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L’Accademia del Fitness Wellness & Anti-aging Magazine
n.06
La dieta COM (acronimo di CronOrMorfo dieta) è un approccio integrato che tiene conto della Cronobiologia degli Ormoni e della Morfologia dell’essere umano. Non siamo tutti uguali e trovare la giusta alimentazione e tipologia di esercizio fisico per ognuno di noi è la strada per raggiungere la salute. Determinate morfologie, ovvero determinate forme del corpo, sono legate a specifiche espressioni caratteriali. Tutto questo, si sa, è legato alla genetica che indirizza il nostro sviluppo secondo le nostre predisposizioni. Oggi, tuttavia, si ha la certezza c he anche l’epigenetica (cioè l’influenza dell’ambiente esterno) gioca un ruolo fondamentale nel permettere o impedire il manifestarsi di determinate predisposizioni: “Nasciamo come siamo, diventiamo come mangiamo, come ci muoviamo, come pensiamo!”. La dieta COM tiene conto della Morfologia dell’individuo (a mela, a pera o a peperone) che corrisponde a specifiche prevalenze Ormonali, la cui influenza sulla distribuzione del grasso può essere controllata e modificata, in parte, dalla scelta qualitativa, quantitativa e Cronologica degli alimenti, favorendo, di conseguenza un dimagrimento localizzato.
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LA DIETA COM E IL DIMAGRIMENTO LOCALIZZATO
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numero 06 / 2012
Editoriale ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A 43126 PARMA Tel. 0521.941319 Fax 0521.294971 www.accademiadelfitness.com magazine@accademiadelfitness.com Direttore: Massimo Spattini In redazione: Claudia Bonini Cristiana Pedrazzini Cinzia Ruggeri Comitato scientifico: Prof. Marianno Franzini Prof. Fulvio Marzatico Dott. Filippo Ongaro Prof. Adolfo Panfili Prof. Mario Passeri Hanno collaborato a questo numero: Leone Arsenio Giuseppe Castaldo Daniele Cozzini Alessandro Gelli Claudio Lombardo Raffaello Michelotti Giovanni Montagna Marcello Montomoli Giuseppe Notarnicola Adolfo Panfili Massimo Spattini Fotografi: Nicola De Luigi Editore: Profitness S.a.s. Galleria Crocetta 10/A 43126 Parma Tel. 0521.941319
Con grande piacere posso ora affermare che il convegno dell’Accademia del Fitness “Nutrizione ed Integrazione Anti-Aging” tenutosi a Parma il 10 maggio scorso, in occasione del Cibus, è stato l’evento che ha registrato più partecipanti di tutta la storia di Pianeta Nutrizione (>400 iscritti). Il successo di quest’ultimo convegno è la conseguenza dell’onestà intellettuale di un percorso che trova le sue radici nel 2005 con il convegno “Fitness Anti-Aging” tenutosi a Rimini in occasione del Festival del Fitness il 4 giugno 2005, per poi crescere e fiorire con la triade “Alimentazione Anti-Aging” Parma 4 Giugno 2011, “Benessere e Stili di Vita” Roma 3 Dicembre 2011 e “Nutrizione ed Integrazione Anti-Aging” Parma 10 Maggio 2012. Le ragioni di questo successo sono dovute senz’altro alla collaborazione con una seria e capace società organizzatrice, l’Akesios Group, e alla costante presenza in tutti gli eventi di relatori di grande livello ed esperienza sul campo. In particolare la presenza costante negli ultimi tre eventi di relatori come Filippo Ongaro e Adolfo Panfili, dotati di grandi capacità oratorie ed importanti esperienze personali. Il primo ormai personaggio pubblico per le sue frequenti apparizioni televisive e radiofoniche ed autore di Bestsellers che hanno venduto decine di migliaia di copie, il secondo altrettanto presente in televisione, autore di 15 libri e impegnato nelle politiche sociali. Questi “opinion leaders” non
seguono la corrente ma la creano; come direbbe Friedrich Wilhelm Nietzsche “Profeti del Tempo. Come le nuvole ci rivelano in che direzione soffiano i venti in alto sopra di noi, così gli spiriti più leggeri e più liberi preannunciano con le loro tendenze il tempo che farà”. È tempo che l’uomo dedichi più tempo al suo più nobile obiettivo: “la ricerca della salute”. L’informazione vera, la conoscenza che ne deriva avulsa da interessi economici, politici, che finora ci hanno sempre manipolato, deve essere lo strumento per poter attuare con consapevolezza pratiche di stili di vita congrui alla ricerca del benessere e di conseguenza al bellessere. Troppe le “certezze“ che i mass-media ci vogliono inculcare (“il latte fa bene alle ossa”. Ma come mai nei paesi dove non si consumano i latticini l’osteoporosi è assente ed invece aumenta proporzionalmente nei paesi dove se ne fa più consumo?). E allora, citando Francis Bacon, “se l’uomo vuole cominciare con certezze, allora finirà con dei dubbi, ma se sarà contento di cominciare con dei dubbi, allora finirà con certezze”: L’Accademia del Fitness, Welness & Antiaging, perseguirà questo obiettivo. Ricordatevi il nostro motto: “La teoria al servizio della pratica”. Se cercate una mano la trovate alla fine del vostro braccio, rimboccatevi le maniche ed iniziate a darvi da fare. Massimo Spattini Presidente dell’Accademia del Fitness
Stampa e distribuzione: Mattioli 1885 S.r.l. Str. della Lodesana, 649 sx Loc. Vaio 43036 Fidenza (PR) Tel. 0524.530383 www.mattioli1885.com Registrazione n. 12/2004 Tribunale di Parma
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L’Accademia del Fitness
Sommario Editoriale 3 di Massimo Spattini
DHEA: la madre di tutti gli ormoni
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di Massimo Spattini
ALLEnamento e anziani: la lotta all'osteoporosi
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di Giuseppe Notarnicola
TECNICHE PER CURARE IL MAL DI SCHIENA
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di Adolfo Panfili
I livelli logici della PNL applicati all’Anti-aging
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di Claudio Lombardo
Il Management Dietoterapico Integrato delle Dislipidemie 24 di Marcello Montomoli
ANTI-AGING E FITO-ESTRATTI: più testosterone, più capelli, meno problemi alla prostata
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di Alessandro Gelli
Genetica: Dimagrimento e fitness
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di Raffaello Michelotti
Sessualità cibo e cervello
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di Leone Arsenio
La ricetta di lunga vita: la dietetica secondo la medicina tradizionale cinese
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di Daniele Cozzini
La Dieta Oloproteica® è una dieta antiaging?
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di Giuseppe Castaldo
NUTRIZIONE E INTEGRAZIONE ANTI-AGING: l’importanza del PH di Giovanni Montagna 4
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DHEA :
la madre di tutti gli ormoni Il deidroepiandrosterone (DHEA) è lo steroide presente in maggior quantità nel corpo umano ed è coinvolto nella produzione del testosterone, degli estrogeni, del progesterone e del corticosterone. I livelli di DHEA aumentano fino all’età di 25 anni quando la produzione comincia a calare. Il calo del DHEA è parallelo a quello del GH cosicchè a 65 anni il corpo produce circa il 10-20% di quello che ne produceva a 25. Così come per la melatonina e il GH, il declino del DHEA è associato a tutta una serie di patologie di tipo degenerativo legate all’invecchiamento. Secondo il Dottor Samuel Yen, endocrinologo responsabile di un importante studio sul DHEA all’Università della California a San Diego “ il DHEA aiuterebbe le persone ad invecchiare più gentilmente”. I benefici del DHEA, sulla base di recenti studi scientifici e speculazioni teoriche, potrebbero essere così sintetizzati: • Stimola il sistema immunitario contro le infezioni • Riduce il rischio di tumori, malattie cardiovascolari, osteoporosi e diabete • Favorisce la perdita di grasso e l’aumento della massa magra • Utile nel trattamento dell’Alzheimer, Lupus, HIV infection, EPSTEIN-BARR e CFS (sindrome di affaticamento cronico).
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• Miglioria i sintomi della menopausa, la depressione, la memoria, il deficit da apprendimento • Aumenta l’aspettativa di vita Personalmente mi ero già interessato al DHEA ai tempi dell’Università, cioè più di 20 anni fa, quando venni a conoscenza di uno studio del 1988 che riportava risultati a dir poco stupefacenti su soggetti obesi. In questo studio alte dosi di DHEA (1.600 mg al giorno) furono somministrate per quattro settimane a soggetti obesi causando una diminuzione del grasso corporeo del 31% in quattro su cinque soggetti senza modificazioni del peso corporeo, significando ciò un notevole aumento di massa muscolare. Ovverosia il peso corporeo perso in grasso era stato sostituito da massa magra. Incredibile! A quei tempi in commercio esisteva un prodotto a base di DHEA, il nome commerciale era Astenile. Si trattava di fiale per uso intramuscolare di 10 mg di DHEA ed il suo utilizzo era consigliato come antidepressivo. Successivamente l’Astenile fu ritirato dal commercio per l’avvento di farmaci antidepressivi più specifici e più costosi. Bisogna poi aspettare, per rivedere il DHEA, fino al 1995 quando la FDA (l’autorità di controllo dei farmaci statunitense) autorizza il DHEA come proormone liberalizzandone la vendita come integratore. Da allora l’utilizzo del DHEA, soprattutto negli USA, è dilagato e la maggior parte degli studi e delle evidenze aneddotiche hanno dimostrato le sue capacità di migliorare il benessere psicologico dei pazienti, nonché del loro sonno, come anche maggiore facilità a combattere lo stress. Altri studi hanno dimostrato i benefici possibili del DHEA su pazienti affetti da un gran numero di malattie quali diabete, aterosclerosi, obesità, Alzheimer, Parkinson. Da allora i media hanno parlato diffusamente del DHEA presentandolo come “l’ormone della giovinezza”. A volte si sente dire che il DHEA, essendo un ormone steroideo androgeno, può essere pericoloso per il rischio di cancro alla prostata. Viceversa esiste un’abbondanza di rispettabili studi che invece suggeriscono che il DHEA possiede proprietà antitumorali. Alcuni studi dimostrano che la supplementazione con DHEA (Ciolino H. Dheydroepiandrosterone inhibits the expression of carcinogen activating enzimes in vivo – Int. J. Cancer 2003) può di fatto aiutare a prevenire il carcinoma alla prostata e l’ipertrofia prostatica e studi separati effettuati presso la John Hopkins University a Baltimora e la Humbuldt University Medical School a Berlino hanno riscontrato livelli di DHEA significativamente più bassi nei pazienti affetti da carcinoma prostatico.
Tornando agli effetti del DHEA sul grasso corporeo e la massa muscolare, è risaputo che con l’invecchiamento si tende ad aumentare il grasso e a perdere massa muscolare. Molti ormoni hanno l’effetto di ridurre il grasso e migliorare la massa magra ed il DHEA non è da meno. Vari studi hanno riscontrato bassi livelli di DHEA associati con l’obesità. Alcuni ricercatori ritengono che l’effetto antiobesità del DHEA sia dovuto alla sua abilità di bloccare uno specifico enzima chiamato glucosio-6-fosfatodeidogenasi (G6PD). L’inibizione di questo enzima blocca la capacità dell’organismo di depositare e formare grasso. Il DHEA inoltre agisce a livello della respirazione mitocondriale aumentando la funzionalità tiroidea favorendo il dispendio energetico piuttosto che l’accumulo. Un altro meccanismo col quale il DHEA può agire contro l’aumento del grasso è per il suo effetto antiglucorticoide (Wright 1992) cioè contrastando il cortisolo (per questo il DHEA presenta anche un notevole effetto antistress) blocca l’attività degli enzimi tirosinaminotransferasi e ornitinadecarbossilasi favorendo la perdita di grasso. Uno studio recente indicherebbe che uno dei meccanismi col qual il DHEA favorisce la perdita di grasso potrebbe essere l’aumento di serotonina nella regione dell’ipotalamo, aumentando il rilascio di colecistochina (CCK), l’ormone della sazietà. Di conseguenza, la minor assunzione di cibo favorisce la perdita di grasso corporeo. Al momento, in Italia, il DHEA è reperibile solamente dietro prescrizione medica di tipo galenico ed è prevalentemente utilizzato nella medicina anti-aging nel caso di deficit conclamato o associato a terapie con corticosteroidi per contrastarne l’effetto catabolico.
Il DHEA aiuterebbe le
persone ad invecchiare più gentilmente, la
maggior parte degli
studi e delle evidenze aneddotiche hanno dimostrato le sue
capacità di migliorare il benessere psicologico
dei pazienti, nonché del
loro sonno, come anche maggiore facilità a
combattere lo stress.
Dottor Massimo Spattini Specializzazione in Medicina dello Sport Specializzazione in Scienza dell’Alimentazione Board Certificate in Anti-Aging & Regenerative Medicine (ABAARM-USA)
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L’Accademia del Fitness foto Nicola De Luigi
Allenamento e anziani: la lotta all'osteoporosi
L’invecchiamento della popolazione su scala mondiale, soprattutto nei paesi più sviluppati, rende necessario l’adoperarsi affinchè gli anziani conservino il più a lungo possibile un’ efficienza fisica e psichica, in modo da permetter loro l’autosufficienza e la possibilità di condurre una vita attiva. È indispensabile pertanto promuovere la possibilità di movimento, oltrechè fare attenzione ad una corretta alimentazione e ad uno stile di vita che escluda cattive abitudini come il fumo, l’assunzione di alcool e lo stress. È Fondamentale perciò che l’anziano abbia un sistema scheletrico in buone condizioni, cioè tale da permettere la mobilità e la buona esecuzione degli esercizi. La domanda che più ci si pone è come si può mantenere efficiente lo scheletro umano e prevenire l’osteoporosi, ossia quella malattia che lentamente indebolisce le ossa. Innanzitutto è importante seguire una dieta opportunatamente ricca di calcio e una somministrazione continua di vitamina D che permette la sintetizzazione del calcio stesso. Tale vitamina è molto impor-
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tante dato che protegge l’individuo praticamente da ogni male: nei bambini contrasta il rachitismo e negli adulti l’osteomalacia, le malattie cardiovascolari, le malattie autoimmuni, l’Alzheimer, la demenza e il diabete, malattie che, studi recenti hanno evidenziato, colpiscono in maniera più diffusa le popolazioni che vivono nelle latitudini settentrionali del pianeta ove l’esposizione solare è meno incisiva. La vitamina D infatti viene sintetizzata dall’organismo umano quando la pelle è esposta alla luce solare, e dato che la maggior parte degli esseri umani passa poco tempo al sole, molti di noi ne sono carenti. L’assunzione di vitamina D attraverso il cibo risulta essere irrisoria (rispetto a quella prodotta con l’esposizione alla luce solare): un quarto d’ora al sole produce circa 10.000 unità internazionali, contro le 100 di un bicchiere di latte. Più ricco del latte e dei suoi derivati è il pesce, soprattutto il pesce azzurro, ma basterebbe esporsi al sole tutto l’anno per almeno 15/20 minuti al giorno (e senza protezioni solari) per rispondere al fabbisogno minimo.
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SEDE: PARMA DURATA: 6 giornate + esame finale DATE 2012: 29-30 settembre / 13-14 ottobre / 20-21 ottobre
SEDE: PARMA DURATA: 6 giornate + esame finale DATE 2012: 10-11 novembre / 24-25 novembre / 8-9 dicembre
QUOTA: € 890,00 PAGAMENTO: entro il 31-08-2012 L'importo può essere pagato, con una maggiorazione, in due rate: 1a rata entro il 31-08-2012 : € 480,00 2a rata entro il 10-10-2012. : € 480,00 Alle quote va aggiunta la quota di affiliazione all’Accademia del Fitness di € 40,00 QUOTA (per ogni singolo corso) : € 560,00 PAGAMENTI: - Corso ISTRUTTORE :: entro il 31-08-2012 - Corso PERSONAL TRAINER : entro il 10-10-2012 L'importo può essere pagato, con una maggiorazione, in due rate: - Corso ISTRUTTORE : 1a rata entro il 31-08-2012 : € 295,00 2a rata entro il 10-10-2012. : € 295,00 Corso PERSONAL TRAINER : 1a rata entro il 10-10-2012 : € 295,00 2a rata entro il 30-11-2012. : € 295,00
Alle quote va aggiunta la quota di affiliazione all’Accademia del Fitness di € 40,00 ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A - 43126 PARMA Tel. 0521.1682083 - Fax 0521.294971 info@accademiadelfitness.com
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L’Accademia del Fitness Altri alimenti particolarmente ricchi di vitamina D sono il tuorlo d’uovo, il fegato e l’olio di fegato di merluzzo. Solitamente, nelle persone anziane, diventa indispensabile l’assunzione di un integratore di vitamina D in quanto difficilmente si espongono alla luce solare per il tempo consigliato. Tornando all’importanza del movimento nella vita di un anziano, tutti i più recenti studi hanno evidenziato che l’attività con i pesi, e soprattutto l’allenamento indirizzato allo sviluppo della forza, è decisamente il più adatto per il rafforzamento del sistema scheletrico e la prevenzione dalle fratture da caduta, così diffuse e pericolose in età avanzata. Questo tipo di allenamento, in particolar modo nelle donne, si è rivelato fondamentale nel bloccare il processo di demineralizzazione ossea, principale manifestazione dell’osteoporosi, dato che aumenta la forza nei quadricipiti, corregge le instabilità posturali e consolida la densità ossea. Qual’ è allora il miglior programma di allenamento per una persona anziana, sia per prevenire che per bloccare l’avanzamento dell’osteoporosi?
Personalmente ritengo che esso si possa così schematizzare: • Una fase di riscaldamento con esercizi di mobilità articolare e aerobica • Progressivo inserimento di lavoro con carichi pesanti e movimenti semplici • Innalzamento dell’intensità dello sforzo • Impostazione di un programma a meso-cicli incentrato sulla forza e sulle sue espressioni (con una frequenza di almeno 3 volte alla settimana) Allenare la forza dell’anziano è un buon metodo per aumentarne il tono e l’elasticità, rallentando cosi l’invecchiamento della massa muscolare. Bisogna prestare però attenzione agli sforzi compiuti tramite gli arti superiori poiché le masse muscolari sono più piccole e deboli rispetto a quelle degli arti inferiori e alcuni muscoli possono limitare l’espansione dei polmoni nella fase inspiratoria. Attrezzi da utilizzare sono: manubri, elastici, bilancieri, macchine per il potenziamento.
L’invecchiamento della popolazione rende
necessario l’adoperarsi affinchè gli anziani
conservino il più a lungo possibile un’ efficienza fisica e psichica, in
modo da permetter loro
Giuseppe Notarnicola Consulente fitness, Personal Trainer, Educatore alimentare
l’autosufficienza e la possibilità di condurre una vita attiva.
foto Nicola De Luigi
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L’Accademia del Fitness
Dekompressor Il Dekompressor è una sottilissima sonda monouso (diametro 0,3 mm) contenente una vite a doppia elica. La sonda viene introdotta nel disco per via percutanea, come una comune iniezione, e la trivella fatta girare da un micromotore connesso, estrae parte del nucleo del disco, riducendo la pressione dell’ernia. Caratteristiche maggiori del Dekompressor sono: • Può essere usato per ernie contenute cervicali, dorsali e lombari. • Alta efficacia: 90% di risultati favorevoli in casi ben selezionati. • Nessun rischio effettivo. Evita i rischi del Laser e della discolisi. • Non richiede tagli chirurgici. • Non richiede punti di sutura. • Evita le cicatrici post-operatorie. • È ripetibile. • Richiede anestesia locale potenziata da sedazione-flash in modo che il Paziente non avverta alcun dolore. • Dura pochi minuti (mediamente 20’) • Consente una deambulazione quasi immediata e può essere effettuato in Day Hospital • Abbrevia i tempi di convalescenza. Ozonoterapia o discolisi Consiste nel fare un’iniezione nel disco di Ossigeno e Ozono, con un sottilissimo ago indolor sotto monitoraggio radioguidato. La miscela Ozono-Ossigeno ha un effetto antalgico e miniflogistico che riduce il dolore e il volume dell’ernia e rinforza le strutture del disco. È applicabile in ernie del disco contenute. • Richiede anestesia locale potenziata da sedazione-flash in modo che il Paziente non avverta alcun dolore • Dura pochi minuti (mediamente 20-30 minuti per ciascun livello trattato) • Consente una deambulazione quasi immediata e può essere effettuato spesso anche in Day Hospital, indossando, per circa un mese, un leggerissimo bustino lombostato. Usualmente la terapia si svolge in due tempi successivi: in un primo tempo, l’ozono viene iniettato nei muscoli paravertebrali; successivamente, a distanza di giorni, l’ozono viene iniettato nel disco, sotto controllo radiografico.
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TECNICHE PER CURARE
IL MAL DI SCHIENA
La Chiropratica Può Aiutarvi! La chiropratica si focalizza sui disturbi del sistema nervoso, e sugli effetti di questi disturbi per la salute in generale. Le interferenze del sistema nervoso indeboliscono le normali funzioni del corpo e abbassa la sua resistenza alle malattie. I disallineamenti vertebrali della colonna alterano molte importanti funzioni del corpo.
Bella La Vita Chiropratica S.R.L. Via Mazzini, 1 43100, Parma, PR Tel. 0521 180 1234 BLVChiropratica.it BLV@BLVChiropratica.it
Gli entusiasti dell’ozonoterapia distinguono un effetto biochimico a breve termine, che è antinfiammatorio, analgesico, miorilassante e iperossigenante; ed un effetto a più lungo termine, per la disidratazione del disco intervertebrale e quindi il riassorbimento di eventuali sporgenze erniarie. L’effetto della terapia si manifesta in un periodo compreso tra 4-10 settimane. Si basa sul fatto che vari fattori umorali contribuiscono alla produzione del dolore. L’ozono agendo con meccanismo antinfiammatorio ed antiossidante contribuirebbe al ripristino dell’equilibrio biochimico. Molti farmaci dati per via sistemica agiscono allo stesso modo. NORMALMENTE PRIVA O CON LIEVE DOLORE, a differenza di altre tecniche che utilizzano il calore (coblazione, nucleoplastica, radiofrequenza), poiché il laser permette di concentrare elevatissime potenze senza alcuna dissipazione di calore. Le caratteristiche fisiche delle fibre ottiche utilizzate (silicio purissimo) e la loro modalità di emissione permettono di concentrare l’energia in pochi mm2 nel disco intervertebrale, con un assorbimento dell’energia superiore al 90%. Ciò spiega il raggiungimento dell’attuale sicurezza nell’esecuzione di tale procedura, in quanto non vi è alcuna dissipazione di energia nei tessuti circostanti (cosa che avveniva in passato). Nel caso in cui l’ernia del disco sia ancora contenuta, è possibile eseguire la tecnica sotto controllo fluoroscopico, rilasciando l’energia laser sia al centro del disco intervertebrale, che nella sua porzione posteriore. In caso di ernie non contenute, cioè di dimensioni maggiori, ma ancora connesse al disco intervertebrale, soddisfacenti risultati sono stati ottenuti eseguendo la procedura sotto guida TAC. Questo permette di rilasciare l’energia laser in più punti del disco intervertebrale erniato, ottenendo una maggiore vaporizzazione e “shrinkage” - retrazione - dell’ernia con una decompressione della radice nervosa ed una risoluzione dei sintomi (dolore irradiato all’arto, formicolii, alterazione della sensibilità). Il paziente può essere dimesso in giornata (Day- surgery) o DOPO UN GIORNO DI RICOVERO. Non vi è alcuna ferita chirurgica, né vi sono punti da rimuovere. Una antibiotico profilassi è eseguita per 3 giorni con analgesici al bisogno. È consigliato un giorno di riposo assoluto, con rientro alla normale vita lavorativa entro 1 settimana. I RISULTATI SONO SODDISFACENTI IN UNA PERCENTUALE DI CASI INTORNO ALL’80%. IN CASO DI INSUCCESSO NON È PREGIUDICATO IL RICORSO ALLA CHIRURGIA TRADIZIONALE.
berare (“lisare”) le aderenze, quindi riducendo la strozzatura del nervo. Suggerita spesso per la “failed-back-syndrome”, ossia il dolore lombare resistente e conseguente a trattamenti chirurgici inefficaci. I risultati sono incostanti, ma è poco invasiva essendo effettuata per via percutanea. Denervazione delle Faccette Articolari È indicata nel classico mal di schiena da stress e posturale. Riduce in pratica la sensibilità delle strutture recettive dolorose poste attorno alla colonna vertebrale. Si esegue con un ago riscaldato a radiofrequenza. La tollerabilità è ottima, i risultati buoni se l’indicazione è appropriata. Più appropriatamente questa sindrome viene oggi trattata con gli spaziatori interspinosi, che alleviano il sovraccarico funzionale delle faccette articolari e risolvono il problema meccanico che ne è alla base. Cosa fare se si offre di ernia del disco cervicale o lombare espulsa che comprime il midollo spinale? È importante premettere che l’ernia del disco si verifica solo quando il disco è degenerato ed usurato il che ne giustifica l’insorgenza spontanea non in relazione a sforzi intensi, ma anche all’improvviso senza sintomi premonitori. L’ernia del disco è una malattia della colonna vertebrale consistente in uno sconfinamento del disco intervertebrale che può estendersi ad invadere il canale vertebrale andando a comprimere pericolosamente le strutture nervose attigue come le radici nervose, midollo spinale, la guaina che lo riveste denomina Dura con relativi danni, talora irreversibili e sintomi neurologici. Campanello d’allarme dell’ernia del disco sono spesso dolori locali (cervicali, dorsali o lombari a seconda della sede dell’ernia) discogenici, originati cioè dal disco degenerato accoppiati a sintomi neurologici (come ad esempio una sciatica nelle ernie lombari basse che comprimono una radice di origine del nervo sciatico). Gli effetti dell’ernia possono essere accentuati da altri fattori, in primo luogo dalle dimensioni del canale vertebrale. Un’ernia anche voluminosa che si estrinsechi in un canale stretto può anche essere asintomatica e talora al contrario un’ernia minuscola, ma in un canale stretto, può causare sintomi dolorosi talmente acuti da limitare severamente la mobilità del paziente. ll trattamento dell’ernia del disco non dovrà pertanto essere ispirato solo dal criterio della dimensione dell’ernia. Tenete presente che alcune ernie possono migliorare spontaneamente o con comuni trattamenti conservativi. Permane comunque la degenerazione e l’usura del disco che può però recidivare ed è questo il problema più frequente nel trattamento dell’ernia discale sia cervicale che lombare. Ben più complesso è il destino di alcune ernie che persistono
Campanello d’allarme dell’ernia del disco sono spesso dolori
locali (cervicali, dorsali o lombari a seconda
della sede dell’ernia)
discogenici, originati cioè dal disco degenerato accoppiati a sintomi neurologici.
La Neurolisi Endoscopica o Epidurolisi È indicata per il dolore connesso alla formazione di cicatrici post-operatorie (per interventi ripetuti con persistenza del dolore lombare) o post-traumatiche. Si basa sulla possibilità di li-
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L’INVECCHIAMENTO NON PUO’ ESSERE BLOCCATO, MA SI PUO’ FARE MOLTO PER RALLENTARLO! Il test CELLULAR AGING FACTORS (C.A.F.) di NatrixLab nasce con l’obiettivo di rispondere ad alcune preoccupazioni sentite dalla popolazione riguardo all’aspettativa di invecchiare al meglio e rimanere più giovani, più belli e più sani più a lungo. Il C.A.F. è un test innovativo, il più completo e unico nella categoria dei profili AntiAging, poiché riunisce in un'unica analisi la valutazione dei principali processi che portano all’invecchiamento: l’ossidazione, l’infiammazione, la glicazione e la metilazione. Questo test può essere utilizzato come valutazione complessiva dello stato di benessere dell’individuo: l’alterazione di un parametro può rappresentare un importante fattore di rischio di invecchiamento cutaneo e tissutale. Ma quali sono le condizioni da modificare nello stile di vita per prevenire questo temuto invecchiamento precoce? Il sovrappeso e l’obesità, per tutte le complicazioni che ne derivano; lo stress psico-fisico, una vita sregolata, frenetica oppure troppo sedentaria e non da ultimo, un eccessivo consumo di alcol, droghe e fumo. Anche i fattori ambientali esterni sono purtroppo protagonisti dell’invecchiamento, non dimentichiamo lo smog e i raggi UV. Quindi attenzione, da questa descrizione si evince che siamo tutti a rischio invecchiamento precoce! Oggi lo specialista può disporre di uno strumento di facile comprensione, affidabile e certificato, comodamente nel suo studio. E’ sufficiente un rapido prelievo di sangue capillare da polpastrello per eseguire l’analisi C.A.F. e ricevere un referto di facile interpretazione. Grazie a questo importante passo avanti nella biologia dell’invecchiamento, lo specialista sarà in grado di personalizzare al massimo l’alimentazione, i trattamenti e l’attività fisica del paziente, a seconda delle necessità e dei bisogni individuali.
Altri test diagnostici effettuati da NatrixLab FOOD INTOLERANCE TEST (F.I.T.): analisi quantitativa delle intolleranze alimentari in E.L.I.S.A. ANTIAGING PROFILE (A.A.P.): valutazione dello stress ossidativo: marker di ossidazione LIPIDOMIC PROFILE (L.P.): profilo lipidomico e di membrana eritrocitaria ZONA TEST (AA/EPA): rapporto acido arachidonico/acido eicosapentaenoico, indicazione dell’equilibrio tra acidi grassi Omega 6 e Omega 3 CARDIO WELLNESS TEST (C.W.T.): valutazione del rischio di incorrere in patologie cardiovascolari. PER ULTERIORI INFORMAZIONI:
NATRIX S.r.l.
Via Cavallotti, 16 42122 Reggio Emilia – loc. Mancasale Tel. +39 0522 232606 Fax. +39 0522 506136 e-mail. info@natrixlab.it
www.natrixlab.it
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L’Accademia del Fitness nonostante le cure e/o si accrescono e/o recidivano rendendo la qualità di vita pessima ed insostenibile. In questi casi l’intervento di discectomia tramite chirurgia mini invasiva è non solo consigliabile, ma diviene necessario. In questi casi che fare ? 1. Non vi affidate al primo venuto ed evitate manipolazioni vertebrali: potrebbero peggiorare la compressione discale e rendere l’ernia non più operabile con sistema chirurgico mininvasivo. Consultate esclusivamente solo veri esperti (specialista ortopedico esperto di chirurgia vertebrale), non affidatevi agli improvvisati non in possesso dei requisiti professionali necessari e ricordate che l’ernia del disco non è mai una patologia banale e se trattata in maniera inadeguata può addirittura peggiorare! 2. Iniziare con trattamenti sintomatici e conservativi, per 7-10 giorni, anche in presenza di dolori forti a meno che non si manifestino sintomi particolari come paresi ingravescenti (documentabili con Elettromiografia ed un corretto esame clinico neurologico) 3. Ricordate che iI trattamento sintomatico non rimuove la causa ed è un po’ come spegnere la lampadina nel cruscotto che segnala la mancanza dell’olio del motore, senza rimboccare i livelli illudendosi che il problema non ci sia. Il tanto bistrattato cortisone può aiutare a gestire i primissimi giorni della sintomatologia infiammatoria sgonfiando una radice compressa ed edematosa e riducendone il danno. Ma non si può instaurare
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una terapia cortisonica in pianta stabile sperando che l’ernia non recidivi più! 4. Passati i 7-10 giorni si può cominciare a pianificare, se ne esistono le condizioni, un trattamento percutaneo mini-invasivo a fini curativi o anche, eventualmente, per prevenire recidive. 5. I trattamenti percutanei mini-invasivi hanno un'elevata percentuale di successi in mani esperte (90%), ma possono talora recidivare specialmente se utilizzati senza la giusta indicazione o senza rimuovere la causa primaria del disturbo (disturbi occlusali, di appoggio plantare, di accomodazione visiva, etc.). 6. Diffidate di coloro che propongo la medesima tecnica per qualsiasi paziente. Tra le strumentazioni utilizzate Il Dekompressor, che consente un ottimo trattamento percutaneo miniinvasivo di ernie del disco contenute. 7. Se l’ernia è invalidante e resistente a (o non indicata per) uno dei predetti trattamenti, va effettuato un trattamento micro-chirurgico eventualmente completato da impianto di protesi discale. Professor Dottor Adolfo Panfili Specialista in Ortopedia e Traumatologia dell’Apparato Locomotore Centro di Chirurgia Mininvasiva, Colonna, Spalla, Ginocchio, Mano e Piede Membro dell’EFSA (European Food Securety Authority)
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I livelli logici della PNL applicati all’Anti-aging I livelli logici applicati all’anti-aging servono ad acquisire maggiore consapevolezza circa le aree in cui è possibile intervenire per rallentare il processo dell’invecchiamento, mediante una approfondita ed ampia analisi volta ad individuare i punti di forza o di debolezza. I fattori che determinano una buona applicazione dei principi su cui si basa l’anti-aging sono essenzialmente riconducibili ai seguenti livelli: • ambiente, • comportamenti, • capacità, • credenze/convinzioni/valori, • identità, • spiritualità/mission. Ambiente Ormai è un dato di fatto che l’invecchiamento è espressione di un’interazione fra l’individuo e il suo ambiente (epigenetica), anche sotto un profilo meramente psicologico, di tratti di personalità. John B. Watson, uno degli psicologi più influenti del secolo scorso, in contrapposizione al comportamentismo classico riteneva che la diversità dei fattori ambientali influenzi ciò che apprendiamo e diventiamo nel corso della vita. Scrive Watson: “Datemi una dozzina di infanti sani, e ben formati, ed un ambiente specifico dove crescerli e vi garantisco che scegliendoli a caso ed educandoli ognuno per un settore specialistico posso creare un dottore, un avvocato, un artista, un capo mercante e addirittura un mendicante e un ladro, indipendentemente dal loro talento,
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gusto, tendenze, abilità, vocazioni e razza dei loro antenati ”. Sotto un’ottica antiaging, uno tra i più importanti aspetti che influiscono sull’ambiente è dato dal “campo”. L’elettrochimica ci insegna che ogni cellula del nostro corpo possiede un voltaggio negativo all’interno ed uno positivo all’esterno. Le cellule emanano una vibrazione o un’onda e tutte le onde messe insieme danno vita ad un “campo”. La fisica quantistica, dal canto suo, afferma che la nostra esistenza fisica è controllata dal campo. Le onde di ogni cellula vengono influenzate fortemente dalla “voce centrale” che proviene dalla mente e il campo creato dalle vibrazioni cellulari viene emanato tutto intorno a noi. Qual è il punto? Le onde di un atomo, integrandosi con le onde di un altro atomo, creano un’interferenza che può essere costruttiva nel momento in cui le credenze e le convinzioni che provengono dall’ambiente sono potenzianti (Cosa vuol dire invecchiare? Utilizzare l’esperienza acquisita per un’utile condivisione. Questo genera uno stato d’animo potenziante che influisce sulle vibrazioni cellulari) o distruttive se queste stesse credenze sono depotenzianti (come ad esempio la parola invecchiare connessa a decadimento). Tutto questo ricopre un ruolo fondamentale sull’impact factor che determinate convinzioni hanno sulla nostra durata di vita. Ultimamente i ricercatori hanno effettuato un esperimento veramente interessante. Hanno messo alcune cellule in un set di cultura, suddividendo il gruppo in due piattini diversi. Hanno successivamente posto nel primo set delle sostanze nutritive mentre nel secondo delle tossine,
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L’Accademia del Fitness riportando le cellule nell’incubatore. Hanno così notato che le cellule del primo set si dirigevano verso le sostanze nutritive, mentre le cellule del secondo set si ritraevano dai segnali negativi che rappresentavano una minaccia, dirigendosi in senso opposto. Tutto questo si è svolto senza che le cellule toccassero le sostanze. In altri termini le cellule hanno percepito i “segnali” che tali sostanze emanavano. Nell’elettrodinamica quantistica (quantizzazione del campo elettromagnetico) si considera la quantizzazione dell’energia relativa ai livelli energetici degli elettroni, affermando che ogni atomo produce una vibrazione che influenza gli atomi adiacente ad esso. In altri termini il campo (costruttivo o distruttivo) che posseggono le persone che ci circondano influenza il nostro campo, alterando positivamente o negativamente la nostra biologia corporea nel corso del tempo. Quindi, se noi possediamo un campo di informazioni non locali devote alla longevità (costruttivo), la presenza intorno a noi di persone che non sono della stessa opinione o non hanno le stesse credenze (distruttivo) può risultare altamente dannosa. La persona che soffre di stati mentali depotenzianti lancia un messaggio di disagio e invia i “germi” di questo suo stato d’animo, che si trasmettono a chi sta intorno. Si è scoperto, ad esempio, che la solitudine è contagiosa, proprio come le malattie causate da un virus (studi effettuati dal professor John Cacioppo, docente di neuropsicologia e direttore del centro di neuroscienze cognitive e sociali dell’ Università di Chigago, negli Stati Uniti). Allo stesso modo avviene anche per altri stati mentali depotenzianti (depressione, ansia, mancanza di autostima,ecc.). Avere stabilito questo, permette di elaborare strategie che interrompono la catena del “contagio” emotivo e restituiscono alla persona la possibilità di aumentare la propria qualità di vita. Inavvertitamente chi ci sta intorno è corresponsabile del generarsi della situazione depotenziante. In definitiva ognuno di noi è influenzato in maniera determinante da chi ci sta intorno, dall’ambiente in cui vive.
Capacità L’utilizzo costante di tali comportamenti vi permetterà successivamente di sviluppare delle capacità. Ci sono individui che seguono uno stile di vita corretto solamente per un breve periodo della loro vita per poi sospenderlo improvvisamente. In questi casi ci troviamo di fronte a persone che non hanno sviluppato le capacità necessarie per ottenere risultati nel tempo, bensì hanno modificato temporaneamente qualche comportamento: non riuscendo ad ottenere successi nel lungo termine hanno deciso di non seguire più quella strada. Così una volta individuati gli alimenti che è possibile consumare, sarà nostro compito essere parte attiva del sistema per gestire al meglio gli eventuali imprevisti o la mancanza di tempo, attuando determinati comportamenti o rispettando determinate regole alimentari. Gli alimenti da consumare dovranno essere alimenti sani, ma bisogna scegliere personalmente quali mangiare e soprattutto capire quando variarli. Le capacità si sviluppano con l’addestramento e devono essere collegate ad un principio di flessibilità.
La domanda da porsi è: quali comportamenti dovrò migliorare per rallentare i processi degenerativi legati all’invecchiamento, sia sotto il profilo fisiologico che sotto quello patologico?
Comportamenti I comportamenti sono le azioni specifiche degli individui. Precisamente sono i passi concreti da compiere per mettere in atto i principi su cui si basa l’anti-aging. La domanda da porsi in questo livello è: quali comportamenti dovrò migliorare per rallentare i processi degenerativi legati all’invecchiamento, sia sotto il profilo fisiologico che sotto quello patologico (comportamenti alimentari corretti, stile di vita, integrazione, attività fisica, gestione dello stress e via dicendo)? Se per vari motivi non riuscite a controllare un livello è consigliabile lavorare sul livello che gli è vicino. Così se vi trovate in un ambiente in cui avete difficoltà a controllare e a mettere in atto specifici comportamenti per la presenza di persone che non aderiscono ad un sano stile di vita, potete scegliere un ambiente che vi impedisca di inquinare i vostri buoni propositi.
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Credenze e convinzioni Una credenza non è nient’altro che ciò in cui si crede veramente e quello che crediamo della senescenza o di noi stessi (self image) è influenzato fortemente da ciò che abbiamo creduto fin dalla nostra giovane età. Le credenze rappresentano delle forti convinzioni su come si percepisce la realtà, influenzando fortemente i nostri pensieri oltre che le nostre scelte. La realtà viene costruita soprattutto in base alle informazioni che ognuno ha acquisito nel corso della vita. Le credenze sono connesse fortemente all’ambiente in cui si vive. Così se immagino di acquisire grandi competenze e consapevolezza nel corso della mia vita e credo e immagino me stesso a novant’anni ancora pieno di energia ed in grado di utilizzare tutto quello che ho imparato a mio vantaggio, tale rappresentazione spesso non va bene (ironicamente parlando) perché poco aderente alla realtà e fuori dal senso comune. Ritornando al modello dell’ambiente, le persone che stanno intorno a noi possono influenzare le nostre credenze, anche generandole. Queste ultime possono consistere nel credere che la vecchiaia sia connessa a decadimento e malattia oppure credere di non essere una persona “forte” (sia dal punto di vista della propria auto-immagine sia sulla propria efficienza immunitaria di contrastare le varie patologie che possono presentarsi nel corso della vita) perché qualcuno o qualcosa ci ha convinto del contrario. Ma la vecchiaia non è essa stessa una malattia, come invece sostenevano gli antichi romani (“Senectus ipsa morbus”- Terenzio), e come tanti ancora oggi continuano a credere. Tuttavia le modalità di invecchiamento non possono prescindere
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dalla personalità e dalle esperienze acquisite: si può attribuire alla vecchiaia un significato positivo, vivendola nel modo giusto come un momento di saggezza o di massima espressione creativa, nonché come sintesi del significato dell’esistenza ed utilizzo delle esperienze che nel corso della vita si sono apprese per un’utile condivisione con altri individui. Al contrario, i problemi insorgono allorquando una persona comincia a guardare indietro al proprio passato con nostalgia sempre più forte e al futuro con ansia e insicurezza; quando il passato appare globalmente sotto una luce positiva mentre il presente e ancor più il futuro si prospettano carichi di ombre inquietanti. La medicina anti-aging focalizza il suo interesse sulla consapevolezza che gli insulti di varia natura (meccanica, metabolica, radioattiva, elettromagnetica, psicologica, tossicologica e via dicendo) causano dei danni di tipo cumulativo. Lo stesso principio è validissimo per le credenze maturate nel corso della vita. Ma quanto sono importanti le credenze? Esse assumono un ruolo di primissimo piano: basti pensare alle tantissime ricerche svolte dalla PNIE (psiconeuroimmunoendocrinologia) che attribuiscono un’importanza rilevante alle convinzioni per stimolare il processo di autoguarigione. Identità L’identità riguarda più un aspetto inerente la terza età, il cosiddetto castello già costruito, a differenza dei comportamenti, delle capacità e delle credenze che vanno invece applicati e generati durante il corso della vita per creare quell’identità di una persona di terza età efficiente. Più l’identità è potenziante e maggiore giovamento trarremo da essa.
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L’identità nella Programmazione Neuro-Linguistica mostra l’aspetto più completo di noi, ingloba il senso di chi siamo, l’idea di chi noi siamo, la nostra auto-immagine, e viene costruita sui livelli sottostanti (ambiente, comportamenti, capacità, credenze e convinzioni) nel corso di tutta la nostra esistenza. Essa determina le nostre convinzioni, i valori, i comportamenti, gli atteggiamenti e le abitudini, sviluppando il nostro senso di “mission”. Questo livello risponde alla domanda: Chi sono? Ci sono individui di terza età che, anche se esteticamente anziani, hanno la convinzione di essere giovani, perché posseggono una propria autoimmagine che li fa sentire tali. Al contrario altri, seppur più giovani di quest’ ultimi, hanno la convinzione di essere molto più anziani di quanto realmente siano. Questa differente tipologia di identità genera dei comportamenti più o meno potenzianti che influenzano le nostre aspettative di vita, oltre a determinarne la qualità. Spiritualità – Mission La spiritualità non deve essere intesa in un’accezione meramente religiosa, ma riguarda tutto ciò che è legato a ideali, principi e senso di mission. Nel corso della vita, soprattutto in giovane età, bisogna stabilire cosa e come voler vivere la propria esistenza, evitando quello stile di vita che nel tempo genera dei danni all’interno delle cellule. In quest’ottica se conduco una vita piena di eccessi non mi posso aspettare di vivere una terza età nel miglior dei modi. Dr. Claudio Lombardo Laurea di primo livello in “Scienze organizzative e gestionali” Sport Coach (specializzato in PNL) - Diet Coach - Coaching Consultant. www.claudiolombardo-pnlesport.com
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Il Management Dietoterapico Integrato delle Dislipidemie L’aterosclerosi e le sue complicanze rappresentano uno dei determinanti principali di mortalità e morbilità in tutto il mondo. Il processo sistemico dell’aterosclerosi ha fra gli organi target tutte le strutture “nobili” (cuore, cervello, rene, occhio, ecc.) con ricadute cliniche importanti come sindromi coronariche, cerebrovasculopatie, nefropatie ed altre ancora. Tutto ciò spiega la notevole enfasi che la Medicina Preventiva pone sulla prevenzione dell’aterosclerosi. Sul piano fisiopatologico si stratta di un processo multifattoriale in cui intervengono fattori di rischio non modificabili (età, sesso, familiarità, etnia) e fattori di rischio modificabili (dislipidemie, diabete mellito, ipertensione arteriosa, obesità, sedentarietà, scelte alimentari, fumo). In medicina clinica assume grande rilevanza pratica l’assessment del rischio cardiovascolare globale, ossia le definizione per il singolo paziente della probabilità di andare incontro ad eventi cardio-cerebrovascolari maggiori, stimata in funzione della coesistenza e dell’entità dei fattori di rischio. Questa stima del rischio è una guida importante per impostare e calibrare gli interventi preventivi : su quali fattori agire prioritariamente e con quali strumenti terapeutici. Il coinvolgimento attivo del paziente è essenziale, nell’ambito di una visione del rapporto clinico che vede nell’empowerment un valore importante della relazione terapeutica. Le dislipidemie costituiscono un ampio gruppo di alterazioni dell’assetto lipidico derivanti da una complessa interazione fra fattori genetici e fattori ambientali, e sono uno dei determinanti maggiori dell’aterosclerosi. In alcune forme l’impronta genetica e il derangement metabolico sono così rilevanti che i valori elevati di lipidi (colesterolo e trigliceridi) sono trattabili solo con il ricorso a farmaci liporegolatori potenti e ben studiati, come le statine. In queste forme il ruolo degli altri interventi sullo stile di vita è importante, ma ancillare rispetto alla terapia farmacologica nell’azione di riduzione del rischio cardiovascolare. In alcuni casi, neanche il trattamento farmacologico è efficace nel controllare la dislipidemia ed è necessario ricorrere a forme invasive di trattamento, come la LDL-aferesi. Tuttavia, va ben specificato al paziente che una specifica attenzione alla corret-
ta alimentazione, all’attività motoria e all’abolizione del fumo rappresentano dei pilastri della strategia preventiva anche in caso di trattamento farmacologico. In molte forme di dislipidemie il peso dei fattori ambientali, comportamentali, legati alle scelte e allo stile di vita ha un impatto maggiore nel determinismo del quadro lipidico e del rischio cardiovascolare globale e il ricorso al trattamento farmacologico può essere dunque inappropriato o quantomeno insufficiente ad apportare benefici misurabili. In tutti i casi appare dunque molto importante un management clinico che contempli più interventi: strategie nutrizionali eventualmente integrate da nutraceutici e cibi funzionali, attività fisica, scelte farmacologiche, abolizione del fumo. Trattandosi di interventi che devono essere duraturi, il paradigma operativo è quello della Lifestyle Medicine, ossia di quella disciplina a cavallo tra Medicina e Psicologia che studia le modalità per ottenere e sostenere i cambiamenti salutari dello stile di vita. Infatti, uno stile di vita sano, a differenza dei farmaci, ben più difficilmente può essere solo “prescritto” senza un reale coinvolgimento cognitivo e comportamentale del paziente. Le linee guida nutrizionali per il trattamento delle dislipidemie sono state pubblicate dalle maggiori Società Scientifiche e Istituzioni Sanitarie interessate al tema e da esse si desume come la Dieta Mediterranea possa essere sicuramente considerata uno dei principali modelli di riferimento. Negli ultimi anni si è registrato un crescente interesse per il ruolo positivo sull’assetto lipidico svolto da alcuni integratori alimentari (nutraceutici) e da cibi arricchiti di sostanze protettive (functional foods). Fitosteroli, fibre viscose, fibre idrosolubili, proteine della soia, semi di oleose, riso rosso fermentato, policosanoli, micoproteine, derivati dell’aglio, acido linoleico coniugato sono alcuni di questi elementi su cui gli studi scientifici hanno dimostrato un potenziale beneficio. Un management integrato delle dislipidemie che combini in modo appropriato tutti questi interventi, ha il potenziale di concorrere a ridurre il carico di morbilità associato alle dislipidemie con un corretto utilizzo delle risorse.
In queste forme il ruolo degli altri interventi sullo stile di vita è importante, ma ancillare rispetto alla terapia farmacologica nell’azione di riduzione del rischio cardiovascolare.
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Marcello Montomoli Referente Regionale ANSISA per la Toscana
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PROGRAMMA: ANTROPOMETRIA: misurazioni- plicometria ed impedenziometria BIOCHIMICA ED ENDOCRINOLOGIA DELL’ALIMENTAZIONE ALIMENTAZIONE NELL’ATTIVITA’ FISICA DIETE DEL FITNESS: Cronormorfodieta - Gruppi sanguigni - Mediterranea - Metabolica Paleodieta - Warrior Diet - Zona INTEGRAZIONE ALIMENTARE INTOLLERANZE ED ALLERGIE ALIMENTARI - I PREBIOTICI ALIMENTAZIONE ANTI-AGING PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA: l’aspetto motivazionale Il corso di Educatore Alimentare serve a dare una credibilità ed una competenza maggiore all’operatore di fitness che si trova a relazionare nell’ambito del suo lavoro con persone che cercano di migliorare il loro stato fisico come estetica, benessere, salute, tramite un percorso che prevede un adeguamento dello stile di vita. Se la pratica dell’esercizio fisico corretta è fondamentale in questo percorso altrettanto lo è un corretto approccio alimentare. Questo traguardo è raggiungibile tramite un’adeguata educazione alimentare che può essere impostata appunto da una figura come l’“Educatore Alimentare”, che non deve essere confuso con il “dietista” o il medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, il primo preposto alla costruzione di una dieta calcolata e impostata per specifici obiettivi, il secondo unica autorità preposta a prescrivere diete finalizzate alla cura di patologie. Il compito dell’Educatore Alimentare sarà appunto quello di insegnare a scegliere i cibi più indicati nelle corrette proporzioni e modalità di assunzione senza impostare diete specifiche con grammature e percentuali.
Il corso è senza frequenza. Verrà fornito il materiale didattico e tutoraggio telefonico o via e-mail. E’ previsto un esame finale scritto (test a risposte multiple) e orale.
SEDE / DATA ESAME : PARMA - 20 ottobre 2012
QUOTA: € 500,00 (comprensiva della quota associativa) Il pagamento deve pervenire entro il 05-08-2012 L'importo può essere pagato, con una maggiorazione in due rate : - 1a rata entro il 05-08-2012 : € 270,00 - 2a rata entro il 20-09-2012 : € 270,00
ACCADEMIA DEL FITNESS Galleria Crocetta 10/A 43126 PARMA Tel. 0521.1682083 Tel. 0521.941319 Fax 0521.294971
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ANTI-AGING E FITO-ESTRATTI:
PIÙ TESTOSTERONE, PIÙ CAPELLI, MENO PROBLEMI ALLA PROSTATA (parte seconda)
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della massa muscolare, aumento delle prestazioni atletiche, aumento della libido e della produzione di spermatozoi, ecc…). Gli effetti del T.T. derivano dalla presenza di saponine attive tra cui la protodioscina alla quale sembra debba essere attribuito l’effetto sull’LH. È quindi fondamentale che l’integratore alimentare a base di T.T. sia titolato in saponine effettivamente attive, per innalzare il TESTOSTERONE. In numerosi studi si è osservato che il T.T. induce l’aumento del TESTOSTERONE in soggetti sotto stress anche da sovra-allenamento e con livelli bassi di TESTOSTERONE mentre, in soggetti in forma e con normali livelli di TESTOSTERONE, anche l’estratto di T.T. più attivo non induce grandi cambiamenti. Questo dimostra che il T.T. è in grado di ottimizzare come adattogeno, l’assetto ormonale in soggetti stressati e che quindi
Le caratteristiche dell’uomo in ottima salute ossia: buona massa muscolare, forza, resistenza, efficienza psico-fisica, libido, rendimento sessuale soddisfacente, lo rendono più perfomante e soddisfatto.
Innalzare il TESTOSTERONE con metodi naturali e contemporaneamente salvaguardare la salute della prostata, limitando la caduta dei capelli. Al fine di ottenere benefici sull’anabolismo muscolare, sulla libido e le prestazioni in genere è possibile associare alla propria alimentazione sostanze in grado di aumentare i livelli naturali di testosterone, ma un incremento di testosterone può causare o peggiorare problemi a carico della prostata e dei capelli, è quindi necessario utilizzare integratori in grado di prevenire l’insorgenza di disturbi prostatici e del cuoio capelluto. Il TRIBULUS TERRESTRIS (titolato ad altissima percentuale in saponine attive) è una pianta che cresce prevalentemente in India. Contiene sostanze chiamate saponine in grado di stimolare l’ormone ipofisario LH che a sua volta stimola la sintesi di TESTOSTERONE con conseguente aumento delle manifestazioni metaboliche che dipendono dal TESTOSTERONE stesso (aumento
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L’Accademia del Fitness tale pianta non spinge l’equilibrio ormonale come invece farebbe uno steroide anabolizzante, ma aiuta l’individuo a ritrovare il proprio equilibrio ormonale. II T.T. se ben utilizzato e prescritto da un dottore esperto, può essere a ragione considerato un “ottimizzatore ormonale”. Anche assumendo un sovradosaggio di tale pianta, i valori di TESTOSTERONE rimarranno comunque nei limiti della norma: il TESTOSTERONE non supererà, almeno nei casi già studiati, livelli tali da essere considerato DOPING con tutti i numerosi problemi per la salute che l’autore ha già descritto in numerosi articoli in anni di attività. Il dosaggio salutare consigliato è di 750-1250 mg diviso in più assunzioni giornaliere (la dose può essere modificata in modo personalizzato secondo il parere del proprio medico curante). Un altro principio attivo in grado di aumentari i livelli di TESTOSTERONE è il FENUSIDE contenuto nel FIENO GRECO (testofen-estratto secco titolato al 50% in fenuside). Il fenuside è in grado di aumentare i livelli di TESTOSTERONE e svolge un’azione TESTOSTERONE-simile legandosi ai siti di legame (recettori) del TESTOSTERONE mimandone quindi gli effetti. Provoca in tal modo un aumento della massa muscolare e della libido. Il dosaggio consigliato è di 300 mg, ma è suscettibile di modifiche in base al giudizio medico. Per contrastare gli effetti a carico della prostata e dei capelli indotti indirettamente dall’incremento del TESTOSTERONE che viene convertito in DHT, la natura ci mette a disposizione in particolar modo due piante, il SERENOA REPENS (palmetto seghettato) e l’ORTICA (urtica dioica). Il SERENOA REPENS è in grado di inibire la conversione del TESTOSTERONE in DHT e riduce l’attività ed il trasporto dello stesso DHT. Quindi diminuendo la conversione in DHT, tale pianta potrebbe aumentare la disponibilità dei livelli di TESTOSTERONE libero con conseguente aumento delle funzioni anaboliche dello stesso, con netto miglioramento delle prestazioni atletiche e sessuali. Riducendo il DHT, si apporta inoltre un benefico effetto in persone che soffrono di ipertrofia prostatica e nella prevenzione della calvizia androgenetica. L’ORTICA (urtica dioica), possiede componenti in grado di legarsi alla SHBG (globulina legante gli ormoni sessuali), al posto del TESTOSTERONE, saturando i siti di legame che risultano non essere più disponibili per il TESTOSTERONE. In tal modo si ha a disposizione una maggiore quota di TESTOSTERONE libero che può in tal modo esplicare le sue funzioni. L’ortica inoltre inibisce il legame del DHT ai siti di legame del DHT sulla prostata e riduce l’azione dell’enzima 5-alpha-reduttasi che è responsabile della conversione del TESTOSTERONE in DHT. In tal modo quindi l’ortica è utile per incrementare in modo naturale i livelli di TESTOSTERONE e nella prevenzione dell’ipertrofia prostatica benigna e della caduta dei capelli. Il serenoa repens frutto estratto secco supercritico in CO2 titolata al 45% in acidi grassi (320 mg) e l’ortica radice estratto
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secco titolato allo 0.8% in steroli totali calcolati come beta sistosterolo (120 mg), sono quindi indicate per gli uomini intorno ai 40 anni che desiderano prevenire l’ipertrofia prostatica ed il diradamento dei capelli, ma anche migliorare le performance fisiche, sessuali, comportamentali, innalzando in modo naturale, senza forzarne la sintesi, i livelli di TESTOSTERONE circolante tramite l’associazione sinergica di piante come il Tribulus terrestris ed il Fieno Greco-TESTOFEN (particolare estratto brevettato titolato in fenuside,mentre il normale fieno greco contiene pochissima fenuside). In sintesi l’utilizzo di tali estratti titolati permettono di conseguire il massimo rapporto tra innalzamento-ottimizzazione del TESTOSTERONE e contemporaneamente salvaguardare la salute di prostata e ritardare-prevenire la caduta dei capelli. Il tribulus terrestris, il testofen, il serenoa repens e l’ortica, rientrano in quella classe di integratori alimentari formulati per favorire la performance maschile a 360°, concreta azione ANTI-AGING, fornendo all’uomo utilizzatore ed al medico, dei validi strumenti per migliorare il benessere psico fisico, incrementando i punti di forza che rappresentano le caratteristiche dell’uomo in ottima salute ossia: buona massa muscolare, forza, resistenza, efficienza psico-fisica, libido, rendimento sessuale soddisfacente, riducendo al minimo i limiti delle modificazioni fisiologiche che insorgono nell’uomo intorno ed oltre i 40 anni, rendendolo più perfomante e soddisfatto. In poche parole: una vera efficace azione ANTI-AGING con mezzi esclusivamente naturali. Tali estratti vegetali possono essere assunti, secondo consiglio medico, con ampio margine di sicurezza infatti non alterano, come steroidi anabolizzanti, ecc., i meccanismi ormonali che la natura ha pensato per l’uomo ma favoriscono un’ottimizzazione delle funzioni che la natura stessa ha creato. Con un allenamento bio-tipizzato e alimentazione personalizzata, l’associazione di questi estratti può far migliorare sia la performance psico-fisica a 360°, sia migliorare il tono muscolare; con un allenamento con pesi gravosi, idonei per micro-lacerare la fibra muscolare, si può INOLTRE favorire un apprezzabile incremento della massa muscolare anche nell’OVER 40. Per consulenze, preparazioni atletiche, corsi di formazione professionale, contattare il Dott. A. Gelli: e-mail dottalessandrogelli@virgilio.it Dottor Alessandro Gelli o.m. Forum Manager Sanità Europea (European Health Manager Forum)
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Genetica:
Dimagrimento e fitness A partire dal 2007 la nutrigenetica ha avuto uno sviluppo incredibile, con enormi ripercussioni pratiche sulla nostra vita. Questa scienza si pone l’obiettivo di capire come modificare l’alimentazione di un individuo in maniera tale da garantirgli il miglior grado di salute possibile. La conseguenza di questi studi è stata la nascita di test genetici che possono effettuare uno screening di numerosi fattori in grado di incidere sul benessere di un individuo, come la sensibilità al nichel, la predisposizione alla celiachia o all’intolleranza al lattosio, ecc. Tuttavia, negli ultimi due anni la vera sfida è diventata quella di riuscire a personalizzare l’alimentazione per combattere i chili di troppo e l’obesità, un aspetto che pur rientrando nell’ambito generale della ricerca del benessere, l’OMS riconosce come patologia e che si sta espandendo in tutto il globo con i caratteri di una vera e propria epidemia. Il sovrappeso, dunque, non è solo un problema puramente estetico ma incide sulla qualità della vita di un individuo ed in Italia interessa il 35% della popolazione e circa il 24% dei bambini delle terze elementari. Ma come si fa a combattere i chili di troppo? La genetica ci aiuta ma bisogna muoversi con cautela. Ad oggi sono circa 1400 i geni che, con varie funzioni, sono associati all’obesità ed al sovrappeso secondo la bibliografia più recente. Ciò, purtroppo, rende impossibile pensare di analizzarli tutti e d’altra parte non tutti questi geni hanno la stessa importanza.
Pazienti e specialisti sono spesso fuorviati da proposte di vario tipo, tra cui lo screening della sensibilità al glutine, al nichel, al lattosio, che però risultano inefficaci per chi ha la necessità di raggiungere il peso forma. La svolta è arrivata nel marzo del 2010 quando, in occasione della conferenza internazionale di medicina cardiovascolare di San Francisco, l’equipe guidata dal Prof. Gardner, dell’Università di Stanford, ha presentato un lavoro rivoluzionario, mostrando come l’analisi di un pool selezionato di geni renda possibile stilare una dieta in grado di ridurre significativamente il peso anche di quelle persone che in passato non erano riuscite ad ottenere risultati nonostante i ripetuti tentativi. Inoltre, Gardner ha dimostrato non solo che una dieta basata sul genotipo è più efficace rispetto a quella “non personalizzata”, ma anche che è in grado di ridurre il rischio che il peso perso possa essere recuperato in futuro. Prendendo spunto da questo studio, gli specialisti del laboratorio di genetica molecolare Research & Innovation di Padova sono arrivati ad integrare questo tipo di analisi per conoscere non solo lo schema alimentare più adatto per perdere peso, ma anche la risposta dell’organismo all’attività fisica e, cosa ancora più importante in ottica preventiva, il grado di predisposizione di ognuno di noi al rischio rappresentato dal sovrappeso e dall’obesità. Il risultato di tale lavoro è che tramite l’analisi congiunta e mirata di geni ben documentati e dei loro effetti reciproci, si è capito come tradurre il profilo genetico di una persona nello schema alimentare ideale e nella “dose” di attività fisica necessaria per consentirle di dimagrire e/o di aumentare le proprie prestazioni fisiche. Informazioni, queste, fornite con referti di facile comprensione, in grado di rendere una scienza complessa come la genetica facilmente comprensibile da parte di tutti. Grazie alla genetica, dunque, possiamo davvero conoscere noi stessi e vivere al meglio. Dott. Raffaello Michelotti Biologo
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Sessualità
cibo e cervello Nel corso del processo d’evoluzione umana la sessualità ha assunto uno spazio enorme, non soltanto per scopi riproduttivi, ma anche con funzioni di mantenimento del legame affettivo tra partner, discostandosi enormemente da quella dei milioni di specie animali che popolano il mondo. In definitiva si è passati dal fulmineo accoppiamento dello scimpanzé alla sessualità ed all’erotismo dell’uomo, come dal pasto crudo si è arrivati alla cottura del cibo ed alla gastronomia. Una peculiarità del comportamento umano è data dal fatto che il sesso è un fatto privato: l’uomo è l’unico mammifero che si apparti per l’accoppiamento. Un legame forte e stabile di coppia (famiglia) è stato favorito dalla necessità di prolungate cure parentali verso i figli
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e cementato dal piacere sessuale e dalla reciproca assistenza, rappresentando un fattore importante per la salute, il benessere e la ricerca della felicità. L’alimentazione ha certamente condizionato lo sviluppo del corpo umano ed in particolare del cervello, che a sua volta ha condizionato il comportamento alimentare, e che insieme hanno influenzato il comportamento sessuale ed altre funzioni fondamentali come il sonno. Il controllo dell’appetito è una funzione complessa, in cui un ruolo fondamentale è svolto dal piacere, che utilizza gli stessi circuiti cerebrali del piacere sessuale, da stupefacenti e da emozioni artistiche. Fame, appetito e sazietà intervengono per regolare l’inizio, la fine e il volume del pasto.
numero 06 / 2012
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V Settimana per la prevenzione dell'obesità e per un corretto stile di vita. Parma, 2-14 Ottobre 2012
PRESIDENTE Leone Arsenio SEGRETARIO Federico Cioni SEGRETERIA SCIENTIFICA SSD Malattie del Ricambio e Diabetologia
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In collaborazione con Fondazione
Sisterion 33
L’Accademia del Fitness L’appetito esprime il desiderio di mangiare, la sazietà è una sensazione di ripienezza, fino alla comparsa di una sensazione spiacevole. In definitiva la spinta ad introdurre alimenti è da mettere in relazione ad una componente biologica obbligatoria (necessità di nutrienti energetici e plastici) ed una psicologica voluttuaria, tipica dell’uomo e degli animali conviventi con l’uomo. Il nostro passato condiziona tuttora le nostre preferenze perché gli uomini sviluppano facilmente preferenze per i sapori associati con cibi molto energetici (iperlipidici), mentre cibi a basso tenore energetico sono scartati perché il mangiarli portava meno benefici ai nostri antenati. Mortificare il gusto scegliendo cibi insapori non aiuta sicuramente a dimagrire in caso di sovrappeso, mentre un saporito e gradito boccone, masticato a lungo, fornisce una piacevole sensazione con effetto saziante. Le riserve energetiche e quindi il peso corporeo sono regolati in condizioni fisiologiche da meccanismi molto complessi, che servono a collegare l’assunzione di cibo con i fabbisogni nutritivi, con il sonno e con il sesso, senza la necessità di un impegno cosciente umano. Il meccanismo di riduzione dell’appetito è meno efficiente in condizioni di sovrappeso, permettendo facilmente l’insorgenza di obesità. Tutti i sensi sono coinvolti nell’atto di mangiare, a partire dall’olfatto, al gusto, al tatto, all’udito, ai termocettori e perfino i recettori del dolore, come nel caso del peperoncino (trigemino). I geni sono importanti nella preferenza verso alcuni cibi (Tornwall O et al. Genetic contribution to sour taste preference. Appetite 2012 Jan 4), anche se i fattori ambientali, soprattutto nei primi mesi di vita svolgono un ruolo importante nell’orientare il gusto dei bambini. L’abitudine al gusto salato, che si traduce nella tendenza ad aggiungere sale ai cibi, si forma a partire dal sesto mese di età (Stein LJ et al.The development of salty taste acceptance is related to dietary experience in human infants: a prospective study.Am J Clin Nutr. 2012 Jan;95(1):123-9). Il funzionamento difettoso di una proteina, che agisce come sensore per monitorare i grassi assunti con il cibo, potrebbe essere una delle cause dell’obesità e di patologie epatiche (Ichimura A. et al Dysfunction of lipid sensor GPR120 leads to obesity in both mouse and human Nature 2012). Numerosi studi hanno dimostrato una correlazione tra abbondanza del cibo e invecchiamento, tanto da parlare di un aumento della durata massima della vita, almeno nei topi, dovuta a restrizioni alimentari. Quando il cibo è abbondante, l’attività di un gene TOR, che codifica per una proteina omonima, aumenta con innalzamento della sintesi di insulina e dell’anabolismo mitocondriale e aumento della sintesi di proteine e grassi; viceversa, in condizioni di carenza, la riduzione dell’attività TOR porta ad una riduzione della crescita e proliferazione cellulare e ad un incremento dell’autofagia con degradazione dei componenti cellulari danneggiati e maggiore manutenzione cellulare con il risultato che l’invecchiamento
rallenta e i tessuti rimangono sani più a lungo (D. Stipp, una nuova strada verso la longevità. Le Scienze marzo 2012, pag 4147). Le cellule endocrine dell’apparato digerente sono in grado di “sentire” le proprietà del cibo, che attraversa il lume intestinale, rilasciando come risposta dei peptidi, detti incretine, con funzioni sazianti o comunque regolatorie (Hammed S et al. Gut hormones and appetite control. Oral Dis 2009, 15 (1), 18-26). L’obesità è considerato il maggiore problema sanitario nei paesi industrializzati. Secondo un’analisi su soggetti adulti residenti in 199 Paesi e 9,1 milioni di partecipanti, tra il 1980 e il 2008, la media mondiale del BMI è aumentata di 0,4 kg/m2 per decade negli uomini e di 0,5 kg/m2 per decade nelle donne e, nel complesso, si calcola che, nel 2008, in tutto il mondo vi erano 1,46 miliardi di adulti con BMI =/>25 kg/m2, dei quali obesi 205 milioni di uomini e 297 milioni di donne (Finucane MM, et al. National, regional, and global trends in body-mass index since 1980: systematic analysis of health examination surveys and epidemiological studies with 960 country-years and 9.1 million participants. The Lancet. 2011; Feb 12;377(9765):557-567). I dati, recentemente presentati in Florida, hanno confermato che in soggetti con BMI maggiore di 35 e multipli fattori di rischio, la spesa media per il controllo degli stessi è stata in media di 3.600 dollari, contro 2.700 dollari per pazienti con BMI compresi tra 30 e 35, 2.000 dollari per BMI compresi tra 30 e 27 e “soltanto” 1.700 dollari per BMI compresi tra 27 e 25 (Obesity 2011; October 1-5; Orlando FL. Abstract 830-P). Un’altra differenza fondamentale dell’uomo è la capacità di stupirsi, di meravigliarsi e, come diceva Aristotele, di riflettere e di cercare di scoprire il senso delle cose. La sapienza appartiene soltanto all’uomo: pensa tutto e si pone il problema del tempo e genera la storia, cioè la raccolta più o meno arbitraria di un certo numero di avvenimenti. Soltanto l’uomo comprende la necessità del passaggio dall’arbitrarietà all’etica della libertà e della responsabilità e sa di dovere morire, seppellisce con cura i propri morti e si pone il problema del dopo. Il mito di Icaro esprime bene l’atteggiamento dell’uomo: volare più alto verso l’infinito indica l’istinto umano di superare i confini ristretti della realtà e di puntare ad un atto grande ma, a volte, presuntuoso, perché supera le potenzialità umane ed è punito dalla morte. Il concetto di bene e di bello appare come universale per tutti i membri della specie umana e sembra essere simile ad una legge, come la legge di gravità. L’empatia, la capacità di comprendere e condividere emozioni, dimostra che l’uomo agisce come individuo sociale e risente molto dell’influenza ambientale nei suoi comportamenti.
Il controllo dell’appetito è una funzione complessa, in cui un ruolo fondamentale è svolto dal piacere, che utilizza gli stessi circuiti cerebrali del piacere sessuale e da emozioni artistiche.
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Leone Arsenio Sessualità, cibo e cervello 2011, Mattioli 1885, Fidenza (Parma).
Foto Mauro Mamone
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L’Accademia del Fitness
La ricetta di lunga vita
La dietetica secondo la medicina tradizionale cinese EQUILIBRIO - ENERGIA - SALUTE Dietetica cinese non significa doversi alimentare come i cinesi, ma semplicemente far tesoro delle loro intuizioni e delle regole della loro medicina per razionalizzare ed armonizzare la nostra alimentazione tradizionale. Attraverso l’uso di semplici combinazioni alimentari è possibile contribuire al trattamento di molte patologie e, soprattutto, esercitare una vera medicina preventiva, allo scopo di mantenere lo stato di salute il più a lungo possibile ed evitare la comparsa di malattie. In base ai principi della medicina cinese, per agire sull’aspetto estetico bisogna agire e cambiare innanzitutto lo Shen (l’energia mentale). Il corpo stesso diviene specchio e riflesso della natura, la forma esterna è considerata espressione dello shen interno: l’interiorità si manifesta sul viso e sul corpo. Per comprendere le basi della Medicina Tradizionale Cinese (MTC) è necessario introdurre il concetto di ENERGIA. L’universo è composto da energia e noi siamo un elemento di questo cosmo, il nostro corpo è riflesso dell’universo e nel nostro corpo abbiamo un riflesso dei suoi ritmi e delle sue regole. La Dietologia cinese studia la sottile impalpabile energia che è emanata dal cibo. L’ENERGIA si propaga con moto spiraliforme (l’immagine è quella della galassia), la Terra viene influenzata in modo particolare dal Sole che produce una
forza spiraliforme ad andamento antiorario centripeto definita energia Yang, questa a sua volta produce un moto della terra che dà origine ad una energia uguale e contraria ad andamento orario centrifugo definita energia Yin. Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, lo Yin è la forza che esprime contrazione, concentrazione, “materia”, ed è identificabile con il freddo, il buio, il passivo e con ciò che definiamo, in sostanza, come “vuoto di energia”. Lo Yang è la forza che esprime espansione, dilatazione, “energia” ed è perciò identificabile con il calore, la luce, l’attivo e con ciò che indichiamo, nell’alterazione energetica di un suo eccesso, “pieno di energia”. Lo yin rappresenta l’aspetto femminile, passivo, ricettivo, interno, freddo, oscuro di ogni fenomeno o cosa; lo yang ne é l’aspetto maschile, positivo, creativo, esterno, caldo e luminoso. Le due polarità non corrispondono ad entità materiali, né possono esistere e agire separatamente, ma si completano e trasformano a vicenda in un continuo processo dinamico. In pratica si formano le due energie antitetiche che permeano il nostro mondo e che danno origine alla vita: caldo/freddo, notte/giorno, positivo/negativo, acido/basico, immateriale/materiale. Tutti gli esseri viventi (gli animali, le piante e l’uomo) sono influenzati da queste energie, con predominanza maggiore talora dell’una talora dell’altra. L’aspetto degli
In base ai principi della medicina cinese, per agire sull’aspetto estetico bisogna agire e cambiare innanzitutto lo Shen (l’energia mentale).
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numero 06 / 2012 alimenti richiama le energie Yin e Yang, e ciò determina anche il loro contenuto. L’energia è invisibile, ma si percepiscono gli effetti della sua potenza: colori, aromi e sapori sono emanazioni dell’energia dei cibi che viene trasmessa all’uomo quando mangia. Nella visione propria della MTC, la terapia dietetica è soprattutto il riequilibrio delle turbe del caotico flusso di Energia (QI) e di sangue (XUE), base delle malattie e dell’invecchiamento precoce. “La Via produce l’Uno, l’Uno produce il Due, il Due produce il Tre e il Tre produce i Diecimila Esseri” (Huangdi Neijing)
Per dare un esempio, in alcuni c’è una predominanza dell’energia che spinge verso il basso in altri prevale l’energia che sale verso l’alto: se utilizziamo nell’alimentazione cibi con indirizzo energetico diverso, essi daranno all’organismo una “spinta” differente. Possiamo raffigurare questa energia come posizionata su di una bilancia dove i cibi vengono posti sui bracci in relazione alla predominanza dell’una o dell’altra energia.
Ovviamente i cibi posti al centro provocheranno meno perturbazioni dei cibi posti agli estremi. Sale marino Pesce
Cereali
Cuscus Granturco
Fiocchi
Polenta
Radici commestibili
Legumi
Tofu
Ortaggi a foglia
Frutta e semi Frutta secca e semi
Liquidi Frutta
YANG
YIN
Carne
Pollo Uova
YANG
Formaggi Latte freschi Formaggi Burro stagionati
Dolci Yogurt
Bevande zuccherate
YIN
Sale Salsa di soia Aglio marino naturale Miso Zenzero
YANG
Sucri di frutta Aceto sidro o riso
YIN
Le condizioni climatiche necessarie perché maturi un frutto o un ortaggio sono ben determinate quindi ci saranno cibi che vengono prodotti d’inverno, altri d’estate; sembrerebbe banale dirlo, ma mangiare un cibo estivo in inverno produrrà perturbazioni energetiche nell’organismo che possono poi tradursi in malattie. Troviamo poi malattie stagionali che vengono provocate dalla variazione climatica sull’organismo. Il Tao (la base filosofica) è improntato sulla natura e dunque maggiormente siamo in equilibrio, migliore sarà la nostra condizione di benessere. Dal punto di vista alimentare ogni nutrimento possiede le sue caratteristiche. Il basilico per esempio è molto buono, fa circolare e tonifica l’energia, ma se chi lo mangia (la persona) possiede troppa energia non è l’alimento indicato, poiché esso è utile in condizioni di lieve deficit o stasi di energia. In medicina tradizionale cinese ogni movimento (l’insieme degli organi e delle loro funzioni energetiche) corrisponde ad un particolare sapore. Se c’è deficit di Milza si hanno sintomi di gonfiore post-prandiale e feci molli. In questo caso bisogna assumere cibi con sapore leggermente dolce che tonificano la Milza. Se è presente astenia, minzione frequente, difficoltà di concentrazione per deficit di Rene, è bene mangiare cibi leggermente salati o provenienti dal mare. La persona in buona salute può mangiare tutto, ma per mantenere il benessere deve utilizzare i cibi in modo equilibrato. Il rognone tonifica l’energia dei Reni in modo marcato e tende a far crescere la pressione arteriosa. Associando a questo le coste di sedano, che hanno effetto contrario (tendono ad abbassare la pressione), si ottiene un piatto equilibrato dal punto di vista energetico. Questa caratteristica è presente nella maggior parte dei cibi e dei piatti tradizionali di ogni paese, manca invece nella ‘nouvelle cuisine’ dove si cerca unicamente un equilibrio estetico. Secondo la medicina cinese la persona deve godere di uno stato di benessere interiore che si rifletterà in una migliore immagine esteriore. Le donne sono particolarmente sensibili e sovente indotte a piccole e frequenti stasi di energia che, se non risolte rapidamente, possono trasformarsi in Fuoco. A sua volta il Fuoco asciuga i Liquidi Organici trasformandoli in Flegma (Tan) che porta poi alla formazione di cisti, fibromi, problemi dermatologici (acne, lipomi, pelle rugosa, ecc.), incanutimento precoce o caduta dei capelli, comparsa di rughe. Si è detto ripetutamente che l’universo è composto da energia e noi siamo un elemento di questo cosmo; il nostro corpo è riflesso dell’universo e nel nostro corpo abbiamo un riflesso dei suoi ritmi e delle sue regole. L’universo è anche costituito da 5 elementi fondamentali (detti anche movimenti per evidenziarne la natura dinamica): il legno, il fuoco, la terra, il metallo, l’acqua. Il legno, associato al colore verde, simbolizza la vegetazione che
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L’Accademia del Fitness nasce dal suolo e si risveglia in primavera. Il fuoco comprende tutto ciò che brucia e sale: associato al rosso e all’estate, con la sua mobilità, la luminosità e il calore esprime lo yang per eccellenza. La terra è l’elemento centrale: occupa anche il centro dei quattro punti cardinali e corrisponde al periodo di passaggio tra l’estate e l’autunno. Il metallo, rigido e indeformabile, rappresenta la durezza e la fissazione, ma anche la stagione autunnale. L’acqua che scende ristagna, si infiltra ovunque, attirata verso il basso e l’oscurità è la massima espressione dello yin; il suo colore è il nero e tutti colori scuri e la stagione che la esprime è l’inverno. Per comprendere l’importanza dell’energia degli alimenti occorre comprendere i due concetti di NATURA e di SAPORE. La “natura” è la capacità di produrre o disperdere calore. Abbiamo cibi freddi, freschi, neutri, tiepidi e caldi. Questa natura è in parte modificabile dalla preparazione e dalla cottura. Cottura al forno
Cottura in umido e cibi pasticciati
Cottura a pressione
Bollitura lenta
Zuppe cotte a lungo
Cibi saltati, Bollitura rosolati in olio veloce bollente Frittura in molto Cottura a Cibi crudi olio o grasso vapore
YANG
YIN
I “sapori” sono ACIDO collegato al FEGATO, AMARO al CUORE, DOLCE alla MILZA, PICCANTE al POLMONE, SALATO al RENE. Ogni sapore in quantità moderata è tonico per l’organo corrispondente, l’eccesso è tossico. Ecco perché ogni alimento svolge un’azione in una parte specifica del corpo. La ricerca dell’immortalità era intesa in definitiva come ricerca di equilibrio con l’universo e come mantenimento di un buono stato di salute. La giusta dose di sostanze nutritive “locoregionali” nelle loro stagioni permette un armonico divenire dell’Essere, previene l’invecchiamento cellulare ed il depositarsi di tossine tissutali. Un “EQUILIBRATO“ apporto di nutrienti permetterà al nostro corpo di mantenere al massimo l’efficienza del metabolismo organico, senza sovraccaricare organi ed apparati. SUM SIMIAO afferma che “solo gli esperti di dietetica possono essere considerati medici insuperabili ed eccellenti.” “Attendere che la malattia si sia manifestata per porvi rimedio e che il disordine si sia insediato per occuparsene è come attendere di avere sete per scavare un pozzo e attendere la battaglia per forgiare le proprie armi. Non è forse troppo tardi?” (Huangdi Neijing) Dottor Daniele Cozzini Laurea in Medicina e Chiururgia Specializzazione in Medicina dello Sport Diploma Scuola di Medicina Cinese Gruppo di Studio Società e Salute
Corso di formazione in Anti-aging
L’ Accademia del Fitness, in convenzione con l’Università Sapienza di Roma Facoltà di Farmacia e Medicina - organizza il Corso in Anti-aging
“BENESSERE E STILI DI VITA”
Direttore : Prof. Francesco Tomei Responsabile parte pratica: Prof. Massimo Spattini presso: Accademia del Fitness (Parma) Prof. Adolfo Panfili presso Area Sporting Club (Roma)
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L’Accademia del Fitness
La Dieta Oloproteica® è una dieta antiaging? È controverso il rapporto tra le diete VLC di tipo proteico e l’invecchiamento in quanto esiste una galassia di diete proteiche differenti tra loro che potrebbero avere un diverso effetto sull’aging. È assodato che l’obesità, in particolare quella di tipo viscerale, rappresenta un fattore favorente l’invecchiamento. Infatti l’eccessiva deposizione di grasso nel tessuto adiposo, specialmente a livello addominale, si associa ad insulino-resistenza, ipertensione, infiammazione, dislipidemia, squilibri dell’assetto ormonale ed alterazione di alcuni fattori coinvolti nello sviluppo del diabete mellito, dell’aterosclerosi e di alcune tra le più comuni forme di cancro. Il tessuto adiposo, in realtà, non è un inerte magazzino di energia, ma un attivissimo organo endocrino in grado di produrre importanti molecole, chiamate adipochine, che regolano il metabolismo, il sistema endocrino ed immunitario, la proliferazione cellulare e probabilmente anche la fisiopatologia dell’invecchiamento.
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Molti studi hanno chiaramente dimostrato che la restrizione calorica è in grado di prevenire e/o ritardare l’insorgenza delle malattie croniche associate all’invecchiamento. La riduzione del metabolismo basale, dell’infiammazione sistemica e dello stress ossidativo, assieme ad un miglioramento dell’insulinoresistenza e ad altre modificazioni del sistema neuroendocrino e catecolaminergico, sono solo alcuni tra i meccanismi biologici responsabili degli effetti benefici che la restrizione calorica ha sull’invecchiamento primario e secondario. Tuttavia diete VLC di tipo proteico potrebbero avere effetti negativi sull’aging qualora non considerino i seguenti elementi: durata della dieta, eccesso di proteine animali, qualità proteica, quantità e qualità di lipidi e carboidrati eventualmente presenti, uricemia, acidosi metabolica, osteoporosi, alterazione della flora intestinale con disbiosi, stipsi, liberazione in circolo dal tessuto adiposo di metaboliti lipofili spesso tossici ( anestetici, farmaci, ormoni etc ), radicali liberi, produzione di chinine infiammatorie. La dieta oloproteica è stata elaborata tenendo presenti tutti gli elementi sopra citati. È stato pertanto formulato un protocollo caratterizzato da qualità e completezza dei nutraceutici utilizzati nella terapia dietetica, con l’obiettivo di perseguire l’efficacia del dimagrimento e la sicurezza clinica, prevenendo gli effetti collaterali tipici di molte altre tipologie di diete proteiche. La dieta oloproteica si ispira agli studi di G.L.Blackburn (Università di Harvard) che elaborò nel 1973 il PSMF (Protein Sparing Modified Fast) con la determinazione del fabbisogno proteico dell’organismo nel corso del digiuno; egli dimostrò come una privazione calorica, con un’assenza quasi completa di idrati di carbonio, potesse neutralizzare l’effetto anabolico dell’insulina sul metabolismo dei grassi: con la riduzione dell’insulinemia vengono annullati o ridotti gli effetti lipogenetici ed antilipolitici di tale ormone. Nacque così il digiuno proteico caratterizzato da equilibrio azotato ed assenza di fame grazie allo stato di chetosi che l’accompagna. Con la soppressione quasi totale dei glucidi, presenti in minima parte solo nelle verdure permesse, quali spinaci, cetrioli, fagiolini, melanzane, insalata, broccoli, zucchine, si ottiene un rapido calo dell’insulina che impedisce la messa in riserva di grassi e produce un catabolismo degli stessi per lipolisi. L’idrolisi dei trigliceridi, contenuti negli adipociti, li trasforma in glicerolo, che a sua volta contribuisce a migliorare la neoglucogenesi, ed
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in acidi grassi liberi che favoriscono la produzione dei corpi chetonici e dunque la chetosi. La Dieta Oloproteica è stata elaborata tenendo presenti i seguenti punti: quota di proteine ed aminoacidi in grado di perseguire il bilancio azotato in pareggio, qualità di proteine idonea a proteggere la massa magra ed a stimolare la produzione di GH endogeno, durata estremamente limitata ( 21 giorni ), inserimento di tale dieta in un metodo di dimagrimento che ha come fine la rieducazione alimentare del paziente, integrazione di svariati nutraceutici per implementare l’efficacia e la sicurezza del protocollo. Di particolare interesse è stato il rilevare che la perdita di grasso avviene principalmente nei distretti di adiposità localizzata in eccesso. Con il termine di adiposità localizzata si intende aumento di grasso in zone del corpo, maschili o femminili, sensibili all’attività antilipolitica di vari ormoni. Esistono attivi sistemi enzimatici di costruzione (liposintesi) e di dissoluzione (lipolisi) del grasso. Su questi sistemi enzimatici, nelle zone di adiposita’ localizzata, l’insulina e gli ormoni sessuali si inseriscono, attivando la liposintesi ed inibendo la lipolisi. Sulla base di quanto esposto, risulta chiaro che il trattamento delle adiposita’ localizzate richiede un intervento specifico, perché un trattamento dietetico classico mobilizzerebbe il grasso dai distretti a normale metabolismo, lasciando quasi indenni le adiposità localizzate. Nel 1997, Loftus e Lane, hanno dimostrato come, sul piano genetico, l’insulina e gli estrogeni agiscono a livello della C/EBP
e del PPAR gamma, attivando la trascriptasi per l’adipogenesi e come il GH agisca fosforilando il PPAR ed inibendo l’adipogenesi. Ne consegue che una dieta capace di ridurre i tassi circolanti d’insulina e di aumentare i tassi ematici di GH potrebbe essere utilizzata nel trattamento dietetico delle adiposità localizzate. Una dieta di questo tipo è appunto la dieta oloproteica che si pone l’obiettivo non solo del dimagrimento e del miglioramento delle sindromi metaboliche, ma anche del rimodellamento della silhouette del paziente. L’assunzione di sieroproteine, di particolari aminoacidi quali arginina, ornitina, citrullina e taurina, di vitamina B6 e zinco induce la massima secrezione di GH. Importante inoltre nella dieta oloproteica è l’integrazione con specifici minerali, oligoelementi, vitamine, fitoterapici drenanti, remineralizzanti, euritmici e stimolanti il metabolismo, sostanze alcaline, antiossidanti, omega 3, fibre ad attività prebiotica ed epatoprotettori. Fondamentale è altresì la selezione del paziente tenendo conto di tutte le controindicazioni che presenta tale tipo di terapia dietetica. Una dieta di tipo proteico deve quindi, a nostro avviso, avere un preciso protocollo per avere effetti antiaging. Senza un protocollo di qualità tali tipologie dietetiche possono determinare effetti collaterali di vario tipo e stimolare l’invecchiamento cutaneo e generale.
La dieta oloproteica si ispira agli studi di G.L.Blackburn che elaborò nel 1973 il PSMF con la determinazione del fabbisogno proteico dell’organismo nel corso del digiuno.
Dottor Giuseppe Castaldo UO Dietologia e Nutrizione Clinica AORN Moscati AV
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L’Accademia del Fitness
NUTRIZIONE E INTEGRAZIONE ANTI-AGING:
L’importanza del PH
Negli ultimi anni è ritornata di moda la dieta del pH come panacea di tutte le malattie del genere umano. Gli autori delle varie pubblicazioni, pongono l’attenzione sulla modulazione del pH sanguineo, ottenuto attraverso una cattiva o buona alimentazione, per scongiurare malattie cronico-degenerative ed eventualmente risolverle in chi già ne soffre. In questo breve articolo vedremo come effettivamente una variazione del pH sanguineo può influenzare alcuni aspetti della nostra salute, ricordando però che molto spesso, negli studi scientifici di riferimento, vengono affrontate situazioni patologiche ben distanti dalla minima variazione del pH che si può avere nella vita di tutti i giorni di una persona sana. Il concetto da tenere ben presente, comunque, è quello che non bisogna prende-
re un singolo aspetto di un cibo o di un’alimentazione (in questo caso la variazione di pH) ma tutta una serie di fattori tra i quali l’apporto di antiossidanti, acidi grassi essenziali, l’equilibrio tra i macronutrienti, l’influenza sulla secrezione ormonale, ecc. che fanno si che un regime alimentare sia appropriato oppure controproducente per la salute. Anzitutto, cos’è il pH? Questo acronimo indica il grado di acidità di una soluzione, o meglio il livello di attività degli ioni idrogeno che vi sono dissolti. La lettera “H” sta per Hydrogen mentre il “p” evidenzia il potenziale. L’acqua pura a 25° C è neutra ed ha un pH vicino a 7, le soluzioni con indice inferiore sono considerate acide, quelle con indice superiore sono basiche o alcaline. Nell’essere umano si è in acidosi quando
Il pH dell’uomo moderno è più acido rispetto a quello del passato, a causa di tutta una serie di fattori, primo tra tutti i cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita.
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L’Accademia del Fitness il pH ematico è inferiore a 7,35 ed in alcalosi superati i 7,45. Nei soggetti sani, il pH ematico si aggira intorno a 7,4 ed è quindi per natura leggermente alcalino. È interessante rilevare che, pur rimanendo alcalino, il pH dell’uomo moderno è comunque più acido rispetto a quello del passato, a causa di tutta una serie di fattori, primo tra tutti i cambiamenti nelle abitudini alimentari e nello stile di vita. Perché preoccuparci dell’equilibrio Acido-Base ? Quante volte avete sentito dire o letto che la mancata o la insufficiente neutralizzazione (alcalinizzazione) provocano un accumulo di scorie acide che portano all’acidosi tissutale. E che questo stato di acidosi è associato a numerosi disturbi a carico dell’organismo: • apparato gastro-enterico: pirosi, acidità, dispepsia, sonnolenza postprandiale. • cute: seborrea, eczemi, micosi. • sistema nervoso: palpitazioni, ansia, cefalea. • apparato osteo-articolare: dolori muscolo-scheletrici, osteoporosi. • sistema endocrino: disfunzioni tiroidee, alterata tolleranza glucidica, irregolarità mestruali. Fino a conseguenze più gravi come il cancro, l’alzhaimer, l’artrite reumatoide ecc. Soprattutto la frase più inflazionata sulla causa dell’acidosi metabolica è: in assenza di patologia conclamata (renale, respiratoria, ecc), la causa più frequente di acidosi è rappresentata dalla dieta ed in particolare da un regime alimentare iperproteico. Gli studi scientifici non ci dicono che solo le proteine sono causa di acidità. Gli alimenti che esplicano un’azione acidificante infatti, sono proprio i più consumati (carni, pane, pasta, etc). ALIMENTI ACIDIFICANTI Carni Cereali Legumi Pesci e Crostacei Latte e formaggi Dolci Caffè
ALIMENTI ALCALINIZZANTI Verdure Frutta Yogurt Ricotta
Per capire quali alimenti effettivamente alcalinizzano o acidificano l’organismo, bisogna introdurre il concetto di carico potenziale acido renale (PRAL, Potential Renal Acid Load). Il PRAL di un cibo, secondo la formula più comunemente utilizzata, viene calcolato in base al suo contenuto in proteine, fosforo, potassio, magnesio e calcio, tenendo conto delle capacità di assorbimento intestinale dei singoli microelementi. Gli alimenti a PRAL positivo sono quelli in cui prevale la componente acidificante, mentre quelli a PRAL negativo hanno un carattere alcalinizzante.
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Numerosi studi hanno evidenziato le correlazioni fra il bilanciamento acido-basico dell’alimentazione ed i potenziali effetti avversi sul benessere. FOOD ITEM PRAL value Cheeses (more than 15g protein/100g serving) 23.6 Meat and Meat Products 9.5 Cheeses (less than 15g protein/100g serving) 8 Fish 7.9 Flour 7 Noodles, spaghetti 6.7 Bread 3.5 Milk and other non-cheese dairy products 1 Fats and Ols 0 Vegetables (not including asparagus and spinach) -2.8 Fruits and juices (not including dried fruits) -3.1 Potatoes -4 * PRAL values provides in mEq per 100g edible portion PRAL (mEq/d) = 0.49 x protein (g/d) + 0.037 x phosphorus (mg/d) - 0.021 x potassium (mg/d) - 0.026 x magnesium (mg/d) - 0..13 x calcium (mg/d)
Da dove parte il problema?
Medical Hypotheses 73 (2009) 347–356 Quando mangiamo, i cibi dopo essere metabolizzati rilasciano acidi o bicarbonati (Basici) nel sistema circolatorio (Frassetto et al., 1998) e questo tende ad influenzare (anche se in minima parte) il pH sanguineo. L’apporto di sale (NaCl), eccessivo nell’alimentazione moderna, aumenta ulteriormente il carico acido (Frassetto et al., 1998) indipendentemente dalla alcalinità del pasto (effetto diretto sui reni) (Am J Physiol Renal Physiol 2007. 293, F521–F525.). Studi hanno rilevato come la tipica alimentazione occidentale abbia un carico acido netto di + 50 meq/day (Lemann, 1999; Am J Clin Nutr 76, 1308–1316. 2002) e questo porterebbe nel lungo periodo ad instaurare un’acidosi metabolica low-grade, che potrebbe peggiorare con l’età anche per il declino della funzionalità renale (Frassetto, Morris, and Sebastian, 1996). Abbiamo detto che la tipica alimentazione occidentale ha un carico acido netto di + 50 meq/day (Lemann, 1999; Am J Clin Nutr 76, 1308–1316. 2002). Studi scientifici hanno invece rilevato che l’alimentazione pre-evento dell’agricoltura (quindi dei cacciatori-raccoglitori) sembrerebbe essere a carico basico (Am J Clin Nutr 2002;76:1308–16; J Nephrol 2006;19(suppl 9):S33– 40), quindi tendenzialmente migliore per il nostro organismo.
Naturalmente innovativa La For Farma è una realtà italiana consolidata presente sul mercato dell’integrazione alimentare dal 2004, specializzata in fitoterapia clinica, particolarmente attenta alla qualità di materie prime, processi produttivi e prodotto finito. Attenzione alla qualità significa poter fornire alla Classe Medica e ai Farmacisti prodotti sicuri, ben tollerati ed efficaci. I nostri nutraceutici sono tutti formulati da esperti fitoterapeuti e specialisti clinici. Vengono prodotti presso stabilimenti certificati che ci garantiscono:
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L’Accademia del Fitness Ma è così per tutti? Valutando uno studio sulla produzione endogena netta di acido (NEAP) della dieta su 229 società di cacciatori-raccoglitori, si è visto che il 40-60% ha un alto NEAP (alta produzione di acido endogeno ) (Estimation of the diet-dependent net acid load in 229 worldwide historically studied hunter-gatherer societies; Am J Clin Nutr 2010;91:406–12.). Sembrerebbe quindi che il nostro organismo abbia una capacità di adattamento alle varie situazioni ambientali e nel contesto in cui si trova. Basti pensare agli eschimesi che, in certi periodi dell’anno, hanno un’alimentazione prettamente proteica e grassa eppure non soffrono di malattie degenerative dell’era moderna e neanche di osteoporosi. Ci possono essere anche differenze raziali su come il cibo è metabolizzato in acido o basico. Per esempio le donne di colore sono meno soggette alla formazione di calcoli ed hanno maggiore massa ossea rispetto alle bianche. Nel Nurses’ Health Study (J Am Soc Nephrol 18: 654–659, 2007) si è valutato il volume e l’escrezione urinaria di
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calcio, citrato, ossalato, acido urico, sodio, potassio, magnesio, fosfato, solfato e creatinina nelle 24 ore, di 146 donne di colore rispetto a 330 bianche (postmenopausa e non soggette a calcoli renali). I valori erano aggiustati per età, indice di massa corporea, assunzione alimentare. Le donne di colore eliminavano 65 mg less urinary calcium (P < 0.001),4 mg more oxalate (P < 0.001),9 mEq less potassium (P < 0.001), 11 mg less magnesium (P 0.003), 120 mg less phosphate (P < 0.001), and 3 mmol less sulfate (P < 0.001) al giorno, rispetto alle bianche. Il pH urinario delle donne di colore era 0.11 unità più alto (P 0.03) ed il volume giornaliero era 0.24 Lt minore (P 0.001). La conclusione è stata che le donne di colore eliminano meno calcio nelle urine ed hanno un pH più alto (meno acido). Nel prossimo numero valuteremo le influenze del PH a livello metabolico. Dottor Giovanni Montagna Dietista - Bio Age Advisor 393 9967076 - giannidiet@tiscali.it
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