N. 18 - luglio 2015

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Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 – CN/PR.

Rivista trimestrale

WELLNESS-ANTIAGING

Luglio 2015 - ANNO V

L’ACCADEMIA DEL FITNESS magazine

N. 18


WORKSHOP 1° GIORNO

2° GIORNO

PARMA - 17/18 OTTOBRE 2015 ■ ■ ■ ■ ■ ■

INTRODUZIONE ALLA MEDICINA FUNZIONALE ANTIAGING | Spattini PANORAMICA DEGLI SQUILIBRI FUNZIONALI IN MEDICINA ANTIAGING | Ongaro L’ANAMNESI E LA MATRICE FUNZIONALE NELLA PRATICA CLINICA | Ongaro L’INTESTINO E LE SUE IMPLICAZIONI NELLA SALUTE E NELLA MALATTIA | Spattini DETOSSIFICAZIONE | Ongaro INTESTINO: CIBO E CERVELLO | Spattini

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RUOLO DEL CIBO NELLA SALUTE E NELLA MALATTIA | Ongaro DIETA DI ELIMINAZIONE | Spattini NUTRIZIONE FUNZIONALE ANTIAGING | Ongaro INTEGRATORI E ALIMENTI FUNZI0NALI | Ongaro ESERCIZIO FISICO E SISTEMA IMMUNITARIO | Spattini INTEGRATORI E SISTEMA IMMUNITARIO | Spattini

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NUTRIZIONE CLINICA IN

MEDICINA FUNZIONALE ANTIAGING

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA

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Accademia Funzionale del Fitness-Wellness-Antiaging Galleria Crocetta 9/A 43126 PARMA Tel. 0521 1682083 Fax 0521 294971 accademia-affwa@libero.it www.affwa.it ECM Crediti per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista.

MASSIMO SPATTINI ■ ■ ■ ■

Presidente AFFWA Specialista in Scienza dell’Alimentazione Specialista in Medicina dello Sport Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) ■ Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice- IFM) ■ Membro del Comitato Scientifico AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-aging)

FILIPPO ONGARO ■ Vice-Presidente AFFWA ■ Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) ■ Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice - IFM) ■ Certified in Gynaecological Endocrinology (ISGE) ■ Vice-Presidente AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-aging)


numero 18 / 2015 ACCADEMIA DEL FITNESS Wellness - Antiaging Galleria Crocetta 9/A 43126 Parma Tel. 0521 1682083 Fax 0521 294971 www.accademiadelfitness.com accademia-magazine@libero.it

EDITORIALE

Direttore: Valerio Merola Direttore scientifico: Massimo Spattini Art director: Cinzia Ruggeri Capo redazione: Silvia Iorio In redazione: Claudia Bonini Cristiana Pedrazzini Andrea Angelozzi Comitato scientifico: Dott. Damiano Galimberti Dott. Filippo Ongaro Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Davide Antoniella Stella Lo Barco Guido Maronati Mauro Miceli Giovanni Montagna Giovanni Occhionero Filippo Ongaro Antonio Polito Massimo Spattini Roberto Vecchi Fotografi: Daniele Monaro Giulio Mori Alex Ardenti In copertina: Alicia Marie Foto di copertina: Alex Ardenti Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319 Stampa e distribuzione: Toriazzi S.r.l. Strada del Pozzetto 16/a 43122 Parma Tel. 0521.645875 Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma

Il mondo del Fitness e del Wellness è composto fondamentalmente da due anime: alimentazione ed allenamento. La prima vede lo sviluppo di diete innovative, nuovi integratori e scoperte scientifiche che creano un indotto economico in crescita; la seconda, maggiormente legata al contesto delle palestre, vede il boom del Functional Training e dei centri “low cost” che, da un lato producono opportunità per nuove realtà, ma dall’altro creano problemi a quelle già esistenti che non sanno adattarsi o che cercano di competere sullo stesso piano pur non avendo le competenze e i sistemi di marketing idonei. Ho visto palestre proporre corsi inventati di Functional Training tenuti da istruttori senza alcuna formazione specifica, con l’unico risultato di aver aumentato il lavoro ai fisioterapisti, che cercano di porre rimedio ai danni causati da allenamenti privi di metodo. Ho assistito a tentativi di aumentare il numero di iscritti abbassando il prezzo degli abbonamenti, riempiendo in tal modo la palestra di gente (e quindi aumentando le spese di gestione) ma diminuendo in realtà il fatturato. Mentre i libri sulle diete, le aziende di integratori e i nutrizionisti prosperano, i centri fitness, soprattutto quelli “medi”, soffrono. Personalmente ritengo che nelle città non ci sarà più spazio per la palestra “classica” di medie dimensioni ma potranno esistere solo le grandi strutture impostate sul franchising o, appunto, i low cost. In un simile panorama è ovvio che per un centro fitness diventa fondamentale essere un erogatore di servizi. Viene infatti da chiedersi per quale motivo una persona dovrebbe scegliere di frequentare un centro privo di tutte le facilities che offrono i grandi centri, quali bar, ristorante, piscina, sauna, spa, area gioco per bambini, etc… se la differenza di prezzo non è tale da giustificare la scelta? Queste valutazioni mi portano a ritenere che le palestre debbano qualificarsi fornendo servizi specifici che possano differenziarle, posizio-

nandole in una fascia di mercato ben distinta e, considerando che il successo dei libri di diete, degli integratori e l’affermazione dei nutrizionisti è legato al dimagrimento, credo che i centri fitness debbano assolutamente sfruttare questa opportunità ma in modo più scientifico e corretto rispetto a come si è fatto fino ad ora con proposte di diete squilibrate iperproteiche e con l’ausilio di macchinari di dubbia validità. L’approccio integrato, che comprende la giusta attività fisica abbinata ad una corretta alimentazione ed integrazione, è l’unica strada da percorrere per ottenere risultati veri e duraturi. Questo è ciò che si chiama “educare ad uno stile di vita” nel rispetto della biodiversità di ciascuno di noi tramite un intervento personalizzato. Per questo motivo la nostra rivista “L’Accademia del Fitness – Wellness – Antiaging” non si stanca di divulgare questi concetti ottenendo riscontri in continua crescita in termini di contatti e abbonamenti. L’AFFWA, organo tecnico, diventa partner delle iniziative DietaCOM® e dimaCOM®, che sono finalizzate a promuovere modelli di sviluppo imprenditoriale legati al business del dimagrimento e progettate per dietisti, nutrizionisti, personal trainers, farmacie e centri fitness. Dal prossimo autunno, i corsi “DietaCOM® Advisor” e “Educatore Alimentare”, diventano fruibili come “Webinar”, permettendo così una più ampia partecipazione anche da parte di persone per le quali la distanza può rappresentare un problema. Sempre in autunno è previsto il workshop “Nutrizione Clinica in Medicina Funzionale Antiaging” che sarà prodromo del più completo corso “Metabolic Functional Advisor”. Ulteriori delucidazioni in merito verranno messe a disposizione prossimamente sul sito www.affwa.it. Massimo Spattini Presidente AFFWA

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L’Accademia del Fitness

SOMMARIO EDITORIALE

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ALICIA MARIE: "THE MACHINE"

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CORTISOLO E STRESS: E SE INVECE IL CORTISOLO FOSSE TROPPO BASSO?

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di Massimo Spattini

di Valerio Merola

di Massimo Spattini

FUNCTIONAL TRAINING

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LA CARNOSINA

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LA MODULAZIONE FISIOLOGICA DELLA CARENZA DI OSSIGENO A LIVELLO CELLULARE. Oltre l’integrazione: la rivoluzione antiossidante

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AGMATINA: È SOLO UN SEMPLICE INTEGRATORE?

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LA BIOTIPIZZAZIONE DELL’INDIVIDUO: FENOTIPO O GENOTIPO?

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MANTENERSI IN FORMA IN ESTATE

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COLONIZZAZIONE ED EVOLUZIONE DELLA FLORA NELL’INFANZIA

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FITOTERAPIA

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MEDICINA ESTETICA

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ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING

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di Davide Antoniella

di Giovanni Montagna

di Mauro Miceli

di Antonio Polito

di Stella Lo Barco

di Roberto Vecchi

di Equipe scientifica Nutergia

di Giovanni Occhionero

di Guido Maronati

di Filippo Ongaro 4


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L’Accademia del Fitness

LE INTERVISTE DEL DIRETTORE A cura di Valerio Merola

ALICIA MARIE: "THE MACHINE" Alicia Marie: un mix di forza e determinazione in un corpo perfetto….. non c’è da stupirsi che sia diventata una delle celebrità più importanti nel mondo del fitness! Alicia ha vinto titoli nazionali e internazionali (come Miss Bikini Universo 2004) ma il suo raggio d’azione non si limita al fitness, infatti Alicia è un noto personaggio dello spettacolo, oltre che editorialista per la rivista Oxygen, atleta IFBB per la categoria Figure, imprenditrice e modella. Appassionata ed esperta di sport, ha partecipato a diversi programmi televisivi e radiofonici per promuovere il fitness e la salute, come Good Day New York, Le notizie del mattino WB11, MSNBC e radio MAXIM. Su MTV ha lavorato in qualità di esperta di fitness e allenatrice per la serie televisiva di successo del canale « MADE « e « SUPERMADE «. Alicia ha raggiunto la notorietà prestando le sue parti del corpo per pubblicizzare numerosi prodotti: i suoi addominali si potevano vedere sui cartelloni pubblicitari e sulle riviste nella campagna nazionale dei Eggbeaters «0% Fat» e i suoi famosi glutei sono stati al centro della campagna pubblicitaria nazionale di Jergens Firming Body Lotion «You Bet Your Bottom» e Curel Body Lotion. Alicia ha anche pubblicato un libro, dal titolo “The Booty

Bible”, su come scolpire i glutei attraverso esercizi mirati e alimentazione. Come sei entrata nel mondo del fitness? Può sembrare strano ma tutto è iniziato con i fumetti. Da bambina ero ossessionata dai supereroi dei fumetti e mi piaceva molto come venivano rappresentate le figure femminili. In seguito, durante il liceo, sentivo una grande competizione nei confronti dei ragazzi e ho iniziato ad allenarmi con loro, volevo far colpo e facevo 130 kg di squat….. non era esattamente la cosa migliore per le miei ginocchia ma i ragazzi rimanevano davvero impressionati! Prima di iniziare a fare le gare non ho mai trovato una donna con la quale allenarmi ….di solito le donne avevano quasi paura di entrare nella sala pesi! Comunque sono sempre stata un’atleta, ho praticato softball, atletica leggera e arti marziali. Dopo aver terminato il college ho semplicemente continuato ad essere attiva come sportiva e ho trovato uno sbocco professionale basato sui miei interessi. Ho sempre saputo che alla fine avrei lavorato nell’ambito del fitness. Qual è il personaggio del fitness a cui hai fatto riferimento? Senza dubbio Cory Everson che ha vinto per sei volte consecutive (dal 1984 al 1989) il titolo di Miss Olympia. Che tipo di piano alimentare segui? Anche quando non mi preparo per fare una gara preferisco mangiare “pulito” e mantenere il mio corpo atletico. Mi piace sentirmi come una macchina ben oliata, mangiando bene. Ovviamente ogni tanto mi concedo qualche sgarro ma mi regolo sempre in modo da mantenermi costantemente in forma. Cosa ti dà la motivazione ad impegnarti per mantenerti sempre in forma? Due cose: 1) “Sentirmi come una macchina”: mi piace la sensazione di essere in grado di correre, saltare, e anche volare ….se voglio! Mi piace sentirmi potente! I miei vecchi compagni di palestra mi chiamavano “The Machine”. 2) I miei vestiti: amo il mio guardaroba e mi piace sapere che qualsiasi cosa io decida di indossare probabilmente mi starà comunque piuttosto bene. È una ricompensa per tutti gli sforzi fatti nel prendermi cura del mio corpo. Mi diverto molto a fare shopping!

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numero 18 / 2015 Quando ti vuoi definire quali sono gli accorgimenti che ti fanno ottenere i migliori risultati? La ciclizzazione dei carboidrati: li assumo per due giorni e il terzo giorno li evito. Se mi sto definendo in vista di una gara ritengo che le ultime due settimane siano cruciali. L’esperienza mi ha insegnato che è necessario mantenere sempre un minimo di carboidrati perché toglierli del tutto significa arrivare sul palco troppo magri e svuotati. Per quanto riguarda il cardio mi alleno molto sullo stair climber. Che integratori usi? Uso proteine del siero, un fat burner prima di un allenamento o di una sessione cardio e assumo uno stimolatore dell’ossido nitrico. Spesso uso pasti sostitutivi perché difficilmente riesco a mangiare a casa. Prendo inoltre un multivitaminico, Omega 3-6-9s e probiotici.

Qual è la parte del corpo di cui sei particolarmente orgogliosa? Le mie braccia……anche se la maggior parte delle persone pensa ai miei glutei perché è la parte del corpo che mi ha reso famosa dopo la campagna pubblicitaria Jergen’s Body Lotion. E la parte che trovi più sexy in un uomo? Le spalle. Qual è il “mito da sfatare” che riguarda il mondo del fitness? Che mangiare la frutta fa diventare grassi! Qual è la domanda più comune che ti fa la gente? Mi chiedono qual è il mio esercizio favorito per i glutei e io rispondo che la cosa davvero importante è sentire il muscolo quando lo alleni, sentire davvero la contrazione e concentrarsi sul muscolo che sta lavorando. Se non provi queste sensazioni significa che in realtà non stai facendo niente. Tre consigli per chi vuole mettersi in forma? 1) Essere concreti 2) Smettere di lamentarsi 3) Scegliere la dieta giusta Le persone devono imparare ad uscire dalla propria “zona di comfort”…..le cose non arrivano con facilità, bisogna volerle

Foto Alex Ardent

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Quali sono i tuoi esercizi preferiti? Mi piace lavorare sul bosu perché permette di fare tanti movimenti diversi. Mi piace anche fare le alzate gambe laterali sulla Captain Chair che eseguo facendo una torsione che mi permette di coinvolgere gli obliqui e il trasverso invece di alzare semplicemente le ginocchia. Alleno le braccia alternando curl con il bilanciere e curl a martello, per la schiena pulley alto e basso.

ed impegnarsi profondamente per ottenerle! Nessuno ti darà ciò che desideri, non bisogna aspettare le opportunità, bisogna andarle a cercare. Siamo noi che dobbiamo portare la nostra vita nella direzione che vogliamo, non è il fato o il destino…. Questo vale per ogni piccola singola cosa che vogliamo…occorre impegno e volontà. Questa è la verità. Cosa ne pensi della Spot Reduction? Ho sempre pensato che la Spot Reduction funzionasse e, dopo aver letto il libro del dottor Massimo Spattini “The Com Diet & Spot Reduction” finalmente conosco anche le ragioni scientifiche. Inoltre devo constatare che, dopo l’uscita del libro del dottor Massimo Spattini, sono stati pubblicati anche altri libri in America che avvalorano questa tesi, che tiene in considerazione le influenze ormonali sulla distribuzione del grasso corporeo. Le tue aspirazioni oggi quali sono? Io faccio ciò che amo…ed è tutto quello che ho sempre sperato di fare! Il Direttore

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L’Accademia del Fitness

CORTISOLO E STRESS: E SE INVECE IL CORTISOLO FOSSE TROPPO BASSO? Il cortisolo è senz’altro l’ormone che viene più frequentemente associato ad una condizione di stress e in effetti alti livelli di questo ormone vengono spesso rilevati sia in condizioni di stress acuto che cronico. Quest’attenzione nei confronti del cortisolo è soprattutto presente nell’approccio scientifico legato alla prestazione sportiva in quanto il rapporto cortisolo/ testosterone o cortisolo/DHEA/s sono parametri fondamentali per monitorare la condizione dell’atleta e, quando questo rapporto è particolarmente elevato, si evidenzia una condizione di overtraining e di catabolismo muscolare. Livelli alti di cortisolo non sono deleteri solo per gli atleti, infatti anche nelle persone normali soggette ad una situazione di ipercortisolismo,si hanno modificazioni metaboliche che favoriscono l’insorgenza di un iperinsulinismo secondario che predispone alla sindrome metabolica e all’aumento di grasso corporeo. Spesso, situazioni di aumento di peso, ritenzione idrica, gonfiore a livello del viso o addominale che non tendono a migliorare (e che addirittura a volte peggiorano in caso di ulteriore restrizione calorica e aumento dell’attività fisica) sono correlate ad alti livelli di cortisolo. Oggi però, sempre di più , si assiste ad un fenomeno apparentemente opposto cioè la presenza di bassi livelli di cortisolo. Le cause, quando non sono iatrogene, come nel caso di uso prolungato di corticosteroidi, possono essere di tipo centrale (un trauma del cervello, un’alterazione della suscettibilità dei

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recettori ipotalamici e ipofisari, una disfunzione dell’ippocampo etc..), periferiche (aumento della Cortisol Binding Globulin, conversione del cortisolo in altri ormoni deputati alla produzione di cortisolo) oppure surrenaliche (diminuzione dei recettori, autoanticorpi contro le surrenali, carenza di co-fattori vitaminico-minerali, carenza di precursori quali pregnolone e progesterone), ma ancora una volta sono più spesso legate allo stress. Questo deficit di produzione di cortisolo è correlato ad un calo della funzionalità surrenalica da esaurimento oppure ad un adeguamento funzionale delle surrenali in seguito ad un meccanismo di feed back negativo da parte del cervello e dell’ipotalamo che bilanciano la produzione di cortisolo per limitare la sua azione dannosa per il cervello a livello dell’ippocampo. Ovviamente lo stress può essere fisico, emotivo, psicologico, ambientale, da malattie oppure dovuto ad una combinazione di alcuni o tutti questi fattori e le surrenali rispondono a tutti questi tipi di stress nello stesso modo: con un’iperproduzione di cortisolo. Quando la quantità di stress è tale che supera la capacità, da parte delle surrenali, di compensaree recuperare, allora si verifica la cosiddetta “Adrenal Fatigue” o insufficienza surrenalica. In realtà la dicitura “insufficienza surrenalica” può essere fuorviante in quanto non necessariamente, come abbiamo visto, si tratta di un esaurimento della funzionalità surrenalica, quindi il termine più corretto sarebbe “ipocortisolismo”.


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L’Accademia del Fitness L’ipocortisolismo si manifesta con varie problematiche, le più frequenti sono l’ipoglicemia dovuta alla mancanza dell’effetto iperglicemizzante del cortisolo e dolori articolari o fibromialgia dovuta alla mancanza dell’effetto antiinfiammatorio del cortisolo, allergie, malattie autoimmunie frequenti infezioni respiratorie dovute ad alterazioni della risposta immunitaria. I sintomi più comuni sono: • difficoltà ad alzarsi al mattino • stanchezza continua non alleviata dal sonno • pulsione verso i cibi salati • letargia • diminuzione della libido • diminuzione di abilità nel gestire lo stress • aumento del tempo necessario per il recupero e la guarigione da malattie e ferite • tendenza alla depressione • incapacità di divertirsi • ipoglicemia in occasione di pasti saltati e necessità di spuntini nell’arco della giornata per non svenire • difficoltà nel prendere decisioni • problemi di memoria • diminuzione della tolleranza nei confronti delle altre persone • sensazione di forte apatia associata a mancanza di volontà fino alle 10 del mattino circa, verso le 15 spesso si incorre in una crisi di sonnolenza e ci sente meglio, come rinati, verso le 18. Per poter fare diagnosi di “ipocortisolismo”, oltre alle sintomatologie, è importante poter disporre di adeguati esami di laboratorio. Purtroppo gli esami del sangue e delle urine normalmente utilizzati dalla maggior parte dei medici sono disegnati per individuare malattie conclamate come il Morbo di Addison (quando i livelli di cortisolo sono sotto i range di riferimento) o il Morbo di Cushing (quando sono estremamente alti). Oggi però possiamo disporre di un nuovo test che misura il livello dei valori ormonali nella saliva invece che nel sangue o nelle urine. Il test salivare è inoltre più indicato per valutare gli ormoni a livello intracellulare, cioè dove gli ormoni realmente funzionano. Il test prevede 4 campionature al giorno: tre le 6 e le 8 (circa trenta minuti dopo essersi alzati), tra le 11 e le 12, tra le 16 e le 18 e tra le 22 e le 24. Questo mostra come il cortisolo varia durante il giorno e dà quindi un quadro più completo della funzionalità surrenalica. Una volta diagnosticato l’ipocortisolismo la cura si basa su interventi a vari livelli: • stile di vita • alimentazione • eliminazione dei cibi che causano allergie e intolleranze alimentari • integrazione alimentare • uso degli estratti di corteccia surrenale • terapia sostitutiva ormonale Prendiamo ora in considerazione l’uso di alcuni supplementi: • gli estratti di liquirizia, l’acido glicirrizico e glicirretico inibiscono l’enzima 11BHSD che è responsabile dell’inibizione

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del cortisolo, questa inibizione causa un aumento dei livelli di cortisolo la rhodiola rosea è una pianta adattogena in grado di influenzare positivamente nelle situazione di stress fisico e mentale modulando la produzione di cortisolo il ginseng coreano (panax ginseng) è un erba in grado di aiutare ad innalzare i livelli di cortisolo. Va usata con moderazione perché può aumentare il nervosismo e l’irritabilità l’eleuterococco (ginseng siberiano) aumenta la resistenza allo stress e regola i neurotrasmettitori. Test in vitro hanno evidenziato un innalzamento dei livelli di ACTH (ormone ipofisario che stimola la produzione di cortisolo) dopo somministrazione di eleuterococco. Contrasta l’affaticamento mentale ed è dotato di proprietà antidepressive oltre ad avere un effetto antiansia e a migliorare il sonno inducendo una sensazione di benessere la withania sonnifera o ginseng indiano è un’altra pianta adattogena utile negli stati di ansia e insonnia ed è in grado di ridurre la produzione di cortisolo quando è troppo alto e alzarlo quando è troppo basso le vitamine del complesso B sono importantissime per la corretta funzionalità delle surrenali. La vitamina B1 o tiamina è fondamentale per la funzionalità del sistema nervoso e cardiaco ed è necessaria per la metabolizzazione dei carboidrati. La vitamina B6 o piridossalfosfato è anche più efficace nel proteggere il sistema di risposta allo stress. Essa è normalmente utilizzata dall’organismo per la produzione dei vari neurotrasmettitori ed è inoltre un cofattore in molte delle vie enzimatiche necessarie a produrre gli ormoni surrenalici. Recenti ricerche hanno dimostrato che la vitamina B6 aiuta a mantenere il funzionamento ed il controllo ritmico dell’asse HPA (ipotalamo-ipofisi-surreni). Infine - vari studi hanno dimostrato che la vitamina B5 o acido pantotenico è in grado di equilibrare il cortisolo. L’acido pantotenico è convertito in acetil-CoA, una sostanza critica per la conversione del glucosio in energia. È presente in tutte le cellule ma nelle surrenali in quantità maggiore perché è necessaria molta energia per produrre gli ormoni surrenalici. La vitamina C è assolutamente essenziale non solo per mantenere livelli ottimali di cortisolo ma anche per la produzione delle catecolamine (adrenalina-noradrenalina). Le surrenali presentano la più grande concentrazione di vitamina C del nostro corpo e, durante un periodo di stress, rilasciano la vitamina C dal loro deposito favorendo una vasodilatazione locale che permette una maggior produzione di cortisolo. Dott. Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA) Certificate AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice) - (IFM-USA)



L’Accademia del Fitness

FUNCTIONAL TRAINING

Foto Daniele Monaro

Il ventesimo secolo è stato il secolo dell’avvento dell’allenamento “isotonico”, con diverse attrezzature concepite per l’allenamento contro resistenza di singoli distretti ( o anche gruppi) muscolari. A seguito dei protocolli di potenziamento sviluppati con tali attrezzature, sono stati rilevati alcuni stati di squilibrio nello sviluppo muscolare tra i distretti agonisti, antagonisti, fissatori e stabilizzatori dell’articolazione (o delle articolazioni), interessate da un determinato movimento. E’ stato altresì evidenziato un allungamento delle tempistiche di “trasformazione” delle sessioni d’allenamento della forza, fatto dovuto al presupposto che tali allenamenti erano stati essenzialmente concepiti per il “muscolo” e non per il “movimento”. Ecco che è nata così la necessità di “ricollegare” l’allenamento muscolare alla corretta cinematica del gesto. Il controllo motorio è parte di un complesso sistema fisiologico con primo attore il SNC, che organizza, regola e controlla il movimento nella sua interezza.

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Il SNC diviene efficiente in presenza di una mobilità controllata e di una stabilità dinamica; riconosce i movimenti, non i muscoli e non permette un movimento che non può controllare. Prima di tutto viene la mobilità, si imparano schemi motori, da semplici a via via più complessi, si crea la base motoria con nuovi engrammi motori, sia per atleti che per persone comuni), infine la stabilità al movimento. Posta in questo modo sembrerebbe una cosa banale, ma in realtà le basi del concetto si posano sulle fondamenta della neurogenesi del movimento stesso; ogni gesto, infatti, nasce, a livello della corteccia premotoria (regione della corteccia motoria posta nel lobo frontale anteriormente alla corteccia motoria primaria), come una vera e propria “immagine” del movimento, completo nel suo complesso di attivazioni ed inibizioni muscolari, velocità e relativa quantità di moto angolare articolare. Tale “Idea”di movimento giunge, attraverso le strutture reticolari sub-corticali corticopontino-cerebellari, a livello cerebellare


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L’Accademia del Fitness per essere adattato alle necessità contingenti per mediazione degli input neurologici provenienti dalla componente neurosensoriale-afferenziale e ritornerà poi, attraverso altre strutture sub-corticali (sostanza reticolare cerebello-pontino-corticale), alla corteccia motoria primaria, per essere infine propagata al midollo spinale. Rifacendosi alle codifiche del Brodmann, possiamo infatti osservare come la mappatura della corteccia motoria da lui redatta sia suddivisa per articolati anatomici complessi (arto, mano,tronco, ecc), e non per singoli distretti muscolari. Ciò ci deve perciò insegnare che il nostro sistema nervoso è, nel suo complesso, ottimizzato per gestire dei “gesti”, ovvero movimenti frutto di un’intenzione e perciò finalizzati al conseguimento di un risultato. Nel 2009 Keith Spennewyn, presidente del “ National Institute of Health Stroke Scale” (NIHSS), ha condotto una ricerca, pubblicata sul Journal of Strength and Conditioning Research, che ha confrontato l’allenamento funzionale con quello tradizionale con le macchine. I risultati dello studio sono stati decisamente a favore dell’allenamento funzio-

nale: gli atleti del gruppo che si è allenato con i metodi del functional training hanno avuto un aumento della forza maggiore del 58% rispetto al gruppo che si è allenato con le macchine; il miglioramento dell’equilibrio è stato del 196%; e l’allenamento funzionale ha determinato anche una diminuzione del dolore articolare del 30%. L’allenamento funzionale risponde alla necessità di sfruttare appieno i guadagni ottenuti in termini di forza muscolare mediante miglioramento della coordinazione interdistrettuale, mediante esercitazioni complesse che impegnino attività tonico posturale, equilibrio e movimento applicabili a tutte le età. Trattando della neurofisiologia dell’allenamento funzionale, non possiamo trascurare il fatto che i centri di controllo del movimento sono gli stessi preposti al controllo della postura somatica e, contemporaneamente, dell’equilibrio, nelle sue tre forme d’espressione generalmente presenti nel gesto sportivo (equilibrio pseudostatico, equilibrio in movimento ed equilibrio in volo). Questa precisazione si rende necessaria in quanto un protocollo di allenamento funzionale che non trag-

Foto Daniele Monaro

L’osservazione di tutti i movimenti dell’individuo può anche reindirizzare e allargare lo spettro clinico, rivelando limitazioni estranee alla diagnosi medica ma pertinenti alla ristorazione delle normali funzioni

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L’Accademia del Fitness ga spunto da un’attenta valutazione dei sistemi di controllo di postura, equilibrio e movimento sarebbe, di fatto, un viaggio senza meta, dove, in caso di un’alterata funzione del sistema tonico posturale, non sarebbe possibile allenare (e quindi migliorare) un gesto, ma, al contrario, si andrebbe ad allenare un gesto “compensato” (quindi sbagliato), con tutte le conseguenze del caso (minore efficacia terminale, rischi di fenomeni da sovraccarico, ecc). Ecco che, prima di procedere allo sviluppo di un programma di allenamento funzionale, sarebbe opportuno valutare l’assetto posturale del soggetto nonché la funzione dei principali sistemi di controllo (endocettori, propriocettori ed esterocettori). “L’osservazione di tutti i movimenti dell’individuo può anche reindirizzare e allargare lo spettro clinico, rivelando limitazioni estranee alla diagnosi medica ma pertinenti alla ristorazione delle normali funzioni”. Il concetto di regioni interdipendenti si riferisce al concetto che limitazioni funzionali, apparentemente estranee, in zone anatomiche remote, possono contribuire, od essere associate, con il disturbo primario del paziente. Da un punto di vista neurofisiologico, l’allenamento funzionale è tutt’altro che una banalità. Il concetto di allenamento è troppo spesso considerato “lineare”, si va a creare un condizionamento di quel distretto muscolare con il solo scopo di aumentare la capacità dello stesso di esprimere maggiore “forza” lungo il suo ROM (Range of Motion). I movimenti devono creare una condizione di destabilizzazione che obbliga i muscoli intrinseci a creare la condizione di equilibrio per l’esecuzione dell’esercizio; ciò determina un aumento di forza nei “fissatori” dell’articolazione che comporterà un aumento di forza anche quando si ritorna alle esercitazioni analitiche. I vantaggi possono derivare dall’uso di attività che enfatizzano la capacità naturale del corpo di muoversi in sei gradi di libertà. Anche se le macchine sembrano essere più sicure da usare, perché limitano i movimenti ad un unico piano, rappresentano un’espressione innaturale della psicomotricità che può potenzialmente portare a schemi di movimento difettosi o lesioni. L’A.F. consiste nel somministrare al corpo stressors che vadano ad incrementare i diversi parametri fisiologici, non colpendo il sistema da un unico “lato”, ma facendo arrivare stimoli complessi a cascata. Quindi, in tale contesto, ben vengano metodi che usino principi propri del body building, del weight lifting, del power lifting, dell’atletica e della riabilitazione, con attrezzi vari, ecc... purché lo stimolo sia teso ad aumentare tutti i parametri da un punto di vista estetico, salutistico e funzionale. Lo scopo dell’allenamento non è quello di allenare il singolo muscolo o la singola caratteristica (forza, resistenza, mobilità articolare, ecc), ma movimenti complessi che includono in sé molteplici abilità. Dunque, secondo il functional training, bisogna ragionare in termini di movimento del corpo e di catene

cinetiche, questo significa focalizzarsi sul far lavorare i vari muscoli in sincronia. Inoltre, sebbene certamente il functional training, se ben fatto, è in grado di prevenire gli infortuni (perché stabilizza le articolazioni e le fa lavorare in modo più efficiente) è altrettanto vero che la probabilità di infortunarsi è maggiore rispetto all’allenamento con le macchine, perché maggiore è la probabilità di eseguire male gli esercizi, sovraccaricando le articolazioni. In altre parole, gli esercizi tipici del functional training sono più difficili e vanno «imparati» con un processo di apprendimento simile a quello degli sport veri e propri. Molti sono oggi gli attrezzi che vengono considerati funzionali e una loro categorizzazione che guida la loro identificazione si rifà agli elementi naturali: acqua, fuoco, aria , terra. La categoria aria è composta da attrezzi gonfiati ad aria, adatti sia per essere lanciati che per effettuare un esercizio su una superficie instabile; la categoria terra è costituita da tutti prodotti utili a svolgere esercizi a terra o in appoggio; la categoria acqua comprende attrezzi riempiti con questo elemento, che rende il peso dell’attrezzo dinamico e quindi instabile e la categoria fuoco è composta da attrezzi adatti per la fase di riscaldamento e per allenare la potenza. Nella realtà, l'attrezzatura può essere molto semplice, o complessa, perché comprende tutto ciò che ci permette di individualizzare l’esercizio e renderlo funzionale all’obiettivo nel rispetto della biomeccanica, anatomia e fisiologia del soggetto. La fantasia in questo caso la fa da padrona! Questo non significa che le macchine non continuino ad avere una certa importanza nell'allenamento e nella riabilitazione, né che grazie all'allenamento funzionale si riescano ad ottenere risultati strabilianti. Per esempio, a dispetto del nome, per allenare i movimenti specifici di un determinato sport, bisogna fare ESATTAMENTE i movimenti tipici di quello sport. In parole povere: bisogna esercitarsi praticando lo sport in questione, non c'è esercizio alternativo che tenga, funzionale o meno. Quindi, in questo caso specifico, parleremo di allenamento funzionale applicato alla prevenzione degli infortuni e dei sovraccarichi generati dai gesti sportivi pur considerando che i gesti sportivi non sono funzionali. Ritengo tutti gli attrezzi semplici e complessi, di fortuna e fantasia adatti all’allenamento funzionale a seconda del soggetto considerato. Possiamo quindi dire che è la corretta applicazione che determina la loro collocazione nel functional training . Anatomia fisiologica, biomeccanica e tecniche di utilizzo forniscono una seria preparazione all’allenamento funzionale.

Lo scopo dell’allenamento non è quello di allenare il singolo muscolo o la singola caratteristica, ma movimenti complessi che includono in sé molteplici abilità.

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Prof. Davide Antoniella Diplomato ISEF e Preparatore Atletico Personal Trainer



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LA CARNOSINA La carnosina, da un punto di vista chimico, è costituita da due aminoacidi (è un dipeptide): alanina ed istidina a formare la Nß-alanil-L-istidina. Questa sostanza ha proprietà sia antiossidanti che tamponanti (cioè è in grado di contrastare la riduzione del pH intracellulare ad opera dell’acido lattico). I ricercatori nel campo dello sport, si sono messi a studiare più approfonditamente questa molecola quando è stata evidenziata la sua presenza esclusivamente nei muscoli (soprattutto di cavallo, cane, uomo) e nel cervello. In particolare i muscoli con una quantità maggiore di fibre bianche a rapida contrazione (dove il metabolismo anaerobico gioca un ruolo molto importante) ne contengono in quantità superiore rispetto ai muscoli a fibre rosse e quindi più adatte ad un lavoro aerobico ed ossidativo. Sia nel mondo terrestre che acquatico, esistono animali che ci illuminano sull’importanza dell’effetto tamponante della carnosina: 1) il levriero ed il cavallo purosangue da corsa sono capaci di esprimere potenze elevate durante lo sforzo fisico, pur risentendo in maniera irrilevante dell’alta quantità di acido lattico prodotto dall’attività del tipo di fibre muscolari coinvolte (prevalentemente fibre bianche veloci); 2) i mammiferi acquatici come la balena che, a causa del loro habitat sono costretti (e quindi geneticamente predisposti) a lunghe ipossie (in carenza di ossigeno), situazione che predispone ad una elevata produzione di acido lattico con conseguente acidosi metabolica che in questo caso è ovviata dalla presenza della carnosina.

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La stessa molecola è presente anche nell’uomo, seppur in quantità limitata, atta a giustificare la limitazione delle prestazioni ed il precoce affaticamento quando vengono svolte attività intense con caratteristiche anaerobiche lattacide (scarsa quantità di ossigeno e produzione di acido lattico). Si è scoperto che l’effetto tampone della carnosina è realizzato grazie alla sua particolare struttura chimica e più specificatamente alla presenza dell’anello di imidazolo. Ma come funziona effettivamente? Abbiamo detto che durante uno sforzo con caratteristiche anaerobiche, l’ossigenazione dei muscoli scheletrici non avviene in maniera adeguata e quindi si ha un accumulo di acido lattico e ioni idrogeno (H+). Questo continuo aumentare dell’acidità, non prontamente tamponata, può portare in breve tempo all’affaticamento muscolare. Questo perché la relativa ipossia instauratasi, non permette il compimento del completo processo del metabolismo aerobico che dal glucosio ci porta ad ottenere acqua ed anidride carbonica. Conseguentemente non si ha una produzione sufficiente di ATP provocando una diminuzione delle contrazioni del muscolo scheletrico e della prestazione. La carnosina agisce catturando l’atomo di idrogeno dell’acido lattico consentendone la riconversione in acido piruvico per la produzione di nuova energia, il tutto consentendo il tamponamento del pH muscolare che altrimenti si abbasserebbe repentinamente. Questo permette anche una resintesi di maggior ATP che sarà


numero 18 / 2015

disponibile per far avvenire una quantità superiore di contrazioni muscolari ritardando il più possibile il senso di affaticamento locale. Inoltre si può determinare un miglior impiego metabolico della fosfocreatina aumentando l’efficacia di una concomitante integrazione di creatina. L’assunzione esogena di carnosina, è risultata essere efficace nel migliorare le prestazioni di quegli sport che implicano metabolismi lattacidi (particolari fasi di corse ciclistiche; allenamenti con carichi che consentano di effettuare 15-20 ripetizioni; sprint da 200-400 mt; ecc.).

malattie croniche. La carnosina, non viene solo depositata nei muscoli scheletrici dopo averla assunta con l’alimentazione e/o l’integrazione, ma è anche sintetizzata, in quanto la sua azione antiossidante è determinante per proteggere le membrane cellulari costituite in preponderanza da acidi grassi polinsaturi (quindi maggiormente attaccabili e deteriorabili da parte di sostante ossidanti), consentendo una migliore funzionalità delle medesime con conseguente vantaggio per tutti gli scambi metabolici (per lo sportivo significa migliore rifornimento di substrati energetici e plastici a livello dei muscoli scheletrici, più veloce eliminazione dei prodotti tossici e dei metaboliti di scarto e un migliore recupero e sintesi muscolare). La conferma della capacità antiossidante, anche indiretta, della carnosina è stata avallata da dati che indicano che, in carenza di vitamina E, questo dipeptide viene “consumato” in quantità maggiore a livello muscolare. La carnosina, è capace anche di inibire l’ossidazione delle LDL (colesterolo cattivo: si è visto che nell’insorgenza di patologie cardiovascolari, è quasi più importante la quantità di LDL ossidato piuttosto che la quantità assoluta) e l’induzione sperimentale del tumore al seno da parte dei metaboliti dell’antracene in animali alimentati in carenza di vitamina E. Studi scientifici che ci mostrano le importanti capacità della carnosina che quindi può essere adottata come un valido antiossidante dietetico. Una terza funzione della carnosina, è quella di protagonista nell’attivazione della ATP-asi miosinica, un enzima che permette una più rapida liberazione di energia ed una migliore contrattilità delle miofibrille. Recenti studi hanno dimostrato che l’ingestione orale cronica della β-alanina può elevare notevolmente (fino al 80%) il conte-

L’assunzione esogena di carnosina, è risultata essere efficace nel migliorare le prestazioni di quegli sport che implicano metabolismi lattacidi

E per quanto riguarda le proprietà antiossidanti? La carnosina è in grado di ridurre la perossidazione lipidica del reticolo sarcoplasmatico. Questa funzione antiossidante è legata alla sua capacità di chelare i metalli di transizione e di svolgere la funzione di scavenger nei confronti di alcuni radicali liberi: a) la carnosina chela sia il rame che il ferro; b) la carnosina riesce ad inattivare i radicali idrossilici (molto pericolosi) prodotti dalla reazione tra l’acqua ossigenata (H2O2) e ferro con radiazioni ionizzanti; c) la carnosina è capace di inattivare l’ossigeno singoletto, ma non è in grado di reagire con il radicale superossido. L’assunzione di carnosina, richiede la copresenza di vitamine A,C,E, anch’esse note come ottimi antiossidanti. Vediamo come per gli sportivi sia utile anche questa azione antiossidante, in quanto previene il danno tissutale indotto dall’allenamento, aiuta e velocizza il recupero muscolare e permette lo smaltimento e l’inattivazione dei radicali liberi prodotti durante l’esercizio fisico ed imputati dell’invecchiamento tissutale e di

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L’Accademia del Fitness nuto di carnosina del muscolo scheletrico umano. È interessante notare che, quando il muscolo ha livelli adeguati di carnosina, si verificano miglioramenti nelle prestazioni in esercizi ad alta intensità in individui sia non allenati che allenati. Sebbene la carnosina non sia coinvolta nelle classiche vie metaboliche della sintesi dell’adenosina trifosfato (ATP) questi risultati suggeriscono un importante ruolo del dipeptide nell’omeostasi energetica delle cellule. Nelle donne la quantità di carnosina contenuta nella muscolatura è più bassa rispetto agli uomini ed inoltre diminuisce con l’età in entrambi i sessi. Nei vegetariani i livelli di carnosina sono probabilmente più bassi. Nei velocisti d’elite si ritrovano alti livelli di carnosina, questo è un fattore importante per il metabolismo coinvolto nella loro disciplina e non si sa precisamente se è più legata ad una questione genetica oppure come conseguenza di tutti gli anni di allenamento specifico ed ad alto livello.

Concludendo: purtroppo il fattore limitante la diffusione di questa molecola come integratore nello sport (e perché no nella vita di tutti i giorni soprattutto per quelle persone attive e magari stressate), è l’alto costo di produzione che si ripercuote su quello di vendita anche in relazione alla quantità utile di assunzione. Quest’ultima, infatti, varia da un minimo di 400mg fino a 5 gr al giorno in base alle esigenze, allo stile di vita, al peso corporeo, ecc. (ricordatevi sempre che prima di assumere un qualsiasi prodotto, dovreste parlarne col vostro medico curante). L’assunzione può essere effettuata 30-60 minuti prima della prestazione atletica oppure anche nei giorni precedenti la gara (una specie di “carica di carnosina”) in modo di aumentare la concentrazione di carnosina nei muscoli scheletrici. Io ho dato delle indicazioni che non dovete prendere come vangelo, infatti dico sempre che ogni individuo è geneticamente diverso dagli altri, per cui ci sarà qualcuno che avrà risultati eccezionali col minimo di integrazione, altri che avranno risultati buoni con la giusta quantità per le loro caratteristiche e sportivi che invece non avranno risultati pur integrandosi. Perciò la morale è sempre la stessa: fate una buona visita generale comprendente esami ematochimici di laboratorio e se non avete patologie che non vi consentono l’assunzione dell’ integratore alimentare che volete provare (come pure una particolare alimentazione o l’esecuzione di sforzi fisici intensi o altro: in poche parole se godete di ottima salute psico-fisica) procedete a piccoli passi personalizzando l’integrazione ed osservando la risposta del vostro fisico in modo da ottenere i massimi benefici con la minima quantità.

Nei velocisti d’elite si ritrovano alti livelli di carnosina, questo è un fattore importante per il metabolismo coinvolto nella loro disciplina

Ma la carnosina esogena, da dove proviene? La carnosina, viene assorbita intatta attraverso uno specifico meccanismo di trasporto a livello del piccolo intestino. In seguito, è trasportata nel torrente ematico a livello dei tessuti periferici o idrolizzata a ß-alanina ed istidina dall’enzima carnosinasi presente nel sangue, fegato e rene (quest’ultimo sembra il maggior responsabile per il catabolismo e l’escrezione del dipeptide). Ammettendo un’introduzione dietetica di 0,05-0,25 gr di carnosina per un’alimentazione comprendente 100 gr di carne di manzo, maiale o pollo, sono tuttavia ancora incerti i dati quantitativi del suo assorbimento, trasporto, distribuzione e catabolismo. Naturalmente, alcune modificazioni delle abitudini alimentari, dello stile di vita, nell’assunzione di integratori alimentari, possono condizionare la concentrazione di carnosina muscolare. Per quanto riguarda il suo contenuto nelle specie animali, esso varia in relazione al tipo di muscolo considerato ed analizzato. Come ribadito precedentemente, sono i muscoli con alta percentuale di fibre bianche che contengono maggiori quantità di questo dipeptide; ciò è confermato dalla presenza di una quantità di carnosina sei volte superiore nel petto di pollo (2,7gr/kg) rispetto alla coscia (0,5gr/kg). Anche le carni di maiale(2,8gr/ kg), tacchino, manzo (1,5gr/kg) contengono una buona quantità di carnosina, al contrario del salmone che ne è quasi privo. La cottura non ha un’influenza significante sulla concentrazione di questa molecola nel cibo. Una carenza dell’aminoacido istidina in una dieta sperimentale, porta ad una riduzione della concentrazione di carnosina a livello muscolare, mentre una supplementazione dietetica dell’1% di istidina, non incrementa la carnosina presente nei muscoli ma può aumentarne la presenza a livello epatico; una supplementazione dietetica col 5% di istidina, è invece capace di incrementare di ben 2,8 volte la carnosina muscolare.

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LA MODULAZIONE FISIOLOGICA DELLA CARENZA DI OSSIGENO A LIVELLO CELLULARE

Oltre l’integrazione: la rivoluzione antiossidante La matrice extracellulare può essere definita come un complesso stabile ma dinamico di macromolecole disposto intorno alla maggior parte delle cellule dell’organismo a costituire un’ordinata intelaiatura tridimensionale. Se la cellula corrisponde agli spazi vuoti del sughero, come osservò Robert Hooke con un classico paragone dal quale trasse l’origine stesso del termine di cellula come “piccola cella”, la matrice extracellulare è proprio il sughero. Con l’enorme differenza che mentre il sughero è materia inerte, la matrice è sede di importanti fenomeni vitali. Infatti, quando si afferma che gli organismi superiori sono costituiti da cellule, molto spesso ci si dimentica che tra queste esiste una matrice extracellulare, il cui peso secco è addirittura superiore a quello di tutte le corrispondenti cellule messe insieme. La matrice extracellulare assume composizione diversa a seconda delle specie. Per esempio, nelle piante, essa è composta principalmente di cellulosa mentre negli artropodi e nei funghi è costituita prevalentemente da chitina. Nell’uomo la matrice extracellulare deriva dal mesenchima, il connettivo embrionale non ancora differenziato che, in una fase molto precoce dello

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sviluppo, si dispone tra l’ectoderma e l’endoderma per dare origine, in seguito, ai tessuti trofoconnettivali e muscolari. Taluni AA utilizzano il mesenchima come sinonimo di tessuto connettivo o, addirittura, di matrice, per sottolinearne, appunto, la specifica origine embrionale. A partire dalla fine dell’epoca embrionale, comunque, la matrice extracellulare assume una ben precisa struttura, assimilabile ad un colloide, di norma non calcificato, nella cui fase acquosa sono disperse fibre (collagene, reticolari ed elastiche) e macromolecole di natura essenzialmente polisaccaridica (glicosamminoglicani) e proteica (proteoglicani e glicoproteine). In generale, le fibre collagene costituiscono l’intelaiatura tridimensionale di supporto dell’intera matrice, quelle reticolari formano una trama più fine intorno ai piccoli vasi sanguigni o all’interno dello stroma degli organi, mentre quella elastiche, infine, conferiscono la proprietà meccanica della distensibilità. I glicosamminoglicani, da soli o associati ad un core proteico, come proteoglicani, riempiono gli spazi lasciati liberi dall’impalcatura fibrosa e, inglobando notevoli quantità di acqua, agiscono da efficaci “shock adsorber” (a questo complesso fortemente


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La matrice extracellulare, non svolge solo una funzione strutturale di sostegno, conferendo agli organi forma e consistenza, ma protegge anche le cellule dai traumatismi

idrofilo corrisponde la cosiddetta “sostanza fondamentale” dell’istologia classica). Particolari glicoproteine, dette di “adesione”, consentono specifiche interazioni tra le diverse componenti della matrice extracellulare e tra queste e le cellule. Inoltre, in corrispondenza del polo basale di alcune cellule specifiche, generalmente adibite a funzioni di rivestimento e di protezione, quali le cellule epiteliali e quelle endoteliali, la matrice assume un aspetto decisamente compatto adattandosi ad una funzione prevalentemente strutturale, di sostegno, costituendo le cosiddette membrane basali, ove predomina la componente proteica. Infine, sono riconducibili a specializzazioni della matrice le strutture di adesione interposte fra cellule epiteliali adiacenti (giunzioni serrate o occludenti, giunzioni ancoranti e gap junction). Secondo le più recenti acquisizioni della biologia cellulare e della biochimica, la matrice extracellulare, infatti, non svolge solo una funzione strutturale di sostegno, conferendo agli organi forma e consistenza, ma protegge anche le cellule dai traumatismi. Inoltre, grazie alla sua particolare natura di gel fortemente idratato, consente un flusso incessante di molecole (nutrienti, mediatori chimici, farmaci e sostanze di rifiuto) tra il compartimento ematico e quello cellulare, facilitando la comunicazione fra le cellule e, ove previsto, orientandone la migrazione in risposta a specifici stimoli lungo ben precise direzioni. In particolare, l’interazione tra le cellule e componenti specifiche della matrice genera una serie complessa di segnali implicati nella

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regolazione della crescita, della differenziazione, dell’adesione e della motilità cellulare. Non sono, poi, da trascurare alcune specifiche funzioni quali, ad esempio, la lubrificazione delle superfici articolari o dei visceri nelle grandi cavità sierose (pleure, pericardio e peritoneo) e, soprattutto, la compartimentalizzazione dei tessuti grazie alle membrane basali. Infine, la matrice extracellulare è la sede dove hanno luogo i processi reattivi, quali l’infiammazione e la risposta immunitaria, la riparazione delle ferite e l’accumulo di grasso e di altre sostanze nocive o non più utili. “Una essenziale proprietà dell’Interstizio di Comel, studiata da Stagnaro S. clinicamente con la Semeiotica Biofisica, a partire dal 1988 (1-5), ma tuttora poco conosciuta agli Autori e quindi ai Medici, è quella di intervenire sulla Vasomozione Microcircolatoria, svolgendo un ruolo centrale nella visco-elesticità dell’interstizio. Infatti, i glucosaminoglicani interstiziali, e specialmente le tre forme di Acido Jaluronico, fisiologicamente trattengono H2O e regolano il rapporto free water/bound water, partecipando attivamente alla distensibilità e contrattilità micro-vascolo- parietale durante l’attività del “cuore periferico”, secondo C. Allegra, rappresentato dalle piccole arterie e arteriole di Hammersen. A questo punto è utile pensare alla dinamica della vasomozione nell’unità micro-vascolo-tessutale del Fegato Steatosico, caratteristicamante alterata! In realtà, la fisiologica vasomotility e la conseguente vasomotion sono essenziali per la con-


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PROGRAMMA

ALIMENTARE ■ ANTROPOMETRIA: misurazioni - plicometria ed impedenziometria ■ Biochimica ed endocrinologia dell’alimentazione ■ Alimentazione nell’attività fisica ■ Diete del Fitness: Gruppi sanguigni - Mediterranea Metabolica - Paleodieta - Warrior Diet - Dieta Zona ■ DietaCOM® e dimagrimento localizzato ■ Integrazione alimentare ■ Intolleranze ed allergie alimentari - I Prebiotici ■ Le teorie dell’invecchiamento ■ La discordanza evolutiva ■ Genetica ed epigenetica ■ Alimentazione Antiaging : alimentazione ed integrazione antinfiammatoria, antiossidante e antiglicante ■ Programmazione neurolinguistica : l’aspetto motivazionale

SEDE: PARMA DATE: 5-6 dicembre / 16 gennaio / 20 febbraio 19 marzo / 16 aprile ESAME (con e senza frequenza): 11 giugno 2016 Accademia Funzionale del Fitness - Wellness - Antiaging Tel. 0521.1682083 - Fax 0521.294971 accademia-affwa@libero.it

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L’Accademia del Fitness servazione della normale struttura/funzione dei sistemi biologici». Con l’avanzare degli anni, la matrice extracellulare, per effetto anche dello stress ossidativo, perde progressivamente la sua integrità morfo-funzionale. Così gli scambi metabolici si rallentano, la comunicazione tra le cellule viene compromessa e i residui tossici delle attività cellulari si accumulano innescando un pericoloso circolo vizioso che accelera i segni dell’invecchiamento. La pelle che è l’organo più sensibile alle alterazioni della matrice extracellulare, diventa atrofica e sottile a causa della disidratazione. Le articolazioni, a causa della riduzione delle capacità lubrificanti della sostanza intercellulare, perdono progressivamente la loro funzionalità con frequente insorgenza di rigidità ed anchilosi. Il processo di riparazione tissutale, data anche la difficoltà di comunicazione tra le cellule e i ridotti scambi metabolici, viene notevolmente rallentato con accumulo di sostanze lesive o non più utili. Le cellule risentono immediatamente delle alterazioni della matrice riducendo la loro capacità di assimilare i nutrienti ma anche di reagire all’azione dei farmaci ai normali dosaggi, con potenziali rischi da iperdosaggio. In soggetti predisposti, inoltre, la perdita improvvisa o graduale delle proprietà biochimiche e funzionali della matrice facilita l’insorgenza o aggrava condizioni croniche e degenerative a carico di tutti gli organi. Tra queste sono da segnalare i processi degenerativi cronici a carico delle articolazioni ma anche quelli conseguenti alla compromissione delle strutture di rivestimento delle grandi cavità corporee, che poggiano sulle membrane basali, quali i vasi sanguigni (con predisposizione all’aterosclerosi), le mucose respiratorie gastrointestinali e genitourinarie che diventano più sensibili all’azione di inquinanti esterni (con conseguente insorgenza di allergie, infezioni, fenomeni di autoimmunità). Infine, il trasporto degli ormoni e dei neurotrasmettitori diviene inefficiente e la sensibilità cellulare ad essi si riduce, facilitando l’insorgenza dell’ipotiroidismo, del diabete mellito, ecc. Appare evidente che qualsiasi forma di integrazione nutrizionale non può non tener conto delle singolari proprietà morfo-funzionali e biochimiche della matrice cellulare. L’ossigeno è a ragione considerato – almeno negli organismi aerobi, che sono poi le forme di vita prevalenti sul nostro Pianeta – l’elemento vitale per eccellenza. Esso, infatti, accettando nel corso del metabolismo terminale gli equivalenti riducenti estratti dai vari nutrienti, consente di generare, attraverso la fosforilazione ossidativa, l’adenosintrifosfato, indispensabile per tutte le funzioni cellulari (metabolismo, accrescimento, riproduzione, movimento, etc.). Persino in forma radicalica, l’ossigeno gioca un ruolo determinante nei processi vitali, contribuendo, nelle specie più evolute, alla difesa contro microrganismi patogeni (virus e batteri). E’ evidente che un’alterata biodisponibilità di questo prezioso elemento, specialmente se intensa e/o protrat-

ta nel tempo, avrà conseguenze deleterie sulle funzioni dell’intero organismo. Nell’Uomo, in particolare, quando la pressione parziale di ossigeno (una misura della concentrazione del gas) scende, nel sangue arterioso, al di sotto del valore soglia di 60 mm Hg, i tessuti vanno incontro ad una condizione definita “ipossia”. Responsabili di quest’ultima possono essere una riduzione dell’ossigeno disponibile nell’aria inspirata (ipossia ipossica), un aumento dell’estrazione del gas da parte dei tessuti per rallentamento della velocità di circolo (ipossia stagnante), una riduzione della quantità totale di emoglobina circolante funzionalmente attiva (ipossia anemica) o, infine, un blocco, generalmente iatrogeno, della fosforilazione ossidativa (ipossia istotossica). Qualunque sia la causa, l’ipossia si accompagna ad uno stato di sofferenza tissutale, spesso subdolo, in quanto difficilmente riconoscibile, data l’aspecificità della sintomatologia (astenia, cefalea, mancanza di concentrazione, etc.). Infatti, solo quando la ridotta disponibilità di ossigeno diviene cronica, essa dà segni in qualche modo patognomonici (pallore, fragilità ungueale, crescita stentata dei capelli etc.). Fino alla metà degli anni ‘50 si riteneva che l’ipossia fosse l’unico evento indesiderato in qualche modo riconducile ad un alterato “metabolismo” dell’ossigeno. In realtà, studi relativamente recenti hanno dimostrato che anche l’aumento della disponibilità dell’elemento – iperossia – può essere pericoloso, in quanto fa aumentare la probabilità di generare in maniera incontrollata specie chimiche altamente reattive, quali il radicale idrossile ed

L’ossigeno è a ragione considerato – almeno negli organismi aerobi, che sono poi le forme di vita prevalenti sul nostro Pianeta – l’elemento vitale per eccellenza

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numero 18 / 2015 il perossido di idrogeno, di cui è ampiamente noto il potenziale istolesivo. E’ ancora più recente la dimostrazione che fluttuazioni della pressione parziale di ossigeno – ossia abbassamenti del livello del gas nei tessuti seguiti da altrettanti innalzamenti – possono risultare pericolose almeno quanto l’ipossia o l’iperossia. Un fenomeno del genere, noto come ischemia-riperfusione, si verifica allorché il sangue affluisce copioso lungo un vaso in precedenza sede di un transitorio ostacolo – funzionale (es. spasmo con successiva dilatazione) o meccanico (es. trombosi con successiva lisi del coagulo) – alla circolazione. Fenomeni di ischemia-riperfusione avvengono fisiologicamente, allorché parti più o meno estese del nostro corpo sono sottoposte a fasi di compressione-decompressione (es. passaggio da una prolungata posizione seduta alla stazione eretta), oppure in condizioni francamente patologiche, come nelle ischemie d’organo e nella cosiddetta apnea notturna, ovvero per effetto indesiderato di specifici trattamenti (es. trapianti d’organo, interventi di by-pass, etc.). In tutti questi casi la transitoria ipossia provoca, attraverso un complesso meccanismo che vede implicati il calcio ed alcune proteasi, la conversione dell’enzima xantina deidrogenasi in xantina ossidasi. Quest’ultima, nel momento in cui la pressione parziale di ossigeno ritorna alla norma, utilizza il prezioso gas per produrre specie chimiche altamente reattive, quali il radicale idrossile e il perossido d’idrogeno, in definitiva responsabili delle lesioni

tissutali da riperfusione. Da questo punto di vista, il fenomeno della ischemia-riperfusione è uno dei fattori primari responsabili del cosiddetto stress ossidativo, con ciò intendendosi uno squilibrio fra la produzione e l’eliminazione di radicali liberi. A tal proposito, evidenze sperimentali dimostrano che è possibile prevenire il danno da ischemia-riperfusione attraverso la presomministrazione di antiossidanti. Appare chiaro da quanto sopra esposto che il mantenimento di un livello costante di ossigenazione tissutale – pur nei limiti della variabilità dettata dalla richiesta metabolica – è una condizione assolutamente indispensabile per una corretta funzionalità cellulare. Di ciò bisogna tener conto quando si vuol correggere uno stato di ipossia. In questa condizione, infatti, una somministrazione di ossigeno al di sopra di quella effettivamente richiesta può provocare la trasformazione parziale delle molecole del gas in radicali liberi istolesivi. E’ ampiamente noto, al riguardo, il nesso di causalità effettiva tra iperossia e fibroplasia retrolenticolare nei neonati ipossici. Ciò perché l’ossigeno, gas vitale per eccellenza, può trasformarsi, in determinate condizioni, in un vero e proprio killer cellulare. Prof. Mauro Miceli Docente Aggregato Scienze Laboratorio Biomediche Polo Biomedico Università Di Firenze U.F. Chimica Degli Alimenti Lab Sanità Pubblica - Firenze

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AGMATINA:

È SOLO UN SEMPLICE INTEGRATORE? Il mercato degli integratori è spesso un sovrapporsi di nuove sostanze di cui i produttori promettono e garantiscono l’efficacia; molte volte si tratta di integratori privi di un fondamento scientifico mentre altri si basano solo sui risultati di ricerche e sperimentazioni effettuate su cavie animali, senza alcuna trasposizione sperimentale sull’uomo. Il mondo degli integratori vive, soprattutto oggi, di una continua sovrapposizione di nuovi prodotti naturali o di sintesi che promettono di soddisfare le carenze dei vari macro e micronutrienti o di promuovere effetti salutistici o a volte ergogenici. Voglio premettere che nel mondo complesso dell’integrazione esistono ottimi prodotti efficaci ed a volte essenziali, tuttavia è necessario sempre rivolgersi ad un professionista per essere indirizzati verso la scelta corretta. Spesso si riscontra una controproducente esposizione mediatica che influenza il pubblico neofita che si avvicina al mondo del wellness o dello sport e che è indotto a pensare di trovare nell’integrazione la “pillola magica” che lo aiuterà ad aumenta-

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re le proprie capacità atletiche o ad avere una migliore composizione corporea ignorando, a volte, altri aspetti come l’alimentazione l’esercizio fisico ed il riposo. Buona parte dei nutrizionisti concordano sul fatto che gli integratori debbano essere consigliati, nei casi in cui l'organismo abbia un'effettiva carenza di determinati elementi o sostanze; non sono dunque sostanze curative, ma servono a integrare una normale dieta, completandola nei casi di aumentato reale fabbisogno. Altri Nutrizionisti (e fra questi mi inserisco anch’io) preferiscono avere un approccio più flessibile e considerare che nel mondo dell’integrazione esistono prodotti con proprietà curative o preventive; pensiamo ad esempio al Picnogenolo, ai Curcuminoidi, o anche all’uso oramai comune della vitamina D, del Calcio e del Magnesio nel contrasto ai processi di demineralizzazione ossea che portano poi spesso, in età menopausale all’osteoporosi. Alcuni integratori con dimostrata efficacia hanno come base



L’Accademia del Fitness molecole coinvolte nella ricerca scientifica sperimentale che si occupa di studiare e capire il meccanismo di una determinata malattia il cui impatto sociale è rilevante, basti pensare alle malattie cardiovascolari come infarto, ischemie e ictus. Voglio parlarvi proprio di uno di questi: l’agmatina. Si tratta di un amminoacido prodotto dalla decarbossilazione dell’arginina. L’agmatina, sulla base di studi sugli animali, ha dimostrato avere un potenziale nello sviluppo di nuovi integratori. Scoperto più di 100 anni fa dal premio Nobel Albrecht Kossel ma individuato nell’uomo solo dal 1994, è uno dei composti più nuovi e più promettenti nel settore della nutrizione sportiva e della medicina antiaging. Ma è davvero così? Entrato in scena sul mercato mondiale degli integratori, da qualche anno, al di là di quanto promette, non ha ancora raggiunto la popolarità di altri suoi simili. Vediamo, quindi, quali potrebbero essere i motivi tali per cui questa molecola possa rappresentare un efficace integratore, cercando di metterne in luce quanto la ricerca scientifica abbia prodotto a riguardo. Voglio precisare che in Italia integratori il cui principio attivo è rappresentato dall’agmatina non sono stati ancora autorizzati e che l’approfondimento redatto in questo articolo è puramente informativo e mirato a esporre quello che la ricerca scientifica ha finora dimostrato sulle potenzialità di questa molecola e sulla sua reale utilità. L’agmatina è una amina biogena prodotta anche dai neuroni del

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sistema nervoso centrale ed immagazzinata in vescicole sinaptiche, dove viene incamerata per poi essere rilasciata per depolarizzazione e successivamente inattivata dall'enzima agmatinasi. Nel cervello umano, l'agmatina sembra agire come neuromodulatore e neurotrasmettitore e, in modelli sperimentali, ha dimostrato avere interessanti effetti neuroprotettivi. L’agmatina endogena viene prodotta in risposta a condizioni di stress e o infiammazione. Presenta delle affinità per diversi recettori transmembrana, presentando capacità antagoniste e quindi bloccanti per recettori come quelli che attivano la nitrossido-sintetasi che produce l'ossido nitrico (NO). Quindi, l'agmatina sembrerebbe inibire la sintesi di ossido nitrico, ma nonostante ciò sembra comunque possedere effetti vasodilatatori ed ipotensivi. Questo amminoacido si lega ai recettori delle imidazoline favorendo il rilascio di ormoni peptidici come l’ormone della crescita e l’ormone LH che a sua volta stimola la liberazione di testosterone; inoltre sembra essere coinvolta anche nel favorire il rilascio di catecolammine e dell’ormone insulina. Gli effetti dell’agmatina includono anche azioni antiepilettiche, anti neurotossiche e antidepressivo-simili, sperimentate solo su animali e non ancora sull’uomo. Iniezioni intraperitoneali di agmatina in cavie hanno suscitato anche cambiamenti comportamentali ansiolitici in risposta a stati acuti di stress definendo



L’Accademia del Fitness l’agmatina un neuromodulatore endogeno dello stress mentale. Sappiamo, dalla ricerca animale, che la più alta concentrazione di agmatina è stata trovata all’interno dell’ippocampo e della corteccia prefrontale, aree associate con l’apprendimento e la memoria, dove quindi potrebbe avere un ruolo. Riassumendo, l’agmatina endogena presenta le seguenti capacità: • Inibisce la produzione di Ossido Nitrico ma tuttavia favorisce attraverso altri meccanismi la vasodilatazione • Favorisce il rilascio di ormoni come GH, LH,ed insulina; tutti ormoni anabolizzanti • Migliora la filtrazione glomerulare • Interviene positivamente in condizioni di stress ed infiammazione • Migliora la condizione “mentale” in risposta allo stress determinando un miglioramento dell’umore agendo con meccanismi indipendenti dalla serotonina, principale ormone coinvolto negli stati umorali. Ma perché i produttori di integratori pubblicizzano i prodotti a base di agmatina come il nuovo “Booster dell’ossido nitrico” se in realtà l’agmatina endogena sembra essere un inibitore della sintesi ossido nitrico? Sappiamo come l’ossido nitrico aiuti il nostro organismo nella vasodilatazione dandoci la capacità di fornire più sangue, ossigeno e sostanze nutritive alle nostre cellule muscolari. In questo modo, permettiamo al nostro corpo di recuperare più velocemente, e quindi di far crescere più rapidamente i nostri muscoli. Sappiamo che sono gli integratori a base di L-Arginina ed alcuni suoi intermedi di reazione (ornitina, citrullina), ad essere utilizzati a tale scopo poiché questo amminoacido è coinvolto direttamente nella produzione dell’ossido nitrico. Abbiamo appena detto che in realtà l’agmatina endogena blocca la sintesi di ossido nitrico, tuttavia l’assunzione di questo amminoacido potrebbe svolgere una funzione paradossalmente inversa favorendo la sintesi di ossido nitrico, bloccando la trasformazione endogena dell’arginina in agmatina. Infatti la presenza di agmatina esogena, con un meccanismo a feedback, andrebbe ad inibire l’enzima coinvolto nella sintesi di agmatina endogena a partire dall’arginina implementando la biodisponibilità di quest’ultima che può essere utilizzata per la produzione di ossido-nitrico. Gli stessi produttori di integratori pubblicizzano, forse in modo improprio, il benefico effetto che deriva dall’assunzione dell’agmatina sul rilascio dell’insulina e quindi sulla gestione del glucosio ematico. Che l’agmatina endogena determini tali effetti è dimostrato, tuttavia non esiste una equivalenza di effetti da parte di agmatina esogena se non in pochi esperimenti eseguiti sui topi.

Parliamo ora degli effetti probabili dell’agmatina nel rilascio di ormone LH e quindi della capacità di aumentare il rilascio di testosterone. L’agmatina può stimolare il rilascio ipofisario di ormone luteinizzante (LH), è stato dimostrato come la somministrazione di agmatina intracerebroventricolare abbia rapidamente aumentato il rilascio di LH in ratti in cui si era praticata ovariectomia.Questi studi implicano che l’agmatina, può servire come un neurotrasmettitore eccitatorio nel controllo ipotalamico della liberazione di LH e quindi di testosterone, ma necessitano ancora molti altri studi per confermare l’effetto “Testo-Booster”. Inoltre le vie di somministrazione e il dosaggio dell’agmatina in tali esperimenti sono poco compatibili con una classica integrazione. Vi è attualmente un grande interesse nel potenziale terapeutico dell’agmatina, per varie malattie. Recenti studi clinici hanno dimostrato che l’assunzione orale di solfato agmatina fornisce un sicuro ed efficace trattamento rispetto alle terapie classiche, per il dolore neuropatico a breve termine. L'agmatina è una molecola ancora poco conosciuta e poco studiata; non sono noti effetti collaterali legati alla sua assunzione ma nei topi, l'agmatina ha dimostrato di aumentare l'apporto calorico e la preferenza dietetica per i carboidrati, ciò potrebbe facilitare un aumento indesiderato dell'appetito, e quindi del peso. Sicuramente l’agmatina risulta avere moltissime potenzialità che tuttavia dovrebbero essere confermate da ulteriori ricerche. Quindi alla luce di quanto oggi è disponibile da parte della ricerca scientifica il mio consiglio è quello di attendere ulteriori dati e di affidarsi ad integratori di riconosciuta efficacia e consigliati da un esperto.

Nel cervello umano, l'agmatina sembra agire come neuromodulatore e neurotrasmettitore, ed in modelli sperimentali ha dimostrato avere interessanti effetti neuroprotettivi

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Dott. Antonio Polito Biologo Nutrizionista ® DietaCOM Advisor - Antiaging Advisor



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LA BIOTIPIZZAZIONE DELL’INDIVIDUO:

FENOTIPO O GENOTIPO?

Il corpo umano è come un libro aperto. Il carattere, l’aspetto, gli atteggiamenti, il modo di muoversi, raccontano la storia di ogni individuo. Ma oltre alla semplicità di un gesto e all’oggettività di una forma fisica, c’è qualcosa che caratterizza ogni uomo, un fardello che deve portarsi dalla nascita per tutto il viaggio della sua vita: la genetica. Già Ippocrate, nel 400 a.C intuì dalla sua esperienza che “qualcosa” era in grado di determinare la costituzionalità di ciascun individuo ; dagli studi che egli condusse in merito venne delineato un criterio di classificazione che ha rappresentato la spinta propulsiva per lo sviluppo e l’implementazione della branca specifica della medicina oggi rappresentata dalla biotipologia. La biotipologia si occupa della classificazione e dello studio dei tipi di costituzione ed esamina i rapporti esistenti tra caratteristiche morfologico-funzionali e stati patologici a cui i diversi tipi costituzionali sono predisposti. Esistono diverse scuole di classificazione, ma tutte riconoscibili sotto l’aggettivo di biotipi, biotipi costituzionali, morfotipi, o somatotipi.

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La classificazione biotipologica maggiormente diffusa è la scala di classificazione di Sheldon, psicologo e medico statunitense che condusse i suoi studi nella prima metà del ‘900, su un gruppo di 4.000 studenti dell’università del Ivy League. Sheldon analizzò 4.000 modelli fotografici, sottoponendo i suoi pazienti ad interviste approfondite che gli permettevano di inquadrare il soggetto in una determinata scala di temperamento. Così, basandosi sui mezzi che aveva a disposizione, Sheldon arrivò a distinguere tre scale fisiche essenziali: ectomorfia (muscoli e arti lunghi e sottili, ridotto accumulo di grasso), mesomorfia (ossa di medie dimensioni, tronco solido, bassi livelli di grasso corporeo, spalle larghe e vita stretta) ed endomorfia (aumentato deposito di grasso, vita larga e struttura ossea robusta), ed aggiunse che i biotipi puri sono rari ma ciascun soggetto in base a delle prevalenze specifiche può essere introdotto all’interno di una specifica categoria. I suoi dati furono sostenuti e condivisi dai più grandi antropologi, biotipologi e psichiatri del tempo e furono raccolti in un


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Buone prestazioni, energia, la vitalità necessaria ad affrontare le sfide che la vita ci pone di fronte o gli obiettivi che abbiamo dato a noi stessi, passano dall'alimentare il “motore” che ci spinge nella maniera più idonea. I dati che ci fornisce questo test costituiscono sicuramente u n ' i n d i c a z i o n e fondamentale sulla correttezza delle nostre scelte dietetiche e integrative.

Minerali, vitamine, aminoacidi e ormoni sono componenti essenziali per l'uomo, regolando processi vitali importanti, con risvolti fondamentali nei processi di gestione delle energie e nelle prestazioni sportive. Squilibri dietetici, abuso di farmaci, stress, e tanti altri fattori, portano a carenze che influenzano profondamente il nostro benessere. Il test Newbiomineral©, tramite un'analisi delle cellule del bulbo del capello, consente di analizzare tutte queste componenti, fornendo un profilo metabolico completo delle condizioni interne al nostro organismo. I campioni sottoposti a questo test non subiscono alcuna manipolazione fisica o chimica, poiché la metodica impiegata non prevede una preparazione “distruttiva” del campione: questo consente di ampliare l'analisi comprendendo anche composti organici termolabili, come ad esempio le vitamine, le quali con altre metodiche non possono essere altrimenti identificate.

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L’Accademia del Fitness libro “The Varieties of Human Physique” (Le varietà del fisico umano) dando un importante contributo per lo sviluppo delle teorie sui rapporti tra costituzione fisica, psicologia e criminalità, qualità che lo renderanno celebre in questi ambiti. Sheldon infatti fu in grado di mettere in evidenza una correlazione ben precisa non solo tra fisico e personalità, ma anche su somatotipo e delinquenza: studi basati su criteri validi e oggettivi, concentrati su 200 giovani criminali affidati ad un’agenzia di recupero di Boston, confermarono che i delinquenti avevano maggiori punti in comune con il somatotipo mesomorfo; mentre studi su pazienti affetti da patologie maniaco depressive evidenziavano carenza di contenimento e di controllo tipiche degli ectomorfi. Più di duemila anni dopo Ippocrate e alcune decine di anni dopo Sheldon, il dott. Spattini elabora i suoi studi e mette a punto un approccio integrato che tiene conto della Cronobiologia degli Ormoni e della Morfologia, la cronormorfodieta o DietaCOM®. Questa volta la ‘’suddivisione e la classificazione dei morfotipi” è sostenuta e avvalorata non soltanto dalla sua grande esperienza ma anche da dati scientifici, certi, che assolutamente non lasciano troppo spazio all’immaginazione. Durante la visita con il dottor Spattini viene effettuato un check up completo del paziente: una bilancia impedenziometrica d’avanguardia Inbody720 stima i valori di acqua, grasso corporeo e massa muscolare insieme anche ai livelli di grasso viscerale e grado di mineralizzazione ossea; plicometria e misure antropometriche forniranno dati relativi alla morfologia dell’individuo e vari test daranno informazioni su una serie di altri fattori che possono influenzare il metabolismo e quindi la risposta ad un determinato tipo di dieta. Uno di questi test è il biomineralogramma, un test effettuato sul bulbo del capello, che tramite sofisticate tecniche analitiche determina la concentrazione dei principali minerali presenti nel campione consentendo di rilevare, sulla base di equilibri di ormoni e rapporti di minerali, l’attività metabolica cellulare e permettendo di definire se l’individuo in questione è un ipossida-

tore, un iperossidatore o un ossidatore misto (in una scala che fondamentalmente corrisponde alla classificazione dell’ipolipolitico, dell’iperlipogenetico e del misto della Cronormorfodieta). Questo test inoltre mette in luce eventuali carenze di vitamine, aminoacidi e minerali e permette di determinare, in maniera più specifica, le concentrazioni ormonali a livello ormonale che non sempre sono sovrapponibili a quelle ematiche (per problematiche ed esempio dovute a meccanismi recettoriali). I test genetici sono effettuati su cellule di sfaldamento della mucosa orale e identificano i polimorfismi di particolari geni per valutare alcune predisposizioni del soggetto, come ad esempio la predisposizione verso un metabolismo preferenziale dei grassi o carboidrati, verso una determinata attività fisica o verso alcune intolleranze alimentari quali al glutine e al lattosio. Il metodo Spattini quindi, mette insieme informazioni che riguardano la componente genetica del soggetto ed il modo in cui l’ambiente influisce su queste (epigenetica) e permette di elaborare un piano alimentare, di integrazione e di attività fisica, assolutamente efficace e personalizzato per ciascun individuo e che prescinde dalla sola analisi ematochimica.

Il metodo Spattini mette insieme informazioni che riguardano la componente genetica ed il modo in cui l’ambiente influisce su queste, permette di elaborare un piano alimentare assolutamente efficace e personalizzato

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Dott.ssa Stella Lo Barco Biologa Nutrizionista Educatore Alimentare Master Consulente Nutrizionale DietaCOM® Advisor - Antiaging Advisor



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MANTENERSI IN FORMA Temete che gli sforzi compiuti durante l’inverno e che il lavoro sul vostro corpo sfiorisca proprio nelle settimane di vacanza in cui più avreste desiderato sfoggiarlo? Nessun problema! Questa pratica guida di esercizi fai da te vi aiuterà ad allenarvi anche lontano da casa, permettendovi di mantenere la perfetta forma fisica per tutta l’estate. Grazie a piccoli accorgimenti giornalieri manterrete stimolato il vostro metabolismo, riuscirete a sciogliere tutte le tensioni muscolari accumulate nei mesi passati e potrete persino perdere quei grammi in eccesso che ancora non vi fanno sentire in piena forma fisica. Dunque, per mantenervi o raggiungere i vostri obiettivi durante l'intensa stagione calda dovrete impegnare costantemente la vostra mente ed il vostro corpo, eseguendo delle sessioni di allenamento di media intensità. Ovviamente, non tutto ciò che si scrive può essere messo in pratica con facilità! Come spesso accade infatti, le ferie tendono ad allontanarci da casa e dalle proprie abitudini quotidiane. Per alcuni giorni il vostro stile di vita muterà radicalmente e molto probabilmente non avrete neppure la possibilità di accedere come di consueto alla palestra, alla piscina, o a qualunque area sportiva alla quale siete febbrilmente attaccati. Non preoccupatevi! Questa rapida guida di esercizi vi consentirà di allenarvi ogni giorno sia che vi troviate al mare, in montagna o nel giardino di casa vostra! L'esercizio aerobico più conosciuto e pratico è la camminata veloce o corsa leggera, che vi dovrà impegnare per almeno 30-40 minuti. Questa può essere eseguita in diversi modi, a seconda della vostra preparazione. Per i poco allenati è consigliabile iniziare con 10 minuti di camminata moderata, proseguendo con 5 minuti di camminata più sostenuta, terminando infine la sessione ad una velocità leggermente ridotta. Chi, al contrario, più prestante e a proprio agio con la corsa, potrebbe sostituire la fase intermedia e finale di allenamento di circa 30 minuti, con frequenti accelerate e successive riduzioni della velocità. (Ad esempio lo HIIT, che prevede 2 minuti di camminata o corsa moderata e 30 sec. / 60 sec. di sprint fino a raggiungere la durata di 30 min.) Altri due esercizi aerobici molto efficaci sono il jumping jack e lo skyp. Il primo consiste nel saltellare sul posto divaricando e chiudendo le gambe, sincronizzandole al movimento di abduzione laterale delle braccia verso l’alto. Il secondo esercizio, invece, si riassume in una semplice corsa sul posto, complicata da una spinta verso l’alto delle ginocchia. Per i più tenaci, lo skyp può essere ottimizzato accompagnando sinergicamente e

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Foto Giulio Mori

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L’Accademia del Fitness in modo alternato le braccia con gli arti inferiori: gamba destrabraccio sinistro, gamba sinistra-braccio destro. Per rafforzare glutei e cosce, eseguite dei piegamenti delle gambe, (squat), inspirando quando scendete ed espirando quando salite. Ricordate di mantenere l’addome contratto e le braccia protese davanti alle spalle per tutta la durata dell’esercizio. Eseguite 3-4 serie da 10-15 ripetizioni, riposate per un minuto, quindi ricominciate. Un altro esercizio molto efficace è il lunge walking. Si comincia da una postura eretta stazionaria, quindi fate un passo in avanti con la gamba destra e scendete verso il basso come se doveste inginocchiarvi, fino a quando il ginocchio sinistro non sfiora il pavimento. Da questa posizione, e con un unico passo, sollevate e portate in avanti la gamba sinistra. Come prima, tornate ad inginocchiarvi scendendo però con l’altra gamba sino a quando il ginocchio destro non sfiora il pavimento. Eseguite 20 passi poi riposate 60 sec. Ripetete l’esercizio almeno tre volte. Per rafforzare braccia e pettorali mettetevi carponi con le ginocchia sul pavimento,

oppure mantenete il corpo proteso (se vi ritenete più allenati) ed effettuate dei piegamenti delle braccia inspirando nella discesa ed espirando durante la salita. Per un'esecuzione ottimale ricordate di tenere i gomiti vicini ai fianchi. Completate 3-4 serie da 8-10 ripetizioni, riposando per un minuto tra una serie e la successiva. Molto utile per allenare spalle e braccia in mancanza di attrezzatura specifica sono le bottiglie di acqua, (confezioni da sei per i più tenaci), oppure valigie più o meno piene da utilizzare nel medesimo modo in cui si adoperano i pesi in palestra. Ultimo ma non meno importante è l’allenamento dell’addome. Per cominciare mettetevi in posizione supina, (pancia rivolta verso l’alto). Dopo di che intrecciate le dita delle mani dietro la testa, tenendo i gomiti ben aperti. Infine, assicuratevi che le ginocchia siano parallele ed i piedi sollevati dal pavimento. Procedete con i piegamenti concentrando la forza sugli addominali ed evitando la sollecitazione del collo. Ricordate di espirare mentre salite. Eseguite 1520 movimenti per serie, poi riposate circa 30-60 secondi prima di ricominciare.

Foto Giulio Mori

Molto utile per allenare spalle e braccia in mancanza di attrezzatura specifica sono le bottiglie di acqua, (confezioni da sei per i più tenaci), oppure valigie più o meno piene da utilizzare nel medesimo modo in cui si adoperano i pesi in palestra.

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L’Accademia del Fitness Un altro esercizio molto efficace per rafforzare gli addominali è il prono plank. Mettetevi in posizione prona, (pancia rivolta verso il basso), e con il corpo proteso in appoggio sui gomiti. Rimanete immobili nella stessa posizione per circa 40-60 secondi. Riposate per un minuto poi ripetete per altre due volte. Che altro dire? Seguite questi pochi suggerimenti e con un po’ d’impegno manterrete in forma il vostro corpo, continuando a godervi appieno le vostre vacanze.

TOTAL BODY PER TUTTI Corsa o camminata veloce : 10 min. Jumping jack : 1x20 sec. Squat libero: 1x10 rip. Piegamenti delle braccia normali o facilitate: 1x10 rip. Affondi walking: 1x10 per lato Trazioni: 1x8-10 (sfruttando un ramo di un albero, sbarra, etc..) Plank in appoggio sui gomiti : 1x40 sec. RIPETERE 5 VOLTE NO STOP Corsa o camminata veloce: 5 min.

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COLONIZZAZIONE ED EVOLUZIONE DELLA FLORA NELL’INFANZIA Nel corso degli ultimi due secoli, i popoli dell’Occidente hanno conosciuto evoluzioni senza precedenti dei propri stili di vita in generale e, più in particolare, della propria alimentazione, che hanno inciso sulla regolazione dell’intestino, uno fra i centri vitali del nostro equilibrio e della nostra salute. Il tratto intestinale ospita una flora benefica, o microbiota, di oltre 100.000 miliardi di batteri, i quali, a partire dalla nascita e sino all’età adulta, assolvono a importanti compiti fisiologici nella digestione, nella preservazione della barriera immunitaria e nel controllo dei disturbi infiammatori. Al di là dei problemi digestivi, gli squilibri della flora batterica determinano l’indebolimento del sistema immunitario e favoriscono il boom delle cosiddette patologie della “civiltà moderna”: intolleranze, allergie, patologie infiammatorie croniche e molte altre. Le ricerche sui probiotici, batteri appartenenti al microbiota che modulano la flora intestinale e stimolano il sistema immunitario, dimostrano oggi inequivocabilmente i propri effetti benefici “ceppo- e dose-dipendenti” già sulla salute del lattante che si ripercuote poi con un effetto epigenetico sulla salute dell’adulto fino ad influire positivamente, come vedremo in un prossimo articolo, anche sulla prevenzione dell’obesità. Alla nascita, il bambino, vissuto sino a quel momento in un ambiente sterile, si trova a contatto con un universo batterico ricco e variegato, che ne colonizza i tessuti: flora vaginale e fecale della madre e microorganismi presenti nell’ambiente al momento del parto. Questa prima colonizzazione si “perfeziona” in seguito con i nuovi batteri provenienti dagli alimenti, dall’ambiente di vita e dalle persone vicine al piccolo attraverso le poppate, i baci e altre occasioni di contatto. Il bambino non sviluppa una flora stabile, simile a quella dell’adulto, prima del secondo/quarto anno di vita.

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Modalità generali di impianto Nei nati a termine, la colonizzazione avviene secondo una sequenza prefissata e indipendente dall’alimentazione delle prime quarantott’ore, sequenza che vede, in successione, l’insediarsi dei microorganismi aerobi-anaerobi, che consentono, il terzo giorno, l’impianto degli anaerobi stretti, tra cui i principali sono Bifidobatteri e Lattobacilli, seguiti da Batteroidi e Clostridi. Squilibri e disbiosi dell’infanzia e relative conseguenze 1. Fattori che influiscono sulla composizione della flora Molti sono i fattori in grado di influire sulla composizione della flora e sulla velocità di colonizzazione: Tecnica del parto Nei nati da parto cesareo, la flora anaerobica (in particolare Bifidobatteri e Batteroidi) s’insedia più tardivamente. Tale ritardo resta significativo per un periodo di tempo compreso tra uno e sei mesi. La prematurità Nei neonati pre-termine si osservano ritardi significativi della colonizzazione da parte della flora protettiva (in particolar modo i Bifidobatteri), collegati con una permanenza più o meno prolungata in ambiente asettico e, spesso, con una profilassi antibiotica a causa della maggior permeabilità intestinale dei prematuri. Parto prematuro e taglio cesareo rappresentano i primi rischi di disbiosi.


numero 18 / 2015

(effetto barriera). - Alla sintesi di sostanze derivate di rilievo metabolico. È la flora che attiva i segnali che modulano la maturazione del sistema immunitario, con le cui cellule interagisce direttamente.

1. I probiotici sono batteri o lieviti non patogeni e non tossici, che contribuiscono all’equilibrio della flora intestinale. Una volta ingeriti, devono rimanere vivi per determinare i loro effetti fisiologici, impiantandosi o meno nell’intestino.

tatte nel colon, dove fermentano grazie all’azione della flora. I prebiotici: - Favoriscono la moltiplicazione dei batteri protettivi nell’intestino (i probiotici).

Figura 1 - La ripartizione della flora batterica intestinale

Concentrazione di batteri stomaco pH = 1-3 duodeno e digiuno

Principalmente streptococchi Lattobacilli

< 103 UFC*/g

Batteroidi Streptococchi Lattobacilli

103 -6 UFC*/g

Batteroidi Bifidobatteri Streptococchi Lattobacilli Enterobatteri Clostridi Stafilococchi Pseudomonas

ileo

pH = 6-7

106 - 8 UFC*/g colon

Tipologie di batteri

109 -11 UFC*/g

pH = 6-9

* UFC: Unità Formanti Colonie

omeopatia oggi omeopatia oggi

Tipo di alimentazione Alla fine del primo mese, si notano differenze marcate nella composizione della flora a seconda dell’alimentazione ricevuta. Il latte materno contiene oligosaccaridi bifidogeni, alla base della colonizzazione dominante nei lattanti più piccoli da parte del genus Bifidobacterium, nelle specie breve, infantis e longum. Il latte maternizzato favorisce l’insediamento di una maggior varietà di batteri, ma con un minor effetto protettivo. L’assenza di allattamento rappresenta, quindi, un secondo rischio di disbiosi. L’antibioticoterapia Se somministrati al bambino o alla madre per partum, gli antibiotici comportano il ritardo e la minor efficacia della colonizzazione da parte dei Bifidobatteri. La terapia antibiotica rappresenta, di conseguenza, un terzo rischio di disbiosi. Vaccinazioni precoci È stata dimostrata l’esistenza di un collegamento tra incidenza di asma e vaccinazione precoce (tra 1 e 2 mesi). In talune circostanze, la vaccinazione potrebbe avere conseguenze a livello L’idea di utilizzarli nell’alimentazione è lungi dall’essere nuova e risalirebbe addirittura a tempi molto antichi.

della flora intestinale e dell’orientamento del sistema immunitario verso l’attività proinfiammatoria e “proallergica” Th2. 2. Conseguenze delle disbiosi Tali modificazioni della flora si ripercuotono sulle funzioni fisiologiche che essa esercita: l’effetto barriera e lo sviluppo del sistema immunitario. Effetto barriera - I bambini prematuri, nei quali la flora protettiva si sviluppa più tardivamente, sono a rischio di colonizzazione precoce e diffusa da parte del Clostridium, che svolge un ruolo determinante nell’enterocolite necrotizzante (NEC). - I neonati allattati per più di quattro mesi al seno presentano un minor rischio infettivo (episodi diarroici acuti -70%, otiti -30%, infezioni respiratorie gravi -12%). Allergie La flora intestinale costituisce uno stimolo importante ai fini della maturazione del sistema immunitario: attivazione dei linfociti T (LT), stimolazione dei Th in vista dell’equilibrio Th1/Th2 (poiché il neonato ha un profilo Th2 proinfiammatorio), protezione dai patogeni, sviluppo della tolleranza orale. Nella forma atopica (eczema, rinite allergica, asma), le allerprospettive prospettive di di terapia terapia

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fIGURA 2 - L’azione dei probiotici Probiotici

Meccanismi d’azione (cfr. fig. 2) Ceppi Nel gruppo dei batteri lattici (così chiamati perché trasformano i carboidrati in acido lattico) si annoverano, fra i probiotici di maggior impiego, i lattobacilli e i bifidobatteri11, che si rivelano più o meno efficaci gli uni degli altri a seconda del disturbo da trattare (cfr. fig. 3). È importante ricordare che i rispettivi effetti benefici sono “ceppo- e dose-dipendenti” e che i microorganismi, per essere efficaci, devono rimanere vivi. 2. I prebiotici sono zuccheri bifidogeni, ossia impiegati come substrato per la crescita dai bifidobatteri, microorganismi ad azione protettiva. Si tratta generalmente di fibre solubili (inulina e FOS, ossia fruttooligosaccaridi), le quali restano indigerite e giungono quasi intatte nel colon, dove fermentano grazie all’azione della flora.

Flora saprofita

Crescita e rinnovamento

1 Cellule Intestinali 2 Metabolismo/Fermentazione 3 flora patogena 4

5 Cellule Immunitarie

- Acidificano il contenuto del colon, contrastando così la proliferazione dei germi indesiderati.

Produzione di mucine, diminuzione permeabilità Acidi grassi a catena corta + vit. B9, K. Idrolisi lattosio Deconiugazione dei sali biliari Attivazione di molecole di detossinazione Inibizione, diminuzione adesione

Modulazione Th1/Th2 maturazione del sistema immunitario

biotici), dai farmaci (antibiotici e antiinfiammatori), stress psicologico e altre cause.

Diarrea - Diversi ceppi di Lattobacilli (rhamnosus GG, casei) permettono di ridurre il

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li croniche. “Tali aggressioni” possono venire dagli alimenti (eccessi di proteine che determinano la prevalenza della flora putrefattiva a danno di quella fermentativa oppure carenza di pre-

L’Accademia Principalmente streptococchidel Fitness Tipologie di batteri Lattobacilli

problemi di stipsi ha dimostrato che il L. plantarum e il B. longum sono in grado di aumentare le evacuazioni e migliorare i sintomi di stipsi dopo 15 giorni dall’inizio dell’assunzione12.

Batteroidi Streptococchi Lattobacilli

fIGURA 3 - Azioni specifiche per ceppo

Batteroidi Bifidobatteri Streptococchi Lattobacilli Enterobatteri Clostridi Stafilococchi Pseudomonas

Gonfiore, dolori

L. rhamnosus GG

L. acidophilus

b. bifidum

L. paracasei

3

0,75

0,37

1,88

++

++

+++

+

++

+

q.tà in MLD

S. boulardii

+++

Stipsi +++

Diarrea

Infezioni e antibioticoterapia

Difese immunitarie

+++

++

Allergie

+++

+++

(impermeabilità intestinale)

+++

++

+

+

Iperpermeabilità intestinale

+++

+

+

+

Leaky gut syndrome

Intolleranza al lattosio

+++

nale e permettere lo sviluppo di germi patogeni come il Clostridium difficile, causa della diarrea post-trattamento antibiotico, oltre a ridurre la formazione di acidi grassi a catena corta nel colon. Anche in questo caso, è importante ripristinare l’equilibrio della flora con l’uso di probiotici. In particolare, il LGG previene diarree di questo tipo o ne attenua gli effetti secondari 14,15. b. La Sindrome dell’intestino irritabile (nota anche come colopatia funzionale o SII) La sindrome dell’intestino irritabile rappresenta un insieme di disturbi gastrointestinali cronici, caratterizzati dai seguenti sintomi: dolori addominali, gonfiore, difficoltà del transito intestinale che vanno dalla stipsi e dalla diarrea occasionale fino all’alternanza tra i due disturbi. La SII tocca almeno il 15% della popolazione occidentale, in particolare donne, e influisce sulla qualità della vita. È noto il ruolo dell’alimentazione, come

+++

ERGYPHILUS® Plus

gie sono patologie in piena espansione nei paesi sviluppati. rinatale di LGG (durante la gravidanza e l’allattamento e, in 2012 n° 47 - Febbraio n° 47 - Febbraio 2012 La teoria igienista chiama in causa l’asepsi generalizzata (al seguito, fino al sesto mese di vita) riduce l’incidenza della momento del parto, nella vita quotidiana, sotto forma di antidermatite atopica fino a 4 anni dopo la nascita5. Il Lactobacilbioticoterapia, ecc.), causa di disbiosi e di orientamento errato lus rhamnosus induce inoltre una significativa attenuazione o incompleto del sistema immunitario: la polarizzazione verso il della dermatite atopica nei bambini allergici al latte vaccino Th2, che di norma si 26attenua gradualmente nel corso dei primi attraverso la produzione di citochine di tipo Th1. prospettive terapia 26 prospettive didi terapia due anni di vita, si amplifica invece nei bambini allergici nello - Diarree a eziologia infettiva. Il LGG consente l’attivazione stesso arco di tempo,pure chedello corrisponde al momento della stabidella risposta sierologica specifica nella produzione di antistress, nel limitare o scate- legata a un’alterazione nell’assimila- d. Allergie e immunità PRObIOTICI E PREbIOTICI Ricerche Ieprobiotici permettono all’adulto responsabili di le manifestazioni cliniche. Inoltre, zione delle proteine solforate. lizzazione della flora nare intestinale. corpi IgM IgA contro i rotavirus degli episodi NELLA PRATICA CLINICA sebbene la patogenesi non sia ancora recentissime mostrano invece che nei ripristinare l’equilibrio della flora intesoggetti colpiti da malattia di Crohn, stinale e, dunque, di stimolare le difese del tutto chiara, si sa che la genetica, La flora che colonizza l’intestino del bambino durante diarroici acuti, abbreviando e attenuando laLE gravità dell’inESPERIENZE PRATICHE i fattori psicosociali e l’ipersensibilità la mucosa intestinale è colonizzata in immunitarie rafforzando la barriera DEL DR RéGIS GROSDIDIER anomala da batteri fezione. Escherichia intestinale. Alcuni lattobacilli, come il sono elementi un’importanza determinan- maniera fondale prime settimaneintestinale di vita riveste ti. La somministrazione continua di coli. L’adesione di tali microrganismi è LGG, sono in grado di stimolare l’im1. Rinite allergica in bambino di 11 anni: grazieda all’espressione di una munità congenita, che libera le IgA sein quantità sufficienti, può possibile Sintomatologiale citomentale. Qualora laprobiotici, sua composizione venga alterata • Il Lactobacillus fermentum permette di aumentare svolgere un effetto benefico sulla com- molecola (il recettore CEACAM6) sulle crete nel lume intestinale per impedire a - Rinite allergica: test cutanei positivi intestinali. L’interazione tra l’E. e batteri o virus infettivi didi penetrare nella dolorosa della sindrome e sulla cellule per acari, graminacee e pelo di gatto. pratiche igieniste, ponente l’effetto barriera potrebbe risultarne chine Th1 le IgA, segnale una stimolazione immunologica stipsi, ma anche sull’ipersensibilità in- coli e tale recettore favorisce la coloniz- mucosa. I probiotici permettono di limi- Precedenti: eczema atopico, laringiti zazione anomala, inducendo un’infiamtare i fenomeni allergici. Il L. acidophilus testinale, grazie all’azione immunomostridule, genitori allergici. meno efficace e ladulante. stimolazione del sistema mazione immunitario cellulare, agendo direttamente sulla gravità e sull’estensione cronica . ha un effetto benefico nei soggetti che - IoMET®: - Infatti, dopo 28 giorni di sommini- Le MICI sono accompagnate dall’iper- soffrono di rinite allergica . compromessa. della dermatite atopica nei piccoli pazienti. strazione a pazienti affetti da SII, gli permeabilità intestinale, che rende Terreno baso-colitico 38% integratori a base di L. plantarum e possibile il passaggio di patogeni, aller- e. Obesità e flora intestinale • Il Bifidobacterium infantis attenua dolore eTerreno gonfiNeurodistonico ore e sem52% L. acidophilus hanno ridotto la dolo- geni o sostanze tossiche nell’organismo, Studi recenti dimostrano che i batteri Terreno Carente di AGPI 30% rabilità del 50% e i sintomi del 55% avviando un circolo vizioso, perché la che vivono normalmente nell’intestiUtilità dei probiotici durante l’infanzia bra svolgere una verosimile azione antifl ogistica. La sommini. loro migrazione incontrollata finisce no svolgono un ruolo chiave nell’assiTerreno Acido demineralizzato 22% - L. plantarum e B. longum agiscono per determinare un’infiammazione cro- milazione delle sostanze nutritive e nel Definibili come “microorganismi vivi, che, quando somministrastrazione dobatteri nei Nell’uomo, prematuri lo sviluppo di sulla produzione di gas nel colon, re- nica, metabolismo energetico. la consente che favorisce le lesioni a dannodi Bifi Consigliati: il transito e modulando della barriera intestinale (cfr. fig. 4). flora dei soggetti obesi presenta una mi- ERGYPHILUS®: 2 capsule 15 min. ti in quantità adeguata,golarizzando apportano beneficio alla salute umana”, unadella flora equilibrata. immunità e infiammazione. diversità (con un numero ridotto di Nelle MICI, la biodiversità florapiùnor prima dei pasti mattina e sera. viene dimezzata, con perdita, in parti- Bifidobatteri) rispetto a quella degli in- ERGYMAG®: 2 capsule la mattina. i probiotici possono determinare nel bambino effettispecie • La combinazione Bificome dobatteri conduce c. Le MICI (infiammazioni della mu-numerosi dividui snelli. tra Si è visto una dieta e Lattobacilli colare, di diverse di Lattobacilli, - ERGY-ONAGRE: 2 capsule mattina e cosa del colon-retto) squilibrata induca una modificazione Batteroidi ed Eubatteri. sera. positivi, che dipendono dalprincipali ceppomalattie e dalla dose apportati. a una diminuzione cativa dell’incidenza di- ERGYCALM: NEC, associata Le due infiammatonegli obesi e come tale flora I probiotici agiscono, al contempo, sulla della florasignifi 1 tappo dosatore mattirie croniche intestinali (MICI) sono la permeabilità e sull’infiammazione e au- alterata, ricca di lipopolisaccaridi battena e sera. di severità. malattia o morbo di Crohn e la colite ul- mentano la produzione a rici, favorisca l’infiammazione e accentui di un acidiminor grassi grado + Dieta senza zuccheri raffinati né cerosa, che evolvono per riacutizzazioni a catena corta, tra cui il butirrato, as- la permeabilità intestinale. Nei topi obeprodotti a base di latte vaccino. • Il Lactobacillus rhamnosus GG (LGG) sempre svolge un’azione be- energetico ai co- si, l’apporto di prebiotici, noti per l’effetsuccessive. Trattasi di patologie sicurando l’apporto più frequenti, caratterizzate da flogosi lonociti e rinforzando così la barriera to bifidogeno, modifica la composizione Risultati nefica rispetto ad alcune problematiche dell’infanzia: ca Nutergia cronica, ulcerazioni e lesioni, che cau- intestinale . della flora intestinale, riducendo l’in-Equipe scientifi Dopo 1 anno: miglioramento globale e sano sintomi come dolori addominali, Alcuni probiotici, tra cui il LGG, hanno fiammazione e la permeabilità intestinascomparsa dei sintomi. - Prevenzione dell’eczema atopico. La somministrazione pe“Con il contributo della Redazione del periodico Omeopatia Oggi” diarrea e sanguinamento e la cui eziolo- evidenziato un aumento della risposta le. Nuove scoperte sono all’orizzonte. 18

21

16,17

19

gia non è stata ancora del tutto chiarita. Pare, tuttavia, che la colite ulcerosa sia

IgA e un miglioramento della permeabilità intestinale 20.

Equipe scientifica NUTERGIA

fIGURA 4 - L’iperpermeabilità intestinale Mucosa Sana

Mucosa Alterata

Allergeni, agenti tossici

Nutrienti Micronutrienti IPERPERMEAbILITà INTESTINALE

Anti-infiammatori Antibiotici Terapia multifarmaco

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omeopatia oggi omeopatia oggi

Stress Alimentazione squilibrata, ecc.

= = =

Impermeabilità

=

= =

Virus, batteri

Infezione Allergia Occlusione Malassorbimento

➩ stati carenziali

INfIAMMAZIONE

2. Rinite allergica in donna di 45 anni: Sintomatologia - Asma allergica da 6 anni. - Sinusite. - Antibiotici e antistaminici inefficaci. - Edema di Quincke post-partum 15 anni prima, con Salbutamolo 10 gg, Valium 15 gg dopo allattamento, corticoidi. - Reazioni cutanee multiple alle creme cosmetiche. - Coliti, gonfiore addominale. - Crisi d’asma quotidiane. - Intolleranza ai prodotti chimici e ai FANS. - Habitat: moquette nel luogo di lavoro e nella camera; presenza di un gatto. - Precedenti: sorella maggiore colopatica, polipo intestinale; altra sorella poliallergizzata, madre deceduta per cancro al fegato, padre deceduto per cancro allo stomaco. - IoMET®: Terreno baso-colitico Terreno Neurodistonico Terreno Carente di AGPI Terreno Acido demineralizzato Terreno Ossidato

38% 18% 56% 18% 18%


ALLERGIE E INTOLLERANZE Nutrizione e attività fisica - Diagnostica di qualità per sportivi

E' ormai ampiamente dimostrato che la performance fisica ottimale è il risultato dell'azione combinata di dieta ed attività fisica. Quando si parla di dieta, tuttavia, occorre considerare molti fattori che vanno dalla qualità degli alimenti alla loro quantità, dalla frequenza nel consumo alla loro combinazione, fino allo stato di salute e alla sensibilità individuale. Tutto ciò che proviene dal mondo esterno, alimenti compresi, viene analizzato e valutato dal nostro sistema immunitario che reagisce di conseguenza, approntando meccanismi di difesa o di tolleranza. Perdere la capacità di tollerare un alimento scatena nell'organismo reazioni che è importante riconoscere e risolvere. L'allergia è una reazione abnorme e pressoché immediata dell'organismo verso alimenti, ma anche polvere di casa, pollini, epitelio di cane o di gatto. Il sistema immunitario reagisce producendo anticorpi di classe E (IgE) che innescano reazioni a cascata. Il contatto con l'allergene può indurre immediatamente prurito e gonfiore alle labbra, al palato e alla gola, può provocare nausea, vomito, crampi, gonfiori addominali, diarrea. Sono frequenti reazioni cutanee come orticaria ed eczemi oppure sintomi a carico dell'apparato respiratorio come asma e rinite, ma anche cefalea ed emicrania, fino alle reazioni estreme dello shock anafilattico. In quest'ottica, il test per la determinazione delle allergie proposto da Spire si propone di valutare la presenza di IgE specifiche nel siero del paziente, nel momento in cui, alla risposta allergica, deve essere trovata la causa. L'intolleranza alimentare, invece, contribuisce ad instaurare uno stato di infiammazione cronica, conseguenza della ripetuta e continua assunzione di uno stesso cibo, come in una sorta di intossicazione. Quando il perdurare di tale stato infiammatorio supera un certo limite, si scatena l'insorgenza dei disturbi che coinvolgono la quasi totalità degli apparati dell'organismo. Le immunoglobuline di classe G (IgG) intervengono nella formazione di immunocomplessi che innescano lo stato infiammatorio che può raggiungere e colpire anche i bersagli meno facilmente riconducibili a problematiche alimentari. In queste condizioni il sistema immunitario e di disintossicazione utilizzano le loro energie per far fronte ad una sollecitazione costante, con un conseguente indebolimento dell'organismo.

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Colon irritabile, costipazione, diarrea, nausea, vomito, dermatiti, eczemi, orticaria, pruriti, acne, cefalee, nevralgie, asma, dolori articolari, astenia cronica, labilità d'umore, insonnia, difficoltà a perdere peso, ritenzione idrica, disbiosi, infezioni ricorrenti. Spesso la difficoltà di remissione di questi sintomi viene imputata allo stress, probabilmente perché non si pensa al cibo come risposta. La difficoltà di ricollegarli a problematiche alimentari è aggravata anche dal fatto che la risposta ad uno stato di intolleranza alimentare è soggettiva, non tutti reagiscono allo stesso modo. Spire, fin dall'inizio, ha sempre dedicato molte risorse per la ricerca e sviluppo, nell'ottica di creare strumenti realmente al servizio della persona. L'analisi per l'individuazione di intolleranze alimentari viene effettuata, su campioni ematici, con metodica ELISA, una tecnica immunoenzimatica in grado di individuare in modo attendibile e ripetibile la reazione antigeneanticorpo. Spire offre gli strumenti diagnostici perché l'alimentazione diventi realmente una sana abitudine “su misura”. Spire s.r.l. - Sede Centrale Via Fermi, 63 Reggio Emilia - TELEFONO: Tel. 0522.767130 - MAIL: info@spiremed.com

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DIAGNOSTICA DI ECCELLENZA


L’Accademia del Fitness

FITOTERAPIA A cura del Dott. Giovanni Occhionero

LE SOSTANZE NATURALI UTILI A FAVORIRE IL CATABOLISMO E L'UTILIZZO DEI GRASSI Il tessuto adiposo è costituito da cellule chiamate adipociti che sono in grado di accumulare grasso sotto forma di trigliceridi e di liberarlo come acidi grassi e glicerolo. Gli adipociti, quindi, funzionano come contenitori capaci di immagazzinare grasso (lipidi). Pertanto, visto che il grasso viene utilizzato soprattutto per produrre energia, il tessuto adiposo costituisce una vera e propria riserva di energia. Il tessuto adiposo, inoltre, può essere distinto in due tipi: il tessuto adiposo bianco, che ha prevalentemente il compito di produrre energia utilizzabile per le varie attività dell’organismo, e il tessuto adiposo bruno che, invece, serve per produrre energia non utilizzabile ma disperdibile solo sotto forma di calore. I grassi: carburante ideale per l’attività fisica Le riserve lipidiche dell’organismo umano sono molto elevate e, agli effetti del lavoro muscolare, virtualmente illimitate. L’ossidazione dei grassi costituisce una sorgente energetica di primaria importanza per il muscolo, sia a riposo che durante contrazioni sostenute. Il muscolo può disporre di grassi sia sotto forma di riserva endogena che di provenienza dai depositi (tessuto adiposo, fegato). Il contributo dei lipidi alla miscela metabolica durante l’esercizio è in relazione all’intensità dell’e-

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sercizio stesso. Da studi condotti su individui allenati che pedalano al 25-85% del livello massimale del loro metabolismo aerobico, è stato visto che durante un esercizio leggero moderato (40% del massimale o meno), i grassi forniscono la principale fonte energetica, sostanzialmente come acidi grassi liberi plasmatici liberati dai depositi tessutali adiposi. Aumentando l’intensità dell’esercizio si osservava invece che, l’energia totale dal catabolismo dei grassi rimane essenzialmente immutata, mentre il glucosio ematico e il glicogeno muscolare forniscono l’energia accessoria per l’esecuzione di un esercizio più intenso. Durante un esercizio da leggero a moderato infatti, la maggiore quantità di energia proviene da due fonti principali: 1) gli acidi grassi rilasciati dai trigliceridi conservati negli adipociti e trasportati, in modo relativamente lento, ai muscoli sotto forma di acidi grassi liberi (FFA) legati all’albumina plasmatica 2) i trigliceridi presenti nel muscolo attivo. Tuttavia, quando l’esercizio diventa più intenso, il rilascio di FFA dal tessuto adiposo non riesce a reggere il ritmo, come si può osservare dalla diminuzione degli acidi grassi liberi plasmatici. Questo, a sua volta, stimola l’uso del glicogeno muscolare con concomitante incremento significativo dell’ossidazione dei trigliceridi a livello intramuscolare.


numero 18 / 2015

Garcinia Cambogia Desruosseau E’ diffusa nell’India centro-meridionale, in particolare nelle regioni costiere. La parte utilizzata è la buccia dei frutti. Il costituente principale è l’acido idrossicitrico o idrossicitrato. L’acido idrossicitrico inibisce nettamente l’azione dell’enzima citrato-liasi, che trasforma i carboidrati non consumati in grassi, e quindi limita molto l’immagazzinamento di calorie sotto forma di grassi di deposito, che si accumulano soprattutto nel tessuto adiposo sottocutaneo e che sono i principali responsabili dell’aumento del peso corporeo. Essa inoltre stimola la sintesi epatica di glicogeno a partire dal glucosio, con aumento del deposito di questo zucchero di riserva nel fegato e nei muscoli. Il cervello, informato dell’aumento dei depositi di glicogeno nel fegato, reagisce inibendo il nucleo della fame e stimolando invece quello della sazietà, poiché ciò significa che le riserve di energia dell’organismo sono state ricostituite e quindi non è più necessario introdurre altro cibo.

tina, Paraguay ed Uruguay; è molto comune presso i corsi d’acqua, in luoghi umidi. L’albero raggiunge circa i 12-16 metri di altezza, caratterizzato da un tronco dal diamentro di circa 50-70 cm, dalla corteccia liscia e color cenere e da numerose foglie. La droga è rappresentata dalle foglie. I principi attivi sono: alcaloidi purinici (xantine) comprendenti la caffeina, la teobromina e tracce di teofillina; vitamina A, B, C, E, tannini, saponine triterpeniche, flavonoidi, trigonelina, antocianine, zuccheri e oligoelementi. Il Matè risulta particolarmente efficace nel trattamento del sovrappeso in quanto determina un aumento dell’uso dei lipidi come substrato ossidativo. Un esperimento effettuato su 30 persone ha dimostrato che l’infuso di Matè è in grado di ridurre l’appetito grazie alla presenza della xantina in sinergia con terpeni, resine ed acido clorogenico. Altri componenti, tra cui la caffeina, la teobromina, i flavonoidi, le saponine ed i composti polifenolici aiutano a bruciare i grassi ed a perdere peso. Altre azioni, non meno importanti della pianta in esame, sono quelle di apporto vitaminico minerale, stimolante, grazie alla presenza della caffeina, antiossidante e protettrice delle coronarie.

La somministrazione orale di sostanze naturali può promuovere l’ossidazione dei grassi.

Rhododendron caucasicum estratto primaverile Rodode Cresce nelle regioni ad elevata altitudine della Georgia. I suoi principi attivi sono costituiti da flavonoidi, antocianidine, proantocianidine, fenilpropanoidi, ad elevata azione antiossidante. Il raccolto migliore, ricco in sostanze attive dal punto di vista terapeutico, è quello effettuato in primavera. Tra le proprietà del Rododendro caucasico si riconosce: la normalizzazione della pressione sistolica e del battito cardiaco, attività antiartritica per inibizione dell’enzima ialuronidasi, la riduzione del tasso di colesterolo e l’inibizione dell’assorbimento dei grassi, soprattutto se associato alla Rhodiola rosea. Ilex paraguariensis St. Hill. foglie Matè Pianta originaria del sud del Brasile, del Nord Est dell’Argen-

Cassia mimosoides L. var, foglie Makino La Cassia è una pianta della tradizione fitoterapica orientale, conosciuta anche come “Japanese Tea Bush” e ritenuta da tempo uno dei migliori rimedi naturali per il controllo dei grassi e del soprappeso. Recenti ricerche scientifiche l’hanno resa oggi assai popolare: infatti la Cassia Nomame ha mostrato di possedere una significativa azione di inibizione della lipasi pancreatica. Quindi risulta un utile rimedio naturale nell’ambito dei trattamenti del soprappeso ed, in special modo, se questo è correlato ad abitudini alimentari ricche in grassi.

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L’Accademia del Fitness La ricerca farmacologica ha infatti già indicato che molecole in grado di interferire nel primo step del metabolismo dei grassi, ovvero nell’idrolisi dei grassi alimentari ad opera degli enzimi, indispensabile per il loro assorbimento intestinale e dunque per la loro utilizzazione da parte dell’organismo a fini energetici o di deposito, siano di importante ruolo nel controllo del sovrappeso. Il fitocomplesso della Cassia Nomame è stato oggetto di numerose ricerche che hanno portato alla caratterizzazione di alcune frazioni a cui sono state attribuite le attuali proprietà fitoterapiche della pianta. In particolare l’attenzione è stata volta al fitocomplesso delle foglie in cui è stata trovata una grande concentrazione di polifenoli. Dapprima è stata riconosciuta la luteolina, dotata di attività inibitoria sulla lipasi pancreatica e poi, sempre dalle foglie, si è ottenuto in particolare l’estratto etilacetato e da etere etilico una droga che contiene una serie di dimeri flavanici. Queste molecole sono dotate di potente azione inibitoria sulla lipasi pancreatica: fra esse, la molecola più attiva è risultata una catechina, la (2S)-3’-4’-7’-triidrossiflavan-(4 alfa)-8-catechina, e gli scienziati attribuiscono alla sua unicità stereochimica la sua capacità di potente inibitore della lipasi. Tuttavia la complessità del fitocomplesso della Cassia Nomame lascia ancora da chiarire molti dei principi attivi presenti. Ad oggi, i dimeri flavanici possono essere presi come marker per la standardizzazione degli estratti. Gli studi preliminari, sia analitici che di attività farmacologica in vitro, hanno trovato un seguito anche in ulteriori ricerche in vivo. Il possibile effetto anti-obesità delle preparazioni a base di estratti di Cassia Nomame è stato studiato in protocolli su

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animali contro gruppo placebo. Il protocollo più significativo prevedeva l’uso di ratti sia normali che obesi, alimentati con una dieta ad alto contenuto di grassi: nei ratti di peso normale la somministrazione di Cassia Nomame ha avuto come effetto la riduzione dell’aumento di peso dovuto alla dieta; nei ratti obesi non solo si riduce questo parametro, ma anche l’indice di massa corporea dell’animale e la sua massa grassa totale. Inoltre è stato quantizzato che circa il 30% del contenuto in grassi del pasto rimaneva indigerito in presenza dell’estratto di Cassia Nomame. Effetti positivi sono stati rilevati anche sulla steatosi epatica e sugli accumuli di grassi a livello di reni e cuore. Anche i trigliceridi circolanti ed il colesterolo totale sono sensibilmente ridotti nei ratti trattati con l’estratto rispetto ai gruppi di controllo. Questi dati sperimentali sono stati successivamente confermati da studi clinici preliminari sull’uomo che confermerebbero la fondatezza dell’uso della pianta come presidio complementare nel trattamento del sovrappeso. Gli studi farmacologici non riportano tossicità, non sono riportati effetti collaterali significativi. E’ da segnalare tuttavia una possibile interferenza con l’assorbimento delle vitamine liposolubili. Non usare in gravidanza ed allattamento. Dott. Giovanni Occhionero Chimico farmaceutico esperto di integrazione naturale nello sport e fitoterapia antiaging Docente Simeb (Società Italiana Medicina Biointegrata)


FITOTERAPIA IN NUTRIZIONE BIOINTEGRATA I principi attivi bionaturali per il controllo del peso


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MEDICINA ESTETICA A cura del Dott. Guido Maronati

QUANDO LA SPOT REDUCTION NON BASTA Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il tasso di fallimento dei regimi dietetici è del 95% a 4 anni. Insomma, rimettersi in forma (e restarci) non è facile. La chirurgia plastica e la medicina estetica possono aiutarci non tanto a dimagrire, quanto a ripristinare una figura migliore e più armoniosa quando piccoli e grandi accumuli di grasso localizzato tenace, resistente alla dieta, allo sport e ad altri trattamenti locali, appesantiscono o in alcuni casi addirittura deformano le linee del corpo. Chirurgia estetica La liposuzione (o lipoaspirazione o liposcultura) è l’intervento di chirurgia estetica più diffuso al mondo. Serve a eliminare definitivamente il grasso accumulato in alcune regioni del corpo: il tessuto adiposo che si è depositato in quantità eccessive a livello delle cosce, dell’addome, dei fianchi, delle ginocchia e dei glutei, ma anche della schiena, delle braccia e del mento, viene aspirato con sottili cannule di diametro variabile che consentono di “scolpire” la zona trattata fino a ottenere il profilo desiderato. Il grasso in numeri In condizioni ponderali nella norma, un uomo avrà circa il 15% del proprio peso costituito da grasso, una donna circa il 25%. Poiché la dimensione media di una cellula di grasso (adipocita) è di 0.2-1.4 mcg di lipidi/cellula, una persona con 20 chili di grasso ha circa 33 miliardi di cellule adipose.

Si tratta di un vero e proprio rimodellamento della figura che permette di rimuovere gli accumuli localizzati, anche importanti e diffusi, resistenti alla dieta, all’esercizio fisico e alle terapie locali (massaggi, cavitazione, ultrasuoni, e così via). L’intervento è adatto a uomini e donne in buona salute e con la pelle elastica; una lassità cutanea importante può infatti rappresentare una controindicazione, dal momento che impedirebbe alla cute di adattarsi armoniosamente alla nuova forma del tessuto sottostante. I primi, maldestri tentativi di liposuzione risalgono agli anni ’60 e videro la luce in Europa, mentre la nascita della liposuzione moderna si deve ai Fischer, due ginecologi italiani che nel 1974 misero a punto una tecnica sicura ed efficace, ulteriormente migliorata nel 1982 dal chirurgo francese Illouz, l’inventore della soluzione tumescente. La liposuzione rappresenta un punto di svolta fondamentale nella storia della chirurgia estetica: per la prima volta si rendevano disponibili grandi quantità di grasso di ottima qualità, che poteva essere nuovamente impiegato in una varietà di trattamenti. La laserlipolisi è un intervento di chirurgia estetica molto simile alla liposuzione tradizionale salvo che per l’utilizzo del laser e per il principio di eliminazione degli adipociti. La cannula utilizzata durante l’intervento contiene infatti una speciale sorgente laser che colpisce in modo selettivo le cellule grasse e le degrada. Privo della sua parete cellulare e distrutto dal laser, il grasso assume una consistenza liquida e viene eliminato dall’organismo attraverso le urine. La laserlipolisi ha le stes-

“Tutto quello che c’è di divertente nella vita o è immorale, o è illegale, o fa ingrassare” (Oscar Wilde)

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SILVIA M.

35 anni educatrice

MAURIZIO M.

42 anni impiegato

Ho avuto da subito buone sensazioni confermate poi dal test di misurazione eseguito dopo appena 2 settimane: meno 4 cm di circonferenza in entrambe le cosce! Consiglio a tutte di farlo!

Innanzitutto funziona! Ho deciso di sottopormi al metodo nonostante mi stessi già allenando in maniera tradizionale. Perdere quasi 7 cm in circonferenza addominale in sole 4 settimane mi ha lasciato veramente a bocca aperta.

FEDERICA S.

35 anni parrucchiera

e-mail: info@metooconsulting.it Alessandro: 3421466681 Igor: 3468584330

L’allenamento è stato efficace in quanto mi ha fatto perdere centimetri e allo stesso tempo migliorare il tono muscolare. Perdere 7 cm sui fianchi in sole 4 settimane è semplicemente fantastico!!


L’Accademia del Fitness

A cura del Dott. Guido Maronati

se indicazioni della liposuzione convenzionale, ma è in genere riservata al trattamento di accumuli di grasso ben localizzati, meno consistenti e meno estesi. Ritratto della cellulite La cellulite (il termine originale nasce in Francia nel 1816 - Scherwitz, 1978) è “uno strato unico e distintivo di grasso corporeo sottocutaneo comune nelle donne” (Querleux, 2002). L’aspetto “a buccia d’arancia” che la caratterizza è causato dalla protrusione delle cellule adipose dalla struttura a nido d’ape del tessuto fibroso che le circonda. Il grasso viene mantenuto in posizione da un sottile reticolo di ritenzione posto al di sotto della cute; la cellulite compare quando questa barriera diventa inefficace e permette al grasso di fuoriuscire. Le cellule adipose si gonfiano e si aggregano nel derma e nell’ipoderma, conferendo alla pelle il tipico aspetto irregolare e disomogeneo, “a materasso”. La cellulite non è diversa dal grasso “normale”, salvo il modo in cui viene mantenuta e distribuita nei tessuti, e la sua natura chimica è identica a quella di tutto il resto del grasso corporeo. Circa l’85% delle donne in età post-puberale ha una forma di cellulite (Avram, 2004; Rawlings, 2006) che è invece rarissima negli uomini, dove – quando è presente – è in genere associata a un deficit ormonale (Avram, 2004). Infine, esiste una chiara predisposizione genetica alla cellulite (Rossi, 2000; Del Pino, 2006), che influenza la distribuzione e l’accumulo del grasso. Medicina estetica La mesoterapia lipolitica si avvale di farmaci che stimolano la lipolisi locale, ossia la riduzione in volume delle cellule adipose per degradazione del grasso, che viene eliminato dall’organismo attraverso le vie naturali. E’ un trattamento consolidato adatto esclusivamente ai piccoli accumuli di adipe molto ben localizzati. Deve essere ripetuto più volte in singoli cicli dal momento che non distrugge gli adipociti né li rimuove meccanicamente, e ciò implica che le cellule adipose potrebbero riempirsi nuovamente. Perché la cellulite peggiora con l’età? Il derma raggiunge il suo massimo spessore a trent’anni

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(Nurnberger, 1978), dopodiché diventa sempre più sottile e perde la sua integrità strutturale. Anche il suo tessuto connettivo diventa più rilassato a causa dell’invecchiamento delle fibre elastiche e del collagene. Ciò consente a un maggior numero di cellule adipose di protrudere, accentuando il tipico aspetto cellulitico della pelle. La mesoterapia è particolarmente indicata per tutte le zone del corpo in cui sono presenti piccoli accumuli adiposi: cosce, addome, fianchi, ginocchia, glutei. Cosce e glutei, i due bersagli preferiti dalla cellulite E’ ormai assodato che in genere le donne hanno una percentuale di grasso corporeo superiore a quella degli uomini. Per esempio, i valori medi percentuali del grasso corporeo per gli adulti tra 18 e 34 anni sono del 13% per gli uomini e del 28% per le donne (Heyward, 2006). Le cosce e i glutei femminili tendono a immagazzinare maggiori quantità di grasso (e contengono 5 volte più adipociti rispetto a qualsiasi altra zona del corpo) che prende il nome di “grasso ginoide” (Del Pino, 2006). La mesoterapia tradizionale è invece adatta al trattamento della cellulite e per la riduzione dei sintomi associati: pelle “a buccia d’arancia”, ritenzione idrica, sensazione di pesantezza delle gambe. La mesoterapia nasce in Francia negli anni ’50 grazie a una scoperta casuale fatta dal dr. Michael Pistor durante il trattamento di un paziente con asma. Poiché il tessuto trattato era di origine mesodermica, Pistor decise di chiamare la cura “mesoterapia” (Jayasinghe, 2013). Secondo la Società Italiana di Mesoterapia, la mesoterapia è “un metodo di terapia iniettiva intradermica, localizzata, che utilizza farmaci della Farmacopea Ufficiale o presidi autorizzati per l’uso “intradermico”. Per la somministrazione della mesoterapia “si utilizzano piccole quantità di farmaco ripartite in diverse microiniezioni (…). L’efficacia è legata all’azione del farmaco, perciò il presupposto essenziale è la scelta del principio attivo”. Dott. Guido Maronati Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva www.guidomaronati.it


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ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING A cura del Dott. Filippo Ongaro

Il Morbo di Alzheimer è senza dubbio una della malattie croniche più temute per gli effetti devastanti sulla vita di chi ne è colpito e per la scarsa efficacia dei trattamenti esistenti. Uno studio pubblicato su The Journal of Alzheimer’s Disease (J Alz Dis 2014 Dec 16) ha messo in evidenza come tre nutrienti siano in grado di prevenire l’insorgenza di Alzheimer negli anziani. Lo studio è stato svolto su 918 partecipanti di età superiore ai 65 anni. La terapia consisteva in omega 3, ginko biloba e licopene. L’aderenza al regime proposto è associata ad una riduzione del 31% del rischio di sviluppare la malattia. Negli ultimi anni la vitamina D è diventata centrale nei protocolli di integrazione alimentare grazie alla mole di studi che ne provano gli effetti preventivi molto ampi. Uno studio pubblicato

sul British Medical Journal (Br Med J 2014 Nov 19) ha identificato un’associazione tra bassi livelli di vitamina D indotti da una particolare variante genetica e un aumentato rischio di moralità in una popolazione di oltre 95.000 soggetti. Le persone con la variante genetica che induce livelli ridotti di vitamina D hanno un rischio di mortalità del 30% più elevato e del 40% maggiore se si considerano solo le morti per cancro. Questo indica ancora una volta che l’azione di regolazione del ciclo cellulare esercitata dalla vitamina D è di fondamentale importanza per prevenire lo sviluppo di tumori. Chiunque si occupi di fitness e di bodybuilding più nello specifico sa molto bene che le proteine sono fondamentali per aumentare la massa muscolare e per preservarla durante un programma finalizzato alla riduzione del grasso corporeo.

NUTRIGENETICA per una nutrizione personalizzata

La genetica in aiuto degli specialisti per una maggiore personalizzazione della Dieta e dello Sport Test genetici di predisposizione:

Celiachia Intolleranza primaria al Lattosio Metabolismo dei Folati Metabolismo Glucidico e Lipidico Metabolismo della Vitamina D Sport e Metabolismo Muscolare

E’ possibile richiedere i test effettuando un semplice tampone buccale dal quale verrà estratto il DNA per le analisi richieste. Il tampone potrà essere ritirato presso lo studio dello specialista da corrieri autorizzati su tutto il territorio nazionale. Per maggiori informazioni contattare il numero 06 3295370 Laboratorio di Genetica Medica “Krom Genetics” (Certificazioni ISO 9001 e MedLab) info@kromgenetics.it www.kromgenetics.it

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numero 18 / 2015 Questa attenzione all’assunzione di proteine è spesso mancata nell’approccio dietetico ai non atleti con la conseguenza che la riduzione del peso è spesso causata da una perdita di massa muscolare e non di grasso con conseguenze negative sul piano estetico e della salute. Uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition (J Nutr 2014 Dec 17) ha dimostrato che una supplementazione con proteine del siero del latte è in grado di ridurre la perdita di tessuto muscolare in soggetti sovrappeso e obesi durante una dieta ipocalorica. Lo studio ha anche determinato la superiorità degli integratori di siero del latte nello stimolare la sintesi proteica rispetto a quelli a base di soia o di soli carboidrati. Spesso si sente dire che un po’ di alcol può fare bene alla salute in particolare negli anziani. Certamente una bevanda alcolica induce un’azione di vasodilatazione che può contribuire a migliorare la circolazione. Ma da altri punti di vista l’alcol risulta piuttosto nocivo. Uno studio pubblicato su Advances in Experimental Medicine and Biology (Adv Exp Med Biol 2015;815:333-48) mette ancora una volta in evidenza come l’alcol rappresenti un

Una bevanda alcolica induce un’azione di vasodilatazione che può contribuire a migliorare la circolazione, ma da altri punti di vista l’alcol risulta piuttosto nocivo.

fattore di rischio per numerosi tipi di tumori. Secondo gli autori l’alcol agisce come una sorta di bomba sui nostri geni, danneggiandoli e impedendone la riparazione. La buona notizia è che secondo gli autori il resveratrolo è in grado di tamponare almeno in parte questa azione nociva. Questo dato confermerebbe che a parità di introito di alcol, chi consuma vino rosso ha incidenze tumorali più basse rispetto a chi usa altri alcolici. Non è un invito a bere di più ma magari a selezionare meglio ciò che si beve. Dott. Filippo Ongaro www.filippo-ongaro.it Medico Chirurgo Direttore Scientifico Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-Aging (Ismerian) Vice-Presidente Associazione Medici Italiani Antiaging (AMIA) Vice-Presidente Accademia Funzionale del Fitness-Wellness-Antiaging (AFFWA)

Programma di Formazione INCA

Institut de Nutrition Cellulaire Active

NUTRIZIONE CELLULARE ATTIVA E MEDICINA GENERALE: INTEGRAZIONE TERAPEUTICA E PROTOCOLLI DI TRATTAMENTO Data

Luogo

3-4 OTTOBRE 2015 14-15 NOVEMBRE 2015

Relatore

BOLOGNA c/o HOTEL EUROPA

dr. Régis GROSDIDIER

ROMA c/o VILLA AURELIA

dr. Régis GROSDIDIER

CORSI DI FORMAZIONE per le categorie MEDICO CHIRURGO, ODONTOIATRA, BIOLOGO NUTRIZIONISTA E DIETISTA AKESIOS GROUP, provider n° 403 iscritto all’Albo Nazionale, ha conferito

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Segreteria Scientifica ed Organizzativa:

AKESIOS GROUP S.r.l. Via A. Viola, 9 - 43126 Parma Tel. 0521.647705 - Fax 0521.1622061 info@akesios.it - www.akesios.it

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