N. 11 - ottobre 2013

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L’Accademia del Fitness Wellness & Anti-aging Magazine

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La Spot Reduction o "dimagrimento localizzato" è un argomento controverso, ma recenti acquisizioni scientifiche ne hanno dimostrato l'esistenza. Nel workshop verranno analizzate le basi fisiologiche, i metodi di misurazione, le tecniche di allenamento, gli approcci dietologici, gli integratori, in riferimento ai vari biotipi costituzionali morfologici (ginoide, misto, androide) secondo i concetti della Dieta COM (CronOrMorfodieta) e del Metodo dimaCOM (Differenziata Integrazione Muscolazione Aerobica secondo la CronOrMorfodieta) per ottenere un dimagrimento localizzato anche nelle zone più resistenti. RELATORE Massimo Spattini

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Sono stati richiesti al Ministero della Salute i crediti ECM per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista

QUOTA € 200,00 (comprensiva della quota associativa) CERTIFICAZIONE Alla fine del Workshop verrà rilasciata la Certificazione di “DietaCOM® ADVISOR” previo superamento del test scritto finale. RESPONSABILE SCIENTIFICO MASSIMO SPATTINI PROVIDER ECM AKESIOS GROUP S.r.l. Via A. Viola, 9 - Parma www-akesios.it SEGRETERIA Scientifica e Organizzativa ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta, 9/A - 43126 Parma Tel. 0521 1682083 - Fax 0521 294971 info@accademiadelfitness.com

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numero 11 / 2013

ACCADEMIA DEL FITNESS

EDITORIALE

Galleria Crocetta 10/A 43126 PARMA Tel. 0521.941319 Fax 0521.294971 www.accademiadelfitness.com magazine@accademiadelfitness.com Direttore: Massimo Spattini In redazione: Claudia Bonini Silvia Iorio Cristiana Pedrazzini Cinzia Ruggeri Comitato scientifico: Dott. Damiano Galimberti Prof. Fulvio Marzatico Dott. Filippo Ongaro Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Marco Tullio Cau Alessandro Gelli Andrea Grieco Mauro Miceli Giovanni Montagna Giuseppe Notarnicola Giovanni Occhionero Maria Letizia Primo Alessandro Ronchi Massimo Spattini Patrizia Ziveri Foto di copertina: Paolo Gepri In copertina: Silvia Iorio Fotografi: Alex Ardenti Nicola de Luigi Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319 Stampa e distribuzione: Mattioli 1885 S.r.l. Str. della Lodesana, 649 sx Loc. Vaio 43036 Fidenza (PR) Tel. 0524.530383 www.mattioli1885.com

Le recenti vicende che riguardano la nostra società, e soprattutto la classe dirigente politica, hanno messo in ulteriore evidenza la distanza ormai incolmabile che separa quest’ultima dalla realtà, sempre più complicata, con la quale le persone che lavorano devono fare quotidianamente i conti. Parole che non trovano mai riscontro nei fatti, immobilismo finalizzato a mantenere uno status quo i cui privilegi, anacronistici ed ingiustificati, costituiscono in realtà l’interesse primario di coloro che dovrebbero governare con lo scopo di sviluppare una stato di benessere globale (economico, psicofisico, culturale) dignitoso per tutti. Tuttavia, proprio chi esige sacrifici in nome del bene comune non è disposto a fare il primo passo trasformando in tal modo ogni discorso, anche fosse colmo di saggezza, in parole prive di significato che la gente avverte come un inganno e ciò sfocia in una totale mancanza di fiducia provocando una sensazione di pericolosa instabilità. Questa presa di coscienza si estende ovviamente anche nei confronti di chi ha la grande responsabilità di gestire la nostra salute. Una parte enormemente rilevante del benessere economico del paese, e quindi dell’individuo, dipende dall’ambito sanitario che dovrebbe guidare a scelte corrette (alimentari etc…) poiché esse ricadono inevitabilmente sulla nostra salute e di conseguenza sula sostenibilità finanziaria e anche ambientale. La gente è stanca e sfiduciata perché non ha punti di riferimento credibili e non è motivata a comportamenti corretti per mancanza di buon esempio. Coloro che ricoprono determinati ruoli dovrebbero

avere l’obbligo professionale e morale di esortare gli altri tramite i propri comportamenti corretti. La gente guarda ormai con motivata diffidenza il medico con la sigaretta in bocca, il dietologo sovrappeso, lo psicologo con comportamenti disfunzionali o il personal trainer che non abbia, quanto meno, un fisico atletico e questo è un passo avanti perché significa una presa di coscienza e una capacità di scelta. Personalmente sono rimasto molto favorevolmente impressionato quando, nel corso della mia recente certificazione in Medicina Funzionale, acquisita a Los Angeles, ho constatato che tutti i relatori erano in perfetta forma e ancora di più quando ho incontrato parecchi di loro, alle 6.30 del mattino, presso la palestra dell’albergo, prima dell’inizio delle lezioni. Non a caso, il motto della IFM, che è anche quello dell’AFFWA, è “we practice what we preach” ovvero “pratichiamo quello che predichiamo”. Anche per questo motivo in questo numero della rivista abbiamo scelto di mettere in copertina una persona che lavora in redazione all’Accademia del Fitness, a dimostrazione che noi traduciamo in fatti realmente ciò che predichiamo. Questo trend continuerà anche nei prossimi numeri; utilizzeremo infatti immagini di nostri collaboratori, diretti ed indiretti, che abbiano sposato la nostra filosofia di vita finalizzata al benessere individuale e quindi sociale e che siano in grado di dimostrarlo coi fatti su se stessi. Massimo Spattini Presidente dell’Accademia del Fitness

Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma

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L’Accademia del Fitness

SOMMARIO EDITORIALE

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di Massimo Spattini

SEX-ABILITY & APPROCCIO NUTRIZIONALE

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di Marco Tullio Cau

IN FORMA DOPO I 40 ANNI

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di Giuseppe Notarnicola

PIANTE ED ESTRATTI VEGETALI AD AZIONE “ADATTOGENA” E LORO AZIONI SALUTARI IN AMBITO ANTI-AGING ED ANTI-STRESS 14 di Alessandro Gelli

CELLFOOD: SUPPLEMENTO A BASE DI OSSIGENO un’introduzione all’integrazione a base di ossigeno come supplemento nutrizionale nella dieta 18 di Mauro Miceli

TONO DELL’UMORE, PRESTAZIONE SPORTIVA ED EQUILIBRIO ORMONALE Quando si parla di prestazione sportiva o di integrazione per ottimizzarla, spesso si trascura un aspetto molto importante: il tono dell’umore! 22 di Giovanni Occhionero

SALUTE, MALATTIA ED EQUILIBRIO ACIDOBASE DELLA MATRICE EXTRACELLULARE

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di Andrea Grieco

LA STEVIA REBAUDIANA

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di Massimo Spattini e Giovanni Montagna

ALIMENTARSI IN MODO EQUILIBRATO: LA SCELTA VEGETARIANA

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di Patrizia Ziveri

ATTIVITÀ FISICA E OSTEOPOROSI

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di Alessandro Ronchi

LEAKY GUT SYNDROME

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di Maria Letizia Primo

EVENTI SEGNALATI a cura della Redazione 4

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L’Accademia del Fitness

SEX-ABILITY & APPROCCIO NUTRIZIONALE Si dice che la vita comincia a 40anni…lo stile di vita integrato è la chiave di volta per godere al meglio di questa seconda giovinezza, sfruttando al massimo le potenzialità che abbiamo dentro di noi. Sexability: un neologismo usato in varie accezioni…in questa sede nel senso di sex cap-ability, capacità-abilità fisica e psicologica di iniziare e portare avanti l’atto sessuale. Uno stile di vita salutare (corretta alimentazione, attività sportiva costante, astensione dal fumo) è ormai universalmente accettato come una forma di prevenzione nei confronti di molte patologie quali la sindrome metabolica, le patologie cardiovascolari e quindi la capacità sessuale dato che quest’ultima è fortemente legata alla funzionalità cardiovascolare: per citare un noto esperto Americano, “Dal punto di vista dell’erezione, qualsiasi cosa che è positiva per il tuo cuore lo è anche per il tuo pene”…. Molti studiosi chiariscono che i deficit erettili devono appunto essere considerati un campanello d’allarme per le problematiche cardiache: nel caso di pazienti di 40/50 anni si parla di un periodo che varia dai due a cinque anni tra la comparsa del primo fenomeno e la concretizzazione del secondo. Ai fini dell’argomento in questione va messo in risalto come il cambiamento di lifestyle, migliorando la circolazione, permetta anche un miglior sfruttamento dei vari inibitori della fosfodiesterasi, tipo Viagra, Cialis… Ricordiamo come i problemi cardiovascolari siano dovuti a fattori non modificabili (età, sesso, genetica) e modificabili (dislipidemia, ipertensione, diabete, obesità, fumo, sedentarietà): se, ovviamente, abbiamo poco controllo sui primi, abbiamo invece ampie possibilità di cambiamento nei confronti degli altri. In questo (breve) articolo puntiamo lo sguardo sull’aspetto alimentare: il primo passo è limitare le calorie: l’obesità crea una miriade di problemi all’organismo, ivi compresa la salute del sistema circolatorio, dato che la massa grassa è attivamente coinvolta in vari processi infiammatori… non dimentichiamo che sia l’erezione maschile che l’inturgidimento degli organi sessuali femminili sono un fenomeno in gran parte vascolare! Il secondo passo è diminuire quegli alimenti che favoriscono l’insorgere di patologie cardiovascolari: è consigliabile sostituire gran parte dei grassi saturi con quelli mono e polinsaturi e se per i primi siamo coperti, grazie all’olio d’oliva che generalmente noi Italiani siamo soliti consumare, riguardo i secondi non siamo così “ben messi”. Per inciso ricordiamo che i grassi saturi vanno diminuiti e non eliminati…recenti ricerche stanno (parzialmente) rivalutando questa tipologia di lipidi demonizzata da anni: quelli da

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L’Accademia del Fitness escludere sono invece i grassi trans (lipidi idrogenati presenti in forma “silente” in molti prodotti industriali ed anche nella margarina) che sono inequivocabilmente dannosi! Dovremmo invece aumentare gli Ω3 contenuti nei pesci grassi ed in alcuni olii, come quello di lino: se proprio non amiamo i prodotti ittici, ci sono in commercio molti supplementi ricchi di queste sostanze, con il vantaggio di essere anche (presumibilmente) purificati da eventuali contaminanti. Inoltre alcune ricerche effettuate in Spagna su una dieta mediterranea “standard” sottolineano come un eccesso di glicidi ad alta densità, di per se stesso già apportatore di un elevato carico glicemico, può essere ancor più dannoso anche a livello “circolatorio”, specie se non viene bruciato con l’attività fisica, dato anche che la capacità antiossidante dei cereali è risultata modesta, forse perché erano rappresentati da farine bianche e cibi confezionati, ricolmi anche di zucchero…quelli più comunemente consumati! Meglio quindi consumare cibi a bassa densità calorica: verdure e frutta, povere di calorie ma con elevati quantitativi di vitamine e sostanze antiossidanti, tanto benefiche per le nostre arterie (e non solo…). Anche la quota proteica deve essere particolarmente curata, privilegiando fonti “nobili” e povere di grassi; inoltre tra i supplementi consigliati per una miglior funzionalità erettile uno tra i più usati è l’arginina, e se la dieta normale è già ricca di proteine, la necessità di assumerlo “a parte” diminuisce. Proprio riguardo l’integrazione credo che la posizione corretta sia quella di Moyad (autore di numerosi studi), il quale afferma come sia troppo semplicistico credere che in alcune piante ci sia qualche composto che possa aiutare chi soffre di deficit erettili…purtroppo la maggior parte dei principi attivi in esse contenuti non sono state studiate in maniera sufficientemente credibile, almeno per ora! In realtà nella letteratura si è ormai accumulata una discreta mole di lavori che non ha però chiarito del tutto molti dubbi… troppi per poter essere commentati in questa sede: in ogni caso, oltre all’aminoacido sopracitato, le sostanze che hanno ottenuto qualche risultato positivo sono la yohimbina, alcune varietà di ginseng ed il ginko-biloba, usati spesso anche in combinazione e tutti in grado di influenzare la produzione di ossido nitrico endoteliale. Sull’argomento anche la rassegna di McKay vale una lettura. E gli afrodisiaci? Di sostanze che posseggano ipotetiche potenzialità erotiche si scrive da millenni..dai tempi di Afrodite da cui, appunto, deriva l’appellativo! Anche in questo caso, lo spazio è tiranno…ma dato che recentemente mi sono imbattuto in uno dei (tantissimi!) programmi di cucina che imperversano sulla Tv, Master Chef USA, mi limiterò agli afrodisiaci di cui parlavano nella trasmissione…

Che dire del primo, il carciofo? Molti gastronomi del ’500 ne magnificavano le doti per “per aumentare i venerei appetiti”, per “servire madonna Venere” ed anche l’Aretino ne lodava i meriti pur se in maniera più prosaica… Inoltre, il suo nome deriva da quello di una femmina caliente, Cynara (nome latino del carciofo), ninfa bella ma spinosa che respinse persino Zeus…infine, altri menzionano la sua forma fallica: in realtà nulla di solido supporta la sua fama! Il secondo, il tartufo, è stato citato ancora una volta dall’Aretino ed era il preferito di Napoleone, del Marchese de Sade, e del Re Sole… Il noto medico Savonarola lo consigliava come alimento ideale per i vecchi che avevano una bella moglie…Platina, dotto del 1400, lo definì: “un eccitante della lussuria, servito spesso nei pruriginosi banchetti di uomini ricchi per essere meglio preparati ai piaceri di Venere”…e nell‘800 persino Mantegazza, antropologo di fama mondiale, lo annoverava tra gli stimolanti più efficaci! A fine ‘900, per giustificarne i “poteri” si è ipotizzato che il suo effetto sia dovuto al profumo, (determinato dall’androstenone, presente anche nel feromone del maiale), che parrebbe avere la stessa efficacia sia su di noi che sulle…suine femmine. Il terzo, poi, è un classico, l’ostrica: grazie alle lodi dei “soliti” medici e gastronomi medievali ed a quelle di tanti scrittori di serie B (ma anche di Joyce nel suo Ulisse…) è ormai considerata l’afrodisiaco per antonomasia. Probabilmente anche in questo caso è la forma del mollusco a stimolare la fantasia ma, almeno, lo zinco che contiene può dare un aiutino al testosterone! E comunque, perfino Casanova, che era solito fare colazione con ben 50 ostriche, puntualizzò nei suoi scritti che sono il contesto, l’atmosfera e la cura dei particolari ad essere determinanti per la riuscita di “certi” incontri!

Sexability: un neologismo usato in varie accezioni… in questa sede nel senso di sex cap-ability, capacità-abilità fisica e psicologica di iniziare e portare avanti l’atto sessuale.

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Dottor Marco Tullio Cau Laurea Specialistica in Psicologia indirizzo Clinico e Laurea Specialistica in Scienze della Comunicazione


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IN FORMA DOPO I

40 ANNI Le donne che si avvicinano o superano i 40 anni mi pongono quotidianamente di fronte ad un quesito: come allenarle al meglio per aiutarle a raggiungere un’ottima condizione fisica e allo stesso tempo prepararle a prevenire anticipatamente gli effetti dell’invecchiamento? Una delle difficoltà maggiori che le donne riscontrano dopo i 40 anni è sicuramente le perdita di massa muscolare magra, ovvero la sarcopenia. Conseguenza principale della sarcopenia è, specie nelle persone con vita sedentaria, la ridotta capacità del metabolismo basale di bruciare calorie anche a riposo. Si ha cosi un accumulo di massa adiposa ed una sensibile riduzione della massa muscolare che è quella che produce un reale consumo energetico. Proprio per questi motivi, oltre ad una dieta normocalorica e ad una parte di allenamento aerobico, negli allenamenti è opportuno affiancare sempre una parte di lavoro di tonificazione e rassodamento, in cui il focus diventa la conservazione e l’incremento della forza e della massa muscolare,da sviluppare soprattutto con un protocollo di tipo pesistico. È da notare come con la progressiva diminuzione del tasso metabolico basale e quindi con il calo del consumo calorico giornaliero, spesso non avviene una contemporanea diminuzione delle calorie ingerite

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giornalmente. Il risultato è quindi un aumento della quantità di massa grassa e un calo progressivo della forza,della funzionalità della massa muscolare e delle fibre veloci che inizia già dai 40 anni. Ragion per cui l’allenamento con i pesi aiuta a contrastare la regressione delle fibre veloci,tende a conservare le qualità che esse hanno naturalmente nei soggetti allenati e a recuperarle nei soggetti che svolgono una vita sedentaria, inoltre nelle donne, l’incremento della forza muscolare è risultato, da numerosi studi medici, maggiore rispetto agli uomini, tranne che negli arti superiori. Da questi studi si è inoltre potuto osservare che il peso corporeo non ha subito grosse variazioni,il grasso corporeo è diminuito in maniera sensibile, vi è stato un forte incremento della massa magra,una diminuzione dell’accumulo dell’acido lattico,una riduzione della frequenza cardiaca con aumento del volume della scarica sistolica ottenendo quindi continui positivi adattamenti. È importantissimo anche ricordare che intorno ai 40 anni la densità ossea inizia a ridursi (dai 35 anni si riduce dell’ 1 % annuo ),esponendo l’apparato scheletrico a rischi come fratture all’anca e alle gambe,diminuzione legata ad una progressiva riduzione degli estrogeni nel corpo femminileche continuerà progressivamente a calare con l’avvicinarsi alla menopausa.



L’Accademia del Fitness Per contrastare gli effetti dell’osteoporosi è quindi importante adottare un allenamento con carichi sostenuti, perché il carico è un potente fattore d’incremento della massa ossea. Si dovrebbero preferire gli esercizi fondamentali cioè quelli che coinvolgono i grossi gruppi muscolari, un esempio può essere la panca orizzontale per i pettorali, la lat-machine e trazioni per i dorsali, il curl per i bicipiti, le spinte su panca orizzontale gomiti stretti per i tricipiti, gli stacchi e gli affondi per i glutei, gli squat per le cosce in generale. Ogni ripetizione deve essere eseguita con calma e controllo del movimento, per tutto l’arco di estensione dell’articolazione: ciò permette di non subire perdite nella flessibilità, ma anzi di aumentarla qualora ci sia la presenza di rigidità. Inoltre bisogna ricordare che gli esercizi devono essere praticati con movimenti fluidi,e per ottenere effetti positivi il carico va aumentato progressivamente. Alzando cosi l'intensità dello sforzo. Gli aumenti di forza si hanno in allenamenti compresi tra il 60% ed il 90% di una ripetizione massima (1 RM); per 1 RM si intende la massima quantità di peso che può essere spostata in una sola ripetizione. Maggiore è l'intensità, maggiore è la risposta e l'adattamento muscolare. Sono allenamenti intensi già quelli che prevedono 8-12 ripetizioni, eseguite in modo lento e controllato, fino ad arrivare ad una fatica intensa. Rispettare la PROGRESSIONE NEL CARICO aumentando, a mano a mano che la forza aumenta, il carico sollevato: un buon

esempio è una volta arrivati a 12 ripetizioni su un esercizio, che inizialmente ne permetteva 8, di riaumentare nuovamente il carico fino a scendere nuovamente al numero ottimale di ripetizioni stabilito (8). In linea molto generale è opportuno inspirare mentre si solleva un peso ed espirare mentre lo si posa o abbassa,aiutando cosi anche la contrazione del core, il principale stabilizzatore del corpo umano, che aiuta il controllo della colonna vertebrale evitando cosi infortuni. La respirazione è inoltre importantissima per l’ossigenazione dei tessuti. Le donne over 40 devono quindi sempre associare all’allenamento cardiovascolare anche quello con i pesi,solo cosi si potranno contrastare e prevenire gli effetti dell’osteoporosi e della menopausa. A questo tipologia di allenamento, personalmente consiglio di affiancare anche i principi del metodo funzionale ed è opportuno sempre adottare una corretta alimentazione che limiti l’uso di latte e latticini,di dolci e di grassi saturi,preferendo di gran lunga cereali integrali e proteine magre,nonché frutta, verdura e frutta secca, e di consumare molta acqua, circa 40ml/kg.

Nelle donne l’incremento della forza muscolare è risultato, da numerosi studi medici, maggiore rispetto agli uomini, tranne che negli arti superiori

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Giuseppe Notarnicola Consulente fitness, Personal Trainer, Educatore alimentare Corso di Formazione "Benessere e Stili di Vita" - Università La Sapienza di Roma


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PIANTE ED ESTRATTI VEGETALI AD AZIONE “ADATTOGENA” E LORO AZIONI SALUTARI IN AMBITO ANTI-AGING ED ANTI-STRESS SECONDA PARTE Rodiola Rosea e suoi estratti: Esistono varie specie botaniche di Rodiola ma il genere “Rosea” pare sia quello più attivo ai fini salutistici. Considerata forse la più importante pianta ad azione adattogena, la Rodiola Rosea è attualmente spesso prescritta ed utilizzata in molte zone del pianeta, anche se questa pianta è nota sin dall’antichità e vari effetti già conosciuti sono oggi verificati nelle ricerche cliniche. Numerosi ed anche recenti lavori hanno dimostrato che la Rodiola Rosea può incrementare i livelli di 5-HT ( Serotonina) e può essere un aiuto concreto nei casi di scarsa energia vitale, scoraggiamento, in alcuni disturbi dell’umore e dell’assunzione degli alimenti, in quanto la carenza di 5 HT può far prediligere come atto compensatorio l’assunzione di carboidrati ad alto indice glicemico anche nelle ore serali. Pare possa essere efficace proprio contro le “abbuffate”, problema che per alcuni soggetti è di notevole entità. L’estratto di Rodiola Rosea pare che possa stimolare l’attività di alcune lipasi favorendo la mobilitazione dei grassi, purché sia presente la molecola Rosavin che sembra responsabile di

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questa azione favorente la lipolisi. Gli studi mettono in evidenza che per ottenere l’effetto lipolitico è necessario un lieve esercizio fisico. La 5 HT è il precursore della Melatonina. Contiene numerose molecole tra cui il “Rosavin” che sembra svolgere un utile ruolo sugli adipociti, favorendo, in 2-3 mesi, la riduzione dell’adipe superfluo. Un’altra molecola attiva è il Salidroside, che pare sia utile contro gli attacchi di iper-fagia. La Rodiola, pare possa ridurre sotto sforzo una esagerata frequenza cardiaca. Attualmente potrebbe essere considerata la pianta ad azione Adattogena di riferimento, agendo sia sull’umore, che sull’incremento della resistenza nei confronti dello stress fisico e psichico. La Rodiola può essere indicata in caso di tendenza depressiva (probabilmente anche nei cambi stagionali), per migliorare la memoria e l’apprendimento, favorire il recupero sportivo e da stress in generale e come tonico per aiutare nelle lievi problematiche erettive (studi pubblicati nel 1999). Griffonia e suoi estratti: La Griffonia Simplicifolia, o meglio i suoi semi che ne cosituiscono la droga, è nota per il suo contenuto di 5 Hydroxy Trip-



L’Accademia del Fitness tofano che si converte in 5Hydroxy-Triptamina o Serotonina. Questo noto neuro-trasmettitore è importante sia presente a livello endogeno in quantitativi ottimali; infatti la Serotonina è coinvolta in molti processi psico-fisiologici, a partire dall’umore, della qualità del riposo, della scelta istintiva verso gli alimenti zuccherini. La carenza di 5HT può in parte essere responsabile del “Carbo Craving, del sonno inqiueto e non ristoratore, e di tendenze depressive (il cosiddetto “umor nero”) ed altalenanza dell’umore. Le donne sono tendenzialmente più soggette a questo tipo di umore non gioviale e non calmo, anche a causa della Sindorme pre-mestruale (gli estratti vegetali personalizzati possona offrire un concreto aiuto). La Griffonia, contenendo il precursore della Serotonina, il 5Hydroxy-Triptofano, già come tale, è da considerare una pianta da usare nei momenti più difficili, ovvero in presenza di sintomi già evidenti e per periodi non troppo duraturi per non abituare l’organismo, infatti l’aminoacido Triptofano. che si trova negli alimenti, è convertito in 5hydroxy-triptofano da un enzima idrolasi specifico ed è bene che tali reazioni previste dalla natura siano sempre “allenate”. Il 5hydroxy-triptofano come molecola è un farmaco venduto da molti anni in farmacia, per cui,assumere la Griffonia ad alto dosaggio è come assumere un farmaco a tutti gli effetti. Il medico, esperto di piante medicinali e suoi estratti, dovrà valutare nel prescrivere l’estratto di Griffonia, sia il periodo del trattamento sia il dosaggio, per aiutare le persone affette da fame nervosa, Carbo Craving in particolare, insonnia, umore altalenante e tendenze depressive. Per un’azione più “soft”, lenta e progressiva sull’ottimizzazione dei livelli di Serotonina è ideale la Rodiola Rosea

che, grazie al Rosavin, oltre ad agire sull’ottimizzazione della 5 HT aiuta anche ad attivare la lipasi favorendo quindi la riduzione del grasso in eccesso. In pratica la Griffonia permette effetti più rapidi ed intensi (agendo in modo più farmaco-simile), per cui, a seconda del caso soggettivo, la Griffonia può essere considerata un rimedio naturale in fase di “emergenza umore nero”, insieme ad altre piante specifiche ed al minerale magnesio, da associare alla Rodiola Rosea. In seguito si dovrà gradualmente ridurre la Griffonia (periodo intermedio) e continuare ad utilizzare solo la Rodiola Rosea, utilizzabile anche per 3-4 mesi di seguito, sempre in base alla risposta soggettiva. Astragalus e suoi estratti: L’Astragalus è presente sotto forma di varie specie nelle zone temperate di quasi tutto il nostro pianeta, è un adattogeno immunostimolante in quanto, grazie alla presenza dei suoi costituenti, ha dimostrato di aiutare il sistema immune per la prevenzione di raffreddori ed influenze; queste dimostrazioni sono sia di tipo empirico nelle varie medicine tradizionali come la MTC (Medicina Tradizionale Cinese), sia derivanti da studi clinici occidentali. Contiene: Astragalosidi (saponine triperteniche), astragaloglucani e astragalani (polisaccaridi), varie amine come la colina, betaina (trimetilglicina), ed il GABA (Acido Gamma Amino Butirrico, ad azione rilassante). La parte usata in medicina è la radice. L’astragalus, ricco di varie classi di principi attivi che agiscono in modo complementare e sinergico, rientra a pieno diritto nella classe degli adattogeni, sia per aiutare l’efficenza del sistema immune, sia per la sua capacità di aiutare a resistere meglio ai vari e tipici Stressor quotidiani, anche per aiutare memoria ed apprendimento e contrastare la tipica stanchezza da surmenage psico-fisico. Pare abbia anche una certa efficacia come epatoprotettore, nonché possa aiutare a contrastare gli effetti di alcune sostanze tossiche. Proposto anche come coadiuvante e supporto per le terapie chemioterapiche contro il cancro, ed addirittura per aiutare contro l’Aids, è molto probabile che possa aiutare e soddisfare, insieme ad altre piante e loro estratti, il cultore di Metodologie AntiAging ed Anti-Stress.

La Rodiola può essere indicata in caso di tendenza depressiva, per migliorare la memoria e l’apprendimento, favorire il recupero sportivo e da Stress in generale

Prof. Alessandro Gelli Coordinatore e Docente Corso di Alta Formazione e Formazione in “Metodologie Anti-Aging e Anti-Stress”, Sapienza Università di Roma Facoltà di Farmacia e Medicina, Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia

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CELLFOOD: SUPPLEMENTO A BASE DI OSSIGENO

UN’INTRODUZIONE ALL’INTEGRAZIONE A BASE DI OSSIGENO COME SUPPLEMENTO NUTRIZIONALE NELLA DIETA PRIMA PARTE Per quasi 50 anni medici e ricercatori hanno osservato che i pazienti che usano qualunque tipo di terapia a base di ossigeno (compresi i supplementi con ossigeno stabilizzato) ne traggono benefici per la salute. In che modo l’elemento più abbondante sulla terra può apportare, secondo quanto dichiarato da molti esperti, questi sorprendenti benefici fisiologici? Per rispondere a questa domanda, innanzi tutto dobbiamo capire cosa è l’ossigeno e quanto è importante per un organismo sano. Chimica dell’ossigeno L’ossigeno è uno dei cinque elementi che stanno alla base della vita (ossigeno, idrogeno, carbonio, azoto e zolfo); è incolore, insapore e inodore. Nessuno degli altri quattro elementi, o qualunque altro elemento, è tanto abbondante quanto l’ossigeno. Inoltre, solo l’ossigeno è in grado di combinarsi con quasi tutti gli altri elementi ed è essenziale alla combustione. Si calcola che la crosta terrestre, in relazione al proprio peso, sia composta per il 49,2% di ossigeno; quasi il 20% dell’atmosfera è costituito da ossigeno e per il resto da azoto ; l’ossigeno costituisce quasi l’85% dell’acqua marina, il 47% dei terreni asciutti, il 42% della vegetazione, il 46% delle rocce ignee ed oltre il 65% del corpo umano. L’ossigeno fu scoperto nel 1773 dal chimico svedese Karl Wilhelm Scheele e dall’inglese Joseph Priestley. Fu solo però nel 1777 che il grande scienziato francese Antoine Laurent Lavosier, uno dei padri della chimica, dimostrò che l’ossigeno è una sostanza pura ed un componente dell’aria. Ossigeno - la base di tutta la vita Nessun altro elemento è importante come l’ossigeno atomico

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(con otto elettroni per atomo). L’ossigeno è fondamentale ai processi vitali di tutti gli esseri viventi. Attraverso la respirazione portiamo ossigeno ai polmoni, da dove si diffonde nel flusso sanguigno attraverso gli oltre 140 metri quadri della superficie polmonare. Un individuo medio inspira circa 6 litri d’aria al minuto, (circa 14 respirazioni al minuto per circa 500 ml) in cosiddetto ‘stato di riposo’, mentre in caso di sforzo intenso o di stress, si possono superare i 125 litri al minuto. L’ossigeno si diffonde rapidamente dai polmoni al sangue, dove viene raccolto dall’ emoglobina nei globuli rossi. L’emoglobina si satura per oltre il 95% dell’ossigeno disponibile, che viene poi trasportato in ciascuna cellula del corpo. L’ossigeno, una volta all’interno della cellula, viene consumato tramite la combustione biochimica degli zuccheri per essere quindi trasformato in energia e calore dissipabile. Quanta più energia e calore sono richiesti dall’organismo, tanto più ossigeno viene consumato. Questo processo è detto “ossidazione” e i le molecole che vengono ossidate (o ‘bruciate’) sono principalmente i carboidrati (zuccheri), che perciò rappresentano il principale combustibile per l’organismo, mentre in determinate situazioni vengono anche bruciati i grassi o lipidi. Le cellule quindi, per rimanere sane e continuare a svolgere la loro funzione, ossia fornire energia all’organismo, devono essere costantemente rifornite di ossigeno a sufficienza. C’è abbastanza ossigeno nel nostro flusso sanguigno? Se così non è, cosa succede alle nostre cellule e agli organi vitali quando non ricevono ossigeno a sufficienza? Su queste questioni fondamentali scienziati e ricercatori si sono interrogati per anni. Vediamo quali sono state alcune delle conclusioni cui sono giunti.



L’Accademia del Fitness IL FLUSSO SANGUIGNO ovvero IL FIUME DELLA VITA Il sangue umano è composto sostanzialmente da plasma, globuli bianchi e globuli rossi. Messo in una provetta, con una sostanza anticoagulante presente, il sangue si dispone su tre strati, relativi ad altrettanti tipi cellulari: i globuli rossi, quelli più numerosi, si sistemeranno sul fondo; i globuli bianchi (costituiti dai linfociti, i monoliti, i basofili, gli eosinofili e i neutrofili) e le piastrine, formeranno invece insieme una sottile linea bianca al centro e comunque sullo strato superiore dei globuli rossi , mentre al di sopra si separerà il plasma, acquoso e giallastro. Il plasma è il vero e proprio ‘fiume’ che trasporta tutti i vari componenti del sangue attraverso il meraviglioso sistema circolatorio. Tra i vari componenti, in questo fiume troviamo anche ossigeno disciolto (fino al 5% del totale). A differenza dei pesci, che possono vivere grazie all’ossigeno disciolto nel plasma, l’organismo umano richiede più ossigeno di quanto il plasma possa fornirgli. Si spiega così la grande importanza dei globuli rossi che trasportano enormi quantità di ossigeno ai tessuti. In circostanze normali, dal 70 al 75% dell’ossigeno che ha iniziato il viaggio nei globuli rossi completa il viaggio di ritorno fino ai polmoni. In questo modo, dal 25% al 30% dell’ossigeno viene consumato dal normale metabolismo cellulare. Ad ogni modo, se il corpo è sottoposto a sforzi, stress o una qualunque attività fisica prolungata, questa ‘riserva’ può scendere fino al 20/ 25%. Se si riesce ad aumentare la quantità di ossigeno disciolta nel plasma, si aumenta di conseguenza l’ossigeno che arriva alle cellule e che può diventare una parte della ‘riserva’ di ossigeno. I globuli rossi trasportano l’ossigeno dal plasma ai capillari, dove viene rilasciato di nuovo nel plasma, pronto per essere usato dalle cellule per il metabolismo.

di liquido in eccesso intorno alle pareti cellulari. Se le proteine ematiche fuoriescono dal flusso sanguigno, e si fanno strada fra gli spazi tra le cellule, il nostro sistema linfatico deve immediatamente eliminare queste proteine dagli spazi. Infatti le proteine presenti in questa condizione anomala, sottraggono sodio ed acqua al flusso sanguigno. Questo trasferimento inverso provoca uno squilibrio della pompa sodio-potassio presente nella membrana che ricopre le cellule, altera lo stato ‘asciutto’ delle cellule, le infiamma e ne riduce la capacità di produrre energia. Quando si verifica questo, la presenza di acqua in eccesso tra le cellule sottrae ossigeno al sangue, il che riduce la quantità di ossigeno che può arrivare alle cellule attraverso il sangue. Dalle proteine che mangiamo si ricavano gli aminoacidi. Da questi aminoacidi l’organismo produce le proprie proteine, soprattutto quelle del sangue (albumina, globulina, e fibrinogeno) ; fino alla scoperta del dott. Guyton, si riteneva che le proteine del sangue fossero troppo grandi per passare dalle membrane dei capillari agli spazi cellulari. Ma proprio Guyton dimostrò che questo assunto era di fatto sbagliato. Infatti egli scriveva che: “Non si può sottolineare abbastanza l’importanza di questa funzione del sistema linfatico, perché è solo attraverso il sistema linfatico che le proteine in eccesso (che passano dai capillari sanguigni agli spazi che circondano le cellule) possono rientrare nel sistema circolatorio”. I fluidi del sistema linfatico scorrono lungo le gambe fino al grosso dotto toracico dove vengono riversati nella vena sottoclavicolare posta alla base del collo. A questo punto, i fluidi ritornano al sangue con le proteine che hanno ‘catturato’ per riequilibrare il sistema. Il dott. Guyton dimostrò che i vasi linfatici sono dotati di valvole a senso unico che fanno fluire i liquidi in una sola direzione. Ogni minuto del giorno circa tre quarti del sangue passa attraverso i capillari; (pari a circa 145.000 litri di sangue pompato attraverso i capillari al giorno!) In sessanta secondi il cuore batte ottanta volte e diffonde (pompa) l’acqua attraverso i minuscoli pori dei capillari. Gli esperti calcolano che la pressione è così forte, e il pompaggio così rapido, che la distanza percorsa dall’acqua è microscopica. In meno di un secondo, il flusso di acqua deve rapidamente scambiare i nutrienti, i minerali e l’ossigeno con le tossine e i prodotti di scarto prima che le proteine del sangue spingano di nuovo l’acqua nel sangue. Per questo motivo è importante che le cellule si trovino in uno stato ‘asciutto’. Per poter attuare questo scambio, le cellule devono essere il più possibile sia vicine fra di loro sia vicine ai capillari.

L’ossigeno è uno dei cinque elementi che stanno alla base della vita; è incolore, insapore e inodore.

Una carenza di ossigeno é la causa di quasi tutte le malattie croniche Nel suo libro The Textbook of Medical Physiology, il Prof. Arthur C. Guyton, fa una affermazione sorprendente, infatti egli scrive: “..tutti i dolori cronici, le sofferenze e le malattie, sono causati da una carenza di ossigeno a livello cellulare”. Nel suo studio, il dott. Guyton ha scoperto che le cellule, per poter ottenere ossigeno dal flusso sanguigno, devono trovarsi in una condizione che lui definisce ‘asciutta’. Quando si trovano in questa condizione, “non si ha eccesso di liquido intorno alle cellule” , ovvero c’è solo liquido a sufficienza per riempire gli spazi che circondano la cellula”. Il dott. Guyton, così come altri medici, era convinto che fintanto che il liquido che circonda le cellule conteneva la giusta quantità di acqua, la giusta proporzione di minerali ed era esente da scorie tossiche, le cellule avrebbero continuato a vivere, funzionare e crescere in maniera sana. Gli studi del dott Guyton dimostrarono che le proteine presenti nel sangue garantiscono che l’acqua venga trattenuta e mantenuta nel flusso sanguigno, in modo che non ci siano infiltrazioni

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Prof. Mauro Miceli Docente Aggregato Scienze Laboratorio Biomediche Polo Biomedico Università Di Firenze U.F. Chimica Degli Alimenti Lab Sanità Pubblica - Firenze


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TONO DELL’UMORE, PRESTAZIONE SPORTIVA ED EQUILIBRIO ORMONALE

Quando si parla di prestazione sportiva o di integrazione, per ottimizzarla, spesso si trascura un aspetto molto importante: il tono dell’umore! Una lieve depressione o uno stato d’ansia non significa soltanto minor voglia di allenarsi, ma è indice di un profilo ormonale alterato che condiziona negativamente la composizione corporea e l’allenamento. Esiste una correlazione diretta tra ormoni steroidei energizzanti come cortisolo, testosterone, dhea e benessere psicofisico. Ricordiamoci che gli ormoni steroidei, in particolare il cortisolo vengono rilasciati per far fronte alle situazioni stressanti e quando queste si sommano esponenzialmente si va incontro ad esaurimento delle surreni, anticamera della stanchezza cronica e della depressione. Ecco perché le nostre surreni vanno rispettate e il cortisolo risparmiato. Ricordiamoci che la capacità di rilasciare cortisolo può essere determinante per la nostra sopravvivenza nelle

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situazioni ‘fuggi o combatti’. Troppe volte però consumiamo il nostro cortisolo rimuginando situazioni negative o facendoci stressare dagli eventi che ci circondano. Un buon sportivo dovrebbe invece conservare il cortisolo per migliorare la propria performance e il proprio umore. Se tuttavia ci troviamo in un periodo della vita in cui le nostre ghiandole surrenali sono sotto pressione è opportuno adottare tutti quegli accorgimenti che possono favorirne la funzionalità. In primis riequilibrando il ritmo sonno veglia ( serotonina-melatoninacortisolo) che facilita il fisiologico rilascio degli ormoni steroidei al mattino. A questo scopo può essere utile l’integrazione di mio inositolo, che svolge attività relativa all’attivazione dei recettori della serotonina, Vitamina b6 (cofattore enzimatico della trasforma-



L’Accademia del Fitness zione 5htp- serotonina) e soprattutto di Griffonia semplicifolia, una pianta medicinale i cui semi forniscono 5-idrossitriptofano (5-HTP), il precursore endogeno della serotonina, neurotrasmettitore che gioca un ruolo essenziale nella regolazione del tono dell’umore. Nel tessuto cerebrale di soggetti depressi si riscontrano ridotte quantità di serotonina; viceversa, un aumento dei livelli di serotonina nel SNC (sistema nervoso centrale) corrisponde ad un miglioramento del tono dell’umore. L’efficacia dell’integrazione dietetica di 5-idrossitriptofano come regolatore del tono dell’umore è dovuta alla sua conversione in serotonina, della quale rappresenta un precursore clinicamente valido. Già a partire dai primi anni ‘70 sono stati pubblicati almeno quindici studi per un totale di oltre 500 pazienti affetti da diversi tipi di depressione, che dimostrano l’efficacia clinica del 5-idrossitriptofano su circa il 60% dei pazienti trattati. Gli effetti del trattamento, già evidenti dopo la prima settimana, erano accompagnati da un’elevata tollerabilità. Studi più recenti, effettuati con somministrazioni giornaliere di 5-HTP comprese tra 50 e300 mg, hanno confermato la capacità del 5-idrossitriptofano di ridurre in maniera significativa i sintomi della depressione di grado lieve e moderato nell’arco di un paio di settimane. È interessante sottolineare che dalla maggior parte degli studi clinici pubblicati in letteratura risulta che l’integrazione con 5-HTP si caratterizza per una risposta significativamente rapida, i cui effetti sono evidenti già dopo 1-2 settimane di trattamento. Da tutti gli studi esaminati risulta che il 5-HTP è soprattutto efficace sulla depressione associata ad ansia e nei pazienti con depressione endogena di grado lieve e moderato. Sempre grazie alla sua capacità di aumentare i livelli endogeni di serotonina, il 5-HTP viene impiegato anche nel trattamento dei disturbi del sonno, peraltro frequentemente correlati ad alterazioni del tono dell’umore. In particolare, la somministrazione di 5-idrossitriptofano si è dimostrata efficace nel migliorare la qualità del sonno, regolando la durata della fase REM. La serotonina dunque oltre a migliorare il tono dell’umore si trasforma fisiologicamente in melatonina migliorando la qualità del sonno senza i classici effetti rebound, la conseguenza di questo processo è la regolazione del ritmo sonno veglia con un migliore rilascio di ormoni steroidei al mattino. Dr. Giovanni Occhionero

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La capacità di rilasciare cortisolo può essere determinante per la nostra sopravvivenza nelle situazioni ‘fuggi o combatti’. Troppe volte però consumiamo il nostro cortisolo rimuginando situazioni negative o facendoci stressare dagli eventi che ci circondano.



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SALUTE, MALATTIA

ED EQUILIBRIO ACIDOBASE DELLA MATRICE EXTRACELLULARE SECONDA PARTE Nella prima parte del mio articolo, sui rapporti fra equilibrio acidobase della matrice extracellulare e gestione della salute (e/o della malattia), ho accennato ai risvolti importanti che questa questione ha per lo sportivo. Vorrei un po’ approfondire questi risvolti. Intanto, vorrei fare una precisazione terminologica: molti si sentono “sportivi” solo perché parlano spesso di sport o perché un paio di volte alla settimana fanno un’oretta di attività fisica. Per “sportivo”, intendo una persona che, una volta che abbia compreso il ruolo fondamentale che ha l’attività fisica nel mantenimento della salute fisica e psichica, si dedichi con assiduità, quotidiana, ad uno sport, agonistico o non. Ovviamente, il livello di riflessione che va attuato, è diverso se si parla di sport ludico o agonistico. Il primo non viene praticato in funzione di gare, ma solo come pratica salutistica; il secondo

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presuppone un impegno intenso, sul piano psicofisico, e scelte comportamentali ben precise, sull’alimentazione e sulla integrazione alimentare. Essendo io stesso uno sportivo agonista, nel ciclismo cicloamatoriale, non senza stupore assisto ad una prassi molto diffusa: non ci si rende conto, da parte della maggior parte dei praticanti sport agonistici, sopratutto amatoriali, che quando alla macchina-corpo umano si chiedono prestazioni più o meno esasperate, non si può prescindere dall’interrogarsi su quali siano i comportamenti alimentari da assumere e da quali integratori alimentari ricevere quel plus di aiuto di cui l’organismo ha bisogno. Mentre il concetto di allenamento muscolare come mezzo di miglioramento della propria performance si dà per scontato, altrettanto non è per l’alimentazione e l’integrazione alimentare da seguire. Non esiste, fra gli sportivi, professionisti e non, una seria cultura della buona alimentazione e della opportuna integrazione alimentare, e laddove si sia convinti che questa debba esistere, tanto da farsi seguire da medici sportivi e/o dietisti-nutrizionisti, si assiste ugualmente a errori grossolani che finiscono col ridurre le prestazioni muscolari e in senso lato la resa atletica. Uno degli errori più ricorrenti, che solo nell’ambito del bodybuilding e della pesistica viene evitato, per il lavoro intenso che viene fatto sulla massa muscolare, è una carenza di apporto proteico che, a lungo andare, irrigidisce il metabolismo in un atteggiamento catabolico, certamente “nemico” di un atleta che voglia ottenere il meglio da se stesso.


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L’Accademia del Fitness Nell’attuare questo errore, noi italiani siamo più a rischio, in quanto ci sentiamo depositari della cosiddetta “dieta mediterranea”, che però, grazie a campagne informative approssimative, ha finito per essere assimilata con “pasta, pane, pizza e un po’ di verdure, legumi ed olio extravergine di oliva”. Il risultato è che, il facile instaurarsi di regimi alimentari sbilanciati dalla parte dell’assunzione di carboidrati rispetto agli altri elementi (proteine e lipidi), genera un iper-insulinismo, che sappiamo essere forse l’errore alimentare più dannoso alla salute; a questo si aggiunge, e questa è una nozione che ci viene dalla visione acidobase della salute, che i cereali (da cui derivano pasta, pane e pizza) sono acidificanti e quindi portatori di una miriade di possibili effetti nocivi sulla salute che nel mio libro “Vivere alcalini, vivere felici”, elenco con dovizia di particolari. La convinzione più diffusa, un vero e proprio falso mito, è che carboidrati = energia, e che pertanto molti carboidrati = molta energia. Le conoscenze fisiopatologiche che ruotano attorno alla dieta acidobase, sconfessano sopratutto la seconda uguaglianza: molti carboidrati non aumentano assolutamente l’energia dello sportivo, ma anzi la diminuiscono, per la stanchezza che insorge quando la matrice extracellulare va in acidosi cronica. Questa acidosi cronica inoltre, irrigidisce i muscoli ed i relativi tendini, i ligamenti e le fasce connettivali, predisponendo l’atleta a stiramenti e rotture tendino-muscolari e ligamentose. Un esempio per tutti: osserviamo la frequenza con cui, nella nostra nazionale italiana di calcio e nei nostri club, si osservano stiramenti muscolo-scheletrici, rotture e “tendiniti” (secondo me c’è un abuso del suffisso “ite”; questo infatti,

porta verso una infiammazione, che però non si trova quasi mai, in quanto per parlare di infiammazione occorre la soddisfazione dei suoi classici segni, cioè tumefazione, arrossamento, calore, dolore, funzionalità alterata...chi ha esperienza di questo tipo di problematiche nello sportivo, sa che nell’abusata diagnosi di “tendinite”, ad esempio, mancano quasi sempre l’arrossamento ed il calore, segni cardine della diagnosi di infiammazione. Si tratta, invero, di casi di tendinopatia da acidosi, entità clinica purtroppo ancora molto poco conosciuta): ai calciatori vengono dati in modo quasi ossessivo pasta, pane, marmellata, crostate, maltodestrine ecc...il risultato è che l’organismo ed i muscoli si acidificano, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti (facile fatigabilità, crampi e facilità a lesioni tendinomuscolari). Muscoli rigidi, soggetti a crampi e stiramenti, tendini fragili, ligamenti pronti a distorsioni, non sono disturbi ineluttabili per lo sportivo, ma inquadrabili, sì in errori di allenamento, ma anche in una errata alimentazione ed integrazione alimentare. Una Medicina Sportiva moderna ed una pratica sportiva consapevole, per le ragioni sopra esposte, non possono prescindere dalla conoscenza dell’equilibrio acidobase della matrice extracellulare.

La convinzione più diffusa, un vero e proprio falso mito, è che carboidrati = energia, e che pertanto molti carboidrati = molta energia.

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Dott. Andrea Grieco neurologo, nefrologo, psicoterapeuta perfezionato in Medicina Naturale autore del libro “Vivere alcalini, vivere felici” www.andreagrieco.it www.naturvis.com www.saluteviva.it Il libro del dott. Grieco può essere acquistato su www.naturvis.com


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LA STEVIA REBAUDIANA Lo stile di vita ed alimentare moderno si riflette nell’attuale e crescente tendenza a sviluppare sovrappeso e obesità. L’accumulo di grassi corporei e il corrispondente aumento di peso si manifestano in seguito ad uno squilibrio fra introito calorico e spesa energetica ma anche a variazioni nel profilo ormonale, soprattutto riguardante il metabolismo degli zuccheri (l’insulina in questo caso è l’ormone più coinvolto). L’incremento del tessuto adiposo sembra essere collegato ad una persistente infiammazione di bassa intensità, conseguente all’assunzione eccessiva di grassi e/o di zuccheri semplici, la quale determina insulino-resistenza e facilita l’accumulo di massa grassa. L’obesità è un fattore di rischio per patologie cardiovascolari, ipertensione, diabete di tipo 2, ictus, determinati tipi di cancro,disturbi muscolo-scheletrici e malattie respiratorie croniche che determinano uno scadimento della qualità di vita. Al contrario, è stata ampiamente dimostrata l’efficacia di una corretta alimentazione nella riduzione dei fattori di rischio e nel prevenire patologie legate alla dieta o nel diminuirne la possibilità di recidive, in particolare delle malattie cardiovascolari. Una riduzione del 5-10% del peso corporeo di soggetti obesi riduce molti rischi per la salute, poiché migliora il profilo lipidico e lipoproteico, l’ipertensione, il diabete e l’insulino-resistenza, riduce il rischio di osteoartriti e relativi sintomi, di alcuni tipi di cancro e di altri fattori di rischio coinvolti nello sviluppo di malattie croniche.

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Questa perdita, può essere aiutata con l’utilizzo di semplici accorgimenti, in particolar modo la sostituzione dello zucchero aggiunto (nel caffè, tè, bibite, ecc) con dolcificanti ipocalorici (meglio se di origine naturale) è un gesto semplice ma produttivo. Anche l’introduzione o l’aumento dell’attività fisica deve essere un must per migliorare lo stile di vita. Di recente, in seguito alla valutazione europea della sicurezza dei glicosidi steviolici, estratti dalle foglie di Stevia Rebaudiana Bertoni, come dolcificante e alla loro successiva autorizzazione all’impiego in UE , è arrivata anche in Italia una nuova possibilità di dolcificazione in grado di offrire un’efficace alternativa di origine naturale allo zucchero e agli altri dolcificanti. La Stevia è stata scoperta per la prima volta dalle popolazioni indigene che utilizzavano le sue foglie per edulcorare le loro bevande. Nell’ottocento, il consumo della Stevia si era esteso a tutto il Sud America, incluso il Brasile e l’Argentina. La sua diffusione al di fuori del Sud America avvenne a seguito della sua “scoperta”, avvenuta nel 1887, da parte del botanico M.S. Bertoni. Nel 1931, due chimici francesi, M. Brideled e R. Lavielle, hanno isolato i principali componenti che conferiscono alla Stevia il suo gusto gradevole: i glicosidi steviolici. Già utilizzata per le proprietà medicali oltre che dolcificanti,molte delle componenti della Stevia sono state studiate a fondo negli anni, sia allo scopo di fugare ogni dubbio sulla sicurezza, sia per individuarne tutte le potenzialità benefiche e quindi le possibili applicazioni.


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L’Accademia del Fitness Dal 1970, i giapponesi hanno condotto approfondite ricerche sulla Stevia e hanno riscontrato come il suo utilizzo sia completamente sicuro. Anche enti internazionali sulla sicurezza alimentare come il Comitato congiunto di esperti FAO e OMS (rispettivamente l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura e l’Organizzazione Mondiale della Sanità) sugli additivi alimentari (JEFCA) a livello internazionale, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a livello europeo, come pure agenzie nazionali per la sicurezza alimentare, hanno redatto “panel” sulla sicurezza nel consumo della Stevia e dei suoi componenti. Recentemente proprio la EFSA ha redatto un “Scientific Opinion on the safety of steviolglycosides for the proposeduses as a food additive” in cui viene stabilita la sicurezza nell’assunzione di glicosidi steviolici (espresso in stevioliequivalent) di 4mg/kg/giorno. I glicosidi steviolici sono dolcificanti intensivi estratti dalle foglie della pianta Stevia (Stevia Rebaudiana Bertoni). Il potere dolcificante di tali sostanze, quali steviosidi e rebaudiosidi, è dalle 40 alle 300 volte superiore a quello del saccarosio. Gli esami tossicologici hanno evidenziato che le sostanze non sono genotossiche, né cancerogene, né collegate a effetti avversi sul sistema riproduttivo umano o nei bambini in fase di crescita. Proprio per l’elevato potere edulcorante dei glicosidi più impiegati, ne sono sufficienti quantità impalpabili per dolcificare quanto il saccarosio.

stata rilevata, infatti, alcuna differenza tra i disturbi collaterali riportati dalle 2 categorie di soggetti. Uno studio per valutare la tollerabilità di 1500 mg di stevioside (assunzione di 500 mg tre volte al giorno) ha riscontrato che l’utilizzo di stevioside per 2 mesi è stato associato ad una diminuzione sia della pressione sistolica che diastolica di 6,7% e 6,4%, rispettivamente, senza inoltre avere effetti collaterali sulla tollerabilità. Questo studio ha anche osservato che il gruppo Stevia aveva un tasso ridotto di ipertrofia ventricolare sinistra con un valore del’11,5% per la Stevia rispetto al 34,0% del placebo. In Ipertesi l’assunzione di 250mg di stevioside tre volte al giorno (totale 750 mg) ha provocato una diminuzione della pressione sanguigna (8,1% sistolica e 13,8% diastolica) rispetto al placebo al terzo mese di utilizzo e mantenuta nei successivi nove mesi. La cosa interessante è che chi era normoteso (pressione nella norma) non ha subito variazioni pressorie.

La Stevia è stata scoperta per la prima volta dalle popolazioni indigene che utilizzavano le sue foglie per edulcorare le loro bevande

Effetti della Stevia sui livelli di glucosio ematico nei soggetti diabetici La Stevia purificata non ha alcun effetto immediato sul glucosio ematico o sul livello di insulina di soggetti diabetici in dosi fino a 1000 mg. Uno studio in merito non ha rilevato alcuna differenza negli effetti indesiderati riportati da coloro che consumavano Stevia e dai soggetti che assumevano, invece, un placebo. Effetti del dolcificante in soggetti con diabete di tipo 2 Uno studio randomizzato in cieco ha messo in evidenza come un consumo abituale dell’estratto di foglia di Stevia non abbia alcun effetto sul glucosio ematico, sull’insulina, sull’emoglobina glicata (HbA1c), sui lipidi ematici (colesterolo e trigliceridi) di soggetti affetti da diabete di tipo 2. Seguendo 122 soggetti che consumavano 1000 mg estratto di foglia di Stevia al giorno oppure placebo per 4 mesi, i ricercatori non hanno evidenziato differenze negli effetti indesiderati riportati dalle due categorie di soggetti. Effetti della Stevia in soggetti adulti non diabetici Uno studio condotto su 100 adulti sani che consumavano 1000 mg di estratto di foglia di Stevia oppure placebo per 4 settimane ha rilevato che un consumo abituale di estratto purificato di foglia di Stevia non ha effetti sulla pressione sanguigna né su alcun altro indicatore di salute in soggetti adulti sani. Non è

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Effetti di stevia sulla salute riproduttiva e lo sviluppo Numerosi studi sulla tossicità riproduttiva e sullo sviluppo della prole di diverse specie animali hanno dimostrato l’assenza di problemi per la salute riproduttiva e per le generazioni successive di questi animali anche ad elevate dosi di somministrazione. Inoltre,l’evidenza ha dimostrato che i glicosidi steviolici puri (sia lo stevioside sia la rebaudioside A) hanno un profilo metabolico e una farmacocinetica simile nei ratti e negli umani, per cui un report sottoposto all’FDA puntualizza che l’utilizzo di stevia non si pone come un rischio per la salute riproduttiva umana ed è quindi il suo uso sicuro anche durante lagravidanza. Effetti allergizzanti/tossici degli estratti di Stevia Secondo un report sottoposto alla FDA non si sono evidenziati dubbi sulla possibile allergenicità o tossicità dei prodotti di degradazione o dei glicosidisteviolici presenti nel prodotto. Secondo la completezza dei dati disponibili, si è concluso, pertanto, che nessuna evidenza scientifica ha supportato l’ipotesi che i glicosidi steviolici,possano avere un potenziale tossico o allergizzante. Dottor Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA) Dottor Giovanni Montagna Dietista



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ALIMENTARSI IN MODO EQUILIBRATO:

LA SCELTA VEGETARIANA

La scelta di una alimentazione vegetariana o vegana può essere determinata sia da valori etici che salutistici. Non ci soffermiamo sulle problematiche etiche ma vorremmo sottolineare come nell’utilizzo dei prodotti carnei introduciamo sostanze altamente tossiche che il nostro organismo deve metabolizzare utilizzando energia e “consumando” enzimi ed oligoelementi. Alcune di queste sostanze sono: l’aldeide malonica (derivante dalla cottura della carne, cancerogena), l’acreolina (dalla cottura del grasso, tossica per il fegato), l’adrenalina (derivante dallo stress dell’uccisione), la cadaverina (derivante dalla lisina), gli etil e metil mercaptani (derivanti dalla cistina e dalla metionina), la putrescina-agmatina-tiroxina fenolo (derivanti dalla cottura della carne e del pesce), il benzopirene, le nitrosammine, i radicali liberi, le purine, e altri composti che il nostro organismo deve necessariamente smaltire e, se ingerite in quantità, spesso si accumulano provocando effetti nocivi. Imprescindibile nella scelta vegetariana è il termine "biologico". Naturalmente si parla di biologico per intendere cibi che non contengano sostanze chimiche inquinanti, i limiti ammessi dalla legge si riferiscono sempre ad una sola sostanza e non si considera che spesso le sostanze sono molteplici e che nello stesso cibo possono coesistere, in più non si considera l’effetto dose-accumulo e l’interazione che più sostanze chimiche possono avere all’interno del nostro organismo. Queste sostanze sono definite Xenobiotiche e comprendono per categorie ampie : i fitofarmaci, i residui di medicinali veterinari, gli additivi, gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), le diossine, i PCB (composti policlorobifenili) ed i metalli pesanti come ad esempio piombo, mercurio e cadmio. Nella riscoperta di una alimentazione vegetariana o vegana possiamo ritrovare tutto ciò di cui il nostro

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organismo necessita ma va sottolineato che la dieta di un individuo dovrebbe fornire tutti gli aminoacidi essenziali ed abbastanza azoto aminoacidico per sintetizzare quelli non essenziali. La scarsità o la mancanza di un aminoacido essenziale agisce infatti come fattore limitante della sintesi proteica endogena. Alcuni cibi si caratterizzano per una deficienza “assoluta” o “relativa” di aminoacidi essenziali. Si parla in questo caso di proteine incomplete, generalmente presenti negli alimenti di origine vegetale. Si definisce limitante quell’aminoacido essenziale presente nella concentrazione più bassa rispetto al fabbisogno. Le proteine dei cereali, ad esempio, hanno deficienza “relativa” di alcuni aminoacidi come lisina e triptofano. I legumi, alimenti vegetali ricchissimi di proteine, contengono buone quantità di lisina ma sono carenti in metionina. Un’integrazione di cereali e legumi, in quantità opportuna, costituisce un complesso proteico ben equilibrato in grado di coprire il fabbisogno di aminoacidi essenziali. Si parla in questo caso di mutua integrazione (o complementarietà proteica) come avviene nel tradizionale abbinamento dei cereali con i legumi. La carenza di un aminoacido essenziale impedisce l’utilizzo degli altri aminoacidi per la sintesi proteica solo quando la sua “riserva” nel pool aminoacidico ematico viene completamente esaurita. Per ottimizzare la digestione e l’assorbimento delle proteine è bene evitare di associare proteine di diversa provenienza. Fondamentale è mantenere un’alimentazione molto varia utilizzando tutti i tipi di cereali e i loro assimilati: Avena: cereale ricco di proteine e grassi, ferro, potassio e calcio, buon rimineralizzante; Farro: è l’antenato del grano tenero (monococco, dicocco e spelta) Frumento: il più coltivato e consumato in Italia. Appartiene al


numero 11 / 2013

QUANDO E’ DIFFICILE PERDERE PESO, SPESSO E’ COLPA DEGLI ORMONI Fai attività fisica regolare, hai eliminato grassi e dolci e cerchi di seguire un’alimentazione sana? Eppure, i rotolini sulla pancia e la cellulite sui fianchi non se ne vanno? La colpa potrebbe essere di alcuni ormoni. La parola ormone deriva dal verbo greco “ormao”, che significa mettere in movimento, questa definizione rispecchia molto bene il ruolo di questi “messaggeri“ chimici, che inviano segnali da una cellula all’altra. Sono gli ormoni a regolare l’appetito, il senso di sazietà, la velocità con cui bruciamo energie. Natrix è il laboratorio di analisi ideale per valutare il livello degli ormoni che possono crearci difficoltà nel perdere peso.

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un utile strumento per comprendere eventuali squilibri ormonali. PROFILO DONNA MENOPAUSA: è utile per il controllo dello stato ormonale della donna nel periodo che precede la menopausa e durante la menopausa. Fornisce importanti informazioni sulla necessità di una terapia ormonale. PROFILO UOMO: permette di verificare l’efficienza ormonale e sessuale maschile in età fertile e in andropausa. Il test determina il cortisolo e il DHEA. PROFILO BUONANOTTE: permette di conoscere la concentrazione serale di melatonina, fondamentale neurormone che regola il ciclo sonno-veglia. Il test è consigliato in periodi di elevato stress psico-fisico, durante l’invecchiamento, in menopausa. Utile anche nei bambini che hanno difficoltà a dormire nelle ore notturne. Natrix Lab: il laboratorio certificato (UNIENI-ISO 9001: 2000) di riferimento per le tue analisi personalizzate: • • • • • • • •

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L’Accademia del Fitness genere Triticum che si divide in triticum durum (grano duro) e Triticum aestivum (grano tenero); Bulgur: grano duro integrale spezzettato, parzialmente bollito e poi seccato, è ottimo con insalate e verdure cotte; Cuscus: semola di grano duro precotta e ridotta in piccolissimi grani, molto digeribile adatto all’alimentazione di bambini, anziani e convalescenti; Grano Saraceno: alimento privo di glutine, molto energetico, Kamut: è l’antenato del grano duro, è molto più assimilabile e digeribile del grano recente e inoltre è più ricco di grassi e proteine ed è tra l’altro ben tollerato da chi presenta problemi di intolleranza al grano; Mais: alimento privo di glutine; Miglio: alimento privo di glutine, ricco di minerali, di vitamina A, fosforo, magnesio, e ferro; Orzo: è nutriente, leggermente lassativo e molto digeribile; Riso integrale: alimento privo di glutine, molto energetico; Segale: è leggermente lassativa; Quinoa: alimento privo di glutine, è una buona fonte di fosforo, potassio e manganese; Amaranto: alimento privo di glutine, ricco di proteine, fino al 16%, ed è anche una buona fonte di fibre (fino al 15%). Derivati del grano: Fu: glutine di grano secco, ricco di proteine; Seitan: glutine del grano duro, cotto in acqua e tamari e kombu, ottima fonte di proteine, sali minerali e oligoelementi. I Legumi: Fagioli (oltre alle proteine contengono fosforo, potassio, magnesio, ferro, calcio, sodio e zinco, vit. B2,B3,B6), piselli (ricchi di potassio, calcio, ferro, fosforo, vit C e gruppo B), fave (tra l’altro vit. A, B1,B2, C, E), lenticchie (azione antiossidante, contengono ferro specie quelle rosse), ceci (sono utili come regolatori intestinali, contribuiscono ad abbassare il livello di colesterolo e glucosio) Soia: ha un alto contenuto proteico, ricca di sali minerali, vitamine e grassi, priva di colesterolo. Derivati della soia: Tempeh: prodotto ottenuto dai fagioli di soia gialla leggermente cotti e inoculati con un batterio e lasciati fermentare a bassa temperatura per 24 ore. Ricco di proteine e povero di grassi. Tofu: alimento a base di soia gialla, ha un sapore neutro, è molto digeribile, quindi adatto ai bambini, agli anziani e a chi ha problemi di digestione; ha un elevato contenuto proteico, è ricco di calcio e fosforo, ha poche calorie ed è privo di colesterolo. Ad ogni pasto è bene introdurre una grande varietà di verdure fresche di stagione. Le proprietà delle verdure sono molteplici sul benessere dell’organismo, ricordiamo solo gli antociani che sono composti poliaromatici poliossidrilati in grado di reagire con gli ossidanti quali l’ossigeno molecolare e i radicali liberi riducendo così i danni che queste molecole possono provocare alle cellule e ai tessuti. Grazie a questa loro attività antiossidante e antiradicalica questi pigmenti sembrano proteggere dalla la fragilità capillare e dai vari processi di invecchiamento o modificazioni cellulari provocati dall’ossigeno, tra cui processi infiammatori e modificazioni cancerogene.

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Un aspetto interessante è l’introduzione nella nostra alimentazione delle alghe. Le alghe hanno molte proprietà alimentari, essendo ricche di sali minerali come ferro, calcio, magnesio, iodio, potassio e di vitamine A, B, C, E, K; questi elementi sono contenuti in misura da dieci a venti volte superiore rispetto alle verdure. Dato l’elevato contenuto di iodio sono sconsigliate a chi soffre di ipertiroidismo. Le alghe hanno la proprietà di dissolvere depositi di muco e grassi, un effetto alcalinizzante e purificante del sangue e dell’organismo in generale, facilitano l’eliminazione di sostanze tossiche. Le più note sono: Agar agar: è ricca di sali minerali, di vitamine A, B1, C, D, K, si trova in polvere, fiocchi e barre, è ottima per preparare gelatine sia dolci che salate, è poco calorica quindi adatta a regimi dietetici; Arame: eisenia bicyclis, alga ricca di ferro e calcio, coadiuvante per la pressione alta, è ottima per condimenti, salse, zuppe, insalate; Dulse: rhodymenia palmata, alga dal colore rosso scuro, ricchissima di ferro e sodio, sono ottime tostate al forno, ammollate e mangiate cotte anche da sole, nelle zuppe, in condimenti e con verdure; Hiziki: hizikia fusiforme, ricchissima di calcio, ferro, potassio, iodio e fosforo, vitamina A, B1, B2 e niacina (vitamina PP), è ottima per zuppe, insalate, condimenti, salse; Kelp: laminaria sinclairii, alga verde seccata, tostata e polverizzata, fa parte delle varietà di alga kombu atlantica; Kombu: alga bruna laminaria, ricchissima di sali minerali e vitamine, è ottima per condimenti, in zuppe, brodi, per la cottura dei legumi e di altre verdure; Nori: porphyria tenera, alga seccata e compressa in fogli rettangolari, ricca di vitamina A, calcio, ferro, iodio e una percentuale di proteine del 35%; Wakame: undaria pinnatifida, contiene quantità rilevanti di vitamina C, calcio, tiaminae niacina; Nell’ambito della giornata è necessario vengano introdotti tutti gli elementi indispensabili, differenziando in base alle proprie “esigenze” e “condizioni”, insomma non tutto, sempre e necessariamente, nello stesso pasto. È importante sottolineare come un’alimentazione più equilibrata si rifletta sull’attività intestinale, che si regolarizza facilmente. Interessante sarebbe osservare le caratteristiche delle feci che ci indirizzano a comprendere lo stato di salute del nostro intestino. Anticamente il sapere alimentare veniva tramandato di madre in figlia, frequentando le cucine, modalità che è lentamente scomparsa, ecco la necessità di tornare ad imparare attraverso corsi appositi su come si può mantenere la salute attraverso l’uso delle combinazioni stagionali e delle cotture dei cibi. D.ssa Patrizia Ziveri Laurea in Scienze Agrarie - Docente di alimentazione naturale presso l'Università Popolare di Parma.


Naturalmente innovativa La For Farma è una realtà italiana consolidata presente sul mercato dell’integrazione alimentare dal 2004, specializzata in fitoterapia clinica, particolarmente attenta alla qualità di materie prime, processi produttivi e prodotto finito. Attenzione alla qualità significa poter fornire alla Classe Medica e ai Farmacisti prodotti sicuri, ben tollerati ed efficaci. I nostri nutraceutici sono tutti formulati da esperti fitoterapeuti e specialisti clinici. Vengono prodotti presso stabilimenti certificati che ci garantiscono:

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L’Accademia del Fitness

ATTIVITÀ FISICA E

OSTEOPOROSI

Per Osteoporosi si intende una condizione in cui lo scheletro è soggetto a perdita di massa ossea e resistenza causata da fattori nutrizionali, metabolici o patologici. Lo scheletro è quindi soggetto ad un maggiore rischio di fratture patologiche in seguito alla diminuzione di massa e alle modificazioni della microarchitettura delle ossa. L’attività motoria nella prevenzione dell‘osteoporosi Per ottenere un miglioramento della mineralizzazione e della struttura ossea bisogna creare una stimolazione meccanica dinamica. Il miglior stimolo possibile, secondo la letteratura più recente, è la forza muscolare trasmessa dai tendini al tessuto osseo durante la contrazione (esercizi isotonici a carico naturale o pesi leggeri, esercizi di resistenza elastica ad azione pliometrica con movimenti articolari accentuati come salto in alto, balzi). Per mantenere l’osso “in salute” occorre pianificare con attenzione l’attività motoria e rispettare, soprattutto, i seguenti sei principi: 1) Specificità: sarebbe opportuno allenare specificatamente le regioni scheletriche interessate, dal momento che l’adattamento osseo alle sollecitazioni meccaniche è soprattutto loTitoloindel volume cale. La deposizione di matrice ossea è maggiore relazione cognome / nome al punto di inserzione del muscolo che sta lavorando. Nello indirizzo specifico: rinforzare il femore nella porzionecap prossimale ed pagherò eurostep, eseguire esercizi che coinvolgano l’anca (pressa, squat, cammino); rinforzare le vertebre lombari ed eseguire esercizi di estensione del rachide; rinforzare il polso ed eseguire

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esercizi con gli arti superiori. Rinforzare l’anca ed eseguire esercizi che coinvolgano i glutei per il grande trocantere; esercizi che coinvolgano l’ileopsoas per piccolo trocantere; esercizi che coinvolgano adduttori ed estensori dell’anca per triangolo di Ward del collo femorale. 2) Sovraccarico: gli effetti positivi sulla matrice ossea si verificano se viene aumentato gradualmente il carico meccanico che deve essere comunque superiore ad una soglia minima efficace. Bisogna considerare che un eccesso di sollecitazioni con un carico non adeguato produce un osso con minore resistenza strutturale e biomeccanica. 3) Prevenzione: il maggior sviluppo di massa ossea si nota in soggetti che cominciano l’attività fisica in età pre-adolescenziale aventi una massa ossea minore prevenendo il rischio di fratture ossee in età senile. Le sollecitazioni meccaniche sono più osteogeniche durante la crescita rispetto all’età matura. 4) Sollecitazione meccanica: per poter incrementare ulteriormente il raggiungimento della densità ossea massima sono necessari maggiori sforzi fisici 5) Reversibilità: l’effetto osteogenico positivo legato all’attività fisica si estingue se l’attività fisica viene sospesa 6) Personalizzazione: la tipologia dell’esercizio fisico e le sue modalitàtelefono di somministrazione (intensità, durata e frequenza o mail al postino al ritiro del pacco. Firma delle sedute ) sono parametri da defi nire con la collaborazione del personale medico-sanitario al fine di ottenere il miglior risultato possibile in termini di prevenzione dell’osteoporosi.


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EMERGENZE: I SINTOMI DA NON TRASCURARE MAI | I PRINCIPALI DISTURBI

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DEL BAMBINO | DAL DISTURBO ALLA MALATTIA: COSA FARE E COSA NON FARE

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INESORABILE? | CELLULITE, UN SOVRAPPESO IN PIÙ | STRESS, DEPRESSIONE E

SONNO | I MOLTEPLICI ASPETTI DELL’INSONNIA | I NEMICI GIURATI DEL SONNO

PESO | PESO E MENOPAUSA | L’ABC DELLA CORRETTA ALIMENTAZIONE | I GRASSI

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L’Accademia del Fitness Le regole e i consigli utili affinché l’attività fisica sia produttiva e benefica sul sistema osteoarticolare sono: • esercizi con un’intensità superiore alle normali sollecitazioni poiche l’attivita fisica agirebbe sulla massa ossea attraverso un effetto vasale , aumento dell’attivita muscolare in un determinato distretto corporeo con aumento della vasodilatazione che comporta una variazione positiva del flusso ematico osseo e periostale apportando conseguenze positive sul metabolismo locale. • La stimolazione meccanica deve superare una certa forza di tensione, geneticamente predeterminata, per divenire osteogenica. • la risposta osteogenica (mineralizzazione ossea) è proporzionale alla frequenza dello stimolo meccanico. La soglia di stimolazione per il mantenimento della struttura ossea è il prodotto tra la frequenza dell’esercizio e la sua intensità. L’osso viene “mantenuto” sia con stimolazioni meccaniche meno frequenti ad alta intensità che con stimolazioni più frequenti ad una minore intensità. • la risposta adattiva dell’osso è maggiore se si propongono 2 sessioni di esercizio brevi intervallate nell’arco della giornata. Infatti l’osso richiede un minimo di 6-8 ore di riposo per rispondere in modo ottimale ad un carico dinamico che superi la soglia. • La risposta adattiva dell’osso richiede una particolare modalità di carico; le forze che lo colpiscono devono variare in orientamento ed intensità rispetto a quelle che normalmente agiscono sull’osso. • Variazione dello stile di vita attraverso l’assunzione di sane abitudini alimentari poiche la risposta adattiva dell’osso richiede una adeguata disponibilità di macronutrienti . Una disponibilità inadeguata ed un eccessiva acidosi metabolica comporterebbe effetti negativi sugli ormoni con azione anabolica sull’osso. • Affinché l’osso possa avere una risposta adattiva positiva all’esercizio, necessita di un’abbondante disponibilità di micronutrienti come magnesio, calcio e colecalciferolo (vit D) e tutte quelle vitamine coinvolte nella salute dell’osso . Questo principio è particolarmente importante nella Medicina Preventiva e Funzionale come mezzo di prevenzione e preservazione della salute nel tempo secondo un’ottica “antiaging”

dotti sanguigni, linfatici e nervosi per l’approvvigionamento, lo smaltimento e l’informatica delle cellule ossee. Queste cellule (osteoblasti, osteociti e osteoclasti) permettono il continuo processo di rigenerazione ossea. La crescita della massa ossea sino al raggiungimento del cosiddetto “picco di massa ossea”, ossia del patrimonio individuale di contenuto minerale osseo, è un processo naturale che raggiunge l’acme attorno ai 30-35 anni di età. I fattori genetici condizionano per circa il 70-80% il raggiungimento e mantenimento del picco di massa ossea; per il resto rivestono notevole importanza altri fattori legati allo stile di vita come un’alimentazione ricca di calcio ed una costante attività fisica. Quest’ultima, in particolare, costituisce un fattore determinante nel promuovere l’entità del picco di massa ossea ed anche nel rallentare la perdita che si verifica dopo la menopausa. Numerosi studi hanno dimostrato rapporti, statisticamente significativi, tra l’attività fisica ed un ridotto rischio di fratture da osteoporosi. Tale attività risulta essere determinante in età giovanile cioè nel periodo in cui il tessuto osseo risponde attivamente alle sollecitazioni ed è in grado di determinare un incremento della densità minerale ossea (BMD). Tra le varie attività sportive un’attività motoria come la pesistica, condotta in condizioni di carico gravitazionale, determina maggiori benefici del nuoto che, proprio a causa del minor carico rappresentato dalla forza di gravità che lo caratterizza, comporta benefici minori a livello della BMD anche se svolto con grande intensità. La risposta dello scheletro all’esercizio fisico è maggiore in quel distretto in cui è massimo lo stress meccanico (braccio dominante del tennista 30% di massa ossea in più rispetto all’arto contro laterale). Un altro fattore che agisce favorevolmente sulla densità ossea è la reiterazione dell’esercizio. Ogni attività fisica, che determina “stress meccanici” ripetitivi su una determinata parte dello scheletro, tende ad aumentare la densità ossea in quella zona. Un allenamento aerobico che comprenda movimenti continui di due o più arti è sempre associato ad un incremento della densità ossea. La sedentarietà, invece, è indicata come uno dei fattori principali di rischio per l’osteoporosi. Da uno studio, eseguito mediante particolari tecniche, si è osservato che il grado di perdita ossea prodotto dall’immobilità, è pari all’1% per ogni settimana. Sarebbe l’assenza di forza di gravità e l’immobilizzazione prolungata a determinare la mancanza degli stimoli meccanici necessari per il fisiologico equilibrio omeostatico dello scheletro. Infatti uno studio effettuato sugli astronauti, dopo il loro ritorno a terra, ha dimostrato una ridotta BMD. Anche la contrazione muscolare, verosimilmente, non solo esplica un effetto di “pompa” sui vasi sanguigni ma stimola

Per ottenere un miglioramento della mineralizzazione e della struttura ossea bisogna creare una stimolazione meccanica dinamica.

L’attività fisica, e soprattutto il carico che l’esercizio impone, ha un forte impatto sul trofismo dell’osso e su tutto l’apparato articolare. Il tessuto osseo reagisce a fattori quantitativi come massa, densità minerale, volume e a fattori qualitativi quali la particolare struttura dell’osso, la macro e microarchitettura, il turnover osseo e il suo metabolismo dal momento che è un tessuto dinamico e non statico , vi sono particolari cellule che mantengono un continuo ricambio. L’osso è una complessa struttura di tessuto connettivo denso, mineralizzato, provvisto di

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numero 11 / 2013

PROGRAMMA: ANTROPOMETRIA: misurazioni- plicometria ed impedenziometria BIOCHIMICA ED ENDOCRINOLOGIA DELL’ALIMENTAZIONE ALIMENTAZIONE NELL’ATTIVITA’ FISICA DIETE DEL FITNESS: Gruppi sanguigni - Mediterranea - Metabolica - Paleodieta - Warrior Diet - Dieta Zona DIETA “COM” E DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO INTEGRAZIONE ALIMENTARE INTOLLERANZE ED ALLERGIE ALIMENTARI - I PREBIOTICI ALIMENTAZIONE ANTI-AGING PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA: l’aspetto motivazionale Il corso di Educatore Alimentare serve a dare una credibilità ed una competenza maggiore all’operatore di fitness che si trova a relazionare nell’ambito del suo lavoro con persone che cercano di migliorare il loro stato fisico come estetica, benessere, salute, tramite un percorso che prevede un adeguamento dello stile di vita. Se la pratica dell’esercizio fisico corretta è fondamentale in questo percorso altrettanto lo è un corretto approccio alimentare. Questo traguardo è raggiungibile tramite un’adeguata educazione alimentare che può essere impostata appunto da una figura come l’“Educatore Alimentare”, che non deve essere confuso con il “dietista” o il medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, il primo preposto alla costruzione di una dieta calcolata e impostata per specifici obiettivi, il secondo unica autorità preposta a prescrivere diete finalizzate alla cura di patologie. Il compito dell’Educatore Alimentare sarà appunto quello di insegnare a scegliere i cibi più indicati nelle corrette proporzioni e modalità di assunzione senza impostare diete specifiche con grammature e percentuali.

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L’Accademia del Fitness meccanicamente l’osso sul quale il tendine muscolare si inserisce. Non esistono dubbi sulla correlazione diretta tra peso BMI (peso corporeo) e BMD, poiche sia il soggetto “sovrappeso” che “sottopeso” vanno maggiormente incontro all’osteoporosi e problemi riguardante il sistema osteoarticolare. E’ stato dimostrato, inoltre, come l’attività fisica determina favorevoli modificazioni biochimiche che favoriscono ed incrementano l’attività cellulare ossea. Negli adolescenti e nei giovani adulti, l’attività fisica possiede un valore determinante per il raggiungimento ed il mantenimento del picco di massa ossea ma l’esercizio fisico assume un ruolo molto importante per lo sviluppo ed il mantenimento del tessuto osseo durante tutto l’arco della vita. In età più avanzata l’attività fisica interviene soprattutto nel ridurre il rischio di cadute che costituiscono il fattore di rischio di primaria importanza nell’incidenza delle fratture di femore. Che l’attività fisica debba essere considerata fattore essenziale per l’omeostasi del tessuto osseo lo dimostra il fatto che la BMD è molto più elevata negli atleti che negli individui sedentari. In questa fase della vita l’attività fisica ha come obiettivo principale quello di incrementare la massa ossea. In tal senso sono indicati esercizi di rafforzamento dei muscoli degli arti e della muscolatura dorsale; esercizi di stress meccanico attraverso l’utilizzo della forza di gravità, il peso corporeo e di piccoli-medi pesi.

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L’allenamento fisico deve essere sempre graduale, regolare e personalizzato. Graduale poiché la massima intensità, sia per i carichi di lavoro sia per le difficoltà dell’esercizio, deve essere raggiunta attraverso un progressivo potenziamento delle capacità fisiche. Regolare in quanto, se condotto con cadenze discontinue, non determina quella stimolazione costante nel tempo in grado di produrre effetti positivi dell’omeostasi ossea. Infine, l’allenamento fisico deve essere personalizzato poiché le soglie di stimolazione meccanica variano in ogni soggetto in rapporto con l’età, abilità fisica e capacità scheletrica di sopportazione del carico. Molti studi hanno messo in evidenza come l’adozione di un programma di attività fisica sia in grado di frenare la perdita di tessuto osseo nelle donne. L’esercizio fisico, perciò, associato ad un normale livello di estrogeni, in una donna di età compresa tra 20 e 30 anni, può essere determinante nel ridurre il rischio di osteoporosi in età avanzata. In età menopausale, l’esercizio fisico attenuerebbe la perdita di tessuto osseo che si accompagna alla riduzione del tasso di estrogeni. Alessandro Ronchi Educatore Alimentare AFFWA, Personal Trainer ISSA Corso di formazione “Benessere e stili di vita” Università Sapienza - Roma


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L’Accademia del Fitness

LEAKY GUT SYNDROME TERZA E ULTIMA PARTE TERAPIE TROFICHE. Vediamo assieme come mantenere efficiente la nostra barriera intestinale, supportare un fegato stressato e ricostituire l’ecosistema intestinale, fermo restando che la correzione di eventuali deficit nutrizionali con uno schema dietetico dedicato ed eventuali prodotti di integrazione appare condizione non derogabile; la frequente associazione con deficit pancreatico rende spesso necessaria l’assunzione di enzimi digestivi. NITROGEN SHUTTLE: LA NAVETTA DELL’AZOTO

Figura 1 Glutammina La glutammina costituisce il più importante sistema di trasporto dell’azoto nel nostro organismo veicolando da sola più di un terzo di tutto l’azoto derivante dal metabolismo aminoacidico. Deriva per sintesi tra l’acido glutammico e l’ammoniaca: per questo è essenziale all’interno dei processi di detossificazione (a livello epatico tramite la sintesi di urea che consente la sottrazione dell’ammoniaca altamente tossica soprattutto per il SNC) e del controllo dell’equilibrio acido-base (attraverso il rene

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con l’utilizzo dell’ammoniaca NH3 presente nella glutammina e la sua trasformazione in ione ammonio NH4 poi espulsi con l’urina; questo meccanismo cattura ed espelle idrogenioni H+ riducendo l’acidità). Costituisce nutrimento insostituibile per gli enterociti ed è responsabile dell’integrità dell’intestino tenue ed in generale della mucosa gastrica ed intestinale in quanto stimola la sintesi di IgA secretoria. Questo aminoacido non essenziale come fonte di carbonio ed azoto gioca un ruolo determinante nella sintesi di macromolecole e nei processi di rinnovamento e riparazione cellulare indispensabili per prevenire la flogosi di parete, e quindi la penetrazione di agenti patogeni le intolleranze alimentari etc. È in grado di attraversare la barriera emato-encefalica dove è convertito in acido glutammico fonte di energia per le cellule cerebrali. È l’aminoacido più abbondante nel muscolo scheletrico umano dove di norma viene accumulato: sotto infiammazione viene richiamato al fegato causando astenia e dolore muscolare. Nelle flogosi croniche una componente mialgica è su base deficitaria aminoacidica più che meramente correlata alle citochine infiammatorie. Anche lo stress muscolare (ad esempio lo stato catabolico post chirurgico) e l’esercizio fisico intenso ne possono favorire uno stato carenziale. In questi casi il goal terapeutico include la supplementazione contemporanea di glutammina, omega tre ed arginina per attenuare l’immunodepressione conseguente allo stress chirurgico favorendo il recupero. Anche il distress tramite la sovraproduzione di glucocorticoidi


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Enzimi Digestivi • Complesso enzimatico bilanciato • Enzimi a largo spettro: attivi con pH da 2 a 12 • Enzimi di origine non animale • Adatto anche a pazienti vegani V • Zero calorie • Efficace, sicuro e conveniente

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L’Accademia del Fitness determina un forte richiamo di glutammina dai depositi muscolari. Se lo stress è prolungato nel tempo con iperattivazione del sistema neurovegetativo il rilascio di glutammina dai muscoli si “sottoregola” per stato carenziale per cui il sistema immunitario viene ad essere depresso sia a causa dell’ipercortisolismo che dalla carenza dell’aminoacido. Una supplementazione attraverso integratori (500-1000 mg/die) ha effetti positivi non solo sulla leaky gut ma anche sullo stato energetico generale e sull’immunità, essendo fondamentale per la moltiplicazione delle cellule del sistema immunitario e come fonte primaria energetica per il linfociti tra cui i linfociti ϒ ed i macrofagi. GLUTATIONE (GSH) ed N-ACETILCISTEINA (essenziale per la formazione del glutatione e per evitare la EMT) fondamentale antiossidante che nella sindrome del leaky gut può essere deficitario a livello epatico. COLOSTRO BOVINO: contiene immunoglobuline e fattori di crescita EGF (crescita epiteliale), FGF (crescita del fibroblasto), IGF1 e IGF2 (insulinosimili), TGF A e B (di trasformazione). Fra questi, particolarmente utile per curare l’iperpermeabilità dell’intestino è l’EGF, un polipeptide che stimola la crescita e la riparazione del tessuto epiteliale. L’EGF purificato ha dimostrato di curare le ulcere dell’intestino tenue. Esso è ampiamente distribuito nel corpo. La saliva può essere una ricca fonte di EGF. Quindi, la masticazione accurata del cibo potrebbe nutrire l’intestino, fornendo EGF salivari. Il colostro è sconsigliato in caso di allergia al latte e in caso di neoplasia (la concentrazione di IGF-1 è correlata al rischio di alcuni carcinomi). ACIDI GRASSI POLINSATURI: soprattutto GLA che sono i substrati per la sintesi delle prostaglandine E che diminuiscono la permeabilità. GAMMA ORIZANOLO: contenuto nell’olio di riso, è stato ampiamente studiato in Giappone per i suoi effetti nel trattamento delle ulcere gastriche e duodenali e per l’azione antiossidante ACIDO BUTIRRICO: gli acidi grassi a catena corta hanno la capacità di proteggere contro la proliferazione delle cellule anomale del colon. L’acido butirrico è presente nel ghee (burro chiarificato usato nella cucina indiana) e nei formaggi stagionati. TERAPIA ENTEROADSORBENTE: I benefici dipendono dalla capacità di queste formulazioni di regolare il funzionamento ottimale della barriera intestinale. La detossificazione intestinale attraverso enteroadsorbenti naturali è molto antica. L’argilla verde in particolare possiede naturalmente proprietà adsorbenti e cicatrizzanti. Assorbe gas e liquidi intestinali, cattura tossine e batteri patogeni. Grazie alla ricchezza in oligoelementi (silicio, magnesio, ferro, cobalto, manganese, potassio, calcio) attiva i processi rigenerativi della mucosa. Migliora inoltre la funzione digestiva evitando la fermentazione all’origine dei gonfiori e delle algie addominali. FIBRE PREBIOTICHE: I frutto oligosaccaridi (FOS) ed inulina sono fibre solubili che stimolano la crescita della flora intestinale protettiva che producendo acidi grassi a catena corta (AGCC) in particolare acido butirrico assicurano il nutrimento ai colonociti e l’integrità della mucosa del colon acidificando inoltre il

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pH intestinale. In anni recenti, l’abilità di fruttooligosaccaridi ed inulina di promuovere la proliferazione di bifidobatteri nel colon è stata ampiamente investigata e scientificamente documentata. Conseguentemente, è stato dato sempre maggior risalto al ruolo che possono assumere questi carboidrati come prebiotici, naturalmente presenti in alcuni alimenti od aggiunti quali ingredienti nella formulazione di alimenti funzionali. Inoltre, FOS ed inulina presentano dal punto di vista alimentare innumerevoli benefici effetti quali la capacità di ridurre i livelli di lipidi e colesterolo nel sangue e di favorire l’assorbimento del calcio. Si trovano naturalmente dei FOS in alcuni vegetali, come la barbabietola (dopo la lavorazione della polpa), soia (nelle bucce), lo psyllium (cereale di cui si utilizzano i filamenti), la cicoria (dopo idrolisi). Si possono anche utilizzare sotto una forma purificata più efficace. Recentemente, l’inulina è stata utilizzata come sostituto di macronutrienti in particolare come fat-replacer in prodotti lattiero-caseari, da forno e prodotti spalmabili, in aggiunta alle proprietà nutrizionali. CURCUMA LONGA: La curcuma è una spezia giallo-arancio, ingrediente di base in molti curry, comunemente usata nella cucina indiana, del Sud dell’Asia e del Medio Oriente. Ma ha anche un ‘passato medico’, visto che per 2.500 anni è stata usata come composto medicinale nella medicina Ayurvedica in India. La curcumina inibisce la sintesi dei mediatori dell’infiammazione alla base della flogosi della parte intestinale; è inoltre in grado di aumentare i livelli di una proteina in grado di stimolare il sistema immunitario. La proteina in questione è il peptide antimicrobico catelicidina (CAMP), già noto nella lotta dell’organismo contro i vari agenti patogeni e conosciuto soprattutto perché individuato come favorito dall’assunzione di vitamina D. La curcumina non sembra avere gli effetti della stessa, ma di sicuro aumenta di 3 volte i livelli fisiologici di CAMP, il che presuppone nuove prospettive terapeutiche, magari proprio in abbinamento con la vitamina D, per il corretto funzionamento del sistema immunitario.

Figura 2 Lactobacillus rhamnosus GG newswise.com PROBIOTICI: Il buon equilibrio tra flora fermentativa e flora putrefattiva della flora intestinale è indispensabile per il buon funzionamento della digestione e di una adeguata immunità. La flora fermentativa tappezzando le pareti dell’intestino forma una barriera protettiva e favorisce la crescita dei batteri saprofiti impedendo al contempo la crescita dei batteri patogeni. Una


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adeguata flora fermentativa si oppone allo sviluppo incontrollato della flora putrefattiva che se in eccesso è irritante per il colon e tossica per il fegato poiché produce nitrosamine. I lattobacilli ed i bifidobatteri sono componenti fondamentali della flora batterica fermentativa. Sia i bifidobatteri che i lattobacilli hanno un meccanismo di adesione alla mucosa del tipo “ligando-recettore” atto a mantenere un buon ancoraggio: dimostrano inoltre proprietà istoadesive alla mucina per modulare l’istoadesione. Poichè i benefici della flora batterica sono ceppo-dipendente l’associazione di più probiotici permette di rinforzare la funzione di barriera. Questo amplifica di conseguenza il raggio di azione contro i batteri patogeni per una maggiore produzione di acido lattico, acqua ossigenata e composti antimicrobici. Inoltre i lattobacilli producono polisaccaridi extracellulari (glicogeno) che costituiscono il substrato nutritivo per la crescita dei bifidobatteri saprofiti. I probiotici utilizzano la fermentazione della fibra per produrre acidi grassi a catena corta tra cui l’acido butirrico sorgente di energia per i colonociti. L’attuale stile di vita “western style” con un’alimentazione povera di fibre e ricca di zuccheri grassi e cibi carnei, lo stress, i ripetuti cicli di antibiotico terapia rompono l’equilibrio tra flora fermentante e putrefattiva generando alterazioni di mucosa e disfunzioni del sistema immunitario In particolare i ceppi Lactobacillus rhamnosus GG possiedono una struttura particolare che gli permette di aderire alla mucosa intestinale per esplicare le sue proprietà ed in particolare: a) prevenire episodi diarroici (da infezioni, da antibiotico terapia, diarrea del viaggiatore); b) effetto di immunomodulazione nel soggetto sano ed immunomodulante nel soggetto con flogosi di parete o allergie; c) effetto trofico sulla mucosa; d) riequilibrio della flora batterica intestinale; e) stimolazione della liberazione di IgA secretorie nel lume intestinale atte ad impedire la penetrazione di batteri e virus nella mucosa. Le IgA possiedono anche attività antiallergica per cui i benefici del ceppo LGG sono evidenti in tutti i soggetti atopici; f) protezione della mucosa del tenue in corso di radioterapia. La supplementazione di probiotici risulta importante nella le-

aky gut dove, stante l’aumentata porosità, allergeni più grossi di origine alimentare passano l’epitelio scatenando la reazione immunitaria. Il sistema immunitario delle mucose (MALT) deve tollerare la flora saprofita ma riconoscere nel contempo i batteri patogeni senza generare risposte infiammatorie importanti che possano alterare l’integrità della mucosa. SACCHAROMYCES BOULARDII: è un lievito non patogeno che stimola la secrezione degli anticorpi IgA, componenti immunologiche importanti della barriera intestinale. Molto usato per la prevenzione e il trattamento della diarrea di varia origine. Particolarmente utile per trattare la candida dell’intestino. Per questo motivo è detto “lievito contro lievito”. OLIGOELEMENTI: I minerali agiscono come “architravi” per migliaia di enzimi e di composti chimici contribuendo a regolare l’attività di tutti i tessuti. In altri termini i micro-macroelementi (calcio, fosforo, magnesio, ferro, zinco, selenio, ecc.) hanno funzione plastica o catalitica potendo entrare nella costituzione delle strutture corporee o rappresentano gli acceleratori di numerosi processi metabolici. Essi, pur rappresentano una percentuale molto bassa del peso corporeo totale, solo il 4%, rivestono, per il corretto funzionamento dell’organismo, un’importanza enorme. Nell’organismo umano le reazioni enzimatiche si svolgono a cascata per cui è necessario mantenere un apporto equilibrato di minerali essenziali in piccole dosi. Infatti la loro pur minima carenza è all’origine di molteplici disfunzioni cellulari responsabili di molte patologie croniche. Un terreno acido come si ha nelle infiammazioni croniche, uno stress intenso favorisce la perdita urinaria di minerali alcalini quali magnesio, calcio e potassio e l’attivazione del sistema adrenergico. La carenza di oligoelementi può essere correlata all’assunzione di nutrienti di scarsa qualità, alla loro chelazione ad esempio da parte dei metalli pesanti, ad insufficiente assorbimento, all’età o a fenomeni di competizione (ad esempio un apporto di calcio tre volte superiore a quello del magnesio rende squilibrato l’assorbimento di entrambi) o da inattivazione causata dall’inquinamento. Nei periodi di stress, di crescita nella intensa attività fisica nelle malattie croniche, nel malassorbimento e nella convalescenza la necessità di oligoelementi si accresce. L’organismo nel pro-

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L’Accademia del Fitness cesso di adattamento allo stress va incontro ad una serie di reazioni che comportano un consumo eccessivo di oligoelementi importanti quali lo zinco, il rame, il manganese implicati nella trasmissione dell’impulso nervoso e nella protezione contro lo stress ossidativo. Nell’economia del buon funzionamento della barriera intestinale fondamentale appare il molibdeno (MO); grazie ad esso la flora batterica residente epitelio correlata (distinta dalla flora luminale ovvero più esterna) crea dei “ponti di ancoraggio” con l’epitelio stesso. La carenza di molibdeno rende questo biofilm più fragile esponendo il sottostante epitelio all’azione dannosa di tossine e patogeni. Una carenza di molibdeno si riscontra anche nelle infiammazioni croniche dell’intestino e nel morbo di Crohn. Gli alimenti che si sviluppano sopra terra - quali i piselli, gli ortaggi freschi (broccolo compreso e spinaci) ed il cavolfiore - tendono ad essere più alti in molibdeno che la carne e gli alimenti che si sviluppano sotto la terra, quali le patate. Tra i cereali ne è ricca l’avena. Il contenuto nel tessuto di molibdeno è basso, con le più alte concentrazioni nel fegato, nel rene, nella ghiandola surrenale e nell’osso. Il molibdeno è un elemento traccia essenziale per l’uomo poiché è componente di tre enzimi essenziali: la solfito ossidasi necessaria per il metabolismo degli aminoacidi solforati (cisteina, cistina, taurina e metionina), la xantina ossidasi ad azione antiossidante e la aldeide ossidasi. A livello del fegato influenza l’azione di taluni sistemi enzimatici sulfurati favorendo la mobilizzazione delle riserve marziali dal fegato e l’assorbimento intestinale del ferro per riduzione del ferro ferrico a ferroso. Un valore ridotto di molibdeno è indice generalmente di un consumo eccessivo di cibi raffinati poiché è contenuto prevalentemente nella crusca dei cerali e nelle frattaglie. È contenuto anche nei piselli che però dovrebbero essere mangiati crudi perché la cottura porta alla deplezione del molibdeno. ZINCO: Lo zinco fa parte di oltre 200 complessi enzimatici ed è necessario per il corretto funzionamento di molti ormoni, inclusa l’insulina, l’’ormone della crescita e gli ormoni sessuali. Sotto forma di cosiddette “zinc finger” (dita di zinco) è elemento centrale di fattori di trascrizione che si legano al DNA modulando l’espressività genica. Il recettore dei glucocorticoidi contiene al suo interno due zinc finger.

Figura 3 Zinc finger wikipedia.org

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Le nostre cellule usano spesso un atomo di zinco per rendere più facile l’avvolgimento delle proteine. Se due cisteine e due istidine vengono poste vicine tra loro in una catena proteica, possono legare uno ione zinco e la catena risultante si deve piegare per avvolgersi strettamente intorno allo ione metallico assumendo una forma caratteristica che ricorda quella di un dito. In queste proteine, chiamate dita di zinco, una corta catena di soli 20 o 30 amminoacidi è sufficiente per creare una struttura solida e stabile. Le dita di zinco sono così utili che si trovano in migliaia delle nostre proteine e sono comuni nelle piante e negli animali. In caso di stress fisico e psichico la percentuale di zinco escreta con le urine aumenta in maniera significativa. L’organismo ne contiene da 1,4 a 2,5 g, immagazzinati per lo più nei muscoli, nei globuli rossi e in quelli bianchi. Solo il 20-30% dello zinco presente negli alimenti viene assorbito dall’organismo. La maggior parte dello Zn assorbito si trova all’interno delle cellule (99%). Il calcio ne riduce l’assorbimento così come il cadmio, l’alcol, la caseina. È importante ricordare che per la sua azione di chelazione sui metalli pesanti da questi ne può essere sequestrato provocando carenza. Le situazioni che possono provocare carenza di zinco sono una dieta povera di proteine, la cirrosi epatica, la gravidanza e l’allattamento, le nefropatie, la fibrosi cistica la celiachia. Lo zinco dei vegetali è meno disponibile poiché legandosi all’acido fitico (ad esempio i fiocchi d’avena) può formare un complesso insolubile che non viene assorbito. Le fonti principali sono: pesce (ostriche), tuorlo d’uovo, carne rossa (fegato), cereali, legumi, cacao e frutta secca (noci). Gravi carenze di zinco sono poco frequenti e sono caratterizzate da alterazioni cutanee, diarrea, perdita dei capelli, disturbi mentali e infezioni ricorrenti a causa dell’indebolimento delle funzioni immunitarie. Studi hanno evidenziato sue proprietà antimicrobiche che assumono un ruolo chiave a livello del liquido prostatico. Il FAP (fattore antibatterico prostatico) dipende per la sua attività biologica proprio dallo zinco. Tipica della carenza di zinco è l’associazione tra dismenorrea e depressione. Molti pazienti presentano estremità fredde, tendenza alle vertigini, artralgie, alterazioni del gusto e dell’odorato, ritardi dello sviluppo e della crescita, turbe della tolleranza glucidica per l’importanza dello zinco nella stabilizzazione e stoccaggio della molecola di insulina. Tutti questi sintomi sono frequenti anche nei pazienti celiaci per cui è necessario mantenere valori fisiologici di zinco anche con l’utilizzo di integratori. Nell’intestino di ratti alimentati con diete prive di zinco, appaiono gravi alterazioni morfologiche e funzionali come ulcerazioni alla mucosa, estesa infiammazione, aumento di citochine infiammatorie, stress ossidativo. Dott.ssa Maria Letizia Primo Medico Legale Psichiatra Nutrizionista


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La dieta COM (acronimo di CronOrMorfo dieta) è un approccio integrato che tiene conto della Cronobiologia degli Ormoni e della Morfologia dell’essere umano. Non siamo tutti uguali e trovare la giusta alimentazione e tipologia di esercizio fisico per ognuno di noi è la strada per raggiungere la salute. Determinate morfologie, ovvero determinate forme del corpo, sono legate a specifiche espressioni caratteriali. Tutto questo, si sa, è legato alla genetica che indirizza il nostro sviluppo secondo le nostre predisposizioni. Oggi, tuttavia, si ha la certezza che anche l’epigenetica (cioè l’influenza dell’ambiente esterno) gioca un ruolo fondamentale nel permettere o impedire il manifestarsi di determinate predisposizioni: “Nasciamo come siamo, diventiamo come mangiamo, come ci muoviamo, come pensiamo!”. La dieta COM tiene conto della Morfologia dell’individuo (a mela, a pera o a peperone) che corrisponde a specifiche prevalenze Ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere controllata e modificata, in parte, dalla scelta qualitativa, quantitativa e Cronologica degli alimenti, favorendo, di conseguenza un dimagrimento localizzato.

L’antiaging o antiage è una terminologia che oggi è di moda, tanto è vero che è ormai utilizzata per molti prodotti rivolti alle cure del corpo e del viso. In realtà il concetto dell’antiaging va oltre, anche se non disconosce, le cure estetiche ed è rivolto principalmente a contrastare i danni funzionali legati al processo di invecchiamento. In una società dove ormai le malattie di tipo degenerativo sono in aumento esponenziale (obesità, diabete, malattie cardiovascolari, Alzheimer, Parkinson, artrosi, tumori) e dove la medicina convenzionale ha fallito nella promessa di migliorare la nostra qualità della vita, l’unica possibilità di recuperare la nostra dignità e la gestione del nostro organismo è uno stile di vita corretto, supportato dalla guida di un operatore della salute esperto in metodologie antiaging. In questo libro Massimo Spattini, insieme a 12 esperti appartenenti al suo gruppo, ognuno per le proprie competenze specifiche pur sempre integrate, trattano l’alimentazione, l’integrazione alimentare, l’esercizio fisico, la postura, l’allenamento funzionale, l’igiene dentale, il sesso, la psiche e, le cure estetiche, le terapie ormonali e il check-up diagnostico. Ogni argomento è trattato in maniera semplice e comprensibile, in modo da poter fornire già utili indicazioni per iniziare un percorso finalizzato a trovare la “fonte della giovinezza”.

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