EDITORIALE
Continua il nostro viaggio alla scoperta di una terra magnifica, che non smette di sorprendere e affascinare. La Puglia, con le sue infinite risorse naturali e umane, si svela e si lascia ammirare attraverso immagini straordinarie, che ne raccontano i colori, i profumi, i sapori unici e inconfondibili. Ancora una volta siamo pronti ad avventurarci in luoghi suggestivi, dove bellezze paesaggistiche ed architettoniche si fondono in un tutt'uno e dove è facile fantasticare e pensare, farsi trasportare nello spazio e nel tempo. Insieme scopriremo il lato umano, vivo, dei personaggi che, con il loro estro e talento, rendono grande questa nostra regione e di chi ogni giorno, con passione e amore, continua a far vivere antiche tradizioni. Passato e presente di una terra calda e ospitale che pagina dopo pagina conquisterà , regalando dolci emozioni.
Our journey in search of a wonderful land never stops surprising and charming. Apulia, with its endless natural and human resources, reveals itself to be admired through its extraordinary pictures which tell of its colours, scents and unique and unmistakeable tastes. Once again we are ready to venture into charming places where landscape and architectonic beauties combine and where it is easy daydreaming and thinking, travelling in time and space. Together we will discover the human, lively side of the characters who, with their flair and talent, make great this region and who everyday, with passion and love go on living ancient traditions. Past and present of a warm and hospitable land which, page after page, will conquer you giving sweet emotions.
SOMMARIO GUSTO DI PUGLIA rivista bimestrale
Registrazione presso il Tribunale di Lecce del 19 dicembre 2006 n° 952 è vietata la riproduzione anche parziale di testi, delle foto e delle illustrazioni se non autorizzata dalla direzione.
EDITORIALE
pag. 1
numero 8 – anno III
SCEGLIERE VINO PROGETTO EDITORIALE
SERGIO D’ORIA DIRETTORE RESPONSABILE
GIANNI SPORTELLI
Millenni di storia celebrano il vino
pag. 4
di Gianni Sportelli
ORIZZONTE VERDE Rosmarino, rugiada del mare
pag. 12
di Annalisa Bari
REDAZIONE
RITA PERRONE ANGELO SIRSI
GUST-ARTE Fischietti di terracotta, da suonare o da collezionare
di Teresa Romano
pag. 18
SEGRETERIA DI REDAZIONE
7TERRE Global Service via Nino di Palma, 112 – 73012 Campi Sal.na (LE) tel./fax 0832/793781 e-mail info@7terre.it
PUGLIA DA GUSTARE Lampascioni, preziosi bulbi selvatici
di Federica Sgrazzutti
pag. 26
PUGLIA DA GUSTARE FOTO/ILLUSTRAZIONI
ANGELO NITTI SILVIO BURSOMANNO
Mandorla di Toritto, varietà per intenditori
di Federica Sgrazzutti
pag. 34
MEDMARE SI RINGRAZIA PER LE FOTO CONCESSE
PROFESSIONAL PHOTO VIDEO di S. Spagnolo GIOVANNI ALBORE ANGELO TRANI MOVIMENTO TURISMO PER IL VINO
La palamita, un piccolo U-boot dei nostri mari di
Sergio D’Oria
pag. 44
INCONTRI DI GUSTO Christian Cordella
pag. 52
di Alessandro Stajano
PROGETTO E DIREZIONE ARTISTICA
MAURIZIO D’ANNA
LE VIE DEL PANE Le “sagne ‘ncannulate”, prodotto di una tradizione!
di Sergio D’Oria
pag. 58
IMPAGINAZIONE
RITA PERRONE STAMPA
METE Antica Farmacia Provenzano, suggestivo tempio della salute di Sabrina Sansonetti
pag. 64
EDITRICE SALENTINA - Galatina (Le)
METE PUBBLICITÀ
REGIONE PUGLIA Assessorato alle Risorse Agroalimentari PROVINCIA DI LECCE UNIONCAMERE BARI PROVINCIA DI FOGGIA Assessorato alle Risorse del Territorio SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE
EMILIA D’URSO Rappr. Produttori Mandorla Toritto HOBBY FLORA - Lecce LA BOTTEGA DELLA TERRACOTTA Famiglia Moccia, Rutigliano PASTA FRESCA SHOP di Durante Loredana FAMIGLIA PROVENZANO ANTONIO URSITTI - Regione Puglia PESCHERIA PORTO CESAREO di Alessio Calasso SEMERARO PANTALEO
I RISTORANTI SONO SEGNALATI DA SLOW FOOD PUGLIA
Castellaneta, tra passato e presente la fierezza di una civitas a lungo contesa e mai del tutto conquistata di Alessandro Stajano
pag. 70
ORIZZONTI FIORITI Bocca di leone di Sabrina Sansonetti
pag. 78
PUGLIA MADRE L’asino di Martina Franca
pag. 84
di Alessandro Stajano
BISBIGLI NEL VENTO Diciott’anni e due ali pronte per spiccare il volo
di Vittorio Pio
pag. 90
RICETTE Orecchiette con ragù di agnello e funghi cardoncelli
pag. 10
Frittata di lampascioni e borragine
pag. 32
Piramide di croccante con mousse di latte di mandorle di Toritto
pag. 42
Tartara di palamita
pag. 50
TRADUZIONI
MARIA RITA MIGNONE
Millenniums of history celebrates Apulian wine Omero already told of this region as a place of “eternal spring”, with abundance of varieties of fine wines.
Grape is a very ancient plant present in a few areas of the planet for millenniums. It seems it comes from an area covering Caucasus, Armenia, Near East. Among the various species of the genus vitis, the most important was the vitis vinifera and the varieties grown in Apulia today come from that plant. In Europe there is a great concentration of vineyards with almost 80% of the world wine production. Apulia occupies a respectable position in the Italian wine situation. Its 100,000 hectares of wineyards represent about 15% of the whole national viticultural heritage. Wine marks the steps of the civilization in the Mediterranean area, growing constantly intertwined to history, myth, religion. The oldest evidences of wine have been uncovered in Egypt and date to the fourth millennium B.C. In the second millennium B.C. grape cultivation appeared along Southern Italy coasts where it was introduced by Mycenaean and Phoenician sailors. Amphoras full of wine, cuttings for vineyards, pottery to serve wine make a long journey by sea to come to our coasts. The legend tells that Diomed, Troy war hero, sailing the Adriatic sea, sailed up Ofanto river, anchored his ship and planted some vine-shoot brought from his land as a memory, in the virgin soil. The “Uva di Troia” variety (grapes from Troy) was ori-
Millenni di storia celebrano il vino di Puglia di Gianni Sportelli Già Omero parlava di questa regione come un luogo di “eterna primavera”, con un'abbondanza di varietà di vini raffinati.
La vite è una pianta antichissima che da millenni è presente in alcune zone del pianeta. Pare che la pianta provenga da una regione compresa fra il Caucaso, l'Armenia e l'Asia minore. Tra le numerose specie del genere vitis, la più importante si rivelò la vitis vinifera alla quale appartengono le varietà da frutto oggi coltivate in Puglia. L'Europa è il continente di elezione dei vigneti con quasi l'80% della produzione mondiale di vino. Nel panorama vinicolo italiano, poi, la Puglia occupa una posizione di tutto rispetto; con i suoi centomila ettari di vigneto rappresenta circa il 15 % dell'intero patrimonio viticolo nazionale. Il tema del vino segna in modo preciso le tappe della civiltà sorta attorno al bacino del Mediterraneo, intrecciandosi costantemente alla storia, al mito e alla religione. Le più antiche testimonianze sul vino si trovano in Egitto e sono risalenti al quarto millennio a.c.. Nel secondo millennio a.c. la coltivazione della vite fece la sua comparsa lungo le coste dell'Italia Meridionale, dove fu introdotta dai navigatori micenei e fenici che incrociavano lungo le rotte del
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ginated this way and today it is the base of many famous Apulian wines. After centuries the same waterways allowed pilgrims and crusaders to go to the Holy Land. Apulian was on the main route to get the places of Christianity. They left North Italy, went through the Appian way joining the ports of Manfredonia, Brindisi and Taranto to sail. In Apulia those wayfarers found churches, monasteries and accommodations giving them wine, food and shelter for the night. During the time of the Roman Empire Apulia became a very important centre of communication and it was a prosperous period for grape cultivation practised by the Greeks landed on our shores. We can state that wine has contributed to the expansion of the Roman Empire; it is not a chance that every convivial moment has a toast as a natural starting point and in Italian it is called “brindisi�, that could even derive from the city of Brindisi, whose inns near the port hosted those pilgrims travelling to the Holy Land. Evidence of the Apulian wine-growing and producing tradition can be found in a coin of III century B.C, minted in Canosa, representing a wine amphora on a face. With the fall of the Western Empire and the depopulation of the territory, wine production and trade began to decline. The diffusion of Islam banned the grape cultivation. The wine-making practice was saved by monks and Jewish people who went on producing wine for the respective liturgical purposes. After the year 1000 vineyards and wine production were revived by agriculture renewal. After some century later wine became protagonist of the consumptions and of western economy. Anyway all the populations gone through Apulia such as Byzantines, Lombards, Normans, Swabians, Angevins, Aragonese, Spaniards, Bourbons, French have been fascinated by wine. For centuries the vitis vinifera sativa was grown in innumerable vines. By the half of nineteenth century the Fillossera was accidentally introduced in Europe. This insect belonging to the aphid family came from America and attacked the roots of the plants which died. It was a real destruction until it was found out that the Fillossera did not attack the roots of American grapes which did not produce the juicy and sugary bunches of grapes; from then on all the grapes replanted in Europe are made of two parts: roots of American variety and the aerial part of European grape, grafted on the old stocks when the vineyard is planted. When the Fillossera destroyed the French vineyards the demand of Apulian wine increased enormously. At the end of IX century the whole Apulia was a vast and uniform stretch of vines with red berries and stret-
Mediterraneo. Le anfore piene di vino, le talee per impiantare vigneti, il vasellame per servire il vino stesso compiono un lungo viaggio via mare per giungere sulle nostre coste. Secondo la leggenda fu il guerriero greco Diomede, eroe nella guerra di Troia, che navigando nel mare Adriatico risalì il fiume Ofanto, ancorò la sua nave e piantò nel terreno vergine qualche tralcio di vite portato dalla sua terra come ricordo. Ebbe così origine la varietà “Uva di Troia” che ancora oggi è alla base dei tanti rinomati vini pugliesi. Dopo secoli quelle stesse vie d'acqua consentirono a pellegrini e crociati di recarsi in Terra Santa. La Puglia era sulla rotta principale per raggiungere i luoghi della cristianità. Partivano dal Settentrione, attraversavano la penisola e, seguendo la via Appia, raggiungevano i porti di Manfredonia, Brindisi e Taranto per imbarcarsi. Questi viandanti trovavano in Puglia chiese, monasteri e strutture di accoglienza che assicuravano loro vino, pane ed un rifugio per la notte. Durante l'impero romano la Puglia divenne un centro di comunicazione molto importante; fu quello un periodo florido per la coltivazione della vite praticata dai Greci approdati sulle nostre coste. Non si esagera quando si afferma che il vino ha contribuito non poco all'espansione dell'impero romano; non è un caso che ogni momento di convivialità abbia come naturale punto di partenza il brindisi, termine che potrebbe derivare dalla città di Brindisi, le cui taverne presso il porto avevano spesso come ospiti i pellegrini in viaggio per la Terra Santa. Si ha traccia della tradizione vitivinicola pugliese in una moneta del terzo secolo a.C., coniata a Canosa, che raffigura su una faccia un'anfora vinaria. Con la caduta dell'impero d'Occidente e lo spopolamento del territorio, cominciò il declino della produzione e del commercio del vino. A questo si aggiunse la diffusione dell'Islamismo con il divieto di coltivare la vite. La pratica della vinificazione si salvò solo grazie ai monaci e alle comunità ebraiche che continuarono a produrre il vino per i rispettivi usi liturgici. Dopo l'anno mille con la ripresa dell'agricoltura rinacquero vigneti e produzione del vino. Dopo ancora qualche secolo la bevanda di Bacco è diventata protagonista dei consumi dell'economia occidentale. E comunque tutti i popoli che sono passati dalla Puglia, Bizantini, Longobardi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli, Borboni, Francesi hanno subito il fascino di questa bevanda.
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ches of olive groves. Travelling throughout this region you can admire extraordinary landscapes made of calcareous stone, red soil, monumental trees, swamps and vast plains planted with vines and olive groves, myrtle and rosemary-scented Mediterranean scrub; borderland between Europe and East, between past and future. Its first inhabitants, the Apuli, came from East followed by the Greeks with more influence and wine knowledge. Apulia is a land of wine with its variegated coasts, with its shores set in landscapes of rare beauty, its old towns, its cuisine with extraordinary tastes, its typical products and their biodiversity, the hospitable and friendly people. From Lucera in Daunia to Alessano in Salento, going through Castel del Monte in Murgia and watching the Gulf of Taranto, is a sea...of wine. Today, after providing grapes and musts to increase and improve North Italy wines, Apulia boasts a good twenty-six registered designations of origin, six typical geographic indications and one Traditional Speciality Guaranteed in course of recognition. The hard work in the vineyard, the low tree-like cultivation, the renewed interest in the autochthonous vine: Primitivo, Nero di Troia, Negroamaro, Bombino white and black, Aleatico, the Whote of Alessano, the Moscato White and other more, have repaid the producers. The combined efforts of the institutions and particularly of the Councillorship to the Agrifood Resources of the Puglia Region, starting from the research of quality aiming at the promotion and the exploitation of the product, together with the vine-dressers and their associations, gathered excellent results in these last years even if it is a moment of cyclical crisis. Efforts and perseverance have been repaid by good results and confirmation on the market where Apulian wines are up-and-coming and in a strongly increasing demand. Therefore today Apulia exports very high quality wines throughout the world, aware that the hard work made with love and sacrifice will still bring goals and satisfaction for Apulian oenology through the expert cultivation of the autochthonous vines.
Per molti secoli la vite coltivata fu la vitis vinifera sativa nei suoi innumerevoli vitigni. Verso la metà dell'ottocento fu casualmente introdotto sul suolo europeo un insetto della famiglia degli Afidi, originario dell'America: la Fillossera. Questo insetto attaccava le radici e faceva seccare le piante. Vi fu una vera strage sino a quando non si scoprì che la Fillossera non attaccava le radici delle viti americane, le quali non davano i succosi e zuccherini grappoli d'uva; da quel momento tutte le viti ripiantate nel vecchio continente sono costituite da due parti: le radici di varietà americane e la parte aerea di vite europea, innestate sulle prime al momento dell'impianto del vigneto. Quando la Fillossera distrusse i vigneti francesi aumentò enormemente la richiesta del vino pugliese. Alla fine dell'ottocento tutta la Puglia era una vasta ed uniforme estensione di viti a bacca rossa, alternate alle distese di uliveti. Percorrendo la Puglia si ammirano panorami straordinari fatti di calcare, terre rosse, alberi monumentali, lame ed estese pianure coltivate a vite ed olivo, macchia mediterranea profumata di mirto, mortella, rosmarino; terra di confine tra Europa ed Oriente, con uno sguardo al futuro e un abbraccio al passato. Da Oriente provenivano i primi abitanti, gli Apuli, a cui seguirono i Greci con maggiore influenza e sapere vitivinicolo. La Puglia, con le sue coste variegate, con le sue spiagge incastonate in paesaggi di rara bellezza, i suoi borghi, la sua cucina dai sapori straordinari, i prodotti tipici e la loro biodiversità, la gente ospitale ed accogliente, è terra di vino: da Lucera nella Daunia ad Alessano nel Salento, passando da Castel del Monte nella Murgia e guardando al Golfo di Taranto è un mare... di vino. Oggi dopo aver fornito per decenni uve e mosti per accrescere e migliorare i vini del Nord Italia, si fregia di ben ventisei denominazioni di origine controllata, sei indicazioni geografiche tipiche ed una denominazione di origine controllata e garantita in fase di riconoscimento. Il gran lavoro fatto in vigna, la coltivazione ad alberello, la riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni: Primitivo, Nero di Troia, Negroamaro, Bombino bianco e nero, Aleatico, il Bianco d'Alessano, il Moscato Bianco e altri ancora, ha premiato i produttori. L'azione congiunta sviluppata dalle istituzioni ed in particolar modo dall'assessorato alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, partendo dalla ricerca della qualità e protesa alla promozione e alla valorizzazione del prodotto, in grande sintonia con i vignaioli e le loro associazioni, raccoglie in questi ultimi anni eccellenti risultati, pur in un momento di difficoltà congiunturale. Sforzi e tenacia premiati da buoni risultati e da riscontri sul mercato, che vede i vini della Puglia come emergenti e quindi con una domanda in forte crescita. Pertanto oggi la Puglia esporta nel mondo vini di alta qualità ed eccellenza attestandosi con alcune etichette nell'olimpo enologico mondiale, consapevole che lavorando tenacemente con amore e fatica molti potranno essere ancora i traguardi e le soddisfazioni per l'enologia pugliese attraverso la coltivazione sapiente dei vitigni autoctoni.
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la ricetta
ORECCHIETTE WITH RAGU MADE WITH LAMB AND CARDONCELLI MUSHROOMS
ORECCHIETTE CON RAGU' DI AGNELLO E FUNGHI CARDONCELLI
Ingredients for 6 people:
Ingredienti per 6 persone:
500 gr orecchiette 300 gr. minced lamb meat 200 gr sliced carboncelli mushrooms 1 onion 1 carrot 1 garlic clove 1 celery rib 1 rosemary 2 leaves of laurel extravirgin olive oil Terra d'Otranto DOP 1/2 litre Salice Salentino Doc wine Salento Pecorino cheese to taste salt to taste pepper to taste
500 gr orecchiette 300 gr. di macinato di agnello 200 gr di funghi cardoncelli 1 cipolla 1 carota 1 spicchio d'aglio 1 costa di sedano 1 ramo di rosmarino 2 foglie d'alloro olio extravergine d'oliva Terra d'Otranto DOP 1/2 litro di Salice Salentino Doc Pecorino salentino q.b. sale q.b. pepe q.b.
In a saucepan, heat olive oil and vegetables cut in pieces over medium heat. Remove garlic, rosemary and laurel, add the minced lamb meat, salt and pepper stir and cook until the meat has lost its raw, red colour. Add wine and cook for 30 minutes. Remove all the vegetables, add mushrooms and go on cooking the ragu for 20 minutes. Add some water (or stock made with lamb's bones) if necessary. Boil the orecchiette in salted water and strain them al dente. Sauté pasta with ragu in the saucepan, sprinkle with Salento Pecorino cheese and serve hot.
Procedimento: In una padella, far soffriggere dolcemente nell'olio le verdure a pezzi con lo spicchio d'aglio, il rametto di rosmarino e le foglie d'alloro, esclusi i funghi. Scartare dal soffritto l'aglio e il rosmarino, unire la carne di agnello, salare, pepare e far rosolare leggermente. Versare il Salice Salentino Doc e proseguire la cottura per 30 minuti. Successivamente eliminare tutti gli odori, incorporare i funghi precedentemente affettati, e continuare a cuocere il ragù, aggiungendo eventualmente acqua (o brodo ottenuto con ossa di agnello), per 20 minuti. Bollire le orecchiette in acqua salata e scolarle al dente. Saltare in padella la pasta con il ragù, cospargere con del pecorino salentino e servire ben caldo.
Ricetta dello chef Stefano Nuzzo del ristorante “La Piazza” di Poggiardo (Le)
ROSMARINO, rugiada del mare di Annalisa Bari
Plant with stronf scent and blue flowers like a clear
Pianta dall'intenso profumo e dai fiori azzurri come
blue sky, always appreciated, hides the power of
il cielo, da sempre apprezzata, racchiude in sĂŠ il
eternal memory.
potere della memoria eterna.
The Mediterranean scrub more than a century ago framed uninterruptedly Apulian seashores and still today, even if with some breaks, connects the white coasts to the cultivated hinterland and the urban settlements. A sudden heavy shower in summer is enough to reveal its presence through the rosemary whose smell is stronger than the ones of the other shrubs. In 1885 Alfonso Castriota from Galatina after a tour all around Salento, wrote a report on “L'Apicoltore” magazine speaking of the spread of the rosemary on the whole seashores and of its greatest concentration in the Alimini, San Cataldo, Roca areas for the Adriatic side, and in Bufalaria and Arneo on the Ionic one. The rich production of rosemary honey, with its white colour and delicate flavour, corresponded to the abundance of the plant on the territory. He closed his report specifying that as the spread of the valuable shrub was being narrowed down as the honey production decreased. In fact Lecce people burnt the plant into the ovens where they baked the bread. Rosemary (Rosmarinus Officinalis) is native to the Mediterranean region, Africa and Asia, it belongs to the family of the lamiaceae and was very appreciated by all the ancient civilizations for its innumerable properties and its very wide employment. In Egypt it was used to cure stomach and liver diseases. Greeks used as incense for sacrifices to the gods. Romans used the herb for strengthening the memory so that students wore rosemary wreaths when they had to take their exams; they used it even in burial rites because it represented immortality: they put a sprig of rosemary into the hand of dead to ensure them a peaceful permanence in afterlife. Orace states: “If you want to receive the esteem of the dead, bring them rosemary and myrtle wreaths”. Ovid in his “Metamorphoses” tells the story of the princess Leucothoe, daughter of the king of Persia, killed by her father because she was seduced by Apollo. From her grave penetrated by the sun, the girl turned into the plant that cannot be ignored because of its strong fragrance. In the Capitularies by Charlemagne it is listed among the species of the plants that mustn't miss in the imperial gardens. In Middle Ages it was planted in any garden especially in monasteries. It was used to drive out evil spirits and witches during exorcistic practices and as fumigant in the rooms of sick people.
Eccola lì, la macchia mediterranea che più di un secolo fa incorniciava senza soluzione di continuità le sponde della Puglia e che ancora oggi, con qualche interruzione, unisce i biancheggianti litorali all'entroterra coltivato e agli insediamenti urbani. Basta un acquazzone improvviso nella torrida estate per rivelarne la presenza da cui esala intenso il sentore del rosmarino che sovrasta quello degli altri arbusti. Nel 1885 Alfonso Castriota da Galatina, dopo un viaggio in giro per il Salento, stende una relazione sulla rivista “L'Apicoltore”, dove parla della diffusione del rosmarino su tutto il litorale e della sua maggiore concentrazione nelle contrade degli Alimini, di San Cataldo, di Roca, sul versante adriatico, e di Bufalaria e Arneo su quello ionico. A tale abbondanza corrisponde la produzione di miele di rosmarino, di colore bianco e di sapore soave e delicato. Chiude la relazione specificando che l'estensione del prezioso arbusto va restringendosi, e con essa la produzione del miele, a cagione dell'uso sconsiderato che ne fanno i leccesi, bruciandolo nei forni per la cottura del pane. Pianta originaria di tutto il bacino del Mediterraneo, dell'Africa e dell'Asia, il Rosmarinus Officinalis, della famiglia delle lamiaceae, era molto apprezzato presso tutte le civiltà antiche per le sue innumerevoli proprietà e il suo vastissimo impiego. In Egitto veniva utilizzato per curare i disturbi dello stomaco e del fegato. I Greci lo usavano al posto dell'incenso per fare sacrifici agli Dei. I Romani gli attribuivano il potere della memoria, tanto da appenderne corone al collo degli studenti prossimi a sostenere esami; ma anche significato di immortalità: ne mettevano un rametto tra le mani dei defunti per assicurar loro una serena permanenza nell'aldilà. Orazio recita: “Se vuoi guadagnarti la stima dei morti, porta loro corone di rosmarino e di mirto”. Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta la storia della principessa Leucotoe, figlia del re di Persia, uccisa dal padre per essere stata sedotta da Apollo. Dalla sua tomba, infiltrata dal sole, la fanciulla sarebbe germogliata nella pianta che non può essere ignorata per la fragranza intensa che emana.
ORIZZONTE VERDE
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The most famous and delicate legend about rosemary is of Christian inspiration. When the holy family fled into Egypt, Mary spread the cloak of baby Jesus on an evergreen shrub to dry and to perfume it. From then on the white flowers miraculously changed to the blue. Certainly the strong smell of camphor and incense of rosemary has attracted the attention of herbalists, chemists, doctors, priests, botanists, charlatans, cooks, dyers, poets and artists. Women in labour and babies were furbished with the leaves infusion to prevent infections. Compresses were used against paralysis, abscesses, rheumatisms. Hair was rinsed with rainwater boiled with rosemary twigs to make it shining and the scalp was massaged against baldness. Its pigments were used in oil painting.Its decoction cleaned stoves, sinks and tubs. Its essence aided menstruations or even provoked abortion. Wine flavoured with rosemary, sage and honey was considered good as a diuretic and to relieve nervous depression. The fine shrubby plant has deep fibrous and strong roots. It has woody light brown trunk and young grey-green branches covered with coriaceous silvery, needle-like foliage and delicate hermaphrodite lily-blue flowers. It has always been considered the plant of the sun and the summer solstice's symbol. It is said it has the power of eternal memory. Its leaves and its flowers, turned into infusion, decoction, oil, essence, tincture, powder are still widely used for their tonic, balmy, diuretic, digestive, diaphoretic, antispasmodic properties. The essential oils are used in perfumery, in cosmetics, in liquor distillery, in pharmacy. Rosemary is fundamental in Mediterranean cuisine to flavour roast beef, bread, pies, soups, stews. Anyway it can be used, this plant is beautiful in all its varieties: white, pink, erect, pendulous, oblique, creeping. Cut in geometrical borders or let it as a wild bush, rosemary is the most spread plant for its generosity, strength, usefulness. It is also appreciated in gardens, in parks, on the roads. A twig ends up in the linen to perfume wardrobes, another on a dish as a decoration, another in the lover's pocket to make him remember. It is enough to read Shakespeare's dialogue between Ophelia and Hamlet: "There's rosemary, that's for remembrance. Pray, love, remember�.
Nei Capitolari di Carlo Magno è presente tra le specie delle piante che non dovevano mancare negli orti del regno. Nel Medio Evo veniva piantato in ogni giardino e specialmente nei conventi. Veniva usato per scacciare spiriti maligni e streghe, durante le pratiche esorcistiche e come fumigante nelle stanze dei malati. Tra le numerose leggende fiorite intorno al rosmarino, la più nota e delicata è quella d'ispirazione cristiana. Maria, durante la fuga in Egitto, avrebbe adagiato le fasce del Bambino Gesù sull'arbusto sempreverde per farle asciugare profumandole. Da quel momento i fiori, originariamente pallidi, avrebbero assunto il colore del cielo. E' certamente l'intenso odore di canfora e d'incenso che emana dal rosmarino ad aver suscitato sin dall'antichità l'attenzione di erboristi e farmacisti, di medici e sacerdoti, di botanici e ciarlatani, di cuochi e tintori, di poeti e artisti. Con l'infuso di foglie si forbivano partorienti e neonati per tenere lontane le infezioni. Gl'impacchi si impiegavano contro paralisi, ascessi, reumatismi. Con l'acqua piovana bollita insieme ai rametti si sciacquavano i capelli per renderli più lucenti e si frizionava il cuoio capelluto contro la calvizie. I pigmenti venivano usati nella pittura ad olio. Il decotto per pulire cucine, lavelli e vasche. L'essenza per favorire le mestruazioni o addirittura per provocare l'aborto. Il vino aromatizzato con rosmarino, salvia e miele era considerato benefico come diuretico e per risollevare dallo stato di languore. La bella pianta arbustiva, dalle radici profonde, fibrose e resistenti, dal fusto legnoso marrone chiaro e giovani rami grigio-verdi ricoperti da foglie coriacee lineari-lanceolate, addensate sui rametti di colore verde cupo lucente, dai piccoli fiori ermafroditi azzurro-violacei, riuniti in grappoli, è stata da sempre considerata la pianta del sole e il simbolo del solstizio d'estate. A lei è stato attribuito il potere della memoria eterna. Trasformati in infuso, in decotto, in olio, in essenza, in tintura, in polvere, le foglie e i fiori di rosmarino trovano ancora oggi un vasto impiego per le proprietà toniche, balsamiche, diuretiche, digestive, diaforetiche, antispasmodiche. Gli oli essenziali sono utilizzati in profumeria, in cosmesi, in liquoreria, in farmacia. Fondamentale l'uso del rosmarino in cucina per aromatizzare arrosti, pane, focacce, zuppe, minestre e stufati. Ma al di là di ogni impiego, resta la bellezza della pianta, nelle varietà bianca, rosa, eretta, pendula, obliqua, strisciante. Tagliato in bordure geometriche o lasciato a cespuglio selvaggio, il rosmarino, o rosamarina, come viene chiamato nel sud Italia, per la generosità, la resistenza, l'utilità, è senza dubbio la pianta più diffusa e apprezzata sia nei giardini privati che nei parchi, sia negli orti che sulle strade. Un rametto finisce tra la biancheria per profumare gli armadi, un altro adagiato per decorare un piatto di portata, un altro ancora insinuato nella tasca dell'amato perché non dimentichi. Così Shakespeare nel dialogo tra Ofelia e Amleto: “C'è il rosmarino per la rimembranza. Ti prego, amore, ricorda”.
FISCHIETTI DI TERRACOTTA, da suonare o collezionare
di Teresa Romano
Dai colori vivaci e dalle forme bizzarre, donano allegria a chi li guarda e prosperitĂ a chi li riceve. With brilliant colours and bizarre shapes, they give joy to those who watch them and prosperity to those who receive them.
Once in Apulia there were barefoot children playing tag when roads seemed asleep in the heat. In the hot summer afternoons you could hear only the magical sound, like a trill of birds, coming from the holes of a mysterious and charming instrument. The whistle is a magical element recalling the fable world whose sound properties mark time and space, giving the vital breath to the form it represents: call, wooing, amulet. This sound keeps something poetic, arcane. It is lost in antiquity and refers to former cosmogonies when a god kneads Man and breathes life into him. This vital breath recalls Adam and Eve creation. Whistle is shout of triumph or desperation, call to mating, music, blow of the wind, rattling of the rain, energy. The earthenware whistle was born as a toy ans was very popular by the end of IX century and the beginning of XX century. With the advent of the plastic toys it has become a collector's item. You
C'era un tempo in cui, in Puglia, bambini scalzi rincorrevano le ore e le strade dormivano per l'arsura. Nei caldi pomeriggi d'estate si udiva solo fischiettare il suono magico, simile ai gorgheggi degli uccelli, proveniente dai buchi per l'uscita dell'aria di uno strumento misterioso e affascinante. Il fischietto, elemento magico che rimanda al mondo favolistico e le cui proprietà sonore marcano il tempo e lo spazio, restituendo soffio vitale alla forma che rappresenta: suono di richiamo, di corteggiamento, portafortuna, scaccia pericoli. Suono che conserva qualcosa di poetico, di arcano, suono che si perde nella notte dei tempi e rimanda a quelle cosmogonie primitive in cui una divinità impasta l'uomo e lo anima col proprio fiato. Soffio che è soffio vitale e riconduce alla creazione di Adamo ed Eva.
GUST-ARTE
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can find whistles of different sizes and shapes and matters: religious, profane, anthropomorphous and zoomorphic, with brilliant colours and bizarre shapes to be collected as ornamental items, or to be blown. Still today in Rutigliano, Gravina, Grottaglie, Ostuni and Lecce, skilful craftsmen model whistles of different forms and sizes in clay. A meticulous work made of tricks, skill and few tools: hands, some plaster mould where pressing the clay and small wooden sticks to control the working of the whistle. And an oven for cooking, some colours and a paintbrush. It is a work of skilful hands and fantasy. There are whistles shaped like sun, moon, representing everyday life, political figures, dogs, cats, even saints because it is in the nature of the whistle to mix the sacred and the profane for the above-stated reasons. In Rutigliano, near Bari, on 17th January, St. Anthony's Day, there is the whistle fair that gathers the fruits of the fantasy and the skill of lots of earthenware craftsmen, masters of the whistles who hand down from father to son the secrets of this old art, such as the Moccia family, just to mention one among the most important ones. Just in this tradition the whistle is a link between the sacred and the profane once again, joining the religious Christmas celebrations and the pagan rites of Carnival that starts just on St. Anthony's Day. The whistle is also a symbol of love and of
GUST-ARTE
Fischio che è grido di trionfo o di disperazione, invito all'accoppiamento, musica, soffio del vento, crepitio della pioggia, energia. Nato come giocattolo, il fischietto di terracotta, in grande uso tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, non è stato più considerato tale con l'avvento del giocattolo di plastica e oggi è diventato oggetto da collezione. Se ne trovano di varie dimensioni e forme, dal soggetto religioso a quello profano, antropomorfo e zoomorfo, dai colori vivaci alle forme bizzarre, da collezionare come oggetti ornamentali, o da suonare. Ancora oggi nei centri di Rutigliano, Gravina, Grottaglie, Ostuni e Lecce, abili mani artigiane modellano l'argilla dando vita a fischietti di diverse forme e dimensioni. Un lavoro minuzioso, che necessita di arguzia e abilità e che ha bisogno di pochi strumenti per la realizzazione: le mani, degli stampi in gesso in cui pressare l'argilla e piccoli bastoncini di legno utili a controllare il funzionamento del fischietto. E poi ancora un forno per la cottura e dei colori con un pennello. E' tutto un lavoro di abili mani e di fantasia. Se ne trovano a forma di sole, di luna, rappresentanti scene della vita quotidiana, personaggi politici, cani, gatti, ma anche santi, poiché fa parte della natura stessa del fischietto - e
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nature's awakening. In fact on that day each boyfriend gave his girlfriend a whistle cock-shaped, propitiator of fertility and fortune, with a basket full of fruit, symbol of work and earth. But there are places where things are different and, on the contrary, the whistle is considered a jinx. For example in Russia the whistle is linked to the popular belief of the witches' sabbath. In some African countries it is a real call for the the Devil, especially in close places. Even here, in the show business people cannot whistle in the foyer or in the corridors of a theatre because it would decree the failure of the show. Superstitions, legends born and proliferated during the centuries. But nothing can affect the charm of that mysterious earthenware object which gives joy to those who watch it and prosperity to those who have got it by its forms and its colours. As for whistling...everybody can do as they think best, maybe remembering that famous motto that states: “sing that you'll get over it...” and in a Walt Disney's movie the main character sang: “whistle is an elixir...it makes young again!”
del fischio - quella commistione di sacro e profano che riporta alle origini di cui si è detto. E che resta, immutata, in quei comuni come Rutigliano, nel Barese, dove da decenni, il 17 gennaio di ogni anno, proprio durante la festa di Sant'Antonio Abate si svolge la fiera che riunisce il frutto della fantasia e della bravura di decine di artigiani della terracotta, maestri del fischietto che da generazioni si tramandano i “segreti” di quest'arte antica, come avviene nella famiglia Moccia, tanto per citarne solo una tra le più importanti. Tra sacro e profano ancora una volta, proprio in questa tradizione che si rinnova con immutata energia è il fischietto che svolge un ruolo di “trait d'union”, sottolineando il passaggio tra le festività religiose natalizie e quelle “pagane” del Carnevale, che proprio con la festa di Sant'Antonio in questi comuni prende il via. E connotando di mille altri significati l'ingresso del nuovo anno, da quello dell'amore che sboccia a quello della vita che si risveglia. E' infatti il fischietto il dono che durante la festa ogni fidanzato regalava alla sua amata (mai però il contrario!) insieme ad un cesto ricolmo di frutta, simbolo del lavoro e della terra. Un fischietto a forma di gallo, per la precisione, propiziatore di fertilità e buona fortuna. Almeno qui da noi. Perché ci sono luoghi - si badi bene - dove al contrario il fischio e ciò che lo produce sono considerati apportatori di sfortuna. In Russia, per esempio, dove l'uso dei fischietti era legato alle credenze dei sabba delle streghe. O in alcuni Paesi dell'Africa, dove il fischio è un vero e proprio richiamo per “il maligno”, soprattutto nei luoghi chiusi. Ma senza andare troppo lontano, in certi ambienti di spettacolo anche qui da noi c'è chi si guarderebbe bene dal fischiare nel foyer o nei corridoi di un teatro, perché ciò decreterebbe il fallimento dello spettacolo in cartellone. Superstizioni, leggende nate e moltiplicatesi nel corso dei secoli. Che però nulla tolgono al fascino di quel misterioso oggetto di terracotta che con le sue forme e con i suoi colori dona allegria a chi lo guarda e prosperità a chi lo possiede. Quanto al soffiarci dentro… ognuno si regoli un po' come crede. Ricordando, magari, che un celebre motto recita “Canta che ti passa…” e che in un altrettanto celebre film Walt Disney faceva cantare al suo protagonista “…il fischio è un elisir… ti fa ringiovanir!”.
GUST-ARTE
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Lampascioni, valuable wild bulbs Crunchy, overbearingly bitter, lampascioni conquer for their unique piquant taste.
What is more difficult to find is always more valuable than what is within reach. If the discovery is accompanied by labour and dedication, the value of the treasure rises. Maybe it is for this reason that the humble and rich at the same time lampascioni onions are so appreciated in Apulia.If you want to enjoy their unique taste you must walk in the fields among untilled glades, meadows and along the sides of the ditches, find the right plant and dig under it. Lampascioni must be picked one by one in cold season. There is no other way to do it and those who look for them, know that they can't hurry. They must be patient to find out the delicate plant with short thin leaves and a spike with purple-blue flowers, to dig deeply (30/40 cm) in the ground to extract carefully the bulb; it cannot be taken pulling the plant out.
Lampascioni, preziosi bulbi selvatici
di Federica Sgrazzutti
Croccanti e amarognoli, conquistano per quel sapore unico e intrigante.
Ciò che è difficile da trovare è sempre più prezioso di quel che è a portata di mano. E se la scoperta è accompagnata da fatica e dedizione, ecco che il valore del “tesoro” cresce. Sarà per questo che gli umili e nel contempo pregiati lampascioni in Puglia sono tanto apprezzati: per poter godere del loro sapore inconfondibile bisogna andar per campi, tra radure incolte, prati e lungo i bordi dei fossi, con l'occhio pronto a riconoscere la piantina giusta sotto la quale scavare. I lampascioni devono essere raccolti, nella stagione fredda, uno ad uno; non è ammesso nessun altro metodo e, chi li va cercando, lo sa bene che la fretta è cattiva consi-
PUGLIA DA GUSTARE
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Lampascioni belong to the botanical species Muscari, of the Liliaceae family and their actual scientific name is Leopoldia comosa: it is an homage to Leopold II, grand duke of Tuscani, and as in Latin comosum means long-haired, it recalls their cluster of flowers. Commonly talking, people refer to it as “onion with the ribbon�. Even if it is related to garlic, its characteristics are different. It has no cloves but united and folded tunics like an onion. These wild bulbs are typical of untilled grounds but they are not an Apulian exclusive as they can be found in other Italian regions and in the Mediterranean areas too. However in Apulia they belong to the traditional cookery heritage that exalts their original characteristics in different recipes. Before preparing them, lampascioni must be cleared of roots and the soil that covers them 'cause of the slightly tacky film that protects them. Then strip the outer tunics off, cut the bottom and leave them to soak in cold water to remove the bitter taste.
gliera. Individuare la delicata pianta, dalle foglie brevi e sottili e la spiga di fiori azzurro-violacei richiede pazienza, la stessa necessaria per scavare profondamente (circa 30/40 centimetri) nella terra per estrarre cautamente il bulbo; prova di incompetenza è tentare di prelevarlo, estirpando la pianta. Il lampascione appartiene alla specie botanica dei Muscari, della famiglia delle Liliacee, e la sua attuale denominazione scientifica è Leopoldia comosa: il nome racchiude un omaggio al granduca Leopoldo II, del granducato di Toscana, e un richiamo all'infiorescenza a grappolo, poiché in latino comosus significa chiomato. Nel parlare comune, il lampascione è anche conosciuto come cipollaccio col fiocco. Pur essendo imparentato con l'aglio, le sue caratteristiche sono ben diverse, a partire dall'assenza di spicchi; sono, infatti, le tuniche compatte e sovrapposte, simili a quelle della cipolla, ad attribuire al bulbo quella caratteristica forma a trottola. Questi bulbi selvatici, presenti nei terreni incolti, non sono un'esclusiva pugliese, poiché in alcune regioni della penisola italiana e in altri Paesi dell'area mediterranea è possibile trovarli; la peculiarità sta nel loro impiego in ambito gastronomico. In Puglia, infatti, fanno parte a pieno titolo del patrimonio culinario tradizionale, che ne esalta le originali caratteristiche di gusto e di consistenza attraverso diverse preparazioni e ricette. Prima di essere lavorati, i lampascioni devono venire ripuliti dalle radici e dalla
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Now they can be eaten raw or boiled with water and vinegar or cooked under charcoal cinders. Crunchy, overbearingly bitter, lampascioni conquer for their unique piquant taste. Extravirgin olive oil cannot be missing in any preparation because it softens their strong personality. Boiled, baked, fried, grilled or simply in oil: the regional recipes for this interesting veg are so many and even far from Apulia it has found lots of enthusiasts. The key of its success lies in the disarming simplicity of a dish still smelling of country, of old and poor tables, of almost unobtainable tastes, in the recognizable bond to the soil. Lampascioni are not only good and low fat but they have also diuretic, laxative and emollient properties; in ancient times and even now in the popular opinion they are considered an effective aphrodisiac.
terra, che inevitabilmente li ricopre a causa della patina leggermente appiccicosa di cui sono rivestiti. Una volta che i rosacei bulbi sono sfogliati delle loro tuniche più esterne e incisi alla base, devono essere lasciati a bagno affinché si smorzi il gusto amaro; dopo queste precauzioni, possono essere utilizzati crudi, lessati in acqua e aceto oppure, all'uso di un tempo, messi a cuocere sotto la cenere. Croccante e amarognolo, il lampascione conquista per quel sapore unico, intrigante: l'olio extravergine d'oliva, ingrediente immancabile in ogni preparazione, ne ammorbidisce la forte personalità. Lessato, al forno, fritto, cucinato in graticola o, semplicemente, sott'olio: sono davvero tante le ricette regionali dedicate a questo interessante vegetale, molto amato dai pugliesi, che ne sono così convinti ambasciatori, anche fuori dalla Puglia, da trovare sempre nuovi adepti. Il successo è motivato, probabilmente, dalla disarmante schiettezza di una pietanza che profuma ancora di campagna, di mense antiche e povere, di sapori, ormai quasi introvabili, dal riconoscibile legame con la terra. Il lampascione non è solo buono e poco calorico, ma possiede anche proprietà diuretiche, lassative ed emollienti. Noto sin dall'antichità, tra le principali qualità riconosciute c'era quella di essere un efficace afrodisiaco: questa fama si è poi largamente diffusa anche nell'opinione popolare.
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LAMPASCIONI AND BORAGE FRITTATA
FRITTATA DI LAMPASCIONI E BORRAGINE
Ingredients for4 people:
Ingredienti per 4 persone:
2 kg borage
2 kg di borragine
300 gr. lampascioni
300 gr. di lampascioni
4 eggs
4 uova
1 tablespoon canestrato cheese (cylindrical uncooked
una manciata di formaggio canestrato
hard cheese made from full sheep's milk)
olio extravergine d'oliva
extra virgin olive oil
1/2 cucchiaino di sale
1/2 teaspoon salt
un pizzico di pepe
a pinch pepper Procedimento: Sbollentare la borragine ed i lampascioni, immerger-
la ricetta
Boil the borage and the lampascioni, plunge the
li in acqua fredda per 30 minuti circa, e successiva-
vegetables into cold water for about 30 minutes and
mente, sgocciolare il tutto in uno scolapasta.
drain them in a colander. Mash lampascioni and
In un recipiente, schiacciare i lampascioni con la bor-
borage in a bowl then add 2 tablespoons of extra vir-
ragine.
gin olive oil, 4 eggs and cheese, stir well and pour
Mescolare ed amalgamare lampascioni e borragine
the mixture in a previously oiled frying pan with lid.
con 2 cucchiai di olio extra vergine d'oliva, le 4 uova,
Cook it on a high flame for 6 minutes, turn the frit-
il sale, il pepe, ed il formaggio.
tata and and go on cooking for 2 minutes then
In una padella con coperchio, unta con olio extraver-
remove from the oven and serve.
gine d'oliva, versare il composto precedentemente ottenuto, cuocere con fiamma viva per 6 minuti circa, girare la frittata, proseguire la cottura per altri 2 minuti e togliere dal fuoco per servire.
Ricetta dello chef Cinzia Piccarreta del ristorante “La Bottega dell’Allegria”, Corato (Ba)
MANDORLA DI TORITTO, varietĂ per intenditori
di Federica Sgrazzutti
Doughiness and unmistakeable taste make it the queen of many Apulian recipes.
PastositĂ e gusto inconfondibile ne fanno la regina di tante dolci ricette pugliesi.
Apulia-California. But this match is not played on sports grounds but on the field of the almond market. Even if they are distant, these geographical areas have in common almonds production. But there is a difference in quality. Even if the Californian ones are largely distributed in Italy, they cannot be compared to Apulian almonds and particularly the Toritto's. It is not local patriotism, it is a fact: it is scientifically demonstrated that the doughiness and the unique and unmistakeable taste of this local almond depend on the greatest concentration of oils and vegetable polyunsaturated fatty acids. The secret is certainly closed in the territorial environment. The almond district is in the pre-murgiana area, 380 metres above the sea level. It is a place whose history begins in IV century B.C. with the town of Legna (now disappeared), founded by the Peucetii who already grew almond trees according to a technique probably learnt from the Phoenicians. The town was in the heart of the old wood of Toritto, one of the lost botanical wonders in South Italy, cut by the Piedmonteses to eliminate bandits from Lucania. This action contributed to the expansion of almond trees. The landscape is really suited to these trees: the vegetation surrounding them is typically Mediterranean and, among the plants, there are carob trees and oaks where there are
PUGLIA DA GUSTARE
Puglia-California. Una competizione che non si disputa sul campo da gioco, ma su quello del mercato della mandorla. In comune, infatti, queste due aree geografiche così distanti, hanno proprio la produzione di mandorle. La differenza, però, è che la qualità delle californiane, largamente distribuite anche in Italia, non è paragonabile a quella delle pugliesi e, in particolare, alla varietà di Toritto. Non è campanilismo, è un dato di fatto: è scientificamente provato che la pastosità e il gusto unico e inconfondibile di questa mandorla locale dipendono dalla maggiore concentrazione in oli e acidi grassi polinsaturi vegetali rispetto a quanto in commercio. Il segreto è certamente racchiuso nel contesto territoriale in cui si trova il comprensorio della mandorla, ossia la zona pre-murgiana, fino a 380 metri sul livello del mare. E' un luogo con una storia che affonda le sue radici nel IV secolo a.c., con la città scomparsa di Legna, fondata dal popolo dei Peuceti, che già coltivavano i mandorli secondo una tecnica appresa probabilmente dai Fenici. La città, della quale ancora rimangono le tracce, era nel cuore dell'antico bosco di Toritto, una delle perdute meraviglie botaniche del Sud Italia, fatto tagliare dai Piemontesi per eliminare i briganti provenien-
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insects protecting almond trees from harmful parasites. Also the calcareous stone of Bari, in the subsurface, contributes to enrich almonds' quality. In fact Bari university has studied that it has unique peculiarities of impermeability and consistency that make optimal the distribution of the rainwater so avoiding problems at the trees' roots. Humus of the old wood, very ancient calcareous stone, dry farming, breezes channelled from the “Pre-murgiane” swamps (dry streams once going to the Adriatic sea) represent a really exceptional terroir that contributes to give very high organoleptic properties to the Toritto's almond. The best Apulian cultivar are from Toritto, such as the Filippo Cea and the Antonio Devito. Man's work optimizes nature's work. This land's almond is not treated, the productive phases respect environment and times, and pesticides are banned. Manual work has still its importance and the methods are inherited by the tradition. Pruning, with its typical “foliage's levelling”, takes place by hand from September to January. After the blossoming, starting in March with white-pink flowers, summer makes the fruits ripen preparing the picking in September. The branches are swatted with long chestnut tree poles and almonds fell down on sheets laid under the trees. Immediately almonds are de-husked and dried in the sun. Once in Toritto this passage happened in an important street in the old town, Ettore D'Urso street, whose pavements were exceptionally large just to spread the unfolded sheets containing the almonds to dry. The shelling, now made with machines, once was made by hundreds women who worked singing dialectal stornellos. After peeling, almonds were kept in dry and fresh places, in jute sacks or containers made of natural materials. The choices of Toritto's almonds producers, even if not in line with global market rules, have proved to be harder but surely the most satisfying ones. Almond has been able to
ti dalla Lucania; un'azione che portò all'espansione della coltura del mandorlo. Il paesaggio sembra essere davvero a favore di questi alberi: la vegetazione che li circonda è tipicamente mediterranea e, tra le piante, vi sono anche carrubi e roverelle che favoriscono la vita di insetti che proteggono i mandorli da nocivi parassiti. A contribuire al pregio delle mandorle c'è anche la “pietra calcarea di Bari”, presente nel sottosuolo, che, come studiato dall'Università di Bari, ha caratteristiche uniche di impermeabilità e consistenza, rendendo ottimale la distribuzione dell'acqua piovana, evitando problemi alle radici dei mandorli. Humus dell'antico bosco, pietra calcarea antichissima, aridocoltura, brezze convogliate dalle lame “pre-murgiane” (corsi d'acqua ormai asciutti che vanno verso il mare Adriatico) rappresentano quindi un terroir davvero eccezionale, che contribuisce a dare alla mandorla di Toritto proprietà organolettiche elevatissime. Sono di Toritto le migliori cultivar pugliesi, come la Filippo Cea e la Antonio Devito. A valorizzare il lavoro della natura, c'è anche l'uomo con le sue scelte. La mandorla proveniente da questa terra non è trattata, le fasi produttive rispettano l'ambiente e i suoi tempi e i pesticidi sono banditi. Il lavoro manuale ha ancora il suo valore e, per non togliere nulla alla preziosità del seme, i metodi sono quelli ereditati dalla tradizione. La potatura, con il caratteristico “livellamento della chioma”, si effettua a mano da settembre a gennaio. Dopo la fase della fioritura, che inizia a marzo e veste gli alberi di bianco-rosa, l'estate porta a maturazione i frutti, preparando la raccolta di settembre. Con pertiche di castagno, i rami vengono scossi affinché le mandorle cadano sui panni stesi sotto la pianta. Segue l'immediata smallatura (la separazione del rivestimento esterno dalla mandorla) e l'asciugatura al sole. A Toritto, un tempo, questo passaggio avveniva in un'importante
strada
del
centro storico, Via Ettore D'Urso, i cui marciapiedi erano insolitamente larghi proprio per ospitare i teli spiegati, con sopra le mandorle ad essiccare. La sgusciatura, ora operata con i macchinari,
richiedeva
in
passato il lavoro di centinaia di donne locali, che accompagnavano l'operosità delle mani con stornelli dialettali. Dopo l'eventuale pelatura, le
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conquer experts, becoming one of the raw materials of the most famous confectioners in Italy, gaining appreciations also abroad. It has been strategic to promote and support this extraordinary resource, pursued by the “Committee for the Exploitation of Toritto's
Almond”.
Among the numerous activities, we can mentin the creation of a Slow Food protection officially sponsored by Apulia Region whose referent is Ms. Emilia D'Urso, the constitution of the Group of Territorial Initiative “Amygdalea” of MIUR (Ministry of Education) to study the exceptional nutritional and organoleptic properties of the Toritto's Almond, the participation to the Train of Typical, the inclusion of the valuable almond in the national list of the typical products of MIPAAF (Ministry of Agricultural, Food and Forestry Policies). The good actions of the Committee have allowed the diffusion of the culture of an excellent almond, making it the queen of lots of recipes of the Apulian confectionery tradition, such as the almond paste, the almond brittle and the almond milk that, in Toritto, is garnished with some rice grain.
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mandorle si conservano in luoghi freschi e asciutti, in sacchi di iuta o contenitori realizzati in materiali naturali. La ferma volontà dei produttori di mandorle di Toritto, di non voler sacrificare l'immenso patrimonio di cui sono consapevoli detentori a favore di scelte conformi alle leggi del mercato globale, si è dimostrata la strada più ardua da percorrere, ma anche la più appagante. La mandorla, ha saputo conquistare gli intenditori, trovando spazio tra le materie prime dei più rinomati pasticceri d'Italia, soprattutto del nord, e ottenendo l'apprezzamento anche oltre i confini nazionali. Strategica è l'azione di promozione e sostegno a questa straordinaria risorsa, voluta e perseguita dal Comitato per la valorizzazione della “Mandorla di Toritto”. Tra le numerose attività, la creazione di un presidio Slow Food, ufficialmente sponsorizzato dalla Regione Puglia, di cui è referente l'avvocato Emilia D'Urso; la costituzione del Gruppo di iniziativa Territoriale “Amygdalea” del MIUR, per studiare le eccezionali proprietà nutrizionali ed organolettica della Mandorla di Toritto; la partecipazione al Treno dei Tipici; l'inserimento della pregiata mandorla nell'elenco nazionale MIPAAF dei prodotti tipici. Il buon operato del Comitato ha permesso la diffusione della cultura di una mandorla eccellente, distinguendola dalla massa indifferenziata e restituendole quella dignità che la rende regina di tante ricette della tradizione dolciaria pugliese, come la pasta di mandorle, il croccante o il latte di mandorla, che, a Toritto, si guarnisce con qualche chicco di riso.
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PYRAMID OF TORITTO'S ALMOND BRITTLE WITH MILK MOUSSE
PIRAMIDE DI CROCCANTE CON MOUSSE DI LATTE DI MANDORLE DI TORITTO
Recipe for 4 people
Ricetta per 4 persone
Ingredients for the almond brittle:
Ingredienti per il croccante:
200 gr sugar, 75 gr flour, 75 gr Toritto's almond flour, 75 gr melted butter, juice of 1 lemon, juice of 1 orange
200 gr.di zucchero, 75 gr. di farina bianca, 75 gr. di polvere di mandorle di Toritto, 75 gr. burro fuso, succo di 1 limone, succo di 1 arancia
Stir to blend all the ingredients. Cool 15 minutes in the fridge. Pour the mixture out onto cookie sheet. Press it then form small triangles that must be cooked in oven for 5 minutes at 190°. When they are well cooked put them on a tray. Ingredients for the almond milk
la ricetta
150 gr almonds, 300 gr milk Cook the almonds with the milk until they get 81° C. Refrigerate the milk for at least 24 hours. Strain liquid from pulp through a very tight strainer and a cheesecloth, applying pressure to squeeze out all liquid. Ingredients for the mousse: 1 dl milk, 2 dl almond milk, 4 yolks, 100 gr sugar, 250 gr whipped cream, 2 isinglass sheets, Chopped almonds to taste. Boil the milk with the almond milk. In a bowl beat yolks with sugar to a cream. Pour it into the milk until it gets 85°C. Add the isinglass and the chopped almonds. Cool it then fold the whipped cream and put in the fridge. Ingredients for the stewed rice: 100 gr rice, 3 dl milk, 1 vanilla pod, 30 gr sugar Cook gently rice with milk, vanilla and sugar for about 15 minutes. Carefully remove the vanilla pod from the milk and cool it.
Procedimento: Mescolare tutti gli ingredienti e far riposare il composto ottenuto 15 minuti in frigo. Stendere su carta da forno l'impasto, pigiandolo con le mani e formare dei triangoli, che, una volta cotti in forno per 5 minuti a 190 °C, devono essere adagiati su un vassoio. Ingredienti per il latte di mandorle 150 gr. di mandorle, 300 gr. di latte Procedimento: Portare a fuoco lento le mandorle con il latte ad una temperatura di 81° C. Togliere, quindi, dal calore il latte e lasciarlo riposare in frigo per 24 ore. Il giorno dopo filtrare con un colino finissimo la miscela, aiutandosi con un canovaccio in lino, per recuperare il maggior succo dalle mandorle. Ingredienti per la mousse: 1 dl. di latte, 2 dl. di latte di mandorle, 4 tuorli d'uovo, 100 gr. di zucchero, 250 gr di panna montata, 2 fogli di colla di pesce Procedimento: Unire il latte con quello di mandorle precedentemente preparato e portare a ebollizione. A parte, mescolare i tuorli d'uovo con lo zucchero e unirli al latte sul fuoco e far raggiungere al composto la temperatura di 85° C. Aggiungere la colla di pesce e successivamente le mandorle tritate. Far raffreddare, incorporare la panna montata e riporre in frigo. Ingredienti per il riso in umido: 100 gr. di riso, 3 dl. di latte, 1 stecca di vaniglia, 30 gr. di zucchero Procedimento: Cuocere a fuoco lento il riso con il latte profumato alla vaniglia e lo zucchero per circa 14 minuti. Lasciar raffreddare per ottenere un composto umido e sgranato.
R i c e t t a d e l l o c h e f Vi t o M a s e l l i d e l R i s t o r a n t e “Osteria dei Poeti” di Giovinazzo (BA)
Pelamyd: a small U-Boot of our seas Its silver-coloured abdomen and its dark blue back characterise this skill predator with tasteful and vigorous meat. If you look for the word “pelamyd” on the famous Etymological Vocabulary of Italian Language by Ottorino Pianigiani, you will find that it derives from the Greek term “pelamys”, mud, slime and, it goes on...so called because it enjoys staying in the mire. I do not know if this meaning is correct but I am sure that pelamyd does not enjoy staying in the mire. Being a pelagic species, its habitat is far from the bottom of the sea. With its livery, it looks like wearing a morning dress: its abdomen is silver-coloured and its back is dark blue with green-blue glints adorned by 8/9 oblique stripes. I should say elegant but fit for hunting too. In fact it is an exceptional predator. It has strong tapering body like a great swimmer, a row of very sharp-edged teeth, its
La palamita, un piccolo U-boot dei nostri mari di Sergio D’Oria L'argento del ventre e il blu scuro del dorso distinguono quest'abile predatore dalle carni saporite e vigorose. Se andate a trovare il termine “palamita” sul famoso Vocabolario Etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani, troverete che deriva dal termine greco “pelamìs”, fango, melma e continua… così detto perché gode di starsi nel limo. Non so dirvi se la derivazione dal termine greco sia esatta, ma che la palamita goda starsene nel limo, proprio no. Dubito anche che l'esperto grecista abbia mai visto una palamita nel suo ambiente naturale. D'altra parte, essendo una specie pelagica, passa gran parte della sua vita lontana dal fondo del mare. Con la sua livrea, sembra un pesce in tight: con il ventre color argento ed il dorso color blu
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colours camouflage itself perfectly in the water so that, looking at it from below, it can be mingled with the surface glow, looking down on it, you confuse it with the bottom of the sea. Its moves are related to the currents because this way it is easier to find shoals of sardines and anchovies. By the end of summer it is possible to watch an exceptional show along our coasts. In fact pelamyd can terrorize sardines and anchovies living in shoals. In groups, as they were submarines, pelamyds swim under the shoals of those small fish, driving them towards the surface. Sardines, terrorized, close up forming big black balls on the water's surface trying to fake the shape of a big fish in order to frighten pelamyds. Then hunters go up like arrows towards the shoal, they go into it and stuff themselves. Slowly they go down and the raid repeats again. They attack in waves and it is a real slaughter. At the same time, out of the water seagulls swoop down as fighter squadrons: there is abundant food even for them. Sardines close up more and more but only the fate will decide who will survive, who will end in the seagulls's beak and who under the sharp-edged teeth of our pelamyd. It is a bloody show but even nature has its difficult moments.
scuro dai riflessi verde azzurri, abbellito da otto, nove strisce oblique. Elegante direi, ma idoneo anche alla caccia. Il nostro amico, infatti, è un predatore eccezionale. Ha corpo robusto e affusolato, da grande nuotatore, una fila di denti affilatissimi, il morso tagliente, i colori che lo mimetizzano egregiamente a mezz'acqua così che, guardandolo dal di sotto, lo confondi con il chiarore della superficie, guardandolo dall'alto lo confondi con il fondo del mare. I suoi spostamenti sono in relazione alle correnti, perché così è più facile che si imbatta in banchi di sardine e acciughe. Verso la fine dell'estate è possibile assistere, lungo le nostre coste, ad uno spettacolo eccezionale. Dovete sapere che la palamita ha la capacità di terrorizzare le sardine e le alici, che vivono in branco. In gruppo, come fossero sommergibili, le palamite nuotano sotto i branchi di pescetti, spingendoli verso la superficie. Le sardine, spaventate, serrano le file e raggruppandosi formano delle grosse palle nere a pelo d'acqua nel tentativo, vano, di simulare la sagoma di un grosso pesce ed intimorire le palamite. E' allora che le cacciatrici salgono come frecce, in verticale, verso il branco, entrano dentro e si abbuffano. Lentamente ritornano sotto e l'incursione si ripete. Attaccano ad ondate ed è una vera e propria strage. Fuori dall'acqua, intanto, i gabbiani, come squadriglie di caccia, si tuffano in picchiata: c'è cibo in abbondanza anche per loro. Le sardine si stringono ancora di più, ma solo la sorte deciderà chi si salverà, chi finirà nel becco dei gabbiani, chi tra i denti affilati delle nostre
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It is blood relation of tunas and is very common in our sea. I am very fond of this fish for the feeling it gives when it is fished. I happen to meet it often near the coast. Its scientific name is “Sarda Sarda�. It is quite similar to the mackerel but it is flatter, it looks like a small tuna which can reach even 10 kilos. But in our seas generally it is smaller. It is a very good fighter and its remarkable for the violent reaction it has when it is at the hook. It shoots off immediately and, going off as a rocket, unreels the thread of the reel in a flash. You have the feeling it is a bigger pray than what it really is. Sometimes it shoots out the water, then it changes direction suddenly, jerking the fishing-line. Then, unexpectedly, it slackens, you think it has got off the hook, instead it has suddenly given up because it tires soon. So you have to recover it carefully in order to avoid it cuts the nylon with its sharp teeth causing you to go hungry. If you have been able to fish a fine piece, all right, otherwise you can find very good, very fresh and very cheap pelamyds on the counters of our fishmongers'. Try to fillet it and dice it, season it raw with lemon and Apulian extra virgin olive oil. If you do not like raw fish, pelamyd appreciates stewed cooking, preferably in the oven. Do not grill it: its meat becomes tough. White sea bream? Sea basses? Enjoy pelamyd! Its taste is vigorous only as the taste of such a fish can be!
palamite. E' uno spettacolo cruento, ma anche la natura ha i suoi momenti difficili. Consanguineo dei tonni, la palamita è molto comune nel nostro mare ed è un pesce che personalmente mi appassiona per la sensazione che ti trasmette quando lo peschi. Ti capita di incontrarlo spesso a poca distanza dalla costa, sia che tu vada con maschera e pinne, che in barca a traina. Sarda Sarda è il suo nome scientifico. Abbastanza simile allo sgombro ma più schiacciato, è un tonno in piccolo, che può raggiungere anche i 10 chili. Nei nostri mari, però, si trovano generalmente esemplari di minor taglia. E' un ottimo combattente e lo noti subito per la violenta reazione che ha, se capita all'amo. Schizza via subito e, allontanandosi come un missile, srotola il filo del mulinello in un baleno. Hai la sensazione di aver preso una preda molto più grossa di quella che realmente è. Alcune volte lo vedi schizzare fuori dall'acqua, poi cambia repentinamente direzione strattonando la lenza. Poi improvvisamente senti mollare, pensi si sia slamato, invece il nostro amico ha ceduto di botto, perché si stanca subito. Allora devi recuperare con cautela per non rischiare che con i suoi denti recida il nylon, facendoti rimanere a bocca asciutta. Se sei riuscito a portarti a casa un bel pezzo, bene, altrimenti sui banchi delle nostre pescherie ne trovi di ottimi, freschissimi e a prezzi abbordabilissimi. Prova a sfilettarlo e, facendone dei dadini, condiscili, a crudo, con limone appena colto e olio extra vergine pugliese. Chi non ama il crudo, sappia che la palamita gradisce le cotture in umido, magari al forno. Evitategli invece la griglia: la fate star male e le sue carni diventano stoppose. Gustatela, altro che saraghi e spigole! Il suo sapore è vigoroso, come si addice ad un pesce della sua specie.
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PELAMYD TARTARE
TARTARA DI PALAMITA
Ingredients for 4 people
Ingredienti per 4 persone:
500 gr very fresh fillet of pelamyd mint leaves 50 gr extra virgin olive oil “leccino”- Terra d Otranto DOP salt
500 gr di filetto di palamita freschissimo foglie di menta fresca 50 gr olio extravergine d'oliva leccino - Terra d Otranto DOP fior di sale pepe bianco
white pepper Procedimento: Tritare finemente il filetto di pesce. Finely chop the fillet of fish add oil and the chopped mint. Season with the white pepper and salt.
la ricetta
Line 4 small moulds with clingfilm and fill them with the mixture. Turn the moulds upside down in a serving dish and complete with a light grinding of pepper and some mint leaves.
In una scodella unire alla dadolata di palamita l'olio ed un battuto di menta (circa mezzo cucchiaio); insaporire con pepe bianco macinato all'istante e sale. Foderare con la pellicola trasparente 4 stampini da budino, e riempirli fino all'orlo con il composto precedentemente ottenuto. Capovolgere gli stampini con il pesce in un piatto da portata; ultimare con una leggera macinata di pepe e decorare, a piacere, con foglioline di menta.
Ricetta del Ristorante “Le Vecchie Cantine” di Stasi Loredana - Lama (Ta)
CHRISTIAN
From Lecce to Los Angeles, Cordella's fashion dresses Hollywood The young
Salento fashion designer conquers U.S. motion picture industry 8.30 on Saturday morning. A mobile is ringing in an apartment in the most fashionable district of Los Angeles, close by the observatory. On the other end of the phone, a still drowsy voice asks, yawning, who is breaking the domestic quiet of the American weekend. Oops... I had forgotten the time zone: in Hollywood it was almost dawn! It is too late to apologize. I hope he is not too in a bad mood to give an interview. Christian Cordella has followed in the family tradition for fashion, from his father's Atelier he studied in Milan and London, he is now one of the greatest costume designers in the motion picture industry and in Hollywood more and more directors, actors and producers turn to his innate talent for their new kolossals with special effects and nail-biting sequences. How has your life changed since you dress the movie stars? In the States life is different. The rhythm I'm immersed in makes me longing for home. There are periods when cinema rests, mainly in summer and I can seek my identity. In Lecce I escape from Los Angeles frenzy. When I fly to Italy I often imagine what I'll find when I arrive. Every time I find a town new and old at the same time. I try to stop everyday images: I try to memorize the walks along crowded narrow streets, the buildings in the old town with the craft shops, people's faces. During summer I realize Salento is always the land where it is worth coming back, it is like a journey back through time. At the end I must face that I'm living in two parallel worlds: one has contributed to grow me up, to give me the creative impulse; the other one bolsters my fantasy and allows me to concretize it. Anyway, I realize the change only when I'm in Lecce because it seems everything goes so slowly. But I think this is good. Your start as an illustrator... My life has always been an appointment with fantasy. Drawing was and still is my way of reading things and events and rewriting or completely inventing them. My desire has always been to color the surrounding world and to make it a place where there is always a place for what we have inside. Paper and colors have been the ideal tools to interpret my most intimate dreams. When I was 9 I was awarded for the first time and since then I wished I joined the motion-picture industry . Among your works there is the comic book about Saint Joseph of Copertino. What has that experience meant to you? Saint Joseph's life has been directly commissioned by the municipal administration of Osimo where his relics are kept. I was really surprised when the local monastic community asked me to make a graphic work describing the salient episodes of the Saint's life; he was so close to young people and he could even fly. Well, maybe it has been a small experience, but I felt so pride both as Salentino and as professional for the satisfaction and gratitude the two towns, Osimo and Copertino, have shown to me. It has been very important to me making a religious graphic novel that has allowed the devotees' community to read a hagiography in a new way. How do you feel about being one of the main makers of the success of a movie? There are thousands people behind the making of a movie, even for a single sequence; but everything often comes from an informal meeting, from a chat among friends. That is how many great successes begin, simply, from two or three “cheerful� minds who meet and talk
CORDELLA
di Alessandro Stajano
Da Lecce a Los Angeles, la moda di Cordella veste Hollywood. Il giovane stilista salentino alla conquista del mondo di celluloide. Otto e mezzo del mattino di un sabato qualunque. In un appartamento del quartiere più “in” di Los Angeles, a due passi dall'osservatorio astronomico, squilla un cellulare. All'altro capo del telefono una voce ancora impastata di sonno chiede, sbadigliando, chi sia a infrangere così presto la quiete domestica del weekend americano. Hops… il fuso orario mi balena alla mente ricordandomi che, sottraendo 9 ore al nostro orologio, a Hollywood è l'alba. Gaffe! Le scuse intercontinentali, a suon di scatti telefonici, provano a fare ammenda nella speranza che il mio interlocutore non sia troppo di malumore per rispondere alle domande di quest'intervista. Lui, Christian Cordella, figlio d'arte nel campo della moda, dall'Atelier del padre Pino, dopo aver studiato a Milano e Londra, ora è uno dei maggiori “costume designer” del mondo di celluloide e, a Hollywood, sempre più registi, attori e produttori si rivolgono al suo innato talento per girare i nuovi kolossal tutti effetti speciali e sequenze al cardiopalmo. Quant'è cambiata la tua vita da quando vesti gli attori del grande schermo? Negli States la vita è un'altra cosa, e il ritmo in cui sono immerso mi fa desiderare sempre di respirare l'aria di casa. Ci sono periodi in cui il cinema è a riposo, in estate soprattutto, e io
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about a project that isn't even on paper. Hollywood is the industry that makes everything possible and, someway, being aware to be a part of such thing makes me happy. Here, if you have an extravagant idea in your mind, nobody tells you where to get off, there is always someone who will support it and, why not, to make lots of money with it. Designing costumes for actors or actresses is like creating a world that is all yours, making it credible to the audience...it's a signature that makes that costume something unique. The latest news are of a Costume designer Award nomination for “The Mummy 3” in the creative sector and next 17th February I'll be there together with the director and the creators of the best fantasy movies of 2008, such as “Narnia” and “Batman Begins”. That's satisfaction, what else? How do your creations for Hollywood begin and which is your relationship with the movie stars? Generally I start with the “screen play” to understand how many subjects are involved in the work; then directors, actors and producers illustrate their trend. Then all the material published about that matter is gathered and the experts in any sector (historical, architectonic, social) are contacted. The most has done. If this is a good start, all the rest will come on its own. My job is making the drafts of the costumes of everyone who appears on the screen and I often create the settings. Drawing gives me endless possibilities; there's no limit to what I want to create. That's why the story boards are more and more used as a staring point. They are the first visive instrument of a narration and allow to foresee the world we are going to create. The evocative power of just one picture is enough to convey the idea of the whole project. Michelangelo knew well that when he frescoed the Cappella Sistina
posso ricercare la mia identità. A Lecce evado dalla frenesia di Los Angeles per riscoprire le mie radici. Quando salgo sull'aereo che mi porterà in Italia, faccio spesso un piccolo gioco con l'immaginazione: ogni volta provo a pensare a cosa mi aspetterà all'arrivo, e ogni volta trovo ad attendermi una città nuova e antica al tempo stesso. Cerco di soffermarmi sulle immagini della quotidianità: provo a memorizzare le passeggiate per le stradine affollate, osservo i caseggiati del borgo antico con le botteghe artigianali, i volti della gente. Proprio durante la bella stagione mi rendo conto che il Salento è sempre la terra in cui vale la pena tornare, facendo una sorta di viaggio indietro nel tempo. Alla fine devo ammettere di vivere in due mondi paralleli dove uno è quello che ha contribuito a formarmi, a darmi l'impulso creativo, l'altro è quello che alimenta la mia fantasia e mi dà l'opportunità di concretizzarla. Ad ogni modo, il cambiamento lo avverto solo quando sono a Lecce, perché mi sembra che tutto si muova al rallentatore. Ma credo che questo sia un bene. I tuoi esordi come illustratore… La mia vita è sempre stata un appuntamento con la fantasia. Il disegno era - ed è - la mia maniera di leggere le cose, gli eventi, e di riscriverli o inventarli del tutto. Sono cresciuto con il desiderio di colorare il mondo circostante, di renderlo un posto in cui ci fosse sempre spazio per ciò che abbiamo dentro. La carta e i colori sono stati, da subito, gli strumenti ideali per interpretare i sogni più intimi. Ho avuto il primo riconoscimento all'età di 9 anni, e già desideravo entrare a far parte del mondo di celluloide. Tra i tuoi lavori anche la vita a fumetti di San Giuseppe da Copertino, che valore ha per te questa esperienza? La vita di San Giuseppe mi è stata commissionata direttamente dall'Amministrazione comunale di Osimo, dove sono conservate le sue reliquie. Sono stato contattato - con mia grande sorpresa - dalla comunità monastica locale per realizzare graficamente un'opera in cui fossero descritti gli episodi salienti della vita del Santo; la sua capacità di essere vicino ai giovani e quella sua dote speciale di spiccare il volo. Beh, che dire, forse è stata una piccola esperienza, ma mi ha riempito d'orgoglio, sia come salentino, che come professionista. In quest'ultimo caso, per la soddisfazione e la gratitudine dimostrata nei miei confronti dalla cittadinanza dei due paesi, Osimo e Copertino. Aver realizzato una graphic novel di carattere religioso, in grado di far leggere in modo innovativo un'agiografia alla comunità dei fedeli, ha avuto un grande peso per me. Che effetto fa essere uno degli artefici principali della buona riuscita di un film? Ci sono migliaia di persone dietro ogni momento della realizzazione di un film, a volte di una singola sequenza, ma spesso tutto nasce da un appuntamento informale, da una chiacchierata tra amici. E' così che hanno origine molti dei grandi successi del botteghino, semplicemente, da due o tre teste “allegre” che si riuniscono per discutere un progetto che non è nemmeno sulla carta. Hollywood è l'industria che rende possibile l'impossibile e, in una certa misura, essere consapevole di aver partecipato a una cosa del genere ti rende felice. Qui nessuno ti manda a quel paese se hai un'idea stravagante per la testa, ma c'è sempre qualcuno che ti aiuterà a portarla avanti e, perché no, a farci una valanga di milioni. Creare i costumi per gli
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with the aim of telling the whole creation. It is a real complex work that takes me up completely. As far as my relationship with these people, I must say at the beginning I was very surprised; now it's normal to me to be seated at a coffee bar with very famous actors or directors drinking an aperitifs together, deciding what form this or that million dollar movie will take. Now I'm one of them and as it is used among friends, sometimes we clap on the back sometimes we tell each other to go to hell. What are you doing this period? Well, I've got four productions to work on and two of them are already in progress, while I'm reading the script of the others in my spare time that's in the night. I've just finished “G.I. Joe - The Rise Of Cobra” by Stephen Sommers (The Mummy 1 and 2, Van Helsing), that transfers the very famous toy soldiers by Hasbro on the screen. All the kids of my generation loved them. During working I've been in touch with some experts in new technologies who have collaborated with me in the making of the super gadgets of the main characters. A such well done work and Hasbro itself will market the new set of toys I've designed. Moreover the Paramount Pictures will complete the other two movies of the trilogy about the heroes. My name will be also in the end credits of a movie (I'm particularly keen on it) by Sam Raimi (Spiderman), who is going back to horror after “Army of darkness “. It is “Drag me to Hell”, one of those stories between normal and paranormal that I like very much. Joking apart, now I'm working to “The last Airbender”, by M. Night Shyamalan (The Signs, The Sixth Sense, Unbreakable, The Village), adaptation of the hit Nicktoons series Avatar and to another movie that will be released in 2010 but I can't say anything about it for obvious reasons. The only thing I can say is that it is the second episode of one of the most loved superheroes in the Marvel world. A word to the wise... If you were asked to design the costumes for a film representing your land... I'm not very fond of documentary films. I'd like to do something about popular tales,those legends of folklore belonging to our culture. It would be wonderful to represent our naughty pixies, those old ladies half witches and half healers, improvised architects able to build palaces and bell towers just in one night by selling their soul to the devil. Maybe, some day...
interpreti è un po' come creare un mondo tutto tuo, contribuire a renderlo verosimile, credibile, agli occhi degli spettatori… è una firma che fa di quel film qualcosa di unico. E' di queste ore la notizia della nomination per “La Mummia 3” al Costume designer Award, la massima onorificenza per il settore creativo, e il prossimo 17 febbraio, sarò in sala insieme al regista e ai creatori dei migliori film fantasy del 2008, tra i quali “Narnia” e “Batman Begins”. Se questa non è gratificazione! Come nascono le tue creazioni per Hollywood e qual è il tuo rapporto con le stelle del cinema? In genere si inizia con lo “screen play”, per comprendere quanti soggetti sono coinvolti nel lavoro, quindi s'incontrano registi e produttori che illustrano il loro orientamento. A questo punto si cerca tutto il materiale edito su quel soggetto e si contattano gli esperti di ogni settore: storico, architettonico e sociale. Il più è fatto. Se questa base regge, tutto il lavoro verrà da sé. Io subentro dal principio, facendo le bozze dei costumi di tutti coloro che dovranno apparire sullo schermo e spesso realizzo anche le ambientazioni. Il disegno mi offre possibilità infinite; non c'è limite a quello che si può creare. Ecco perché si parte sempre più spesso dalle story boards. Sono il primo strumento visivo di una narrazione e consentono di intravedere il mondo che si sta pensando di creare. Il potere evocativo di una sola immagine basta a rendere l'idea di un intero progetto. Lo sapeva bene Michelangelo quando ha affrescato la Cappella Sistina per raccontare tutta la creazione. E' un lavoro davvero complesso che mi assorbe completamente. Per quanto riguarda il mio rapporto con questi personaggi, devo ammettere, che mentre al principio lo vivevo con enorme stupore, adesso non mi rendo conto di sedere al bar con attori o registi di fama mondiale per bere un aperitivo e decidere che forma prenderà questo o quel film da milioni di dollari. Sono diventato uno di loro e, di tanto in tanto, tra amici ci si dà pacche sulla spalla o ci si manda al diavolo. A cosa stai lavorando in questo periodo? In realtà vorrei saperlo anch'io, visto che ho per le mani ben 4 produzioni e, di queste, 2 sono già in lavorazione, mentre le altre le sto leggendo dalla sceneggiatura nel tempo libero, che poi è di notte. Ho appena concluso “G.I. Joe - the rise of Cobra” per la regia di Stephen Sommers (La Mummia 1 e 2, Van Helsing), che porta sugli schermi i famosissimi pupazzetti fanta-militari della Hasbro, adorati dai bambini, e non solo, della mia generazione. Durante la lavorazione sono stato a stretto contatto con degli esperti di nuove tecnologie che mi hanno affiancato nella realizzazione dei super gadget in dotazione ai protagonisti. Un lavoro talmente ben riuscito che la stessa Hasbro metterà in commercio la nuova serie di giocattoli basata sui miei disegni. Presto, però, la Paramount Pictures tornerà sul tema per completare gli altri due film della trilogia dedicata agli eroi. Il mio nome sarà anche nei titoli di coda di un film, cui tengo veramente molto, che segna il ritorno all'horror del regista Sam Raimi (Spiderman), dopo “l'Armata delle Tenebre”. Si tratta di “Drag me to Hell”, una di quelle storie che viaggia tra il normale e il paranormale, come piace a me. Scherzi a parte, adesso sono alle prese con “The last Airbender”, di M. Night Shyamalan (The Signs, Il sesto senso, Unbreakable, The Village), ispirato alla serie televisiva animata “Avatar” e su un altro film in uscita nel 2010, del quale posso dire pochissimo, per ovvi motivi. L'unica cosa sulla quale mi sento di sbilanciarmi - per gli appassionati del genere - è che si tratta del secondo episodio (basta fare i conti dei film già usciti sui vari personaggi per indovinare, ndr) che vede sugli schermi uno dei più amati super eroi del mondo Marvel. A buon intenditor… Se ti chiedessero di realizzare i costumi per un film che racconti la tua terra? Il film documentaristico non è la mia passione. Mi piacerebbe fare qualcosa sui racconti popolari, le leggende di folklore che animano da sempre la nostra cultura. Sarebbe stupendo poter dare vita ai nostri folletti dispettosi, alle vecchie un po' streghe e un po' guaritrici, agli architetti improvvisati che erano capaci, stringendo un patto col diavolo, di edificare palazzi e campanili in una sola notte. Magari, un giorno o l'altro…
INCONTRI DI GUSTO
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Le “sagne 'ncannulate”, prodotto di una tradizione
di Sergio D’Oria
The “sagne 'ncannulate” are the pre-eminently
Nella cucina salentina le “sagne 'ncannulate” sono
home made pasta of Salento cuisine, a great
la pasta fatta in casa per eccellenza, un grande
dish of country civilization.
piatto della civiltà contadina.
The “sagne 'ncannulate” are the pre-eminently home made pasta of Salento cuisine, a great dish of country civilization. Once this dish was prepared on Sundays and on the celebration days, with meatballs in tomato sauce and ricotta forte that is a local very sour cheese. The “sagne 'ncannulate” are terrific and the ones made by our grandmothers were different from the ones in the shops. Well, the latter are good, but once there was a sort of ceremony around this dish that today it is impossible to repeat. Places, times, tools, movements were a part of an almost religious rite, always equal, deeply assimilated by the grandmother, by the great-grandmother and still before by the great-great-grandmother who had handed down it in turn to their own daughters. For instance, you cannot think of making and of dishing up the “sagne 'ncannulate” unless you have half a day on your hands. Well, they can be made in thirty minutes but they need three or four hours to dry, otherwise they will turn out to be sticky. The dough must be harder than the one of orecchiette and, beside semolina and water it is necessary lots and lots of elbow-grease. The tool used to roll out the dough was a kind of rolling-pin made of a broomstick. It was perfectly cleaned and was used only for cuisine preparations, “lu minaturu” was even brandished,
Un tempo questo piatto si preparava la domenica e i giorni di festa, con le polpette al sugo e ricotta forte, “scante”, per dirla alla pugliese. Le “sagne 'ncannulate” sono una cosa seria e quelle che facevano le nostre nonne non erano certo uguali a quelle che oggi si trovano in commercio. Non che quest'ultime non siano buone, ma attorno alla preparazione di questo piatto, c'era una sorta di cerimonia che è impossibile oggi ripetere. I luoghi, gli orari, gli strumenti e i movimenti facevano parte di un rito quasi religioso, sempre eguale, profondamente assimilato perché era quello che la nonna, la bisnonna, e ancor prima la trisavola, avevano tramandato, a loro volta, ciascuna alle proprie figlie. Come potete pensare, per esempio, di fare e scodellare le “sagne 'ncannulate” se non avete a disposizione mezza giornata? Non provateci neanche. Non perché non si possano fare in trenta minuti, ma se non le lasciate asciugare per almeno tre, quattro ore risulteranno collose. L'impasto deve essere più duro di quello delle orecchiette e, oltre alla semola e all'acqua, è necessario tanto, tanto olio di gomito. L'attrezzo per stendere la pasta era sì un mattarello, ma un mattarello artigianale, fatto in casa, ottenuto dal manico di una scopa. Perfettamente pulito ed usato esclusivamente per le preparazioni in cucina, “lu minaturu” era anche brandito o se ne invocava l'uso contro i discoli della famiglia, figli o nipoti che fossero. Era forse proprio l'uso di questo strumento, il momento di
massima religiosità. Man mano l'impasto si stendeva e diventava sempre più grande, cedeva sotto il rullo di legno e, per farlo scivolare meglio, ogni tanto si spolverava di farina. Come fosse un massaggio alla schiena con il borotalco, così “lu minaturu” agiva sull'impasto rendendolo lucido, vitreo, elastico. Alla fina veniva tastato, toccato, controllato, come farebbe un medico quando tocca il ventre di un paziente, per controllarne lo spessore, l'elasticità, la durezza. E quando le nostre vecchie non erano soddisfatte, ancora colpi di “minaturu” ad ottenere quel risultato che solo loro sapevano. Allora il grande disco di pasta, grande quanto il tavolo di legno che staziona-
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or was invoked against the little rascals of the family: children or grandchildren. And just when this tool was used, that was the moment of highest religiosity. As the dough was being rolled out, it began larger and larger and gave up. So, in order to cause it to roll better, sometime it was powdered with flour. As it were a massage on the back with talc, “lu minaturu” made the dough bright, glassy, elastic. At the end it was tried, touched, checked as a doctor does to the stomach of one of his patients to examine its thickness, its elasticity, its tension. And, when our old women were not satisfied, went on rolling out until they got the result only they knew. Then, the large disk of dough, as large as the kitchen table, was ready and had to stand for some minutes until its surface began lightly dry. Then those hands caressed it again, powdered it with some flour and, with their finger and a knife and the skill of a surgeon, they cut perfect, long, precise stripes of dough. With an unexpected quickness, the great disk was cut into tagliatelle, one by one, twisted back on themselves, “ncannulate”. Guess where they were let stand! I can remember the house of a peasant family of my town. It was quite small an there was no other table where to put the “sagne 'ncannulate”, so the large tidy double bed, covered with very white towels, was perfect and they were laid on it. Well, there could not be a better place where they could stand after all that they had been compelled to suffer.
va in cucina, era pronto e veniva lasciato riposare alcuni minuti, per consentire alla superficie di essiccarsi leggermente. Poi di nuovo quelle mani lo accarezzavano, spolveravano sopra un po' di farina e, dito e coltello, con la maestria di un chirurgo, tagliavano perfette, lunghe, precise strisce di pasta. Con una velocità sorprendente, il grande disco di pasta era ridotto in tagliatelle e una per una, avvitate su se stesse, “ncannulate”. Sapete dove venivano poi lasciate riposare? Mi viene in mente la scena che vedevo in casa di una famiglia contadina del mio paese. Non avendo molto spazio e non essendoci altri tavoli dove poggiare le “sagne 'ncannulate”, allora il grande lettone matrimoniale, perfetto, ordinato, ricoperto di canovacci bianchissimi le accoglieva. Dove, d'altra parte, potevano riposare le “sagne 'ncannulate” dopo tutto quello che erano state costrette a subire?
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Old Provenzano chemist's, charming temple of health Situated in the sixteenth-century entrance hall of Pirelli palace, in the heart of Gallipoli, it keeps the whole charm of the time. Gallipoli, “the Ionian Pearl” is one of the most famous tourist resorts in Salento. Its name comes from the Greek “kalè pòlis” (beautiful city), and reveals that this town has been appreciated since ancient times for its natural and architectonic beauties. The old town is characteristic and charming and is situated on a limestone island connected to the mainland by a bridge. Its narrow streets and alleys open on incomparable views; there are many charming buildings that excite great admiration. And just in the heart of the old town, in front of the beautiful Cathedral there is Pirelli Palace, now known as Provenzano, surely one of the most famous and important palaces in Gallipoli. This ancient house dates back to XVI century, it has classical windows but the most impressive thing of this palace is the beautiful portal with the upper loggia of Baroque period. The double lancet window balcony with two lateral columns supporting the double arches with the central flower decoration is really remarkable. On one side of the building, in De Pace street, there is the ancient sixteenth-centu-
Antica Farmacia Provenzano, suggestivo tempio della salute
di Sabrina Sansonetti
Situata nell'androne cinquecentesco di Palazzo Pirelli, nel cuore di Gallipoli, conserva intatto il fascino del tempo. Gallipoli, “La Perla dello Ionio”, è una delle località turistiche più rinomate del Salento. Il suo stesso nome, dal greco kalè pòlis città bella, rivela come sin dall'antichità questa amena cittadina viene apprezzata per le sue bellezze naturali ed architettoniche. Caratteristica e suggestiva è la “città vecchia”, che sorge su un'isola calcarea ed è collegata alla terraferma da un ponte in muratura. Le sue stradine e i vicoli stretti e tortuosi regalano all'improvviso impareggiabili scorci; numerosi sono gli edifici che attirano lo sguardo, suscitando grande ammirazione. Ed è nel cuore del centro storico, di fronte alla bellissima Cattedrale, che sorge Palazzo Pirelli, oggi Provenzano, sicuramente uno dei più noti ed importanti di Gallipoli. Questa antica dimora che risale al XVI secolo, esibisce finestrature classiche, ma ciò che colpisce maggiormente l'attenzione è il bel portale con loggia superiore di epoca barocca. Pregevole è, infatti, il balcone a bifora con due colonne laterali che sorreggono i doppi archi, al centro dei quali vi è una stupenda e fantasiosa decorazione floreale. Costeggiando lo stabile si arriva su via A. De Pace dove si apre l'antico portale cinquecen-
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ry portal that is what it should be the first entrance of the palace and, here, in the original entrance hall there
is
the
historic
Provenzano chemist's. It is one of a kind: even if it is a regular shop, it has kept unchanged
furniture
and
atmospheres like a sort of magical link between past and present. It was founded in 1814 as an apothecary's shop by the doctor Garzia, in 1882 it became a chemist's with Giovanni Provenzano, who succeeded as a chemist. Inside everything seems to be survived at the time attacks, mainly thanks to the interest and the cares of the present owners Arlotta-Provenzano. The furniture is the original one with wooden showcases for the exhibition of vintage pottery and glasses that stand out for their brilliant colours and their excellent workmanship. Even the Latin inscription welcoming visitors is meaningful: “Pharmaca dant vitam, tollitur arte malum�, that is: medicines give life but diseases can be cured only by ability. Other important element of this singular chemist's is the total absence of any commercial reference: products are not exhibited and there is no advertisement; wise and courageous choice in order to respect the right balance between past and present.
tesco ad indicare quello che doveva essere il primo ingresso del palazzo ed è qui, nell'originale androne, che è situata la storica Farmacia Provenzano, unica nel suo genere. Pur trattandosi di un esercizio commerciale in piena attività, essa ha mantenuto inalterati nel tempo arredi e atmosfere, in una sorta di magico collegamento tra ieri e oggi. Fondata nel 1814 come spezieria, dal Dott. Garzia, diviene farmacia nel 1882 ad opera di Giovanni Provenzano, che subentra nella gestione dell'attività con diploma di farmacista. All'interno tutto sembra sopravvivere agli attacchi del tempo, grazie soprattutto all'interesse ed alle cure degli attuali proprietari Arlotta-Provenzano. L'arredamento è quello originale in legno con vetrine utilizzate per l'esposizione di ceramiche e vetri d'epoca, che risaltano per i loro vivaci colori e per l'ottima fattura. Significativa è anche la scritta in latino che accoglie il cliente-visitatore: “Pharmaca dant vitam, tollitur arte malum”, come a dire che i farmaci danno la vita, ma il male si cura attraverso la competenza. Altro particolare, non irrilevante e che contribuisce alla singolarità di questa farmacia, è la totale assenza di qualsiasi richiamo commerciale: i prodotti non sono esposti e non vi è alcuna forma di pubblicità; scelta, questa, saggia e nello stesso tempo coraggiosa, giusto equilibrio tra passato e presente. Chi vi entra per la prima volta non può fare a meno di notare lo splendido soffitto cinquecentesco con festonature e formelle lapidee con mascheroni e scene mitologiche. Il palazzo appartenne alla nobile famiglia Pirelli, estintasi nel XVIII secolo, che scelse di
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Those who go into it for the first time cannot help noticing the splendid sixteenth-century ceiling with festoons and stone panels with masks and mythological scenes. The palace belonged to the noble family Pirelli, ended in XVIII century, who decorated the entrance hall's vault of its house, the today chemist's, with carparo stone high relieves rich in friezes and frames joining in an interesting keystone. The latter, instead of the coat of arms of the family frescoed in front of the hall, reveals a central panel representing the meeting between Minerva and Fortune. Minerva, the Goddess of Wisdom, is armed with the cock and the howl at her feet, animals sacred to her, while the Goddess of Fortune holds the cornucopia, symbol of abundance, and a rudder to lead mankind's destiny. These symbols recall the XVI century motto: “Wisdom and Fortune preside over the City's government�. Another reference to the City of Gallipoli is the corner column of the prospect carrying a ball of a bombard on its capital to remind the war offences got over by its inhabitants valorously and bravely. Of course it is no common to go into a so peculiar and rich in history chemist's where echoes of voices and noises of the past seem to mingle with today's rhythms. A real architectonic jewel, a singular temple of health and we hope it could pass through the next years intact and with the same charm.
decorare la volta dell'ingresso della propria abitazione, oggi farmacia, con altorilievi in carparo, corredati da fregi e cornici che si incontrano in una interessante chiave di volta. Questa, al posto dello scudo araldico della famiglia,che appare affrescato in fondo alla sala, rivela una formella centrale raffigurante l'incontro fra due divinità mitologiche: Minerva e Fortuna. La dea della sapienza, Minerva, è armata con ai piedi il gallo sacro e la civetta, animali a lei cari, mentre la dea Fortuna regge la cornucopia, simbolo dell'abbondanza, ed un timone per indirizzare il destino degli uomini. Questi elementi simbolici rimandano al motto del '500: “Sapienza e Fortuna sovrintendano al governo della Città”. Altro richiamo alla città di Gallipoli è la colonna angolare del prospetto che reca sul capitello una palla di bombarda per ricordare le offese belliche superate dai suoi abitanti con valore e coraggio. Certo non capita tutti i giorni di entrare in una farmacia così particolare e ricca di storia, dove l'eco di voci e rumori d'altri tempi sembra confondersi con i ritmi di oggi. Un vero e proprio gioiello architettonico, un singolare tempio alla salute, che si spera attraversi indenne e con lo stesso fascino gli anni a venire.
Castellaneta, tra passato e presente la fierezza
di una civitas a lungo contesa e mai del tutto conquistata di SAlessandro Stajano
It sits properly like a stone sphinx on a spur, looking at the near East that is a friend and a menace, a mercenary and a brother at the same time. Castellaneta, entrenched on the great Gravina ravine dug by water , reminds those glorious times when, “fidelissima civitas�, fought with Ferdinand the Catholic to oppose the French advance in Apulia.
Siede composta come una sfinge di pietra su uno sperone roccioso, mirando il vicino Levante amico e minaccioso, mercenario e fraterno. Castellaneta, arroccata sulla Gravina grande scavata dalle acque, ricorda tempi gloriosi nei quali, “fidelissima civitas�, si batteva al fianco di Ferdinando il Cattolico per osteggiare l'avanzata dei Francesi in Puglia.
The fertile area situated in the so called Ionian Arch, known as “the Minerva”, was already settled by Sicels, Messapii and Iapyges colons in the Bronze Age. More times it was besieged and
destroyed
by
Alarico's
Vandals. The ancient population took to the innermost settlements and rebuilt the original built-up area around 550 with the name of Castanea. By the half of IX century Saracens attacked this valuable citadel but, thanks to the help of the near built-up areas it enlarged gathering lots of peoples in a wide and well defensible fortification (the “Castellum Unitum”) that is Castellanetum. It was just the beginning of a series of foreign dominations: Normans, Aragonese,
Byzantines,
Spaniards and French again. After the presence of the the Flemings it finished in a period of decadence tormented by inner struggles among small feudatories. In 1858 Garibaldi was interested in the small town which, after two years from his visit, supported the vote for the United Italy to a man. The two World wars hurt Castellaneta seriously both for the high number of victims and for the Nazi bombing which destroyed great part of the old town. In fact just during the celebrations for the allies' arrival bombs whistled on the roofs leaving deep scars on this gentle and proud Apulian town. Today Castellaneta is famous throughout the world not for its glorious past and for its splendid landscape but for being the birthplace of Rodolfo Valentino, whose eyes conquered whole audience of women. Visiting Castellaneta is like a dive into history. Going up the deep natural crack of the most spectacular ravine in Apulia you can read the eras and the evolutionary process in the stratification that has characterized it in the centuries. Let's start from the rupestrian sites on the friable calcareous rock disseminated along the vertical faces that, in some points reach an altitude of 150 metres. It was in these tortuous ravines that local people avoided the invasions of Nordic peoples (Goths and Lombards) and Saracens and Leone III's iconoclastic struggle against the Orthodox monks. The latter were
Già abitata nell'Età del Bronzo da coloni Siculi, Messapi e Japigi, l'area fertile che è situata nel cosiddetto arco Jonico, conosciuta come “la Minerva”, venne più volte assediata e poi distrutta dai Vandali di Alarico. L'antica popolazione, rifugiatasi presso gli insediamenti più interni, ricostruì l'abitato originario intorno al 550 dandole il nome di Castanea. Furono i pirati saraceni, stavolta intorno alla metà del IX secolo, a pretendere questa preziosa cittadella. Ma, con l'aiuto di altri insediamenti vicini, il piccolo agglomerato di case s'ingrandì fino ad accogliere all'interno di una estesa e ben difendibile fortificazione una gran quantità di genti riunite nel “Castellum Unitum”, ovvero Castellanetum. Fu solo l'inizio di una lunga serie di passaggi di mano e dominazioni straniere. Normanni, Aragonesi e Angioini, Bizantini e ancora Spagnoli e Francesi, per finire in un periodo di decadenza seguito alla presenza dei fiamminghi e travagliato da lotte interne tra piccoli feudatari. Nel 1858 fu proprio Garibaldi ad interessarsi della cittadina che, a due anni dalla sua visita, si schierò compatta nel voto per l'Italia unita. Le due guerre mondiali ferirono gravemente Castellaneta, sia per l'amaro numero di vittime preteso dal conflitto, che per la devastazione del bombardamento nazista che distrusse buona parte del centro storico. Infatti, proprio durante i festeggiamenti per l'arrivo degli alleati, le bombe fischiarono sui tetti delle case lasciando un segno profondo, forse l'ultimo, sul volto di questa mite e fierissima città pugliese. Oggi Castellaneta è nota in tutto il mondo, ma non per il suo audace passato di cittadina combattente e per lo splendore paesaggistico e architettonico che ne fanno una delle località più amene della regione, quanto più per aver dato i natali all'uomo i cui occhi conquistarono intere platee di donne: Rodolfo Valentino. Visitare Castellaneta è come tuffarsi a capofitto nella storia, risalendo il profondo solco naturale della più spettacolare gravina di Puglia per leggere, uno strato dopo l'altro, le epo-
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the hard core of Castellaneta society during the “dark period� in the early Middle Ages. From V to X century, they built churches and hypogeous rupestrian pharmacies gathering hearts and hopes of the rescued people from raids and persecutions. Then we go back to the old town through streets that are so narrow that two people cannot walk side by side. Here we can notice the differences between the old town, overlooking the banister of the Gravina Grande, and the most outward part that has grown beyond the fortified city walls. Religious and civil buildings alternate with an interplay of simplicity and architectural sobriety. The aesthetic baroque solutions surprise with routes of faith following the traces of the saint martyrs. But the houses, those humble whitewashed boxes, become rifugium peccatorum without any fantasy and the only individual expressions are some sporadic vase of geraniums on the balconies or the colours, blue, green, red, of the shutters. The friezes and the ornaments of the two storey palaces are few as if they wanted to keep an egalitarian status between nobility and lower classes which often lived opposite. Severe and weather-worn family coats of arms indicate the origin of names and districts. Satellite dishes appear on the
che e le fasi evolutive che l'hanno contraddistinta nei secoli. A partire dai siti rupestri guadagnati alla friabile roccia calcarea e disseminati lungo le pareti verticali che, in alcuni punti, giungono fino a 150 metri d'altezza. In questi anfratti, non sempre artificiali, la vita delle genti locali proseguì sfuggendo alle invasioni dei popoli nordici (Goti, Longobardi) e dei Saraceni e alla lotta iconoclasta di Leone III nei confronti dei monaci ortodossi. Questi ultimi costituirono lo zoccolo duro della società castellanetana durante il “periodo buio” altomedievale, dal V al X secolo, costruendo chiese e farmacie ipogee o rupestri all'interno delle quali coagularono gli animi e le speranze dei molti scampati a razzie e persecuzioni. Riemersi alla luce del borgo antico, attraversando il budello di stradine tanto ravvicinate da non consentire il passaggio di due persone all'unisono, si scorgono le differenze che separano la città vecchia, affacciata sulla balaustra della Gravina Grande, e la parte più esposta, via via ingranditasi al di fuori della cinta muraria fortificata. Edifici religiosi e civili s'alternano e si sfidano vicendevolmente in un gioco di semplicità e sobrietà architettonica. Le soluzioni estetiche del Barocco stupiscono con ludiche conversazioni di pietra atte a raccontare percorsi di fede e ispirare vite profane a seguitare le orme dei santi martiri. Mentre le case, quelle misere scatole bianche di calce, povere di magnificenza, diventano rifugium peccatorum lasciando poco spazio alla fantasia e al vezzo individuale espresso attraverso sporadici vasi di gerani sui balconi o nel colore delle persiane lignee ora blu, ora verdi, altre volte rosse. Pochi i fregi e gli ornamenti dei palazzotti a due piani, quasi si volesse mantenere uno status egualitario tra nobiltà e popolo che, assai spesso, abitavano dirimpetto. Severi blasoni familiari, consunti dalle intemperie, resistono all'avanzare della contemporaneità indicando, ora qui ora là, l'origine di casati e rioni. Parabole che nulla hanno a che fare con la passione di Cristo spuntano dai terrazzi guardando l'etere, tra i comignoli perennemente sfumacchianti e le bocche di lupo. Tutto rivive dalla primavera, e Castellaneta si desta per celebrare la bella stagione foriera di buoni raccolti, mentre il lavoro nei campi trova ristoro nella messa domenicale e nei riti sospesi in un paganesimo mai del tutto convertito alla fede della vera croce. Pietanze povere e ricercate diventano piacere per gli occhi e per il palato nello svolgersi lento e costante delle sagre e delle feste patronali. E se il corteo storico in costume medievale richiama alla memoria il
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terraces watching the ether among perennially smoking chimneys and the air vents. Everything goes back to life in spring and Castellaneta awakes to celebrate the season heralding good harvests while the work in the fields finds relief in the Sunday mass and in those rites uncertain between paganism and the faith of the real cross. Poor and refined dishes become a pleasure for your eyes and for your taste during the slow going off of the patronal festivals. And if the historical parade in medieval costumes recalls the Sack of Castellaneta, St. Anne's Day, the “da far'nèdd” festival (the traditional flour made grinding barley and chickpeas) on the 9th August, attract onlookers along stalls and kiosks in the old town, recalling typically Mediterranean moods and tastes. Here there are the friselle seasoned with extra virgin olive oil, farmhouse pies, home made pastas, dairy products and grilled meat with good local wine. On 12th August Castellaneta's streets are decked out when the Sea Star (the Virgin called Stella Maris) leads a procession of smacks and trawlers blessing all the people crowding the sea front of the maritime hamlet. Also in autumn there are occasions to thank and pray making the beautiful Apulian town a joyful and lively place vibrating of tradition and folklore. When the grape harvest ends, you can enjoy the novello with chestnuts cooked on the charcoal on the streets' corners (Zip' zipe and mijr, in November) preparing the rigours of winter and Christmas celebrations. But above all there is the ill-concealed
pride
of
being
Castellanetani, cousins, family friends, simply acquaintances of the most famous
silent
movie star: “ The Son of the Sheikh”. Nobody could resist him, neither could the time. So, the great actor emigrated to America, revives in any stones of the fine Castellaneta and even if someone cannot tell you a direction, everybody will be able to show the house where Rodolfo Valentino was born.
Sacco di Castellaneta, contestualmente
alla
fiera
di
Sant'Anna (si celebrano in luglio), la sagra “da far'nèdd” (la tradizionale farina ottenuta macinando orzo e ceci, ndr) che si svolge il 9 agosto, attira migliaia di curiosi lungo i 2 chilometri di bancarelle e chioschi allestiti per le strade del centro storico, rievocando climi e sapori tipicamente mediterranei. Ecco allora friselle condite all'extravergine d'oliva, focacce rustiche, paste fatte in casa, prodotti caseari e carni cotte ai fornelli annaffiate di buon vino locale, addobbare Castellaneta in festa per anticipare la processione del 12 agosto; quando la stella del mare (la Madonna, altrimenti detta Stella Maris) procede in testa ad una flotta di pescherecci e paranze benedicendo la popolazione affollata sul lungomare della frazione marittima. Anche in autunno ci sono le occasioni per ringraziare e pregare facendo della bella cittadina pugliese un luogo animato e gioioso, vibrante di tradizione e folklore. Con la fine della vendemmia si degusta il novello accompagnato dalle castagne cotte sui carboni agli angoli delle strade (Zip' zipe e mijr, in Novembre), che prepara al rigore invernale e alle festività natalizie. Su tutto resta il malcelato orgoglio d'essere castellanetani, cugini, amici di famiglia, semplici conoscenti dell'attore più famoso che il cinema muto ricordi: quel “Figlio dello sceicco” al quale nessuno poteva resistere, neanche il tempo. Così, la bella Castellaneta, ricorda il grande attore emigrato in America in ogni pietra del paese e, statene certi, quand'anche alcuno non sapesse darvi un'indicazione, tutti sapranno mostrarvi la casa dove nacque Rodolfo Valentino.
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BOCCA DI LEONE
Its flowers stand like spikes towards the sky that exalts their splendid colours.
di Sabrina Sansonetti
I suoi fiori si ergono dritti come spighe verso il sole che ne esalta gli splendidi colori.
Each of us has got a memory of a dear place, linked to our childhood. Mine is an enchanted garden, stage of joyful and breezy thoughts, where fantasy and imagination prevailed and everything seemed possible and forever. As the seasons went by, colours and scents changed. It was in May when a plant coloured flower-beds with its yellow, violet, pink and crimson flowers and its name made me think of monsters and wild animals. It was an ancient and very beautiful plant, the Antirrhinum majus, commonly called Snapdragon or in this part of the country, Breadeater. This strange and unusual name comes from the peculiar structure of its flowers, partially tubular, with two labella, two lips, that open as a mouth when laterally squeezed. This pretty herbaceous belongs to the family Scrophulariaceae and is native to Southern Europe and Northern Africa. The Antirrhinum genus comprehends about 40 species of perennial and annual plants that are very widespread in Mediterranean areas.
ORIZZONTI FIORITI
Ognuno di noi racchiude nella memoria il ricordo di un luogo caro, legato alla propria infanzia. Il mio è un “giardino incantatoâ€?, teatro di giochi lieti e spensierati, dove fantasia e immaginazione prendevano il sopravvento e tutto sembrava possibile e per sempre. Con l'avvicendarsi delle stagioni colori e profumi mutavano in un continuo fluire di tinte e fragranze. Ed era verso Maggio che una pianta con i suoi fiori gialli, violetti, rosa, bianchi e rossi porporini colorava le aiuole e il suo nome evocava in me, bambina, storie fantastiche di mostri ed animali feroci. Si tratta di una pianta antica e bellissima, l'Antirrhinum majus, comunemente chiamata Bocca di Leone o, dalle nostre parti, Mangia Pane. Questo nome, strano e insolito, deriva dalla particolare struttura dei fiori, parzialmente tubolari, con due labelli, simili a labbra, che, se compressi lateralmente, sembrano aprirsi scoprendo la bocca della corolla.
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Snapdragon needs a particular sunny exposure and for this reason Italy and especially South Italy and Apulia are its natural habitat. It is frequently grown in gardens for its good-looking coming from the elegance and polymorphous flower; there are bi colour and variegated varieties used to compose charming borders. Propagation occurs from seed but this plant can often propagate by its own out from man cultivations. Its best bloom time is from May to September when it grows spontaneously in dry and stony places, on old sunny walls and on the sides of country lanes. In past times people thought this plant had cosmetic properties 'cause of its strong scent; Dioscoride said that the seed of Antirrhinum mixed with lily oil made the face skin more beautiful. Even now its dried flowers and leaves are used to prepare infusions with effective antiphlogistic, anti-inflammatory, lenitive and resolvent powers. In the Middle Ages young women were used to adorn their hair with its flowers in order to discourage undesired wooers. Today these velvety flowers, blooming in the shape of a spike, beside embellishing balconies and gardens, are widely marketed as cutflowers for compositions and are used to produce natural colourings. So they are ancient and rich flowers with many properties and uses but they are simply a sweet and perfumed childhood memory to me.
Questa graziosa erbacea appartiene alla famiglia delle Scrophulariaceae ed è originaria dell'Europa meridionale e del Nord Africa. Il genere Antirrhinum comprende circa 40 specie di piante perenni e annuali, molto diffuse nelle regioni mediterranee. La Bocca di Leone necessita di un'esposizione particolarmente soleggiata ed è per questo che ha trovato in Italia, e soprattutto al Sud ed in Puglia, l'habitat naturale. Per il suo bell'aspetto, derivante dall'elegante forma e polimorfismo del fiore, è frequentemente coltivata nei giardini; esistono delle varietà bicolori o a colori screziati che sono utilizzate per formare suggestive bordure. La moltiplicazione avviene per seme, ma spesso questa pianta riesce a propagarsi “in proprio”, al di fuori delle coltivazioni umane. Da Maggio a Settembre, periodo di massima fioritura, capita molte volte, facendo una passeggiata, di vedere Bocche di Leone che crescono spontaneamente in luoghi sassosi e aridi, su vecchi muri soleggiati e ai margini dei sentieri di campagna. Anticamente a questa pianta dal profumo intenso venivano attribuite proprietà cosmetiche; Dioscoride affermava che il seme dell'Antirrino mescolato con olio di Giglio rendeva più bella la pelle del viso. Tuttora le foglie ed i fiori essiccati si usano per preparare infusi dagli efficaci poteri antiflogistici, antinfiammatori, lenitivi e risolventi. Una curiosità sulla Bocca di Leone è che nel medioevo le ragazze erano solite ornarsene i capelli per rifiutare i corteggiatori non desiderati. Ma oggi, al di là della valenza ad essi attribuita, questi bei fiori, quasi vellutati, che sbocciano a forma di spiga, oltre ad abbellire balconi e giardini, vengono largamente commercializzati come fiori recisi per le varie composizioni floreali e nell'industria sono usati per ricavare coloranti naturali. Fiore, dunque, antico e prezioso, dalle molte proprietà e dai vari impieghi; per me semplicemente dolce e profumato ricordo dell'infanzia.
ORIZZONTI FIORITI
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Martina Franca Donkey Superb autochton breed, today rediscovered and appreciated for its great versatility of uses and the excellence of its milk.
After a horse made senator by Caligula and “Francis, the talking mule” of the movie comedies in the 1950s, Martina Franca donkey is now living its magical moment after its debut on the stage of Premio Barocco 2008 where Renzo Arbore has brought it in front of million people in the prime time of Rai Uno. But donkeys in these years are atoning for commonplaces and slanders, Collodi's Pinocchio included. Broad forehead, straight ears, docile nature and, on the whole, harmonious. It is the identikit of the Martina Franca donkey who owes its name to this Apulian area of the Murgia Tarantina (comprehending the town of Alberobello, Ceglie Messapica, Mottola,
Massafra,
Noci
e
Locorotondo). This exceptional donkey is exported all over the world and among its qualities there are also the great versatility of employ, the incomparable likeableness and that it is a great “lover”. In fact, its services are very important to ameliorate less valuable breeds and with fragile constitution. The donkey stallion of Martina is often crossbred with the broodmare of Murgese breed in order to obtain the famous “Martinese mule”. But lately breeders are showing a renewed interest in new productive opportunities such as the she-ass milk, for the babyhood consumption and its use in cosmetic industry (as Poppaea and Cleopatra knew: they were used to have a bath in she-ass milk and honey, Editor's Note). According to some popular beliefs, Martina donkeys derive from Catalan ones imported in Apulia during the Spanish domination. But some researches published on specialized magazines state that the import of donkeys from Spain happened just once and with an insufficient number of specimens to transplant a breed in the new habitat. For these reasons experts state that a strong indigenous donkey crossbred with the Spanish animal ameliorating it. The “school of thought” of the auto-
L'asino di Martina Franca
di Alessandro Stajano
Superba razza autoctona, oggi rivalutata e apprezzata per la grande versatilità d'impiego e la bontà del suo latte.
Dopo il cavallo fatto senatore dall'imperatore romano Caligola e “Francis il mulo parlante”, celebre protagonista di una serie di film negli anni Cinquanta, è l'asino di Martina Franca, portato sul palco del Premio Barocco 2008 da Renzo Arbore, a calcare le scene, di fronte ai milioni di spettatori della prima serata di Rai Uno, vivendo un personale momento di gloria. Ma agli asini, in questi ultimi anni, la vita pare sorridere, concedendo a questi simpatici animali un dovuto riscatto da luoghi comuni e maldicenze; pinocchio di Collodi compreso. Fronte ampia, orecchie ben dritte, carattere docile e, nel complesso, armonico. E' l'identikit dell'asino di Martina Franca che da quest'area pugliese della Murgia Tarantina (comprendente i Comuni di Alberobello, Ceglie Messapica, Mottola, Massafra, Noci e Locorotondo), prende il nome. Esportato in tutto il mondo, a quest'eccezionale asino, tra i cui pregi s'annoverano anche la grande versatilità d'impiego e l'impareggiabile simpatia, va il merito d'essere un grande “amatore”. Le sue prestazioni, infatti, sono assai richieste per migliorare razze poco pregiate e di fragile costituzione. Lo stallone asinino di Martina è spesso incrociato con la fattrice cavallina di razza Murgese dalla quale si ottiene il noto “mulo Martinese”. Ma, in questi ultimi anni, da parte degli allevatori, c'è un rinnovato inte-
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chthonous breed has prevailed in time, so the evolution of Martina donkey has been accepted even thanks to its local morphological peculiarities. In fact Martna Franca district is situated in a tableland a bit lower than the mountain with a thick vegetation and stony clearings, swamps and dolinas. The difficulty of the ground has favoured the agilest animals with a strong musculature, able to get food even in the most inaccessible places. Today it is numbered among the protected and dying species. There are about 200 specimens. We know more about the Martina donkey since 1926, when the Ministry of Agriculture with the “Regio Deposito Stalloni” of Foggia (today the Region Councillor's office for Horse Increment) and the Departmental Agrarian Inspectorate of Bari (today the Region Councillor's office for Agriculture), institutionalized the process of selection of the Martina breed. However the real impulse to the rationalization of breeding, in Apulia first and on the whole nation then, started with the good offices of the then mayor of Martina Franca, the MP Mr. Alfonso Motolese. The words “donkey” or “jackass” are the most used disparaging words 'cause of the presumable mulishness of our donkey. Recentl studies, on the contrary, have clarified its excellent aptitude for work and the remarkable intelligence of a so malleable animal that can be considered a pet. On top of that we can add the excellence of the products obtained from its meat and from the she-ass milk. The latter is
resse verso nuovi sbocchi produttivi quali il latte d'asina, per il consumo nella prima infanzia, e l'utilizzo nell'industria cosmetica (come ben sapevano Poppea e Cleopatra che nel latte d'asina, e miele, solevano prendere il bagno, ndr). Secondo alcune credenze popolari l'asino Martinese deriverebbe da quello Catalano, giunto sulle nostre coste a seguito della nobiltà spagnola. Ciononostante, da ricerche pubblicate su riviste specializzate, pare che l'importazione di asini dalla penisola iberica sarebbe avvenuta una sola volta, e con un numero di esemplari insufficiente a trapiantare una razza nel nuovo habitat. Queste considerazioni hanno lasciato campo libero alla convinzione degli esperti che esistesse anzitempo un robusto asino indigeno, incrociatosi con l'esemplare spagnolo che l'avrebbe, a questo punto, soltanto migliorato. La “scuola” di pensiero della razza autoctona, comunque, ha prevalso nel tempo facendo protendere per un'evoluzione del Martinese proprio in virtù delle specificità morfologiche locali. Il territorio di Martina Franca, giustappunto, è situato su un pianoro di poco inferiore alla cosiddetta montagna (oltre i 530 metri sul livello del mare), con aree di fitta vegetazione alternate a rade pietrose, lame e doline. L'asperità del terreno avrebbe favorito gli animali più agili e dalla muscolatura sviluppata, in grado di procurarsi il cibo anche nei luoghi più impervi. Oggi annoverato tra le razze protette e in via d'estinzione, se ne contano circa 200 esemplari, dell'asinino di Martina si sa di più a partire dal 1926, quando il ministero dell'Agricoltura, con l'aiuto del “Regio Deposito Stalloni” di Foggia (l'attuale Istituto Regionale Incremento Ippico), e l'Ispettorato Agrario Dipartimentale di Bari (oggi assesso-
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an excellent alternative to mother's milk and the cow's milk so that it is recommended in the babyhood to cure or to prevent alimentary intolerances in babies. But it is not easy to get it and, as it is sold raw, it is necessary to warm (no over 70 째C) without boiling it in order to not deteriorate it. Moreover more and more entrepreneurs of the rural and farm tourism sector are interested in the psychomotor rehabilitation of disabled people. The results are encouraging and the pet-terapy with the Martina Franca donkey could become a concrete reality in specific structures.
rato regionale all'Agricoltura), istituzionalizzò il processo di selezione della razza Martinese. Comunque il vero impulso alla razionalizzazione degli allevamenti sul suolo pugliese prima e su quello nazionale poi, si ebbe con l'interessamento dell'allora sindaco di Martina Franca, l'onorevole Alfonso Motolese. “Asino o somaro” che dir si voglia, sono gli spregiativi più noti tra quelli che hanno visto, in epoche non tanto passate, il nostro ciuchino al centro d'una vera e propria discriminazione dovuta alla sua presunta cocciutaggine. Da recenti studi, al contrario, appare lampante ciò che, in realtà, è assai noto fin dall'antichità: ovvero l'ottima attitudine al lavoro e la spiccata intelligenza di un animale tanto duttile da potersi considerare domestico. A ciò si aggiunga la bontà dei prodotti ricavati dalla sua carne e dal latte della femmina. Quest'ultimo costituisce un'eccellente alternativa al latte umano e a quello vaccino, tanto da essere consigliato nella prima infanzia per curare o prevenire intolleranze alimentari nel neonato. Va detto, altresì, che non è sempre facile procurarselo e, visto che il prodotto viene venduto crudo, occorre scaldarlo (non oltre 70°C) senza bollirlo per non deteriorarlo. Non è tutto. Sempre più imprenditori della filiera agrituristica e rurale si sono sensibilizzati alle problematiche riguardanti la riabilitazione psico-motoria di soggetti portatori di handicap e/o diversamente abili. I risultati sono incoraggianti e la petterapy con l'asino di Martina Franca potrebbe presto diventare una realtà consolidata nelle strutture dedicate all'accoglienza. Beh, stavolta, il nostro somarello merita un gratificante 10 e lode e il prossimo che esclamerà “asino” nella sua accezione negativa finirà dietro la lavagna!
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Eighteen and two wings to take flight! Gusto di Puglia meets Erica Mou Someone has already predicted her a bright future, anyway she has made a debut CD revealing her talent and her remarkable ability and has opened the concerts of very successful artists such as Carmen Consoli and Patrizia Laquidara. She is the eighteen years old Erica Mou. She has two wings ready to take flight from the native Bisceglie where she was born and grown up to the most prestigious stages. Erica has toured all-over Italy to present her “Bacio ancora le ferite” and is among the sixteen finalists of Musicultura, the authoritative musical contest for young singersongwriters, that, from the stage of Macerata has launched very important artists such as Simone Cristicchi, Povia, Gian Maria Testa, Amalia Grè, Avion Travel, Max Manfredi and Giua, just to mention some of them. A state of grace we would like to talk about. Is Mou your real surname or an artistic licence? My surname's Musci but at school everybody called me Mu. When my producer Marco Valente and I talked about what we had to do, we decided also about my name. Then we chose Mou because it sounded like my surname and reminded those old-fashioned toffees. Many beautiful things have happened in music in the 70s, when my parents hadn't met yet. Did they help you even with music? I've always been a music fanatic but when I was 5 I compelled them to enrol me in a singing course after a previous failed approach to violin... Maybe you liked Uto Ughi... Well, I preferred the violinist of "I fatti vostri"! Then, when I was about 11 I was lucky to enrol in a school where in the afternoon we studied an instruments...there I learnt to play the guitar. Two years later it has become natural for me joining the things I loved best: singing and playing. And I started writing. Have you always had this passion? Yes, I have. When I was in my third year of primary school I composed satirical songs with a friend of mine about our older brothers... And now what does it mean to you? Writing is a very effective therapy against every trouble!! I always write music and lyrics and it wouldn't be impossible for me to do differently. I always write of things I feel some way close to me that I want to exorcise or fix them better in my mind. Very little of what I write doesn't belong to my everyday world and it can be often a hook for something else. Have you always lived in Bisceglie? Yes, I have. I think it's normal to feel conflicting feelings towards the place where you grow up. So, as usual, I often feel like a stranger in my town from where I'd like to escape and many times I think it doesn't understand me. But it isn't always so... Let's go back to the CD and the lucky meeting with your producer who has trusted you, despite his inclination for jazz...
Diciott'anni e due ali pronte per spiccare il volo! di Vittorio Pio
Gusto di Puglia incontra Erica Mou Qualcuno le ha già pronosticato un futuro radioso, intanto ha pubblicato un disco d'esordio che ne evidenzia talento e capacità notevoli, al punto che artiste già molto affermate come Carmen Consoli e Patrizia Laquidara l'hanno voluta per aprire i loro concerti. Lei è Erica Mou, diciott'anni e due ali pronte per farle spiccare il volo dalla natìa Bisceglie, dove è nata e cresciuta, verso i palchi più prestigiosi. Dopo un primo giro di show-case in tutta Italia per presentare il suo “Bacio ancora le ferite”, la consacrazione per Erica potrebbe essere dietro l'angolo, infatti il suo nome figura fra i sedici finalisti scelti dalla giuria di Musicultura, l'autorevole concorso per giovani cantautori che dal palco di Macerata in passato è stato il trampolino di lancio di altri nomi poi divenuti importanti come Simone Cristicchi, Povia, Gian Maria Testa, Amalia Grè, Avion Travel, Max Manfredi e Giua, solo per citarne alcuni. Uno stato di grazia che è opportuno approfondire. Mou è proprio il tuo cognome o una licenza artistica? In realtà mi chiamo Musci, a scuola però tutti abbreviavano in Mu. Quando con il mio produttore Marco Valente abbiamo ragionato sulle cose da fare c'era anche la questione del nome. Allora si è arrivati a Mou, per riprendere foneticamente il mio nome ma anche quelle caramelle che fanno un po' retrò. Molte cose belle nella musica sono accadute negli anni'70, quando i miei genitori ancora si dovevano conoscere. Ti hanno aiutato anche con la musica? Sono sempre stata un po' fissata, però a 5 anni ho convinto, diciamo meglio costretto, a iscrivermi a scuola di canto, dopo un tentato approccio che in realtà non si è mai concretizzato al violino l'anno precedente.
BISBIGLI NEL VENTO
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I met Marco Valente by the end of 2007 thanks to a mutual friend. The first time we met I lost his card! It was an immediate feeling and suddenly we started thinking about a music project together with a CD. It was the first time I met people, artists who trusted this adventure as I did, who have understood and trusted me unconditionally. So, after some meetings, we've chosen the 12 tracks for the album (all of them are written by me but a cover of "Pensiero stupendo" by Ivano Fossati), and at the end we've decided to choose "Bacio ancora le ferite". A very singular title, a personal song, isn't it?... Now it is finished, do you think you have put all you wanted in it? It's a sentence condensing all the work done, it gives the awareness that all we're doing hasn't the same consideration of once. In the last year I've listened at least thousand people speaking of “crisis” or sometime of “end” of the record industry and of music generally speaking, towards which there's less and less respect. "Bacio ancora le ferite" (“I Still Kiss the Wounds”) is our aware reply: we know that if we fell and hurt ourselves, we can't be cured by a kiss...and yet we go on doing that because we think it's right! And we go on making music and CDs...in fact the next one will be a triple one!! Congratulations also for these bellicose intentions, so we can say it can't be better... Really, I've listened the CD a lot during its manufacturing but I haven't listened to it when I've calmed down yet. I hope to do it because it isn't easy for me listening to me! It's got a strange effect on me! But I'm very happy. The atmospheres in your album changes a lot. Are you so eclectic or you feel yourself nearer to an intimist/acoustic dimension since you've toured by yourself in your recent showcases? One of my first decisions about the CD has been the heterogeneity. All the music influences, all I had listened to until now had to be revealed in this first work. From the Italian singersongwriters such as De
Magari ti piaceva Uto Ughi… Macchè, piuttosto la violinista de "I fatti vostri"! Poi verso gli 11 anni ho avuto la fortuna di iscrivermi ad una scuola media che prevedeva lo studio pomeridiano di uno strumento, lì ho cominciato a prendere la chitarra a tracolla. Un paio di anni dopo è diventato per me naturale unire le due cose che amavo di più, e così strimpellavo cantando e cantavo strimpellando. E ho cominciato anche a scrivere. Una passione che hai sempre avuto? Precoce anche in questo si: in terza elementare componevo canzoni satiriche insieme a una mia amica contro i nostri fratelli maggiori. E adesso per te cosa vuol dire? La scrittura è per me una terapia efficacissima contro qualunque male! Scrivo sempre insieme musica e parole e sarebbe per me impossibile fare altrimenti, e scrivo sempre di cose che mi sono in qualche modo vicine, che voglio esorcizzare o fissare meglio nella mente. Molto poco, davvero quasi niente di quello che scrivo non appartiene al piccolo mondo della mia quotidianità, che può essere spesso il gancio per guardare qualcos'altro. Hai sempre vissuto a Bisceglie? Sì come tutti credo sia normale provare sentimenti contrastanti verso il posto in cui cresci. Quindi, come da copione, mi sento spesso estranea alla mia città, da cui vorrei scappare, e che troppe volte credo non mi capisca. Ma non è sempre così. Torniamo alla preparazione del disco e al fortunato incontro con il tuo produttore che ha creduto tanto in te, nonostante la sua predisposizione per il jazz… Ho incontrato Marco Valente sul finire del 2007 grazie ad un amico comune. La prima volta che ci siamo incontrati ho addirittura perso il suo bigliettino da visita! Il feeling è stato immediato e abbiamo iniziato subito a pensare insieme ad un progetto musicale con relativa traduzione in un disco. Ed è stata senza dubbio la prima occasione in cui ho incontrato delle persone, degli artisti, che hanno creduto in questa avventura tanto quanto me, che hanno capito e che mi hanno riempita con la loro fiducia incondizionata. Così, dopo un bel po' di riunioni abbiamo scelto i 12 pezzi per l'album (tutti scritti da me tranne una cover di "Pensiero stupendo" di Ivano Fossati), fiondandoci nel lavoro: alla fine abbiamo deciso per "Bacio ancora le ferite".
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Andrè, Guccini, Battiato, Tenco, Battisti, Fossati to the rock of Led Zeppelin and contemporary rock, from electronic music to pop. I didn't fancy the idea of getting stuck on a precise and well definite genre when I'm only eighteen. It's visible in this CD what I enjoy best and what I want to experiment now. Well, the intimist/acoustic dimension is the world from where all my songs come from and it's giving lots of satisfaction to me. Apart from music what else does inspire you? I love seeing films and reading books and this has influenced a lot my composition and interpretation. But there are many more influences and they're sometimes not human...the crumbled snacks at pre-school, the first time I've seen the snow, my granny's parmigiana, the beautiful glances met by chance, the smell of bread in a foreign land, my schoolmates, everything influences and inspires. I esteem all the artists who don't need to be defined as artists and challenge on a stage. If I like them or not is another matter. Can you tell me about a place in Apulia you particularly like or where you often go? The place I prefer best in Apulia and in the world is a stretch of beach of my town. On the coast there's a tower in front of the sea. I know that the Coliseum, the Tate Modern or Notre Dame have nothing better than this place... according to me it's the best place where I can watch the silence that is what I miss sometimes. What do you want to add now? Nothing is indispensable, I think! I'd like to add my site www.ericamou.com from where people can subscribe to my mailing list and access to myspace and facebook.
Un titolo davvero singolare, personale anche questa vero?… Adesso che è finito pensi che ci hai messo proprio tutto quello che volevi? Una frase che condensa tutto il lavoro fatto, ovvero da la consapevolezza che quello che si sta facendo non ha più la stessa considerazione di una volta. In quest'ultimo anno avrò ascoltato almeno mille persone che parlavano di "crisi" o talvolta di "fine" del mercato discografico e della musica in genere, verso la quale si ha sempre meno rispetto. "Bacio ancora le ferite" è la nostra consapevole risposta: sappiamo che se cadiamo e ci facciamo male non sarà un bacio a guarirci, eppure continuiamo a farlo perchè crediamo sia ancora giusto così! E continuiamo a fare musica e fare dischi, anzi il prossimo lo facciamo triplo! Complimenti anche per queste intenzioni bellicose, quindi alla fine diciamo che non poteva andare meglio … In realtà ho ascoltato il disco moltissimo durante la sua lavorazione, ma non mi sono ancora presa il mio tempo per ascoltarlo a freddo, con calma, come se non fossi coinvolta. Spero di riuscirci, anche perchè per me non è facile ascoltarmi! Mi fa sempre un effetto strano! Ma sono contentissima. Le atmosfere nel disco cambiano parecchio, sei davvero così eclettica oppure ti senti più vicino a una dimensione intimistica\acustica visto che nei tuoi recenti show case te ne sei andata in giro da sola…
BISBIGLI NEL VENTO
L'eterogeneità del disco è stata una delle prime decisioni prese. Volevamo far sì che trasparissero in questo primo lavoro tutte le mie influenze musicali, tutto quello che finora ho ascoltato, che va dal cantautorato italiano nei versi immortali di De Andrè, Guccini, Battiato, Tenco, Battisti e Fossati fino al rock dei Led Zeppelin o al rock contemporaneo, dalla musica elettronica al pop. Non mi andava di arenarmi a diciott'anni in un genere preciso e ben definito. E quest'apertura, che dal disco traspare, mi ha fatto anche capire quali strade mi divertono di più e cosa voglio sperimentare adesso. Certo, la dimensione intimistica-acustica è il mondo da cui tutti i miei pezzi nascono e che su un palco mi sta regalando moltissime soddisfazioni. Ma non ti nascondo che, quando ci vuole, un bel po' di casino intelligente non guasta mai! A parte la musica cosa altro ti ispira? Nella composizione e nell'interpretazione molto hanno fatto e fanno i moltissimi film che amo vedere e i libri che amo leggere. Poi le influenze, come dico sempre, sono moltissime e non sono necessariamente sempre umane: le merendine “camilla” che arrivavano all'asilo sbriciolate, la prima volta che ho visto la neve, la parmigiana delle nonne, gli sguardi belli incrociati per caso, l'odore del pane in terra straniera, i miei compagni di classe, tutto influisce ed ispira. Stimo tutti gli artisti che non hanno bisogno di definirsi tali e che si mettono in discussione su di un palco. Che mi piacciano o no è un'altra storia. Mi parli anche di un posto della Puglia che ti piace particolarmente o dove vai spesso..sai com'è... Il posto che più preferisco in Puglia e al mondo è un tratto di spiaggia della mia città. Sulla costa, a un certo punto, c'è una torre che guarda il mare. E lo so che il Colosseo, la Tate Modern o Notre Dame non hanno nulla da invidiargli, ma per me non c'è posto migliore in cui restare a guardare il silenzio. Che è la cosa che a volte manca. Cosa è rimasto fuori? Niente di indispensabile credo! Mi farebbe piacere se potessi aggiungere il sito www.ericamou.com e scrivere che da lì è possibile iscriversi alla mia mailing list e accedere al myspace e al facebook.
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