N. 19 - ottobre 2015

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Ottobre 2015 - ANNO V

Rivista trimestrale

L’ACCADEMIA DEL FITNESS WELLNESS-ANTIAGING

magazine

Medicina metabolica funzionale: La medicina del domani Alimentazione: Il cibo che infiamma

Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 – CN/PR.

SCOPRI SE IL TUO BAMBINO è A RISCHIO OBESITà

ROBERTO VECCHI:

Men,s Physique

N. 19


AFFWA e Parma OperArt nel contesto del

PARMA INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL presentano

26 settembre Casa della Musica - P.le San Francesco 1 - PARMA

A pranzo con gli AUTORI Un open day di informazione con gli autori di libri dedicati alla salute, al benessere, all’alimentazione e con la partecipazione di personaggi del mondo dello spettacolo 10.00 - MASSIMO SPATTINI - DietaCOM e dimagrimento localizzato 10.30 - MASSIMO GUALERZI - La supersalute 11.00 - GIORGIO TERZIANI - L’ultima sfida della nutraceutica “Ossigeno per la vita” 11.30 - Coffee Break 12.00 - ANNAMARIA ACQUAVIVA - Bambini a tavola. Quasi un gioco! 12.30 - MARCELLO GHIRETTI - La Nutrizione Funzionale 13.00 - Lunch buffet 14.30 - TERENZIO TRAISCI - Felicemente stressati 15.00 - ADOLFO PANFILI - In forma in tre settimane 15.30 - GIANLUCA PAZZAGLIA - A colazione con il cancro 16.00 - FILIPPO ONGARO - Mangia che ti passa 16.30 - BRAD HARRIS - In forma da una vita 17.00 - BARBARA BOUCHET - Aerobica e benessere 17.30 - SIMONE FINETTI - La tradizione come base per guardare il futuro Moderatore: FRANCESCA STROZZI

Partecipazione gratuita Iscrizione obbligatoria Info: AFFWA accademia-affwa@libero.it Tel. 0521-1682083 Fax 0521-294971

La CENA DI GALA con premiazione del “Parma International Music Film Festival” si svolgerà al Salone San Paolo del Circolo di Lettura la sera di sabato 26 settembre alle ore 20.30. PLATINUM Sponsor

OSPITI D’ONORE : Barbara Bouchet - Brad Harris Presenta la serata: Valerio Merola Costo di partecipazione : € 45,00 Per prenotazioni: info@parmaoperart.com - Cell. 393 0935075

GOLD Sponsor FARMACIA CROCETTA

SILVER Sponsor


numero 19 / 2015

ACCADEMIA DEL FITNESS Wellness - Antiaging Galleria Crocetta 9/A 43126 Parma Tel. 0521 1682083 Fax 0521 294971 www.accademiadelfitness.com accademia-magazine@libero.it

EDITORIALE

Direttore: Valerio Merola Direttore scientifico: Massimo Spattini Art director: Cinzia Ruggeri Capo redazione: Silvia Iorio In redazione: Claudia Bonini Stella Lo Barco Andrea Angelozzi Comitato scientifico: Dott. Damiano Galimberti Dott. Filippo Ongaro Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Annamaria Acquaviva Enrico Bevacqua Andrea Bisaschi Giacomo Margiacchi Guido Maronati Valerio Merola Mauro Miceli Giovanni Occhionero Filippo Ongaro Graziella Raiteri Massimo Spattini Giorgio Terziani In copertina: Roberto Vecchi Foto di copertina: Giulio Mori Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319 Stampa e distribuzione: Toriazzi S.r.l. Strada del Pozzetto 16/a 43122 Parma Tel. 0521.645875

A volte mi chiedono perché io insista a pubblicare un “giornale stampato” quando ormai è l’era del web e, siccome in rete si può trovare facilmente ogni genere di indicazione, una rivista cartacea d’informazione non possiede più quell’ “appeal” sufficiente per attrarre inserzionisti e lettori. Sicuramente l’appartenere ad una generazione abituata a conservare riviste e libri per sfogliarli all’occorrenza ha il suo peso nella mia decisione ma c’è un fatto ancora più importante che mi induce a mantenere una posizione apparentemente obsoleta. Infatti, per quanto io sia consapevole che l’informazione in rete sia immediata e accattivante, sono altrettanto cosciente del fatto che essa non sia realmente tutta degna di credito. È ormai appurato che la rete è il mezzo di comunicazione ”democratico” per eccellenza e ciò, tuttavia, la rende pericolosa in quanto non esiste un mezzo di controllo che impedisca a chiunque di scrivere quel che gli pare. L’utente pertanto dovrebbe avere la capacità di discernere l’informazione corretta da quella scorretta ma questo è ovviamente impossibile. Come tutelare quindi il lettore? Attraverso un organo competente strumentale a documentare quanto sostenuto. L’obiettivo dell’ “Accademia del Fitness – Wellness – Antiaging Magazine” quindi vuole essere un punto di riferimento per un’informazione all’avanguardia, avallata dalle competenze ed esperienze di operatori qualificati, con la supervisione di un comitato scientifico che impedisca la divulgazione di informazioni non supportate da studi che ne comprovino la veridicità. Senza dubbio l’obiettivo del futuro imminente

è quello di creare anche un portale di informazione che possa dare una maggiore divulgazione ai contenuti e alla missione dell’ AFFWA. Ovviamente, perché ciò avvenga, è necessaria anche la collaborazione di aziende che condividano la stessa missione, ovvero promuovere la cultura dei corretti stili di vita e del benessere, superando la miope visione di possibili concorrenze e contribuendo alla crescita di un settore che già pone richieste che a volte superano le offerte, tramite la diffusione non solo tra gli operatori del settore come ad esempio con l'istituzione del corso AMFPC (Approccio Metabolico Funzionale in Pratica Clinica), ma anche tra gli utenti finali. Proprio in quest’ottica si pone l’organizzazione dell’evento “A pranzo con gli autori” che si terrà a Parma il 26 settembre , promosso dall’AFFWA in collaborazione con Parma Opera Art, nel contesto del Parma International Music Film Festival. L’evento vedrà la partecipazione di numerosi autori di libri sui temi della nutrizione, del benessere e della salute e sarà animato dalla presenza di personaggi del mondo del cinema, quali Barbara Bouchet e Brad Harris. La manifestazione, per sua natura di tipo divulgativo, sarà di libero accesso e senza costi di partecipazione; la sua realizzazione è stata resa possibile esclusivamente grazie alla disponibilità dei relatori e alla partecipazione delle aziende sponsor che hanno creduto in questa “missione” e che, approfittando di questo mio redazionale, ringrazio di cuore. Massimo Spattini Presidente AFFWA

Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma

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L’Accademia del Fitness

SOMMARIO EDITORIALE

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ROBERTO VECCHI: MEN'S PHYSIQUE

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MEDICINA FUNZIONALE METABOLICA: “La Medicina del domani”

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di Massimo Spattini

di Valerio Merola

di Massimo Spattini

SENSIBILITÀ ALIMENTARI: Approccio valutativo palpatorio e posturologico

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LA MODULAZIONE FISIOLOGICA DI OSSIGENO ON DEMAND L’Ultima sfida della Nutraceutica

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L’ECOSISTEMA INTESTINALE DELL’ADULTO

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SCOPRI SE IL TUO BAMBINO È A RISCHIO OBESITÀ

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CORPO & MENTE ABBRACCIATI NEL TANGO

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VIOLENZA DI GENERE

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ALIMENTAZIONE: IL CIBO CHE INFIAMMA

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L’ORMONE DELLA CRESCITA

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FITOTERAPIA

54

MEDICINA ESTETICA

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ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING

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di Giacomo Margiacchi

di Mauro Miceli e Giorgio Terziani

di Equipe scientifica NUTERGIA

di Annamaria Acquaviva

di Graziella Raiteri

di Andrea Bisaschi

di Enrico Bevacqua

di Massimo Spattini

di Giovanni Occhionero

di Guido Maronati

di Filippo Ongaro 4



L’Accademia del Fitness

LE INTERVISTE DEL DIRETTORE A cura di Valerio Merola

ROBERTO VECCHI: MEN'S PHYSIQUE Come ti sei avvicinato al mondo del fitness? Provengo da una famiglia di sportivi, pratico sport da quando ho 16 anni, ho iniziato con l’atletica leggera poi, durante il servizio di leva, mi sono avvicinato all’allenamento coi pesi. Ricordo che in caserma c’era una palestra molto attrezzata a disposizione di tutti. La sera, mentre la maggior parte dei militari che uscivano andavano in città, al bar o in altri locali, io e qualche amico rimanevamo in caserma ad allenarci.

Foto Giulio Mori

Puoi farci una sintesi del tuo percorso agonistico? Il mio percorso agonistico vero e proprio inizia nel 2013 iscrivendomi alla federazione IFBB cat. MEN’S PHYSIQUE. Qui ho ottenuto un terzo posto ai Campionati Italiani assoluti di Pe-

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schiera sul Garda; secondo alla Notte dei Campioni, valevole come titolo nazionale, sempre a Peschiera. Nel 2014 ho vissuto una fantastica esperienza all’Arnold Classic Amateur U.S.A. di Columbus classificandomi quattordicesimo ed entrando così nella top 15 a livello mondiale; successivamente ho ottenuto un terzo posto ai Campionati Italiani Assoluti di Torino. Infine, ancora una volta nel 2015, ho ottenuto un terzo posto ai Campionati Italiani Assoluti di Roma. E il tuo percorso formativo? Nasco come Graphic Designer, quindi con una base artistica. Ho lavorato tanti anni presso una storica azienda di Carpi nel settore della moda. La mia grande passione per il fitness però mi ha portato a intraprendere un percorso formativo parallelo… Ho iniziato a seguire le persone, dal punto di vista dell’allenamento, circa 6-7 anni fa, dopo averne spesi tanti fra attività, brevetti e diplomi per varie specializzazioni in ambito fitness e wellness. Ho ottenuto svariati diplomi e brevetti con Technogym, Fipe, Functional Training School… ma la vera svolta l’ho avuta con AFFWA (Accademia Funzionale del Fitness, Wellness e Antiaging). Sono in possesso di quasi tutti i brevetti, diplomi e certificazioni dell’AFFWA. Alla fine ho deciso di convogliare quella che è sempre stata la mia passione nella professione di personal trainer. Ad oggi svolgo questo fantastico lavoro a 360°. In AFFWA ho appreso un concetto che ritengo fondamentale ed innovativo e che metto in pratica quotidianamente: il personal trainer ha il compito di prendersi cura quotidianamente dei propri clienti ed ha il dovere di riconoscere il limite delle proprie competenze, questo gli permette una produttiva collaborazione con tutte le figure professionali competenti in tutti i distretti che in qualsiasi modo si riallacciano alle problematiche del cliente per il raggiungimento del risultato ottimale. Dove necessario il personal trainer deve essere il trait d’union e il riferimento sia per il cliente che per gli specialisti. Ritengo questo un servizio davvero unico e qualitativamente superiore. Non si finisce mai di imparare ed è veramente fondamentale rimanere sempre aggiornati…soprattutto nel mondo della salute e del benessere dove, da un lato, l’incompetenza di molti mina la credibilità di coloro che lavorano seriamente nel ramo, dall’altro la concorrenza ed i professionisti bravi sono sempre più numerosi! A tal proposito sono costantemente molto attento all’uscita di nuovi corsi e workshop…


numero 19 / 2015

Cosa ti piace del tuo lavoro? Sono finalmente riuscito a trasformare una passione in una vera e propria professione Alzarsi tutte le mattine con la voglia di fare, creare, trasmettere è una cosa fantastica…mi ritengo molto fortunato! L’aspetto che amo maggiormente del mio lavoro è la sensazione di far parte di un cambiamento positivo nelle vite degli altri, di aiutare le persone a pianificare un’evoluzione di cui sentono la necessità. È estremamente appagante riuscire a capire cosa vuole ottenere la persona che si affida alle tue competenze e percorrere insieme a lei un cammino (non sempre facile) per arrivare all’obiettivo prefissato. Fra l’altro, la maggior parte delle volte, dietro al desiderio di perdere qualche chilo o di “mettere su un po’ di muscoli” si nascondono disagi ben più complicati; si tratta di un discorso articolato dove la fiducia in sé stessi gioca un ruolo fondamentale ed il sentirsi meglio, il riuscire a mettersi in gioco dando prova di forza di volontà nel perseguire una meta, nonché il positivo riscontro relazionale che ne deriva, non cambiano solo il corpo ma anche la vita delle persone… è fortemente appagante per il personal trainer essere il punto di riferimento di qualcuno: è una forte soddisfazione ma anche una grande responsabilità! . Il fisico che hai ottenuto tramite l’allenamento e il tuo stile di vita ti ha aperto anche altre strade oltre a quella del fitness? In passato ho avuto qualche esperienza come modello/indossatore. Sovente mi capita di essere contattato da aziende per partecipare a qualche campagna pubblicitaria o fare servizi fotografici… ..L’ultima esperienza l’ho avuta con una nota azienda di Carpi: la campagna pubblicitaria ha ottenuto un successo inaspettato ma ha contemporaneamente suscitato grande indignazione nel mondo delle associazioni femminili in quanto si trattava di un nudo quasi integrale dove non era chiaro se l’oggetto del desiderio per la donna fosse il prodotto pubblicizzato o ciò che stava dietro…… In ogni caso la maggior parte della gente ha reagito benissimo...e il fatto che ci sia stata polemica non ha fatto altro che suscitare maggior interesse e maggior visibilità così il risultato è stato comunque positivo per l’azienda. Dovendo scegliere fra il lavoro di modello e la tua carriera come atleta e personale trainer per cosa opteresti? A volte un fisico troppo muscoloso non è apprezzato nel campo della moda… Sarebbe una scelta ardua, entrambi i lavori sono affascinanti così come partecipare a competizioni è estremamente motivante….dover compiere una scelta sarebbe un vero peccato. Cercherei di far coincidere le cose secondo il modello americano

Foto Giulio Mori

Attualmente sono iscritto all’università San Raffaele indirizzo Scienze Motorie.

per il quale, ormai da molto tempo, esistono atleti muscolosi che lavorano come modelli…è ovvio che il raggio d’azione risulta un po’ più limitato (di solito questi modelli prestano la loro immagine prevalentemente per prodotti inerenti il ramo del fitness) ma sarebbe però un buon compromesso perchè mi permetterebbe di non rinunciare a nessuno dei miei interessi. Sono del parere che bisogna accettare e prendere tutto ciò che la vita ci regala...ogni giorno. Al momento come obiettivo primario ho quello di realizzarmi ulteriormente nella professione di personal trainer che, tutto sommato, è anche quella che mi permette una certa stabilità e che posso pensare di svolgere molto più a lungo rispetto ad un’eventuale carriera come modello. Una cosa è sicura, qualsiasi strada sceglierò in futuro, sarà comunque legata al mondo del fitness, wellness e antiaging ! Vuoi dire qualcosa a chi condivide con te il sogno di diventare personal trainer ma ancora non ci è riuscito? Ultimamente vedo tante figure che si stanno avvicinando al mondo del personal training…ebbene a queste persone vorrei dare alcuni consigli: formatevi più che potete, la conoscenza è ciò che vi farà ottenere i risultati! Siate empatici, coerenti e professionali… e, cosa più importante, mettete tanta passione in quello che fate. Ricordatevi che le persone lo percepiscono… solo in questo modo verrete ripagati e avrete successo! Il Direttore

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L’Accademia del Fitness

MEDICINA FUNZIONALE METABOLICA:

“La Medicina del domani” Un editoriale del 2003 del “British Medical Journal” riportava il seguente commento: “E’ cosa ormai quotidiana per un medico generico incontrare pazienti i cui sintomi non sono legati ad una specifica causa organica ed ad una malattia ben definita ma piuttosto sembrano dipendere da una infiammazione cronica di origine sconosciuta”. Un compito della medicina del 21° secolo dovrà essere quello di capire i meccanismi alla base dei sintomi delle malattie piuttosto che catalogarli all’interno del nome di una malattia. Bisogna rendersi conto che esiste il malato e non la malattia e che i sintomi, pur differenti, possono trarre origine da comuni alterazioni metaboliche funzionali. Se è vero che la medicina convenzionale ha ottenuto grandi successi nell’ambito della medicina d’urgenza, è altrettanto vero che è stato un grande fallimento per quanto riguarda la cura delle malattie cronico-degenerative. L’obesità, le malattie cardiovascolari, il diabete, il morbo di Alzheimer sono in continuo aumento. Complessivamente “l’industria del malato” costa alla collettività circa 112 miliardi di euro all’anno, che vengono spartiti tra le industrie farmaceutiche e le strutture sanitarie. E’ un incredibile giro di affari che gravita intorno ad un sistema che vive sulle spalle del malato e che si preoccupa solo di “tamponare” sintomi ma non di curare le cause. Non si può curare la fame nel mondo vendendo a poco prezzo cibo di scarsa qualità; bisogna invece insegnare alle popolazioni che soffrono la fame come attuare sistemi di coltivazione ed allevamento in grado di sostenerle. La medicina metabolica funzionale è quindi un approccio dinamico e multiplo finalizzato al trattamento, ma ancora di più alla prevenzione, delle malattie

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croniche di tipo degenerativo, con l’intento di migliorare il metabolismo e la biochimica dell’individuo come metodo primario per migliorare la sua salute. Le malattie croniche di tipo degenerativo sono quasi sempre precedute da un lungo periodo di un’alterata funzionalità di uno o più sistemi di organo. Queste disfunzioni sono il risultato di una vita di interazioni tra il nostro stile di vita, l’ambiente e le nostre predisposizioni genetiche ma, senza dubbio, il fattore più importante, che è tra l’altro quello sul quale possiamo intervenire, è lo stile di vita. Ovviamente è molto più facile, ma miope, volersi attenere alla “evidence based medicine” basata sui trials clinici, in quanto molte ricerche sono state finanziate per sviluppare nuovi farmaci e tecnologie ed è senz’altro più difficile fare degli studi prospettici multifattoriali focalizzati sugli stili di vita. Bisogna quindi basarsi sulle “evidenze scientifiche” e sui processi biochimici e metabolici. La medicina convenzionale è incentrata più su quale farmaco prendere piuttosto che sul come cambiare i nostri comportamenti, per esempio mangia come vuoi e prendi le statine oppure mangia i carboidrati che vuoi e regola la dose di insulina. Ma questo è tradire l’origine della nostra medicina: Ippocrate diceva “ se fossimo in grado di fornire a ciascuno di noi la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, avremmo trovato la strada della salute”. Ippocrate non parlava della giusta medicina. Oggi un altro aspetto che riguarda gli stili di vita che si sono modificati con l’avvento della civiltà industriale e tecnologica è lo stress. Un tempo l’uomo cacciatore-raccoglitore, ma tutto sommato anche l’agricoltore e l’allevatore, seguivano ritmi


Certificazione AMFPC Approccio Metabolico Funzionale in Pratica Clinica - N. 6 MODULI - Totale 12 giornate - ECM per ogni Modulo

MODULO I PARMA - 17/18 OTTOBRE 2015

Nutrizione Clinica in MEDICINA FUNZIONALE ANTIAGING 1° GIORNO ■ ■ ■ ■ ■ ■

2° GIORNO

INTRODUZIONE ALLA MEDICINA FUNZIONALE ANTIAGING | Spattini PANORAMICA DEGLI SQUILIBRI FUNZIONALI IN MEDICINA ANTIAGING | Ongaro L’ANAMNESI E LA MATRICE FUNZIONALE NELLA PRATICA CLINICA | Ongaro L’INTESTINO E LE SUE IMPLICAZIONI NELLA SALUTE E NELLA MALATTIA | Spattini DETOSSIFICAZIONE | Ongaro INTESTINO: CIBO E CERVELLO | Spattini

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RUOLO DEL CIBO NELLA SALUTE E NELLA MALATTIA | Ongaro DIETA DI ELIMINAZIONE | Spattini NUTRIZIONE FUNZIONALE ANTIAGING | Ongaro INTEGRATORI E ALIMENTI FUNZI0NALI | Ongaro ESERCIZIO FISICO E SISTEMA IMMUNITARIO | Spattini INTEGRATORI E SISTEMA IMMUNITARIO | Spattini

RELATORI

ECM Crediti per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista, Psicologo.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA AFFWA Galleria Crocetta 9/A 43126 PARMA Tel. 0521 1682083 Fax 0521 294971 accademia-affwa@libero.it www.affwa.it

MASSIMO SPATTINI ■ ■ ■ ■

Presidente AFFWA Specialista in Scienza dell’Alimentazione Specialista in Medicina dello Sport Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) ■ Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice- IFM) ■ Membro del Comitato Scientifico AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-aging)

FILIPPO ONGARO ■ Vice-Presidente AFFWA ■ Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) ■ Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice - IFM) ■ Certified in Gynaecological Endocrinology (ISGE) ■ Vice-Presidente AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-aging)


L’Accademia del Fitness scanditi dalla natura, rispettando i ritmi circadiani indotti dalla luce e dal buio, praticando uno stile di vita fondamentalmente sereno che solo occasionalmente veniva alterato da situazioni di emergenza per le quali il sistema di risposta Fight or Flight, basato sugli ormoni corticosurrenalici, era perfettamente adeguato. Oggi i continui sovrastimoli stressanti, sia di tipo psichico, ambientale che alimentare, anche subdoli che non richiederebbero in realtà una tale risposta, creano una condizione di iperproduzione di questi ormoni che da benefici diventano dannosi per il nostro organismo. La triade sulla quale di basa la Medicina Metabolica Funzionale è quindi: Nutrizione, Esercizio Fisico, Gestione dello Stress. L’approccio clinico sul quale si deve basare la Medicina Metabolica Funzionale è l’esame degli squilibri che sottendono l’espressione della disfunzione. Questi squilibri fondamentalmente includono: 1. Squilibri del sistema digestivo, assorbente e del microbiota 2. Squilibri dei processi di detossificazione e biotrasformazione 3. Squilibri del sistema immunitario e infiammatorio 4. Squilibri del controllo della glicemia e della glicazione 5. Squilibri della composizione corporea 6. Squilibri strutturali a carico del sistema muscolo-scheletrico 7. Squilibri a carico della resistenza, della forza e dell’elasticità 8. Squilibri a livello psico-spirituale 9. Squilibri ormonali e dei neuro-trasmettitori 10. Squilibri del metabolismo ossido-riduttivo e mitocondriale 11. Squilibri degli acidi grassi 12. Squilibri dell’equilibrio acido-base 13. Squilibri del pathway della metilazione 14. Squilibri di vitamine – minerali – aminoacidi 15. Squilibri elettromagnetici

al termine “tuttologo”, oggi nel campo della medicina bisogna rivalutare questo concetto nel senso che un medico deve avere delle conoscenze molto più ampie rispetto alla sua specifica area di competenza, senza però avere la presunzione di poter gestire tutto da solo ma avvalendosi di altre figure professionali: Dietisti – Biologi – Psicologi – Personal Trainer, Laureati in Scienze Motorie – Farmacisti, che a loro volta abbiano delle conoscenze che possono permettere loro di avere una visione globale e di potersi relazionare parlando la “stessa lingua” che non deve essere il “medi cinese” (con tutto il rispetto per la medicina tradizionale cinese). Per questo nasce il Corso AMFPC (Approccio Metabolico Funzionale in Clinica Pratica) rivolto a tutte quelle figure professionali coinvolte nel settore della salute che abbiano una missione in comune: quella di promuovere i corretti stili di vita e mettere al centro la persona e non la malattia.

Ippocrate diceva “se fossimo in grado di fornire a ciascuno di noi la giusta dose di nutrimento ed esercizio fisico, avremmo trovato la strada della salute”.

Appare quindi chiaro che un approccio di questo genere, che possiamo definire “olistico”, richiede l’intervento di più competenze e di più figure professionali. Se è vero che c’è stato un periodo in cui la medicina d’organo ha dato la priorità allo “specialista” dando un’accezione negativa

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Dott. Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA) Certificate AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice) - (IFM-USA) Il Corso si sviluppa in 6 moduli, ognuno composto di due giornate nell’arco di un week-end: 1°) Nutrizione clinica in Medicina Antiaging 2°) Fisiopatologia e gestione dello stress 3°) La Sindrome Metabolica e il sistema muscolo-scheletrico 4°) Approccio Metabolico Funzionale alla nutrizione e all'esercizio fisico 5°) L’equilibrio acido-base e diagnosi e terapia delle carenze micro nutrizionali 6°) il sistema ossido-riduttivo e l’infiammazione cronica


Certificazione AMFPC Approccio Metabolico Funzionale in Pratica Clinica - N. 6 MODULI - Totale 12 giornate - ECM per ogni Modulo

MODULO II PARMA - 5/6 dicembre 2015

Fisiopatologia e GESTIONE DELLO STRESS 1° GIORNO ■ ■ ■ ■

2° GIORNO

BASI ANATOMO-FISIOLOGICHE DELL’ASSE IPOTALAMO-IPOFISI-SURRENE IPERCORTICOSURRENALISMO ADRENAL FATIGUE E IPOCORTISOLISMO APPROCCIO ALIMENTARE, INTEGRATIVO E FARMACOLOGICO PER IL RIPRISTINO DELLA FUNZIONALITA’ SURRENALICA

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PSICOFISIOLOGIA DELLO STRESS STILI DI VITA, DIPENDENZE E STRESS INTERAZIONE SOCIALE E STRESS OSSITOCINA E RISPOSTA ANTISTRESS BIOFEEDBACK E TECNICHE DI RILASSAMENTO ESERCIZIO FISICO - YOGA, THAI CHI E ALTRE TECNICHE

RELATORI ECM Crediti per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista, Psicologo.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA AFFWA Galleria Crocetta 9/A 43126 PARMA Tel. 0521 1682083 Fax 0521 294971 accademia-affwa@libero.it www.affwa.it

MASSIMO SPATTINI ■ Presidente AFFWA ■ Specialista in Scienza dell’Alimentazione ■ Specialista in Medicina dello Sport ■ Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) ■ Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice- IFM) ■ Membro del Comitato Scientifico AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-aging)

SONJA ONGARO ■ Laurea in Psicologia del Lavoro ■ Operatore di Training Autogeno ■ Operatore del Biofeedback della Behavioral Medicine Research and Training Foundation - Washington USA ■ Responsabile delle valutazioni psicofisiologiche con biofeedback e coach per stress management, performance e miglioramento della salute presso l’Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-aging di Treviso

FILIPPO ONGARO ■ Vice-Presidente AFFWA ■ Certified in Anti-aging & Regenerative Medicine (ABAARM - USA) ■ Certified AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice - IFM) ■ Certified in Gynaecological Endocrinology (ISGE) ■ Vice-Presidente AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-aging)


L’Accademia del Fitness

SENSIBILITÀ ALIMENTARI: APPROCCIO VALUTATIVO PALPATORIO E POSTUROLOGICO Un certo Feuerbach diceva: “siamo quello che mangiamo”. Tale considerazione, comunque più che verosimile, è stata pensata per tutte quelle interazioni biologiche che hanno vita all’interno del percorso ontogenetico di una persona. Considerando come lasso temporale la vita della specie umana, tale affermazione perde di significato e appare più corretto dire che “siamo diventati ciò che abbiamo mangiato”, cioè è stato il materiale nutritivo che si è reso disponibile alle origini a determinare le leggi e l’anatomia del nostro apparato digerente e di tutto il sistema di estrazione e gestione delle energie. I nostri arti, i nostri denti, la nostra bocca, il nostro secreto gastrico, le anse intestinali e la lunghezza del nostro tubo digerente sono tutti l’esito di una continua specializzazione biologica al fine di perfezionare il modello ergonomico di vita in un dato ambiente. Ciò vuol dire che, proprio come un pesce non può vivere fuori dall’acqua, anche ogni essere vivente è legato al proprio ambiente di derivazione. C’è da dire però che nel tempo organismi derivati dall’acqua si sono evoluti a tal punto da poter vivere sulla terra variando completamente il proprio organismo in una nuova specializzazione biologica. Molto probabilmente però il passaggio non sarà stato facile e sarà costato grossi

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sacrifici al sistema biologico in questione. Seguendo questa breve e semplice prefazione, appare logico e sensato pensare che le sensibilità alimentari non sono altro che il frutto dell’errato carburante utilizzato per la macchina umana. Se è vero che ci siamo sviluppati filogeneticamente su un determinato ambiente alimentare, è facile comprendere che se ne variamo prepotentemente i componenti, il nostro organismo innescherà delle reazioni avverse. È vero anche che la macchina umana è una struttura altamente plastica e capace di adattarsi alle variazioni ambientali in modo da garantire la preservazione della specie anche in condizioni molto ostili. Tale capacità è una caratteristica soggettiva, ed è per questo che nasce una differenziazione della propria sensibilità alla variazione del substrato e composto alimentare e cioè le sensibilità e intolleranze alimentari. In un contesto sociale come il nostro, così confuso e viziato da culture alimentari controverse trovano posto teorie e mezzi distinti che intendono determinare quali sono gli aggregati molecolari maggiormente contrastanti con la fisiologica funzionalità del tubo digerente. Una proposta apparentemente semplicistica di valutazione e


IL CORTISOLO: NON SOLO STRESS Il nesso fra stress psicofisico e cortisolo oggi è ampiamente diffuso: in questo articolo andremo a specificare meglio questa correlazione, prendendo le mosse dagli stimoli e dalle vie che ne inducono la sintesi, per arrivare ai metodi diagnostici che ne rilevano la concentrazione, e infine alla descrizione di alcuni casi in cui si sono riscontrate alterazioni. Il cortisolo viene prodotto dalla ghiandola surrenale in risposta all’ormone ipofisario ACTH. Questo ormone viene anche denominato “ormone dello stress”, poiché livelli aumentati si riscontrano in caso di forte stress psicofisico. La sua secrezione prepara l’organismo a sopravvivere ad una forte condizione di stress, ovvero lo induce a inibire le funzioni corporee non indispensabili nel breve periodo e garantisce il massimo supporto agli organi vitali, determinando un aumento della gittata cardiaca, l’incremento della gluconeogenesi epatica, l’aumento della secrezione di glucagone e la riduzione dell’attività dell’insulina. La secrezione del cortisolo è controllata dall’asse ipotalamo-ipofisisurrene, e viene regolata dal ritmo circadiano del ciclo sonno-veglia, con un picco massimo nelle prime ore del mattino, tra le 6 e le 9, seguito da un progressivo rallentamento lungo la giornata per raggiungere il minimo verso mezzanotte. Tuttavia stimoli come digiuno prolungato, abitudini alimentari scorrette e intensa attività fisica

possono alterare il fisiologico andamento di questo ormone, inducendo fenomeni di ipercortisonemia. Da qui nasce l’esigenza di avere uno strumento diagnostico preciso ed efficace in grado di valutare l’andamento del cortisolo nelle 24 ore . Natrix Lab, laboratorio di Reggio Emilia ha elaborato il Profilo Ormonale Stress, un test che si avvale della metodica standardizzata ELISA per valutare la concentrazione dell’ormone dello stress su quattro prelievi salivari effettuati in momenti diversi della giornata. In questo modo è possibile valutare sia il funzionamento endogeno dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene sia l’incidenza dei fattori esterni come alimentazione e stile di vita sulla secrezione di cortisolo.Inoltre la comparazione dei valori di cortisolo con altri ormoni come il DEHA e il TESTOSTERONE permette di avere stime precise sul nostro stato di stress e sull’impatto che un protocollo di allenamento ha sul nostro organismo. Un esempio di ipercortisolemia si può notare in persone, sovrappeso o obese, che seguono diete sbilanciate, ipoglucidiche e altamente ipocaloriche. In questi casi si instaura un processo di stress cronico e un costante innalzamento dei livelli di cortisolo, che segnala al nostro organismo la necessità di accumulare grasso per costituire una riserva energetica alla

quale attingere in condizioni avverse, garantendo così la sopravvivenza. Questo fenomeno si verifica anche grazie all’azione inibitoria del cortisolo sulla produzione di ormoni che stimolano la riduzione del grasso corporeo, come l’ormone della crescita ed il Testosterone. Parallelamente il cortisolo induce un meccanismo catabolico che degradazione delle porta alla proteine muscolari, utilizzate nella gluconeogenesi per sintetizzare glucosio che verrà poi utilizzato come fonte di energia. Tutti questi fenomeni andranno, a lungo termine, ad invalidare i sacrifici fatti con la dieta instaurando il tanto odiato effetto “yo-yo”.

Natrix Lab: il laboratorio certificato (UNI-ENI-ISO 9001 : 2008) di riferimento per le tue analisi personalizzate: • • • • • • • • • • • •

FOOD INTOLERANCE TEST GLUTEN SENSITIVITY TEST CELIAC TEST ANTI-AGING PROFILE CELLULAR AGING FACTORS LIPIDOMIC PROFILE ZONA PLUS TEST CARDIO WELLNESS TEST CHECK UP PROFILES HORMONAL PROFILES MINERAL EVO IN FLORA SCAN

Le analisi sono eseguibili tramite un semplicissimo prelievo capillare, salivare, di feci, di urine o di capello.


L’Accademia del Fitness comprensione delle interazioni aberranti da parte di una categoria alimentare e/o molecolare rispetto a un organismo in un determinato periodo di vita è la palpazione diretta del tubo digerente. Se noi consideriamo che ogni categoria alimentare è scissa in un determinato ambiente digestivo, poiché la consistenza della categoria stessa e la richiesta enzimatica trova specificità in determinati distretti del tubo digerente, è plausibile ipotizzare che ogni categoria alimentare darà delle interazioni maggiormente manifeste in tale distretto. Ne consegue che è possibile creare una mappatura del tubo digerente e delle specifiche interazioni che consentono di discriminare tra le categorie alimentari disturbanti la funzionalità e fisiologia intestinale. Come riprova di questa innovativa e rivoluzionaria teoria esistono già migliaia di casi risolti in termini di benessere e fisiologia intestinale, benessere e funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico, miglioramento della qualità della vita. Un esempio rappresentativo di questo tipo di gestione è la risoluzione di patologie croniche come la pubalgia attraverso la rimozione della componente alimentare che gestisce l’origine disfunzionale dello squilibrio “retto-adduttorio”. In tale conte-

sto sintomatologico, secondo le evidenze cliniche è possibile dichiarare che più dell’80% delle pubalgia hanno come componente disfunzionale e che determina solo in secondo luogo lo squilibrio e l’ipersollecitazione entesitica, la componente distensiva e/o irritativa del tubo digerente. La distensione del tubo digerente e il compenso antalgico in decompressione di questo, determinano un aumento del reclutamento della muscolatura addominale per contenere la prioritaria disfunzione del viscere. È conseguente ancora la reazione della muscolatura adduttoria al fine di mantenere un equilibrio funzionale in ortostatismo, a scapito però di un prepotente aumento della sollecitazione delle entesi pubiche. Attraverso l’individuazione palpatoria della categoria alimentare implicata nella disfunzione del viscere è possibile costruire un modello alimentare altamente specifico per il soggetto e per la sintomatologia in questione, determinando una variazione prepotente dello schema posturale disfunzionale e una rapida remissione del sintomo.

È possibile creare una mappatura del tubo digerente e delle specifiche interazioni che consentono di discriminare tra le categorie alimentari disturbanti la funzionalità e fisiologia intestinale

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Dott. Giacomo Margiacchi Osteopata



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LA MODULAZIONE FISIOLOGICA DI

OSSIGENO ON DEMAND

L’ULTIMA SFIDA DELLA NUTRACEUTICA L’ossigeno, accettando gli elettroni estratti da glicidi, lipidi ed aminoacidi nel corso del catabolismo cellulare, consente ai mitocondri di sintetizzare l’ATP necessario per le varie funzioni vitali. Quando, però, la sua pressione parziale scende al di sotto dei 80 mm di HG (condizione nota come ipossia), esso può alterare a tal punto le funzioni cellulari da favorire la comparsa o accelerare la progressione di numerose malattie, incluse quelle neoplastiche. IMPORTANZA DELL’OSSIGENO • Il corpo umano è costituito dal 62% di ossigeno. • È l’elemento più importante per la salute dell’uomo poiché permette alle nostre cellule di trasformare in energia gli alimenti. • Pur essendo molto attenti alla nostra alimentazione, se la nostra ossigenazione è insufficiente, l’assimilazione e la trasformazione degli alimenti sarà incompleta e porterà ad un accumulo di SCORIE METABOLICHE che saranno difficilmente eliminate. L’ UOMO È COMPOSTO DA PIÙ DI 100.000 MILIARDI DI CELLULE • INVECCHIAMENTO (a 50 anni l’ossigeno cellulare diminuisce del 50%)

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• STRESS (il sistema nervoso è uno dei maggiori consumatori di ossigeno. Il primo organo a subire le conseguenze dell’ipoossigenazione sarà il cervello) • STILE DI VITA ERRATO: SEDENTARIETA’, CATTIVA ALIMENTAZIONE O ECCESSIVA ASSUNZIONE DI CIBO, ALCOOL, LAVORO ECCESSIVO ECC. • TABAGISMO (per un fumatore la riduzione della capacità di trasportare ossigeno da parte dell’emoglobina è stimabile intorno al 20%) • INQUINAMENTO ATMOSFERICO (il monossido di carbonio ha la capacità di fissarsi sull’emoglobina 250 volte più dell’ossigeno) • MALATTIE VARIE (insufficienza respiratoria, insufficienza cardiaca, ecc.) Le malattie in genere provocano un rallentamento dell’assimilazione di ossigeno • OBESITÀ (più l’obesità è marcata, meno le cellule sono provviste di ossigeno; inoltre questa mancanza di ossigeno favorisce maggiormente l’obesità) • INQUINAMENTO ALIMENTARE, INQUINAMENTO DELLE ACQUE (nitrati-nitriti=metaemoglobina=riduzione della capacità del sangue di trasportare O2) • INQUINAMENTO DOMESTICO (monossido di carbonio, formaldeide, biociti, metalli pesanti, materiali fibrosi, ecc.) • RUSSAMENTO E LE APNEE NOTTURNE


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• METALLI PESANTI (generano radicali liberi dannosi per la respirazione. Il Mercurio è il solo metallo volatile che riesce a penetrare attraverso i polmoni e la pelle con effetti negativi sul sistema nervoso, sul sistema ormonale e sul mitocondrio) • STATI INFIAMMATORI (mancanza di ossigeno = sofferenza cellulare = malattie in “ite”: cistite, gastrite, prostatite ecc.).

L’ipossia favorisce la degradazione del glucosio non ad anidride carbonica ed acqua ma ad acido lattico che, accumulandosi nel microcircolo, attiva inizialmente, attraverso l’abbassamento del pH

UNA DIMINUZIONE PIÙ O MENO IMPORTANTE DI OSSIGENONEI TESSUTI SI CHIAMA IPOSSIA: • Stanchezza; • Nervosismo; • Angoscia; • Insonnia; • Cattiva concentrazione • Aumento del colesterolo • Ipertensione • Invecchiamento precoce • Arteriosclerosi; • Infarto • Attacchi di panico • Depressione • Calo di memoria • Obesità L’ipossia favorisce la degradazione del glucosio non ad anidride carbonica ed acqua ma ad acido lattico che, accumulandosi nel

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microcircolo, attiva inizialmente, attraverso l’abbassamento del pH, importanti meccanismi di compenso, quali la riduzione sia delle resistenze periferiche, con conseguente aumento del flusso sanguigno, sia dell’affinità dell’emoglobina nei confronti dell’ossigeno, con conseguente aumento della biodisponibilità di questo gas. Tuttavia, se non corretta, la microacidosi indotta dall’ipossia favorisce il rilascio dalle rispettive proteine carrier (trasferrina e ceruloplasmina) di metalli di transizione (ferro e rame) responsabili della trasformazione degli idroperossidi circolanti, prodotti dell’insulto ossidativo cellulare e non più adeguatamente rimossi dalla glutatione-perossidasi (GPx), in radicali liberi o specie reattive dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS), potenzialmente lesive anche per la matrice extracellulare, con esito finale nella cosiddetta disfunzione endoteliale, momento patogenetico comune a tutte le malattie cardiovascolari. Inoltre, superato un certo intervallo critico di tempo, l’eventuale ma ormai tardivo ripristino del flusso ematico nel distretto precedentemente ischemico, conduce, per le alterazioni occorse nella fase ipossica, alla generazione di ulteriori ROS, che aggravano l’insulto ossidativo (danno da ischemia-riperfusione) e, se non contrastate efficacemente dalle difese antiossidanti, principalmente affidate alla superossido-dismutasi (SOD), alla GPx ed alla catalasi, portano ad una condizione di stress ossidativo (SO), un fattore emergente di rischio per la salute associato all’invecchiamento precoce e ad almeno un centinaio di patologie, dall’aterosclerosi al cancro. Quali integratori si possono utilizzare per eliminare questi danni ossidativi?



L’Accademia del Fitness Noi riteniamo che la scelta debba cadere sulle formulazioni naturali e, possibilmente, su quelle a base colloidale (diametro delle particelle disciolte in acqua comprese tra 1 e 200 metri), perché colloidale è la natura del sangue e della matrice extracellulare con cui devono interagire i loro principi attivi. Con l’alimentazione si introducono nutrienti da cui, mediante l’azione di enzimi digestivi, si ottengono glicidi, lipidi e proteine, tutte molecole necessarie al corretto funzionamento dell’organismo. La loro degradazione attraverso varie reazioni biochimiche termina con il Ciclo di Krebs, dal quale si ottiene l’idrogeno H2. Dalla combinazione di idrogeno e ossigeno introdotto nell’organismo attraverso l’apparato respiratorio, si ottiene l’energia per la vita, cioè ATP (adenosin-trifosfato). Le evidenze fornite dalla ricerca scientifica degli ultimi decenni dimostrano in maniera inequivocabile che l’ossigeno deve essere disponibile a livelli determinati e costanti in tutte le cellule dell’organismo, pena la comparsa di alterazioni funzionali e/o strutturali, talvolta gravi ed irreversibili. Infatti, tanto la riduzione persistente quanto un’oscillazione transitoria della sua concentrazione intracellulare possono risultare dannose. Una riduzione persistente della concentrazione dell’ossigeno (valutata in termini di pressione parziale di ossigeno, pO2) all’interno dei tessuti e delle cellule viene genericamente definita “ipossia”. Considerando il percorso dell’ossigeno dall’aria inspirata fino ai mitocondri, si possono distinguere, dal punto di vista patogenetico, 4 principali tipi di ipossia: • ipossia ipossica: da insufficiente apporto di ossigeno dall’aria al sangue; • ipossia anemica: da riduzione della quantità/funzione dell’emoglobina; • ipossia stagnante: da stasi della circolazione ematica; • ipossia istotossica: da blocco della catena respiratoria mitocondriale (es. ione cianuro). In ognuna di queste condizioni, la ridotta biodisponibilità di ossigeno può provocare una progressiva caduta dei livelli intracellulari di ATP con conseguente accumulo non solo di prodotti indesiderati della degradazione delle purine ma anche di cataboliti acidi. Queste alterazioni biochimiche si traducono a livello clinico nella classica sintomatologia ipossica: • Difficoltà di concentrazione con turbe della memoria. • Sensazione di affaticamento o crampi muscolari, anche dopo piccoli sforzi. • Respiro corto o dispnea. • Tachicardia con soffi cardiaci da circolazione iperdinamica. • Turbe della visione. • Alterazioni dell’equilibrio e/o vertigini. • Aumentata suscettibilità alle infezioni. • Crescita stentata delle unghie e dei capelli. • Turbe dello svuotamento gastrico e/o acidità. • Alterazioni della digestione e dell’assorbimento dei nutrienti. • Possibile compromissione della funzionalità renale. • Occhio languido e bocca asimmetrica (ipossia istotossica)

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Trova, dunque, la sua più ampia spiegazione la celebre affermazione del famoso fisiologo Arthur C. Guyton: “Qualunque dolore, sofferenza o malattia cronica, è causato da una insufficiente ossigenazione a livello cellulare” (Human Physiology, 1978). Attenzione perché non meno pericolose dell’ipossia, ai fini del mantenimento dell’integrità funzionale e/o strutturale della cellula, risultano le oscillazioni della pressione parziale di ossigeno, il cosiddetto “danno da ischemia-riperfusione”, infatti è proprio durante la riperfusione che vengono prodotti i radicali liberi. In questo modello, la transitoria riduzione dell’afflusso ematico in un determinato distretto anatomico, a causa della riduzione del calibro delle arteriole (per vasospasmo, parziale trombizzazione o altro) o del clampaggio di un ramo arterioso maggiore (per interventi chirurgici di by-pass, trapianti d’organo o altro) provoca nei tessuti corrispondenti una condizione transitoria di ipossia, con: • viraggio del metabolismo in senso anaerobio (accumulo di cataboliti acidi – ac. lattico) • abbassamento del pH intracelullare • riduzione della sintesi di ATP con aumentata degradazione delle purine • alterazioni dell’omeostasi ionica e di membrana • liberazione di calcio dalle Cisterne del Reticolo endoplasmatico • attivazione di proteasi Ca-dipendenti. Queste proteasi hanno il compito di “tagliare” proteine ed enzimi modificandone in questo modo la funzione; in questo caso la loro azione sarà svolta sull’enzima citosolico xantina deidrogenasi (normalmente responsabile della trasformazione delle purine in acido urico) trasformandolo in un enzima totalmente diverso, la xantina ossidasi (a funzione ossidante anomala). Nel momento in cui l’ischemia viene a cessare e si ricostituisce un normale flusso ematico, l’ossigeno molecolare trasportato dall’emoglobina viene utilizzato dalle cellule non solo per produrre ATP ma anche per generare specie chimiche reattive dell’ossigeno (reactive oxygen species, ROS). Infatti, per l’azione catalitica della xantina ossidasi (forma anomala della xantina deidrogenasi) l’ossigeno genera due specie chimiche altamente ossidanti, quali il radicale idrossile (HO—) e il perossido di idrogeno (H2O2). Saranno questi ultimi i mediatori finali del danno cellulare, detto da stress ossidativo. Prof. Mauro Miceli Docente Aggregato Scienze Laboratorio Biomediche Polo Biomedico Università Di Firenze U.F. Chimica Degli Alimenti Lab Sanità Pubblica - Firenze Giorgio Terziani Visiting Professor in Discipline del Benessere, Saint George School



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L’ECOSISTEMA INTESTINALE

DELL’ADULTO

Frontiera tra ambiente esterno e organismo, l’intestino deve al tempo stesso assicurare una efficace protezione contro, ad esempio, batteri, virus e sostanze tossiche e tollerare gli alimenti. Tre sono le strutture che gli consentono di assolvere a questi compiti: la mucosa, la flora e il sistema immunitario intestinale. 1. La mucosa intestinale Grazie alla propria superficie di 250 mq, commisurata alla sua funzione, a 300 milioni di enterociti che si rinnovano completamente ogni 4-6 giorni e ne tappezzano le pareti, insieme con le cellule che secernono il muco, la mucosa è deputata all’assorbimento dei nutrienti ed è permeabile ad alcune macromolecole, quali, ad esempio, anticorpi, proteine e antigeni.

• La flora endogena subdominante, a cui appartengono i lattobacilli. • La flora transitoria, che non si insedia stabilmente, composta da batteri potenziali patogeni (Proteus, Pseudomonas, Klebsellia, ...). La densità aumenta a mano a mano che si procede da monte a valle ed è massima nel colon traverso e sinistro. La composizione della microflora colica pare assai stabile negli individui sani, ma molto variabile da soggetto a soggetto, soprattutto in funzione delle abitudini alimentari. È quindi possibile confrontare la flora intestinale con le “generalità” del soggetto, trovandovi piena corrispondenza: circa i 2/3 delle specie dominanti osservate nelle feci di qualsiasi individuo sono specifiche del soggetto medesimo.

2. La flora intestinale Composizione e ripartizione Si distinguono: • La flora endogena residente dominante, composta per più del 90% da batteri anaerobi stretti, tra cui i bifidobatteri.

Funzioni Svolge tre funzioni essenziali, partecipando: • Alle funzioni nutritive e all’assobimento dei nutrienti (fermentazione delle fibre non digerite, idrolisi dei lipidi non assorbiti, degradazione delle proteine e degli amminoacidi,

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PROGRAMMA

ALIMENTARE ■ ANTROPOMETRIA: misurazioni - plicometria ed impedenziometria ■ Biochimica ed endocrinologia dell’alimentazione ■ Alimentazione nell’attività fisica ■ Diete del Fitness: Gruppi sanguigni - Mediterranea Metabolica - Paleodieta - Warrior Diet - Dieta Zona ■ DietaCOM® e dimagrimento localizzato ■ Integrazione alimentare ■ Intolleranze ed allergie alimentari - Prebiotici e Probiotici ■ Le teorie dell’invecchiamento ■ La discordanza evolutiva ■ Genetica ed epigenetica ■ Alimentazione Antiaging : alimentazione ed integrazione antinfiammatoria, antiossidante e antiglicante ■ Programmazione neurolinguistica : l’aspetto motivazionale

SEDE: PARMA DATE: 5-6 dicembre / 16 gennaio / 20 febbraio 19 marzo / 16 aprile ESAME (con e senza frequenza): 11 giugno 2016 Accademia Funzionale del Fitness - Wellness - Antiaging Tel. 0521.1682083 - Fax 0521.294971 accademia-affwa@libero.it

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idrolisi del lattosio, sintesi delle vitamine B2, B5, B6, B8, B12, K). • Ai processi di difesa dell’organismo (effetto barriera). • Alla sintesi di sostanze derivate di rilievo metabolico. È la flora che attiva i segnali che modulano la maturazione del sistema immunitario, con le cui cellule interagisce direttamente. I batteri della flora commensale intestinale sono altresì noti per il proprio ruolo nella limitazione delle allergie mediante l’orientamento del sistema immunitario verso il profilo Th1, la produzione di TGF-ß1 (che agisce da soppressore dell’infiammazione allergica), la produzione di IgA, ecc. 3. Le difese intestinali Denominato GALT (Gut Associated Lymphoïd Tissue), il sistema comprende i follicoli linfoidi e le placche di Peyer, contenenti linfociti T e B (LT e LB) in fortissime concentrazioni. I linfociti migrano lungo la mucosa prima di raggiungere i gangli linfatici e il circolo generale. Giunti a maturazione, hanno acquisito capacità secretorie (citochine e IgA) e conservano memoria degli antigeni incontrati. Macrofagi, muco, peptidi antimicrobici, lisozima sono altri mezzi di difesa aspecifici complementari. Probiotici e prebiotici 1. I probiotici sono batteri o lieviti non patogeni e non tossici, che contribuiscono all’equilibrio della flora intestinale. Una volta ingeriti, devono rimanere vivi per determinare i loro effetti fisiologici, impiantandosi o meno nell’intestino. L’idea di utiliz-

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zarli nell’alimentazione è lungi dall’essere nuova e risalirebbe addirittura a tempi molto antichi. Meccanismi d’azione Ceppi Nel gruppo dei batteri lattici (così chiamati perché trasformano i carboidrati in acido lattico) si annoverano, fra i probiotici di maggior impiego, i lattobacilli e i bifidobatteri, che si rivelano più o meno efficaci gli uni degli altri a seconda del disturbo da trattare. È importante ricordare che i rispettivi effetti benefici sono “ceppo- e dose-dipendenti” e che i microorganismi, per essere efficaci, devono rimanere vivi. 2. I prebiotici sono zuccheri bifidogeni, ossia impiegati come substrato per la crescita dai bifidobatteri, microorganismi ad azione protettiva. Si tratta generalmente di fibre solubili (inulina e FOS, ossia fruttooligosaccaridi), le quali restano indigerite e giungono quasi intatte nel colon, dove fermentano grazie all’azione della flora. I prebiotici: • Favoriscono la moltiplicazione dei batteri protettivi nell’intestino (i probiotici). • Acidificano il contenuto del colon, contrastando così la proliferazione dei germi indesiderati. • Agevolano il transito intestinale.


ALLERGIE E INTOLLERANZE Nutrizione e attività fisica - Diagnostica di qualità per sportivi

E' ormai ampiamente dimostrato che la performance fisica ottimale è il risultato dell'azione combinata di dieta ed attività fisica. Quando si parla di dieta, tuttavia, occorre considerare molti fattori che vanno dalla qualità degli alimenti alla loro quantità, dalla frequenza nel consumo alla loro combinazione, fino allo stato di salute e alla sensibilità individuale. Tutto ciò che proviene dal mondo esterno, alimenti compresi, viene analizzato e valutato dal nostro sistema immunitario che reagisce di conseguenza, approntando meccanismi di difesa o di tolleranza. Perdere la capacità di tollerare un alimento scatena nell'organismo reazioni che è importante riconoscere e risolvere. L'allergia è una reazione abnorme e pressoché immediata dell'organismo verso alimenti, ma anche polvere di casa, pollini, epitelio di cane o di gatto. Il sistema immunitario reagisce producendo anticorpi di classe E (IgE) che innescano reazioni a cascata. Il contatto con l'allergene può indurre immediatamente prurito e gonfiore alle labbra, al palato e alla gola, può provocare nausea, vomito, crampi, gonfiori addominali, diarrea. Sono frequenti reazioni cutanee come orticaria ed eczemi oppure sintomi a carico dell'apparato respiratorio come asma e rinite, ma anche cefalea ed emicrania, fino alle reazioni estreme dello shock anafilattico. In quest'ottica, il test per la determinazione delle allergie proposto da Spire si propone di valutare la presenza di IgE specifiche nel siero del paziente, nel momento in cui, alla risposta allergica, deve essere trovata la causa. L'intolleranza alimentare, invece, contribuisce ad instaurare uno stato di infiammazione cronica, conseguenza della ripetuta e continua assunzione di uno stesso cibo, come in una sorta di intossicazione. Quando il perdurare di tale stato infiammatorio supera un certo limite, si scatena l'insorgenza dei disturbi che coinvolgono la quasi totalità degli apparati dell'organismo. Le immunoglobuline di classe G (IgG) intervengono nella formazione di immunocomplessi che innescano lo stato infiammatorio che può raggiungere e colpire anche i bersagli meno facilmente riconducibili a problematiche alimentari. In queste condizioni il sistema immunitario e di disintossicazione utilizzano le loro energie per far fronte ad una sollecitazione costante, con un conseguente indebolimento dell'organismo.

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Colon irritabile, costipazione, diarrea, nausea, vomito, dermatiti, eczemi, orticaria, pruriti, acne, cefalee, nevralgie, asma, dolori articolari, astenia cronica, labilità d'umore, insonnia, difficoltà a perdere peso, ritenzione idrica, disbiosi, infezioni ricorrenti. Spesso la difficoltà di remissione di questi sintomi viene imputata allo stress, probabilmente perché non si pensa al cibo come risposta. La difficoltà di ricollegarli a problematiche alimentari è aggravata anche dal fatto che la risposta ad uno stato di intolleranza alimentare è soggettiva, non tutti reagiscono allo stesso modo. Spire, fin dall'inizio, ha sempre dedicato molte risorse per la ricerca e sviluppo, nell'ottica di creare strumenti realmente al servizio della persona. L'analisi per l'individuazione di intolleranze alimentari viene effettuata, su campioni ematici, con metodica ELISA, una tecnica immunoenzimatica in grado di individuare in modo attendibile e ripetibile la reazione antigeneanticorpo. Spire offre gli strumenti diagnostici perché l'alimentazione diventi realmente una sana abitudine “su misura”. Spire s.r.l. - Sede Centrale Via Fermi, 63 Reggio Emilia - TELEFONO: Tel. 0522.767130 - MAIL: info@spiremed.com

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DIAGNOSTICA DI ECCELLENZA


L’Accademia del Fitness 3. Probiotici e prebiotici negli squilibri e nelle disbiosi dell’adulto Nei soggetti adulti, numerose sono le aggressioni che possono provocare disbiosi e indurre, di conseguenza, disturbi di diversa natura, dalla semplice diarrea alle infiammazioni intestinali croniche. “Tali aggressioni” possono venire dagli alimenti (eccessi di proteine che determinano la prevalenza della flora putrefattiva a danno di quella fermentativa oppure carenza di prebiotici), dai farmaci (antibiotici e anti-infiammatori), stress psicologico e altre cause. a. I disturbi del transito Stipsi Fermentando le fibre non digerite, i probiotici consentono di aumentare la produzione di acidi grassi a catena corta e di acidificare l’ambiente, attivando la peristalsi e accelerando l’alvo. Uno studio su pazienti anziani con problemi di stipsi ha dimostrato che il L. plantarum e il B. longum sono in grado di aumentare le evacuazioni e migliorare i sintomi di stipsi dopo 15 giorni dall’inizio dell’assunzione. Diarrea • Diversi ceppi di Lattobacilli (rhamnosus GG, casei) permettono di ridurre il rischio di contrarre una diarrea infettiva in età adulta. • Per quanto riguarda la diarrea del

viaggiatore, alcune ricerche hanno dimostrato l’efficacia del LGG nella prevenzione di questo inconveniente. • L’assunzione di antibiotici può alterare la composizione della flora intestinale e permettere lo sviluppo di germi patogeni come il Clostridium difficile, causa della diarrea posttrattamento antibiotico, oltre a ridurre la formazione di acidi grassi a catena corta nel colon. Anche in questo caso, è importante ripristinare l’equilibrio della flora con l’uso di probiotici. In particolare, il LGG previene diarree di questo tipo o ne attenua gli effetti secondari. b. La Sindrome dell’intestino irritabile (nota anche come colopatia funzionale o SII) La sindrome dell’intestino irritabile rappresenta un insieme di disturbi gastrointestinali cronici, caratterizzati dai seguenti sintomi: dolori addominali, gonfiore, difficoltà del transito intestinale che vanno dalla stipsi e dalla diarrea occasionale fino all’alternanza tra i due disturbi. La SII tocca almeno il 15% della popolazione occidentale, in particolare donne, e influisce sulla qualità della vita. È noto il ruolo dell’alimentazione, come pure dello stress, nel limitare o scatenare le manifestazioni cliniche. Inoltre, sebbene la patogenesi non sia ancora del tutto chiara, si sa che la genetica, i fattori psicosocia-

I probiotici permettono all’adulto di ripristinare l’equilibrio della flora intestinale e, dunque, di stimolare le difese immunitarie rafforzando la barriera intestinale.

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li e l’ipersensibilità intestinale sono elementi determinanti. La somministrazione continua di probiotici, in quantità sufficienti, può svolgere un effetto benefico sulla componente dolorosa della sindrome e sulla stipsi, ma anche sull’ipersensibilità intestinale, grazie all’azione immunomodulante. • Infatti, dopo 28 giorni di somministrazione a pazienti affetti da SII, gli integratori a base di L. plantarum e L. acidophilus hanno ridotto la dolorabilità del 50% e i sintomi del 55%. • L. plantarum e B. longum agiscono sulla produzione di gas nel colon, regolarizzando il transito e modulando immunità e infiammazione. c. Le MICI (infiammazioni della mucosa del colon-retto) Le due principali malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) sono la malattia o morbo di Crohn e la colite ulcerosa, che evolvono per riacutizzazioni successive. Trattasi di patologie sempre più frequenti, caratterizzate da flogosi cronica, ulcerazioni e lesioni, che causano sintomi come dolori addominali, diarrea e sanguinamento e la cui eziologia non è stata ancora del tutto chiarita. Pare, tuttavia, che la colite ulcerosa sia legata a un’alterazione nell’assimilazione delle proteine solforate. Ricerche recentissime mostrano invece che nei soggetti colpiti da malattia di Crohn, la mucosa intestinale è colonizzata in maniera anomala da batteri Escherichia coli. L’adesione di tali microrganismi è possibile grazie all’espressione di una molecola (il recettore CEACAM6) sulle cellule intestinali. L’interazione tra l’E.coli e tale recettore favorisce la colonizzazione anomala, inducendo un’infiammazione cronica. Le MICI sono accompagnate dall’iperpermeabilità intestinale, che rende possibile il passaggio di patogeni, allergeni o sostanze tossiche nell’organismo, avviando un circolo vizioso, perché la loro migrazione incontrollata finisce per determinare un’infiammazione cronica, che favorisce le lesioni a danno della barriera intestinale. Nelle MICI, la biodiversità della flora viene dimezzata, con perdita, in particolare, di diverse specie di Lattobacilli, Batteroidi ed Eubatteri. I probiotici agiscono, al contempo, sulla permeabilità e sull’infiammazione e aumentano la produzione di acidi grassi 
a catena corta, tra cui il butirrato, assicurando l’apporto energetico ai colonociti e rinforzando così la barriera intestinale. Alcuni probiotici, tra cui il LGG, hanno evidenziato un aumento della risposta IgA e un miglioramento della permeabilità intestinale. d. Allergie e immunità I probiotici permettono all’adulto di ripristinare l’equilibrio della flora intestinale e, dunque, di stimolare le difese immunitarie rafforzando la barriera intestinale. Alcuni lattobacilli, come il LGG, sono in grado di stimolare l’immunità congenita, che libera le IgA secrete nel lume intestinale per impedire a batteri o virus infettivi di penetrare nella mucosa. I probiotici permettono di limitare i fenomeni allergici. Il L. acidophilus ha un effetto benefico nei soggetti che soffrono di rinite allergica.

e. Obesità e flora intestinale Studi recenti dimostrano che i batteri che vivono normalmente nell’intestino svolgono un ruolo chiave nell’assimilazione delle sostanze nutritive e nel metabolismo energetico. Nell’uomo, la flora dei soggetti obesi presenta una minor diversità (con un numero ridotto di Bifidobatteri) rispetto a quella degli individui snelli. Si è visto come una dieta squilibrata induca una modificazione della flora negli obesi e come tale flora alterata, ricca di lipopolisaccaridi batterici, favorisca l’infiammazione e accentui la permeabilità intestinale. Nei topi obesi, l’apporto di prebiotici, noti per l’effetto bifidogeno, modifica la composizione della flora intestinale, riducendo l’infiammazione e la permeabilità intestinale. Nuove scoperte sono all’orizzonte. Equipe scientifica NUTERGIA Con il contributo della Redazione del periodico Omeopatia Oggi


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SCOPRI SE IL TUO BAMBINO

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Negli ultimi decenni si è verificato, su scala mondiale, l’incremento dell’obesità infantile, parallelo alla prevalenza dell’eccesso di peso medio della popolazione. I dati più recenti del sistema di sorveglianza nazionale denominato “OKkio alla salute” fanno emergere dati preoccupanti: in Italia i bambini in sovrappeso sono circa il 21 % e quelli obesi circa il 10 %. Per cercare di affrontare questo problema sono stati pianificati diversi interventi. Primo tra tutti il regolare monitoraggio del peso dei bambini. Perché è importante controllare regolarmente il peso dei bambini? Perché è risultato da diversi studi che, in alcune fasce dell’ età pediatrica, il peso corporeo può essere predittivo di obesità futura. Tali studi hanno individuato dalla nascita del bambino almeno 3 periodi a rischio per l’obesità: 1) il primo anno di vita 2) il periodo tra i 4 e i 6 anni 3) il periodo puberale. Durante questi periodi l’alimentazione può influenzare in modo statisticamente rilevante l’incidenza dell’obesità nella popolazione infantile. Già durante la vita intrauterina il bambino subisce l’imprinting metabolico materno. Questo fenomeno giustifica l’assidua attenzione da parte dei ginecologi sul peso delle mamme durante la gravidanza, infatti i neonati di basso peso e quelli con peso eccessivo (macrosomici) potrebbero essere più a rischio di sviluppare obesità. È stata dimostrata l’importanza di monitorare negli anni non solo l’evoluzione del peso e dell’altezza (della lunghezza fino a 3 anni), ma anche di calcolare un rapporto tra la misurazione del peso e dell’altezza noto come Indice di massa corporea o BMI (Body Mass Index. La formula

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per calcolare il BMI è la seguente: peso in kg/altezza in m². È stato dimostrato infatti che il BMI rappresenta un indice utile per osservare la variazione della massa grassa nel bambino durante l’età evolutiva.

Riportando in grafico il BMI della popolazione pediatrica in rapporto all’età si può osservare una curva caratterizzata da questo andamento in cui appunto si possono riconoscere 3 periodi. 1) Fino al primo anno di vita si registra un incremento di peso del bambino e quindi l’impennata della curva: il numero degli adipociti (o cellule grasse) resta stabile, mentre aumenta tanto il loro volume (ipertrofia), che raggiungono già i valori dell’adulto. In questa epoca della vita sono pertanto da evitare eccessivi apporti in proteine e carboidrati rispetto ai reali fabbisogni. Tra i vari effetti positivi dell’allattamento al seno


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ECM Sono stati richiesti al Ministero della Salute i crediti ECM per le figure professionali di: Medico Chirurgo, Biologo, Dietista, Farmacista RESPONSABILE SCIENTIFICO Massimo Spattini SEGRETERIA Scientifica e Organizzativa AFFWA - Galleria Crocetta 9/A - 43126 PARMA Tel. 0521 1682083 - Fax 0521 294971 accademia-affwa@libero.it www.affwa.it

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PROGRAMMA

CERTIFICAZIONE Alla fine del Workshop verrà rilasciata la Certificazione di “DietaCOM ADVISOR” previo superamento del test scritto finale

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Endocrinologia generale Valutazione della composizione corporea Ritmi circadiani Dismetabolismi implicati nel sovrappeso Basi fisiologiche del dimagrimento Influenze ormonali sul deposito localizzato di grasso Attività fisica e dimagrimento localizzato Impostazioni pratiche di programmi di allenamento Impostazioni pratiche di valutazione della composizione corporea Prove pratiche di formulazione Diete Integratori alimentari e dimagrimento Prove pratiche di integrazione alimentare


L’Accademia del Fitness va segnalato l’effetto protettivo sull’obesità; il latte di mucca in polvere (cosiddetto artificiale), invece, per la maggior quota proteica rispetto al latte materno, stimola una maggior secrezione di Somatomedina o Insuline-like Growth Factor o IGF-1 che potrebbe promuovere un maggior sviluppo di tessuto adiposo. Il monitoraggio dei parametri di crescita fisica e del BMI consente al pediatra di verificare che la curva di crescita sia proporzionale e se necessario consigliare le più adatte modifiche della dieta. 2) Dopo il primo anno di vita si registra un calo progressivo della curva dei bambini, il tessuto adiposo aumenta per un lento aumento numerico degli adipociti (iperplasia). Il calo maggiore si registra tra i 5 e i 6 anni per poi aumentare; la fase in cui si raggiunge il valore minimo prima dell’incremento è denominata Adiposity Rebound (“rimbalzo dell’adiposità”). Tra i 4 e i 6 anni l’alimentazione errata (in particolare l’eccessivo apporto o intake proteico), la sedentarietà e l’influenza dell’ambiente possono portare a un’anticipazione dell’Adiposity Rebound. Se questo momento si verifica intorno ai 4 anni, o anche prima, può essere predittivo di obesità in età adolescenziale. È stato evidenziato che un eccessivo apporto di proteine animali a quell’età porta a elevati livelli

ematici di IGF-1, iperplasia del tessuto adiposo e aumento del differenziamento dei preadipociti in adipociti. 3) Il periodo puberale coincide con un terzo periodo di fisiologico aumento di numero delle cellule adipose e per questo rappresenta un’altra fase a rischio per obesità: gli adipociti si assestano tra i 20 e 40 miliardi.

Il periodo puberale coincide con un terzo periodo di fisiologico aumento di numero delle cellule adipose e per questo rappresenta un’altra fase a rischio per obesità

L’importanza di tutto ciò sta nel fatto che, una volta generate in eccesso, le cellule adipose produrranno nel tempo un maggiore “stimolo della fame” che non sarà poi più possibile sopprimere. Pertanto la differenza del numero di adipociti tra le persone obese e magre si stabilisce durante l’infanzia e permane poi immodificata per tutta la vita. È importante educare fin dall’infanzia a una corretta alimentazione, integrata da uno stile di vita attivo e da pratiche sportive anche ludiche, non solo per evitare problematiche derivanti dal sovrappeso e dall’ obesità ma, soprattutto, per gettare le basi della salute futura. Dott.ssa Annamaria Acquaviva Dietista e Farmacista Curatrice del blog Healthrevolution.it Autrice del libro Bambini a tavola. Quasi un gioco!

Programma di Formazione INCA

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NUTRIZIONE CELLULARE ATTIVA E MEDICINA GENERALE: INTEGRAZIONE TERAPEUTICA E PROTOCOLLI DI TRATTAMENTO Data

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3-4 OTTOBRE 2015 14-15 NOVEMBRE 2015

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Servizio per i Centri Fitness/Benessere By Massimo Spattini


L’Accademia del Fitness L’obesita è una patologia cronica ad etiopatogenesi complessa, per la quale attualmente non esiste una strategia monodirezionale efficace, specie nel lungo termine. Il management del paziente obeso è particolarmente complesso in quanto deve comprendere più livelli di intervento, quali le modificazioni dello stile di vita (dieta, attività fisica), l’educazione terapeutica, la riabilitazione metabolico-nutrizionale-psicologica, la terapia farmacologica fino all’eventuale terapia chirurgica bariatrica. Il trattamento a lungo termine è assai problematico, gravato da un’alta percentuale di drop out e richiede un approccio integrato che utilizzi gli strumenti a disposizione in modo complementare, avvalendosi di competenze professionali diverse, le quali condividano tutte il medesimo obiettivo terapeutico, che va ben oltre la semplice perdita di peso, ma deve includere la riduzione del rischio cardiovascolare ed il miglioramento globale dello stato di salute della persona. Alcuni studi dimostrano come l’intervento psico-educazionale individuale o di counseling risulti debole in termine di efficienza, richiedendo risorse spesso eccessive. La terapia di gruppo (cognitivo-comportamentale finalizzata alla modifica degli stili di vita) sembra più efficace rispetto al trattamento individuale, specie se associata ad attività fisica. (Standard italiani per la cura dell’obesità 2012-2013).

CORPO & MENTE ABBRACCIATI

NEL TANGO

Laboratorio di tangoterapia rivolto a pazienti affetti da obesità, diabete, depressione; persone della terza eta’, pazienti affetti da malattia di parkinson, iniziali deficit cognitivi e iniziale fase di morbo di alzheimer 32


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L’Accademia del Fitness Nell’ottica di una visione bio-psico-sociale che sia in grado di farsi carico di tutti i bisogni del paziente obeso, anche di quelli spesso inespressi, ma importanti per garantire l’integrità e il benessere della persona umana, le terapie complementari possono avere un ruolo importante. Tra queste la Tangoterapia è stata presa in considerazione come un possibile intervento di supporto efficace sia per migliorare il rapporto e la gestione con il proprio corpo, sia la depressione spesso associata a questa patologia. Il tango argentino è stato dichiarato ufficialmente “patrimonio mondiale dell’umanità” dalla sezione dell’Unesco che riconosce a beni “intangibili” l’importanza per la salvaguardia della conoscenza e dell’espressione. La Tangoterapia nasce a Buenos Aires nel 2008 come disciplina a sé stante e nel corso di questi ultimi anni è andata configurandosi all’interno del più vasto panorama delle così dette Artiterapie o Terapie Espressive. In particolare, già da un decennio, il Professor Federico Trossero, medico psichiatra e psicoanalista argentino dell’Università di Rosario, ha messo a punto una terapia a mediazione corporea, che viene applicata attraverso il ballo del tango. Inizialmente sperimentata per i pazienti affetti da Malattia di Parkinson e da iniziale Morbodi Alzheimer per migliorare l’equilibrio e il movimento, attualmente viene applicata in diversi ambiti riabilitativi, quali quello cardiovascolare (pazienti già operati per chirurgia cardiaca, pazienti con pregresso IMA, pazienti ipertesi con dispnea di grado lieve-moderato – classe NYHA I, II, III), e in alcuni studi pilota nella gestione dei pazienti diabetici. In Argentina nella “Clinica de memoria” di Rosario si è sperimentata la tangoterapia come trattamento complementare a quelli medici e farmacologici su pazienti affetti da Alzheimer,

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riscontrando vantaggi in termini di qualità di vita quali riduzione dell’ansia e della irritabilità, miglioramento del tono dell’umore, innalzamento del livello di autostima (i pazienti si sentono protagonisti), migliore integrazione, importantissima per questi malati, spesso isolati dalla società. L’idea, del tutto originale ed innovativa, è già portata avanti in alcuni ospedali italiani all’avanguardia per la cura della malattie neurodegenerative come l’Ospedale Auxologico di Piancavallo (VB), l’Ospedale San Giuseppe di Milano, dove il tango è entrato a far parte dei percorsi di riabilitazione per la cura di diverse patologie. Tra i vari benefici viene sfruttato il fatto che il tango è un’attività fisica di tipo aerobico a basso impatto, in quanto prevede un costante appoggio al suolo di uno dei due piedi, realizzando così il movimento in sicurezza. La danza ha dimostrato benefici effetti per queste popolazione di malati. In particolare, studi recenti (Washington University di St.Louis, Stati Uniti) hanno evidenziato come il Tango produca miglioramenti sulla mobilità funzionale (spostamento del peso, camminare all’indietro o a differenti velocità) molto più di quanto non facciano il tai chi o altre attività fisiche più convenzionali (Hackney M.E. Et al,2007,2009); i partecipanti al gruppo di Tango hanno dimostrato un miglioramento maggiore sulla scala di equilibrio e bilanciamento di Berg (Berg Balance Scale) che misura l’equilibrio in una varietà di posizioni, rispetto al gruppo di controllo che eseguiva esercizi ginnici specifici per la malattia, nel quale invece non si sono registrati miglioramenti significativi. Il miglioramento nel gruppo tango potrebbe risiedere nel fatto che il paziente deve porre attenzione per coordinare e programmare le fasi successive di una danza comunque complessa, e tale coordinamento stimola il cervello a migliorare l’equilibrio, incrementando la connessione tra la volontà di fare un movimento e il corpo che deve seguirlo. Il tango argentino si configura come un colloquio fra i due partner, una comunicazione continua necessaria per effet-



L’ Accademia numero 19 / 2015 del Fitness

Il tango quindi può facilitare la connessione tra la persona e “il suo ritmo corporeo interno”

tuare le innumerevoli varianti che l’uomo può proporre alla donna. È a tutti gli effetti una lingua, ovviamente non parlata, ma comunicata con il corpo attraverso cambi di peso, torsioni del busto e, in minima parte, contatto dei piedi. Diventa importante saper comunicare e recepire il movimento l’uno dell’altro. Questa particolarità rende adatto il tango ad un uso sperimentale in malattie motorie, come il Parkinson, che richiedono il recupero di automatismi motori perduti. Non dobbiamo inoltre dimenticare la musica, fortemente caratterizzata da un ritmo di base intenso, ideale per accompagnare e stimolare la continuità e fluidità nel movimento, elemento assai importante nella malattia di Parkinson; anche il contare i passi ad alta voce, rappresenta uno strumento utilissimo per stimolare la continuità del movimento, per favorire i movimenti ritmici degli arti e per gestire il freezing, tipico dei pazienti parkinsonian. Il tango quindi può facilitare la connessione tra la persona e “il suo ritmo corporeo interno”. Così un esercizio basato sull’apprendimento graduale e mnemonico di una canzone di riferimento diventa importante e utile, attraverso la sua componente ritmica, per aiutare il soggetto a programmare e coordinare “internamente” il movimento, agendo sulle strutture cerebrali “dei gangli della base”(GB) che sono connessi certamente con la funzione motoria, ma aventi anche un ruolo ormai riconosciuto cognitivo-comportamentale, nella porzione ventrale dei GB. Per questi aspetti cognitivi-comportamentali il tango è utile anche nella forma iniziale del Morbo di Alzheimer, permettendo in un contesto socializzante un’attività motoria che stimola l’atten-

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zione, la concentrazione e la memoria. La tangoterapia si configura come “un bene per la salute” grazie agli effetti positivi non solo fisici ma anche psicologici che permettono un evidente miglioramento della qualità delle vita delle persone affette da morbo di Parkinson, iniziale decadimento cognitivo e in generale per le persone della terza e quarta età, favorendo l’attenzione, la capacità di ritenzione di dati, di riconoscimento di fatti recenti e remoti e la velocità di elaborazione (F. Trossero, Rosario Argentina, 2006-2010). Trossero evidenzia come un’area interessante di applicazione sia quella in relazione al riconoscimento del proprio corpo, per esempio nella trasformazione corporea degli adolescenti e nella dismorfofobia che può essere presente nella bulimia e anoressia; in quest’ottica il ricorso alla tangoterapia può essere utile anche nell’obesità, per aiutare i pazienti a relazionarsi con il proprio corpo. Una recente esperienza di Tangoterapia con il metodo Trossero è stata effettuata presso il Day Hospital di diabetologia ed endocrinologia dell’Ospedale San Giuseppe di Marino (Roma). L’azione positiva della Tangoterapia è anche mediata da neurotrasmettitori ed ormoni: aumento dell’ossitocina, riduzione del cortisolo, riduzione quindi dello stress e dell’ansia (J. Barraza, PJ Zak, 2009); aumento delle beta endorfine con sensazione di benessere psicofisico (J. Bravo, 2008). Trossero (Rosario, Argentina) mette in evidenza come l’abbraccio, peculiare del tango, con cui prende forma il contatto fisico tra due persone e che permette l’espletamento del ballo, stimoli i recettori della pel-


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L’Accademia del Fitness le determinando una catena adattativa di eventi, che portano all’attivazione di reti neuronali con secrezione di neuropeptidi e neuro- ormoni: le aree coinvolte sono soprattutto il sistema limbico e la neocorteccia. Principalmente si attiva nel cervello la produzione di ossitocina, che aiuta ad abbassare i livelli di ansia e stress, e si producono fattori di crescita e rigenerazione neuronale che possono ridurre quel deterioramento evidenziato con studi di RMN cerebrale nella depressione e nello stress, sotto forma di atrofia delle cellule dell’ippocampo, corteccia prefrontale ed amigdala. Un recente lavoro (studio randomizzato caso/controllo) ha evidenziato come la tangoterapia comparata con la mindfulness abbia la stessa efficacia nel ridurre il livello di depressione, ma sia persino più efficace nell’abbassare i livelli di stress (Pinniger R.2012). La Tangoterapia con il metodo Trossero è stata fino ad oggi sperimentata anche in cardiologia riabilitativa, presso l’Ospedale C.T.O. all’interno del “servizio di riabilitazione del Cardiopatico” e presso l’Ospedale Monaldi, entrambi a Napoli. Presso l’Ospedale Sant’Andrea di Roma, percorsi di tangoterapia sono stati utilizzati nella riabilitazione dei pazienti oncologici, sia nel periodo attivo delle cure, sia nella fase di follow up. La tangoterapia, adattata alla tipologia dei pazienti da trattare, si prefigge i seguenti obiettivi: • Miglioramento della consapevolezza corporea del paziente; • Superamento di ansie e paure; • Miglioramento del livello di autostima, della comunicazione e della socializzazione con stemperamento dei vissuti; • Miglioramento della postura, dell’equilibrio statico e dinamico, della fluidità nel movimento e coordinazione nella gestione dello spazio; • Aiuto nel trattamento della depressione, dell’ansietà e delle fobie;

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• Mantenimento della salute cerebrale nell’anziano e per favorire la percezione di un corpo sano; • Potenziamento dell’apparato cardiovascolare, polmonare e rafforzamento delle ossa. STRUTTURAZIONE DEL LABORATORIO Un incontro settimanale di un’ora e mezza per un totale di 16 incontri, condotto dalla Dott.ssa Raiteri Graziella, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio (Diabetologia), esperta nella cura dei disturbi del comportamento alimentare e obesità (terapia cognitivo-comportamentale), assistente in tangoterapia e dal maestro di tango Nicola De Concilio. Il laboratorio si articola in esercizi di tipo posturale e respiratorio iniziali con tecnica Pilates propedeutici per l’esecuzione successiva di elementi tipici del tango quali la camminata, l’abbraccio, il movimento dentro il tempo della musica; la percezione del proprio corpo e la relazione con l’altro facilitata dalla musica. Ogni esercizio viene seguito da momenti di rielaborazione cognitiva condivisa in gruppo dell’esperienza personale percepita. All’inizio e alla fine del ciclo di incontri i partecipanti verranno sottoposti a test valutativi relativi al benessere percepito, alla depressione e alla percezione corporea (Depression, Anxiety and Stress Scale; The Self Esteem Scale; Satisfaction with Life Scale,BUT-test) per la valutazione finale dell’efficacia. Dott.sa Graziella Raiteri C.so Duca degli Abruzzi 58 bis- Torino C.so Novara 34 - Torino Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio Consigliere Nazionale ANSISA(Ass.Nazionale Specialisti in Scienza dell’Alimentazione) membro SIMG (Societa’ Italiana di Medicina Generale) Animatore di formazione di medicina generale della Scuola di Medicina Piemontese “ Massimo Ferrua” me14253@fastwebnet.it tel. 348 7761394


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VIOLENZA DI GENERE La violenza di genere si suddivide in violenza fisica, violenza sessuale, violenza psicologica, violenza economica e stalking (atti persecutori). Secondo le statistiche ISTAT del 2007, 1/5 delle donne in Italia subisce violenze fisiche, 1/4 violenze sessuali, 1/3 delle donne vittime di violenza non lo rivela a nessuno, solo il 6,2% degli stupri viene denunciato. I maltrattamenti in famiglia (violenza fisica e psicologica) rappresentano l’80% delle violenze sulle donne. Meno del 7% degli stupri è ad opera di sconosciuti, mentre oltre il 70% è compiuto da partner o ex partner. In Italia viene assassinata una donna ogni tre giorni, i 3/4 degli omicidi avvengono in famiglia, dei quali il 70% è rappresentato da donne. Il 20% della popolazione è vittima di stalking e l’80% dei responsabili sono uomini e nella maggior parte dei casi sono ex partner o mariti divorziati. Le categorie più a rischio sono le donne separate o divorziate e la più alta percentuale di violenza sulle donne si verifica al Centro Nord, soprattutto nelle grandi città. In 1/3 dei casi lo stupro avviene a casa della vittima e in ¼ dei casi avviene in auto. Le molestie, invece, si verificano sui mezzi pubblici o per strada e sono l’unica forma di violenza ai danni delle donne che ha come autori soprattutto gli sconosciuti. L’obiettivo che le lezioni di sicurezza personale BSD si propongono è il raggiungimento di una riduzione del rischio, inteso come la relazione che lega un individuo vulnerabile ad uno pericoloso. La caratteristica che accomuna tutte le donne vittime di violenza di genere è la dipendenza dal partner, che può essere sia psicologica sia economica, pertanto si andrà a lavorare su quei fattori che diminuiscono tale dipendenza. Il primo passo è quello di sapere riconoscere il proprio ruolo di vittima, uscendo da sentimenti di vergogna, di sudditanza psicologica, di inferiorità rispetto al partner e di inadeguatezza nel gestire la situazione. Si affronterà il tema della paura (emozione primaria), per descrivere chiaramente le reazioni biochimiche che avvengono nell’organismo, causate da un rilascio ingente di ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina, cortisolo) nel circolo ematico. L’organismo e in particolare l’attivazione della componente simpatica è responsabile della risposta di “attacco o fuga” (fight or flight) che si manifesta quando una situazione è ritenuta pericolosa a livello cognitivo. Quando ci troviamo in una situazione stressante il SNS (sistema nervoso simpatico) riceve il comando di preparare il corpo all’ azione dalla corteccia. Si verifica un aumento della frequenza cardiaca e di quella respiratoria, della pressione sanguigna, si ha vasocostrizione periferica, aumento della velocità del metabolismo e maggior consumo di ossigeno per alimentare questa attività, dilatazione delle pupille, ir-

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L’Accademia del Fitness rigidimento del massetere, vision tunnel, tremore, riduzione o azzeramento della salivazione ecc. ecc.: il corpo si prepara a sopravvivere. È fondamentale imparare a gestire e controllare queste situazioni di forte stress psicologico-emotivo. Durante le lezioni saranno insegnate tecniche di rilassamento e di respirazione tattica. Prima di imparare queste tecniche è necessario diventare consapevoli di come ogni persona reagisce sotto stress nonostante sia facilmente comprensibile l’impossibilità di riprodurre situazioni veramente realistiche durante una simulazione. L’unico mezzo a disposizione per avvicinarci a quello stato è sottoporre il nostro organismo a stress fisico e strapazzo psicologico mediante un circuito studiato ad hoc per innalzare le frequenze cardiache ed entrare in quello che in gergo si chiama codice rosso (range ottimale di combattimento, secondo il codice a colori militare inventato dal Colonello J. Cooper e rielaborato in seguito dallo Psicologo, ufficiale dei Rangers americani, D. Grossman) e mediante la creazione di uno scenario che ricalchi il più possibile un’ ipotetica aggressione. CIRCUITO ESEMPIO: ROCCIATORE 10 RIP. SQUAT JUMP 10 RIP. PIEGAMENTI SULLE BRACCIA 10 RIP. SKIP GINOCCHIA AL PETTO 10 RIP. JUDO PUSH UP 10 RIP.

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LEG REASE 10 RIP. IPEREXTENSION 10 RIP. SCENARIO ESEMPIO: MUSICA AD ALTO VOLUME O RUMORI FORTI SCARSA LUMINOSITA’ TEMPERATURA CALDA O FREDDA UN UOMO SI AVVICINA MINACCIOSO E TENTA DI AFFERRARVI, VOI DOVETE CERCARE DI NON FARVI PRENDERE E SCAPPARE FUORI DA UNA PORTA. Con il circuito che ha una durata di poco più di un minuto si innalzeranno repentinamente le frequenze cardiache, immediatamente l’allieva verrà calata in uno scenario il più possibile veritiero per circa un minuto. L’esercitazione ha una durata di circa due minuti e va calibrata a seconda dello stato di forma dell’allieva. L’importante è effettuare l’allenamento ad altissima intensità e prima di sottoporre l’allieva ad un test successivo dovranno trascorrere minimo 5 minuti. L’errore ricorrente che molti commettono nell’addestramento all’ autodifesa è proprio quello di eseguire le simulazioni di combattimento in un range di frequenza cardiaca diverso da quello reale. Paragonando questa situazione a quella del fit-

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L’Accademia del Fitness ness è come se una persona con l’obiettivo del dimagrimento compisse un lavoro aerobico mantenendo il battito cardiaco al di sotto o al di sopra del range consigliato senza così ottenere il massimo della lipolisi dei grassi. Gli studi di Psicologi dei corpi d’élite americani hanno dimostrato che a certe frequenze cardiache (circa 160 FBM) le azioni motorie raffinate non funzionano e quindi tutte quelle arti marziali e sistemi di difesa personale che si basano su tecniche complicatissime e raffinate non possono essere impiegate per difendersi da un aggressore reale. Inoltre queste discipline usano la metodologia d’allenamento ad input (io ti attacco con una tecnica, tu ti difendi con un’ altra tecnica prestabilita) molto coreografico e spettacolare ma completamente inadeguato in un combattimento realistico. Il metodo di Sicurezza personale BSD è stato creato per dare la possibilità anche alle persone più deboli fisicamente di RESISTERE REALMENTE ad un aggressione violenta. Il metodo si sviluppa in sette anelli concentrici. 1) PREVISIONE: conoscenza dei rischi e dei pericoli, consapevolezza della propria reazione sotto stress 2) PREVENZIONE: strategie comportamentali per diminuire la percentuale di rischio 3) PERCEZIONE: conoscenza del proprio modo di percepire il rischio e sviluppare la vigilanza (attenzione)

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4) GESTIONE DELLO STRESS: respirazione tattica, grounding (radicamento al suolo ), movimenti nello spazio, utilizzo della voce 5) AUTOPROTEZIONE: coordinazione motoria, equilibrio dinamico, equilibrio dinamico a contatto, aumento della forza massimale e della forza esplosiva e della potenza, capacità propriocettive, movimenti di elusione ed evasione, tecniche di protezione, cadute in sicurezza, ginnastica difensiva, schivate, svuotamenti 6) DIFESA PERSONALE: a) ATTIVA: - in due tempi, protezione e contrattacco - simultanea, protezione e attacco in un tempo - anticipatoria, attacco sull’attacco dell’ aggressore - controllo, gestione del corpo dell’aggressore in modo che non possa nuocere (questa difesa richiede una padronanza tecnica e abilità mentali molto sviluppate, in più necessita di un indice di forza di una certa entità) b) PASSIVO: - assecondamento, non reagire con coscienza del pericolo rimanendo il più possibile lucidi 7) RECUPERO POST-TRAUMATICO: dopo una violenza sia fisica sia psicologica, se mentalmente non si supera l’accaduto, diventa necessario rivolgersi a specialisti del settore quali psicologi, psicoterapeuti, psichiatri.


numero 19 / 2015

Andrea Bisaschi M° Arti Marziali, Esperto in Sicurezza Personale P.T. AFFWA

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to, diminuendo la solitudine che spesso accompagna gli uomini violenti, e aumentando la fiducia nei propri mezzi. L’emozione rabbia che ha connotazioni negative, tramite queste arti si trasforma in aggressività con valenza positiva, ovvero energia.

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Questo addestramento accresce l’autostima e l’autoconsapevolezza delle donne vittime o potenziali vittime delle diverse forme di violenza di genere. L’obiettivo è la presa di coscienza del proprio valore e della dignità personale, come elemento fondamentale per mantenere o riacquistare la propria libertà di decidere e di scegliere. Di estrema attualità, oltre all’intervento sulle vittime è il lavoro svolto sugli uomini violenti, affinché prendano consapevolezza del problema di cui loro sono autori. Gli studi hanno dimostrato che la caratteristica che accumuna tutte le tipologie di uomini violenti nei confronti delle donne è la paura dell’abbandono, che cela gravi insicurezze di fondo. Fondamentale sarà far conoscere e renderli consapevoli delle emozioni e dei sentimenti causati da una sottomissione non solo fisica ma anche psicologica. Oltre al riconoscimento della condizione dell’altro, fondamentale è il riconoscimento delle proprie emozioni e dei propri stati d’animo, che vengono spesso espressi attraverso la violenza. Diventa quindi necessaria una propria LF assunzione di responsabilità e smantellamento delle, a volte inconsce, tecniche di neutralizzazione. L’obiettivo diventa qui la costruzione di una propria identità e dignità personale, attraverso tecniche psicologiche in sinergia con la pratica delle arti marziali e i valori che esse trasmettono, come la disciplina, il rispetto dell’avversario e del prossimo, la consapevolezza della propria forza e di quella degli altri. L’allenamento in queste discipline oltre ad aumentare l’autostima fa sì che avvenga un miglioramento anche nell’interazione con i compagni di allenamen-

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L’Accademia del Fitness

ALIMENTAZIONE:

IL CIBO CHE INFIAMMA Parliamo spesso di cibo spazzatura per parlare di alcuni alimenti che più che sostanze nutrienti apportano calorie vuote, utili solo a palato e sovrappeso. Meno noto, seppur conosciuto, è il ruolo infiammatorio svolto dagli alimenti. Ma prima di addentrarci a trattare l’argomento, comprendiamo meglio cosa sia l’infiammazione. L’infiammazione è una risposta del sistema immunitario e senza di essa non sarebbe possibile realizzare i processi di guarigione dell’organismo. Basti pensare a una semplice ferita da cui si rigenera, dopo uno stato infiammatorio, l’integrità cutanea. Ma quando l’infiammazione è persistente (cronica) può creare danno all’organismo come un fuoco che lentamente produce cenere. Nel corpo questo può favorire aterosclerosi, tumori, obesità, artriti e altre malattie degenerative. A tal proposito si parla in diversi articoli, su riviste e internet, della relazione tra la tipologia di grassi consumati e infiammazione, dovuto allo squilibrio del rapporto omega 6/3, e dell’effetto infiammatorio degli zuccheri dei carboidrati raffinati (pasta, pane, biscotti, focacce, ecc..) mediato dallo stimolo insulinico. In questo articolo, invece, affronteremo due condizioni infiammatorie generate dagli alimenti meno note.

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Nella prima condizione l’alimento è solo in parte causa dell’infiammazione. Parliamo del caso in cui la barriera intestinale abbia subito un danno, situazione in cui le giunzioni serrate tra le cellule intestinali vengono a mancare per causa di varia natura (cure antibiotiche, cortisoniche, chemioterapiche, stress intensi, interventi chirurgici, infezioni, ecc..). L'alterazione della permeabilità intestinale che ne deriva (leaky gut) può rendere un alimento una mina vagante, favorendo allergie, intolleranze e malattie autoimmunitarie (quindi una condizione infiammatoria sia intestinale che sistemica). Una volta diagnosticata la permeabilità intestinale con test specifici, utile sarà il suo rapido ripristino con sostanze nutritive ed energetiche per le cellule intestinali (enterociti) oltre al ripristino della normale flora batterica con la corretta somministrazione di pre e probiotici. Passiamo ora all’altra condizione in cui gli alimenti generano direttamente infiammazione all’organismo, parliamo degli alimenti di origine animale. Occorre prima fare un po’ di chiarezza sul ruolo infiammatorio di questi alimenti, spesso stigmatizzati come dannosi, ma senza conoscerne il motivo.


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L’Accademia del Fitness Nei primi studi effettuati diversi anni fa sugli alimenti animali si pensava fossero le loro proteine a generare effetti dannosi sull’organismo, come ancora è convinzione di alcuni, ma successivi studi hanno invece dimostrato che anche i soli grassi animali erano capaci di generare reazioni infiammatorie simili poco dopo la loro ingestione (Am J Clin Nutr 2007 Nov 86). In questi studi si dimostrò come ogni singolo pasto a base di carne bianca o rossa che sia, latticini, uova o altri alimenti di origine animale, poteva entro poche ore far circolare sostanze infiammatorie che si elevavano e poi decrescevano nell’arco di 5-6 ore. Ma immaginiamo di fare un pasto di origine animale a colazione, pranzo e cena ed ecco uno stato d’infiammazione cronica e continuo, “un tenue fuoco che brucia dolcemente il nostro organismo” favorendo ad esempio aterosclerosi. In studi successi, si è giunti a sospettare quale causa di queste reazioni immunitarie infiammatorie, più che l’alimento in sé che sia proteina o grasso, alcune endotossine batteriche presenti negli stessi alimenti, alcune delle quali molto simili ai grassi alimentari e dunque veicolati facilmente attraverso il nostro intestino. Queste endotossine batteriche attivano alcune cellule specifiche del nostro sistema immunitario innato attraverso alcuni recettori, detti Toll-Like-Receptors (TLR). Questi recettori svolgono la loro azione come sentinelle poiché, una volta allarmati, portano il messaggio a truppe da combattimento pronte ad agire bloccando il nemico o attivando un vero proprio esercito che può generare una guerra logorante per il nostro organismo sia dal punto di vista infiammatorio (infiammazione cronica) che metabolico.

resistenza che genererà, a sua volta, un’ulteriore infiammazione e alterazione metabolica fino ad una condizione di obesità non solo calorica ma anche infiammatoria. La presenza di grassi animali nel pasto favorirà ulteriormente l’assorbimento intestinale delle endotossine avendo un’affinità notevole verso le stesse proteine di trasporto dei grassi saturi presenti nell’intestino. Quindi un pasto contenente cibi di origine animale e alimenti grassi presenti in essi o nel piatto che si consuma può aumentare notevolmente l’assorbimento delle endotossine presenti in questi alimenti, le quali inizieranno a generare infiammazione poco dopo la loro ingestione incrementandola una volta giunte all’intestino insieme ai grassi che li accompagnano (Am J Clin Nutr 2010 Nov 86). Dagli stessi studi scientifici si esamina che il carico endotossico apportato dagli alimenti di origine vegetale risulta minimo. La scelta vegetariana ancora una volta dovrebbe dunque essere quella corretta?

La scelta vegetariana ancora una volta dovrebbe dunque essere quella corretta?

Ma da dove arrivano queste endotossine? Nei primi studi si evinceva che queste endotossine fossero prodotte nel nostro intestino, infatti è proprio qui che primariamente fu ipotizzata la sede infiammatoria di alcuni cibi. Solo successivamente, si è visto che la reazione infiammatoria relativa ad un cibo di origine animale, avveniva ben prima che l’alimento facesse in tempo a raggiungere l’intestino. Questo significava che era il cibo stesso a portare con sé le endotossine e non il solo intestino. Ciò fu dimostrato da uno studio pubblicato sul British Journal of Nutrition (Br J Nutr 2011 Jan 105) in cui sono state studiate le endotossine apportate da alcuni alimenti, tra cui quelli animali e quelli fermentati dai batteri. Si è visto che alcuni alimenti come la carne cruda portano con sé notevoli quantità di batteri che possono comunque essere annientati con la cottura, questa però, come persino gli acidi gastrici e gli enzimi digestivi, non ha effetto sulle endotossine derivate proprio dagli stessi batteri. Riconosciute dai nostri recettori sentinella (TLR), sotto forma di molecole quali LPS (Lipopolisaccaridi) e BLS (Lipotossine batteriche), queste endotossine favoriranno come accennato, attraverso lo stimolo infiammatorio alimentare cronico, l’aterosclerosi e l’insulino-

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Prima di rispondere consideriamo quanto segue. Negli studi sopra menzionati fu valutato anche il carico endotossico del cioccolato che risultò elevato (le endotossine erano derivate dalla fermentazione dei semi di cacao durante la sua preparazione). Questo risultato era però, in contraddizione rispetto agli studi che considerarono il cacao come alimento dalle proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti (J. Nutr. 2008 Oct 138). In realtà l’elevato contenuto di flavonoidi presenti nel cacao garantisce l’effetto protettivo del cioccolato a discapito del suo carico infiammatorio endotossico. Il cioccolato può quindi essere considerato come un esempio emblematico di equilibrio tra sostanze pro e anti-infiammatorie. Dunque, possiamo concludere, dicendo che lo stesso equilibrio lo possiamo trovare in un’alimentazione equilibrata e varia, con il giusto apporto di flavonoidi e anti-ossidanti contenuti per esempio in frutta e verdura, il consumo di grassi buoni (semi oleosi, olio d’oliva, pesce azzurro), di carboidrati integrali (a basso carico glicemico) e una quantità moderata di proteine e grassi animali (carni, formaggi, uova, latticini, ecc..), che, se correttamente bilanciata, può essere considerata sinonimo della nostra alimentazione mediterranea che molti studi scientifici considerano salutare. Mentre in situazioni patologiche infiammatorie sarà consigliabile una dieta mediterranea a basso carico glicemico, con l’esclusione di alimenti carichi di endotossine e grassi. Dott. Enrico Bevacqua Master Universitario di II° livello in PsicoNeuroImmunologia Esperto e Consulente in Medicina Anti-aging Diplomato in Medicina Funzionale e Nutrizionale Membro AMIA (Associazione Medici Italiani Anti-Aging) Socio aggregato FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana iscr.n. 20280


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L’ORMONE DELLA CRESCITA Parliamo ora di un ormone sempre più in uso, soprattutto negli USA, nella terapia anti-aging, e cioè l’ormone della crescita umano (hGH, o semplicemente GH). Della sua struttura chimica, ci interesserà sapere essenzialmente che è una proteina (cioè una catena di aminoacidi). Questo ci fa capire che non ha niente a che vedere con gli steroidi. Il GH è secreto dalle cellule dette “acidofile delta” dell’ipofisi anteriore (ghiandoletta posta subito sotto il cervello che regola la secrezione di altre ghiandole quali tiroide, surrene e testicoli). Diamo ora un’occhiata, al fine di una migliore comprensione dell’utilità teorica e delle indicazioni all’uso del GH nell’anti-aging, ai principi fisiologici che regolano la produzione dell’ormone stesso e alle sue azioni, cioè a cosa fa nell’organismo. Regolazione della secrezione Numerosissimi sono in realtà gli stimoli che, da varie parti dell’organismo, “convincono” l’ipofisi a rilasciare in circolo il prezioso ormone. Ricordiamo alcuni di tipo “fisiologico”, cioè assolutamente naturali: 1) il sonno: l’ormone è prodotto ciclicamente nelle ore notturne, soprattutto nelle prime ore del sonno; 2) esercizio fisico: esercizi moderatamente intensi o massimali producono aumenti del GH nel sangue, invero in maniera molto variabile negli individui, e spesso l’aumento non avviene per niente; 3) ingestione di cibi ricchi di proteine: un apporto dietetico generoso di proteine stimola la produzione di GH; 4) calore intenso ambientale. Tra le situazioni “parafisiologiche” in cui c’è pure vivace produzione di GH, ricordiamo: a) stress, di ogni tipo, anche emozionale; b) basso apporto calorico, specie carboidrati, fino al digiuno. A questo proposito ricordiamo come molti dei fattori sopraccitati possano “sommarsi” dando una più intensa produzione di ormone: è stato provato da studi scientifici rigorosi che l’esercizio fisico in condizioni di caldo umido provoca aumenti di GH maggiori dello stesso esercizio eseguito in ambiente ventilato; lo stesso se l’esercizio è fatto di mattina a digiuno. Ci sono poi condizioni di tipo artificiale, cioè non verificabili in natura, in cui l’ipofisi produce più GH: sono tutti quegli stimoli farmacologici spesso usati come test per valutarne la capacità secretoria in bambini bassi sospetti di nanismo GH-privo, detto appunto “ipofisario”.

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numero 19 / 2015 Tra questi l’ipoglicemia indotta da insulina, i betabloccanti, il glucagone, la vasopressina, la clonidina. In particolare poi viene utilizzato un derivato aminoacidico, la LevoDopa. Per quanto riguarda gli aminoacidi singoli, è noto che praticamente tutti stimolano la secrezione di GH, sia dati per via endovenosa che, in misura inferiore, dati per bocca. Azione nell’organismo 3) L’ormone della crescita stimola l’accrescimento in lunghezza delle ossa lunghe, da cui una maggior statura da adulto. Questo effetto però è impossibile dopo che (sotto l’azione del testosterone endogeno nel maschio e degli estrogeni nella donna) le cartilagini di accrescimento si sono chiuse: ciò avviene a 15-18 anni. 4) Stimolo dell’accrescimento delle cellule cartilaginee delle articolazioni e aumento dello sviluppo delle ossa piatte. Questi effetti ossei permangono invece anche nell’adulto. 5) Effetto anabolico in senso lato (ritenzione di azoto). L’azione del GH a questo proposito è evidentissima (soprattutto nei soggetti che hanno bassi livelli). La somministrazione di ormone provoca calo degli aminoacidi del sangue e riduzione dell’azotemia (segno che le proteine della dieta sono utilizzate in maggior percentuale a scopo anabolico e non sono eliminate come di norma). È da notare che l’aumento dell’anabolismo causato dal GH avviene in parte in sinergia (cioè in collaborazione) con l’insulina, la cui produzione viene a sua volta stimolata da dosi fisiologiche di GH. La ritenzione di azoto è piuttosto generale cioè, a differenza degli ormoni anabolizzanti steroidi, interessa un po’ tutto: muscoli, cartilagine, organi interni, ossa, pelle, vasi sanguigni, cuore, etc.. In particolare il GH provoca, a differenza degli steroidi, ipertrofia dei connettivi muscolari (guaine, tendini), rinforzandoli e proteggendoli da lesioni. Sembra che poi, a livello di accrescimento osseo (vedi sopra) e muscolare, l’ormone agisca di conserva con il testosterone (endogeno, naturalmente). Questo per spiegare come mai normalmente i ragazzi sono più alti e naturalmente più muscolosi delle ragazze: dato che le donne hanno livelli di insulina simili e livelli di GH addirittura più alti dei maschi, si deduce che testosterone e GH probabilmente collaborano al maggior sviluppo corporeo nel sesso maschile. 6) Parallelamente, il GH esercita anche azione anticatabolica, cioè si oppone alla distruzione delle proteine corporee sia in caso di stress metabolici (esercizi fisici, restrizione calorica, digiuno). Questo probabilmente giustifica in senso finalistico l’aumentata produzione di GH tipica di queste situazioni (vedi sopra): madre natura provvede cioè a limitare i danni. 7) Effetto calorigeno: non molto nota ma nettissima, questa azione (che dà luogo ad aumento della temperatura corporea, e soprattutto del metabolismo e della produzione di

La produzione del GH dopo i 20 anni cala del 14% ogni decennio cosicché la produzione del GH all’età di 60 anni è ridotta alla metà.

calore) sembra agire indipendentemente dall’ormone tiroideo. 8) Marcato effetto lipolitico: il GH cioè tende a far utilizzare i depositi di grasso a scopo energetico. Per questo motivo ha anche un’azione risparmiatrice di glicogeno (cioè a digiuno o in caso di dieta severa contribuisce a bruciare prevalentemente le calorie del tessuto adiposo, conservando più a lungo le preziose, e limitate, scorte del “carburante nobile” dei muscoli). Uomini privi di GH, infatti, tendono sia all’ipoglicemia (perché consumano più zuccheri) che all’obesità (perché consumano meno grassi). Da notare anche qui che probabilmente il GH agisce di conserva con gli androgeni: le donne cioè tendono mediamente ad essere più grasse dei maschi, e in caso di dieta sono più soggette appunto ad ipoglicemia e perdono meno grasso, cioè insomma sopportano meno diete drastiche, pur avendo GH in abbondanza. 9) Infine puntualizzando che il GH, pur agendo in molti casi di conserva con gli androgeni, NON è un ormone steroideo, come la sua struttura chimica evidenzia. GH e ANTI-AGING. La produzione del GH dopo i 20 anni cala del 14% ogni decennio cosicché la produzione del GH all’età di 60 anni è ridotta alla metà. Se a 20 anni il GH prodotto giornalmente aumenta a 500mg e a 40 anni si trova a 200mg di conseguenza in un anziano di 80 anni si avranno dei livelli di ormone di circa 25mg. Gli individui con deficit di GH legato all’età diventano più facilmente sovrappeso, flaccidi, fragili e letargici, hanno problemi di sonno, di concentrazione, di memoria, di interesse sessuale e si stancano facilmente. Con le terapie anti-aging a base di GH questi sintomi regrediscono. Il GH può allungare la vita proteggendo dalle malattie cardiovascolari. Bengtsson et al. hanno condotto uno studio su 333 pazienti affetti da ipopituitarismo (l’ipofisi non è più in grado di generare gli ormoni necessari) che sono stati sottoposti a terapia sostitutiva ormonale comprendente cortisolo, ormoni tiroidei e ormoni sessuali. L’unico ormone non reintrodotto era il GH. Lo studio è durato 30 anni durante i quali la mortalità dei

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L’Accademia del Fitness soggetti è stata il doppio delle aspettative di vita media della popolazione normale e la causa prevalente di morte è stata quella cardiovascolare. Il Gh protegge contro le malattie cardiovascolari in varie maniere. Riduce il grasso viscerale addominale che è legato alla resistenza insulinica e al rischio cardiovascolare. Il GH è un ormone contro insulare cioè è un ormone iperglicemizzante. Nelle prime settimane di somministrazione del GH c’è un peggioramento della sensibilità insulinica con tendenza all’iperglicemia, ma dopo alcuni mesi di cura, a dosaggi fisiologici, i valori di sensibilità insulinica non solo tornano ai livelli precedenti ma addirittura migliorano grazie all’effetto del GH sulla composizione corporea. In studi su soggetti adulti carenti di GH la somministrazione dell’ormone della crescita ha migliorato il livello lipidico aumentando il colesterolo “buono” (HDL) e diminuendo il colesterolo “cattivo” (LDL). Inoltre il GH si è dimostrato particolarmente efficace nel ripristinare la capacità contrattile del muscolo cardiaco migliorando la frazione di eiezione sistolica in pazienti con scompenso cardiaco. Il GH migliora la composizione corporea. Una delle più importanti pietre miliari della storia della medicina anti-aging è stata la ricerca prodotta dal NEW ENGLAND JUOURNAL OF FUNCTIONAL MEDICINE il 5 luglio del 1990, con la quale RUDMA et al. documentavano il primo studio clinico sull’utilizzo del GH in uomini anziani. Mettendo a confronto 12 uomini tra i 61 e 81 anni in terapia sostitutiva con GH biosintetico con un gruppo analogo per sei mesi, i ricercatori hanno riscontrato un aumento medio dell’8,8% di massa magra e una perdita del 14% di massa grassa (senza dieta o esercizio fisico), un miglioramento dell’elasticità e del tono della pelle ed un aumento della densità ossea nel gruppo in terapia col GH. In uno studio del 2000

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Vender Lely et al. hanno osservato che sei settimane di trattamento con GH hanno significativamente accelerato le velocità di progressione della frattura d’anca accidentale in pazienti anziani. Il GH è in grado di incrementare le funzioni polmonari in pazienti con malattie croniche ostruttive polmonari migliorando il massimo consumo di ossigeno e il volume respiratorio forzato (FEV), cioè la capacità di spingere l’aria fuori dai polmoni in un secondo. Il GH è fondamentale per l’attività cerebrale. Il GH, inoltre, ha un’azione? sulle cellule del sistema nervoso grazie alla presenza dei recettori per quest’ormone e dell’IGF-1 sulla loro membrana. Molti ricercatori ritengono che il declino nella produzione del GH legato all’invecchiamento possa essere responsabile della perdita di volume del cervello, soprattutto dell’ippocampo. I ricercatori dell’università di Aukland in Nuova Zelanda hanno scoperto che l’IGF-1 è in grado di bloccare l’apoptosi, cioè la morte cellulare, dei neuroni. L’apoptosi si manifesta con maggiore frequenza con l’invecchiamento e soprattutto in concomitanza di malattie generative per il cervello come l’ictus, il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. L’apoptosi dei neuroni causa gravi danni funzionali come la perdita di memoria, di concentrazione, e anche difficoltà motorie. Vari studi hanno dimostrato che come calano i livelli di IGF-1 diminuisce la capacità cognitiva e i livelli di IGF-1 significativamente più bassi sono stati riscontrati in pazienti con perdita di memoria. Il trattamento con il GH attualmente è quello più efficace nel far apparire le persone più giovani. La pelle delle persone anziane tende a diventare più sottile e a perdere la sua consistenza, il GH ne aumenta lo spessore e scaturisce un effetto tipo “lifting”. Nello studio di Rudman sopracitato, lo spessore della pelle è aumentato del 17% ad una autovalu-


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Il GH esercita questo effetto lifting sulla pelle anche aumentando la sintesi di collagene e dell’elastina che sono alla base della struttura epidermica.

tazione il 66% hanno riportato un miglioramento della consistenza ed elasticità cutanea e un 38% ha riportato anche una ricrescita dei capelli. Dopo poche settimane di trattamento le rughe più profonde si attenuano, il grasso nel viso e le borse adipose sotto gli occhi diminuiscono, i muscoli facciali si tonificano e tengono più adesi la pelle. Il GH esercita questo effetto lifting sulla pelle anche aumentando la sintesi di collagene e dell’elastina che sono alla base della struttura epidermica. Questo miglioramento dell’elasticità della pelle si dimostra con il test del “pizzicotto”, prendendo tra pelle ed indice una plica della pelle sopra il dorso della mano, normalmente il tempo necessario al rispianamento della pelle è circa di 1 secondo ogni decade di età e questo è un metodo per determinare l’età biologica della pelle. In terapie con il GH questo tempo viene diminuito dal 30 al 50%. Siccome i livelli di GH sono abbastanza fluttuanti, si può valutare la sua secrezione bisogna considerare i valori di IGF-1 che sono più stabili e solo il prodotto dello stimolo del GH a livello epatico. Valori di IGF-1 inferiori a 100µg corrispondono ad una situazione di iposomatostatismo a valori inferiori a 150 indicano una carenza di produzione di GH. La terapia del GH deve essere efficace a portare l’IGF1 in quel range tipico di 30 – 40 anni che, per la maggior parte delle persone, corrisponde tra i 250µg -350µg. Dosaggi anti-aging. Il dosaggio terapeutico è in relazione al peso corporeo e la dose media settimanale per una terapia anti-aging è approssimativamente compresa tra le 2 e le 8 UI alla settimana (1mg equivale a circa 3UI). Molti specialisti in medicina anti-aging dividono la dose giornaliera in due somministrazioni: una al

mattino e una alla sera prima di coricarsi in maniera da mimare la normale produzione endogena.

Effetti collaterali. Normalmente nei dosaggi terapeutici sovraindicati non vi sono effetti collaterali ma a dosi sovrafisiologiche o in soggetti particolarmente sensibili con una assunzione prolungata si possono manifestare: edema, la sindrome del tunnel carpale, ginecomastia, resistenza insulinica, aumento della pressione e diminuzione della produzione di ormoni tiroidei. Questi effetti sono reversibili abbassando la dose o sospendendo il trattamento. Per quanto riguarda la possibilità che il GH, essendo un ormone che stimola la proliferazione cellulare, possa favorire, non tanto la genesi, ma la crescita di un tumore già persistente, non ci sono evidenze scientifiche e ci sono invece presupposti che indicano che in individui affetti da iposomatismo possa avere un effetto preventivo nella genesi dei tumori grazie alla sua capacità di potenziare il sistema immunitario, in maniera specifica i linfociti natural killer che sono in prima linea nella difesa contro le cellule tumorali. A scopo prudenziale comunque, non essendoci ancora risposte definitive, è meglio non somministrare una terapia sostitutiva con GH ad un paziente oncologico. Dott. Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA) Certificate AFMCP (Applying Functional Medicine in Clinical Practice) - (IFM-USA)

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FITOTERAPIA A cura del Dott. Giovanni Occhionero

MORINGA OLEIFERA. L’ARBUSTO ANTI SINDROME METABOLICA La Moringa è un arbusto dai rami penduli con tronco spugnoso, eretto o ramificato. I semi bruni tondeggianti, sono commestibili e da questi si estrae un olio (che rappresenta il 30 - 50% della massa totale). Esso contiene dal 65 al 76% di acido oleico, è dolce, saporito e non irrancidisce. Dopo la spremitura, la pasta residua presenta il 60% di proteine ad alto valore biologico. Anche le foglie di questa pianta sono commestibili. Da esse si estrae un succo ricco di fitocomplessi molto interessanti. La Moringa contiene: zuccheri semplici (Ramnoso, Arabinosio, Galattosio, Mannosio, Xylosio); proteine; glucosinolati; isotiocianati; carbammati; alcaloidi (Moringina e

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Moringinina); vitamina E, C, B (B1, B2, B7); olio (che oltre all’Ac. Oleico contiene anche Ac. Palmitico, Ac. Stearico, Ac. Behenico); Calcio, Ferro, Potassio e Fosforo; Citochine; b-Sitosteroli; Polifenoli e Flavonoidi. Riguardo all’uso della Moringa è da tener presente che in molte zone dell’Africa occidentale è conosciuto ed apprezzato il potere terapeutico del consumo giornaliero dei semi nella cura del diabete. L’uso tradizionale della Moringa per il controllo della glicemia ha portato molti ricercatori a studiare questa pianta allo scopo di verificare la possibilità di utilizzarla anche per contrastare altre comorbosità quali: Ipertensione, Aterosclerosi, Malattia Coronarica e, in generale, la


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L’Accademia del Fitness Sindrome Metabolica. In diverse sperimentazioni, gli estratti di semi ed il succo delle foglie di Moringa hanno dimostrato di: inibire l’attività dell’ enzima COX-2; inibire la perossidazione lipidica del 50%, stimolare il rilascio di insulina da parte delle cellule beta pancreatiche, riducendo così i valori ematici di glucosio. Contemporaneamente la Moringa ha dimostrato, in diverse sperimentazioni, di essere in grado, grazie a b-sitosteroli di migliorare il quadro lipidico ematico inducendo una decisa riduzione dei valori plasmatici di Colesterolo Totale, LDL, VLDL, Trigliceridi, Fosfolipidi producendo, nel contempo, un incremento dei valori sanguigni di HDL. Parallelamente è stato provato che gli estratti di Moringa siano in grado di esercitare un’azione antisclerotizzante a livello vasale e favorente la riduzione del peso corporeo. Inoltre molte sperimentazioni suggeriscono che i glicosidi, nitrili e tiocarbammati contenuti in questa pianta siano in grado di contrastare l’ipertensione arteriosa. Le proprietà della Moringa non si limitano a ciò. Tra le altre azioni, interessante è quella antiossidante. dovuta alle proprietà scavenger della Moringa per i radicali liberi con una complessiva riduzione del quantitativo totale. Riguardo alle proprietà nutrizionali occorre anche considerare che essa rappresenta l’unica fonte vegetale naturale di proteine ad alto valore biologico. Inoltre questa pianta sembra aumentare la produzione di latte materno durante l’allattamento. La ricca disponibilità di a-tocoferolo, riboflavina, acido nicotinico, piridossina, b-carotene, acido folico, proteine contenenti AA essenziali come metionina, cistina, triptofano e lisina, rendono la Moringa un alimento ideale dal punto di vista dietetico. La pianta, grazie ad alcuni suoi carbammati, è in grado di promuovere un’azione antispasmodica bloccando i canali del calcio. Inoltre è in grado di esercitare un’azione epatoprotettiva grazie alla sua presenza di Quercitina.

Recentemente alcune sperimentazioni hanno messo in risalto che alcuni ramnosiloxibenzilcarbammati e isocianati sono in grado di esercitare un’azione antitumorale. È stato anche dimostrato sperimentalmente che l’olio estratto dai semi (noto come Ben oil) ed il succo delle foglie siano in grado di agire quali agenti antibiotici, antinfiammatori e antipiretici utili per trattare Scorbuto, Prostatite, Patologie della cistifellea. Applicati esternamente, questi sono considerati utili in caso di dolori articolari, artritici o reumatici, per gotta e dermatiti. Inoltre è stato appurato che i semi di Moringa possiedono un attività immunosoppressiva utile in caso di patologie infiammatorie legate al sistema immunitario (es. artrite reumatoide). Diversi studi clinici hanno confermato che la potente attività antinfiammatoria dell’estratto dei semi e delle foglie di Moringa sia in grado di modulare la risposta allergica delle vie aeree, come nel caso dell’asma o della rinite allergica. Ma non solo. Infatti questo tipo di azione, potentemente antistaminica, si è potuta constatare anche in prove di allergie sistemiche quali lo shock anafilattico. L’olio dei semi agisce anche da antiaggregante piastrinico, fluidificando il sangue e migliorando il microcircolo. Le numerose proprietà della Moringa oleifera possono essere sfruttate per diversi scopi. I semi, le foglie e in maggior misura l’olio ed il succo in essi contenuti, sono utili anche come antinfiammatori gastrointestinali e per regolare il processo di sudorazione, grazie alla capacità di modulare la risposta del sistema nervoso periferico.

Diversi studi clinici hanno confermato la potente attività antinfiammatoria dell’estratto dei semi e delle foglie di Moringa

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Dott. Giovanni Occhionero Chimico farmaceutico esperto di integrazione naturale nello sport e fitoterapia antiaging Docente Simeb (Società Italiana Medicina Biointegrata)


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La luce del laser possiede qualità uniche che la rendono adatta a molti impieghi diversi. La luce laser è: - monocromatica (lunghezza d’onda singola) - coerente (in fase, sia nel tempo sia nello spazio) - collimata (le onde di luce sono parallele). Queste proprietà permettono di generare e di distribuire con grande precisione un’energia molto concentrata, in grado di interagire con la pelle per ottenere i risultati desiderati. In particolare, proprio la monocromaticità della luce laser consente di mirare in modo selettivo le strutture della pelle che assorbono preferenzialmente luce di quella specifica lunghezza


numero 19 / 2015 d’onda: acqua, emoglobina, melanina. Quest’ultima – la melanina - è il bersaglio specifico dei laser per l’epilazione a lungo termine. Negli anni l’epilazione laser ha continuato a crescere e diffondersi, e oggi è la procedura estetica più diffusa al mondo. Con lo sviluppo di nuovi strumenti sempre più potenti e sofisticati è diventato possibile trattare tutti i tipi di pelle e tutti i tipi di peli, indipendentemente dal loro colore. La letteratura scientifica che documenta la sicurezza e l’efficacia dell’epilazione laser conta ormai molte centinaia di studi, e la tecnica è ormai ampiamente accettata dalla comunità internazionale. Il parametro più importante nel trattamento dei peli e di altre condizioni della pelle con il laser è la densità di potenza, ossia la combinazione di energia, diametro dell’area trattata, e durata dell’impulso. Sono questi tre elementi a determinare ciò che accade quanto l’energia luminosa è assorbita dal cromoforo del tessuto, sia esso melanina, emoglobina o acqua, mentre la quantità di tessuto trattato è determinato dalla combinazione della temperatura e del tempo. Peli incarniti e cisti “col pelo”

L’epilazione laser è molto efficace per trattare la pseudofollicolite della barba nell’uomo e dell’inguine nella donna – quella fastidiosa condizione comunemente nota come “peli incarniti” – e le cisti pilonidali – le formazioni cistiche che contengono i peli. L’epilazione laser si basa sui principi della “fototermolisi selettiva”, ossia su una combinazione di: - lunghezza d’onda assorbita dalla melanina - durata dell’impulso - fluenza, densità dell’energia (Joule/ cm2).

Con lo sviluppo di nuovi strumenti sempre più potenti e sofisticati è diventato possibile trattare tutti i tipi di pelle e tutti i tipi di peli, indipendentemente dal loro colore.

Il laser per l’epilazione agisce selettivamente sulla melanina presente in piccole quantità nel terzo superiore del fusto del pelo. Quando si dirige il laser sulla zona da trattare, la luce attraversa la pelle e viene assorbita dalla melanina dei peli, mentre il calore si diffonde ai tessuti circostanti (epitelio follicolare). La luce assorbita dal fusto del pelo danneggia il bulbo e distrugge unicamente le cellule responsabili della ricrescita, senza coinvolgere in alcun modo la pelle. Che cos’è la melanina?

NUTRIGENETICA per una nutrizione personalizzata

La genetica in aiuto degli specialisti per una maggiore personalizzazione della Dieta e dello Sport Test genetici di predisposizione:

Celiachia Intolleranza primaria al Lattosio Metabolismo dei Folati Metabolismo Glucidico e Lipidico Metabolismo della Vitamina D Sport e Metabolismo Muscolare

E’ possibile richiedere i test effettuando un semplice tampone buccale dal quale verrà estratto il DNA per le analisi richieste. Il tampone potrà essere ritirato presso lo studio dello specialista da corrieri autorizzati su tutto il territorio nazionale. Per maggiori informazioni contattare il numero 06 3295370 Laboratorio di Genetica Medica “Krom Genetics” (Certificazioni ISO 9001 e MedLab) info@kromgenetics.it www.kromgenetics.it

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L’Accademia del Fitness “Melanina” è un termine-ombrello che definisce un insieme di pigmenti naturali. La melanina è prodotta dall’ossidazione dell’aminoacido tirosina, e il processo di produzione avviene all’interno di un gruppo specializzato di cellule chiamate “melanociti”, presenti nello strato basale dell’epidermide. Negli umani la melanina è il determinante primario (seguito dai carotenoidi e dalla ossi/deossiemoglobina) del colore della pelle, ma è presente anche nei capelli e nei peli, nel tessuto pigmentato dell’iride e nella stria vascolare dell’orecchio interno. L’epilazione permanente con il laser al diodo Soprano ICE Il laser al diodo per l’epilazione permanente Soprano ICE agisce su una griglia predefinita di 12 x 10 mm, spazio entro il quale disattiva tutte le radici presenti senza che sia necessario cercare, uno per uno, i fusti del pelo (cromofori della melanina). Questa caratteristica consente di trattare con maggiore precisione, e in metà del tempo, zone molto più estese rispetto ad altri tipi di laser. Il laser per l’epilazione definitiva Soprano ICE agisce riscaldando gradualmente l’area da trattare fino a ottenere una temperatura che disattiva i follicoli piliferi e previene la ricrescita del pelo, ma non danneggia i tessuti circostanti. Gli impulsi di breve durata vengono ripetuti con grande frequenza (fino a

10 Hz) per raggiungere il derma in profondità; ciò consente di operare a una potenza media molto elevata e a una temperatura terapeuticamente efficace senza provocare alcun fastidio o dolore al paziente. Infatti, la presenza di pompe multiple all’interno del manipolo e la sua punta in zaffiro ad alta conduttività termica garantiscono un raffreddamento a contatto di una qualità senza precedenti: il trattamento non solo è praticamente indolore, ma è addirittura piacevole in quanto è molto simile a un massaggio. Luce pulsata: perché non è un laser La “luce pulsata” (IPL, Intense Pulsed Light) non ha una specifica lunghezza d’onda; lo strumento emette luce non coerente nella fascia 400-1200 nm; in altre parole, la “luce pulsata” emette solo un ampio spettro di luce in un’ampia gamma di lunghezze d’onda in maniera pulsata; i filtri bloccano le lunghezze d’onda più brevi perché il sistema utilizza solo le lunghezza “più rosse” nelle applicazioni cliniche, ma con ampiezze dell’impulso fino a 250 m/s che consentono di trattare aree molto ampie. La “luce pulsata” è più dolorosa del laser al diodo, ed è adatta unicamente all’epilazione delle pelli tipo 1, 2 e 3 della scala di Fitzpatrick. Soprano ICE è un laser al diodo basato sulla lunghezza d’onda

La scala di Fitzpatrick Fototipo

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Tipo di pelle

Reazione all’esposizione al sole

1

Pelle bianca pallida

Si scotta sempre e non si abbronza

2

Pelle bianca

Si scotta facilmente e si abbronza poco

3

Pelle bianca

Scottature minime, si abbronza lentamente

4

Pelle leggermente scura od olivastra

Scottature minime, si abbronza facilmente

5

Pelle scura

Scottature rare, si abbronza facilmente diventando molto scura

6

Pelle molto scura

Scottature rare, si abbronza sempre, pigmentazione profonda


CORSI

2015

PARMA Istruttore di BODY BUILDING e FITNESS 26-27 SETTEMBRE 10-11 OTTOBRE 24-25 OTTOBRE Esame: 31 OTTOBRE

PARMA

PERSONAL TRAINER 7-8 NOVEMBRE 21-22 NOVEMBRE 5-6 DICEMBRE Esame: 12 DICEMBRE AFFWA Accademia Funzionale del Fitness - Wellness - Antiaging Tel. 0521.1682083 - Fax 0521.294971 accademia-affwa@libero.it - www.affwa.it


L’Accademia del Fitness

La luce assorbita dal fusto del pelo danneggia il bulbo e distrugge unicamente le cellule responsabili della ricrescita, senza coinvolgere in alcun modo la pelle.

del laser alessandrite (810 nm). Il potente assorbimento reso possibile da questa lunghezza d’onda e l’efficacia del raffreddamento permettono di trattare qualsiasi tipo di pelle (anche quella di colore!) di qualunque parte del corpo - e qualsiasi tipo di pelo, anche i peli più chiari e sottili - in qualunque momento dell’anno, anche se la pelle è già abbronzata: la ripresa è immediata, e il paziente può ritornare alle sue attività o addirittura esporsi al sole poco dopo il trattamento. Soprano ICE è l’unico laser per epilazione al mondo che è in grado di trattare anche il fototipo 6. La speciale punta del manipolo è progettata per raggiungere e agire con estrema precisione anche sulle zone più critiche quali le orecchie, le narici, lo spazio tra le sopracciglia, e su quelle più sensibili come l’inguine o lo spazio tra il naso e il labbro superiore. Quanti trattamenti? In media 6 trattamenti a 1 mese di distanza l’uno dall’altro.

Risultati Il trattamento produce due effetti: la perdita temporanea dei peli, e la riduzione permanente dei peli nelle zone trattate. La perdita temporanea dei peli dura in genere da 1 a 3 mesi, men-

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tre per “epilazione definitiva” si intende la riduzione significativa del numero di peli terminali in un dato distretto corporeo che sia stabile per un periodo di tempo superiore al ciclo completo di crescita del follicolo (6-12 mesi).

Precauzioni • non esporsi al sole e non fare lampade abbronzanti per le 24 ore precedenti e successive al trattamento • radere col rasoio la parte da trattare 24 ore prima del trattamento • nel mese antecedente il trattamento e tra una seduta e l’altra non sottoporsi a cerette.

Controindicazioni • dermatiti in fase acuta • infezioni/infi ammazioni nella zona da trattare. Dott. Guido Maronati Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva www.guidomaronati.it



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ULTIME RICERCHE IN FITNESS, WELLNESS E MEDICINA ANTIAGING A cura del Dott. Filippo Ongaro

In questi ultimi anni si parla spesso degli effetti preventivi di una dieta vegetariana e vegana. Anche se nessuno nega le proprietà benefiche di verdura e frutta, spesso chi aderisce a questi approcci alimentari attribuisce ad essi degli effetti che non hanno alcun fondamento scientifico. Inoltre la tendenza di molti è di parlare per categorie di alimenti senza fare alcune specificazioni che invece sono fondamentali per capire meglio la natura del problema. Così per esempio, invece di parlare degli effetti negativi della carne rossa cotta alla griglia, si generalizza attribuendo caratteristiche pericolose alle proteine animali in genere. Oppure non si tiene minimamente conto né degli effetti dei metodi di allevamento né tantomeno della lavorazione dei prodotti e della loro cottura.

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Uno studio pubblicato qualche mese fa su JAMA (JAMA Intern Med 2015, Mar 9) ha messo in evidenza, per esempio, che una dieta ricca di alimenti di origine vegetale ma anche di pesce riduce il rischio di cancro del colon. I ricercatori dell’università di Loma Linda hanno valutato 77.659 persone per sette anni e hanno osservato che in quelle persone che seguivano una dieta sostanzialmente a base di vegetali ma includevano il pesce, il rischio di cancro era significativamente ridotto. Questo studio suggerisce che evidentemente non tutte le proteine animali hanno effetti uguali. In questo caso probabilmente l’apporto di omega 3 dato dal pesce ha avuto un ruolo importante. Sempre parlando di omega 3, uno studio pubblicato recentemente (Nutr Res 2015 Mar, 35(3):214-20) ha messo in evidenza


numero 19 / 2015

come un livello ridotto di omega 3 possa predisporre ad emorragia intracranica. Del resto è risaputo che gli omega 3 riducono le ischemie, modulano la coagulazione e rivestono probabilmente un più complessivo ruolo protettivo sui vasi. Sul Journal of Neuroscience (J Neurosci 2015 Jan 28:35(4):1781-91) una ricerca suggerisce che il cervello di coloro che invecchiano in super salute sia nettamente diverso da quello di altri coetanei per così dire normali. Si tratta di una struttura nervosa più densa e con minori alterazioni strutturali rispetto alle persone della stessa età con prestazioni cerebrali inferiori. Ovviamente la salute e la prestazione cerebrale dipendono da molti fattori ma uno di essi potrebbe essere indubbiamente la nutrizione. Uno degli aspetti che preoccupa riguardo alla salute del cervello è quello dei depositi di metalli pesanti nel corso della vita. Molti riducono il consumo di pesce per questo motivo privandosi così di preziosi omega 3 che sono invece vitali per il sistema nervoso centrale. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrtion (Am J Clin Nutr 2015 Jan 21) suggerisce che queste preoccupazioni siano un po’ esagerate e smentisce perfino che vi sia un legame tra esposizione prenatale a mercurio data dal consumo di pesce da parte della madre e sviluppo successivo di disturbi neurologici. Motivo in più per mantenere un’adeguata quantità di pesce nella propria dieta anche se rimane vero che è meglio scegliere pesce di piccola taglia piuttosto che tonno o pesce spada per esempio. È noto da tempo che la salute dell’osso dipende da un corretto carico di lavoro muscolare, da un assetto ormonale ottimale e dalla presenza di adeguate quantità di vitamina D, calcio e vitamina K2. In particolare è fondamentale che questi elementi agiscano in sinergia e in modo equilibrato. Se per esempio ad una persona vengono prescritti grandi quantità di calcio (come si è fatto per molto tempo con le donne in menopausa) non è detto che questo vada in effetti a fissarsi sull’osso. Infatti se il

calcio viene assunto ma la persona è carente in vitamina D esso sarà in gran parte espulso senza venir assorbito. Se invece il calcio viene assunto in presenza di adeguate quantità di vitamina D, verrà assorbito a livello intestinale ma non andrà specificatamente nell’osso e potrà invece calcificare le arterie e altri tessuti. La vitamina K2 attiva infatti l’osteocalcina, una proteina che permette al calcio di essere depositato a livello osseo. Studi recenti indicano che la vitamina K2 potrebbe perfino aiutare a decalcificare le arterie e che, al contrario, la calcifcazione può aumentare nelle persone carenti o in quelle costrette ad assumere farmaci che bloccano l’azione della vitamina (alcuni tipi di anticoagulanti) (Arterioscler Thromb Vasc Biol 2015 Jan 35(1)237-42). La vitamina D non è importante solo per le ossa. Oggi sappiamo che i suoi effetti sono numerosissimi e fondamentali per la nostra salute: stimola il sistema immunitario, regola il ciclo cellulare, previene malattie cardiometaboliche e tumorali e regola anche l’umore. Inoltre la vitamina D sembra avere un ruolo nella promozione della funzione muscolare. Infatti tra i tanti geni che la vitamina D regola, alcuni sono importanti per la crescita muscolare (Exer Sports Sci Rev 42:76-81, 2014). Forse per questo, aumentare i livelli ematici di vitamina D negli anziani riduce il rischio di caduta. Dott. Filippo Ongaro www.filippo-ongaro.it Medico Chirurgo Direttore Scientifico Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-Aging (Ismerian) Vice-Presidente Associazione Medici Italiani Antiaging (AMIA) Vice-Presidente Accademia Funzionale del Fitness-Wellness-Antiaging (AFFWA)

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