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L’Accademia del Fitness Wellness & Anti-aging Magazine
n.05
L’Accademia del Fitness in occasione del Cibus organizza il
Convegno
Ore 09.30 Ore 10.00 Ore 10.30 Ore 11.00 Ore 11.30 Ore 12.00
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Ore 12.30 Ore 13.00 Ore 13.30 Ore 14.30 Ore 15.00 Ore 15.30 Ore 16.00 Ore 16.30
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La dieta Oloproteica è una dieta anti-aging? – Giuseppe Castaldo La Cronormorfodieta - Massimo Spattini Combattere l’infiammazione: il ruolo degli integratori – Gianfranco Beltrami Integratori nutrigenomici per la salute della donna – Filippo Ongaro Break Genomica Funzionale: dalla valutazione predittiva della allenabilità e performance alla personalizzazione nutrigenomica – Francesco Marotta Sostanze nutrizionali e funzionali contenute negli integratori alimentari – Giovanni Scapagnini Ipossia, radicali liberi e antiossidanti. Dai nutraceutici convenzionali ai modulatori fisiologici Eugenio Luigi Iorio Break Sessualità, cibo e cervello – Leone Arsenio Cibo e longevità nella medicina cinese – Daniele Cozzini L’importanza del Ph – Giovanni Montagna Break Integrazione ortomolecolare dell’apparato osteoarticolare in relazione alla chirurgia robotica Mini-invasiva – Adolfo Panfili Integratori per la mente – Marco Tullio Cau Management dietoterapico integrato delle dislipidemie – Marcello Montomoli
ECM: sono stati attribuiti all’evento n. 6 crediti ECM per le seguenti categorie: medico, dietista, infermiere, farmacista, ostetrico QUOTE DI ISCRIZIONE CON ECM: € 100,00 NO ECM : € 70,00 € 50,00 (affiliati all’Accademia del Fitness)
Informazioni: AKESIOS GROUP S.r.l. - Tel. 0521 647705 - info@akesios.it
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numero 05/ 05 /2012 2012
Editoriale ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A 43126 PARMA Tel. 0521.941319 Fax 0521.294971 info@accademiadelfitness.com www.accademiadelfitness.com Direttore: Massimo Spattini In redazione: Claudia Bonini Silvia Iorio Cristiana Pedrazzini Cinzia Ruggeri Comitato scientifico: Prof. Marianno Franzini Prof. Fulvio Marzatico Dott. Filippo Ongaro Prof. Adolfo Panfili Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Claudia Bonini Gianfrancesco Emanuele Cormaci Daniele Cozzini Ciro di Cristino Alessandro Gelli Giampaolo Lavagetto Irina Letti Giovanni Montagna Giuseppe Notarnicola Cristiana Pedrazzini Massimo Spattini Fotografi: Nicola De Luigi Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319 Stampa e distribuzione: Mattioli 1885 S.r.l. Str. della Lodesana, 649 sx Loc. Vaio 43036 Fidenza (PR) Tel. 0524.530383 www.mattioli1885.com
KNOWLEDGE IS POWER Nella lingua cinese la parola “crisi” è rappresentata da due ideogrammi che significano "pericolo e opportunità”. In un momento storico come quello attuale, quindi, pieno di rischi, esistono altrettanti momenti propizi per chi li sa intuire e cogliere. La crisi economica, che sta minando l’equilibrio sociale generale, è innegabilmente un momento di grande destabilizzazione ma può essere vissuta anche come un’importante trasformazione piena di grandi occasioni. L’imprenditore di successo deve essere in grado di individuare i punti deboli e trasformarli in punti di forza, sa mettere a fuoco la situazione e capire che strada percorrere laddove è in atto un cambiamento e l’immobilismo, al quale tutti eravamo abituati, non ci indica più una via predeterminata. L’iniziativa individuale, la capacità di riorganizzarsi senza rimanere ad attendere che altri facciano qualcosa per noi sono doti essenziali, insieme all’acquisizione di conoscenze e competenze superiori e diverse, in grado di farci emergere come figura professionale e di rendere il proprio lavoro unico rispetto ad altri professionisti dello stesso settore. “Knowledge is power” diceva Francis Bacon “la conoscenza è potere” e, nel caso specifico, il potere di possedere qualcosa in più da offrire per il quale il cliente/paziente sia spinto a scegliere proprio noi fra tanti. Solo la conoscenza porta i risultati ed i risultati ottenuti su una persona portano alla fidelizzazione del cliente e sono, nel contempo, la miglior forma pubblicitaria. Questo cosa significa? Significa che bisogna darsi da fare, tenersi continuamente aggiornati, acquisire esperienze ed idoneità che ci rendano competitivamente superiori, in poche parole divenire
una figura di spicco nel settore che ci compete perché la professionalità ripaga, sempre. In quest’ottica segnalo i corsi di Personal Trainer ed Educatore Alimentare che inizieranno entrambi il 14 aprile a Parma e l’appuntamento di giovedì 10 Maggio p.v. dove, in occasione della manifestazione Cibus presso le fiere di Parma, si svolgerà l’evento Pianeta Nutrizione durante il quale verranno trattate tematiche inerenti a “Nutrizione ed integrazione anti-aging”. Relatori di fama internazionale, docenti del Corso di Formazione “Benessere e stili di vita” dell’Università La Sapienza di Roma, metteranno a disposizione dei partecipanti i più recenti ed innovativi studi nell’ambito delle metodologie anti-aging. Concludo con un gossip: forse alcuni di voi hanno seguito il nostro atleta e docente dell’Accademia del Fitness Max Bertolani come partecipante all’Isola dei Famosi su RAI 2. Max, nei mesi precedenti al soggiorno sull’isola, per reagire meglio al quasi digiuno che si sarebbe trovato forzatamente ad affrontare sull’isola, ha seguito una “Warrior diet” modificata cioè la "Gladiator diet", che prevede un solo pasto al giorno di sera e questo gli ha permesso di evitare quelle terribili ipoglicemie, alle quali sono spesso soggetti gli atleti quando sono costretti a saltare un pasto, essendo abituati a mangiare ogni tre ore. Molto probabilmente Max sarà presente al Convegno del 10 Maggio per relazionarci sulla sua esperienza e, di sicuro, non mancherà alla cena di GALA in programma per il 10 sera. Speriamo che Max lasci qualcosa da mangiare anche per gli altri! Massimo Spattini Presidente dell’Accademia del Fitness
Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma
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L’Accademia del Fitness
Sommario Editoriale 3 di Massimo Spattini
DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO
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di Massimo Spattini
ALIMENTAZIONE VEGETARIANA Perché modificare le nostre abitudini alimentari 9 di Daniele Cozzini
Sistema immunitario ed esercizio fisico
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di Giovanni Montagna
Stress, Serotonina, dieta errata: effetto “Carb-Craving”! 18 di Claudia Bonini
ANTI-AGING E FITO-ESTRATTI: Più testosterone, più capelli, meno problemi alla prostata
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di Alessandro Gelli
LA MEDICAL SPA La nuova frontiera della medicina termale
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di Giampaolo Lavagetto
L’IMPORTANZA DEL RECUPERO FUNZIONALE NELL’INSTABILITÀ DELLA SPALLA
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di Cristiana Pedrazzini
Il body building finalizzato alla preparazione atletica per gli sport di combattimento
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di Giuseppe Notarnicola
Postura e ambiente di lavoro
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di Ciro di Cristino
avena Un vecchio alleato dimenticato
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di Gianfrancesco Emanuele Cormaci
Proprietà e benefici del mangostano di Irina Letti 4
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PROGRAMMA Presentazione del corso. Caratteristiche tecniche, etiche e professionali del PT. PT e psicologia: strutturazione del colloquio iniziale, la scheda di anamnesi e analisi del bisogno del cliente. Metodo di lavoro. Cenni di anatomia dell’apparato locomotore. Biomeccanica dei principali muscoli e loro funzione. Valutazione del livello di fitness. Cenni di anatomia e fisiologia del sistema cardiovascolare e respiratorio. Principi dell’allenamento cardiorespiratorio. Test cardiovascolari. Allenamenti cardiovascolari e a circuito per il dimagrimento. Utilizzo delle macchine cardiofitness nel dimagrimento e controllo della frequenza cardiaca. Costruzione dei protocolli di lavoro (allenamento continuativo, interval training, fartlek). Test di forza dinamica e resistenza dinamica. Principi dell’allenamento con i pesi. La preparazione atletica in palestra. Valutazione della composizione corporea: tecniche della plicometria, teoria ed esercitazioni pratiche. Tecniche speciali per l’ipertrofia muscolare (allenamento a ritmo esecutivo variabile, Fst-7, Heavy Duty, Zone Training, sistema Weider). Dimagrimento localizzato: spot reduction. Cronomorfoterapia. Allenamento al femminile (forza e ipertrofia, cellulite, osteoporosi, gravidanza). Basi di posturologia. Analisi posturale. Test di valutazione della mobilità articolare. Basi teoriche dello stretching e principali tecniche di allungamento muscolare. Tecniche di tonificazione e postura con riferimenti al Pilates: teoria e pratica. Tecniche base di rilassamento. Principi di alimentazione. Macro e micronutrienti. Metabolismo basale. Calcolo calorico. Strutturazione di un programma di consigli alimentari. Principi di integrazione alimentare per aumento della massa muscolare, dimagrimento, recupero e benessere. Esercizio aerobico ed integratori. Gli antiossidanti/antiradicali. Definizione del concetto di Marketing e sua applicazione al campo dei “servizi”. Counseling motivazionale: motivazione del cliente. Strumenti di PNL (programmazione neurolinguistica). I metaprogrammi. Esame teorico e pratico.
SEDE: PARMA DURATA: 6 giornate + esame finale DATE 2012: 14-15 aprile / 28-29 aprile / 12-13 maggio QUOTA: € 560,00 Il pagamento deve essere effettuato entro il 31-03-2012 L'importo può essere pagato, con una maggiorazione, in due rate : - 1a rata entro il 31-03-2012 : € 295,00 - 2a rata entro il 30-04-2012. : € 295,00 Alle quote va aggiunta la quota di affiliazione all’Accademia del Fitness di € 40,00
ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A - 43126 PARMA Tel. 0521.1682083 - 0521.941319 Fax +39 0521.294971 info@accademiadelfitness.com
L’Accademia del Fitness
DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO Quando ho scritto il mio articolo sul dimagrimento localizzato intitolato “Spot reduction” era il 1997. L’anno dopo, con la nascita di Google, digitando nel motore di ricerca la dicitura “Spot reduction” uscivano solo recensioni e articoli che ne sconfessavano la possibilità. La situazione non cambiò fino al 2005, anno in cui pubblicai il mio sito con relativi articoli da me scritti e allora, alla parola chiave “Spot reduction” uscivano decine e decine di articoli che
ne negavano la possibilità e solo il mio articolo a favore. Così è rimasto più o meno fino al 2006 quando uno studio pubblicato sull’American Journal of Physiology ha messo in risalto alcuni interessanti risultati che sembrano indicare che il dimagrimento localizzato di fatto sia possibile sebbene in che misura non sia chiaro. Nello studio condotto dall’Università di Copenhagen (Danimarca), gli scienziati hanno fatto eseguire un esercizio di estensioni
La dieta COM (acronimo di CronOrMorfodieta) è un approccio integrato che tiene conto della Cronobiologia degli Ormoni e della Morfologia.
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numero 05 / 2012 ad una gamba con un peso leggero per 30 minuti consecutivamente. I ricercatori hanno poi misurato la quantità di flusso sanguigno nel grasso sottocutaneo di soggetti sia nella gamba allenata che in quella a riposo ed hanno misurato anche la quantità di lipolisi (rilascio di grasso) delle cellule adipose del tessuto sottocutaneo. Gli scienziati hanno scoperto che la gamba allenata ha sperimentato un significativo aumento del flusso sanguigno e della lipolisi dalle cellule del tessuto sottocutaneo rispetto alla gamba non allenata. Durante l’esercizio le cellule adipose intorno all’aerea muscolare allenata hanno rilasciato più acidi grassi nel sangue a significare che viene stimolata una maggior lipolisi a carico dell’area target per fornire grassi a scopo energetico. Questo studio suggerisce che quando si allena un determinato gruppo muscolare si brucia il grasso preferibilmente nell’area che si sta allenando soprattutto se si utilizza un alto numero di ripetizioni ad alta intensità con pause ridotte . Dopo la pubblicazione di quello studio alla voce “Spot reduction” compaiono più risultati che esprimono un parere positivo però, nonostante ciò, la maggioranza dei risultati è ancora negativa. Un altro studio viene citato dai detrattori: 13 uomini hanno eseguito un allenamento mirato sugli addominali per 27 giorni. Si passava da 140 ripetizioni nella prima settimana e si arrivava a fare 336 ripetizioni, alla fine dell’ultima per un totale di 5000 ripetizioni di sit up durante il corso della ricerca. Sono state poi misurate (tramite biopsia) le dimensioni delle cellule adipose addominali, della regione sottoscapolare e dei glutei. Risultato: il grasso era calato in egual misura in tutti i tre punti. Ma noi sappiamo, ed è unanimemente riconosciuto, che le ultime aree a dimagrire sono quelle dove un individuo tende ad accumulare grasso principalmente. Nella maggior parte degli uomini, ed in alcune donne, la regione addominale è quella più resistente mentre i glutei, le cosce ed i fianchi rappresentano il problema della maggior parte delle donne ed alcuni uomini. Ebbene, se consideriamo in quest’ottica lo studio, il fatto che il dimagrimento sia avvenuto nella stessa misura negli addominali rispetto alle altre regioni è già un successo perché negli uomini la regione dell’addominale presenta un grasso sottocutaneo più resistente al dimagrimento. Per poter trarre una conclusione definitiva i ricercatori avrebbero dovuto utilizzare un gruppo di controllo con caratteristiche simili al precedente oppure lo stesso gruppo in una fase successiva e sottoporli solo ad una dieta ipocalorica senza allenamento. Ebbene io sono convinto, e la mia trentennale esperienza me lo conferma, che in questo caso la percentuale di dimagrimento
avrebbe penalizzato la regione addominale essendo appunto quella più resistente nella maggior parte degli uomini. Questo significa che il dimagrimento localizzato esiste e soprattutto rappresenta una grande risorsa per non vanificare i nostri sforzi durante una dieta dimagrante. Ma, a parte gli studi scientifici, le evidenze del dimagrimento localizzato sono costantemente di fronte agli occhi di tutti. Chi non conosce persone che hanno cercato di dimagrire solo con l’aiuto della dieta? Donne alle quali è diminuito notevolmente il seno, si è assottigliata la vita, sono diventate scarne in viso ma hanno perso poco o niente a livello dei fianchi oppure l’equivalente uomo che, a dieta, perde massa muscolare e grasso negli arti, ma le “maniglie dell’amore” (grasso sottocutaneo addominale) rimangono pressoché inalterate. Il dimagrimento localizzato è possibile, non facile! Ovviamente il processo è facilitato se inserito in una strategia globale che prevede un allenamento e una dieta finalizzati al dimagrimento generale personalizzato (dietaCOM o cronormorfodieta). La dieta COM (acronimo di CronOrMorfodieta) è un approccio integrato che tiene conto della Cronobiologia degli Ormoni e della Morfologia. Non siamo tutti uguali e, già nel 400 a.C., Ippocrate aveva osservato che trovare la giusta alimentazione e tipologia di esercizio fisico per ognuno era la strada per raggiungere la salute. Egli aveva inoltre notato come determinate morfologie, ovvero determinate forme del corpo, fossero legate a specifiche espressioni caratteriali. Tutto questo, ora si sa, è legato alla genetica e all’epigenetica (cioè l’influenza dell’ambiente esterno). Alcuni individui accumulano grasso soprattutto nella parte superiore del corpo e nell’addome (conformazione a mela), altri in modo speciale nella parte inferiore (conformazione a pera), altri ancora in maniera omogenea sia sopra che sotto (conformazione a peperone). La dieta COM tiene conto della Morfologia dell’individuo che corrisponde a specifiche prevalenze ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere controllata e modificata, in parte, dalla scelta sia qualitativa che cronologica degli alimenti favorendo, di conseguenza, un dimagrimento localizzato. Dottor Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA)
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L’Accademia del Fitness
Massimo Spattini
presenta
www.massimospattini.it
It is real … now we know it! I grandi del body building l’hanno sempre saputo : Arnold Schwarzenegger lo afferma nella sua enciclopedia del body building. Massimo Spattini lo sostiene da 20 anni. Chi lo nega si avvale di studi obsoleti e probabilmente non si è mai allenato. Ma ora lo sappiamo:
SPOT REDUCTION … it works!
La Spot Reduction o "dimagrimento localizzato" è un argomento controverso, ma recenti acquisizioni scientifiche ne hanno dimostrato l'esistenza. Nel seminario verranno analizzate le basi fisiologiche, i metodi di misurazione, le tecniche di allenamento, gli approcci dietologici, gli integratori, in riferimento ai vari biotipi costituzionali morfologici (ginoide, misto, androide) secondo i concetti della Dieta COM (CronOrMorfodieta) e della DADAM (Dieta e Allenamento Differenziati per Aree Muscolari) per ottenere un dimagrimento localizzato anche nelle zone più resistenti. QUOTA : € 120,00 (comprensiva della quota associativa)
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ALIMENTAZIONE VEGETARIANA
Perché modificare le nostre abitudini alimentari Negli ultimi decenni viene posta sempre maggiore attenzione al ruolo dell’alimentazione nella salute umana. Seguendo i risultati di alcuni studi epidemiologici si considerano gli alimenti di derivazione animale all’origine di larga parte delle cosiddette malattie del benessere, come le patologie cardiovascolari, il diabete, l’obesità, alcuni tipi di cancro, ecc. Altre motivazioni possono essere la bioaccumulazione negli animali al vertice della catena alimentare delle sostanze tossiche e inquinanti presenti nell’ambiente, la presenza nei prodotti animali di farmaci antibiotici e di sostanze anabolizzanti dei mangimi. Varie sono le diete che prevedono l’esclusione dell’uso di prodotti animali: • dieta latto-ovo-vegetariana, che esclude in toto carne e pesce: è la dieta vegetariana classica universalmente nota • dieta ovo-vegetariana, che esclude tutti i prodotti di derivazione animale tranne le uova • dieta latto-vegetariana, che esclude tutti i prodotti di derivazione animale tranne latte e latticini • dieta vegan, detta anche vegetaliana, che non prevede l’assunzione di alcun derivato animale • dieta crudista, composta da soli alimenti vegetali non sottoposti a trattamenti termici. Il vantaggio delle proteine vegetali rispetto alle proteine animali viene dal fatto che esse non contengono “scarti” (è il caso del riso completo) o ne contengono pochi, questi “scarti” sono conosciuti come purine. Le purine derivano, durante la digestione delle proteine, dalla scissione diastatica del nucleo cellulare che
dona delle “basi puriniche” da cui deriva una gamma di scarti tossici come acido urico, xantina, guanina e adenina. L’acido urico è una triidrossipurina ed è il prodotto terminale d’escrezione degli aminoacidi e del catabolismo delle purine per l’uomo e per i primati. Gli anfibi e i pesci decompongono ancora l’acido urico in urea, acido alantoico e glicoxilico per facilitarne l’eliminazione. Le xantine sono diidrossipurine che quando vengono trimetilate originano una purina strutturalmente simile alla molecola della caffeina la quale si trova correntemente nei prodotti animali ed ha un’azione eccitante sul sistema nervoso del cuore e del cervello, col risultato di aumentare lo sforzo del cuore originandone usura prematura e aumentando i rischi cardiovascolari. La guanina e l’adenina sono delle aminopurine, che non hanno l’inconveniente dei derivati delle xantine, si ritrovano nei prodotti animali ma soprattutto nelle leguminose che non contengono purine del tipo caffeina e, di conseguenza, non hanno l’effetto eccitante. Purine negli alimenti (mg/100 gr) Estratto di carne Animelle Manzo Trota Sogliola Pollo Te
3068 1055 155 147 136 76 2800
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L’Accademia del Fitness Purine negli alimenti Cacao Caffè Cioccolato Lenticchie Fagioli bianchi Pane di frumento Carote Riso integrale
(mg/100 gr) 2200 1160 620 142 45 37 5 0
La quantità di acido urico escreta in un adulto è circa 0,6 gr. ogni 24 h.; tale acido proviene dalle purine apportate dall’alimentazione e dal rinnovamento dei nucleotidi e degli acidi nucleici. Il nostro corpo è capace di eliminare giornalmente una certa quantità di purine e di acido urico: il consumo eccessivo di prodotti di origine animale provoca una rapida saturazione delle capacità di eliminazione e il conseguente stoccaggio di scarti con possibile intossicazione tissutale. Dal punto di vista “fisiologico” la carne provoca: • modificazioni del ph sanguigno con maggiore tendendenza all’acidità; • maggiore possibilità di costipazione per carenza di fibre; • aumento dei fenomeni putrefattivi nell’intestino con liberazione di sostanze tossiche. La cadaverina, una diammina fetida, è un prodotto di degradazione delle proteine. In particolare, è il prodotto di decarbossilazione dell’aminoacido lisina. Si sviluppa nei processi di putrefazione dei tessuti animali, insieme alla putresceina e ad altre poliammine. La cadaverina presenta una certa tossicità, è molto simile alla putresceina dalla quale si differenzia per la catena alchilica formata da cinque CH2 anziché quattro. La cadaverina non è tuttavia riscontrabile solo nei corpi in putrefazione, essendo presente in piccole quantità anche negli esseri viventi; è in parte responsabile del particolare odore dell’urina e dello sperma. La putresceina è un composto chimico organico che scaturisce dalla carne in putrefazione e ne reca il caratteristico odore fetido. È in diretta relazione con la cadaverina; entrambi sono prodotti dalla rottura degli amminoacidi negli organismi, un processo comune anche agli organismi vivi ma evidente per quelli morti.
Infatti, la putresceina è sintetizzata dalle cellule vive e sane, per azione dell’ornitina decarbossilasi. La famiglia dei composti dall’odore nauseabondo include il metantiolo e l’acido butirrico. Interessante è la valutazione “energetico-spirituale” che le medicine orientali danno dell’effetto dell’uso eccessivo di alcuni prodotti: la carne induce un comportamento aggressivo e induce il consumatore ad avere un atteggiamento molto rigido, e a non accettare facilmente altri punti di vista tranne il suo. Era costume nei tempi antichi nutrire i guerrieri con carne e sangue prima di battaglie. Le uova generano ugualmente uno spirito rigido e fermo e un comportamento violento e impulsivo. I prodotti lattiero-caseari diminuiscono le capacità intellettuali per la loro azione sul cervello e danno una certa mollezza di carattere ma senza aggressività: è l’immagine della mandria. L’aspetto “spirituale” La carne rende gli individui fanatici e li conduce alle rivoluzioni e alle guerre di religione. Le uova bloccano l’evoluzione spirituale. I prodotti lattiero-caseari portano al dogmatismo e all’accettazione cieca . È fondamentale però sottolineare l’importanza di una alimentazione “equilibrata” anche in ambito vegetariano. Spesso vediamo che i lattovegetariani rimpiazzano le proteine della carne con una quantità irragionevole di latte e formaggio così come di lieviti alimentari contenuti negli alimenti. Il lievito secco commerciale contiene in effetti 50/60% di proteine, 35/50% di glucidi, 2/5% di lipidi e 8/10% di ceneri: è ricco in vit. B e non contiene vit. B12. Il valore nutrizionale delle proteine del lievito è limitato dal deficit di metionina, AA essenziale. Per la medicina orientale l’interno si rispecchia nell’esterno del corpo, quindi un corpo e una mente sana si manifesteranno con un aspetto “sano” del corpo, pelle liscia ed elastica, le rughe (indicativo di sofferenza dell’organo a cui somatotopicamente si collegano) saranno minori o tenderanno a scomparire, minore acidità nei tessuti corrisponderà ad una maggiore elasticità degli stessi, minor produzione di cataboliti tossici equivale a minor numero di “macchie” cutanee. La salute psico-fisica di un corpo si manifesta nella “luminosità” del volto (basti pensare allo “splendore” di una persona innamorata e ricambiata, oppure al volto di una donna incinta).
Per la medicina orientale l’interno si rispecchia
nell’esterno del corpo, quindi un corpo e
una mente sana si
manifesteranno con un aspetto “sano”
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L’Accademia del Fitness Alcuni dati interessanti: negli Usa 157 milioni di tonnellate di cereali servono per produrre 28 milioni di tonnellate di carne. Per produrre 1 solo kg di carne sono necessari 2000/3000 litri di acqua; per produrre 1kg di cereali sono sufficienti 100 litri di acqua. Per ottenere 250 g di proteine animali si devono “bruciare” 1.400 gr di proteine vegetali. In media sono necessari dai 7/16 kg di cereali per ottenere 1 kg di carne bovina. Per la carne di pollo e di maiale si consumano 4 kg di vegetali. I soli bovini producono oltre il 15% delle emissioni globali di metano, per i suini la percentuale sale. Per ottenere 1 kg di carne sono necessari 193 g di petrolio (per tutto ciò che è connesso con l’allevamento moderno), per ottenere 1 kg di farina sono necessari 22 g di petrolio (la farina deve essere macinata). Un bovino adulto può ingerire ogni mese 450 kg di erba, foglie e altre piante. Su 1 ettaro di terreno si possono coltivare in un anno • 1.000 kg di ciliegie • 2.000 kg di fagiolini • 4.000 kg di mele • 6.000 kg di carote • 8.000 kg di patate • 10.000 kg di pomodori • 12.000 kg di sedano
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Spesso ci si chiede se una alimentazione vegetariana possa essere un’alimentazione sufficiente e completa, e oramai sia gli studi scientifici sia le evidenze pratiche ci confermano che molte certezze vanno riviste. Nel campo del bodybuilding stars come Jim Morris, (Mr. America!) e Bill Pearl (4 volte Mr Universo) ci hanno dimostrato che anche in questa disciplina un vegetariano può avere ottimi risultati. Seguire un’alimentazione vegetariana significa un minor impatto sulle risorse del nostro pianeta che, notoriamente, non sono infinite. Significa un minor consumo di energia, di acqua, di pesticidi, di inquinanti, di farmaci. Significa minor necessità di terra e di conseguenza minor deforestazione. Se il nostro ambiente interno è in equilibrio con l’ambiente esterno, maggior salute del nostro pianeta equivale a maggior salute del nostro corpo. Dottor Daniele Cozzini Laurea in Medicina e Chiururgia Specializzazione in Medicina dello Sport Diploma presso la Scuola di Medicina Cinese Gruppo di Studio Società e Salute
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L’Accademia del Fitness
Sistema immunitario ed
esercizio fisico
Numerosi studi hanno dimostrato che diversi aspetti della funzione immunitaria sono depressi per un periodo di tempo a seguito di un esercizio fisico intenso e prolungato. In seguito a questo, si crea una sorta di “finestra aperta” (che può durare tra le 3 e 72 ore-open window theory) nella quale è diminuita la protezione contro i virus e batteri aumentando il rischio di sviluppare un’infezione. Diversi studi epidemiologici hanno dimostrato che gli atleti impegnati in gare di maratona e/o ultramaratona hanno un aumentato rischio di infezioni delle alte vie respiratorie (URTI) e recentemente, in uno studio che ha coinvolto velisti di vertice, è stato riscontrato che episodi infettivi sono stati preceduti da cadute dei livelli di immunoglobulina A (IgA) salivare. L’incidenza di infezione risultava inversamente correlata alle IgA salivari anche in due studi che coinvolgevano nuotatori e giocatori di football di college americani. Questi ed altri studi, devono fare comprendere che in atleti sottoposti ad elevati carichi di lavoro fisico, l’incidenza di malattia
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ed in particolare di URTI, può essere più elevata per alterata funzione immunitaria. Altri fattori, come lo stress psicologico, la mancanza di sonno e l’alimentazione inadeguata possono deprimere l’immunità e portare ad un aumentato rischio di infezione (Figura 1).
Ma cosa avviene a livello del sistema immunitario durante un esercizio fisico intenso? La funzione delle T cell viene diminuita, c’è una diminuzione delle IgA, c’è una soppressa attività dei
numero 05 / 2012 neutrofili, un aumento delle NK cells. Il numero e le capacità funzionali dei leucociti in circolazione possono essere ridotti da ripetute sessioni di esercizio fisico prolungato ed intenso. Il motivo è probabilmente correlato a: - Aumento dei livelli di ormoni dello stress durante l'esercizio. - Entrata in circolazione di meno leucociti maturi dal midollo osseo. - Caduta nella concentrazione ematica di glutammina. Inoltre, durante l'esercizio si ha un aumento della produzione di specie reattive dell'ossigeno e alcune funzioni delle cellule immunitarie possono essere compromesse da un eccesso di radicali liberi. Molti agenti patogeni del tratto respiratorio superiore sono in volo ed interessati da flussi d'aria, i meccanismi di difesa sono rappresentati da barriere meccaniche e dall'azione ciliare nelle vie respiratorie. Durante l'esercizio fisico gli atleti passano dalla respirazione nasale a quella con la bocca e questo può aumentare il deposito di particelle dannose nel tratto respiratorio inferiore. Essa provoca anche un aumento di raffreddamento e l'essiccazione delle mucose respiratorie che rallenta il movimento ciliare ed aumenta la viscosità del muco. Un aumento della permeabilità intestinale può anche consentire un maggiore ingresso di endotossine batteriche dall'intestino alla circolazione, in particolare durante l'esercizio prolungato in ambienti caldi. Tutti questi fattori possono agire incrementando ulteriormente il rischio di infezioni nell’atleta agonista. Parlo di atleta agonista, perché secondo la “J-loop Theory” siglata da uno dei ricercatori più attivi nel campo del sistema immunitario e dell’esercizio fisico (il Dott. Nieman), chi pratica “fitness” o comunque attività fisiche leggere, è meno a rischio di infezioni rispetto a chi pratica attività fisiche intense e prolungate.
L’alimentazione ha un ruolo fondamentale nel mantenimento di uno stato immunitario adeguato. Deficienze in vitamine, minerali, (per esempio, ferro, zinco, magnesio, manganese, selenio, rame e vitamine A, C, E, B6, B12 e acido folico) calorie e macronutrienti possono pregiudicare lo stato di salute dell’atleta. Inadeguati apporti proteici possono rendere l’individuo più suscettibile alle infezioni svolgendo un ruolo negativo sul sistema delle cellule T, con conseguente maggiore incidenza di infezioni opportunistiche. Anche se è improbabile che gli atleti raggiungano uno stato di estrema denutrizione a meno che una dieta sia estremamente restrittiva o soffrano di disturbi del comportamento alimentare, in alcune situazioni si può osservare una diminuita risposta immunitaria anche con piccoli deficit proteici. In uno studio su judoisti sottoposti a una perdita di 3 kg in 4 settimane dovuti a dieta, deficit proteico e sessioni intense di esercizio fisico, sono state osservate significative cadute nella funzionalità del sistema immunitario. Va quindi riconosciuto che gli atleti sottoposti a riduzione di peso possono essere più inclini alle infezioni e quindi monitorati e consigliati sul da farsi, con più accuratezza.
L’alimentazione ha un ruolo fondamentale
nel mantenimento di
uno stato immunitario adeguato. Deficienze
in vitamine, minerali,
calorie e macronutrienti possono pregiudicare lo stato di salute dell’atleta.
Figura 2: J-loop Theory Numero di episodi di malattie delle alte vie respiratorie non identificati (U-URI) e infezioni delle alte vie respiratorie (URTI) durante i 5 mesi di sorveglianza. N, numero di soggetti in ogni coorte disponibili durante il periodo di sorveglianza.
Cosa può fare la nutrizione/supplementazione per supportare il sistema immunitario dell’atleta? Purtroppo ci sono molti integratori alimentari presenti sul mercato che pretendono di aumentare l’immunità ma spesso sono studiati su animali, esperimenti in vitro, bambini, pazienti anziani o clinici in gravi stati catabolici. Mancano però di ricerche veramente chiare sull’efficacia nel prevenire la depressione del sistema immunitario indotto da esercizio fisico. Supplementazione con carboidrati: forse il rimedio con maggiori evidenze. Diversi studi a controllo con placebo nei corridori e ciclisti hanno dimostrato che l’assunzione di carboidrati (di solito sotto forma di una bevanda) durante l’esercizio fisico prolungato è efficace ad attenuare alterazioni negative in alcuni aspetti della funzione immunitaria, anche se non ci sono forti evidenze sulla ridotta incidenza di URTI a seguito di competizioni. Dato per certo il legame esistente tra gli ormoni dello stress e le risposte immunitarie ad attività intensa e prolungata, l’assunzione di carboidrati - confrontati con placebo - dovrebbe mantenere inalterate le concentrazioni di glucosio, regolare l’aumento degli ormoni da stress e pertanto moderare i cambiamenti a livello immunitario.
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Già in una serie di studi che risalgono a metà degli anni 1990, si è dimostrato che l'assunzione di carboidrati tramite bevanda (sport drink) durante l'esercizio prolungato (circa un litro/ ora di una bevanda di carboidrati al 6%) attenua l’aumento dei neutrofili e la conta dei monociti nel sangue, gli ormoni dello stress, e citochine infiammatorie come iL-6, iL-10 e IL-1, ma ha poco effetto sulla diminuzione nella produzione di IgA salivari e delle cellule T e sulla funzione delle natural killer cell. Così l'ingestione di carboidrati durante l'attività fisica pesante è emersa come un’efficace, ma parziale, contromisura alla disfunzione immunitaria con effetti favorevoli sulle variazioni di ormoni dello stress e dell'infiammazione, ma non sui cali dell'immunità innata o adattativa. I risultati più sorprendenti arrivano dagli studi sull'integrazione di carboidrati (Nieman, 1998). Ricerche passate affermavano che la riduzione nella concentrazione di glucosio nel sangue fosse da ricollegarsi all'attivazione ipotalamo-ipofisario-surrenale, all'aumentato rilascio dell'ormone adrenocorticotropo e del cortisolo, all’aumento dell'ormone della crescita nel plasma, alla diminuzione dell'insulina e agli effetti derivanti dai livelli di adrenalina nel sangue. Tale ipotesi è stata testata inizialmente su un gruppo di 30 maratoneti (Nehlsen-Cannarella, et al., 1997; Nieman et al., 1997a). Venne effettuato un studio basato su trattamenti doppio cieco con placebo per scoprire gli effetti dell'assunzione di liquidi contenenti carboidrati sulla risposta immunitaria a 2,5 ore di corsa. Anche in uno studio successivo con 10 triatleti, fu analizzata l'assunzione di carboidrati per il suo effetto sulla risposta im-
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munitaria a 2,5 ore di corsa e pedalata (Nieman et al., 1998a, 1998c). Nelle quattro sessioni, i soggetti correvano su tapis roulant o pedalavano con la propria bicicletta sui rulli per 2,5 ore al ~75% VO2 max. In entrambi gli studi, l'assunzione di bevande a base di carboidrati prima, durante (circa 1 litro/ora) e dopo le 2,5 ore di esercitazione veniva associata ad un aumento marcato di glucosio nel plasma, un leggero innalzamento nel livello di cortisolo e dell'ormone della crescita nel plasma, minore perturbazione nella quantità di cellule immunitarie nel plasma, un abbassamento della fagocitosi di granulociti e moniciti e dell'attività ossidativa, e una minor risposta pro- e anti-infiammatoria delle citochine. Soprattutto, le risposte ormonali e immunitarie all'assunzione di carboidrati rispetto a quella di placebo presuppongono una diminuzione di stress a livello fisiologico. Alcune variabili immunitarie venivano leggermente modificate dall'assunzione di carboidrati (ad esempio le funzioni di granulociti e monociti), mentre altre venivano fortemente influenzate (la concentrazione di citochine nel plasma e il numero di cellule sanguigne). Altri studi recenti (2008) hanno inoltre valutato il tipo di carboidrato da assumere nel pre-gara/allenamento per attenuare la risposta allo stress. Studi evidenziano come l’assunzione nel pre-training di carboidrati a basso indice glicemico, possa influenzare la risposta immunoendocrina attenuando la produzione di cortisolo e velocizzando il recupero attraverso la diminuzione dei valori di IL-6. Interessante è valutare che anche il solo consumo di bevande (anche senza carboidrati) durante l'esercizio fisico può controllare i livelli di stress prevenendo la disidratazione (che è associata con un aumento dell'ormone risposta allo stress) e supportare il sistema immunitario. Questo perché si mantiene un buon flusso di saliva durante l'esercizio. La saliva contiene diverse proteine con proprietà antimicrobiche tra cui IgA, lisozima e α-amilasi. La secrezione di saliva di solito diminuisce durante l'esercizio fisico, ma l'apporto regolare di liquidi durante l'attività fisica può evitare che ciò avvenga. Dottor Giovanni Montagna Dietista 393 9967076 - giannidiet@tiscali.it
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Stress, Serotonina, dieta errata:
effetto “Carb-Craving”! Ci siamo svegliati parecchie volte durante la notte, ci alziamo più stanchi di prima, ci rechiamo in ufficio ed ecco che sulla scrivania il nostro capo ci fa trovare un bel plico di pratiche da sistemare, problemi da risolvere e, come ciliegina sulla torta, ci annullano la sessione di allenamento in palestra ... davvero una giornata orribile! Come affrontarla? Cominciamo a “gratificarci” con qualche dolcetto ed ecco che diamo inizio all’effetto “Carb-Craving”! Il Carb-Craving, o “desiderio dei carboidrati”, può essere descritto come una fame irresistibile, la voglia o il desiderio sem-
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pre maggiore di alimenti ricchi in carboidrati semplici (zuccheri), soprattutto snack, dolcetti o cibo “spazzatura” e poiché i carboidrati ci aiutano ad alleviare temporaneamente le nostre emozioni (la nostra tristezza o la nostra arrabbiatura), ci “rifugiamo” spesso in questi alimenti per affrontare le nostre problematiche. Ma questo cosa comporta? Avete mai notato che più carboidrati mangiate e più il desiderio di mangiarne ancora aumenta? E come mai soprattutto alimenti dolci? Il “Carb-Craving” è legato al rapporto tra carboidrati, insulina
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PROGRAMMA:
ANTROPOMETRIA: misurazioni- plicometria ed impedenziometria BIOCHIMICA ED ENDOCRINOLOGIA DELL’ALIMENTAZIONE ALIMENTAZIONE NELL’ATTIVITA’ FISICA LE DIETE DEL FITNESS: Zona - Gruppi sanguigni - Metabolica - Mediterranea - Cronormorfodieta - Warrior Diet - Dieta Ph INTEGRAZIONE ALIMENTARE NELL’ATTIVITA’ FISICA NUTRIZIONE ED INTEGRAZIONE ANTI-AGING PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA: l’aspetto motivazionale
SEDE: PARMA DATE 2012: 14 aprile - 10 maggio - 26 maggio 23 giugno - 8 settembre - 22 settembre
QUOTA: € 500,00
(comprensiva della quota associativa) Il pagamento deve essere effettuato entro il 31-03-2012 L'importo può essere pagato, con una maggiorazione, in due rate : - 1a rata entro il 31-03-2012 : € 270,00 - 2a rata entro il 31-05-2012 : € 270,00
Il corso di Educatore Alimentare serve a dare una credibilità ed una competenza maggiore all’operatore di fitness che si trova a relazionare nell’ambito del suo lavoro con persone che cercano di migliorare il loro stato fisico come estetica, benessere, salute, tramite un percorso che prevede un adeguamento dello stile di vita. Se la pratica dell’esercizio fisico corretta è fondamentale in questo percorso altrettanto lo è un corretto approccio alimentare. Questo traguardo è raggiungibile tramite un’adeguata educazione alimentare che può essere impostata appunto da una figura come l’“Educatore Alimentare”. L’educatore alimentare non deve essere confuso con il “dietista” o il medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, il primo preposto alla costruzione di una dieta calcolata e impostata per specifici obiettivi, il secondo unica autorità preposta a prescrivere diete finalizzate alla cura di patologie. Il compito dell’Educatore Alimentare sarà appunto quello di insegnare a scegliere i cibi più indicati nelle corrette proporzioni e modalità di assunzione senza impostare diete specifiche con grammature e percentuali.
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L’Accademia del Fitness e appetito; si sa che ingerire carboidrati determina un innalzamento dei livelli di insulina e, di conseguenza, una riduzione dei livelli di zucchero circolanti nel sangue e questo provoca un desiderio (o craving) di ulteriore cibo, per qualcuno in particolare carboidrati, spesso sottoforma di zuccheri. Alimenti ricchi in zuccheri, amidi raffinati e cibi già pronti, creano una dipendenza simile a quella delle droghe: producono proporzionalmente un elevato livello di zucchero nel sangue ed innalzano i livelli di insulina, che portano a desiderarne ancora di più. Inoltre, producono anche livelli più alti di serotonina nel cervello per cui nelle persone sensibili, soprattutto in coloro che hanno bassi livelli di serotonina, fare un’abbuffata di carboidrati è l’equivalente di una dose di serotonina. Anche una riduzione eccessiva di carboidrati in una dieta ipocalorica abbassa la glicemia e stimola la fame e questo potrebbe aiutare a spiegare la necessità di alimenti ricchi in carboidrati che forniscono energia immediata. Alcuni di noi mangiano quando sono tesi e stressati ma lo stress influisce negativamente sugli sforzi che facciamo per perdere peso perché uno stato di stress non solo accresce la voglia di carboidrati ma provoca anche un innalzamento dei livelli di cortisolo che a sua volta stimola l’insulina, la quale porta a cali di zuccheri nel sangue (che in casi estremi ed in soggetti predisposti, può portare alla comparsa di stati di depressione) e allo stoccaggio dei grassi insomma….. un circolo vizioso che si auto-alimenta!! Ma allora quali strategie adottare per affrontare il “CarbCraving”? Mi è capitato di sentire persone che consigliavano di mangiare “solo un pezzetto” di qualcosa di dolce, giusto per gratificarsi e “spegnere” la voglia, credo però che non sia proprio il consiglio più adatto; come riporta anche uno studio effettuato da The American Heart Association: per le persone sensibili allo zucchero, un pezzetto di biscotto al cioccolato è come per un alcolizzato bere solo un goccetto di drink!!! Meglio adottare altri metodi…. Ecco alcuni utili consigli per controllare il “Carb-Craving”: per prima cosa non seguire diete altamente ipocaloriche e prive o a ridotto contenuto di carboidrati, ma diete equilibrate includendo tutti i macronutrienti necessari (proteine, grassi e carboidrati) sia ai pasti principali che durante gli spuntini; per esempio invece di fare merenda solamente con una grossa mela, usarne mezza o una più piccola ed abbinarla a due cucchiaini di burro di arachidi. Evitare di saltare i pasti ma, al contrario, oltre ai pasti principali inserire gli spuntini, anche se non si avverte la fame, cercando di non far trascorrere più di 4-5 ore tra un pasto e l’altro; così facendo si potranno evitare abbassamenti dei livelli di zucchero nel sangue. Tentare di controllarvi quando avvertite la sensazione di fame,
cercando di non “addentare” la prima cosa che vi capita aspettando qualche minuto e non utilizzare snack o cioccolatini o alimenti confezionati e ricchi in salse. Ottimo invece è il consumo di carboidrati a basso indice glicemico, optando per quelli integrali che sono ricchi in fibre ed aiutano a raggiungere il senso di sazietà e ridurre di conseguenza la fame, aumentando altresì il consumo di legumi, di frutta e verdura (alternando cruda e cotta) cercando possibilmente di rispettare la stagionalità. Aumentare l’apporto proteico inserendo, ad esempio, carni bianche di pollo o tacchino o coniglio o carni rosse a basso contenuto di colesterolo come cavallo o bufalo, formaggi e latticini magri, uova, ma soprattutto tanto pesce (ottimi salmone, tonno, sgombro e merluzzo) eccellente fonte dei cosiddetti “grassi buoni” Omega-3. Utili per ridurre l’appetito e la voglia di carboidrati e per disintossicare il corpo possono essere le gocce di tintura madre di cicoria; per ridurre il livelli di stress e tensione utili le tisane a base di valeriana e passiflora infine, utilizzare integratori quali melatonina, glutammina, cromo picolinato (particolarmente utile per stabilizzare i livelli di zucchero e ridurre la sensazione di fame), aminoacidi ed Omega-3. Non dimenticherei però un ulteriore elemento che ritengo dovrebbe entrare a far parte della nostra quotidianità: l’attività fisica! Praticare regolarmente sport ci aiuta ad aumentare la sensazione di benessere e, essendo più felici, non abbiamo bisogno di ricorrere ad altre “compensazioni”, ci agevola nel mantenere sana la nostra struttura ossea e muscolare, a tenere il peso sotto controllo; infine è un modo per fare nuove conoscenze e amicizie insomma… è il nostro elisir contro l’invecchiamento!!
Ingerire carboidrati determina un
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di conseguenza, una
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sangue e questo provoca un desiderio (o craving) di ulteriore cibo
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Dottoressa Claudia Bonini Dietista
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ANTI-AGING E FITO-ESTRATTI:
PIÙ TESTOSTERONE, PIÙ CAPELLI, MENO PROBLEMI ALLA PROSTATA Innalzare il TESTOSTERONE con metodi naturali e contemporaneamente salvaguardare la salute della prostata, limitando la caduta dei capelli. L’uomo moderno, vive con estrema difficoltà e disagio emotivo alcuni eventi fisiologici, ritenuti quasi inevitabili e affrontati con rassegnazione, che si verificano nella propria vita, quali: il calo delle prestazioni a causa della riduzione dei livelli di TESTOSTERONE, l’aumento del volume della prostata con un corredo sintomatologico a dir poco fastidioso e l’insorgenza della calvizie. Questi tre eventi, vissuti da molti uomini in modo traumatico, sono legati a meccanismi ormonali sufficientemente noti, che sono strettamente correlati in un rapporto di causa-effetto. Molto deve essere ancora spiegato dalla scienza ma è oramai assodato che le tappe principali della produzione (in eccesso e in difetto) degli ormoni androgeni nell’uomo, sono coinvolte nella manifestazione delle problematiche sopra descritte. Intorno ai 40-50 anni, insorge progressivamente una riduzione fisiologica della produzione di TESTOSTERONE, cui seguono una serie di disturbi generali che compromettono l’efficienza psicofisica a 360°. Si verifica una riduzione della massa muscolare con frequente aumento contemporaneo della massa grassa, si ridu-
cono la forza e la resistenza agli stress, agli allenamenti, si può manifestare inoltre calo della libido e dell’efficienza prestazionale in ogni sfera della vita, diminuiscono anche la grinta e la determinazione. Il tutto accade poiché nell’uomo intorno ai 40-50 anni, non si ha un adeguato livello di ormoni androgeni, la cui carenza favorisce anche l’instaurarsi di uno stato depressivo. Soggetti intorno ai trent’anni possono comunque manifestare un calo del TESTOSTERONE con tutte le problematiche annesse, ma per problemi diversi da quelli dell’over 40-50, tipo stress cronico sul lavoro, stress da difficoltà nella preparazione di esami universitari, stress affettivi, emozionali ecc. Tale calo dei livelli di TESTOSTERONE intorno ai trent’anni ha un significato biologico diverso da quello dell’over 40-50, poiché è indotto da fattori esterni (ambientali, lavoro, studio, ecc…) e interni (emotivi, caratteriali, ecc..) che possono essere corretti e quindi non inficiano la corretta ripresa della produzione di TESTOSTERONE da parte delle gonadi e quindi il deficit di prestazione può essere più facilmente recuperato. Purtoppo dopo i quaranta anni la diminuzione del TESTOSTERONE è inevitabile con la relativa “decadenza” psico-fisica. La diminuzione dei livelli ottimali del TESTOSTERONE, rispetto ad esempio a quelli di un uomo di 25 anni in ottima forma, non influenza solo il corpo (come è più noto) ma anche il carattere e si instaura una reazione a catena in cui più si percepisce la stanchezza e più è facile reagire alternando pensieri pessimisti con tendenza alla depressione ad atteggiamenti nevrotici. Da osservazioni recenti, è emerso che anche le capacità mnemonica e cognitiva declinano con la riduzione dei livelli di TESTOSTERONE e che quindi possano giovare del ripristino di livelli ottimali dello stesso. Perché la riduzione del TESTOSTERONE si verifica in modo fisiologico intorno ai quarant’anni non è ancora completamente noto ma, è assodato che succede in tutti gli uomini, anno prima, anno dopo e che il declino dei livelli di TESTOSTERONE è inevitabile senza un intervento dall’esterno. Il TESTOSTERONE, responsabile nell’uomo delle funzioni sopra-
La diminuzione dei livelli ottimali del testosterone non
influenza solo il corpo
ma anche il carattere, ed è facile reagire
alternando pensieri
pessimisti con tendenza alla depressione ad
atteggiamenti nevrotici.
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citate, è un ormone androgeno che viene prodotto per il 90-95% a livello testicolare e per la restante percentuale a livello surrenalico. Il TESTOSTERONE di per sé ha prevalentemente effetti anabolici, con stimolazione della sintesi proteica poiché aumenta l’attività di numerosi enzimi coinvolti nel metabolismo proteico ed inoltre favorisce il trasporto di aminoacidi attraverso le membrane cellulari. Altri effetti del TESTOSTERONE sono la stimolazione della sintesi di eritropoitina (necessaria per la produzione di globuli rossi) ed effetti sul comportamento (favorisce la sicurezza in sé stessi, la grinta, la determinazione). Il TESTOSTERONE esercita le sue funzioni soltanto in forma libera, ossia quando non è legato alle proteine deputate al suo trasporto nel sangue e nei tessuti. Queste sono la SHBG (globulina legante gli ormoni sessuali), l’albumina e la transcortina. Queste ultime due hanno un’affinità medio-bassa di legame per il TESTOSTERONE quindi, il suo trasporto è prevalentemente subordinato alla SHBG. Dai 45 anni in su, l’attività e la sintesi della SHBG aumentano anche del 40%, con conseguente diminuzione della quota libera di TESTOSTERONE che è quello biologicamente attivo. Il TESTOSTERONE circolante viene convertito quasi totalmente a livello dei tessuti bersaglio androgeno-dipendenti in DHT (diidro-TESTOSTERONE), ad opera dell’enzima 5-alpha-reduttasi che è presente nella prostata, nelle vescichette seminali, nel rene, nelle ghiandole sebacee, nella cute, nel cervello ed in altri tessuti. Nell’adulto il DHT è necessario per gli effetti androgenici a livello cutaneo (mantenimento dei caratteri sessuali secondari quali la distribuzione dei peli, la colorazione della cute del pene e dello scroto) e sugli organi sessuali accessori come la prostata e le vescicole seminali, aumentando attraverso l’azione sulla prima, il liquido seminale ed il suo contenuto in fruttosio, citrato e fosfatasi acida. La prostata necessita, per un normale trofismo, di un continuo apporto di DHT. Con l’aumentare dell’età, sotto la spinta di fattori a tutt’oggi non chiari, la prostata aumenta di volume ma il contenuto totale di DHT si riduce, così come la capacità secretoria della ghiandola. La riduzione del DHT viene fisiologicamente controbilanciata da un aumento del metabolismo degli androgeni in direzione del DHT (l’attività della 5-alpha-reduttasi
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aumenta di tre volte) e da un aumento dei siti di legame del DHT nella prostata. Quindi la ghiandola con il passare dell’età diventa maggiormente sensibile al DHT e questo spiega perché, una volta formatasi, l’ipertrofia prostatica si automantiene in presenza di livelli di TESTOSTERONE normali o bassi. Il DHT inoltre esplica un effetto non molto gradito agli uomini, quello della caduta dei capelli, trasformando gradualmente il capello in pelo vello (peluria sottile), con diradamento della capigliatura sulle zone del vertice e temporali (alopecia androgenetica), attraverso l’azione del DHT sulle zone androgeno-dipendenti dell’unità pilo-sebacea. Una piccolissima parte del TESTOSTERONE circolante (0,3%), viene convertita in estradiolo ad opera dell’enzima aromatasi localizzato nel tessuto adiposo, nel fegato, nel muscolo, ecc… Questo può comportare, in caso di sovrappeso ed obesità (a causa dell’aumento dell’aromatasi), la conversione di una maggiore quota di TESTOSTERONE circolante in estradiolo con conseguente ed ulteriore riduzione dei livelli biologicamente attivi di TESTOSTERONE ed ulteriore calo della libido e delle prestazioni in genere. Quanto esposto è fondamentale per comprendere quanto debba essere oculata la scelta di sostanze in grado di aumentare in modo naturale i livelli di TESTOSTERONE, poiché un incremento di tale ormone, può peggiorare i problemi a carico della prostata e dei capelli. Da qui l’esigenza di associare, ad integratori alimentari in grado di innalzare in modo fisiologico i livelli di TESTOSTERONE, sostanze in grado di contrastare gli effetti del DHT che è l’ormone che favorisce la formazione dell’ipertrofia prostatica e la caduta dei capelli. In tal modo, i nutrienti utilizzati, lavorando in sinergia, permetteranno di ottenere il massimo del beneficio sull’anabolismo muscolare, la libido, le prestazioni in genere, salvaguardando e ritardando in modo preventivo l’insorgenza di disturbi prostatici e del cuoio capelluto. Diverse sostanze che la natura ci mette a disposizione, se utilizzate in modo corretto, svolgono le funzione sopracitate. Dottor Alessandro Gelli o.m. Forum Manager Sanità Europea (European Health Manager Forum)
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LA MEDICAL SPA
La nuova frontiera della medicina termale Tra il termalismo tradizionale e il turismo tradizionale si è fatto strada il turismo dello “star bene”, al cui centro vi è un soggiorno rilassante in località collegate ad ambienti naturali in cui ritrovare quella qualità della vita che il degrado degli ambienti urbani ha fatto scomparire. Sul piano strettamente individuale è, infatti, l’esigenza di benessere a caratterizzare maggiormente i comportamenti dell’individuo, con l’allargamento del concetto di prevenzione che attraversa tutti i segmenti di popolazione, al di là dell’età e del reddito. Oltre 1 miliardo di persone della popolazione mondiale sta giungendo all’età dove si comincia a pensare alla salute ed al benessere; questi soggetti non sono disposti a diventare vecchi e malati e sono pronti ad investire in una nuova frontiera della medicina. Questa nuova tipologia di domanda è alla base del fenomeno del turismo del benessere, inteso come turismo dello “star bene”. Esso coinvolge l’essere umano sotto il profilo dell’equilibrio fisico e psichico e per questo motivo negli ultimi anni la spesa dei “consumatori” e la porzione di tempo libero dedicata al benessere sono aumentate. Vi sono molti luoghi, all’insegna del benessere e della prevenzione, che permettono di eseguire check-up completi, trattamenti di bellezza e antiaging (anti-invecchimaneto). In particolar modo, i trattamenti variano dalla medicina dello sport, ai disturbi alimentari, reumatici, psichici e psicologici, estetici, stress manageriale, diagnostica, terapie varie, ecc. Ogni individuo viene osservato non solo dal punto di vista organico, ma anche psicologico, associando anche trattamenti di tipo olistico. Un interessante studio coordinato da Olivier Dubois, psichiatra presso il centro termale di Saujon fatto su 318 pazienti, seguiti da un centinaio di medici, ha evidenziato importanti aspetti terapeutici delle acque termali. Lo studio ha valutato due gruppi. I Gruppo: pazienti sottoposti a cure termali - massaggi, bagni bollenti, getti di acqua. II Gruppo: pazienti con trattamento medico a base di Deroxat. Dopo otto settimane di trattamento si è riscontrato che la diminuzione dei sintomi dell’ansia, come i disturbi del sonno, era molto più forte nel gruppo che ha seguito le cure termali.
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Questo ha riaffermato la consapevolezza già riscontrata che l’acqua termale provoca una stimolazione psicologica benefica sul corpo. Studi hanno dimostrato che l’azione dell’acqua sulla pelle stimola le cellule che agiscono sulla ghiandola surrenale, quella che interviene sullo stress. Inoltre, c’è anche un’azione positiva sulla produzione da parte dell’organismo di oppioidi endogeni, molecole che permettono di lenire il dolore. Il Modello americano: Le Medical Spa Secondo la definizione delle SPA International Association, la Medical Spa è una istituzione il cui scopo principale è quello di fornire completa assistenza medica e benessere in un ambiente che integra i servizi termali e terapie convenzionali e complementari e trattamenti. Una ‘Medical Spa’ è genericamente definita come una struttura medica il cui programma viene eseguito sotto la stretta supervisione di un professionista sanitario autorizzato. La maggior parte delle Medical Spa rientra in una delle due categorie: estetico / cosmetico e della prevenzione / benessere. Nella spa medica con un orientamento estetico/ cosmetico, lo scopo primario delle procedure mediche è quello di migliorare l’aspetto, con dispositivi high-tech, prescrizione di farmaci, e, talvolta, interventi chirurgici. Nella spa medica, con particolare attenzione sul benessere, l’enfasi è sul mantenimento della salute, il benessere e l’aspetto con l’aiuto della medicina complementare e alternativa. I centri termali ora uniscono la cura della pelle con trattamenti standard a procedure mediche. L’International Medical Spa Association, ha lo scopo di controllare strettamente l’industria statunitense, al fine di fornire e mantenere i più alti standard professionali. Ci sono attualmente più di 6.500 centri termali negli Stati Uniti ed il loro numero è balzato di oltre il 300 per cento negli ultimi tre anni. Stephen T. Sinatra, Graham Simpson e Jorge SuarezMendendez, autori del best seller SPA Medicine, dicono che la medicina termale cambierà radicalmente il modo in cui le persone pensano alle terme. Invece di vedere la spa come un oasi di benessere sganciato da qualsiasi procedura normale,
numero 05 / 2012 la gente comincerà a vederlo come un nuovo modo di vita in cui alimentazione, esercizio fisico, nutraceutici, cosmeceutici, e altre pratiche sane portano ad uno stile di vita fondamentale per aiutare le persone a prosperare man mano che invecchiano. Essi ritengono che questa sia veramente la medicina del ventunesimo secolo, e che le medical spa sono i luoghi perfetti in cui integrare tutti gli aspetti della medicina del benessere per il massimo beneficio. • Stephen T. Sinatra è un cardiologo, uno psicoterapeuta bioenergetico, una nutrizionista e uno specialista anti-invecchiamento. Alla sua pratica a Manchester, Connecticut, il dottor Sinatra integra medicina convenzionale con terapie nutrizionali e psicologiche per aiutare a guarire il cuore. • Graham Simpson, uno dei membri fondatori della Holistic American Medical Association (AHMA), è un omeopata autorizzato che ha praticato la medicina per oltre 25 anni. Attualmente è in uno studio privato presso il Wellness Clinic in Nevada. • Jorge Suarez-Mendendez, è a capo della chirurgia plastica in quattro ospedali più importanti di Miami, in Florida. Un innovatore leader nel settore cosmeceutica, che possiede l’olistico MeSua Dermocosmetici Spa a Miami, dove le sue terapie includono il suo metodo anti-invecchiamento della linea di prodotti per la pelle. L’Esperienza Italiana: Spa & Medicine In Italia le proprietà curative delle acque sorgive erano conosciute già nell’antichità. Nell’antico impero romano l’uso delle terme era un’abitudine largamente praticata a scopi terapeutici e per il benessere psico fisico della persona. Le terme italiane sono famose ed apprezzate in tutto il mondo, sia per i meravigliosi paesaggi naturali nelle quali sono inserite che per il sapiente abbinamento con la gastronomia tipica dei luoghi che il turismo termale ha saputo proporre. Il parmense è una delle province italiane con maggior concentrazione di centri termali famosi per la loro eccellenza; l’ultimo nasce, con un approccio che tiene conto anche della medicina Antiaging e Rigenerativa, nel 2011, presso lo stabilimento termale di S. Andrea Bagni. Spa & Medicine associa i benefici delle cure termali e dell’idropinoterapia a quelli della medicina preventiva e rigenerativa per un percorso medico personalizzato finalizzato al benessere generale ed al trattamento di prevenzione precoce dei sintomi cronico-degenerativi dell’età. Le Terme di Sant’Andrea raccolgono in uno stesso bacino idrotermale acque minerali per terapie idropiniche, balneoterapia, cure inalatorie. Si tratta di otto acque diverse allo stato naturale che vengono captate in profondità, dalla roccia viva, e portate allo stabilimento termale
attraverso un viaggio sotterraneo di quasi un chilometro. Sono acque medio minerali bicarbonato-alcalina, acque clorurato- sodiche, acque ferruginoso-potassica, acque salsobromoiodiche e solfureo-calciche con alcune azioni biologiche-terapeutiche in comune e altre specifiche per ogni sorgente. All’esperienza millenaria delle Acque delle Terme, oggi si aggiunge quella degli specialisti di Spa & Medicine per la medicina preventiva e rigenerativa, la medicina metabolica e nutrizionale, la medicina e la chirurgia estetica, la medicina del benessere e la psicofisiologia. Inoltre, Spa & Medicine si avvale della collaborazione dell’adiacente innovativo Laboratorio di Analisi. Puntando sulla personalizzazione dell’intervento e sull’attenzione per la massima ricerca di un ambiente poco dispersivo e rilassante, la struttura termale è stata ridisegnata per una accoglienza limitata e confortevole. Fondamentale è la continua attenzione verso le novità nel campo della medicina funzionale e preventiva attraverso la formazione continua del personale grazie alla collaborazione con i massimi esperti del settore. Il programma si articola secondo le seguenti fasi: La Fase Conoscitiva In un approfondito colloquio con il paziente, il medico pianifica il tipo di protocollo ideale per il soggetto. Vengono quindi somministrati i questionari conoscitivi: Anamnesi Patologie, Motorio e Psicologico La Fase Diagnostica (o della prima visita) : Vengono effettuate tutte le valutazioni mediche, valutati i risultati dei questionari, effettuati i test metabolici, funzionali, psicologici e prescritti gli esami necessari. La Fase Approfondimento A) Consulenze degli specialisti B) Esami strumentali. La Fase Terapeutica (o della Refertazione): Una volta elaborati tutti i dati raccolti, al paziente viene fornito un plico contenente tutte le indicazioni riguardanti il corretto stile di vita, il programma Anti Aging, gli intervento di medicina e chirurgia estetica necessari e vengono prescritte le terapie personalizzate al fine di raggiungere i migliori indici di benessere individuale. La Fase dei Controlli L’andamento delle cure può essere valutato attraverso visite di controllo nelle quali viene osservato il beneficio del trattamento sui principali parametri di riferimento. Dottor Giampaolo Lavagetto Specialista in Medicina Interna Socio Aggregato Federazione Italiana Medici Sportivi Direttore Responsabile Spa & Medicine Style Life
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L’IMPORTANZA DEL RECUPERO FUNZIONALE NELL’INSTABILITÀ DELLA SPALLA La spalla, è un’articolazione la cui funzione è espressione di una catena cinetica complessa, costituita da altre articolazioni che devono essere coordinate da un sistema neuro-muscolare integro in tutte le sue componenti; è intuibile pertanto come la disfunzione di un “anello prossimale (o distale)” alla spalla, possa ripercuotersi negativamente sulla attività della stessa con manifestazioni di ordine clinico (dolore alla spalla e limitazione articolare) e anatomo-patologiche (borsiti sub-acromiali, lesioni di cuffia dei rotatori, disinserzioni del cercine, sofferenze, ecc). La spalla è l’articolazione più mobile del corpo umano, nel contempo, è anche l’articolazione più instabile e proprio per la natura dell’instabilità della spalla, essa ha delle componenti statiche e dinamiche volte a stabilizzarla maggiormente: Componenti statiche: • CERCINE • CAPSULA • LEGAMENTI (L.G.O.S – L.G.O.M – L.G.O.I) Componenti dinamiche : MUSCOLI: • CUFFIA DEI ROTATORI: sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo, sottoscapolare, tendine CLB; • SCAPOLARI: trapezio, romboide, elevatore della scapola, grande dentato, piccolo pettorale, succlavio. L’articolazione gleno omerale ha acquisito, nel corso dell’evolu-
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zione, una mobilità superiore ad ogni altro distretto anatomico grazie alla presenza di particolari caratteristiche strutturali dei tessuti. Questa peculiare capacità di articolarsi così liberamente nello spazio si accompagna, in una situazione di normalità, ad una stabilità a sua volta espressione di un delicato equilibrio anatomofunzionale tra stabilizzatori statici e dinamici. È quindi possibile definire l’instabilità scapolo-omerale come quella condizione clinica in cui l’eccessiva traslazione della testa omerale sulla glenoide compromette la funzione articolare. La spalla può essere soggetta a notevoli livelli di tensione, che dipendono dalle attività specifiche e dalla partecipazione a sport. La probabilità di sviluppare una instabilità è direttamente collegata al livello di rischio dell’attività e inversamente correlata alla qualità degli stabilizzatori statici e dalla forza e condizione degli stabilizzatori dinamici. Nel corso degli anni si sono definiti numerosi criteri di classificazione delle condizioni di instabilità, quello più utilizzato deriva dalla valutazione dei meccanismi patogenetici dell’instabilità associata a quadri anatomo-patologici e clinici e distingue i seguenti gruppi secondo gli acronimi: TUBS (Traumatic Unilateral Bankart Surgery) : l’episodio traumatico dislocativo può determinare una lesione ossea sia a livello della testa omerale che del cercine glenoideo, oltre a causare l’interessamento del complesso capsulo-legamentoso gleno omerale;
L’Accademia del Fitness AMBRI (Atraumatic Multidirectional Bilateral Rehabilitation Inferior capsular shift): caratterizzata da un’instabilità atraumatica, multidirezionale, spesso bilaterale. Sono presenti segni clinici di lassità capsulo-legamentosa generalizzata (iperestensione del gomito, segno polliceavambraccio). AIOS (Acquired Instability Overstressed Surgery) : microtraumatismi ripetuti; in questo gruppo i principali danni anatomici sono localizzati a livello glenoideo sovraequatoriale con interessamento del labbro glenoideo superiore anteriormente e posteriormente (SLAP), a livello del cercine glenoideo postero superiore, a livello intracapsulare con patologica elongazione della capsula, a livello del legamento gleno omerale superiore e medio con slargamento dell’intervallo dei rotatori ed infine a livello dei tendini della cuffia sul versante articolare (impingement postero-superiore). La riabilitazione svolge un ruolo determinante sia perché il riutilizzo dell’arto superiore ha bisogno di un’articolazione libera e non dolente, sia perché la più frequente complicanza che si verifica dopo un episodio di lussazione è il permanere di un’instabilità che prima o poi darà luogo ad una recidiva. Il fattore più importante che determina il successo o il fallimento di un protocollo di riabilitazione della spalla è la definizione di una diagnosi corretta. Mobilità, stabilità e forza sono le tre componenti della funzione della spalla che possono essere compromesse da una lesione acuta o cronica. Tutte e tre possono essere trattate efficacemente con una terapia riabilitativa, il cui scopo, indipendentemente dalla patologia, è sempre il recupero funzionale, ovvero il recupero delle ampiezze articolari e dell’equilibrio biomeccanico del cingolo scapolare spesso limitato dal dolore. Il recupero articolare deve precedere qualsiasi lavoro attivo, e compito del riabilitatore è quello di personalizzare il programma al fine di raggiungere il delicato equilibrio che consente la maggior articolarità e, contemporaneamente, la maggior stabilità possibile. Il rinforzo muscolare ha inizio in funzione della diagnosi e del trattamento; il rinforzo dei muscoli della spalla può essere ottenuto con esercizi diversi, inizialmente esercizi in catena cinetica chiusa i cui vantaggi sono: • co-contrazione agonisti antagonisti; • funzione di stabilizzazione della spalla; • limitazione delle forze di taglio che agiscono sull’articolazione, e l’obiettivo è quello di generare resistenza grazie al movimento della spalla e della scapola. È fondamentale inoltre che il rinforzo degli stabilizzatori della scapola avvenga precocemente nel programma di riabilitazione
(esercizi in catena cinetica chiusa prima e successivamente in catena cinetica aperta). Il recupero può essere facilitato utilizzando le tecniche di facilitazione propriocettiva (PNF). Con il progredire del recupero e il miglioramento della mobilità, gli esercizi in catena cinetica chiusa possono essere sostituiti da esercizi in catena cinetica aperta i quali portano ad un incremento delle forze di taglio che agiscono sulla spalla; i più funzionali esercizi in catena cinetica aperta sono gli esercizi pliometrici caratterizzati da un ciclo di un allungamento e un accorciamento del muscolo, componente di tutte le attività atletiche. Dapprima, il muscolo viene stirato eccentricamente e poi caricato lentamente; l’alto livello di sollecitazione che questi esercizi pongono sui tessuti richiede che vengano incorporati nel programma di riabilitazione solo quando la guarigione è completa e si è ripristinato l’intero movimento. Gli esercizi pliometrici servono per recuperare la forza e la potenza del muscolo. Di fondamentale importanza è l’uso dell’ambiente acqua, dove, all’interno dell’acqua i movimenti risultano facilitati; la resistenza offerta da questo elemento naturale è graduale, non traumatica, distribuita su tutta la superficie sottoposta a movimento, proporzionale alla velocità di spinta e quindi rapportata alle capacità individuali di ogni persona. Pertanto il movimento in acqua è meno doloroso e, quindi, più indicato per quei pazienti che hanno subito un intervento chirurgico alla spalla o che soffrono per questa articolazione. L’idrochinesiterapia è un mezzo che permette di facilitare la ripresa dei movimenti attivi, di stimolare un iniziale recupero del tono muscolare e del “range” articolare, il tutto nei modi e nei tempi che normalmente “a secco” non sono previsti.Un ulteriore obiettivo della riabilitazione è che mentre viene praticata la rieducazione della spalla non venga trascurato il resto dell’apparato muscoloscheletrico; il programma di condizionamento globale che dev’essere ricercato simultaneamente alla riabilitazione della spalla, include la riattivazione della catena cinetica e il recupero del sistema sensomotorio (propriocettivo): l’obiettivo è di ri-stimolare recettori muscolari e articolari per attivare i rispettivi livelli del SNC (attraverso i quali si controlla la stabilità articolare). Per il recupero completo, la maggior parte dei protocolli richiede al paziente di eseguire alcuni degli esercizi al proprio domicilio, per questo motivo è molto importante l’automotivazione del paziente affinché esegua regolarmente gli esercizi assegnati, e consente inoltre l’aumento dell’intensità degli esercizi riabilitativi a domicilio e gli dà un senso di responsabilità nei confronti del suo recupero.
La spalla può essere soggetta a notevoli
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Dottoressa Cristiana Pedrazzini Specializzata in Traumatologia dello Sport
L’Accademia del Fitness
Il body building finalizzato alla preparazione atletica per gli sport di combattimento Riveste un ruolo fondamentale per ogni atleta che si appresta a disputare una gara la creazione di un adeguato programma di preparazione atletica. Questo consiste in specifici allenamenti di tutte le capacità e abilità fisiche orientate alla pratica dello sport agonistico. Convenzionalmente un programma di preparazione atletica è suddiviso in tre parti: 1. La preparazione fisica generale: l’allenamento della resistenza alla fatica 2. L’allungamento: l’allenamento della flessibilità 3. Il potenziamento: l’allenamento di forza, ipertrofia e velocità. Le componenti della preparazione fisica devono essere adeguatamente amalgamate all’interno del programma di allenamento, ciò tenendo conto sia delle necessità intrinseche della disciplina praticata, che delle caratteristiche morfologiche dell’atleta (pur praticando lo stesso sport un lottatore potrebbe essere più carente di flessibilità, un altro invece di forza). Vorrei in questo articolo prendere in esame la preparazione di un atleta che pratica sport da combattimento, concentrandomi sul body building inteso come disciplina in grado di fortificare l’integrità strutturale di un atleta, e quindi utilizzabile in un programma personalizzato di preparazione atletica. L’atleta è sottoposto ad un’attenta analisi personale, viene creato un protocollo di lavoro volto a incrementare la mobilità articolare e la flessibilità muscolare della stesso, nonché, un programma di preparazione fisica generale (GENERAL PHYSICAL PREPARATION) caratterizzato da esercizi a volumi e intensità variabili volti a migliorare: • Capacità Aerobica • Potenza Aerobica • Capacità Anaerobica • Potenza Anaerobica • Composizione Corporea • Forza Generale • Forza di Endurance L’obiettivo è quello di creare una larga e solida base di Fitness Generale nell’atleta ed inoltre di abituare progressivamente i muscoli e i tendini a sforzi via via più intensi che verranno compiuti nelle altre fasi della preparazione atletica. A tutto questo verrà abbinato un allenamento tipico per la forza, costituito da esercizi fondamentali come lo squat,le trazioni alla sbarra, gli stacchi e le distensioni verso l’alto, che hanno come fine quello di incrementare la capacità del sistema nervoso di reclutare più unità motorie.
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Una sessione per la forza deve essere breve, focalizzata sulla qualità anziché sulla quantità. Un combattente non ha
Molti vecchi allenatori credono che l’utilizzo di carichi pesanti porti ad un aumento del volume muscolare eccessivo, il quale andrebbe a discapito della velocità di esecuzione. Questo è semplicemente un mito. Sebbene un eccessivo incremento della forza massimale potrebbe portare dei deficit, questa qualità della forza è importantissima (se allenata con moderazione). Quando si sollevano carichi pesanti (allenando la forza massimale), un’alta percentuale di unità motorie viene attivata, e le fibre a contrazione veloce vengono reclutate. Per questa ragione l’allenamento della forza massimale è considerato il metodo più efficace e certo per sviluppare sia la coordinazione intramuscolare, sia quella intermuscolare. Questa qualità della forza non deve mai essere evitata, basta semplicemente non abusarne Nel Body Building, si possono altresì trovare nuove chiavi di miglioramento per l’atleta da combattimento. Come ci suggerisce il significato della parola stessa, Body Building è costruzione del corpo, e, come tale, ci permetterà di creare, con una pianificazione mirata, masse muscolari che consentiranno all’atleta di incrementare la propria integrità strutturale, riuscendo a resistere meglio alle collisioni fisiche con gli avversari . Risultano di fondamentale importanza tecniche avanzate di ipertrofia. Tra queste cito l’EDT TRAINING, la HST TRAINING e l’HEAVY DUTY. Al termine della fase di ipertrofia,è opportuno rendere l’atleta
super efficiente.Si fa ciò attraverso una fase di potenza, in cui l’atleta impara a muovere i pesi e se stesso in modo esplosivo, incrementando la coordinazione intra e inter muscolare di tutti i propri distretti corporei. Consigliati per questo allenamento esercizi come girate, strappi e tutta la serie di movimenti detti sollevamenti olimpici. Una sessione per la forza deve essere breve, focalizzata sulla qualità anziché sulla quantità. Un combattente non ha il tempo (o l’energia) per una sessione da maratoneta. In più, quando allena qualità come la forza massimale o la forza esplosiva, non deve mai arrivare all’esaurimento. Un atleta che raggiunge l’esaurimento a ogni serie, non riuscirà mai a recuperare sufficientemente. Ogni allenamento di body building per gli atleti da combattimento va eseguito e sapientemente programmato con la supervisione di un valido preparatore atletico, in quanto, molti, finiscono per diventare ossessionati dai “ numeri” da conseguire in sala pesi. Anziché lavorare per migliorarsi come combattenti, per alcuni la concentrazione è spesso spesa nel sollevare i pesi. Non si impara mai a combattere in sala pesi, e non si guadagna più punti agli occhi dei giudici di gara se si fa un’impressionante lavoro alla panca,la cosa importante è che l’allenamento contribuisca a migliorare la capacità atletica.
il tempo (o l’energia) per una sessione da maratoneta.
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Giuseppe Notarnicola Consulente fitness, Personal Trainer, Educatore alimentare
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Postura e ambiente di lavoro Decreto Legislativo 9 aprile 2008 nr. 81 “Attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007 n. 123”, in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Con il D.Lgs. 626/94 si introducono nella legislazione italiana novità significative per quanto riguarda la tutela della salute dei lavoratori e destinate a modificare profondamente l’impianto della prevenzione e sicurezza nel mondo del lavoro. Il decreto prescrive misure per la tutela della salute e per la sicurezza dei lavoratori in tutti i settori di attività privati o pubblici. Per quanto riguarda l’Italia nel 2001, per la prima volta, abbiamo un calo del 7,9% degli infortuni mortali. Vi sono, poi, come ricorda il presidente dell’INAIL, Gianni Billia “oltre l’incalcolabile costo della sofferenza umana un costo per il Paese di 55 mila miliardi all’anno”.
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Le cose da fare sono molte ma fondamentale, ed è proprio in questo che sta la vera novità del D.Lgs.n. 81/08, per la prevenzione degli infortuni, è una continua azione di informazione e formazione dei lavoratori. Il decreto richiama spesso la necessità e l’obbligo dell’informazione che si attua con una serie di azioni di formazione continua. Il concetto di prevenzione diventa punto centrale del decreto imponendo ai datori di lavoro l’individuazione, valutazione, riduzione e controllo dei fattori di rischio per la salute dei lavoratori. In riferimento alla salute della schiena, il decreto individua l’attività al videoterminale e la movimentazione manuale dei carichi, mansioni particolarmente pericolose per l’integrità della colonna vertebrale.
numero 05 / 2012 - disturbi oculo-visivi; - disturbi a mani, braccia e polsi; - disturbi a collo e spalle; - mal di schiena; - stress psico-fisico. Mentre, si intendono per disturbi fisici causati da movimentazione manuale dei carichi: le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico che, ancor più in torsione, per le loro caratteristiche o in conseguenza delle condizioni ergonomiche sfavorevoli, comportano tra l’altro rischi di lesioni dorso-lombari: lesioni a carico delle strutture osteomiotendinee e nervo-vascolari a livello dorso lombare. Al Capo III: Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a vibrazioni. Tabella 1 - Esempi di sorgenti di rischio di esposizione a vibrazioni al corpo intero
Alcuni disturbi ai tessuti corporei quali muscoli, tendini e nervi delle mani e delle braccia, come tendiniti, tenosinoviti e Sindrome da Tunnel Carpale, anche noti come RSI (Repetitive Strain Injuries) o CTD (Cumulative Trauma Disorders), affliggono in particolare persone come imballatori, addetti a catene di montaggio, musicisti, tennisti ecc... che sforzano a lungo sempre gli stessi muscoli. Oggi, con l’uso sempre più diffuso ed intenso del computer per lavorare, apprendere, comunicare e giocare, questi disturbi, assieme a quelli oculo-visivi ed a dolori a collo, spalle e schiena, si stanno diffondendo velocemente anche tra gli utenti di computer. I principali fattori di rischio vanno ricercati in: - una scarsa conoscenza ed applicazione dei principi ergonomici; - una mancanza di informazione e di consapevolezza dei pericoli; - un’errata scelta o una cattiva disposizione delle attrezzature; - posture da seduti errate o mantenute troppo a lungo; - movimenti rapidi e ripetitivi delle braccia e delle dita per tempi di lavoro prolungati; - assenza di pause nel lavoro. Per prevenire i D.F.C., in sintesi: - imparare a conoscere le cause che contribuiscono ai D.F.C.; - scegliere attrezzature ergonomiche e regolarle con molta attenzione; - allentare le tensioni muscolari con frequenti micropause ed esercizi fisici; - cambiare spesso posizione da seduto, alzarsi spesso e variare il tipo di attività Quali sono i D.F.C. più frequenti? I disturbi fisici da computer più diffusi non sono quelli muscoloscheletrici. Secondo il NIOSH (Istituto Nazionale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro) la principale causa di elevati livelli di stanchezza, di errori nel lavoro e di giorni di lavoro perduti sono:
Tipologia di macchina
Principali lavorazioni
Autobus Pulman
Trasporti - Turismo
Treni e Tram
Trasporti
Autogru
Edilizia - Lapidei - Cantieristica
Imbarcazioni e navi
Pesca - Trasporti - Militare
Camion e TIR
Trasporti - Poste - Edilizia - Lapidei
Gru
Edilizia - Lapidei - Cantieristica
Macchine movimento terra
Edilizia - Foreste
Macchine agricole e forestali (trattori, trebbiatrici, vendemiatrici, ecc,)
Agricoltura - Foreste
Motocicli
Forze di Polizia - Poste
Furgoni
Distribuzione - Poste - Commercio
Muletti
Metalmeccanica - Lapidei - Legno - Distribuzione
Ambulanze
Sanità
Mezzi bellici (Carri armati, autoblindo, ecc.)
Esercito
Trattrici a ralla
Trasporti ferroviari e marittimi
L’Art. 199: Campo di applicazione: il presente capo prescrive le misure per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori che sono esposti o possono essere esposti a rischi derivanti da vibrazioni meccaniche. L’Art. 200: Definizioni: ai fini del presente capo, si intende per: a) vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio: le vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al sistema mano-braccio nell’uomo, comportano un rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare disturbi vascolari, osteoarticolari, neurologici o muscolari; b) vibrazioni trasmesse al corpo intero: le vibrazioni meccaniche che, se trasmesse al corpo intero, comportano rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare lombalgie e traumi del rachide. Art. 201: Valori limite di esposizione e valori d’azione. Art. 202: Valutazione dei rischi: 1. nell’ambito di quanto previsto dall’articolo 181, il datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura i livelli di vibrazioni meccaniche cui i lavoratori sono esposti; 2. il livello di esposizione alle vibrazioni meccaniche può essere valutato mediante l’osservazione delle condizioni di lavoro specifiche e il riferimento ad appropriate informazioni sulla probabile entità delle vibrazioni per le attrezzature o i tipi di
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L’Accademia del Fitness attrezzature nelle particolari condizioni di uso reperibili presso banche dati dell’ISPESL. Mal di Schiena Gli episodi di lombalgia sono così definiti: “episodio doloroso acuto in sede lombare della durata di almeno un giorno che può comportare assenza dal lavoro e difficoltà nelle attività quotidiane, preceduto e seguito da un periodo asintomatico di almeno un mese”. Per lombosciatalgia si intende un dolore irradiato all’arto inferiore lungo il decorso sensitivo del nervo sciatico (parte di L4, L5 e S1); la lombocruralgia è dovuta a interessamento delle radici più alte, più spesso L2 - L4 e il dolore è irradiato alla coscia anteriore o anteromediale fino al ginocchio. Il dolore dell’arto può essere presente anche in assenza di dolore lombare. Se i sintomi si protraggono oltre i tre mesi, si parla di lombalgia o lombosciatalgia cronica; si definisce ricorrente quando gli episodi acuti si ripresentano dopo un periodo di benessere.
pitolazione afferma che l’organismo, nel corso del suo sviluppo, traccia una sintesi della sua storia evolutiva, ma questa può essere causa di alterazioni. ALTERAZIONI Le alterazioni metaboliche provocate dalla sedentarietà prolungata si inquadrano nella così detta “sindrome ipocinetica” che provoca: - circolazione periferica inadeguata; - volumi polmonari ridotti; - alterazioni del metabolismo lipidico; - aumento della massa grassa; - insulino-resistenza; - oltre a degenerazioni muscolo-scheletriche.
Per curare le più
diffuse patologie del
mondo moderno viene
trascurato uno strumento terapeutico dai costi insignificanti:
l'esercizio fisico
Patologie del Rachide Sia la lombalgia che la lombosciatalgia e la lombocruralgia sono le sintomatologie più frequenti che inducono il lavoratore a rivolgersi al medico di base per la terapia e l’astensione dal lavoro e al medico competente in relazione all’idoneità lavorativa. Nei Paesi industrializzati le patologie muscoloscheletriche della colonna vertebrale rappresentano le più importanti cause di inabilità e assenza dal lavoro per malattia. Il National Institute of Occupational Safety and Health (NIOSH) pone tali patologie al secondo posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di lavoro e riporta una prevalenza di lombalgia nell’arco della vita nella popolazione generale del 70%. Da quanto esposto si può fare un’analisi della situazione per capire quali sono le esigenze ed apportare i dovuti interventi necessari a prevenire, prima ancora di curare, le probabili patologie, affinchè queste non pregiudichino il gusto del benessere e del bell’essere. Date le mie competenze, tratterò l’argomento dal punto di vista fisico-motorio. ESIGENZE Per curare le più diffuse patologie del mondo moderno: diabete, ipertensione, arterosclerosi, obesità, danni alle strutture mio tendinee e nervo-vascolari, osteoporosi... spesso viene trascurato uno strumento terapeutico dai costi insignificanti: l'esercizio fisico L’attività fisica come terapia per il mantenimento della salute e la promozione del benessere. La legge di Haeckell o legge della rica-
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OBIETTIVO L’attività fisica deve essere personalizzata, programmata e finalizzata al mantenimento o miglioramento della buona salute WELLNESS Per fare ciò bisogna partire dalla valutazione fisica e funzionale attraverso: - Rilevazione dati Antropometrici; - Controllo Posturale; - Test Funzionali:
FORZA in generale, si intende la capacità che hanno i muscoli di sviluppare tensioni per vincere od opporsi a resistenze esterne. L'intensità di queste tensioni e, quindi, il livello di forza dipende da due fattori: 1) dal diametro della sezione trasversale del muscolo (intesa come totalità delle fibre muscolari che lo compongono); 2) dalla frequenza di impulsi che i neuroni motori trasmettono ai muscoli. Ma bisogna innanzitutto saperla applicare, quindi, sin da giovani si deve insegnare la tecnica di sollevamento di piccoli carichi, per automatizzare il gesto (per es. piegare le gambe e non flettere il busto) e per far si che in età adeguata i carichi possano crescere e con loro la forza. Non esiste un limite d’età per apprendere la tecnica. Quello che va adattato è il carico. RESISTENZA è la capacità di un organo, o dell'intero organismo, di sostenere un determinato sforzo per un lungo periodo di tempo. Naturalmente il periodo di tempo durante il quale può essere sostenuto lo sforzo è inversamente proporzionale all'intensità dello
L’INVECCHIAMENTO NON PUO’ ESSERE BLOCCATO, MA SI PUO’ FARE MOLTO PER RALLENTARLO! Il test CELLULAR AGING FACTORS (C.A.F.) di NatrixLab nasce con l’obiettivo di rispondere ad alcune preoccupazioni sentite dalla popolazione riguardo all’aspettativa di invecchiare al meglio e rimanere più giovani, più belli e più sani più a lungo. Il C.A.F. è un test innovativo, il più completo e unico nella categoria dei profili AntiAging, poiché riunisce in un'unica analisi la valutazione dei principali processi che portano all’invecchiamento: l’ossidazione, l’infiammazione, la glicazione e la metilazione. Questo test può essere utilizzato come valutazione complessiva dello stato di benessere dell’individuo: l’alterazione di un parametro può rappresentare un importante fattore di rischio di invecchiamento cutaneo e tissutale. Ma quali sono le condizioni da modificare nello stile di vita per prevenire questo temuto invecchiamento precoce? Il sovrappeso e l’obesità, per tutte le complicazioni che ne derivano; lo stress psico-fisico, una vita sregolata, frenetica oppure troppo sedentaria e non da ultimo, un eccessivo consumo di alcol, droghe e fumo. Anche i fattori ambientali esterni sono purtroppo protagonisti dell’invecchiamento, non dimentichiamo lo smog e i raggi UV. Quindi attenzione, da questa descrizione si evince che siamo tutti a rischio invecchiamento precoce! Oggi lo specialista può disporre di uno strumento di facile comprensione, affidabile e certificato, comodamente nel suo studio. E’ sufficiente un rapido prelievo di sangue capillare da polpastrello per eseguire l’analisi C.A.F. e ricevere un referto di facile interpretazione. Grazie a questo importante passo avanti nella biologia dell’invecchiamento, lo specialista sarà in grado di personalizzare al massimo l’alimentazione, i trattamenti e l’attività fisica del paziente, a seconda delle necessità e dei bisogni individuali.
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numero 05 / 2012 sforzo stesso. In genere, si fa distinzione tra: a) resistenza generale; b) resistenza specifica. MOBILITÀ ARTICOLARE detta anche articolarità, articolabilità, flessibilità, estensibilità, ecc., è la capacità che permette di compiere movimenti ampi ed al massimo della escursione fisiologica consentita dalle articolazioni. Per allenarla o in caso di eccesso di tono o retrazione muscolare si utilizza: Lo stretching: - Analitico: statico o dinamico; - PNF o CRAC (tecniche miotensive avanzate); - Globale Decompensato “Meziérès”. Durante questa pratica è fondamentale la Respirazione. L’obiettivo sarà: il Recupero delle Tensioni. Equilibrio – “eutonia” L’ Eutonia è la ricerca dell’Equilibrio della persona nella sua totalità, partendo dalla postura, dal tono, dalla presa di coscienza del corpo. Attraverso esercizi che stimolano una consapevolezza sempre più profonda del corpo in situazioni di passività e di movimento si sperimenta la sensazione di vivere nel corpo, con il corpo, attraverso il corpo tutte le esperienze somatiche, affettive, mentali, relazionali che ci appartengono e fanno parte
dell’aspetto più profondo della nostra vita. Si cerca l’armonia del corpo e la sua scioltezza al fine di favorire in ciascuno una tonicità equilibrata in adattamento costante con la situazione o l’azione che si sta vivendo, conducendo la persona verso il risveglio di una sensibilità sempre più fine nell’ascolto delle proprie sensazioni e di una disponibilità percettiva sempre più ampia ed attenta, senza modelli, nel rispetto dei tempi e delle modalità di ciascuno. CONCLUSIONI Gli studi e le sperimentazioni hanno dimostrato che non esiste prevenzione se non attuata nel momento in cui si è in grado di modificare la struttura ed il motore del nostro corpo ed i suoi automatismi. Avendo poi dimostrato che la nostra postura, il modo di muoverci e di vincere le resistenze sono in parte ereditate ed in parte acquisite, possiamo quindi affermare che è possibile reagire agli agenti stressanti e non lasciare che questi ci trasportino in modo passivo. Basta volerlo! Essere disposti a seguire le giuste indicazioni per acquisire il famoso “Corretto stile di vita”. Non tutte le modificazioni legate all’ambiente di lavoro ed all’invecchiamento sono inevitabili, ma il corretto stile di vita è il vero mezzo che ci permette di rimanere in forma più a lungo, vivendo meglio e felici. Prof. Ciro di Cristino Educatore e Preparatore Fisico-Atletico
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L’Accademia del Fitness
avena:
un vecchio alleAto dimenticato Avena sativa, umile cereale messo da parte dal preponderante ruolo cardine del grano nella nostra dieta. Eppure non si deve dimenticare che nell’antichità l’avena entrava comunemente nella culinaria, era apprezzata anche dai medici del passato per le sue proprietà ricostituenti, antianemiche e tonificanti in caso di convalescenza. Se le conoscenze del passato non permettevano di spiegare come questo potesse verificarsi alimentandosi con questo cereale, la biochimica ci fornisce le spiegazioni in modo semplice e completo: prima di tutto il suo contenuto in sali minerali, sia macroelementi che oligoelementi. Essa primeggia infatti per il contenuto di: -calcio, essenziale per l’eccitabilità muscolare, cardiaca e nervosa in generale; -silicio come silicato organico, costituente riconosciuto dei tessuti connettivi come cartilagini, tendini, sottocutanei e mielina del sistema nervoso; -magnesio e potassio, due moderatori dell’eccitabilità nervosa, nonché cofattori di decine di enzimi del metabolismo intermedio, soprattutto dei glucidi; -manganese, cofattore dell’arginasi, enzima che permette l’eliminazione epatica delle scorie azotate come azoto ureico; e della superossido dismutasi II dei mitocondri o SOD2, enzima che, rimuovendo i radicali liberi dai mitocondri, previene i danni da invecchiamento forzato; -zinco, necessario alle azioni metaboliche dell’insulina, potente regolatore delle difese immunitarie, delle gonadi, della ghiandola prostatica, favorente il corretto assorbimento delle vitamine del gruppo B e antiossidante indiretto. È da sottolineare che l’azione anti-anemica attribuita all’avena dipende dal suo contenuto di manganese e zinco e non al contenuto di ferro, di cui è relativamente povera. Questi due metalli, invero, sono regolatori aggiuntivi al ferro della rigenerazione cellulare del midollo osseo. L’avena è ricca di un fosfolipide conosciuto come lecitina (fosfatidilcolina), che è un buon regolatore della distribuzione dei grassi tra circolo sanguigno e fegato. È anche un costituente del “surfattante” polmonare, un liquido che permette lo scorrimento
delle pleure sui polmoni e la “compliance” respiratoria. La lecitina è anche un normale costituente delle membrane cellulari ma è particolarmente rappresentata a livello della mielina del sistema nervoso. L’avena ha altresì dei buoni contenuti di vitamina A ed E, per cui è riconosciuta un’azione di protezione delle strutture cerebrali dallo stress ossidativo ed un buon contenuto di vitamine del gruppo B (specie la B1, la B2 e la B6). Ma le sue azioni specifiche verso il sistema cerebrale non finiscono qui. L’avena possiede composti organici della famiglia dei triterpeni, sostanze a struttura simile agli steroidi denominate avenacosidi ed avenestergenine. A queste sono state attribuite le attività toniche a livello dell’ipotalamo e dell’ipofisi (regolazione a feedback), di regolazione indiretta su tiroide e sulle ghiandole surrenali, da cui è facile intuire le proprietà adattogene allo stress che l’assunzione alimentare di avena potrebbe comportare. Infine l’avena ha anche un discreto contenuto di antiossidanti ormai conosciuti col temine universale di polifenoli. Tra questi i più rappresentati sono l’isovitexina, la ramnovitexina e la glucoapigenina. Due di questi si trovano anche nella passiflora e nel biancospino, due piante conosciute dagli erboristi per le loro proprietà sedative sul sistema nervoso e cardiocircolatorio. Non a caso, gli erboristi consigliano l’assunzione di avena negli stati di ansia e di insonnia da stress cronico. La loro azione verrebbe potenziata da due alcaloidi presenti in piccola quantità in questo cereale: la gramina e l’avenalumina. Essi controllano il catabolismo delle ammine biogene cerebrali (noradrenalina, dopamina, serotonina) attraverso un influsso sugli enzimi catabolizzanti conosciuti come monoammino-ossidasi (MAO). Di conseguenza, possono influenzare lo stato dell’umore (dopamina), della reattività cerebrale (noradrenalina), l’assunzione di cibo ed i ritmi sonno-veglia (serotonina). È sufficiente per dire che non si vive di solo pane?
Da sempre apprezzata per le sue proprietà ricostituenti,
antianemiche e tonificanti
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Dottor Gianfrancesco Emanuele Cormaci Medico di Reparto Istituto Geriatrico Villa Carpaneda di Rodigo (MN)
L. ARSENIO
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cibo e cervello Nel corso del processo evolutivo l’alimentazione ha certamente condizionato lo sviluppo del corpo umano ed in particolare del cervello, che a sua volta ha progressivamente modificato il comportamento alimentare, determinando una serrata concatenazione di rapporti causaeffetto che insieme hanno influenzato il comportamento sessuale e altri funzioni fondamentali come il sonno.
Caratteristiche editoriali dell’opera: ISBN 978-88-6261-157-2 formato 14x21 pagine 152 brossura rilegata filo refe prezzo di copertina: Euro 22,00 disponibile presso l’Editore e le principali Librerie Scientifiche
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L’Accademia del Fitness
Proprietà e benefici del
mangostano
Una ricerca condotta appena trent’anni fa affermava che, all’epoca, oltre il 70% della popolazione del nostro pianeta non era mai andato più lontano di cinquanta chilometri dal proprio luogo di nascita. Una distanza per noi così minima e che siamo abituati a coprire in meno di un’ora. Nessuno sa, alla luce dei tanti cambiamenti e delle innovazioni tecnologiche avvenute negli ultimi decenni nel campo dei trasporti, di quanto sia calata la percentuale di chi vive tutta la propria vita nel ristretto spazio del proprio villaggio e del proprio territorio, senza mai chiedersi cosa ci sia al di là delle montagne o del braccio di mare che circonda la propria isola. Ciò che è certo è che nei paesi occidentali, quelli considerati più ricchi, il viaggio, per lavoro o meglio ancora per vacanza, è diventato un’abitudine comune, molto diffusa fra tutte le classi sociali e di età. Il viaggiare, l’esplorare altri Paesi e culture fa ormai parte della nostra mentalità e ciò porta sempre più persone ad abbandonare, anche se solo per pochi giorni, le proprie tradizioni e usanze, specie alimentari, affrontando piatti e gusti nuovi che non rientrano nelle nostre consuetudini. Riguardo a ciò, è possibile distinguere almeno tre tipologie di viaggiatori: quelli chiusi a ogni nuova esperienza gastronomica e che vanno, ovunque e sempre, alla ricerca di un piatto di spaghetti in ogni parte del mondo si trovino (per poi restarne profondamente delusi), i timidi assaggiatori, che si sforzano di provare le novità ma tendenzialmente hanno in sè una grande diffidenza, e per finire, gli entusiasti, ovvero quelli che una volta tornati a casa continueranno a parlare della cucina locale come di una esperienza straordinaria e che, ove siano presenti, diventeranno assidui frequentatori dei ristoranti etnici della propria città. Sono quest’ultimi quelli a cui si rivolge principalmente questo articolo che parla di un frutto esotico, il Mangostano, di cui la ricerca scientifica ha messo in mostra elevate proprietà antiossidanti che confermerebbero il tradizionale uso che ne fanno, anche a fini medicali, diversi popoli asiatici. A questi non era certamente nota la capacità dell’organismo umano di produrre antiossidanti endogeni, come
il Coenzima Q-10 o l’acido lipoico, ma neanche conoscevano l’esistenza di antiossidanti esogeni come le Vit. C ed E, le Procianidine, i Polifenoli o Catechine, i Polisaccaridi, che essendo importanti per l’uomo, devono necessariamente essere somministrati con la dieta. Ciononostante, fin dall’antichità essi consideravano il Mangostano (Garcinia mangostana in gergo fitoterapico) come un frutto che rispondeva alle esigenze fisiologiche degli individui particolarmente esposti a fatiche e malattie, situazioni che oggi sappiamo essere legate ai già menzionati stress ossidativi che contraddistinguono la quotidianità nella società moderna. Gli studi più recenti hanno infatti chiarito che la potente attività antiossidante (oltre che antinfiammatoria) del Mangostano è legata alla sua stessa composizione. In particolare nel pericarpo sono stati identificati e isolati composti appartenenti per la maggior parte alla famiglia degli Xantoni, ma anche Catechine e i Polifenoli, Potassio, Calcio, Fosforo, Ferro, Vitamine B1, B2, B6, e C. Per comprendere al meglio le proprietà del Mangostano è necessario fare, in via preliminare, una breve analisi sulla natura dei suoi Xantoni, assimilabili in prima istanza alla famiglia dei polifenoli, derivati dal Benzo-Y- pirone, il quale possiede molteplici proprietà farmacologiche tra le quali quella antiossidante è sicuramente la più interessante insieme a quella antinfiammatoria. Gli Xantoni sembrano essere gli antiossidanti con più elevato punteggio ORAC fino a ora conosciuti (ORAC: Oxigen Radical Adsorbance Capacity). Il succo del frutto intero e il relativo estratto secco (Garcinia Mangostana) possiede una attività ORAC di 24.000 punti, nettamente superiore quella di riconosciuti antiossidanti come il Melograno (944 punti), gli Spinaci (360), la Vitamina E (700), il Noni (1506). Forse alle popolazioni che ancora vivono nelle campagne delle regioni asiatiche poco interessa che i dati epidemiologici e gli studi in vitro suggeriscano che alimenti contenenti fitocomplessi con elevate attività antiossidanti hanno grande effetto protettivo nei confronti dei fattori di rischio delle più diffuse malattie
Fin dall’antichità si considerava il
Mangostano come un frutto che rispondeva
alle esigenze fisiologiche degli individui
particolarmente esposti a fatiche e malattie.
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numero 05 / 2012 cardiovascolari, loro mangiano questo frutto per tradizione e perchè, semplicemente, sanno che fa bene alla salute. Sicuramente non conoscono che in uno studio effettuato in vivo l’estratto secco ottenuto dal pericarpo del Mangostano ha evidenziato altresì buone proprietà antinfiammatorie, ma per loro è quasi la normalità far mangiare la sua polpa a chi ha bisogno di energia, a chi è malato o è in fase di convalescenza, ma anche a chi vuole mantenersi forte e giovanile. Questione di punti di vista, si potrebbe dire, da una parte una cultura della prevenzione che si fonda sulla tradizione e sulla esperienza, dall’altra un approccio terapeutico che ha bisogno di certezze e conferme scientifiche. In attesa di conferme che verranno dalle ricerche che si stanno svolgendo in tanti campi: dalla prevenzione dell’arteriosclerosi, dell’ipertenzione e del diabete, alla riduzione dei valori del colesterolo e dei trigliceridi, al rallentamento delle patologie neurodegenerative, bisogna accontentarsi di sapere che il mangostano è usato tradizionalmente per combattere la diarrea e il reflusso gastroesofageo perchè riduce la produzione degli acidi gastrici, ma anche localmente contro eczemi e altre dermatiti. Quindi, per una volta, anche i più scettici, i meno curiosi, se vi troverete a viaggiare in oriente non rifiutate di assaggiare questo frutto bianco, dalla polpa consistente e acidula, perchè potreste avvantaggiarvi di tutte le sue virtù. Per info: WP Group s.r.l. - tel. 0686295985 - fax: 0682580399 www.worldpharma.it - www.happydiet.com
Corso di formazione in Anti-aging
L’ Accademia del Fitness, in convenzione con l’Università Sapienza di Roma Facoltà di Farmacia e Medicina - organizza il Corso in Anti-aging
“BENESSERE E STILI DI VITA”
Direttore : Prof. Francesco Tomei Responsabile parte pratica: Prof. Massimo Spattini presso: Accademia del Fitness (Parma) Prof. Adolfo Panfili presso Area Sporting Club (Roma)
Si ringrazia:
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