERMO
DI TONINO VALENTINI
Il festival musicale Mito, nato nel 2007 grazie al gemellaggio culturale fra le città di Milano e Torino, ha in programma, il 5 settembre alle 21, al Piccolo Teatro Streheler di Milano, la performance musicale Le canzoni della mala, cantate da Ornella Vanoni che, come nel suo lontano esordio artistico, interpreta le canzoni della mala milanese, e da Peppe Servillo, che canterà le canzoni della malavita napoletana. A corredo delle interpretazioni vi saranno le videoproiezioni di Giuseppe Ragazzini. RIMINI
Gli appuntamenti musicali della Sagra Musicale Malatestiana di Rimini saranno aperti lunedì 5 settembre alle 21, all’Auditorium Palacongressi, con un omaggio a Gustav Mahler, nel centenario della sua morte. Sarà eseguita la sua Sinfonia n. 8 in mi bemolle maggiore, detta anche Sinfonia dei mille, poiché richiede una corposa presenza strumentale e vocale. Concepita dall’autore come un’espressione dell’eternità dell’anima, la composizione è intrisa di un ottimismo che fu disapprovato da alcuni critici.
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La Tosca, opera in 3 atti di Giacomo Puccini - dal dramma omonimo di Sardou - sarà rappresentata al Teatro Massimo di Palermo, dal 18 al 25 settembre, in sei repliche pomeridiane e serali, con l’orchestra e il coro del Teatro Massimo. Scritta dopo il successo della Bohème, l’opera suscitò qualche iniziale dissenso, forse per quella che veniva considerata un’eccessiva drammaticità, lontana dagli stilemi dell’autore, che pure nelle 3 romanze - una per atto - lenì nell’afflato lirico la durezza della vicenda.
IL TANGO SCREZIATO DAL JAZZ
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hiunque, istintivamente, avrebbe difficoltà a immaginare un accordo fra un tango di Astor Piazzolla e una villanella napoletana di De Simone, anche se la musica ci ha abituato a ogni tipo di contaminazione. Questo disco riesce a fondere le atmosfere di Napoli e Buenos Aires, con l’insostituibile mediazione del jazz, capace di digressioni improvvise, di salti arditi nello spazio e nel tempo. Il primo contatto, come ci suggerisce la raffinata nota critica a corredo del cd, dobbiamo immaginarlo come l’abbraccio di due ballerini sconosciuti, che iniziano a comunicare nelle figure del tango. Giuliana Soscia, alla fisarmonica, e Pino Jodice, al pianoforte, sono i brillanti e talentuosi artefici di questo progetto musicale che, come accennato, spazia dalla musica napoletana al tango argentino, nelle esecuzioni dei brani di Piazzolla e nelle nuove composizioni. Quanto ai brani tradizionali, nella Serenata a Pulecenella di Libero Bovio la fisarmonica modula una malinconia, stimolata dal basso con tentazioni jazzistiche, improvvise e timorose come vie di fuga. Vayamos al diablo di Piazzolla è, invece, un tango in rotta verso il delirio, trascinato dal ritmo della fisarmonica che a un tratto rallenta, superata dal sopravvenire frenetico del piano, che la riconduce al rapido virtuosismo. Giuliana Soscia & Pino Jodice Italian Tango Quartet, Il tango da Napoli a Buenos Aires, Cd, Alfa Music
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Venerdì 30 settembre alle 20.30, al Teatro dell’Opera di Roma, andrà in scena la tragedia lirica in un atto Elektra, su libretto di Hugo Von Hofmannsthal, basata sull’omonima tragedia di Sofocle, musicata da Richard Strauss. Rappresentata in prima assoluta al Konigliches Opernhaus di Dresda nel 1909, con un esito sfavorevole, l’opera - insieme alla Salomé - appartiene al primo periodo del teatro musicale di Strauss, definito espressionista per le dissonanze e le sonorità inusuali dell’orchestra.
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RECENSIONI dvd DI PEDR O ARMOCIDA
IMMATURI Regia di Paolo Genovese con A. Angiolini, A. Caprioli, R. Bova, R. Memphis - Genere: commedia 50&PIÙ CONSIGLIA:
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iorgio, Lorenzo, Piero, Luisa, Virgilio e Francesca nella loro adolescenza erano più che compagni di scuola: un gruppo di veri amici. Passati 20 anni, si ritrovano: il ministero della Pubblica Istruzione ha annullato il loro esame di maturità e lo dovranno rifare. Pena l’annullamento di tutti i titoli successivamente conseguiti. E così, come ai vecchi tempi, i sei saranno di nuovo insieme, con qualche ruga in più e qualche capello di meno. Grandissimo successo al botteghino per una commedia garbata che in alcuni personaggi, come quello del “bamboccione” Ricky Memphis, ha dell’esilarante.
L’ILLUSIONISTA Regia di Sylvain Chomet con Jacques Tati, Sylvain Chomet Genere: drammatico/animazione 50&PIÙ CONSIGLIA:
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rancia, 1959. Un vecchio illusionista francese e una giovane e innocente ragazza scozzese. Lei, entusiasta davanti ai suoi numeri di magia, lo seguirà a Edimburgo, lui l’accompagnerà verso l’età adulta. Sullo sfondo, il mondo cambia e un’epoca si chiude. Straordinario film d’animazione che riprende una soggetto del grande Jacques Tati (a cui s’ispira il disegno del protagonista longilineo), con una grazia e bellezza rari. E anche se i più piccoli sbadiglieranno un po’, abituati al frastuono dei disegni animati di oggi, non c’è età per apprezzare questo gioiello.
ANOTHER YEAR Regia di Mike Leigh con Imelda Staunton, Jim Broadbent Genere: drammatico 50&PIÙ CONSIGLIA:
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rimavera, estate, autunno e inverno. Famiglia e amicizia, amore e affetto, gioia e tristezza, speranza e disperazione. Compagnia. Solitudine. Una nascita, una morte. Il tempo passa, in particolare un “altro anno” (come recita il titolo), nella vita di una coppia over 50 nel Regno Unito di oggi. L’affermato regista Mike Leigh riesce a ritrarre la quotidianità, che naturalmente può anche essere banale o un po’ lenta, della coppia di protagonisti alle prese con i piccoli e grandi accadimenti della vita, con una precisione e un’accuratezza dei caratteri tipici del suo cinema.
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47. Istituto Nazionale Trasporti; 49. Gli estremi del test; 51. Vivevano nel sud della Russia; 52. L’allenamento con il gradino; 53. Vi nacque Beethoven; 57. Le donne dell’Olimpo; 59. Lo Steiger di Hollywood; 61. Una nota d’altri tempi; 62. Cambiano la fisica in lirica; 63. Sigla di Pesaro; 64. L’inizio dell’orchestrina; 65. Attirare... al centro; 66. Sigla di Matera.
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ORIZZONTALI 1. La... via dei navigatori; 5. Istituto per il Commercio Estero; 8. Il corn che... scoppia; 11. Pezzo da... museo!; 13. L’inizio degli sbagli; 16. Il Beta di Walt Disney; 17. Un noto insetticida; 20. Il Presley del rock (iniz.); 21. Il Santo che fu martirizzato a colpi di freccia; 25. Sono collegate ai bruciatori; 27. La Gioconda leonardesca; 30. Apparve a Mosè sul Sinai; 31. La sospensione del respiro effettuata sott’acqua; 32. Irrigare senza rigare; 33. Uno sforzo non sempre coronato da successo; 36. I catini dei boati domenicali; 37. Così venne chiamata quella banda di mestatori intorno alle banche; 42. L’arciduca che guidava l’esercito austriaco nella battaglia di Custoza; 43. Venezia; 44. Sotto nei prefissi; 45. Una che agisce sui feriti più gravi; 46. Predicò eresie; 48. S’ode nei brindisi; 50. Li proibisce la legge; 51. Un gergo degli Statunitensi; 52. Un... imbuto stradale; 53. Chi ci entra, prende qualcosa; 54. Il simbolo dello zinco; 55. Quelle daziarie... attorniavano le città; 56. Le più pallide del roseto; 57. Il Dylan dei fumetti; 58. La cittadina sopra Trapani; 60. Aperta... in mezzo;
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61. Urli... senza pari!; 63. La capitale dell’Arizona; 65. Le linee che uniscono località con uguale temperatura; 67. Materiale tipico di molti palazzi grigio-azzurri toscani; 68. Acquisite per testamento. VERTICALI 1. La capitale del Pernambuco; 2. Una grande città del Giappone vicina a Sapporo; 3. Il... noto de’ Tali; 4. La Negri celebre poetessa; 6. Un’erba delle papaveracee; 7. Antico componimento poetico funebre; 9. In Toscana e in Molise; 10. Il medico dei bambini; 11. È il cinese più famoso; 12. Ci precedono in uscita!; 13. Nota espressione di Virgilio; 14. La batteva la nave corsara; 15. Fa spirare... tra le spire; 18. Una malattia infettiva; 19. Lo montano i burattinai; 22. Una spiaggia francese; 23. Due Gallery londinesi; 24. In Germania no; 26. Un’antica moneta d’oro; 28. Il saluto del califfo; 29. L’essenza di trementina; 34. Gigantesche; 35. Fu ucciso a Little Big Horn; 36. Incassa per gli autori; 38. Trafugare... qualcuno; 39. Iniziali di un Bennato; 40. Una porta di Milano; 41. Ben amalgamate; 44. Uccelletti simili allo storno;
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ORIZZONTALI 1. Applaude il suo beniamino; 4. Sigla di Padova; 6. I sette di Akira Kurosawa; 7. Centoundici romani; 8. Le consonanti dell’animo; 10. Le professano i credenti; 12. La finale di hockey; 15. Sul loro abuso l’onorevole Costa ha condotto una lotta antiburocratica; 16. Formose, avvenenti; 17. Sono pari nella spiga; 18. Il cuore del camerata; 19. Il nome di Copland. VERTICALI 1. Arriva via cavo; 2. Le... forche dei pesci; 3. Nazioni Unite; 4. Una squisita specialità natalizia genovese; 5. Ridurre; 6. Lo è il giocatore che nessuno vuole in squadra; 10. Un ornamento per trecce; 11. Una nostra isola; 13. Micidiale quella staliniana!; 14. Molti lo dicono per... sono.
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LO STUZZICA CERVELLO TEST 1
TEST 2
Osservate attentamente la seguente figura e andate a pag. 96
TEST 3 Unendo le sei parole contenute nella figura b) alle sei sigle automobilistiche contenute nella figura c) è possibile ottenere le sei parole contenute nella figura a). Determinate tali accoppiamenti.
Osservate attentamente la seguente tabella e dite, secondo un criterio logico da determinare, quali numeri vanno sostituiti ai punti interrogativi nella 4a e nella 7a colonna della riga d). 1a
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TEST 4 a) SCANTINATO
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Osservate attentamente la figura sottostante e dite, utilizzando solo lo sguardo, quante volte la strada, rappresentata in rosso, attraversa il fiume, rappresentato in blu, nel tratto che va da A a B.
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SOLUZIONI • SOLUZIONI • SOLUZIONI • SOLUZIONI • SOLUZIONI • SOLUZIONI • CRUCIVERBA 1
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TEST 1 Quale delle seguenti tre figure rappresenta quella prima vista?
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TEST 2 I numeri che vanno sostituiti ai due punti interrogativi sono 41 e 34. Infatti, ogni numero di colore blu è dato dalla somma del numero posto immediatamente sopra e di quello alla destra di quest’ultimo. Ogni numero di colore rosso, invece, è dato dalla somma del numero posto immediatamente sopra e di quello alla sinistra di quest’ultimo. 1a
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TEST 3 Gli accoppiamenti tra le parole contenute nella figura b) e le sigle automobilistiche contenute nella figura c), che permettono di formare le parole contenute nella figura a), sono i seguenti:
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CONI SAIO SATINATO SCARTI RAGNI TARDI
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TEST 4 La strada, nel tratto che va da A a B, attraversa il fiume 12 volte.
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OroscoPIÙ » di ALDEBARAN
VerginE « RICHARD GERE BILANCIA 23 set. » 22 ott.
VERGINE 24 ago. » 22 set. L’equinozio d’autunno porterà miglioramenti finanziari. Forse si tratterà di guadagni extra grazie a qualche lavoro redditizio o di rimborsi arretrati da parte di un Ente.
Le piccole noie quotidiane non mancheranno, soprattutto in famiglia. Venere vi renderà socievoli, facilitando i rapporti con colleghi e familiari. Fate un po’ di attività sportiva.
ARIETE 21 mar. » 20 apr. Con Saturno nel segno non mancheranno piccole noie quotidiane, ma il mese sarà tranquillo e fortunato. Sarete facilitati nel lavoro e le stelle vi faranno stare bene in compagnia.
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SCORPIONE 23 ott. » 22 nov. Si presenterà una buona occasione per incassare qualche euro in più. Favorite le pubbliche relazioni. Nell’ambiente del lavoro potrà verificarsi un improvviso cambiamento che vi sorprenderà.
SAGITTARIO 23 nov. » 21 dic.
TORO 21 apr. » 20 mag. Un incontro con una persona bella e buona vi gratificherà. A casa ci sarà da affrontare una situazione imprevista. Fate controllare l’impianto elettrico e idraulico di casa e dell’automobile.
Sarete un po’ pigri, annoiati; reagite uscendo e dandovi da fare! Una persona anziana vi renderà un favore. Potreste iniziare una collaborazione redditizia. Non firmate documenti, se non siete sicuri.
CAPRICORNO 22 dic. » 20 gen.
GEMELLI 21 mag. » 21 giu. In questo mese vi sentirete energici e ambiziosi. Sarete costretti a prendere una decisione che finora vi ha resi un po’ timorosi ma i risultati saranno ottimi. Favoriti i contatti con la burocrazia.
Nuove imprese a lungo termine saranno protette dalle stelle. Evitate viaggi in condizioni meteorologiche avverse. Arriverà del denaro da un lascito, pensione o assicurazione.
CANCRO 22 giu. » 22 lug. Le stelle annunciano tensioni con la persona amata, un collaboratore o un collega. Siate diplomatici. Sarete portati ad eccedere nelle cose buone della vita. Cautelatevi contro furti e scippi.
LEONE 23 lug. » 23 ago. La cura della casa richiederà molta energia, ma i risultati vi ripagheranno. Marte potrebbe portare novità importanti. State con i familiari e dedicate il vostro tempo libero ai nipotini.
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ACQUARIO 21 gen. » 19 feb. In questo mese Saturno vi darà la spinta per agire, rinnovare o prendere delle decisioni serie. Gioveranno i contatti con bambini, parenti e con il mondo dell’arte.
PESCI
20 feb. » 20 mar. Ottimo mese per la famiglia. Avrete voglia di migliorare l’aspetto della casa. Le stelle vi aiuteranno a mantenervi in buona salute, ma sarà bene seguire una dieta e fare sport.
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